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    Claudio Nardi - Le Termopili ed il potere navale - Erodoto riletto secondo Mahan

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    Le Termopili

    ed il potere navaleErodoto riletto secondo Mahan

    di Claudio Nardi

    Introduzione

    Sono stati pubblicati diversi studi sul potere marittimo1nellantichit,focalizzandosi principalmente sul potere marittimo ateniese nella Guerradel Peloponneso e sul potere marittimo romano, in confronto a questi sitrovano solo accenni sparsi al potere navale nel corso della GuerrePersiane, anche se in realt fu proprio nel corso di tali guerre che mise lesue radici il potere marittimo ateniese, che, nello stesso secolo, avrebbedominato il Mediterraneo Orientale. Nel corso delle Guerre Persiane si

    pu parlare solo di potere navale e non di potere marittimo, dato che i

    1Nel corso di questo scritto si identificher il potere marittimo (sea powerin Mahan)come il potere complessivo della nazione sul mare, mentre si identificher il poterenavale (naval power in Mahan) come il potere della flotta militare dello stato. (vediAntonio Flamigni, Evoluzione del potere marittimo nella storia, USMM, Roma 2011,pp. 2-3).

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    persiani non riuscirono mai ad avere un vero e proprio potere marittimonel Mare Egeo, mentre gli ateniesi lo ottennero solo successivamente ecome conseguenza delle Guerre Persiane stesse, tant vero che gliammiragli in capo della flotta coalizzata erano spartani e divenneroateniesi solo poco prima di quella che Erodoto considera la conclusionedelle guerre (loccupazione di Sesto).

    Certamente una lettura delleguerre persiane fatta unicamentesulla base del potere navale

    uninterpretazione parziale deglieventi, se non altro perch battaglierilevanti per lesito delle guerre,come Maratona e Platea, furonobattaglie terrestri, tuttavia alcuniaspetti di queste guerre possonoessere interpretati efficacementeproprio basandosi sulle analisi delXX secolo relative allo sviluppo edalluso del potere marittimo.

    Naturalmente questa analisi fattatenendo conto sia della tecnologiadellepoca sia dello spazio limitato(daltro canto anche la talassocraziaateniese non si estese oltre alMediterraneo Orientale, ed iltentativo di allargarla fino allaSicilia port al disastro della citt).

    Comunque molto interessante la possibilit di analizzare un conflittocondotto con le trireme prendendo come base i concetti di impiego navalidella vela e del motore.

    La natura del potere navale greco e persiano

    La potenza navale greca e quella persiana hanno una caratteristicacomune, nel senso che non erano marine unitarie, cio prodotte daununica visione strategica (o, ancora meglio, di grande strategia) degli

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    aspetti caratteristici delle attivit marittime, ma erano un raggruppamentodi squadre navali gestite ognuna in maniera autonoma e riunite sotto gliordini di un comandante in capo che aveva quel ruolo per motivi politicie non legati alla sua capacit marinara. Erodoto elenca, nelle forze diSerse, dieci squadre etniche2, mentre le forze navali greche erano forniteda ben quattordici citt diverse3.

    Questo fatto presenta una particolarit notevole nel potere navale dientrambi i contendenti, dato che i marinai, sia pure tecnicamente esperti,non erano legati culturalmente al comando supremo. Sia a Venezia sia

    nellInghilterra del XVII e XVIII secolo, tanto per citare i due casi tipicidi nazioni la cui influenza politica era basata sul proprio poteremarittimo, gli equipaggi delle navi erano veneziani e inglesi, quindi,nonostante gli arruolamenti forzati in uso nella Royal Navy, tutto ilpersonale condivideva i principi che erano alla base del sentire comunenella nazione. Invece nella marina persiana ed in quella greca dellepocagli uomini erano completamente estranei ai loro comandanti supremi, emolto pi legati ai comandanti delle loro squadre. In questo modo eraimpossibile stabilire fra i comandanti supremi (designati direttamente dalGran Re o scelti politicamente fra le citt stato greche) che generalmenteavevano una spiccata mentalit terrestre ed il personale navigante

    unidentit di visione e di scopo tale da poter fare della marina unelemento unico i cui fini fossero ben chiari e condivisi dallammiragliofino allultimo rematore.

    La struttura dellImpero Persiano e il suo effetto sul potere marittimo

    LImpero Persiano, come noto, era diviso in satrapie, in cui ognisatrapo aveva praticamente i poteri di un vicer, quindi forniva al GranRe le forze (terrestri e marittime) necessarie per le azioni militaririchieste per la sicurezza o lespansione dellimpero. A causa di questa

    struttura dellimpero le truppe di terra operavano per contingenti fornitidai vari satrapi ed armati con larmamento convenzionale delletnia diprovenienza, quindi erano costretti ad operare tatticamente ciascuno in

    2Er., VII, 89-95.3Strauss, op. cit. in bibliografia p. 17.

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    modo diverso dallaltro. La marina era completamente straniera, almenoper quel che riguarda le navi ed i marinai, lunico personale persianoimbarcato sulle navi erano i fanti di marina medi, persiani e saci, ingran parte arcieri, destinati a distruggere lequipaggio nemico prima diarrivare al contatto fra le navi. Il personale navigante (marinai,nocchieri e vogatori) invece era tutto straniero, come di costruzionestraniera era lo scafo su cui erano imbarcati. In pratica lo stato persianoera uno stato feudale, ed un ammiraglio designato direttamente dal recontrollava le squadre messe a disposizione dalle varie nazionalit,ognuna con la sua catena di comando e soprattutto i suoi criteri operativie procedure tattiche indipendenti. Daltra parte una struttura militarefeudale, come quella persiana, non era motivata a dare il meglio se nonera stimolata direttamente dai comandanti pi elevati, quindi eranecessaria la presenza costante dei capi supremi o dei loro subordinatidiretti per ottenere il meglio dagli uomini4. La catena di comandopersiana inoltre era molto fragile, in quanto dipendeva notevolmente daicomandanti delle squadre, quindi, nel caso che i comandanti dovesserouscire per qualsiasi motivo dalla battaglia, la catena di comandocollassava e praticamente tutta la squadra si sbandava o si dava alla fuga.

    Chiaramente una marina strutturata come quella dellimpero, cio con

    squadre navali militari che potevano garantire il potere navale, se tenutestrettamente sotto controllo, ma priva di una visione strategica organicadellutilizzo commerciale ed economico di tale potere navale (i principalistati marittimi, cio fenici, greci della Ionia ed egiziani, in campoeconomico si facevano una guerra commerciale spietata) non potevaaspirare a quello che si definisce il potere marittimo. Per di pi le variemarine erano in concorrenza fra loro per acquistare maggiori meriti difronte al Gran Re, per questo motivo la flotta persiana era unidea pipolitica che navale, nel senso che ogni singolo capitano era pipreoccupato di ottenere il favore del Gran Re che di operare in modounitario col resto della flotta5. Infine era esclusa ununificazione dellecostruzioni nei cantieri dellimpero, dato che costruzioni migliorate intermini di prestazioni davano anche un vantaggio nelluso commercialedelle navi stesse, quindi ogni nazione si guardava bene dal divulgare

    4Strauss, op. cit. in bibliografia, p. 98.5Strauss, op. cit. in bibliografia, p. 184 e p. 206.

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    verso i concorrenti nellimpero qualsiasi miglioria avesse portato alle suenavi, e ci portava ad una mancanza completa di standardizzazione perquanto riguardava le prestazioni delle unit.

    Continuando ad esaminare le caratteristiche che influenzano il poteremarittimo secondo Mahan6, cio le condizioni politiche, geografiche edeconomiche dello stato, si vede che, mentre le caratteristiche geografichedellimpero erano estremamente favorevoli (controllo sulle coste orientalidellEgeo e sulla costa egiziana e dominio degli accessi del Mediterraneodal Mar Nero) alla creazione di un potere marittimo almeno nella parte di

    Mediterraneo a oriente della Grecia, quelle politiche (che Mahan chiamacarattere del popolo e carattere del governo) non erano tali dafavorire lo sviluppo di un potere marittimo, i persiani (cio letniadominante dellimpero) fino a poche generazioni prima erano totalmente

    6A.T. Mahan, op. cit. in bibliografia, p. 64.

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    avulsi dal mare ed il governo era interessato essenzialmente ad uncontrollo dello spazio terrestre e non allo sviluppo di una flotta chepermettesse la proiezione oltremare di tale potenza. Sotto questo aspetto significativo che, subito dopo Salamina il parere prevalente fosse che labattaglia non fosse stata decisiva, dato che Non da uno scontro di legnidipende lesito della nostra impresa, ma da una lotta di guerrieri ecavalli7. Altrettanto rilevante che i maggiori rappresentanti della classedirigente persiana, alla notizia della sconfitta diedero grandi segni dicordoglio non tanto per il dolore delle navi perdute, quanto perchtemevano per la persona stessa del re8, dimostrando cos di non averafferrato il significato di una sconfitta navale cos decisiva per le sortidella campagna e dello stesso impero.

    Anche gli interessi economici dellimpero lo portavano ad orientarsiverso un dominio terrestre, controllando le vie delle spezie che dallIndiae dallArabia portavano alle coste mediterranee, ma disinteressandosi (afavore dei popoli soggetti) del commercio verso lEuropa e lAfrica ditali prodotti. Invece era rilevante, ed ebbe un peso nello sviluppo deirapporti fra lImpero Persiano e la Grecia, il controllo esercitatodallimpero sugli stretti del Mar Nero, controllo che economicamentepenalizzava le importazioni di grano dalla Scitia (Ucraina) verso il

    territorio europeo della Grecia.

    La marina greca

    Dallaltra parte, se guardiamo la situazione della marina greca, non latroviamo molto migliore. La marina greca non era meno spezzettata diquella persiana, fra le varie citt stato, ognuna delle quali perseguivaprima i suoi interessi e solo in subordine quelli che potremmo definirenazionali se allepoca i greci avessero avuto il concetto di nazione. Perquanto riguarda la direzione strategica tuttavia la situazione era ancora

    peggiore, nel senso che, ad un comandante supremo (spartano per tutta ladurata delle guerre) si sovrapponevano i comandanti dei contingenti pipotenti della flotta, primi fra tutti quello ateniese e quello corinzio. Se si

    7Er., VIII, 100.8Er., VIII, 99.

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    aggiunge che, dal punto di vista della migliore strategia per lutilizzodella flotta greca, i due comandanti di tali contingenti avevano visionidiametralmente opposte, in quanto legate agli interessi strategici dellapropria citt, si comprende come il potere marittimo fosse molto lontanodallorizzonte della marina greca. Il presunto stratagemma di Temistocledi forzare la battaglia di Salamina mandando informazioni al Gran Re9(informazioni che, anche se incomplete, non erano comunque false), seeffettuato in una marina unitaria (e soprattutto se a Salamina i grecifossero stati sconfitti) avrebbe potuto essere risolto solo con un processoper alto tradimento.

    Tuttavia, rianalizzando le caratteristiche indicate da Mahanrelativamente al potere marittimo, vediamo che, pur essendo totalmenteassente una posizione unitaria, ed anzi, mentre i popoli dellimperopresentavano caratteristiche politicamente omogenee nellambito di tuttolimpero, le citt greche erano perennemente in guerra fra loro, vediamoche invece la posizione geografica ed il carattere del popolo eranofavorevoli allo sviluppo di un potere marittimo, anche per il grandesviluppo che aveva in tutta la Grecia il commercio per via marittima. Perricordare il carattere del popolo non bisogna dimenticare che il poemaepico marinaro pi grande dellantichit, lOdissea, era scritto in greco ed

    i giovani greci, anche delle zone della Grecia che non si affacciavanodirettamente sul mare, lo conoscevano a fondo, quindi Ulisse era perloro un esempio di vita quanto lo erano Achille ed Aiace. Praticamente lecondizioni greche erano quelle di una potenza navale che si sarebbetrasformata in potenza marittima se solo gli eventi avessero catalizzato lesue energie dirigendole verso uno scopo unico.

    Il potere navale ateniese, anche se a posteriori stato esaltato comeunintuizione di Temistocle per fermare lImpero Persiano, in realtnacque per contrastare le altre citt stato greche, e in primo luogo Egina,leterna rivale posta proprio di fronte ad Atene. Per arrivare ad un vero e

    proprio potere marittimo fu necessario che gli ateniesi prendesserodimperio il comando della flotta greca e che stabilissero una precisacatena di comando, finch arrivarono a non avere pi una marina alleata,ma unicamente una marina ateniese entro cui operavano le forze dellaLega di Delo.

    9Erodoto, StorieVIII, 75.

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    I mezzi

    Il potere navale strettamente dipendente dalla tecnologia, un poteremarittimo come quellodellInghilterra nel XVIII secolo molto diverso dal poteremarittimo di Venezia ed ancorapi diverso da quello di Romadopo le Guerre Puniche, quindiper prima cosa opportunoanalizzare, nei limiti delpossibile, gli strumenti di talepotere, cio le navi che eranousate dalle flotte dellepoca. Ilparametro tecnologico comune intutte el flotte dellepoca era lapropulsione delle naviunicamente a remi, dato che levele, sulle navi da guerra, erano

    utilizzate solo per i trasferimentied in battaglia erano tenuteabbassate o lasciate a riva.

    Le caratteristiche operative chedistinguono sostanzialmente lenavi a remi da quelle propulse avela o a motore il rapporto frala stazza della nave ed il numerodi uomini di equipaggio. Poichlenergia per la propulsione dellanave fornita direttamente dagli

    uomini dellequipaggio, ci comporta, rispetto ad altri metodi dipropulsione ed a parit di dislocamento, sia un maggiore affollamento siauna maggiore richiesta di mezzi di sostentamento (viveri ed acqua) perlequipaggio stesso. Questa maggiore necessit di viveri richiede per lenavi a remi o una pesantissima catena logistica (pesantissima, in quantorealizzata con altre navi a remi) che le rifornisca di viveri in mare o la

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    necessit di approdi frequenti per rifornirsi di viveri ed acqua. Per fare iconfronti, una trireme greca con 40 t di dislocamento richiedeva unequipaggio di 200 uomini (5 uomini/t), la Victory (lammiraglia diNelson a Trafalgar) aveva un equipaggio di circa 850 uomini per undislocamento di 3500 t (0.24 uomini/t)10 mentre la Bismarck (lacorazzata tedesca che oper nel 1941 nellAtlantico settentrionale) difronte ad un dislocamento di 50000 t aveva 2100 uomini di equipaggio(circa 0.04 uomini/t)11. Riguardo alle principali caratteristiche richiestealle navi da guerra (mobilit, tenuta del mare, raggio operativo) le navi aremi hanno certamente unottima mobilit, mentre sono carenti (e loerano in particolare le trireme) sia per tenuta del mare sia per raggiooperativo. Questi fattori limitavano la capacit operativa delle flotte aisoli mesi estivi12.

    Relativamente allestrazione degli equipaggi si sa bene che gliequipaggi ateniesi, e probabilmente tutti quelli greci, erano formati daiteti, cio dalla parte di popolazione che non aveva possessi fondiari.Analogamente si pu pensare che anche i fenici e gli ioni utilizzasserocome rematori uomini liberi e non schiavi. Invece non si sa come fosseroreclutati gli equipaggi egiziani e delle altre provincie dellImperoPersiano. Lestrazione popolare dei marinai della flotta greca ha una

    notevole importanza per quanto riguarda la motivazione del personalenavigante, dato che ogni rematore ed ogni marinaio era direttamenteinteressato alla prosperit della propria citt ed allindipendenza politicacittadina, che gli garantiva voce in capitolo nella gestione della politicainterna. Questa importanza dei teti per la sicurezza e la prosperit dellacitt ebbe un peso non indifferente sulla democratizzazione ateniese, chenon poteva spingersi troppo a negare diritti di intervento negli affaripubblici (isegoria - 13) a quella che era la classe che sosteneva lacitt commercialmente e militarmente.

    10http://it.wikipedia.org/wiki/HMS_Victory, edizione del 23/08/2013.11http://it.wikipedia.org/wiki/Bismarck_(nave_da_battaglia) edizione del 23/08/2013.12William Oliver Stevens and Allan Westcott,A history of sea power, George H. DoranCompany, New York (US), 1920 p. 24.13Per il significato e levoluzione del concetto di isegoria vedi Marcello Nardi, Demos eKratos, Pisa, Editrice Giardini, 1971 pp. 27-38.

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    La trireme greca

    La trireme rappresentava la capital ship dellepoca, cio la nave daguerra per eccellenza. Senza entrare nei particolari tecnici, non ancoradel tutto chiariti, si trattava di una nave con lunghezza di circa 37 m elarghezza di 4-6 m, quindi con un coefficiente di finezza14di 6-915, spintada 170 rematori posti su tre ordini scaglionati in altezza, con un singolorematore per remo16. La trireme ateniese non aveva un ponte continuo,ma solo passerelle laterali e centrali, e ci comportava che potevaimbarcare solo un numero limitato di truppe combattenti, cio circa 10opliti e 4 arcieri, che, a causa delle condizioni di scarsa stabilit dellanave e della scarsa larghezza dellepasserelle, dovevano combattereinginocchiati.

    La trireme aveva un albero al centroed un alberetto a prua entrambi conuna vela quadra per gli spostamenti,ma in combattimento ammainava levele ed abbatteva gli alberi.

    Larmamento principale delle triremeera dato dal rostro, in legno e copertoda lamine affilate di bronzo. Il rostroserviva sia per speronare (e quindisfondare) gli scafi avversari, sia pertagliare una fila di remi, rendendo intal modo la nave un bersaglio immobile e quindi facilmente abbordabileo affondabile.

    14 In questo contesto, tenendo conto dei dubbi sulle sagome effettive delle navidellepoca, si considera il coefficiente di finezza della nave uguale al rapporto fra lalunghezza della nave e la sua larghezza massima al galleggiamento. Notare che,aumentando il coefficiente di finezza, diminuisce la potenza necessaria a farraggiungere una determinata velocit alla nave.15A. Flamigni, op. cit. in bibliografia, pp. 9-10.16F. Avilia, op. cit. in bibliografia, p. 100.

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    La trireme era concepita per la velocit, a ritmo normale era in grado ditenere velocit fino circa 7 nodi17, ma in battaglia per brevi periodipoteva arrivare a 9-10 nodi. Oltre ai rematori la trireme greca portava unatrentina di membri dellequipaggio fra fanti di marina, nocchieri, trierarcae marinai tutto fare. Il timone era doppio, come per tutte le navidellepoca, ed era formato da due remi con la pala allargata fatti passare apoppa da occhioni appositi, i due timoni agivano ruotando sul loro asseentro gli occhioni ed erano manovrati da un solo timoniere18.

    La trireme greca, avendo il ponte in gran parte scoperto e la fila pi

    bassa di rematori quasi al livello dellacqua non era in grado disopportare un mare appena mosso, tanto che onde pi alte di un metropotevano metterla in serie difficolt19.

    Le trireme greche rappresentavano uno strumento unicamente per ildominio del mare, dato che sia come spazio sia come riserva digalleggiamento non potevano portare un carico pagante sufficiente pergiustificare il costo del trasporto (basta pensare ad una mano dopera di

    17 Tucidide, La Guerra del Peloponneso, III, 49, indica che una trireme, mandata in

    missione nel 427 a. C., percorse la rotta Pireo Lesbo (183 miglia) in 24 ore, quindi conuna velocit media di circa 7.6 nodi, mentre Senofonte, Anabasi, 6.4.2, indica che ilpercorso da Bisanzio ad Heraclea (129 miglia) poteva essere percorso in una giornata(17 ore, con 2 di riposo), quindi ad una velocit di 8.6 nodi.18F. Avilia, op. cit. in bibliografia p. 106 e Strauss, op. cit. in bibliografia p. 146.19 William Shpeherd, Salamis 480 BC, The naval campaign that saved the Greece,Osprey Publishing, Oxford UK, 2010 p. 25.

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    200 persone per rendersi conto dei costi dello spostamento di unatrireme)20. Il dislocamento della trireme era di circa 40 t21, considerando200 uomini di equipaggio del peso approssimativo di 70 kg ciascuno siha un carico utile di circa 24 t, da cui bisogna detrarre tutti i viveri(compresa lacqua, pari circa a 1400 kg per giorno per tuttolequipaggio22) ed il materiale di armamento. Ci rendeva la trireme utileeconomicamente solo per carichi ad alto valore aggiunto e soprattuttocarichi che dovessero essere portati a destinazione in tempi relativamentebrevi, sfruttando lalta velocit della nave. Quindi la trireme, dal punto divista economico, era pi che altro una spesa, senza possibilit di portarefacilmente un reddito affidabile al proprietario. Per questo motivo e,considerando che erano oggetti che dovevano utilizzare le tecnologie piavanzate dellepoca, quindi molto costosi in termini di risorse23,praticamente per la maggior parte erano sovvenzionate dallo stato,mentre i privati potevano costruirle e gestirle vantaggiosamente solo perutilizzarle nella lotta contro la pirateria, che era endemica nelMediterraneo Orientale, o per trasporti ad altissimo valore aggiunto. AdAtene le trireme potevano essere costruite ed armate da privati (trierarca)come servizio equivalente al pagamento delle tasse dovute allo stato24.

    Contrariamente allopinione comune le trireme greche erano in linea di

    massima pi pesanti delle trireme fenicie, dato che erano costruite conlegno di pino, invece che col legno di cedro usato dai Fenici25, questo in

    20William Oliver Stevens and Allan Westcott,A history of sea power, George H. DoranCompany, New York (US), 1920 p. 24.21A. Flamigni, op. cit. in bibliografia p. 10.22Strauss op. cit. in bibliografia p. xx.23P. Krentz, op. cit. in bibliografia p. 88.24Vedi https://cliojournal.wikispaces.com/Greek+warships - Voce Greek Warships andNaval Warfare.25Il legno di pino ha una sollecitazione di rottura di 5000 psi (34 MPa), mentre il legnodi cedro ha una sollecitazione di rottura di 6600 psi (45 MPa) (Perry, ChemicalEngineer Handbook, Mc Grow Hill New York, 4 thedition, 1963, Table 23-12), quindiuna nave in legno di cedro avr, a parit di resistenza e di stazza, un peso inferiore dicirca il 30% rispetto a una nave in legno di pino.

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    realt poteva rappresentare un vantaggio in condizioni di forte ventolaterale, in quanto riduceva lo scarroccio della nave26.

    La trireme fenicia

    Quanto sopra si riferisce alle trireme greche, per cui abbiamosufficienti riferimenti storici attendibili, invece molto probabile che,soprattutto allepoca delle guerre persiane, le trireme fenice avessero undislocamento maggiore di quelle greche, pur conservando la stessalunghezza27, in quanto studiate anche per il commercio e soprattutto persostenere il mare aperto nel Mediterraneo Orientale oltre che per leattivit belliche, quindi, a spese di una minore velocit (minore

    26Strauss, op. cit. in bibliografia p. 153, indica che le navi persiane erano maggiormentesoggette al vento a causa della loro maggiore altezza sullacqua e della loro minoremassa.27Strauss, op. cit. in bibliografia, p. xviii.

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    coefficiente di finezza), avessero una migliore tenuta del mare ed unamaggiore capacit di carico28.

    La composizione precisa dellequipaggio non nota, tuttavia si sa chesulle trireme fenicie erano imbarcati 40 fanti di marina, tutti originaridellAsia centrale, invece dei 14 imbarcati su una trireme greca29. Perquesto motivo le trireme fenicie, invece di avere uno scafo semiapertocon solo una passerella al centro, avevano un ponte di coperta continuo,protetto da parapetti per evitare che i fanti imbarcati cadessero in mare. Aquesti parapetti erano appesi gli scudi delle truppe imbarcate. Il rostro

    delle trireme fenicie era pi sottile e allungato di quello delle triremegreche30.

    Queste caratteristiche si riflettevano sullimpiego tattico delle trireme,dato che, potendo trasportare un numero maggiore di soldati ed avendouna velocit pi bassa rispetto alle navi greche, era preferibile lazione adistanza (con gli arcieri) e successivamente labbordaggio invece dellosperonamento, la cui efficacia dipende dalla quantit di moto della nave.Queste scelte tattiche erano favorite anche dai comandanti persiani, che,come avrebbero fatto i romani pi di due secoli dopo, sentendosi pi fortia terra che nel mare, tentavano di trasformare le battaglie navali in

    battaglie terrestri sul mare

    31

    .

    La pentecontere

    La pentecontere era una nave propulsa da 50 rematori su uno o dueordini, le cui tipologie potevano essere32:

    - pentecontere monoreme, 50 rematori per 50 remi

    28William Shephered, Salamis, Osprey Publishing, Oxford, 2010 p. 28.29Strauss, op. cit., p. xix.30William Shephered, op. cit.,p. 28.31Strauss, op. cit. in bibliografia, p. xix.32F. Avilia, op. cit. in bibliografia, p. 87.

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    - pentecontere monoreme a scaloccio33, 52 rematori per 26 remi(probabilmente, date le caratteristiche tecniche, questo tipo di nave nonera pi utilizzato per scopi militari allepoca delle Guerre Persiane34)

    - pentecontere diere, 100 rematori su 2 livelli sfalsati o sovrapposti per100 remi (50 per fiancata)

    Era lunga circa 30 m e larga circa 5 m, quindi con un coefficiente difinezza di 635, utilizzata sia come nave mercantile sia come nave daguerra, pi antica, quindi meno avanzata tecnologicamente, della trireme.Le pentecontere avevano un solo albero a vele quadrata, ed anche esseammainavano la vela e abbattevano lalbero in combattimento.Lequipaggio era di una decina di uomini oltre ai rematori, quindi cometruppe combattenti extra equipaggio potevano essere disponibili 4-5uomini. Le caratteristiche di velocit delle pentecontere non sono note,

    33Si dice a scaloccio quando due o pi rematori spingono sullo stesso remo, F. Avilia,

    op. cit. in bibliografia, Glossario.34 Questo tipo di nave corrisponde alla nave Argo, come descritta da Apollodoro,Argonautiche, tuttavia una nave di tale tipo, avendo una lunghezza circa met dellapentecontere monoreme, ed una larghezza che non poteva essere minore, avrebbe avutoun coefficiente di finezza attorno a 3, quindi molto pi simile a quello di una nave datrasporto che a quello di una nave da guerra.35F. Avilia, op. cit. in bibliografia, p. 77.

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    comunque la velocit doveva essere pi bassa di quella delle trireme,mentre la capacit di carico probabilmente era maggiore.

    Anche le pentecontere in combattimento si affidavano al rostro, dicostruzione non ancora sofisticata come quello della trireme, ma con un amassa unica applicata ad un prolungamento della chiglia36.

    Alla battaglia dellArtemisio la flotta greca era composta, secondoErodoto37, da 271 navi (probabilmente trireme) e 9 pentecontere,mentre la flotta persiana era composta, sempre secondo Erodoto38 da1207 trireme, Erodoto indica che le navi fenicie reggevano il maremeglio delle altre39 e, in altri passi40, sostiene che erano pi robuste epesanti delle navi greche.

    Le navi da trasporto

    Le navi da trasporto, indicate come gauloi dai greci e golahdai fenici,erano propulse prevalentemente a vela e potevano operare unicamentenella bella stagione, per essere tirate in secco in inverno. Avevano unalunghezza di 15-30 m ed una larghezza di 4-7, per un coefficiente difinezza di 441. Naturalmente ne esistevano di molti tipi e di dimensioni

    anche molto diverse fra loro.Relativamente ai relitti recuperati a Gela (V secolo a. C.)42 ed a

    Kyrenia (IV secolo a. C.)43 le dimensioni delle navi, propulseprincipalmente a vela, erano di 17.4 m per 6.8 m (Gela) e 15 m per 4-5 m(Kyrenia), entrambe le navi portavano carichi per circa 50 t.

    36F. Avilia, op. cit. in bibliografia p. 91.37Er., VIII, 1.38

    Er., VII, 89-95.39Er., VII, 96.40Per esempio, Er., VIII, 10.41 http://www.cosedimare.com/2012/04/le-navi-dei-fenici/42F. Avilia, op. cit p. 96.43F. Avilia, op. cit- p. 110.

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    Le basi

    Allepoca era uso comune alare le navi (almeno le navi da guerra, pileggere delle navi da carico) a terra durante la notte, anche per permettere

    allequipaggio distendersi per dormire,considerando che suuna trireme o su unapentecontere lospazio disponibile eramolto limitato.Inoltre solo a terraera possibilerifornirsi di acqua ecuocere il cibo. Perquesti motivi le basierano fondamentaliper tutte le flottemediterranee. Daltra

    parte nellEgeo la grande quantit di isole permetteva di avere basi nonattrezzate, soprattutto per il rifornimento di acqua, quasi dovunque.Invece le basi attrezzate erano limitate alle sole citt principali delle isolee della costa.

    Tuttavia le basi attrezzate, o almeno delle aree di approdo protette daiventi, erano necessarie per il ricovero di una quantit significativa dinavi, quindi il problema delle basi non era irrilevante nellepoca checonsideriamo. Nel VI secolo a. C. era gi iniziata la costruzione nelMediterraneo di porti artificiali, oltre allutilizzo di punti di approdonaturali44, quindi si pu gi cominciare a parlare di basi navali.Immediatamente dopo le Guerre persiane inizia la costruzione del porto

    del Pireo, che rappresenta una vera e propria base navale, in cui potevaessere ricoverata ed allestita tutta la flotta ateniese.

    In Grecia le basi erano disperse lungo tutta la costa, basi principalisulla costa orientale della Grecia erano il Falero, allepoca il porto di

    44F. Avilia, op. cit. in bibliografia p. 25.

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    Atene, Egina, Megara e le citt dellEubea, come si vede erano tutteconcentrate in uno spazio molto limitato fra listmo di Corinto e lAttica.Nelle isole le basi principali erano a Samo, Lesbo, Nasso e Delo. Pilontane, ma rilevanti per il controllo del Mar Egeo, erano le basi di Rodie di Cipro. Sulla costa asiatica dellEgeo le basi principali erano Efeso,Mileto e Abido. Nel Mar di Marmara Bisanzio era fondamentale per ilcontrollo che permetteva sul traffico fra il Mar Nero ed il Mare Egeo.Sulla costa settentrionale dellEgeo le basi principali erano Abdera,Eione e Terme.

    Allinizio della rivolta ionica lImpero Persiano controllava le basidella Fenicia (quindi molto lontane45, considerando le capacit dimovimento delle navi dellepoca, dal teatro di guerra), ma, nel corsodella repressione della rivolta, conquist tutte le basi sulla costa orientalee le basi delle isole pi prossime alla costa (Samo e Chio). Dopo aversedato la rivolta limpero si assicur anche il controllo di Lesbo e dellebasi sulla costa settentrionale del Mar Egeo e dellEllesponto.

    Quindi allinizio delle Guerre Persiane vere e proprie lEgeo eracontrollato dai persiani, mentre i greci avevano il controllo solo sullacosta occidentale, in questa situazione strategica diventava molto

    importante il controllo di Nasso e Delo, dato che i greci, partendo dalleloro basi, potevano arrivare alle coste ioniche solo passando a suddellEubea, poich il passaggio a nord dellisola era bloccato dagli strettidellArtemisio, facilmente controllabili dalle basi sulla costasettentrionale. Infatti nel corso della Prima Guerra Persiana (spedizionedi Dario contro Atene ed Eretria) la prima preoccupazione dellimpero fuquella di assicurarsi il controllo di Nasso e successivamente delle basi inEubea, prima di dirigersi su Atene.

    Nella Seconda Guerra Persiana (invasione della Grecia da parte diSerse) invece furono fondamentali le basi sulla costa settentrionaledellEgeo, che permettevano alla flotta di mantenere le linee di

    comunicazione per portare i rifornimenti allesercito che marciava versosud. Restava tuttavia aperto il problema del fatto che le basi sulla costasettentrionale dellEgeo, a parte quelle maggiori, erano incapaci di

    45 La rotta fra la Fenicia e Mileto lunga circa 650 miglia, corrispondentiapprossimativamente a 10 giorni di viaggio.

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    fornire appoggio e scalo a tutta la flotta persiana, composta da pi dimille navi, cosa particolarmente pericolosa in caso di tempeste46.Probabilmente lo schieramento delle navi persiane a capo Sepia, che, acausa dello spazio limitato per lapprodo, le costrinse a tenere gran partedella flotta ormeggiata in mare e non alata a terra, fu una delle cause deldisastro provocato alla tempesta che colp la zona mentre i greci eranoriparati allArtemisio47.

    Il potere navale persiano da Ciro a Dario

    LImpero Persiano nacque come impero terrestre lontano dal mare efondandosi sulla superiorit delle armi persiane rispetto a quelle primadei medi e poi dei babilonesi. Quindi quando Ciro espanse il suo imperofino alla Lidia, che al tempo gi controllava politicamente le colonieioniche dellAsia Minore48situate sulla terraferma, inizialmente i colonigreci, particolarmente quelli stanziati nelle isole dellEgeo, nonvalutarono correttamente il pericolo, poich i persiani, almeno fino a quelmomento, non avevano una flotta. Dato che la potenza delle colonie erasostanzialmente una potenza orientata al mare, in quanto queste avevanoflotte mercantili pur senza avere flotte militari, esse non percepirono

    inizialmente il rischio proveniente dalla presenza di un impero in pienaespansione ai propri confini. Subito dopo la caduta della Lidia Ciro avevainviato Arpagone ad occupare le citt greche sul continente, ad eccezionedi Mileto (che aveva gi stretto patti con lui), espugnando praticamentetutte le citt sulla terraferma, mentre gli ioni delle isole furonoconquistati solo in parte.

    Nel 539 a. C. Ciro conquist Babilonia e poco dopo ebbe gli omaggisimbolici che rendevano le citt fenice vassalle dellimpero. A quel puntolImpero Persiano aveva anche una flotta e marinai esperti permanovrarla. Con loccupazione delle basi della Fenicia e lacquisizione

    della tecnologia marittima dei fenici lImpero Persiano era diventato,oltre che la pi grande potenza terrestre dellepoca, anche una potenza

    46Strauss, op. cit. in bibliografia p. 43 e p. 47.47Strauss, op. cit. in bibliografia p. 19.48Er., I, 26.

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    navale. Allepoca la potenza navale dominante sul Mediterraneo eraproprio la Fenicia, con il fenici della madrepatria che dominavano ilMediterraneo Orientale e con i cartaginesi, che erano fenici emigrati inAfrica, che dominavano il Mediterraneo Occidentale. In questo modolimpero aveva a disposizione due flotte, una sulla costa orientaledellEgeo armata con gli equipaggi degli ioni ed una sulla costa delMediterraneo Orientale armata con gli equipaggi dei fenici. Ma, mentrela flotta ionica era formata da un certo numero di piccole squadre,contrapposte fra loro nelle continue scaramucce fra le citt ioniche, la

    flotta fenicia era picompatta, ed anchetecnicamente pipreparata, quindiera considerata pifidata e favorita

    nellambitodellimpero49.

    Cambise,diventato re dopoCiro, durante il suo

    regno port sotto ildominio persianoanche lEgitto,quindi la flotta fu

    ulteriormente ampliata ed i traffici marittimi si espansero sulla costaafricana, occupata fino alle coste della Cirenaica, cio fino ai confini delterritorio controllato da Cartagine.

    In questo periodo i persiani, sotto il regno di Dario, iniziaronolesplorazione delle coste greche e del Mediterraneo Occidentale,inviando da Sidone due trireme ed una nave da carico che, dopo aver

    esplorato le coste del Peloponneso, si spinsero fino a Taranto e Crotone.Lesito della spedizione non fu comunque molto felice, dato che sulle

    49A.T. Olmstead, op. cit. in bibliografia p. 48.

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    costa della Japigia (Puglia) i dignitari di Dario furono catturati e salvatisolo in modo molto fortunoso50.

    Non ben chiaro limpatto economico dellinserimento nellimpero,durante il regno di Ciro, sulle colonie ioniche. Nel nuovo organismocomune queste dovettero infatti subire la concorrenza dei fenici, liberatidal dominio assiro-babilonese51. Dario estese il controllo persiano anchesu Samo, Lemno e Imbro, sulla costa europea del Mar Nero e inizilespansione verso la Macedonia e la Tessaglia. In questo modo limperopersiano, controllando gli stretti fra il Mar Nero ed il Mediterraneo,

    aveva il controllo dei rifornimenti del grano per la Grecia continentale,problema che gi aveva interessato gli achei ai tempi della guerra diTroia. Contemporaneamente aveva aperto un canale attraverso listmo diSuez, che permetteva il rifornimento dei beni dallArabia e dallIndiasenza che dovessero pi passare dallAsia Minore, diminuendo quindiulteriormente il commercio degli ioni. Da quel momento lImpero avevail controllo della ricchezza e dellapprovvigionamento delle popolazionigreche tanto asiatiche quanto europee52.

    La ribellione ionica

    Nel 499 a. C. una parte della Ionia si ribell alla Persia, la rivolta partda Mileto, sotto il controllo di Aristagora. Nonostante la chiarasuperiorit navale persiana inizialmente gli ioni non si preoccuparono dicrearsi una flotta, ma solo di trarre dalla loro parte la squadra persianapresente a Nasso53.

    La spiegazione che probabilmente le navi ioniche erano per lo pimercantili, mentre la squadra di Nasso doveva essere composta per lamaggior parte da triremi. La cattura di questa squadra permise alla flottaionica di avere un primo nucleo di navi attorno a cui organizzarsi. Quasiimmediatamente agli ioni si unirono altre popolazioni dellEgeo, in

    50Er., III 136 e segg.51Wolfagang Mill,Le Guerre persiane, p. 29.52A. T. Olmstead, op. cit. in bibliografia, p. 92, anche se altri autori considerano questaunepoca di prosperit per le citt della Ionia, in particolare Mileto.53P. Krentz,La battaglia di Maratona, p. 89.

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    particolare i Ciprioti, che si ribellarono alla dominazione persiana. Gliioni appoggiarono la ribellione di Cipro con una flotta potente, dacontrapporre alla flotta del Gran Re proveniente dalla Fenicia.

    chiaro e lineare il piano strategico persiano, probabilmente basato suiconsigli dei fenici, gi esperti di strategia e tattica navali, che apre lacampagna con unoperazione anfibia contro Cipro, per acquistare unabase di operazioni sicura contro lEgeo, i persiani, gi sbarcati, ebberoragione dellesercito cipriota. La flotta riusc a contenere la marinapersiana, ma lisola cadde ugualmente a causa della sconfitta delle forze

    terrestri che provoc la perdita delle basi terrestri costringendo gli ioni adabbandonare le acque di Cipro per ritirarsi nella parte settentrionaledellEgeo. Con la caduta di Cipro la flotta del Gran Re ebbe lapossibilit, dalle sue basi sulla costa della Fenicia e nellisola stessa, diirrompere in forze nel Mar Egeo. Successivamente gli ioni furonosconfitti in battaglie terrestri a Cipro e in Lidia, ed i persiani siprepararono ad assediare Mileto, la citt da cui era partita la rivolta e lapi prospera delle colonie asiatiche della Grecia. Gli ioni, avendochiaramente intuito che per difendere Mileto dovevano conservare lasuperiorit navale, diedero battaglia a Lade con una flotta beneequipaggiata di pi di trecento trireme, contrapposta ad una flotta di pi

    di seicento navi persiane. La battaglia ebbe un esito disastroso per gliioni, soprattutto a causa delle defezioni che decimarono la flotta. Dopo labattaglia di Lade e la conseguente caduta di Mileto gli eserciti del GranRe ebbero facilmente ragione delle citt e delle isole ioniche, che furonorapidamente riportate sotto il dominio persiano. Alla rivolta ionicaavevano partecipato gli ateniesi con un corpo di spedizione terrestre econ venti trireme, che vennero ritirate dopo breve tempo (prima dellabattaglia di Lade) e gli abitanti di Eretria, con cinque trireme.

    In seguito alla guerra contro gli ioni, la Persia sent la necessit diavere basi anche sulla sponda europea dellEllesponto e, per garantire la

    copertura di tali basi dal lato terra, spinse il suo controllo fino alla Traciaed alla Macedonia. Dario us la flotta per assicurarsi il controllo dellacosta europea dellEllesponto, occupando praticamente tutta la costa cheva dal Bosforo al Chersoneso (Penisola Calcidica). In questo modolImpero Persiano usciva dallAsia per iniziare la sua espansione inEuropa. Mardonio, operando unicamente con forze di terra, portnellorbita politica persiana Tracia e Macedonia, ma, quando tent di

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    utilizzare la flotta, dato che la stagione era ormai avanzata e si avvicinavalautunno, fu bloccato da una tempesta al largo del Chersoneso, tempestache praticamente distrusse la flotta che operava in appoggio allesercito.

    Analizzando il potere navale sotto Dario, fino alla spedizione inGrecia, si constata come flotta ed esercito operino di concerto, sia aCipro, sia successivamente a Mileto sia infine nella spedizione contro laTracia e la Macedonia. A Cipro la prima preoccupazione della flotta dioccupare le basi (Salamina di Cipro) da cui muovere lesercitonellinterno dellisola e controllare il mare attorno alla zona di

    operazioni. In questo periodo c una quasi perfetta coincidenza fra laflotta del Gran Re ed i fenici, tanto vero che Erodoto54, parlandodelloccupazione della costa europea dellEllesponto (Dardanelli), siriferisce esclusivamente ai fenici. Sussistono forti dubbi sullo scopofinale della spedizione europea di Mardonio, infatti Erodoto attribuisce aMardonio lo scopo di arrivare fino ad Atene, tuttavia pi plausibile chela spedizione fosse effettuata unicamente per riaffermare il dominiopersiano sulla costa settentrionale dellEgeo55, e sotto questo aspetto, laspedizione ebbe pieno successo. Tuttavia Erodoto, ritenendo che laspedizione fosse destinata ad attaccare Eretria ed Atene, attribuisce ilfallimento della spedizione in Europa al disastro della flotta.

    La spedizione contro Atene

    Allinizio della rivolta delle colonie ioniche (499 a. C.) Atene inviforze navali (20 trireme) ad appoggiare gli insorti, ma, appena le cose incampo terrestre cominciarono a volgere al peggio per le colonie, ritir lesue navi. Tuttavia Dario continu a organizzare le sue forze pervendicare quanto riteneva un torto, dato, che, in precedenza (507 a. C.),Atene aveva dato acqua e terra al Gran Re, riconoscendosi sottomessaallImpero Persiano.

    Dallaltro lato dellEgeo Atene cominci a costruire navi, sottolarcontato di Temistocle (493 a. C.), gettando le fondamenta di quelpotere navale, successivamente trasformato nel primo esempio storico di

    54Er., VI, 33.55W. Will,Le guerre persiane, p. 34.

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    potere marittimo, che avrebbe conservato fino al termine della Guerra delPeloponneso. Temistocle si mostr anche lungimirante per quantoriguardava la politica delle basi, ottenendo lapprovazionedellampliamento del porto del Pireo, dato che il vecchio porto (il Falero)non era sufficientemente ampio per contenere una grande flottamilitare56. Questo sviluppo non fu sempre in crescita, tanto che si ebbeuninterruzione prima dellinvasione bloccata a Maratona (490 a. C.) e furipreso solo quando cominci a profilarsi la minaccia di Serse.

    La spedizione navale

    La spedizione contro Nasso, Eretria ed Atene fu organizzata con curada parte di Dario,predisponendo la flotta elesercito in Cilicia erichiedendo ai vassallianche navi per iltrasporto dei cavalli. Inquesto modo predisposeunazione effettuata con

    lo spiegamento dellemigliori forze terrestri adisposizione dellimpero,cio della cavalleriameda e persiana. Laflotta, invece di puntareverso la costa nord

    dellEgeo e rischiare nuovamente il periplo del Chersoneso, dalla Ciliciadiresse direttamente da Samo verso Nasso, che fu occupata praticamentesenza resistenza da parte degli abitanti. Dopo aver distrutto la citt diNasso la flotta si diresse sulle altre isole dellEgeo, che furono tutte

    soggiogate e costrette a dare ostaggi, tranne Delo. Infine, con larrivo adEretria, dopo un breve assedio i persiani occuparono la citt e ladistrussero, rendendo schiavi e deportando gli abitanti. A quel punto,reimbarcati, si portarono in Attica, sbarcando a Maratona, in quanto il

    56W. Will,Le guerre persiane, p. 38.

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    luogo pi adatto dellAttica per impiegarvi la cavalleria57. Anche seintervennero altre motivazioni, probabilmente politiche, lo sbarco aMaratona pose i persiani per la prima volta sul suolo dellAttica e gliateniesi nella condizione di essere minacciati direttamente dallesercitopersiano.

    La battaglia di Maratona

    La descrizione data da Erodoto della battaglia alla luce degli antefattiappare molto poco credibile. Premesso che egli stesso afferma cheMaratona fu scelta come sito per lo sbarco con il fine di ottimizzare lusodella cavalleria (quindi dellarma che i persiani consideravano

    57Er., VI, 103.

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    giustamente decisiva in uno scontro con la falange oplitica) e che ilterreno doveva essere abbastanza aperto, dato che gli ateniesi attaccaronodi corsa58 (almeno negli ultimi metri prima del contatto col nemico),probabilmente per restare il minimo tempo possibile sotto il tiro degliarcieri, la descrizione della battaglia indica unazione di avvolgimentoalle ali da parte della fanteria greca. In pratica il centro greco, su unnumero di linee minore delle ali per poter avere lo stesso fronte deipersiani, si inflesse per lurto del nemico, che venne a trovarsi preso allespalle dalle ali, che erano riuscite a sconfiggere le ali persiane. Lo stessoschema che si ritrova due secoli dopo a Canne.

    Tuttavia in questa ricostruzione, manca totalmente un elemento: cosafaceva la cavalleria persiana mentre i greci circondavano la fanteria?stava a guardare quello che succedeva nella pianura senza utilizzare lasua maggiore mobilit per prendere alle spalle il nemico impegnato achiudere in una morsa il grosso dellesercito? Nella battaglia di Canne fuproprio limpiego della cavalleria attuato da Annibale a determinare ladistruzione delle ali nemiche e quindi permettere lavvolgimento delcentro romano.

    Lipotesi, avanzata da Krentz, che la cavalleria non abbia fatto in

    tempo ad entrare in battaglia, e quindi proprio per questo gli ateniesiabbiano corso per quasi un chilometro e mezzo per arrivare a contattocon la fanteria, prima che la cavalleria potesse intervenire, non regge.Infatti lo stesso Krentz indica un tempo per tutta la cavalleria per usciredalla stretta entro cui pone la cavalleria persiana (supponendo che lacavalleria fosse accampata in prossimit della fonte Macaria, cioallestremit settentrionale della pianura di Maratona) compreso fra 50 e100 minuti, tempo che comunque avrebbe permesso almeno a met dellacavalleria di intervenire contro i greci nella fase successiva al cedimentodelle ali persiane. In tale situazione le ali accerchianti sarebbero stateprese sul fianco e sul retro, quindi la cavalleria si sarebbe trovata nella

    situazione tattica ideale per infliggere alla falange greca dannisproporzionati alle proprie perdite.

    Lipotesi di Krentz che la cavalleria fosse accampata nella piana diTricorinto, in prossimit della fonte Macaria, per la maggiore

    58Er., VI, 112.

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    disponibilit di foraggio e di acqua in quella zona, mentre la fanteriapersiana era accampata in prossimit della spiaggia, nella partesettentrionale della pianura di Maratona, per coprire le navi alate a terra.LHerakleion, cio il tempio presso cui erano accampati i greci, sitroverebbe allestremit meridionale della pianura, dato che gli ateniesiavevano raggiunto la pianura stessa provenendo dalla strada litoranea,pi comoda per il movimento della strada attraverso i monti, che,tuttavia, era pi breve59.

    Dato che lipotesi di una cavalleria inerte di fronte alla fanteria grecaappare poco plausibile anche supponendo dei comandanti della cavalleria

    totalmente inetti e apatici, lunica ipotesi che si pu fare cha durante labattaglia la cavalleria persiana fosse da tuttaltra parte. Questa ipotesispiegherebbe anche lattacco dei greci su una pianura aperta contro forze

    59P. Krentz,La battaglia di Maratona, Fig. 25 a p. 162.

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    certamente preponderanti, ma non pi mobili delle loro. Tutto questopone unaltra domanda, dove era finita la cavalleria persiana?

    Una spiegazione potrebbe essere che la cavalleria persiana fossepresente nelle truppe sbarcate in un numero molto limitato, quindi chenon abbia avuto nessuna funzione tattica in battaglia. Questo puntopotrebbe essere giustificato dal fatto che indicato esplicitamente che lenavi per il trasporto di cavalli erano state costruite solo nellultimoanno60, quindi si pu pensare che non fossero in gran numero,considerando anche che una trireme fenicia poteva trasportare 40 soldati,

    mentre le trireme greche adattate in epoca successiva al trasporto deicavalli ne potevano trasportare solo 3061. Tuttavia questa spiegazionetattica della battaglia non spiegherebbe perch, quando fu scelto il sitodello sbarco, questo sia stato scelto in funzione dellimpiego di unacavalleria che (essendo in numero cos limitato) non poteva averefunzioni decisive al momento dello scontro.

    Interessante lipotesi62che i persiani, vista bloccata la via per assalireAtene da terra, tentassero di reimbarcarsi per sbarcare in una posizionediversa (uso corretto della loro superiorit navale) e che, in realt,Milziade abbia attaccato solo la retroguardia lasciata per coprire

    limbarco del grosso (e ci spiegherebbe la mancanza di cavalleria, datoche, considerando le difficolt sia di imbarcarli sia di sbarcarli, i primi adessere imbarcati sarebbero stati proprio i cavalli). Questa manovraavrebbe sfruttato al massimo il vantaggio dellattacco anfibio, cambiandola base di operazione63 nel momento in cui il nemico aveva impegnatotutte (o almeno la maggior parte) le sue forze terrestri contro la basestabilita inizialmente. In pratica ad unazione per linee interne da partedella potenza con il dominio della terraferma si sarebbe contrappostaunazione per linee esterne effettuata dalla potenza con la superioritnavale.

    60Er., VI, 95.61P. Krentz,La battaglia di Maratona, p. 111.62 Federico A. Mella, Limpero persiano, Milano, Mursia, 1979, p. 52 e W. Will, Leguerre persiane, p. 46.63Corbett, op. cit., p. 253.

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    Tuttavia, per convalidare questa ipotesi, si deve verificare se lamanovra persiana fosse fattibile o meno. Si trattava di percorrere viamare pi di cento chilometri (circa 70 miglia, quindi almeno 10 ore a 7nodi di velocit), doppiando Capo Sunio, mentre lesercito di Milziade,seguendo la via pi breve, cio quella attraverso i monti, avrebbe dovutopercorrere via terra poco pi di 40 km, riuscendo a rientrare ad Atene inotto ore, rendendo la manovra piuttosto rischiosa. Questo evidentementerichiedeva di mantenere di fronte allesercito ateniese una retroguardiaabbastanza robusta da tenerlo impegnato nella prima testa di sbarco perun tempo sufficiente ad impedirgli di prendere posizione nel nuovo puntodi sbarco (presumibilmente il porto del Falero) finch non vi fosserogiunte forze sufficienti a garantirne la difesa contro le forze terrestriateniesi. Daltra parte, si deve tenere conto che lesercito greco, perraggiungere la via attraverso i monti, avrebbe dovuto scoprire il fianco adun attacco da parte della retroguardia persiana, che aveva certamente ilvantaggio numerico, mentre ritirarsi verso Atene seguendo la via (pilunga) da cui erano venuti, oltre a richiedere un tempo maggiore liavrebbe esposti ad essere agganciati in combattimento dalla retroguardiain una posizione tattica decisa dal nemico. Come detto una trireme,favorita dai venti, poteva impiegare dieci ore da Maratona al Falero64,

    mentre una nave da carico (quindi le navi con i cavalli) probabilmenteavrebbe impiegato 12-15 ore. Limplicazione tattica di questo che lenavi con i cavalli dovevano partire per prime, in modo da poter operaredi concerto con la fanteria fin dalle prime ore. Quindi, ammettendolipotesi iniziale, si trattato di una divisione delle forze di fronte alnemico, con le forze persiane lasciate a Maratona che dovevano fissare leforze ateniesi, mentre le altre forze dovevano decidere la sorte di Ateneprima che gli spartani arrivassero in soccorso della citt. I tempi dipercorrenza delle rotte marittime imponevano la partenza nelle prime oredel giorno, dato che qualsiasi sbarco notturno su una costa sconosciuta,con i mezzi di navigazione dellepoca, aveva ottime probabilit di

    risolversi in un disastro. Considerando lesercito persiano di 20000uomini65, possiamo supporre la forza di attacco alla citt, pi grande, fra i

    64 Frediani, Le grandi battaglie dellantica Grecia, p. 105, resta il dubbio, vedi sotto,che i persiani avessero trireme o solo navi da carico, naturalmente pi lente.65W. Will,Le guerre persiane, p. 42

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    due terzi ed i tre quarti della forza totale, cio da 12000 a 15000 uomini,e la forza di copertura di circa 1/4 dellesercito a fronteggiare gli ateniesi(forza di copertura comunque pari o superiore agli ateniesi comenumero). Notare che lavanguardia dellesercito spartano (2000 opliti)arriv ad Atene il giorno successivo alla battaglia.

    A questo punto ragionevole ritenere che gli ateniesi, rendendosiconto di non poter difendere la citt dagli invasori che sarebbero sbarcatial Falero e contemporaneamente impedire alla forza di copertura, che eracomunque cospicua, di spostarsi per attaccare Atene da terra, n avendo

    la possibilit di muovere verso Atene per la via pi breve, bloccatatatticamente dai persiani, abbiano attaccato battaglia per eliminare o,almeno, bloccare la minaccia minore e potersi successivamenteimpegnare insieme agli spartani contro la minaccia maggiore. Il pianopersiano non era totalmente errato, in quanto Erodoto dice che labattaglia dur a lungo66, quindi avrebbe potuto far saltare i tempi dirischieramento per lesercito ateniese (considerando che la battaglia siadurata dalle quattro alle sei ore, lesercito ateniese, gi affaticato per loscontro, deve aver percorso il tragitto da Maratona ad Atene in un tempodi sei-otto ore, arrivando quindi al campo presso Atene dopo dieci o piore dallinizio della battaglia).

    Il braccio navale della manovra a tenaglia fu vanificato dal ritornorapido dei combattenti di Maratona nellarea di Atene, effettuata con lamassima velocit possibile67. Quindi, quando la flotta persiana giunse difronte al Falero o inizi lo sbarco di fronte ad Atene, trov le forze cheavevano combattuto a Maratona gi schierate nei pressi della citt, congli spartani a meno di un giorno di marcia di distanza. Di fronte ad unasimile situazione tattica la scelta pi corretta poteva essere solo di ritirarsiper evitare una sconfitta dellesercito ancora pi pesante, dopolannientamento della forza di copertura rimasta a Maratona, i cuisuperstiti erano ancora in mare, in rotta verso il Falero (ammesso che non

    fossero su qualche spiaggia dellEubea mentre cercavano diriorganizzarsi).

    66Er., VI, 113.67Er., VI, 116.

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    La spedizione contro Atene, anche se non raggiunse pienamente loscopo, cio quello di creare una base per lImpero persiano sul fianco delPeloponneso, tuttavia permise ai persiani di portare la loro influenza finoa Nasso e di fronte allisola di Eubea.

    La spedizione di Serse

    La prima spedizione di Dario contro Atene aveva mostrato che ipersiani, pur con il massimo

    impiego della flotta, nonerano in grado di trasferire inGrecia forze sufficienti agarantire la sicurezza dellatesta di sbarco, quindi eranecessario un esercito pipotente ed era necessariotrasferirlo in Grecia via terra.

    La spedizione in Grecia diSerse richiedeva un fortesupporto logistico, in quanto,anche se non si consideraplausibile il numero di 170miriadi di uomini diErodoto68, certamente gli

    uomini trasferiti in Europa da Serse erano pi di centomila(probabilmente vicini a duecentomila), quindi era molto difficilemantenerli con le risorse del territorio.

    Per mantenere 150000 fanti e un numero di cavalieri certamente noninferiore a 20000 (Erodoto parla di 80000) erano necessarie grandiquantit di cibo. Supponendo che per ogni uomo servisse una chenice69

    di grano70(stima che Erodoto considera inferiore alla realt, dato che gli

    68Er., VII, 60.69 Misura di capacit greca per prodotti secchi (granaglie, ecc.) corrispondente (inAttica) a circa 1,08 L.70Er., VII, 187.

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    spartani avevano il doppio come razione giornaliera71), corrispondente acirca 1.09 kg e che per ogni cavallo fossero necessari 9.5 kg fra granagliee fieno fresco72erano necessarie, per tutto lesercito, non meno di 300 tdi viveri al giorno. Calcolando che un carro trainato da una coppia dimuli fosse in grado di trasportare 400 kg di viveri73si vede che, solo perle truppe combattenti, erano necessari almeno 750 carri per ogni giornatadi marcia dei carri (circa 15-30 km al giorno74) che portassero irifornimenti dai depositi fino al fronte. Dato che la distanza da Pella (ildeposito logistico pi avanzato) alle Termopili di circa 300 km sustrada, significa che, per rifornire lesercito via terra, servivano circa15000 carri (fra andata e ritorno), con 30000 buoi o muli che litrainassero, per un peso logistico di altre 290 t di rifornimenti (quindi perun peso logistico pari a quello di tutte le truppe combattenti) solo persfamare lesercito. Considerando poi che in realt era presente personaleausiliario in quantit quasi uguale ai combattenti si vede come ilrifornimento dellesercito appoggiandosi unicamente sui carri fossenotevolmente difficoltoso e soprattutto critico dal punto di vista dellalogistica.

    Considerando che il trasferimento dei viveri via terra era notevolmentedifficoltoso, per non dire impossibile, a causa del numero esorbitante di

    carreggio richiesto la principale arteria logistica per il rifornimentodellesercito doveva essere via mare, con le navi onerarie protette dallaflotta di navi da guerra. Effettuando il trasporto con navi, supponendoche ogni nave avesse un carico pagante di 50 t, erano necessarie 6 naviper giornata di marcia. La distanza, seguendo la costa, fra Terme(deposito logistico pi avanzato sulla costa) e le Termopili di circa150 miglia, quindi una nave era in grado di partire da Terme, arrivare alleTermopili, scaricare il carico e rientrare a Terme in tre o quattro giorni.

    71Tucidide,La guerra del Peloponneso, IV, 16-72G. Cascarino, Tecnica della falange, Il Cerchio, 2011, p. 8673Cascarino, op. cit., p. 88.74Cascarino, op. cit., p. 88.

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    In altri termini per alimentare lesercito dal deposito logistico piavanzato bastavano 45 navi75.

    Serse si preoccup anche di creare una serie di depositi intermedi sullacosta europea, dellEllesponto, oltre a quelli in Tracia e Macedoniadepositi per che, considerando che la distanza fra Sesto e le Termopili di circa 225 miglia richiedevano comunque limpiego di circa 70 navi datrasporto, se tutto il peso logistico fosse gravato solo su questi ultimidepositi. Certamente di una certa importanza approfondirelorganizzazione logistica dellesercito di Serse, dato che il numero di

    uomini dellesercito impediva di approvvigionarsi sul territorio (gipiuttosto povero), Erodoto indica che ad ogni tappa i villaggi dovevanofornire il vitto a tutto lesercito, e che questo provoc grandi disagi allapopolazione76. Una volta superate le Termopili, e quindi entrati interritorio decisamente ostile, probabilmente i soldati non ebbero pi lapossibilit di rifornirsi sul terreno, contrastato dai greci, fino allarrivonellAttica che venne sistematicamente saccheggiata.

    Questa situazione comportava che la spedizione poteva esserealimentata solo finch lImpero Persiano avesse mantenuto la superioritnavale sulla costa occidentale dellEgeo. Questa superiorit navale era

    assicurata dalle navi ioniche e fenicie che operavano nella flotta del GranRe. Quando la flotta persiana fu prima ridotta allArtemisio esuccessivamente la flotta da battaglia fu sconfitta a Salamina, le navi datrasporto, soggette agli attacchi da parte della flotta greca, non furono piin grado di coprire le necessit logistiche dellesercito, quindi la maggiorparte di esso fu ritirata in Asia mentre la parte rimasta in Europa (Erodotoindica trecentomila uomini, probabilmente erano circa 6000077) fusuccessivamente sconfitta a Platea78.

    75Strauss (op. cit., p. 103) cita una valutazione moderna secondo la quale per rifornirelesercito in Attica partendo da Terme, a circa 280 miglia di distanza, sarebbero occorse84 navi.76Er., VII, 118.77Will,Le guerre persianep. 101.78Er., VIII, 32.

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    La strategia marittima greca contro la flotta persiana

    importante chiarire preliminarmente che nelle Guerre Persiane lapotenza terrestre era la Grecia, che aveva linee di comunicazionepuramente terrestri, essendo le linee di comunicazione marittimecompletamente in mano alla Persia, e soprattutto perch la Persia, adifferenza della Grecia, aveva effettivamente la necessit di avere lineemarittime. Quindi la flotta greca aveva funzioni puramente offensive,senza la necessit di difendere linee di comunicazione, ma solamente didifendere le proprie basi. Nella situazione che si presentava allinizio

    della spedizione di Serse i greci non erano in grado di effettuare n leazioni delle flotte da battaglia (cio contrastare la forza principalenemica) n le azioni di controllo (cio minacciare il traffico nemico)79per mancanza di un numero sufficiente di navi e soprattutto per lamancanza di coordinazione fra le varie squadre navali. Per quantoriguardava i persiani, il loro scopo era unicamente quello di proteggere iltraffico ed il fianco marittimo del loro esercito. Cadeva quindi uno deipostulati di Corbett, cio che, essendo le comunicazioni marittimegeneralmente comuni, ne deriva una convergenza fra offensiva edifensiva strategiche80. In realt, non esistendo comunicazioni marittimegreche, la flotta persiana non poteva difendere le proprie comunicazioni

    minacciando quelle greche. Quindi per tutta la campagna in realt laflotta greca, dal punto di vista strategico, fu pi libera di quella persiana,in quanto non aveva comunicazioni proprie da difendere. Resta il fattoche questa situazione per la Grecia poteva essere mantenuta solo finchgiungevano rifornimenti di grano dalla Sicilia, data la carenza di granoprodotto in Grecia ed il fatto che i rifornimenti di grano provenienti dallaScizia erano bloccati dal controllo persiano sullEllesponto.

    Teoricamente la flotta greca avrebbe potuto operare per distaccamenti,andando a minacciare le basi nemiche, se ci non fu realizzato fusoprattutto perch non esisteva un comando unitario della flotta, e le

    operazioni per squadre separate e non coordinate avrebbero esposto lesquadre ad essere distrutte una per volta da parte della pi potente flotta

    79 Per la definizione di azioni della flotta di battaglia e azioni di controllo v. J.Corbett, op. cit., p. 106.80Corbett, op. cit., p. 93.

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    persiana. Infine non bisogna dimenticare che lo scopo principale dellaflotta, per le citt del Peloponneso, era quello di impedire alla flottapersiana di effettuare uno sbarco sulla costa peloponnesiaca superandolIstmo di Corinto che era il punto di resistenza terrestre pi promettentedal loro punto di vista.

    I greci non avevano la possibilit di interdire il dominio del mare aipersiani con azioni dirette, data la superiorit delle forze nemiche, quindierano costretti a mantenere unita la propria flotta, aspettando loccasionedi poter distruggere contingenti isolati della flotta persiana per arrivare

    allo scontro decisivo con qualche speranza di vittoria. In questo modo sidetermin praticamente quanto Corbett ha definito un dilemmaimbarazzante81, cio che, se ci si assicura la supremazia navale, ilnemico ci aspetter in una posizione non raggiungibile dalla nostra flotta,cio una base navale. I greci, in vista della situazione che vedeva lasuperiorit della flotta persiana, evitarono accuratamente di affrontarla inacque aperte, aspettandola chiusi nelle loro basi ed effettuando azioni didisturbo, per esempio contro Afete, mentre lattrito riducevaprogressivamente la flotta nemica.

    Lesistenza della fleet in being non rappresenta solo una situazione

    passiva, ma la flotta deve comunque operare per disputare il dominio delmare alla flotta pi potente, cio deve fare in modo che la flotta pipotente si trovi in una situazione di dominio del mare disputato e non inuna situazione di dominio assoluto82. Sotto questo aspetto i greciottennero diversi successi tattici, impedendo alla flotta persiana dipenetrare verso lAttica fino alla caduta del passaggio terrestre delleTermopili, quindi al momento in cui lesercito persiano pot riversarsisulle pianure della Grecia centrale ed utilizzare tutta la potenza che glidavano la sua superiorit numerica e la superiorit tattica legata ad unamigliore cavalleria. A quel punto, nonostante l perdita una parte rilevantedella flotta persiana sulle coste orientali dellEubea, dovuta ad una

    tempesta che laveva colta nel corso di un trasferimento, la flotta greca fuschiacciata sulle basi che aveva allaltezza dellAttica (Salamina edEgina), con una forte componente, appoggiata soprattutto dalla squadra

    81Corbett, op. cit, p. 142.82Corbett, op. cit., p. 187.

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    di Corinto, che intendeva ritirarsi sulle basi del Peloponneso, lasciandotutta la Grecia a nord dellIstmo in mano ai persiani83.

    Quello che comunque spicca nella strategia della flotta greca lamancanza di quelle che Corbett indica come operazioni per il controllodel mare, cio le operazioni che prevedono la minaccia alle navi datrasporto nemiche per interrompere le comunicazioni marittime delnemico. Queste operazioni in realt sono rare in tutta lepoca delle navi aremi, anche se, nello stesso periodo, la pirateria fu endemica nelMediterraneo. Questa rarit pu essere solo una carenza di

    documentazione, nel senso che le operazioni contro il trasporto via marenemico erano cos frequenti, tanto in tempo di guerra, quanto in tempo dipace, che non erano considerate eventi degni della minima nota.Altrimenti si pu spiegare la carenza di queste operazioni con il fatto che,utilizzando navi a remi, in genere le navi da guerra hanno la stessavelocit delle navi da guerra nemiche, quindi uno schieramento di navida guerra sufficientemente robusto pu interdire totalmente il controllodel mare al nemico. Nellepoca della vela il controllo del mare era tenutotramite i cruiser84, cio le fregate veloci che, pur meno armate delle navidi linea, potevano sfuggire alla loro caccia, e comunque attaccare le navimercantili disarmate. Allepoca delle guerre persiane le navi pi veloci

    erano le trireme, quindi un attacco alle linee di comunicazione erapossibile solo con questo tipo di navi, tuttavia qualsiasi movimentopoteva essere intercettato dalle corrispondenti navi da guerra nemiche,qualora queste si fossero trovate in buona posizione, come si trovavanoin buona posizione le navi persiane allArtemisio. Per quanto riguarda ipersiani, dato che le linee di comunicazione greche eranosostanzialmente terrestri, essi non avevano nessun interesse a disperderele forze per il controllo delle comunicazioni marittime.

    Questa situazione, cio che la flotta persiana operasse per la protezionedelle linee marittime, che, partendo dallEllesponto arrivavano a Terme e

    successivamente allesercito di terra, limit le operazioni della flottapersiana, che, in linea teorica, avrebbe potuto effettuare operazioni dirette

    83Er., VIII, 4984J. Corbett, op. cit. in bibliografia p. 107

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    baia dellArtemisio, che permetteva loro di impedire laccesso della flottapersiana agli stretti fra lEubea ed il continente e, di conseguenza, disbarcare truppe alle spalle dei difensori del passo. La posizionedellArtemisio, oltre a negare la possibilit di usare la base ai persiani,permetteva ai greci di controllare gli stretti fra lEubea e la Greciacontinentale ed impediva ai persiani uno sbarco in Eubea, che avrebbepermesso allesercito di creare basi per la flotta pi prossime alleTermopili86.

    Prima dellinizio degli

    scontri allArtemisio ipersiani distaccaronoduecento navi da guerra percircumnavigare lEubea ebloccare la ritirata della flottagreca verso le sue basi.Queste duecento navi furonocompletamente perse in unatempesta che flagell il maread oriente dellisola nel corsodei combattimenti. La

    manovra, pur apparendo aprima vista corretta, prevedeva un percorso di 185 miglia circa in acquein gran parte sconosciute alla flotta persiana, quindi, alla velocit mediadi una trireme (ed probabile che tutte le navi inviate in una missionesimile fossero trireme) richiedeva non meno di 26 ore di voga a 7 nodi.Ammettendo anche che i rematori potessero vogare per 10 ore al giorno,comunque erano necessarie almeno due giornate e mezzo di viaggio perraggiungere lEuripo (il punto pi stretto fra la costa dellEubea e quelladella Grecia), passando comunque a meno di 35 miglia da Capo Sunio,dove era prevedibile che distaccamenti greci fossero in attesa, tanto vero che, dopo il disastro, 53 navi attiche si spostarono allArtemisio perrinforzare la flotta greca.

    86Strauss, op. cit., p. 15.

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    I combattimenti allArtemisio, oltre ad utilizzare la flotta greca senzaimpegnarla in battaglia per impedire azioni strategiche della flottapersiana verso lEubea, servirono anche a studiare sul campo le tattichedella flotta persiana. Infatti i combattimenti dellArtemisio furono

    semplici azionidimostrative da partedei greci, chesperimentarono le lorotattiche contro le navipersiane, senzatuttavia impegnarsi inuna battaglia decisiva.Quando fu chiaro chei combattimenti sulleTermopili siavvicinavano alla fasefinale, i persianicercarono la battagliadecisiva stringendo laflotta greca contro la

    costa settentrionaledellEubea, ma,avendo subito graviperdite (superiori aquelle dei greci87),furono costretti a

    ritirarsi. Quando, il giorno dopo, fu noto lesito della battaglia alleTermopili i greci abbandonarono la posizione di copertura degli stretti,diventata ormai inutile.

    Approccio indiretto ed approccio direttoDopo il forzamento delle Termopili ed il ritiro della flotta greca

    dallArtemisio si aprirono due possibilit di azione per la flotta persiana,ben individuabili con i termini moderni approccio diretto ed approccio

    87Er., VIII, 16.

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    indiretto. Erodoto, come la maggior parte degli storici classici, fapresentare le diverse opzioni nelle fasi critiche di una guerra o di unacampagna, attraverso i discorsi di due antagonisti. In questo caso si trattadi Demarato, re di Sparta mandato in esilio dai suoi concittadini eriparato presso Serse, e di Achemene, fratello di Serse e comandantedella flotta.

    Demarato propone unoperazione della flotta per linee esterne, cioutilizzando un approccio indiretto, inviando un distaccamento di navi pio meno equivalente alla flotta greca ad occupare lisola di Citera, di fonte

    al Peloponneso. Occupando tale isola si sarebbe tenuta sotto controllo lacosta meridionale del Peloponneso e sarebbe stato possibile effettuareazioni di guerra sulla costa stessa, costringendo quindi gli Spartani adiluire il loro esercito in una serie di guarnigioni, che avrebbero potutoessere sopraffatte separatamente. In questo modo la parte pi potentedellesercito greco sarebbe rimasta bloccata entro il Peloponneso e nonavrebbe potuto partecipare alla difesa dellIstmo di Corinto, che era ilpunto critico per linvasione da terra. Questa manovra, che sarebbepiaciuta a qualsiasi stratega inglese, avrebbe permesso di dividere sialesercito sia la flotta greci, in quanto poco probabile che, una voltaoccupata lAttica, i greci conservassero la flotta unita, se il Peloponneso

    fosse stato sotto una minaccia diretta e lesercito avesse dovuto esserediviso in distaccamenti posti sui vari punti sensibili della costa.

    Il parere opposto presentato da Achemene, che, rilevando le perditegi subite dalla flotta nel tentativo di aggiramento dellisola di Eubea enegli scontri gi sostenuti con la flotta greca allArtemisio, ritiene piopportuno tenere la flotta concentrata per ingaggiare una battagliadecisiva contro i greci e, una volta distrutta la flotta greca, lesercitogreco non avrebbe potuto tenere testa a quello persiano. In pratica laproposta era quella di continuare nella politica seguita fino a quelmomento di appoggiare le azioni dellesercito utilizzando la flotta nella

    sua totalit in supporto diretto allesercito. Questo uso della flotta,tuttavia, comportava un costante logoramento delle forze navali, ad operadi uneventuale fleet in being greca, che, pur non rappresentando almomento un pericolo per la flotta persiana, nettamente superiore innumero, nelle acque aperte (o relativamente aperte, dato il gran numerodi isole costiere della Grecia) avrebbe potuto effettuare azioni a breveraggio nelle aree pi direttamente adiacenti ai litorali.

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    La soluzione dellapproccio diretto, conservando la flotta unita afronteggiare al flotta greca, apparentemente meno rischiosadellapproccio indiretto, poteva funzionare solo se tutta la flotta non sifosse fatta attrarre nelle acque in prossimit dei litorali. Il punto crucialeper valutare lopportunit di questa scelta dato dal numero di navi daguerra che erano ancora disponibili nella flotta persiana. Se, comeStrauss, si ritiene che la flotta persiana fosse ridotta a sole 650 navi88ladecisione di inviare met della flotta a Citera era molto rischiosa, inquanto nessuno dei due distaccamenti avrebbe avuto una superioritdecisiva sulla flotta greca (300-350 navi). Se invece si ritiene laconsistenza della flotta persiana di circa 900 navi il distaccamento postoa controllo della flotta greca (500-600 navi) avrebbe avuto comunque unasuperiorit decisiva anche ammesso che la flotta greca fosse rimastaunita. A far prevalere la tesi dellapproccio diretto probabile che abbiaavuto il suo peso lesperienza di dieci anni prima a Maratona, quando letruppe trasportate dalla flotta (o almeno una parte sensibile di esse)furono sconfitte pesantemente dagli opliti greci, evento che, conlopzione indiretta, avrebbe potuto ripetersi. Probabilmente fu sceltaanche perch pi ortodossa secondo le dottrine di impiego della flottapersiana, che operava sempre in stretta coordinazione con lesercito,

    come per esempio le operazioni contro la costa dellEllesponto dopo larivolta ionica. Inoltre una divisione della flotta avrebbe necessariamenteimposto ad alcuni contingenti etnici di operare fuori dal controllo direttodei comandanti supremi, che, come ho detto sopra, erano i veri garantidella lealt dei contingenti etnici nei confronti del Gran Re. Non si devedimenticare che, mentre i contingenti fenici erano sicuramente fedeliallimpero, i contingenti egiziano e ionio (cio i contingenti pi valididopo i fenici) venivano da una storia di ribellioni risalente solo a pocopi di un decennio prima per gli ioni ed ancora pi recente per gliegiziani. Quindi un uso della flotta per azioni indirette avrebbe portato adover scegliere se mantenere sotto il controllo diretto, in funzione del

    contrasto alla flotta greca, il contingente fenicio (che, tatticamente, era ilpi progredito e quello fornito dei migliori marinai), lasciando quindioperare i contingenti meno fidati senza il controllo diretto delle massimegerarchie della flotta o tenere sotto controllo i contingenti egiziano e

    88Strauss, op. cit., p. 51.

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    seguivano i movimenti dellesercito. Le forze persiane a Salamina nonsono indicate da Erodoto92, ma le navi da guerra persiane, che primadelle operazioni dellArtemisio erano 1207, dovevano essere 800-900,mentre le navi greche, secondo Erodoto93 erano 366 o 378 trireme equattro pentecontere.

    Serse, invece di aspettare che la flotta greca si disperdessespontaneamente, sotto lincalzare degli eventi e delle sue truppe di terrache stavano gi marciando verso il Peloponneso, mosse la flotta perimpedire ai greci di abbandonare Salamina. Le motivazioni di questa

    scelta, strategicamente errata soprattutto per noi che conosciamo lesitodella battaglia, appaiono comunque abbastanza oscure.

    Una prima ipotesiper spiegare loriginedella battaglia che,finch la flottarestava a Salamina, igreci potevanominacciare le linee dicomunicazione delle

    navi da trasporto cherifornivanolesercito. Tuttaviaunuscita in forzedella flotta grecaavrebbe comportatolabbandono dellastrategia di fleet in

    being adottata fino a quel momento, per usare tutta la forza da battagliaper interrompere le comunicazioni navali del nemico, quindi non eramolto probabile, almeno finch la flotta persiana avesse mantenuto il

    controllo delle basi dellAttica.

    91A. Du Sein,Histoire de la marine de tous le peuples, T. I, Paris 1863, p. 106.92Eschilo, che partecip alla battaglia, indica che le navi persiane erano pi di mille.93Er., VIII, 43-48.

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    Lipotesi che in realt la battaglia sia stata voluta dagli ammiragli, che,negli scontri dellArtemisio, si erano dimostrati incapaci di piegare laflotta greca con il numero delle loro navi, quindi che sia dipesa da unaricerca di parit di prestigio fra esercito e marina, in seguito al successoterrestre delle Termopili e del mezzo fiasco dellArtemisio non plausibile. Questa ipotesi non credibile soprattutto per la mancanza dipunizioni ai massimi livelli della flotta successivamente allesito, inoltreSerse presenzi alla battaglia e ci implica che almeno implicitamente gliordini provenivano da lui in persona.

    Altra ipotesi che i persiani, e in particolare il Gran Re, volessero darebattaglia per motivi propagandistici, cio per la volont di ottenere unagrande vittoria sul campo94. Questa idea, sebbene suggestiva (gli Deiaccecano coloro che vogliono perdere95) non concorda con ilcomportamento persiano in altre occasioni, in cui i persiani avevanopreferito far leva sulle discordie interne fra i greci invece di buttarsi acapo basso contro il nemico. Gi questa strategia era servita a Ciro che,dopo la conquista della Lidia, era riuscito a conquistare le citt grechedella Ionia approfittando della loro divisione96 Certamente lavanzaredella stagione (la battaglia avvenne alla fine di settembre97) ebbe il suospeso per spingere Serse alla decisione, dato che, sebbene lancoraggio

    della flotta persiana (al Falero) fosse migliore di quello della flotta grecaa Salamina, le difficolt logistiche per rifornire la flotta dalle basiprincipali, situate sulla costa orientale dellEgeo o addirittura sulle costedel Medio Oriente o dellEgitto, erano estremamente elevate per lecapacit di navigazione dellepoca. Inoltre lesperienza recente dellatempesta che aveva decimato la flotta persiana nel tentativo dicircumnavigare lEubea e di quella che dieci anni prima aveva distrutto laspedizione di Mardonio nel periplo del Chersoneso certamente nonspingevano i comandanti persiani a svernare in una posizione esposta adattacchi da parte del nemico.

    94A.T. Olmstead, op. cit., p. 18395 A te adula amica/il mortale alle sue reti da cui/non pu balzare, non pu fuggire(Eschilo,I persiani, parodo)96A.T. Olmstead, op. cit., p. 3897W. Will,Le guerre persiane, p. 93

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    Lo schieramento della flotta persiana era su una lunghezza di circa 4.4miglia (7 km) , quindi, calcolando una larghezza di 10 m per una triremearmata (4 metri di remi e due di spazio fra i banchi superiori), le navipersiane della prima linea non potevano essere pi di 700, piprobabilmente circa 600 con 200-300 in seconda linea98. Tutto ildisordine citato nella flotta persiana99 quindi probabilmente dipeseprincipalmente dal fatto che la seconda linea persiana si precipit sullaprima, mentre questa cercava di sganciarsi dalla flotta greca.

    Le perdite in battaglia furono di 200 navi persiane e di quaranta navigreche100, quindi dopo la battaglia ai persiani restava una superiorit dialmeno 2 a 1. Questo rapporto avrebbe comunque permesso alla flottapersiana di mantenere il blocco alla flotta greca a Salamina, attendendoche le discordie interne fra i greci la facessero dissolvere, tuttavia Serse,

    98Circa il numero delle navi di Serse a Salamina, v. W. W. Tarn, The Fleet of Xerxes,in The Journal of Hellenic Studies, 28 (1908), pp. 202-236.99Er., VIII, 86 e 89100A. Du Sein,Histoire de la marine de tous le peuples, T. I, Paris 1863, p. 113.

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    in preda allira per il risultato, fece decapitare i comandanti fenici, ed aquesto punto le squadre fenicia ed egiziana abbandonarono la flotta pertornare a casa101. In questo modo la flotta aveva perso le due squadre piimportanti (allArtemisio fenici ed egiziani avevano un totale di 500navi), quindi si pu supporre che, in questo modo, la flotta abbia persoalmeno altre 300 navi, ma soprattutto abbia perso due delle marinerie piesperte e con il naviglio tecnologicamente pi avanzato. La flottapersiana, anche se numericamente restava superiore, non era pi in gradodi opporsi efficacemente alla flotta greca, che adesso aveva il morale allestelle. Quindi, dopo la sconfitta, si rivel tutta la fragilit del sistemanavale persiano, con le squadre legate ai loro comandanti e non ad unoscopo strategico comune, e quindi pronte ad abbandonare lo sforzobellico dellimpero in funzione delle co