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Intanto la partecipazione è risorta! Forse perché si è capito a livello di massa che il voto era importante e che contava, sia nel senso della di- fesa della Costituzione, sia in senso politico contro un governo e le sue poliiche, in primis, economiche e sul lavoro. Ora si guardi oggettivamente cosa è successo e se ne traggano conclu- sioni coerenti: il governo ha fatto po- litiche economiche e sociali di merda antipopolari, il governo ha fatto una proposta di revisione della Costitu- zione a colpi di maggioranza; il go- verno ha voluto un referendum confermativo su questa revisione; il governo ha fatto approvare una legge elettorale adatta alla nuova costitu- zione revisionata prima che venisse approvata; il governo ha legato la sua faccia a questo referendum... In- somma ha fatto tutto il governo e... ha perso 60 a 40. Renzi ovviamente a casa e percosrso più breve e corretto per andare alle elezioni politiche: non c'è altra strada. Quindi lo spirito grande della Costitu- zione ha vinto: partecipazione popo- lare (no a maggioritari bi-polari), politica al servizio dei lavoratori (art. 3), Parlamento al centro, uomo solo al comando a casa... Ora torna la "complicazione" della po- litica politicante, ma occorre cercare di tenere ferma una barra di orienta- mento che il referendum ha indicato. E i tempi sono quasi tutto. Si deve andare a votare. E in modo che un voto sentito e partecipato sia però conseguentemente rappresen- tato nella capacità di decisione di un parlamento neoeletto. Parlamento che deve essere formato da gente eletta e non nominata e che torni ad essere il centro vero della di- scussione e della decisione (sempre come dice la Costituzione riconfer- mata da 20 milioni di voti). Per questo servono regole corrette, che ora non ci sono. La Corte Costi- tuzionale si sbrighi ad esprimersi sul- l'Italicum e, se serve, che ci sia un governo a tempo che faccia una legge elettorale omogenea per Ca- mera e Senato e la faccia nello spirito della Costituzione e del Referendum (di impianto fondamentale di tipo pro- porzionale, con una idea di promo- zione della governabilità che non abbia niente a che fare con "il chi vince piglia tutto"). Ma comunque non si può andare oltre la primavera del 2017, sarebbe un insulto al popolo italiano. La se- rietà di Mattarella credo lo com- prenda. E che a sinistra, da oggi, ci si impegni per far rinascere qualcosa che sia ca- pace di rappresentare davvero lo spririto della Costituzione e portare i lavoratori italiani al governo di questo paese. (R.M.) www.puntorosso.it anno II - numero 64 - 7 dicembre 2016 PUNTO ROSSO LAVORO 21 Settimanale TR TI LA COSTITUZIONE È SALVA IL POPOLO ITALIANO LA DIFESA E HA LICENZIATO UN GOVERNO ANTIPOPOLARE

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Intanto la partecipazione è risorta!Forse perché si è capito a livello dimassa che il voto era importante eche contava, sia nel senso della di-fesa della Costituzione, sia in sensopolitico contro un governo e le suepoliiche, in primis, economiche e sullavoro.Ora si guardi oggettivamente cosa èsuccesso e se ne traggano conclu-sioni coerenti: il governo ha fatto po-litiche economiche e sociali di merdaantipopolari, il governo ha fatto unaproposta di revisione della Costitu-zione a colpi di maggioranza; il go-verno ha voluto un referendumconfermativo su questa revisione; ilgoverno ha fatto approvare una leggeelettorale adatta alla nuova costitu-zione revisionata prima che venisseapprovata; il governo ha legato la suafaccia a questo referendum... In-somma ha fatto tutto il governo e... haperso 60 a 40. Renzi ovviamente acasa e percosrso più breve e corretto

per andare alle elezioni politiche: nonc'è altra strada.Quindi lo spirito grande della Costitu-zione ha vinto: partecipazione popo-lare (no a maggioritari bi-polari),politica al servizio dei lavoratori (art.3), Parlamento al centro, uomo soloal comando a casa...Ora torna la "complicazione" della po-litica politicante, ma occorre cercaredi tenere ferma una barra di orienta-mento che il referendum ha indicato.E i tempi sono quasi tutto.Si deve andare a votare. E in modoche un voto sentito e partecipato siaperò conseguentemente rappresen-tato nella capacità di decisione di unparlamento neoeletto.Parlamento che deve essere formatoda gente eletta e non nominata e chetorni ad essere il centro vero della di-scussione e della decisione (semprecome dice la Costituzione riconfer-mata da 20 milioni di voti).Per questo servono regole corrette,

che ora non ci sono. La Corte Costi-tuzionale si sbrighi ad esprimersi sul-l'Italicum e, se serve, che ci sia ungoverno a tempo che faccia unalegge elettorale omogenea per Ca-mera e Senato e la faccia nello spiritodella Costituzione e del Referendum(di impianto fondamentale di tipo pro-porzionale, con una idea di promo-zione della governabilità che nonabbia niente a che fare con "il chivince piglia tutto").Ma comunque non si può andareoltre la primavera del 2017, sarebbeun insulto al popolo italiano. La se-rietà di Mattarella credo lo com-prenda.E che a sinistra, da oggi, ci si impegniper far rinascere qualcosa che sia ca-pace di rappresentare davvero lospririto della Costituzione e portare ilavoratori italiani al governo di questopaese.

(R.M.)

www.puntorosso.itanno II - numero 64 - 7 dicembre 2016

PUNTO ROSSO

LAVORO21Settimanale

LO SCIOPERO DEI TESSILITRA IL 18 E IL 21 NOVEMBRE I TESSILI SONO SCESI IN SCIOPERO DOPO LA ROTTURA DELLE TRATTA-TIVE PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DI SETTORE (SCADUTO IL 31 MARZO) AVVENUTA IL 20 OTTO-

BRE E CHE RIGUARDA 420MILA LAVORATORI IN CIRCA 50MILA AZIENDE.

LA COSTITUZIONE È SALVAIL POPOLO ITALIANO LA DIFESA

E HA LICENZIATO UN GOVERNO ANTIPOPOLARE

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di Alessandro Robecchi*

Non è la prima volta che lo dico: farsiconvincere dalla propria stessa pro-paganda è un errore idiota, da comu-nisti. E si direbbe l’ultima cosacomunista rimasta da queste parti.Il primo pensiero sulla Waterloo ren-zista è questo: la narrazione ha fallito.Era sbagliata. Era stupida. Offensiva.Disegnava scenari inesistenti di sortiluminose e progressive per coprireuna realtà di crisi e sofferenza. Unleader sconfitto che dice “Non cre-devo che mi odiassero così tanto” (ilCorriere, oggi) è un leader che parlasolo coi i suoi servi, che visita solo lefabbriche degli amici finanziatori enon quelle in crisi, che delegittimasempre l’avversario, perdendolo persempre, trasformandolo in un ne-mico.Chi semina vento raccoglie tempesta.Questo fatto di vedere in primo pianola débacle della narrazione – me nescuso – è una specie di deformazioneprofessionale. Ma di questo, sul miogiornale (e qui), mi sono occupato so-prattutto in questo anno: segnalare ladistanza tra lo storytelling renziano el’Italia. Non si può dire che non li ave-vamo avvertiti, ecco.In cambio, in cambio di quel “ehi, vistate sbagliando!”, sono arrivati insultie contumelie, prima eravamo gufi, poi

rosiconi perché Lui vinceva, poi (fa-scisticamente, le parole sono impor-tanti) “disfattisti”. Irridere i lavoratori ei sindacati (il gettone del telefono…),sposare una modernità da startup unpo’ pirata con il mito della velocità chetrasforma i diritti in zavorre e le regolein fastidiosi condizionamenti. Questoè stato il renzismo, se gli levate le sto-rielle dei narratori. E precariato allestelle, lavoro mortificato, tasse ma-scherate, bugie vergognose, tagli allasanità. Tutto il contrario di quello chenarravano le loro favolette di “futuro”e “italiariparte” e “grande potenza cul-turale”. Il No al 51 sarebbe stato un“no grazie”, al 55 un “No, e piantala”,al 60 è un “No e vaffanculo”. Spiaceche questa nobile espressione popo-lare sia diventata lo slogan di un par-tito che non mi è simpatico, ma sia: sicertifica almeno che non c’è copyrightsul vaffanculo.Ci mancheranno le bischerate to-scane, le foto in bianco e nero del-l’agiografia ufficiale, gli slogan infantilidei cantori a tassametro, la malafededi quelli che “il segretario ha sempreragione”. Tra questi – una prece – igiovinetti burbanzosi della “nuova po-litica”, ordinati e devoti come balilla alservizio del capo, storditi, oggi, nel-l’apprendere finalmente quanto(tanto) il capo fosse detestato. Oraassisteremo ai riposizionamenti, ai di-

stinguo, ai “Io? Mai stato renziano”. E’il momento di avere buona memoria.Ma al di là di questo – che non è con-torno ma nemmeno sostanza – c’è ilpiù disastroso fallimento politico deldopoguerra italiano. L’idea di poterperdere i propri voti di sinistra (spac-ciando quella perdita per modernizza-zione) perché tanto arrivano quelli didestra era un calcolo sbagliato. Ber-ciare per anni sui giovani a cui le ge-nerazioni precedenti “rubano il futuro”e poi essere votati solo dalle genera-zioni precedenti e non dai giovani.Mettere in circolo il veleno dellaguerra tra generazioni e perdere purequella. Sostituire diritti con regali pen-sando che la gente non se ne ac-corga. Andare a elemosinare voti econsensi con il peggior clientelismopossibile (i De Luca, il pellegrinaggiodi Lotti dai capataz cosentiniani, i fa-vori a banchieri e mercati, l’occupa-zione del potere in ogni angolo…).Mi diceva un amico rumeno che adogni comparsa di Ceausescu, moltagente si avvicinava al leader con bi-gliettini che dicevano : grande leader,succede questo, sucede quello…Pensavano che lui non sapesse, locredevano in buona fede, lo avverti-vano. Con Renzi si è fatto lo stesso:lo si avvertiva che il paese di cui par-lava non era quello reale. E lui – e isuoi – rispondevano a insulti.

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REALTÀ BATTE NARRAZIONE60 A 40

E ORA È IL MOMENTO DEL “CHE FARE?”

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LAVORO21settimanaleIl fallimento politico del renzismo è ilfallimento clamoroso, il crollo inde-gno, di un disegno che il paese nonvuole. Il partito della nazione, unamacchina statale più veloce e control-labile per favorire “la velocità dell’eco-nomia”, che significa piegarsi a regoledecise nei consigli di amministrazionee non dalla politica e dalla democra-zia. Tutto questo non va bene. A tuttoquesto è stato detto No. E proprio orache c’è incertezza nel futuro si capi-sce bene che tenersi una Costitu-zione così, che ci ha salvato in largaparte persino da Berlusconi, è unacosa preziosa, da non stravolgere peril plebiscito di un singolo.Il plebiscito c’è stato, comunque: 60a 40 non è una sconfitta, è un disa-stro. Ci sarà tempo di pensare aquello che è diventata l’informazione,

grandi giornali, tutte le tivù, tutti schie-rati dalla parte della sconfitta bru-ciante, è un vaffanculo un po’ ancheper loro. Ma non tanto sull’inchinarsial potente di turno, quando sull’inca-pacità, anche loro, persino loro, di ve-dere il paese reale e di preferire lefavolette belle della propaganda. Ap-profitto per dire che sono molto con-tento del mio giornale, Il FattoQuotidiano, di chi ci scrive, di comeha condotto questa battaglia di auto-difesa degli italiani.Ora è il tempo di ricominciare a par-lare di politica, non delle visioni liser-giche di un ragazzotto con problemidi ipertrofia dell’ego e dei suoi came-rieri.Via, e subito, e presto, anche dal Pd,se si vuole un partito vagamente di si-nistra in Italia. E via subito anche i

suoi uomini nei posti chiave, per evi-tare che un potere perdente si aggro-vigli alle strutture e faccia ulterioridanni. Il paese che si voleva “velociz-zare” ha perso un anno intero dietroalle paturnie di una sedicente classedirigente, la più mediocre che si siamai vista.Della signorina Boschi non è il casodi parlare, questa singola riga è giàtroppo per il suo spessore.E’ l’ora del “Che fare?”, ma siamo quiper questo, no?E’ sempre l’ora del “Che fare?” senon ti va di essere suddito, ardito obalilla.

* da alessandrorobecchi.it

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Un gigantesco murale dedicato a Fidel Castro compare sui muri di Napoli, nelle strade della II Municipalità. "Nel giornodella votazione referendaria e del funerale di Fidel Castro, Mono e Sebastian Gonzales e Tono Cruz, omaggiano la città

di Napoli e il valore della Resistenza!Work in progress..." scrive su Facebook il presidente della III Municpalità, Ivo Poggiani, che ha conosciuto i due autoriquando hanno lavorato al murale della Sanità per il progetto d'arte urbana "Ultravioletto". Il nuovo murale è sulla fac-

ciata di via Mezzocannone 12, occupata da diversi collettivi. (Foto Facebook)

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La Segreteria della CGIL ringrazia idirigenti, i delegati ed i militanti perl’impegno profuso a sostegno delleposizioni di merito che hanno moti-vato l’indicazione di voto da partedella CGIL, nel rispetto delle scelte in-dividuali di singoli dirigenti e militanti.È stato importante aver scelto unaposizione scevra da logiche di schie-ramento e di contrapposizione, bensìtesa a rimarcare come la riforma pro-posta, pur proponendo titoli giusti,fosse profondamente sbagliata nelsuo svolgimento, nella sua imposta-zione di accentramento dei poteridell’Esecutivo.La Segreteria della CGIL sottolineaaltresì come la battaglia comune con-dotta con ANPI e ARCI abbia in mododeterminante contribuito a far cono-scere a tante e tanti il merito della ri-forma e le ragioni di una posizioneche aveva ed ha come unico scopoquello di difendere la Costituzionenata dalla Resistenza.La CGIL continuerà con fermezza lapropria battaglia per la piena attua-zione della Carta costituzionale, perun allargamento degli spazi democra-tici di partecipazione dei cittadini eper una coerente riduzione dei costidella politica, senza nulla concedereal qualunquismo, al populismo di chicavalca l’antipolitica che è anzituttonemica della democrazia.In particolare, la CGIL impegna tuttele proprie Strutture ed i propri delegatie militanti a sviluppare una ancora piùforte iniziativa a sostegno della pro-posta di legge di iniziativa popolare‘Carta dei diritti fondamentali del la-voro’ di cui la Commissione Lavorodella Camera dei Deputati può e deveiniziare l’esame fin dai primi giorni delprossimo anno.La ‘Carta dei diritti universali del la-voro’ rappresenta essa stessa l’occa-sione per attuare una partefondamentale della Costituzione, conparticolare riferimento ai temi del la-

voro, della rappresentanza sociale edel diritto di cittadinanza.Cosi come la CGIL è da subito mobi-litata a sostenere i tre referendumche accompagnano la Carta dei dirittifondamentali del lavoro e che riguar-dano tre nodi fondamentali per un la-voro più dignitoso: abrogazione deivoucher, diritto alla reintegra in casodi licenziamento illegittimo nelleaziende con più di cinque dipendenti,reintroduzione della piena responsa-bilità solidale negli appalti.La personalizzazione dello scontroreferendario, voluta in primo luogodallo stesso Presidente del Consiglioe cavalcata da molti, ha determinatoun pesante inasprimento della cam-pagna elettorale ed ha portato all’an-nuncio delle dimissioni del Governo.La situazione economica e sociale inEuropa ed ancor di più nel nostroPaese richiede senso di responsabi-lità da parte di tutte le forze politiche.Il dramma della disoccupazione edella precarietà, soprattutto giovanile,il crescere della povertà, la questioneirrisolta del Mezzogiorno, il rinnovodei Contratti nazionali di lavoro,

anche pubblici, ancora aperti, l’emer-genza determinatasi a causa del ter-remoto in Centro Italia, laprosecuzione del confronto in tema diprevidenza, nonché la più generalecondizione di diseguaglianze cre-scenti e di stagnazione dei consumi,impongono come priorità l’attuazionedi politiche economiche e sociali voltealla crescita ed all’equità.In questo contesto, la Segreteria dellaCGIL ritiene che – soprattutto con l’at-tuale legge elettorale – le elezioni an-ticipate sarebbero una pericolosafuga in avanti.Si verifichi in Parlamento il sussisteredi una maggioranza politica in gradodi assicurare un Governo di respon-sabilità sociale, capace di dare anzi-tutto quelle risposte che lavoratori epensionati si attendono, attraversoanche un corretto rapporto con leistanze della Società civile e con leOrganizzazioni della rappresentanzasociale.La CGIL esprime piena fiducia nelruolo del Presidente della Repubblicaquale garante per tutte le forze politi-che e sociali del Paese.

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NOTA DELLA SEGRETERIADELLA CGIL SU ESITO

REFERENDUMROMA, 5 DICEMBRE – IL REFERENDUM SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE HA DATO UN ESITO INE-QUIVOCABILE, CON UNA NETTA MAGGIORANZA DI NO, ANCOR PIÙ SIGNIFICATIVA IN CONSIDERA-ZIONE DI UN NUMERO DI VOTANTI OLTRE IL 68%, AL DI LÀ DELLE PIÙ OTTIMISTICHE PREVISIONI.

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n o v i t à e d i z i o n i p u n t o r o s s o