2013 BRIZZI Lestai Latrones. Le Scelte Lessicali Di Giuseppe Flavio

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    briganti oguerriglieri?

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    latrones

    Le scelte lessicali di Giuseppe Flavio

    di Giovanni Brizzi

    Societ Italiana di Storia Militare

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    Lestai-latrones: briganti o guerriglieri?Le scelte lessicali di Giuseppe Flavio

    di Giovanni Brizzi

    Poco dopo la morte di Pompeo nella Giudea dilaniata dalle conteseintestine venne rafforzandosi la posizione di Antipatro, lIdumeooriundo delle terre meridionali di conversione recente, gi potenteconsigliere di Ircano, uno degli ultimi Asmonei. Questi aveva fornito aCesare un soccorso indispensabile durante il bellum in Egitto, spezzando

    lassedio cui il Romano era sottoposto ad Alessandria e contribuendo,insieme a Mitridate di Pergamo, alla vittoria sulle truppe tolemaiche aPelusio; sicch Cesare, in segno di riconoscenza, lo aveva nominatoepitropos

    1 di tutta la Giudea e, per compiacerlo, aveva confermato ad

    Ircano il sommo sacerdozio2.

    Antipatro, che gestiva di fatto il potere in patria, affid al maggiore deisuoi figli, Phasael, lincarico di governare Gerusalemme e il circondario,mentre al secondogenito Erode assegn il controllo della difficile eturbolenta Galilea3. Estremamente energico e capace bench moltogiovane, questi riusc in breve a portare a termine un'operazioneimportante contro larchilestes Ezechia, la cui banda infestava la terre alconfine con la Siria4. Catturato, il capo brigante venne messo a mortesenza processo (e senza interpellare il sinedrio) insieme a molti deisuoi complici5. Grazie a questo risultato non solo Erode si guadagn lagratitudine delle comunit siriane che aveva liberato da quella sgraditapresenza; ma la sua impresa ebbe echi notevoli, tanto da arrivare alleorecchie del governatore Sesto Cesare, che comandava allora le forzeromane nella regione per conto dellomonimo e assai pi illustreprocugino, signore dellUrbe. In patria, invece, lIdumeo fu apertamentebiasimato; ma quando, forsanche perch colpito dal peso crescente chela famiglia di Antipatro stava assumendo in Giudea, Ircano ebbe per un

    1 Jos.,BJI, 199. E definito epimelets inAnt., XIV, 1272 Jos.,BJI, 187 - 194; Id.,Ant., XIV, 127 - 1553 Jos., BJ, I, 204; Ant. XIV, 159 160. Sul personaggio cfr., tra gli altri, A. Schalit,Knig Herodes, Der Man und sein Werk, Berlin 1969; L.M. Gunther,Erode il Grande,trad.it., Roma 2007.4 Jos.,BJ, I, 204 - 205;Ant. XIV, 158-159.5 Jos.,BJ, I, 209;Ant. XIV, 159.

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    attimo la tentazione di farlo processare, in difesa del giovane che,

    comunque, per tutelarsi si era presentato a Gerusalemme sotto buonascorta intervenne proprio il rappresentante di Roma, che ne imposelassoluzione6.

    Flavio Giuseppe, Antichit giudaiche, miniatura di Jean Fouquet (ca 1470-1475)raffigurante la presa di Gerusalemme da parte di Erode il Grande (73-4 a. C.) nel 37 a.

    C. Nella piscina raffigurato lassassinio di Aristobulo.

    Alcuni anni dopo Erode dovette misurarsi di nuovo con un fenomenoin qualche modo analogo. Nel 40, rientrando nel suo paese da Roma,dove era andato a chiedere soccorso ai triumviri contro il rivaleAntigono e contro i Parthi che, penetrati in Giudea, ne appoggiavano lepretese al trono, Erode liber dapprima i congiunti, assediati in Masada e

    6 Jos.,BJ, I, 208 - 211;Ant. XIV, 168 -

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    li invi al sicuro in Samaria; poi, durante linverno, si trasfer in Galilea,

    deciso a riconquistare quel regno che il senato aveva promesso a lui.Presa Sepphoris senza combattere grazie ad una tempesta di neve, mosseverso Arbela [nella Bassa Galilea], non lontano dal lago di Tiberiade,contro i briganti delle spelonche che infestavano gran parte dellaregione infliggendo ai paesani danni non minori di una guerra7.Utilizzate spesso anche in tempi assai diversi come rifugio8, questecaverne assumono configurazioni variabili a seconda delle zone. Alcunesi presentano come grandi tunnels sous-basaltiques longs deplusieurs centaines de mtres, hauts et larges de quelques mtres, lentre presque invisible Ces couloirs souterrains sont nombreuxdans toutes les zones rocheuses plates du Hauran. Le altre appaiono

    come semplici grottes, beaucoup moins profondes, dans lpaisseur descouches de scories. Plusieurs ont t amnages en grandes citernes9.

    Dopo avere sconfitto, mostrando grande abilit tattica e coraggiopersonale, quelli degli avversar che avevano osato affrontarlo in campoaperto e dopo aver fatto brevemente riposare i soldati, Erode torn versoArbela, deciso a farla finita una volta per tutte contro quanti ancoraresistevano asserragliati nei loro covi. Aperte frontalmente lungo pareti astrapiombo su profondi burroni e di accesso difficile, poich vi si potevaarrivare solo percorrendo sentieri tortuosi e strettissimi, le grotte in cuiessi vivevano vennero raggiunte dallalto, calando entro grandi ceste

    7 Jos.,BJ I, 304.8 Fino ad epoche recentissime: laltopiano di Ladja ha offerto rifugio ai Drusi in rivoltaancora nel 1839-1840 e nel 1925: cfr. T. Bauzou,Les voies de communication, in: J.M.Dentzer d., Hauran I, Paris 1985, p.150.9 F. Villeneuve,Lconomie rurale et la vie des campagnes, in: Dentzer cit., pp.72 ss.

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    davanti alle imboccature i migliori soldati, che stanarono gli occupanti

    col fuoco e ne fecero strage. I guerriglieri tali, e lo vedremo, sembranoesser stati costoro, che avevano talvolta passate esperienze militaririfiutarono sistematicamente di arrendersi, preferendo la morte; uno deicombattenti pi anziani giunse anzi addirittura al punto di uccidere tuttie sette i suoi figli e la moglie prima di lanciare s stesso nel vuoto.

    La regione, tuttavia, non era ancora in pace. Poco dopo, Tolemeo, ilcomandante del presidio che Erode aveva lasciato dietro di s, venneassassinato a tradimento; e ripresero i disordini ad opera disobillatori10, che cercarono questa volta rifugio in luoghi paludosi,anchessi di accesso difficile. LIdumeo intervenne di nuovo, uccisemolti dei ribelli e distrusse ogni punto dappoggio fortificato costruito da

    loro, imponendo infine unammenda di cento talenti alla citt colpevole:la sua azione risoluta fece per il momento cessare i disordini.

    A proposito di fenomeni come quelli appena descritti sono oggisempre pi frequenti quanti parlano di banditismo sociale11. Di origineessenzialmente rurale e ambientato di preferenza tra i monti, allinternodelle foreste o, comunque, in luoghi di accesso difficile, questofenomeno insorge nel momento stesso in cui il potere sottopone lepopolazioni locali a condizioni di vita intollerabili. Anche per la scelta,considerata peculiare in loro, di sottrarre ai ricchi per beneficare i poveri,questi particolarissimi banditi ottengono sovente il pieno appoggio degli

    abitanti.Chi accoglie tale interpretazione ritiene che pur sostenuti e protetti

    dalle classi pi povere, per le quali essi incarnavano lo spirito di unasommaria rivincita sociale contro le prepotenze dell'alta aristocrazia,legata in questo caso ai gentili costoroaltro non fossero che comunibriganti12. Nessun ideale politico o religioso si celerebbe dunque dietrole loro azioni, n essi esprimerebbero alcuna autentica velleitrivoluzionaria, nessun vero programma di liberazione nazionale; ma solo

    10 Jos.,BJI, 16, 5, 316.11 E.J. Hobsbawm,I Banditi, trad.it., Torino 1971, pp.20-23; cfr. Id., Primitive Rebels,Manchester 1959. Alla teoria del banditismo sociale si oppongono, tra gli altri, A.Block, The Peasant and Brigand: Social Banditry reconsidered, Comparative Studiesin Society and History, 14 (1972), pp. 494 503; e T. Grnewald, Bandits in the

    Roman Empire, London 2004, pp.91-100.12 Cfr. R.A. Horsley,Josephus and the Bandits, Journal for the Studies of Judaism inthe Persian, Hellenistic and Roman Times 10 (1979), pp. 37 63; Id., Ancient Jewish

    Banditry and the Revolt against Rome, Catholic Biblical Quarterly 43 (1981), pp.409 432; A.R. Horsley J.S. Hanson, Banditi, profeti e messia: movimenti popolarial tempo di Ges, trad.it., Brescia 1995, pp.83-125.

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    il desiderio di reagire alle ingiustizie della classe egemone. Pur certo

    importante per la sua capacit di coinvolgere il popolo ebraico, purmolto violenta, la loro sarebbe quindi solo una forma di protesta sociale,scissa da qualsiasi programma cosciente volto a liberare il paese dallapresenza romana.

    Per venire ad uno tra i pi recentisostenitori di questa tesi13, la matricedei disordini sarebbe da ricercarsiassai pi in generiche turbolenzeinterne alla societ che in unfenomeno di decisa insorgenza anti-imperiale: "gran parte delle persone

    che vi erano coinvolte, infatti, nonsarebbero state secondo questatesi animate da ostilit neiconfronti di Roma". Sia nella Guerragiudaica, sia nelle Antichit diGiuseppe Flavio non sarebbe dunquedescritta una terra in ebollizione, inpreda alle convulsioni di una vera epropria fase pre-insurrezionale, ma citroveremmo davanti semplicementead un mondo lacerato "da dissensi

    interni e dal banditismo"; e una delle principali cause di tale disagiosarebbe da ricercarsi nella "ingiusta distribuzione della ricchezza" inseno ad una "societ complessivamente prospera". Le classi socialiattraverso le quali Roma esercitava il suo dominio sulla Giudea erano lepi ricche; e dunque, poich Roma governava con l'appoggio degliabbienti, ogni attacco contro i ceti dominanti fin, secondo questa stessaversione, per apparire come una rivolta contro il governo imperiale.Questi banditi altro non sarebbero stati dunque che criminali comuni, iquali riuscivano per ad ottenere spesso il sostegno delle classi pipovere della popolazione poich rispondevano a insopprimibili istanze

    di riscatto da parte loro. ben noto, come sottolinea uno studio recente14, che la catena del

    Libano e la vicina Trachonitide offrono da sempre un rifugio sicuro perclandestini e marginali, en particulier pour les brigands; e fu

    13 M. Goodman,Roma e Gerusalemme. Lo scontro delle civilt antiche, trad.it., Roma-Bari 2009,pp.454, 462, 465.14 C. Wolff, Les brigands en Orient sous le Haut-Empire romain (=Coll. coleFranaise de Rome 308), Roma-Paris 2003, pp.133 e 137.

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    soprattutto da questa regione che mossero i primi fenomeni di

    brigantaggio, les seulsvoqus par les auteurs anciens per let diAugusto. noto altres lo riporta Eutychius che a colui il quale sioppose al fenomeno, e cio precisamente ad Erode, venne conferitonella circostanza il titolo significativo, per quanto concerne lotticaromana di viarum praefectus contra latrones in Galilaea15. Ma,nonostante ci, molti dubitano che persino i primi protagonisti delfenomeno vadano considerati solo come criminali comuni, cui talecondotta era imposta dalla miseria, figlia della pressione fiscale e deidisastri della guerra; e alcuni si chiedono se non si trattasse invece diqualche cosa di diverso16, di guerriglieri cio che combattevano contro iRomani o almeno contro il potere loro asservito, magari per conto

    dellaltra fazione degli Asmonei17

    , quella che faceva capo ad Aristobulo,fratello di Ircano, e al di lui figlio Antigono.

    Partiamo dalla figura di Ezechia, anche perch in rapporto a lui cheGiuseppe Flavio adotta per la prima volta il termine lestes, su cui verterquesta nostra riflessione. Sembra certo lo storico lo affermaesplicitamente18 che a sobillare Ircano contro luccisore di Ezechiasiano stati tanto alcuni degli appartenenti alla cerchia stessa del SommoSacerdote, contrari al potere crescente di Antipatro e dei figli; quanto lemadri degli uccisi, che si recavano quotidianamente al Tempio perchiedervi giustizia19.

    Ora, questo personaggio che Giuseppe chiama capo brigante fu,curiosamente, anche una sorta di protobrigante, quasi di brigante antelitteram, poich fu il progenitore di unautentica stirpe di combattenticlandestini, come il figlio Giuda, che si pose alla testa della sommossaantiromana del 6 p. e anim il movimento zelotico20, e come il nipoteMenahem, il quale, figlio a sua volta di Giuda, fu tra i primi capi della

    15 Lo ricorda M. Rostovtzeff,Apostolion, Rm. Mitteil. 12 (1897), p.8016 Del fatto che questi fossero tutti autentici briganti dubitano, ad esempio, M. Hengel,Gli Zeloti: ricerche sul movimento di liberazione giudaico dai tempi di Erode I al 70

    d.C., trad.it., Brescia 1996, pp.322-323; B. Isaac, The Limits of the Empire, Oxford1990, p.79; B.D. Shaw, Tyrans, Bandits and Kings: Personal Power in Josephus,JJS 44 (1993), p.189.17 Come pensano, tra gli altri, W.R. Farmer, Judas, Simon und Athronges, NewTestament Studies 4 (1957 1958), pp. 150-151; ed E. M. Smallwood, The Jewsunder Roman rule, Leiden 1981, p.44.18 Jos.,BJI, 208; Ant. XIV, 165 ss.19 Ricordate solo in Jos.,Ant. XIV, 167-170.20 Jos.,BJII, 56;Ant. XVII, 271.

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    grande rivolta del 66 p.21; una catena familiare che sia pur con esito

    finale tragicamente opposto richiama singolarmente alla memoria laparabola dei Maccabei e pare fortemente evocativa.

    Secondo me, a sostegno di una ben precisa impressione si possonoavanzare alcune considerazioni. Se la simpatia verso semplici briganti un sentimento di solito del tutto estraneo agli aristocratici ebraici, questapulsione sembrerebbe ancor pi da escludersi ove Ezechia fosse stato unpartigiano di Aristobulo22. E tuttavia il richiamo ad uno scrupololegalistico, ma a posteriori, quando ormai larchilestes non era pi incondizione di nuocere, potrebbe giustificarsi, da parte degli accusatori diErode, come una scelta strumentale volta a mettere in difficolt unpericoloso avversario interno, che andava prendendo il sopravvento

    nellambito stesso della cerchia di Ircano.Pi significativa ancora mi

    sembra poi la protesta dellemadri. Ove si accetti un dato che contenuto solo nelleAntichit23,poich le loro rimostranze sonodefinite esplicitamentequotidiane, si indotti a ritenerprobabile che esse, o almeno granparte di loro, risiedessero

    stabilmente a Gerusalemme; eche, dunque, tra gli accoliti diEzechia giustiziati da Erode che avevano operato lontano, aiconfini tra la Galilea e la Siriavi fossero dei Giudei venutiappositamente col dalla capitale.Non pochi, inoltre, poich daltesto di Giuseppe almeno siricava limpressione che laprotesta femminile fosse,

    oltretutto, un movimento non solo insistente e querulo, ma anchepiuttosto nutrito. Al banditismo da strada non solo sono di solito estraneiquanti risiedono in citt; ma esso tende altres, e per ovvie ragioni, adambientarsi e crescere nellambito territoriale in cui ha visto la luce. Che

    21 Jos.,BJII, 433.22 Cfr. Farmer e Smallwood: supra, nota 17.23 Jos.,Ant. XIV, 167-170.

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    cosa facevano dunque questi uomini tanto lontano dalla Citt santa,

    nellestremo nord della Galilea? Viene da pensare che le loro madriabbiano ottenuto di essere ascoltate non solo in virt di legami famigliariimportanti24, pure assai probabili, ma anche in virt del fatto che i figligiustiziati erano innocenti, almeno del crimine loro ascritto, e godevanodi vaste simpatie popolari. Fosse dunque un ambizioso il quale mirava acrearsi un potere personale in Galilea25 o piuttosto un partigiano politicoattivo contro gli Idumei e i loro protettori romani, Ezechia va comunqueconsiderato verosimilmente non un semplice mosso dal bisogno; ma unpersonaggio di alti natali, in lotta contro i rappresentanti di un potereostile ed asservito26.

    Quanto agli abitanti delle spelonche, circa la loro reale natura ancora

    si discute; e tuttavia gli indizsembrano puntare anche qui inuna direzione ben precisa.Erode, e ogni suo gesto lodimostra, era un uomo troppoabile e accorto per non sapercome muoversi: se gli abitanti

    delle spelonche avessero costituito soltanto un problema sociale,lIdumeo, allora impegnato in una difficile guerra civile per la conquistadel regno che gli era stato promesso da Roma, avrebbe verosimilmentescelto di differirne la soluzione a pro di misure pi urgenti. Pur se verosimile che si trattasse in parte di contadini o comunque di abitantidelle campagne impoveriti, sembra per evidente che Erode liconsiderava sostenitori, e tra i pi pericolosi, della causa di Antigono.

    Nella circostanza lopera di ricerca e distruzione per usareunespressione propria di epoche vicine a noi messa in atto dalprincipe idumeo fu in certo qual modo condizionata dalla natura stessadel terreno in cui i suoi avversar erano costretti ad operare; natura checostitu poi sempre uno dei principali problemi da risolvere per queinuclei della resistenza che si muovevano in altura o nelle campagne. Purnon mancando di luoghi impervi o di difficile adito, per la loro stessa

    estensione la Galilea e la Giudea offrivano infatti al guerrigliero spazpiuttosto ridotti; sicch assai limitata ne risultava anche la mobilit delle

    24 Lo pensa, tra gli altri, Hengel, Gli Zeloti cit., pp.353-358.25 Cfr. R.A. Horsley, Power Vacuum and Power Struggle in 66 73 C. E., in: A.BerlinJ. Overman, (eds.), The First Jewish Revolt, London 2002, pp. 87 109.26 Cfr. G. Vitucci, La vita di Giuseppe e il racconto della guerra giudaica, in: FlavioGiuseppe, La guerra giudaica, Milano 2005, p. XII; Gunther,Erode cit., p.48.

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    bande armate e ne diminuiva la possibilit di eludere a lungo il nemico

    compiendo adeguate manovre di scampo. Costretti per questo a dotarsiin qualche modo di asili protetti, i guerriglieri divenivano per cosidentificabili; e dunque vulnerabili di fronte a forze nemiche di normapreponderanti.

    Dettaglio della Colonna Traiana che mostra la XII Legio Fulmninata. Diversamente datutte le altre legioni, che avevano come insegna un animale, la XII portava lemblema

    del fulmine. Creata nel 58 a. C. da Giulio Cesare, si era arresa nel 62 d. C. ai Parti inCappadocia. Nel 66 fu inviata, assieme a distaccamenti (vexillationes) della IVScythica e della VI Ferrata, a vendicare la guarnigione romana di Gerusalemmemassacrata dagli Zeloti, ma Gaio Cestio Gallio, legato di Siria, la rimand indietroconsiderandola troppo debole. Sulla via del ritorno, la legione cadde in unimboscata diEleazar ben Simon e perse laquila. In seguito per si distinse nella seconda parte dellaguerra e appoggi il suo comandante, Tito Flavio Vespasiano, nellascesa al tronoimperiale.

    A questo punto si impone tuttavia un ulteriore rilievo: svoltasi fino adora nel segno di unattivit bellica per cos dir convenzionale, fatta cio

    quasi esclusivamente di scontri aperti27

    , certo in prevalenza favorevoli aRoma e a quanti lappoggiavano, ma comunque combattuti di solitosenza fare ricorso veramente fino in fondo agli espedienti dellaguerriglia, la lotta delle fazioni tra loro e soprattutto quella degliintegralisti ebraici contro le forze romane pass viceversa, in seguito,allimpiego sempre pi frequente e diffuso di tattiche irregolari.

    27 Vari episodi: cfr., per es., Jos.,BJI, 120; 126; 130; 160 163; 171 - 174; 175 - 178;Id.,Ant. XIV, 92 97; 98 100.

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    Queste, in effetti, si rivelarono le sole possibili soprattutto quando si

    dovevano affrontare le legioni. Gi altrove

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    ho sostenuto e ne restotuttora convinto che dallinizio dellera nostra e per tutti i primi secolidellimpero i iusta proelia, le battaglie campali, tanto care ai Romani, sirarefecero fin quasi a scomparire. Due furono, secondo me, le cause delfenomeno. Da un lato lattitudine mentale dei Romani stessi, e inparticolare una precisa implicazione del loro imperialismo, che li avevaportati via via a considerare ogni realt come o res Romana o res nullius29, riducendo praticamente a zero il numero degli interlocutori dimaiestas pari alla loro. Dallaltro, non meno essenziale, la superioritdelle legioni sul campo, tanto pronunciata e indiscussa da dissuadereabitualmente qualunque nemico dal provocarle a battaglia.

    A questa legge di necessit finirono per piegarsi, infine, anche iGiudei; ma luso da parte di Flavio Giuseppe del termine lestai30 (e cio,letteralmente, briganti) per definire i protagonisti della nuova faseun vocabolo che, pur da lui impiegato in maniera elastica, designaper di sicuro indistintamente, nei suoi scritti, tutti coloro che sibattevano contro i Romani e contro quella parte della classe dirigenteebraica che li appoggiava31 fossero essi davvero banditi da strada oppureguerriglieri ha finito per aumentare la confusione circa la reale naturadella turbolenza giudaica, tanto pi che lautore se ne servito comevedremo in modo consapevolmente ambiguo. Nata, o almeno avallata,anche da questa scelta lessicale dello storico ebraico, la tesi da pi partiproposta del banditismo sociale, che almeno inizialmente si sarebbeopposto, pi che a Roma, ad una aristocrazia iniqua e asservita, a mioavviso altro non fa dunque che spostare i termini del problema. Unacostante, forse addirittura la costante fondamentale, che secondo me32attraversa e definisce tutta la storia dellUrbe, la sua capacit in

    28 Per es. G. Brizzi, Prolegomeni ad un Congresso: considerazioni sull'esercito romanodell'Alto Impero, in: The Late Roman Army in the Near East from Diocletian to the

    Arab Conquest, Proceedings of a Colloquium held at Potenza, Acerenza and Matera,Italy (may 2005), ed. by A.S. Lewin, Pietrina Pellegrini, with the aid of Z. T. Fiemaand S. Janniard, BAR International Series 1717, Oxford 2007, p.1.29 A. Alfldi, The Moral Barrier on Rhine and Danube, in: The Congress of RomanFrontier Studies 1949, ed. by E. Birley, Durham 1952, p.5.30 Cfr., tra gli altri, G. Firpo, La terminologia della resistenza giudaica antiromana inGiuseppe Flavio, Rendiconti dellAccademia dei Lincei, serie 9, 8, 1997, pp. 675 714; Hengel, Gli Zeloti cit., pp.57-90.31 Cfr. Firpo,La terminologia cit., pp.684-690; Grnewald,Bandits cit., pp.91-109.32 E precisamente questo lasserto fondamentale di un volume pubblicatorecentemente da chi scrive: G. Brizzi,Roma. Potere e identit dalle origini alla nascitadellimpero cristiano, Bologna 2012.

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    Italia come in Africa, in Spagna come sul Danubio o in Oriente di

    assimilare le aristocrazie locali, talvolta persino prima della conquista,facendole via via divenir romane; una capacit che pur lasciandointatti lingua e diritto locale, costumi e forme espressive la mette ingrado di controllare tramite i notabili, elevati poi al rango di cittadini, idiversi popoli dellimpero. In tal modo Roma si garantisce ovunque undominio senza scosse eccessive: perch solo qui questa tecnicacollaudata da secoli non funziona?

    Certo, sotto alcuni aspetti il brigantaggio stato per secoli assaiprossimo alla guerriglia, cui lo ha accostato soprattutto la tattica, cheesige per entrambe le pratiche sia la perfetta conoscenza del territorio incui esse si esercitano, sia il pieno sfruttamento delle sue risorse, e

    prevede, pena lannientamento, il ricorso costante ed instancabileallelusione e alla manovra di scampo. E, certo, il brigantaggio hacercato talvolta addirittura il sostegno delle popolazioni; solo nella suaforma pi sofisticata e cosciente, per, quando ai combattenti clandestinii grassatori da strada hanno finito in fondo per assimilarsi, fino quasi arisultarne indistinguibili, ai gi menzionati banditi sociali, cherispondevano alle insaziate istanze di giustizia di popolazioni intere e siassumevano in loro nome la difesa di ben definite identit culturali e divita.

    Ora, se per alcuni dei suoi caratteri questo particolarissimo fenomeno

    pare di fatto sovrapporsi al brigantaggio tradizionale, per altri tuttavia sene distacca nettamente. Per quanto attiene, soprattutto, al fatto disovvenire al bisogno dei poveri con le sostanze sottratte ai ricchilesempio, costantemente proposto, di Bulla Felix33 non solo costituisceuna eccezione, comunque isolata; ma sconta il fatto che ad esserebeneficati da lui con la ridistribuzione delle terre espropriate furonosoltanto i suoi partigiani. Certo, pu darsi che pur rimanendosostanzialmente unica, almeno per durata e dimensioni questaparticolarissima forma di scelta sociale sia, per let antica,effettivamente postulabile in riferimento alla realt ebraica. E tuttaviaignorare la dimensione messianica del fenomeno e definire le

    insurrezioni giudaiche come un esempio, il pi evidente di tutta letantica, di rivolta contadina preceduta e in parte guidata da comunibriganti34 pare senzaltro eccessivo. E, comunque, si impongono allorainevitabilmente due domande ai sostenitori di questa tesi: qual , da unlato la reale distanza tra questa forma tutta speciale di banditismo e la

    33 R.A. Horsley,Josephus cit., p.5234 Come mostra di credere Horsley,Josephus cit., p.61.

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    guerriglia? Qual , dallaltro, il fattore che spinge i ceti pi umili del

    mondo giudaico a rifiutare costantemente, opponendosi fino allultimocon la forza, la collusione tra le proprie aristocrazie e il potere romano?

    A condizionare il caso ebraicointervenne, a mio avviso, una benprecisa questione di identit. Lerealt che Roma aveva incontrato nelcorso della sua storia avevano avutosempre caratteristiche diverse.Vediamo un esempio: parlando dellaguerra di Cesare si sostenuto che,in realt, ni la Gaule ni les Gaulois

    nexistaient: ces hommes, qui sesentaient Eduens, Arvernes ouautres, nprouvaient aucunsentiment dunit. Peggio ancora,les quelques soixante peuplesrappresentati allinterno delconcilium Galliae vivaient enconflit permanent, ouvert ou larv,les uns contre les autres, et surtoutcontre leurs voisins immdiats35.Orbene, fino allet imperialeavanzata almeno ci pu, secondome, dirsi indifferentemente degli

    Iberi come dei Germani, dei Pannoni e di quasi ogni altra realt delmondo occidentale venuta in contatto con Roma: almeno nel bellicosoOccidente barbarico i Romani combattono quasi sempre come stato detto36 contro trib, non contro nazioni, e riescono, di solito, asovrapporre una pi generale, e in fondo non inconciliabile, identitromana a quella delle piccole patrie che via via assoggettano37. In quelmondo, dunque, il risveglio di una coscienza per cos dir nazionale quasi sempre momentaneo e coincide con lemergere di una guida ideale

    che si chiami Viriato o Vercingetorige, Giugurta o Arminio,

    35 Cos Y. Le Bohec, Csar chef de guerre. Stratgie et tactique de la Republiqueromaine, Paris-Monaco 2001, p.122.36 Cos E. Cecchini, Storia della guerriglia, Milano 1990, p.34.37 Oltre che nel gi citato Brizzi, Roma cit., passim; ne ho trattato in G. Brizzi,

    Dall'orbe romano alla partizione kat ethne: genesi e dissoluzione di un impero

    universale, "Quaderni della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna" X (2005),pp.57-66;

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    Tacfarinas o Boudicca si rivela capace di coagulare attorno a s

    identit pi vaste e fino a quel momento ignare o sopite; sicch la suamorte e Roma apprende assai presto, in proposito, a servirsidellomicidio politico fa, appunto, regredire il fenomeno al livello, infondo irrilevante, del brigantaggio.

    Nel mondo ebraico ci non accade, e anzi il processo vi appare percos dir rovesciato nei suoi termini: non un capo brillante e carismaticoa ridestare il senso di identit di un popolo, ma lo zelo di un popolo,suo formidabile coagulo ideale, a costituire una fucina inesauribile dicapi che, pur spesso improvvisati, sono per frutto di una selezionenaturale e dunque quasi sempre estremamente capaci, determinati epericolosi.

    Lelemento discriminante quindi a mio avviso e lo ripetoquello dellidentit; unidentit, tuttavia, che nel caso ebraico finisce perassumere caratteri del tutto particolari e forse bench apparentementecontraddittori per certi versi addirittura unici. Come lesser Romanoconsisteva nellaccettazione di alcuni ben precisi parametri culturali e dicomportamento; cos, per citare una categoria di Doron Mendel,lidentit ebraica si configurava, nel pi vasto ambito del mondo antico,come un caso, unico, di vero e proprio popolo-patria, definendo unethnos a se stante38. A causa infatti della deriva subita dalla concezionedel Divino verso il campo immateriale dell'etica, la nozione di Terra

    Promessa, presente fino dallet pi antica e provvista dapprima di unsignificato assolutamente concreto, a partire dal V secolo a. era venutacostantemente mutando; e aveva finito poco a poco per identificarsi conla simbolica evoluzione spirituale che avvicinava luomo a Dio. Ci, daun lato, produsse via via come caratteristica peculiare l'elasticit, esostanzialmente linesistenza, di veri e propr confini territoriali; unacaratteristica che i Romani stessi sembrano ad un certo punto averpercepito, se vero che, avvertendoli forse come ununica, grande etnia,definirono con lo stesso termineIudaei sia gli abitanti della Giudea, siale comunit ebraiche della Diaspora39;

    E tuttavia anche la questione territoriale fin in certo qual modo perriemergere drammaticamente. Nel corso del I secolo a. avevano fatto laloro comparsa, in ambienti ebraici non ortodossi, taluni tratti

    38 D. Mendel, The Rise and Fall of Jewish Nationalism, New York 1992, pp. 15, 400.39 Cfr., per esempio, R.S. Kraemer, On the Meaning of the Term Jew in Greco-Roman

    Inscriptions, Harvard Theological Review LXXXII (1989), pp.33-53; si vedanoanche le considerazioni di M. Goodman, Diaspora Reactions to the Distruction of theTemple, in: J.D.G. Dunn ed., Jews and Christians: the Parting of the Ways,Cambridge 19992, p.31.

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    marcatamente iranici; e fu forse di fronte ad una realt di riferimento

    lIran la quale, pur nel susseguirsi di dinastie diverse, avevamantenuto sempre una propria identit statuale definita e autonoma, chela Giudea figlia dellEsilio avvert di nuovo il bisogno di riferirsi anchead una ben precisa realt territoriale indipendente. Al senso etico checonnotava ormai lidentit ebraica anche attraverso spaz vastissimi siaggiunse cos, sempre pi forte, forse soprattutto negli ambienti menoelitari e tradizionalisti, il desiderio di dar vita ad uno Stato liberodall'ingerenza di qualsiasi Potenza straniera; e nacque il sogno dicacciare i Romani dalla Palestina (e, forse, da tutto lOriente).

    Ma, per tornare al punto dal quale siamo partiti, certo che ilbanditismo e la guerriglia vengono oggi, per lo pi, del tutto distinti,

    almeno sotto laspetto strategico e psicologico. Mentre infatti ilbrigantaggio, nato spesso dalla precariet economica e dallingiustiziasociale, non supera la natura individuale o almeno si risolve nella nascitadi gruppi ristretti (e, in certo qual modo, marginali), perseguendocome unico scopo la sopravvivenza di chi lo esercita al di fuori delloStato, in opposizione rispetto alle leggi vigenti, la guerriglia, si rivolgecontro le strutture statali, di cui fa un obiettivo politicamenteconsapevole, con fini diversi da quello del semplice profitto di rapina40.Essa appare dunque animata da una forte pulsione ideologica, tende alraggiungimento di obiettivi politici generali autenticamente sentiti e ha,ovviamente, proporzioni molto pi vaste del brigantaggio. Sono quelleideali le componenti di fondo che tengono viva e alimentano taledifficile modalit di lotta, volta allo sfinimento di nemici molto pi forti,da ottenersi attraverso una paziente strategia a lungo termine. Anche se vero che il passaggio dalluna forma allaltra pu essere a volte naturalee quasi insensibile, la differenza tra il bandito e il guerrigliero esiste; eva cercata nel fatto che il primo aspira, in fondo, soprattutto asopravvivere ai margini della societ, il secondo mira coscientemente acrearne una nuova attraverso labbattimento di strutture preesistenti,sostenute talvolta (anche se non sempre) da una Potenza straniera.

    Ora, per quanto mi riguarda, ho raggiunto la convinzione che,

    sottovalutando gravemente la realt locale, i Romani abbiano davveroconsiderato a lungo la Giudea come una provincia resa turbolenta dafenomeni sociali, ma non a rischio di sollevazione: lo provainizialmente, secondo me, il titolo di praefectus contra latronesconferito, come si visto, ad Erode. E prova poi la pervicacia nellerrorela scelta fatta in seguito, di affidarla ad un prefetto equestre che, sia pur

    40 Cos L. Loreto, Per la storia militare del mondo antico. Prospettive retrospettive,Napoli 2006, p.136.

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    sotto la supervisione del potente governatore di Siria, doveva garantirne

    lordine con pochi corpi ausiliar soltanto.Lerrore forse almeno in

    parte spiegabile: fino allagrande rivolta del 66 p. laPotenza egemone avevascelto, secondo unaconsuetudine radicata, didialogare con le litesgiudaiche; e il quadro dellasituazione che ne avevaricavato, in parte anche per la

    malafede di queste, era statoquello di un contesto forseinquieto, ma gestibile senzaeccessivo dispendio di risorse.Forse perch si erano sentitiingannati, i Romani finironopoi, dopo il 70 p.,collalienarsi gradualmente sia con linfamia del fiscus

    Iudaicus41; sia, pi in

    generale, con latteggiamentodegli apparati di governo42,

    41 Il cui pagamento fu esteso, indistintamente, a tutti gli appartenenti alletnia ebraica.Su questa realt basti ricordare, qui, V.A. Tcherikover-A. Fucks, Corpus Papyrorum

    Judaicarum, I, Cambridge 1957, pp.80-82; II, pp.111-116; M. Goodman, Nerva, TheFiscus Judaicus and Jewish Identity, JRS LXXIX (1989), pp.40-44. Quantoallaspetto sacrilego dellimposta, si veda G. Alon, Jews, Judaism and the ClassicalWorld: Studies in Jewish History in the Times of the Second Temple, and Talmud,

    Jerusalem 1977, p.293, nota 55.42 Oltre che, ad esempio, in Giudea, in Cirenaica (cfr., per es., S. Applebaum, Jews andGreeks in Ancient Cyrene, Leiden 1979, pp.222-223) e in Egitto (collestensione a loro,tra laltro, e fino dallet di Augusto, della laografia: Tcherikover-Fucks, Corpus cit., I,pp.55-65. In generale: A. Kasher, The Jews in Hellenistic and Roman Egypt: theStruggle for Equal Rights, engl. transl., Tubingen 1985), anche prevedibilmente- inMesopotamia. Qui, rispetto al dominio dei Parti, leventuale conquista romana avrebbecausato, oltre ad un sostanziale inasprimento delle condizioni giuridiche, anche unnotevole danno economico, dovuto allaggravio dei tributi e al controllo esercitatodallimpero sui traffici della regione: cfr. J. Neusner, The Jews East of the Euphratesand the Roman Empire, in: ANRW II, 9, 1, Berlin-New York 1979, pp.58-59.

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    che decisero di appoggiare la componente greca43 la collaborazione

    delle classi dirigenti locali; e anche per quanto concerneva la gestionedella provincia cambiarono infine parere. Alla Giudea-Palestina venneimposto da ultimo un governo militare con tutti i crismi, affidato ad unlegato imperiale, di livello prima pretorio poi addirittura consolare, conben due legioni di presidio; e ci a sottolineare lassoluta unicit diuna situazione interna altrimenti incontrollabile malgrado la Giudeanon fosse veramente unarea di frontiera. Occorsero tuttavia, pergiungere ad una sistemazione definitiva, due guerre spaventose; e, traesse, lintermezzo dellulteriore massacro subito in et traianea dallecomunit ebraiche della diaspora occidentale.

    Gi nellet di

    Giuseppe la situazioneera chiaramente andatadegenerando; e i caratteridella regione si eranofatti evidenti. Quando,per definire tutti coloroche resistono ai Romanie alla aristocrazia ebraicache li appoggia, riuniscesotto lunico termine dilestai uomini come

    Ezechia e Simone, come Atrongeo e Giuda il Galileo; quando connota inmodo univoco tutte le aireseis che, in una Gerusalemme assediata,resistono ai Romani, anche gli zeloti e persino i sicarii, Giuseppe Flavio dunque fortemente e, credo, intenzionalmente, ambiguo; e non soloperch, di proposito, assume appieno il punto di vista dei Romani stessi,ma perch cerca di mantenere in loro lillusione circa la natura delfenomeno che hanno conosciuto. Per comprendere occorre, secondo me,da un lato considerare il pubblico (o, almeno, una parte del pubblico)cui lo storico ebreo si rivolge, vale a dire, oltre agli Ebrei stessi, i civescolti (e i rappresentanti del potere) nella capitale; bisogna dallaltro

    por mente allequivalente latino del greco lestes, che sembradecisamente lo abbiamo visto fino dallinizio potersi identificarecon il termine latro. Anche la lingua latina definisce con il termine latro

    43 E questo aliment il Messianismo: per es. M. Hengel, Messianische Hoffnung undpolitischer Radikalismus in der jdisch-hellenistischen Diaspora, in: Apocalypticismin the Mediterranean World and the Near East. Proceedings of the InternationalColloquium on Apocalypticism, Uppsala, August 12-17, 1979, Tbingen 1983, pp.

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    tanto il brigante da strada44, quanto il combattente clandestino: e, quale

    che sia letimo prescelto, da latere o da latus, il vocabolo sottolineacomunque, del bandito o del guerrigliero, un comune aspetto particolare,il carattere per cos dire irregolare e subdolo a latere o latenterdellattivit che questi conduce.

    Come, almeno a mio avviso, dimostra il discorso attribuito ad ErodeAgrippa (su cui brevemente torneremo...), Giuseppe Flavio conosce allaperfezione la mentalit dei Romani, nonch parte almeno della loroletteratura; e, soprattutto, non ignora il significato dellespressioneciceroniana latronum modo45 riferita allattivit bellica. Da un lato,dunque, mi sembra probabile che, adottando questo termine per definirei combattenti clandestini, Giuseppe scelga coscientemente gi lho

    detto di farsi eco del modo di pensare proprio dei Romani stessi,istintivamente portati a considerare come delinquenti comuni quanti sioppongono allordine da loro instaurato. Tale linea, daltronde, statapoi una costante di tutte le epoche, fino a quelle pi vicine a noi: da essasembra discendere non solo la definizione diBanditen, adottata durantela Seconda Guerra Mondiale dalle truppe germaniche per definire icombattenti partigiani, ma latteggiamento stesso, ad esempio, degliStati coloniali di et moderna e contemporanea, che hanno negato fino adate recentissime ogni diritto a quanti praticassero forme di guerriglia.

    E tuttavia, seguendo il nostro autore lungo questo percorso ideale

    senza i necessari distinguo, come fa una certa critica, si finisceprobabilmente col travisare e sottovalutare almeno in parte un fenomenopi complesso e, mi si permetta, per molti aspetti assai pi nobile dellagrassazione da strada. Nella sua scelta linguistica Giuseppe stato forsemotivato anche da unaltra ragione per, a sua volta assai pi nobile delsemplice desiderio di compiacere (o di illudere) i vincitori. Esiste, nellessico politico latino, un ulteriore vocabolo il cui significato statospesso frainteso dai moderni o, almeno, stato impiegato in accezionilate e imprecise. Per il Romano chi, dopo essersi sottomesso, riprende leostilit un rebellis, e il senso ben diverso da quello, in fondopiuttosto generico, attribuito al nostro ribelle: il gesto di impugnare

    nuovamente le armi dopo la resa rappresenta infatti, per lui, unaviolazione gravissima di quella fides cui ci si appellati facendo atto di

    44 Per tutti: Fest.-Paul.Diac., epit. p.118 Mller: latrones antiqui eos dicebant, quiconducti militabant.... At nunc viarum obsessores dicuntur, quod a latere adoriuntur,

    vel quod latenter insidiantur; Isid., Etym. X, 159: latro, insessor viarum, a latendodictus: Aelius autem latro est inquit latero ab latere, insidiator viae; cfr. ancheVarro, l.L. VII, 5245 Cic., Off. III, 29, 108; cfr., tra gli altri, Liv. XXIII, 42, 10.

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    deditio, cio rimettendosi alla discrezione pietosa del vincitore, e questa

    una colpa ancora pi grave e totale del bellum latronum modo, unacolpa che non ammette perdono. Non so se la precisazione sia propria (efinanco se sia sostenibile) fino in fondo; ritengo per, per conto mio,che non ogni latro sia un rebellis, mentre mi pare ovvio che ogni rebellissia almeno potenzialmente un latro, costretto com dalla comprovatainferiorit sul campo che lo ha condannato alla sconfitta ad aggredire ilnemico con linganno e di sorpresa.

    Nel discorso, cui gi si accennato, da lui messo in bocca ad ErodeAgrippa quando questi cerca invano di frenare i suoi compatriotiGiuseppe appare perfettamente conscio del problema. Per i Giudei ilmomento di resistere ad oltranza sarebbe stato lo storico stesso,

    secondo me, che parla per bocca del principe giudeo quando Pompeoera entrato nel paese; ora tale momento passato, e chi, una voltaassoggettato, insorge di nuovo uno schiavo disubbidiente, non unamante della libert46.

    Giuseppe sembra qui riecheggiare una consolidata posizione romanagiunta a noi per bocca (ancora una volta) di Cicerone47: neppure la

    resistenza protratta allestremo motivo sufficiente per negare laclemenza ai vinti, recipiendisi in fidemconfugient, da accogliere sesi rimettano alla fides del vincitore. Ma proprio per questo chi riprendele armi dopo averle deposte , se non uno schiavo fuggiasco, certo unrebellis.

    46 Ios.,BJII, 355.47 Cic., de off. I, 11, 35.

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    Come rebelles tra i pi pervicaci la loro recente condotta tendeva a

    connotare, agli occhi di Roma, i Giudei in quanto tali, o almeno la lorocomponente pi attiva e pericolosa. Come vantava orgogliosamente alcospetto di tutta lUrbe larco di trionfo eretto a celebrarne la vittoria,quello recentemente combattuto da Vespasiano e Tito era stato unbellum, e dei pi feroci; e Giuseppe era ben conscio di ci, comeammetteva, sia pur implicitamente e non senza giocar di sfumaturelinguistiche, nel titolo stesso della sua opera pi conosciuta. Ma,cercando intenzionalmente di separare i banditi dal resto dellapopolazione, tendeva forsanche ad attenuare in qualche modo quellache Roma considerava la colpa pi grave dei suoi connazionali; colpache, reiterata pi volte, avrebbe in seguito trascinato le parti ad altre

    spaventose mattanze.