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24. LA TRASFORMAZIONE DELLA MATERIA La materia si trasforma attraverso proc- essi fisici o chimici che avvengono con metodi naturali o artificiali. Durante l’attività vulcanica i minerali vengono trasformati in magma e suc- cessivamente in strutture vitree; le ar- gille si convertono in prodotti più o meno stabili mediante l’azione del sole o del fuoco. L’osservazione di questi fenomeni ha condotto l’uomo a sco- prire il potere di questa trasformazione mediante il calore e le sue applicazioni nella ceramica, sviluppando succes- sivamente la capacità di controllarne il processo. La ceramica si ottiene mediante la trasformazione, con la somministrazi- one di calore di differenti minerali che sono costituiti basicamente da silice e alumina. Tuttavia, attualmente il con- cetto di ceramica si è amplaito enor- memente inglobando prodotti elabo- rati a partire da altre materie prime. I materiali ceramici basici sono l’argilla ed il caulino la cui principale caratteris- tica è la plasticità, grazie alla quale è possible modellare i materiali e che vi- ene persa nel momento in cui ven- gono riscaldati ad una temperature su- periore a 200º C a causa dell’eliminazi- one dell’acqua presente nella com- posizione.

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La materia si trasforma attraverso proc-essi fisici o chimici che avvengono con metodi naturali o artificiali. Durante l’attività vulcanica i minerali vengono trasformati in magma e suc-cessivamente in strutture vitree; le ar-gille si convertono in prodotti più o meno stabili mediante l’azione del sole o del fuoco. L’osservazione di questi fenomeni ha condotto l’uomo a sco-prire il potere di questa trasformazione mediante il calore e le sue applicazioni nella ceramica, sviluppando succes-sivamente la capacità di controllarne il processo. La ceramica si ottiene mediante la trasformazione, con la somministrazi-one di calore di differenti minerali che sono costituiti basicamente da silice e alumina. Tuttavia, attualmente il con-cetto di ceramica si è amplaito enor-memente inglobando prodotti elabo-rati a partire da altre materie prime. I materiali ceramici basici sono l’argilla ed il caulino la cui principale caratteris-tica è la plasticità, grazie alla quale è possible modellare i materiali e che vi-ene persa nel momento in cui ven-gono riscaldati ad una temperature su-periore a 200º C a causa dell’eliminazi-one dell’acqua presente nella com-posizione.

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Dall’ empirismo alla scienza. Fin dalle sue origini fino al secolo XVIII, la ceramica si è sviluppata accumu-lando esperienze e conoscenze em-piriche che raggiunsero il massimo successo prima che la chimica si affer-masse come disciplina scientifica. Nel XIX secolo, diversi studiosi come Alex Brongniart e Hermann Seger hanno analizzato il comportamento dei materiali ceramici e trasformato la ce-ramica in una tecnica industriale in grado di controllare il prodotto fino al minimo dettaglio. Processi tecnici tradizionali L’elaborazione ceramica comprende tre operazioni basiche: la modellatura, l’essicazione e la cottura. Con il pas-sare dei secoli, i processi di lavorazione sono cambiati e hanno inserito stru-menti piú complessi. Con l’ apparizione del Tornio nel 3400 a.C. a Uruk (Mesopotamia), la produzi-one di ceramica era simile in diversi luoghi del mondo e in diversi atelier i cui strumenti erano simili fino all’epoca dell’industrializzazione.

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La ceramica nacque nel Neolitico e si sviluppò parallelamente alla storia dell’ umanità con diverse tecniche e stili. Ogni cultura e civilizzazione ha creato una produzione caratteristica che ci per-mette di conoscerne l’evoluzione medi-ante l’archeologia e l’etnografia. La ce-ramica ci avvicina all’arte, alle credenze, alla tecnica, agli usi quotidiani, alle abitu-dini, alle idee e, in poche parole, alla so-cietà del passato. Alcuni aspetti persis-tono ancora attualmente, ne è un esem-pio la tecnica della ceramica dei Ber-beri,erede diretta dell’Età del Bronzo. Nel mondo mediterraneo spicca la maestria della ceramica greca caratter-izzata dale figure rosse e nere dei secoli VI e V a.C. Il trasporto commerciale dei beni deperibili, come vino o conserve, avveniva in grandi contenitori chiamati “anfore”. Allo stesso tempo, le ceramiche degli Iberi mostrono l’introduzione della tecnica del tornio nella penisola iberica e la cottura in forni complessi. La ceramica romana ha rappresentato una produzi-one di massa di alta qualità soprattutto grazie ai famosi vasi di Terra Sigillata ri-coperti di una lucida vernice rossa.

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Storia Questa cupola rappresentava la chiusura del vano scala del XVIII secolo di cui, dopo la mutilazione del XIX se-colo, ne venne modificata la prospet-tiva. La pittura di questa cupola è opera di Hipólito Rovira (Valencia, 1693 –1765) su malta di calce e sabbia con ritocchi a secco e le sculture della vela sono opera di Ignacio Vergara (Valencia, 1715-1776) realizzate con la tecnica della modellatura e, date le dimen-sioni, per parti. La pittura imitava la maiolica per i corpi e i fondi e si utiliz-zava foglia d`argento per gli abiti, i capelli, i motivi vegetali e gli animali delle mensole.

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Restauro Lo stato di restauro dell’opera, che ha subito diverse modifiche con il passare del tempo, è in gran parte dovuto all’umidità filtrata e ai movimenti strut-turali dell’edificio che hanno causato diverse crepe. Si presentava completa-mente ridipinta con diversi materiali e in diverse epoche. Per sapere se vi erano dipinti nello strato inferiore sono state effettuate stratigrafie microscopiche in vari punti e prove sullo stesso tetto utiliz-zando diverse procedure. Dopo aver verificato l’inesistenza di questo strato originale, sono stati eliminati gli strati su-perficiali. In questo processo sono ap-parsi diversi personaggi nascosti sotto strati aggiuntivi e uno strato di sporcizia e vernice ossidata. Da un`opera dall`aspetto sporco, opaco, scuro, verniciato e con mac-chie bianche di ossido.con funghi e sale, abbiamo ricavato un`opera lumi-nosa e colorata, trasparente, che ri-unisce le caratteristiche di un affresco.

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A partire dal secolo IV, con la caduta dell` Impero Romano, la ceramica di qualità è protagonista di un graduale declino, nella Penisola Iberica. Ven-nero recuperate con l’ arrivo della civiltà musulmana che gettò le basi tecniche e funzionali della ceramica popolare, usata nella nostra cultura fino ad oggi. In questa sala si presen-tano oggetti caratteristici del mondo ispano-musulmano principalmente dell’area valenciana. Troviamo quindi casseruole e pentole da cucina, ciotole e pirofile per il servizio da tavola, catini per l’igiene o lampade ad olio per l’illuminazione. Si distin-guono le maioliche decorate in verde e nero del secolo X, con smalto di stagno, e le opere persiane con riflessi metallici che diedero origine alla suc-cessiva produzione spagnola che rese famosi i vasai di Malaga, Murcia e Manises.

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Rivestimenti ceramici come il piastrel-lato, mattonelle, oltre al piedritto o ele-menti di archi e volte, rappresentarono un contributo fondamentale dei musul-mani al settore della decorazione ar-chitettonica in ceramica, originando una lunga tradizione posteriore. In questa sala spicca particolarmente la Fontana di aliceres (piccolo pezzo di ceramica smaltata) di origine valenci-ana risalente al XIII secolo che risulta essere particolarmente adatta a giardini ed ingressi.

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La ceramica Cristiana dei secoli XIII e XIV è erede diretta del mondo musul-mano. Essa è il risultato sia della conti-nuità della produzione di laboratori musulmani, specialmente nella zona valenciana, sia dello spostamento dei vasai del regno di Granada e delle città occupate durante lo sviluppo dei regni cristiani. Questa continuità permise l’inseri-mento nella cultura Cristiana di una magigore varietà di forme ceramiche destinate a diverisi usi. Le maioliche più belle di questa epoca furono le ce-ramiche in verde e nero di manga-nese su un rivestimento di stagno bi-anco, quella dai riflessi metallici e quella in color azzurro cobalto. I registri notarili si riferiscono a queste maioliche come “obra de Málica”, suggerendo un` origine tecnica che tuttavia non è stata possible verificare. Nella sala, as-sieme alla ceramica cotta e invetriata, sono presenti altre maioliche italiane in verde e nero, così come produzioni di Paterna e Teruel della stessa epoca.

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Il secolo XV fu il secolo d’oro della ce-ramica valenciana, sia per l’impor-tanza che ebbe la massiva produzione con riflessi metallici, denominata “obra daurada”, sia per il prestigio che ne era associato. In particolare, la ce-ramica di Manises era amata dalle principali famiglie reali e nobili eu-ropee. In questo ambito, si distingue il grande piatto araldico con lo scudo del regno di Valencia. Allo stesso tempo, continuavano ad essere pre-senti altre serie dal costo inferiore, come la maiolica azzurra iniziata nel secolo XIV o la ceramica di Teruel, qui rappresentata dalla scultura giacente del Papa Benedetto XIII. Inoltre, in questo periodo nasce in Italia la maiolica policromata, della quale si esibisce un esempio eccezionale, il tondo fiorentino della facciata del monastero di Santa Trinità.

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Durante il regno di Valencia le pi-astrelle e I “socarrats”, o stemmi deco-rativi per il soffitto, raggiunsero una notevole qualità e un elevato volume di produzione a Paterna, Manises, Quart e Mislata. Mentre i nobili reali commissionavano piastrelle con scudi ed emblemi araldici per il pavimento dei palazzi, (come nel caso di Alfonso V il Magnanimo) così anche le istituzi-oni corporative ne seguivano l’esem-pio per le loro sedi. Si distinguono nella sala il tetto di “socarrats” e alcuni fram-menti di pavimento come quelli del palazzo di Dos Aguas, appartenente alla famiglia Rabassa de Perellós, così come il Palazzo dei Boíl, signori di Manises.

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Comò. Legno e pelle. Spagna XVI secolo? CE3/00430 e 3/00431 Poltrona. Legno, pelle e chiodi metallici. Spagna XVI secolo. CE3/0149 Vergine con bambino, San Vicente Ferrer e San Jerome. Olio su tela. . Spagna XVI secolo. CE4/00258

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Nel soffitto si può ammirare la com-posizione con “socarrats in rilievo”, che provengono dallo stesso Palazzo de Dos Aguas, della famiglia Rabassa de Perellós. Si distinguono inoltre alcune prove della prima ceramica con la scritta” Mar Pisano” proveniente dal distrutto Palazzo del Conde del Real (Valencia). Si esibiscono inoltre piastrelle, “a cuenca” o “arista” di Siviglia e Toledo, policromi di Talavera che riuniscono tradizioni musulmane, gotiche e del Ri-nascimento.

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I La tecnica della maiolica dorata valenciana si estese fino alla zona della catalogna e aragona. Tuttavia, durante i primi anni continuavano ad essere presenti influenze gotiche e mudéjar soprattutto nelle serie più economiche. (Mudejares: popolazione musulmana della penisola Iberica che, dopo la conquista, continuava a viv-ere in territorio cristiano. Per quanto riguarda le stoviglie di lusso con lustro metallico, queste presentavano una marcata influenza nella lavorazione di orificeria con esempi dai profili impressi o con rilievi e decorazioni minuziose. Nel secolo XVII soprattutto a partire dal 1609, anno di espulsione dei moriscos (con questo termine si indicano i musul-mani che rimasero in Spagna dopo la fine della Conquista), è evidente una spiccata semplificazione delle decora-zioni della maiolica lustro. Dall’altro lato incide con forza l’influenza della po-licromia italiana che é presentata in questa piccola mostra assieme alla porcellana cinese e alle sue imitazioni europee.

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Arazzo fiammingo con Diana in scene di caccia. Lana. Belgio, XVII Secolo. CE2/00735 Cassapanca. Legno. Spagna XVI Secolo. CE3/00591 Credenza. Legno con guscio di tartaruga e applicazioni in bronzo. Spagna XVII Secolo. CE3/01171

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Durante il secolo dei Lumi a Manises continua, sebbene con caratteristiche peculiari, la produzione a lustro, gener-ando un repertorio decorativo proprio. Tuttavia, in linea generale, la produzi-one ceramica verrà influenzata da tre correnti diverse. In primo luogo, dalla ceramica italiana che sarà imitata in vari laboratori artigianali spagnoli e che si diffonderà a seguito delle migra-zioni di artigiani genovesi, soprattutto ad Aragona. In secondo luogo, si dif-fonderà un certo gusto francese in tutti gli aspetti della vita quotidiana, riper-cuotendosi così anche sull’organizzazi-one della produzione e delle decorazi-oni dell’industria ceramica, oltre che sulle differenti tipologie. In terzo ed ul-timo luogo, le interpretazioni che si re-alizzeranno della porcellana cinese.

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Nell’ala del palazzo gotico si trova una parte dell’armatura in legno del palazzo originale. Con il passare del tempo questo soffitto è stato nascosto e utilizzato come elemento poggiante. Quando era ancora visibile si caratterizzava per tre tipi di policromia. Quella superiore, ancora oggi visibile, corrisponde alla tappa plateresca di cui si conservano venti travi, resti di tavole, un’asse, un fregio…Dell’epoca originale si conservano le tre alzate qui esposte.

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Nell’ambito della storia della ce-ramica, l’evento più significativo del secolo fu la creazione della Reale Fab-brica di Alcora nel 1727, realizzata per opera del Conte di Aranda. Dotata di una propria academia e di un regola-mento, divenne il centro più all’avan-guardia nel settore maiolico spagnolo dell’epoca. La Reale Fabbrica nacque nel seno dello spirito del Colberismo, dottrina che promuoveva la realizzazi-one di manifatture reali e illustrazioni. Durante la sua diffusione, furono pro-dotte decorazioni che rappresenta-vano i cambi stilistici dell’epoca a par-tire dallo stile di Luigi XIV, al Barocco e al gusto della decorazione a con-chiglia, culminando nel neoclassi-cismo. Oltre all’innovazione estetica, il maggior contributo fu quello di influen-zare un processo di trasformazione delle tecniche tradizionali affrontando le sfide della produzione di porcellana e di gres bianco. A loro volta, i prodotti di Alcora furono notevolmente imitati negli altri centri peninsulari, come nei laboratori di Aragona e Catalogna, con particolare diffusione nella zona di Talavera.

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L’influenza di Alcora giunse fino ai cen-tri di Valencia, mentre Manises definiti-vamente abbandonò il lustro sostituito dalla policromia. Le prime serie furono prodotte durante gli ultimi decenni del secolo precedente e pretendevano imitare la maiolica di Alcora. Tuttavia, la vitalià dei laboratori come, ad esempio, quelli di Manises, Onda, Ribe-salbes e Biar, seppero creare un pro-prio stile che dominò la ceramica del XIX secolo con una produzione abbon-dante estendendosi ai centri spagnoli a seguito dell’emigrazione dei ceram-isti valenciani. Molto popolari e carat-teristiche sono le cosiddette “Vajillas idìllicas” (stoviglie idilliache), che facevano parte del corredo per la sposa.

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Le proposte più importanti nel rinnovo della ceramica del secolo XIX arrivano dalla ceramica per piastrelle special-mente a Valencia, a Siviglia e a Ma-drid, promosse dalla trasformazione dell’architettura. Le tecniche e i pro-dotti più recenti non si applicano solo alla ceramica per piastrelle, ma com-pare inoltre la decorazione pittorica, fenomeno legato al romanticismo. Il pittore cerca di riprodurre su maiolica le stesse caratteristiche ottenibili su tela, cercando persino di migliorarle attraverso un esercizio di virtuosismo tecnico. Rappresentanti di questa ten-denza furono Rafael Monleón e soprat-tutto Francisco Dasí, i cui applique per mobili esterni esposti in questa sala of-frono esempi sia dell’accademicismo realizzato con maestria tecnica sia dell’innovazione pittorica.

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Lo spirito creativo dell’arte ceramica non è evidente solo nelle riproduzioni dei laboratori affermati nell’arte dei vasai, l’immaginazione è concentrata su oggetti puramente funzionali, (come ad esempio caraffa e brocca) che offrono risultati di grande crea-tivita`e con il passare del tempo si af-fermano come archetipi come nel caso delle brocche di Segorbe “Botijos de anillo” o con le caraffe “empedradas” (selciate) portoghesi. D’altra parte l’attività ludica come il gioco o la festa influisce sulla creazi-one ceramica come vedemo nei fis-chietti o nei piccoli giocattoli che qui si espongono.

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Assieme alle produzioni decorative ar-tigianali rese note da Manises e da altri valenciani, si realizzarono in Spagna le prime esperienze industriali. In questo senso ci riferiamo alla produzione seri-ale ed automatizzata che si avviò con capitale Borghese. I prodotti da imitare erano le cosidette “lozas de Bris-tol” (maioliche di Bristol) o di pietra fo-caia decorate con trasferelli impressi con tecnica calcografica. Si fon-darono le fabbriche di Sagardelos (1804), la Amistad a Cartagena (1842), PicKman a Siviglia (1841), Valdemorillo a Madrid(1847), Pola e Cia a Gijón, Busturia a Vizcaya, per fare alcuni esempi. Oltre a questa maiolica indus-triale, la ceramica di prima utilitá popolare di Mataró o Triana, raggiunse una significativa diffusione commer-ciale dedicandosi alla produzione in grandi quantità per il mercato interno e coloniale che, assieme ai piatti e ai catini di Manises, inondarono l’America.

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Il maggior rinnovo estetico della ce-ramica valenciana nel secolo XIX si re-alizzò nel seno del Modernismo e dello Storicismo. Entrambe le correnti si basavano su principi stabiliti dal movimento Arts & Crafts che, diffusi da William Morris, postulavano la necessità di recuerare le arti e i mestieri medie-vali. Durante gli ultimi venticinque anni; Valencia recuperò la tradizione del lus-tro che, partendo da questi presup-posti, in un primo momento fu fedele ai modelli di ispirazione medievale. A Siviglia, Talavera e Madrid rinacquero le decorazioni di corda secca e arista. Si ispirava principalmente al decorativ-ismo, aspetto che a livello pratico era strettamente legato allo sviluppo che aveva avuto la ceramica popolare e utile del Romanticismo. Nella sala si espongono un paio di busti di porcellana austriaca, “Jungestil” o modernista, come esempio della vi-talità che raggiunse questo movimento in questo paese. Si esibiscono, inoltre, opera moderniste dello scultore mariano Benlliure e maiolica dorata valenciana, tipica dello storicismo lo-cale.

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Questa sala illustra una riproduzione della cucina valenciana così come fu concepita dal fondatore del museo Manuel Gonzalez Martí. La riproduzi-one è stata rispettata per evocare la museografia del suo tempo. La cucina è decorata con mobili popolari e ce-ramica di questo stesso secolo ed è possible apprezzare piastrelle dei secoli XVIII e XIX nei piedistalli o zoccoli, così come i quadri con scene del primo quarto del secolo XIX.

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La ceramica d`autore ha cercato nuove forme di espressione durante il secolo XX. Il materiale ceramico si uti-lizza per il suo valore estetico intrinseco e, per questo, si allontana dal funzion-alismo tradizionale. Nella sala emer-gono un insieme di opere realizzate du-rante la decade del 1940 dal ceram-ista valenciano Alfonso Blat, all’epoca direttore della scuola di Ceramica di Manises oltre che precursore e innova-tore del cambiamento estetico. Inoltre, si espongono proposte figurative di Pablo Picasso, esplicitamente dedi-cate a questo Museo, così come op-ere di Cumella ed Elena Colmeiro.