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chie bina Sa Bimestrale della comunità ecclesiale di Sabina-Poggio Mirteto - anno VIII, numero 40 aprile - giugno 2017 - con autorizzazione del Tribunale di Rieti n. 14 del 24-11-2008 Per informazioni su futuri abbonamenti rivolgersi alla segreteria di redazione: Curia Vescovile, piazza Mario Dottori, 14, 02047 Poggio Mirteto (Ri) tel. 0765.24019-24755 – fax 0765. 441019. Direttore DON TONINO FALCIONI - Direttore resp. MARCO TESTI - Segreteria di redaz. LUCA ROTILI “Poste Italiana S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma Le ordinazioni presbiterali di don Fabrizio e don Gianluca Quello che ci dice lo Spirito Le parole del nostro Vescovo ai giovani durante la celebrazione della Veglia di Pentecoste a Passo Corese M.T. L a Veglia di Pentecoste di sabato 3 giugno è stata l’epilogo odi una inten- sissima giornata di incontri tra il nostro Vescovo e i giovani di tutte le fasce di età della Diocesi. All’interno del Centro Sportivo di Passo Corese, il rito penteco- stale è iniziato sulle note di “Luce di verità”, eseguito dal Coro Diocesano davanti ad uno stadio pieno in ogni ordine di po- sti. La confusione babelica delle lingue da Genesi 11, 1-9, la rin- novata alleanza tra il popolo d’Israele e il Signore alle falde del Sinai dell’ Esodo, la lettera di san Paolo ai Romani in cui egli parla dell’intercessione dello Spirito in favore degli uomini, hanno fatto da preparazione alla proclamazione del Vangelo. (nel paginone) Paolo F. I l 10 giugno nel Centro Pastorale di Gesù Operaio a Mon- terotondo si è svolto il Convegno Diocesano di Pastorale Giovanile, caratterizzato da una forte presenza di giovani e laici e da un clima familiare. (a pag. 6) Convegno Diocesano di Pastorale Giovanile Una nuova alba per la Chiesa (pagine 2 e 3)

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chie binaSaBimestrale della comunità ecclesiale di Sabina-Poggio Mirteto - anno VIII, numero 40 aprile - giugno 2017 - con autorizzazione del Tribunale di Rieti n. 14 del 24-11-2008

Per informazioni su futuri abbonamenti rivolgersi alla segreteria di redazione: Curia Vescovile, piazza Mario Dottori, 14, 02047 Poggio Mirteto (Ri) tel. 0765.24019-24755 – fax 0765. 441019.

Direttore DON TONINO FALCIONI - Direttore resp. MARCO TESTI - Segreteria di redaz. LUCA ROTILI

“Poste Italiana S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma

Le ordinazioni presbiterali di don Fabrizio e don Gianluca

Quello che ci dice lo SpiritoLe parole del nostro Vescovo ai giovani durante la celebrazione della Veglia di Pentecoste a Passo Corese

M.T.

La Veglia di Pentecoste disabato 3 giugno è statal’epilogo odi una inten-

sissima giornata di incontri tra ilnostro Vescovo e i giovani ditutte le fasce di età della Diocesi.All’interno del Centro Sportivodi Passo Corese, il rito penteco-stale è iniziato sulle note di“Luce di verità”, eseguito dalCoro Diocesano davanti ad uno

stadio pieno in ogni ordine di po-sti. La confusione babelica dellelingue da Genesi 11, 1-9, la rin-novata alleanza tra il popolod’Israele e il Signore alle faldedel Sinai dell’ Esodo, la lettera disan Paolo ai Romani in cui egliparla dell’intercessione delloSpirito in favore degli uomini,hanno fatto da preparazione allaproclamazione del Vangelo.

(nel paginone)

Paolo F.

Il 10 giugno nel Centro Pastorale di Gesù Operaio a Mon-terotondo si è svolto il Convegno Diocesano di PastoraleGiovanile, caratterizzato da una forte presenza di giovani

e laici e da un clima familiare. (a pag. 6)

Convegno Diocesano di Pastorale Giovanile

Una nuova alba per la Chiesa

(pagine 2 e 3)

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chiesabinaORDINAZIONI PRESBITERALI2

Don Fabrizio, nuovo punto di riferimento per la comunità

Don Gianluca, strumento nelle mani di Dio

M. T.

Una piazza, quella del-l’incontro, del caffè in-sieme, delle quattro

chiacchiere, delle confidenze,piena e oltre. Lo scenario che hafatto da corona all’ordinazionepresbiterale di Fabrizio Gioiosia Cretone sabato 17 giugno,nella solennità del SantissimoCorpo e Sangue di Cristo è statocommovente. Vedere tanta gentestringersi in un unico ideale ab-braccio e sapere che la gioia, lafede, il dare se stessi per laChiesa non sono fuori moda,come tanti falsi profeti vanno ingiro a dire, è stata una sola cosa.Dopo la proclamazione del Van-gelo secondo Giovanni e il ritodella presentazione ed elezionedi “colui che deve essere ordi-nato presbitero”, il vescovomons. Mandara ha richiamato ilpasso della prima lettera di sanPaolo ai Corinzi in cui si af-ferma che noi siamo, benchèmolti, un solo corpo. “È la di-mensione dell’unità, ha detto ilvescovo rivolgendosi a Fabrizio,quella ad essere importante inquesto evento, perché certa-mente la fede è un cammino per-sonale, ma nello stesso tempo èun cammino ecclesiale. Siamoinfatti parte di una comunità e lavostra presenza, ha aggiunto ri-volgendosi ai presenti, è il segnodi una comunità. Certamente ilsacerdozio è una chiamata per-sonale, ma esiste un unico sacra-mento di cui ogni presbitero faparte. La Lumen Gentium af-ferma che vescovo e presbiterisono legati da una profonda fra-ternità. Fabrizio diventa prete,dunque. E allora ti invito, hacontinuato S. E., a costruire que-sta comunione voluta da Cristoe dalla Chiesa, con una continuatestimonianza di comunità fra-terna. Dobbiamo condividere lapassione apostolica costruendoun unico presbiterio, senza es-sere attirati dalle ricompenseterrene. Non dobbiamo esseremercenari, perché la comunione

tra presbiteri, tra vescovo e pre-sbiteri e con il popolo tutto diDio esiste quando siamo animatida passione apostolica. Nondobbiamo neanche essere ani-mati da mondanità spirituale. Inquesto modo, ha detto mons.Mandara rivolgendosi a Fabri-zio, entri ora a far parte di unpresbiterio, cercando non la glo-ria personale, ma solo la gloria

del Signore. Il nostro impegnova soprattutto alla PastoraleGiovanile, ma cerchiamo di raf-forzare anche quello della Pasto-rale Familiare. Ricordati, però,che devi essere uno che costrui-sce sulla comunione. In camponon ci sono solo vescovo e preti,ma anche diaconi e laici, chesono poi la maggioranza. È im-portante quindi curare il rap-

porto con i laici che ti sono affi-dati, perché ora tu sei un puntodi riferimento per una crescitaspirituale profonda. L’unitàdella Chiesa si ottiene con uncammino di fede, perché siamochiamati a far crescere spiritual-mente i nostri fratelli. Vivi congioia la chiamata del Signore, haconcluso il nostro Vescovo, nondiventare mai un mercenario,non ti sentire mai battitore liberoma vivi sempre nella comunionecon il popolo di Dio che ti vieneaffidato”. Si è poi svolto il rito dell’impo-sizione della mani da parte delVescovo e di tutti gli altri sacer-doti e quello della Vestizione de-gli abiti sacerdotali. Alla finedella celebrazione don Fabrizioha rivolto un commosso ringra-ziamento ai genitori e alla pro-pria famiglia, al Vescovo, al ret-tore del Seminario, a tutti i pre-sbiteri e all’intera comunità chegli si è stretta intorno così frater-namente.

Cristina Gabrielli

Ifesteggiamenti e le celebra-zioni in onore del SacroCuore si sono appena con-

clusi, ma la comunità di FonteNuova ha subito trovato una ra-gione per prolungare i momentidi gioia e di festa.L’occasione, che ha portato per-sone e comunità geografica-mente lontane ad incontrarsi, èstata data dall’ordinazione pre-sbiterale di don Gianluca Gior-dano, che si è svolta sabato 24giugno alle ore 18: 00 nellachiesa di Gesù Maestro, presie-duta da S.E. Rev. ma Mons. Er-nesto Mandara.Nonostante il caldo la chiesa eragremita e insieme alla comunitàdi Fonte Nuova e alla diocesiSabina, la comunità di Salernonon ha fatto mancare la sua vi-cinanza a Gianluca nel giornodella sua Ordinazione.

Appena un giorno prima, dimo-strando di avere le idee decisa-mente chiare, proprio in occa-sione della processione del Sa-cro Cuore, Gianluca avevadefinito così la vocazione al sa-cerdozio: “Ogni vocazione sa-cerdotale è segno dell’amoreche Dio continua a riversare sulsuo popolo; il suo desiderio di

continuare a condurre, attra-verso i suoi pastori, i figli”.Importante è stata l’omelia delVescovo, con i suoi continui ri-mandi alla carità, una parolaconcreta, che chiede sempre ditramutarsi in azione; questa pa-rola sembrerebbe quasi potersintetizzare l’intera omelia. Il brano del Vangelo (Mt.10,26-

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chiesabina 3CRONACHE

Antonella Renzi

ATorri in Sabina loscorso 4 giugno si ètenuta una rassegna

di canto liturgico organizzatadal Coro Parrocchiale “San

Giovanni Battista”, con lapartecipazione del Coro Par-

rocchiale “Jubilate Deo” diCollevecchio, diretto dal M°V. Macrì e il Coro Polifonico

“T. Gargari” di Gallese (VT),diretto dal M° G. Campioni;tutto sotto la guida incorag-giante del Parroco Don F.Mallìa. Per volere dei coristidi Torri la rassegna è stata in-

Il canto dello SpiritoUna rassegna di canto liturgico a Torri in Sabina

titolata, sin dalla prima edi-zione “IL CANTO DELLOSPIRITO” per la scelta di vo-ler tenere tale evento nelgiorno di Pentecoste; sceltanon casuale ma ponderata, ri-flettendo sul ruolo importantedei cori parrocchiali che si oc-cupano, nelle proprie parroc-chie, dell’animazione litur-gica. Il canto liturgico è para-gonato ad un vero e proprioministero, come diceva San-t’Isidoro di Siviglia: “Chiun-

que esegue questo ministero

del canto con vera fede, si

unisce in certo qual modo

agli angeli che lodano Dio

nei cieli” ed ha sempresvolto, e continua a svolgere,un ruolo importantissimonella liturgia, con i generi mu-sicali più disparati a secondadelle epoche, delle aree geo-grafiche e dei contesti socialiin cui viene svolto; forse nonè neanche giusto fare unaclassifica tra gli stessi suquale sia il più consono inquanto a renderli tali è il co-mune denominatore dell’es-sere eseguiti con l’unico finedi lodare Dio ed aiutare a su-scitare nei fedeli la preghiera,coinvolgendoli. Un coro ha ilcompito delicato di sceglierei canti in modo appropriato,da eseguire nel momento op-portuno, consoni per il tipo dicelebrazione, così che il cantosi adatti perfettamente comeun abito cucito da un sarto.Per fare ciò necessita di espe-rienza ed il lavoro fondamen-tale è quello svolto in salaprove dove, meditando sullaliturgia domenicale o sullaparticolare cerimonia da ani-mare, i cantori scelgono ibrani che sentono più adatti eche desiderano offrire allapropria comunità: questo è ilparametro. Non può passarein secondo piano la catechesi

continua che tale impegnoimplicitamente comprende e acui si sottopongono i cantori;il ruolo sociale che un coroparrocchiale può assumerenelle nostre piccole realtà ur-bane come opportunità diconfronto continuo e crescitaumana. I tre cori, in un’atmo-sfera magica e familiare,hanno offerto un’ampia ve-trina di generi: spaziando dalGregoriano a Mozart; da Ar-cadelt e R. Ortolani a Morri-cone; da Frisina e Balduzzi aicanti “vocazionali” di G.Cento. Nel giorno di Penteco-ste gli Apostoli corsero tra lagente annunciando il Vangelosenza paura, i cori evangeliz-zano cantando realizzandocosì, col proprio talento e lapropria passione, la vocazionedi ciascun cristiano. Questotipo di manifestazione hal’unico fine di promuovere ilcanto liturgico, affinché lepersone si avvicinino ad esso,quello di incontrarsi, confron-tarsi, stringere amicizie innome della musica e dellafede e, così, conservare taliimportanti realtà.

33) interpretato come un “innoalla provvidenza”, ha suggeritoal Vescovo la formulazione didue domande, una rivolta all’as-semblea, e l’altra, in modo par-ticolare, a Gianluca: “ Che signi-fica la provvidenza di Dio nellanostra vita?” e “Che significa,per un prete, confidare nellaprovvidenza di Dio?” La risposta sembra essere inquella fiducia che chiede aGianluca di trasmettere al pros-simo, una fiducia che si traduceper il sacerdote nell’atto di una“carità piena”.In questo senso, che il Vescovoriconosca nella comunità di Tor

Lupara “l’impronta a un fortis-simo senso di solidarietà, a unafortissima capacità di condivi-sione a una grandissima atten-zione agli ultimi” lasciata nelcorso del tempo dai suoi sacer-doti, ha un suo significato. Con-sente non solo di dare una let-tura particolare al periodo cheGianluca ha trascorso in questacomunità; ma anche di sottoli-neare “ che questa attenzione achi è in difficoltà fa parte sostan-ziale del ministero presbiterale”. Ecco allora la necessità di ribat-tere su un elemento che caratte-rizza il ministero sacerdotale: laconsapevolezza di essere solo

uno strumento nelle mani di Dioe la necessità di essere uno“strumento adeguato”.Probabilmente potrebbe essereabbastanza facile e immediatopensare che uno strumento ade-guato sia uno strumento funzio-nante, se il Vescovo ha sentito lanecessita di precisare che non ècosì. Nel nostro caso è quel sa-cerdote che camminando sem-pre accanto al Signore, annunciala sua parola e prende sul serio“il precetto della carità”.La Provvidenza nella vita di unprete, per il Vescovo, è proprioil “partecipare a questa solida-rietà”. Quella che sarà la desti-

nazione di Gianluca non è statacomunicata durante la celebra-zione, ma lo sarà nei prossimigiorni. La cerimonia è prose-guita, emozionante in ogni suopassaggio arrivando ad un ab-braccio del Vescovo, accompa-gnato dall’applauso scrosciantedell’intera assemblea che risuo-nava amplificato per tutta lachiesa. Alla fine della celebra-zione facendo riferimento alsalmo 116 (sal116,13) Gianlucaha rivolto un ringraziamento alSignore “Perché ogni sua pro-messa è diventata realtà in que-sto giorno: ogni verbo al futuroè ora pronunciato al presente”.

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chiesabina4 IL PAGINONE

MT

La Veglia di Penteco-ste di sabato 3 giu-gno è stata l’epilogo

di una intensissima gior-nata di incontri tra il nostroVescovo e i giovani di tuttele fasce di età della Dio-cesi. All’interno del CentroSportivo di Passo Corese,il rito pentecostale è ini-ziato sulle note di “Luce diverità”, eseguito dal CoroDiocesano davanti ad unostadio pieno in ogni ordinedi posti. La confusione ba-belica delle lingue da Ge-nesi 11, 1-9, la rinnovataalleanza tra il popolod’Israele e il Signore allefalde del Sinai dell’ Esodo,la lettera di san Paolo aiRomani in cui egli parladell’intercessione delloSpirito in favore degli uo-mini, hanno fatto da prepa-razione alla proclamazione

del Vangelo di Giovanni (7,37-39) che parla “delloSpirito che avrebbero rice-vuto i credenti in Lui” cioèin Gesù. l’omelia del nostro Ve-scovo ha fatto riferimentoai doni dello Spirito e aigiovani che riempivano ilcentro sportivo. “Siamoriuniti in questo giorno perricordare la discesa delloSpirito Santo su Maria esugli apostoli di Gesù, hainiziato mons. Mandara.Ma non solo a loro: lo Spi-rito viene anche per tuttinoi, e per ognuno di noicon una intenzione partico-lare. Per voi cresimandi, haaggiunto il Vescovo, lo Spi-rito Santo dice una cosasemplicissima: sei unico.Nel cammino che avetecompiuto con “A tutto Spi-rito” avevate già intuito checiascuno di voi è una per-sona unica e che lo Spiritorende una armonia, un ac-

cordo musicale l’unicità ditutti voi messa in relazionecon quella degli altri. Aquelli che hanno già rice-vuto la Cresima, lo SpiritoSanto dice: “Sei forte”, hacontinuato S.E., perchémentre tanti altri si sono di-menticati del dono rice-vuto, voi invece lo avereconservato, ed è segno diforza. Ai ragazzi dalle su-periori in poi, lo Spirito ri-corda che il suo luogo pre-diletto è il cuore, e chequindi ci dice anche “im-para ad amare”. Ecco, hadetto ancora mons. Man-dara, in questa Veglia pos-

siamo fissare questi tre mo-menti: l’unicità, la forza,l’amore. Ma dobbiamoporci anche un’altra do-manda: cosa dice lo Spiritoagli adulti? Ci dice di guar-dare al futuro, ci aiuta adandare avanti. Il nostro Vescovo ha poinotato come nonostanteeventi non previsti, comeuna finale di Champion, ilcaldo asfissiante, la stan-chezza di tutta una setti-mana di impegni, i genitoriabbiano partecipato in grannumero a questa Veglia diPentecoste, e questo, ha ag-

QUELLO CHE CI DICE LO SPIRITOLa Veglia di Pentecoste a Passo Corese

UN MEETING TUTTO PER I GIOVANIPrima della celebrazione della Veglia

Luca Ciardulli

In occasione della Veglia di Pentecoste si è svolto, il primo"Meeting dei Giovani", che ha coinvolto circa 250 ragazzidi "A tutto Spirito" con i loro genitori e altri 230 tra

"Barca di Pietro" e giovani delle superiori. La giornata è ini-

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chiesabina 5IL PAGINONE

QUELLO CHE CI DICE LO SPIRITOLa Veglia di Pentecoste a Passo Corese

giunto è davvero bello econfortante. Significa chesappiamo guardare al fu-turo. Dobbiamo, ha con-cluso, guardare infatti al fu-turo, conservando dentro dinoi gli inviti che lo Spiritoci ha fatto in questa Veglia,quello dell’unicità, quellodella forza, quello delcuore e quindi dell’amore.La Veglia è quindi conti-nuata con la celebrazionedella liturgia eucaristica ac-compagnati dai canti delCoro Diocesano, conclusicon l’ormai classico “JesusChrist you are my life” diMarco Frisina.

In effetti è stato davverouno spettacolo confortantevedere come nonostante ilcaldo e una importante par-tita in tv, un centro sportivocosì grande sia stato piùche riempito da giovani,giovanissimi, genitori, edu-

UN MEETING TUTTO PER I GIOVANIPrima della celebrazione della Veglia

ziata con la seconda edizione delle "Olimpiadi Diocesane":quindici squadre di giovani delle superiori si sono affrontatein due tornei e nella staffetta finale. La gara ha visto trionfarela squadra Phoenix della parrocchia di Mentana. Dopo ilpranzo ci hanno raggiunti i ragazzi della "Barca di Pietro": ilpomeriggio è stato introdotto da alcuni brani di Aurora Tettoe Marco Loiacono, in arte Sagoma. Il cuore del pomeriggioè stata la testimonianza di padre Paul Iorio, che parlandocidella sua particolare esperienza ha invitato tutti a cercare inprofondità il senso della propria vita ascoltando la voce delSignore.Nel tardo pomeriggio sono arrivati anche i ragazzi di secondamedia che hanno partecipato a "CresimandInsieme": qui di-versi animatori e catechisti li hanno aiutati a riflettere sui sim-boli dello Spirito Santo: “Vento, Fuoco, Olio, Colomba e Ac-qua”; contemporaneamente i loro genitori hanno vissuto unincontro guidato dalla Pastorale Familiare Diocesana.Dopo una cena veloce tutti i partecipanti alla giornata si sonouniti agli altri fedeli della Diocesi per celebrare insieme laVeglia di Pentecoste.

catori, catechisti, ministristraordinari del culto e sa-cerdoti in un’atmosfera in-sieme di raccoglimento maanche di gioia dell’incon-tro. Uno sguardo d’assiemeche lascia ben sperare perla costruzione di un futurodi fede e di comunità.

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chiesabinaCRONACHE6

Famiglie Nuove a S. Valentino

Franco Savi

Sabato 28 e domenica 29maggio 2017 si è svoltonella Villa del Seminario

a S. Valentino un incontro di Fa-miglie Nuove, settore del Movi-mento dei Focolari organizzatoda Fiorella e Andrea Turatti, ani-

matori, per questo settore, dellecomunità di Monterotondo,Poggio Mirteto e Rieti.Per iniziare c’è stato un contri-buto video dello psicologo EzioAceti sul tema: “L’educazionenei primi anni di vita”.Letizia e Luca Magri, della se-greteria internazionale di Fami-

glie Nuove, hanno illustrato al-cuni aspetti alla luce della Amo-

ris Laetitia: la carità, il dialogo,la comunicazione, la fedeltà, ilsacramento, l’educazione dei fi-gli, l’affettività e l’uscire versogli altri. Sono seguite esperienzeforti di coppie (infedeltà risolta,educazione dei figli, aiuto a fa-miglie straniere).Anna ed Alberto Friso, iniziatoridi PERCORSI DI LUCE, corsiper coppie in difficoltà, membriper tanti anni della segreteria in-ternazionale di Famiglie Nuovee del Pontificio Consiglio per laFamiglia, hanno affrontato itemi della difficoltà familiare.C’è stato un intenso dialogodelle coppie partecipanti con gliesperti, momenti ludici, con par-ticolare attenzione ai bambini.Anche il momento convivialedei pasti è stato motivo di speri-mentare l’amore in famiglia.

Convegno Diocesano di Pastorale Giovanile

Una nuova alba per la Chiesa

Paolo F.

Il 10 giugno nel Centro Pa-storale di Gesù Operaio(Monterotondo) si è svolto

dalle 9.00 alle 17.00 il Conve-gno Diocesano di PastoraleGiovanile, caratterizzato dauna forte presenza di giovani elaici e da un clima familiare.La giornata, dalle 9.00 alle17.00, è stata divisa in quattromomenti, i primi due legati alSinodo 2018 sui giovani, ilterzo ha visto la presentazionedelle proposte diocesane perquest’anno pastorale; il quartoha avuto al suo centro la SantaMessa con la consegna delmandato ai giovani di Educare.Ha aperto il convegno l’inter-vento di don Michele Fala-bretti, responsabile CEI per igiovani, che ci ha offerto unabella analisi della realtà giova-nile italiana, evidenziando fa-tiche, punti di forza e obiettividella pastorale: è importanteproporre ai giovani di vivere lavita con fede, non conside-rando quest’ultima come unaquestione a sé; dobbiamo invi-tarli a “entrare” nella Chiesacon gradualità senza distin-guere chi è “fuori” da chi è“dentro” e accompagnarli nelprogettare la propria vita valo-rizzando i talenti e vivendo

emozioni reali, superando imodelli televisivi del talentshow e della fiction. La Chiesa – ammonisce donMichele – deve fuggire il mo-dello del “Centro Commer-ciale”, dove l’unità dell’azionepastorale è apparente comeuna grande struttura nellaquale ogni negoziante sperache il cliente vada da lui; dob-

biamo invece sposare il mo-dello del contadino, che lavoracon fatica pur sapendo che lacrescita dipende da Dio! E’ se-guito un momento di condivi-sione per gruppi, con la letturadella testimonianza di una gio-vane italiana che ha raccontatoil suo modo di vivere la fede.Dal confronto tra loro i gruppihanno proposto delle pratichepastorali, le due parole d’or-dine emerse sono formazione eapertura ai giovani.Anche il Vescovo ha coltol’occasione per sottolineareun’importante prospettiva chegli ha suggerito la visita pasto-rale in una delle parrocchiedella nostra diocesi: il serviziodegli operatori di pastoralegiovanile non è tanto quello difornire nozioni ma di testimo-niare ai giovani, e condividerecon loro, un cammino di fede.Dopo il pranzo don LorenzoUcciero, responsabile dioce-sano della pastorale giovanile,ha mostrato le diverse proposteper l’anno pastorale 2017-18:sono confermati i percorsi per

i giovani della scuola media (ATutto Spirito e Barca di Pie-tro), è introdotto nuovo mate-riale per chi cura i percorsi deiliceali (Let’s go!) ed è datatanta attenzione ai giovani (18-30 anni). È stata proposta unacollaborazione con la Caritas,continuando, con una curasempre maggiore alla familia-rità, il percorso di EduCare; igiovani del terzo anno, accoltala vocazione ad essere educa-tori e terminato il ciclo di for-mazione, hanno ricevuto ilmandato durante la S. Messapresieduta dal Vescovo Erne-sto, impegnandosi davanti a luie alla comunità a servire la dio-cesi. Il Convegno è stato segnovisibile di una crescente atten-zione all’impegno laicale eall’attività giovanile che carat-terizza la nostra pastorale dio-cesana. Come ha detto don Mi-chele durante il suo interventoparlando della situazione at-tuale dei giovani, quello cheapparentemente può sembrareun tramonto è in realtà unanuova alba per la Chiesa.

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chiesabina 7RUBRICHE

Bioetica

La famiglia oltre le mode

Elena Andreotti*

Negli ultimi tempiil discorso sulla fa-miglia cosiddetta

“tradizionale” si è fatto piùpressante perché, propriopartendo dall’attributo “tra-dizionale” cioè legato aduna condizione storicizzata,se ne vuole vedere il supera-mento con “famiglie” (ilplurale è d’obbligo) che ri-spondano ai requisiti di mo-dernità. La famiglia in realtàha assunto varie forme - pa-triarcale, mononucleare,monoparentale, allargata -per necessità contingenticome la necessità di sosten-tarsi sostanzialmente legataai modi di produzione (cac-cia, agricoltura, industrializ-zazione ecc.) o per modifi-che legate alla società. Ciòche però definisce la fami-glia, come nucleo originarioe originante la società, èl‘essere il luogo della gene-ratività e delle relazioni,dove prevale il dono e la

gratuità. La famiglia esisteper la sua funzione fonda-mentale di generare altri es-seri umani e di educarli cioèdi attuare il passaggio tra na-tura e cultura. Pur essendouna realtà privata essa, per lasua stessa natura di essereall’origine della società –dal piccolo gruppo alle so-cietà più evolute - ha una as-soluta valenza sociale e perquesto è regolamentata dalleleggi che la società si dàcome, ad esempio, il vincolodel matrimonio.La Costituzione italianaall’art. 29 cita testualmente:“La Repubblica riconosce idiritti della famiglia comesocietà naturale fondata sulmatrimonio. Il matrimonio èordinato sull'eguaglianzamorale e giuridica dei co-niugi, con i limiti stabilitidalla legge a garanzia del-l'unità familiare”. Direi cheil senso sta tutto nella defi-nizione di “società naturale”cioè è la natura stessa che nedefinisce il carattere sociale

che precede lo Stato, il qualesi limita a riconoscerne i di-ritti e a garantirne l’unità.Il termine famiglia viene dallatino e riguarda il gruppo diservi o schiavi di proprietàdel “pater familias” ed inessa erano inclusi anche mo-glie e figli, considerati di suaproprietà. Per i Romani il le-game di discendenza era in-dicato dal termine gens (conla specifica radice greca cheindica la generazione con lostesso patrimonio familiaregenetico, come diremmooggi). Secondo lo storicoTito Livio l’antica Romanacque dall’alleanza di al-cuni gruppi familiari (gen-tes) già riunite in tribù. Quello che distingue netta-mente la famiglia da altreformazioni sociali sono i le-gami consanguinei o la di-scendenza da progenitori co-muni mentre le forme legaliche la possono caratterizzaresono il matrimonio e l’ado-zione a figlio. Che la discen-denza sia matrilineare o pa-

trilineare o altro resta il fattoche la famiglia - costituitanel suo nucleo essenziale dapadre, madre e figli - esistein natura per generare figliattraverso l’unione carnaledi un uomo ed una donna(che fondono i loro patri-moni genetici) e questa ve-rità è inconfutabile. Pertanto, sotto la volontà disuperare la famiglia “tradi-zionale”, c’è la volontà dinegare la struttura “natu-rale” della famiglia cioè conquel legame che è “di na-tura”, cioè legata al “na-scere” di cui condivide la ra-dice (dal latino nascor, na-sceris, natus sum, nasci).Svincolata dalla biologia,cioè dal legame di sangueprima di tutto e dalla tra-smissione della “consangui-neità” tramite un padre eduna madre biologicamentepreposti a ciò, cosa restadella famiglia? Resta unacostruzione culturale, questasì legata al momento storicoe, perciò, al contingente eche si può piegare alla modaed ai desiderata del mo-mento fino a stravolgernel’essenza. Le mode, però,passano, le costruzioni so-ciali si modificano, i ruoli siridefiniscono ma, fin dalleorigini, in principio (non perniente il racconto di Adamoed Eva, l’umanità e la madredi tutti i viventi, si colloca inGenesi) l’umanità ha presol’avvio da un uomo ed unadonna che, entrando in rela-zione d’amore pur con leloro imperfezioni ed inade-guatezze, hanno generato lavita ed una lunga discen-denza.

*Bioetica

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chiesabina8 RUBRICHE

INDICE del n. 40

Prima pagina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 1

Ordinazioni presbiterali (M. Testi, C. Gabrielli) . . . . . . . . . . . . . » 2 - 3

Il canto dello Spirito (A. Renzi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3

Il Paginone: La Veglia di Pentecoste

(M. Testi, L. Ciardulli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 4 - 5

Convegno Diocesano di Pastorale Giovanile (P. Franchi) . . . . » 6

Famiglie Nuove a S. Valentino (F. Savi) . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6

Bioetica (E. Andreotti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7

Lo psicologo risponde (M. Scialpi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8

Sachie bina

Massimo Scialpi*

Durante l’ultimo corsodi formazione riser-vato ai collaboratori

scolastici del nostro territorio,madri e padri di famiglia cherappresentano molte istitu-zioni scolastiche, è venutofuori in maniera preponde-rante la “mancanza ditempo”. Il tempo…quale ele-mento prezioso della nostravita! Mentre ero in banca “unpo’ di tempo fa”, appunto, misono soffermato a leggere efotografare con il cellulare al-cuni slogan che ci hanno pro-pinato da quando “spingono”a utilizzare internet per faretutto, compreso i servizi ban-cari…”più tempo al tuotempo!...più tempo per le tuepassioni!...più tempo per chiti vuol bene!...”; che ipocri-sia! Quanti falsi messaggi perfarci abituare all’idea chepossiamo fare tutto da casa,senza muoverci, senza spo-starci, senza fare file. Sem-brava ci avessero regalato deltempo in più, ma in realtà, an-che questo “dono” aveva unprezzo; nessuno ci avevadetto che “dare più tempo almio tempo” avrebbe signifi-cato dare più tempo al lavoroe quindi lavorare di più “acasa” non tanto per dedicarmiai miei hobbies, quanto per

aumentare la mia capacitàproduttiva; non ci hannodetto che il tempo per le no-stre passioni sarebbe diven-tato sempre più “a tempo”con una rigida cadenza cheavrebbe inglobato anche gliaffetti, come se il bene si po-tesse “dimostrare” a tavolino.Che tristezza, quanto temporubato, quanto poco tempoper stare con chi ci vuol bene,anche per “perdere tempo in-sieme” senza preoccuparsi discadenze che ci rincorrono eche a volte ci fanno discutereproprio con chi abbiamoscelto come compagna ocompagno di vita, esatta-mente come quando non pa-ghi le bollette “in tempo”, o ilbollo auto o l’assicurazione!Sono riflessioni sicuramente“decadentiste” provocate dauna stanchezza cronica per“non avere il tempo di dedi-carsi del tempo” che, se addi-rittura ci dovesse riuscire unavolta, ci sentiremmo profon-damente in colpa. E allora,cosa fare, a chi rivolgersi perri-trovare la dimensione delnostro tempo, quello che nondeve chiedere il permesso adalcuno, se non per rendere an-cora più prezioso il momentoche stiamo vivendo, qualun-que esso sia? Forse non sitratta di consultare esperti

professionisti, a meno chenon si voglia produrre una ri-flessione “colta e dotta” delladimensione temporale, perfarne uno studio approfonditoo per confrontarsi filosofica-mente sui vari aspetti che in-tervengono davanti a un temacosì vasto; probabilmente, sa-rebbe utile osservare coloro acui il tempo ha consegnato lerughe, fatte di esperienza e“saggezza” non imparata suilibri, ma vivendo la vera e in-sostituibile maestra della no-stra esistenza: la vita. L’an-ziano sa bene che la vita ha lesue gioie e i suoi dolori, sabene che la vita insegna chec’è un tempo per tutto e nonbisogna sprecarlo, che la vitaaccende le passioni e ti fa tor-nare bambino, che la vita ti faattraversare boschi che tifanno invecchiare, che la vitaprocede con i suoi ritmi, isuoi tempi, e ci fa capire cheil tempo è un treno in corsa,sta a noi vivere ogni mo-mento come se fosse il piùimportante della nostra vita,perché anche se non sarà l’ul-timo, sicuramente sarà unico

nella sua originalità, non si ri-peterà più e, passando, saràsempre più prezioso, inquanto diventerà una tappadella nostra storia e della no-stra memoria. I “vecchi”come dice una bellissimacanzone di Claudio Baglioni,sanno benissimo ciò che èimportante, le “corse” dellavita non gli interessano più,perché hanno compreso finoin fondo che la vera corsa èvivere fino in fondo ognicosa, per goderla, apprez-zarla, gustarla, senza trascu-rare alcun particolare. Eccoperché i nonni “ci sanno fare”con i nipotini, senza far al-cunchè di particolare, loro cisono e vogliono solo starecon te. A ciascuno l’auguriodi vivere la meraviglia di untempo così vissuto!

*psicologo-psicoterapeuta, do-

cente di Scienze umane Liceo

Gregorio Da Catino di Poggio

Mirteto, prof. a.c. Università de-

gli studi di Roma Tor Vergata

Lo psicologo risponde

IL TEMPO PER IL SE’…