#22 - La Città invisibile - Firenze

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La rivista di perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze. Info su http://www.perunaltracitta.org. Un periodico on line in cui si dà direttamente spazio alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile per animare reazioni culturali e conflittualità sociali. Perché il futuro è oltre il pensiero unico. Anche a Firenze e in Toscana

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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #22 del 10 giugno 2015

PRIMO PIANO

Amazon Italia: intervistaesclusiva a un lavoratoredal Cairodi Gianni Del Panta,studioso di Scienza politica,attivista di perUnaltracittà

Morti sul lavoro 2015di Carlo Soricelli, Osservatorioindipendente di Bologna mortisul lavoro

Strage di Viareggio: un mesedi iniziative per ricordaredi Associazione dei familiari'Il Mondo che vorrei'e Assemblea 29 giugno

Migranti.| Fermiamo la strage, subito.Appello dei 548 su Open Democracy| Basta morti nel Mediterraneo!,Firenze si mobilitaCampagna Basta morti nelMediterraneo!

Appello contro la venditadella fattoria di Mondeggidi Mondeggi Bene Comune

L'eco-concertodell'11 giugno alle Piaggedi Gianluca Garetti,medico, attivista

I giardini anti-allergie,l’inceneritore e la schizofreniadel Comune di Firenzedi Redazione

RegionaliI dati “reali” nel Paese “reale”,bocciato il Pddi perUnaltracittà

I commenti utili:| I tweet non votano,le casalinghe sìdi Alessandro Gilioli| Rossi presidente. Avanzal'astensione ed emerge la Legadi Redazione Senza Soste| Regionali 2015, una primabattuta d'arresto del renzismo?di Redazione InfoAut| La Toscana si è addormentatadi Tomaso Montanari| Il giocattolo si è rotto,di Piero Bevilacqua| Vassallo, valvassori e valvassinidi Luigi Di Gregorio

LE RUBRICHE

Acada cura di Maurizio De ZordoSai chi è Riccardo Magherini?Un video.

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli| La fabbrica dell'uomoindebitato. Saggio sullacondizione neoliberista, di G.P.| I thriller sociologici di PetrosMarkaris, di Laura Lenti,fondatrice di "Libriamoci"

Stop TTIPa cura della redazione| "Caro Onorevole ti scrivo":verso il voto del 10 giugnoal Parlamento europeo| Grazie alla mobilitazionedal basso aumenta il controllodemocratico| Parlamento europeo diviso suISDS, voto rimandatodi Campagna Stop TTIP Italia

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattonie Gabriele PalloniTaglierini da crespelle, di B.Z.

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazio

alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita

un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi

di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti

e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire

alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile

per animare reazioni culturali e conflittualità sociali.

Perché il futuro è oltre il pensiero unico.

Anche a Firenze e in Toscana.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

www.cittainvisibile.infowww.perunaltracitta.org/la-citta-invisibile

Testata in attesa di registrazione

EDITORIALE SOMMARIO

Cari/e amici/e,

in questo numero troverete articoli su alcuni dei fatti

rilevanti delle ultime due settimane.

Due pezzi sulle elezioni regionali: uno riporta la posizione

di perUnaltracittà sui dati reali in Toscana al di là della

retorica Pd, e l'altro alcuni dei commenti che riteniamo

più utili alla comprensione di quanto è accaduto anche

nelle altre regioni. Vi sono poi due contributi sulla strage

di migranti nel Mediterraneo e l'appello contro il trattato

di libero scambio Ttip.

Viene trattato anche il mondo del lavoro, con

un'intervista esclusiva a un lavoratore di Amazon Italia e

l'aggiornamento dei morti sul lavoro al 31 maggio.

Abbiamo poi accolto un contributo sulla strage di

Viareggio di cui ricorre in questo mese il sesto

anniversario, la segnalazione della serata no inceneritori

dell'11 alle Piagge e l'appello appena lanciato da

Mondeggi Bene Comune.

Nella rubrica Acad si segnala la Prima udienza a porte

aperte del Processo Magherini.

Leggerete nella rubrica Kill Billy due recensioni, con

l'inaugurazione di uno scaffale sul debito. Chiudiamo con

l'immancabile ricetta del riuso.

Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazione

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PRIMO PIANO

Amazon Italia:intervista esclusivaa un lavoratore dal Cairodi Gianni Del Panta

studioso di Scienza politica, attivista di perUnaltracittà

"Grazie per aver chiamato Amazon.it sono Francescocome posso aiutarla..." Quanti di voi hannocontattato telefonicamente Amazon.it per unreclamo, un chiarimento, oppure semplicementeper un aggiornamento sulla consegna di unprodotto freneticamente atteso, avranno proba-bilmente udito un simile incipit proveniredall'altro lato della cornetta.Quello che però molti non sanno è che latelefonata ha viaggiato più a lungo di quantoatteso e che Francesco ha ottime possibilità diessere stato registrato all'anagrafe egiziana comeMohammed. Benvenuti nella Disneyland delneoliberismo, l'enorme parco giochi dove lemultinazionali muovono le proprie sedi comepedine su una scacchiera, sempre alla ricerca, siintende, delle migliori condizioni di profittabilità.

Caro Mohammed, dove vivi e cosa fai nellavita?Sono nato e cresciuto al Cairo, dove la miafamiglia vive dai primi anni sessanta, quando miononno decise di lasciare la campagna, dove i suoiantenati avevano sempre vissuto, alla ricerca diuna vita migliore. Al momento lavoro pressoAmazon Italia, nella sua sede egiziana al Cairo.

Ci stai dicendo che Amazon Italia ha anche unasede al Cairo?Certamente. Immagino che questa cosa non siamolto nota in Italia, dove tanti conoscerannosolamente la sede di Cagliari, che in realtà rimanesempre il centro più importante dell'azienda.Comunque, una parte delle telefonate dei clientiitaliani travalica il Mediterraneo, arrivando quida noi.

Questa è la ragione per la quale utilizzi unnome italiano quando rispondi alle telefonate?Diciamo che l'azienda ci ha suggerito questaaccortezza, ma poi ovviamente dipende da te.Conosco molti ragazzi, ad esempio, che utilizzanosemplicemente il loro vero nome. Personalmentepreferisco servirmi di un nome chiaramenteitaliano per stabilire subito una maggiore empatiacon il cliente, ma questo può anche rivelarsi unboomerang nel caso in cui diventi chiaro che nonsono italiano.

Per quale ragione Amazon Italia ha aperto unasede al Cairo?La ragione è semplicissima e riguarda il miosalario. Attualmente guadagno 3000 poundegiziani al mese (circa 360 euro N.d.R.), una buonacifra considerando gli standard del mio paese, macertamente molto meno di quanto puòguadagnare un mio collega che lavora a Cagliari.Considerando che siamo almeno 80 lavoratori quinella sede del Cairo, il risparmio per l'azienda ècertamente notevole.

Tutti quelli che non hanno il privilegio diascoltare in diretta il tuo italiano pra-ticamente perfetto, immagino che a questopunto si stiano chiedendo come sia possibileper ragazzi e ragazze egiziani rispondere atelefonate in arrivo dall'Italia. Ce lo puòspiegare?Per prima cosa devi considerare che l'italiano èuna lingua abbastanza conosciuta qui in Egitto,dove è regolarmente insegnato in diverseuniversità pubbliche. Poi, ovviamente, non tuttipossono fare questo lavoro ed una buonaconoscenza della lingua è richiesta dall'aziendache seleziona il proprio personale attraversodiverse prove di crescente difficoltà. Infine, cisono tre mansioni (telefono, mail, oppure chat) equesto permette a quelli di noi che si sentonomeno sicuri nell'interlocuzione vocale di ri-piegare sugli altri due sistemi. Io personalmentepreferisco un contatto più diretto con la clientelae per questo ho scelto di rispondere a telefonate email.

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In generale, cosa pensi del tuo lavoro?Come ti ho detto, per quanto consapevole diguadagnare probabilmente un terzo rispetto a chisvolge la mia stessa funzione a Cagliari, non miposso lamentare per il mio stipendio.Ciononostante, si tratta di un lavoro moltofaticoso. Considera che ci sono dei difficili targetda raggiungere e se non riesci a rispettare iparametri assegnati il tuo contratto, che ingenere è della durata di 6 mesi, non vienerinnovato.

Di quali target stai parlando?Al termine di una telefonata, così come dopo unoscambio di mail, al cliente viene richiesto diesprimere un giudizio sul nostro operato. Lamaggior parte non risponde, evitando quindi diperdere ulteriore tempo, ma una piccola partedecide di manifestare la propria opinione,scegliendo bussolotto bianco oppure nero.Sfortunatamente per noi, per bilanciare ungiudizio negativo abbiamo bisogno di tredicivalutazioni positive e questa asticella ècertamente molto difficile da raggiungere datoche si tende ad esprimere maggiormente ilproprio parere quando vogliamo lamentarci perqualcosa. Il rapporto è più basso per le mail, edesattamente è di 5 ad 1, ma ti assicuro che rimaneuna soglia molto alta. Tutto questo considerandoovviamente che molti clienti sono sgarbati edarrabbiati quando chiamano, ma noi nonpossiamo rispondere a tono, pena un giudizionegativo molto difficile da rimediare. Come sisvolge la tua giornata di lavoro? I nostri turnisono di 9 ore. Questi comprendono un'ora dipausa pranzo, oltre a due intervalli di 15 minuti.La nostra giornata lavorativa effettiva si riducequindi a 7 ore e mezzo. In realtà però,considerando che la nostra sede non si trovaproprio al Cairo, perdiamo tantissimo temposemplicemente per raggiungere il posto di lavoro.

Avevamo capito che lavoravi al Cairo...Sì e no. La sede di Amazon.it, così come succedeper molte altre aziende, si trova in una dellemolte città satelliti nate nel deserto negli ultimidecenni. Questo significa che pur disponendo diun servizio navetta completamente gratuito

fornito dall'azienda, impieghiamo quasi un'ora emezzo a raggiungere i nostri uffici. Sommando aquesto i circa 30 minuti che separano casa mia dalpunto di partenza dei bus aziendali, perdo ognigiorno quasi quattro ore della mia vitasemplicemente per arrivare a lavoro.

Per quanto riguarda turni e giornate lavoratec'è molta flessibilità?Assolutamente sì. Gli uffici sono aperti tutti igiorni dalle 6 fino alle 24. Lavorare il venerdì(giornata di festa in Egitto N.d.R.) è più unanormalità che un'eccezione. Personalmente, vistoche abito molto lontano, cerco sempre dibarattare con i colleghi i turni più sfavorevoli, maovviamente questo non è sempre possibile. Perdarti un'idea, considera che quando devo entrarein ufficio alle 9 mi sveglio alle 6 ed esco di casaalle 6 e mezzo. "Attaccare" alle 6 vuol dire quindifare i conti con una sveglia che suona alle 3 ilmattino. Se mattino si può chiamare...

Nella vostra azienda vi è la presenza disindacati, oppure di forme spontanee diorganizzazione da parte dei lavoratori?Nessun sindacato è presente in azienda, questo telo posso dire con la massima certezza. Inoltre, neimesi trascorsi lì non sono mai venuto aconoscenza di alcuna forma di autoorganiz-zazione di noi lavoratori. La cosa non mi stupisce,i turni massacranti, il costante ricatto del nonrinnovo del contratto, e l'alto turnover sono tuttifattori che inibiscono il formarsi di un nucleocombattivo di lavoratori. Date le condizioniattuali conviene tenersi stretto il nostro lavoro epedalare. Abbiamo fatto una rivoluzione per cosa?Almeno prima c'era un po' di turismo, adesso nonabbiamo più nemmeno quello...

"Abbiamo alzato ora la bandiera bianca dellaresa; innalzeremo più tardi, su tutto il mondo,la bandiera rossa della nostra rivoluzione".Bello, mi piace. Dove hai sentito questa frase?

È una frase di Lenin.Di chi?

Lenin.

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E chi è questo Lenin...?

Mohammed è chiaramente un nome di fantasia.L'intervista si è svolta in una calda serata di fineprimavera al Cairo. Ringraziamo "Mohammed"per la gentilezza, per il tempo concessoci, e peressere un vero amico.

Morti sul lavoro 2015di Carlo Soricelli

Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro

Sono già 252 in Italia i morti sui luoghi di lavoroin questi primi cinque mesi del 2015. Vannoalmeno raddoppiati se si aggiungo i morti sullestrade e in itinere.L'ultimo mese ha visto morire sui luoghi di lavoro56 lavoratori di cui 23 agricoltori schiacciati daltrattore e tre morti con una motozappa.Dall'inizio dell'anno i morti schiacciati daltrattore sono stati 54. Se si aggiungono i mortisulle strade e in itinere si superano i 500 morticomplessivi nelle diverse categorie.Nonostante la nostra mail spedita come nelfebbraio 2014, si continua a non far niente per gliagricoltori schiacciati dal trattore.Chiedevamo a Renzi, Poletti e soprattutto Martinadi fare una campagna informativa sullapericolosità del mezzo. Decine di apparizionetelevisive sull'EXPO di questo pessimo ministroma mai un attimo di solidarietà e un intervento afavore di questa categoria di lavoratori.Ricordiamo ancora una volta che dal 28 febbraiodel 2014 alla fine dell'anno ne sono morti cosìatrocemente 142 e 152 in tutto il 2014.Chi ha sensibilità e cuore faccia qualcosa, avvertaalmeno l'amico, il parente, il conoscente cheguida il trattore, che questo "mostro" uccide pertantissime cause. Di non far salire sul mezzopersone anziane o non in perfetto stato di salute,oltre che ragazzi e bambini.Chi lo guida ogni volta che lo usa corre unpericolo mortale. I morti in agricoltura nei primi5 mesi sono il 34% sul totale. Anche questa èun'eccellenza italiana da evidenziare all'EXPO.

La carneficina continua anche in edilizia che vedeil 21.8% delle morti per infortuni sui luoghi dilavoro sul totale. Le cadute dall'alto sono semprela prima causa di morte in questo comparto.Nell'industria i morti sono l'8,3% sul totale.Nell'autotrasporto 5,5% sul totale. Le altre vittime degli infortuni mortali sono dadistribuirsi nei vari servizi artigianali egiardinaggio. Voglio ricordare a chi legge questoreport, che per il 2014 sono circolate in rete dei"numeri" veramente stravaganti sulle morti sullavoro nelle varie province; che non hannonessuna corrispondenza con la realtà.Aspettiamo che l'INAIL diffonda i suoi datidefinitivi sulle morti per infortuni sul lavoro peril 2014 poi li confronteremo, ben sapendo chequesto istituto monitora solo i propri assicurati.Ma noi dell'Osservatorio Indipendente di Bolognasiamo sicuri di quello che scriviamo: i morti suiluoghi di lavoro sono tutti registrati e limonitoriamo anche se dispongono di assicu-razioni diverse da quelle dell'INAIL o che ne sonoprivi. E sono in tanti. Chi ne è privo spesso lavorain nero per un amico, fa l'agricoltore e l'edilesenza averne la preparazione e così via anchenegli altri lavori.Info http://cadutisullavoro.blogspot.com

Strage di Viareggio: un mese diiniziative per ricordareAssociazione dei familiari 'Il Mondo che vorrei'

e Assemblea 29 giugno

Come ha detto Marco Piagentini nella conferenzastampa del 22 maggio: "Siamo statiabbandonati...". Noi, invece, siamo costretti a nonabbandonare le "Istituzioni", perché devono,dovranno, assumersi le proprie responsabilità difronte alle nostre Vittime, a noi familiari, aipropri cittadini, nella ricerca di verità, giustizia esicurezza in ferrovia come in ogni luogo di lavoro.Siamo di fronte allo spettro della prescrizione peril reato d'incendio colposo.Ecco perché saremo al Palazzo comunale la seradello scrutinio per le elezioni regionali e lunedì

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per quelle comunali: per parlare e far capirequanto dobbiamo combattere per impedire altreoffese.Abbiamo invitato i candidati a sindaco a sostenerequesta nostra ennesima iniziativa per rompere ilsilenzio sul 29 giugno 2009 invitandoli asostenerci apertamente e pubblicamente.Abbiamo l'assoluta necessità di essere ascoltati.Ma anche, e soprattutto, da chi sarà chiamato adamministrare almeno per non riscrivere paginenere a cui abbiamo assistito in questi anni. Comeabbiamo detto nella conferenza c'è il rischio chela strage di Viareggio, che le 32 persone (chevivevamo e amavamo), che il nostro dolore sianocancellati; che la prescrizione spenga il reato di'incendio colposo', causa per cui i nostri carihanno perso la vita.Per questo lunedì 1° giugno, alle 14.00, durante lospoglio delle schede elettorali, vi invitiamo adessere al Comune di Viareggio. Vorremmo poterfermare il tempo, anche solo per un minuto. Percondividere le nostre paure, illuminare la stradaverso la giustizia e la verità, e per coinvolgere inquesto tortuoso cammino le istituzioni; quelleregionali e quelle comunali che purtroppo,talvolta, troppe volte, ci hanno voltato le spalle.Se oggi, nonostante tanti vuoti, non ci sentiamosoli è perché accanto a noi e con noi c'è unasocietà civile che non vuol dimenticare; che hacostruito un mese di iniziative, nel segno delricordo e della solidarietà; momenti che ciaccompagneranno verso la commemorazione del6° anniversario.E tutto quello che è stato, da quel giorno ad oggil'abbiamo raccolto in un mostra: "Incancellabile",che può essere visitata a Villa Argentina dal 20 al27 giugno (orario: 1723). Ci troviamo lunedì 1giugno dalle ore 14.00 di fronte al Comune diViareggio, e lunedì 29 giugno, giornata dellaMemoria e della Solidarietà, alle ore 20.30 ci saràappuntamento in via Ponchielli e corteo per lacittà.Per noi la vita è tutta qui, è una lotta per la vita eper la sicurezza. Che non abbiamo alcunaintenzione di abbandonare.Info [email protected]@gmail.com

Fermiamo la strage subitodi Redazione

I leader politici europei hanno annunciato che laloro risposta alla sconcertante perdita di vite tra imigranti che attraversano il Mediterraneo conimbarcazioni non adatte alla navigazione saràl'uso della forza per rompere la cosiddetta «rete»che opera in Libia e organizza i pericolosiattraversamenti.Come? L'11 Maggio, il capo della politica esteradell'Unione Europea, Federica Mogherini, hadichiarato che «Nessuno pensa di bombardare.Parlo di un'operazione navale». Ma due giornidopo il Guardian ha pubblicato un documentostrategico che è trapelato riguardante unamissione europea nel Mediterraneo e nelle acqueterritoriali libiche proponendo una campagnaaerea e navale.Questo, dice il documento, porterà ad alcuni«danni collaterali». In altre parole, adulti ebambini a bordo o intenti a salire sulleimbarcazioni attaccate potrebbero essere uccisi.Con o senza bombe, questo «danno collaterale» èun già ben conosciuto prodotto delle misureimpiegate dall'Unione Europea per respingere,scoraggiare e far cambiare rotta ai migranti,inclusi i richiedenti asilo.Per questo sabato 20 giugno a Roma è stataorganizzata la manifestazione nazionale"Fermiamo la strage subito"[https://goo.gl/XnXJDJ]

L'appello dei 548Questo appello, invece, è stato lanciato nei giorni scorsida 548 docenti e ricercatori di tutto il mondo sul sito diOpenDemocracy. Per sottoscriverlo inviate una mailall'indirizzo [email protected] nel soggetto "SIGN".

Dove risiede la giustificazione morale perchéalcune delle nazioni più ricche del mondoimpieghino la loro forza navale e tecnologica inun modo che porta alla morte di uomini, donne ebambini provenienti da alcune delle regioni piùpovere e devastate dalla guerra del mondo? Unapericolosa perversione storica è stata fatta

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circolare per rispondere a questa domanda. Inanni recenti, le politiche sui movimenti nonautorizzati attraverso le frontiere ha portato auna distinzione tra le attività degli «intermediaridi persone» (people smugglers) e dei «trafficantidi esseri umani» (human traffickers).Fare da intermediario implica un accordovolontario e consensuale mentre trafficare èconsiderata una forma di coercizione e ingannoche è stata ripetutamente collegata alla trattadegli schiavi da politici, giornalisti e addiritturaalcuni attivisti contro la schiavitùcontemporanea. I pericoli di quest'analogia sonoora resi manifesti dall'uso intercambiabile deitermini «intermediario» e «trafficante» riguardoai migranti che attraversano il Mediterraneo. Ed èquesta elisione che rende possibile ai leaderdell'Unione Europea discutere l'uso della forzamilitare sulle coste dell'Africa settentrionalecome se questa fosse una necessità morale. «Itrafficanti di esseri umani sono i trafficanti dischiavi del ventunesimo secolo, e devono essereconsegnati alla giustizia», ha scrittorecentemente sul «New York Times» il PrimoMinistro italiano Matteo Renzi.Quando il problema è posto in questo modo, laloro promessa di «identificare, catturare edistruggere» le imbarcazioni di chi fa muovere imigranti appare come una decisione duraobbligata dall'apparizione improvvisa di un malemolto più grande - una moderna tratta deglischiavi. Ma ciò è palesemente falso eopportunista. Gli studi accademici sulla storiadella schiavitù rendono dolorosamente chiaro checiò che sta succedendo nel Mediterraneo oggi nonsomiglia nemmeno lontanamente alla trattatransatlantica degli schiavi. Gli africani resi inschiavitù non volevano spostarsi. Erano tenuti incelle prima di essere incatenati e caricati sullenavi. Doveva essere loro impedita la scelta delsuicidio alla prospettiva di essere trasportatiforzatamente. Il trasporto conduceva a un solo etremendo esito: la schiavitù.Oggi, chi intraprende un viaggio verso l'Europavuole spostarsi. Se fosse libero di farloutilizzerebbe i voli che le compagnie aeree low-cost operano tra il Nord Africa e l'Europa. E nonsono gli «schiavisti» o i «trafficanti» ad impedire

l'accesso a questo itinerario privo di pericoli. Èvero che chi vuole migrare è talvolta costretto aterribili condizioni in Libia, ma non in celle perpoi essere forzatamente trasportati come schiavi.Piuttosto, molti sono detenuti in centri didetenzione per immigrati, finanziati in partedall'Unione Europea, dove sia adulti che bambinisono a rischio di violenze, inclusa la fustigazione,le botte e la tortura. E il risultato per chi riesce aimbarcarsi è incerto. Alcuni muoiono in viaggio,alcuni sopravvivono e vengono sfruttati e abusatinei luoghi di arrivo. Ma gli altri che sopravvivonosi assicurano per lo meno una possibilità diaccedere diritti, protezione, riunificazionefamiliare, educazione, lavoro, libertà dallapersecuzione.Questo non è l'equivalente contemporaneo dellatratta transatlantica degli schiavi. Provare afermarla con la forza militare non è rivestire ipanni nobili contro il male della schiavitù, oanche contro il «traffico». È semplicementecontinuare una lunga tradizione in cui gli stati,inclusi gli stati schiavisti del diciottesimo ediciannovesimo secolo, usano la violenza perimpedire che alcuni gruppi di esseri umani simuovano liberamente.Questa, dovrebbe essere ricordato, è unatradizione che ha trovato il suo culmine nellanota Conferenza di Berlino del 1885 che autorizzòla divisione e conquista dell'Africa da parte deipoteri europei, giustificate dalla volontà diterminare la cosiddetta «schiavitù araba». Nei duedecenni che seguirono, milioni di africani perserola vita, tra cui moltissimi congolesi sotto la tuteladel grande «filantropo» il Re del Belgio LeopoldoII. E oggi il modo in cui gli stati europei, el'Australia, stanno proseguendo questa tradizioneè diventato un esempio seguito in tutto il mondo,come evidenziato dallo spettacolo scioccante deirifugiati Rohingya che tentano di scappare lapersecuzione Myanmar in Birmania, ma non gli èpermesso di sbarcare in Tailandia, Malesia eIndonesia e sono lasciati a morire in mezzo almare.Non c'è alcuna giustificazione morale per misureche portano alla morte di donne, uomini ebambini pacifici, vittime di tortura, e chescappano da persecuzioni e guerre. I leader e i

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popoli europei devono ricordare la propria storia,recente e passata, e le responsabilità che l'Europaporta per quei corpi nel Mediterraneo e per quellepersone sulle navi. Chiediamo che il maggiornumero possibile di rifugiati sia reinsediato inEuropa e che le barriere, costruite per proteggerei più ricchi, siano smantellate. Chiediamo che ileader politici europei smettano di abusare dellastoria della schiavitù transatlantica perlegittimare azioni militari contro i migranti, e cheinvece si ricordino e agiscano sulla base delledomande di libertà di movimento o di «diritto allalocomozione», espresso dagli attivisti afro-americani contro la schiavitù nel diciannovesimosecolo.

Basta morti nel Mediterraneo!,Firenze si mobilitadi Redazione

Nel Mare Mediterraneo dal 1990 al 2015 le mortidi migranti, in gran parte richiedenti asilo,rifugiati, profughi, sono state 25.993.Una cifra, purtroppo approssimativa, cherappresenta una tragedia permanente consequenze di morti senza fine, chi per anne-gamento, chi per stenti divenuti insostenibili, chiper un criminale e cinico sfruttamento lucroso daparte di organizzazioni malavitose.Uomini, donne, bambini, fuggono dai propriluoghi di vita per l'insostenibilità di guerre,repressioni, devastazioni di interi habitat,sottrazione di risorse e sfruttamenti indi-scriminati di intere aree a opera dellemultinazionali occidentali. Una catastrofeumanitaria che ha contato ben 1.800 morti inmare solo nei primi mesi di quest'anno, in cuienormi sono le responsabilità degli Stati,dell'Europa, ed anche di chi si volta dall'altraparte.Non possiamo rimanere indifferenti a questomassacro di vite, di speranze, di umanità!Dobbiamo condannare queste politiche deigoverni sulle migrazioni, sulla mancanza diaccoglienza, d'inclusione, sull'omissione di

soccorso e salvataggio e talvolta di respingimentoconsapevole dell'inevitabile destino di morteverso cui centinaia di migranti sarebbero andatiincontro.Abbiamo anche voltato le spalle alla Costituzionedel nostro paese a partire dall'Art.16 sulla libertàdi circolazione e di soggiorno. L'ultima strage del19 aprile, quando 800 migranti sono morti nelcanale di Sicilia, sta a dimostrare il fallimento deiGoverni dell'Europa sulle missioni di soccorso e disalvataggio, aggravata dalla cancellazione di MareNostrum, che ha potuto operare con capacità diintervento e di assistenza, per passare poi,tagliando fondi e ampiezza dell'intervento, adun'operazione di pattugliamento, Triton, assaiinadeguata e limitata per l'aiuto versoimbarcazioni precarie e sovraffollate.Vogliamo rappresentare pubblicamente la nostracondanna e denuncia per queste gravi colpe eomissioni del Governo Italiano e dell'Europa, sianelle responsabilità istituzionali che nellasolidarietà verso chi si trova in situazionidrammatiche e si pone alla ricerca di asilo, diaccoglienza e di vita possibile per se e la suafamiglia.- Vanno aperti subito CORRIDOI UMANITARIstabili e ben organizzati, dove non si ponga arischio la vita, ma si tutelino dignitosamente lecondizioni dei migranti;- Va abolito da subito l'assurdo obbligo che ilregolamento di Dublino III impone ai migranti dipresentare richiesta d'asilo nel primo paese diarrivo, senza consentire libertà di circolazione edi ricerca di lavoro in Europa;- Vanno organizzate strutture di accoglienza adimensione umana rispettose delle provenienze;- Vanno contrastati e impediti gli atti dirazzismo,di qualsiasi tipo, contro la presenza,l'agibilità, l'inclusione con pienezza di diritti nellasocietà dei migranti e delle loro famiglie,valorizzando altresì l'incontro di culture e diumanità, oltre ogni frontiera e barrieradiscriminatoria.Intendiamo promuovere a Firenze iniziative voltea esercitare tutta la pressione possibile su governie istituzioni per l'apertura dei corridoi umanitarie per la messa in opera di provvedimenti concretie responsabili nei confronti di un fenomeno

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storico inarginabile, a cui occorre dare rispostevere, certe, umane.

La Campagna Basta morti nel Mediterraneo! èpromossa da Comunità delle Piagge, Comitato 1° Marzo,Fuori Binario, Rete Antirazzista; ad oggi hanno aderito:Amalipe Romano, Assoc. Amicizia Italo-Palestinese,Assoc. Straniamenti, Asso-ciazione El-mastaba,AssopacePalestina, CAT coop. soc ONLUS, Firenze,C.E.P. Centro Educativo Popolare, Comitato FiorentinoFermiamo la Guerra, Comitato per la difesa dellaCostituzione, Comitato StopTTIP, Comunitàdell'Isolotto, Contigo Peru, Emergency, GiuristiDemocratici, Istituto Ernesto De Martino, l'Altracittà -giornale della periferia, Laboratorio per la laicità, LeMafalde, Libere Tutte - Firenze, Macramé, MissionariComboniani, Next Emerson, Palazzuolo Strada Aperta,Pantagruel, perUnaltracittà laboratorio politico, ReteArcobaleno, Una città in comune, Unite in Rete -Firenze.Per aderire all'appello contattateci all'indirizzo [email protected] o su https://goo.gl/uvrE1u

Contro la venditadella fattoria di MondeggiMondeggi Bene Comune

Fattoria Senza Padroni

Era Maggio dello scorso anno quando decine difigure accademiche provenienti da tutta Italia siprodussero in un accorato appello contro lavendita della fattoria di Mondeggi, di proprietàpubblica, sostenendo apertamente il percorso delcomitato Mondeggi Bene Comune - Fattoria senzapadroni, identificandosi nella sua progettualità.Il documento in questione si collocava nel precisosolco tracciato dal comitato e dalla sua Carta deiprincipi e degli intenti, riconoscendone, oltre aglieffetti virtuosi e immediati sul territorio e lacomunità circostante, anche il valoresperimentale e il suo essere volano per nuovisoggetti. L'auspicato futuro di Mondeggi,prossimo e non solo, veniva prefiguratoattraverso la stesura di alcune linee strategiche

che ne guidassero l'incedere; la richiesta era cheesse ricevessero attenzione da parte di unamolteplicità di soggetti, in primis quelliistituzionali, fino a quel momento piuttosto restiiad interfacciarsi in maniera palese e sincera colcomitato. Ad oggi, un anno dopo la pubblicazionedi quel primo appello, molto è successo: qualcosaè cambiato, qualcos'altro continua invece amostrarsi irriducibile ad ogni tentativo ditrasformazione.Mondeggi oggi. Formalmente parlando, aMondeggi in questi mesi, quasi niente è avvenuto.I terreni e le coloniche continuano ad essereproprietà della Mondeggi S.R.L. in liquidazione;l'ammanco nel bilancio societario si protrae,impedendo la dismissione dell'azienda; leresponsabilità politiche sollevate in passato, e inpassato scaricate a vicenda tra i vari soggetticoinvolti, adesso vengono solo e soltanto taciute.Quello che una volta era l'ente di riferimento inquanto proprietario, la Provincia di Firenze, èormai defunta lasciando il posto ad una CittàMetropolitana che ancora è ben lontana dal farnepienamente le veci.Soltanto un fatto, sempre parlando dal punto divista ufficiale, è stato degno di nota: il fallimentodel bando di vendita della fattoria, emesso nelsettembre scorso, deserto di prospettive e - perfortuna - di compratori. É scendendo di livello,uscendo dai palazzi per tornare nelle strade e, inquesto caso, nei campi, che si scopre invece cosal'azione formalmente illegale per le istituzioni dicoloro che partecipano all'esperienza di MBC-FSPha prodotto.Una prima cosa su tutte: finalmente Mondeggi èabitata e vissuta; l'agricoltura contadina, al di làdi ogni retorica, è pratica quotidiana e attivitàprimaria per coloro che in questo luogo hannodeciso di investire una parte del proprio tempo edel proprio futuro. Finalmente il cuore dellafattoria pulsa di lavoro, e lo fa in misura sempremaggiore, più che proporzionalmente rispetto altrascorrere delle ore, dei giorni e dei mesi.Coltivazione di varietà antiche di grano, patate,alberi da frutto, orto, olivi e vigna, allevamentoovi-caprino e di galline ovaiole, apicoltura,produzioni erboristiche e panificazione: sonoqueste le attività che per adesso sono in essere e

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che hanno già cominciato a fornire allacollettività i propri genuini prodotti; molte sonostate avviate da zero, per altre invece si è dovutolavorare sul recupero del patrimonio aziendaleabbandonato da anni.Attività, queste, attraverso le quali ripensare erimodellare la storica struttura poderale,distrutta per far posto ai moderni impianti agro-industriali; lavoro di lungo periodo, ma sul qualeè stato deciso di investire. Attualmente i nucleiabitativi, insediati in altrettanti casali, sono due elavorano curando sia le pertinenze delleabitazioni che coordinandosi tra loro per svolgerele mansioni collettive. In parallelo all'attivitàagricola Mondeggi sta finalmente assumendo ilruolo di nodo culturale, di interfaccia tra mondourbano e rurale, nonché di esempio, a livelloideale e operativo, per altre realtà locali chestanno promuovendo percorsi simili.I corsi autogestiti della Scuola contadina, cosìcome le conferenze e i seminari o gliappuntamenti ricreativi, sono quasi sempregremiti da facce note e meno note, da cittadinidella zona o abitanti della metropoli. Anche lacollaborazione con l'Università di Firenze èdecollata: ad una prima fase di conoscenza,suggestione ed elaborazione, che ha coinvoltodocenti e studenti appartenenti a diverse facoltà ecorsi di laurea, sta seguendo uno sviluppo insenso operativo, che ha già individuato inMondeggi un luogo in cui realizzare ricercafinalizzata all'elaborazione di tesi di laurea.Attraverso questo continuo e conviviale scambiodi pratiche e saperi, di idee e braccia, hacominciato a esprimersi la multifunzionalitàpotenziale di quella che una volta era soltantoun'azienda agricola dalla gestione industriale.Sempre in quest'ottica di allargamento econdivisione, di cammino verso la definizioneconcreta del concetto di bene comune, ha presovita da alcuni mesi il progetto MO.T.A., acronimodi Mondeggi Terreni Autogestiti. Esso prevedel'adozione di una porzione di orto e/o oliveta daparte di coloro che lo desiderano, in un ambito dicollaborazione reciproca e rispetto di unfazzoletto di territorio che resta e deve restareproprietà collettiva. Le numerosissime adesioni,da parte di abitanti della zona e non, hanno

confermato da un lato il valore insitonell'instaurare legami tra la terra e la comunitàche la vive e la abita, e dall'altro la volontà palesedella comunità stessa di prendersi in caricodirettamente la gestione di Mondeggi,interrompendo un degrado e un'incuriaoggettivamente inaccettabili.Il percorso verso una nuova Mondeggi insommacontinua, sviluppandosi per quanto possibilecoerentemente al progetto iniziale, provando adessere elastico, aperto e flessibile quanto risolutoe determinato nel rigettare soluzioni contrarie aisuoi principi. Le decisioni vengono prese solo edesclusivamente in maniera assembleare, senzavotazioni o schieramenti, escludendomaggioranze e minoranze, fornendo la possibilitàdi esprimersi a chiunque abbia qualcosa da dire,cercando di sperimentare il metodo di consensonelle sue forme basilari.Mondeggi domani. Ciò che è stato messo in piedifino adesso dal comitato, in maniera totalmenteautonoma, è pur qualcosa ed è destinato apotenziarsi, ma certo non esaurisce la ricchezza ela vastità di prospettive che ha innescato il suopercorso.L'esperienza di MBC-FSP è nata da una realtà chesi è data il nome di Terra Bene Comune; questa,partendo dall'opposizione alla vendita e allaconseguente monetizzazione delle terrepubbliche lanciata dal governo Monti, ha poi fattodell'accesso alla terra il proprio ambito di lavoro.Lavoro che è culminato nella riappropriazionepopolare della fattoria, ma che in essa non vedeun traguardo sul quale cullarsi, bensì un punto dipartenza verso ulteriori obiettivi.L'esperienza in corso a Mondeggi di fattosperimenta un nuovo modello economico, socialee di resistenza attiva nei confronti della miopegestione istituzionale soprattutto per quantoriguarda le terre pubbliche: infatti, utilizzando lepratiche dell'agricoltura contadina, cerca diattuare un uso propositivo di un bene comune,con il duplice intento di dare una risposta allacollettività alla perdurante crisi economica,nonché di ricostruire un dialogo costruttivo conle istituzioni stesse.Grazie al pragmatismo, associato ad una solidabase di idee, soggetti diversi tra loro - giovani e

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meno giovani, spesso con un buon titolo di studioin tasca - hanno intrapreso quello che è un reale econcreto percorso di emancipazione esistenziale elavorativa. Il suo essere esemplare, adesso e perovvi motivi, deve quindi evolversi per diventareriproponibile e lo sta facendo in manieraindiretta: già altre esperienze simili stannonascendo, rinforzandosi a vicenda. Terre di LastraBene Comune e Il Rovo di via del Guarlone aFirenze sono quelle geograficamente piùprossime, e altre se ne scoprono muovendosi sulpiano nazionale all'interno della rete di GenuinoClandestino, il movimento contadino che sioccupa di sovranità alimentare e accesso allaterra.Una molteplicità di realtà destinata a crescere eproliferare, a fronte dell'inadeguatezza endemicadi fornire alternative praticabili da parte di unmodello di governance ormai al collasso, incapacedi mascherare ancora le asimmetrie di fondo chelo animano. La sfida, oggi, è probabilmenterappresentata dal re-inventare forme lavorative estili di vita, capaci di generare ricchezza sociale,relazionale e ambientale, che forniscano un realeservizio al territorio e alla sua comunità, inautonomia e affrancate dalla coercizione delmoderno mercato del lavoro e dai suoi ingranaggiinumani.Non a caso queste esperienze, Mondeggi inclusa,sono accomunate da una peculiarità evidente: ilrigetto radicale, laddove si parla comunque dilavoro e sostentamento, di quella strutturaimpresariale viceversa traslata ormai da tempoanche in ambito politico, diventando di fattol'unico modello ammissibile - con i suoi schemigeometrici, le sue gerarchie, i suoi folli obbiettividi profitto e di gestione del sociale. Lo stessomodello aziendale che ha rovinato la fattoria diMondeggi, sostituendo la struttura poderale conimpianti agro-industriali e conducendola nelbaratro di un debito che col tempo l'harisucchiata fino ad annientarla. Costruire epraticare alternative in questo senso è un lavorolungo e difficile: si tratta di mettere indiscussione, laddove la scelta non rimaneconfinata soltanto all'interno del proprio ambitodi azione ma viene esportata anche al di fuori,l'assetto sociale sul quale costruiamo molte delle

nostre relazioni vitali; si tratta di combatterecontro pregiudizi e condizionamenti, ma è unlavoro necessario se riteniamo la creazione di unmodello altro necessaria.E quanto sia imprescindibile riprodurre econservare con rispetto le risorse che utilizziamo,lo gridano le terre di mezza Italia, cementificate oinquinate irreparabilmente, o ancoraabbandonate perché in grado di produrre "solo"cibo e non profitto, e lo affermano i cittadini chealla custodia di questo patrimonio sonointeressati per motivi anche diversi tra loro,accomunati però da una visione di fondocondivisa. Entra qui in gioco il concetto di benecomune, ossia tutto ciò che rappresenta unarisorsa vitale per la comunità, e che dallacomunità di appartenenza non può esserealienato in alcun modo, la cui fruizione non puòessere impedita: se si assume finalmente che laterra, per motivi intrinseci facilmentecomprensibili, non può essere nient'altro chequesto, come tale deve essere trattata. Lemodalità attraverso cui auto-gestirecollettivamente i beni comuni sono in fase dicontinua evoluzione; MBC-FSP pratica unagestione per così dire bi-livellare: al suo internocoesistono due anime in continua interazione escambio: quella costituita dai custodi/abitanti delpresidio, da coloro che dai terreni della fattoriavorrebbero trarre il proprio sostentamento, equella della comunità allargata che li sostiene epartecipa attivamente ai progetti collaterali.Ovviamente il tutto è fluido e in continuadefinizione, ma già s'intende come un modellosimile, in cui la gerarchia è assente e le decisionivincolanti passano per assemblee allargate, siaforse il solo in grado di integrare obiettivi"produttivi" e gestione rispettosa e condivisadella risorsa terra. In ogni caso lasperimentazione non intende arrestarsi; piuttostomette tra le proprie dita altri nodi, provando adistricarli. Quello della circolazione alternativadei prodotti, che bypassi i circuiti tradizionali discambio, è un altro segno all'interno del quadroche MBC-FSP sta componendo con pazienza. Ilprogetto, condiviso a livello nazionale con altrerealtà affini come per esempio la Ri-Maflow diTrezzano sul Naviglio, ex fabbrica recuperata ed

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autogestita dai dipendenti, è quello di dar luogo ainterazioni che sappiano oltrepassare ladicotomia produttore-consumatore, dissolvendoqueste figure l'una nell'altra, creando filierecomplete, in grado di soddisfare i bisogni e dicostruire processi di autodeterminazionealimentare e sociale del territorio, indipendentida logiche di profitto indiscriminato esfruttamento.

L'appello dellaFattoria Senza PadroniDi fronte al quadro che è stato delineato inprecedenza, alla progettualità del comitato, allesue richieste e ambizioni, il silenzio dellacontroparte è tanto assordante quantocomprensibile. Una diversa gestione di Mondeggi,aderente a quella appena proposta, è in grado disovvertire, tra l'altro in maniera piuttosto palese,i paradigmi vigenti a livello sociale - i principifondanti del attuale sistema economicodistruttivo, se vogliamo- dei quali le istituzioni sifanno troppo spesso garanti.Trincerandosi dietro la necessità di liquidare lavecchia società o adducendo l'assenza di legalitàcome scusa, queste fino ad ora hanno eluso ildialogo, chiudendo entrambi gli occhi di frontealle istanze di coloro che per Mondeggi hanno inmente un futuro diverso dalla vendita edall'abbandono. Eppure il presidio contadinoprosegue nel pieno sostegno della popolazione, econ esso i lavori sul campo e l'attività aggregativa,con un'energia ogni giorno crescente.A questo punto, quindi, Città Metropolitana,Comune di Bagno a Ripoli e Regione Toscana nonhanno più alibi: possono scegliere di continuare aignorare questa esperienza, procrastinandoancora la decisione sul futuro della fattoria,oppure riprendere con convinzione il pallidodialogo avviato lo scorso anno, e interrotto dallestesse istituzioni nonostante gli accordi presi.La prima soluzione, giuridicamente parlando, èsicuramente più facile e comoda; la secondainvece è un sentiero difficile e ripido, una scalatain cui gli appigli mancanti devono essere costruitiex-novo, ma che può condurre alla scoperta diluoghi ancora tutti da immaginare e definire.

Per questo motivo chiediamo ai docenti, airicercatori e gli studiosi che già sostennerol'esperienza di MBC- FSP fin dai suoi albori, eovviamente a tutti gli altri interessati, disottoscrivere il presente appello, con l'obiettivo diesercitare una pressione sulla PubblicaAmministrazione per fare in modo che:- si abbandoni ogni progetto di alienazione delbene in oggetto;- si concluda la liquidazione della Mondeggi-Lappeggi R.L. e si apra finalmente una nuova fasenel futuro della fattoria;- l'attività sperimentale del comitato MondeggiBene Comune - Fattoria senza padroni vengariconosciuta, sostenuta e valorizzata in quantoprocesso virtuoso di auto-gestione comunitariadel territorio;- si riprenda il dialogo col comitato, interrottomesi addietro, con la determinazione necessaria araggiungere un accordo che funga da esempio, alivello nazionale, di gestione partecipata di unbene pubblico.Progetto MO.T.A. Questo progetto è nato dall'ideadi alcuni abitanti del comune di Bagno a Ripoli(FI) che proposero di prendersi in carico unpezzetto di Mondeggi per fermare l'incuria eopporsi alla vendita del bene pubblico.

L'eco-concertodell'11 giugno alle Piaggedi Gianluca Garetti

medico, attivista

Un grande concerto per rifiuti zero einquinamento zero, organizzato dalle Mamme NoInceneritore, Associazione il muretto e Promotori,giovedi 11 aprile dalle 18,30 per contrastare ilfolle disegno di costruire un inutile e pericolosoinceneritore a 6 chilometri dal Duomo di Firenze,in località Case Passerini.Già il 18 giugno la Conferenza dei Servizi potrebbedare lo sciagurato via libera alle ruspe. Per questoè necessaria una grande mobilitazione di cittadinicontro questo insensato progetto che andrà aimpattare in modo negativo sulla salute delle

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popolazioni presenti e future.Al concerto parteciperanno famosi artistischierati contro gli inceneritori: da BOBORONDELLI, a BANDABARDÒ, CASA DEL VENTO,GATTI MEZZI, MALASUERTE FI SUD, ZIO PHELLAS,RICCARDO MORI, KING OF THE OPERA, QUARTOPODERE, GAUDATS JUNK BAND, MARINA EVANS,ETRUSKI FROM LAKOTA, con la partecipazione diDAVID RIONDINO e dei bambini del quartiere cheapriranno l'evento alle 18,30.All'interno del concerto, vi saranno variinterventi relativi all'inceneritore, al nuovoaeroporto e per l'acqua bene comune. Vi sarannodiversi banchini informativi di associazioni ecomitati, tra cui: Equazione, Emmaus, Assembleaper la Piana contro le Nocività, Mondeggi BeneComune, No Aeroporto, Mamme No Inceneritore,Riprendiamoci Il Pianeta, Rifiuti Zero Firenze,ACAD, No job's Act, WWF, Medicina Democratica.

I giardini anti-allergie,l’inceneritore e la schizofreniadel Comune di Firenzedi Redazione

Apprendiamo che la Commissione ambiente delComune di Firenze ha recentemente approvatoall’unanimità la mozione della consigliera CristinaScaletti, volta ad adottare i principi proposti daldecalogo Siaaic (Società italiana di allergologia,asma, e immunologia clinica) per la prevenzionedelle allergie. Così Firenze si candida capofila neicomuni italiani ad adottare questo protocollo.Giustissimo e lungimirante, perché “a trarne unsicuro beneficio saranno poi le generazionifuture” sottolinea Vincenzo Patella dell’Uni-versità di Salerno (Corriere di Arezzo del 5 giugno2015), però anche schizofrenico da parte delcomune fiorentino.Perché il Sindaco di Firenze, si preoccupacorrettamente di alleggerire alle future gene-razioni il carico ambientale da pollini, ma non diquello ben più grave dovuto all’impatto dellediossine, dei metalli pesanti, del particolatoultrasottile, degli interferenti endocrini, che

usciranno dal camino dell’inceneritore di Firenze!Si tratta di sostanze, che sono per lo piùcancerogeni certi, cioè non hanno un limite perquanto infinitesimo al di sotto del quale non vi èrischio oncogeno per le persone, edepigenotossiche, a livello del feto e dell’embrione,cioè capaci di provocare danni alle futuregenerazioni.Non c’è nessun giardino anti-diossine possibile,c’è solo da NON impiantare l’inceneritore di Fi-renze!

Elezioni regionali in Toscana:i dati “reali” nel Paese “reale”,bocciato il Pddi perUnaltracittà

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In Toscana il Pd perde in un anno mezzo milione dielettori. Bocciato il Partito Democratico del tandemRossi-Renzi. La realtà quotidiana della crisi è più fortedella retorica del Partito della Nazione.

Renzi commenta i risultati come fosse una partitaa tennis, 4 a 3, no, 5 a 2. Rossi ringrazia perchè èpresidente ancora una volta. Sui principali organidi informazione campeggiano numeri riferitiesclusivamente alle percentuali. Noi vogliamodare un’occhiata alla realtà, e gridare che il re ènudo.In Toscana dalle europee 2014 alle regionali 2015 ivotanti sono passati da 1.972.406 a 1.441.510, conuna perdita secca in dodici mesi di 530.896elettori che non si sono presentati alla cabinaelettorale. Nello stesso periodo Il PartitoDemocratico passa da 1.069.179 voti agli attuali614.406: 454.773 elettori che avevano barrato nel2014 il simbolo del PD non hanno riconfermato laloro fiducia nel Partito.Per chi ama le percentuali la diminuzione è pari aoltre il 42%: quasi dimezzato il nascente Partitodella Nazione. Sempre per gli amanti dellepercentuali la grande affermazione di EnricoRossi, con il 48% che gli consente di evitare unballottaggio, calcolato in confronto al 48% dei

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votanti, significa che è stato votato dal 23% degliaventi diritto.Più che una vittoria un terremoto, un disastro,una sconfessione clamorosa in una delle Regionicon maggiore tradizione di fedeltà elettorale. Soloun toscano su cinque da fiducia al PartitoDemocratico di Renzi e Rossi. Per questo è utilenon farsi distrarre dall’analisi dei cantori delrenzismo a tutti i costi per ripercorrerebrevemente cosa è successo in questi dodici mesi.Dalla roboante affermazione renziana, basatacome consuetudine del piccolo caudillo rignanesesu parole, promesse, televendite e slogan, si èpassati alla dura realtà del jobs act e della lottasenza riserve ai diritti dei lavortori, all’adesionetotale alle politiche confindustriali (e oltre, vediMarchionne) che hanno come unico scopo lapolarizzazione crescente della ricchezza, econseguentemente della povertà. Alla distruzionesempre più feroce della scuola pubblica con riccheprebende alle private.A livello regionale l’adeguamento di Rossi allepolitiche renziane è stato veloce e incondizionato,tagli ovunque, una popolazione sempre piùpovera con sempre meno servizi, unaconflittualità sociale crescente e sempre piùspesso repressa con violenza dalle divise delMinistro Alfano (che giustamente pochi giorni faha rivendicato un anno di politiche di destra fatteda un governo a guida Democratica).Questa è una sonora bocciatura delle politichegovernative, nazionali e regionali. Una bocciaturadel partito unico, dell’uomo solo al comando, sichiami Matteo o Enrico. Della protervia del potereche tende solo a conservare se stesso.Un suggerimento ai responsabili del PartitoDemocratico: non giustificate l’astensionismo conle gite al mare, molti di quelli che non hannovotato non hanno neanche i soldi per andarci, almare. Non vi hanno votato per rabbia, perdisgusto, per disperazione. E ve li troverete prestodavanti, a chiedervi il conto.

Regionali, i commenti utilidi Redazione

La Città invisibile ha deciso di pubblicare alcuni deicommenti che ritiene più interessanti sulle recentielezioni regionali. Ecco i pezzi scelti che potete leggereintegralmente all'indirizzo http://goo.gl/Yxq5dQ.

I tweet non votano,le casalinghe sìdi Alessandro Gilioli

È interessante il ritratto dell'Italia del 2015: doveInternet non conta niente, funzionano meglio glispot, il target decisivo è quello delle casalinghe el'impresentabilità di un candidato non modifica diun millimetro il voto, tanto lo sa solo chi è piùinformato, insomma basta parlarne il menopossibile, e ciao.[Continua]

Rossi presidente. Avanzal'astensione ed emerge la Legadi Redazione Senza Soste

In Toscana la vittoria di Rossi non è mai stata indiscussione. Dal punto di vista politico tutti ipoteri forti della regione ed i media erano alleatiin un blocco monolitico di una classe dirigenteche oggettivamente non aveva una realealternativa di governo che la potesseimpensierire. Dalle banche, alle associazionidatoriali e di categoria fino all'associazionismodiffuso il blocco di potere di Rossi ha retto ed hapoi anche sfondato nella cittadinanza con unacampagna fatta di promesse, opere einfrastrutture pompata da giornali e tv.[Continua]

Regionali 2015, una primabattuta d'arresto del renzismo?di Redazione InfoAut

Una tendenza evidente appare confermata dallatornata elettorale regionale appena conclusasi,ma non è quella che in molti si aspettavano. Nonc'è la tenuta dell'illusione renziana, non c'è laripetizione 40% delle Europee, bensì si verifica ilconsolidamento dell'astensionismo (la media dei

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votanti è stata solo del 52%), che emerge avariabile caratterizzante del quadro emerso dalleurne. Intorno a Renzi, intorno alla Troika, intornoal Partito della Nazione non c'è nulla di nulla: c'èun cittadino su due che non vota e un elettoratodisilluso sempre più dalla partecipazioneelettorale, che questa volta non aveva neanche lapromessa di 80 euro a potergli fare turare il naso.[Continua]

La Toscana si è addormentatadi Tomaso Montanari

È passato sotto silenzio il record negativo dellaToscana. È proprio la regione del Presidente delConsiglio quella in cui si è votato di meno: conl'affluenza inchiodata a un clamoroso 48,24 percento, in una specie di crollo verticale (avevavotato il 60,92 alle Regionali del 2010; e il 66,7 alleEuropee dell'anno scorso: il che vuol dire che indodici mesi ben 530.896 toscani hanno deciso chenon val la pena di andare al seggio). Solo qualchemese fa chi avesse pronosticato questodrammatico disincanto per la rossa, civilissima,politicissima Toscana sarebbe stato consideratoun eccentrico menagramo. E invece ora lamaggioranza assoluta dei toscani urla di averne letasche piene dei toscani Matteo Renzi ed EnricoRossi: il Pd perde in un anno 454.773 voti.[Continua]

Il giocattolo si è rottodi Piero Bevilacqua

Lo hanno scritto e affermato in molti. Questeelezioni regionali consegnano una certezza noncamuffabile: Matteo Renzi è stato seccamentesconfitto. E' stato sconfitto il segretario del PD e ilpresidente del Consiglio, non solo perché egli èstato un protagonista della campagna elettoralein prima persona e sino all'ultimo giorno. Maperché le cifre mostrano, al di fuori di ognidubbio, il forte arretramento numerico e politicodel PD, analizzato dai commentatori di ognitendenza. Dove vince, significativamente, è per ilpeso specifico di singoli candidati, eccezione checonferma la regola.[Continua]

Vassallo, valvassori e valvassinidi Luigi Di Gregorio per Gli Stati Generali

L'analisi del voto di queste elezioni regionali èdiventata una specie di gioco di società. Tuttiarmati di calcolatrici e di pallottolieri per portareacqua al proprio mulino e dimostrare, numeri allamano, che il loro partito ha vinto. Tutti, nessunoescluso, as always. Come sempre però, la parte delleone spetta a chi governa. Tanto più se chigoverna ha campato di rendita per un annorispondendo a ogni critica, obiezione o punto divista "gufesco" che LUI era quello del 40,8%. Dellaserie: "sciacquatevi la bocca" (cit., sempre LUI).[Continua]

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LE RUBRICHE

Acada cura di Maurizio De Zordo

attivo in Acad e perUnaltracittà

Sai chi è Riccardo Magherini?Un video“Sai chi è Riccardo Magherini?” è il titolo di unvideo nel quale si raccolgono interviste etestimonianze dei cittadini di Firenze riguardanti,appunto, la tragica storia di Riccardo. L’obbiettivoè quello di capire quanto la cittadinanza sia aconoscenza di cos’è successo e quindi riflettere sucome divulgare le giuste informazioni perrendere tutti più consapevoli.o è quello di capire quanto la cittadinanza sia aconoscenza di cos’è successo e quindi riflettere sucome divulgare le giuste informazioni perrendere tutti più consapevoli.Agli intervistati fermati per le strade di Firenzeabbiamo rivolto la semplice domanda “sai chi èRiccardo Magherini?”. La prima impressione èstata che tanti, forse troppi, non sanno, oppurenon hanno ben chiaro, cosa sia realmenteaccaduto a Riccardo.Durante le interviste abbiamo chiesto di leggereun testo (allegato qui sotto) in cui viene riassuntala notte in cui Riccardo perse la vita stando per lopiù alle testimonianze (agli atti del processo) deipresenti. A conclusione di questo testo c’è poi ilracconto di come Guido, babbo di Riccardo, havissuto, e sta vivendo il lutto e la non facilebattaglia per far si che suo figlio abbia la giustiziache merita.Con questo progetto, nato dalla collaborazione diA.c.a.d. Firenze ed i famigliari di Riccardo, si vuolcercare di sensibilizzare la popolazione fiorentinaperché possa, una volta appresa la “storia diRiky”, decidere se, ed in che modo, prender parteal già vasto coro di chi, a gran voce, vuole VERITÀE GIUSTIZIA PER RICCARDO.Il video è visibile sul sito di Repubblica.it[http://goo.gl/AA3U2U]. E giovedì 11 giugnodalle ore 9 al Palazzo di Giustizia prima udienza aporte aperte del processo Magherini.

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

attivo in perUnaltracittà

Lo scaffale del debito di Kill BillyCon questo numero, a volte ad affiancare altricontributi, inizia una serie di recensioni cheriguardano la problematica del "debito". Sono 6 testi divari autori che in qualche modo si compendiano avicenda arricchendo la riflessione su questomeccanismo che segna uno dei modi di essere dellacontemporaneità, con ipotesi che lo interpretano comeil dispositivo principe di varie forme di assog-gettamento. Un debito dunque visto come marcatoredelle differenze sociali nel senso non tanto che ne possaessere semplicemente l'indice, ma che (se non ne è lacausa) operi per il loro mantenimento, che marchi eampli il solco che separa il creditore dal debitore che, inorigine, erano invece probabilmente scambiabilidenotando così il modo di queste e quelle relazionisociali. (G.P.)

La fabbrica dell'uomoindebitato. Saggio sullacondizione neoliberista.di G.P.

Il saggio di Maurizio Lazzarato che ha suscitatouna così buona curiosità da essere già statotradotto in otto lingue, svolge tutta una serie diconsiderazioni a partire da una tesi che ha unpunto di vista abbastanza originale. A partire daquesta il testo cerca di verificarne la portata sia inrelazione alla sua capacità di interpretazionedella realtà contemporanea, sia per il suopossibile uso quale indicatore per una prassi cherenda gli attuali conflitti di classe più incisivi.Sinteticamente la tesi sarebbe la seguente: ilparadigma sociale non si organizza e si esprimeintorno allo scambio, sia esso economico e/osimbolico, ma intorno al credito. Alla base dellarelazione sociale non c'è lo scambio chepresuppone il concetto di eguaglianza (pariquantità e pari qualità), con tutta la problematicadel valore, «ma l'asimmetria del rapportodebito/credito che precede, storicamente eteoricamente la relazione tra produzione e lavoro

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salariato. [...] L'economia del debito riveste illavoro nel senso classico del termine, di un"lavoro sul sé", così da far funzionare in modocongiunto economia ed "etica"» (p. 26).È sicuramente un'affermazione di una certaoriginalità, visto che tanti autori hanno cercato diinterpretare questa fase storica dominata dalricatto del debito, ma il punto di vista diLazzarato vede nel debito stesso l'incarnazione diun dispositivo che in qualche modo è all'originedei rapporti e delle messe in atto di ogni tipo diorganizzazione sociale.L'originalità della tesi è di avere esteso questoparadigma a più forme sociali - con un'ovviaattenzione al capitalismo - e non solo a quelladelle origini, alla quale faceva riferimento ilNietzsche della seconda dissertazione della"Genealogia della morale". Non occorre quiriprodurre tutta la documentazione che dimostrala capacità pervasiva del meccanismo delcredito/debito che occupa la prima parte delsaggio e che prosegue tra le righe nelle altre parti,cosa per altro ben conosciuta e facilmentericostruibile tramite una semplice analisi dellevicende economico-politiche degli ultimi anni.Quello che è più interessante è la ricostruzionedei modi e delle astuzie che il dispositivodimostra di saper mettere in atto. L'operazione intermini attuali comporta diversi risultati, uno diquesti è che la finanza, le banche, ma anche certi"investitori istituzionali" non sono sempli-cemente degli speculatori, sono appunto il mododi manifestarsi attuale del capitale (ne sono i"proprietari", dice Lazzarato), mentre i capitalistiindustriali sono ormai divenuti dei funzionari diquesta valorizzazione finanziaria.La finanza non sarebbe dunque riconducibilemeramente al suo aspetto speculativo, perchéaltrimenti si trascurerebbe il ruolo politico diessere la rappresentante del "capitale sociale"(Marx) o come diceva Lenin, di "capitalistacollettivo". A far funzionare il dispositivo deldebito, semplicemente individuabile neimeccanismi della finanza, sono una serie diaccentuazioni che alcune scelte politiche hannocomportato.Si cita la cartolarizzazione (legge francese del1988 votata su proposta del socialista Bérégovoy)

che permette la trasformazione di un titolo dicredito (e quindi di un debito) in un titolonegoziabile sui mercati finanziari (sono così, adesempio, presenti nel mercato valori connessi afatture emesse ma non saldate).Altro meccanismo che ha influito sullearticolazioni del debito è quello messo in atto nel1979 per iniziativa di Volker (allora presidentedella Federal Reserve e consigliere economico delprimo staff di Obama) per il quale i tassi nominalisono passati dal 9% al 20% aumentando il debitopubblico degli stati incidendo in particolare suldebito dei paesi in via di sviluppo, ma anche aldebito pubblico degli altri stati. La conseguenza èstata l'espansione del ricorso di questi soggetti aimercati finanziari per trovare le risorse per laloro attività.Qui sarebbe da aggiungere a quelli citati daLazzarato un altro evento che probabilmente hareso più incisiva la capacità coercitiva deldispositivo debito/credito così come vieneillustrato da G. Agamben e precisamente l'eventodel 15 agosto del 1971, quando il governoamericano, sotto la presidenza di Richard Nixon,dichiarò che la convertibilità del dollaro in oroera sospesa. Le conseguenze sono ben illustrate inquesto articolo: qui il link.L'analisi di Lazzarato prosegue sottolineando chese ben si guarda, dal punto di vista del capitale, ildebito più che essere un handicap, costituisce ilmotore dell'economia contemporanea che riesceanche a «riprendere, attraverso politiche diausterità, il controllo sul "sociale" e sulle spesedel Welfare, cioè sui redditi, sul tempo (dellapensione, delle ferie ecc.) e sui servizi sociali chesono stati strappati dalle lotte all'accumulazionecapitalistica.» (p. 45).Passiamo però alle implicazioni che il sistema deldebito comporta. C'è subito una conseguenzamorale connessa al debito che ingenera ilconcetto di colpa (qui Lazzarato riprendeNietzsche), esemplificativo il luogo comune chedescrive i greci nullafacenti spaparanzati al soledi una delle innumerevoli loro spiagge inconfronto con i tedeschi che sgobbano «per ilbene dell'Europa sotto un cielo uggioso» (p. 48).(In realtà i dati sull'operosità delle duepopolazioni sono in netto favore di quella greca).

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Segue il fatto che se nel credito e non nelloscambio abita l'archetipo dell'organizzazionesociale, allora il rapporto economico che sirealizza a partire dal debito implica un controllosulla soggettività e sulle forme di vita, si evocacosì un tipo di potere che esprime la capacità diintervenire nei rapporti sociali in termini siacreativi che distruttivi e in particolare nei terministessi della soggettivazione. Il meccanismo cheben illustra queste questioni è il modellodell'imprenditore di se stesso che imperversavanegli anni 80 e che invece corrispondevasemplicemente a una forma di auto-assoggettamento al sistema.Qualcosa di simile all'auto-assoggettamentooriginario che consisteva in una memoria per laquale il debitore dava in pegno al propriocreditore qualcosa d'altro che ancora possedevacome ad esempio il proprio corpo, la proprialibertà, la propria vita. Si ha così un'economiacome processo di soggettivazione per il quale ildebito non è solo un dispositivo economico, maanche «una tecnologia securitaria di governovolta a ridurre l'incertezza dei comportamenti deigovernati» (p. 61).Qui uno dei meriti di Lazzarato è quello di averscovato dei passi del giovane Marx in totalesintonia con il pensiero di Nietzsche: «Ma questasoppressione della estraneazione, questo ritornodell'uomo a se stesso e dunque all'altro uomo nonè se non parvenza; e tanto più essa è unaautoestraneazione, una disumanizzazione assaipiù infame ed estrema, in quanto il loro elementonon è più la merce, il metallo, la carta, mal'esistenza morale, l'esistenza sociale, la stessainteriorità del cuore umano, in quanto, sotto lespoglie della fiducia dell'uomo verso l'uomo, essaè la massima sfiducia e l'estraneazione perfetta»(Citazione da: Appunti su James Mill, in K. Marx,Scritti inediti di economia politica, Editori Riuniti,Roma 1963, pp. 232-233).Il meccanismo dell'assoggettamento agisce anchenell'uniformizzazione dei comportamenti inmodo tale che il soggetto debba tenerne uno taleda poter essere semplicemente giudicatomeritevole del credito. Ulteriore considerazioneriguarda l'entità del debito. Organico alfunzionamento del dispositivo capitalista, esso

potrà essere di proporzioni tali da potersiconsiderare infinito in maniera che l'uomo sisenta perennemente assoggettato ad unmeccanismo che trova come una rassegnazione o,al limite, una possibilità di uscita (di redenzione)soltanto in una trascendenza messianica.Qui il rapporto tra tempo e "credito" ci fa venirein mente un altro articolo di Agamben, lo potreteleggere a quest'altro link. In nome del debito sisono messe in atto tutta una serie di misure diausterità che hanno provocato una generaleprecarizzazione del lavoro e, quindi, della vitatutta. Ecco comparire delle pratiche attraverso lequali si rendono i soggetti succubi di se stessi apartire da meccanismi anche semplici.Un esempio: i disoccupati che per riceverel'assegno di sussistenza, erano tenuti a subiretutta una serie di interrogatori e a sottostare adazioni di controllo atte a verificare un presunto omeno comportamento etico tale da giustificare ilmerito dell'assegnazione del contributo stesso.Un'ulteriore considerazione merita il fatto chedebito e diritti prendano poi strade divergenti:«Infatti, i diritti sono universali e automaticipoiché riconosciuti socialmente e politicamente,mentre il debito è concesso a partire da unavalutazione della "moralità" e si fondasull'individuo e sul lavoro su di sé che egli deveattivare e gestire» (p. 142).Le conclusioni vanno perciò nella direzione diannullare il debito e il suo potere opprimente. Leazioni conseguenti sono quelle di richiederne ilnon pagamento, battersi per la sua cancellazione.La ripresa della lotta di classe dovrebbe, secondol'autore, ritrovare una forma di innocenza versonon soltanto il debito divino contro il quale si erascagliato Nietzsche, ma anche verso quelloterrestre che «modula e formatta le nostresoggettività» (p.174.).La stessa individuazione e presa di coscienza deimeccanismi legati al debito ci possono restituireun soggetto capace di nuovo di riconoscere i puntiattraverso i quali recuperare la propria dignità dapoter usare in aperto conflitto con le forze chemettono in campo il dispositivo annichilente deldebito. Ed è proprio nel riconoscergli tutte questecapacità, nell'averlo individuato come dispositivoveicolante la strategia di assoggettamento che il

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capitale mette in atto, che il saggio di Lazzarato sidistingue da altre analisi che avevano egualmentepreso in considerazione il debito semplicementecome caratteristica di un modo di presentarsi delcapitalismo contemporaneo.Maurizio Lazzarato, La fabbrica dell'uomoindebitato - Saggio sulla condizione neoliberista,Derive Approdi, Roma 2012. Pagine 175, Euro 12.00.

I thriller sociologicidi Petros Markarisdi Laura Lenti

fondatrice del gruppo di lettura "Libriamoci" a Pistoia

Thriller sociologici quelli scritti dal greco PetrosMarkaris, creatore del commissario KostasCharitos, alle prese con strane categorie diomicidi che hanno come sfondo una Greciastremata dalla crisi.La Grecia è assai vicina: la gente non ha damangiare, non può curarsi a spese del serviziopubblico, i bambini non possono nascere inospedale se non si hanno mille euro da depositare.E noi continuiamo a sproloquiare su conti inordine e Troika e Fmi. "Atene di notte, è come lenostre tasche vuote: due vasi comunicanti con lostesso, scarso, flusso quotidiano. Strade vuote,marciapiedi vuoti, trattorie semivuote. Se digiorno vedi la sofferenza di Atene, di notte necogli il lutto".Markaris, già in Tempi Bui aveva tentato di dareuna spiegazione alla crisi economica che facoincidere con la fine delle illusioni alimentatedall'Unione monetaria dell'Europa, ma puntal'indice anche contro i difetti dei suoiconcittadini: l'uso clientelare e fraudolento dellerisorse europee arrivate in questi anni, lacorruzione della politica, da sempre nelle mani ditre grandi famiglie, la mancanza di una culturacapillare (in Grecia ci sono in tutto solo 25biblioteche pubbliche!) e di una scuola stataleefficiente.Markaris è implacabile contro lo Stato greco,"l'unica mafia al mondo che è riuscita a farebancarotta". Un paese impoverito sotto tutti i

punti di vista, corrotto, dove gli unici a pagaresono i pubblici dipendenti e i pensionati, condrastici tagli ai loro stipendi, anche a quello delCommissario Charitos, che come tutti i Greci devestare attento a non sprecare neppure un euro,mentre le spese militari rimangono inalterate pernon compromettere la crescita economica di certipartner europei. arkaris, irritato, se la prende conalcuni giornali tedeschi che, invece deldisimpegno militare, hanno consigliato ai Greci divendere l'Acropoli o alcune isole per diminuire ilvolume del debito pubblico!Nei suoi thriller, scritti con leggerezza e ironia,Markaris mostra le conseguenze della grave crisinella vita quotidiana del suo Paese e s'inventainsospettabili serial killer, vendicatori diburocrati corrotti, faccendieri, evasori fiscali,insomma di tutti quelli che prosperano sulla crisie nonostante la crisi, affamando tutti gli altri.Nell'Esattore il Commissario Charitos, dotato dibuon fiuto ma anche di tanta umanità, s'imbattein omicidi che nascono dalla volontà di punire inumerosi colpevoli di una crisi che ha le sue basisoprattutto nell'evasione fiscale. Gli omicidiappaiono perciò "socialmente utili" e l'Esattore,fra l'entusiasmo generale, riuscirà a far restituireall'Erario ben otto milioni di euro in soli diecigiorni, anche se poi dovrà rispondere di benquattro esecuzioni di evasori che non hannovoluto restituire il maltolto.Anche in Titoli di coda, un sottile filo lega fra lorole vittime, tutte in vario modo implicate inmaneggi di mazzette corruttrici o in trabocchettiburocratici per ostacolare imprenditori"forestieri" che non si piegano alla corruzione. Lamassiccia immigrazione complica la situazione ela stessa figlia del Commissario, Caterina,avvocato che difende immigrati sfruttati, che siaccontenterebbero di poco, ma non ricevononeppure quello, sarà aggredita da xenofobi di AlbaDorata, protetti da poliziotti corrotti.Markaris rimpiange nei suoi libri la perdita diquei valori che tenevano unito il popolo greco,l'onestà e la solidarietà, merce rara anche da noi.La crisi economica ha creato tanti nuovi poveriche si ritrovano a litigarsi quel po' che resta congli ultimi, gli immigrati, su cui si riversano odirazzisti della marea dei disoccupati.

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Paradossalmente il solerte Commissario scopriràche uno dei serial Killer è proprio il figlio di unemigrato greco, cresciuto in Germania, chericordando i tanti sacrifici del padre, sitrasformerà in vendicatore dei tanti nuovi ricchievasori. Così alla fine la soluzione dei casi è sì unavittoria del nostro Commissario ma anche assaidolorosa, per lui e per il lettore: il movente deidelitti è sempre "socialmente onorevole", giacchégli assassini si sono assunti l'ingrato compito discovare e punire i veri colpevoli della crisieconomica, sostituendosi a un governo imbelle ecorrotto che sa solo usare la scure dei tagliindiscriminati.La Grecia descritta da Markaris, pur con le suepeculiarità, ha purtroppo parecchio in comunecon l'Italia: una faccia, una razza? La leggerezzadella narrazione non ci impedisce di notare letante somiglianze con la nostra realtà, i loroproblemi sono esattamente i nostri, forse noisiamo ancora in tempo a non toccare il fondo? O èquesto modello di Europa che mostra tutti i suoilimiti?

Stop TTIPa cura della redazione

"Caro Onorevole ti scrivo":verso il voto del 10 giugnoal Parlamento europeodi Campagna Stop TTIP Italia

Un'ondata crescente di pressione politica da partedelle cittadine e dei cittadini europei e italiani perchiedere che i diritti delle persone, dei lavoratorie dell'ambiente non vengano svenduti agliinteressi delle lobbies economiche. E' partita lacampagna di Stop TTIP Italia, la coalizione di piùdi 250 organizzazioni della società civile che sioppone al negoziato commerciale tra Stati Uniti eUnione Europea, verso gli Europarlamentarichiamati al voto.Gli strumenti per far sentire la propria vocesaranno il mail bombing e i tweets di protesta, chegiungeranno all'apice nella giornata del 10

giugno, durante la votazione a Strasburgo dellaRisoluzione sul TTIP, che darà indicazioni allaCommissione Europea sui limiti e le criticità daconsiderare durante il negoziato.Oltre a questo decine di iniziative sul territorionazionale, la mobilitazione degli oltre 40 comitatiterritoriali, il rilancio della petizione europeaormai vicina ai due milioni di firme serviranno aspingere per un voto contrario al documento dicompromesso che dà corpo ai peggiori fantasmigià evocati dalle reti sociali in tempi non sospettie per sottolineare, ancora una volta, la necessitàdi un blocco dei negoziati Usa - UE.La questione dell'arbitrato internazionale, ilrischio di un pesante abbattimento degli standardsociali e ambientali, di qualità del cibo e dellavoro, la nascita di organismi tecnici diregolamentazione senza alcun controllo da partedi quelli democraticamente eletti, laprivatizzazione dei servizi: tutto questo è sulpiatto di una mensa imbandita, i cui unici invitatisono i grandi gruppi di interesse economico.Contro questo attacco senza precedenti ai dirittifondamentali, la mobilitazione dal basso sisnoderà attraverso il 5, 6 e 7 giugno con presidi einiziative di controinformazione, rivolte ad unacittadinanza tenuta sostanzialmente all'oscurodei negoziati dai grandi organi di stampa. Milano,Torino, Roma, Firenze, Genova e decine di altrecittà hanno in programma uno o più eventi nellacornice di questa tre giorni di mobilitazioneinternazionale.Seguirà, il 9 giugno, la partecipazione al consueto#TTIPTuesday, che vede l'invio di un'ondata ditweets ai parlamentari ogni martedì dellasettimana, per sensibilizzarli sui rischi del TTIP, ela mobilitazione diffusa il 10 giugno durante ilvoto a Strasburgo."La società civile di entrambe le spondedell'Atlantico è mobilitata a tutela dei diritti ditutti" sottolinea Monica Di Sisto tra i portavocedella Campagna Stop TTIP Italia, "per far presentile critiche e le argomentazioni che, nonostante iltentativo di delegittimazione da parte delGoverno Italiano e della Commissione Europea,stanno trovando comunque spazio nelladiscussione al Parlamento Europeo comeabbiamodimostrato in un'analisi puntuale sulla

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Risoluzione Lange. La tutela dell'agricoltura diqualità italiana e delle economie locali non è un'mito', ma è parte integrante di un'uscitasostenibile dalla crisi"."Il confronto aspro a Bruxelles della scorsasettimana alla Commissione CommercioInternazionale sull'arbitrato "chiarisce ElenaMazzoni, tra i coordinatori della Campagnaitaliana, "mostra come la questione della tuteladelle prerogative democratiche dei Paesi non siaun optional. E come la proposta di compromessodella Commissione Europea non sia soloinapplicabile, ma anche insostenibilepoliticamente: non serve un arbitrato sugliinvestimenti in un accordo tra Paesi avanzaticome Usa e Ue"."Le recenti rivelazioni di Wikileaks" sottolineaMarco Bersani, tra i promotori della CampagnaStop TTIP Italia, "mettono in evidenza il tentativodi negoziare questi trattati lontano da occhiindiscreti. La presunta trasparenza del TTIP, adesempio, ancora largamente insufficiente, è stataottenuta solo grazie alle forti pressioni dellasocietà civile e di alcuni europarlamentari, tenutilontano dalle stanze che contano: Il TTIP è ancheuna questione di democrazia".Il fine settimana Stop TTIP sarà anche l'occasioneper inviare dai territori un chiaro messaggio aileader del G8 riuniti in Germania, che in cimaall'agenda hanno proprio l'accordo TTIP. Inparticolare, verrà rilanciata la petizione europeatesa a raccogliere adesioni contro il trattato.Obiettivo è raggiungere quanto prima i duemilioni di firme.

Grazie alla mobilitazionedal basso aumentail controllo democraticodi Campagna Stop TTIP Italia

Business Europe, la lobby industriale alla cuipresidenza siede Emma Marcegaglia, scrive aglieuroparlamentari. E' indice dell'importanza cheriveste il voto del Parlamento europeo allaRisoluzione Lange del 10 giugno prossimo aStrasburgo, in cui esprimerà il suo parere sul

negoziato commerciale transatlantico tra StatiUniti e Unione Europea.In una lettera inviata il 1 giugno scorso agliEuroparlamentari e nello specifico a GianniPittella, eurodeputato PD presidente del gruppoparlamentare dei Socialisti e Democratici (S&D), ildirettore generale di BusinessEU Markus Beyerchiede insistentemente che si mantenga ilcompromesso raggiunto alla CommissioneCommercio internazionale dove si è lasciato lospiraglio per l'inserimento dell'ISDS, l'arbitratointernazionale nel TTIP. Chiede anche chel'Europa non si concentri sulla sostenibilità.In questo momento tra i diversi emendamentiproposti in vista del voto in plenaria solo uno, ilnumero 27, chiede esplicitamente l'esclusione diqualsiasi arbitrato internazionale privato opubblico che sia, rimandando ogni contenziosoalle corti nazionali come insistentemente chiestodalle Campagne Stop TTIP europee e statunitensi:una posizione fatta propria da 134 eurodeputati dicui 22 italiani.Ma le criticità del TTIP non si risolvono conl'esclusione dell'ISDS. In un recente comunicatostampa, un nutrito gruppo di esperti delle NazioniUnite ha sottolineato come gli Accordi di LiberoScambio (Free Trade Agreements, FTAs) possanoavere pesanti implicazioni sui diritti umani e lasostenibilità e come per il TTIP sia necessarioaumentare la trasparenza, coinvolgere tutti iportatori di interesse, portare avanti studi diimpatto ex-ante ed ex-post per monitorarne gliimpatti sui diritti umani, inserire clausolevincolanti sul rispetto dei diritti umani, inserirerobuste clausole di salvaguardia per la loro tutela.Prosegue nel frattempo la mobilitazione dellasocietà civile e della Campagna Stop TTIP Italiache, con l'organizzazione di decine di eventi disensibilizzazione e di raccolta firme in tutta Italiae con l'invio di centinaia di email agliEuroparlamentari sta contribuendo allo sviluppodi un dibattito ampio e informato sul TTIP nelnostro Paese."Alcuni degli emendamenti presentati daglieurodeputati, così come il riposizionamento dialcuni europarlamentari, stanno dimostrando chela pressione dei movimenti cittadini funziona e harisultati" sottolinea Monica Di Sisto, tra i

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portavoce di Stop TTIP Italia, "smentendoperaltro tutto ciò che il Viceministro Calenda e laCommissaria UE Malmtrom hanno sempresostenuto sulle critiche come miti frutto dicomplottismo, visto che stanno diventano nero subianco emendamenti alla Risoluzione Lange chevedono la convergenza di europarlamentari didiversi schieramenti, anche dei Socialisti eDemocratici"."La nostra posizione" conclude Di Sisto "si basa su5 emendamenti presentati dalla Campagna StopTTIP che chiediamo di prendere in blocco, tra cuiun no chiaro all'ISDS e un'esclusione totale deiservizi pubblici dal negoziato, se così non fossel'unica opzione è votare contro la Risoluzione:piuttosto che una pessima risoluzione, meglionulla. Ribadiamo comunque che il lavoro sugliemendamenti per noi è un modo per tamponare irischi, ma la vera soluzione è bloccaredefinitivamente il negoziato con gli Stati Uniti"."La Campagna Stop TTIP Italia in strettocoordinamento con le reti internazionali halanciato una crescente campagna di pressionesugli Europarlamentari" aggiunge Elena Mazzoni,tra i coordinatori della coalizione italiana, "perdimostrare che nonostante i tentativi di teneresotto silenzio il negoziato transatlantico, lasocietà civile è in grado di riprendere in mano leredini del controllo democratico senza nessunadelega in bianco. Le ultime rivelazioni diWikileaks sul corrispettivo trattato transpacifico(TPP) dove si evidenzia come persino le bozze ditrattativa dovessero rimanere secretate per altriquattro anni dopo l'eventuale conclusione,dimostra quanta strada ci sia da fare perassicurare una vera trasparenza e partecipazione,come sottolineato dal comunicato degli espertidell'ONU. D'altro canto" conclude Mazzoni, "èpossibile raggiungere una maggiorearmonizzazione delle normative in mododemocraticamente controllato e partecipato esenza il TTIP, dove i settori produttivi diventanomerce di scambio, come il recente accordosull'esportazione dei salumi italiani negli StatiUniti ha dimostrato".Per tutta la giornata di mercoledì 10 giugno,durante il dibattito e il voto sulla RisoluzioneLange, la Campagna Stop TTIP Italia coprirà

l'evento tramite il sito http://stop-ttip-italia.nete i vari media sociali.

ULTIM'ORAParlamento europeo diviso suISDS, voto su relazione Langerimandato!di Campagna Stop TTIP Italia

Il voto previsto domani 10 giugno a Strasburgosulla Relazione Lange slitta a data da destinarsi.Lo ha deciso il presidente Schulz applicandol’articolo 175 del regolamento del ParlamentoEuropeo dopo essersi consultato con il presidentedella Commissione Commercio Internazionale(INTA). Il motivo? I 200 emendamenti presentatie la richiesta di voti separati e con chiamatanominale. Toccherà probabilmente di nuovo aINTA decidere sugli emendamenti e le propostepresentate in plenaria.Sembra evidente che nel gruppo dei Socialisti &Democratici la questione dell’ISDS stia diventandoesplosiva e che gli accordi con i Popolari nonsiano poi così solidi.La mobilitazione di questi giorni di cittadini e retidi movimento, grazie ai due milioni di firmeraccolte e alla pressione diretta della società civilesui Parlamentari Europei, ha certamente giocatoun ruolo fondamentale nel rafforzare questespaccature. Dunque, le criticità sollevate durantequesto periodo dalla Campagna Stop TTIP nonerano vaneggiamenti privi di basi, bensìriguardavano pericoli concreti di mutamentiirreversibili dell’ordinamento democraticoeuropeo e nazionale. La richiesta resta perciòimmutata: nessun accordo è meglio di un pessimoaccordo.Adesso è necessario aumentare il controllodemocratico della societa’ civile sulla prossimariunione della Commissione CommercioInternazionale, per evitare che ancora una volta siassista all’ennesimo furto della democrazia avantaggio dei forti interessi commerciali.

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Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef attivi in perUnaltracittà

Taglierini da crespelle(come usare le crespellevuote avanzate)di B.Z.

Abbiamo capito che, grazie a millecontaminazioni, l'origine di un piatto ha valorerelativo, mentre il suo trasformarsi è forse piùeloquente e capace di raccontarsi, oltre se stesso.Qui il percorso è dalle zeppole della nonna con lacolla, alle crespelle con la besciamella.Perché così si chiamano dopo la loro "evoluzione"e non è importante quanto Caterina (dei Medici) ei suoi cuochi abbiano davvero contribuito alla"francesizzazione" di questo piatto che resta: lecrespelle alla fiorentina. Dunque, le pezzole dellanonna erano, in origine, frittatine (forse a formadi pezzuola: casereccio triangolo da mettere incapo, "traduzione volgare" di fisciù) di uova,farina bianca e latte, cotte sul metallo caldo eriempite con ricotta e verdure di campo cotte,insaporite e sminuzzate.Le frittate farcite (dall'aspetto raggrinzito,crespo) venivano messe nel «coccio», in forno conl'aggiunta di salsa colla (latte-brodo di carne-spezie). Ora le dosi per 20/25 crespelle: 200 gr.farina bianca 600 gr latte 100 gr burro fuso saleQuesto è l'impasto per preparare le crespelle allaFiorentina. Una volta pronti i vostri "cerchi" lifarcirete con un impasto di ricotta e spinaci, conaggiunta di sale, noce moscato e poco parmigianograttugiato.Arrotolateli su se stessi e adagiateli in una pirofiladove avrete messo un poco di besciamella avendocura di lasciarne una parte da aggiungere sopra ecuocete in forno. Se volete aromatizzare ecolorare le crespelle potete usare nelle dosi diimpasto sopra scritte: pommarola, spinaci obietole, appena passati in padella e frullati,peperoni cotti in forno, sbucciati e frullati, o tuttele varianti che vi possono stuzzicare, bastaridosare il latte con la quantità di ciò cheaggiungerete.

L'importante è ottenere un impasto omogeneo,abbastanza morbido e provare. Padellina dacrespelle o antiaderente appena unta sul fuocomedio, colare un romaiolo (scegliete l'altezzadella crespella e usate sempre lo stesso attrezzo,in modo da avere sempre la stessa dose diimpasto) e rotearla in modo da ricoprirne tutto ilfondo, cuocendo pochi minuti.Se siete soli o con dei veri amici, provate a girarlausando "il polso"... avete abbastanza impasto perprovare più volte e magari "misurarvi", sealtrimenti non accettate la sfida, una palettina faal caso vostro. Una volta pronte, tagliatele astriscioline e disponetele, mescolando i colori, sulfondo di pomodoro.Schizzate con un top (sembra un biberon, dallatettarella rigida e bucata, con il quale si "disegna"nei piatti più facilmente) di salsa di spinaci edecorate con la ricotta appena frullata con pocolatte.