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REMOVER 2008-2017
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2.10 San Romolo- Sanremo (IM)
2.10.1 Dati generali
Lo scivolamento attivo che interessa gli abitati di S. Romolo e Borello è localizzato in un’area
ove affiorano in contatto le Arenarie di Bordighera e la Formazione di S.Bartolomeo (Fig.295) ed è
stato monitorato dal 2009 con le letture degli inclinometri 2I (dall’ottobre 2012 non più utilizzabile
perché ostruito in profondità) 7I, 8I, 9I, 16I e17I e dei piezometri 2bp, 5p e 6p. Il fenomeno franoso è
stato oggetto di monitoraggio inclinometrico negli anni 2002-2003 (“Monitoraggio del movimento
franoso in località San Romolo occorso in seguito agli eventi alluvionali del novembre 2000” -
Guidastri-Zunino-Bini, 2004). Ad integrazione della strumentazione esistente sono stati installati nel
giugno 2013 due inclinometri nella zona centrale della frana, codificati 18I e 19I, al fine di definire
con certezza la profondità della superficie di scorrimento e l’entità dello spostamento. L’esecuzione
dei sondaggi e la messa in opera della strumentazione è avvenuta ad opera della “Ditta Terra srl” e
nel corso dell’anno si è svolta la lettura di zero e la prima lettura di esercizio. Nel dicembre 2017
sono stati installate due sonde freatimetriche automatiche nei piezometri 5p e 6p per incrementare il
dataset della falda da relazionare con le deformazioni.
Più in generale le porzioni del versante in oggetto interessate da movimenti franosi recenti
appartengono a una seconda generazione di frane complesse caratterizzate da scorrimenti e
colamenti indotti dalla morfologia dell’area in cui un ruolo decisivo ha giocato l’erosione e l’incisione
operata dai corsi d’acqua (“Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria” - CNR). Le installazioni
presenti (Fig.296), che ricadono all’interno dello scivolamento, sono a più grande scala ricomprese
all’interno di un esteso corpo di frana interessata da un importante sovrascorrimento NW-SE e
riconducibile ad una vasta deformazione gravitativa profonda di versante (DGPV) stabilizzata
(Progetto IFFI):
Inclinometri: S18I, S19I, 7I, 8I, 9I (ex),16I,17I, 2I (ex) Tipo Scivolamento rotazionale/traslativo
Stato Attivo/riattivato/sospeso
Identificativo 0080036702
Area [mq] 186323
Versante a monte Tipo DGPV
Stato Stabilizzato naturalmente
Identificativo 0080036701
Area [mq] 903967
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Di seguito si riassume l’attività di monitoraggio del 2017.
Data Attività Strumentazione Sistema di misura
01/06/2017
lettura di esercizio sulle guide A1/A3 e sequenza di letture A1B1/A3B3.
Inclinometri 8I e 16I (16°), 18I e 19I (8°)
Piezometri 2bp, 5p e 6p
Sonda servoaccelerometrica biax. S060314
20/10/2017 lettura di esercizio sulle guide A1/A3 e sequenza di letture A1B1/A3B3.
Inclinometri 8I e 16I (17°), 18I e 19I (9°)
Piezometri 2bp, 5p e 6p
Sonda servoaccelerometrica biax. S060314
19/12/2017 Installazione sonde freatimetriche automatiche
Piezometri 5p e 6p Sonde OTR
Tab. 15 - Misure effettuate nel 2017 nel sito di San Romolo
Fig. 295 - Stralcio Carta Geologica Regionale (CARG) sc.1:25.000
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Fig. 296 - Posizione degli inclinometri 7I, 8I,16I, 17I (9I e 2I non sono più utilizzabili), 18I e 19I e piezometri 2bp, 5p e
6p all’interno del corpo di frana
2I 2bp
5P
6P
7I 8I
9I
17I
16I
18I
19I
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2.10.2 Analisi dei dati inclinometrici
Inclinometro 2I (20.5 m) – zona superiore della fra na e dell’abitato
Dall’elaborazione differenziale integrale si è osservato nel periodo 2009-2011 uno
spostamento totale pari a 15mm comprendente periodi di stasi e riprese del movimento. Lo
spostamento in testa tubo rispecchia perfettamente la deformazione che avviene a fondo foro (20m),
confermata dalla elaborazione locale con un picco di circa 5mm (Figg.297 e 298). Resta dubbia
l’entità della deformazione registrata a fondo foro proprio per la limitata profondità dell’inclinometro.
Si sottolinea che la lettura di 25 ottobre 2012 non è stata eseguita perché la tubazione è stata
rinvenuta inutilizzabile, come da foto eseguita da telecamera da foro, a causa di una occlusione
riscontrata alla profondità di 6m (Fig. 299).
Fig. 297 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale
locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 2I
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Fig. 298 - Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro 2I
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Fig.299 - Occlusione della tubazione inclinometrica 2I alla profondità di 6m – telecamera da foro
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Inclinometro 7I (14 m) – zona di monte della frana e dell’abitato
L’elaborazione differenziale integrale evidenzia uno spostamento globale trascurabile in tre
anni e 8 mesi di monitoraggio con valori inferiori a 5mm e quindi ampiamente all’interno
dell’incertezza strumentale. Tuttavia il grafico relativo all’elaborazione differenziale locale evidenzia
una zona tra 11 e 10m di profondità che potrebbe indicare deboli movimenti, nonostante la
profondità dell’inclinometro risulti limitata e verosimilmente non sia in grado di rilevare con sufficiente
affidabilità tutte le deformazioni presenti nel corpo di frana (Fig.300). Le letture vengono sospese a
causa della lunghezza limitata e verosimilmente insufficiente dell’inclinometro.
Fig. 300 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 7I
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Inclinometro 8I (14 m) – zona mediana della frana
La verifica dei dataset nell’anno 2017 attraverso i “checksum” e la “deviazione standard”
non ha evidenziato anomalie strumentali nei cicli di letture effettuate. Dall’elaborazione integrale si
può osservare come nel 2017 si sia registrato un debole incremento nello spostamento: dal 2009 lo
spostamento globale ammonta a circa 54mm in direzione SE ed è dovuto principalmente ad un
innalzamento dei valori ad una profondità compresa tra 11 e 13m. I valori dello spostamento sono
confermati dall'elaborazione differenziale locale che rileva il picco massimo di deformazione a 12m
di profondità (8mm). Si deve considerare peraltro che a causa della limitata lunghezza
dell’inclinometro i valori registrati potrebbero non rappresentare il totale delle deformazioni in atto e
quindi verrebbero rilevati gli scorrimenti reali a profondità superiori a 14m (Figg.301 e 302).
Fig. 301 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale
locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 8I
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Fig. 302- Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro 8I
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Inclinometro 9I (20.5 m) – zona mediana della frana
Il monitoraggio dell’inclinometro è stato eseguito nel periodo 2009-2013 utilizzando solo il
sensore B e conseguentemente la lettura è stata acquisita sulle 4 guide, per problemi sorti all’inizio
del monitoraggio sul sensore A. L’elaborazione differenziale integrale ha rilevato una deformazione
profonda a circa 20m e con uno spostamento globale di 20mm. I valori dello spostamento rilevato a
maggio 2013 (ultima lettura) hanno mostrato un debole incremento pari a 4mm, confermati anche
dall'elaborazione differenziale locale che registra il picco di deformazione di 12mm a 19.5m di
profondità (Figg. 303 e 304). Le letture sono sospese nel 2013 per l’installazione a profondità
superiori nella zona dell’inclinometro 18I.
Fig. 303 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale
locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 9I
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Fig. 304 -Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro 9I
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Inclinometro 16I (13 m) – zona centrale della frana
La verifica dei dataset nell’anno 2017 attraverso i “checksum” e la “deviazione standard”
non ha evidenziato anomalie strumentali nei cicli di letture effettuate. L’elaborazione differenziale
integrale non ha evidenziato incrementi sostanziali e lo spostamento globale risulta pari a 65mm in
direzione E (coerente con l'orientazione del versante) con una deformazione principale localizzata
tra 8 e 12m. I valori dello spostamento sono confermati dall'elaborazione differenziale locale
che rileva il picco massimo di deformazione a 9m (Figg. 305 e 306). In questa zona si è osservato il
maggiore spostamento dal 2009 nel periodo ottobre 2013-maggio 2014 (15mm) seguito da una
successiva decelerazione. A causa della limitata lunghezza dell’inclinometro non si possono
escludere scorrimenti a profondità verosimilmente uguali o superiori a 14m, dato che gli inclinometri
di 20m hanno registrato deformazioni a fondo foro.
Fig . 305 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale
locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 16I
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Fig. 306 -Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro 16I
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Inclinometro 18I (29 m) – zona centrale della frana
La verifica dei dataset nell’anno 2017 attraverso i “checksum” e la “deviazione standard”
non ha evidenziato anomalie strumentali nei cicli di letture effettuate. L’elaborazione differenziale
integrale ha evidenziato uno spostamento globale di 27mm in direzione E-SE (coerente con
l'orientazione del versante) e una deformazione principale localizzata tra 14 e 18m. I valori dello
spostamento sono confermati dall'elaborazione differenziale locale che rileva il picco massimo di
deformazione a 16m pari a 7mm (Figg. 307 e 308). In questa zona si è osservato il maggiore
spostamento nel periodo ottobre 2013-maggio 2014, cui segue una decelerazione registrata fino alla
primavera 2015, quindi una stasi fino a tutto il 2016 e una successiva ripresa.
Fig. 307 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale
locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 18I
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Fig. 308 -Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro 18I
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Inclinometro 19I (25 m) – zona mediana della frana
La verifica dei dataset nell’anno 2017 attraverso i “checksum” e la “deviazione standard”
non ha evidenziato anomalie strumentali nei cicli di letture effettuate. L’elaborazione differenziale
integrale ha evidenziato uno spostamento globale di 34mm in direzione E-SE (coerente con
l'orientazione del versante) e una deformazione principale localizzata a 8m. I valori dello
spostamento sono confermati dall'elaborazione differenziale locale che rileva il picco massimo di
deformazione pari a 23mm (Figg. 309 e 310). In questa zona si è osservato il maggiore
spostamento nel periodo ottobre 2013-maggio 2014 seguito da una decelerazione registrata in
autunno e una successiva quiescenza fino a tutto il 2017.
Fig. 309 -Grafici relativi all’elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all’elaborazione differenziale
locale (spostamenti locali) dell’inclinometro 19I
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Fig. 310 -Grafico relativo all’elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell’inclinometro 19I
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2.10.3 Conclusioni
Tra il 2002 e il 2004 in seguito all’evento alluvionale il versante di San Romolo è stato
soggetto a deformazioni importanti che hanno portato il Comune di Sanremo alla programmazione di
una campagna geognostica comprensiva di sondaggi da attrezzare a inclinometro. La prima fase di
misurazione, durante la quale sono state effettuate le prime letture da studi professionali, ha
permesso di osservare spostamenti di una certa entità. Dall’esame delle stratigrafie si è potuto
verificare che le deformazioni avvengono in prossimità del contatto coltre-basamento roccioso
(spesso caratterizzato da argilliti) e talvolta più in superficie, in corrispondenza del contatto blocchi-
matrice. Spesso infatti si rinvengono all’interno della coltre franosa, potente anche fino a 20m,
megablocchi di arenaria, di dimensioni notevoli e frequentemente superiori a 4-5m di
diametro (frammenti di stratificazioni sedimentarie) che sono completamente disarticolati dal
basamento roccioso in posto (Fig.311).
Fig.311 - Affioramento della sequenza sedimentaria (a sinistra) con alternanze di strati marnosi e megastrati di arenaria, spesso disarticolati da sistemi di fratture, e blocchi di dimensioni metriche (a destra) immersi nella massa franosa.
La criticità principale del sito di monitoraggio, inserito nella Rete REMOVER dal 2009,
riguarda la presenza di inclinometri installati a profondità non ritenute sufficienti per l’individuazione
del piano di scorrimento. Fino al 2013 infatti i dati inclinometrici hanno registrato movimenti a fondo
foro in tubazioni di 14m e 20m di lunghezza, e ciò non ha permesso di valutare in modo compiuto
l’entità della deformazione.
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Per individuare con certezza il piano di scorrimento e quindi rilevare la reale velocità del
sistema franoso, sono stati eseguiti nel periodo maggio-giugno 2013 due sondaggi a distruzione di
nucleo nella zona centrale (18I è stato spinto fino a 30m e 19I fino a 27m), finalizzati all’installazione
di altrettanti inclinometri della lunghezza di 29m e 25m. Dall’esame dei cuttings si è osservato al di
sotto di una coltre franosa della potenza di circa 20m e costituita da blocchi metrici di arenaria
immersi in una matrice fine un basamento roccioso marnoso-arenaceo (inclinometro 19I) con
scadenti qualità litotecniche per poi assumere al di sotto di 22m caratteri propri della roccia sana,
mentre nell’inclinometro 18I il bedrock compare a 24m di profondità (Fig. 312).
Fig.312 - Sezione della frana che interessa l’abitato di San Romolo (in giallo una ipotetica superficie della DGPV)
Le letture relative al dissesto di San Romolo hanno fatto osservare dal 2009 movimenti totali
massimi di 65mm, relativi alle deformazioni più superficiali (8-10m di profondità), mentre per
deformazioni intorno a 16m di profondità al limite coltre franosa basamento roccioso si è arrivati a
misurare 34mm nel periodo 2013-2017 in direzione E-SE (Figg.313 e 314).
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Fig.313 - Direzione di movimento principale della frana che interessa l’abitato di San Romolo
Fig.314- DTM dell’orografia dell’area circostante il sito con particolare riferimento all’area a monte ad elevata acclività, ove risultano installati gli strumenti di misura. Si noti l’inarcamento del coronamento della DGPV.
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La progressione del movimento avviene nel tempo con una alternanza di movimenti e di
pause in un contesto di soggiacenza di falda costante (ad eccezione di 7I e 17I che sembrano non
rilevare alcun movimento). Dopo un primo periodo dal 2009 alla fine 2011 in cui i movimenti tra la
parte a monte e quella a valle risultavano sfasati, si è osservato dal 2011 al 2013 un allineamento
degli spostamenti: la parte a monte (2I) che risultava più soggetta a una sequenza di pause e
riattivazioni in alternanza (fino a luglio 2012) si allineava con gli altri inclinometri, 16I, 9I e 8I
(sebbene le profondità indagate siano sensibilmente differenti). Dopo la stasi generale del 2012, le
letture del 2013 hanno fatto rilevare una riattivazione del fenomeno e complessivamente si può
affermare che la velocità media della frana, considerando le aree effettivamente in movimento, si
aggira al massimo intorno a 5mm/anno. Si conferma quindi lo scorrimento come “attivo”, già definito
tale in IFFI.
I dati più recenti del 2014 hanno permesso di osservare il maggiore incremento della velocità
dal 2009 ad oggi, indipendentemente dalla profondità della deformazione: tutta la massa franosa si è
infatti spostata in modo solidale da monte verso valle. La fase successiva alla riattivazione ha
comportato una decelerazione del fenomeno con un riallineamento del trend deformativo. Essendo
stato eseguito nella stessa zona ove 9I ha mostrato nel periodo 2009-2013 20mm di spostamento,
l’inclinometro 18I ha rilevato un incremento notevole, in modo concorde con gli altri inclinometri: in
tal modo la zona centrale dal 2009 ad oggi si è spostata di 47mm (9I + 18I) a profondità comprese
tra 16-20m, e tale spostamento risulta assolutamente paragonabile alle deformazioni superficiali. Per
tutto il 2015-2017 non si sono rilevati movimenti di particolare entità, e pertanto nell’intero periodo il
cinematismo della frana di S.Romolo assume i caratteri di una vera e propria fase di quiescenza
(Fig.315).
Fig. 315 -Velocità delle deformazioni.
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Il monitoraggio piezometrico ha rilevato nei piezometri intestati nella coltre (7m di profondità)
oscillazioni della falda al di sopra dei 7m di profondità, mentre il piezometro 5P, intestato a oltre
16m, identifica un livello a oltre 14m, rappresentativo verosimilmente di una circolazione idrica al
limite coltre-roccia (Fig.316).
Fig. 316 -Velocità delle deformazioni.
Il rapporto tra eventi meteorici e movimenti del versante dal 2009 al 2016 sono descritti nei
grafici seguenti (Figg.317, 318, 319, 320 e 321):
-anni 2009 e 2010: piogge distribuite come intensità e durata nel periodo autunnale (picco massimo
cumulata nel mese di dicembre 2009 con 250mm), con una risposta della frana in modo differenziato
da zona a zona, data le dimensione del sistema franoso. Precisamente gli spostamenti significativi
(attivazione nel 2009 e stasi nel 2010) riguardano lo scorrimento lungo il piano di taglio profondo,
mentre più in superficie il pendio in altre zone risulta in quiescenza;
-anni 2011 e 2012: l’attività della frana risulta debole se non assente del tutto con una pausa nelle
deformazioni del terreno specie per la superficie di scorrimento profonda cui si associa un apporto di
piogge annuali alquanto modesto. Risulta quindi evidente che il regime pluviometrico non sia stato
sufficiente a riattivare la frana, soprattutto per l’assenza di eventi estremi durante i mesi più piovosi ;
-anni 2013 e 2014: a partire dal 2013 il fenomeno gravitativo appare in uno stato di riattivazione in
concomitanza con un inverno piovoso (cumulata mensile di marzo 213mm) e soprattutto, con la più
grande accelerazione rilevata anche negli strumenti di recente installazione, in funzione degli eventi
meteorici dell’inverno 2014 che culminano con la cumulata di gennaio con 351mm di pioggia ed
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eventi estremi pari a 119mm/1g. La restante parte dell’anno 2014 risultano modesti come apporti
con l’unica anomalia che riguarda la cumulata di novembre 2014 con valori di 450mm di pioggia
(eventi intensi pari a 210mm/2gg).
- anni 2015-2017: il periodo è caratterizzato da una scarsità di precipitazioni e coincide con
l’assenza di movimenti sostanziali della frana anche a seguito della cumulata del mese di novembre
2014. Tali eventi pluviometrici quindi non sono stati sufficienti ad attivare la frana. Si segnala l’evento
meteo del 24/11/2016 con 107mm di pioggia che in altri distretti ha dato origine a eventi alluvionali,
ma che nello specifico del sito di San Romolo non ha dato origine nessun incremento degno di nota.
Connessa ad un sistema di DGPV, la frana di San Romolo sembra mostrare un cinematismo
soggetto ad una serie di concause, dato che non emerge un unico rapporto diretto causa –effetto.
L’innesco principale per questo tipo di fenomeno franoso sembra essere determinato dalla gravità,
date le dimensioni della massa franosa, strettamente connessa con le scadenti qualità
geomeccaniche del basamento roccioso. L’influenza degli eventi meteorici estremi non sembra
produrre sempre un effetto diretto sulla frana. Ne è un esempio l’assenza o al più una riattivazione
debole a seguito di piogge che si sviluppano in un solo mese, mentre il grande spostamento della
massa dopo un periodo piovoso risulta distribuito su alcuni mesi. Sembra quindi logico pensare che
periodi di media-forte intensità prolungati nel tempo, in grado di incrementare il contenuto d’acqua
dell’insaturo (e quindi il peso di volume della massa franosa), possano avere più influenza che eventi
estremi di notevole intensità ma ridotti alla scala temporale.
Fig. 317 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazione SREMO) e letture inclinometriche 2I – periodo 2009-2012.
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Fig. 318 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazione SREMO) e letture inclinometriche 9I-periodo 2009-2013.
Fig. 319 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazione SREMO) e letture inclinometriche 16I – periodo 2009-2017
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302
Fig. 320 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazione SREMO) e letture inclinometriche 18I - periodo 2013-2017
Fig. 321 – Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazione SREMO) e letture inclinometriche 19I - periodo 2013-2017
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I dati interferometrici (desunti dal sito Ambiente in Liguria della Regione Liguria) evidenziano
nel periodo dal 1993 al 2010 (dati ERS e ENVISAT) una situazione caratterizzata da un movimento
con spostamenti di circa 2mm/anno e di conseguenza si può affermare che i dati inclinometrici e i
dati interferometrici, sebbene leggermente inferiori in valore assoluto, risultino essere
sostanzialmente in accordo.