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Attendono il tuo aiuto ...Per voi svuotando I Catechisti di Bokela n 7 - ottobre 2013 - anno XXXXI Progetti in corso Approfondimento Editoriale Due giornate speciali pag. 2 L’année blanche una calamità pag. 3-4 Attendono il tuo aiuto pag. 7-11

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SOMMARIO. L'editoriale: due giornate speciali -- Approfondimento: L'"année blanche", un anno di istruzione cancellato -- Speciale adozioni: padre Pio Lombardo, una vita spesa per i più piccoli dei piccoli -- Progetti del mese --Tam tam: notizie dai Gruppi OPAM -- Un convegno OPAM: Don Carlo Muratore, un prete dal cuore grande

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Attendono il tuo aiutopag. 10-17

...Per voi svuotando il sacco...

Pag. 21-22

I Catechisti di BokelaPag 3-4

n 7 - ottobre 2013 - anno XXXXI

Progetti in corsoApprofondimentoEditoriale

Due giornate specialipag. 2

L’année blancheuna calamità

pag. 3-4Attendono il tuo aiuto

pag. 7-11

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S ettembre è stato un mese denso di avvenimenti, sui qualivale la pena ritornare per il legame forte che hanno conl'OPAM.

Innanzitutto l'8 set-tembre, GiornataMondiale dell'Alfa-betizzazione il cuitema quest'anno era"Quale istruzione peril XXI secolo". In unmondo sempre piùglobalizzato infattinon è sufficiente ga-rantire la frequenzascolastica, bisogna as-sicurare un'istruzionedi qualità, che oltrealle necessarie com-petenze offra la pos-sibilità di continuare

per tutta la vita un processo di formazione permanente, capacedi far sintesi fra conoscenza personale e competenze condivise.Per questo è necessario sapersi muovere fra le molteplici infor-mazioni perché, come dice Edgar Morin, bisogna evitare che"il nostro modo di conoscenza parcellizzato produca ignoranze glo-bali”.Mancano infatti meno di 2 anni al fatidico 2015, data previstaper il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio,e oltre 57 milioni di bambini ancora non vanno a scuola. Ecertamente si tratta di dati sottostimati se si pensa alla difficoltàdi tener conto di tutti i bambini non registrati ad alcuna ana-grafe, a quanti vivono in territori isolati nelle foreste e nei de-serti del mondo, a quanti popolano eterni campi profughi...Gli ostacoli da rimuovere in fretta per il raggiungimento deldiritto all'istruzione per tutti sono molti: mancano le scuole,mancano le risorse per poterle frequentare, mancano gli inse-gnanti.Riguardo a questo punto per garantire il diritto all'istruzioneoccorrerebbero 6,8 milioni di insegnanti, che salgono a 10 mi-lioni se si tiene conto che la metà di quelli attualmente in ser-vizio non sono in possesso di un titolo e di competenzeadeguate ad affrontare i bisogni educativi del 21° secolo. Spessoad insegnare sono semplicemente ragazzi più grandi con unaformazione primaria che fanno da maestri ai più piccoli. E delsostegno agli insegnanti l'OPAM ha fatto uno dei suoi impe-gni maggiori. Il problema delle nuove esigenze formative in modo rilevanteinveste anche il Nord del mondo, dove già si assiste ad un grave

analfabetismo di ritorno. Nel futuro gli analfabeti non sarannosolamente coloro che non sapranno leggere e scrivere e far diconto, ma le persone che non sono capaci di imparare, disim-parare e imparare di nuovo in un continuo misurarsi con glialtri, nella fatica quotidiana di integrare conoscenza tecnolo-gico-scientifica con un sapere umanistico e soprattutto uma-nizzante, capace di aiutarci a vivere in un mondo migliore pertutti.Fra le nuove esigenze di formazione un posto rilevate è occu-pato da competenze quali: la capacità di inclusione, la capacitàdi gestire la diversità facendone emergere il valore, l'educazionealla condivisione e alla solidarietà. E' per questo che l'OPAMattraverso il suo settore educativo è impegnata con mezzi di-versi (gemellaggi, corsi di formazione per educatori e inse-gnanti, convegni...) a promuovere questa cultura, convinti chesia la premessa indispensabile per un futuro di sviluppo umanoe di pace. A questo proposito il secondo evento che ha coinvolto non soloil mondo cristiano ma tutti gli uomini di buona volontà è statal'iniziativa della giornata di preghiera e digiuno per la Pace pro-mossa da papa Francesco. L'OPAM ha accolto il suo accoratoappello perché “Si alzi forte in tutta la terra il grido della Pace”invitando amici e simpatizzanti ad unirsi a questa iniziativa.Abbiamo portato nella nostra preghiera le sofferenze e le spe-ranze del popolo siriano, dei popoli del medio oriente e deitanti amici che vivono in Paesi come la Rep. Democratica delCongo e la Rep. Centrafricana che, tra l'indifferenza delmondo, da troppo tempo vedono quotidianamente la propriaterra irrigata dal sangue dei propri figli. Era la vigilia dell'8 set-tembre e la vicinanza di questi due eventi ci aiuta a rifletteresulle relazioni importanti fra diritto all'istruzione e Pace e ca-pire che anche un piccolo impegno come quelli proposti dal-l'OPAM sia un servizio importante per educare le futuregenerazioni a rispondere "alla violenza, al conflitto e alla guerra,con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell'amore".Colgo l'occasione per augurare a tutti i ragazzi e ai loro inse-gnanti un serenonuovo anno scola-stico, nella speranzache con il vostroaiuto, cari amici,anche i bambini delSud del mondo -non uno di meno -possano rispondere“presente!” all'ap-pello.

Don Aldo Martini

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P erché è necessaria l’istruzione?La domanda non è assurda né larisposta scontata; nei ricchi

paesi europei l’istruzione è una cosa chec’è. E tante sono le risposte che po-tremmo sentirci dare: serve a migliorarese stessi, a soddisfare il bisogno profondodell'uomo di conoscere, ad acquisire glistrumenti per comprendere il mondo einteragire con esso, ed essere più compe-titivi... Davanti ad un figlio che noncomprende l'importanza di andare ascuola e con superficialità rifiuta di stu-diare a volte l'unica risposta che siamocapaci di dare è una punizione o la mi-naccia della rinuncia a qualche privilegio.Leggendo in molti articoli del rischio diun "année blanche" in diversi paesi del-l’Africa sub sahariana o in Paesi in guerra mi sono detto: “Beh!Che c’è di male?, in fondo è come se tutti i ragazzi fossero bocciatiper un anno”. Siamo talmente abituati al fatto che molti ragazziripetono uno o più anni che non ci sembra poi che questo abbiapesanti ripercussioni su un Paese. In realtà perdere un anno cisembra poco perché non siamo riusciti nemmeno a dire a un ado-lescente perché è importante andare a scuola.Ma noi che ci occupiamo di alfabetizzazione abbiamo il doveredi scandalizzarci davanti ad un "année blanche". E mi sembra op-portuno chiarire perché.Qui all’OPAM, entrando negli uffici, si vede il cartello che dice:“se dai un pesce a chi ha fame lo nutri per un giorno, se gli insegni apescare avrà da mangiare per tutta la vita”. Però nei Paesi di cui cioccupiamo non siamo a questo punto (almeno non in tutti), lagente sa come sopravvivere in senso stretto. Ma vivere non è so-pravvivere. Allora cosa può voler dire "tutta la vita"?Tutta la vita vuol dire tante cose che non riuscirò nemmeno adelencare completamente.Vuol dire essere protagonisti della propria vita; e quindi poter de-

cidere cosa fare e perché farlo. Vuol dire indipendenza di giudizio;e quindi non essere preda di fanatismi etnici, religiosi, politici.Vuol dire avere dei modelli e degli esempi che si decide di imitare;e quindi non buttarsi su cosa ci è utile o divertente in quel mo-mento. Vuol dire poter misurare i propri impegni e le proprieforze con un traguardo che ha senso chiamare responsabilità e in-vestimento per il futuro. Vuol dire avere ideali, aspettative, senti-menti, gusti, bisogni; e quindi poter scegliere se essere egoisti oaltruisti, opportunisti o solidali, adagiati o impegnati, piccoli ograndi.E per un Paese occidentale? Cosa può voler dire avere uomini for-mati in dieci anni o in undici? O magari in dodici? Perchél’"année blanche" è un problema per l’intera comunità nazionale?Istruzione, per un Paese, vuol dire competitività del Paese, possi-bilità di commerci, di esportazione, di un nuovo orizzonte eco-nomico. Se si salta un anno vuol dire che il mio Paese saràcompetitivo un anno dopo. Questo vuol dire che si dovranno li-cenziare i dipendenti delle già poche imprese che ci sono e ripren-dere la produzione un anno dopo, se nel frattempo non è andato

L’"année blanche": un anno di istruzione cancellatoRiceviamo dalla Repubblica Centrafricana il resoconto sul sostegno “Adozioni Scolastiche di Gruppo” da parte della responsabileSr. Elvira Tutolo, la quale tra l’altro scrive: “Credo che siate informati di quanto è accaduto e sta accadendo ancora nel nostro Paese,dopo il golpe che ha portato al potere i ribelli Seleka. Il 23 marzo anche qui a Berberati ci sono stati tanti feriti e morti. Da quel giornole scuole sono chiuse. I Presidi per non dichiarare un “année blanche” (anno scolastico invalidato) hanno cercato di evitare in extremisquesto pericolo invitando gli alunni a tornare in aula a giugno e luglio. Ieri, 30 luglio, sono state distribuite le pagelle!" Grazie dunque al coraggio dei genitori che hanno mandato a scuola i figli nonostante il pericolo, al senso di responsabilità degliInsegnanti che hanno continuato a lavorare sebbene senza stipendio da marzo, al sostegno scolastico degli amici dell'OPAM, nonhanno perso l’anno. Ma non sempre e dovunque è così.

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tutto in rovina. Istruzione, per un Paese, vuol dire numero di persone istruite,esportazione delle proprie merci, idee ed esigenze, vuol dire artee letteratura, vuol dire che quel Paese comprende che "fatti nonfummo a viver come bruti". Istruzione vuol dire non essere piùcolonia. Se per un anno non si istruiscono persone, si avrannostatisticamente meno persone istruite, quindi minori possibilitàdi emergere nel contesto internazionale.Istruzione per un Paese vuol dire minore microcriminalità e mag-giore nobiltà nei comportamenti. Se per un anno non si istrui-scono persone si avranno più criminali e minore nobiltà di ideali.Il che vuol dire che un numero minore di imprenditori si fideràdi investire in quel territorio e che si avrà sempre minore voce neiconsessi internazionali.Noi in Italia abbiamo sperimentato queste cose per via della crisiattuale. Abbiamo visto e vediamo ancora come la scarsa compe-titività del nostro Paese incida sulla disoccupazione. Abbiamovisto come il continuo diminuire gli investimenti nella forma-zione scolastica stia producendo sempre più ragazzi che non tro-vano sbocco nel mondo del lavoro, un degrado crescente deinostri tesori archeologici ed artistici, un depauperamento e unadeturpazione del territorio e della natura del nostro Paese facendopreferire agli stranieri altre mete turistiche. Abbiamo visto e ve-diamo come non combattere comportamenti mafiosi o corrottiporti alla rovina un Paese e disincentivi gli imprenditori dall’in-vestire da noi, e come sia faticoso convincere gli altri che siamoun popolo rispettabile. Abbiamo visto e vediamo cosa sia disoc-cupazione, riduzione dei consumi, crisi dell’economia e della cul-tura.Quanto ho scritto sopra serve a dire a noi italiani perché è unproblema un "année blanche", ma dobbiamo capire che per queiPaesi, dal loro punto di vista, nelle loro aspettative, è molto piùdrammatico!La scuola nei Paesi del Sud del Mondo dove l'OPAM lavora èuna conquista: vuol dire permettere ai figli, che si mandano ascuola con tanti sacrifici e magari coprendo distanze a piedi cheper noi europei sarebbero enormi, di avere un futuro diverso daquello dei genitori, vuol dire speranza in un mondo che migliora,vuol dire che i bimbi sono considerati anche dai maestri e quindidalle istituzioni, vuol dire che non è giusto considerare i bambinicome potenziali corrieri della droga o come ragazzi soldato, vuoldire che forse in fondo al tunnel c'è la pace. Un "année blanche"cancella d'un colpo tutto questo. E allora, oltre al male economicoper il Paese, si insinua e si diffonde anche un malessere socialeche permette agli sfruttatori di sfruttare gli sfruttati, alle bambinedi essere considerate spose bambine e madri in tenera età, schiavedella casa o del marito di turno.Tutti i giornali parlano dell'abbandono scolastico: un pericolosofenomeno in crescita nei nostri Paesi cosiddetti avanzati, perchéla mancanza di reali vantaggi per chi ha studiato, per via della

crisi economica, di avere una posizione migliore di coloro chehanno studiato meno, mette in crisi la convinzione della oppor-tunità di investire in istruzione.Nei Paesi dove l'istruzione ha un costo ben più alto che da noi intermini di sforzo familiare per l'iscrizione, per il pagamento delledivise, per il mancato lavoro nei campi, per la distanza che ognigiorno occorre superare per raggiungere la scuola, per la carenzadi insegnanti, per il mancato pagamento degli stipendi agli inse-gnanti, per la carenza delle strutture, per la mancanza del mate-riale scolastico, per il pericolo che la distanza dall'abitazionecomporta, la tentazione dell'abbandono è ben più forte, e bastaun anno per falcidiare le presenze nell'anno successivo. Ma so-prattutto si insinua la tentazione di dire "nulla mai cambierà, que-sto è il nostro mondo, tanto vale essere e rimanere opportunisti,vivere secondo il modello di vita ormai instaurato, insomma noncambiare".Infine, un "année blanche" significa che la scuola "disabitata" èpriva anche di sorveglianza e non è detto che alla riapertura cisiano ancora banchi, lavagne e a volte neppure le finestre. E spessoper ricostruire e riprendere le lezioni gli "années blanches" si mol-tiplicano.Allora si capisce perché un "année blanche" sia una rovina, perchél’Unesco si allarmi, perché i nostri partner con cui facciamo pro-getti e adozioni nei Paesi dell’Africa sub sahariana ci chiedano diintervenire, perché è necessario che non ci siano più "années blan-ches".Ma perché ci sono gli "années blanches"? Ci sono perché, in queiPaesi, c’è o c’è stata la guerra. Guerre di cui non si parla, ma chefanno un gran numero di morti, di profughi, di sbandati, di or-fani e di miserabili. Guerre mosse da individualismi di militari,da pseudo convincimenti religiosi, da interessi di chi vuol impa-dronirsi delle risorse di quei Paesi che di per se stessi sarebberoricchi, da opportunismi e desiderio di arricchirsi dei corrotti go-vernanti, dalla necessità di vendere armi o acquisire materie primeda parte del mondo cosiddetto civile, dal desiderio di pensare ase stessi o alla propria etnia o al proprio partito prima che aglialtri.Queste guerre provocano migrazioni, sradicamenti dal proprioambiente, dai propri campi, dal proprio villaggio. Spesso ciò tagliaalle radici la voglia di vivere e costruire un futuro. Alcuni, poi,disperati, iniziano quel lungo faticoso e costoso tentativo di rag-giungere i Paesi più "progrediti" nel miraggio che qui da noi ilfuturo sia migliore; e noi li trattiamo da "immigrati senza per-messo di soggiorno" e... li rispediamo a casa.Quante cose debbono cambiare: in quei Paesi sicuramente, maanche da noi!Allora, insieme con il Papa Francesco, noi dichiariamo che com-batteremo, con i nostri mezzi, per un mondo culturalmente pro-gredito e rappacificato nel cuore.

Fabrizio Corti

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“M i chiamano con tre nomi. Il più stimato è“l’africano”, il più malizioso “il selvaggio”, ilpiù gradito “il pigmeo”. Chiamatemi pigmeo,

è il nome che ho adottato. Sono in Congo dal ’68. I primi annili ho trascorsi tra tribù non pigmee: wambetu, wazande, wa-budu, manvu. Dal 1981 lavoro con i pigmei. Nel ’94 ho cedutola responsabilità di questo lavoro ai miei collaboratori africani.Io faccio il pendolare tra la Sicilia e il Congo."Così si presenta Padre Pietro nella sua autobiografia scrittacirca un anno fa. E proprio mentre tornava dal Congo il 7 lu-glio scorso P. Pietro è morto in un incidente stradale a Roma. Nato ad Alcamo (Trapani) il 6 luglio 1940, maturò giovanis-simo la sua vocazione al servizio dei poveri, avendo sperimen-tato sulla sua pelle, fin da piccolo, la povertà dopo la mortedel padre. Fu l'incontro con due missionari Comboniani chelo spinse a seguire in questa congregazione la sua vocazionemissionaria. Ordinato ad Alcamo il 25 giugno 1967 partì perl’Africa nel gennaio 1968, dove svolse il suo ministero in di-verse missioni del Congo come parroco, alternato a incarichidi animazione missionaria e di studio in Italia. Nel 1979 ritornò in Congo, dove nell'1981 ottenne di andarea lavorare fra i Pigmei dell’Ituri nella Diocesi di Beni-Bu-tembo: “Furono mesi durissimi - ricorda- per entrare in contattocon loro, ma dopo un anno la nostra presenza non solo fu accet-tata ma desiderata”. Al "piccolo popolo", gli ultimi degli ul-timi, P. Pierre, come amava firmarsi, dedicherà il resto dellasua vita."Quando iniziai a lavorare tra i pigmei scoprii la marginalitàsociale in cui queste popolazioni vivevano. Pensate che nella re-gione di Meje, negli anni Trenta, i pigmei venivano catturati conle trappole e mangiati come cinghiali. In quella zona sono scom-parsi. Come minimo erano ritenuti, amabilmente, le bestiolinedella foresta. C’è stata un’ispirazione dello Spirito, a mio parere,che mi ha invitato ad agire in mezzo ai pigmei. Partendo dallaloro vita, con delle convivenze in piena foresta. Qui ho imparatoad amare i miei pigmei e quando sono in foresta non c’è moltadifferenza tra loro e me. Mi sforzo di calarmi nella loro realtàper farmi “pigmeo tra i pigmei”.Molti di voi ricorderanno con affetto P. Pierre perché per anniè stato responsabile delle adozioni scolastiche OPAM deibambini pigmei di Bayakato. l'OPAM, contagiata dal suoamore per il piccolo popolo, ha sostenuto il suo impegno e lasua fatica per l'alfabetizzazione e la dignità di queste popola-zioni accompagnando questa realtà fino al raggiungimentodell'auto sostenibilità che P. Pierre ha raggiunto attraverso ilGruppo “Appoggio ai Pigmei” (GAP) da lui fondato nel 2007

in Sicilia per poter dare continuità alla sua opera. "Nel tempo abbiamo costruito le scuole, i piccoli ospedali, le coo-perative di sviluppo, annunciando il Vangelo con la testimo-nianza cristiana. E quei pigmei che prima non erano nemmenoconsiderati dalle altre tribù, adesso sono oggetto di attenzione. Iloro vecchi “padroni neri” per mandare i loro figli a scuola devonovenire in casa dei pigmei; e così per ricevere una medicina o percercare un certo sviluppo. In quella zona del Congo i pigmei,prima emarginati, sono diventati il fulcro di una crescita sociale,di cui abbiamo creato i presupposti tutelando sempre la loro iden-tità etnica e la loro vita nomade, perche noi non vogliamo cam-biarli. La storia se la fanno loro. Noi li appoggiamo per un certocammino, affinché escano dal loro isolamento. E ne stanno giàuscendo." Incontrai a più riprese P. Pierre potendo intravvedere la suaprofonda spiritualità e lungimirante visione missionaria. Eraun uomo di una fede profonda, convinto che il primo soste-gno alla missione è la preghiera. Per questo accanto al GAPaveva fondato sia in Italia che a Byakato un gruppo di pre-ghiera e di spiritualità: il “Kundi La Mapendo” (= la Comu-nità dell'Amore).Con lui si discusse l’opportunità di superare la visione a volteun po’ troppo privatistica dell’adozione scolastica a distanzadi un singolo bambino "La collaborazione non viene data peril singolo adottato, ma per il bene di tutti. È evidente che assicu-reremo al bambino adottato i mezzi necessari per poter stu-diare… ma non lo trattiamo in un modo privilegiato... sarebbediscriminante ed anti-educativo”. Nacque così l'idea di iniziare le adozioni di un gruppo per ve-nire incontro a quelle realtà dove, l'isolamento, la mancanzadi comunicazioni e mezzi, i frequenti cambi dei bambini,

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Padre Pietro Lombardo: una vitaspesa per i più piccoli dei piccoli

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A 10 anni dalla morte di Don CarloRicorre quest'anno il decimo anniversario della morte di Don Carlo Muratore, fondatoredell'OPAM. Ci piace ricordarlo e far conoscere la sua figura attraverso un Convegno dedi-cato a lui e alla sua rivoluzionaria intuizione che ha profondamente inciso sull'idea di aiutoallo Sviluppo e sulla consapevolezza della necessità di un nuovo modo di rapportarsi fraNord e Sud del Mondo.

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mettevano in crisi il sistema delleadozioni singole. "Quello che cideve interessare, aderendo alle Ado-zioni Scolastiche, non è tanto il benedel singolo bambino o del singolomaestro, ma il bene di tutta laScuola". Ora P. Pierre è in quella pienezza

di gioia di cui i poveri del suo Congo gli hanno dato testimo-nianza. Attorno alla sua bara un canto africano è stato l'ul-timo saluto dei suoi amici, cosiìcome lui avrebbe voluto. Rendiamo grazie al Signore per averti messo sulla nostrastrada Padiri Pierre (Padiri= Padre in kiswahili). Continua dalCielo a vegliare su noi tutti perché possiamo servire gli ultimicon il tuo stesso immenso amore.

Don Aldo Martini

DON CARLO MURATORE: UN PRETE DAL CUORE GRANDEVenerdì 13 Dicembre, h. 15,30

Pontificia Università Urbaniana -Aula NewmanProgramma del Convegno

h. 15, 15 Accoglienza partecipanti

h.15,30 Saluti di benvenuto

Prof. Alberto Trevisiol, Rettore Magnifico Pontificia Università Urbaniana

Don Aldo Martini, Presidente dell'OPAM

h. 16 L'Alfabetizzazione: cardine di un nuovo umanesimoProf. Gianni Colzani

h,16,45 Oralità e scrittura: alternativa o sintesi nell'educazione dei popoliProf. Gaetano Sabetta

h, 17,30 Ricordo di Don Carlo MuratoreMons. Alfredo Bona

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. E' possibile pre-iscriversi inviando una e-mail a [email protected] o telefonando all'OPAM 06-3203317

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Gli amici e i benefattori dell'OPAM sostengono datempo il progetto "Peyam-e-Zindgee" (= messaggio divita) avviato nel 2008 da una giovane cristiana, ClareAbid Barkat, dopo che un'indagine svolta con l’Orga-nizzazione per lo Sviluppo e la Pace (ODP) di Multansu bambini e giovani disabili aveva rivelato che molti diloro non erano mai andati a scuola o l'avevano lasciatapresto. Così Clare Abid decise di avviare un programmaeducativo rivolto all'istruzione e al recupero scolasticodi bambini lavoratori, ragazzi di strada e ragazzi affettida disabilità. Il progetto ha avuto successo e sta cre-scendo a Raza Abad, alla periferia della città di Multan,una zona dove dal 1983 è presente una comunità cri-stiana riunitasi attorno a un sacerdote di Karachi, P. De-reck Misquita, che aveva reso possibile ai molti cristiani sfrattati dalle loro case al centro della città di costruirsi una nuovacasa in quel luogo. Da allora la popolazione è cresciuta e oggi è composta al 50% da cristiani e al 50% da musulmani. L’unicascuola della zona è privata e come tutte le scuole private ha dovuto trasformarsi in English Medium School per decisione gover-nativa con un aumento vertiginoso delle rette per adeguarsi alle nuove regole (divise, nuovi insegnanti, nuovi libri di testo…). A causa della povertà poche famiglie possono mandare quindi a scuola i propri figli, per cui l'analfabetismo resta elevato emolti bambini vivono per strada o sono costretti a lavorare in nero per poche rupie. In questo contesto il progetto "Peyam-e-Zindgee" è diventato per loro una concreta speranza di vita migliore. Il gruppo diragazzi inseriti nel programma si rinnova, man mano che gli studenti completano il loro ciclo di studi lasciando posto ainuovi. "Nel 2012 - ci scrive Clare Barkat - abbiamo seguito 110 ragazzi, di questi 31 hanno ottenuto l’ammissione alla scuolaordinaria: 10 alle scuole secondarie e 21 alle primarie. In particolare, 2 ragazze hanno superato l’esame dell’ultimo anno dellascuola secondaria, una di loro sta ora seguendo i corsi di addestramento in ostetricia presso l’Ospedale della Missione, e l'altra sidedica all’insegnamento presso di noi, ha un piccolo stipendio e continua a studiare per il livello intermedio (classi 11a e 12a). Altri13 studenti (8 ragazze e 5 ragazzi) hanno superato gli esami finali della scuola primaria e 1 ragazza e 5 ragazzi hanno ottenutol’ammissione alla scuola ordinaria. 7 ragazze che non hanno più l‘età per l’inserimento scolastico continuano la loro istruzione se-condaria presso di noi; 6 ragazze, superato l’esame pubblico della 9a classe, continuano gli studi nella 10a classe. Anche alcuniragazze e ragazzi musulmani hanno seguito da noi dei corsi di recupero e poi sono tornati alla scuola ordinaria dove si stanno com-portando con profitto. La loro presenza ha favorito la convivenza in pace e armonia tra i bambini e i genitori delle due religioni.” E termina dicendo: “Il nostro gruppo è ora costituito da 86 ragazzi (29 maschi e 57 femmine) molto poveri, molti quelli che hannosuperato l’età per l’inserimento scolastico, alcuni disabili, ragazzi lavoratori, alcune ragazze sposate. Per loro "Peyam-e-Zindgee"rappresenta la sola speranza di iniziare e proseguire in un percorso educativo. Chiediamo agli amici dell’OPAM di continuare asupportarci anche per il nuovo anno scolastico con la loro generosità. Il contributo locale al progetto è di 168 € sotto forma di tassescolastiche; chiediamo all’OPAM di coprire il resto dei costi per un anno (stipendio insegnanti, refezione, trasporti, affitto locali)pari a 3.825 €.

Popolazione: 190.291.129 Età media: 21,9 anniAspettativa di vita: 66,35Mortalità infantile: 61,27/1.000 nati viviPIL pro capite: $ 2.786 ISU: 0,504 al 145° posto su 187 paesiAnalfabetismo >15 anni: 45,1 %

Pakistan

Progetto 1983Luogo: Raza Abad (Multan)Scuola: primaria e secondaria Tipologia: sostegno scolasticoBeneficiari diretti: 86 studenti (57 ragazze e 29 ragazzi)Partner locale: Peyam-e-Zindgee

Contributo OPAM: € 3.825

Progetti del meseOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadipro

Continua il sostegno al progetto“Peyam-e-Zindgee”

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Il Malawi è uno dei Paesi più poveri dell’Africasub-sahariana, il quinto Paese più povero delmondo, con poche risorse minerarie, senza sboc-chi al mare, trasporti estremamente costosi, altadensità della popolazione (139 ab/kmq inmedia, uno dei tassi più alti dell'Africa) con unincremento annuo di crescita del 2,75%. Il 63%dei malawiani vive con meno di 2 dollari algiorno. Il Malawi ha il più alto coefficiente dimalnutrizione tra i 15 Paesi africani che fannoparte del SADC (Southern African DevelopmentCommunity): il 44% dei bambini al di sotto deicinque anni di età denota un ritardo della cre-scita. Un altro fattore che condiziona il mancato sviluppo nel Paese è la fragilità del settore educativo. La scuola primaria ègratuita. Il sistema scolastico prevede 8 anni di scuola primaria (dalla 1a all’8a classe), 4 anni di secondaria (9a-12a) e 4 annidi istruzione universitaria. Ma l'82% della popolazione vive in aree rurali dove le scuole sono insufficienti e sotto il livello standard minimo, sicché ibambini dei villaggi che pur frequentano in gran parte la scuola primaria poi non proseguono gli studi. Tale situazione è ul-teriormente aggravata dalla diffusione dell'AIDS, che è causa della morte di molti insegnanti e genitori, dell’elevato assenteismodegli insegnanti e di un alto numero di orfani. In questo contesto i Missionari Cappuccini hanno iniziato a operare in Malawinel 1988, ponendosi come obiettivi primari, oltre alla diffusione della Fede, anche il lavoro sociale nel campo educativo e sa-nitario dei più poveri tra i poveri della società. Da qui nasce il progetto che ci presenta Padre John Kolencherry, un francescanocappuccino indiano, Superiore Regionale dei Cappuccini in Malawi, dove è missionario da 16 anni. Ci scrive: "Mikoke è unvillaggio situato nel sud del Malawi, a 25 km dalla cittadina di Balaka e a 125 km dalla città di Blantyre. La nostra missione, chefesteggia i 25 anni, è all’interno del villaggio e fa parte della Diocesi di Dedza. La popolazione è molto povera: le frequenti alluvionialternate a periodi di grande siccità condizionano pesantemente i raccolti. Completata la scuola primaria gratuita, i ragazzi diffi-cilmente proseguono gli studi, soprattutto le ragazze che lasciano per matrimoni precoci. Nella nostra zona non ci sono scuole secon-darie, quelle private sono troppo care e lontane e le famiglie povere non possono accedervi. Per questo vorremmo avviare una scuolasecondaria. Il nostro obiettivo sono i più poveri e vulnerabili ai quali vogliamo fornire un'educazione di qualità con tasse scolasticheminime e sopportabili dalle famiglie. Il territorio interessato è vasto. Il 70% della popolazione è costituito da bambini e giovani inmaggioranza in età scolastica, così i beneficiari del progetto saranno soprattutto loro. Inizieremo costruendo aule per le classi dei 4livelli della scuola secondaria secondo gli standard del Malawi. Speriamo e abbiamo fiducia che il resto delle infrastrutture (biblioteca,laboratori, stanze per il personale, servizi igienici, residenze per gli studenti...) potrà essere realizzato gradualmente in futuro. Dasoli, con le poche risorse economiche della missione, non possiamo farcela. Un’associazione spagnola finanzierà la costruzione di unblocco di 2 aule e confido nella generosità dell'OPAM per aiutarci a costruire e arredare le due aule mancanti. Il costo previsto è di22.760 €. Possiamo contare su un contributo locale di 12.760 € per il terreno, i materiali di costruzione e la mano d'opera. Chie-diamo quindi ai benefattori dell'OPAM un contributo di 10.000 €".

Progetti del meseOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadipro

Un blocco di 2 aule per rendere concreta una speranzaPopolazione: 16.323.044Età media: 21,9 anniAspettativa di vita: 49 (maschi) 51(femmine)Mortalità infantile: 79,02/1.000 nati viviPIL pro capite: $ 851 ISU: 0,471 al 171° posto su 187 paesiAnalfabetismo >15 anni: 37,3 %

Malawi

Progetto 1984Luogo: MikokeScuola: secondaria Tipologia: edilizia scolasticaBeneficiari diretti: 100 studentiPartner locale: Diocesi di Dedza

Contributo OPAM: € 10.000

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La “Congregazione Figlie di S. Anna” è presente in Eritrea da 125 anni,durante i quali ha operato a servizio dello sviluppo della popolazionecon interventi in ambito sanitario ed educativo, con una speciale atten-zione alle donne, ai bambini e ai giovani, contribuendo a garantire l'al-fabetizzazione di vaste aree del Paese. Oltre a scuole primarie esecondarie, gestisce anche 26 scuole materne con 4.000 bambini e 80maestre Lo scorso anno, con il supporto dell’OPAM (Prog. 1907/2011)e grazie al ricavato della vendita del libro “I 4 Beniamini” dell’amica esocia Silvia Nadalini, è stato aperto un asilo a Bambi, un villaggio a1.420 m s.l.m. che dista 7 km da Keren, la terza città dell’Eritrea sededell'omonima Eparchia (Diocesi), nella regione Anseba. I circa 600 abi-tanti, in maggioranza cattolici e appartenenti tutti all’etnia Bilen, vivonodi pastorizia e di un’agricoltura di sussistenza. Nel loro villaggio c’erauna scuola elementare, ma mancava quella materna. Il nuovo asilo consente ai bambini di avere un’istruzione di base chepermette loro di inserirsi senza problemi e senza ritardi nella scuola elementare. La responsabile del progetto, Suor AbrehetSolomon, ci ha mandato una testimonianza della maestra dei bambini, Simret, sul primo anno scolastico, dove tra l'altrodice: “La scuola ha potuto essere aperta solo a gennaio 2012 con l’iscrizione di tanti bambini che non avevano mai frequentatouna scuola: passavano il loro tempo nella sporcizia, badando al bestiame con i fratelli più grandi, molti parlavano poco, abituaticom’erano a vivere isolati, senza frequentare e giocare con altri bambini. Con pazienza e amore i problemi sono stati risolti. Ibambini si sono presto adattati al nuovo ambiente e alle nuove regole, hanno imparato a stare insieme e a collaborare tra loro, sonostati invogliati a comunicare e a esprimersi meglio. Ho insegnato loro, con i disegni, le foto, gli oggetti, a conoscere la realtà che licirconda, il corpo umano, la famiglia, le piante, gli animali, il cibo, ma anche le regole dell'igiene. Nel corso dell'anno ho potutonotare un grande progresso, i bambini hanno mostrato un reale cambiamento nella loro vita quotidiana, non sono più bambini distrada, a casa ripetono quello che hanno imparato a scuola e i genitori sono molto contenti: siamo stati ringraziati e incoraggiati daloro con la promessa che continueranno a mandare i figli a scuola... Abbiamo arredato l'asilo e acquistato giochi didattici, quest'anno

vorremmo acquistare una radio per sentire la musica... Se il nostro asiloe i bambini stanno crescendo così bene, è grazie agli amici dell'OPAMche ringraziamo con tutto il cuore".Queste notizie ci danno gioia e ci confortano nella certezza che gliamici dell'OPAM potranno aiutare anche nel nuovo anno scolasticoi bambini dell'asilo di Bambi. Suor Solomon ci ricorda che le famiglie,che hanno accolto con gioia il nuovo asilo e si adoperano per man-darci i loro bambini, sono molto povere e possono contribuire soloin minima parte alle spese di gestione della scuola. Le spese previsteper il nuovo anno scolastico ammontano a 1.970 €, le famiglie pos-sono contribuire in totale con 345 €, per cui il contributo richiestoall'OPAM è di 1.625 €.

Progetti del meseOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadipro

Popolazione: 6.086.495 Età media: 16,5 anniAspettativa di vita: 62,86Mortalità infantile: 40/1000 nati viviPIL pro capite: $ 700 ISU: 0,351 al 181° posto su 186 paesiAnalfabetismo >15 anni: 32,2 %

Eritrea

Progetto 1985Luogo: BambiScuola: materna Tipologia: sostegno scolasticoBeneficiari diretti: 35 bambini Partner locale: Diocesi di Keren

Contributo OPAM: € 1.625

Sosteniamo il nuovo anno scolasticoall’asilo di Bambi

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Il Camerun è un Paese dell'Africa sub-sahariana con una geo-grafia molto varia, che va dalle zone aride e semidesertiche delnord alla savana nelle zone centrali, fino alla foresta equatorialedel sud. Il 70% della popolazione vive di agricoltura. Lo svi-luppo e la crescita economica sono lenti e molto differenti tra learee urbane e quelle rurali dove vive l'87% dei poveri e tra le di-verse regioni del Paese, e questo si riflette in particolare sulla si-tuazione sociosanitaria. Il Camerun è al 15° posto nella graduatoria globale della mor-talità infantile e la metà dei decessi avviene entro il primo annodi vita e fatica a far registrare progressi. Soprattutto nelle regionidel nord questo dato è fortemente legato all'elevato tasso di mal-nutrizione che la persistente crisi alimentare causata dalla mancanza di piogge nella fascia del Sahel (di cui il Ca-merun fa parte) non fa che aggravare. Da un punto di vista educativo, sebbene il Camerun abbia uno dei tassidi alfabetizzazione più alti in Africa, la situazione resta difficile. La scuola primaria (elementare e media inferiore)è obbligatoria e gratuita, ma, a causa della povertà, nelle zone rurali quest’obbligo non è rispettato (c'è una tassad’iscrizione anche se non molto alta, ci sono i libri da pagare, la merenda, i quaderni e qualche volta anche gliinsegnanti, poiché succede che lo Stato non li paga). In effetti, solo il 33% arriva alla scuola media, ancora dimeno alla scuola superiore e soltanto il 5% all’università. Di fronte a questa situazione la Chiesa locale ha fatto dell’istruzione una delle sue priorità. Durante l’estate èpassato all’OPAM Mons. Cornelius Fontem Esua per presentarci una richiesta per la costruzione di una scuolaprimaria nella parrocchia “Nostra Signora di Fatima” nel villaggio di Bambili a circa 12 km dalla città di Ba-menda, sede dell’Arcidiocesi, nella regione del nord-ovest del Camerun. “Qui – dice l’arcivescovo – avevamoiniziato con una scuola materna e già col primo gruppo di bambini che dalla materna dovevano passare alla scuolaprimaria avevamo avuto difficoltà per la sistemazione. Ora siamo sommersi da 194 scolaretti destinati in breve a di-ventare 350. Abbiamo iniziato costruendo un’aula per accogliere i bambini della Ia elementare all’inizio di quest’anno

scolastico. Ma i nostri mezzi sono limitati e le richieste di aiuto percostruire un complesso scolastico di 7 aule in muratura più i servizisono cadute nel vuoto. Mi rivolgo a voi con tanta speranza per riu-scire a costruire per intanto almeno un’aula, sperando che la prov-videnza mi aiuti a trovare i fondi anche per le altre. Il sito dovesorgerà la scuola è già stato tracciato e la comunità ha preparato ilmateriale necessario (pietre, sabbia e legname). Le persone sonopronte a fornire il lavoro manuale, ma manca il più: il denaro peracquistare cemento, ferro, serramenti, l’impianto elettrico e idrau-lico”. Accogliamo questa richiesta con la speranza che i bambinidi Bambili abbiano presto la loro scuola.

Progetti del meseOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadipro

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Un'aula per far crescere la scuolaprimaria di BambiliPopolazione: 20.129.878 Età media: 21,9 anniAspettativa di vita: 54,71Mortalità infantile: 59,7/1.000 nati viviPIL pro capite: $ 2.300 ISU: 0,482 al 150° posto su 187 paesiAnalfabetismo >15 anni: 20,1 %

Camerun

Progetto 1986Luogo: BambiliScuola: primariaTipologia: edilizia scolasticaBeneficiari diretti: 50 bambini Partner locale: Arcidiocesi di Ba-menda

Contributo OPAM: € 8.500

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La Repubblica Democratica del Congo è stata sconvolta dalleguerre civili fin dalla sua indipendenza (1960). La più terribile,la cosiddetta “guerra mondiale africana” (1998-2003), una dellepiù gravi crisi umanitarie al mondo, ha provocato milioni dimorti e sfollati. Nell'est del Paese la guerra non è mai finita econtinua a mietere vittime per il possesso delle immense risorseminerarie della zona. Così, la RDC, diventata terra da depre-dare, nonostante le sue enormi ricchezze ha l'indice di sviluppopiù basso del mondo. Malattie, malnutrizione, analfabetismo,incremento dei bambini soldato, dei bambini di strada e deipiccoli schiavi nelle miniere sono le conseguenze più evidentidella miseria diffusa. In tutto il Paese mancano strade, per cui itrasporti e il commercio sono quasi impossibili specialmentenelle vaste zone coperte dalla foresta equatoriale. La Diocesi diKole nel Kasaï Orientale è uno di questi territori difficili dove l'OPAM ha realizzato da tempo diversi progetti per venireincontro ai bisogni della popolazione, che vive in condizioni disumane: manca la luce, l'acqua potabile, non c'è possibilità ditelefonare se non usando un satellitare, le scuole sono poche e fatiscenti, mancano ospedali e servizi sanitari. Si tratta di unavasta area di 66.000 Kmq priva di strade. I pochi viottoli in terra battuta sono percorribili esclusivamente in bicicletta o inmoto quindi qualunque trasporto avviene per via fluviale, fin dove si può, utilizzando poi le biciclette come carriole. Fra iprogetti realizzati dall'OPAM in questo territorio c'è quello avviato lo scorso anno per attrezzare il Centro "Espace-Jeunes"nella cittadina di Lomela per l’istruzione di oltre 150 ragazzi e ragazze (Prog. 1936/Ott. 2012). Suor Pauline Lofumbo Anyeke,Superiora generale delle “Soeurs Servantes de l'Eglise du Christ (SEC)”, nel ringraziare i benefattori dell'OPAM, scrive: "ALomela, la Missione cattolica è il solo baluardo a sostegno della popolazione. Nel vasto territorio parrocchiale di 40.000 abitanti, nonc'è lavoro, l'agricoltura e l'allevamento del bestiame rendono il minimo per l'autosostentamento. Il 75% dei giovani e il 90% degliadulti sono analfabeti, le poche scuole cattoliche primarie non possono accogliere tutti e sono tantissimi i giovani e adulti che nonsanno leggere e scrivere. Per loro è nato il Centro "Espace-Jeunes", dove ragazzi e ragazze possono stare insieme e confrontarsi, ricevereun'educazione che spazia dall'alfabetizzazione all'educazione sanitaria. Su richiesta dei giovani stessi abbiamo avviato corsi di for-mazione professionale in diversi campi, dal cucito all'artigianato, all'edilizia... Con il generoso aiuto dell'OPAM abbiamo aperto lasezione "taglio e cucito". Il progetto ha avuto un grande successo, si sono formati i primi "sarti" e i giovani sono contenti e fieri dellaloro nuova condizione. Inoltre abbiamo potuto acquistare nuove attrezzature che serviranno ad ampliare il numero dei ragazzi chepotranno frequentare il corso. Ci sono voluti 8 mesi per acquistare e far arrivare da Kinshasa il materiale. Ma ora il nuovo anno puòiniziare nel migliore dei modi. Per l'anno scolastico 2014-2015 vorremmo completare l'attrezzatura necessaria per i corsi di II livelloacquistando macchine per sorfilare, per il ricamo, bottoniere, tessuti, accessori di sartoria, ecc.. Ciò garantirà l'autosostenibilità delprogetto perché ci permetterà di utilizzare, al di fuori dell'orario dei corsi, un vero laboratorio dove ragazzi e ragazze possano ancheesercitare il mestiere e, vendendo i lavori realizzati, contribuire in parte a sostenere le spese del Centro. Il costo del nuovo materiale èstimato in 4.050 €. Viste le difficoltà dei trasporti dobbiamo programmare per tempo tale acquisto. Ci rivolgiamo con fiducia allavostra consueta generosità. Grazie di cuore.

Popolazione: 73.599.190 Età media: 21,9 anniAspettativa di vita: 55,74Mortalità infantile: 76,63/1.000 nati viviPIL pro capite: $ 349 ISU: 0,286 al 187° posto su 187 paesiAnalfabetismo >15 anni: 32,8 %

Rep. Dem. Congo

Progetto 1987Luogo: LomelaScuola: professionale Tipologia: attrezzature di laboratorioBeneficiari diretti: 50 ragazze e 100ragazziPartner locale: SEC, Diocesi di Kole

Contributo OPAM: € 4.050

Progetti del meseCompletiamo l'attrezzatura del Centro"Espace-Jeunes"

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Noto:ha a cuore l'OPAM... e tanto!

“A rte in Sali...ta”, la mani-festazione ideata dallamente creativa di

Oriana Montoneri, Presidente dell'As-sociazione Maestri Infioratori di Noto,è ormai diventata un appuntamento at-teso da tutti, e da tre anni lega in mododavvero speciale la splendida cittadinabarocca siciliana e l'OPAM.Sì, perché il titolo completo della ma-nifestazione è "Arte in Salita... ho acuore l'OPAM". Mai come quest'anno i Maestri Infiora-tori, coadiuvati dal gruppo locale degliamici OPAM, animato dall'insegnanteElvira Costarella, e patrocinati dal Co-mune di Noto e dal suo sindaco Cor-rado Bonfanti, hanno potutodimostrarlo.Ero lì, in rappresentanza dell'OPAMinsieme a Sonia Zincarelli del gruppoamici dell'OPAM dell'Aler di Milano acontemplare questa che resta una dellepiù belle iniziative per la campagna lan-

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ciata dall'OPAM "Un'estate per donareun mare d'Amore".Ma non immaginavo quanto lavoro,quanta fatica e quanta maestria impe-gnasse per tanti giorni un folto gruppodi persone di ogni età. Grandi e piccini,hanno lavorato con serietà ed entusia-smo, ciascuno attento a svolgere nel mi-gliore dei modi il compito a lui affidato.Quello dei bozzetti di sale è un lavoroche comincia con l'ideazione dei dise-gni, che per questa edizione sono statimagistralmente realizzati dall'artistaneatino Mario Zuppardo il quale congenerosità ha messo a disposizione del-l'evento anche i magnifici biglietti conle riproduzioni miniaturizzate delle sueopere più belle, dati in omaggio a co-loro che facevano un'offerta per il pro-getto OPAM scelto dai MaestriInfioratori al quale destinare i fondi rac-colti durante la manifestazione. La seconda fase consiste nella realizza-zione in dimensioni reali dei disegni sucarta: si tratta di un lavoro enorme con-siderando che l'area di Via Pirri da co-prire era di 26 metri per 4. La terza fase è colorare il sale. Per que-sto si impasta il sale in una betoniera si-mile a quella utilizzata per impastare ilcemento. Per colorare una superficie

tanto vasta occorrono 1.500 Kg di salee per preparare i diversi colori (per ibozzetti di quest'anno i colori diversiutilizzati sono stati 12) occorrono al-meno 10 ore di lavoro intenso.Una volta pronto il sale colorato iniziala realizzazione dell'opera sull'asfalto. Il 16 agosto alcuni Infioratori hannotrasferito sulla strada i contorni dei di-segni prima con il gesso e poi con lavernice e il giorno successivo l'interogruppo ha completato l'opera con ilsale... Un lavoro iniziato alle 18,30 eterminato a notte fonda che ha vistoimpegnati tutti, anche bambini picco-lissimi nella realizzazione di un capola-voro filmato e fotografato dallecentinaia di persone che nel corso diuna splendida e calda serata siciliana sisono fermati a contemplare il capola-voro nascente.Ma alle 14 del giorno dopo un tempo-rale durato 5 minuti scarsi ha portatovia parte del colore e il sale. Veniva dapiangere vedendo tanta fatica e tantabellezza in un istante sciogliersi nell'ac-qua... e acqua e sale hanno il saporedelle lacrime.Ma la sera eravamo tutti lì, davanti a ciòche restava di quel magnifico bozzetto. Gli amici del gruppo Infioratori erano

tristi nel vedere la loro opera ridottacosì. Ma la gente continuava a passaree a fotografare tanto era bello anche ciòche restava del capolavoro originario.E Oriana ha appeso un cartello affinchénon si fermasse la sottoscrizione a fa-vore del progetto di promozione e for-mazione professionale delle donneindiane, mentre i ragazzi e i bambini of-frivano ai passanti colorati fiori di carta. Oriana però con l'appoggio del Sindacodecide di non arrendersi e di rifare dacapo il bozzetto.Altri 1.500 Kg di sale e tre giorni di la-voro e il bozzetto bis è pronto, più bellodi prima.Ma la tragedia si ripete il giorno succes-sivo alle ore 14,30. Questa volta nonsono lì, impegni familiari mi hanno im-pedito di restare e da Roma seguo sulcellulare i fitti messaggi che il gruppodei Maestri Infioratori si scambiano al-l'udire i primi tuoni che minaccianouna nuova devastazione. Sperano finoall'ultimo che quelle minacciose nuvolenere passino oltre risparmiando il boz-zetto bis. Ma alle ore 17,30 il messaggiodi Oriana in risposta a Tiziana che ledomanda "non è rimasto nulla?""Nulla", risponde Oriana. All'inaugu-razione del bozzetto da parte del

tanti modi perOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’

Bozzetto realizzatoBozzetto realizzato Ciò che resta dopo la prima pioggiaCiò che resta dopo la prima pioggia Ciò che resta dopo la seconda pioggiaCiò che resta dopo la seconda pioggia

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Sindaco che doveva svolgersi nella se-rata, del bozzetto non resta neppure ungranello di sale.Anche questa volta Oriana non si perded'animo. Il Sindaco le telefona per farlecoraggio e dirle che l'inaugurazione sifarà lo stesso. Una gigantografia del boz-zetto bis mostrerà ai visitatori ciò che lapioggia per ben due volte ha portato via.Il sindaco Corrado Bonfanti desidera chela cittadinanza e i suoi ospiti sappianoquanto i Maestri Infioratori e Noto ab-biano a cuore la solidarietà con quei po-veri che attraverso l'alfabetizzazionel'OPAM aiuta a riscattare dalla miseriae dalla dipendenza.E così alle 21 sono tutti lì ad applaudireOriana e il suo gruppo e ad apprezzare lebelle parole di solidarietà che il Sindacopronuncia con viva commozione.Grazie Sindaco Bonfanti, grazie Oriana,grazie a tutti i piccoli e grandi Infioratoridi Noto, grazie maestro Zuppardo, gra-zie a tutti voi amici del gruppo OPAMdi Noto, grazie di cuore a tutti per il vo-stro impegno e per la vostra testimo-nianza che l'Amore è fuoco grande che,come dice il Cantico dei Cantici, nep-pure le grandi acque possono spegnere.La gioia delle donne indiane di Tulsiparsarà la vostra ricompensa più bella. Unraggio di sole dopo tante tempeste!

Anna Maria ErreraVicepresidente OPAM

Ventimiglia:complice la crisi…

S ono davvero tanti anni che ilgruppo OPAM di Ventimiglia al-lestisce un banco dell’usato in

occasione del “Desbaràtu” la prima do-menica di agosto, ma l’evento di que-st’anno è stato davvero speciale.Mi spiego. In dialetto ventemigliusu, iltermine desbaràtu significa “svendita”;ha legami con baratà, che può signifi-care barattare, ma sbaratà vuol propriodire liberarsi a prezzi di realizzo di tutto

ciò che è rimasto invenduto. La nascitadi questa iniziativa risale al 1920,quando per la prima volta i commer-cianti della città ebbero l’idea e otten-nero il permesso di riempire la stradaprincipale di bancarelle allestite con ifondi dei loro magazzini. Da allora iventimigliesi, da buoni liguri, hannosempre atteso con allegra parsimonia lamemorabile giornata, sicuri di farebuoni affari, con buona pace loro e deinegozianti: occorreva solo alzarsi lamattina presto, per avere il massimodella scelta, i pigri e i turisti, quelli in-somma che arrivavano tardi rosicavano

OperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’Alfabetizzazionenelmon tam tam

Il tavolo del Gruppo degli amici OPAM di NotoIl tavolo del Gruppo degli amici OPAM di Noto Da sinistra: l’Artista Mario ZuppardoDa sinistra: l’Artista Mario Zuppardoil Sindaco Corrado Bonfanti - la Presidente Oriana Montoneril Sindaco Corrado Bonfanti - la Presidente Oriana Montonerii

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tanti modi perOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’AlfabetizzazionenelMondoOperadiPromozionedell’

poco. Poi, con il benessere e il consumi-smo, il “Desbaratu” si è annacquato:merce non più recuperata dai fondi in-venduti, ma comprata apposta per lagiornata, magari made in China o Tai-wan, banchi rinnovati continuamente,per offrire a qualsiasi ora una buonascelta e, soprattutto, prezzi scontati manon poi così tanto: addio agli affari. Ma quest’anno, complice la triste crisiche colpisce soprattutto i più deboli, gliamici dell’OPAM di Ventimiglia hannodeciso di "desbaratà" tutto davvero, inlinea con la tradizione originaria: ma-glie, libri, giochi, oggetti in ceramica,bigiotteria, piatti, bicchieri a 1 euro o50 centesimi sono stati veri affari permolti. Così, mentre eleganti banchi dicapi firmati conoscevano i soliti clienti,noi ci siamo trovati circondati, oltre chedagli amici di sempre che ci cercano percontribuire, da molte persone semplici:anziani, extracomunitari e giovani conpochi spiccioli in tasca ma contenti diquel dare e avere buono e costruttivo.Complice la crisi, purtroppo, ma al-meno ancora liberi di inventare un cir-colo virtuoso, in cui oggetti inutili perchi ne ha troppi si trasformano in dop-pio dono: per chi non avrebbe potutocomprarli diversamente e per l’alfabe-

tizzazione nel mondo.La più felice penso sia stata una gio-vane, che spesso vediamo dormire instazione, che è ripassata tre volte nelcorso della giornata e ha davvero gioitonel comprare qualche capo di abbiglia-mento a 1 euro. Anche lei, che di caritàvive, almeno per quel giorno non l’havoluta, l’ha fatta.

Debora RoncariGruppo OPAM di Ventimiglia

Orbetello:completato un progettograzie alle giornateOPAM

Come ormai è consuetudine, lasezione OPAM “Costa d’Ar-gento”, animata dall’infatica-

bile Presidente Carlo Santunione, inconcomitanza con la presenza dei nu-merosi turisti durante i mesi di luglio eagosto, organizza delle giornate in cuinelle Messe domenicali in alcune chiesedella Vicaria del Mare della Diocesi diPitigliano-Sovana-Orbetello vengonopresentati l’attività e gli scopi dell’Asso-ciazione e si raccolgono le offerte dei fe-deli.

E’ un lavoro reso possibile dalla dispo-nibilità e dalla squisita generosità di di-versi sacerdoti di quel territoriodiocesano, che aprono le porte delleloro chiese ma prima di tutto del lorocuore per fare posto anche all’OPAM eai suoi Progetti. Quest’anno non hoavuto il coraggio di chiedere all’amicoCarlo se pensava di continuare l’inizia-tiva, non solo per la crisi in atto che col-pisce le fasce di persone maggiormentesensibili alle sofferenze dei poveri, masapendo che molte zone del Grossetanocolpite dall’alluvione di questa prima-vera devono affrontare la ricostruzione.Ed invece sorprendentemente ho rice-vuto dall'amico Santunione un fax cheiniziava così: “Non so a chi attribuirequesto miracolo, ma è la verità: siamo ingrado di finanziare un progetto. Hopianto di gioia…». Seguiva l’elenco delleParrocchie che avevano aperto anchequest’anno le porte all’OPAM. Li vogliamo ricordare questi amici del-l'OPAM perché meritano la nostra ri-conoscenza per l’esempio di carità checi offrono. In primo luogo il Vescovo,Mons. Guglielmo Borghetti, che ha ce-lebrato la Messa al Monte dai Padri Pas-sionisti ricordando l’OPAM e le tantealfabetizzazioni che ciascuno può realiz-zare. Poi: don Pietro Natali, parrocodella Concattedrale di Orbetello, DonTito Testi e Don Mulenga Bavu, par-roco e vicario collaboratore di S. Paolodella Croce a Neghelli (Orbetello), DonSandro Lusini, arciprete delle chieseparrocchiali a Porto S. Stefano, il pas-sionista Padre Vittorio Bruni, rettoredel Convento della Presentazione sulMonte Argentario. Grazie a tutti loro e all’impegno di chiorganizza queste giornate è stato possi-bile completare un progetto di sostegnodegli stipendi agli insegnanti in un vil-laggio dell’Eritrea. Grazie di cuore anche da parte dei bam-bini che avranno garantito l’insegna-mento per tutto l’anno.

Don Aldo Martini

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O.P.A.M. - Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo - ONG-ONLUS. Mensile di informazione - Direttore: Aldo Martini - DirettoreResponsabile: Mario Sgarbossa - Redazione: Alfredo Bona, Anna Maria Errera, Fabrizio Consorti, Fabrizio Corti, Carla Degli Esposti, Franco DiTella - Autorizz. del Tribunale di Roma n. 14589 del 7-6-1972. Grafica: Stefano Carfora. Stampa: ABILGRAPH - Via Pietro Ottoboni, 11 - 00159 Roma, Tel. 06.4393933Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 • Quota annuale 15 € - 23 CH.F.

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