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COMUNITÀ PASTORALE MADONNA DELL’AIUTO G O R G O N Z O L A 21 agosto 2016 NOTIZIARIO della COMUNITÀ UDIENZA GENERALE Mercoledì, 3 agosto 2016 Viaggio in Polonia, 31a Giornata Mondiale della Gioventù La nuova generazione di giovani, eredi e continuatori del pellegrinaggio iniziato da san Giovanni Paolo II, hanno dato la risposta alla sfida dell’oggi, hanno dato il segno di speranza, e questo segno si chiama fraternità. Perché, proprio in questo mondo in guerra, ci vuole fraternità, ci vuole vicinanza, ci vuole dialogo, ci vuole amicizia. E questo è il segno della speranza: quando c’è fraternità. Partiamo proprio dai giovani, che sono stati il primo motivo del Viaggio. Ancora una volta hanno risposto all’appello: sono venuti da tutto il mondo una festa di colori, di volti diversi, di lin- gue, di storie diverse. Io non so come fanno: parlano lingue diverse, ma riescono a capirsi! E perché? Perché hanno que- sta volontà di andare insieme, di fare ponti, di fraternità. Sono venuti anche con le loro ferite, con i loro interrogativi, ma soprattutto con la gioia di incontrarsi; e ancora una volta hanno formato un mosaico di fraternità. Così, in questo loro grande incontro giubilare, i giovani del mondo hanno accolto il messaggio della Misericordia, per portarlo dappertutto nelle opere spirituali e corporali. Ringrazio tutti i giovani che sono venuti a Cracovia! E ringrazio quelli che si sono uniti a noi da ogni parte della Terra! In questo Viaggio ho visitato anche il Santuario di Chęstochowa. Davanti all’icona della Madonna, ho ricevuto il dono dello sguardo della Madre, che è in modo particolare Madre del popolo polacco, di quella nobile nazione che ha tanto sofferto e, con la forza della fede e la sua mano materna, si è sempre rialzata. E la Polonia oggi ricorda a tutta l’Europa che non può esserci futuro per il continente senza i suoi valori fondanti , i quali a loro volta hanno al centro la visione cristiana dell’uomo. Tra questi valori c’è la misericordia, di cui sono stati speciali apostoli due grandi figli della terra polacca: santa Faustina Kowalska e san Giovanni Paolo II. E, infine, anche questo Viaggio aveva l’orizzonte del mondo, un mondo chiamato a rispondere alla sfida di una guerra “a pezzi” che lo sta minacciando. E qui il grande silenzio della visita ad Auschwitz-Birkenau è stato più eloquente di ogni parola. In quel silenzio ho a- scoltato, ho sentito la presenza di tutte le anime che sono passate di là; ho sentito la compassione, la misericordia di Dio, che alcune anime sante hanno saputo portare anche in quell’abisso. In quel grande silenzio ho pregato per tutte le vittime della violenza e della guerra. E in questa memoria delle guerre e delle tante ferite, di tanti dolori vissuti, ci sono anche tanti uomini e donne di oggi, che soffrono le guerre, tanti fratelli e sorelle nostri. Guardando quella crudeltà, in quel campo di concentramento, ho pensato subito alle crudeltà di oggi, che sono simili: non così concentrate come in quel posto, ma dappertutto nel mondo; questo mondo che è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza. E per questo sempre vi chiedo lo preghiera: che il Signore ci dia la pace! Grazie! Io considero papa Francesco - tra il resto - come un CATECHISTA straordinario: per la sua chiarezza di comunicatore e per i contenuti che trasmette. Imparo molto da lui. Per questo lo leggo molto; e spesso sento di condividere con altri. Talvolta non riporto interamente il suo testo, bensì a mo’ di antologia; e, avendolo letto attentamente, mi piace evidenziare alcuni passaggi d.A.

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COMUNITÀ

PASTORALE

MADONNA DELL’AIUTO

G O R G O N Z O L A

21 agosto 2016

NOTIZIARIO della COMUNITÀ

UDIENZA GENERALE Mercoledì, 3 agosto 2016 Viaggio in Polonia, 31a Giornata Mondiale della Gioventù

La nuova generazione di giovani, eredi e continuatori del pellegrinaggio iniziato da san Giovanni Paolo II, hanno dato

la risposta alla sfida dell’oggi, hanno dato il segno di speranza, e questo segno si chiama fraternità. Perché, proprio in questo mondo in guerra, ci vuole fraternità, ci vuole vicinanza, ci vuole dialogo, ci vuole amicizia. E questo è il segno della speranza: quando c’è fraternità.

Partiamo proprio dai giovani, che sono stati il primo motivo del Viaggio.

Ancora una volta hanno risposto all’appello: sono venuti da tutto il mondo una festa di colori, di volti diversi, di lin-gue, di storie diverse. Io non so come fanno: parlano lingue diverse, ma riescono a capirsi! E perché? Perché hanno que-sta volontà di andare insieme, di fare ponti, di fraternità.

Sono venuti anche con le loro ferite, con i loro interrogativi, ma soprattutto con la gioia di incontrarsi; e ancora una volta hanno formato un mosaico di fraternità.

Così, in questo loro grande incontro giubilare, i giovani del mondo hanno accolto il messaggio della Misericordia, per portarlo dappertutto nelle opere spirituali e corporali. Ringrazio tutti i giovani che sono venuti a Cracovia! E ringrazio quelli che si sono uniti a noi da ogni parte della Terra!

In questo Viaggio ho visitato anche il Santuario di Chęstochowa. Davanti all’icona della Madonna, ho ricevuto il dono dello sguardo della Madre, che è in modo particolare Madre del popolo polacco, di quella nobile nazione che ha tanto sofferto e, con la forza della fede e la sua mano materna, si è sempre rialzata.

E la Polonia oggi ricorda a tutta l’Europa che non può esserci futuro per il continente senza i suoi valori fondanti, i quali a loro volta hanno al centro la visione cristiana dell’uomo. Tra questi valori c’è la misericordia, di cui sono stati speciali apostoli due grandi figli della terra polacca: santa Faustina Kowalska e san Giovanni Paolo II.

E, infine, anche questo Viaggio aveva l’orizzonte del mondo, un mondo chiamato a rispondere alla sfida di una guerra “a pezzi” che lo sta minacciando.

E qui il grande silenzio della visita ad Auschwitz-Birkenau è stato più eloquente di ogni parola. In quel silenzio ho a-scoltato, ho sentito la presenza di tutte le anime che sono passate di là; ho sentito la compassione, la misericordia di Dio, che alcune anime sante hanno saputo portare anche in quell’abisso. In quel grande silenzio ho pregato per tutte le vittime della violenza e della guerra.

E in questa memoria delle guerre e delle tante ferite, di tanti dolori vissuti, ci sono anche tanti uomini e donne di oggi, che soffrono le guerre, tanti fratelli e sorelle nostri. Guardando quella crudeltà, in quel campo di concentramento, ho pensato subito alle crudeltà di oggi, che sono simili: non così concentrate come in quel posto, ma dappertutto nel mondo; questo mondo che è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza. E per questo sempre vi chiedo lo preghiera: che il Signore ci dia la pace!

Grazie!

Io considero papa Francesco - tra il resto - come un CATECHISTA straordinario: per la sua chiarezza di comunicatore e per i contenuti che trasmette. Imparo molto da lui. Per questo lo leggo molto; e spesso sento di condividere con altri. Talvolta non riporto interamente il suo testo, bensì a mo’ di antologia; e, avendolo letto attentamente, mi piace evidenziare alcuni passaggi d.A.

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Un esorcista in guerra contro satana con l’arma della preghiera L’esperienza e la sapienza di don Raul Salvucci nella sua lotta contro il Male al servizio della Chiesa

Nell’immaginario collettivo si crede che un sacerdote si orienti a diventare esorcista all’inizio della sua vocazione,

sulla base di qualità speciali e straordinarie ma, come racconta don Raul Salvucci declinando il suo percorso perso-nale, si diviene esorcisti poco a poco, attraverso esperienze concrete oltre a tante e difficili prove.

“«(…) La sera del 10 novembre 1975, verso le ore ventuno, ero rincasato da poco nella casa parrocchiale, dopo

aver cenato fuori, e mi trovavo solo in casa. Suonò il campanello, domandai chi è e mi si rispose: «Siamo due signo-re e vogliamo parlarle». Aprii la porta, e le attesi sul pianerottolo; mentre salivano le scale, una delle due cominciò a trasformarsi sul volto in modo impressionante, a gesticolare, a gridare. Vidi così il primo caso di ossessione. Ero impressionato e sconvolto. Aiutato dall’altra, portammo la signora su di una poltrona del salotto, chiesi qualche spiegazione all’accompagnatrice, che si chiamava Teresa, e poi cominciai l’esorcismo. Ma la paura e l’impreparazione erano veramente tante. L’altro, l’invisibile, se ne accorse benissimo, e continuò a ridermi in faccia, dicendo: «Poveretto, come si sforza, ce la mette tutta!», e poi aggiunse: «Ma tanto tu a me non fai niente». Mi ri-trovai un po’ di coraggio e gli risposi: «Io non ti faccio niente, ma è Cristo che ti ordina di andartene attraverso il mio ministero». Fu allora che pronunciò una espressione che ha segnato tutta la mia vita. Con voce fredda e metal-lica, con grande sicurezza mi rispose: «CRISTO HA IL SUO REGNO, IO HO IL MIO REGNO. CRISTO DOMINA NEL SUO, IO DOMINO NEL MIO». Dopo un paio di ore riuscii a liberarla. Tornata normale, la donna domandò: «Dove mi tro-vo? Che ora è?». Le domandai se ricordava qualcosa e mi disse: «Mi ricordo solo che quando in cima alle scale ti ho visto da vicino mi sembravi mostruoso e poi non ricordo altro»”.

Dopo questo primo incontro con il demonio, il sacerdote si imbatte in un altro caso di possessione, caratteriz-

zato da una incredibile “coincidenza”, che lo costringe a cominciare a chiedersi se il Signore vuole orientarlo ver-so il servizio dell’esorcismo, a cui egli tenta inizialmente di sottrarsi.

«(…) Circa due mesi dopo quell’incontro, una telefonata mi chiamò ad accorrere immediatamente in un vicolo della parte vecchia della mia città: mi dissero che c’era una donna indemoniata, che parlava lingue sconosciute e non riuscivano a tenerla in più persone. Mi tornò la paura, non sapevo cosa fare. Pregai un po’ poi presi la macchi-na e andai. Entrai nella casa indicatami, era una povera abitazione. Mi vennero incontro alcune persone e mi disse-ro: «L’ha lasciata cinque minuti fa. Ha detto: “Ora me ne debbo andare via perché sta arrivando il sacerdote”». Il Signore fu stupendo con me, come col profeta Giona, perché dissi subito dentro di me: «Se è scappato lui perché arrivo io, tutta questa paura non è poi giustificata». Poi mi accompagnarono dentro la camera. Nel letto giaceva la donna pallida e sfinita; ci guardammo e ci riconoscemmo subito. Era Teresa, l’accompagnatrice della prima ossessa. Così ebbe inizio la mia esperienza. Dopo questi fatti cominciai ad essere attaccato in modo diffuso e a volte violen-to dalle forze del male, soprattutto la notte. Iniziò un durissimo noviziato che si è protratto per anni; pregavo in continuazione per non avere a che fare con queste cose».

Viene spontaneo chiedersi a questo punto come – di fronte alla subdola potenza del Male – quest’uomo che

come sacerdote ed esorcista lo combatte, possa difendersi e non essere travolto dagli attacchi del demonio.

«La vera difesa si trova solo nella preghiera. Bisogna pregare tante ore al giorno e con tanta metodicità; dico a volte che sono come una persona in dialisi: se non si è precisi negli orari della cura, si rischia il coma. Non posso neppure per mezza giornata venir meno al tempo da dedicare alla preghiera: mi assale un qualcosa che sembra mi distrugga; se è necessario salto un pasto, ma non la preghiera; se viaggio in macchina da solo, mi debbo fermare per pregare. (…) Ora vi rivelo l’esorcismo che usa un esorcista per se stesso. Quando mi sento fortemente attaccato da satana, mi metto immobile in adorazione dinanzi a Gesù Eucaristia, finché non se ne va via».

Perché oggi vi è tanta riluttanza, anche fra sacerdoti e fedeli, a credere nell’esistenza del demonio e nella sua

oscura opera distruttrice?

«(…) Le false sicurezze sull’argomento di cui sto per parlare, si nascondono dietro tre scudi: «È roba da medioevo», «Ma che sono queste cretinate?», «A queste cose io non ci ho mai creduto». Eppure c’è.

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AI MIEI FRATELLI O CHIUNQUE ALTRO SIA IN PURGATORIO, CON AMORE…

Quando ho capito come affidare la mia famiglia alla generosa misericordia di Dio, un insegnamento problematico è diventato una preghiera abituale

Judy Landrieu Klein

Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Nell’Anno Santo della Misericordia essa acquista un rilievo particolare Papa Francesco, Misericordiae Vultus, n. 22. Indulgenze? Assolutamente no. Non avrei fatto salti nel cer-chio per cercare di guadagnarmi il favore di Dio – perché è così che ho sempre considerato le indulgenze. Da “ritornata” al cattolicesimo dal cristianesimo evangelico, la dottrina delle indulgenze ancora mi scandalizzava.

“L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena tempo-rale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa” (Catechismo della Chie-sa Cattolica, n. 1471).

Acquista? A determinate condizioni? No. Non per me. Se ave-vo accettato la dottrina del Purgatorio e l’idea che le conse-guenze temporali possano richiedere un rimedio dopo il perdo-no del peccato, il pensiero che potessi fare qualcosa per aiutare un’anima defunta a riparare ai danni provocati dal peccato francamente mi sembrava ancora una sorta di gioco di presti-gio.

Questo fino a quando non ho perso due fratelli – entrambi battezzati nella Chiesa cattolica – per suicidio, il che mi ha costretto a chiedermi: “E se le indulgenze non significassero saltare nel cerchio per guadagnarsi il favore di Dio ma qualcosa di concreto, come atto d’amore per un’altra persona?”

“E se potessi affidare i miei fratelli alla misericordia insondabile e immeritata di Dio, chiedendo che le conseguen-ze durature del peccato – nel suicidio più evidenti che mai – trovino rimedio?”

“E se potessi assistere i miei fratelli nella necessaria opera di purificazione, nella guarigione delle ferite inflitte dal peccato?” “Perché non dovrei voler aiutare se posso farlo?”

Ha avuto così inizio la mia pratica abituale di chiedere al Signore un’indulgenza per loro, o per qualcun altro della mia famiglia, ogni volta che soddisfo i requisiti.

Perché fondamentalmente le indulgenze dicono che non siamo soli, ma membri di un unico Corpo, le cui parti si aiu-tano e si sostengono a vicenda nel viaggio verso la salvezza. Le indulgenze riconoscono che siamo davvero custodi di nostro fratello, e che la voce dei nostri fratelli e delle nostre sorelle grida per ottenere la misericordia.

Le indulgenze derivano dal potere dell’“infinito ed inesauribile valore che le espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il Padre” (CCC 1476) – quel potere che solo può redimere il peccato e le sue conseguenze.

Siamo invitati a partecipare a quel potere ogni volta che preghiamo, ogni volta che ci rivolgiamo a Dio per ottenere misericordia e perdono e ogni volta che chiediamo un’indulgenza, che applica a noi e agli altri i frutti della redenzione di Cristo.

Se non posso presumere di sapere con certezza che i miei fratelli sono salvati, confido che “attraverso le vie che egli solo conosce” (CCC 2283) lo siano.

Non dispero della loro salvezza, e li affido all’abbraccio eterno di Dio che comprende ogni tempo, ogni popolo, ogni cosa. Imploro la misericordia divina per loro, concedendomi l’opportunità di grazia di pregare per un’indulgenza plena-ria per le loro anime.

È quello che ho fatto il giorno del compleanno di Scott, il 30 dicembre, mentre attraversavo la Porta Santa della basilica dell’Immacolata Concezione di Washington, D.C., tenendolo vicino al mio cuore.

La misericordia del Padre “non ha confini”, ha scritto papa Francesco nella Misericordiae Vultus, né ne ha il suo a-more indulgente, che può raggiungere tutte le cose, compensando – e invitandoci a partecipare – ogni volta che manca l’amore.

Judy Landrieu Klein è autrice, teologa, oratrice e neosposa. Il suo libro Miracle Man è stato un bestseller su Amazon Kindle nella sezione dedicata al cattolicesimo.

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ORARI SEGRETERIE PARROCCHIALI SAN CARLO: ore 9.00 - 11.00 e 16.30 - 18.30 (escluso sabato pom.) TEL: 029511415

don Ambrogio è presente in Segreteria S. Carlo: lunedì e giovedì ore 16.00 - 18.30 + Confessioni Sabato

PROTASO E GERVASO: 9.30 - 11.00 e 15.00 - 18.00 (escluso sabato pom. ) TEL 029513273 Questo NOTIZIARIO è leggibile anche sul sito parrocchiale: www.chiesadigorgonzola.it:

ORARI SS. MESSE : feriali - 9.00 - 18.30 : Protaso e Gervaso ---- 8.00 (San Carlo) - ore 17.00: S. Rosario

FESTIVE: 9.30 - 11.30 - 18.30 (San Carlo) -- 8.00 - 10.00 - 11.30 - 18.00 (Protaso e Gervaso)

PREFESTIVE: 18.30 (Protaso e Gervaso) ---- 20.00 (San Carlo)

CONFESSIONI: San Carlo: sabato ore 15.00 - 18.00 - Prepositurale: Sabato pomeriggio: 15.00 –18.00 + Messe feriali del mattino

ORARIO SS. MESSE FESTIVE

Permanendo la situazione di scarsità ed indisposizioni dei SACERDOTI, viene confermato fino a nuovo avviso l’orario delle

SS. Messe festive e prefestive: SABATO

San Carlo ore 8.00 (sospesa 20.00 prefestiva) Prepositurale ore 9.00 - 18.30 (prefestiva) DOMENICA

San Carlo ore 9.30 - 11.30 - 18.30 Prepositurale ore 8.00 - 10.00 - 11.30 (sospesa ore 18.00)

La preghiera nelle nostre comunità Invito a rivedere con particolare cura il capitolo della preghiera

delle nostre comunità. Il nostro modo di pregare in comune lascia trasparire qualcosa del

mistero di Dio? Se un non credente entrasse in chiesa nel momento della preghiera o di una celebrazione, si sentirebbe portato a gustare qualcosa di un al di là invisibile ma presente, adorato, amato, cercato con tutta l’ansia del cuore?

Le nostre comunità insegnano a pregare? Facciamo conoscere i metodi di preghiera, la “lectio divina”, le tradizioni semplici che ci vengono

dall’antichità cristiana? Chi volesse imparare a pregare può venire da noi senza sentirsi costretto a cercare in tradizioni lontane od

esoteriche un avviamento al modo di incontrare Dio nella preghiera e nel silenzio? Il nostro modo di cantare sostiene la preghiera, eleva lo spirito e il cuore a Dio e ce ne fa presagire la gran-

dezza e la bontà?

La preghiera dei preti e dei consacrati è visibile, esemplare, capace di far desiderare la gioia della preghiera? Avviene talvolta ciò che è avvenuto a Gesù, che dopo la sua preghiera si sente domandare: insegna a pregare anche a noi così (cfr Lc 11, 1)?

Le indicazioni ripetutamente date in questi anni per la preghiera in famiglia hanno avuto qualche riscontro? Se ne è parlato qualche volta negli incontri, nei consigli pastorali?

Si è cercato insieme, con le famiglie più impegnate, di vedere come aiutare altre famiglie a riscoprire qual-cosa di questo tesoro?

Card C.M. MARTINI

Durante la Festa dell'Oratorio San Luigi nel weekend 10 - 11 settembre, verrà allestita l'ora-mai tradizionale Pesca di Benefi-cenza. Chiunque desiderasse donarci oggetti in buono stato, potrà consegnarli direttamente in Ora-torio san Luigi dal lunedì al ve-nerdì, dalle ore 15.30 alle o-re 18.30. GRAZIE!!!