2019 DEL SANTUARIO DI MARIA SS. DELLE GRAZIE · [a Maria] non consiste né in uno sterile e...

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2 2019 DEL SANTUARIO DI MARIA SS. DELLE GRAZIE TASSA PAGATA TAX PAID TAXE RESÇUE Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, com. 2, DCB Benevento PERIODICO MARIANO CERRETO SANNITA (BN) Marzo - Aprile Anno 90 - N° 2

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  • 22019 DEL SANTUARIO DI MARIA SS. DELLE GRAZIETASSA PAGATATAX PAID

    TAXE RESÇUE

    Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003

    (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, com. 2, DCB Benevento

    PERIODICO MARIANO

    CERRETO SANNITA (BN)

    Marzo - Aprile

    Anno 90 - N° 2

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    Direttore - Redattore Fr. Mariano Parente

    Responsabile Domenico Guida

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    AUT. TRIBUNALE DI BENEVENTO 21/09/1994

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    I mezzi di comunicazione sociale oggi ci aiutano aconoscere l'umanità, gli animali e tutte le creature piùche nel passato. Le notizie si rincorrono su TV, Internete smartphone per cui ci sembra di navigare insieme atante persone in luoghi diversi. Al di là delle trasmissioniscientifiche e sportive, sempre gradite dalla maggioranzadegli spettatori, le notizie negative, per quantità, inten-sità ed estensione, prevalgono su quelle positive. Talvoltasi ha la percezione di toccare il mondo con le mani,annullando distanze e contesti culturali diversi. Perfinoi popoli più lontani sembra di vederli e sentirli comese abitassero nella porta accanto.Le sensazioni, però, sfumano al cambio del canale dalvirtuale al reale. Dal molto esteriore spesso ci si ritrovacon il vuoto interiore. La solitudine era una patologiaquasi sconosciuta nel passato, perché la famiglia e lecomunità erano ritenute beni primari. Oggi nei nostripaesi e città è molto diffusa la solitudine esistenziale,nonostante la folla occasionale. Gli abitanti dello stessopalazzo e quartiere si ignorano. L'amicizia è inquinatada interessi economici e partitica. Perfino all'internodel nido familiare si avverte il disagio della insufficienteconoscenza reciproca quando i genitori litigano e i figlisono concentrati a lungo davanti ai freddi schermi,piccoli o grandi che siano.La gioia profonda non nasce dagli strumenti, madall'amore, dall'alterità, dalle conoscenze, cioè dal «noi».L'«io», se non è inquinato, trova il suo naturale svilupponel «noi». Nessuno nasce da se stesso e neppure vive perse stesso, ma tutti facciamo parte dell'unico corpo. La«relazione», nel «dare» e nel «ricevere», è un diritto eun dovere insito nel DNA di ogni persona. Chi si chiudenell'intimismo e nell'egoismo, rimane sterile e spreca lavita. Dio è Amore e lo realizza fino al punto da donaresuo Figlio per la nostra salvezza. L'unica via è quella diaccoglierLo e accoglierci con amore, poiché «siamomembra gli uni degli altri» (Ef 4,25).

    Fr. Mariano Parente

    SOMMARIO3

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    Il ponte della vita

    L’Annunciazione del Signore

    Mantenere viva la pietà popolare

    La tenerezza di Maria

    Bimbi in Santo

    Fatica e Amore - Strada e Magnificat

    Francesco Solano Casey

    La luce della Fede nella Madonna

    Inno religioso popolare alla Madonna

    Risorgeranno nella luce di Cristo

  • IL PONTE DELLA VITA3/19

    La croce è una cosa orribile, ma dobbiamo desiderarlamolto perché proprio la croce è la sorgente di vita.

    Tutti cercano e desiderano la vita eterna; non si trovapersona, fosse anche un delinquente, che non la desiderie la cerchi. Ma i cattivi non lo fanno nel modo giusto,poiché vogliono possederla insieme con le loro malvagitàe i loro turpi peccati. La via che porta alla vita eternanon è questa, ma quella che passa attraverso il pontevoluto da Gesù Cristo, la croce, che è guerra e vittoriasopra i nemici.

    La croce a vederla di fuori è orribile, ma a sapercileggere dentro è cosa desiderabile: consideratadall'esterno, si rivela un legno di morte. Ma a chi saguardarla nella sua essenza, appare come l'albero dellavita, in considerazione di Colui che su di essa fu croci-fisso.

    Essa è la fonte della vita e la dona con l'infusionedella grazia, come si legge nella lettera ai Romani: «Ilsalario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è lavita eterna». La croce è l'albero della grazia che ci favivere, e noi diventiamo nuovi in Cristo se ci lasciamoirrigare dall'acqua della grazia che sgorga dalla penitenza.

    C'è un legno che ha il potere di riportare l'uomodall'aridità alla vita verdeggiante, dalla morte alla vita:

    è il legno della croce. Perché mai il Figlio di Dio affrontòla passione per gli uomini e non per gli angeli? Perchél'uomo, non l'angelo, è capace di penitenza. L'uomo èquell'albero che comincia a germinare quando sentel'umore dell'acqua, cioè della grazia penitenziale. Sedunque la croce è l'albero della grazia che ci dà la vitae se noi, che tante volte siamo morti per causa dei nostripeccati, desideriamo quest'albero, dobbiamo soffrirecon Cristo.

    Dice Pietro: «Cristo soffrì nella carne e voi dovetearmarvi degli stessi sentimenti». Se non facciamo peni-tenza, non vedo che cosa potremo rispondere in giudizio.Se vuoi dunque dar frutti spirituali, devi morire nellacarne. Giovanni ci riporta l'esempio stesso di Cristo:«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimanesolo; se invece muore, produce molto frutto». Se voglia-mo ottenere i frutti dell'albero della vita, insieme conCristo che è morto in croce, dobbiamo farci crocifiggerecon lui. Chi vuole incontrare il Signore, lo trova sullacroce: e perciò, chi abbandona la croce, abbandona ilSignore. Chi ardentemente desidera la croce e il Signore,lo trova sulla croce da cui scaturiscono le cristallinesorgenti della grazia (da un «Sermone» di San Bonaventura).

    Croce davanti al santuario di Cerreto. Foto di Gerardo Caporaso

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    L'episodio famoso della Annun-ciazione (Lc 1, 26-38) è un racconto cheha per protagonista Dio. Nulla è im-possibile per lui: questo è il messag-gio.

    Ma Luca, più che consegnare unmessaggio, ci racconta una storia:quella di Elisabetta, di Maria, di unDio che sempre accompagna i suoifigli e conduce al bene le loro vicen-de.

    In esso si ricorda il momento incui nella città di Nazareth l'angelodel Signore diede l'annuncio a Maria:«Ed ecco, concepirai un figlio, lodarai alla luce e lo chiamerai Gesù.Sarà grande e verrà chiamato Figliodell'Altissimo» e Maria rispondendodisse: «Ecco la serva del Signore:avvenga per me secondo la tua paro-la».

    E così, compiuta la pienezza deitempi , cioè il tempo stabilito da Dio,colui che era prima dei secoli,l'Unigenito Figlio di Dio, per noiuomini e per la nostra salvezza siincarnò nel seno della Vergine Mariaper opera dello Spirito Santo.

    Nell'introduzione all'esortazioneapostolica Marialis cultus Paolo VIscrive: «Lo sviluppo della devozioneverso Maria, inscritta nell'alveodell'unico culto che a buon diritto èchiamato cristiano - perché da Cristotrae origine ed efficacia, in Cristotrova compiuta espressione e permezzo di Cristo, nello Spirito, con-duce al Padre - è elemento qualifi-cante della genuina pietà della Chie-sa». Il battezzato cioè non può esserevero cristiano se non è devoto dellaMadonna che ha avuto un ruolo par-ticolare nella storia della salvezza.

    Ella è madre di Dio e madre no-stra, è ricolmata di tanti privilegi chetrovano il loro fondamento nella ma-ternità divina. Perché doveva diven-tare madre di Dio fu concepita senzapeccato: Immacolata Concezione.

    Privilegio significa qualcosa che vie-ne data gratuitamente, senza meritar-la. Maria poi non fu una personapassiva ma ricettiva. I privilegi rice-vuti li fece fruttificare nella sua vitadiventando la creatura più perfettacon la pratica delle virtù teologali:fede, speranza e carità. Maria fu unadonna di fede. Quando nacque Gesùin una grotta grande fu la sua fedenel riconoscere in quel bambino ilcreatore del cielo e della terra. Quan-do ai piedi della croce vide morire il

    suo figlio, mentre la soldataglia loinsultava, dovette fare appello allasua fede. Maria fu una donna di spe-ranza. Speranza cristiana è esseresicuri che nel futuro incontreremoDio che realizzerà le sue promessedi salvezza. Ma soprattutto fu donnadi carità. Quando rispose di sìall'angelo Gabriele era consapevoledi unire la propria vita a quella diGesù di cui le Scritture scrivono chesarebbe stata di croce e di martirio.L'amore, e soltanto l'amore, ha spinto

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    SÍ senza MAVergine Madrein Te ci fu solo il «sì»,perenne «sì» al Padre. Una cosa ti chiedo:l'aiuto costante per togliere,dal mio quotidiano,i «ma» e i «se». Desiderando col tuo Gesù,essere Eucaristia vivente,sia il mio cuoresolo, soltanto e sempre «sì»:sì alla gioia,sì alla pace,sì alla libertà,sì alla carità,sì all'amore. Tu Madre,oltre ad esserela «porta dell'avvento»,che fa entrare nel mondoGesù amore,sei anche la «Madre della Pasqua»,che ci offre il Pane di Betlemme. Pane che a Canadiventò vino nuovo,e nel CenacoloCarne e Sangueper le nostre Eucaristie. A Gesù e a Maria,grazie per il «sì»,e scusa per il «ma».

    Paolo Petrucci

    Maria a rispondere positivamenteall'angelo che le comunicava la vo-lontà di Dio. Se vogliamo essere veridevoti della Madonna dobbiamo an-che noi praticare le virtù della fede,della speranza e della carità. Leggia-mo infatti nella Lumen Gentium: «Ifedeli ricordino che la vera devozione[a Maria] non consiste né in unosterile e passeggero sentimentalismo,né in una certa quale vana credulità,bensì procede dalla fede vera, dallaquale siamo portati a riconoscere lapreminenza della madre di Dio esiamo spinti al filiale amore verso lamadre nostra e all'imitazione dellesue virtù» (n. 67).

    Anche noi perciò dobbiamo essere

    uomini e donne di fede, di speranzae di carità.

    La fede per un cristiano deve es-sere quell'aura mattutina fresca efrizzante che deve accompagnare gliuomini durante tutta la propria vita.Un cristiano senza fede non si distin-gue da chi non ha fede. È la fedeche ci fa vedere la realtà con gli occhidi Dio. È la fede che ci permette dicredere e di amare Dio anche quandoi nostri progetti non collimano con isuoi; anche quando la sofferenza di-rettamente o indirettamente bussaalla porta del nostro cuore. Quantagente ho incontrato e incontro sulmio cammino che pur avendo unamalattia grave e inesorabile ripetecontinuamente: «Sia fatta la volontàdi Dio!», «Come Dio vuole!». Du-rante la visita pastorale ho incontratouna signora che era allettata da trentaanni. Aveva un volto sorridente e leamiche presenti confessarono chel'ammalata ascoltava i loro problemie le esortava ad avere sempre fiducianel Signore. Questa è la fede cristiana.

    I battezzati devono essere uominie donne di speranza. La speranzacristiana è la certezza che Dio nelfuturo realizzerà le promesse di amo-re e di salvezza in modo da renderloun tempo di attesa e di azione e di

    vincere il male con il bene capovol-gendo lo stile di vita degli uominifacendoli passare da una vita caratte-rizzata dall'egoismo a una vita illu-minata dalla carità e dalla solidarietà.Ma soprattutto i cristiani devonoessere uomini di carità. Nel vocabo-lario greco si trovavano tre terminiper esprimere l'amore: «eros», amoreinteressato; «philia», amore di ami-cizia; «agàpe», amore gratuito e obla-tivo. Il terzo termine è quello che siaddice a Dio e che i cristiani devonoricopiare nella propria vita. L'«agàpe»è contemporaneamente amore di Dioe dei fratelli. Allo scriba (studiosoed esperto della Bibbia) che gli chie-deva quale fosse la cosa più impor-tante che ogni giorno comunicava aisuoi ascoltatori, Gesù rispose: «Ama-re Dio e amare il prossimo». La pra-tica di queste virtù - fede, speranzae carità - hanno permesso a Mariadi diventare la creatura più santa, ladiscepola perfetta del Figlio suo Gesùin modo da poter diventare il modellodel nostro atteggiamento verso ilSignore e dire ogni giorno: «Ecco laserva [o il servo] del Signore, avven-ga per me secondo la tua parola».

    De Rosa MicheleVescovo emerito

    di Cerreto -Telese - Sant'Agata

    Di Paola Pasquale e Franca Gismondi con i figli Francesco e Rossella (Cerreto)

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    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Attendevo questo momento che mi per-mette di incontrare molti rappresentantidegli innumerevoli Santuari sparsi inogni regione del mondo. Quanto abbia-mo bisogno dei Santuari nel camminoquotidiano che la Chiesa compie! Sonoil luogo dove il nostro popolo più volen-tieri si raccoglie per esprimere la propriafede nella semplicità, e secondo le varietradizioni che sono state apprese findall'infanzia. Per molti versi, i nostriSantuari sono insostituibili perché man-tengono viva la pietà popolare, arric-chendola di una formazione catecheticache sostiene e rafforza la fede e alimen-tando al tempo stesso la testimonianzadella carità. Questo è molto importante:mantenere viva la pietà popolare e nondimenticare quel gioiello che è il numero48 della Evangelii nuntiandi, dove SanPaolo VI ha cambiato il nome da «reli-giosità popolare» a «pietà popolare». È

    un gioiello. Quella è l'ispirazione dellapietà popolare che, come disse una voltaun vescovo italiano, «è il sistema immu-nitario della Chiesa». Ci salva da tantecose [...].

    Penso, in primo luogo, all'importanzadell'accoglienza da riservare ai pellegrini.Sappiamo che sempre più spesso i nostriSantuari sono meta non di gruppi orga-nizzati, ma di pellegrini singoli o grup-petti autonomi che si mettono in cam-mino per raggiungere questi luoghi santi.È triste quando succede che, al loroarrivo, non c'è nessuno che dia ad essiuna parola di benvenuto e li accolgacome pellegrini che hanno compiuto unviaggio, spesso lungo, per raggiungereil Santuario. E più brutto ancora è quan-do trovano la porta chiusa! [...]. Questepersone, quando sono accolte, diventanopiù disponibili ad aprire il loro cuore ea lasciarlo plasmare dalla Grazia. Unclima di amicizia è un seme fecondoche i nostri Santuari possono gettare nelterreno dei pellegrini, permettendo lorodi ritrovare quella fiducia nella Chiesache a volte può essere stata delusa daun'indifferenza ricevuta. Il Santuario èsoprattutto - seconda cosa - luogo dipreghiera. La maggior parte dei nostriSantuari è dedicata alla pietà mariana.Qui la Vergine Maria spalanca le bracciadel suo amore materno per ascoltare lapreghiera di ognuno ed esaudirla. I sen-timenti che ogni pellegrino sente nel piùprofondo del cuore sono quelli che ri-scontra anche nella Madre di Dio. QuiLei sorride dando consolazione. Qui Leiversa lacrime con chi piange. Qui pre-senta ad ognuno il Figlio di Dio strettotra le sue braccia come il bene più pre-zioso che ogni madre possiede. QuiMaria si fa compagna di strada di ognipersona che a Lei alza gli occhi chieden-do una grazia, certa di essere esaudito.[...].

    Vorrei sottolineare due esigenze. An-zitutto, favorire la preghiera della Chiesache con la celebrazione dei Sacramentirende presente ed efficace la salvezza.Questo permette a chiunque sia presente

    nel Santuario di sentirsi parte di unacomunità più grande che da ogni partedella terra professa l'unica fede, testimo-nia lo stesso amore e vive la medesimasperanza. [...]. Inoltre, i Santuari sonochiamati ad alimentare la preghiera delsingolo pellegrino nel silenzio del suocuore. Con le parole del cuore, con ilsilenzio, con le sue formule imparate amemoria da bambino, con i suoi gestidi pietà…, ognuno deve poter essereaiutato ad esprimere la sua preghierapersonale. Sono tanti che vengono alSantuario perché hanno bisogno di rice-vere una grazia, e poi ritornano perringraziare di averla sperimentata, spessoper aver ricevuto forza e pace nella pro-va. Questa preghiera rende i Santuariluoghi fecondi, perché la pietà del popolosia sempre alimentata e cresca nellaconoscenza dell'amore di Dio [...].

    Il Santuario è luogo privilegiato persperimentare la misericordia che nonconosce confini. [...]. In primo luogo, ilsacramento della Riconciliazione, checosì spesso viene celebrato nei Santuari,ha bisogno di sacerdoti ben formati,santi, misericordiosi e capaci di far gu-stare il vero incontro con il Signore cheperdona. Mi auguro che soprattutto neiSantuari non venga mai a mancare lafigura del «missionario della misericor-dia», quale testimone fedele dell'amoredel Padre che a tutti tende le braccia eva incontro felice per avere ritrovato chisi era allontanato. Le opere di misericor-dia, infine, chiedono di essere vissutein modo particolare nei nostri Santuari,in quanto in essi la generosità e la caritàsono realizzate in modo naturale e spon-taneo come atti di obbedienza e di amoreal Signore Gesù e alla Vergine Maria.

    Cari fratelli e sorelle, chiedo allaMadre di Dio di sostenervi e accompa-gnarvi in questa grande responsabilitàpastorale che vi è stata affidata. Vi be-nedico e prego per voi. E anche voi,per favore, non dimenticate di pregaree far pregare per me nei vostriSantuari (29/XI/018).

    «MANTENERE VIVA LA PIETÀ POPOLARE»Papa Francesco ai Rettori dei Santuari

    Fappiano Angelo Antonio e Rita Lavorgnadi Cerreto nel 50° anniversario

    del loro matrimonio

  • LA TENEREZZA DI MARIA

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    Bimbi in SantoCONSACRATI ALLA MADONNA

    Bimbi in SantoIesce Noemi (28/XI/2013),

    Melissa (18/X/2015)e Marika (3/VI/2017)

    di Pasquale e VincenzinaPaduano (Telese)

    De Libero Emma (4/V/2015)e Giuliana (12/IV/2017)

    di Claudio e Liliana (Venezuela)

    De Libero Camilla (29/V/2018)di Luigi e Astrid (Venezuela)

    Lasciamoci guardare. Questo soprat-tutto nel momento del bisogno, quandoci troviamo impigliati nei nodi piùintricati della vita, giustamente guar-diamo alla Madonna, alla Madre. Maè bello anzitutto lasciarci guardare dallaMadonna. Quando ci guarda, lei nonvede dei peccatori, ma dei figli. Si diceche gli occhi sono lo specchiodell'anima; gli occhi della piena digrazia rispecchiano la bellezza di Dio,riflettono su di noi il paradiso. Gesùha detto che l'occhio è «la lampada delcorpo» (Mt 6,22): gli occhi della Madonnasanno illuminare ogni oscurità, riaccen-dono ovunque la speranza. Il suo sguar-do rivolto a noi dice: “Cari figli, corag-gio; ci sono io, la vostra madre!”

    Questo sguardo materno, che infon-de fiducia, aiuta a crescere nella fede.La fede è un legame con Dio che coin-volge tutta intera la persona, e che peressere custodito ha bisogno della Madredi Dio. Il suo sguardo materno ci aiutaa vederci figli amati nel popolo credentedi Dio e ad amarci tra noi, al di là deilimiti e degli orientamenti di ciascuno.La Madonna ci radica nella Chiesa,dove l'unità conta più della diversità,e ci esorta a prenderci cura gli uni deglialtri. Lo sguardo di Maria ricorda cheper la fede è essenziale la tenerezza,che argina la tiepidezza. Tenerezza: laChiesa della tenerezza. Tenerezza, pa-rola che oggi tanti vogliono cancellaredal dizionario. Quando nella fede c'èposto per la Madre di Dio, non si perdemai il centro: il Signore, perché Marianon indica mai sé stessa, ma Gesù; e ifratelli, perché Maria è madre.

    Sguardo della Madre, sguardo dellemadri. Un mondo che guarda al futurosenza sguardo materno è miope. Au-menterà pure i profitti, ma non sapràpiù vedere negli uomini dei figli. Cisaranno guadagni, ma non saranno pertutti. Abiteremo la stessa casa, ma nonda fratelli. La famiglia umana si fondasulle madri. Un mondo nel quale la

    tenerezza materna è relegata a merosentimento potrà essere ricco di cose,ma non ricco di domani. Madre di Dio,insegnaci il tuo sguardo sulla vita evolgi il tuo sguardo su di noi, sullenostre miserie. Rivolgi a noi gli occhituoi misericordiosi.

    Lasciamoci abbracciare. Dopo losguardo, entra qui in gioco il cuore, nelquale, dice il Vangelo odierno, «Mariacustodiva tutte queste cose, meditando-le» (Lc 2,19). La Madonna, cioè, avevatutto a cuore, abbracciava tutto, eventifavorevoli e contrari. E tutto meditava,cioè portava a Dio. Ecco il suo segreto.Allo stesso modo ha a cuore la vita diciascuno di noi: desidera abbracciaretutte le nostre situazioni e presentarlea Dio.

    Nella vita frammentata di oggi, doverischiamo di perdere il filo, è essenzialel'abbraccio della Madre. C'è tanta di-spersione e solitudine in giro: il mondoè tutto connesso, ma sembra semprepiù disunito. Abbiamo bisogno di affi-darci alla Madre. Nella Scrittura ellaabbraccia tante situazioni concrete edè presente dove c'è bisogno: si recadalla cugina Elisabetta, viene in soc-corso agli sposi di Cana, incoraggia idiscepoli nel Cenacolo… Maria è ri-medio alla solitudine e alla disgrega-zione. È la Madre della consolazione,che consola: sta con chi è solo. Ella sache per consolare non bastano le parole,occorre la presenza; e lì è presentecome madre. Permettiamole di abbrac-ciare la nostra vita. Nella Salve Reginala chiamiamo «vita nostra»: sembraesagerato, perché è Cristo la vita, maMaria è così unita a Lui e così vicinaa noi che non c'è niente di meglio chemettere la vita nelle sue mani e ricono-scerla «vita, dolcezza e speranza no-stra».

    E poi, nel cammino della vita, la-sciamoci prendere per mano. Le madriprendono per mano i figli e li introdu-cono con amore nella vita. Ma quanti

    figli oggi, andando per conto proprio,perdono la direzione, si credono fortie si smarriscono, liberi e diventanoschiavi. Quanti, dimentichi dell'affettomaterno, vivono arrabbiati con sé stessie indifferenti a tutto! Quanti, purtroppo,reagiscono a tutto e a tutti con velenoe cattiveria! La vita è così. Mostrarsicattivi talvolta pare persino sintomo difortezza. Ma è solo debolezza. Abbia-mo bisogno di imparare dalle madriche l'eroismo sta nel donarsi, la fortezzanell'aver pietà, la sapienza nella mitez-za.

    Dio non ha fatto a meno della Ma-dre: a maggior ragione ne abbiamobisogno noi. Gesù stesso ce l'ha data,non in un momento qualsiasi, ma dallacroce: «Ecco tua madre!» ha detto aldiscepolo, ad ogni discepolo. La Ma-donna non è un optional: va accoltanella vita. È la Regina della pace, chevince il male e conduce sulle vie delbene, che riporta l'unità tra i figli, cheeduca alla compassione.

    Prendici per mano, Maria. Aggrap-pati a te supereremo i tornanti più angustidella storia. Portaci per mano a riscoprirei legami che ci uniscono. Radunaci in-sieme sotto il tuo manto, nella tenerezzadell'amore vero, dove si ricostituisce lafamiglia umana: «Sotto la tua protezionecerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio»(papa Francesco 1/I/2019).

    Stupore nel mistero della Madre di Dio

  • umili sono calpestati e gli affamati simoltiplicano mentre i ricchi si arric-chiscono sempre più… Eppure nonriesco a pensare che quel canto siasolo un'illusione, la poesia anarchicadi una giovane piena di sogni e spe-ranze ma inconsapevole delle brutturedel mondo, della cattiveria della sto-ria… Non posso limitarmi a credereche sia un «eden» immaginato, lonta-no dalla tua, dalla mia realtà. Credopiuttosto che mi manchi lo sguardogiusto per guardare la storia dalla tuastessa prospettiva.

    E allora cerco di comprendere,osservo da lontano la tua storia. Quan-to cammino, quanta strada e quantapolvere sui tuoi piedi, donna del par-tire, del salire, della fatica. Quantevolte nei vangeli si parla di te, diquesta ragazza, donna poi, che si mettein marcia, spesso «salendo», verso unincontro o una città, una gioia o undolore, sempre in strada, sempre fati-cando. Da questa fatica, da questascomodità, sgorga il tuo canto di lode,dall'incontro di due donne speciali,due portatrici di grande speranza. Ilfrutto della fatica, della strada si fasubito comunità, si fa subito Chiesa.La gioia dell'incontro poi, si fa lode,«magnificat», canto di speranza erivoluzione. È in questa strada delloSpirito, in questo percorso che si svol-ge tra la fatica ed il canto di lode, chevoglio restare, è su questi passi chevoglio cercare le mie risposte.

    Donna bambina, ti chiedo un rega-lo, per me, per le donne e gli uominidel mio tempo e del mio mondo: do-naci il tuo sguardo, il senso delle cose,il cuore capace di cogliere ancora lasperanza… Qui, oggi, è tempo di de-serto, deserto dei valori, deserto dellerelazioni, aridità. Lo stesso deserto in

    cui da sempre si smarrisce il senso,si costruiscono gli idoli ma, allo stessotempo, se capaci , s i scoprel'essenziale, ci si spoglia degli orpelliinutili, si ascolta la voce di Dio. Dio,che dice al suo popolo, alla sua sposa:«Ti attirerò a me, ti condurrò nel de-serto e lì parlerò al tuo cuore». Daquesto stesso deserto tu ne sei uscitapiena. «Benedetta tu fra le donne», èil saluto che ti accoglie dopo questocammino, è il riconoscimento di unavita abitata dal senso di Dio, diun'umanità arricchita, fertile e vivifi-catrice. Da questa strada la tua parolaè divenuta profetica, la tua voce si èfatta strumento della Parola di un Dioche hai scelto di accogliere. La tuapovertà si è fatta tesoro, il tuo silenzioè divenuto il grembo di una Saggezzainfinita. Ed è già una risposta: il tuo«magnificat» acquista senso e sostan-za solo per chi si fa spogliare daiparaocchi di una ragione miope, dallenostre letture intellettuali su un tempoche non sappiamo cogliere nel suoscorrere, che ci è dato di osservaresolo a piccoli tratti, di cui ci sfuggonoil divenire e la complessità.

    E ancora mi accorgo che il tuocanto è innanzitutto la testimonianzaconsapevole di una donna che ha sen-tito, nel proprio cuore, la potenza diDio; che ha visto la propria vita, lapropria quotidianità, modificata persempre, salvata ed impreziosita dallamano di un Dio delicato e rispettoso,che chiede il permesso, di un Diogrande che entra con pienezza nellastoria di chi si lascia raggiungere.Solo da questa prospettiva è possibilevedere una storia diversa, solo attra-verso l'esperienza personale di un Dioche riempie la propria vita è possibileguardare a tutto con gli occhi consa-

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    FATICA e AMORESTRADA e «MAGNIFICAT»

    Cara Maria, quanto tempo è pas-sato da quel giorno in cui l'angelovenne a parlarti? E cosa accadde allo-ra? Mi serve capire come può cam-biare la vita l'ascolto di un angelovero, che parla con la voce di Dio.Che cosa si è compiuto in te attraversoquel tuo «eccomi»? Quale rivoluzionedell'anima ha dato vita all'esplosionedi gioia nel tuo «magnificat»? Com'èdifficile per me capirti, piccola donnadi Nazareth, da quest'altro lato delmondo e della storia! E che differenzadi potere tra me, maschio, bianco,benestante, istruito, ben integrato inun mondo che ha già intrapreso lastrada del diritto e della giustizia e te,donna-bambina di un posto in cui alledonne non viene riconosciuta la di-gnità, povera, figlia d'un villaggioperduto in una storia lontana e dura.Fa male già questo, riconoscere lanostra differenza di potere, guardareil mio peccato originale d'ingiustizia,d'essere nato dalla parte sbagliata delbenessere. Forse per questo ho biso-gno di specchiare il mio senso in te,di cercare risposte in una donna cosìdiversa e lontana nel tempo. Perchérileggo oggi il tuo canto di lode esperanza, il tuo «magnificat» e le miegambe troppo pesanti mi impedisconodi correrti dietro in questo sogno, dicoglierne a pieno il significato di li-bertà e cambiamento.

    Hai cantato che Dio ha spiegato lapotenza del suo braccio, che ha di-sperso i superbi, che ha rovesciato ipotenti dai troni, che ha innalzato gliumili, che addirittura ha ricolmato dibeni gli affamati rimandando i ricchia mani vuote… Ma cosa significa?Perché non è così? Qui, oggi, sono isuperbi che trionfano, i potenti chespadroneggiano, mentre proprio gli

    Lettera alla Madonna

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    pevoli della Speranza, con gli occhidi Dio. Quello che può sembrare uto-pia è solo la profezia di chi ha toccatocon mano. E allora la domanda nonè quando e come Dio abbatterà i po-tenti dai troni, quando e come riman-derà i ricchi a mani vuote, ma quandoe come ha chiesto il permesso di en-trare nella mia vita, mi ha chiesto ilpermesso per fare la mia parte nellacostruzione del Regno, di un Regnoche ha tempi diversi dalla vita di unuomo, di un Regno che non so imma-ginare come un palazzo sontuoso, macome una strada…

    Per questo cerco nella strada ilsenso, nella tua strada, Maria, che sisnoda tra la fatica e il «magnificat».Per seguirla questa strada ed andarea cercare le risposte lì, dove sonosempre state. Nelle prime pagine delLibro è racchiusa, in modo delicatis-simo, la pedagogia di Dio: «Con ilsudore del tuo volto mangerai il pane».È il dono della fatica, dono e nonpunizione, offerta di un padre chesubito dopo ricopre di pelli e di vesti,protegge e scalda, dichiarando il suoamore e la sua fedeltà. Fatica ed amo-re, ecco la risposta. Strada e «magni-ficat». E tra la strada e la lode, comemomento imprescindibile, l'incontrocon l'altro. Perché la fame di giustiziache viene dal mondo può trovare sen-so solo nell'incontro, in una realizza-zione collettiva, in una rinascita dicomunità dove riacquistano valore illimite, la responsabilità e la fatica. Illimite che restituisce un senso ai de-sideri, che riempie di significato isogni facendoli incontrare con la re-altà. La responsabilità che è soprattuttoprendersi cura, sporcarsi le mani, met-tersi in gioco. Che è pagare di tascapropria. La fatica, come sulle tue stra-de, che spinge ad andare avanti nono-stante la stanchezza, a crederci ancoraquando è più difficile, ad amare comese fosse un cammino in salita, comese fosse il cammino di un figlio conuna croce di legno addosso e l'amoreper l'uomo negli occhi. Nella lentezzadella strada, la lentezza dell'avvento,dell'attesa. «Di generazione in gene-

    razione», come dire nel lungo scorreredi un tempo che mi trascende ma cheè carico di senso.

    Regalaci questo, madre, il tuo sì,il tuo farti casa e strada. Insegnaci alasciarci abitare dall'infinito, ad assa-

    porare la tenerezza e la speranza, apoter dire, con la consapevolezza dol-ce di chi si sente amato: l'anima miamagnifica il Signore.

    Domenico Battagliavescovo di Cerreto - Telese - Sant'Agata

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    Primo Beato cappuccino americano

    FRANCESCO SOLANO CASEYCi troviamo negli Stati Uniti, a

    Milwaukee, nello stato di Wisconsin trai Grandi Laghi e il Mississippi. Un gio-vane di ventidue anni andò a bussarealla porta del seminario diocesano perchévoleva essere prete. I formatori lo accol-sero volentieri, ma vollero sapere chifosse quel giovane per valutare le suecapacità morali e intellettive.

    Aveva per nome Francesco, sesto disedici figli, nato il 25 novembre 1870 aPrescott (Wisconsin), da genitori irlan-desi, Bernard Jams ed Ellen ElisabettaMurphy, emigrati negli USA. Eranoagricoltori e cattolici. Francesco avevafrequentato la scuola primaria e il cate-chismo; ogni giorno recitava il rosarioalla Madonna in famiglia. A 13 anniaveva fatto la prima comunione, ma acausa dei trasferimenti da un postoall'altro i risultati non erano stati maibrillanti. A 15 anni faceva il taglialegna;a 16 anni, la guardia carceraria; a 17anni, il conducente di tram elettrici inHudson (Wisconsin). Era bravo nellapesca e nella caccia. Per arrotondarel'introito colorava le fotografie e neltempo libero si esercitava nella musicacon vari strumenti come l'organetto, lafisarmonica e il violino. Praticava anchelo sport, in particolare il «baseball».Per la sua intraprendenza, i suoiparenti l’avevano soprannominato«l'avventuriero di famiglia». Era statofidanzato con una coetanea di scuola,di nome Rebecca, ma la mamma di co-stei si oppose. A venti anni si era trasfe-rito nella cittadina di Superior, capoluogodella contea di Douglas (Wisconsin),come istruttore e responsabile delle tran-vie elettriche. Il guadagno era tale cheriuscì a farsi seguire da tutta la famiglia.Frequentava la chiesa dedicata a CristoRe tenuta da Frati Minori e aveva sceltocome direttore spirituale padre Eusta-chio. Dopo circa due anni di discerni-mento, ora bussava alla porta del semi-nario di Milwaukee per essere prete.

    Il giovane fu accolto e messo allaprova. Gli studi erano severi e la lingua

    scolastica in quel tempo era il latino eil tedesco, non l'inglese che conoscevamolto bene. Tanti libri scritti in linguesconosciute non gli dicevano niente, senon la sofferta noia e sudore freddo. Eratroppo, per chi aveva imparato tante artie mestieri, ma non il latino e il tedesco.Dopo quattro anni di calvario scolastico,la direzione del seminario diocesanosentenziò che la cultura necessaria perl'esercizio del ministero sacerdotale inlui era carente, per cui fu rimandato acasa. Il direttore spirituale, padre Euse-bio, gli propose così di entrare tra ifrancescani. Francesco fece una novenaall'Immacolata per essere certo di tro-varsi sulla via voluta da Dio e l'8 dicem-bre 1896, festa della Immacolata, avvertìla risposta: «Và a Detroit», principalecittà dello stato del Michigan, dove c'erail convento di san Bonaventura, sede delnoviziato cappuccino della provincia diCalvary. Qui fu accolto e il 14 gennaio1897 fece la vestizione con il nome diFrancesco Solano. Nel noviziato eraraccolto, servizievole e giulivo per cui,dopo un anno e mezzo di prova, il 21luglio 1898 fu ammesso alla professione

    dei voti di povertà, obbedienza e castità.Trasferito a Milwaukee nello studio diteologia dei cappuccini, fece colpo sullafraternità per la sua modestia, cordialità,generosità, buon umore e fervente pre-ghiera. Negli studi, però, si ripresenta-rono le stesse difficoltà incontrate nelseminario diocesano: il latino e il tede-sco. I superiori cappuccini, però, furonolungimiranti e il Provinciale si preseogni responsabilità sul futuro di quelgiovane: «Fra Francesco Solano - disse- sarà ordinato come sacerdote semplicee diventerà per il popolo come il curatod'Ars». L'ordinazione presbiterale av-venne il 24 luglio 1904, con la clausolarestrittiva di «presbiter simplex», cioèche non avrebbe potuto confessare epredicare, a tenore del Diritto canonicodel tempo.

    Trasferito nel convento di Yonkers,ebbe come primo incarico di curare lasagrestia e la chiesa dal 1904 al 1918.Celebrava la Messa, faceva qualche fer-vorino e poi si metteva a disposizione,in umiltà e fervore, a disposizione deifedeli che chiedevano suoi consigli. Ungiorno si divertì a designare un simbolopersonale: una stella e una croce con lascritta «Benedetto Dio nei suoi disegni»;la sua stella era Maria, a cui rimasefedele per 53 anni da «semplice sacer-dote».

    Dal 1918 al 1924 lo troviamo nelconvento di Manhattan con l'incarico diportinaio e promotore dell'Opera Sera-fica delle Sante Messe, a beneficio delleMissioni dei Cappuccini. Ogni giornoaccoglieva i fedeli, li ascoltava, conso-lava, istruiva e accompagnava con lapreghiera quelli che a lui accorrevano.Ben presto si diffuse la sua fama disantità, soprattutto per le grazie che ilSignore elargiva per mezzo di lui. A chilo ringraziava egli rispondeva che «tuttoè possibile a chi ha fede in Dio, nellasua bontà, nella sua misericordia enell'intercessione della Madonna».

    Nel 1924 i superiori lo trasferironoa Detroit nel convento di San Bonaven-

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    tura come aiuto portinaio. Qui rimaseper ventuno anni. Molti fedeli, attiratidalla fama di santità e dalle grazie stra-ordinarie. Ogni giorno riceveva dalle150-200 persone per un colloquio. Achi gli suggeriva moderazione, rispon-deva: «Non mi piace fare aspettare lagente. Io posso saltare anche i pasti,perché le mie necessità personali hannopoca importanza. Dio manda questagente bisognosa di conforto e io mi sentoin dovere di aiutarla». La vita quotidianadi Fra Francesco Solano trascorreva cosìtra l'ascolto, la celebrazione della Messa,la preghiera costante e ogni mercoledìla benedizione agli infermi con la reli-quia della santa Croce. Per oltre dieciore al giorno non aveva il tempo perisolarsi un pò. Delle volte trascorreval'intera notte a pregare in chiesa. Unmattino presto, il frate sagrestano lotrovò disteso su un banco e svegliandologli disse: «È un letto ben duro, padre».Rispose con arguzia: «Non è poi cosìduro, perché mi sono addormentato dallaparte morbida». Pregava molto per glialtri, ma chiedeva in compenso che an-che gli altri pregassero «per fra Solanopeccatore». Il suo fervore, la sua dispo-nibilità e affabilità edificava non solo icattolici, ma anche i protestanti e personedi diversa religione. Un testimone diGeova chiese la guarigione da un suograve disturbo ai reni. Con la saluteottenuta, ritornò alla fede cattolica. Unbambino cieco dalla nascita, per la suaintercessione, ottenne la vista nel giornodi Natale, davanti a un presepe.

    Oltre ad accogliere tutti, diffondevaintorno a sé serenità e gioia. Con la suaarte musicale, nel pochissimo tempolibero che aveva, rallegrava confratellie conoscenti soprattutto ammalati edanziani. Il suo confratello Fra Raffaeleracconta che una sera lo sorprese mentresuonava il violino a telefono. Il giornodopo per scherzo gli disse: «Ieri sera hoappreso che c'è un nuovo sistema perdare un concerto». Fra Solano sigiustificò: «Suonavo il violino a telefonoper un ministro metodista ammalato, ilquale mi ha chiesto di sollevarlo un pò».Spesso ringraziava e lodava il Signoreper i benefici ricevuti. Diceva: «Se do-vessimo capire solo la decima parte di

    quel che Dio ha fatto per noi, saremmofelici per sempre. Staremmo nella anti-camera del paradiso, se fossimo capacidi gratitudine. Grazie a Dio e alla bea-tissima Vergine Immacolata ho sempreringraziato Dio per la mia vocazionefrancescana, nonostante il mio pregiudi-zio iniziale... Oh se noi potessimo esserericonoscenti a sufficienza e apprezzarecome dovremmo la bontà di Dio!».Quando i superiori erano costretti aisolarlo, per difenderlo dagli assalti po-polari, si dava alla contemplazione. Me-ditava sulla Bibbia e a chi lo interrogava,rispondeva: «Se vogliamo profittare delleletture intorno al Signore e ai Santi,dobbiamo leggere con riverenza e avernegrande stima». Grande devoto della Ma-donna, spesso cantava i suoi inni inlatino e in inglese. Quando gli era pos-sibile aiutare i confratelli addetti allacucina, intonava il canto «O Maria, dolcee serena». Imitatore e discepolo di sanFrancesco d'Assisi, vedeva Dio in tuttele cose: contemplava la natura nel suosplendore, i campi, i boschi, i fiumi, lecolline, le api e tutte le creature.

    L'azione benefica di Fra FrancescoSolano si intensificò durante la crisieconomica degli Stati Uniti, iniziatanegli anni 1929 e durata un decennio.Con la collaborazione del Terz'Ordinefrancescano organizzò la mensa quoti-diana, chiamata «soup kitchen», a bene-ficio di oltre mille poveri. Per raccoglierecibo e quel che era necessario egli stessofaceva la questua per città e campagne.Durante la guerra degli anni 1939-45molte famiglie ricorsero a lui per racco-mandare i lori cari che combattevano alfronte. Egli pregava e faceva penitenzaper rasserenare gli animi. Dopo la guerramolti soldati andarono a Detroit perincontrarlo e ringraziarlo.

    Nel 1945, a causa della sua malfermasalute, fu trasferito a Brooklyn. L'annosuccessivo i superiori lo inviarono nellafraternità di Huntington, luogo tranquillonella campagna dell'Indiana, dove rimaseper un decennio. Il 2 dicembre 1956 ilsettimanale «The Detroit Sunday News»pubblicò un articolo sul primo centenariodi presenza dei cappuccini negli StatiUniti con l'immagine fra Solano, il cap-puccino più conosciuto d'America. Al

    giornalista che gli aveva chiesto chesenso avesse avuto la sua vita in unconvento francescano, egli rispose: «Ècome aver vissuto il paradiso già suquesta terra».

    L'ultimo anno di vita lo trascorse aDetroit. Il bene che diffondeva intornoa sé gli veniva dalla partecipazione allesofferenze di Gesù crocifisso. Un giornodisse: «Tutto il mio corpo soffre, graziea Dio; offro le mie sofferenze per l'unitàdei cristiani». Aveva due fratelli sacer-doti; a Edoardo ch'era venuto dalle Fi-lippine per vederlo, disse: «Non c'èspazio nel mio corpo, neppure come lacapocchia d'uno spillo, in cui non soffro,grazie a Dio». A una infermiera, com-mossa nel vedere le sue mani piagate,disse: «Sorella, non c'è da preoccuparsiper questo. Guardate le mani di nostroSignore». Amava tutti e voleva la sal-vezza di tutti, nonostante di sentirsi piùpeccatore degli altri. A una sua parentedisse: «Prega per la conversione di tuttigli uomini e specialmente per la mia».Un suo espresso desiderio: «Non vorreimorire prima di vedere che tutti gli uo-mini conoscano e amino Dio». E pocoprima di morire, il 31 luglio 1957,esclamò: «Io dono la mia anima a GesùCristo».

    Per l'eroicità delle sue virtù molti,negli Stati Uniti e nel Canada, l'hannoinvocato santo. Il 18 novembre 2017,nel grande Ford Field Stadium di Detroit,alla presenza di 70 mila americani, dicui 300 discendenti della sua famigliad'origine, è stato proclamato «Beato».Alla concelebrazione hanno partecipatocentinaia di sacerdoti, venticinque ve-scovi e tre cardinali. Il Prefetto dellaCongregazione per le Cause dei Santi,Angelo Amato, all'omelia ha detto: «IlBeato Francesco Solano Casey ha rag-giunto la santità [...] salendo ogni giornoi gradini che portano all'incontro conDio mediante l'amore verso i fratellibisognosi». Il giorno successivo, il 19novembre 2017, papa Francesco durantel'Angelus ha invitato i religiosi ed i laicia ispirarsi all'umile «Beato» cappuccinoper «vivere con gioia il legame tra an-nuncio del Vangelo e l'amore ai poveri».

    Mariano Parente

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    Testimonianza di un incontro speciale

    Sono una studentessa del Ciclo diDottorato in Diritto Canonico pressola Pontificia Università San Tommasod'Aquino-Angelicum in Roma e sonoimpegnata in attività di ricerca perl'ultimo capitolo della tesi che riguardala configurazione giuridica dei Santuaridella diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata dei Goti. Le mie ricercheattualmente sono concentrate sul San-tuario di Maria SS. delle Grazie inCerreto Sannita, e per tale motivo, aragione dei miei studi, ultimamente misono recata spesso in questo amenoluogo di pace, ricevendo fraterna acco-glienza da parte dei Frati Cappuccini.In particolare, da Padre Mariano, cheessendo uno storico, autore lui stessodi diverse opere, mi ha dato ottimeindicazioni, nonché la possibilità diconsultare vari documenti d'archivio.

    In una delle mie visite al Santuario,Padre Mariano mi ha chiesto di conse-

    gnare il calendario di Maria SS. delleGrazie a una signora abitante nel miostesso paese. È così che ho incontratola sig.ra Vera. Ed è stato un incontrospeciale, che ha toccato profondamenteil mio animo, e che porterò sempre nelcuore.

    Il mio timore di bussare alla portadi una persona che non conoscevo si èdissolto subito quando mi sono ritrovatadi fronte la sig.ra Vera, che mi ha ac-colto con affabilità. Felice di ricevereil calendario mi ha invitata ad entrare,ed in segno di gratitudine si è avvicinataper abbracciarmi e baciarmi. Le suemaniere gentili mi hanno illuminato ilcuore, ed anch'io l'ho abbracciata conaffetto. Confidenzialmente, come semi conoscesse da sempre, in pochiminuti mi ha raccontato la sua vita, leprove che ha dovuto affrontare, i suoiproblemi di salute, la perdita di due deisuoi figli. Quanto dolore ho letto neisuoi occhi … è indescrivibile! Poveradonna, povera mamma! Ma nei suoiocchi, assieme al dolore brillava unaluce speciale, la luce della fede nellaMadonna, Soccorritrice e Consolatricedi coloro che sono afflitti dal dolore.Nonostante le lacrime, che pur le hannorigato il viso nel raccontare la sua sof-ferenza, il suo volto appariva luminoso,luminoso di pace e di grazia … daisuoi toni umili e dimessi traspariva unaserenità non comune, propria di chi haaccettato la prova, di chi ha vissuto ildolore con dignità, in tacita «sequelaChristi», affidandosi docilmente allamaterna protezione della Madonna.Non c'era ombra di disperazione sulsuo volto!

    Mi ha parlato della sua particolaredevozione alla Madonna delle Grazie,e di come questo calendario rappresen-tasse un segno importante della presen-

    za di Maria SS. nella sua casa, un segnoche scandiva il tempo della sua vita,un segno con cui si accompagnava neigiorni dell'anno con costante riferimen-to alla Madonna. Ho pensato a quantopoco mi era costato (nulla!) deviaredal mio percorso abituale quel giorno,cercare la sua casa, e bussare alla suaporta. Dal profondo del cuore ho sentitodi dover ringraziare Padre Mariano peravermi dato questa commissione. Così,con questo semplice gesto, io ero stataun mezzo per portare la Consolazionedi Maria in quella casa, per dare con-cretamente il bacio di Maria a questadonna! Ma di più, io sono uscita daquella casa con il bacio di Maria con-cretamente ricevuto dalla dolcissimasig.ra Vera! Il calore umano, l'affetto,la condivisione del dolore che abbiamorespirato in quei pochi momenti eranosegni della presenza di Maria tra noi!

    Mentre la sig.ra Vera mi parlava,ripercorrevo con la mente anche i mieimomenti di dolore a causa delle gravie invalidanti malattie sofferte dai mieigenitori. Per lunghi anni ho dato lorotutte le mie cure, ho vegliato notte egiorno senza riposo, rinunciando allamia vita, al lavoro, ai miei studi, cheho ripreso solo a tarda età, dopo la loromorte. Per questa mia scelta di essereloro vicina fino alla fine, per circavent'anni ho rinunciato alle cose delmondo, e gli unici miei veri amici sonostati Gesù e Maria. La fede e la pre-ghiera costante mi hanno permesso diaccogliere umilmente, di affrontare edi superare tanto dolore, che troppopresto spezzava la nostra armonia fa-miliare. Mi son sentita accomunata neldolore alla sig.ra Vera. Il dolore, lamalattia, la morte, hanno sempre lastessa faccia: per chi vive queste espe-rienze portano sempre gli stessi affanni,

    nella MadonnaLa luce della Fede

    Andreana Baldinocon la nipote Rosanna

    per grazia ricevuta (USA)

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    la stessa disgregazione interiore, lestesse lacrime del cuore! Com'è belloritrovarsi solidali nel dolore ed abbrac-ciarsi! Questo aiuta ad alleggerire ilpeso degli affanni!

    Ho pensato che nella società attualemolto spesso si tende alla negazionedel dolore, a sopprimere e a soffocareil dolore, e così non si vive più lacondivisione del dolore. Gesù con laSua Morte in Croce ci ha svelato ilcammino da percorrere nella sofferenzaper giungere alla vita eterna, dove que-sto cammino trova la sua fine in unnuovo inizio, una nuova vita. E con laSua Morte in Croce ha dato avvio allacondivisione del dolore! Ogni uomodovrebbe riconoscersi nella sofferenzadi Cristo, imparare ad accettare la pro-pria sofferenza, a saperla gestire, con-fidando nell'aiuto di Dio e della Mam-ma Celeste. La sofferenza è principiodi nuova vita, perfettamente acquistatadopo la morte terrena. Ricordo ancoralo sguardo di mia madre, in stato dicoma vegetativo, quando quelle rarevolte apriva gli occhi, i suoi occhibrillavano di luce divina!

    I canali della fede ci consentono dipregustare, soprattutto nella sofferenza,le gioie che ci sono destinate nella vitasoprannaturale. L'amore degli uominiper Dio Padre, per Suo Figlio Gesù,per Maria che lo ha generato secondo

    la natura umana, vissuto nella docilitàdello Spirito, dovrebbe illuminare ilmondo di carità per il prossimo, soprat-tutto per i fratelli che più di altri vivonoprove difficili. Ma quanta poca fede equanta poca luce di carità nel cuoredell'uomo! Quanta solitudine oggi!Quanta incapacità di riconoscersi figlidi Dio, di vivere nella sua essenza ilVangelo che Gesù ci ha lasciato, e chela Chiesa trasmette. Forse teoricamentetutti riconoscono il valore del Vangelo,ma nella vita reale non riusciamo piùa viverlo! Siamo dissociati nell'ordinemorale per un difetto di volontà!

    Quanto poco basterebbe per inver-tire la rotta, fare catene umane per ilbene comune, ed invece la solidarietàoggi si risolve in piccoli focolai chenon bastano a risollevare l'umanitàdallo smarrimento esistenziale! Quantigiovani potrebbero correre per le stradea portare il «calendario di Maria SS.delle Grazie» nelle case, dedicare unpo' del loro tempo ad azioni di comu-nanza sociale, fare comunionenell'abbracciare le persone sole! Edinvece per tanti, il tempo scorre in unamalinconia esistenziale vuota e senzasenso! Questa malinconia è la nostalgiadi un Dio assente dalla nostra vita.Oggi, l'educazione e la cultura mancanonon solo di riferimenti alla presenza diDio nella storia, ma persino di quelle

    coordinate, se vogliamo soltanto uma-ne, di Gesù e Maria, che senza ombradi dubbio, sono le più imponenti figureche la nostra storia può raccontare!

    La cultura globale che caratterizzail nostro tempo non dà più importanzaalla storia, non c'è più un passato sucui fondare il futuro … non ci sonoradici, non ci sono certezze, e non cisono persone con cui condividere ilcammino. Oggi, conosciamo realtàtransoceaniche, ma non conosciamopiù il vicino di casa … abbiamo persinopaura ad aprire la porta al vicino dicasa! Le conseguenze di una societàglobale sono queste. Si condividonoconoscenze interculturali, ma nellostesso tempo si vive spersonalizzatiall'interno della propria comunità, nonci si ritrova nel senso di appartenenzaalla propria cultura, e alla dimensionesociale del luogo in cui si vive. Ci sisposta facilmente, o si vive di intera-zioni virtuali, e non esistono più modelliculturali moralmente autentici a cuiuniformare la propria condotta … cosìviene meno anche la condivisione, lasolidarietà, la carità, a cui Gesù ci hachiamati!

    Maria SS. delle Grazie prega pernoi ed aiutaci a riscoprire il Tuo Voltod'Amore!

    Angela De Lucia

    Associazione Carabinieri in congedo della Valle Telesina al Santuario

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    [I] Madonna delle Grazieproteggi i figli tuoimiseri peccatorinoi ricorriamo a Te.

    Rit. Madonna delle Grazieprega per noi Gesù (2 v.)

    Tra le tue braccia tieniil Figlio onnipotentemostralo sorridentea chi confida in te. Rit.

    A te o Mamma bellaper un volere arcanoveniamo da lontanole lodi tue a cantar. Rit.

    Noi siamo in degni e reima siamo ancor tuoi figlidal male e dai periglici devi liberar. Rit.

    Dal cielo o Mamma belladà forza al peccatoreperché il mio Signoreio non L'offenda più. Rit.

    Tu che vedesti un giornomorir tuo Figlio in croceda ogni morbo atroceci devi preservar. Rit.

    [II] Madonna delle Graziecon tanta fede e amoreveniamo a te dinanziper tributarti onore.

    Rit. Le tue divine graziedispensaci dal ciel (2 v.)

    Madonna delle Grazienell'ansia della vitacorriamo a te fidentiper ritrovare aita. Rit.

    Madonna delle Grazie,se il mondo ingannatorevuole rubare il sogno,del nostro ardente cuore. Rit.

    Madonna delle Grazieil tuo sorriso belloscenda maternamente,sul povero orfanello. Rit.

    Madonna delle Grazienell'ora della mortefa che felice sial'eterna nostra sorte. Rit.

  • P. Rocco Casaburo* Villa Literno 24/III/1968+ Avellino 28/VIII/2018

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    Risorgeranno nella luce di Cristo

    Di Meola Antoniodi Cerreto

    * 1/XII/1932 + 31/X/2018

    Santillo Domenico* Castelvenere 3/XII/1936

    + San Lorenzello 3/XII/2018

    Erminia Pelosidi Cerreto

    * 18/I/1924 + 21/IX/2018

    Maria Luisa Iannotti* San Lorenzello 12/X/1939+ Castelvenere 30/X/2018

    Salvatore D'Onofriodi Solopaca

    * 13/I/1940 + 18/XII/2017

    Durante Giuseppinadi San Lorenzello

    * 2/IX/1927 + 27/VII/2018

    Pasqualina Borzarodi Cerreto

    * 29/III/1922 + 26/XI/2018

    Maria Borzarodi Cerreto

    * 21/II/1944 + 26/XII/2018

    Giuseppe Marottadi San Salvatore Telesino* 27/IX/1931 + 8/III/2018

    Ennia Guarinodi San Salvatore Telesino* 26/XII/1929 + 1/VI/2018

    Biagio Del Nigrodi Cerreto

    * 2/II/1932 + 2/I/2019

    Lina Plenzichdi Telese

    * 14/IV/1948 + 19/XII/2018

    Mattei Ildadi San Lorenzello

    * 1/IX/1929 + 14/XII/2018

    Un uomo doveva attraversare un fiume largo eimpetuoso, non riusciva però a trovare un guado,né un barcaiolo. Si ricordò che un giorno unsanto gli aveva regalato un abitino, dicendogli:«Questo abitino nasconde in sé una forza prodi-giosa; chi lo porta con sé può superare tutte ledifficoltà». L'uomo prese in mano l'abitino e siavviò al fiume. Era vero, muoveva un passodopo l'altro e le acque lo sostenevano. Arrivatoin mezzo al fiume, l'uomo contemplò l'abitino cheteneva in mano e disse: «È strano che un oggettocosì piccolo abbia un potere tanto grande! Chissàche cosa c'è dentro!». Sciolse i nodi dell'abitinoe dentro trovò un pezzetto di carta dove c'erascritto «Se credi, Dio è con te». «Tutto qui?»,si chiese deluso. Ma non ebbe il tempo per riflettereperché affondò rapidamente (da un racconto indiano)

  • Santuario Maria SS. delle Grazie e convento dei Frati CappucciniCERRETO SANNITA (BN)

    Chiostro del convento4 gennaio 2019

    Pietropaolo Serafino e Concetta D'Agostino di Ruviano nel 50°anniversario di matrimonio con i figli Giuseppe, Giovanni e Michela

    Santina Pelosi con il figlio Pasquale(Cerreto)