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ogni anno il Natale ci chiede di metterci in ascolto di quello che Dio, per mezzo di Gesù Cristo vuole dirci. Quest’anno ce lo chiede in modo particolare perché la nostra comunità diocesana ha scelto come tema pasto- rale per l’anno in corso proprio l’ASCOLTO e preci- samente: “Comunità Cristiane capaci vivere e trasmet- tere la fede oggi. Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”. È evidente che fonte biblica di tutto questo è il brano del Vangelo di Giovanni 4,5-42, dove ci viene narrato l’incontro di Gesù con la donna samaritana al pozzo di Giacobbe. A ben leggere questo tratto di Vangelo ci accorgiamo di molti punti di incontro con il Natale. Eccone solo alcuni: • Gesù nel Natale si incarna nella nostra situazione umana per salvarla dal di dentro; si è incontrato con una donna bisognosa di salvezza prima di tutto den- tro, nel suo cuore. • Gesù chiede qualcosa a quella donna dicendole: “dammi da bere”; a Natale Gesù ci chiede di vedere il suo amore per l’umanità così com’è, in pericolo di perdere il senso e il valore della vita. • Gesù si serve di quella donna per arrivare ai suoi compaesani; a Natale si serve di alcuni pastori (sia- mo noi?) per arrivare a proporre una nuova esperien- za di vita a tutti gli uomini. E si potrebbe continuare! Ai cristiani viene richiesto almeno a Natale di lasciar- si incontrare da Gesù e di mettersi in suo ascolto per- chè ha molte cose da dirci. BOLLETTINO PARROCCHIALE DI TRICESIMO N. 1 - Dicembre 2009 TRESESIN Supplemento a “La Vita Cattolica” - Settimanale del Friuli - Aut. Trib. di Udine n. 3 del 12-10-48 Dir. resp. Duilio Corgnali Carissimi, Lui, da parte sua, si mette sempre in nostro ascolto co- me ha ascoltato con pazienza e disponibilità la donna di Samaria. Questo suo atteggiamento di ascolto ci riempie di speranza perché non ci sentiamo abbando- nati da Dio ma accolti e valorizzati. Non mi resta allora che augurare un buon Natale a tut- ti voi. Che sia soprattutto un Natale di comunione e di ascolto reciproco con il Signore per diventare suoi messaggeri nel mondo di oggi. Buon Natale, don Ariedo parroco L’ascolto è un atto di ospitalità. Consiste nel fare posto all’altro, nel cedergli uno spazio e un tempo nella mente e nel cuore. F.Torralba

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ogni anno il Natale ci chiede di metterci in ascolto diquello che Dio, per mezzo di Gesù Cristo vuole dirci.Quest’anno ce lo chiede in modo particolare perché lanostra comunità diocesana ha scelto come tema pasto-rale per l’anno in corso proprio l’ASCOLTO e preci-samente: “Comunità Cristiane capaci vivere e trasmet-tere la fede oggi. Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”.È evidente che fonte biblica di tutto questo è il branodel Vangelo di Giovanni 4,5-42, dove ci viene narratol’incontro di Gesù con la donna samaritana al pozzo diGiacobbe.A ben leggere questo tratto di Vangelo ci accorgiamodi molti punti di incontro con il Natale.Eccone solo alcuni:• Gesù nel Natale si incarna nella nostra situazione

umana per salvarla dal di dentro; si è incontrato conuna donna bisognosa di salvezza prima di tutto den-tro, nel suo cuore.

• Gesù chiede qualcosa a quella donna dicendole:“dammi da bere”; a Natale Gesù ci chiede di vedereil suo amore per l’umanità così com’è, in pericolo diperdere il senso e il valore della vita.

• Gesù si serve di quella donna per arrivare ai suoicompaesani; a Natale si serve di alcuni pastori (sia-mo noi?) per arrivare a proporre una nuova esperien-za di vita a tutti gli uomini.

E si potrebbe continuare!Ai cristiani viene richiesto almeno a Natale di lasciar-si incontrare da Gesù e di mettersi in suo ascolto per-chè ha molte cose da dirci.

BOLLETTINO PARROCCHIALE DI TRICESIMO N. 1 - Dicembre 2009

TRESESINSupplemento a “La Vita Cattolica” - Settimanale del Friuli - Aut. Trib. di Udine n. 3 del 12-10-48Dir. resp. Duilio Corgnali

Carissimi,

Lui, da parte sua, si mette sempre in nostro ascolto co-me ha ascoltato con pazienza e disponibilità la donnadi Samaria. Questo suo atteggiamento di ascolto ciriempie di speranza perché non ci sentiamo abbando-nati da Dio ma accolti e valorizzati.Non mi resta allora che augurare un buon Natale a tut-ti voi. Che sia soprattutto un Natale di comunione e diascolto reciproco con il Signore per diventare suoimessaggeri nel mondo di oggi.

Buon Natale,don Ariedo parroco

L’ascolto è un atto di ospitalità. Consiste nel fare posto all’altro, nel cedergli uno spazio e un tempo nella mente e nel cuore.

F.Torralba

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segni autentici, che sono in grado dicogliere i significati nella differenzarispetto alla propria identità cultura-le, etica, sociale e religiosa.• Mettersi nei panni dell’altro.Ciò vuol dire essere in grado di capireche la persona che abbiamo davanti anoi è come noi. Da cristiani diciamoche ciò che ci accomuna è il grandedono che il Signore ha fatto ad ognu-no di noi: siamo suoi figli. Mettersinei panni degli altri, dunque, vuol di-re guardare la vita e le situazioni po-nendosi nella prospettiva della fratel-lanza.• Verificare la correttezza della no-

stra comprensione.È importante che la comunità cristia-na viva momenti nei quali mette sot-to verifica la propria comprensionedell’altro.Ripensiamo al contesto ecclesiale nelquale ci troviamo inseriti, alle attesee alle speranze della nostra forania,delle parrocchie, delle persone. Riper-corriamo con la mente le strade, dal-le colline moreniche dove lo sguardopuò spaziare lontano, in orizzonti dasogno, ai paesi costruiti lungo le rog-ge, il tempo e i pensieri scanditi dalloscorrere dell’acqua, agli insediamentiche rischiano di essere anonimi econfusi con la periferia della città…E mettiamoci in ascolto.

Loretta Dolso, direttore del Consiglio Pastorale Foraniale

Dopo tre anni in cui ci è stato chiestodi diventare consapevoli della nostrafede e di scoprire la gioia di trasmet-tere questa nostra fede• Nelle relazioni e nella vita affettiva• Nella complessità e nella fragilità• Nella festa: cuore del tempoQuest’anno ci viene chiesto di fer-marci accanto ad un pozzo per faresilenzio dentro e fuori di noi, perchéquesto silenzio possa essere abitatodalle parole, dai bisogni, dalle attese,dai desideri dell’altro.Ci sono diverse modalità di ascolto.Si parla di • “Ascolto a tratti” – ciascuno man-

tiene le proprie convinzioni, ci si di-strae, si conta sul proprio intuito osulla propria esperienza - l’altro ri-mane esterno, rimane altro, l’atten-zione è su se stessi e in fondo, siascolta solo quello che coincide conle proprie convinzioni.

• “Ascolto logico” – ci si concentranon sulla persona ma su quello chedice – la persona stessa non ha vol-to, storia, attese … le decisioni chevengono prese sono coerenti con iprincipi, sono estremamente logi-che , ma non costruiscono relazionicon la persona.

• “Ascolto attivo” – sicuramente piùcomplesso ma conduce ad unascolto efficace e costruttivo. È unascolto che diventa comunicazioneempatica, che permette di mettersinei panni dell’altro, che consente di

Forania di Tricesimo,anno pastorale

2009-2010

entrare talmente nel punto di vistadell’interlocutore da condivideresensazioni, sentimenti, difficoltà esperanze. I due interlocutori devo-no poter sentire che sono in gradodi fare un cammino insieme, di farestoria insieme.

Importante quindi creare un rapportopositivo, ma anche essere capaci dimettersi in gioco con i propri limiti econ la disponibilità a non sapere, avolte di non capire.Molto schematicamente alcuni punti:• Sospendere i giudizi di valore e

l’urgenza classificatoria.La sospensione del giudizio permettedi mettersi in ascolto attento e de-strutturato, un ascolto che permetteall’altro di dirsi e che permette all’a-scoltatore di entrare nella vita dell’al-tro senza categorie definite a priori.• Osservare con simpatia.Ci sono sguardi che allontanano esguardi che accolgono. Sono sguardiaccoglienti quelli che non escludono,che valorizzano le differenze come

Allo scopo di venire in contro alle crescenti domande di iscrizione alla scuola materna parrocchialee per ottemperare alla richiesta di adeguamento alle nuove norme strutturali che l’Azienda Sanitaria

prevede per le Sezioni Primavera, è iniziato a settembre 2009 il piano di ristrutturazione ed ampliamento della Scuola del-l’Infanzia “B. Elena Valentinis” che prevede lavori di straordinaria manutenzione ed ampliamento per un importo totale di€ 480.000,00. A tal scopo la Parrocchia ha già ottenuto una concessione di contributo in conto capitale per un importopari a € 380.000,00 dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e per i restanti € 100.000,00 si è provveduto a stipulareun mutuo di durata decennale con un Istituto di Credito.Alla fine dei lavori, prevista per il settembre 2010, l’asilo potrà quindi contare su di un adeguato spazio per una nuova 5ªsezione di scuola materna, di rinnovati e più ampi bagni per i bambini, di spogliatoi per il personale docente e il per il per-sonale dipendente, di moderni serramenti a risparmio energetico per tutto lo stabile, nonché di un’ala con accesso indi-pendente esclusivamente dedicata alla sezione Primavera.

Scuola

Infanzia

B.E. Valentinis

RISTRUTTURAZIONE ed AMPLIAMENTOSCUOLA DELL’INFANZIA “B.E. VALENTINIS”

PRECISAZIONE

Facendo riscontro a quanto dal sottoscritto pubblicato nel bollettino parrocchiale dell’anno scorso circa la situazione finan-ziaria della scuola dell’infanzia parrocchiale “ E. Valentinis” la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Tricesimo, dott.Tiziana Cavedoni, mi chiedeva formalmente di rettificare alcune mie affermazioni riguardanti l’Istituto da lei presieduto. Lofaccio molto volentieri, precisando che le notizie da me pubblicate non sono state prese dai verbali delle sedute di detto Isti-tuto, ma raccolte dalla voce di alcuni presenti. Quindi non ho per niente accusato il Consiglio di aver preso posizione né pro né contro.Un tanto dovevasi!

Don Ariedo Iogna, presidente scuola per l’infanzia parrocchiale “E. Valentinis”

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Piccoli momenti di grande gioia...

Come ogni anno, in attesa del Santo Natale, è tradizione della nostrascuola dell’infanzia parrocchiale, rivolgere il pensiero ai più bisognosi.A tal proposito i giovani del catechismo ed il gruppo missionario di Tri-cesimo ci hanno proposto di appoggiare e sostenere un’iniziativa a fa-vore delle missioni. Così, mercoledì 25 novembre ai nostri bambini èstato presentato da Don Michele, il missionario laico Paolo Cane-va, che, con l’aiuto di tante fotografie, ha descritto la sua vita in Etiopiaal fianco di tante famiglie che non godono di certo di tutti i nostri agi.Anzi! Di recente un villaggio composto da 25 capanne è stato distruttoda un incendio e 207 persone sono rimaste senza tetto e senza mezzidi sussistenza.Perché allora non impegnarsi a dare un aiuto ai nostri amici più lonta-ni?I bambini della scuola dell’in-fanzia sono rimasti entusiastidi poter essere utili ed hannopromesso che, attraverso pic-cole rinunce, riusciranno an-che a comprare scarpe, qua-derni e colori da mandare inAfrica.“O si fa festa insieme o non èuna festa!” Noi ne siamo con-vinti.

La scuola dell’infanzia parrocchialeper i bambini etiopi

Dal momento in cui ho scoperto di aspettare una bambina la mia vita è cambiata completamen-te e ha cominciato a girare tutta intorno all’arrivo di questo nuovo piccolo essere umano. Quan-do nasce, poi, ogni giorno era una scoperta non solo per lei che imparava a conoscere il mondoche la circondava, ma anche per me che pian piano imparavo a capire le sue esigenze, i suoi mo-vimenti, le cose che la facevano sorridere, i suoi primi versi e le sue prime paroline.

Certo, non è stato tutto rose e fiori. Chi di noi non ricorda le notti insonni, le rinunce al cinema, alla partita in tv, all’uscitatra amiche, perché l’unico tempo a mia disposizione era tutto dedicato alle cure per la nuova arrivata. Lo facevo con gioia,certo, anche nella consapevolezza che avrei recuperato un po’ del mio tempo nel momento in cui la mia piccola avrebbe co-minciato ad andare all’asilo. “Vedrai – mi dicevano i miei genitori e gli amici con bambini ormai grandi – i primi 3 anni so-no i più divertenti, i più dolci, poi vanno all’asilo e in un batter d’occhio non te ne accorgi e sono già adulti“. All’improvviso, infatti, è arrivato il primo giorno d’asilo che, tra l’altro, è arrivato in contemporanea con l’arrivo del suofratellino. Per la sorellina maggiore è stato uno shock doppio: il nuovo ambiente all’asilo, la mancanza della mamma e delpapà e il loro costante impegno con il nuovo arrivato. La pazienza e l’affetto delle maestre sono stati fondamentali per per-mettere alla mia bambina di passare questa delicata fase di transizione. La prima settimana la mia piccola era già padronadegli ambienti della scuola e dopo appena dieci giorni aveva già imparato a togliersi le ciabattine e mettersi le scarpe in pie-na autonomia, prendere le sue cose dall’armadietto, il lunedì mettere bavaglino, sapone e asciugamano nel loro posto e iodietro di lei incredula di tanta sicurezza in una bambina così piccola. Poi sono cominciate le canzoncine, le poesie, le pre-ghierine e alla fine ha cominciato a imitare gli stessi atteggiamenti della maestra: ogni pomeriggio fa l’appello, mi correg-ge se il bicchiere non è vicino al piatto e mi sottolinea se dimentico di mettere i bicchieri in tavola. Sono piccole cose cheperò per una mamma sono gioiosi momenti di grande tenerezza. Importantissimo, poi, è stato il contatto con gli altri bambini della scuola. La nascita delle prime sim-patie e delle prime amicizie, il confronto con gli altri bambini, la percezione dell’altro oltre se stessae i familiari sono state tappe delicatissime, che la mia bimba ha affrontato fortunatamente con sere-nità.La scuola materna è stato un passaggio importantissimo per la crescita della mia bambina, così co-me per tutti noi a casa che l’abbiamo vista, in poche settimane, imparare tantissime cose e cresce-re come forse solo i primi mesi di vita faceva.

Piccoli momenti di grande gioia...

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Ascolto è fare spazio…

Nella tradizione ebraica siracconta di come Dio, almomento della creazione, si

è trovato davanti ad un serio pro-blema: dove mettere l’universoche stava per creare, visto che Luiera infinito, eterno e amore senzafine? D'altronde l’universo nonsarebbe stato infinito, ogni cosaavrebbe avuto un inizio e una fi-ne e insieme all’amore gli uominiavrebbero dovuto fare i conti an-che con il suo contrario…Si dice che il Creatore prese unaimportante decisione: rinunciò aduna parte di sè per far posto alcreato, si ritirò da una parte delsuo essere infinito per fare postoal finito, limitò la sua eternità perriservare un posto a ciò che primao poi doveva avere un fine, ac-cettò quindi che il suo amore infi-nito confinasse con una parte incui ci sarebbe stato il suo contra-rio; l’egoismo…Così l’universo trovò il posto peresistere. Ma la cosa interessante èche Dio impresse in tutta la crea-zione il seme di questo mistero.

La vita infatti nella creazione se-gue le stesse regole: perché la vitapossa nascere c’è sempre bisognodi qualcuno o qualcosa che le fac-cia posto!Perché una creatura possa nasce-re deve esserci sempre una madreche sappia fare vuoto dentro disé, deve esserci una famiglia cheda spazio ad una nuova storia,deve esserci una comunità prontaa dare importanza ad ogni uomoe donna, deve esserci una societàpronta a rinunciare a qualcosaper far sì che ognuno abbia lapossibilità di realizzarsi.È il grande mistero che accompa-gna la nostra vita; portiamo den-tro di noi il segreto dell’amore diDio nostro Padre.Siamo chiamati a far posto alla vi-ta rinunciando a una parte di noi,questo è l’unico modo per esserefigli di Dio.Quest’anno la Chiesa di Udine hascelto il tema dell’ascolto comeambito in cui concentrare la pro-pria attenzione; penso che sia unbel modo di intendere l’ascolto

come la capacità di fare spaziodentro di sé, di fare silenzio, di so-spendere ogni forma di giudizioper ascoltare l’altro, la personadiversa da noi, la persona che habisogno di essere ascoltata.Con i giovani già l’anno scorso ab-biamo intrapreso un camminoche partendo dalla domanda sucosa voglia dire essere missionarisi è allargata alla riflessione suquanto sia importante allenarsi aascoltare sì il bisogno dei poverima anche ad accettarne le diver-sità, il bisogno di avere uno spa-zio in cui far sentire la loro voce,riconoscere i loro diritti e accetta-re i nostri errori.Missionario è colui che, in nomedella sua fede, riconosce ogni uo-mo e donna come suo fratello esorella e annuncia loro che Dio siè fatto uomo per annunciare adognuno la salvezza in Cristo.Ma questa salvezza deve passareanche attraverso gesti e scelte diliberazione di ogni uomo da qual-siasi tipo di schiavitù e povertà.Per questo, assieme ad una inizia-tiva di aiuto concreto per la rico-struzione di alcune capanne an-date distrutte in Etiopia, ci si èchiesti il senso e il perché di tantapovertà e ingiustizia attorno anoi e di come la Chiesa sia chia-mata a percorrere strade concretea favore degli ultimi.Ma il cammino non si è concluso,l’allenarsi all’ascolto è solo all’ini-zio e contiamo, in quest’anno, diproseguire con nuovi passi e nuo-vi traguardi da raggiungere.

Don Michele

“Capanne per l’Etiopia” è stato il titolo della campagnatesa a sostenere, tramite una raccolta di fondi, il pro-getto missionario per la ricostruzione, nel villaggio diEndibir in Etiopia, di un gruppo di capanne distrutteda un grande incendio. Attorno a questo progetto ed alsuo valore educativo è nata le volontà e il desiderio dialcuni ragazzi della nostra comunità parrocchiale di so-stenere ed aiutare questa popolazione in difficoltà. Laraccolta di fondi è avvenuta grazie a diverse iniziativerealizzate nel corso dell’anno; tra le tante vorrei ricor-dare: la realizzazione del tradizionale Presepe, (il cui te-ma ricordava appunto il progetto missionario nel vil-laggio etiope)con la partecipazione dei bambini del Ca-techismo, le offerte ricevute dalla vendita dell’ulivo du-rante il periodo pasquale e le esperienze dei vari cam-peggi estivi parrocchiali; i quali avevano come obietti-vo la riflessione sui punti chiave e sul significato dellamissionarietà nel mondo.Attraverso queste e tante altre iniziative abbiamo potu-

to riflettere su qual è lo stile ed il significato della mis-sionarietà: la condivisione e il dialogo, la centralità del-la persona, la quotidianità dell’impegno, l’incontro.Queste parole tracciano una specie di via per la missio-narietà. Innanzi tutto la scelta di mettere la persona alcentro, un’attenzione sempre rinnovata all’altro, che cista accanto, ma che è anche in noi. Chi non sa vedereanche in se stesso il bisogno di evangelizzazione, di ri-scoprire cioè le radici profonde della fede, difficilmen-te saprà poi riconoscere nell’altro il senso e significatoche porta alla riscoperta di Gesù. Da questa comprensione dell’umanità, si arriva quindialla condivisione e al dialogo. Chi sa condividere, per-ché da subito sa comprendere e accogliere, sa ancheaprirsi alla grandezza del dialogo, fatto di ascolto e diannuncio, di scambio, di ricevere e dare. Un dialogocon chi non crede, con chi crede in modo diverso, conchi ha perso i riferimenti della fede, con chi appartienead altre fedi e ad altre culture, con chi, nella nostra sto-

CAPANNE PER L’ETIOPIA: LA MISSIONARIETÀ OLTRE I CONFINI

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ria complessa e complicata, fa fatica a trovare la strada...La missionarietà consiste in un’andare, uno spostarsiverso, un’abbandonare la propria terra per annunciareCristo agli altri.È questo cammino che, Paolo Caneva, missionario lai-co che si trova ora nel cuore dell’Africa più povera,a En-dibir in Etiopia, ha scelto per la sua vita. Un percorso divita lontano dai ritmi frenetici e dalle sicurezze di unavita agiata, per rivolgere l’attenzione a popoli svantag-giati e alle persone in difficoltà. Paolo Caneva è stato ilreferente del progetto missionario “Capanne per l’Etio-pia”; poco tempo fa abbiamo avuto l’occasione e la for-tuna di incontrarlo e potergli porgere alcune domandesul significato e la sua personale visione della missiona-rietà.

• Cosa ti ha spinto a cambiare e scegliere questoparticolare cammino nella tua vita?

Avevo sempre desiderato dare il mio contributo per unmondo migliore. Stiamo vivendo un periodo storico incui ci sono tante ingiustizie, il nord del mondo dovenon si possono calcolare gli sprechi, il sud dove i piùfortunati hanno un piccolo pezzo di pane al giorno.Per non parlare della situazione sanitaria, in un mon-do dove alle grandi industrie farmaceutiche convieneprodurre cosmetici piuttosto che medicine contro lamalaria.Nel mio piccolo mi sono chiesto che cosa potevo fare e,sicuramente guidato dalla provvidenza, ho preso lastrada della missione. È stato un momento molto diffi-cile, vedere tanta povertà in un momento solo. E ognivolta che vado ad Addis Abeba è la stessa cosa. Ci sonodelle vie che sembrano degli ospedali a cielo aperto,gente con ogni tipo di malattia che dipende esclusiva-mente dagli aiuti dei passanti ed è anche questo che mispinge ogni giorno di più ad offrire il mio servizio perqueste persone in difficoltà.

• Quale è il tuo ruolo in Etiopia?Mi occupo di cercare fondi per tutti i progetti che laChiesa Cattolica gestisce nella diocesi di Emdibir. Ab-biamo tantissime attività per lo sviluppo della popola-zione locale, tra i quali cito 40 scuole di diverso ordinee grado, 6 ambulatori e 2 ospedali.Uno dei metodi più comuni e conosciuti è quello deisostegni a distanza, con diverse associazioni, ne seguoquasi 6.000. Seguo anche le adozioni a distanza, sonomolto contento di fare questo lavoro. Mi piace perchého la possibilità di comunicare la situazione che c’è qui.Una povertà senza limite. I villaggi della regione in cuiabito sono assolutamente abbandonati a se stessi. Nonc’è luce, acqua, non ci sono ospedali, scuole, alcun tipodi iniziativa sociale. Qui devo fare un appunto sul lavo-ro della Chiesa Cattolica che sta facendo veramentetanto per aiutare i poveri, e la cosa più bella è che lo fasenza cercare di convertire le persone, ma solo per l’a-more dell’uomo

• Più di 1 miliardo di abitanti soffre di denutrizio-ne e ogni sei secondi un bambino in qualche par-te del mondo muore di fame. Molti paesi sonostati identificati dalla Fao come particolarmentevulnerabili a causa di crisi nazionali o regionali;tra questi è presente anche l’Etiopia. I leadermondiali non hanno dimostrato la volontà dipuntare ad un accordo ambizioso per risolvere

questo problema. Qual è la sua opinione in me-rito alla conclusione dell’ultimo vertice dellaFAO?

Prima di tutto devo dire che non credo in istituzioni co-me la FAO, UNICEF ecc. In queste grandi istituzionioltre il 70% del budget viene usato per pagare il perso-nale e per altre spese interne che non hanno niente ache fare con il sostegno ai più poveri.Mentre la Chiesa Cattolica trattiene una percentualeche supera di poco il 5%, praticamente si tratta solodelle spese di sostentamento per i religiosi.Comunque sia se ci aspettiamo dai grandi un impegnoper aiutare i poveri abbiamo sbagliato strada, il cambiodi rotta deve venire dal basso, dai normali cittadini chedevono impegnarsi e dare il massimo nella situazionein cui sono inseriti.

• Come viene vissuta secondo te la missionarietàqui e in Etiopia: è possibile fare un parallelo?Quale è secondo te il significato di missionarietàvissuta in Italia e in Etiopia?

Mi verrebbe da dire che in Italia essere missionario èpiù difficile, perchè la gente sembra “sbandata”, senzapiù valori e senza un’identità culturale, qui il missiona-rio fa più fatica ad essere accettato e avere un particola-re ruolo. In Etiopia invece si va ad agire su bisogni ma-teriali ed alla fine è più semplice. La soddisfazione chederiva dall’impegnarsi per l’altro è veramente grandissi-ma. Sembra che avere più cose renda felici, ma quandopenso a questo mi vengono sempre in mente le suore diMadre Teresa, non ho mai visto persone che trasmetto-no una tale serenità eppure non possiedono niente.

• Puoi farci un parallelo su come secondo te ven-gono vissuti, in Italia e in Etiopia, problemi scot-tanti come la diversità di Etnie, di religione e lacrisi economica?

Il problema etnico è sicuramente molto più sentito inEtiopia, lì i problemi hanno sempre origine dalla diver-sità di etnia, mentre tra chi appartiene a religioni diver-se non c’è alcun problema. Qui in Italia si sente tantoparlare di crisi economica, ma io personalmente non locapisco, non ho ancora visto nessuno andare in girosenza scarpe, oppure che non ha l’acqua o la luce in ca-sa. Prima di parlare di crisi e di povertà credo che biso-gnerebbe sapere bene che cos’è la povertà che non ècerto rinunciare ad una pizza o ad una serata al cinema.

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ASauris, comeovunque inmontagna, la

vita è lenta, caden-zata, ritmata dallestagioni, dai passi

dei montanari, abbracciata d’inverno dallaneve, d’estate dalle nubi temporalesche.Sono pochi i momenti in cui queste costan-ti sono interrotte; tra questi sono da conta-re gli spostamenti, i pellegrinaggi, le migra-zioni. Migrazioni tanto di animali, comequella delle rondini, quanto di uomini, co-me quella dei campeggiatori. Già, è certo:ogni anno, nel mese di luglio, arriva alla or-mai vuota scuola elementare di Sauris unacorrierina piccola piccola, dalla quale scen-dono bambini piccoli piccoli, ma con valigiecosì grandi che non si capisce dove potes-

sero stare sul pulmino. Dopo l’orda pirate-sca dei fanciulli, pronti a risvegliare ognipensionato del paesello dalla sua sonnolen-za, discende i gradini del bus una lenta pro-cessione di ragazzacci e ragazzacce (moltopiù acce dei ragazzacci, a dire il vero) conchitarre, zaini, borsoni e due bauli, tantopesanti e lugubri che sembra contenganodue bombe atomiche (e l’apparenza è pocoscostata dal vero, visto che col loro conte-nuto i putelli avranno da dare filo da torce-re ai ragazzacci). Passata la mesta fila, ec-colo apparire, lui, il cappellano, col segugioal guinzaglio. L’omaccione è tanto grande ebrutto che tra i bambini si diffonde som-messo un mormorio: “Il Boborosso!”. Desa-lito questo l’ultimo gradino, l’autobus, sol-levato dalla nuova leggerezza, riparte.Anche quest’estate, il 28 giugno 2009, lafunesta scena s’è ripetuta, e non so qualecolpa o grosso peccato io abbia commesso,tant’è che mi sono trovato a essere parteattiva di quella processione di ragazzac-ci.Assai grave è la situazione dei ragazzac-ci: devono infatti controllare l’esplosivamassa bambinesca e stare attenti ai bruttitiri delle ragazzacce (sottolineo, molto piùacce dei ragazzacci) e del cappellano. Maquest’anno, per fortuna, avevamo un fortealleato, il suoro (“muini”, ah ah ah!) diAdorgnano, Vigji. A sostenerci in questaimpresa, inoltre, la bravura delle cuoche,l’essenziale aiuto di una mamma e la rap-

presentanza istituzionale della stessa mo-glie del sindaco.La prima giornata fu parecchio carica.Quanto saltavano, e correvano, e scappa-vano, e urlavano, e ridevano, quei bambini!“No, scendi da quel muretto, ché cadi e tifai male!”, “Stai lontano dal cane quandomangia!”, “Siete scemi?! Non picchiatevi, vifate male!”, “Non andate dietro la casa!”.Tra strilli e richiami, e proteste per la con-fusione da parte di vicini un po’ attempati,la situazione parea di mano sfuggente. Maecco che le ragazzacce (che, essendo mol-to più acce dei ragazzacci, alle volte hannoanche delle ideacce davvero acce), capeg-giate dal peso massimo Emiliana, venneroin nostro soccorso: “Bambinii!!” Ahia, nonurlarmi nell’orecchio! “Su, bambini, dai, ve-nite! Adesso facciamo un gioco!”. L’orda co-

me un fiume in piena. Dov’è Emiliana? Ah,è andata in bagno. Il microfono ce l’ha Va-lentina. “Fate tutti un bel cerchio!” E chedifferenza c’è tra un bel cerchio e uno brut-to? Boh, glielo chiedo: “Vale, che differenzac’è tra un bel cerchio e un brutto cerchio?”.“Eh… Dunque… Sarebbe…”. L’urlo travolseil sole. No, non quello degli impiccati, quel-lo dei campeggianti cui Emiliana ha appenadetto: “Gridate più forte che potete!”. “Nonho sentito!” No, ti prego, Emi, no… Ahi!Vabbe’, povere le mie orecchie. Chissà se ilsismografo di Grotta Gigante l’ha registra-to. Ora che ci si è sfogati bisogna presen-tarsi. “Adesso ognuno dirà il suo nome. E-MI-LIA-NA”. Eccetera. I nessuno urla più,tutti fanno i timidoni… E così, tra giochi emomenti di riflessione, sen’andò il primo giorno. Lasera tutti a vedere un film,quindi il Padre Nostro e:”Tutti a nanna!”. Tutti sì,ma i muli, noi animatori,invece dovemmo trascor-rere qualche oretta a tar-da notte a organizzare leattività ludiche dell’indo-mani. Per consolarci diqueste fatiche approfit-tammo di un barattolinoda mezzo quintale di Nu-tella.Così passavano i giorni.

Digredivano ogni tanto dall’ordinario scor-rere del tempo qualche pianto, dei parteci-panti ammorbati, il figlio dell’uomo neroche una sera si sarebbe intrufolato una se-ra nei bagni dell’abitato.Come in ogni campeggio che si rispetti, cisono state anche alcune camminate. Lemete, due magnifiche malghe, sono stateraggiunte non senza difficoltà: si procedevalungo dei bei sentieri in fila indiana, ma,mentre sul davanti la velocità era piuttostoelevata, in coda essa era invece più simile aquella di una lumaca agonizzante.La settimana trascorse velocemente, tragare, cantate, travestimenti, scherzetti bur-loni, escursioni, partite a calcio, ping pong,pallavolo. Non sono però mancati i momen-ti di serietà: ogni dì, infatti, veniva propostoai bambini una tematica da meditare; tuttiquesti spunti di riflessione erano ovviamen-te correlati a un argomento principale, os-sia la missionarietà. Queste attività veniva-no introdotte mediante una serie di scenet-te teatrali che narravano le vicende di unbambino africano da poco trasferitosi inItalia, mettendo a confronto le differenzenella vita quotidiana tra i paesi poveri e lanostra realtà nazionale. Seguiva un mo-mento in cui i ragazzini elaboravano le pro-blematiche proposte, a volte anche attra-verso il gioco; quindi tutti assieme si traevadelle conclusioni e si concludeva con unapreghiera. Il metodo si è rivelato alquantoefficace: il pubblico si lasciava facilmentecoinvolgere dalle rappresentazioni e, du-rante le discussioni, proponeva pensieri esoluzioni di una certa originalità.Dopo sette giorni di avventure e follie,giunse purtroppo la fine. Una serata di fe-sta, la preparazione dei bagagli, unaprofonda dormita e il giorno seguente lamessa e il pranzo con i genitori. Poi, inun’atmosfera velata dalla malinconia, le au-tomobili presero a dipartirsene, finché nonrimase più nessuno e Sauris (con la gioiadei suoi pantofolai) venne restituita allapropria tranquillità.La vita riprese a essere lenta, cadenzata eritmata dalle stagioni, dai passi dei monta-nari: d’inverno sarebbe stata abbracciatadi nuovo dalla neve. Ma sempre al tra-monto segue l’alba, sempre alla medita-bonda calma l’allegria: l’anno prossimo cirivedremo.

Enrico Maiero

Campeggio bambini

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Anche quest’anno nelle attività organizzate dalla Parroc-chia di Tricesimo non poteva mancare l’ormai classicocampeggio con i ragazzi delle scuole medie. Quest’an-

no il campeggio si è svolto in località Nonta di Socchieve, far-cito da 168 ore di giochi, attività educative e riflessioni spiri-tuali, e condito da due bellissime camminate nelle montagnedella nostra Carnia che, nonostante gli imprevisti climatici del-l’inizio di questa estate, ci hanno riportati a casa stanchi ma ap-pagati.Un ringraziamento particolare va fatto agli abitanti di Nonta,che ci hanno sin da subito offerto una calda accoglienza, chenon è mai venuta a mancare per tutta la durata della settimana.In sette giorni, noi animatori abbiamo sviluppato due dipen-denze: quella da caffeina e quella “da animati”. Infatti, i ragaz-zi delle medie sono riusciti a renderci indimenticabile ogniistante di questa stupenda esperienza, con i loro sorrisi e la lo-ro inesauribile vivacità. Come non sorridere al ricordo dei mo-menti unici passati insieme? La curiosità con cui li abbiamo vi-sti inseguire i cervi volanti del bosco di Nonta, la giocosità nel-l’uso delle tempere con cui hanno saputo contagiarci, per nondimenticare i corsi accelerati di pulizia domestica e la condivi-sione dello spuntino notturno a base di pane e cioccolata, sonosolo una parte dei ricordi che portiamo ancora in cuore, insie-me al profumo delle candele di cera d’api che abbiamo fabbri-

cato insieme e che ognuno di noi tiene sullascrivania.I momenti di gioco, talvolta con premi bizzar-ri in palio, sono sempre stati alternati da mo-menti di riflessione etica e spirituale. In particolare quest’annole attività di riflessione si sono incentrate sul tema dell’immi-grazione e dell’arricchimento che nasce dall’incontro di cultu-re; tema che in questo complesso periodo si fa sempre più ne-cessario per costruire un’educazione alla tolleranza e al rispet-to reciproco in un mondo destinato a divenire inevitabilmentesempre più multietnico e multiculturale.Inoltre, con l’intervento delle ragazze delle Caritas, abbiamodato vita a un gioco educativo che avviasse una riflessione suldivario tra nord e sud del mondo: riflessione che ha colpitoprofondamente sia i ragazzi che noi animatori.Il campeggio con i ragazzi delle medie è stato un forte momen-to di unione cui ancora oggi, nelle uggiose giornate scolastichee lavorative autunnali, torna il nostro pensiero. Ci auguriamo dipoterli rivedere numerosi nell’estate prossima: noi ci saremo,con tanta voglia di farli divertire e di crescere insieme.

Silvia Ronco

Campeggio ragazzi

III turno, campeggio superiori

Difficile spiegarequanto è stato bello…

I campeggi estivi di Tricesimo si svolgono ormai da così tanti anniche nell’iniziare a scrivere queste poche righe di commento temodavvero di dire qualcosa di scontato e ripetitivo.Neanche quest’anno però il campeggio ha deluso le aspettative dibambini, ragazzi, animatori, genitori e preti. Nessuna sorpresa, dun-que, nel leggere questi pensieri anche perchè non è mai spiacevoleleggere qualche buona notizia, no?Un campeggio un po’ particolare, forse, quello di quest’anno, che ha

basato le riflessioni e le attività di tutti i tre turni (quello pensato per i bambini delle Scuole Elementari, quello rivolto ai ragaz-zi delle Scuole Medie, e infine quello per i ragazzi delle Scuole Superiori) su un unico tema; ossia quello della mondialità. Adattato alle tre diverse fasce d’età, e dunque con modalità, linguaggi e proposte differenziate, il tema ha tuttavia permessol’introduzione di spunti di riflessione e dibattito importantissimi (e molto attuali).Il rispetto, l’uguaglianza, la tolleranza hanno saputo stimolare tutti i nostri “animati”, dai più piccoli ai più grandi. E poi, ovviamente, camminate, mangiate memorabili, scherzetti, giochi e serate cantate a squarciagola, che, pur nella lorosemplicità, han saputo rendere i giorni trascorsi in montagna davvero pieni, e piacevolissimi. E il ritorno a casa, come ognianno, è stato qualcosa di strano: all’improvviso cambiano le cose da fare, cambiano i ritmi, e ci si trova come un attimo smar-riti. È come se questo brusco ritorno alla realtà quotidiana ci facesse di colpo sentire la mancanza di quella semplicità ed es-senzialità a cui ci eravamo abituati nella settimana precedente. E an-che se magari ci eravamo lamentati del fatto che il telefono non pren-deva, o che dovevamo camminare tanto prima di poterci fermare, cirendiamo conto che le cose difficili le avevamo già dimenticate, men-tre ricordiamo benissimo il panorama a cui quella sudatissima cam-minata ci aveva portati…Sì, parole già sentite forse, eppure credo davvero che il segreto diquesto campeggio stia proprio nel fatto che riesce, anno dopo anno,a rimanere sempre genuino, a proporre cose semplici, che forse ab-biamo già provato e sperimentato, ma che, quando lasciamo, cimancano terribilmente.E allora; al prossimo anno, ciao a tutti… A.V.

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Lunedì sera ore 20.30 riunione delgruppo missionario in canonica.Gruppo missionario …

Quante volte ho sentito alla Messa fe-stiva questo annuncio parrocchiale equante volte mi sono chiesta cosa fosseil gruppo missionario. Finché, meno diun anno fa, ho trovato il coraggio dichiedere informazioni al Don, il qualein risposta mi ha invitata a partecipare.A quel mio primo incontro mi sonopresentata al gruppo come “curiosa”:“Sono venuta solo per conoscere” hopremesso subito. La mia vita mi sem-brava già abbastanza colma di impegnie di certo non ne cercavo uno nuovo!Ma Chi mi aveva condotta lì? Spesso le riunioni sono improntate sul-l’organizzazione delle attività o sullaproposta di nuove iniziative ma, quellasera, ho avuto la fortuna diascoltare la testimonianza diuna ragazza ritornata da po-co da un viaggio-missionein Bolivia. Ha raccontato diaver collaborato nella distri-buzione di pane e latte amolti bambini che rischia-vano, senza quel pasto, dinon poter mangiare nullanelle loro giornate. Ha rac-contato dei sorrisi, della ri-conoscenza sincera e dellagioia di quei bambini circon-dati dal niente e dalla po-vertà. Ha raccontato di quan-to quella esperienza l’abbiasegnata positivamente alpunto di cambiare abitudinial ritorno a casa, al punto dimetterla in difficoltà a ri-prendere la sua vita e le sueamicizie di prima: ora vedecon occhi diversi…Tanto ero interessata e coin-volta nell’ascoltarla, quanto più cre-sceva in me il dubbio sul perché mi tro-vassi lì! Molto bello quello che avevosentito, ma io, con la mia famiglia, conun bimbo piccolo, con il mio lavoro,cosa avrei potuto mai fare? Quandoavrei mai avuto un mesetto di tempoper prendere un aereo e correre ad aiu-tare chi si trova in difficoltà? Ed è quiche mi viene in aiuto il Don: capito ilmio stato d’animo è pronto ad aprire lamia visione sulla missionarietà.Nel vangelo di Giovanni, Gesù racco-manda di amarci gli uni gli altri comelui ama noi, e nel vangelo di Luca siracconta che Gesù stesso manda inmissione i suoi discepoli, portatori dipace nelle case e annunciatori che ilRegno di Dio è vicino. Piano piano ho cominciato a capire dicome non si possa essere cristiani sen-za essere missionari: non si può amareDio senza amare i fratelli. E non serveprendere un aereo per amare ed aiutareil prossimo, basta che ci guardiamo at-torno e ci rendiamo disponibili. La no-

stra missione inizia qui, nelle nostreparrocchie, nelle nostre famiglie … E aquel punto anche se la mia vita era giàimpegnativa come fare a tirarsi indie-tro …Dio ci ha donato tanti talenti e ci chia-ma a condividerli con gli altri. L’impe-gno passa attraverso piccoli gesti quo-tidiani: dall’uso responsabile delle ri-sorse che Lui ci dona, all’impiego delnostro tempo a servizio di coloro chehanno bisogno delle nostre capacità;dall’essere consapevoli di ciò che ve-ramente accade nel mondo, a compierescelte di giustizia, di eguaglianza, diequità sociale, di solidarietà e di pace. Scopo del gruppo missionario è anchela sensibilizzazione oltre al coordina-mento delle varie proposte e iniziative.Ci siamo impegnati a raccogliere fondi

per diverse iniziative benefiche, tra lequali anche per la ricostruzione di al-cune capanne distrutte dal fuoco inEtiopia: durante lo scorso Natale ab-biamo coinvolto i bambini del catechi-smo nel gesto simbolico di costruiredelle casette/capanne, apposte poi nelpresepio in chiesa, in ricordo di quellefamiglie sfortunate che non avevanopiù riparo. Lo stesso tema ci ha conti-nuato ad accompagnare nel corso del-l’anno in altri momenti come ad esem-pio un mercatino in primavera e unodurante la festa di S.Filomena. Anchein questo ultimo i protagonisti sonostati i bambini e ragazzi del grest par-rocchiale: sono stati messi in vendita ilavoretti da loro realizzati negli incon-tri estivi. E la fortuna ha voluto che inostri giovani amici potessero avere uncontatto vero con il missionario PaoloCaneva, che ci aveva chiesto aiuto:non molto tempo fa, infatti, ci ha fattovisita ed ha incontrato i bambini dellanostra scuola per l’infanzia ed alcunibambini del catechismo, illustrando lo-

ro la situazione in Etiopia e mostrandoloro delle fotografie. Visto quanto ipiccoli si sono dimostrati interessati ciauguriamo che abbiano capito quantosono fortunati! Abbiamo avuto l’occasione di incon-trare altre volte gli amici del catechi-smo proiettando filmati e cartoni ani-mati che illustravano problematiche dialtre realtà nel mondo e cercando direndere più pronti i nostri giovanottiall’accoglienza e all’accettazione dellediversità.A proposito di questo non posso fare ameno di riportarvi alcune riflessioniche mi sono rimaste in mente dopoaver partecipato ad una serie di incon-tri formativi, organizzati dall’UfficioCaritas diocesano, sugli argomenti del-l’immigrazione e del lavoro: vari sono

i riferimenti nella ScritturaSacra. Per quanto riguardala tradizione biblica ciò chesi dice, per esempio, dellostraniero si intende ancheper il povero, la vedova,l’orfano, il malato, l’emar-ginato e il carcerato. Que-ste categorie marginali, su-perflue, irritanti, scandalo-se diventano per Gesù luo-ghi sacramentali della suapresenza e via per l’incon-tro con il suo volto. Questecategorie non sono solorealtà sociologiche e cultu-rali, ma diventano luoghireali dove la comunità cri-stiana accede alla veritàdella propria fede e delsenso della propria vita. Viricordate il brano del van-gelo di Matteo dove si diceche saranno separate le pe-core dai capri e dove Gesù

si identifica con gli affamati, gli asseta-ti i forestieri, i carcerati…? “ Venite,benedetti del Padre mio, riceverete ineredità il regno preparato per voi findalla fondazione del mondo.” Quel re-gno può essere il nostro, se vogliamo,ma consideriamo che è di tutte le genti,anche di quelle che hanno un odore di-verso,un colore diverso e delle diverseabitudini di vita!E come dimenticare le parole delMons. Luigi Bettazzi che presiedeva ilconvegno missionario diocesano danoi ospitato qui a Tricesimo in ottobre?Il cristiano ha il dovere di essere il por-tatore del messaggio di Cristo, messag-gio sempre attuale anche se cambianole mode, sorgente di speranza per tuttigli uomini di tutti i tempi e di tutte lelatitudini. E per portare il messaggio lodeve testimoniare nella vita di tutti igiorni, sostenuto ed incorraggiato daDio nell’Eucarestia e nella preghiera.Confesso che ora ho capito Chi mi hacondotto in canonica quella sera!

M.T.

Chi mi ha condotto lì

quella sera..?

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Il catechismo familiare è un modo alternativo di concepire ilpercorso catechistico per i nostri figli. Consiste nel partecipa-re a questo loro percorso non da spettatori più o meno coinvol-

ti, bensì da protagonisti, insieme con loro, del cammino spirituale edumano che tale scelta comporta.Il gruppo di genitori che ha accettato questa proposta è mosso dal-la convinzione che una tale crescita sia necessariamente un percor-so da farsi soprattutto all’interno della famiglia, nucleo fondante d’ogni individuo, base fondamentale per ognicomunità che voglia chiamarsi tale, e non sia solamente un “gruppo di persone”.Questo “cammino” è per noi già al secondo anno, e via via, da individui che non si conoscevano e pensavano di ave-re forse fra loro poco da condividere, ci siamo lentamente resi conto che (pur con i diversi vissuti) si è invecelegati da un sentire comune, accomunati dalla convinzione che sia importante fare nostri i principi evangelici co-me insegnamento umano prima che spirituale, ammesso che i due aspetti possano essere disgiunti…L’intenzione è dunque quella di portare avanti, a casa, gli spunti di discussione emersi durante gli incontri men-sili (sia da noi adulti che dai nostri figli insieme alla catechista) per fare della Parola del Signore il “pane quoti-diano” che sia vero cibo per noi…I nostri appuntamenti sono aperture verso argomenti stimolati da articoli, preghiere, parabole o semplici con-cetti, che ci danno però spunti per riflessioni personali, profonde e mai banali, accogliendo le altrui parole comefonte di arricchimento personale e di gruppo, nella convinzione che tutto ciò che siamo (e non ciò che diciamo)lo possiamo trasmettere ai nostri figli: accoglienza, tolleranza, apertura, disponibilità e lealtà, coerenza e sen-so d’appartenenza, dove appartenza però non sia chiusura nella propria realtà, quanto piuttosto la consapevo-lezza di far parte – al di là di apparenti differenze o distanze – di quella fratellanza umana che Gesù ha sempreinsegnato, con il proprio esempio oltre che con le sue parole.

Una mamma

Ècontinuata anche quest’anno l’attività del Centrod’Ascolto Caritas parrocchiale, che ormai da an-ni svolge la sua attività presso la sala Scrosoppi,

situata accanto alla canonica.Esso è il luogo in cui tutte le persone in difficoltà, italia-ne e straniere, possono rivolgersi per cercare ascolto,accoglienza, orientamento e aiuto concreto. Il centro èaperto ogni lunedì dalle 17.30 alle 18.30.L’ascolto è il punto di partenza per installare la cono-scenza reciproca e un clima di fiducia, condividendo ilproblema e ricercando la soluzione insieme alle personebisognose, il cui numero è purtroppo in continuo au-mento.Infatti le famiglie che ormai da tempo sono seguite sisono aggiunte nuove richieste d’aiuto.Se al passato al centro si rivolgevano principalmentestranieri per la ricerca della casa, del lavoro, di un aiutoconcreto per la compilazione di documenti utili alla re-golarizzazione della loro posizione, oggi sempre di piùa chiedere aiuto sono italiani residenti.Inizialmente erano pensionati che con l’aumento del co-sto della vita non riuscivano ad arrivare alla fine del me-se, ora sono spesso capifamiglia che a causa della crisieconomica, hanno perso il posto di lavoro e si trovanosenza sostentamento per sé e per i propri familiari.Gli operatori quindi offrono aiuto nella ricerca del lavo-ro, oggi sempre più difficile, ma soprattutto con il Ban-

co Alimentare cercano di dare una risposta concreta ailoro bisogni e di tamponare l’aggravarsi della situazio-ne.Le persone che oggi si avvalgono dell’aiuto alimentaresono circa un centinaio.E’ inoltre disponibile anche il Banco Farmaceutico, incollaborazione con le farmacie di Tricesimo.Esso mette a disposizione a titolo gratuito medicinali divario genere, per le persone che ne hanno bisogno e nonhanno i mezzi economici per acquistarli.Inoltre sta prendendo avvio in quest’ultimo periodo an-che il Progetto del fondo diocesano di solidarietà, uncontributo economico concreto da concedere in caso digrosse difficoltà.Il centro d’ascolto di Tricesimo per tutte le sue attività sipone come punto di riferimento per l’intera forania eper quanto riguarda il microcredito anche per le foraniedi Nimis e Tarcento.Esso inoltre mantiene sempre una proficua collabora-zione con l’amministrazione comunale e gli assistentisociali del comune e delle zone limitrofe e resta sempreaperto a chiunque desideri offrire la propria collabora-zione nel tempo libero.Il Centro in ultima battuta desidera essere un segno percontribuire a promuovere la cultura della solidarietà edell’accoglienza, sempre più necessaria nella nostrarealtà, perché il confronto con colui che vive situazionidi bisogno e difficoltà non generi rifiuto e chiusura.

Caritas parrocchiale: “L’ascolto si fa Carità”

CATECHISMO FAMILIAREUna scelta consapevole per una strada

da percorrere insieme

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Un successo!!! E’ la prima cosa che ho pensato aconclusione dei festeggiamenti della Sagra di SantaFilomena. Durante le riunioni che hanno preceduto la manife-stazione, l’organizzazione è stata unanime sul man-tenere, per quanto possibile tenuto conto della crisidi questi periodi, immutati i prezzi di listino rispettoalla passata edizione seppur conservando inalteratala sempre alta qualità delle varie proposte gastro-nomiche.Il risultato è stato a dir poco straordinario, anchequest’anno la partecipazione della comunità è stataveramente alta e gli utili aldilà di ogni aspettativahanno superato le previsioni, che come ogni annosono stati devoluti alla scuola materna Beata ElenaValentinis di Tricesimo.Questo continuo successo va sicuramente condivisocon tutte quelle persone che hanno contribuito allariuscita della festa da don Ariedo e don Michele, acoloro che durante le settimane antecedenti l’iniziohanno materialmente allestito l’area dedicata ai fe-steggiamenti e a coloro che durante i quattro giorni

di sagra si sono prodigati alfunzionamento dei vari stand,senza dimenticare, infine, glisponsor indispensabili con illoro contributo.Anche quest’anno la Sagra di Santa Filomena è ini-ziata all’insegna di un appuntamento culturale infat-ti si è svolta la presentazione della restaurata chiesadi San Michele e l’illustrazione del restauro di duestatuette lignee e altre opere della Pieve. Un’altragiornata significativa è stata la Domenica con laSante Messe cjantade par furlan seguita dal pranzoper gli anziani, sempre numerosissimi, che oltre adapprezzare la buona gastronomia hanno gradito l’in-trattenimento di Sdrindule.In conclusione ritengo doveroso ringraziare ulte-riormente tutti i collaboratori che hanno fatto si chequesta sagra di Santa Filomena oltre che un momen-to di allegria e di condivisione sia anche stata un ge-sto di comune solidarietà.Colgo l’occasione per augurare a tutta la comunitàun Buon Natale e sereno 2010.

Luca Squizzato

CELEBRATI I LUSTRI DI MATRIMONIO

SAGRA DI SANTA FILOMENA EDIZIONE 2009

I festeggiamenti per i lustri di matrimonio si sono svolti domenica 4 ottobre in una cornice gioiosa e disentita partecipazione tra le varie generazioni di coppie presenti anche dalle parrocchie di Ara e Fraelac-co. Una partecipazione che è entrata nella continuità delle manifestazioni promosse dalla parrocchia diTricesimo a sostegno di quei sentimenti e di quei valori propri della famiglia e della vita coniugale; e pro-prio analizzando questi valori che si è soffermato don Ariedo nell’omelia della santa Messa ricordando iprincipi sacri del vincolo del matrimonio e della intima e reciproca solidarietà dei coniugi.Dopo la foto di rito, i partecipanti si sono intrattenuti per un brindisi in sala Pellizzari. geo

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L’anno che si chiude, è per il patrimonio d’artesacra della Pieve un avvenimento da ricordareper le molteplicità delle iniziative volte al re-

stauro conservativo dei beni storici custoditi in Duo-mo. Sono da evidenziare gli interventi sulle due sta-tuette lignee policrome e la Via Crucis restituite al lo-ro originale aspetto dall’opera di valenti maestri nel-l’arte del restauro assistiti dai collaboratori della par-rocchia.Le due sculture datate sec. XIV rappresentano Santi inatteggiamento di viandanti riconoscendo nei mantellisulle spalle, le cinture che raccolgono le tuniche e i

analisi chimica volta all’individuazione degli stratipittorici ed alla loro natura chimica, sono seguite leoperazioni per il fissaggio della pellicola pittoricaprossima al distacco, la disinfezione, la pulitura dalledipinture, la rimozione delle stuccature, l’incollaggiodelle parti staccate e la ricostruzione di una base di so-stegno di una statua ed infine l’integrazione pittoricaad acquerello con verniciatura finale.I quattordici dipinti ad olio della Via Crucis, prece-denti agli attuali che figurano nel Duomo e presentatinella loro riportata integrità pittorica e strutturale, inoccasione dei festeggiamenti di Santa Filomena, sonoopera di ignoto e databili fine 700.La Via Crucis era stata tolta dalle pareti del Duomonel 1927 per essere sostituita dalla attuale e quindicollocata nella chiesa di Sant’Antonio. Da qui fu ri-mossa e depositata nei locali della sagrestia del Duo-mo e vi rimase sino a che si avviò nel 2001 la ricercadi fondi privati per il restauro.Decenni e decenni di deposito delle tele nei locali delDuomo hanno indebolito il corpo pittorico offuscandoe opacizzando le immagini della passione del Cristo.Solo la valenza e l’esperienza del restauratore GianniMarcotti ha fatto si che le 14 tele e le rinnovate corni-ci siano state portate all’originale splendore.Un apprezzamento va steso alla sig.ra Sara Dalla Val-le che nel suo studio tecnico di Tolmezzo con profon-da capacità professionale ha riportato al loro splendo-re pittorico gli intagli sacri dei quali oggi come ogginon si è in grado di individuare a quali santi appar-tengono. Un appello agli studiosi per gli opportuni ap-porti di indagine atti a identificare le sacre figure chesenz’altro facevano parte di un altare ligneo di unadelle chiesette votive che costellano il territorio trice-simano.

geo

I RESTAURI CONSERVATIVI DELLE OPERE SACRE

DELLA PIEVE DI TRICESIMO

bastoni di viaggio (mancanti all’atto del restauro) leattribuzioni ripetitive e tipiche dei pellegrini in odoredi santità. Purtroppo lo stato di degrado e le insanabi-li mutilazioni hanno fatto si che le operazioni di inter-vento si siano protratte a salvaguardia delle parti ori-ginali lievitando i costi.Lo studioso Giuseppe Marchetti (1902-1966) attribui-sce l’opera delle statuette a Leonardo Thanner nativodi Landshut, località della Bassa Baviera e insediatosiin Friuli verso la metà del 1400 padre del più notoGianpaolo che affrescò a Tricesimo le chiesette votivedi San Pelagio, San Michele, San Giuseppe e il castel-lo di Tricesimo.Entrando nel merito dell’intervento alle due sculturesono state riscontrate interessanti tipologie di degradoquali:• massiccio attacco silofago con parti di legno com-

pletamente spugnose e fragili;• sollevamento della pellicola pittorica;• lacune localizzate prevalentemente nei mantelli;• presenze di stuccature stese grossolanamente a ges-

so nelle fessure e nelle parti attaccate dal tarlo;• ridipinture multiple delle parti in vista che hanno

agito impoverendo e riducendo il colore originale.All’intervento di restauro, che è stato preceduto dalla

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Nella pubblicazione che laparrocchia ha voluto de-dicare alla chiesetta di

San Michele in occasione dellaconclusione dei lavori di restau-ro e della sagra di Santa Filome-na della scorso agosto, si espri-meva l’augurio che l’edificio or-mai recuperato non restasse so-lamente un qualcosa di fisico,pur ricco di storia e d’arte, marappresentasse un patrimoniovero e vitale per la comunità incui è inserito.

Sembra che Dio abbia volutoascoltare questi nostri auspicifacendo in modo che del buonoe del bene siano nati in conse-guenza di, se non da, un’attivitàmateriale come essenzialmenteè stato il restauro.

Lo abbiamo constatato nei tre-quattro mesi trascorsi da ago-sto, che hanno visto attorno allachiesetta un rinnovato fervore“civile” e religioso.

Con la sua rinascita dopo anni diabbandono e di chiusura, è rie-mersa, ma per certi versi e inmolti è nata ora, la voglia dipartecipare, quasi a instaurareun rapporto vivo tra questo sa-cro edificio e le persone.

Ora la presenza della chiesa in

San Michele: una chiesa che vive

mezzo alla borgata non è piùneppure silenziosa, che, fino anovembre manualmente graziea una persona che ha ripreso unincarico svolto con passione pertanti anni in passato e d’ora inpoi grazie a un sistema automa-tico, il suono quotidiano dellecampane ha dato e darà voce aimomenti salienti della giornata.

A fine settembre, magnifica-mente organizzata, partecipatae svolta v’è stata la sagra in oc-casione della festa liturgica delsanto. Volendo trascurare gliaspetti conviviali e – addirittura– religiosi dell’evento, rimarche-vole è stato il coinvolgimento ditanti nell’avvenimento, l’entu-siasmo nel partecipare, la vogliadi fare ogni cosa al meglio, con-ferendo al tutto il senso di unabella e sentita festa di popolo.

Durante tutto il mese di otto-bre, annunciato dal suono dellacampana, s’e tenuta la recita se-rale del santo rosario. La parte-cipazione a questa liturgia è sta-ta inaspettatamente numerosa,segno di molteplici semi di fedeche aspettavano solo l’occasio-ne e il luogo adatto per potersidischiudere.

Altre idee nel frattempo sononate e si vanno concretizzando:

la celebrazione di una messa inoccasione del santo Natale incui tutta la borgata possa ritro-varsi unita per vivere comunita-riamente questa ricorrenza cosìsentita, incontri su argomenticulturali, sociali e religiosi, visi-te di scolaresche e altro ancora.

Molteplici intime esigenze, chesembravano essersi inariditenei tanti anni in cui la chiesa èrimasta inagibile, attendevanoquindi un fiammifero che le ac-cendesse nuovamente, quasi arichiamare e a far ritrovare –pur nella diversità dei tempi edelle culture – il rilievo che essaaveva avuto lungamente inpassato per i cristiani della bor-gata: luogo di preghiera a Dioe posto per le adunanze civilidella piccola comunità.

Che questa chiesetta dedicata aSan Michele, che da almenocinque secoli guarda alle vicen-de della gente di Monastetto,e, chissà per quanti anni, è sta-ta parte della loro fede e dellaloro piccola storia, possa vera-mente testimoniare e conti-nuare ad affermare la voglia dicomunità, il desiderio di cono-scenza e di aspirazione all’Eter-no degli abitanti del borgo eanche di tutta Tricesimo.

A. Chiesa

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Da pochi mesi ha avuto termine anche il restaurodi questa chiesetta tricesimana - preziosa testi-monianza di arte, di storia e non ultima di fede -

gravemente danneggiata dal sisma del 1976. Per anni,con il tetto squassato e le notevoli fenditure alle pareti,è rimasta sotto le intemperie, ma ha resistito e se glieventi sismici ne hanno costituito motivo di rovina, og-gi ne costituiscono la sua rinascita. La parrocchia anco-ra una volta ha perorato la giusta causa: salvare un pez-zo di storia della nostra terra, un pezzo non secondariodi cui altrimenti ne resterebbe soltanto il ricordo. Tantopiù che questa chiesetta vanta origini assai antiche: la ti-tolazione a San Michele ci fa pensare ai Longobardi -devoti a quell’arcangelo per le caratteristiche guerriere,sempre raffigurato come soldato vincente il nemico in-fernale Lucifero - ma, a fronte di una sua origine me-dioevale la prima annotazione che la riguarda, è del1364 e si riferisce ad un donativo in olio per l’illumina-zione. Da quella data in poi le fonti si susseguono concontinuità e ci informano che, come ogni borgo picco-lo o grande che fosse, anche Monastetto aveva la suachiesuola, antecedente nelle forme all’attuale dedicataall’Arcangelo Michele. Veniva regolarmente ammini-strata da un cameraro e possedeva diversi beni lasciatidai fedeli per la sua gestione. Inoltre, come consuetudi-ne per quei tempi, aveva intorno il cimitero ed era me-ta delle rogazioni provenienti dalla Matrice o da altreborgate. La costruzione medioevale venne ampliata nel-le forme attuali agli inizi del secolo XVI e stando allenumerose croci vescovili affiorate alle pareti dopo il re-stauro, si evince che fu meta di numerose visite pasto-rali le cui relazioni purtroppo sono andate perdute. Ora che è rinata la possiamo ammirare nuovamentenella sua originaria struttura. Se l’assetto costruttivo ètrecentesco, l’aspetto attuale è il risultato di rifacimentisettecenteschi. In data imprecisata, ma sicuramentenella prima metà del XVIII secolo il piccolo presbiteriovenne allungato, dotato di nuova volta e abbellito da unmoderno altare. Elemento monumentale unico nel suogenere è l’atrio, di dimensioni così ragguardevoli da es-sere identiche a quelle dell’aula. È dotato su tre lati diun sedile in pietra utilizzato per le riunioni dei rappre-sentanti della vicinia del “comun di Monastetto” comedi legge in un documento del 1500. Di valore anche le superfici affrescate, già parzialmentemesse in luce alcuni anni fa. L’attuale accurato restauropittorico ha completato la pulitura parietale dallo scial-bo di tutti i fronti murali. Hanno fatto così la comparsaun grazioso motivo decorativo a finta tappezzeria me-dioevale sullo zoccolo delle pareti della navata e un ci-clo pittorico sulla facciata dell’arco trionfale. La fatturaè buona e l’attribuzione inequivocabile è da assegnare alpittore popolare Gian Paolo Thanner. Con questa nuo-va acquisizione si arricchiscono i siti tricesimani checontengono opere di mano del pittore popolare, di fa-miglia germanica. Qui in San Michele il ciclo non è fir-mato, né datato, ma un raffronto diretto con lavori au-tografi nelle chiesette tricesimane di San Pelagio e SanGiuseppe ne conferma l’attribuzione e propende peruna datazione intorno al 1525. Anche in MonastettoThanner opera secondo canoni uniformi le cui variantidipendono solo dalla committenza o dallo spazio a di-sposizione: Teoria degli Apostoli nel catino absidale,mentre sull’arco di trionfo raggruppati in registri l’An-nunciazione, il Padreterno, San Valentino e speculare,

l’Arcangelo Michele. E poi uno strano personaggio, un talMartilin – dice la scritta che lo riguarda – ritratto sullaparete absidale di destra: chi se non il capomastro, l’e-secutore della chiesetta che tiene stretta nella mano si-nistra una cazzuola, l’arnese del proprio lavoro. Unborghigiano fra i santi, non certo una novità, quantopiuttosto una tematica cara al pittore, come palesanoanche le pareti della chiesetta di San Giuseppe in Lai-pacco. Questa è una caratteristica del modo di dipinge-re del Thanner, questa è la sua pittura e grazie alla suaopera le pareti delle nostre chiesette ci raccontano ilpassato, segmenti di vita di 500 anni fa. Ora possiamo orgogliosamente dire che il risultato benripaga l’impegno. Anche San Michele di Monastetto ècosì recuperata e restituita alla contemplazione dellacomunità e costituisce un’ulteriore testimonianza diquell’arte votiva presente in tutto il Friuli che rendeconcreta una fede schietta e priva di orpelli, ma non perquesto meno profonda e sincera.Della storia della chiesetta e del suo restauro si è dettonella recente pubblicazione La chiesa di San Michele inMonastetto di Tricesimo. Uscito in contemporanea conl’ultimazione dei lavori di restauro della chiesetta, il vo-lume è stato presentato in occasione della sagra di San-ta Filomena. Con questa terza monografia prende sempre più corpola collana rivolta alle chiese filiali della pieve di Tricesi-mo, un progetto che richiede sempre maggiori sforzi,ma che la parrocchia si impegna a mantenere vivo. A ta-le riguardo non dimentichiamo l’impegno del comitatodella sagra di Santa Filomena che di anno in anno dedi-ca forze ed energie per curare anche l’aspetto culturaleche va ad impreziosire l’avvenimento prettamente con-viviale e di aggregazione della nostra comunità. Conquesto spirito si sta già pensando per rendere altrettan-to piacevole e ricco il calendario d’appuntamenti cultu-rali del 2010.

Monica Vuerich

La chiesa di San Michelein Monastetto

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DALL’ANAGRAFE PARROCCHIALE

BATTESIMIdal 28 dicembre 2008 al 30 novembre 2009

MASCIAMBRUNI LUNABORDIN WILLIAMALLSIGWE AMANDA UKACHUKWUPERSELLO MARIKAZAMERO RICCARDOBENEDETTI MATILDE MARIAMANSUTTI MATTEOSABBADINI ALEXANDRAMALATESTA FILIPPOBORDON FRANCESCAMERLINO MATTIAGENUZIO GABRIELEDI BERNARDO GIULIAGABRIELE ALICEHUDOROVIC SABINOS NICOLA SEANCIOFFI GIULIA GRAZIELLATOSOLINI ANTONIO CLARO LUIGICINOTTI THOMAS ANGELOPATRIZI SEBASTIANO GELASIOVIVIANI GIACOMOGERUSSI BRUNOCROPPO GABRIELECOSTANTINI NICOLA ANTONIOGUSPARO RICCARDODEL FABRO ESTERCONDOLO NICOLA MARCO ISRAELEPERILLO NICOLEANTONIUTTI ELISATONIUTTI ANDREAARDUINI ANDREAPLOZZER NICOLACRAPIZ TOMMASOBERTOSSIO DESIREE

PRIME COMUNIONI

anno 2009

APOLLONI GIACOMOBASSI ALEXBENNICI CRISTIANOBERTOSSIO ALBERTOBRUNISSO JACOPOCERNEAZ NICOLECIPRIANI LAURACOLLOVIGH MICHAELCONCHIN SAMUELDANELUTTI MASSIMODEL FABRO LETIZIADEL MEDICO CHIARADEL PIERO DAVIDEDREOSSI VALENTINADRIUSSI GLORIAFADINI LORENZOFLOREANCIG ALESSIOGAIOTTO ANNAGALLINA GIOVANNI ELIAGIORDANI ALESSANDROKOVATSCH CHANTAL

LAZZARINI GIORGIALEVRANO VALENTINAMANSUTTI ANNABELLAMANSUTTI STEFANOMARANGONI ALESSANDRO

MARIUZZA FIAMMAMARROLLO LISAMARTINUZZI GIULIAMAZZILIS RICCARDOMERLINO MARTA

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DALL’ANAGRAFE PARROCCHIALEPEZZETTA MARIA VED. PONTARINI 88DI BEZ OTTAVIO 87TOSOLINI UGO 75MANSUTTI RINO 85AGOSTO PHILIP ANDREA 17BASSI GINO 88CALDERAN OLGA VED. TUZZI 85GARZONI ELSA 82TOMADA RICCARDO 67MARTINA LUCIANO 69BASSO MIRELLA VED. POIANI 75PIVIDORI ARTEMIO 86DE AGOSTINI GIULIO 54ZANOR CELSO 84FACILE ANNAMARIA VED. MICONI 90TOSOLINI MAFALDA 93BORTOLOTTI LORETTA 68RORATO BRUNO 82FAVIT ALFONSINA VED. CORNACCHINI 99CONCHIN DINO 68CIPRIANI RINA 94MANSUTTI GINO 84COMELLI ELDA 98PRETINI GIANCARLO 80BERTOSSI ALDA VED. COMELLO 86PETROZZI LUCILLA VED. SBUELZ 88REMUGNANO ELISA IN COSTANTINI 75PAULIZZI ALICE VED. MORUZZI 89SOMARO ELISA VED. CONCHIN 92TEA ANNA MARIA VED. TULLIO 78CORNACCHINI DARIO 79BORGOBELLO FLAVIANO 65CANDONI LIA 76LIRUSSI DINO 76BELTRAMINI MILENA VED. VENICA 79CINAUSERO LINO 59MUSSUTTO NORMA VED. DE IESU 98CANDUSSO ENILDE IN COSTANTINI 61PRIMUS IDA VED. TREVISAN 88MERLINO ILVA VED. DE BERNARDO 82ROSSI MARIA TERESA VED. ROCCAFORTE 88PITIS GIOBATTA 84TOSOLINI ROMILDA VED. PETROZZI 92DEL FABRO MARIA VED. ZAPPOLINO 96BERTOLI EDDA VED. BARBONI 79CAREGNATO GIANNI 76DE PAULI CATERINA VED. SCILIPOTI 103MERLINO CATERINA 76MAZZOTTA GIOVANNI 73TOMMASI ALBINO 89MAROELLO ROSA VED. TULLIO 89DALLA LONGA MARA IN VARDANEGA 45CELOTTI RENATO 76SIMEONI GUIDO 76BUCCHI MARSILIO 84TRENTIN GIORGIO 82DOMINI MARIA VED. MORANDINI 82

MORANDINI ALICEMORANDINI MARTINAPAOLILLO VALERIAPARISE GIOVANNAPERESSINI NICHOLASPICCO GIORGIAPONTELLO LORENZOPONTONI SAMUELERAPISARDA SEBASTIANORICATTO CRISTIANSANGOI MARTINASANT FRANCESCASITÀ LAURATAMBOSCO GABRIELETIRONE MICHELETOSOLINI DAVIDE

CRESIME25 aprile 2009

ARTICO CHIARABRUNI CATERINACATTAROSSI CHIARACATTAROSSI STEFANOCHIARANDINI CECILIACIPRIANI SILVIACOLAUTTI EUGENIADEL FABRO MONICAFRANZOLINI SILVIAGROSSETTI MAURIZIOMANSUTTI ESTERMERLINO LUCAMISSAGLIA NATHALIEMINGOTTI FRANCESCOMINI ALICEORTIS STEFANIAPATRIARCA EMILIAPETRACCO LUIGIPUGLIESI FRANCESCASABOT FEDERICOSCIANNA MARCOSQUIZZATO VERONICATAVERNA ANTONIO

TOSOLINI GIORGIOTULLIO YARNOVENTURINI SIMONEVIZZINI NICOLAZANCHETTA FEDERICO

MATRIMONI

dal 5 ottobre 2008 al 30 novembre 2009

SGUANCI SAMUEL E BERTOSSIO MARTINA 30/05/2009VIZZINI NICOLA E MISSAGLIA NATHALIE 13/06/2009CATTELAN GABRIELE E MICONI ANGELICA 28/06/2009CIVIDIN MICHELE E FRANZOLINI SILVIA 01/08/2009PETRACCO LUIGI E TOMINI MOIRA 08/08/2009

DEFUNTIdal 26 novembre 2008 al 30 novembre 2009

anniBORGOBELLO AUGUSTA VED. NANINO 93ARTICO MARIA VED: CHITTARO 89MARTINIS MARIA IN CANDIDO 79JOURDES JEANNE VED. NOGARA 86CANNAS OMAR 31GARLAND AURORA VED. ROSSI 94PERESSOTTI MICHELE gg. 1MOROSO ELEONORA IN DE FENZA 81GANIS GIUSEPPINA VED. TONIUTTI 85TULLIO LUCIANO 80BONIN OLGA VED. MOROSO 79TOSOLINI ROSINA VED. PATRIARCA 81SACHER RIEDO 83TOSOLINI LIDA IN PIVIDORI 81DRIUSSI MAURIZIO 54

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SPRECO DI PROFUMO?A volte il Vangelo sorprende davvero!Ne è una dimostrazione l’episodio dell’un-zione di Betania (Gv 12, 1-10) con il bellis-simo racconto di Maria, sorella di Marta edi Lazzaro, che cosparge i piedi di Gesùcon del nardo, un prezioso olio profumato.Un gesto che pare uno spreco a GiudaIscariota, l’apostolo che tradirà. La ripostadi Gesù di fronte a questa obiezione: “I po-veri li avrete sempre con voi”, dà voce a unpensiero veramente difficile da compren-dere.Sembrerebbe una maledizione su tutta lastoria dell’uomo, ma noi – invece – la vedia-mo sotto un duplice aspetto, un invito ai cri-stiani e un’affermazione sul loro operare:essere innanzitutto degli operatori per lagiustizia, laddove i poveri del mondo sonola materializzazione del nostro egoismo, eche quanto è fatto per Dio non ha termini diparagone.

SPRECO DI DENARO?Guardando distrattamente il rendiconto2008 della parrocchia pubblicato qui a lato,o, ancor più superficialmente, buttando so-lo un’occhiata fugace sull’importo totaledelle entrate e delle uscite, qualcuno – sullafalsariga di Giuda – potrebbe dire che sonoimporti esagerati, è spreco di ricchezze cheavrebbero potuto essere adoperate per alle-viare le sofferenze e i bisogni primari di tan-te persone indigenti e povere del mondo.Certo che i “numeri” del rendiconto parroc-chiale di quest’anno sono di tutto rispetto e– qualcuno di buona memoria forse se nesarà accorto – presentano totali più cheraddoppiati rispetto al rendiconto dell’annoprecedente. Dobbiamo assicurare che non è che gli “af-fari” della parrocchia si sono improvvisa-mente ingrossati in virtù di chissà quali ca-pacità imprenditoriali o di gestione finanzia-ria. Chiariamo subito, invece, anche se saràspiegato con maggiore dettaglio qui oltre,che i conti tengono conto sia alla voce “en-trate” che nelle “uscite” del notevole importodel mutuo bancario contratto a coperturadelle spese per il restauro della chiesetta diSan Michele di Monastetto, opera doverosae da tempo attesa a salvaguardia e recuperodi uno storico edificio della nostra comunità. La sua costruzione e il suo abbellimento,attuati in momenti storici caratterizzati datremende prove e povertà e a prezzo di sa-crifici impensabili a noi uomini d’oggi, sonotestimoni di uno spirito religioso che avevauna parte fondamentale nella vita quotidia-na di tutti e in virtù del quale nessuno met-teva in discussione la sfera eterna dell’esi-stenza umana. Come si vorrebbe che qual-cosa di questi ideali permeasse anche lanostra società odierna!

IL DENARO PER…Nonostante rappresenti un modo di agireequo e onesto sotto tutti i punti di vista, cre-diamo che non tutti, anche tra i cristiani,siano convinti che un uso giusto del denaro

PROFUMO di

DENARO?è quello che ne destina importi di una certaconsistenza per opere di culto e per i mini-stri della Chiesa.Un credente, però, dovrebbe sapere checosa significa per una comunità cristianapoter disporre di una chiesa dove la comu-nità si riunisce dignitosamente per ascolta-re la Parola di Dio, celebrare i sacramenti,sentirsi sempre più popolo di Dio. E aggiun-giamo: per l’educazione dei bambini e degliadolescenti, per sane attività ricreative, perl’assistenza agli indigenti e così via.Anche chi non si riconosce nella chiesa cat-tolica ma sa guardare la realtà con occhio li-bero da pregiudizi, si rende senz’altro contocome la Chiesa sia un esemplare centro diaggregazione e portatrice di un evidentebenessere sociale. Né si può ignorare comesia la normalità che un po’ di tempo tra-scorso sotto le ali silenziose di una chiesaaiuti molti nostri fratelli e sorelle, soprattuttogiovani, più di ogni altra cura ed educazionecivica e che – spesso – tutto ciò sia gratis oquasi.

IL RENDICONTO 2008:I PERCHÈ E I PERCOME

Pubblicando il rendiconto illustrante le en-trate e le uscite vorremmo corresponsabiliz-zare, oltre che informare, i parrocchiani aiproblemi di ordine economico della loro co-munità.I dati, come al solito, sono suddivisi nei trecapitoli di Entrate, Uscite e Bilancio dellascuola materna parrocchiale.Gli importi delle varie voci del capitolo En-trate ordinarie, sono in linea con quelli del2007, ad eccezione delle Entrate per attivitàparrocchiali che hanno avuto un percepibileincremento per le ulteriori proposte ricreati-ve portate avanti dalla comunità di Ador-gnano. Invece i proventi della sagra di San-ta Filomena sono inseriti, come ormai da al-cuni anni, nel bilancio della scuola materna,essendo l’utile integralmente destinato adessa.Tra le Entrate ordinarie spicca, però, il balzoall’insù della voce Contributi da enti, a mo-tivo degli accrediti delle prime rate dei con-tributi concessi dalla Regione Friuli VeneziaGiulia per il restauro della chiesa di San Mi-chele.Eclatante, poi, l’importo del titolo Prestiti daenti e privati, per l’accredito alla parrocchiadell’importo del mutuo bancario la cui sti-pula per la copertura delle spese di restau-ro di quella chiesa è stata richiesta dalla for-ma del contributo pubblico suddiviso suben venti rate annuali, mentre le necessità

di spesa sono praticamente immediate inquanto direttamente rapportate all’anda-mento dei lavori.Il costante obbiettivo del contenimento del-le uscite ordinarie ha comportato nel 2008importi uguali se non inferiori a quelli del-l’anno precedente. Importante la voce Somme erogate per be-neficenza: essa include uno stanziamentodi Euro 24.000,00 a sostegno di impellentinecessità della scuola materna parroc-chiale.Decisamente fuori confronto rispetto al2007 gli importi di entrambe le voci inclusenel capitolo Spese straordinarie. L’elevatoammontare delle Spese e uscite straordi-narie è stato determinato dai costi d’instal-lazione delle reti di protezione e sicurezzasulle celle campanarie del campanile delduomo e, soprattutto, dal pagamento deiprimi stadi di avanzamento dei lavori allachiesetta di San Michele.Sempre alle attività legate a San Michele ètotalmente imputabile l’importo del titoloRimborso prestiti, inserito per ragioni con-tabili a pareggio del pari ammontare indi-cato al capitolo Entrate straordinarie.Il risultato economico globale per l’anno2008 è – come si nota – fortemente nega-tivo, proprio a causa delle uscite per le no-tevoli spese straordinarie, dovute soprat-tutto al restauro di San Michele. La situa-zione di cassa, pur non positiva nella suatotalità, è ancora sopportabile, in quanto siè sfruttato per le necessità immediate l’im-porto accreditato per il mutuo bancario so-pra citato.

LA NOSTRA SCUOLA MATERNAÈ mostrato anche il risultato della gestioneeconomica della scuola materna parroc-chiale, caratterizzato, come ogni anno, daun disavanzo, nonostante la continua at-tenzione dedicata al contenimento dei co-sti e ai contributi straordinari elargiti dallaparrocchia, che vede in questa strutturaun’istituzione basilare per la comunità cri-stiana di Tricesimo.Si vuole che la scuola materna offra il me-glio ai nostri figli più piccoli in termini diambienti, materiali, addetti e refezione. Leopere di miglioramento edilizio sono per-tanto continue, numerose e rilevanti, i lorocosti ragguardevoli e, con tutta evidenza,non coperti dalle sole rette e dai contributipubblici concessi.Segnaliamo come nel corso del 2008 èstata operata la sostituzione della maggiorparte degli infissi dell’edificio, mentre que-

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RENDICONTO ECONOMICO PER L’ANNO 2008

Scuola Materna Parrocchiale: Ricavi € 344.483,00 - Costi € 350.770,00

ENTRATE (in Euro)

Ordinarie

Offerte in Chiesa 39.365,58(durante le celebrazioni liturgiche)

Candele votive 16.431,73Offerte per servizi 25.105,20(Battesimi, matrimoni, funerali, benedizione famiglie, ecc.)

Entrate per attività parrocchiali 103.807,39(Bollettino, ricreatorio, campeggio, sagra, attività varie)

Offerte da enti e privati 95.968,82(Contributi vari)Affitto e reddito da terreni e fabbricati 22.262,50Interessi da capitale 8.434,74(Banca, CCP, Bot, ecc.)

Varie 2.491,18Subtotale 313.867,14

Straordinarie

Offerte ed entrate straordinarie (Ricavi da vendite, raccolte per lavori di straordinaria manutenzione, ecc.) ====Prestiti da enti o privati 330.000,00Subtotale 330.000,00

Partite di giro

Cassa anime e legati (S. Messe da celebrare) 120,00Giornate e collette imperate 9.565,00Subtotale 9.685,00

Totale 653.552,14Saldo attivo al 31.12.2008 ====

USCITE (in Euro)

Ordinarie

Imposte, tasse, assicurazioni 22.258,14(della Parrocchia)Spese di culto 18.042,73(Candele, ostie, vino, arredi, libri, ecc.)Spese gestionali della Parrocchia 26.155,31(Enel, telefono, riscaldamento, vitto ospiti, ecc.)Spese per attività parrocchiali 83.691,89(Bollettino e stampa cattolica, ricreatorio, campeggio, sagra, attività varie)Remunerazione, stipendi e contributi 7.022,00(Quota IDSC per il Parroco e il Vicario parrocchiale, personale a libro paga)Manutenzione ordinaria fabbricati 9.975,87e acquisto attrezzatureContributo attività diocesane 1.633,00Varie 34.729,77(Somme erogate in beneficenza e altre spese)Subtotale 203.508,71

Straordinarie

Spese e uscite straordinarie 235.221,76(Acquisti particolari, lavori di straordinaria manutenzione, ecc.)Rimborso prestiti da enti o privati, mutui 330.000,00Subtotale 565.221,76

Partite di giro

Cassa anime e legati (S. Messe da celebrare) 120,00Giornate e collette imperate 9.565,00Subtotale 9.685,00Totale 778.415,47Saldo passivo al 31.12.2008 -124.863,33

st’anno si sia provveduto all’adeguamentodei servizi sanitari e dei locali che ospitano ibimbi della sezione pre-materna..

DESIDERI E UN INVITORestano, ovviamente, tanti “vorremmo” periniziative, attività, restauri, nuove realizza-zioni, che non possono essere prese inconsiderazione, tanto più che in tempi didifficoltà economiche generali come gli at-tuali s’è verificata una contrazione delle ri-sorse finanziarie messe a disposizione daglienti pubblici a supporto dei costi delle ope-re che le nostre parrocchie vogliono o – co-me spesso accade – devono intraprendere.Alcuni edifici, in particolare la chiesa di SanGiuseppe di Laipacco al campanile e allacopertura e la chiesa di San Pelagio all’alta-re ligneo, attendono interventi urgenti, ma ledisponibilità di cassa non permettono un

inizio di attività senza il supporto determi-nante di aiuti esterni.Alla luce di ciò e dei risultati economici inve-ro non proprio felici, si comprende quantosia necessaria la collaborazione e il suppor-to dei fedeli.Tutti noi cristiani dobbiamo vivere con sen-so di responsabilità e di solidarietà l’obbligodi sovvenire alle necessità della Chiesa, ditutta la Chiesa in generale, e della comunitàparrocchiale in particolare.Vogliamo allora sperare nella sensibilità ditanti che ne sono vicini e vogliono darle lapossibilità di guardare avanti e di lavorareper il presente e il futuro cristiano della no-stra gente.Auspichiamo pertanto solidarietà e impe-gno indistintamente da parte di tutti, sia intermini di denaro, ma anche – e soprattutto– in termini di collaborazione. In parrocchia

c’è sempre qualcosa da fare, per cui nonc’è alcuno che non possa dare un contribu-to.Anche la semplice disponibilità di personedi qualsiasi età, competenza ed esperienzanei tanti settori e nelle molte incombenze,anche semplici, che caratterizzano la vita diuna parrocchia, permetterebbe nuove ini-ziative, diminuirebbe i costi delle attività inatto e le renderebbe più attraenti.La generosità sotto qualsiasi forma e daparte di chiunque è quindi più che benve-nuta. Il nostro grazie va a tutti indistintamente, siaa chi già si sta adoperando per la vita dellanostra comunità sia per chi lo vorrà fare.

La commissione per gli affari economici

della parrocchia

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Mi sono rimaste impresse nella memoria le parole di unconcittadino nella notte del 6 maggio 1976, pochi minu-ti dopo la disastrosa scossa di terremoto: “al è colat eltôr!” e la visione spettrale del moncone del campanile,con quell’ammasso informe di macerie e ferro aggrovi-gliato sulla sommità. E lassù, appena visibili in mezzo atanto disastro, le sagome delle nostre splendide cam-pane, cadute una sull’altra, mute ed immobili.Il sisma, oltre ad aver tolto a Tricesimo una vita umana,oltre agli immensi danni materiali, ci aveva privato delsuono delle campane, “che è la voce del paese e delcuore di ognuno”, come scrisse il nostro poeta AlanBrusini.Mi ritornano in mente anche le forti emozioni provate inquella sera del 16 luglio 1983, quando, dopo sette anni,la comunità di Tricesimo udì nuovamente il suono festo-so di tutte e sei le campane comporsi in un progressivoconcerto, dall’acuta voce della più piccola al maestososuono della “grande”.Era un simbolo della rinascita, un passo verso la rico-struzione di una vita normale, testimoniato dagli occhilucidi di gioia di alcuni presenti.In realtà, di momenti difficili come questo, le nostrecampane e il campanile ne ebbero a soffrire diversi nel-la loro storia. Una storia in parte poco conosciuta e cheè interessante approfondire.

Con molta probabilità, l’antica torre di Tricesimo ospitòdelle campane fin dal medioevo, ma la documentazionestorica ad oggi rinvenuta ci porta con certezza al 1400.Di quel secolo è, infatti, la più prestigiosa campana chetutt’oggi possediamo. Fusa nel 1443, ci ricorda un pe-riodo di guerre ed invasioni. L’iscrizione su di essa ri-portata recita: “MCCCCXLIII mentem santam sponta-neam honorem Deo et Patriae liberationem” (“lo SpiritoSanto suona per Dio e per la liberazione della patria”).Ci viene indicato anche il fonditore, Gasparino fu Gio-vanni da Vicenza. Di lui restano rare opere, soprattuttonel veronese, considerate di stupenda sonorità e moltopreziose. È stata una sorpresa e un vero piacere scopri-re che Tricesimo possiede una di queste. Dall’archivioattingiamo le informazioni sulle altre due campane delconcerto, una fusa nel 1475 ed indicata come “lachiampane mezane”, l’ultima, detta “campana terza”,del 1477 del peso di circa kg. 327.Questo trio di campane venne modificato nel corso deisecoli, come sappiamo avvenne nel 1534 e nel 1583,quando i patriarchi del tempo concessero alla comunitàdi aumentare la dimensione delle campane.Passando sopra un lungo periodo con scarse informa-zioni, portiamoci al 1908, quando un fulmine incendiò edistrusse la guglia del campanile. Nel 1910, in occasio-ne della costruzione della nuova cuspide, l’archivio ci ri-corda che: “In questa circostanza furono fatte anche ledue campane, maggiore e piccola, dal fonditore De Po-li di Udine. La cupola costò L. 9053,80, le campane L.7162,85”.Un periodo buio per le nostre, come per tutte le campa-ne del Friuli, fu l’invasione austro-tedesca durante laPrima Guerra Mondiale, successiva allo sfondamentodel fronte a Caporetto. Il 29 ottobre 1917, alle ore 11,giunse nella Piazza Maggiore di Tricesimo la prima pat-tuglia tedesca che occupò il paese.Già nel dicembre dello stesso anno, il Comando d’oc-cupazione comunicò l’intenzione di requisire tutte lecampane per farne proiettili di guerra.Il 9 marzo 1918 le campane della Chiesa Parrocchialefurono suonate a distesa per l’ultima volta e, domenica

10 marzo mentre i fedeli uscivano dalla Messa, furonogettate dal campanile la minore e la mezzana “…inmezzo alle lacrime di dolore e alle imprecazioni di tuttoil buon popolo tricesimano”. Stessa sorte toccò, alle 3del pomeriggio, alla campana grande che, come le altredue, si spezzò. Il 12 marzo i frantumi di bronzo furonoconsegnati in un deposito di Udine. Da una nota venia-mo a conoscenza che il peso complessivo delle cam-pane asportate ammontava a 64 quintali.Il 18 maggio 1918, i soldati germanici calarono dal cam-panile anche la campana del 1443, ma l’intervento delVicario don Luigi Costantini presso il Comando di Udineriuscì a salvarla. Sembra che, in seguito, lo stesso, conalcuni aiutanti, l’abbia sepolta nell’orto della canonicaper salvaguardarla da future possibili requisizioni.L’antica campana fu ricollocata sul campanile il 5 no-vembre 1918 per salutare, suonata a distesa, l’ingressodei primi soldati italiani in paese.Raccolti i fondi necessari negli anni successivi, nel 1921vennero fuse dalla Fonderia De Poli di Udine cinquenuove campane, “…fuse con il Bottino della Vittoria”,come ricorda una frase riportata sulle campane stesse.Contemporaneamente, venne aperto l’ottagono supe-riore del campanile per ospitare un ulteriore concerto ditre campane.Il 9 luglio 1921, precedute dalla Banda Cittadina, giun-sero in paese le nuove campane che, elevate nella cellacampanaria, furono fatte suonare per la prima volta il 23luglio, di sera, ed inaugurate ufficialmente con la S. Mes-sa di domenica 24 luglio 1921. La solenne liturgia fu ac-compagnata dalla celebre composizione di Luigi Garzo-ni “Campane Risorte – Benedicamus Domino”, compo-sta dal maestro proprio per questa occasione e che,con il trionfale accompagnamento delle trombe, ricordail suono delle nuove campane.Fin dal primo ascolto, i competenti definirono il concer-to maggiore come il migliore di tutta l’Arcidiocesi, men-tre il minore non apparve ben riuscito a causa dellacampana più grande, che non si accordava con le altre.La ditta De Poli, così, la sostituì con un’altra di maggiorpeso, che, fusa il 3 novembre 1921, faceva parte, ini-zialmente, del concerto di Pozzuolo del Friuli.Gli ultimi avvenimenti da ricordare si avvicinano ai gior-ni nostri, quando nell’agosto 1965 la ditta Broili rifuse lapiù piccola del concerto maggiore perché crepata.Dal crollo del campanile, a causa del sisma del 1976,tutte le campane ne uscirono indenni, anche la più pic-cola delle maggiori, che precipitò per ben 25 metri findentro la sala termica del Duomo.Nel 1990, la Fonderia Capanni di Castelnuovo né Monti(RE) rifuse la campana grande, danneggiata da una rile-vante fessurazione.L’attuale concerto di campane di Tricesimo è un vero van-to per la nostra comunità. Per i suoi 85,59 quintali di pesocomplessivo e per la dimensione della campana granderappresenta il terzo in regione dopo quello della Cattedra-le di San Giusto a Trieste e quello del Duomo di Udine, e ilpiù apprezzato dagli esperti per la sua sonorità.Con la speranza che la campana quattrocentesca, verogioiello storico del nostro paese, possa far riudire la suavoce e scandire ancora, come ha fatto per oltre 560 an-ni, la vita della nostra comunità, concludo con l’invito ri-volto da mons. Italo Dreosto all’inaugurazione dellecampane il 16 luglio 1983: “Cjampanis, cjampanis di Tresésin, in non di Diu e daMadone, mari dal Signôr e mari nestre, sunait, sunait paivîs e pai muarz”.

Davide Stringaro

Le campane di Tricesimo

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Pur in assenza del parroco, graziealla Provvidenza ed all’impe-gno dei nostri sacerdoti, anche

quest’anno la comunità di Fraelaccoha potuto fruire della S. Messa Festivae dell’assistenza religiosa in genere,rimanendo operanti, anche se con unaadesione di fedeli non certo numerosa,quei servizi che fanno sentire viva lacomunità dei fedeli.Si ritiene che questa, della mancan-za del parroco, sia una situazioneabbastanza frequente nell’Arcidio-cesi di Udine e che verosimilmentenel prossimo futuro riguarderà nu-merose parrocchie del Friuli, vistala nota carenza di sacerdoti. Per ta-le motivo il caso di Fraelacco, sottomolti aspetti, può essere considera-to un esperimento pilota che indicaun possibile modo di mantenere la“continuità” religiosa all’internodelle piccole comunità di fedeli ri-maste senza sacerdote.In tal senso, pur senza stravolgerequella che è l’attuale organizzazio-ne laicale delle parrocchie (Consi-glio parrocchiale, Referenti d’am-bito, ecc.), già dal 2008, si sonopresi dei provvedimenti che, tenen-do conto delle poche risorse umanea disposizione, andassero incontroalle esigenze locali. Così, viste leoggettive difficoltà riscontrate nelcreare il Consiglio Pastorale Par-rocchiale con i propri Referentid’ambito, sia per scarsità di perso-nale a ciò disponibile, sia anche peril sottoimpiego che ne sarebbe deri-vato in relazione alla marginale do-manda del servizio, si è fatto riferi-mento alla Forania. In particolare siè provveduto ad associare i Consi-glieri del Consiglio parrocchiale diFraelacco a quelli di Tricesimo percostituire il Consiglio PastoraleParrocchiale Unico Tricesimo-Fra-elacco.Così pure per la mancanza di ope-ratori a ciò preparati, si è stabilitoche le lezioni di catechismo venis-sero impartite solo a Tricesimo do-ve si sarebbero fatti confluire i ra-gazzi di Fraelacco.Infine, come richiesto dall’Arci-diocesi in situazioni del genere, è

stato nominato il Referente di Co-munità col compito di coordinarele varie attività parrocchiali, instretto rapporto con i Referentid’ambito foraniali e con il VicarioForaneo in maniera di sollevarequest’ultimo da incombenze se-condarie, e facilitarne l’azione pa-storale.Viceversa non hanno subito varia-zioni gli organismi a carattere eco-nomico delle Parrocchie di Tricesi-mo e di Fraelacco che pertanto so-no rimasti separati.Occorre dire che nell’anno appenatrascorso, per l’aspetto partecipati-vo, non tutto ha funzionato per ilmeglio, ma considerate le difficoltàiniziali che inevitabilmente si in-contrano nei cambiamenti e soprat-tutto lo spirito di comunione cheanima il gruppo di fedeli che assi-duamente partecipa alle funzionireligiose ci sono – si ritiene – fon-date ragioni per ben sperare. Per-ché, per quanto riguarda Fraelacco,occorre dire che si tratta di una Co-munità che pur nel suo piccolovuole esserci, e mantenere viva lafiammella della fede che le è statatramandata dai padri. Lo dimostrail fatto di aver saputo, grazie anche

alla fattiva partecipazione dellesuore del locale Centro MedicoPsico - pedagogico “Villa S. Mariadei Colli”, organizzarsi per mante-nere vivi i riti religiosi (S. Messa,Battesimi, Matrimoni, Funerali,ecc.), creando diversificati gruppidi fedeli con l’incarico di seguire ivari aspetti legati alle funzioni li-turgiche (pulizie, addobbi, letturesacre, canti religiosi, ecc.). Tracciare nuove strade non è sem-pre facile, sopratutto poi quando sideve tener conto della realtà localeche, come risaputo, varia da luogoa luogo; ma è gioco forza il farlo,pena cadere nell’immobilismo chesicuramente sanzionerebbe la finedella parrocchia.Nel corso dell’anno, come richie-sto dall’Arcivescovo Mons. PietroBrollo nel suo ultimo anno di man-dato pastorale, si è provveduto a re-digere una relazione sullo stato so-cio-economico-religioso della Par-rocchia, con un esame dettagliatodei vari aspetti che la riguardano:documento questo che si ritienemolto utile anche perché fotografala nostra odierna realtà per restareagli atti a futura memoria.Venendo all’altro si ricorda che è

FRAELACCOPARROCCHIA DEI SANTI

VITO, MODESTO E CRESCENZIA

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Dati anagrafici riguardantila comunità di Fraelacco

relativi all’anno 2009

BATTEZZATIDAL 1° GENNAIO 2009

AL 30 NOVEMBRE 2009

ZUIANI FEDERICO

EUCARESTIA DI PRIMA COMUNIONE

NN.

CRESIME

NN.

MATRIMONIDAL 1° GENNAIO 2009

AL 30 NOVEMBRE 2009

MERLINO STEFANOMANINI NICOLETTA14 GIUGNO 2009

DEFUNTIDAL 1° GENNAIO 2009

AL 30 NOVEMBRE 2009

PIVIDORI ERNESTA96 ANNI

SANT GRAZIELLA64 ANNI

stata inviata alla Regione FriuliV.G. la documentazione progettua-le concernente l’elettrificazionedelle campane per il definitivo ac-cesso al finanziamento già autoriz-zato dallo stesso Ente, lo scorso an-no. In merito ci sono fondate spe-ranze di poter inaugurare l’operaper la Pasqua del 2010.A proposito di inaugurazioni, vaaggiunto che è prevista per il gior-no dell’Immacolata, martedì 08 di-cembre 2009, la benedizione del-l’ancona raffigurante la Madonna

col Bambin Gesù realizzata al Nu-mero Civico 11 di Via Monte Sabo-tino, a cura della famiglia D’Ago-stini Lauro. Si tratta del dipinto diuna ancona ricavata nel muro chedà sulla via del paese da parte del-l’artista tricesimano Maurizio Co-stantini, dopo che una analoga im-magine era andata distrutta con ilterremoto del 6 maggio 1976. Conciò l’intera popolazione di Fraelac-co può gioire ed andare fiera perchéè rientrata in possesso di un beneculturale che le derivava da un re-

moto passato (verosimilmente dallaseconda metà del XVIII secolo).L’annuale “Sagra del Frico” che ca-de a settembre, nel giorno dei fe-steggiamenti del “Perdon” del pae-se, dopo essere stata sospesa per unanno, nel 2009 ha avuto regolar-mente corso, con pieno successo,ancorché non si siano potute utiliz-zare le nuove strutture in quantonon ancora ultimate. Al prossimoanno pertanto l’inaugurazione del-l’intero complesso.

G.P.

RENDICONTO ECONOMICO PER L'ANNO 2008

ENTRATE (in Euro)

Ordinarie

Offerte in chiesa 3.055,28(durante la celebrazione liturgica)

Candele votive ===

Offerte per servizi 2.628,67(battesimi, matrimoni, funerali, benedizione famiglie, ecc.)

Entrate per attività parrocchiali ===(stampa cattolica, ricreatorio, pesca, attività varie)

Offerte da enti e privati 2.436,00(contributi vari)

Affitto e reddito ===da terreni e fabbricati

Interessi da capitale 179,97(banca-CCP-Bot-CCT- ecc.)

Varie 2.400,00

Subtotale A 10.699,92

Straordinarie

Offerte ed entrate straordinarie ===(ricavi da vendite, raccolte per lavoristraordinari o acquisti- ecc.)

Prestiti da enti o privati- mutui ===

Subtotale B ===

Partite di giro

Cassa anime e legati ===(Ss. Messe da celebrare)

Giornate e collette imperate 100,00(giornata missionaria, seminario, ecc.)

Subtotale C 100,00

Totale 10.799,92

Saldo attivo al 31.12.2008 7.442,78

USCITE (in Euro)

Ordinarie

Imposte-tasse-assicurazioni 846,74(della parrocchia)

Spese di culto 145,00(candele, ostie, vino, arredi, libri, ecc.)

Spese gestionali della parrocchia 1.216,06(Enel, telefono, riscaldamento, ecc.)

Spese per attività parrocchiali ===(stampa cattolica, ricreatorio pesca, attività varie)

Remunerazioni-stipendi e contributi 218,54(per quota IDSC parroco, personale a libro paga)

Manutenzione ordinaria fabbricati e acquisto attrezzature 368,00

Contributo attività diocesane 219,00

Varie 243,80(somme erogate in beneficenzae altre spese)

Subtotale A 3.257,14

Straordinarie

Spese e uscite straordinarie ===(lavori di straordinaria manutenzione,acquisti particolari, ecc.)

Rimborso prestiti a enti e privati- mutui ===

Subtotale B ===

Partite di giro

Cassa anime e legati ===(Ss. Messe celebrate)

Giornate e collette imperate 100.00(giornata missionaria, seminario, ecc.)

Subtotale C 100,00

Totale 3.357,14

Saldo passivo al 31.12.2008 ===