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64 2.3.4 Gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta Anche la Metro-Goldwin-Mayer si rivolse a un pubblico adulto. I disegnatori più importanti che lavoravano per questa casa furono i giovani William Hanna e Joseph Barbera e Tex Avery, strappato alla Warner. Nel 1940 Hanna e Barbera idearono forse la coppia più violenta dei film d’animazione. Tom e Jerry erano i protagonisti di Puss Gets the Boot; Tom era molto più feroce e brutale di come lo conosciamo noi oggi e Jerry rappresentava l’astuzia buona di chi si deve difendere. Immagine di Tom and Jerry di Hanna e Barbera (1940) Tex Avery passò alla MGM i suoi anni migliori (1942 – 1955) inventando molti personaggi, perché non era interessato ai protagonisti fissi, tuttavia ne creò qualcuno: il triste bracco Droopy, lo scalmanato lupo senza nome e Screwy Squirrel, che fece morire sullo schermo. Il capolavoro di Avery fu King Size Canary (1947) in cui un gatto, un topo, un mastino e un canarino lottano tra loro aiutati dalla pozione “Jumbo Gro” che li fa aumentare di dimensione. Immagine di Droopy e Screwy Squirrel di Tex Avery

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2.3.4 Gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta Anche la Metro-Goldwin-Mayer si rivolse a un pubblico adulto. I disegnatori più importanti

che lavoravano per questa casa furono i giovani William Hanna e Joseph Barbera e Tex

Avery, strappato alla Warner.

Nel 1940 Hanna e Barbera idearono forse la coppia più violenta dei film

d’animazione. Tom e Jerry erano i protagonisti di Puss Gets the Boot; Tom era molto più

feroce e brutale di come lo conosciamo noi oggi e Jerry rappresentava l’astuzia buona di

chi si deve difendere.

Immagine di Tom and Jerry di Hanna e Barbera (1940)

Tex Avery passò alla MGM i suoi anni migliori (1942 – 1955) inventando molti

personaggi, perché non era interessato ai protagonisti fissi, tuttavia ne creò qualcuno: il

triste bracco Droopy, lo scalmanato lupo senza nome e Screwy Squirrel, che fece morire

sullo schermo. Il capolavoro di Avery fu King Size Canary (1947) in cui un gatto, un topo,

un mastino e un canarino lottano tra loro aiutati dalla pozione “Jumbo Gro” che li fa

aumentare di dimensione.

Immagine di Droopy e Screwy Squirrel di Tex Avery

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Immagine del lupo creato da Avery Immagine tratta da King Size Canary

In opposizione a Tom e Jerry la Warner produsse Tweety Pie (1947),

cortometraggio recitato da Sylvester e Tweety, gatto e canarino in perenne lotta. La novità

dei personaggi consisteva nella loro falsità, il piccolo Tweety non era il pulcino innocente

che poteva sembrare e Sylvester era meschino e approfittatore.

La comparsa della televisione da principio non ebbe un impatto negativo sui film

d’animazione. Infatti per altri vent’anni, prima di ogni spettacolo veniva proiettato un

cortometraggio animato.

The Great Piggy Bank Robbery (Stati Uniti, 1946) è un esempio della vitalità del

reparto animazione della Warner Bros. Il film di Bob Clampett fa la parodia al surrealismo

dei film noir e richiama The Great Train Robbery (Stati Uniti, 1903) di Edwin S. Porter, il

primo film western dal vero.

E’ negli anni Quaranta che Chuck Jones creò la serie di Bip-Bip, comparso per la

prima volta in Fast and Furry-ous (1949). Sempre in questi anni nacque la United

Productions of America coi suoi personaggi fissi: Mr. Magoo e Gerald McBoing Boing.

Immagine di Bip-Bip e Fast and Furry-ous (1949) di Chuck Jones

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Mr. Magoo ricordava Popeye perché non era antropomorfo e soprattutto perché era

un adulto poco aggraziato, che destava simpatia per gli equivoci creati dalla sua forte

miopia. Fu il protagonista di una serie che durò un decennio.

Immagine di Mr Magoo e Gerald McBoing Boing della U. P. A.

Gerald McBoing Boing, un bambino che si esprimeva attraverso rumori invece di

parole, era tratto da un testo dello scrittore per l’infanzia Theodore Seuss Geisel.

Nonostante il cinema accogliesse ancora i cortometraggi animati, si cominciò a

produrne anche per la televisione. Il primo serial fu Crusader Rabbit (1949), in cui il

protagonista e il suo compagno, Ragland T. Tiger, vivevano avventure da Tavola Rotonda.

La serie non ebbe molto successo.

Immagine di Crusader Rabbit di Ward e Anderson (1949)

Gli anni Cinquanta vedono svilupparsi al cinema le serie nate negli anni Quaranta a

cui si affiancano The Magical Maestro (1952) di Tex Avery, One Froggy Evening (1955) di

Chuck Jones, in cui un uomo vuole sfruttare le doti canore di una rana e What’s Opera,

Doc? (1957), sempre di Jones, in cui l’opera wagneriana si unisce alla follia di Bugs

Bunny.

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Nel 1953 Walt Disney fonda la Buena Vista e inaugura la nuova casa di

distribuzione con Peter Pan. Disney si rende conto che i maggiori profitti provengono dai

lungometraggi e negli anni Cinquanta ne realizza ben cinque: Cenerentola (1950), Alice

nel paese delle meraviglie (1951), Le avventure di Peter Pan (1953), Lilli e il vagabondo

(1955) e La bella addormentata nel bosco (1959).

Per quanto riguarda la televisione, la prima serie di successo fu l’Huckleberry

Hound Show (1958) di Hannah e Barbera. Huckleberry Hound era un cane che

camminava eretto, vedeva tutto in positivo e aveva una voce nasale con accento

campagnolo.

Immagine di Huckleberry Hound di Hannah e Barbera

Poi comparvero anche Yogi Bear, il compagno Boo-Boo e John Smith, il ranger, nel

parco di Jellystone. Protagonisti anche di un lungometraggio tutto loro, Hey There, It’s

Yogi Bear (1964).

Immagine di Yogi Bear e dei personaggi che lo

affiancano in Hey There, It’s Yogi Bear (1964)

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2.3.5 Dagli anni Sessanta agli anni Novanta

Gli anni Sessanta si aprono con un film di animazione particolare, Moonbird (1960) di John

Hubley, di cui parlerò nel paragrafo dedicato ai lungometraggi.

Nel 1964 Disney torna a mescolare animazione e immagini dal vero con Mary

Poppins (1964). Nello stesso anno il primo episodio di The Pink Panther di Friz Freleng

vinse l’Oscar. Il personaggio della Pantera Rosa nacque dai titoli di testa del film omonimo

di Blake Edwards.

Immagine di The Pink Panther di Friz Freleng (1964)

Questo è il decennio che segna la fine dei cortometraggi in serie. La MGM smise di

produrre cortometraggi animati nel 1967, la Warner nel 1969. Sfrattati dalle sale

cinematografiche, Tom e Jerry e i loro compagni della Warner e della Disney trovarono

però un nuovo spazio nella televisione del sabato mattina.

Per questo spazio vennero creati i Flinstones (1960), che imitavano uno spettacolo

televisivo dal vero, The Honeymooners. In seguito si guadagnarono con successo anche

la prima serata.

Protagonisti dei cortometraggi sono Fred Flinstone, sua moglie Wilma e i loro amici

Barney e Betty Rubble. Vivono nelle caverne ma hanno ogni ritrovato della tecnologia a

portata di mano, adattato all’epoca in cui vivono: l’aspirapolvere è un piccolo mastodonte

con una lunga proboscide, il rubinetto è la proboscide di un elefante e tutti insieme fanno

gite a bordo di una macchina che si muove grazie alla spinta dei piedi dei passeggeri.

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Immagine di The Flinstones di Hannah e Barbera (1960)

Un’altra famiglia animata è quella dei Jetsons, proiettata in un futuro tecnologico.

Ultima, ma non meno importante, è la serie Scooby-Doo (1969) che vede

protagonisti un alano pauroso e quattro ragazzi che si trovano a vivere avventure tra

l’horror e il thriller.

Immagine di Scooby-Doo di Hannah e Barbera

Del 1965 è A Charlie Brown Christmas, il primo degli special creati da Charles

Schulz, il creatore dei Peanuts, Lee Mendelson e Bill Mendez.

Appartengono alla metà degli anni Sessanta tutti i supereroi in voga grazie ai

fumetti: Superman, Captain America, The Incredible Hulk, Iron Man, Batman & Robin,

Wonder Woman, Aquaman, Hawkman, Green Lantern, Tarzan e molti altri.

Il crescente interesse per fumetti anticonformisti e underground fece sì che nuovi

registi indipendenti di animazione emergessero. Molte furono le donne, come Susan Pitt,

Kathy Rose e Sally Cruikshank. Finalmente libere dai ruoli di donna di casa, maestra o al

massimo segretaria, le donne si appropriarono di ruoli da sempre appartenuti agli uomini.

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Il 1968 porta con sé una voglia di riscatto e di confronto in tutti i campi; soprattutto in quelli

che oltre ad essere dominati dagli uomini, creano prodotti per loro, come i fumetti.

Susan Pitt espresse le sue preoccupazioni in Crocus (1971) in cui una coppia che

fa l’amore circondata da oggetti fallici, viene disturbata dal pianto di un bambino.

Immagine di Crocus di Susan Pitt (1971)

Kathy Rose in Pencil Booklings (1978) prima tenta di educare le sue creazioni e poi

le raggiunge nel loro mondo animato.

Immagine di Pencil Booklings di Kathy Rose (1978)

Sally Cruikshank realizzò film satirici sul consumismo americano; i migliori sono

Quasi at the Quackadero (1975) e Make Me Psychic (1978), i cui protagonisti sono due

paperi, Quasi e Anita, senza una vera identificabilità e molto diversi dai paperi di Walt

Disney.

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Anche gli uomini ebbero voce in capitolo. George Griffin realizzò Lineage (1979) in

cui tratta il tema del film nel film, una ricerca di sé stesso attraverso la sua opera, piccola

parodia delle prime animazioni mute.

Per quanto riguarda la produzione per la televisione non ci furono grosse novità, ma

per lo più continuarono le serie degli anni Sessanta.

Durante gli ultimi due decenni del Novecento, parallelamente ai lungometraggi per il

cinema, la televisione produsse nuovi personaggi o ne riciclò di vecchi, come i Puffi del

belga Peyo, He-Man and the Masters of the Universe (1983) e She-Ra, Princess of Power

(1985) della Filmation, Spider-Man della Marvel Productions, Inspector Gadget (1984)

della DIC.

Molti eroi già conosciuti vennero riproposti ma con scarso successo, anche a causa

delle nuove regole di censura; Tom e Jerry, per esempio, erano considerati troppo violenti

per i bambini.

Rispetto ai decenni precedenti, se si escludono gli anni Settanta, negli anni Novanta

si producono ora più cortometraggi per adulti, quali The Simpsons (1990), South Park

(1997) e The Griffins (1999), ad esempio. I bambini, però, non vengono dimenticati,

vengono realizzate per loro serie più adatte, soprattutto tratte da lungometraggi. Il

processo degli anni Sessanta viene ora invertito e la Disney produce cortometraggi in

serie di Alladin, Tarzan, La Sirenetta e Pocahontas.

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2.3.6 I lungometraggi Il primo lungometraggio americano animato è Snow White and the Seven Dwarfs di Walt

Disney. La lavorazione del film, cominciata nel 1934 e finita nel 1937, costò 1.488.423

dollari. La prima proiezione avvenne durante una serata di gala il 21 dicembre 1937:

qualcuno tra il pubblico si mise a ridere, perché associava il disegno animato a qualcosa di

comico, ma presto si fece coinvolgere dalla storia della sfortunata eroina.

I fratelli Fleischer risposero con i Gulliver’s Travels (Stati Uniti, 1939), che il pubblico

accolse favorevolmente nonostante la trama non fosse particolarmente avvincente e gli

stili dei personaggi non omogenei tra loro.

Il secondo lungometraggio dei fratelli Fleischer, Mr. Bugs Goes to Town (o anche

Hoppity Goes to Town, Stati Uniti, 1941) fu la rovina della loro carriera. Il film si rifaceva al

Mr. Deeds Goes to Town di Frank Capra e narrava la storia di alcuni insetti in cerca di un

alloggio. Il pubblico non apprezzò il film e la Paramount assorbì lo studio dei Fleischer.

Gli anni Quaranta e Cinquanta furono dominati dai lungometraggi di Disney, che ne

produsse ben sette, tra cui Peter Pan nel 1953. Le altre case di produzione scesero in

campo, soprattutto negli anni Sessanta, con lungometraggi tratti dai personaggi più

apprezzati delle loro serie.

Cominciò la UPA con 1001 Arabian Nights (Stati Uniti, 1959), protagonista Mr.

Magoo. Seguì la Hannah & Barbera con Hey There, It’s Yogi Bear (Stati Uniti, 1964) e A

Man Called Flinstone (Stati Uniti, 1967).

John Hubley, staccatosi dalla UPA, realizzò con la moglie Faith Moonbird (Stati

Uniti, 1960) dal disegno elaborato, ma non particolarmente realistico.

Immagine di Moonbird di J. Hubley (1960)

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Solo negli anni Ottanta si cominciarono a vedere lungometraggi che erano in grado

di porsi in concorrenza con la produzione Disney.

Nel 1982 Don Bluth, dopo aver lavorato negli studi Disney e dopo una lunga pausa

di dieci anni nel campo dell’animazione, realizzò The Secret of NIMH. La trama era

semplice e prevedibile (è la storia di una topolina che salva casa e figli), ma la grafica era

piuttosto curata.

Il pubblico apprezzò maggiormente An American Tail (Stati Uniti, 1986) coprodotto

da Bluth e Steven Spielberg. Ambientato nella New York del 1885, narra le avventure di

un topino che giunge in America col miraggio che non vi siano gatti, ma molto formaggio.

Una seconda strada fu percorsa nel campo dei lungometraggi, quella dei film dal

vero in cui compaiono personaggi o ambienti animati.

La Disney ne produsse diversi: The Three Caballeros (Stati Uniti, 1945), Son of the

South (Stati Uniti, 1946), Mary Poppins (Stati Uniti, 1964), Bedknops and Broomsticks

(Stati Uniti, 1971), Pete’s Dragon (Stati Uniti, 1977) e in collaborazione con la Touchstone

Pictures Who Framed Roger Rabbit? (Stati Uniti, 1988).

Solo dopo settant’anni la Warner riesce a creare veramente un’alternativa alla

Disney con il film Shrek (Stati Uniti, 2001). Questa risponde con Lilo and Stitch (Stati Uniti,

2002), una storia che più di tutte le precedenti affronta tematiche contemporanee e adulte.

Mantiene però alcuni canoni classici come la bambina orfana, incompresa e rifiutata,

l’outsider.

Altro film Warner che mina il monopolio Disney è Ice Age (Stati Uniti, 2002). A

differenza di Shrek, antifiaba per eccellenza, questa storia è molto classica, la trama è

quasi scontata. Quello che rende veramente valido il film, a parte la cura dell’animazione

computerizzata, sono i personaggi ben costruiti e veramente divertenti.

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CAPITOLO 3: “PETER PAN ” DI WALT DISNEY

3.1 Peter Pan: il film di animazione Disney Walt Disney progettò a lungo la creazione del film che vede protagonista Peter Pan. Sin

dal 1935 ne parla con i suoi collaboratori, nel 1938 Albert Hurter disegna i primi schizzi. A

lui subentrano poi Joe Grant, Jack Kinney e Dorothy Blank. Nel 1939 Disney acquista i

diritti del film ma prima che questo sia pronto bisognerà aspettare il 1953.

Nel 1948 vengono testati i primi risultati sul pubblico. Le reazioni sono basate sul

ricordo dell’opera di Barrie. Bisogna tener conto che Peter and Wendy (1904) è lo

spettacolo teatrale natalizio per eccellenza, soprattutto in Inghilterra e che quindi molti

l’hanno visto, anche più volte, e lo conoscono bene. Il pubblico del 9 dicembre 1948 trovò

il film animato particolarmente originale; per alcuni in maniera eccessiva, tanto da renderlo

troppo differente dalla pièce teatrale. Venne apprezzata l’eliminazione della dolcezza

mielosa che pervadeva l’opera di Barrie e dell’effeminatezza del protagonista. Infatti

Disney immaginò Peter Pan come un ragazzino di dodici anni, quando a teatro era sempre

stato interpretato da giovani donne. Alcuni pensarono che la proiezione fosse adatta solo

ai bambini, ma praticamente tutti (33 su 34) concordarono sulle buone possibilità di

riuscita della futura versione integrale1.

Peter Pan è uno dei migliori film della produzione di Walt Disney, forse perché il

disegnatore era particolarmente affezionato al personaggio di Barrie. Infatti quando era

ancora bambino spese tutti i suoi risparmi per andare a vedere lo spettacolo messo in

scena da una compagnia ambulante. Non molto dopo interpretò proprio la parte di Peter in

una recita scolastica.

Walt Disney, in We Make the Movies, racconta così la nascita dei suoi film,

possiamo immaginare che anche Peter Pan abbia seguito lo stesso percorso2.

1 Questi dati sono tratti da R. Allan, Walt Disney and Europe, John Libbey & Company Ltd., Londra, 1999, p. 220 2 Nancy Naumburg, We Make the Movies, New York, 1937 in Oreste De Fornari, Walt Disney , L’unità/Il Castoro, Milano, 1995

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Un film a disegni animati viene realizzato come qualsiasi altro film. Preso in esame tutto il materiale, l’ufficio soggetti comincia a stendere la sceneggiatura definitiva (…).

Quando ci sembra che il racconto corrisponda a quel che abbiamo in mente allora I’ufficio soggetti lo passa a un regista (...), che stabilisce tutti i dettagli tecnici; fissa il metraggio assegnato a ogni azione e insieme al direttore musicale prepara la musica e gli effetti sonori. Deve anche registrare il dialogo, perché venga misurato in fotogrammi o in semplici disegni. E’ quindi il turno delle scenografie. Appositi schizzi che illustrano scena per scena il rapporto tra i personaggi in movimento e gli sfondi guideranno il lavoro degli animatori e dei disegnatori di fondali.

A questo punto il regista convoca i suoi capi animatori e distribuisce loro le diverse scene. La specializzazione è la regola principale del nostro studio.

(...) Dopo aver eseguito il primo disegno, l'animatore vi sovrappone un foglio di carta trasparente. Sarà cosi in grado di tracciare il secondo disegno e quelli successivi, semplicemente ricalcando dal primo le parti che restano immobili. Diversi animatori possono lavorare su uno stesso personaggio, utilizzando come guida i fogli-modello, che sono disegni del personaggio ritratto in varie pose. (…)

Quando un animatore e la sua équipe hanno finito una scena, questa viene fotografata e proiettata su uno schermo. Il regista, il supervisore alla sceneggiatura, gli animatori e io la visioniamo, la discutiamo a fondo e apportiamo parecchie modifiche.

Peter Pan, come tante altre pellicole, può essere letto su due livelli, quello del film

d’avventura il cui protagonista è Peter, eroe semplice, o quello della commedia, in cui il

protagonista, in questo caso Wendy, si trova a dover prendere una decisione importante,

crescere oppure no. Poiché il film si rivolge a un pubblico di bambini e adulti, ciascuna

delle due fasce d’età lo leggerà al proprio livello, questo è un elemento vincente della

pellicola.

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3.2 Panoramica degli anni Cinquanta negli Stati Uniti3 Gli anni Cinquanta americani sono caratterizzati da un’atmosfera di sospetti, dubbi e

paure, creata in gran parte dalla guerra fredda, cominciata dopo la fine del secondo

conflitto mondiale, ma acuita negli anni Cinquanta a causa di una situazione economica in

declino. Dopo il boom della seconda metà degli anni Quaranta, l’economia stava tornando

a livelli normali, bisognava tener viva l’industria bellica e distrarre la popolazione dallo

scontento: il comunismo servì bene allo scopo e la Russia diventò il nemico numero uno

degli Stati Uniti.

Ad aggravare la tensione creata dalla guerra fredda, si aggiunsero la minaccia

nucleare e la guerra in Corea. A causa di alcune spie, la Russia fu in grado di costruire la

bomba atomica molto prima di quanto gli Stati Uniti non avessero previsto e questa

scoperta creò un clima sempre più teso; nel 1953, anno in cui uscì Peter Pan, Julius e

Ethel Rosenberg furono giustiziati per spionaggio. Nel frattempo il senatore McCarthy

aveva incominciato la sua campagna anticomunista contro molti intellettuali e artisti. A

causa sua, molte migliaia di persone furono licenziate, centinaia vennero imprigionate, ai

comunisti venne negato il passaporto e molti residenti stranieri vennero perseguitati,

senza contare il numero delle persone straniere cancellate dalle liste di entrata negli Stati

Uniti.

Il comportamento di McCarthy non solo creò diffidenza tra i singoli cittadini, che

temevano di essere denunciati dal proprio vicino, come durante una seconda inquisizione,

ma diminuì l’efficienza del Ministero degli Esteri e danneggiò la reputazione degli Stati

Uniti.

La situazione in politica estera non era migliore, la guerra in Corea, iniziata nel 1950

per fermare l’avanzare del comunismo, si protrasse molto più del previsto; gli americani

avevano creduto di poter risolvere la questione nel giro di pochi mesi e il cessate il fuoco

giunse dopo tre anni. Tra il 1951 e il 1953 si combatté una guerra di posizione che non

portò altro che vittime e scontento nelle case americane.

3 Per scrivere questo capitolo mi sono avvalsa dei seguenti testi: M. L. Salvadori, L’età contemporanea, Loescher, Torino, 1995 M. A. Jones, Storia degli Stati Uniti, Bompiani, Milano, 1997

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Gli Stati Uniti tormentati e confusi elessero presidente il repubblicano Eisenhower

che attuò una politica di “conservatorismo dinamico”, come lui stesso diceva. Questa

prevedeva minori interventi governativi nell’economia, l’estensione dei benefici della

previdenza sociale e dei sussidi per la disoccupazione, l’aumento del minimo salariale e la

creazione, nel 1953, del Ministero per la Sanità, l’Istruzione e l’Assistenza Sociale.

Durante la sua presidenza, Eisenhower riuscì a riportare una certa tranquillità

politica e a diminuire i rancori creati dal maccartismo; inoltre in questi anni aumentarono i

diritti civili riservati alle persone di colore e la Corte Suprema invitò all’integrazione

razziale.

Nel 1956 Eisenhower fu rieletto, ma il secondo mandato fu meno felice del primo

per molteplici cause: una breve ma seria recessione economica che portò ad agitazioni

accompagnate da scontri razziali; il lancio nello spazio del missile russo Sputnik, che

segnò la fine della supremazia americana nel campo della tecnologia spaziale; la scoperta

che la corruzione politica era giunta fino alle alte sfere; una serie di scontri sindacali

appoggiati da altrettanti scioperi e infine una serie di insuccessi in politica estera (basti

pensare che fu alla fine degli anni Cinquanta che si posero le basi per il futuro conflitto in

Vietnam).

La fine di questo decennio vedeva il cittadino americano spaesato e incerto, il

successo di Peter Pan presso gli adulti era dovuto in gran parte all’atmosfera di

insicurezza e timore che si respirava negli Stati Uniti: molti avrebbero voluto tornare

bambini per non dover affrontare le difficoltà e le responsabilità della realtà che li

aspettava fuori dalla sala cinematografica.

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3.3 Peter Pan Il personaggio di Peter Pan è il risultato della fusione di diverse fonti, la più diretta è il

Peter Pan protagonista della commedia scritta da J. M. Barrie4, Walt Disney l’aveva vista

più volte e lui stesso aveva recitato nel ruolo di Peter ai tempi della scuola. In realtà, le

indicazioni fornite da Barrie per la rappresentazione sono piuttosto scarne, egli dice solo

che il bambino è vestito di ragnatele e foglie autunnali.

Fonte certa è il romanzo Peter and Wendy con le illustrazioni realizzate da F. D.

Bedford (1864 – 1954), come dimostrano i segni a penna blu, che Disney era solito

lasciare, trovati sulla copia della biblioteca degli studios5.

Il Peter Pan di Barrie, a sua volta, affonda le radici nella mitologia greca e romana.

Pan era una divinità silvestre che viveva libera nei boschi, si divertiva a suonare il flauto e

a terrorizzare i viandanti con urla e rumori inaspettati. Il suo aspetto era a metà tra l’umano

e l’animale, aveva busto d’uomo, zampe caprine e corna. Spesso questa divinità veniva

identificata anche con i fauni e i satiri, anche loro chiassosi abitanti dei boschi6.

Immagine di Pan con Bacco bambino

4Peter Pan, or the Boy Who Would Nor Grow Up messo in scena per la prima volta il 27 dicembre 1904 al Duke of York’s Theatre di Londra 5 Ho tratto questa informazione da Robin Allan, Walt Disney and Europe, John Libbey & Company Ltd.,Londra, 1999, p. 218 6 Ho tratto queste informazioni da: H. Lamer, Dizionario della civiltà classica, Il Saggiatore, Milano, 1959, pp. 555, 556 F. Ramorino, Mitologia classica illustrata, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1934, pp. 217, 218, 219, 220, 221

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Il Peter Pan di Walt Disney ha aspetto umano e animalesco insieme; in particolare

riprende le orecchie a punta dai satiri e le movenze leggiadre degli uccelli. Elemento

innovativo sono i capelli rossi, che sono stati spesso associati a bambini con un carattere

particolarmente discolo e irrequieto. Da Pan prende la capacità di imitare le voci, come

dimostra nella scena della liberazione di Tiger Lily, l’abilità nel suonare il flauto e la

tendenza al chiasso e al divertimento puro. Disney tralascia però la natura lasciva che

spingeva la divinità a rincorrere le ninfe: nella trasposizione filmica Peter insegue solo

avventure, ed è talmente ingenuo che non capisce le gelosie dei personaggi femminili che

lo circondano, perfino le sirene non riescono ad ammaliarlo.

Disney ci propone una versione talmente tanto mitigata del protagonista del libro di

Barrie che il risultato è un bambino impertinente ed egoista, ma in fondo buono. Nel film

Peter Pan non spiega perché non desideri crescere, non accenna neanche al fatto che

sua madre lo abbia chiuso fuori di casa e dal suo cuore, anzi afferma di non sapere cosa

sia una madre. Probabilmente si è veramente dimenticato di lei, forse preferisce non

ricordarla per non soffrire ulteriormente. Entrambi i comportamenti dimostrerebbero la sua

infantilità: il primo perché dimenticare è caratteristico dei bambini piccoli e il secondo

perché non ha il coraggio di affrontare la realtà e accettare l’abbandono.

Il personaggio di Peter Pan è realizzato in maniera talmente superficiale da non

possedere le caratteristiche che lo renderebbero protagonista del film. Risulta un eroe

irraggiungibile e misterioso, non si sa quali siano i suoi pensieri e Wendy lo sostituisce in

quelli che potevano essere i compiti che lo rendevano più umano, come raccontare le

fiabe ai Bimbi Sperduti.

Peter ha solo l’apparenza del protagonista, grazie all’abilità nel combattere, alla

voglia di giocare e all’acerrimo nemico, Hook, che ne fa risaltare le qualità. Queste sono le

caratteristiche del protagonista del film d’avventura7, ma dal momento che Peter non

subisce alcuna evoluzione caratteriale non si può affermare che sia il personaggio

principale del film. Rappresenta piuttosto la fonte di contrasto che servirà a Wendy per

poter crescere e capire che la condizione di bambino va coltivata nel proprio intimo, ma

che non ci deve impedire di affrontare la vita con le difficoltà, ma anche le gioie che ci

riserba.

7 Per queste affermazioni si veda su K. Danciger, J. Rush, Alternative Scriptwriting: Writing Beyond the Rules, Focal Press, Boston, 1995, p. 124

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Questo non toglie che Peter Pan eserciti un fascino particolare sullo spettatore. Il

suo carisma è dovuto alla sua estraneità, alla sua esoticità, l’uomo è sempre stato attratto

dall’ignoto, da ciò che non conosce. Peter è un miraggio, è la lente del binocolo che ci fa

intravedere un mondo nuovo e diverso, che ci incuriosisce, è l’illusione di una realtà facile

da affrontare e da vivere. Lo spettatore deve però disincantarsi e lo può fare attraverso

Wendy, deve capire che il mondo di Peter è bello ma di fatto vuoto, non c’è vera felicità se

non ci sono sentimenti autentici, non c’è vittoria senza una vera difficoltà da superare.

Quando arriva la sera, metafora dei momenti bui e più difficili, si ha bisogno di un adulto, la

presenza di Peter non basta, si vuole accanto una persona affidabile che sappia affrontare

le situazioni e la cui presenza sia certa. Per questo i ragazzi Darling non aspettano la

mattina per tornare a casa, ma preferiscono affrontare la notte pur di vivere in futuro con la

mamma che insegnerà loro a essere adulti.

D’altronde anche le imperfezioni di Peter sono fonte di attrazione per lo spettatore, il

quale si sente simile a lui, se è un bambino, oppure, se adulto, gli suscitano sentimenti di

protezione. Chi non vorrebbe essere simile a un eroe o addirittura essere in grado di

salvaguardarlo dai pericoli?

Il carisma di Peter si rivela anche nel saper trascinare i Bimbi Sperduti nelle sue

avventure, perfino Wendy, la più responsabile dei personaggi del film, si fa coinvolgere da

lui, autorizzando lo spettatore a lasciarsi trasportare verso la Neverland.

E’ proprio il carisma che Peter Pan esercita sullo spettatore e che stimola la sua

curiosità a creare un equilibrio tra caratteristiche positive e negative, è il suo fascino che

rapisce, che permette a Peter di occupare il titolo del film, ingannando ancora una volta lo

spettatore.

Infine non dimentichiamo che Peter Pan è il bambino per eccellenza, figura

peculiare, che spaventa e affascina allo stesso tempo. L’adulto può avere difficoltà a

relazionarsi con questo piccolo essere, da un lato semplice e dall’altro sconosciuto e

distante. Ogni adulto è stato bambino ma spesso il ricordo è quasi cancellato, relazionarsi

con un bimbo può provocare disagio: dove è finito il bambino che l’adulto è stato? L’adulto

è ancora quel bambino? Sono due entità distinte? Forse ogni adulto ospita una parte

sconosciuta su cui non ha controllo e che potrebbe metterlo in difficoltà a causa della sua

spontaneità.

La spensieratezza di Peter Pan è testimoniata dalla capacità di volare e lui è

abilissimo nel volo: non fa nessuna fatica perché la sua mente non è adombrata da

pensieri tristi.

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Il volo dimostra anche l’irresponsabilità di Peter. Quando viene a sapere che Wendy

e i ragazzi sono in pericolo li raggiunge volando: se fosse preoccupato per loro, avrebbe

qualche difficoltà a prendere il volo; invece, spinto verso una nuova esaltante avventura

volteggia magnificamente. Il piccolo eroe non si rende conto di cosa siano vita e morte,

quando, nel libro di Barrie, Peter si trova in serio pericolo affronta l’idea della morte come

una nuova avventura.

Il coraggio che il bambino volante mostra ne palesa l’incoscienza: sfidato da Hook

ad affrontarlo da uomo a uomo, senza volare, toccato nell’orgoglio, Peter accetta, non

rendendosi conto che il duello è impari. Quindi il coraggio dell’eroe non è dovuto alla

fiducia in se stesso, ma alla mancanza di capacità di valutare le conseguenze delle proprie

azioni.

L’egocentrismo infantile di Peter si rivela in diversi momenti del film. A partire dal

primo incontro con Wendy, quando le dice con tutta tranquillità che ascolta le sue storie

proprio perché parlano di lui. Spesso, prima di compiere un gesto gagliardo, la invita a

guardarlo, per avere tutta l’attenzione della bimba e infine va volentieri a trovare le sirene,

contrariamente ai Bimbi Sperduti, perché si dimostrano interessate a tutto ciò che fa e

dice.

Nonostante Peter non voglia crescere, non esita un istante a mettersi i vestiti dello

sconfitto Hook. Questo è il tipico comportamento dei bambini che indossano i vestiti o le

scarpe dei genitori, per fingere di essere adulti ed esperti come loro. Probabilmente Peter

non si rende conto del significato della sua azione o forse vuole solo assumere il ruolo e il

potere del suo nemico attraverso i suoi abiti.

E’ proprio in questa veste che vediamo per l’ultima volta Peter Pan. Non assistiamo

al suo saluto a Wendy e ai due fratelli Darling, questo ci fa pensare che potrebbero

rivedersi. Infatti, Barrie scrive, nel capitolo conclusivo del libro, che Peter tornerà l’anno

successivo a prendere Wendy per le pulizie primaverili e così ancora per diversi anni,

anche se non con regolarità. Quando la bambina sarà cresciuta Peter porterà con sé la

figlia e poi la nipote della sua vecchia amica, dimostrando ancora una volta la sua

incapacità a distinguere e a dare un valore a ciò che lo circonda, una bambina vale l’altra,

pur che soddisfi le sue esigenze.

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3.4 Wendy Il nome della bambina protagonista nasce grazie a una piccola amica di Barrie, Margaret

Henley, figlia di un editore. La bimba era solita chiamare lo scrittore my friendy, ma la

malattia che la colpì in tenera età la portò ad avere difficoltà di pronuncia e l’appellativo di

Barrie diventò my fwendy, in suo onore Wendy divenne il nome della giovane Darling8.

Possiamo immaginare che fecero da modello per Wendy la madre di Barrie,

Margaret Ogilvy, da lui adorata, la sorella Ann e Sylvia du Murier, amica dell’autore amata

senza essere corrisposto.

L’eroina del film non corrisponde al personaggio creato da Barrie per il teatro; egli

scrisse in una lettera a un’amica che Wendy doveva essere “una di quelle ragazzine che

non vedono l’ora di diventare una mamma”, mentre nel film la bambina dichiara

esplicitamente di non voler crescere9.

Proprio per questa sua volontà decide di seguire Peter Pan verso Neverland,

anche se in fondo ha già accettato di dover diventare adulta, poiché non vuole fermarsi a

lungo; inoltre una volta giunta sull’isola è orgogliosa di fare da madre ai Bimbi Sperduti.

Sull’isola Wendy rappresenta, insieme a Hook, il mondo adulto, le regole; incarna la

figura della madre disciplinando i ritmi di vita dei ragazzi, e anche quella della moglie,

gelosa quando Peter rivolge le sue attenzioni ad altre donne.

Inizialmente anche per Wendy, come per Peter, tutto su Neverland è un gioco, ma

quando si rende conto che il suo ruolo comporta delle responsabilità più grandi di lei

decide di tornare a casa. Nel momento in cui la bambina capisce che i fratelli hanno

bisogno di una vera madre decide di partire, sa che le manca l’esperienza necessaria e

dimostra così la sua maturità.

Wendy giunge a questa decisione anche grazie a Peter Pan, è il suo

comportamento infantile che spinge la bambina a chiedersi che vita si possa condurre in

un mondo dove tutto è finzione, dove nulla ha veramente importanza. Stare al fianco di

Peter significa vivere nella sua ombra, significa non ricevere riconoscimenti ma solo

richieste; significa vivere una vita di continue incertezze. 8 La storia della nascita del nome Wendy è riportata in diversi siti internet e l’ho riscontrata anche nell’introduzione di F.M. Cataluccio (a cura di), Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere, Feltrinelli, Milano, 1992, p. 24 9 Ho trovato le informazioni riguardanti la lettera in cfr. Cataluccio op. cit. p. 24

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Tornare a casa è un atto che dimostra consapevolezza; Wendy sa che lì potrà

imparare da sua madre a essere un buon adulto; come per ironia, però, giunge a questa

decisione proprio grazie all’assenza dei genitori. Wendy, infatti, può intraprendere il

viaggio verso la Neverland e la maturità perché i genitori non sono a casa, la bambina è

per un breve periodo orfana, come la maggior parte dei protagonisti dei libri per l’infanzia

di fine ottocento. I genitori sono ritenuti un ostacolo allo sviluppo intellettuale del figlio, il

quale ha bisogno di sperimentare da solo la vita; deve riuscire da solo a trovare le

soluzioni ai suoi problemi. I genitori impediscono questo processo prevenendo i bisogni

dei figli e risolvendo per loro le difficoltà. Inoltre la società è ritenuta dannosa per i bambini,

la cui innocenza può essere intaccata dai mali del mondo adulto privo di spontaneità.

Se Wendy parte da casa non è solo per non crescere, ma anche per allontanarsi

dal padre troppo invadente. Mr. Darling è un uomo concentrato su sé stesso, che dà

importanza solo ai soldi e a quello che pensano i vicini, è molto infantile e detta legge in

casa sua. Wendy si deve essere resa conto che non può crescere avendo accanto un

genitore che non è riuscito a farlo.

Hook è l’alter ego di Mr. Darling sulla Neverland, qui Wendy si può liberare dei

sensi di colpa ed eliminare la figura paterna con l’aiuto di Peter Pan. Questo messaggio

nel film è molto velato e Mr. Darling è più un personaggio comico che negativo, a

differenza del libro di Barrie. Al ritorno dalla Neverland, Wendy tenterà di ristabilire un

rapporto col padre che però non è ancora pronto; non riesce a stare dietro al racconto

della figlia, la sua pragmaticità e la sua mancanza di fantasia non gli permettono di

operare la suspension of disbelief necessaria per comprendere anche ciò che non è

logico. Mr. Darling guadagnerà il suo riscatto grazie alla vista del vascello di Peter, che lo

riporterà in contatto col bambino che è stato, solo a questo punto Wendy lo abbraccerà

orgogliosa di lui.

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3.5 Hook Hook è il nemico acerrimo di Peter Pan, è un pirata che ha studiato a Eaton e si ritrova in

mezzo a una ciurma di pirati ignoranti che frustrano le sue ambizioni di una vita nel

rispetto delle buone maniere.

Barrie ne fa una precisa descrizione, a differenza degli altri personaggi, nella

versione teatrale del suo racconto. Hook è descritto come un dark and fearful man,

dall’incarnato olivastro, i capelli neri e lunghi, gli occhi di una profonda insensibility, cioè

insensibilità, ma anche mancanza di coscienza. Al posto della mano destra ha un uncino,

da cui il soprannome, è di una cortesia quantomeno sospetta quando tratta coi nemici e ha

un coraggio indomito. Barrie ci dice che è turbato solo dalla vista del suo sangue che è di

colore giallastro, in realtà ha una folle paura anche del coccodrillo che ha mangiato la sua

mano.

Il capitano fuma due sigari alla volta grazie a un bocchino di sua invenzione, i due

fili di fumo che lo accompagnano ci fanno venire in mente un drago, una delle creature che

spesso compaiono nelle favole.

Nel film, Hook mantiene le caratteristiche fisiche indicate da Barrie; anche nella

pellicola veste in maniera elegante e adotta le buone maniere. Si distingue dagli altri pirati

per la sua immagine curata, si fa fare la barba tutti i giorni e indossa sempre un uncino

appropriato all’occasione. Ne possiede un’ampia scelta di tutti i tipi, persino d’oro. Il

capitano si distingue per il linguaggio forbito che utilizza e per le maniere curate, anche se

perde la pazienza facilmente e dà in escandescenze.

Hook è molto cattivo e astuto, come tutti gli antagonisti che si rispettino, ha

un’intelligenza molto acuta, una forza quasi sovrumana e risorse pressoché infinite.

Secondo lo schema del film d’avventura10 l’antagonista deve essere all’apparenza

invincibile per mettere in risalto le capacità del protagonista. Il capitano eccelle sia nel

campo dell’intelligenza e dell’eloquenza, che nel campo dell’abilità fisica, poiché deve

tener testa a due nemici, Wendy e Peter. Entrambi riescono a sconfiggerlo, la prima non

cede alle minacce e preferisce gettarsi in mare piuttosto che far parte della ciurma di

10 Cfr. K. Danciger, J. Rush, op. cit. p. 125

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Hook, nonostante creda che Peter sia morto; il secondo si dimostra spadaccino molto

abile anche combattendo senza volare.

La paura del coccodrillo è l’elemento che rende il capitano un personaggio umano:

quando sente il ticchettio della sveglia che l’animale ha ingoiato, il terribile pirata si

trasforma in un agnellino tremante. Durante i momenti di panico Hook diventa perfino

comico e la sua figura risulta ridimensionata: i bambini possono ridere del personaggio

cattivo che hanno temuto fino a qualche istante prima. Disney deve aver smussato la

figura di Hook per non traumatizzare i piccoli spettatori: non era nelle sue intenzioni

realizzare un film di paura.

I pirati e i pellerossa sono gli unici abitanti della Neverland che non siano fanciulli, i

secondi giocano coi Bimbi Sperduti ed essendo dei selvaggi risultano in fondo dei bambini

anche loro. I primi invece sono degli adulti a tutti gli effetti, in particolare Hook, il quale

doveva assomigliare più degli altri agli uomini dei primi del Novecento inglese. Barrie ne fa

quindi il simbolo del mondo dei “grandi”, è il rappresentante di quella fetta di persone in cui

Wendy dovrà entrare a far parte. Attraverso Hook possiamo capire quale opinione avesse

lo scrittore degli adulti; li vede interessati solo alle apparenze, il capitano dice di dare peso

alle buone maniere ma non è capace di seguirne le regole. Barrie mette in guardia i

bambini dagli adulti, infatti Hook è un vero e proprio malvagio che usa l’inganno per

circuire le proprie vittime e ottenere da loro le informazioni che gli servono, come fa con

Tinker Bell e come vorrebbe fare con Tiger Lily. In particolare sono da evitare gli uomini,

difatti Mrs. Darling, soprattutto nel film, risulta un personaggio positivo, è una madre

presente e comprensiva, al contrario del marito che è incapace di gestire il proprio

rapporto coi figli. Anche per questo si può affermare che i due adulti si corrispondono: uno,

Hook, appartiene al mondo della fantasia e l’altro, Mr. Darling, a quello della realtà; per di

più a teatro erano solitamente interpretati dallo stesso attore, per rendere più evidente il

loro legame e al cinema prestò loro la voce un unico doppiatore.

Disney decise di non far morire il capitano e forse sarebbe stata una fine troppo

violenta per il suo pubblico di bambini o forse perché decise di non condannare senza

possibilità di redenzione il mondo degli adulti; inoltre questa scelta ha (in)volontariamente

permesso la realizzazione di un sequel dell’avventura.

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3.6 Trama del film Per ragioni operative ho suddiviso il film in 11 sequenze.

La prima sequenza ci introduce alla storia che stiamo per vivere. Le scritte di

presentazione del film scorrono mostrandoci quelli che saranno i luoghi dove la storia si

svolgerà. Il film si apre con la vista notturna di Londra dall’alto, la città è individuabile al

primo sguardo grazie al Tamigi coi suoi ponti. L’atmosfera è serena, la notte è illuminata

dalla luna e dalle stelle, tutto è tranquillo. La cinepresa restringe la visuale e si sofferma su

una casa d’angolo, la voce narrante ci annuncia che è la casa della famiglia Darling. Ci

vengono mostrate le figure di Mrs. e Mr. Darling attraverso due finestre diverse, come a

significare che sono due persone molto diverse, che vedono il mondo in modo differente; e

la voce narrante lo conferma nella sua descrizione. La macchina da presa quindi sale

verso l’alto e entra nella nursery, dove i due fratelli John e Michael stanno giocando

interpretando rispettivamente il ruolo di Hook (Capitan Uncino) e Peter Pan. Il primo

indossa un fazzoletto sulla testa alla maniera dei corsari e ha un appendiabiti in mano che

rappresenta l’uncino del capitano. A questo punto entra in scena Wendy, la sorella

maggiore, che sa tutto di Peter Pan, anche se non sappiamo come, e corregge John che

porta l’uncino nella mano sbagliata. Quando Wendy esce dalla nursery, vi entra Nana, un

cane che svolge le funzioni di tata in casa Darling.

La serata è particolare: i signori Darling si stanno preparando per prendere parte a

una festa da alcuni vicini e Mr. Darling non trova i suoi gemelli. Si reca in camera dei

ragazzi per cercarli ma qui trova il suo sparato tutto disegnato dai bimbi e si arrabbia con

Wendy che racconta loro delle favole. La scena si conclude “tragicamente” con la

decisione che questa sarà l’ultima notte che la ragazza passerà nella nursery, d’ora in poi

dovrà crescere. Inoltre Nana, più apprezzata del padre, viene portata in giardino e legata,

perché, Mr. Darling dice, è solo un cane e i bambini non sono cuccioli, sono persone e le

persone prima o poi devono crescere.

Nella seconda sequenza, viene introdotto l’elemento perturbante, Peter Pan, che

offrirà l’occasione di varcare la soglia del mondo ordinario per entrare in quello

straordinario. Quando i signori Darling si allontanano da casa, Peter Pan fa la sua prima

comparsa, introdotto dalla melodia del flauto che lo accompagnerà per tutto il film. E’

un’ombra nera che pian piano prende colore, Tinker Bell (Campanellino o Trilly), la fatina

che lo accompagna, ne illumina il viso rivelandone lo sguardo furbo.

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Peter è tornato per cercare la sua ombra che gli è stata strappata da Nana qualche

sera prima. Il ragazzino, infatti, va spesso alla finestra di Wendy per sentirla raccontare le

sue storie. L’ombra si trova in un cassetto, Peter la libera e nel cercare di prenderla

sveglia Wendy, che gli cuce l’ombra addosso e gli comunica che dal giorno seguente

dovrà crescere e che quindi, non ci saranno più storie. Lui allora decide di portarla con sé

nell’Isola che non c’è (Neverland) così Wendy non dovrà crescere e potrà fare da mamma

ai Bimbi Sperduti (Lost Boys). La bimba è molto tentata ma anche indecisa, cosa penserà

sua mamma? Non resiste e decide di partire ma di non fermarsi a lungo. Dalla gioia tenta

di dare un bacio a Peter, ma Tinker Bell, che si è appena liberata dal cassetto in cui era

rimasta chiusa, le tira i capelli. Il ragazzo cerca di prenderla e sveglia John e Michael, e

tutti e cinque partono poi alla volta dell’Isola che non c’è, sorvolando Londra. Per volare

basta che pensino a qualcosa di allegro e un po’ di polvere di fata. Nana preoccupata li

vede volare e abbaia, Michael le fa cadere addosso della polvere di fata e anche lei

comincia a fluttuare nell’aria, ma essendo legata non li può seguire, quasi a significare che

il controllo (la corda) frena i sogni. Il cane, simbolo della responsabilità e della sicurezza

domestica, li lascia andare, sembra aver capito, dopo aver provato a volare, che non è

pericoloso e che i ragazzi sono in buone mani. Sorvolando Londra il gruppo attraversa dei

giardini, probabilmente i Kensigton Gardens, dove Peter ha passato una parte della sua

infanzia, con le fate poiché questi giardini compaiono in tutte le opere di Barrie legate a

Peter Pan. Questo è sicuramente un omaggio che Disney ha voluto fare all’autore. Prima

di lasciare la città, infine, Peter indica la strada ai ragazzi appoggiati alle lancette del Big

Ben che segna le otto di sera.

La terza sequenza si apre con la vista dell’isola dall’alto; ancora una volta la

cinepresa “zooma” e ci mostra la nave di Hook con la ciurma stanca di stare all’ancora,

aspettando che il capitano prenda Peter Pan. Hook si vuole vendicare perché Peter gli ha

tagliato una mano e l’ha gettata a un coccodrillo, che ora non vede l’ora di mangiare tutto il

resto del pirata. In questa sequenza ci viene presentato anche questo animale, che

rappresenta il lato debole di Hook.

Il capitano sta architettando di rapire Tiger Lily (Giglio Tigrato) per farsi dire da lei

dove si trovi il nascondiglio di Peter Pan. Smee (Spugna), il suo braccio destro gli fa la

barba e confonde la faccia di Hook con il sedere di un uccello, paragone non tanto

lusinghiero per il pirata più importante della nave.

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Nella quarta sequenza i viaggiatori arrivano all’Isola e sono accolti dalle palle di

cannone di Hook. Peter incarica Tinker Bell di portare i ragazzi al sicuro mentre lui distrae i

pirati. La fatina vola più veloce dei ragazzi e giunge al nascondiglio dove si trovano i Bimbi

Sperduti dicendo loro che saranno attaccati da un “Wendy bird” e che Peter ha ordinato di

abbatterlo. Di nuovo l’accoglienza per gli estranei è poco gentile, Wendy viene salvata

all’ultimo e Tinker Bell viene bandita dal nascondiglio di Peter per una settimana.

Tutta l’isola respinge i nuovi venuti, Wendy e i fratelli sono attaccati prima dai pirati,

poi dai Bimbi Sperduti. Più tardi le sirene non gradiranno la presenza di Wendy e infine i

ragazzi saranno fatti prigionieri dagli indiani senza essere liberati, come solitamente

avviene. Ora sono i londinesi a essere un elemento perturbante, il mondo del sogno e

della fantasia teme la loro diversità e teme forse che contagino i suoi abitanti e

sconvolgano la sua tranquillità.

Nella sequenza successiva Wendy e i fratelli si dividono: la prima va con Peter a

visitare la laguna delle sirene, non prima di essersi raccomandata con Michael, mentre i

secondi vanno a caccia di indiani coi Bimbi Sperduti, ma sono loro a cadere nella trappola.

La macchina da presa li segue mentre attraversano diversi ambienti dell’isola che passano

dalla savana, con tanto di rinoceronti alla foresta di conifere. La scena della cattura è

ironica, proprio quando John ha messo a punto un piano, che prevede di circondare gli

indiani e prenderli di sorpresa, gli indiani prendono di sorpresa i ragazzini e li catturano

con facilità; i prigionieri vengono portati al villaggio indiano, legati come animali.

Mentre Peter e Wendy sono nella laguna delle sirene, il cielo si oscura e compare

una barchetta a remi seguita dal coccodrillo. Sopra vi sono Hook, Smee ai remi e una

bambina indiana che ha un fare sprezzante e indignato.

Questa sequenza, la sesta, ci presenta Tiger Lily, la figlia del capo indiano, rapita

da Hook e salvata da Peter grazie alla sua abilità di imitatore di voci e di spadaccino.

Nella settima sequenza Hook, dopo l’ennesima sconfitta, viene a sapere che Tinker

Bell è stata bandita da Peter e decide di fare leva sulla sua gelosia femminile per farsi dire

dove sia il nascondiglio segreto del nemico.

A questo punto si inserisce l’ottava sequenza che si intreccia con la precedente. Gli

indiani danno una grande festa in onore di Peter, soprannominato Little Flying Eagle.

Wendy, offesa dal ruolo di secondo piano che gli indiani attribuiscono alle donne, torna al

nascondiglio da sola.

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Torniamo ora sulla nave dei pirati dove Hook convince Tinker Bell a dirgli dove si

trovi la casa di Peter per poter rapire Wendy e portarla via dall’isola.

Al ritorno dalla festa (siamo ormai alla nona sequenza), Peter chiede a Wendy se la

festa non sia stata meravigliosa non essendosi nemmeno accorto che lei è venuta via

prima. La ragazza è gelosa di Tiger Lily, ma Peter non lo capisce.

Wendy ricorda ai fratelli che la mattina seguente torneranno a casa, nessuno è

d’accordo ma lei convince tutti quanti descrivendo loro cosa sia una madre. I ragazzi,

tranne Peter, decidono di partire subito, ma all’uscita dall’Albero dell’Impiccato, dove

vivono, vengono rapiti dai pirati.

Nella decima sequenza, Hook chiede agli ostaggi di arruolarsi - avranno anche un

tatuaggio gratis - altrimenti dovranno salire su un’asse e da lì buttarsi in mare. Questi

accettano per paura di affogare, ma Wendy sdegnata li rimprovera; è sicura che Peter

accorrerà a salvarli. Hook le spiega che non potrà farlo perché gli ha lasciato un pacco con

una bomba, che scoppia poco dopo. La ragazza coraggiosamente sale sull’asse e si butta,

ma Peter, salvato da Tinker Bell, la prende al volo e la porta al sicuro.

Comincia così il duello finale tra Peter e Hook. Il capitano sfida il ragazzo a

combattere senza volare, Peter accetta e vince, dimostrando correttezza e destrezza.

Tutta la ciurma, vista la malparata, sta già scappando, ma viene raggiunta e superata a

nuoto da Hook, inseguito dal coccodrillo affamato.

L’undicesima sequenza vede Peter proclamarsi capitano del vascello e decidere di

riportare i ragazzi a casa. Tinker Bell sparge la nave con la sua polvere fatata e questa,

tutta dorata, si leva in volo alla volta di Londra. Vi arriva che il Big Ben segna le undici di

sera, i signori Darling sono appena rientrati e Wendy è addormentata sul davanzale della

finestra. La madre la sveglia e lei racconta le avventure che hanno appena vissuto, Mr.

Darling non le crede finché non vede la nave stagliarsi contro la luna; dice di ricordarsi di

aver già visto il vascello molto tempo prima, quando era molto giovane. Così riconquista la

fiducia e il rispetto di moglie e figlia, in fondo è buono anche lui.

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3.7 La Englishness nel film Il termine Englishness indica tutte quelle caratteristiche che rappresentano gli inglesi in un

determinato periodo; per la mia analisi prenderò in considerazione gli anni che vanno

dall’inizio del Novecento fino al primo conflitto mondiale, gli anni un cui Barrie si occupò di

Peter Pan11.

La morte della regina Vittoria nel 1901 permise lo sviluppo di una nuova politica in

Inghilterra. Durante il regno di Edoardo VII i liberali giunsero al potere e introdussero

misure che permisero un avanzamento sul piano sociale. Il Liberal Party si ispirava alla

filosofia della società fabiana, improntata alla proprietà collettiva per lo sviluppo della

società. In questo periodo i sindacati furono tutelati, attraverso il Trade Disputes Act

(1906), dalle controversie che potevano nascere con le industrie; nel 1911 fu approvato il

National Insurance Act che assicurava la classe lavoratrice in caso di malattia e infine

vennero approvate delle forme di tassazione che colpivano in minor misura i poveri e

penalizzavano i più ricchi.

Nel 1910 salì al trono Giorgio V che rese possibile la Home Rule, una forma di

autogoverno per l’Irlanda, che portò forti tensioni all’interno del paese e se non fosse

scoppiata la prima guerra mondiale, l’Inghilterra avrebbe probabilmente dovuto affrontare

gravi disordini.

L’inizio del secolo fu caratterizzato da miglioramenti sociali, ma anche da un

notevole fermento nell’industria, da scioperi dovuti all’aumento del costo della vita non

accompagnato dall’aumento degli stipendi e da una violenza diffusa.

E’ il momento in cui, grazie allo sviluppo nel campo dei trasporti, nascono i

sobborghi, lontani dalla sporcizia e dall’inquinamento della città; questo fenomeno di

allontanamento dai centri urbani rientra nel rilancio della Rural England, generato dalla

crisi dell’impero britannico.

Si diffuse un sentimento di delusione nei confronti dell’imperialismo, reso ancora più

tangibile dalla guerra dei Boeri in Africa: gli inglesi stavano perdendo la loro supremazia;

con l’indebolirsi dell’impero il Regno Unito divenne la meta di molti abitanti delle colonie e

il cittadino inglese dovette ridefinire la propria immagine attraverso le differenze con i nuovi

arrivati. Si creò così un sentimento di nostalgia per l’Inghilterra al suo massimo splendore

11 Per questa analisi mi sono avvalsa di: A, Marzola (a cura di), Englishness. Percorsi nella cultura britannica del Novecento, Roma, 1999 A. M. Crinò, B. Deakin, A Short Outline of British History, Sansoni, Firenze, 1987

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coloniale, che si vedeva caratterizzata soprattutto dalle sue aree rurali, una sorta di Eden

incontaminato.

Le aree rurali erano considerate luogo mitico e ideale, in cui si ritrovavano gli

elementi distintivi più autentici dell’Inghilterra; anche per questo lo spopolamento delle

campagne in favore delle città era malvisto.

La mitizzazione della Rural England si ritrova in Peter Pan nella Neverland, un’isola

incontaminata dalla società in cui si vive dei prodotti della natura, una rappresentazione

dell’Inghilterra del passato. Anzi una proiezione di come la si vorrebbe ora, in grado di

scacciare gli estranei, così come sono stati scacciati i pirati dall’accento tutt’altro che

oxfordiano.

I tratti che caratterizzavano l’Englishness del primo decennio del Novecento

vedevano l’inglese come un uomo gentile e buono, indulgente e docile, pigro ma al tempo

stesso avventuroso, paziente e tollerante, doveva essere riservato nell’espressione dei

propri sentimenti, energico e infine onesto. Era un conquistatore stoico e determinato che

sapeva adattarsi a ogni situazione senza modificare nulla di sé; questo ritratto è quello del

colono di cui l’Inghilterra aveva bisogno per controllare i propri domini.

La donna era caratterizzata solo dal possedere dei sentimenti, il suo ruolo era

quello di definire l’uomo, a lei vengono lasciati spazi solo nel campo dell’arte e della

letteratura perché ritenuti poco incisivi.

Possiamo riscontrare come Walt Disney abbia riportato questa Englishness nel film,

oltre attraverso la Neverland, anche attraverso i personaggi che vi prendono parte.

Michael e soprattutto John sono i prototipi dell’uomo inglese, i bambini spettatori del film

Disney dovevano avere pressappoco l’età del fratello maggiore e con lui si dovevano

identificare, per essere i nuovi coloni americani.

John possiede molte delle caratteristiche sopra indicate: non appena giunge alla

Neverland si adatta all’ambiente e diventa capo dei Bimbi Sperduti; nonostante il potere

acquisito non perde la gentilezza. Una volta stabiliti i ruoli, John si mette in marcia da

bravo esploratore per conquistare il resto dell’isola e scoprirne gli abitanti da catturare. Si

dimostra uno stratega e sente la responsabilità dell’intera truppa; anche nei momenti più

difficili cerca di mantenere la propria dignità e di dare il buon esempio, come è giusto che

un capo faccia. Non riesce sempre a nascondere i suoi sentimenti, pensando alla casa e

alla madre gli scende una lacrima lungo il viso, prontamente cancellata dall’intraprendenza

e dall’idea del ritorno; dunque l’unico sentimento permesso è quello della nostalgia

dell’amata patria.

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Pessimo rappresentante della Englishness è Mr. Darling, difatti lui è l’esempio da

non seguire, troppo impulsivo e incapace di farsi rispettare. La figura della donna

rispecchia abbastanza quella imposta dalla Englishness, Wendy è colei che ricorda ai

ragazzi quale sia il loro ruolo, ma non ha mai spazio nelle battaglie; lei è la spettatrice che

dà forza ai combattenti, rappresenta il riposo dopo la fatica, la dolce musica prima di

addormentarsi.

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3.8 Musiche e canzoni Le musiche di Edward Plumb ci accompagnano per tutto il film, tranne che in rare

circostanze in cui il silenzio sottolinea la solennità degli avvenimenti. Durante i dialoghi le

melodie creano un sottofondo, quasi non ci si accorge della loro presenza; durante le altre

scene guidano l’attenzione e marcano le azioni dei personaggi.

La funzione della musica è quella di creare l’atmosfera adatta alla scena che si sta

svolgendo, di mettere lo spettatore nello stato d’animo adatto e di coinvolgerlo il più

possibile per renderlo partecipe della storia; quando compare Peter Pan, la melodia è

allegra mentre quando compare Hook è cupa. Il bambino è accompagnato dalla musica

del flauto, che spesso suona lui stesso, e da una particolare canzone, cosicché quando la

sentiamo sappiamo già che sta per comparire. Mr. Crocodile è annunciato, oltre che dal

ticchettio della sveglia che ha ingoiato, da una melodia ritmata e vivace che si addice al

suo personaggio.

Le musiche sono tutte orchestrali e a seconda dei sentimenti che vogliono suscitare

prevalgono strumenti dalla tonalità cupa che seguono ritmi lenti oppure strumenti dal

suono brioso e acuto che emettono note brevi in rapido susseguirsi.

Le canzoni che costellano il film sono cantate dai personaggi stessi o da un coro.

Queste hanno diverse finalità, possono servire per far avanzare la storia o per raccontare

qualcosa che è accaduto di cui noi non sappiamo niente e infine possono farci capire

meglio un personaggio.

La prima canzone è cantata dal coro ed è “The Second Star to the Right”; scorre

insieme ai titoli di testa e spiega la via per giungere a Neverland. Il ritmo è lento, le note

sono lunghe e ci cullano, come per farci addormentare ed entrare in un’atmosfera da

sogno. Lo spettatore deve dimenticarsi della realtà e lasciarsi andare, trasportato dalle

note, vivrà nella favola di Peter e Wendy.

A film iniziato, il coro canta “You can fly”, che accompagna la scena in cui i ragazzi

Darling imparano a volare e si avviano verso la Neverland. La musica è molto melodica,

con una buona armonia, ci dà una sensazione di distensione e leggerezza, ci invita a

volare e farci trasportare nell’avventura che sta per avere inizio.

I pirati si presentano grazie alla “Pirates’ Song”, in cui cantano le loro abitudini e i

loro compiti e dicono di amare la vita che conducono. E’ una canzone popolare cantata in

coro, assomiglia molto a una filastrocca per bambini, il ritmo concitato riproduce i tempi

della vita del pirata, mai piatta ma sempre avventurosa.

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La canzone successiva viene intonata dai due fratelli Darling e dai Bimbi Sperduti

mentre si avventurano alla scoperta dell’isola. “Following the Leader” è una classica

melodia da commedia musicale, è vivace e interlocutoria, trasporta cioè lo spettatore da

una scena alla seguente, fa avanzare l’azione. Ascoltandola può far venire in mente la

colonna sonora del film The Bridge on the River Kwai (Stati Uniti, 1957), la si può definire

una marcia leggera.

Durante la festa per la liberazione di Tiger Lily, i pellerossa cantano e ballano, la

loro è la classica musica che si ascolta nei film americani con gli indiani d’America. Allo

spettatore dà la sensazione che i pellerossa esprimano un sentimento di benevola

accettazione nei confronti dei loro ospiti. La musica è molto ritmata, caratterizzata da note

basse e ritmi sostenuti, le percussioni sono accompagnate dai versi dei suonatori.

Attraverso le parole della canzone, i pellerossa raccontano la storia della loro etnia,

spiegano perché dicono augh e come mai hanno la pelle rossa; le loro spiegazioni sono

poco credibili e per questo sentono il bisogno di comunicare che tutte le altre notizie su di

loro sono falsità.

Al momento di andare a letto, Wendy spiega cosa sia una madre cantando una

canzone molto dolce: è una ninna nanna melodica pienamente corrispondente al fraseggio

che ci si aspetta da tale tipo di composizione. La voce di Wendy è molto adulta e la

canzone è talmente soave da incantare i pirati che la ascoltano, Mr. Smee versa persino

una lacrima.

L’ultima canzone che ascoltiamo è quella cantata dai pirati per convincere i ragazzi

ad arruolarsi nelle fila di Hook. E’ una danza di gruppo dai ritmi sostenuti, simile a una

marcia, il coro dei pirati si alterna agli assolo di Hook, ancora una volta questa musica è

tipica della commedia musicale americana. La melodia è coinvolgente e comunica quanto

i pirati si divertano, per convincere i ragazzi ad accettare la loro proposta.

Oltre a realizzare le melodie, l’orchestra produce i suoni che accompagnano i gesti

dei personaggi, lo scopo è di attirare l’attenzione su un determinato movimento o

espressione sottolineandolo con l’aiuto di uno strumento. Da notare è anche il verso del

gallo che fa Peter Pan quando è orgoglioso di sé stesso; Barrie, infatti, lo descrive come

cocky, cioè presuntuoso, da cock, gallo.

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CAPITOLO 4: IL LIBRO DI BARRIE E IL FILM DI DISNEY

4.1 Affinità e differenze tra le due opere Le differenze tra il libro e il film sono dovute principalmente a tre cause: la prima è i

destinatari delle due opere: il libro è infatti dedicato a un pubblico adulto e lo dimostra il

fatto che il personaggio di Peter Pan è comparso prima nella commedia teatrale pubblicata

assieme ad altre commedie per adulti e poi in un’edizione raffinata e costosa di “Peter Pan

in Kensington Gardens”. Mentre il film è chiaramente per bambini, a partire dal fatto che è

un film di animazione e non un film dal vero.

Questa prima causa implica la seconda e cioè la lunghezza dell’opera. Il libro ha a

disposizione più spazio e può quindi approfondire di più i personaggi, mentre il film è

ridotto e più superficiale, non solo perché ha una durata inferiore, ma anche perché il suo

pubblico piccolo non è in grado di capire fino in fondo alcuni argomenti. Disney decide

dunque di far durare la sua favola solo una notte, mentre Barrie aveva scelto tempi ben

più lunghi, infatti i ragazzi Darling si fermano sull’isola diverse settimane.

La terza causa è costituita dall’epoca e dal luogo di realizzazione delle due opere;

tra una e l’altra si erano svolte due guerre mondiali che avevano messo in dubbio punti

fermi e certezze fino ad allora ritenuti incrollabili. Inoltre Barrie ambientò la storia nei suoi

tempi per cui il pubblico poteva cogliere con immediatezza alcune situazioni e conosceva

bene i meccanismi della società in cui la vicenda si svolgeva, cosa che non è più vera per

Disney, il quale dovette riprodurre un’epoca ormai lontana e conosciuta dai suoi spettatori

solo per stereotipi.

Il libro di Barrie è molto ironico e vi si trova anche una punta di cattiveria; anche il

film fa ridere, ma è più comico. La cattiveria del libro non si trova solo nelle battute, ma

anche nel personaggio di Peter, come più avanti approfondirò. La sua impertinenza e la

sua eccentricità sono mantenute nel film, ma Disney crea un personaggio buono in tutto e

per tutto.

I signori Darling nel libro sono più presenti e approfonditi, non vengono solo

accennati come nel film. Barrie li mostra disperati mentre ricordano la sera in cui i figli

sono scomparsi; e li mostrerà anche più avanti, a differenza di Disney che li fa comparire

solo all’inizio e alla fine del film. Inoltre i signori Darling della pellicola non si accorgono

nemmeno che i figli sono scappati di casa, sarà Wendy a raccontare loro le avventure

vissute sulla Neverland.

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I fratelli Darling e i Bimbi Sperduti sono trattati in maniera simile dai due autori,

essendo personaggi secondari non sono stati studiati da nessuno dei due in maniera

troppo accurata. Anche i pirati sono sostanzialmente equivalenti nel film e nel libro, anche

se Disney decide di relegare Mr. Starkey al ruolo di pirata qualunque, mentre Barrie gli dà

più rilevanza e lo affianca a Smee, come spalla di Hook.

Il rapporto esistente tra la banda di Peter e i pellerossa è piuttosto differente, nel

film sono amici, tanto che festeggiano insieme la liberazione di Tiger Lily, avvenuta grazie

a Peter; mentre nel libro gli indiani sono dapprima indifferenti e in seguito la loro

riconoscenza è rivolta solo al liberatore della figlia del capo e trattano male i Bimbi

Sperduti. Mr. Crocodile ha maggiore spazio nel film e un tratto comico che nel libro non

risulta.

La lunghezza inferiore del film ha costretto Disney a tagliare diversi capitoli del libro,

basta guardarne l’indice per rendersene conto.

Vediamo più nel dettaglio le differenze. Il primo capitolo del libro viene ambientato

in una notte invernale e nevosa, mentre nel film la serata è calda, lo dice Mrs. Darling per

rassicurare Michael, preoccupato per Nana legata in cortile.

Il secondo e il terzo capitolo sono riportati nel film senza sostanziali cambiamenti,

mentre il quarto è stato completamente escluso. Questo capitolo, intitolato The Flight,

racconta del volo che i ragazzi compiono per arrivare a Neverland. Qui Peter Pan si

mostra in tutta la sua personalità, egocentrico e superficiale, si dimentica dei suoi

compagni di viaggio e si compiace nel mostrare la sua abilità nel volo. Disney non ha

riportato questo episodio, perché mette in cattiva luce il personaggio e ne evidenzia i lati

che il disegnatore ha deciso di non mostrare.

Anche il sesto capitolo viene tagliato, ma più per esigenze di tempo che per altro.

Infatti non vi succede niente di particolarmente rilevante: Barrie narra la costruzione di una

casa per Wendy. Inoltre i Bimbi Sperduti fanno largo uso del gioco make-believe, cioè

fingono reali alcune situazioni e alcuni oggetti inesistenti, gioco che Disney ha deciso di

non riportare nel film.

Un altro capitolo escluso dal film è The Never Bird, in cui Peter viene salvato da un

uccello-madre; Barrie inserisce questo episodio per raccontare una delle avventure di

Peter, ma non è funzionale alla storia.

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Il decimo e il tredicesimo capitolo non sono riportati nel film, sono solo accennati.

Nel dodicesimo capitolo Hook vuole uccidere Peter con del veleno invece che con un

pacco bomba. Inoltre non è venuto a sapere del nascondiglio del suo nemico da Tinker

Bell, ma lo ha scoperto da solo.

Il quattordicesimo capitolo vede i ragazzi rifiutare di aderire alla ciurma di Hook,

mentre nel film si precipitano a firmare e sono fermati solo dalla voce indignata di Wendy.

Tutta la scena nel film è più divertente che paurosa, dimensione che invece domina nel

libro. Nel capitolo successivo troviamo la battaglia con i pirati che nel libro è decisamente

più cruenta: i pirati vengono uccisi uno alla volta, mentre nella pellicola vengono buttati

fuori bordo e cadono su una scialuppa con cui spariscono all’orizzonte.

Nel capitolo sedicesimo Peter, dopo aver riportato i ragazzi sulla via di casa, vola a

chiudere la finestra della loro nursery, per trattenerli con sé, ma visto il dolore di Mrs.

Darling decide di riaprirla; questo episodio non è presente nel film.

Infine dal film è completamente escluso l’ultimo capitolo del libro in cui Barrie

racconta quello che accade quando Wendy cresce. I Bimbi Sperduti decidono,

contrariamente al film, di restare a Londra e di frequentare la scuola; col passare del

tempo si dimenticano di Peter e di come volare. Ognuno di loro lavora in un ufficio,

Michael fa il ferroviere e tutti si sono adattati alla società che li ha resi uguali. Wendy si è

sposata e ha una figlia, Jane, a cui ha raccontato la sua avventura al fianco di Peter; la

signora Darling è “dead and forgotten” e il signor Darling ha venduto la casa al genero.

Una sera, dopo che Wendy ha messo a letto Jane, Peter ritorna per portarla sulla

Neverland, la luce è molto debole e lui non si accorge del cambiamento della sua amica.

Lei non è più capace di volare e sa di non poterlo più fare, non ha il coraggio di dire a

Peter che è cresciuta perciò accende la luce, così che lui capisca da solo che è diventata

adulta. Il bambino prova per la prima volta in vita sua una sensazione di panico e si

arrabbia con Wendy che aveva promesso di non crescere. La giovane donna non sa più

come consolare Peter in lacrime e corre via per cercare di riflettere.

Qualche istante dopo Jane viene svegliata dal pianto di Peter, i due si presentano e

la bambina impara a volare; Wendy rientrando nella nursery vede i due che hanno fatto

amicizia e prendono il volo verso la Neverland, vorrebbe unirsi a loro, ma, come le ricorda

la figlia, lei non sa più volare.

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Infine Barrie ci racconta che anche Jane crescerà e avrà una bimba, Margaret, che

sarà la madre di Peter durante le pulizie primaverili e così via, finchè i bambini rimarranno

gay and innocent and heartless.

Disney preferisce terminare le avventure di Peter e Wendy con uno spiraglio di gioia

e la speranza di un futuro positivo, se non può far sposare i due protagonisti può però farli

vivere felici e contenti, anche separati.

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4.2 I due Peter Pan a confronto La differenza fondamentale tra il personaggio creato da James M. Barrie e quello creato

da Walt Disney è che il primo è incattivito dalla sua condizione di vita, mentre il secondo è

sostanzialmente buono. Lo scrittore stesso confermò la diabolicità di Peter quando

esclamò: “Non vi traspare il demone che è in Peter!” vedendo la statua del suo eroe

posizionata nei giardini di Kensington1.

La cattiveria di Peter si mostra in diverse occasioni nel libro: per il bambino uccidere

è una cosa normale e gli capita persino di eliminare i suoi compagni di

gioco se questi crescono, violando una delle leggi della Neverland2. La malvagità peggiore

la compie quando i ragazzi Darling decidono di tornare a casa, seguiti dai Bimbi Sperduti;

Peter, sapendo che a ogni respiro sulla Neverland un adulto muore, comincia a respirare

più in fretta che può3. E’ infatti convinto che la colpa della partenza improvvisa sia causata

dagli adulti, che guastano ogni cosa.

Statua dello scultore George Frampton collocata il 1° maggio 1912

1 Traggo la citazione da cfr. Cataluccio, op. cit. p. 13 2 Cfr. Barrie, op. cit., 1911, p. 52 3 IBIDEM, pp.117, 118

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Infine, per far sì che Wendy torni sulla Neverland con lui, decide di volare a casa

Darling e chiudere la finestra della stanza dei bambini e si ferma solo davanti al dolore di

Mrs. Darling, perché la madre dei suoi amici ha già sofferto a sufficienza.

La differenza tra i due Peter è dovuta principalmente al fatto che il film è stato

ideato per i bambini e il libro per gli adulti. Walt Disney sapeva che i genitori non

avrebbero apprezzato un protagonista malvagio, sarebbe andato contro tutte le regole

della correttezza morale, che negli Stati Uniti ha un peso enorme, tanto da influenzare

Hollywood sin dalla sua nascita.

Per quanto riguarda l’aspetto fisico, non sappiamo molto del personaggio di Barrie,

egli ci dice solo che Peter è vestito di foglie secche e resina e che ha ancora i denti da

latte4. Disney veste il suo Peter Pan con una calzamaglia e una giacchetta verde, gli fa

indossare un cappello verde con una piuma rossa e ne mette in evidenza i denti da latte.

Entrambi i personaggi mantengono le caratteristiche riprese dal dio Pan, che è il

loro spunto comune. Infatti, l’uno e l’altro conservano la sua gaiezza e la sua voglia di

divertirsi; entrambi suonano il flauto di Pan e sono abili a imitare le voci. Nessuno dei due

ha avventure amorose, perché la sfera sessuale è esclusa sia dal libro che dal film: Peter,

in ambedue i casi, è interessato a trovare una madre, non un’amante.

Sia nel libro che nel film, il bambino è molto impertinente e arrogante. Peter

nasconde la sua insicurezza dietro il compiacersi delle sue azioni boriose e le suggella col

canto del gallo, altra eredità di Pan.

Nel film non è chiaro il perché Peter decida di non voler crescere; Barrie, invece, è

molto esplicito, il suo personaggio scappa di casa dopo aver sentito i genitori che

progettavano il suo futuro; il bambino non vuole omologarsi alla società e per questo non

vuole diventare grande. Anche nel momento in cui gli viene offerta una seconda possibilità

dalla signora Darling, Peter rifiuta e, dopo essersi accertato che rimanendo dovrebbe

frequentare una scuola, andare in ufficio ed essere un uomo, decide di tornare sulla

Neverland.

Disney non esplicita il pensiero di Peter Pan perché vorrebbe dire lanciare un

messaggio ambiguo ai bambini che vedono il film. La pellicola è piuttosto breve dato che

la durata della concentrazione di un bimbo non è lunga; questa scelta di ritmi non dà al

disegnatore il tempo per spiegare e approfondire le ragioni del bambino che non vuole

crescere.

4 Cfr. Cataluccio, op. cit., p. 59

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Inoltre nel film Peter non parla di sua madre, dice anzi di non sapere cosa sia.

Disney ha preferito non turbare le menti dei piccoli spettatori menzionando una madre

tanto scellerata da chiudere un figlio fuori di casa e da dimenticarlo e rimpiazzarlo con un

altro. Questo ipotetico personaggio avrebbe potuto generare delle insicurezze nei bambini

e avrebbe potuto far sorgere delle gelosie magari nei confronti di fratelli o sorelle più

piccoli. O quantomeno avrebbero potuto pensarlo i genitori.

Una ulteriore differenza tra i due personaggi è che il Peter di Barrie va alla finestra

di casa Darling per ascoltare le favole che vengono raccontate, anche dalla signora

Darling, sia che parlino di lui sia che non lo facciano. Infatti è lì per far parte della famiglia

e per imparare delle storie da raccontare ai Bimbi Sperduti. Nel film, invece, Peter dice di

ascoltare le favole di Wendy proprio perché parlano di lui; in questo modo Disney rende

più chiaro il personaggio così pieno di sé, dal momento che dovendo escludere alcuni

episodi del libro rischia di non riuscire a realizzarlo pienamente.

Uno degli episodi esclusi è quello del volo verso la Neverland; nel film lasciamo i

ragazzi che stanno ancora sorvolando Londra e li ritroviamo sulle nuvole nei cieli dell’isola.

Barrie invece dedica un intero capitolo5 al viaggio che separa i due luoghi, durante il quale

Peter dimostra appieno la sua personalità. Il viaggio si rivela piuttosto lungo e Peter ogni

tanto scompare, spesso al suo ritorno non si ricorda chi siano i bambini in volo con lui.

Inoltre, quando uno di loro cade addormentato verso il mare popolato da squali, aspetta

l’ultimo momento per salvarlo in modo da mostrare la sua abilità, tenendo tutti col fiato

sospeso e ottenendo tutta la loro attenzione.

Disney non ci dice che Peter era noto, nel libro di Barrie, anche per accompagnare

per un tratto di strada i bambini che morivano, così che non fossero troppo spaventati;

questo episodio avrebbe gettato un’ombra troppo funesta sul film.

Il pudore che aleggiava negli anni Cinquanta spinse Disney a non mostrare la

scena del bacio tra Wendy e Peter, questo viene impedito da Tinker Bell che tira i capelli

alla ragazzina. Barrie invece non si fece alcuno scrupolo, i due bambini si scambiano due

baci prima che la fata intervenga, perché sono baci innocenti. Disney invece decide di

nascondere dietro il copricapo piumato del bambino anche il bacio che gli viene dato da

Tiger Lily.

5 Il capitolo citato è il quarto: The Flight, in cfr. Barrie, op. cit., 1911, p.39

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Il film non riporta l’ultimo capitolo6 del libro di Barrie in cui viene raccontato l’incontro

tra Peter e Wendy ormai cresciuta. Ancora una volta il bambino mostra la sua

superficialità, lo sconforto nello scoprire che l’amica è cresciuta dura giusto fino a quando

non si sveglia Jane, ottima sostituta della madre. Disney non accenna nulla di questo

capitolo nel suo film perché non aggiunge nulla al carattere di Peter, ma pone una nota di

tristezza sulla fine della storia. Il disegnatore preferisce regalare un lieto fine e delle

speranze ai piccoli spettatori che devono ancora affrontare la vita.

6 When Wendy Grew Up, in IBIDEM, p. 172

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4.3 Le due Wendy a confronto I due personaggi sono piuttosto simili nel comportamento e nel rapporto con gli altri, ma

differiscono per un particolare fondamentale, la Wendy di Barrie vuole crescere e quella di

Disney vuole rimanere bambina. Entrambe partono per la Neverland proprio per

assecondare il loro desiderio, la prima intravede l’occasione di poter fare l’adulta, la

seconda invece parte per l’isola dove non si cresce mai.

La Wendy del libro incontra Peter quando è già cresciuta, è dall’età di due anni che

sa che dovrà crescere e che si prepara a farlo7; è la società in cui vive che la rende

consapevole e la spinge nella direzione della dimensione adulta, anche se solo nei modi di

fare e non nello sviluppo della personalità. Alle bambine venivano regalate bambole per

abituarle all’idea che sarebbero state madri e per dar loro l’occasione di imparare a

esserlo.

Anche la Wendy del film ha diverse bambole, la vediamo metterle in ordine, ma ha

avuto l’occasione di essere bambina e ora vuole continuare a esserlo. Come dice

chiaramente alla madre prima di addormentarsi, facendoci capire quanto lo sia ancora, dal

momento che sembra pensare di poter decidere se diventare adulta oppure no. Quando si

sente pronta a crescere è grazie alle esperienze vissute sulla Neverland e non perché le è

stato imposto, dimostrando di saper ragionare in maniera indipendente.

Proprio questa differenza caratteriale porta i due personaggi a impiegare in maniera

diversa il tempo trascorso sull’isola. La bimba del libro passa le sue giornate chiusa in

casa a cucire, rammendare e far da mangiare, mentre nel film Wendy va con Peter Pan

alla laguna delle sirene, che tanto l’affascinano. Certamente la differenza dei tempi

narrativi ha influito sui comportamenti delle due bambine, ma Disney non ha proprio voluto

rappresentare il suo personaggio come una piccola donna tutto fare, altrimenti avrebbe

trovato l’occasione almeno per farla vedere dietro i fornelli, mentre non accenna neppure a

un pasto, nonostante i bambini rimangano una giornata intera sull’isola.

Entrambe hanno un atteggiamento materno ma la Wendy di Barrie è una donna in

miniatura, mentre la Wendy di Disney è una bambina che si preoccupa per i fratelli,

racconta loro delle favole e canta la ninna nanna. Conserva la freschezza di una mamma

giovane e piena di entusiasmo, mentre la Wendy di Barrie è appesantita dai lavori di casa.

7 Cfr. Barrie, op. cit., 1911, p.1

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La differenza di carattere è evidenziata anche dai giochi che le bambine fanno

quando sono ancora a casa, prima di incontrare Peter Pan. La Wendy di Peter and Wendy

gioca a mamma e papà col fratello, fingendo di essere Mrs. Darling, mentre nel film John è

impegnato con Michael a impersonare Hook e la bambina sta andando a lavarsi.

Il rapporto che le due Wendy hanno con Peter è simile: si ritrovano entrambe a

fargli da madre anche se entrambe vorrebbero essere qualcosa di più per lui; per un certo

periodo, però, la protagonista del libro convince Peter Pan a fingere di essere i genitori dei

Bimbi Sperduti e dei fratelli Darling. La protagonista del film, invece, non è mai chiara con

l’amico che non comprende cosa lei voglia, così la bambina non ha altra scelta che

trattarlo come un figlio. Probabilmente è anche per questo motivo che Wendy non è

dispiaciuta di tornare a casa, poiché non riesce a ottenere ciò che vuole.

Anche il rapporto che le due protagoniste hanno con gli altri personaggi è

pressoché simile. Entrambe sono affascinate da Tinker Bell, e vorrebbero esserle amiche

ma la fata rifiuta sia in un caso che nell’altro. Le due Wendy sono intenerite dai Bimbi

Sperduti che risvegliano in loro l’istinto materno; tutte e due sono spaventate dai pirati ma

non si lasciano intimidire e non vogliono essere le loro madri. La Wendy del libro rimane

ammagliata per un momento da Hook, che usa con lei le maniere dolci e la lusinga, ma gli

resiste, anzi dichiara che preferirebbe non essere una madre affatto, piuttosto che essere

la sua.

Le due bambine vengono messe in disparte nel momento della lotta, assistono ma

non hanno un ruolo attivo nella vittoria della battaglia coi pirati.

La Wendy del libro è più maliziosa e cattiva di quella del film. Infatti decide di

raccontare la storia che a Peter Pan non piace e che, in entrambi i casi, è la molla che fa

sì che i ragazzi tornino a casa. Lo fa per dispetto nei confronti del bambino, che non vuole

essere veramente il padre dei Bimbi Sperduti e inoltre perché è gelosa di Tiger Lily.

L’arrivo delle due protagoniste sulla Neverland determina la fine dei giochi

ininterrotti. Nel libro Wendy regola le giornate dei bambini, decide di farli dormire dopo

mangiato e di mandarli a letto alla sera a un’ora precisa, fa lavare loro le mani prima di

mangiare e impone una vita meno sfrenata e scandita da orari precisi, così come è

abituata a fare lei a casa sua. Nel film la bambina porta via ai Bimbi Sperduti addirittura il

giocatore principale. Infatti Peter decide di accompagnarla dalle sirene e di rinunciare a

giocare a Follow the Leader. Anche lei ci tiene che i bimbi siano educati e puliti prima di

andare a dormire e inorridisce quasi al pensiero che Michael voglia crescere come un

selvaggio.

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La protagonista del film ha il buon senso di stare sull’isola solo una giornata, si

accorge subito che i fratelli, soprattutto il più piccolo, si stanno dimenticando ogni cosa

della loro vita precedente e, cosa ancor più grave, pensano che lei sia la loro vera madre.

Teme inoltre che Mrs. Darling senta la loro mancanza, mentre la Wendy di Barrie è

preoccupata solo di non riuscire a ritornare più a casa, non si cura del dolore che può

arrecare ai genitori abbandonati. Corrisponde così perfettamente alla descrizione che lo

scrittore fa dei bambini: gay and innocent and heartless.

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4.4 I due Hook a confronto I due Hook sono simili fisicamente e caratterialmente, Disney ha ridimensionato la

cattiveria del suo capitano, lo ha reso più umano e in alcuni casi comico, per non

spaventare eccessivamente i bambini spettatori. Il disegnatore mostra Hook in difficoltà

davanti al coccodrillo, gli fa fare boccacce e lo rende ridicolo grazie all’abilità spadaccina di

Peter Pan. Barrie invece mostra il capitano in difficoltà solo davanti al coccodrillo, il suo è

un pirata serio e crudele, che uccide i componenti della sua stessa ciurma solo perché

l’hanno infastidito.

Entrambi i pirati rappresentano il mondo degli adulti, entrambi sono infantili e

mettono in guardia lettori e spettatori dalle persone cresciute. I due Hook sono l’alter ego

nel mondo della Neverland di Mr. Darling, i due personaggi si corrispondono; Barrie lo fa

capire utilizzando nella commedia lo stesso attore e Disney, invece, utilizza lo stesso

doppiatore per le due figure maschili.

Il messaggio che Barrie lancia attraverso il suo Hook è senza appello, gli adulti, in

particolare gli uomini, spesso non sono stati in grado di crescere e di adattarsi alla società

in cui sono nati e si sono incattiviti. Molte volte cercano di affermarsi usando la violenza e

la loro presunta superiorità, perché non conoscono altro mezzo per farsi rispettare, così

come fa anche Mr. Darling. Questo giudizio è senza appello perché Barrie non riabilita né

Hook né il signor Darling; Disney, invece, salva la figura del padre nell’ultima scena, in cui

riconosce il vascello pilotato da Peter Pan.

Sia il pirata del libro che quello del film soffrono della cosiddetta sindrome di Peter

Pan8. I sintomi sono chiari in tutti e due i casi, entrambi sono tutt’altro che sereni, temono il

coccodrillo che rappresenta il tempo che passa; tutti e due soffrono di solitudine e non

stimano la ciurma che li circonda, tanto che non si fanno problemi a eliminarli al primo

errore che commettono; certo nel film i pirati vengono buttati fuori bordo e non uccisi

inequivocabilmente come nel libro. Se i due Hook rimangono con la loro ciurma è per

poter far parte di un gruppo e per poter distrarsi con loro nelle scorrerie piratesche. Far

parte di un gruppo è molto importante per la vittima di SPP (sindrome di Peter Pan). Infatti

dopo essere stati rifiutati dalla madre cercano di essere accettati da tutti gli altri. In

particolare il pirata di Barrie vuole rapire Wendy perché gli faccia da madre, vuole che

almeno lei lo accetti e il rifiuto deciso della bambina deve averlo depresso ancora di più.

8 Per l’analisi della SPP si veda D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere. La sindrome di Peter Pan, Rizzoli, Milano, 1985

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In nessuna delle due opere viene sottolineato il conflitto sessuale tipico della vittima

di SPP, la quale cerca l’approvazione di tutte le donne che incontra per contrastare il rifiuto

della madre. Né Barrie né Disney hanno preso in considerazione questo sintomo, anche

perché le uniche figure femminili presenti sull’isola menzionate sono Wendy, Tiger Lily,

due bambine e Tinker Bell, una fatina.

Inoltre entrambi gli Hook sono piuttosto narcisisti, tengono molto al loro aspetto, che

è estremamente curato. Diversamente dagli altri pirati i due capitani hanno l’aspetto più da

gentiluomini che da corsari, forse perché entrambi hanno frequentato il college e

appartengono a un rango elevato. L’Hook di Barrie si cambia di vestito per salire a bordo

di una nave appena conquistata e l’Hook disneyano ha una lunga serie di uncini d’oro da

indossare a seconda delle situazioni, possiede anche un anello da infilare nelle occasioni

particolari.

Infine entrambi tengono alle buone maniere imparate a scuola, probabilmente

perché le ritengono il mezzo per essere accettati dalla società.

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4.5 Le due Neverland a confronto Barrie descrive Neverland come un luogo meraviglioso, è la proiezione dei desideri e dei

pensieri dei bambini, è la mappa della loro mente9; la maggior parte delle volte è un’isola,

così come nella storia che ci narra. Le dimensioni di questo luogo magico sono giuste per

accogliere un elevato numero di avventure, cosicché il bambino che vi abita non si annoia

mai. Il paesaggio è colorato e vario, al largo delle spiagge la barriera corallina impedisce

alle onde troppo grosse di arrivare a riva, le coste sono dolci e formano una laguna in cui

vivono le sirene, giocose e dispettose creature che evitano i bambini.

Neverland può essere abitata anche da gnomi, fate, principi con sei sorelle,

streghe, pirati, pellerossa e bestie feroci, oltre che da Peter e i suoi amici Bimbi Sperduti.

Barrie scrive che quando Peter Pan è lontano l’isola si riposa, prende fiato, tutti gli

abitanti si occupano di sé stessi e non avvengono battaglie10.

Disney rispecchia le caratteristiche della Neverland di Barrie, la mostra per la prima

volta con una veduta aerea: i ragazzi la guardano da una nuvola e immediatamente la

riconoscono. Sono ben riconoscibili l’accampamento degli indiani, la laguna delle sirene e

la nave dei pirati ormeggiata non lontano dalla riva.

Anche la Neverland disneyana è addormentata in assenza di Peter, infatti i Bimbi

Sperduti stanno dormendo profondamente nell’Albero dell’Impiccato. Il nascondiglio

segreto mantiene alcune delle caratteristiche indicate da Barrie: ogni bambino ha la sua

entrata segnalata da un fungo. Le peculiarità che Disney non riporta sono il letto enorme in

cui dormirebbero tutti i Bimbi Sperduti e l’albero che cresce continuamente al centro del

nascondiglio, che funge da tavolo ai pasti e viene tagliato quando i bambini giocano11.

Dunque le differenze tra le due isole sono minime, i due luoghi sono simili e

svolgono la loro funzione di mondo lontano e incontaminato dove le favole si trasformano

in avventure vere.

9 Cfr. Barrie, op. cit., 1911, p.6 10 IBIDEM, p. 51 11 IBIDEM, p. 77

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CAPITOLO 5: PETER PAN: DISNEY E NON SOLO

5.1 La coomedia teatrale Peter Pan, or The Boy Who Would Not Grow Up Nel marzo 1904 J. M. Barrie inizia a scrivere la commedia teatrale Peter and Wendy con

protagonista il suo personaggio più gradito ai lettori, Peter Pan, finora comparso in alcuni

capitoli del libro The Little White Bird del 1902. L’autore finì di scrivere la commedia alla

fine di aprile e la presentò al produttore americano Charles Frohman col titolo The Great

White Father, l’appellativo che i pellerossa danno a Peter dopo che ha salvato la figlia del

loro capo. Il produttore accetta la commedia, ma fa cambiare il titolo in Peter Pan.

La prima dello spettacolo si svolge a Londra il 27 dicembre 1904 presso il Duke of

York’s Theatre. Barrie modificherà il testo sino all’ultimo momento e lo pubblicherà in

versione definitiva solo nel 1928.

Il testo è diviso in cinque atti: nel primo viene presentata la famiglia Darling,

descritto l’incontro tra Wendy e Peter e la loro partenza per Neverland accompagnati da

John e Michael Darling.

Nel secondo atto Barrie descrive prima i pirati e in seguito i Bimbi Sperduti. Peter e i

ragazzi Darling arrivano sull’isola in momenti diversi: Wendy viene colpita da una freccia

scoccata da uno dei Bimbi Sperduti e sviene. Peter le fa costruire una casa per

proteggerla e farla guarire; quando la bimba rinviene accetta di essere la madre di tutti i

bambini dell’isola.

Il terzo atto è ambientato nella laguna delle sirene. Barrie descrive i loro giochi,

interrotti dall’arrivo dei pirati che hanno catturato Tiger Lily. Peter la libera e segue una

battaglia tra corsari e Bimbi Sperduti.

Il quarto atto si apre nella casa sotterranea, il nascondiglio di Peter, dove i bambini

stanno fingendo di mangiare. Al termine della cena Wendy racconta una favola suscitando

l’ira di Peter che racconta che sua madre lo ha chiuso fuori di casa e che probabilmente

anche Mrs. Darling ha chiuso la finestra della nursery dei ragazzi Darling; questi

spaventati decidono di tornare a casa. Usciti dal nascondiglio vengono tutti catturati dai

pirati e portati sulla loro nave dove nel quinto atto avviene lo scontro decisivo tra Peter e

Hook. Il capitano perde e si butta tra le fauci del coccodrillo che lo insegue da tempo per

mangiarlo.

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La seconda scena del quinto atto è ambientata a Londra dove Mr. Darling vive nella

cuccia di Nana per espiare le sue colpe e Mrs. Darling sta attenta che la finestra della

nursery sia sempre aperta.

I bambini sono sulla via del ritorno e Peter Pan, accompagnato da Tinker Bell, vola

avanti per chiudere la finestra da cui devono rientrare; la riapre, però, commosso dal

dolore della mamma dei suoi amici.

Tutti i Bimbi Sperduti decidono di rimanere a Londra; vengono adottati dalla famiglia

Darling e dalla loro domestica Liza, solo Peter decide di tornare sulla Neverland dove

Wendy lo andrà a trovare per la settimana delle pulizie primaverili.

Barrie non scrive, come nel romanzo, qual è il destino dei piccoli protagonisti,

accenna però al fatto che già l’anno seguente Wendy fa fatica a volare e non vede

nitidamente Peter perché sta crescendo e gli adulti non sono in grado di vederlo.

Durante la lavorazione del testo Barrie scrisse a una amica attrice, Maude Adams,

che stava lavorando a una commedia per bambini1. In realtà questa sarà poi pubblicata in

una raccolta con altre commedie per adulti. Anche “Peter Pan in Kensington Garden” sarà

pubblicato in un’edizione raffinata e costosa; il personaggio creato da Barrie è adatto a un

pubblico giovane, ma la sua profondità può essere capita solo dagli adulti ed è per questo

che ha avuto un successo così diffuso, poiché adatto a tutte le età come tutte le favole

classiche, proprio perché rappresenta una vicenda universale.

Un pubblico così vasto ha garantito una lunga vita alla commedia che è diventata

l’opera teatrale natalizia per eccellenza, soprattutto a Londra.

Nella prima rappresentazione Peter Pan era recitato da una donna, Nina

Boucicault, così come succede per Ariel in The Tempest di Shakespeare2. Mr. Darling e

Hook erano recitati dallo stesso attore, Gerald du Murier, per sottolineare il legame tra i

due personaggi e Tinker Bell era rappresentata con un fascio di luce.

Barrie realizzò una commedia divertente e cruda allo stesso tempo, ma non tanto

quanto lo sarà il libro. Le indicazioni scritte su personaggi e scenografie sono molto

precise e caratterizzate da un tono ironico, che ritroveremo nel libro. Nell’opera vi sono

anche alcune trovate molto fantasiose: per difendersi dai lupi i piccoli Bimbi Sperduti si

mettono con la testa tra le gambe e le bestie feroci scappano guaendo.

1 Ho trovato notizia della lettera nell’introduzione di cfr. Cataluccio, op. cit., p. 24 2 Il personaggio di Ariel viene recitato da donne perché ritenute più adatte a interpretare un personaggio così leggiadro

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Il testo teatrale anticipa la maggior parte delle vicende del libro del 1911, ma il

capitolo col volo da Londra a Neverland è escluso, probabilmente per la difficile

realizzazione scenica.

Locandina teatrale di Peter Pan, or the Boy Who Would Not Grow Up

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5.2 Il film Hook di Steven Spielberg Diversi registi hanno ripreso la storia di Peter Pan e l’hanno trasposta in film: il primo fu

Herbert Brenon che, nel 1924, ha realizzato una versione muta delle avventure di Peter

Pan, seguito da Vincent J. Donehue e Dwight Hemion che, rispettivamente nel 1960 e nel

1976, realizzarono due film per la televisione3. Altre versioni e serie furono prodotte, ma il

film più interessante è Hook (Sati Uniti, 1991) di Steven Spielberg4.

Il regista racconta la storia di Peter Pan che, dopo aver incontrato la nipote di

Wendy, decide di crescere al suo fianco. L’ex-bambino che non voleva crescere è ora un

abile avvocato che si occupa di fusioni di aziende, soffre di vertigini e ha paura di volare.

Peter Banning non ha tempo da dedicare ai suoi figli e non riesce a comunicare con loro, è

diventato esattamente come Mr. Darling.

In occasione della progettazione di una nuova ala del Great Ormond Street Hospital

for Sick Children di Londra dedicata a nonna Wendy, tutta la famiglia Banning vola a

Londra dall’America.

La casa della famiglia Darling è molto accogliente e calda, vi troviamo una

domestica, Liza, che porta il nome della cameriera che aiutava Mrs. Darling quando

Wendy era piccola; Tootles, uno dei Bimbi Sperduti che ha deciso di crescere e che

sembra aver perso la ragione e Nana IX, un cane bobtail che fa le veci del vecchio San

Bernardo.

La nursery è pronta per Jack e Maggie, i figli di Peter, e la finestra è aperta, ci sono

diversi giocattoli sul pavimento e nonna Wendy mostra ai ragazzi il libro scritto da Sir

James Barrie, ispirato a lei e a loro padre; sulle pareti sono affrescate le loro avventure.

Mentre Peter, sua moglie Moira e Wendy sono fuori a cena, Hook rapisce i bimbi

Banning e li porta a Neverland nella speranza che il padre li venga a salvare e duelli con

lui ancora una volta; Peter però, ha dimenticato tutto il suo passato. Wendy lo esorta a

ricordare e a tentare di raggiungere Neverland dove potrà ritrovare i figli, solo Tinker Bell

riuscirà a far credere a Peter che c’è qualcosa di magico nel lasso di vita di cui non ha

ricordi.

3 Il primo è un musical 4 Altre apparizioni di Peter Pan sullo schermo: Peter Pan Handled, film muto in bianco e nero, regia di Walter Lantz, Stati Uniti, 1925 Peter Pan, film tv, registrazione dal vivo del musical di Broadway, adattato da Jerome Robbins, 1956 J. M. Barrie and the Lost Boys, serie tv, regia di Rodney Bennet, 1978 The Wendy Barrie Show, serie tv in bianco e nero, andata in onda dal 1948 al 1950 Peter Pan, musical per la televisione, regia di Glenn Casale, interpretato da Cathy Rigby

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La fata lo trasporta fino all’isola dove Peter è completamente spaesato. Hook non lo

riconosce e stenta a credere che sia il suo irriducibile nemico. Solo per il gusto di poter

duellare ancora con lui gli concede tre giorni da passare con i Bimbi Sperduti per ritornare

come una volta.

Anche i suoi compagni di gioco fanno fatica a riconoscerlo, ma pian piano lo aiutano

a recuperare la fantasia e i ricordi del passato. Peter non riesce più nemmeno a giocare a

make-believe, il suo gioco preferito, in cui si deve fingere qualcosa tanto da renderla reale.

Durante un’incursione al porto dove è attraccata la nave di Hook, Peter scopre che

suo figlio si è affezionato al pirata e si è dimenticato di lui, decide perciò di imparare a

volare di nuovo. Dopo l’ennesimo tentativo fallito la sua ombra gli indica l’Albero

dell’Impiccato, dove aveva vissuto da piccolo con Wendy; qui parla con Tinker Bell e

grazie a lei riesce a trovare il pensiero felice per volare: i suoi figli. Peter confessa che se

decise di diventare adulto era per poter essere padre e ora grazie a questo ricordo può

tornare a volare. E’ di nuovo se stesso in tutto e per tutto e dimentica il motivo per cui è

tornato a Neverland finché Tinker Bell non glielo ricorda.

La battaglia finale tra Bimbi Sperduti e pirati, ingaggiata per liberare Jack e Maggie,

è molto colorata. I Bimbi Sperduti usano solo armi che non uccidono, come uova,

pomodori e intrugli vari.

Durante lo scontro tra Peter e Hook si scopre che il pirata è ormai anziano e porta

una parrucca; ma nonostante i cambiamenti esteriori è rimasto scorretto e tenta di colpire

il nemico alle spalle. Il capitano muore, infine, ingoiato dal coccodrillo che aveva

imbalsamato ed esposto al porto.

Al ritorno a Londra Peter cambia vita, è molto più affettuoso con i figli e con la

moglie e si libera del telefono cellulare che rappresenta il suo impegno continuo nel lavoro.

Spielberg inserisce nel suo film diverse battute e particolari ripresi fedelmente sia

dal libro di Barrie che dal film Disney. Ad esempio, sull’uscio di nonna Wendy Peter ricorda

ai figli quanto siano importanti le prime impressioni, aveva detto lo stesso sull’uscio della

piccola casa che i Bimbi Sperduti avevano costruito per Wendy sulla Neverland.

In alcuni casi il regista riprende le frasi del libro ma le fa pronunciare in momenti

diversi da quelli indicati da Barrie. Nel duello finale tra il bimbo cresciuto e il pirata, Peter

pronuncia la famosa frase “To die would be a great adventure”, una leggera variazione di

“To die will be an awfully big adventure” che pronunciò a Marooner’s Rock quando

pensava di dover affogare.

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“It’s Hook or me this time” ricorda il titolo di uno degli ultimi capitoli del libro di Barrie

e Peter la pronuncia sempre nel duello finale in tutte e tre le rappresentazioni: nel libro e

nei due film.

Hook disprezza la sua ciurma tanto quanto nel film disneyano e nel libro; Tootles

rimane il bimbo di Barrie che si perde tutte le avventure e Smee è l’unica spalla di Hook,

come nel film d’animazione.

Diversamente da questo e come nel libro Jack e Maggie, tornati a casa, invece di

svegliare la mamma si coricano nei loro letti e lei crede di vedere qualcosa che non c’è,

finché i bambini non la abbracciano.

Nel lavoro di Spielberg ci sono anche alcune differenze con le precedenti versioni di

Peter Pan. Neverland ha un porto caotico con botteghe e donne di facili costumi che non

era mai stato rappresentato prima, i Bimbi Sperduti non sanno volare e Tinker Bell può

esaudire desideri.

Inoltre Peter Pan dice di non aver voluto crescere perché le persone adulte

muoiono e non perché non volesse vivere la vita prospettata dai genitori.

Il regista introduce un nuovo personaggio a Neverland, Rufio, un Bimbo Sperduto

che ha preso il posto di comando dopo che Peter è partito. Questo ragazzino si muove su

una sorta di monorotaia nel tentativo di imitare il suo predecessore e dare l’impressione di

volare, ha fattezze orientali e i capelli, in parte colorati di rosso, pettinati in modo

eccentrico. Rufio muore nello scontro finale pugnalato da Hook ed è la sua morte che fa

capire a Jack, il figlio di Peter, quanto il capitano sia sleale e che ciò che veramente

desidera è tornare a casa.

Altro elemento innovativo del film è la capacità di Tinker Bell di parlare in maniera

che tutti la comprendano. Fa anche una dichiarazione d’amore a Peter, che ora, da uomo

maturo, può comprendere, non come nel libro di Barrie e nel film di Disney.

Il cast del film è composto da grandi attori: Peter Banning-Pan è interpretato da

Robin Williams, Maggie Smith è nonna Wendy, Dustin Hoffman recita la parte di Hook,

Julia Roberts interpreta Tinker Bell e Bob Hoskins è Smee. Infine ci sono due comparse

speciali, Phil Collins è l’investigatore della polizia londinese e Glenn Close recita come

pirata di Hook.

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Locandina del film Hook, di Steven Spielberg (1991)

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5.3 Il film Peter Pan. Return to Neverland Nel 2002 la Walt Disney decide di produrre una nuova avventura a disegni animati con

protagonista Peter Pan, affidando la regia a Robin Budd e Donovan Cook. La storia si

apre su una Londra bombardata, in cui i bambini vengono allontanati dalle loro case per

metterli al sicuro nelle campagne. Wendy è cresciuta ed è ormai mamma di due bambini,

Jane e Danny. La più grande è una bambina molto responsabile, la guerra l’ha fatta

crescere molto in fretta e ora non crede più nelle favole e pensa che Peter Pan e tutte le

sue avventure siano solo frottole. Dovrà ricredersi quando Hook, scambiandola per la

madre la rapirà e la porterà a Neverland.

Jane e Wendy sono molto diverse; la seconda crede ancora a fate e favole,

nonostante la guerra, la prima appare molto più adulta della madre, fino a essere

supponente.

Hook rapisce Jane scambiandola per Wendy, nella speranza di attirare Peter e farsi dire

dove ha nascosto il suo prezioso tesoro. Le cose non vanno esattamente come il pirata

aveva previsto perché Jane, dopo una primo incontro con Peter e i Bimbi Sperduti, viene

cacciata. La sua colpa è quella di aver quasi ucciso Tinker Bell, gridandole di non credere

alle fate.

La piccola si sente intrappolata sull’isola e il suo unico desiderio è quello di tornare a casa,

dove deve badare alla madre e al fratello. Non riesce a farlo perché l’unico modo per

giungere a Londra è volare e Jane non ne è capace perché le manca la fantasia e un

pensiero felice adeguato.

La notte, mentre la bambina stenta a prendere sonno in mezzo a un bosco, sente

Hook piangere, questi le racconta che vorrebbe andarsene dall’isola ma non può farlo

finché non ritrova il suo tesoro e offre a Jane un passaggio a casa se lo aiuta a ritrovarlo.

La bambina accetta e si mette alla ricerca di Peter, il quale a sua volta la sta

cercando per far guarire Tinker Bell. La fata infatti tornerà in piena salute solo se Jane

crederà ancora in lei. Pur controvoglia Peter invita Jane a chiedere ciò che vuole; la

bambina sceglie di giocare alla caccia al tesoro. Vince ma invece di chiamare Hook, lancia

in acqua il fischietto che lui le ha dato. Peter la nomina prima Bimba Sperduta e nella gioia

uno dei bimbi, trovato il fischietto, lo usa richiamando involontariamente i pirati che

catturano Peter Pan e i suoi amici. Jane, lasciata libera corre da Tinker Bell, insieme

salgono sulla nave di Hook, e riuscendo finalmente a volare, libera i suoi amici. Peter e

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Hook si combattono ancora una volta e ancora una volta il capitano fugge con la sua

ciurma, inseguito da una piovra gigante che ricorda molto Mr. Crocodile.

Finalmente Jane può tornare a casa, accompagnata da Peter e Tinker Bell. Qui il

bambino incontra di nuovo Wendy e per un momento sembra offeso trovandola adulta. Il

film si conclude col ritorno a casa del papà di Jane, che era partito per la guerra.

Il film non è né particolarmente originale, né particolarmente avvincente; sfrutta

molte delle trovate della pellicola del 1953. La piovra gigante non è altro che la

trasformazione di Mr. Crocodile e come il suo predecessore viene annunciata da un suono

ritmico, provocato dalle ventose che ha sui tentacoli, ma è molto meno simpatica.

L’atmosfera del film è cupa e spaventosa, in linea con i libri di paura che i bambini

dimostrano di apprezzare negli ultimi anni. Le prime scene, infatti, si svolgono di notte e i

pirati sembrano molto cattivi; inoltre Jane si trova da sola nella foresta di notte e la scena

in cui viene presentata la piovra vorrebbe essere ricca di suspense.

Questo Peter Pan richiama il film Hook in alcuni particolari: il papà di Jane

assomiglia a Robin Williams e le scene in cui la bambina tenta di imparare a volare o a

vivere come i Bimbi Sperduti ricordano le scene in cui Peter Banning tenta di recuperare il

suo passato.

Locandina del film animato Peter Pan. Return to Neverland (2002)

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5.4 Utilizzo dei personaggi presenti in Peter Pan nell’ambito della musica I personaggi del libro e del film Peter Pan sono stati ripresi in diverse occasioni per i più

diversi scopi, a partire da Walt Disney che ha impiegato Tinker Bell per presentare la sua

trasmissione televisiva del sabato mattina, Disneyland.

Cantanti sia italiani che stranieri hanno utilizzato la figura di Peter Pan nei loro

dischi. Particolarmente significativo è ‘Sono solo canzonette’5 di Edoardo Bennato, in cui

compaiono quasi tutti i personaggi di Barrie6.

La prima canzone, “Ma che sarà”, potrebbe essere cantata da Peter stesso, è un

invito a non rimanere troppo coi piedi per terra e a non farsi condizionare dalla società in

cui viviamo. Secondo l’io lirico il volo può aiutare a vedere ciò che ci circonda da una

prospettiva diversa e a imparare a non averne paura, così da non essere manovrati da

nessuno. Ci avverte che tanto “l’unico rischio è che sia tutta pubblicità”.

Ne “Il rock di Capitan Uncino” il pirata si rivolge alla sua ciurma e la esorta a

prendere Peter Pan, che considera “un qualunquista, un esibizionista”. In poche strofe

Capitan Uncino riesce a raccontare tutta la storia del suo nemico, dal proprio punto di

vista.

In ‘Nel covo dei pirati’ l’io lirico si rivolge a Wendy e la ammira per il suo coraggio,

sa che lei teme di crescere e teme gli adulti che sono “strani e fanno paura più dei

pescecani”. Wendy pare avere un’esitazione, forse questa volta Peter non verrà a salvarla.

L’io lirico ha fiducia nelle capacità della bambina che conosce i pirati e sa che non sono

veramente ostili, se cercano di spaventarla è per “combattere le loro stesse paure”.

La voce della quarta canzone, “Dopo il liceo che potevo far”, è quella di Smee. Ci

racconta la sua vita e la sua scelta di servire Capitan Uncino; invidia Peter Pan perché sa

volare, anche se non è mai andato a scuola e lui vorrebbe farlo ma non riesce.

“L’isola che non c’è” è un invito a seguire la propria fantasia e i propri desideri,

anche se ci viene detto che sono irrealizzabili. Chi ha un sogno trova da solo la via per

realizzarlo e secondo Bennato è giusto che tenti di tradurlo in realtà. L’isola che non c’è

rappresenta la vita come a ognuno di noi piacerebbe che fosse e non bisogna smettere di

cercarla, perché questa sarebbe la vera pazzia.

5 Edoardo Bennato, Sono solo canzonette, G. Ricordi & C., 1980. 6 Riporto tutti i testi in appendice.

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L’io lirico della canzone successiva è Mr. Crocodile che, in “Rockoccodrillo”,

dichiara di essere il tempo e invita a vivere la vita senza imitare modelli fasulli. Il

coccodrillo ci ricorda che il tempo scorre e non aspetta nessuno, infine esorta a seguire i

ritmi di vita naturali senza forzarsi.

In “Tutti insieme lo denunciam” due genitori si lamentano della gioventù e

addossano le colpe a Peter Pan della diffusa mancanza di ideali. I due si lamentano

perché Peter mette in testa ai figli delle strane idee che li distraggono dalla scuola. Un

coro di genitori si unisce a loro e decidono di denunciare il bambino volante alla pubblica

opinione.

Attraverso il testo di “Sono solo canzonette” Bennato ci racconta di sé come di un

bambino che giocava a essere Peter Pan. Ora la sua musica è un po’ come il volo per il

bambino che non voleva crescere; il cantante la usa per fare, o meglio dire, ciò che vuole.

Le canzoni sono il mezzo per poter continuare a giocare e a realizzarsi. Il testo inoltre

critica la società contemporanea che se concede qualcosa lo fa per averne un ritorno.

Alcuni degli altri cantanti che hanno dedicato almeno una canzone al bambino

volante sono: Enrico Ruggeri che ha pubblicato nel 1991 il disco Peter Pan contenente

una canzone intitolata allo stesso modo e altre i cui titoli ricordano le tematiche presenti

nel libro di Barrie, come ‘Scelte di tempo’ e ‘Vola via’. Giorgia ha cantato Peter Pan, The

Smashing Pumpinks hanno chiamato una loro canzone Sad Peter Pan. Kate Bush ha

inserito nel suo album del 1978 Lionheart, In search of Peter Pan, in cui racconta la storia

di una bambina sensibile che non vuole diventare grande e comprendere ciò che ora non

riesce. Anche Patty Griffin ha dedicato una sua canzone a Peter Pan nell’album Flaming

red del 1998.

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5.5 Utilizzo di Peter Pan nell’ambito della psicologia Nel campo della psicologia sono stati individuati una serie di comportamenti che

vanno sotto il nome di sindrome di Peter Pan (SPP). La vittima di questa sindrome, che

non viene considerata una vera e propria malattia, agisce come un bambino e fatica quindi

a stabilire rapporti con gli altri.

Non esiste uno psicologo che abbia per primo elaborato la teoria della SPP perciò,

per scrivere questo paragrafo, mi sono basata soprattutto sul libro di Dan Kiley, The Peter

Pan Syndrome, il quale afferma di essere il primo a mettere per iscritto questa teoria7.

Generalmente la vittima della SPP è il primogenito di una famiglia benestante in cui

i genitori non sono separati. Può soffrire di sette disturbi emotivi che dominano i suoi

comportamenti, essi sono paralisi emotiva, procrastinazione, impotenza sociale, potere

magico del pensiero, rapporto problematico con la madre, rapporto problematico col padre

e problemi sessuali.

La paralisi emotiva fa sì che la vittima non esprima i suoi sentimenti per quello che

sono, così che col passare del tempo essa non sa più cosa provi veramente.

La procrastinazione consiste nel rimandare ogni cosa, comprese le scelte riguardanti il

futuro. Chi è affetto da SPP si nasconde dietro l’indifferenza, finge di non essere

interessato a ciò che lo circonda o a ciò che gli accadrà. In futuro si pentirà di questi suoi

comportamenti e sarà sempre in cerca di qualcosa da fare e sarà un gran lavoratore.

L’impotenza sociale comporta la mancanza di veri rapporti di amicizia; questa

situazione porta la vittima di SPP a mostrarsi più disponibile e presente con gli amici che

con la famiglia, è la solitudine che la porta a cercare di far parte di un gruppo.

Chi soffre di SPP crede nel potere magico del pensiero, si autoconvince che una

tale situazione sia diversa da come è in realtà a tal punto da non distinguere menzogna e

verità.

Il rapporto problematico con la madre è determinato dal doppio sentimento che la

vittima prova nei suoi confronti: da un lato è arrabbiata con lei e dall’altro si sente in colpa

nei suoi confronti. Vorrebbe allontanarsi dalla madre opprimente, ma allo stesso tempo

prova sensi di colpa per il suo desiderio.

7 D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere. La sindrome di Peter Pan, Rizzoli, Milano, 1985

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Il rapporto problematico col padre nasce dalla voglia della vittima di avvicinarglisi e

dalla convinzione che non riuscirà mai a farlo. Di conseguenza idealizzerà la figura

paterna e molto probabilmente avrà problemi con le figure autoritarie che incontrerà sul

suo cammino.

Infine, le difficoltà sul piano sociale portano chi soffre della SPP ad avere difficoltà

anche sul piano sessuale; infatti l’infantilità della vittima allontana le ragazze. Quindi, per

essere accettata, assume atteggiamenti da “vero uomo”, crudele e insensibile, o da uomo

adulto. Grazie a questo comportamento finalmente riesce a far parte di un gruppo e ad

avere successo con le donne; a questo punto cambia partner molto spesso per dimostrare

a se stesso la sua capacità di piacere e di non essere più rifiutato. Le donne che si sceglie

devono dipendere da lui, così che possa credere di essere in grado di proteggere gli altri.

La SPP mette le radici già nella prima infanzia, ma si manifesta durante la pubertà,

intorno ai dodici anni. Sei sono i sintomi che compaiono tra i dodici e i ventidue anni, a

seconda dell’età della vittima questi si mostrano in maniera più o meno rilevante; non

sempre sono presenti tutti e sei. Se al termine di questo ciclo la vittima non riesce a uscire

dallo stato di crisi, rischia di rimanere affetta dalla SPP per tutta la vita.

Tra gli undici e i dodici anni si manifesta una completa irresponsabilità nelle vittime

di SPP. Il permissivismo pedagogico porta a risultati poco educativi, il bambino crede che

nessuna regola si applichi a lui, da qui nasce l’irresponsabilità. Il bimbo non si impegna per

imparare a gestire i piccoli compiti che gli vengono affidati e col passare del tempo si

renderà conto di non essere in grado di svolgere alcuna mansione e perderà la fiducia in

se stesso.

Il secondo sintomo della SPP è l’ansia, il suo culmine si verifica quando la vittima

ha tra i tredici e i quattordici anni. La causa dell’ansia sono i genitori e in particolare la loro

incapacità di comunicare col partner. Ognuno di loro è insoddisfatto del matrimonio e di

riflesso di se stesso; il bambino percepisce che qualcosa non va, che i genitori sono infelici

e si convince di essere la causa della mancanza di felicità.

Il padre spesso nasconde i suoi veri sentimenti e assume atteggiamenti da “duro”,

rimprovera il figlio perché piange e lo esorta ad aspettare che tutto passi da sé. Il bambino

percepisce la figura del padre come ambigua, che non dà amore, né comprensione.

La madre soffre dell’infelicità coniugale e la esterna, il figlio percepisce la situazione

di isolamento e solitudine del genitore, ma al tempo stesso non può rimproverare il padre,

causa del dolore, poiché vuole il suo affetto. Così l’unica cosa che il bambino riesce a fare

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è di rimproverare se stesso per non essere in grado di consolare la madre e di attribuirle

buone ragioni se lo vuole allontanare.

Un altro mattone che compone la SPP è la solitudine, ancora una volta causata

dalla famiglia. I genitori invece che attenzione danno al figlio soldi, generando in lui due tipi

di pensiero: il primo che il denaro è una cosa dovuta, così come il lavoro e il bambino non

saprà dare il giusto valore a queste due importanti componenti della nostra società. Il

secondo pensiero sarà quello di cercare l’affetto e l’approvazione al di fuori della casa; la

vittima di SPP cerca in tutti i modi di entrare a far parte di un gruppo formato da altri

bambini e lo sforzo sarà tale da non fargli godere i vantaggi di appartenervi. In altre parole

la poca fiducia riposta in sé sparirà, mentre comparirà la convinzione di non essere

accettato. Una ulteriore conseguenza che si ingenera nel bambino è che quando sarà

adulto non si sentirà realizzato, infatti non darà il giusto peso al lavoro, che gli sembrerà

sempre di scarso valore.

Una volta entrata a far parte di un gruppo, la vittima della SPP cercherà di

dimenticare tutti i suoi problemi trascinando gli altri in continui giochi e feste, a seconda

dell’età. La solitudine è preponderante rispetto agli altri sintomi verso i quindici o sedici

anni.

Durante i due anni successivi è il conflitto sul ruolo sessuale a prendere il

sopravvento sulle altre problematiche. Ormai la vittima di SPP non è più un bambino, è

diventato un adolescente, comincia a scoprire di avere una sessualità e non sa come

gestirla. Da un lato vorrebbe avvicinarsi alle ragazze, ma dall’altro ne è spaventato a

morte, teme di essere rifiutato da loro. Dopo essersi sentito allontanato dalla madre ora

non vuole essere allontanato da nessun’altra donna, ne cerca solo l’approvazione. Tutto è

reso più complicato dal fatto che la vittima di SPP non possa comportarsi come veramente

vorrebbe. L’adolescente maschio pensa di non poter seguire i propri sentimenti in tutto e

per tutto; se volesse piangere non lo farebbe, perché non è un comportamento adatto a

lui. In questo senso le ragazze sono più facilitate perché a loro è permesso avere

comportamenti sia femminili che maschili.

Gli ultimi due sintomi si manifestano tra i diciotto e i ventidue anni, essi sono

narcisismo e sciovinismo. Il narcisismo è il segnale della profonda insicurezza del ragazzo

affetto da SPP; egli cerca negli altri la conferma di essere bravo e in gamba. Non ha

fiducia in se stesso, perciò la sua opinione non gli basta, ha bisogno che dall’esterno

giunga una conferma.

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Lo sciovinismo si manifesta come adorazione esagerata e fanatica delle donne, il

ragazzo le mette su di un piedistallo, così da averle vicine ma non troppo. La vittima non

vuole un vero rapporto con una donna perché ha paura di un suo eventuale rifiuto, vede in

lei un segno di sicurezza e conferma delle sue capacità.

Lo sciovinismo è spesso nascosto dietro a un atteggiamento da uomo adulto che

permette alla vittima di essere accettata dal gruppo di amici e da una compagna. Quando

il ragazzo si svela per quello che è sorgono incomprensioni con la partner, il loro rapporto

si deteriora e se la vittima non riesce a uscire dalla sua fase di crisi è molto probabile che,

se avrà un figlio, anche questo soffrirà della sindrome di Peter Pan.

I bambini colpiti dalla SPP appartengono quasi sempre alle classi più abbienti

perché i genitori hanno la possibilità di dar loro soldi invece che affetto. Inoltre i bimbi delle

classi meno abbienti sanno dare il giusto valore a denaro e lavoro, non correndo il rischio

di non sentirsi appagati da questo. Le bambine non ne sono affette perché possono

esprimere i loro sentimenti come meglio credono, possono piangere senza che nessuno si

aspetti da loro un comportamento diverso.

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5.6 Impieghi diversi dei personaggi presenti in Peter Pan Peter Pan e alcuni degli altri personaggi ideati da Barrie sono stati utilizzati negli anni per i

più diversi scopi. Dell’opera originale sono state realizzate diverse riedizioni sia teatrali, sia

editoriali, sia cinematografiche8. Tuttavia, il personaggio di Peter è stato impiegato in

campi diversi e spesso lontani da ciò che rappresenta. Ad esempio è diventato testimonial

di una pizzeria d’asporto.

Basta fare una ricerca in internet, inserendo il nome del bambino che non voleva

crescere, per rendersi conto di come il personaggio di Barrie sia stato ripreso per dare il

nome ad associazioni che aiutano famiglie con bambini malati, o per scopi meno nobili.

In Italia Peter Pan è il nome di una famosa discoteca di Riccione e di un

allevamento di cani, ma anche di almeno un negozio, un ostello e un cavallo. In Germania

un gruppo heavy metal ha deciso di chiamarsi ‘Peter Pan Speedrock’, in America Peter

Pan è anche il nome di una azienda di pullman e di una ditta che vende pesce in scatola.

Persino l’Arma dei Carabinieri ha riportato una propria versione della storia del

bambino che non voleva crescere sul proprio sito ufficiale.

La Disney stessa ha fatto largo uso del suo personaggio, a partire da Disneyland

per arrivare a bambole e regali nei formaggini per bambini. In seguito all’uscita del

secondo film con protagonista Peter Pan, sono stati realizzati videogiochi sia per il

computer che per altri supporti. Senza contare l’uscita di videocassette e dvd con la storia

dell’eroe.

Peter Pan e Tinker Bell si trovano anche su piatti di carta e su tutto l’occorrente per

organizzare una festa, dagli inviti alle tovaglie; inoltre ci sono oggetti e soprammobili di tutti

i tipi.

Il bambino volante è stato protagonista di molti musical; nel 1950 Leonard Bernstein

scrisse cinque brani musicali per un adattamento a cui dovevano prendere parte Boris

Karloff e Jean Arthur.

La Universal ha realizzato ultimamente una nuova versione cinematografica

dell’opera di Barrie. La regia è di P. J. Hogan e vi recitano Jason Isaacs, Jeremy Sumpter,

Rachel Hurd-Wood e Ludvine Sagnier.

8 vedi p. 116

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La Miramax, invece, ha prodotto un film sulla vita di J. M. Barrie e su come è

arrivato a ideare il suo personaggio più famoso. Lo scrittore è interpretato da Johnny

Depp, gli altri attori del film sono Kate Winslet nel ruolo di Sylvia Llewelyn Davies, Julie

Christie, Kali Peacock, Catrin Rhys, Kate Maberly e Dustin Hoffman, già interprete di

Hook.

I personaggi di Barrie sono stati utilizzati anche in pubblicità per reclamizzare

soprattutto cibi, recentemente sono andati in onda spot di prodotti surgelati e di formaggi

che utilizzavano in maniera più o meno esplicita la figura di Peter Pan e quella di Tinker

Bell.

I giapponesi sembrano aver apprezzato molto il personaggio di Peter Pan, infatti

molti siti internet che lo riguardano sono nipponici. Nel 1989 in Giappone è stata creata

una serie di film animati, tratta da un manga, con protagonista il bambino che non voleva

crescere, che è passata anche nei nostri canali nel 1990.

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APPENDICI

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APPENDICE 1

Le funzioni di Propp1

L’etnologo sovietico Vladimir Ja. Propp ha analizzato le fiabe popolari russe

e ha enunciato tre principi validi anche per le fiabe europee:

1. gli elementi costanti, stabili della favola sono le funzioni dei personaggi,

indipendentemente dall’esecutore e dal modo dell’esecuzione;

2. il numero delle funzioni che compaiono nelle fiabe di magia è limitato;

3. la successione delle funzioni è sempre identica

Propp ha identificato trentuno funzioni:

1) allontanamento

2) divieto

3) infrazione

4) investigazione

5) delazione

6) tranello

7) connivenza

8) danneggiamento (o mancanza)

1 G. Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973, pp. 73, 74

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9) mediazione

10) consenso dell'eroe

11) partenza dell'eroe

12) l'eroe messo alla prova dal donatore

13) reazione dell'eroe

14) fornitura del mezzo magico

15) trasferimento dell'eroe

16) lotta tra eroe e antagonista

17) l'eroe marchiato

18) vittoria sull'antagonista

19) rimozione della sciagura o mancanza iniziale

20) ritorno dell'eroe

21) sua persecuzione

22) l'eroe si salva

23) l'eroe arriva in incognito a casa

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24) pretese del falso eroe

25) all'eroe è imposto un compito difficile

26) esecuzione del compito

27) riconoscimento dell'eroe

28) smascheramento del falso eroe o dell'antagonista

29) trasfigurazione dell'eroe

30) punizione dell'antagonista

31) nozze dell'eroe

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APPENDICE 2

Canzoni in Peter and Wendy

p. 53

Avast belay, yo ho, heave to, / A-pirating we go, / And if we’re parted by a

shot / We’re sure to meet below!

p. 58

Yo ho, yo ho, the pirate life, / The flag o’ skull and bones / A merry hour, a

hempen rope, / And hey for Davy Jones.

p. 62

Avast belay, when I appear, / By fear they’re overtook; / Nought’s left upon

your bones when you / Have shaken claws with Cook.

p. 72

Wendy:

“I wish I had a pretty house, / The littlest ever seen, / With funny little red

walls / And roof of mossy green.”

Bimbi Sperduti:

“We’ve built the little walls and roof / And made a lovely door, / So tell us,

mother Wendy, / What are you wanting more?”

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Wendy:

“Oh, really next I think I’ll have / Gay windows all about, / With roses

peeping in, you know, / And babies peeping out.”

Bimbi Sperduti:

“We’ve made the roses peeping out, / The babes are at the door, / We

cannot make ourselves, you know, / ‘Cos we’ve been made before.”

Canzoni in Peter Pan, or The Boy Who Would Not Grow Up

p. 86

“Yo ho, yo ho, the pirate life, / The flag o’ skull and bones / A merry hour, a

hempen rope, / And hey for Davy Jones!”

p. 88

“Avast belay, to ho, heave to, / A-pirating we go, / And if we’re parted by a

shot / We’re shure to meet below!”

p. 92

“Yo ho, yo ho, when I say “paw”, / By fear they’re overtook, / Naught’s left

upon your bones when you / Have shaken hands with Hook!”

p. 106

“I wish I had a woodland house, / The littlest ever seen, / With funny little red

walls / And roof of mossy green.”

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p. 166

Hook:

“Then here is to Johnny Plank – Avast, belay, the English brig / We took and

quickly sank, / And for warning to the crew / We made them walk the plank!”

Pirati:

“Yo ho, yo ho. The frisky cat, / You walks along it so. / Till it goes down and

you goes down / To tooral looral lo!”

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APPENDICE 3

Edoardo Bennato,Sono solo canzonette 1980

MA CHE SARÀ

Ma che sarà, che cosa t'offrirà

quest'altra storia, quest'altra novità

l'unico rischio è che sia tutto finto

e che sia tutta pubblicità!...

Ma che ne sai, se non ci provi mai

che rischi corri se non vuoi volare

coi piedi a terra, legato alla ragione

ti passa presto, la voglia di sognare!

Ma è quello che vogliono da te

già appena nati ci hanno abituati

a non pensare, a darci l'illusione e

sempre con la scusa della ragione!...

E anche se fosse solo finzione

solo il pretesto per fare una canzone!

vale la pena almeno di tentare

se è un'occasione per poter volare

allora non la sprecare, prova a

volare!...

Attenzione-attenzione! Comunicato

ufficiale!

parla l'organo del partito, non

lasciatevi suggestionare!

Quella voce che vi invita a volare

è di un maniaco sabotatore!...

Spegnete la radio adesso

giradischi e registratori, presto!...

presto!...

Ma la radio va e non si fermerà

ti prenderà per mano ti insegnerà a

volare

visti dall'alto i draghi del potere

ti accorgi che son draghi di

cartone!...

E anche se fosse solo finzione

solo il pretesto per fare una canzone!

vale la pena almeno di tentare

se è un'occasione per poter volare

allora non la sprecare, prova a

volare!...

Attenzione-attenzione! A tutte le

persone serie!

consapevoli, equilibrate, non

lasciatevi suggestionare!

abbiamo ben altri progetti per voi

uomini del 2000, saggi e civili

perciò prestate attenzione

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solo alla voce della ragione!...

Ma la radio va e non si fermerà

ti prenderà per mano, ti insegnerà

a volare,

visti dall'alto i draghi del potere

ti accorgi che son draghi di cartone!...

Ma non le ali sono di cartone

se resti a terra che vuoi capire

con la scusa di schiarirtele

ti confonderanno sempre più le idee

ti manderanno allo sbaraglio in questa

farsa, nel ruolo di comparsa!...

Ma basta che voli in alto

ma basta che ti alzi un poco

e forse scopri che quello che ti faceva

paura era soltanto un gioco!

e adesso, hai l'occasione per poter

volare, allora, non la sprecare, prova

a volare!...

Prova ma che ne sai

se non ci provi mai non puoi

sapere se vale o no la pena

di tentare, è un'occasione

per volare!...

Adesso basta! Fatelo stare zitto!

Abbiamo troppo sopportato!

Abbiamo troppo tollerato!

E' un provocatore! Fatelo tacere!

....Fatelo tacere!....

IL ROCK DI CAPITAN UNCINO

Ciurma!... questo silenzio cos'è?!...

Svegliaa!... tutti a rapporto da me!...

Spugnaa!... pendaglio da forca!....

.... possibile che nessuno si muove?!

.... ma sono o no il comandante

di questa lurida nave?!....

di questa lurida nave?!

Sono o non sono il Capitan Uncino?

e allora quando vi chiamo

lasciate tutto e correte

e fate presto perché

chi arriva tardi lo sbrano!

Avanti chi mi dà notizie di Peter Pan

lo voglio vivo però

quando l'acchiappo non so

che cosa gli farò!...

Si prende gioco di me

e fa il gradasso perché

quei branchi di mocciosi

lo stanno ad ascoltare

lo credono un eroe!

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Ma è solo un qualunquista

un esibizionista

di tutti i miei nemici

è il più pericoloso

è il primo della lista!

Ma a voi vi sembra giusto

durante un duello

ha preso la mia mano

l'ha data in pasto a quel

dannato coccodrillo!....

Ma non la passa liscia

gliela farò pagare

con le mie stesse mani

anzi, col mio uncino

lo dovrò scannare!....

Eccolo in vista!... è lui con tutta la

banda!...

Meglio!... che questa volta si

arrenda!...

Non voglio prigionieri!... mi basta

solo un ostaggio!

.... la ragione è dalla vostra parte

ricordatevelo!...

Avanti all'arrembaggio!... Avanti

all'arrembaggio!...

Sono o non sono il Capitan

Uncino, eh?

e allora avanti col coro!

Cantate tutti con me e ripetete con

me

gli slogan che vi ho insegnato!...

Veri pirati noi siam! Contro il sistema

lottiam!

Ci esercitiamo a scuola a far la faccia

dura

per fare più paura!... Ma cosa c'è di

male?

Ma cosa c'è di strano?... Facciamo un

gran casino

ma in fondo lavoriamo per Capitan

Uncino!...

Io sono il professore della rivoluzione!

della pirateria io sono la teoria

il faro illuminante!

Ma lo capite o no? Ve lo rispiegherò!

per scuotere la gente, non bastano

i discorsi

ci vogliono le bombe!

Io ero un benestante, non mi

mancava niente

ma i soldi di papà, li spendo tutti qua

a combattere sul fronte!

Chi si arruolerà! Un bel tatuaggio

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avrà!

ma da quel trampolino, io a chi non

vuol firmare

lo sbatto giù nel mare!...

....Si batte la fiacca eh?

io mi sacrifico per voi

e questo è il vostro

ringraziamento?....

NEL COVO DEI PIRATI

Nel covo dei pirati c'è poco da

scherzare

chi non si arruola finisce in fondo al

mare...

Finanche i più convinti, finanche i più

decisi

a denti stretti si sono tutti arresi....

Tu invece sei la sola che va così

sicura

sul trampolino di Capitan Uncino...

Ma dimmi come fai a non aver paura

o sei incosciente oppure sai che è un

sogno

che non dura!...

Come sei brava a raccontare

ad inventarti quelle avventure

sembrano vere...che fantasia che

hai!...

Continua il tuo racconto, mi

sembra di vederti

al punto giusto lui arriverà a

salvarti...

Tutte le tue avventure son belle da

sognare

però nei sogni non ti puoi rifugiare....

Non vedi il tempo corre e non lo

puoi fermare

diventi grande e ti vogliono

cambiare...

E questo ti spaventa, i grandi sono

strani

fanno paura più dei pescecani.

Ma proprio adesso, ti vuoi fermare

non ti interessa di far vedere se è

proprio vero che non ti arrendi mai!...

Nel covo dei pirati c'è poco da

scherzare

chi non si arruola finisce in fondo al

mare…

Ma tu con i pirati sai già che cosa fare

è un tuo vantaggio e non ci

rinunciare!...

.... Tu già lo sai cosa fare

è come nei sogni, è come nelle

avventure

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ma il principe azzurro stavolta

forse non viene

e contro i pirati dovrai lottare

davvero!...

... Ma oramai già lo sai dai pirati

cosa ti puoi aspettare!

Ti potranno insultare, minacciare, in

fondo è il loro mestiere!

Ti faranno i versi, le boccacce, ti

faranno le facce scure!

E' per questo che si allenano davanti

allo specchio

quasi tutte le sere!...

Ma lo fanno per cercare di vincere le

loro stesse paure!

... Oramai già lo sai dai pirati cosa ti

puoi aspettare!

Ma è proprio questo il tuo vantaggio e

non ci rinunciare!

... Oramai già lo sai dai pirati cosa ti

puoi aspettare!

DOPO IL LICEO CHE POTEVO FAR

Dopo il liceo che potevo far

non c'era che l'Università

ma poi il seguito è una vergogna....

son fuori corso qui in facoltà

e me lo voglio dimenticar

e bevo, bevo come una spugna.

Son sempre ubriaco son sempre fatto

e arrivo a sera che son distrutto

così a furia di questo sballo

non so più quando non so più come

mi son scordato il mio vero nome

ma qui nel giro mi chiamano

Spugna, eccomi qua!...

Faccio il pirata ma non mi va

e tengo pure una certa età

son tutto buchi come una spugna

del movimento mi importa poco

faccio buon viso a cattivo gioco

e bevo, bevo senza ritegno....

Quel Peter Pan non mi ha fatto niente

però deve essere un gran fetente

perché lo dice il mio comandante

mi fa una rabbia il fatto che vola

pur non essendo mai andato a scuola

mentre io ci provo ma poi

mi ritrovo a testa in giù!....

Lo so che non valgo molto

son livido, son sconvolto

c'è poco da scherzare....

Ma voglio volare anch'io

volare a modo mio

il prezzo è assai alto

ma ci riuscirò!

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.... E ora ho trovato la giusta via

sono qualcuno in pirateria

e questo ormai è il mio destino....

e se qualcuno mi vuol fermare

sono disposto anche a sparare

sono devoto a Capitan Uncino....

Ai suoi discorsi son sempre presente

ma non so bene cosa abbia in mente

e non mi faccio più troppe domande

e non m'importa dov'è il potere

finché continua a darmi da bere

non lo tradisco e fino all'inferno

lo seguirò... non lo tradisco e fino

all'inferno lo seguirò!...

L’ISOLA CHE NON C’E’Seconda stella a destra, questo è il

cammino

e poi dritto, fino al mattino

poi la strada la trovi da te

porta all'isola che non c'è.

Forse questo ti sembrerà strano,

ma la ragione ti ha un po' preso la

mano

ed ora sei quasi convinto che

non può esistere un'isola che non c'è.

E a pensarci, che pazzia,

è una favola, è solo fantasia,

e chi è saggio, chi è maturo lo sa

non può esistere nella realtà.

Son d'accordo con voi, non esiste una

terra

dove non ci sono né santi né eroi

e se non ci son ladri, se non c'è

mai la guerra

forse è proprio l'isola che non c'è...

che non c'è...

E non è un'invenzione

e neanche un gioco di parole

se ci credi ti basta perché

poi la strada la trovi da te...

Son d'accordo con voi:

niente ladri e gendarmi,

ma che razza di isola è?

Niente odio e violenza,

né soldati né armi

forse è proprio l'isola

che non c'è.. .che non c'è...

Seconda stella a destra, questo è il

cammino

e poi dritto fino al mattino

non ti puoi sbagliare perché

quella è l'isola che non c'è...

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E ti prendono in giro se continui a

cercarla

ma non darti per vinto perché

chi ci ha già rinunciato e ti ride alle

spalle

forse è ancora più pazzo di te...

ROCKOCCODRILLO

Non lo sentite?... che strano

ticchettio!

è il primo allarme, poi dopo arrivo io!

non voglio alcun vantaggio

ma non è per coraggio

è perché sono il più cattivo....

.... e mi diverte, il fatto d'inseguirvi

ci provo gusto, mi piace tallonarvi

non vi dò tregua mai!

perciò poveri voi!... restate in

guardia

che sta arrivando il vostro

co-co-co-co-coccodrillo! Sono

diplomato

ed insegno ritmo, ballo, sono un

maestro!

Scappate pure, correte se vi pare!

io vado piano, io non mi dò da fare!

io non mi affanno troppo

vi aspetto tutti al varco

e quando è l'ora di fare i conti....

.... io mi presento al ritmo di una

sveglia

il ritmo batte, vi dà una strana voglia

che strana tentazione

che voglia di ballare!... non resistete

che sta arrivando il vostro

co-co-co-co-coccodrillo! son

diplomato

ed insegno ritmo, ballo, sono un

artista!

Persone serie, voi, persone rispettate!

siete le peggio, perché voi resistete!

voi non vi abbandonate mai

voi non vi concedete mai

fate violenza, a voi stessi...

.... e poi con gli altri, per rabbia vi

sfogate!

non è corretto, ma quando la

smettete?

si voi, persone serie!.... ma fatemi

il piacere!

seguite il ritmo, e andate a tempo

col vostro co-co-co-co-coccodrillo!

Andate a tempo e seguite tutti

il ballo, e non sgarrate!...

E voi banditi, pirati e contrabbando!

è da parecchio che vi sto osservando!

ma che rivoluzione! la vostra

aspirazione

è diventare ne più e ne meno

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come quelle

... persone serie, persone rispettate

che per scemenza guardate e

scimmiottate!

che bella situazione!... l'unica

soluzione

è di cercare di andare a tempo

col vostro co-co-co-co-coccodrillo!

capire il ritmo e farsi un altro ballo

....un altro giro!....

Ma che razza di coccodrillo sei?

Vuoi far ballare tutti noi,

ma non si capisce cosa vuoi!...

Sì, perché non ci spieghi cosa vuoi?

perché non ci dici chi ti manda

che razza di coccodrillo sei?...

Ve l'ho già detto io sono il più cattivo!

Io vi dò il tempo, anzi il tempo sono

io!

Il tempo a volte è strano, ma il

tempo è galantuomo!

Io non vi imbroglio, ma non mi si

può imbrogliare!

Io vado piano, ma non mi si può

fermare!

Dà tempo al tempo e i conti devon

tornare,

seguite il ritmo e andate a tempo

col vostro co-co-co-co-coccodrillo

a volte piango non mi vergogno a

dirlo,

ma son tutte lacrime di co-co-co-

co-coccodrillo

ma son solo lacrime di co-co-co-

co-coccodrillo

io vi dò il tempo ma sono un

coccodrillo

son galantuomo, ma sono un

coccodrillo,

a volte piango...

TUTTI INSIEME LO DENUNCIAM

Ma che rabbia che mi fa

non lo posso tollerar

i miei figli si son fissati

quel pagliaccio me li ha stregati!

Non mi ascoltano più, lo sai?

e non parlano che di lui

si son presi un'infatuazione

per quel guitto da baraccone!...

Si Agenore, lo so

e tanto torto non ti dò

i discorsi di quel tipo che vola

li distraggono dalla scuola!

però Agenore, per me

tu esageri, perché

non è poi così tanto grave

sono favole inoffensive!...

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Lo difendi pure, e già!

e lui intanto sai che fa?

canta favole e non fa niente

si diverte e prende in giro la gente!

mentre io sgobbo fino a sera

come un asino da soma

quello inventa quei discorsi assurdi

ma che bel metodo per far soldi!....

Io la penso come te

ma il problema sai qual è?

Oggi i giovani son tutti eguali

perché mancano gli ideali!...

Gli ideali glieli dò io!

sono stato ragazzo anch'io

ma a quei tempi che vuoi sognare

c'era solo da lavorare!...

... La senti questa voce da lontano?

deve essere quel pazzo ciarlatano!

non lo sopporto più, non lo sopporto

basta con tutte quelle frottole!

frottole!.... dice che li farà volare,

volare, ma dove volare, ma

dove?....

.... Ma volare dove? .... chissà!....

sono fuori dalla realtà!

sono fuori dalla ragione

tutta colpa di quel buffone!...

.... Non possiamo restare

impotenti a guardare, quel

mascalzone lo dobbiamo fermar, o

tutti i nostri figli ci contagerà!....

.... Genitori, che si fa?

ci dobbiamo organizzar!

per poterlo denunciare alla pubblica

opinione, sì sì presto

presto, non si può più aspettare

neanche un po'!... è un dovere

è un dovere, di ogni saggio genitore

provvedere, provvedere, smascherare

l'impostore....

.... Genitori, che si fa?

ci dobbiamo organizzar!

per poterlo denunciare alla

pubblica opinione, sì sì presto

presto, non si può più aspettare

neanche un po'!... è un dovere

è un dovere, di ogni saggio

genitore

provvedere, provvedere, smascherare

l'impostore....

tutti insieme noi lo denunciam

non ci lasceremo infinocchiar…

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SONO SOLO CANZONETTE

Mi ricordo che anni fa

di sfuggita dentro un bar

ho sentito un juke-box che suonava

e nei sogni di bambino

la chitarra era una spada

e chi non ci credeva era un pirata!

.... e la voglia di cantare

e la voglia di volare

forse mi è venuta proprio allora

forse è stata una pazzia

però è l'unica maniera

di dire sempre quello che mi va!...

Non potrò mai diventare

direttore generale

delle poste o delle ferrovie

non potrò mai far carriera

nel giornale della sera

anche perché finirei in galera!

.... mai nessuno mi darà

il suo voto per parlare

o per decidere del suo futuro

nella mia categoria

è tutta gente poco seria

di cui non ci si può fidare!...

Guarda invece che scienziati,

che dottori, che avvocati,

che folla di ministri e deputati!

pensa che in questo momento

proprio mentre io sto cantando

stanno seriamente lavorando!

.... per i dubbi e le domande

che ti assillano la mente

va da loro e non ti preoccupare

sono a tua disposizione

e sempre, senza esitazione

loro ti risponderanno!...

.... io di risposte non ne ho!

io faccio solo rock'n'roll!

.... se vi conviene bene

io più di tanto non posso fare!...

Gli impresari di partito

mi hanno fatto un altro invito

e hanno detto che finisce male

se non vado pure io

al raduno generale

della grande festa nazionale!

.... hanno detto che non posso

rifiutarmi proprio adesso

che anche a loro devo il mio

successo,

che son pazzo ed incosciente

sono un irriconoscente

un sovversivo, un mezzo

criminale!...

Ma che ci volete fare

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non vi sembrerò normale

ma è l'istinto che mi fa volare!

non c'è gioco né finzione

perché l'unica illusione

è quella della realtà, della ragione!

.... però a quelli in malafede

sempre a caccia delle streghe

dico: no! non è una cosa seria!

e così è se vi pare

ma lasciatemi sfogare

non mettetemi alle strette

e con quanto fiato ho in gola

vi urlerò: non c'è paura!

ma che politica, che cultura,

sono solo canzonette

The Smashing Pumpkins SAD PETER PAN

It's the plan of most

To discover that magnificent ghost

When did I get perverted

And my innocent eyes diverted

from the view so grand

Imbued with distractions

I'm greedy like Senior Babbitt

I'm just chasing that electric rabbit

I'm a reluctant rebel

I just want to be Aaron Neville

With a crown on my head

And my denim shirt all dark with

sweat

I'm just pushing the paint around

On advice from your lying mouth

You touched me and then you ran

And left a sad Peter Pan

All alone and awkward

But a transformation, I swear it will

occur

Kate Bush Lionheart 1978

IN SEARCH OF PETER PAN

It's been such a long week.

So much crying.

I no longer see a future.

I've been told when I get older

That I'll understand it all.

But I'm not sure if I want to.

Running into her arms

At the school gates

She whispers that I'm a poor kid.

And Granny takes me on her knee.

She tells me I'm too sensitive.

She makes me sad.

She makes me feel like an old

man.

She makes me feel like an old

man.

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They took the game right out of it.

They took the game right out of it.

When I am a man

I will be an astronaut,

And find Peter Pan.

Second star on the right,

Straight on 'til morning.

Second star on the right,

Straight on 'til morning.

Dennis loves to look

In the mirror.

He tells me that he is beautiful.

Patty Griffin Flaming red 1998

PETER PAN

Hey, peter pan

I'm going home now

I've done all I can

Besides I'm grown now

I'll think of you all painted with the

night

You sit and watch from somewhere

As one by one the lights go out

I wrote a note to tell you how you

matter

When the rain came down

All the letters scattered

And washed away

Drifted off to never

Where you'll be safe from me now

forever

I believe you now when

You say that this will hurt

So I don't have to go and

Play with you in the dirt now

Hey peter pan

I'm going home now

I'm all grown up

Your on your own now

I'll think of you all painted with the

night

You sit and watch from somewhere

As one by one the lights go out

Enrico RuggeriPeter Pan 1991

PETER PAN

Dicono tutti che non c'è

ma io l'ho visto so dov'è

forse non immagini

ma non è difficile comprendere.

L'hanno lasciato in libertà

vive lontano non è qua

forse si nasconde in mezzo agli

alberi

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Vola veloce su di noi

fotografare tu non puoi

chiede ad una farfalla che

gli faccia compagnia.

Ti abbandoni liberi le mani

non ti piace stare sveglio

meglio di così

non saremo mai

Ti addormenti dimmi che lo senti

che ti sta toccando piano

piano quanto vuoi

come le carezze che non hai.

Dicono che non tornerà

ma come lo chiamo ci sarà

mi aiutava sempre a fare i compiti.

Vola veloce su di noi

cosa mi dice tu non sai

vola raccontando quando

non lo sentirai.

Ti confonde dopo ti riprende

quando vuole ti cattura

sei sicura che

non lo vuoi con te?

Ti accompagna mare che ti bagna

come fosse un temporale

sale dove vuoi

se ci credi forse lo vedrai.

Chi sei dimmi cosa vuoi?

Cosa devi raccontare?

Ci sei? Dimmi come sei

moriremo crescendo

chi sei dimmi cosa fai

a girare tutto il mondo

ci sei? Dove volerai

solamente con la fantasia?

Ti abbandoni liberi le mani

non ti piace stare sveglio

meglio di così non saremo mai

Ti confonde dopo ti riprende

quando vuole ti cattura

sei sicura che

non ci credi e non lo vuoi con te.

Chi sei dimmi cosa vuoi?

Cosa devi raccontare?

Ci sei dove volerai

solamente con la fantasia?

Ti abbandoni liberi le mani

non ti piace stare sveglio

meglio di così

non saremo mai davvero noi.

Chi sei dimmi cosa vuoi?

Cosa devi raccontare?

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Ci sei dimmi come sei?

Moriremo crescendo

chi sei dimmi come fai

a girare tutto il mondo

ci sei dove volerai?

Chi sei dimmi cosa vuoi?

Cosa devi raccontare?

Ci sei dove volerai?

Chi sei dimmi come sei?

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APPENDICE 4

1) From the December 1965 Horn Book Magazine2

Walt Disney Accused IN THE SPRING of this year Max Rafferty, California’s Superintendent of Public

Instruction, wrote an article praising Walt Disney as “the greatest educator of this century.”

Frances Clarke Sayers challenged Dr. Rafferty’s stand in a letter to the Los Angeles

Times, which we reprint with Mrs. Sayers’ permission.

It is a pity, in this fairest of springs, to break into the idyllic world of Dr. Max Rafferty

and Walt Disney with a blast of anger, but it must be done.

I, too, am an educator, and because I am, it will take more than “a spoonful of sugar

to make the medicine go down” — the medicine of Dr. Rafferty’s absurd appraisal of Walt

Disney as a pedagogue.

Mr. Disney has his own special genius. It has little to do with education, or with the

cultivation of sensitivity, taste, or perception in the minds of children.

He has, to be sure, distributed some splendid films on science and nature, but he

has also been a shameless nature faker in his fictionalized animal stories.

I call him to account for his debasement of the traditional literature of childhood, in

films and in the books he publishes:

He shows scant respect for the integrity of the original creations of authors,

manipulating and vulgarizing everything for his own ends.

His treatment of folklore is without regard for its anthropological, spiritual, or

psychological truths. Every story is sacrificed to the “gimmick” (Dr. Rafferty’s word) of

animation.

2 www.hbook.com

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The acerbity of Mary Poppins, unpredictable, full of wonder and mystery, becomes,

with Mr. Disney’s treatment, one great marshmallow-covered cream puff. He made a

young tough of Peter Pan, and transformed Pinocchio into a slapstick sadistic revel.

Not content with the films, he fixes these mutilated versions in books which are cut

to a fraction of their original forms, illustrates them with garish pictures, in which every

prince looks like a badly drawn portrait of Cary Grant, every princess a sex symbol.

The mystical Fairy with the Blue Hair of the Pinocchio turns out to be Marilyn

Monroe, blonde hair and all.

As for the cliché-ridden texts, they are laughable. “Meanwhile, back at the castle . .

.”

Dr. Rafferty finds all this “lone sanctuaries of decency and health.” I find genuine

feeling ignored, the imagination of children bludgeoned with mediocrity, and much of it

overcast by vulgarity. Look at that wretched sprite with the wand and the over-sized

buttocks which announces every Disney program on TV. She is a vulgar little thing, who

has been too long at the sugar bowls.

FRANCES CLARKE SAYERS

Senior Lecturer, School of Library Service

and Department of English, UCLA

The controversy culminated in an interview with Frances Clarke Sayers, conducted

by Charles M. Weisenberg, Public Relations Director of the Los Angeles Public Library.

The interview was published in the August issue of F. M. and Fine Arts and is reprinted

here with the permission of Mrs. Sayers, Mr. Weisenberg, and F. M. and Fine Arts.

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CMW: Your criticism of Walt Disney has created a considerable stir among Los

Angeles parents and educators, many of whom feel that the twenty-five million children’s

books published by his companies are bringing good literature and culture to the young

people of the twentieth century.

SAYERS: I think the number of books published by Mr. Disney has nothing to do

with whether or not he is bringing literature to children. That judgment has got to be based

on quality rather than quantity. It’s the same old problem that continually plagues American

culture. I would rather have children playing their own games out of doors in the sunlight

than getting the misrepresentation of literature as given by Walt Disney.

CMW: I wonder if we might look at what he is giving them in rather specific terms.

I’m talking about Walt Disney’s use of folk tales and his reinterpretations of standard

children’s literature. In terms of quality and style, to what do you object?

SAYERS: I find almost everything objectionable. First let’s take the folklore. One of

the great faults he has is to destroy the proportion in folk tales. Folklore is a universal form,

a great symbolic literature which represents the folk. It is something that came from the

masses, not something that is put over on the masses. These folk tales have a definite

structure. From the folk tale, one learns one’s role in life; one learns the tragic dilemma of

life, the battle between good and evil, between weak and strong. One learns that if he is

kind, generous, and compassionate, he will win the Princess. The triumph is for all that is

good in the human spirit. There is a curious distortion of all these qualities in Disney’s

folklore. He does strange things. He sweetens a folk tale. Everything becomes very

lovable. In Cinderella, for example, the birds are too sweet, and a great deal of attention is

paid to the relationship of Cinderella to the birds and the mice. You realize this technique

gives animation a chance to operate, but it destroys the proportion and purpose of the

story, the conflict and its resolution. Folk tales are so marvelous in structure and

symbolism that this distortion of the elements is particularly bad.

CMW: But aren’t folk tales currently being criticized because they are terribly gory,

and doesn’t Walt Disney eliminate the gore?

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SAYERS: He eliminates it on one hand, but on the other, he will accentuate it. In

Snow White, for example, he makes a sentimental world where the little animals are all so

cute, so curved, so soft; and then on the other hand, the villainess is depicted with such

exaggerated realism that many children lose the whole point of the story in their concern

over the terrible witch. The difference is partly between something that is heard and

something that is seen. When a child reads about a witch, a child knows immediately that

a witch is evil. But when he sees the terrible witch in detail, it has greater impact. It’s as if a

musician were playing and simply distorting the music by making it loud where the

composer called for it to be soft, and by playing the whole thing out of key with no respect

for the mood or the message or the markings of the composer.

CMW: You talk about the message. Isn’t it true that in Disney books good always

triumphs? Don’t we always get a moral lesson before we’re done?

SAYERS: That’s another thing he does, always making it so obvious. In Pinocchio,

which is one of the children’s classics, he labels everything. He leaves nothing to the

imagination of the child. In the original story of Pinocchio, there is a cricket. The cricket

gives Pinocchio good advice, to which he pays no attention. In the Disney book, it’s

labeled that this cricket is the conscience of the child. That’s sort of overworking the idea.

CMW: Are you saying Disney restricts the child’s need to think as a child does when

he reads the more traditional versions?

SAYERS: Yes; precisely. Disney takes a great masterpiece and telescopes it. He

reduces it to ridiculous lengths, and in order to do this he has to make everything very

obvious. It all happens very quickly and is expressed in very ordinary language. There is

nothing to make a child think or feel or imagine.

CMW: Another book that comes to mind, perhaps the one that is receiving the most

current attention, is Mary Poppins. I noted there are several editions put out by Disney,

apparently aimed at different age levels. Do you feel there is an attempt being made to

bring stories like Mary Poppins down to children who are really not ready for them?

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SAYERS: I think Mr. Disney is basically interested in the market. He sees this all as

a means of reaching a wider audience. With Mary Poppins, again, I’m talking of the book

as it was originally conceived; in this form it is one of the most creative, imaginative and

original efforts in the field of children’s literature. In an effort to reach all the children,

Disney belittles them. Mary Poppins is a story that almost anyone would be interested in

from the age of four to eighty. It could be read aloud to a child of four. Like all great books,

it is without age limits. What I deplore about Mr. Disney is his tendency to take over a

piece of work and make it his own without any regard for the original author or to the

original book.

CMW: Then he takes a book like Mary Poppins or Treasure Island and simplifies it.

Might not the child be introduced to the book at too early an age and then not bother with it

later because he thinks he has read that book?

SAYERS: This would be a great loss. The same problem exists in certain rewriting

of the classics in order that everyone can read them. You know, some educators believe in

this. They believe that it is important for a child who has no skill in reading to read a

rewritten Treasure Island or a rewritten Tom Sawyer so that he can have the book. I think

that this is a false concept of education because all children have in the rewritten edition is

the plot, and the plot is the least important part of a great book. Much of the book — the

atmosphere, the feeling, the emotion, the language, the skill and artistry of the writer — is

lost. It’s like reading the Reader’s Digest. When you ask someone if they read such and

such a book, they will never say, “Yes, I have read it.” They will say, “I read the Reader’s

Digest edition,” because, as adults, they know the difference. Many educators say that it’s

better that they at least know that such a book exists. I don’t agree. There is no reason

why good books should be lowered or lessened to meet the demands of people who are

not ready or interested enough to make the effort to read.

CMW: What about the children who are not ready to read quality literature; isn’t

Disney fulfilling a need?

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SAYERS: There are books for such children and I don’t think Disney has any place

in that field. It seems to me that it’s a matter of merchandise with Mr. Disney. He is seeking

that which sells quickly and easily to the mass market. What I deplore is that such books

seem to show so little respect for the imagination of a non-reading child and so little

respect for the capacity of a reading child.

CMW: Let’s turn to art and matters of illustration. What about Disney’s art? You

spoke of his illustrations of the witches being particularly devastating and his illustrations of

the birds being too sweet; how would you rate the artistic or aesthetic quality of the

drawings of the Disney books in comparison with what is available in other children’s

books?

SAYERS: Here again I think that a major crime has been committed. In the first

place, you cannot attribute these pictures to any one artist; the pictures in the books are

done by the Disney staff. The minute you have a collective illustration, you lose one of the

great qualities of an illustrator, which is his own style, his own conviction. In every book,

you get the “Disney look.” The simpering female, the badly drawn prince, a cartoonish

nature, and a lack of respect for the anatomy of animals. This is a particularly tragic aspect

of Mr. Disney’s books because the illustrations in children’s books, especially in America

during the last twenty-five years, have made a golden era in picture books. Some of our

finest artists — not only our great illustrators, but the great artists, men and women whose

pictures hang on the walls of museums — have illustrated books for children. Each book is

a separate and individual experience, and the children who have access to these books

are learning about all the subtleties of art and subtleties of appreciation and enjoyment.

CMW: What do you say to those who say that the cartoon style of drawing is really

a form of American art and that you simply aren’t willing to accept it?

SAYERS: I’m willing to accept certain cartoons. I just can’t accept Disney. I have

been accused of being the sort of person who would take the blanket away from Linus in

Peanuts because I object to Walt Disney. I think that Peanuts is absolutely perfect in its

conception and in its drawing. It is so close to children and so close to the universal

experience. It isn’t that I’m anti-cartoon. Some of our great picture book artists, Robert

McCloskey, for example, have the same marvelous stern, sharp lines; the same beautiful

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control of line, strong and definitive; and the ability to exaggerate certain aspects of a

person. These are the makings of a fine cartoonist. Here again, I think there’s a quality of

muddy color in Disney pictures, mushy outlines and nebulous design.

CMW: There’s another aspect of a book that I think we should cover. We’ve talked

about literary style; we’ve talked about illustrative styles; but how about things like

characterization? Do you find significant differences in the characterization of people and

creatures in the Disney version of standard children’s works and folk tales?

SAYERS: Yes. Disney seems to think that the names he gives creatures are better

than the names the original author gave them. [...]

CMW: Some might say that Disney has updated the story and introduced a degree

of sophistication that is necessary in the twentieth century.

SAYERS: I don’t think it is necessary. What if a child does meet a game he’s not

known before? What if he doesn’t know what battledores are? There are other things

mentioned here such as hide-and-seek, balls, strutting about wearing hats, whistling and

shouting. I think the truth is that Walt Disney has never addressed himself to children once

in his life — never. This material is made to reach an adult audience. This is the whole

trouble. Everything is made to reach everyone, and in order to reach everyone, he must

introduce the Hollywood touch. Every illustration of a girl in Disney’s books looks like the

Hollywood queen and every picture of the hero looks like a badly drawn Cary Grant.

Obvious symbols of an adult world.

CMW: Mr. Disney is a free enterprise agent in a very competitive line. Do you feel

that Mr. Disney has any responsibility or obligation to preserve the traditional or the

original? Does he have any responsibility or obligation to further what would be considered

quality literature?

SAYERS: I feel that anybody who addresses himself to children has a responsibility,

and that responsibility is to make available to children the very best that has ever been

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produced and to sustain the distinction of what has been produced. Everybody in the

popular entertainment field or in the popular arts has a responsibility. It’s not that I want

everybody to be precious or snobbish; it’s that I want everybody to be sincere. They

should present what is individually their own point of view instead of taking someone’s

point of view and distorting it and even profaning it.

CMW: Are we making a distinction here between destroying or profaning something

and simply modernizing it? In the last fifty years the American language has changed

enormously. Is there a distinction here between the destruction of something and the

updating or modernizing of it to make it more acceptable?

SAYERS: I’ve heard people ask, What’s so sacred about a classic that you can’t

change it for the modern child? Nothing is sacred about a classic. What makes a classic is

the life that has accrued to it from generation after generation of children. Children give life

to these books. Some books which you could hardly bear to read are, for children, classic.

Black Beauty is dated, Victorian, and a tear jerker, but it has an enduring life because

when you read Black Beauty — you feel like a horse. This is the quality that must be

preserved, that makes a classic. A lot of people living in an ivory tower saying a book is a

classic doesn’t make it one. To be a classic means that it has enduring life which is given

to it from its readers.

Now, on this matter of updating and changing the language. As a teacher at the

university level, I see that one of the great lacks in the modern college student is a

knowledge of the past. He lives in a kind of vacuum between birth and death with very little

relationship to anything that has gone on before. I think you can overdo this updating. If

something seems dated to you, then it’s dated and you don't have to read it. But there will

be many children who do like it. Children always ask Mother to tell about the olden times

when she was little. There is a genuine interest in olden times with old language, with the

language of Howard Pyle in his King Arthur stories and Robin Hood. We’re caught in the

pace of modern living — this emphasis on the “quick take,” on the magazine that says it

will take you eight minutes to read an article. It seems to me that here is a tendency that

ought to be denied in part. Certain children do read in the past; they love the old language;

they love the sound of words. I don’t think it’s good enough to say something is better

because is it updated and modern.

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CMW: You talk about the “quick take”; are you suggesting that the kind of rewriting

that Disney engages in accustoms young children to wanting everything that way? And

that their future reading might also be limited by this background?

SAYERS: Precisely. That’s it exactly. If everything is made so obvious that it asks

nothing of the readers, then after a while, their ability to respond is atrophied. And they

grow up as young people unable to take anything from a printed page, or they become

bored because they haven’t discovered the nuances, the differences of opinion, the

differences of approach between one author and another. Children can be trusted to skip

what they don’t like in a book. That’s perfectly all right. But to have it all reduced to the

supposedly twelve-year-old mind of the adult public is what I object to. I think the great skill

of the animators in the Disney films and the control of all the techniques of animation and

drawing are interesting in themselves; but they should be subordinate to the material, and I

think that, too often, they are not.

CMW: In all honesty, do you think quality children’s literature is marketable to a

mass audience in America today?

SAYERS: I think you can find the answer to that in the public libraries all over the

country. The folk tales, the fantasy, the fiction, as well as the great and wonderful field of

non-fiction, circulate by the millions. These books are marketable because children

consume them.

CMW: Walt Disney has been praised by a great many people. One of them was

Max Rafferty, Superintendent of Public Instruction in California. Not too long ago, he wrote

a column about Walt Disney in which he called him a great educator. He said: “Disney’s

live movies have become lone sanctuaries of decency and health in the jungle of sex,

sadism and pornography created by the Hollywood producers. His pictures don’t dwell on

dirt; they show life as something a little finer than drunken wallowing in some gutter of self-

pity. The beatniks and degenerates think his films are square. I think they’re wonderful.”

Couldn’t this quotation perhaps be applied to the books of Walt Disney? Aren’t his

books also an oasis in a field of smut that fills the newsstands from one end of the city to

another?

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SAYERS: I once heard Jessamyn West give a marvelous address at an American

Library Association meeting in which she said there was only one kind of dirty book, and

that was a book which falsified life. I think Disney falsifies life by pretending that everything

is so sweet, so saccharine, so without any conflict except the obvious conflict of violence. I

think that even in the lines of Mother Goose you find an element that is in all great

literature, and that is the realization that in life there is a tragic tension between good and

evil, between disaster and triumph, and it isn’t all a matter of sweetness and light. The first

people to know this intuitively are the children themselves. In my experience as a

children’s librarian in the public libraries in New York City, I’ve had children come to tell me

things that happened in their homes that are as tragic and as dreadful as anything that

ever appeared in a book. We can’t make them think everything is sweet and lovely. This, I

think, is the tragic break in Disney. He misplaces the sweetness and misplaces the

violence, and the result is like soap opera, not really related to the great truths of life. It’s

set up so that you can sit there quietly and take on Peyton Place and all that utter

nonsense without really feeling a thing.

CMW: By way of closing I’d like to look to the positive side of children’s literature.

You’ve talked about the inadequacy of Disney’s illustrations, but who are the good or even

great illustrators? Who can reach the child of today with drawings that have the quality you

think should be found in a children’s book?

SAYERS: Robert McCloskey — we’ve already spoken of him. Maurice Sendak is an

outstanding illustrator. There is Marcia Brown, who’s doing marvelous illustrations in wood

blocks, who changes her style for every book she illustrates. When she illustrated

Cinderella she went into a French period because the earliest version of that story was a

French version. Here in Los Angeles we have Taro Yashima, the great Japanese illustrator

of children’s books. There are hundreds of them, really: Louis Slobodkin, the sculptor who

makes children’s picture books; James Daugherty, a famous muralist, whose Andy and the

Lion is a great classic of picture books — it’s the old-story of Androcles and the Lion which

he’s turned into a piece of Americana.

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CMW: Do you distinguish between the Disney work we’ve been talking about and

the Mickey Mouse material?

SAYERS: Yes. I remember vividly the Three Little Pigs, one of the early animated

films of Disney which I thought was absolutely enchanting, and the Donald Duck and

Mickey Mouse stories. In the early days I found them most original and pleasing. What I

am eager for people to do is to realize that in his own medium Walt Disney has made a

great contribution to the humor of the world. What I object to is his treatment of traditional

literature and of the great books of childhood.

CMW: Do you have an objection to the contemporary Donald Duck and Pluto and

other standard characters that he has created?

SAYERS: On the screen, no. That’s what they were created for and that’s where

they should be enjoyed. What I do object to is the milking of everything. For instance, that

terrible organization of children, The Mouseketeers, which makes me cringe. It’s making

everything a gimmick. In the early days and in certain other films, Disney is a master in his

own field. I just would like to have him stay in that field and not attempt to impose his

particular gifts on the literature and the arts of children.

CMW: What do you say to those people who say you are tearing down and

attacking a great American? Walt Disney has become more than just a man, hasn’t he?

He’s almost a household word. The Walt Disney imprint is accepted far and wide as a sign

of quality, and certainly the Disney imprint is accepted immediately as something good for

children.

SAYERS: You’re like the manager of a radio station who said to me, “It’s like

attacking motherhood to attack Walt Disney.” Just let me say that I am attacking Walt

Disney in relation to children’s literature, not in relation to many other things that he has

done. I think he is a genius in many ways. To the people who think that I am tearing down

an American institution, that he is a great educator, and that he is a great patron saint of

childhood because he’s put these books into his pictures, I have just one thing to say to

those people: If you read Mary Poppins, you will see what has happened to it in the film. If

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you read Treasure Island, Alice in Wonderland, and The Wind in the Willows, you will see

for yourself how Disney has destroyed something which was delightful, which was an

expression of an individual mind and imagination. I would say that before you condemn

anyone who attacks Disney, read the original classics and compare. Form your own

opinion. We all have that right.

2) Da Horn Book Magazine, numero di dicembre, anno 1965

Walt Disney sotto accusa Nella primavera di quest’anno Max Rafferty, sovrintendente alla Pubblica Istruzione

della California, scrisse un articolo in cui lodava Walt Disney come “il più grande educatore

di questo secolo”. Frances Clarke Sayers ha messo in discussione la presa di posizione

del Dott. Rafferty in una lettera inviata al Los Angeles Times, (che pubblichiamo col

permesso della signora Sayers).

“E’ un peccato, in questa magnifica primavera, irrompere nell’idilliaco mondo del

Dott. Max Rafferty e Walt Disney con una folata di collera, ma bisogna farlo.

Anch’io sono un educatore, e proprio perché lo sono, ci vorrà più di “un cucchiaio di

zucchero per mandar giù la medicina”… la medicina dell’assurda valutazione del Dott.

Rafferty su Walt Disney pedagogo.

Il signor Disney ha un suo particolare talento, che ha poco a che fare con

l’istruzione, o con il coltivare la sensibilità, il gusto o l’intuizione nelle menti dei bambini.

Sicuramente, ha distribuito alcuni splendidi film sulla scienza e sulla natura, ma è

stato anche un falsificatore senza vergogna della natura nelle sue storie inventate di

animali.

Deve spiegare la degradazione della tradizionale letteratura per l’infanzia che si può

notare sia nei film che nei libri da lui pubblicati.

Mostra scarso rispetto per l’integrità delle creazioni originali degli autori, con la

manipolazione e la volgarizzazione di ogni cosa per i suoi scopi.

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Il suo modo di trattare il folklore è senza riguardo per la verità antropologica,

spirituale o psicologica. Ogni storia è sacrificata al “trucco” (parola del Dott. Rafferty)

dell’animazione.

L’acerbità di Mary Poppins, imprevedibile, piena di meraviglia e mistero, diventa,

grazie al trattamento del signor Disney, un gran bignè alla panna ricoperto di

marshmallow. Ha fatto di Peter Pan un giovane bullo e ha trasformato Pinocchio in una

festa chiassosa e sadica impregnata di comicità di bassa lega.

Non contento dei film, fissa queste versioni mutilate in libri che sono ridotti a una

frazione della loro forma originale, li illustra con figure sgargianti in cui ogni principe

assomiglia a un ritratto mal fatto di Cary Grant, ogni principessa un sex symbol.

La mistica Fata Turchina di Pinocchio non è altro che Marilyn Monroe con i capelli

biondi e tutto il resto.

Per quanto riguarda i testi pieni di cliché, essi sono ridicoli. “Nel frattempo, al

castello…”

Il Dott. Rafferty trova che tutto questo sia “un isolato santuario di decenza e salute”.

Io trovo sentimenti genuini ignorati, l’immaginazione dei bambini minacciata dalla

mediocrità, e buona parte del tutto offuscata dalla grossolanità. Guardate quella

disgraziata fata con la bacchetta magica e le natiche enormi che annuncia ogni

programma Disney in televisione. E’ una cosina di cattivo gusto che è stata troppo a lungo

nella zuccheriera.”

Frances Clarke Sayers

Senior Lecturer, School of library Service

and Department of English, UCLA

La controversia culminò in un’intervista a Frances Clarke Sayers da parte di

Charles M. Weisenberg, responsabile del settore Pubbliche Relazioni della Biblioteca

Pubblica di Los Angeles. L’intervista venne pubblicata sul numero di aprile di F. M. and

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Fine Arts e viene ora ristampata qui col permesso della signora Sayers, del signor

Weiesenberg e di F. M. and Fine Arts.

CMW: La sua opinione su Walt Disney ha creato una considerevole agitazione tra i

genitori e gli educatori di Los Angeles, molti dei quali pensano che i venticinque milioni di

libri per bambini pubblicati dalle sue società stiano portando una buona letteratura e una

buona cultura ai giovani del ventesimo secolo.

SAYERS: Penso che il numero di libri pubblicato dal signor Disney non abbia nulla

a che fare col fatto che stia o meno avvicinando i bambini alla letteratura. Il giudizio deve

essere basato sulla qualità, piuttosto che sulla quantità. E’ il solito problema che affligge

continuamente la cultura americana. Preferirei che i bambini giocassero all’aria aperta,

invece che sorbire il travisamento della letteratura fatto da Walt Disney.

CMW: Mi chiedo se possiamo vedere più precisamente che cosa dà ai bambini. Sto

parlando dell’uso fatto da Walt Disney delle storie popolari e della sua reinterpretazione

della letteratura classica per l’infanzia. In termini di qualità e stile, lei a cosa si oppone?

SAYERS: Credo che quasi ogni cosa possa essere messa in discussione. Per

prima cosa analizziamo il folklore. Una delle grandi colpe che Disney ha è la distruzione

della proporzione delle favole popolari. Il folklore è una formula universale, una letteratura

grande e simbolica che rappresenta il popolo. E’ un qualcosa che proviene dalle masse,

non qualcosa che è imposto alle masse. Le storie popolari hanno una struttura definita.

Dalla storia popolare si impara il proprio ruolo nella vita; si impara il dilemma tragico della

vita, la battaglia tra bene e male, tra debole e forte. Si impara che a essere gentili,

generosi e compassionevoli, si conquista la principessa. Il trionfo arriva per tutto ciò che

c’è di buono nello spirito umano. C’è una curiosa deformazione di tutte queste qualità nel

folklore disneyano. Egli fa cose strane. Addolcisce le storie popolari. Tutto diventa

amabile. In Cenerentola, ad esempio, gli uccellini sono troppo dolci, e molta attenzione è

dedicata al rapporto di Cenerentola con gli uccellini e col topo. Ci si rende conto che

questa tecnica dà all’animazione un’occasione di funzionare, ma distrugge la proporzione

e lo scopo della storia, il conflitto e la sua risoluzione. Le favole popolari sono così

meravigliose nella struttura e nel simbolismo che la deformazione dei loro componenti è

particolarmente dannosa.

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CMW: Ma le storie popolari non sono attualmente criticate per essere piene di

sangue, e Walt Disney non elimina l’eccesso di sangue?

SAYERS: Lo elimina da una parte, ma dall’altra lo aumenta. In Biancaneve, per

esempio, crea un mondo sentimentale in cui i piccoli animali sono così carini, così

rotondeggianti, così morbidi. Dall’altra parte, il nemico è dipinto con un tale esagerato

realismo che molti bambini perdono l’intero significato della storia nella loro

preoccupazione per la strega terribile. La differenza in parte è tra qualcosa che si sente e

qualcosa che si vede. Quando un bambino legge qualcosa riguardo a una strega, sa

immediatamente che la strega è male. Ma quando vede la strega terribile in tutti i dettagli,

ha un effetto più forte. E’ come se un musicista suonando distorcesse la musica,

emettendo suoni forti dove il compositore aveva indicato di suonare piano; o come se

suonasse in un’altra chiave, senza rispetto per la disposizione o il messaggio o le

indicazioni del compositore.

CMW: Lei parla del messaggio. Non è vero che nei libri di Disney il bene trionfa

sempre? Non ne riceviamo sempre una lezione di morale?

SAYERS: Questa è un’altra cosa che fa, rende sempre tutto così ovvio. In

Pinocchio, che è una delle classiche favole per bambini, etichetta tutto. Non lascia nulla

all’immaginazione del bambino. Nella storia originale di Pinocchio c’è un grillo che dà a

Pinocchio buoni consigli, ai quali egli non presta attenzione. Nel libro Disney il grillo è

etichettato come coscienza del bambino. E’ quasi un abusare dell’idea.

CMW: Sta dicendo che Disney limita il bisogno del bambino di pensare e che il

bambino pensa di più quando legge le versioni più tradizionali delle favole?

SAYERS: Sì, precisamente. Disney prende un grande capolavoro e lo semplifica.

Lo riduce a dimensioni ridicole, e per farlo deve rendere tutto molto ovvio. Tutto ciò accade

molto rapidamente e viene espresso con un linguaggio molto comune. Non c’è niente che

faccia pensare, sentire o immaginare un bambino.

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CMW: Un altro libro che mi viene in mente, forse quello che riceve più attenzioni in

questo momento, è Mary Poppins. Ho notato che ci sono diverse edizioni pubblicate dalla

Disney, che apparentemente si rivolgono a fasce di età differenti. Crede che sia un

tentativo di avvicinare storie come Mary Poppins a bambini che non sono realmente pronti

a leggerle?

SAYERS: Penso che il signor Disney sia fondamentalmente interessato al mercato.

Vede tutto questo come un mezzo per raggiungere un pubblico più ampio. Per quanto

riguarda Mary Poppins, anche qui, intendo parlare del libro come era stato originariamente

concepito. E’ una delle imprese più creative, fantasiose e originali nel campo della

letteratura per l’infanzia che, nello sforzo di raggiungere tutti i bambini, Disney sminuisce.

Mary Poppins è una storia che interessa a quasi tutti tra i quattro e gli ottant’anni anni.

Potrebbe essere letta ad alta voce a un bambino di quattro anni. Come tutti i grandi libri,

non ha limiti di età. Ciò che disapprovo del signor Disney è la sua tendenza a prendere un

lavoro e farlo suo senza alcun riguardo per l’autore o il libro originale.

CMW: Allora, prende un libro come Mary Poppins o L’Isola del Tesoro e lo

semplifica. Non potrebbe un bambino essersi avvicinato al libro troppo presto e poi non

preoccuparsi di rileggerlo perché pensa di averlo già letto?

SAYERS: Sarebbe una grossa perdita. Lo stesso problema si crea in certe

riscritture dei classici, così che tutti li possano leggere. Sa, alcuni insegnanti lo ritengono

giusto. Credono che sia importante per un bambino che non ha facilità di lettura, leggere

una riduzione dell’Isola del Tesoro o di Tom Sawyer, così che possa avere il libro. Penso

che questo sia un falso concetto di istruzione, poiché tutto ciò che i bambini trovano nelle

edizioni ridotte è la trama, e la trama è la cosa meno importante dei grandi libri. Molto del

libro, l’atmosfera, i sentimenti, le emozioni, il linguaggio, la capacità e l’elaborazione

artistica dello scrittore, va perso. E’ come leggere il Reader’s Digest. Quando si chiede a

qualcuno se ha letto questo o quell’altro libro, non dirà mai: “Sì, l’ho letto”. Dirà: ”Ho letto

l’edizione del Reader’s Digest”, perché, da adulto, conosce la differenza. Molti insegnanti

dicono che è meglio che i bambini almeno sappiano che quel libro esiste. Non sono

d’accordo. Non c’è ragione per cui i buoni libri debbano essere ridotti per incontrare le

esigenze di persone non pronte o non abbastanza interessate per fare lo sforzo di leggerli.

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CMW: Cosa mi dice dei bambini non ancora pronti per leggere letteratura di qualità;

Disney non soddisfa un bisogno?

SAYERS: Esistono libri per questi bambini e non ritengo che Disney occupi un

posto in questo settore. Mi sembra che sia solo un fatto di merce per il signor Disney. Sta

cercando ciò che vende rapidamente e facilmente sul mercato di massa. Ciò che deploro

è che questi libri sembrano mostrare così poco rispetto per l’immaginazione di un bambino

che non sa leggere e altrettanto poco rispetto per le capacità di un bambino che legge.

CMW: Parliamo di arte e illustrazioni. Cosa mi dice dell’arte di Disney? Lei ha

parlato delle sue illustrazioni delle streghe che sono particolarmente sconvolgenti e delle

sue immagini di uccellini troppo dolci; come valuterebbe la qualità artistica o estetica dei

disegni nei libri Disney in confronto con ciò che si trova in altri libri per bambini?

SAYERS: Anche qui ritengo che un crimine ancora più grande sia stato commesso.

Per prima cosa, non si possono attribuire queste immagini a nessun artista; le figure di

questi libri sono create dallo staff di Disney. Nel momento in cui si ha un’immagine

collettiva, si perde una delle grandi qualità di un illustratore, che è il suo stile, la sua

credibilità. In ogni libro si trova il “tratto Disney”. La ragazza col sorriso affettato, il principe

mal disegnato, una natura da film animato e la mancanza del rispetto dell’anatomia

animale. Questo è un aspetto particolarmente tragico dei libri del signor Disney, perché le

illustrazioni dei libri per bambini, soprattutto negli ultimi venticinque anni in America, hanno

creato un’età dell’oro nei libri illustrati. Alcuni dei nostri migliori artisti, non solo grandi

illustratori, ma anche artisti importanti, uomini e donne, i cui quadri sono appesi alle pareti

dei musei, hanno illustrato libri per l’infanzia. Ogni libro costituisce un’esperienza a sé, e i

bambini che hanno accesso a questi libri imparano molto sulle sottigliezze sia dell’arte sia

del suo apprezzamento e godimento.

CMW: Cosa risponde a chi dice che lo stile del film d’animazione è una vera forma

d’arte americana e che lei semplicemente non è disposto ad accettarlo?

SAYERS: Sono disposto ad accettare alcuni film animati. Solo non posso accettare

Disney. Sono stato accusato di essere una di quelle persone che toglierebbero la coperta

a Linus nei Peanuts perché disapprovo Walt Disney. Penso che i Peanuts siano

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assolutamente perfetti nella loro idea e nel loro disegno. Sono così vicini ai bambini e alla

esperienza universale. Non è che io sia contro i film animati. Alcuni dei nostri grandi artisti

illustratori di libri, Robert McCloskey ne è un esempio, hanno gli stessi meravigliosi tratti

rigorosi e nitidi; lo stesso bellissimo controllo della mano, forte e decisivo; e l’abilità di

esagerare certi aspetti di una persona. Queste sono le qualità di un buon animatore.

Eccoci ancora qui, ritengo che ci sia una qualità di colore torpido nelle immagini Disney,

contorni languidi e disegni nebulosi.

CMW: C’è un altro aspetto di un libro che penso dobbiamo affrontare. Abbiamo

parlato di stile letterario; abbiamo parlato di stili illustrativi; ma cosa mi dice di argomenti

come la caratterizzazione? Trova delle differenze significative nella caratterizzazione di

persone e creature nella versione Disney di classici per l’infanzia e storie popolari?

SAYERS: Sì. Disney sembra pensare che i nomi che lui dà alle creazioni siano

migliori dei nomi originali che l’autore aveva usato. […]

CMW: Alcuni potrebbero dire che Disney ha aggiornato la storia e ha introdotto un

grado di raffinatezza necessaria nel ventesimo secolo.

SAYERS: Non penso che sia necessaria. Cosa succede se un bambino si imbatte

in un gioco che non conosce? Cosa importa se non sa cosa sia una racchetta del volano?

Ci sono altre cose menzionate, come nascondino, i balli, il camminare impettiti con un

cappello in testa, fischiare e urlare. Ritengo che la verità sia che Walt Disney non si sia

mai dedicato ai bambini nella vita… mai. Questo materiale è fatto per raggiungere un

pubblico adulto. Questo è il problema. Ogni cosa è fatta per raggiungere tutti, e per farlo

deve utilizzare il tocco hollywoodiano. Ogni immagine di ragazza nei libri Disney sembra

l’immagine di una regina di Hollywood e ogni immagine di eroe sembra quella di Cary

Grant mal riuscita.

CMW: Il signor Disney è un libero imprenditore in un settore molto competitivo.

Pensa che abbia la responsabilità o l’obbligo di conservare le cose tradizionali o originali?

Ha la responsabilità o l’obbligo di promuovere quella che è considerata letteratura di

qualità?

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SAYERS: Penso che chiunque si rivolga ai bambini abbia una responsabilità, e

questa responsabilità è di rendere disponibile ai bambini il meglio che sia mai stato

prodotto e di sostenere l’eccellenza di ciò che è stato prodotto. Chi agisce nel campo del

divertimento popolare o dell’arte popolare, ha una responsabilità. Non voglio che tutti

siano ricercati e snob; voglio che siano genuini. Dovrebbero proporre il loro punto di vista

personale, invece di prendere il punto di vista di qualcun altro e distorcerlo e persino

profanarlo.

CMW: Stiamo definendo la differenza tra distruggere o profanare qualcosa e

semplicemente modernizzarlo? Negli ultimi cinquant’anni la lingua americana è cambiata

profondamente. C’è una differenza tra la distruzione di qualcosa e il suo aggiornamento o

modernizzazione per renderlo più accettabile?

SAYERS: Ho sentito persone chiedere: ”Cosa c’è di così sacro in un classico che

non si possa cambiare per i bambini moderni?” Non c’è nulla di sacro in un classico.

Quello che lo rende tale è la vita che si è accumulata in esso di generazione in

generazione. I bambini danno vita a questi libri. Alcuni libri che si leggono a fatica, sono

classici per i bambini. Black Beauty è datato, vittoriano e strappa lacrime, ma sopravvive

ancora perché quando lo si legge … ci si sente un cavallo. Questa è la qualità che deve

essere preservata, questo fa un classico. Tante persone che vivono in una torre d’avorio e

dicono che un libro è un classico, non lo rendono tale. Essere un classico significa avere

una vita duratura che viene data dai lettori.

Ora, sull’aggiornamento e cambiamento del linguaggio. Come insegnante di livello

universitario, mi accorgo che una delle grandi mancanze dell’attuale studente di college è

la conoscenza del passato. Egli vive in una sorta di vuoto tra la nascita e la morte, con un

misero rapporto con ciò che è avvenuto nel passato. Penso che si possa esagerare in

questo aggiornamento. Se qualcosa ti sembra datata, allora è datata e non c’è bisogno di

leggerla. Ma ci sono molti bambini a cui piacerà. I bimbi chiedono sempre alla madre di

raccontar loro i vecchi tempi, quando era piccola lei. C’è un interesse genuino per i tempi

andati con la lingua antica, con la lingua di Howard Pyle nelle sue storie di Re Artù e

Robin Hood. Siamo presi nel ritmo della vita moderna… l’enfasi sul “prendi e scappa”,

sulla rivista che dice che ci vorranno otto minuti per leggere un articolo. Mi sembra che sia

una tendenza che dovrebbe essere in parte rifiutata. Certamente i bambini leggono al

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passato; adorano i vecchi linguaggi; amano il suono delle parole. Non ritengo che sia

giusto dire che una cosa è migliore perché è aggiornata e moderna.

CMW: Lei parla di “prendi e scappa”; sta insinuando che il modo di riscrivere che

Disney adotta abitua i bambini a volere tutto alla stessa maniera? E che le loro future

letture potrebbero essere limitate da questo precedente?

SAYERS: Esattamente. Questo è il punto. Se ogni cosa è resa così ovvia da non

richiedere niente ai lettori, allora dopo un po’, la loro capacità a reagire sarà atrofizzata.

Essi crescono come giovani incapaci di assorbire alcunché da una pagina stampata,

oppure si annoiano perché non hanno scoperto le sfumature, le differenze di opinione, le

differenze di approccio tra un autore e l’altro. I bambini sono in grado di tralasciare ciò che

non piace in un libro. E’ perfettamente giusto. Ma mi rifiuto di ridurre il tutto per la mente di

un pubblico adulto ritenuta simile a quella di un dodicenne. Ritengo che la grande abilità

degli animatori nei film Disney e il controllo delle tecniche di animazione e disegno siano

interessanti in se stessi, ma dovrebbero essere subordinati al materiale; secondo me,

troppo spesso non lo sono.

CMW: In tutta onestà, pensa che la letteratura di qualità per l’infanzia sia

commerciabile oggi per un pubblico di massa in America?

SAYERS: Ritengo che la risposta possa essere trovata nelle biblioteche pubbliche

di tutto il Paese. Le favole popolari, la letteratura “fantasy”, il romanzo così come il grande

e meraviglioso campo del realismo, circolano tra milioni di persone. Questi libri sono

commerciabili poiché i bimbi li leggono.

CMW: Walt Disney è stato lodato da molte persone; una di loro è Max Rafferty,

sovrintendente alla Pubblica Istruzione della California. Non molto tempo fa, ha scritto un

articolo in cui definiva Walt Disney un grande educatore. Scriveva: “I disegni animati di

Disney sono diventati santuari isolati di decenza e salute nella giungla del sesso, del

sadismo e della pornografia creata dai produttori di Hollywood. Le sue immagini non

trattano cose sporche; mostrano la vita come qualcosa di un po’ meglio di ubriaconi che

sguazzano in una fogna di autocommiserazione. Gli esponenti della beat generation e i

degenerati pensano che i suoi film siano fuori moda. Io penso che siano stupendi”.

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Questa citazione non potrebbe essere applicata ai libri di Walt Disney? Non sono

anche i suoi libri un’oasi in un campo di sconcezze che riempie le edicole da un capo

all’altro della città?

SAYERS: Una volta ho sentito Jessamyn West fare un meraviglioso discorso in una

conferenza dell’American Library Association in cui diceva che esiste un solo tipo di libro

sporco ed era quello che contraffà la vita. Penso che Disney falsifichi la vita fingendo che

tutto sia così dolce, così zuccherino, senza conflitti tranne che lo scontato conflitto con la

violenza. Ritengo che anche in Mamma Oca ci sia l’elemento che è presente in tutta la

grande letteratura, ed è la percezione che nella vita esiste una tensione tragica tra bene e

male, tra sconfitta e trionfo, e non è solo una questione di dolcezza e luce. Le prime

persone a comprenderlo intuitivamente sono i bambini stessi. Durante la mia esperienza di

bibliotecario per bambini nelle biblioteche pubbliche di New York, alcuni bambini mi hanno

raccontato episodi che avvenivano in casa loro, che sono tragici e spaventosi tanto quanto

qualsiasi cosa mai accaduta in un libro. Non possiamo far credere loro che tutto sia dolce

e piacevole. Ritengo che questo sia il tragico errore in Disney. Egli mette al posto

sbagliato la dolcezza e la violenza, e il risultato è una soap opera, che non ha veramente a

che fare con le grandi verità della vita. E’ tutto disposto in modo che ci si possa sedere

tranquillamente e assorbire Peyton Place e tutte quelle totali assurdità senza provare

veramente qualcosa.

CMW: Prima di terminare, vorrei dare uno sguardo al lato positivo della letteratura

per l’infanzia. Lei ha parlato dell’inadeguatezza delle immagini disneyane, ma chi sono i

bravi o anche i grandi illustratori? Chi può raggiungere il bambino di oggi con disegni che

abbiano la qualità che lei pensa debba esistere in un libro per bambini?

SAYERS: Robert McCloskey… abbiamo già parlato di lui. Maurice Sendak è un

illustratore fuori del comune. C’è Marcia Brown, che sta facendo meravigliose incisioni su

legno, e che cambia il suo stile in ogni libro che illustra. Quando illustrò Cenerentola,

studio il periodo francese perché la prima versione della storia fu francese. Qui a Los

Angeles abbiamo Taro Yashima, il grande illustratore giapponese di libri per bambini. Ce

ne sono centinaia, veramente: Louis Slobodkin, lo scultore che realizza libri illustrati per

bambini; James Daugherty, un famoso realizzatore di murales, il cui Andy e il Leone è un

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grande classico di libri illustrati. E’ la vecchia storia di Androclo e del Leone che ha

trasformato in un pezzo della storia americana.

CMW: Fa una distinzione tra i lavori Disney di cui abbiamo parlato e Topolino?

SAYERS: Sì. Ricordo distintamente i Tre Porcellini, uno dei primi film animati

Disney che ritenni assolutamente incantevole, e le storie di Paperino e Topolino. Nei primi

tempi li trovai molto originali e piacevoli. Ciò che mi preme è che le persone capiscano

che Walt Disney ha dato un grosso contributo alla umorismo nel mondo. Quello a cui mi

oppongo è il suo modo di trattare la letteratura tradizionale e i grandi libri per l’infanzia.

CMW: Si oppone agli attuali Paperino e Pluto e agli altri personaggi che ha creato?

SAYERS: Sullo schermo, no. E’ per questo che sono stati creati ed è dove si

devono gustare. Quello a cui sono contrario è lo sfruttamento di tutto questo. Ad esempio,

quella terribile organizzazione di bambini, i Mouseketeers, che mi fanno rabbrividire.

Rendono ogni cosa una trovata. In passato e in certi film, Disney è un maestro nel suo

campo. Vorrei solo che stesse in quel campo e non cercasse di imporre il suo dono

speciale alla letteratura e all’arte per i bambini.

CMW: Cosa risponde a chi dice che sta demolendo e attaccando un grande

americano? Walt Disney è diventato più che un semplice uomo, non è così? E’ quasi una

grande famiglia. Il marchio di Walt Disney è accettato in lungo e in largo come indice di

qualità, e sicuramente il marchio Disney è accettato subito come qualcosa di buono per i

bambini.

SAYERS: Lei è come il direttore di una stazione radio che mi disse: “Attaccare Walt

Disney è come attaccare la maternità”. Mi lasci dire che sto attaccando Walt Disney in

relazione alla letteratura per l’infanzia, non per le molte altre cose che ha realizzato. Penso

che sia un genio, sotto molti aspetti. A chi pensa che io stia demolendo un’istituzione

americana, a chi pensa che Disney sia un grande educatore, e che è un santo patrono

dell’infanzia perché ha messo questi libri nei suoi film, ho solo una cosa da dire: se

leggeste Mary Poppins vi accorgereste cosa le è accaduto nel film. Se leggeste L’Isola del

Tesoro, Alice nel Paese delle Meraviglie e Il vento tra i salici, vi accorgereste da soli come

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Disney ha distrutto qualcosa che era delizioso, che era l’espressione di una singola mente

e immaginazione. Direi che prima di condannare chiunque attacchi Disney, si dovrebbero

leggere i classici originali e fare un paragone. Fatevi un’opinione. Abbiamo tutti questo

diritto.

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