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UNIVERSITADEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTÁ DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA Laurea Magistrale in Archite>ura L. I. di PROGETTAZIONE TECNICA E STRUTTURALE Modulo Impianti a.a. 2012-2013 Scarico Docente: Ing. ROBERTO RICCIU

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UNIVERSITA’  DEGLI  STUDI  DI  CAGLIARI                            FACOLTÁ  DI  INGEGNERIA  E  ARCHITETTURA  

                 Laurea  Magistrale  in  Archite>ura  

    L. I. di PROGETTAZIONE TECNICA E STRUTTURALE

Modulo Impianti a.a. 2012-2013 Scarico Docente: Ing. ROBERTO RICCIU

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SCARICO: Introduzione

1. Elementi di costruzioni

2.  I nodi

3. Prestazioni

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La norma UNI EN 12056:2001 La norma UNI EN 12056 regolamenta in maniera uniforme tutti i sistemi fognari all’interno di qualsiasi tipologia di edificio, civile ed industriale, attuando una normativa già da decenni applicata e sperimentata in diverse nazioni europee. È composta da 5 parti che trattano rispettivamente: 1) i requisiti generali e le prestazioni; 2) gli impianti per le acque reflue con particolare riferimento alla progettazione ed al calcolo; 3) la progettazione ed il calcolo dei sistemi per l’evacuazione delle acque meteoriche; 4)  la progettazione ed il calcolo delle stazioni di pompaggio; 5) le istruzioni per le installazioni, le prove e la manutenzione e l’uso dei sistemi di scarico all’interno degli edifici.

SCARICO: Elementi di costruzioni

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SCARICO: Elementi di costruzioni

Si definiscono impianti di scarico acque usate le reti di tubi atti a smaltire, all’esterno del fabbricato o dell’unità abitativa, le acque provenienti, dopo l’uso, da lavabi, wc, docce, vasche, lavandini da cucina ecc. Queste reti di tubi si dividono in: -  scarichi interni agli edifici: acque grigie e acque nere; -  scarichi esterni definiti anche fogne: acque grigie, acque nere a cui si possono sommare le acque bianche (acque meteoriche).

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SCARICO: Elementi di costruzioni

Le tubazioni di scarico di un impianto sanitario si dividono in 4 parti: 1.  diramazioni di scarico: tronchi di

tubazione che col legano gl i apparecchi alla colonna

2.  colonne di scarico: tronchi verticali 3.  col let tor i d i scar ico: t ronchi

orizzontali che collegano le basi delle colonne con le fogne esterne

4.  rete di ventilazione: tronchi verticali paralleli alle colonne aventi la funzione di evitare sovrapressioni e depressioni nei sifoni degli scarichi

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Altri componenti sono: sifone: dispositivo di scarico che mediante

la chiusura idraul ica impedisce l’ingresso di cattivi odori provenienti dalla rete di scarico

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Altri componenti sono: bocche di ispezione: lungo le tubazioni, ed in particolare una alla base di

ogni colonna di scarico; hanno la funzione di permettere la manutenzione di parti di tubature per pulizia e disostruzione.

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SCARICO: Elementi di costruzioni

I materiali più utilizzati nella realizzazione di tubi di scarico sono: -  polivinilcloruro (PVC) -  polietilene (PE) -  polipropilene (PP) Altri materiali come piombo, cemento amianto, gres porcellanato (un tempo molto utilizzati), sono oggi quasi completamente abbandonati. La scelta del materiale è essenzialmente determinata da movimenti e assestamenti che può subire la struttura entro la quale è installato lo scarico, difficoltà di messa in opera, costi da sostenere.

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SCARICO: Elementi di costruzioni edilizia residenziale

Posa in opera dei tubi I tubi vengono generalmente posati sotto t raccia. Si real izzano le strut ture, i tamponamenti e le tracce, si inseriscono le tubazioni e si fissa con malta. Si realizzano quindi intonaco, pavimenti e finiture. In caso di interventi di manutenzione occorre demolire pavimenti e rivestimenti per poi ripristinarli. I tubi posti in posizione orizzontale devono avere una pendenza compresa tra l’1% e il 5% (pendenza ottimale 2%). Vengono poggiati per tutta la loro lunghezza in traccia o su sottopavimento e si deve far in modo che abbiano la maggior pendenza con il minimo sviluppo in lunghezza. Le diramazioni di scarico presentano dimensioni considerevoli e lo spessore del normale massetto per impianti (8-10 cm) è insufficiente. Si ricorre quindi a soluzioni quali il solaio ribassato o il cavedio.

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Posa in opera dei tubi CAVEDIO : pareti realizzate in opera all’interno delle quali si alloggiano le tubazioni

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SCARICO: Elementi di costruzioni

Posa in opera dei tubi PARETI TECNICHE: pareti prefabbricate realizzate in struttura metallica trattata sulla quale si attaccano i sanitari e dove corrono le tubazioni orizzontali e verticali

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SCARICO: Elementi di costruzioni edilizia pubblica, industriale, terziaria

Posa in opera dei tubi Nei fabbricati a destinazione industriale e terziaria, gli impianti possono essere alloggiati sull’intradosso dei solai tramite la realizzazione di controsoffitti e all’interno di pavimenti flottanti.

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CONTROSOFFITTI

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Posa in opera dei tubi

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PAVIMENTI FLOTTANTI

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Posa in opera dei tubi

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PARETI TECNICHE PER BAGNI PUBBLICI

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I tubi sospesi a parete o a soffitto sono sostenuti da canaletti in lamiera zincata appesi a loro volta al soffitto mediante braccialetti appoggiati su mensole di sostegno. I tubi verticali sono sostenuti da appositi collarini fissi o scorrevoli.

Posa in opera dei tubi

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Le reti di scarico devono essere ventilate (collegate con l’esterno) in modo tale che non si creino delle sovrapressioni o depressioni in rete tali da compromettere il normale funzionamento. Le sovrapressioni sono la causa di rigurgiti dai sifoni, mentre le depressioni sono quei fenomeni che aspor tano i l tappo idraul ico determinando l’esalazione di sostanze mefitiche. I sistemi di ventilazione più utilizzati sono: 1. ventilazione primaria 2. ventilazione parallela diretta 3. ventilazione parallela indiretta 4. ventilazione secondaria 5. ventilazione con braghe Sovent

RETI DI VENTILAZIONE

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1. VENTILAZIONE PRIMARIA ( h<12m ) La ventilazione primaria, si ottiene prolungando la colonna degli scarichi fin sopra la copertura dell’edificio.

Questo s is tema pur essendo considerato di semplice realizzazione, necessita di alcuni accorgimenti in punti particolari come i gomiti di base. Per edifici fino a due piani fuori terra, tutti gli apparecchi possono essere allacciati direttamente alle colonne (altezza d’interpiano ≤ 4m). Per edifici da tre a cinque piani fuori terra: non si devono allacciare apparecchi un metro prima e dopo il piede di colonna e neppure 0,5 metri prima e dopo la seconda derivazione, (h ≤ 12 m).

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VENTILAZIONE PRIMARIA con circumventilazione (h>12m)

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Per edifici oltre i cinque piani d’altezza: possono essere realizzate soluzioni con circumventilazione di base o a scarico diretto. N o n v a n n o a l l a c c i a t i apparecchi nei gomiti di rispetto, (h > 12 m).

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2. VENTILAZIONE PARALLELA DIRETTA

Si realizza con apposite colonne di ventilazione, affiancate e direttamente collegate alle colonne di scarico degli apparecchi. I l l o ro u t i l i z zo r i su l t a conveniente negli edifici in cui la geometria obbliga le c o l o n n e d i s c a r i c o a spostament i vert ical i e orizzontali.

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3. VENTILAZIONE PARALLELA INDIRETTA

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Si realizza con apposite colonne di ventilazione collegate a quelle di scarico. Risulta conveniente l’applicazione di questo sistema quando si ha una distanza di 4 m tra apparecchi e colonna di s c a r i c o ( l u n g h e z z a massima delle derivazioni interne), oppure quando g l i apparecch i sono disposti in batteria come accade nei servizi delle scuole.

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4. VENTILAZIONE SECONDARIA Si realizza allacciando l e c o l o n n e d i ventilazione ad ogni singolo apparecchio di scarico. La realizzazione di questo sistema risulta m o l t o c o m p l i c a t a ; attuabile solo nel caso i n c u i t u t t i g l i a p p a r e c c h i s i a n o installati sulla stessa parete. Rispetto al sistema di ventilazione p r i m a r i o c o n s e n t e incrementi delle portate di scarico fino all’80%.

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5. VENTILAZIONE CON BRAGHE SOVENT

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Si realizza con apposite braghe, la cui conformazione è in grado di ridurre le pressioni presenti in rete. La loro installazione risulta conveniente in edifici che superano i 7 ÷ 8 piani perché consen te d i r i du r re i l diametro delle colonne. Anche con questo t ipo d ’ i n s t a l l a z i o n e è consigliabile circumventilare l’u l t imo p iano . Ino l t re l’ultimo tratto di colonna al di sotto dell’ultima Sovent va dimensionato come una colonna di venti lazione primaria.

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SCARICO: I nodi

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Regole di realizzazione delle colonne di ventilazione Le colonne di ventilazione devono proseguire oltre la copertura degli edifici con terminali a sezione libera, non devono presentare strozzature o limitazioni all’efflusso dell’aria nelle colonne. Per tetti e terrazze non frequentate, le colonne devono sporgere dal tetto o dal terrazzo per almeno 30 cm, mentre per terrazze frequentate le colonne devono sporgere per almeno 200 cm, per tetti con finestre, le colonne devono distare dalle finestre non meno di 200 cm, oppure avere sbocco almeno 10 cm oltre l’altezza della finestra.

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Regole di deviazione delle colonne e piedi di colonna

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Un corretto dimensionamento ed un'opportuna ventilazione di un impianto di scarico esclude, generalmente, la formazione di pressioni e relative depressioni nelle condotte, evitando quindi il riempimento totale di colonne e collettori. La causa della formazione di pressione e depressione (“vuoto”) soprattutto nelle co lonne d i scar ico è, d ipendentemente dal la configurazione della condotta, l'acqua stessa che defluendo velocemente verso il basso (circa 10 m/sec.), spinge avanti a sé l'aria presente nella colonna e crea di c o n s e g u e n z a u n a d e p r e s s i o n e , c h e v i e n e istantaneamente colmata da un risucchio più grande d'aria proveniente dalla ventilazione. Sotto il punto d'innesto nella colonna (punto "b"), per l‘afflusso d'immissione dell'acqua defluente, si crea un vuoto, il quale per ragioni di sicurezza, non deve superare 40 mm di Colonna d’Acqua per 1 sec. Quando l'acqua defluente incontra un cambiamento di direzione, si crea istantaneamente un ingorgo, di conseguenza una zona di pressione.

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Regole di deviazione delle colonne e piedi di colonna

I cambiamenti di direzione sono quindi da ridurre al minimo indispensabile e da eseguire possibilmente con due curve a 45°, con interposto un tratto intermedio di lunghezza L > 2 ø

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La colonna di scarico La zona di pressione che si forma ai piedi di una colonna di s c a r i c o è d i p e n d e n t e dall 'altezza della colonna stessa. Possiamo però in generale formulare i due casi seguenti: 1) nelle colonne di scarico fino a 1 0 m d ' a l t e z z a c o n ventilazione primaria, si forma una zona di pressione che si annulla ad un'altezza di circa 3,00 m. È quindi da evitare in ogni caso l'allacciamento di apparecchi alla colonna in questi tratti, ma è possib i le a l lacc iar l i a l collettore, in una zona neutra, situata normalmente, a minimo 1 m dall'intersezione colonna-collettore.

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La colonna di scarico

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2) nelle colonne di scarico oltre 10 metri d'altezza a ventilazione primaria si forma una zona di pressione che può arrivare fino a circa 5,00 m d'altezza, sono quindi da escludere allacciamenti di apparecchi alla colonna in questo tratto. È consigliabile eseguire uno sdoppiamento della colonna stessa (circumventilazione), con una seconda via di scarico per il piano, od i piani, interessati che verrà a l l a c c i a t a s i a i n a l t o p e r ventilazione, sia in basso nel collettore di scarico, in prossimità della zona neutra.

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L’intensità sonora a piede - colonna Le tubazioni di scarico degli apparecchi non devono quindi mai essere allacciate alla colonna o al collettore nelle zone di pressione e depressione. In queste cosiddette "zone d'urto", si produce, oltre al fenomeno di pressione, anche un notevole aumento dell'intensità sonora. Vediamo come si può migliorare lo scarico, sia dal punto di vista idraulico che acustico:

Nello spostamento con curva a 90°, la pressione e il rumore prodotto dell'urto sono al massimo dell'intensità; per ipotesi avranno un valore 100%.

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L’intensità sonora a piede - colonna

Uno spostamento con due curve a 45°, con interposto un tratto intermedio di lunghezza L = 2 ø, riduce la rumorosità di circa il 35% rispetto al primo caso, diminuendo anche la zona di pressione.

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L’intensità sonora a piede - colonna

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Lo spostamento dell'asse della colonna di un tratto = 2 ø per un'altezza =~ 60 cm, eseguito con una curva a 45°, un tratto intermedio e due curve a 45°, prima della zona d'urto, riduce la rumorosità di circa il 50% rispetto al primo caso, riducendo molto anche la zona di pressione.

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Allacciamento degli apparecchi La lunghezza massima ed il numero di curve ammissibili negli allacciamenti alla colonna è il seguente: - distanza tra curva tecnica dell'ultimo apparecchio ed immissione in colonna (tratto A-B ), < 4,00 m. - dislivello tra curva tecnica e la diramazione orizzontale < 1,00 m. - sul tratto A-B sono ammesse al massimo 3 curve a 45° esclusa la curva tecnica. - pendenza > 1% Qualora queste regole non possano essere osservate, si ricorrerà alla ventilazione parallela, secondaria, o alla maggiorazione del diametro. Allacciamenti orizzontali degli apparecchi: è da evitare il collegamento orizzontale diretto tra l'allacciamento dell'apparecchio e la colonna di scarico, tratto A-B, dove invece deve esserci un disassamento > 1 d.

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Allacciamento alla colonna a) Braga 88 1/2° di uguale dimensione

La braga 88,5° di uguale dimensione provoca una chiusura idraulica nella colonna e di conseguenza una diminuzione della pressione. La c i rco laz ione de l l 'a r ia ne l la diramazione d'allacciamento avviene normalmente e le condizioni di scarico sono buone. Un'aspirazione al sifone di regola non si verifica.

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Allacciamento alla colonna b) Braga 88 1/2°ridotta Q u a n d o l a d i r a m a z i o n e

d'allacciamento è più piccola della colonna montante non si verifica una chiusura idraulica durante lo scarico. La c i rco laz ione de l l 'a r ia ne l la diramazione d'allacciamento avviene normalmente e non si verifica nessuna aspirazione al sifone se la diramazione d'allacciamento è dimensionata in modo corretto.

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Allacciamento alla colonna c) Braga 45°di uguale dimensione

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La braga 45° di dimensione uguale alla diramazione di allacciamento provoca una chiusura idraulica nella co lonna ma la fo rmaz ione d i depressione è minima. La circolazione d e l l ' a r i a n e l l a d i r a m a z i o n e d'allacciamento avviene normalmente e sono pressoché escluse aspirazioni anche indirette di sifoni perché la diramazione a 45° di uguale diametro non riesce a riempirsi. Nota: questo tipo di allacciamento richiede comunque una curva a 45° ed una sa lda tu ra in p iù r i spe t to all'allacciamento a 88 1/2°, inoltre occupa molto più spazio nella soletta.

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Allacciamento alla colonna d) Braga 45°ridotta

Anche in questo caso la formazione di depressione nella colonna risulta minima, ma in prossimità della diramazione d'allacciamento si forma una chiusura idraulica che provoca a s p i r a z i o n i s i a a l s i f o n e dell'apparecchio che scarica sia ai sifoni degli altri apparecchi. Questo allacciamento è quindi da evitare. Nota : l ' esecuz ione d i norma l i diramazioni d'allacciamento alla colonna porta a valutazioni tecniche e pratiche di compromesso, perché possono essere buone o cattive per la diramazione d'allacciamento e nel contempo buone o cattive per la colonna.

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Tipologie di giunzione 1) Saldatura di testa

La saldatura è il miglior tipo di collegamento, permette di sfruttare gli innumerevoli vantaggi della prefabbricazione. Si sconsiglia, nel modo più assoluto, la saldatura di testa eseguita in opera, per l’impossibilità di operare in condizioni di sicurezza soddisfacenti. La saldatura di testa è un collegamento rapido, sicuro, semplice, privo d’ingombro ed economico; inoltre il bordo di saldatura non crea ostruzioni, lasciando pressoché inalterata la sezione interna del tubo. Tratti di distribuzione dalla geometria anche piuttosto complicati possono essere assemblati in uno spazio ridotto, senza spreco di materiale, poiché tronchi di tubo o segmenti di curva sono facilmente riutilizzati grazie alla saldatura di testa.

Caratteristiche del collegamento: a)  non smontabile b)  resistente alla trazione

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Tipologie di giunzione 2) Manicotti di innesto

Il manicotto d’innesto è utilizzabile come collegamento tra i vari pezzi prefabbricati per una posa in opera semplificata. Può essere usato sia verticale che orizzontale, laddove lo spazio è ridotto; infatti anche in situazioni difficilmente accessibili può essere facilmente innestato o sfilato. I manicotti d’innesto sono forniti di tappo di protezione. Il tubo deve essere innestato fino in fondo al manicotto, poiché quest’ultimo non ha funzione di dilatatore.

Caratteristiche del collegamento: a)  smontabile b)  non resistente alla trazione

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Tipologie di giunzione 3) Raccordo a vite

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Il raccordo a vite è impiegato come collegamento tra i vari pezzi prefabbricati, inoltre quando occorre uno smontaggio semplice delle condotte o di parte di esse. Il montaggio è semplice e non richiede l’utilizzo di attrezzi. Il dado del raccordo va stretto con la sola forza delle mani.

Caratteristiche del collegamento: a)  smontabile b)  non resistente alla trazione

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Tipologie di giunzione 4) Raccordo a vite con colletto di fissaggio

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Ovunque ci siano delle trazioni longitudinali e quindi c’è la possibilità che il tubo esca dal raccordo a vite, occorre utilizzare anche il colletto di fissaggio che assicura la resistenza alla trazione del raccordo. Si consiglia l’uso del raccordo a vite con colletto di fissaggio anche nelle installazioni a pavimento o in soletta, là dove i tratti di tubo compresi tra due raccordi siano superiori a 2 metri.

Caratteristiche del collegamento: a)  smontabile b)  resistente alla trazione

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Tipologie di giunzione 5) Manicotto elettrico

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Si u t i l i zza per sa lda tu re in opera , trasformazioni, installazioni supplementari e riparazioni. Preparazione: -  Le estremità del tubo vanno tagliate a lunghezza perpendicolarmente all’asse del tubo; -  la superficie del tubo/pezzo di raccordo deve essere raschiata su una lunghezza di circa 3,5 cm nella zona di inserimento del manicotto elettrico.

Caratteristiche del collegamento: a)  non smontabile b)  resistente alla

trazione

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Tipologie di giunzione 6) Manicotto a dilatazione

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Il manicotto di dilatazione è indispensabile nelle colonne di scarico di acque usate, per il collegamento delle stesse da piano a piano; nelle colonne di acque pluviali interne ed esterne ai fabbricati; nei collettori di raccolta, generalmente sospesi e posti ai piani inferiori dei fabbricati. Può essere usato sia in verticale che in orizzontale; il vantaggio è dovuto alla profondità del manicotto che facilita il montaggio di colonne e collettori, permettendo correzioni in senso verticale ed orizzontale (es. quote, posizionamento esatto della direzione di braghe e curve). Un punto fisso (PF) ben solido deve sempre essere posto dietro al manicotto; può essere costituito dalla muratura stessa o da un braccialetto, allo scopo di evitare movimenti del manicotto in caso di dilatazione e contrazione.

Caratteristiche del collegamento: a)  smontabile b)  non resistente alla trazione

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Tipologie di giunzione 7) Flangia

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La flangia è normalmente usata come collegamento smontabile in impianti industriali, installazioni di accoppiamento a pompe, cisterne e piscine. Il sistema di collegamento a flangia permette un facile accoppiamento ad una installazione in ferro o acciaio. Con l’utilizzo di una flangia cieca è possibile creare un’ispezione.

Caratteristiche del collegamento: a)  smontabile b)  resistente alla trazione

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Smaltimento delle acque usate e piovane Le acque usate convogliate verso il basso dell’edificio dalle colonne di scarico devono essere smaltite all’esterno del fabbricato. Nei centri abitati tali acque(acque bianche e/o nere) vengono smaltite in fogna (fognatura dinamica); nelle zone non provviste di rete fognaria lo smaltimento può avvenire per dispersione nel sottosuolo (fosse imhoff), per scarico in fossi di scolo sul suolo oppure con vasche a svuotamento periodico (fognatura statica). Le acque reflue domestiche e le acque piovane devono essere smaltite in sistemi di scarico separati e possono essere canalizzate congiuntamente solo all’esterno dell’edificio.

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Smaltimento in fogna di tipo statico Nelle fogne di tipo statico l’unico sistema di depurazione è costituito dalle fosse settiche. Le acque dei wc scaricano nella fossa settica, le acque saponose provenienti dagli altri sanitari passano attraverso un pozzetto di decantazione, mentre quelle provenienti dalla cucina passano attraverso un pozzetto degrassatore.

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Schema di una rete di smaltimento delle acque sanitarie verso una fogna di tipo statico

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Fossa settica di tipo Imhoff

Le vasche settiche tipo Imhoff sono costituite da una vasca principale (digestione anaerobica) che contiene al suo interno un vano secondario (di sedimentazione). L'affluente entra nel comparto di sedimentazione, che ha lo scopo di trattenere i corpi solidi e di destinare il materiale sedimentato attraverso l'apertura sul fondo inclinato, al comparto inferiore di digestione. Il comparto di digestione è dimensionato affinché avvenga la stabilizzazione biologica delle sostanze organiche sedimentate (fermentazione o digestione anaerobica).

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Pozzetto degrassatore

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I pozzetti degrassatori hanno la funzione di separare l’acqua dai grassi contenuti nei saponi e nei rif iuti a l i m e n t a r i , i q u a l i creerebbero problemi di intasamento nelle fognature data la lo ro pecu l ia re tendenza a indurirsi.

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Smaltimento in fogna di tipo dinamico

Le fognature di tipo dinamico convogliano tutti gli scarichi a un depuratore, per cui non prevedono delle fosse settiche. Possono essere: separate: la rete di raccolta delle acque luride si dovrà allacciare direttamente alla rete fognaria predisposta mentre quella delle acque piovane si allaccerà alla rete fognaria delle acque piovane. La prima rete sarà convogliata al depuratore mentre la seconda potrà essere convogliata direttamente nei corsi d’acqua/mare. miste: entrambe le acque convogliano direttamente alla rete fognaria predisposta.

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Schema di una rete di smaltimento delle acque sanitarie verso una fogna di tipo dinamico

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Le reti di scarico delle acque meteoritiche sono costituite dai canali di gronda (grondaie) che raccolgono le acque dal tetto, dalle colonne di scarico (pluviali) che le convogliano dal tetto ai collettori e dai collettori suborizzontali di raccolta per lo scarico nella fogna. I materiali più usati sono la lamiera zincata, il rame e l’acciaio inossidabile. Per un corretto deflusso delle acque è necessario che i pluviali non distino più di 25 m tra loro e che vi sia un pluviale almeno ogni 60 m² di tetto. E’ bene proteggere il pluviale dalla ostruzione di foglie usando opportune griglie a fungo posizionate sulla grondaia in corrispondenza del bocchettone. E’ bene che la pendenza dei canali di gronda non sia inferiore a 5mm/m.

Reti di scarico delle acque piovane

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Recupero delle acque piovane L’acqua è una risorsa limitata ed esauribile. Uno dei sistemi per preservare questa preziosa risorsa è il recupero e riciclaggio delle acque piovane. Gli utilizzi tipici dell’acqua così ottenuta sono: usi esterni: - annaffiatura delle aree verdi e condominiali; - lavaggio delle aree pavimentate; - autolavaggi intesi come attività economiche; - usi tecnologici e alimentazione delle reti antincendio; usi interni: - alimentazione delle cassette di scarico dei wc; - alimentazione delle lavatrici (se a ciò predisposte); - distribuzione dei piani interrati e lavaggio auto; - usi tecnologici vari, come sistemi di climatizzazione passiva/attiva.

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SCARICO: Elementi di costruzioni Impianto di raccolta delle acque piovane

L’acqua raccolta deve essere liberata dalle impurità attraverso i filtri, non diventerà potabile e non dovrà mai essere utilizzata per usi alimentari. Un impianto è tipicamente composto da: - un serbatoio (interrato o meno, ad esempio in cantina); - un sistema filtrante; - una centralina di controllo; - una pompa; - accessori eventuali.

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Funzionamento dell’impianto: - L’acqua viene raccolta dallo scarico delle grondaie, direttamente o tramite una pompa immersa nel pozzetto di raccolta e convogliata verso un filtro la cui funzione è quella di separare l’acqua dalla sporcizia più grossolana; -  l’acqua viene incanalata all’interno del serbatoio tramite una tubazione; -  l’aspirazione dell’acqua avviene attraverso un tubo dotato di galleggiante, posizionato pochi centimetri sotto il pelo dell’acqua, in modo da pescare sempre l’acqua più pulita; - una centralina elettronica controlla la pompa di mandata e l’intero sistema. La centralina inoltre comanda l’afflusso d’acqua potabile quando si esaurisce la riserva d’acqua piovana.

SCARICO: Elementi di costruzioni

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L ’util izzo domestico dell ’acqua piovana avviene dotando l’impianto domestico di una doppia rete idraulica (rete duale) per separare l’acqua potabile da quella che alimenta i rubinetti da cui si vuole erogare acqua piovana.

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1.Rapido deflusso 2. Tenuta idraulica; 3. Resistenza termica; 4. Resistenza meccanica; 5. Resistenza alla corrosione; 6. Controllo rumorosità; 7. Pulibilità e Manuntenibilità

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1. Rapido deflusso

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Le reti di scarico delle acque usate devono essere in grado di consentire l’evacuazione, rapida senza ristagni, delle acque di rifiuto verso il sistema di smaltimento esterno. A tal fine si devono realizzare le opportune pendenze e scegliere diametri adeguati per i tubi, considerando che: • diametri troppo piccoli, possano facilmente portare ad intasamenti e ostruzioni delle reti; • diametri troppo grandi possono favorire il deposito di sedimenti e formarsi di incrostazioni, in quanto impediscono l’autolavaggio della rete di scarico.

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2. Tenuta idraulica

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Le reti di scarico delle acque usate devono essere in grado di: impedire la fuoriuscita di liquami, gas, odori e germi patogeni. Prestazioni queste che si possono ottenere realizzando reti a tenuta (di acqua e gas) e proteggendo i punti di emissione con sifoni: cioè con appositi dispositivi idraulici, in grado di consentire il passaggio delle acque di scarico e, nello stesso tempo, di impedire la fuoriuscita di gas odori e germi.

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3. Resistenza termica e meccanica

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Le reti di scarico delle acque usate devono essere in grado di: Resistere alle sollecitazioni termiche. Le maggiori cause di rottura degli impianti di scarico sono dovute alle dilatazioni termiche.

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3. Resistenza termica

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Per evitare rotture, le dilatazioni termiche devono essere accuratamente calcolate e assorbite. Negli impianti realizzati sotto traccia in cui il tubo di raccordo orizzontale (braga), funziona da punto fisso essendo annegato nel solaio, per cui la dilatazione è assorbita dal manicotto di dilatazione sottostante.

Manicotto di dilatazione

Particolare bracciale di dilatazione

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3. Resistenza termica Ing.  ROBE

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Accorgimenti da adottare nella realizzazione di colonne di verticali per l’assorbimento delle dilatazioni termiche

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3. Resistenza termica Ing.  ROBE

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60  60  Punto fisso sui tubi verticali

Nella tipologia impiantistica con tubi indipendenti alle pareti, il punto fisso è realizzato con un collare di bloccaggio. I tratti di colonna realizzati senza interruzioni sono fissati mediante collari scorrevoli per evitare le inflessioni laterali della colonna.

Punto fisso sui tubi verticali

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4. Resistenza meccanica

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Le reti di scarico delle acque usate devono essere in grado di: Resistere alle sollecitazioni meccaniche (urti e abrasioni previste). Ulteriore causa di rottura degli impianti di scarico è dovuta agli assestamenti delle strutture dei fabbricati entro cui essi sono installati. Tra i diversi materiali di cui possono essere costituite le reti di scarico, il PE presenta maggiore resistenza meccanica a trazione, compressione, alla rottura per urto, al taglio, alla flessione e all’abrasione; mentre le condotte in PP hanno ottime caratteristiche di resistenza all’abrasione, per via della compattezza del materiale e la loro superficie liscia limita gli intasamenti.

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5. Resistenza alla corrosione

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Le reti di scarico delle acque usate devono essere in grado di: Resistere all’azione corrosiva di liquami chimicamente aggressivi e dei gas che possono svilupparsi in rete. Pertanto la scelta dei tubi, giunzioni, guarnizioni e pezzi speciali, deve essere fatta in relazione alle specifiche caratteristiche chimiche delle sostanze da evacuare. Materiali dalla buona resistenza chimica sono: Il PE, il PP e il PVC. La resistenza alle sostanza di scarico e agenti chimici alle diverse temperature per i materiali sopracitati vanno verificate nelle schede dei produttori.

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6. Controllo rumorosità

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È fondamentale negli scarichi, riuscire a smaltire i liquami senza provocare rumorosità eccessiva. Vanno dunque adottati tutti gli accorgimenti costruttivi atti a mantenere il livello di rumorosità entro i limiti normalmente consentiti. A tal fine si possono isolare acusticamente i cavedi, fasciare tratti di rete con appositi materassini oppure utilizzare tubi e pezzi speciali personalizzati. La maggior fonte di rumore in un impianto di scarico, è costituito dal wc in fase di risciacquo, che comunque non dovrebbe superare i 70 dB. Un’imperfetta realizzazione, un’ ostruzione o la mancanza del tubo di ventilazione primaria dell’impianto possono aumentare questi rumori con fenomeni di risucchio molto fastidiosi. È buona norma posizionare le colonne di scarico nelle zone rumorose della casa, evitando il passaggio in prossimità di pareti delle camere da letto

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Il DPCM del 5.12.1997 in attuazione della legge quadro n° 447 del ’95, “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici” sancisce la determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici, al fine di ridurre l’esposizione delle persone al rumore. Il decreto determina i requisiti acustici delle facciate, delle pareti interne, dei solai e fissa dei valori limite per la pressione sonora all’interno degli edifici a seconda della loro destinazione d’uso. Per quanto riguarda gli impianti tecnologici installati all’interno delle abitazioni; i limiti che non devono essere superati, sono: LASmax = 35 dB(A) per impianti a funzionamento discontinuo (es.: impianto di scarico) Laeq = 35 dB(A) per gli impianti di servizio a funzionamento continuo LASmax = livello massimo di pressione sonora in dB(A) LAcq = livello continuo equivalente di pressione sonora in dB(A)

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Rw = potere fonoisolante di elementi di separazione. 2) I valori di Rw sono riferiti a elementi di separazione tra due distinte unità immobiliari. 3) Isolamento acustico di facciata 4) Livello di rumore di calpestio di solai 5) Livello massimo di pressione sonora in dB(A) 6) Livello continuo equivalente di pressione sonora in dB(A)

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Come già detto, i fattori determinanti per la rumorosità degli impianti di scarico sono: L’altezza dell’edificio. La colonna dell’impianto di scarico ha la funzione di raccogliere tutti i rifiuti provenienti dalle utenze sanitarie per caduta; è chiaro che più aumenta l’altezza dell’edificio, più si accentua la difficoltà di attenuare la propagazione di rumori all’interno della colonna. Percorso. Il percorso tendenzialmente retto della colonna di scarico, tanto più creeremo cambi di direzione, tanto più otterremo punti d’impatto. Ogni volta che il refluo, durante la sua caduta verticale, incontra un cambio di direzione, avviene un urto che genera un importante propagazione di rumore per via solida (diretta). Tipologia. Da essa dipendono i requisiti acustici passivi degli edifici, dei loro componenti e dei loro impianti tecnologici.

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Problemi relativi alla posa in opera Nell’acustica applicata all’edilizia, i problemi riscontrabili durante la posa in opera sono: 1) Ponti acustici 2) Contatto diretto tra struttura e l’elemento dal quale si genera il rumore ((tubazione incassata/annegata nella parete o nel solaio) Soluzioni: 1) con i collari di fissaggio in materiale elastico, 2) Con materiali flessibili ed elastici che avvolgono completamente la condotta come le guaine disaccoppianti

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Soluzione strutturale del cavedio Se nelle fasi di progetto si riesce a prevedere uno spazio di passaggio tecnico per gli impianti. Questa soluzione evita il contatto diretto tra colonna di scarico e la struttura, per cui l’attenzione va tutta sui collari di fissaggio e sugli attraversamenti dei solai.

Quando il materiale va a contatto con la tubazione è necessario porre del materiale elastico disaccoppiante.

Quando l’edificio assume una certa altezza (oltre i 4 piani), è necessario coibentare l’involucro interno del cavedio con materiale elastico per evitare che il cavedio faccia da cassa armonica.

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Quando il tubo va incassato a parete In Italia, nella realizzazione degli edifici residenziali di 2 o 3 piani, si ha l’abitudine di erigere le pareti e solo successivamente creare gli spazi di passaggio delle condotte di scarico; inoltre per non gravare sull’isolamento termico della parete esterna, si tiene il tubo verso l’interno dei locali abitati, riducendo la massa muraria. Si avrà una riduzione di spessore della protezione muraria in aggiunta al contatto diretto tra condotta e parete. Per questo è obbligatorio realizzare la completa coibentazione dell’impianto (tubo e braghe di raccordo).

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7. Pulibilità e Manuntenibilità

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È fondamentale negli scarichi, consentire la facile e completa pulizia di tutto l’impianto. Le reti devono pertanto essere dotate di opportuni pezzi speciali atti a consentire tali operazioni. Inoltre, se necessario, vanno predisposti spazi adeguati per il periodico spurgo dell’impianto e la manutenzione del sistema di sollevamento delle acque. Per facilitare le operazioni di ispezione e disintaso in caso di eventuali occlusioni è bene predisporre in tutti i cambi di direzione delle colonne, tappi di ispezione dai quali poter intervenire senza dover procedere a interventi demolitivi. La zona attorno ai tappi dovrà essere facilmente accessibili.

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7. Pulibilità e Manuntenibilità

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Pianta e prospetto delle tubazioni di scarico di un bagno, con colonna di scarico di diametro 100 mm, all’interni di un muro portante.

(Si fa presente che la Legge 64/74, “Norme per la costruzione in zone sismiche” vieta l’inserimento di tubazioni all’interno di pareti portanti).

Per interventi di manutenzione e riparazione è necessario passare alla demolizione di pavimenti, rivestimenti e pareti per poter intervenire sulle varie tubature.

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Pianta e prospetto delle tubazioni di scarico di un bagno, con colonna di scarico di diametro 100 mm, all’interni di un muro non portante.

Anche in questo caso eventuali lavori di manutenzione e riparazione comportano la demolizione di pavimenti, rivestimenti e pareti.