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Agenda digitale e riforma dell’amministrazione 3 marzo 2017 2017: siamo a un bivio Carlo Mochi Sismondi, Presidente FPA

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Agenda digitale e riforma dell’amministrazione

3 marzo 2017

2017: siamo a un bivio

Carlo Mochi Sismondi, Presidente FPA

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Agenda digitale e riforma dell’amministrazionedello sviluppodello sviluppo

Per far questo cominceremodai bivi che abbiamo davantie che richiedono una nostra

scelta

Obiettivo del mio intervento sarà quello di aiutare tutti noia togliere l’aggettivo ”digitale” dalla sua posizione

accanto ad Agenda.

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Burocrazia difensiva Stato partner

Primo bivio

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1^ scelta: la burocrazia difensivaBurocrazia difensiva è quell'atteggiamentoper cui è solo non facendo che si evitanorischi. E’ burocrazia difensiva pretendereun doppio canale digitale, ma anchecartaceo per i documenti, perché “non si samai”. E’ burocrazia difensiva chiederecento pareri prima di applicareun’innovazione e non far nulla sino a chenon si ricevono. E’ burocrazia difensivapensare che in questo caos l’unicasalvezza è quella di restare fermi, diaspettare che passi il ventodell’innovazione, che tanto dura almassimo il tempo di un Governo, poi tuttocambia.

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2^ scelta: lo Stato partner

E’ necessario un cambio di paradigmaper passare dall'idea di uno Statoprovvidente che autorizza (lo Statoregolatore), produce (lo Stato produttore),assiste (il Welfare State) ad uno Statopartner che si muove in un concetto direte, che detiene la funzione di stimolodell'intelligenza collettiva, che sostiene, edove necessario guida e abilita, la societàverso la transizione ad un modellocollaborativo.

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La PA efficiente comeuna “azienda” (NPM)

La PA promuove BESe valore pubblico

Secondo bivio

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1^ scelta: “efficienza vs. efficacia”Si dà spesso spazio a rigurgiti ingenuamenteefficientisti che, nati dal New Public Management,non hanno trovato mai piena realizzazione nelnostro Paese, ma ci hanno lasciato l’inappagatodesiderio di una PA organizzata come azienda.Immagine che è stata per altro abbandonata datutte le democrazie moderne.Ma questa managerialità fordista (di cui la smania

dei “tornelli” è sintomo caricaturale), porta con séun grave pericolo: la tentazione di vedere unanotte in cui tutti i gatti sono grigi, in cui tutte le PAsono uguali. Ne consegue la tendenza aipernormare, ma anche adare scarso o nessunospazio alla diversità, all’autonomia, allespecificità.

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2^ scelta: “efficacia vs. efficienza”

Obiettivo del “government” non è sopravvivere come “ente egoista”, ma crearevalore pubblico, promuovere benessere equo e sostenibile, fare rete con isoggetti attivi del territorio, abilitare capabilities e garantire functionings

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Servizi della PA:VENITE VOI DA NOI

Terzo bivio

Servizi della PA:VENIAMO NOI DA VOI

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1^ scelta: i servizi come one shop

Il Mito del GPG il Grande Portale Gentile dovec’è tutta la PA e il cittadino, cercando bene esapendo cosa cerca, trova tutti i servizi èmorto quando abbiamo capito che siamo tra iprimi in Europa per disponibilità di servizi e tragli ultimi nel loro uso

Bello! Peccato che icittadini non ci vanno!

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2^ scelta: spostare i servizi non i cittadini

E’ necessaria una nuovastrategia di delivery deiservizi e dei dati.

Basta siti e portali, è ilmomento delle app edell’API Economy

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I cittadini sono “clienti”portatori di bisogni

Quarto bivio

I cittadini sono “azionisti”portatori di soluzioni

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1^ scelta: il paradigma bipolare (Cassese)

il paradigma fondamentale del diritto pubblico nel XX secolo: due poli separati, ne convergenti, ne contrattanti, ma in contrapposizione, a causa della superiorita di uno sull’altro; a compensare talesuperiorita , quello piu forte e astretto a regole e doveri, mentre il privato agisce secondo il propriointeresse, in modo libero, salvo limiti esterni imposti dalla legge. Intorno a questo paradigma si sonoformati e sviluppati i modi dello studio e del sapere giuridico, per cui puo dirsi che ogni pur remotosuo angolo e influenzato da questa fondamentale contrapposizione

Lo Stato ed il diritto pubblico sono dominati dal conflitto Stato-cittadino, due poli irriducibili e incontrasto tra di loro. Questo paradigma si e formato lentamente nel passaggio da ordini, come quelloeuropeo medievale o quelli extra-europei, dominati da un potere in cui non c’e differenziazione traStato e societa civile, a un ordine, quali quelli in cui viviamo, fondati sulla separazione tra Stato ecomunita ...

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2^ scelta: amministrazione condivisa

Nella seconda ipotesi sono invece i cittadini che autonomamente si propongonoall’amministrazione come alleati per perseguire insieme l’interesse generale sulla basedell'art. 118, ultimo comma della Costituzione.In questa seconda accezione dell’amministrazione condivisa, che si può realizzare grazie alprincipio di sussidiarietà, cittadini attivi ed amministrazioni stabiliscono rapporti fondati sullacollaborazione e l'integrazione, nonché su quel principio di autonomia “relazionale” grazie al qualetutti i soggetti che partecipano alla rete creata dalla sussidiarietà sono da considerare comeportatori di risorse, ognuno secondo le proprie capacità e possibilità.

Il modello dell'amministrazione condivisa puòrealizzarsi per iniziativa dell'amministrazione oppureper iniziativa dei cittadini. Nella prima ipotesi èl'amministrazione che sollecita i cittadini adaffrontare insieme un problema di interessegenerale cui l'amministrazione da sola non può daresoluzione oppure cui può dare una soluzionemigliore alleandosi con i cittadini. Un esempio è laraccolta differenziata dei rifiuti urbani.

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Riforme e cambiamento sifanno con le norme

Quinto e ultimo bivio

La “cura” per cambiare icomportamenti, non le

norme

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1^ scelta: la bulimia legislativa

Un castello riformatore di carta, fattoessenzialmente di norme, non è solo in sestesso impedimento al cambiamento, ma èun addicted che ha sempre bisogno di dosipiù massicce di norme. Così i 66 articoli delCAD hanno bisogno di 35 nuove normeattuative; così il Codice degli appalti non siapplica senza una pletora di linee guida daldifficile iter; così la norma che indica irisparmi da ottenere nell’informatica pubblicaha bisogno di un piano triennale missing persovrabbondanza di decisori (Ministro,Direttore dell’AgID, Commissario, ecc.).

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2^ scelta: empowerment e accompagnamento

L’innovazione non si fa con le norme eneanche solo con le visioni strategiche: èquestione di paziente costruzione dipercorsi di cambiamento, di attenzione eaccompagnamento, di cassette degli attrezzie di formazione, di empowerment delleorganizzazioni e di engagement dellepersone.

Una riforma fatta di norme che rinnovellano altrenorme, in una sorta di gioco delle scatole cinesidove la forma diventa contenuto, non portaall’innovazione, ma è foriera di quella paralisi dasovrabbondanza normativa che è la condizioneattuale di molte amministrazioni.

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Le armi del cambiamento• Empowerment, per fornire agli operatori della PA momenti di formazione

interna e occasioni di presa di coscienza della propria mission specifica.Sviluppare competenze e strumenti per fare innovazione. Creare lecondizioni (capacity building) affinché si diffondano all’interno delleAmministrazioni la cultura dell’innovazione e le pratiche collegate.

• Endorsement, nel senso di costruire e rafforzare la volontà politica, sollecitando la classepolitica e amministrativa di vertice a svolgere un ruolo attivo nel supporto dei processi diinnovazione, a fare propri approcci nuovi nel rapporto tra governanti e cittadini, a sostenere ifenomeni emergenti collegandoli alla propria agenda politica.

• Engagement, per promuovere la cultura della partecipazione e il coinvolgimento reale decittadini e degli attori (interessati e destinatari) nei processi di innovazione. Aprire al dibattitopubblico,alla consultazione collettiva, alla condivisione di strategie e azioni per rispondere inmaniera efficace ai bisogni e alle esigenze del territorio.

• Enforcement, così da adottare misure specifiche e puntuali per dare effettiva attuazioneagli approcci innovativi. Meno norme, più manuali, più reti, più confronto e valutazione reale.

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Digitale perché?

Se abbiamo scelto sempre la secondastrada, anche se è un po’ più in salita, eabbiamo intrapreso percorsi diempowerment, allora abbiamo bisogno diuna piattaforma abilitante. Questapiattaforma è “nativamente digitale” .

La piattaforma digitale quindi abilita le nostre scelte di policy.Ma è l’impegno sulle policy che fa la differenza! Saremo sempre più digitaliquanto più implementeremo buone policy per i cittadini e le comunità. Saràla spinta a soddisfare i bisogni e a rispondere alle domande che ci indicherà lastrada del digitale, non viceversa.

Passeremo da una strategia guidata dall’offerta ad una guidata dalladomanda.

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Il digitale è decisivo, ma non è centrale, perché?

Non c’è sicurezza vera se non digitaleNon ci può essere buona scuola se non digitaleNon c’è sistema sanitario sostenibile senza il digitaleNon c’è lavoro senza digitaleNon c’è sviluppo sostenibile senza digitale……..

Eppure l’AD non è certamente centrale nell’agenda paese. Perché?

È perché ancora non ci siamo convinti che non esiste un’agenda digitaleseparata dall’Agenda Paese. È necessario rendere questa relazioneconsistente e reale, percepita da cittadini ed imprese. È anche un temadi comunicazione, ma non solo, si fonda sulla capacità di vedere l’ADcome piattaforma abilitante.

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Non agenda digitale, ma Agenda PaeseLa tesi di questo intervento

Parlando della PA digitale non parliamo di un settore,di un aspetto laterale dell’azione pubblica, ma della PAtout court. Non esiste infatti una PA digitale oggetto deinostri sforzi e una “PA non digitale”. Il “digitale” infattinon è uno strumento né tantomeno un settore dellanostra vita economica, sociale, relazionale, culturalema è il mare in cui nuotiamo, è l’aria che respiriamo, èl’ecosistema in cui è immersa la nostra vita.

In questo senso possiamo tranquillamente affermare che l’agenda digitale èsemplicemente l’agenda dello sviluppo del Paese, perché qualsiasi politica di sviluppoeconomico non potrà che appoggiarsi sulla trasformazione digitale dei prodotti, dei processi,delle relazioni, dei ruoli. Altrettanto possiamo dire che la PA digitale è semplicemente una PAmigliore, più veloce, più semplice, più vicina ai cittadini, più adatta a produrre “valorepubblico” per i contribuenti.

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conclusione

… quindi

Una buona PA o è digitale o non è.

Grazie

[email protected]@carlomochisiswww.forumpa.it