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Numero settantatre Gennaio 2012 Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca Direttore responsabile Sisto Capra DISTRIBUZIONE GRATUITA www.ilgiornaledisocrate.it la Feltrinelli a Pavia, in via XX Settembre 21. Orari: Lunedì - sabato 9:00-19:30 Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30 U n libro appassionante, che ha convinto anche il vecchio Socrate a propor- velo come primo consiglio di lettura, insieme ai più fervidi auguri per l’anno nuovo. Si intitola L’esperienza del male ed è l’ultimo contributo di Anto- nio Cassese. L’ha pubbli- cato il Mulino ed è l’esito di una lunga conversazione con Giorgio Acquaviva . Cassese , grande professo- re, grande studioso di dirit- to internazionale e grande giudice, tratteggia in que- ste pagine ricche di storia e di dottrina, di riflessioni e di scelte e decisioni, la pro- pria lezione magistrale. Acquaviva ci dice che il suo interlocutore aveva considerato con riluttanza l’idea della lunga intervista e che solo alla fine aveva accettato, dichiarando che sarebbe stata per lui come una “barricata”, in cui a- vrebbe usato tutto quello che gli capitava per le ma- ni: fatti, persone, idee, e- sperienze, biografie e au- tobiografia, impressioni personali e vicende colletti- ve. Una barricata eretta in nome della dignità della persona e della teoria e della pratica dei diritti uma- ni, in un mondo complicato e difficile. Antonio Cassese è riuscito a sfogliare le pa- gine della sua lezione ma- gistrale. Pochi giorni prima della sua morte, nell’ottobre dell’anno che si è appena concluso. Via via che avanzavamo nella let- tura dei dieci densi capitoli de “L’esperienza del male”, col vecchio Socrate ci chiedevamo in che cosa propriamente consistesse la lezione della vita di un tipo speciale come Antonio Cassese . E alla fine ci è sembrato che il nucleo centrale del suo insegna- mento, nella teoria interna- zionalistica dello studioso e nella pratica del giudice nei tribunali internazionali, coincidesse con una singo- lare e rara connessione fra un atteggiamento realistico e severamente consapevo- le delle terribili difficoltà del mondo e una lealtà intran- sigente nei confronti degli ideali e dei princìpi della giustizia internazionale e dei diritti umani. O ra, si è tanto più capa- ci di insegnare agli altri quanto più si è disposti a imparare dagli altri. C’è una pagina del libro in cui Cassese racconta una vi- cenda personale in cui gli è accaduto di imparare una cosa molto importante dal grande giurista e giudi- ce olandese Bert Roeling . Erano insieme a una con- ferenza in cui Cassese presentò una relazione che mostrava con severo reali- smo la debolezza di certi principi del diritto interna- zionale umanitario che sembravano non avere presa nel mondo reale. Il mondo dei Leviatani, della guerra, della violenza, dell’esperienza del male. D opo il mio intervento Roeling si alzò e mi criticò - con garbo ma in maniera ferma - sostenen- do che avevo torto, perché i princìpi hanno una loro importanza di per sé, han- no una loro vita autonoma, possono non essere appli- cati anche per cinquant’anni e poi magari un giorno un giudice li ri- scopre e li fa vivere. Fu una vera lezione per me, non solo storico-morale, ma anche giuridica. /…/ I princìpi cercano qualcuno che li porti sulla scena. L’intuizione di una poten- zialità che aspetta solo l’occasione per realizzarsi. Più tardi a L’Aia, nello svol- gimento del mio lavoro di giudice, mi sono reso con- to che avevo davvero la possibilità di dare succum et samguinem a quei princì- pi: attraverso una sentenza c’è la possibilità di trasfor- marli in realtà concreta”. Grazie di cuore, professor Cassese , per la sua lezio- FONDAZIONE SARTIRANA ARTE Avete progetti? Il Giardino Malaspina GIORGIO FORNI SILVANA GRASSI PAGINE 22-23 di SALVATORE VECA PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE LA PAROLA AI VERTICI A CURA DI SISTO CAPRA INTERVENTI DI: Alessandro Cattaneo Daniele Bosone Antonio Spanevello Sandro Rossi Paolo Cristiani Graziano Leonardelli Daniela Troiano Alessandro Mauri Gabriele Pelissero Sergio Contrini DA PAGINA 8 A PAGINA 20 STORIA TORIA TORIA DEL DEL DEL TRASPORTO TRASPORTO TRASPORTO URBANO URBANO URBANO A PAVIA AVIA AVIA CLAUDIO GUASTONI Da pagina 2 a pagina 7

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  • Numero set tantatre – Gennaio 2012

    Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca Direttore responsabile Sisto Capra

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    GRA

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    la Feltrinelli a Pavia, in via XX Settembre 21.

    Orari: Lunedì - sabato 9:00-19:30 Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30

    U n libro appassionante, che ha convinto anche il vecchio Socrate a propor-velo come primo consiglio di lettura, insieme ai più fervidi auguri per l’anno nuovo. Si intitola

    L’esperienza del male ed è l’ultimo contributo di Anto-nio Cassese. L’ha pubbli-cato il Mulino ed è l’esito di una lunga conversazione con Giorgio Acquaviva. Cassese, grande professo-re, grande studioso di dirit-to internazionale e grande giudice, tratteggia in que-ste pagine ricche di storia e di dottrina, di riflessioni e di scelte e decisioni, la pro-pria lezione magistrale. Acquaviva ci dice che il suo interlocutore aveva considerato con riluttanza l’idea della lunga intervista e che solo alla fine aveva accettato, dichiarando che sarebbe stata per lui come una “barricata”, in cui a-vrebbe usato tutto quello che gli capitava per le ma-ni: fatti, persone, idee, e-sperienze, biografie e au-tobiografia, impressioni personali e vicende colletti-

    ve. Una barricata eretta in nome della dignità della persona e della teoria e della pratica dei diritti uma-ni, in un mondo complicato e difficile. Antonio Cassese è riuscito a sfogliare le pa-gine della sua lezione ma-gistrale. Pochi giorni prima della sua morte, nell’ottobre dell’anno che si è appena concluso. Via via che avanzavamo nella let-tura dei dieci densi capitoli de “L’esperienza del male”, col vecchio Socrate ci chiedevamo in che cosa propriamente consistesse la lezione della vita di un tipo speciale come Antonio Cassese. E alla fine ci è sembrato che il nucleo centrale del suo insegna-mento, nella teoria interna-zionalistica dello studioso e nella pratica del giudice nei tribunali internazionali, coincidesse con una singo-

    lare e rara connessione fra un atteggiamento realistico e severamente consapevo-le delle terribili difficoltà del mondo e una lealtà intran-sigente nei confronti degli ideali e dei princìpi della giustizia internazionale e dei diritti umani.

    O ra, si è tanto più capa-ci di insegnare agli altri quanto più si è disposti a imparare dagli altri. C’è una pagina del libro in cui Cassese racconta una vi-cenda personale in cui gli è accaduto di imparare una cosa molto importante dal grande giurista e giudi-ce olandese Bert Roeling. Erano insieme a una con-ferenza in cui Cassese presentò una relazione che mostrava con severo reali-smo la debolezza di certi principi del diritto interna-zionale umanitario che sembravano non avere

    presa nel mondo reale. Il mondo dei Leviatani, della guerra, della violenza, dell’esperienza del male.

    D opo il mio intervento Roeling si alzò e mi criticò - con garbo ma in maniera ferma - sostenen-do che avevo torto, perché i princìpi hanno una loro importanza di per sé, han-no una loro vita autonoma, possono non essere appli-cati anche per cinquant’anni e poi magari un giorno un giudice li ri-scopre e li fa vivere. Fu una vera lezione per me, non solo storico-morale, ma anche giuridica. /…/ I princìpi cercano qualcuno che li porti sulla scena. L’intuizione di una poten-zialità che aspetta solo l’occasione per realizzarsi. Più tardi a L’Aia, nello svol-gimento del mio lavoro di giudice, mi sono reso con-

    to che avevo davvero la possibilità di dare succum et samguinem a quei princì-pi: attraverso una sentenza c’è la possibilità di trasfor-marli in realtà concreta”. Grazie di cuore, professor Cassese, per la sua lezio-

    FONDAZIONE SARTIRANA

    ARTE

    Avete

    progetti?

    Il Giardino

    Malaspina

    GIORGIO FORNI

    SILVANA GRASSI PAGINE 22-23

    di SALVATORE VECA

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    LA PAROLA AI VERTICI

    A CURA DI SISTO CAPRA

    INTERVENTI DI:

    Alessandro Cattaneo Daniele Bosone

    Antonio Spanevello Sandro Rossi

    Paolo Cristiani Graziano Leonardelli

    Daniela Troiano Alessandro Mauri

    Gabriele Pelissero

    Sergio Contrini

    DA PAGINA 8 A PAGINA 20

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    CLAUDIO GUASTONI

    Da pagina 2 a pagina 7

  • Pagina 2 Numer o settan tatr e - Gen naio 2012

    Ecco dove viene distribuito gratuitamente

    “Il giornale di Socrate al caffè”

    Il giornale di Socrate al caffè Direttore Salvatore Veca

    Direttore responsabile Sisto Capra Editore: Associazione “Il giornale di Socrate al caffè”

    (iscritta nel Registro Provinciale di Pavia delle Associazioni senza scopo di lucro, sezione culturale)

    Direzione e redazione via Dossi 10 - 27100 Pavia 0382 571229 - 339 8672071 - 339 8009549 [email protected]

    Redazione: Mirella Caponi (editing e videoimpaginazione), Pinca-Manidi Pavia Fotografia Stampa: Tipografia Pime Editrice srl via Vigentina 136a, Pavia

    Comitato editoriale: Paolo Ammassari, Silvio Beretta, Franz Brunetti, Davide Bisi, Giorgio Boatti,

    Angelo Bugatti, Claudio Bonvecchio, Roberto Borri, Roberto Calisti, Gian Michele Calvi, Mario Canevari, Mario Cera, Franco Corona, Marco Galandra, Anna Giacalone, Massimo Giuliani, Massimiliano Koch,

    Isa Maggi, Arturo Mapelli, Anna Modena, Alberto Moro, Federico Oliva, Davide Pasotti, Fausto Pellegrini, Aldo Poli, Vittorio Poma, Paolo Ramat, Carlo Alberto Redi, Antonio Maria Ricci, Giovanna Ruberto,

    Antonio Sacchi, Dario Scotti.

    Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 576B del Registro delle Stampe Periodiche in data 12 dicembre 2002

    L’OMNIBUS A CAVALLI

    I l primo servizio di trasporto urbano a Pavia fu una carrozza aperta tipo

    giardiniera, impropriamente chiamata tram, che era chiamata il “Tram a ca-valli di Del Bo” (foto 1), dal cognome del proprietario e, sembra, anche conduttore; il servizio ebbe inizio nel 1892 e collegava la stazione ferrovia-ria con il centro in corso Mazzini an-golo piazzetta del Sale. Gli alberghi di Strada Nuova contribuivano economi-camente al servizio che, seppure un po’ precario, risultava gradito per la tariffa più conveniente rispetto a quel-la delle carrozze da piazza.

    IL TRAM

    L a necessità di dotare la città di Pavia di un valido servizio di tra-

    sporto che sostituisse l’ormai inade-guato omnibus a cavalli, era molto sentita e il Comune tramite la propria Azienda, costituita nell’anno 1903 per gestire il servizio di produzione ed erogazione del gas, progettò e costruì una tranvia.

    L a linea tranviaria, inaugurata il 13 maggio 1913, si sviluppava da

    est, in via Scopoli, all’altezza dell’Orto Botanico, a ovest, cioè alla stazione ferroviaria, attraverso la parte centra-le della città; in viale Gorizia, di fronte a via Scopoli fu costruita la rimessa (foto 2), nell’area ove ora si trova un parcheggio. Il binario, a scartamento normale (mm. 1435), era in parte uni-co e in parte doppio, secondo la lar-ghezza delle vie che lo ospitava, L’incrocio delle vetture dirette nei due sensi di marcia era regolato dal ri-spetto dell’orario di transito; la lun-

    ghezza della linea era di 1400 metri circa, l’alimentazione, elettrica, aveva la tensione di 600 volts. Le vetture erano quattro del tipo Thomson & Houston (foto 3), costruite su licenza della casa americana, avevano due assi con i posti di manovra a entram-be le estremità per invertire la marcia ai capilinea.

    N el periodo fra le due guerre la tranvia fu prolungata, in varie

    fasi, verso est prima a Santa Teresa (Case Snia Viscosa) poi al termine di viale Montegrappa (chiesa di San Pietro in Verzolo); analogamente fu prolungata anche a ovest, superando la linea ferroviaria Milano-Genova sul ponte del Policlinico, prima in piazza-le Golgi (Policlinico) (foto 4), poi a via Taramelli (Istituti Universitari); la linea raggiunse così la lunghezza comples-siva di 4900 metri circa. Per gestire tali prolungamenti furono acquistate, nel 1932, dall’Azienda di Milano 12 vetture tipo Edison (foto 5) che con-sentirono anche l’accantonamento di quelle originali. Il trasporto a Pavia avvenne lungo i binari dell’allora esi-stente tranvia a vapore Milano Porta Lodovica-Pavia (foto 6). Lo schema della linea tranviaria urbana e delle linee del tram a vapore, in città, è ri-portato nella figura A (pagina 4). Alcu-ni spezzoni di binario sono ancora oggi visibili in piazzale Minerva e nel-la zona della stazione (foto 7).

    IL FILOBUS

    N ell’immediato dopoguerra era emersa l’esigenza di una linea

    con un andamento da nord a sud che

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    di CLAUDIO GUASTONI *

    * CLAUDIO GUASTONI è nato a Mila-no nel 1952, dopo il diploma, con-seguito nel 1971, è stato subito assunto presso l’ATM di Milano, dove ha lavorato sino al 1978, nel settore programmazione delle line-e di superficie. In quell’anno è stato assunto presso l’ASM di Pavia, Servizio Trasporti, settore esercizio, diventandone responsa-bile, dove ha svolto la sua attività professionale dal 1978 al 2001. Nel 2002 è passato alla LINE, suben-trata all’ASM nell’esercizio della rete di Pavia con lo stesso incari-co; nel 2009 è stato collocato in quiescenza. Oltre l’aspetto profes-sionale ha sempre coltivato l’interesse per la storia dei tra-sporti, nelle sue varie forme, con particolare riferimento a quelli urbani. Sposato, un figlio, vive e abita a Pavia.

    1 - TRAM A CAVALLI IN VIALE DELLA STAZIONE, 1903 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    2 - RIMESSA DI VIALE GORIZIA, ANNI ’30 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    3 - TRAM IN PIAZZA DEL MUNICIPIO, 1914 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

  • Numero set tantatre - Gennaio 2012 Pagina 3

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    integrasse la linea tranviaria incrociandola al Demetrio. Il Comune decise quindi, nel 1949, di costruire un impianto filoviario che con capolinea, a nord, in via Olevano indi attra-versava il quartiere di Città Giardino, Piazza Castello, Stra-da Nuova, il Ponte Coperto - allora in costruzione - percorre-va via dei Mille sino al suo ter-mine in località Bivio Gravello-ne. In prossimità del capolinea di via Olevano fu costruita la rimessa di via Acerbi, che rima-se in funzione sino al 1985. D u r a n t e l e p r o v e e l’addestramento del personale, non essendo ancora ultimata la costruzione della rimessa, i filo-bus furono parcheggiati e cu-stoditi nel cortile del Castello Visconteo (foto 8). La linea fu inaugurata il 3 febbraio 1952, per l’esercizio furono acquistati sei filobus del tipo Fiat 668 con carrozzeria Cansa di Novara (foto 9 e 10), equipaggiamento elettrico C.G.E. di Milano; tutto il personale, orgoglioso di poter lavorare per questo nuovo ser-vizio, posò per una foto ricordo in piazza Castello (foto 11).

    S uccessivamente furono acquistate altre due vettu-

    re, questa volta del tipo Alfa Romeo 800 con carrozzeria Sirio di Novara (foto 12) ed e-

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    3 - TRAM IN CORSO CAVOUR (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA) 3 - TRAM IN VIA NIZZA, ORA VIALE VITTORIO EMANUELE II

    (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    3 - PIAZZA DELLA STAZIONE (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    4 - PORTA CAVOUR, ORA PIAZZALE MINERVA (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    4 - TRAM SUL PONTE DEL POLICLINICO (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    4 - PIAZZA DELLA STAZIONE (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    5 - TRAM AL POLICLINICO, ANNI ’30 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    5 - TRAM AL POLICLINICO, ANNI ’40

    6 - TRAM IN VIA XX SETTEMBRE, 1932 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

  • Pagina 4 Numer o settan tatr e - Gen naio 2012

    quipaggiamento elettrico E. Marelli. L’acquisto fu determi-nato dal progetto di prolunga-mento della linea da via Oleva-no a Mirabello (piazza della Chiesa), poi realizzato, che ebbe però un’esistenza effime-ra in quanto si ebbero difficoltà nell’alimentazione elettrica perché la rete era alimentata in un punto solo della linea in Strada Nuova all’altezza della sede della società Est Ticino di via Siro Comi; il servizio fu co-munque garantito sul tratto da una linea di autobus in coinci-denza al capolinea di via Ole-vano (foto 13). Lo schema del-la linea filoviaria è riportato nella figura B.

    GLI AUTOBUS

    L a linea tranviaria non po-teva più far fronte

    all’aumento del traffico pas-seggeri, l’esercizio non poteva essere incrementato con un aumento delle frequenze stan-te i lunghi tratti a binario unico e venne pertanto deciso sosti-tuirla con autobus. Il giorno 14 febbraio 1954 iniziò il nuovo servizio; la rete tranviaria fu smantellata qualche tempo dopo in quanto risulta che per qualche tempo ci fu un eserci-zio misto tram/autobus; furono acquistati 11 autobus Fiat 642 carrozzati dall’AERFER di Na-poli (foto 14), subito dopo la linea fu prolungata a Montebo-lone (via Baldrighi).

    N ella seconda metà degli anni ’50 il servizio auto-

    bus si sviluppò, vennero infatti create tre nuove linee che con-vergevano sulla stazione ferro-viaria dai quartieri della Sora (linea 2), del Crosione (linea 4) o si dirigevano verso lo stabili-mento Necchi e la Gramegna (linea 5). Per queste linee vennero utiliz-zati gli autobus Fiat 642, i quali si erano dimostrati di ridotte dimensioni rispetto al crescen-te traffico passeggeri della li-nea 3; in loro sostituzione ven-nero acquistati tre autobus Fiat 401 Cansa di Novara (foto 15) e otto autobus Fiat 411, di cui sette carrozzati dalla Cansa di Novara (foto 16), mentre solo uno era carrozzato dalla Viber-ti di Torino (foto 17), facente parte di una serie di quelli in servizio in quest’ultima città.

    A ll’inizio degli anni ’60, sul-le linee secondarie, fu

    istituito il servizio ad agente

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    A - TRAMVIA URBANA E TRAMVIE A VAPORE B - LINEA FILOVIARIA 6 - PERSONALE DEL TRAM AL CAPOLINEA DEGLI

    ISTITUTI UNIVERSITARI (FOTO COLLEZIONE SERGIO MAGNANI, PAVIA)

    7 - RESTI DELLE ROTAIE IN PIAZZALE MINERVA, 2011 (FOTO PINCA-MANIDI/PAVIA FOTOGRAFIA)

    8 - I NUOVI FILOBUS DEPOSITATI NEL CORTILE VISCONTEO (ARCHIVIO ASM)

    9 - FILOBUS FIAT 668 IN PIAZZA CASTELLO ANNI ‘50 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    10 - FILOBUS FIAT 668, ANNI ‘60 (FOTO PAOLO GREGORIS, GENOVA)

    12 - FILOBUS ALFA ROMEO, ANNI ‘60 (FOTO PAOLO GREGORIS, GENOVA)

    11 - PERSONALE DEI FILOBUS IN PIAZZA CASTELLO 1952 (FOTO COLLEZIONE

    GIUSEPPE GUARNASCHELLI, PAVIA)

  • Numer o settan tatr e - Gen naio 2012 Pagina 5

    unico con la vendita dei bi-glietti da parte dell’autista, che aveva l’ausilio di appa-recchiature meccaniche per l’emissione dei biglietti e la consegna del resto. Per tale sistema furono acquistati set-te autobus Macchi Bussing TU7 di Varese (foto 18) a tre porte e con guida a sinistra, al fine di permettere la vendita dei biglietti, all’atto della salita dalla porta anteriore. A metà di quegli anni fu istituita una linea dalla stazione alla Vi-gentina (linea 7), venne ri-strutturata la linea 6 sul per-corso Mirabello-corso Cavour-Ponte di Pietra e unificate le linee 2 e 4 in un’unica linea Vallone-Stazione-Sora (linea 4) con un’intensificazione fra il Vallone e la stazione (linea 4 barrato). Subito dopo fu av-viato un programma di ado-zione della biglietteria auto-matica (emettitrice ed oblite-ratrice) che si concluse nel 1970, a esclusione della linea 3 sulla quale fu mantenuto il bigliettaio in considerazione della alta frequentazione di passeggeri. Furono acquistati 14 autobus Fiat 409 Menarini di Bologna (foto 19), mentre tutte le piccole vetture Fiat 642 vennero vendute mar-cianti ad altre aziende stante il loro buon stato dovuto a un’attenta manutenzione.

    D opo oltre sedici anni di “onora to ” se rv iz io

    l’impianto filoviario e le vettu-re necessitavano di un artico-lato lavoro di ammoderna-mento e in un modo quanto mai frettoloso e discutibile fu decisa la sostituzione della linea con autobus; questo av-venne il 15 giugno 1968. La filovia rimase nel cuore dei pavesi tanto che ancora oggi le persone più anziane che utilizzano i moderni autobus dicono ancora ciapi il filobus pr’andà in cità. Vennero ac-quistati nove autobus, sempre Fiat 409 Menarini (foto 20), seppure in una versione più aggiornata; nel 1969 fu istitui-ta una nuova linea da San Giovannino per il Policlinico, transitante per il Lungo Tici-no, linea 8 (foto 21), mentre nel 1971 la linea 1, ormai ge-stita con autobus, fu prolun-gata da via Olevano al Rione Scala, nel 1974 fu la volta della linea 6 che venne pro-lungata da Mirabello a Monte-maino.

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    (Continua a pagina 6)

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    13 - A SINISTRA CAPOLINEA

    DI VIA OLEVANO ANNI ‘50

    A DESTRA MIRABELLO

    PIAZZA DELLA CHIESA (FOTOTECA

    MUSEI CIVICI, PAVIA)

    14 - FIAT 642 AERFER, 1954 (FOTO BROGLIA PER ARCHIVIO ASM)

    15 - FIAT 401 CANSA, PIAZZALE MINERVA, ANNI ’50 (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    15 - FIAT 401 AL PONTE COPERTO (ARCHIVIO ASM)

    16 - FIAT 411 CANSA IN PIAZZA DELLA VITTORIA (FOTOGRAMMA DI FILM)

    16 - FIAT 411 CANSA, 1959 (ARCHIVIO ASM)

    16 - FIAT 411 CANSA IN PIAZZALE DELLA MINERVA

    (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    17 - FIAT 411 VIBERTI, 1959 (ARCHIVIO ASM)

  • Pagina 6 Numero set tantatre - Gennaio 2012

    U n’altra svolta del traspor-to pubblico urbano a Pa-

    v i a f u c a r a t t e r i z za t a dall’acquisto, nel 1975, di 25 autobus Fiat 418 AC Menarini (foto 22) che consentirono un vero incremento del parco a disposizione in quanto soltan-to tre dei vecchi autobus furo-no venduti; era, infatti, in di-scussione in quegli anni un “Piano per la regolamentazio-ne della viabilità nel Centro Storico" e, ovviamente, il tra-sporto pubblico ne era una componente centrale. Fu colta l’occasione per rinunciare alla figura del bigliettaio estenden-do la biglietteria automatica anche alla linea 3. Le periferie non furono comunque trascu-rate e vennero istituiti nuovi

    collegamenti prolungando le linee già esistenti (3, 6, 7 ed 8) in varie zone (Istituto Volta, Via Aselli, Cassinetto e Vallo-ne).

    L ’anno 1981 rappresentò un’ulteriore tappa signifi-

    cativa perché 15 vecchi auto-bus, con un’anzianità media di 22 anni furono sostituiti con altrettanti autobus, allora defi-niti “unificati” della lunghezza di 12 metri, del tipo Inbus U 210 Breda di Pistoia (foto 23) che entrarono in servizio, nel

    mese di settembre sulla linea 3, ancora una volta ricono-sciuta come la più importante della rete e meritevole di un investimento considerevole fatto esclusivamente con fondi dell’ASM.

    S iamo arrivati ai giorni no-stri: i moderni autobus

    sono sotto gli occhi di tutti, l’alimentazione è a metano, più rispettosa dell’ambiente, ed essi corrono su una rete più vasta che raggiunge i tutti i comuni nei dintorni.

    (Continua da pagina 5)

    SSSTORIATORIATORIA

    DELDELDEL

    TRASPORTOTRASPORTOTRASPORTO

    URBANOURBANOURBANO

    AAA PPPAVIAAVIAAVIA

    CITTÀ DIPENDENTI PERCORRENZE VIAGGIATORI RETE KM LINEE N° AUTOBUS N° ABITANTI

    a b c d e f g

    Bergamo 393 5.810.565 34.284.300 144 20 143 115.214

    Brescia 464 6.815.034 33.722.409 197 15 167 193.803

    Como 661 3.085.944 16.022.652 132 14 71 86.724

    Cremona 93 1.742.281 4.580.730 106 7 36 73.963

    Lecco 99 1.308.931 8.291.000 85 7 38 46.043

    Mantova 437 2.023.824 8.367.761 125 16 45 52.961

    Monza 190 2.261.169 9.267.083 65 6 80 121.131

    Pavia 216 2.946.500 20.133.209 78 10 78 76.598

    Varese 189 2.452.000 13.926.629 103 9 59 85.309

    Da tali indicatori si possono trarre elementi di valutazione:

    1. Produttività (Percorrenze/Dipendenti): la quarta posizione colloca la città in un’ottima posizione.

    2. Frequentazione (Viaggiatori/Percorrenze): la città è in prima posizione, ma si deve tenere conto della presenza degli studenti universitari non residenti.

    3. Lunghezza linee (Rete Km/Linee n°): in questo caso abbiamo l’ottava posizione, questo dato è però influenzato dall’estensione territoriale del comune.

    4. Autobus per linea (Autobus n°/ Linee n°): qui abbiamo una terza posizione, più che buona se raffrontata al dato precedente.

    5. Utilizzazione (Viaggiatori/Abitanti): la città si trova in seconda posizione (come al punto 2 anche qui dobbiamo considerare gli studenti universitari non residenti).

    6. Concentrazione (Abitanti/Rete Km): qui si è alla settima posizione, l’alto numero di abitanti indica che il servizio era correttamente dimensionato nelle varie zone.

    I l mondo del modellismo ha considerato i mezzi che hanno caratteriz-zato il panorama del trasporto pubblico italiano, fra questi il filobus

    Fiat 668 Cansa e l‟autobus Fiat 411 Viberti. Non poteva pertanto manca-re la loro personalizzazione nelle livree della città di Pavia; possiamo quindi apprezzare tali realizzazioni che riguardano il filobus n° 1 (foto di Enrico Nigrelli, Imperia, a sinistra) e l‟autobus n° 31(foto Pinca-Manidi/Pavia Fotografia, a destra). Tali modelli, in scala 1:87, apparten-gono alla produzione della casa di modellismo N3C di Sanremo (IM).

    Filobus e autobus

    nel mondo del modellismo

    18 - MACCHI BUSSING TU, 1960 (FOTO BOSONE /MA-GNANI PER ARCHIVIO ASM)

    19 - FIAT 409 MENARINI, 1964 (FOTO CHIOLINI PER ARCHIVIO ASM)

    20 - FIAT 409 MENARINI SECONDA SERIE (FOTO

    TRENTANI PER ARCHIVIO ASM)

    21 - FIAT 409 MENARINI TERZA SERIE, 1989 (FOTO BROGLIA

    PER ARCHIVIO ASM)

    21 - FIAT 409 SECONDA SERIE SULLA LINEA 1 AL CAPOLINEA (FOTO

    COLLEZIONE SERGIO MAGNANI, PAVIA)

    22 - FIAT 418 AC MENARINI, 1975 (FOTO GIOVANNI KAIBLINGER,

    GROTTAFERRATA ROMA)

    23 - INBUS U210 BREDA, 1981 (FOTO GIOVANNI KAIBLINGER,

    GROTTAFERRATA ROMA)

    Nella città di Pavia si è radicata una notevole tradizione dell‟uso del trasporto urbano, dal tram al filobus, all‟autobus di oggi. Ecco i dati degli anni „80-‟90 comparati con alcuni capoluoghi di provincia della Lombardia (a esclusione della città di Milano).

    Da questi dati è possibile trarre alcuni interessanti indicatori (vedi tabella qui a fianco).

    RAPPORTI PERCORRENZE/

    DIPENDENTI

    VIAGGIATORI/

    PERCORRENZE

    LUNGHEZZA/

    LINEE

    AUTOBUS/LINEE VIAGGI/

    ABITANTI

    ABITANTI/

    RETE KM

    b/a c/b d/e f/e c/g g/d

    Bergamo 14.785 5,90 7.200 7 298 800

    Brescia 14.688 4,95 13.133 11 174 984

    Como 4.669 5,19 9.429 5 185 657

    Cremona 18.734 2,63 15.143 5 62 698

    Lecco 13.222 6,33 12.143 5 180 542

    Mantova 4.631 4,13 7.813 3 158 424

    Monza 11.901 4,10 10.833 13 77 1.864

    Pavia 13.641 6,83 7.800 8 1263 982

    Varese 12.974 5,68 11.444 7 163 828

    POSIZIONE 4 1 8 3 2 7

  • Numero set tantatre - Gennaio 2012 Pagina 7

    SSSTORIATORIATORIA

    DELDELDEL

    TRASPORTOTRASPORTOTRASPORTO

    URBANOURBANOURBANO

    AAA PPPAVIAAVIAAVIA

    L a tramvia a Vapore Milano-Pavia è stata aperta

    all‟esercizio il 23 luglio 1880, misura-va 33,888 chilometri di cui 18,046 nella provincia di Milano e 15,842 nella provincia di Pavia; la costruzio-ne e la concessione fu affidata alla Société des Tramways et Chemins de Fer Economiques de la Haute Italie, una società a capitale belga, che dopo qualche tempo la cedette alla neocostituita azienda italiana S.F.T. (Società Ferrovie del Ticino). PERCORSO

    D alla stazione di Milano, sita in viale Lodovica al n° 8 (attuale

    viale Bligny), la linea procedeva sui binari urbani della linea di circonval-lazione, percorrendo l‟attuale via Col di Lana sino al piazzale di Porta Ticinese (oggi piazza 24 Maggio), ove con una curva a 90° piegava a sinistra e si inoltrava per l‟attuale corso San Gottardo, deviava per via Torricelli, immettendosi quindi sulla strada Provinciale Pavese (oggi via Ascanio Sforza e via della Chiesa Rossa) (foto 1). La linea fiancheg-giava la strada mantenendosi sul lato sinistro, quindi passava sul lato

    opposto del naviglio, che attraversa-va su un ponte a Binasco; da quest‟ultima località proseguiva sul lato destro del navigliaccio sino Pa-via, dove dopo aver attraversato a raso la ferrovia Milano-Genova si portava lungo il lato destro del navi-glio, attestandosi poi a piazza Pe-trarca (foto 2). Agli inizi degli anni „30, conseguentemente all‟apertura del deposito tranviario “Ticinese”, di via Pietro Custodi, e all‟utilizzo sulle linee di circonvallazione e intersta-zionali, istituite nel 1930, delle vettu-re a due carrelli tipo “1928”, per fa-vorire la regolarità dell‟esercizio fu installato un binario indipendente nella parte sud di via Col di Lana sino a piazza 24 Maggio. Lungo il percorso, esclusi i capilinea, vi erano le seguenti fermate: Chiesa Rossa – Conca Fallata – Cascina Annone – Valle Ambrosia – Cassino Scanasio – Rozzano – Moirago – Badile – Binasco – Casarile – Villa Rasca – Cascina Darsena – Giovenzano – Torre del Mangano (oggi Certosa di Pavia) – Cascine Calderari. A Pavia il percorso cittadino, nel tratto fra piazza Petrarca, viale 11 Febbraio (foto 3) e Borgo Calvenzano (Porta Milano), era condiviso con la linea

    Pavia – Sant‟Angelo Lodigiano, ge-stita dalla stessa società, aperta all‟esercizio nel 1884. Sulla linea, escludendo Milano e Pavia, gravita-va una popolazione di 36.000 abi-tanti, dato notevole se si considera la natura rurale del territorio attraver-sato; il traffico era sostenuto se si considera che nei primi anni si ave-va un coefficiente di esercizio infe-riore a 0,5, il più alto che si ebbe sulle tranvie interurbane milanesi. LOCOMOTIVE

    D elle 56 locomotive della S.F.T. 24 erano assegnate alla linea

    Milano -Pavia, specificatamente indicate a seguito: 10 Tubize del 1880 (numerate da 1 a 10); 1 Henschel del 1881 (33); 1 St. Leonard del 1909 (82); 8 Couillet del 1882 (100 – 107); 3 St. Leonard del 1908 (108 – 110) che integraro-no e sostituirono le prime locomotive (1-10); 1 Tubize del 1912 (111). VETTURE

    N on si sono trovate notizie pre-cise circa le vetture, si dove-

    vano essere simili a quelle delle altre

    tramvie, a due assi, con terrazzini, con 6/8 finestrini, ragionevolmente suddivise in scomparti di I e di III classe. CARRI MERCE

    A nche in questo caso non si hanno notizie precise, si è

    appresa l‟effettuazione di treni misti mentre l‟alto numero di locomotive a vapore confermerebbe un discreto traffico merci; fino a qualche anno fa vi erano tracce di un varco nel muro di recinzione dei Molini di Certosa, a Certosa di Pavia, che lascerebbe intendere l‟esistenza di un raccordo di servizio e di un traffico merci rela-tivo ai prodotti molitori di tale inse-diamento. UN CONVOGLIO INSOLITO

    N ell‟anno 1932 la città di Pavia, al fine di potenziare il proprio

    parco tramviario, conseguentemente all‟estensione della linea urbana ai due estremi, acquistò da Milano 12 vetture usate tipo “Edison” che rag-giunsero la città lungo la linea del tram a vapore; da piazza Petrarca sino a Corso Cavour, punto più pros-

    simo della linea, fu installato un bi-nario provvisorio, non raccordato alle due linee, lungo la Via 20 Set-tembre. LA FINE

    P er ragioni economiche, legate al continuo ridimensionamento

    della rete, la S.F.T. fu assorbita dal gruppo della M.M.C. (Milano - Ma-genta - Castano) che dopo la chiu-sura all‟esercizio della Pavia - Sant‟Angelo Lodigiano, avvenuta nel 1935, chiuse anche la Milano - Pavia il 1° marzo 1936. La linea venne sostituita da un autoservizio con capolinea, a Pavia, in viale Matteotti, nelle prossimità di piazza Petrarca, davanti al Teatro Guidi (ove attual-mente si trova un supermercato). Le condizioni di alcune locomotive era-no più che buone tanto che la M.M.C. trattenne e trasferì sulla rete sociale quelle più moderne e potenti ovvero le locomotive nn° 82 - 108 - 110 e 111, le quali fecero servizio fino al 1957; la 111 fu poi preservata ed esposta presso il Museo Nazio-nale della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano.

    Claudio Guastoni

    P er favorire il collegamento fra la stazione ferroviaria di Certosa di Pavia, ubicata nel comune di Giussago a lato dell’attuale stabilimento alimentare,

    e il Monumento fu realizzata, nel 1895, una tramvia ad opera del Cavalier Mad-dalena, noto imprenditore locale, depositario della ricetta del liquore GRA.CAR (Gratiarum Chartusiam). Il breve percorso, poco più di 300 metri, si articolava dal piazzale della stazione lungo la parte nord del perimetro della Certosa; il binario era a scartamento ridotto (mm. 1000). La vettura (nella foto, Fototeca Musei Civici, Pavia) fu acquistata usata dalle tranvie di Genova e la trazione fu affidata a un volonteroso cavallo. La tramvia fu soppressa nel 1933, ma, sem-bra, fu ripristinata, per periodi alterni, durante la seconda guerra mondiale. Fu poi definitivamente soppressa nel 1943 in quanto le truppe tedesche, presenti nella zona, sequestrarono il cavallo e, così si racconta, pensarono di destinarlo alla loro tavola. La vettura è conservata e visibile nei giardini del bar sul piazza-le del Monumento.

    … E quella di Certosa

    dal 1895 al 1943

    1 - TRAM A VAPORE PAVIA-MILANO IN VIA CHIESA ROSSA A MILANO

    2 - PIAZZA PETRARCA CON LA STAZIONE DEL “GAMBA DE LEGN” SULLA DESTRA

    (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    2 - “GAMBA DE LEGN” IN PIAZZA PETRARCA, LOCOMOTIVA IN MANOVRA

    (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    2 - PIAZZA PETRARCA, “GAMBA DE LEGN” IN PARTENZA (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

    3 - IL “GAMBA DE LEGN” IN ARRIVO DA PORTA MILANO

    (FOTOTECA MUSEI CIVICI, PAVIA)

  • Pagina 8 Numero set tantatre - Gennaio

    SPECIALE SANITÀ

    Ecco le grandi

    decisioni

    dietro l’angolo

    LA PAROLA AI VERTICI

    Pavia Città

    della Salute:

    quale futuro?

    1928-2011

    ISABEL ALLENDE IL QUADERNO

    DI MAYA FELTRINELLI

    M a y a V i d a l , l’adolescente prota-gonista del nuovo romanzo di Isabel Allende, caduta nel circuito dell’alcol e della droga, riesce a riemergere dai

    bassifondi di Las Vegas e, in fuga da spacciatori e agenti dell’Fbi, approda nell’incontaminato archipelago di Chiloé. In queste isole remote nel Sud del Cile, nell’atmosfera di una vita semplice fatta di magnifici tramonti, solidi valori e ri-

    spetto reciproco, Maya impara a cono-scersi e a conoscere la sua terra d’origine, scopre verità nascoste e, infi-ne, l’amore. A queste pagine si alterna il crudo racconto della sua difficile storia

    precedente, una vita fatta di marginalità e degrado, solitudine e cattive compa-gnie, nella quale precipita dopo la morte dell’amatissimo nonno. Isabel Allende torna a raccontare la vita di una donna coraggiosa in un romanzo che affronta

    con grande delicatezza le relazioni uma-ne: le amicizie incondizionate, le storie d’amore palpabili come quelle più invisi-bili, gli amori adolescenziali e quelli lun-ghi di una vita. Un ritmo incalzante, una prosa disincantata per questa nuova

    prova narrativa che si tinge di noir.

    MARGARET MAZZANTINI MARE AL MATTINO

    EINAUDI

    Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre più veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può esse-re terra di tempesta, lei che è stata ara-ba fino a undici anni. Sono due figli, due

    madri, due mondi. A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla

    terra resta l’impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno -

    che la scrittura, come argilla fresca, conser-va e restituisce. Un romanzo di promesse

    e di abbandoni, forte e luminoso come una favola. «Pensava soltanto a quello.

    Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo. In mezzo c’era il mare. Si met-teva i fichi aperti sugli occhi per ricor-darsi quel sapore di dolce e di grumi.

    Vedeva rosso attraverso quei semi. Cer-cava il cuore del suo mondo lasciato».

    GIORGIO FALETTI TRE ATTI E DUE TEMPI

    EINAUDI

    «Io mi chiamo Silvano ma la provincia è sempre pronta a trovare un sopranno-me. E da Silvano a Silver la strada è breve». Con la sua voce dimessa e ma-

    gnetica, sottolineata da una nota sulfu-rea e intrisa di umorismo amaro, il pro-tagonista ci porta dentro una storia che, lette le prime righe, non riusciamo più ad abbandonare. Con “Tre atti e due tempi” Giorgio Faletti ci consegna un

    romanzo perfetto come una partitura musicale e teso come un thriller, che toglie il fiato con il susseguirsi dei colpi di scena mentre ad ogni pagina i perso-naggi acquistano umanità e verità. Un romanzo che stringe in unità fili diversi:

    la corruzione del calcio e della società, la mancanza di futuro per chi è giovane, la responsabilità individuale, la qualità dell’amore e dei sentimenti in ogni mo-mento della vita, il conflitto tra genitori

    e figli. E intanto, davanti ai nostri occhi, si disegnano i tratti affaticati e sorriden-ti di un personaggio indimenticabile. Silver, l’antieroe in cui tutti ci ricono-sciamo e di cui tutti abbiamo bisogno.

    I l settore della sanità e della socio-assistenza di Pavia è competitivo

    con le altre grandi aree

    del Nord e, più in

    generale, del Paese? In-

    camera o brucia

    risorse? Attira gli

    investimenti privati sui

    grandi progetti europei?

    Quanti pazienti arrivano

    da fuori regione e da

    fuori Italia? La

    ricerca scientifica

    “made in Pavia” ottiene

    i dovuti riconoscimenti

    sulle maggiori riviste

    internazionali?

    S ono alcune questio-ni all’attenzione dei principali decisori, cioè

    i vertici delle istituzioni

    che alla fine del 2011 si

    sono confrontati in un

    seminario pubblico dal

    titolo “Pavia Città della

    Salute”, organizzato dal-

    la Fondazione IRCCS

    Policlinico San Matteo.

    “Il giornale di Socrate al

    caffè” ha tratto

    lo spunto per rilanciare

    la discussione e ha

    proposto ai responsabili

    degli enti di partecipare

    a un nuovo momento di

    confronto. L’adesione è

    stata unanime. Nelle

    successive pagine

    ospitiamo i contributi

    dei singoli protagonisti.

    Tutti meno il presidente

    del San Matteo, Ales-

    sandro Moneta, che per

    impegni all’estero non

    ha potuto scrivere il suo

    contributo per questo

    numero. Pubblicheremo

    il suo intervento a feb-

    braio. Ciascuno degli

    intervenuti indica quali

    sono le decisioni dietro

    l’angolo per il rispettivo

    ente. Hanno inoltre

    aderito il sindaco di

    Pavia e il presidente

    della Provincia.

    I settori sanitario e so-cio-assistenziale, uniti a quello universitario,

    sono il nerbo

    dell’economia pavese.

    L’Ateneo produce il 15%

    del Pil locale e la sanità

    oltre il 25%, in un’area

    caratterizzata dalla

    chiara

    persistenza di un forte

    dualismo. Pavia è per un

    verso ricca (è quarta

    nella graduatoria

    dell’Irpef), mentre per

    l’altro verso una

    famiglia su due vive con

    meno di 2.000 euro al

    mese. Il peso della

    sanità e della socio-

    assistenza è rilevante

    se si tiene conto che la

    popolazione anziana

    supera il 22% di quella

    complessiva. Le sorti

    del comparto sono

    assolutamente decisive

    se si tiene conto che su

    di esso poggia

    l’economia di Pavia. E

    questo nel momento

    della crisi più acuta e

    del grande gelo che

    investe la produzione e

    la finanza del Paese e

    dell’Europa. I dati della

    Camera di Commercio ci

    dicono poi che Pavia

    soffre in misura ancora

    più rilevante rispetto al

    resto della Lombardia.

    Qui la frenata è più net-

    ta e la ripresa appare

    più lontana. La

    indagine congiunturale

    del terzo trimestre

    segnala che la nostra

    provincia perde terreno

    a curaa cura

    di SISTO CAPRAdi SISTO CAPRA

  • Numero set tantatre - Gennaio 2012 Pagina 9

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    L‟accordo per l‟area ex-Neca, il Centro congressi, il Cnao e il progetto Dea.

    Coraggio e ambizione

    LA PAROLA AI VERTICI

    Il Sindaco Cattaneo: prioritario il progetto del Campus della Sanità riconosciuto dalla Regione

    P arlare di sanità a Pavia è come parla-re dell’essenza stessa di questa città. Perché la storia di Pavia e la sua vocazione sanitaria sono un tutt’uno, un binomio legato in mondo inscindi-bile: da una parte la vo-cazione sanitaria ha fat-to crescere Pavia, dall’altra Pavia è sempre stata contesto ideale nel quale la vocazione sani-taria si è sviluppata nel tempo. Da tutto questo deriva una delle defini-zioni più azzeccate di Pavia quale città a misu-ra d’uomo: da una parte significa che a Pavia si vive bene, dall’altra si tratta di un concetto più profondo che fa capire come qui la persona sia davvero al centro del sistema città, proprio a partire dal suo sistema sanitario di primissimo piano.

    P avia città a misura d’uomo e Pavia città delle eccellenze, ne è esempio il comparto sa-nitario che rappresenta molto più di un servizio: è vero e proprio sistema integrato, con una sua filiera e una sua dimen-sione. Che la sanità del-la nostra città sia eccel-lente non è una novità, lo è da sempre. Più im-p o r t a n t e è l’atteggiamento che una città in tutte i suoi aspetti deve tenere nei confronti delle proprie eccellenze. Una eccellenza, come il sistema sanitario pave-se, va infatti coltivata, con consapevolezza del passato ma contempora-neamente con il corag-gio di innovare e guarda-re alle sfide del futuro. Solo in questo modo l’eccellenza si mantiene al passo coi tempi. Pavia può contare su un com-parto sanitario di assolu-ta eccellenza e i cittadini di Pavia e provincia pos-sono ritenersi privilegiati in questo senso rispetto ai cittadini di altre provin-ce. Spesso, per esem-pio, le cronache nazio-nali raccontano episodi di malasanità e per noi deve essere un orgoglio leggere quasi tutti i gior-ni sugli organi di stampa

    lettere dense di emozio-ne e gratitudine di tanti cittadini, pavesi e non, che vogliono ringraziare i medici e gli operatori sanitari di Pavia per le cure ricevute. A Pavia abbiamo poli sanitari che coprono di fatto tutte le aree della Medicina e della Chirurgia con gran-de competenza, profes-sionalità e qualità. San Matteo, Maugeri, Mondi-no, Santa Margherita, Città di Pavia, clinica Morelli e Azienda Sani-taria Locale, senza di-menticare il grande lavo-ro dei medici di famiglia, sono strutture e realtà che collocano Pavia quale capitale nazionale e non solo della qualità sanitaria.

    S ono migliaia ogni anno le persone che da tutta Italia arrivano a Pavia, considerando la nostra città come punto di riferimento unico nel panorama sanitario na-zionale. Questo appunto perché non esiste bran-ca della Medicina e della Chirurgia che a Pavia non possa contare su professionisti di altissimo livello. Una qualità altis-sima che, per esempio, ha sempre permesso alla nostra città di com-petere e vincere la sfida della qualità rispetto a un contesto metropolita-no quale Milano, come avviene d’altronde per la nostra Università. Ma la sanità a Pavia non è so-lo e soltanto servizio alla persona, è molto di più. È prima di tutto una sto-ria che viene da lontano e che ha segnato da sempre i caratteri di Pa-via. È la storia della Fa-coltà di Medicina e Chi-rurgia, che ha visto pas-sare da Pavia menti e personalità eccellenti, della ricerca, della cultu-ra sanitaria e di una sa-nità stessa che è vero e proprio cuore pulsante di Pavia. Come dicevo è una filiera nonché un meccanismo che garan-tisce al comparto sanita-rio un costante rinnova-mento, con professiona-lità e competenze che si tramandano nel segno della più autentica tradi-

    tio, con l’Università e le varie scuole di specializzazione a fare da motore cul-turale e scientifico inesauribile.

    E ccellenza as-soluta, non c’è alcun dubbio, ma torno a dire che l’eccellenza, anche se può sembrare un gioco di parole, è sempre più ec-cellente soltanto nel momento in cui viene coltivata. Ed è proprio questa la mission di Pavia, a partire da coloro i quali gestiscono direttamente e ope-rano nel comparto sani-tario fino alle istituzioni e alle tante realtà che ani-mano la città. Solo in questo modo Pavia sarà sempre più contesto ide-ale per la sua sanità e la sanità darà sempre di più alla città. Per fare tutto questo è certamen-te fondamentale partire dall’analisi oggettiva di ciò che rappresenta il comparto sanitario nella struttura, nella fisionomi-a e nell’economia cittadi-na. La sanità oggi è par-te determinante del pro-dotto interno lordo della città e parlo di sanità in tutte le sue sfaccettatu-re: Pavia e l’Università sono il massimo per quanto riguarda la pre-parazione e la formazio-ne, Pavia e le sue strut-ture ospedaliere sono eccellenza assoluta per quanto riguarda il servi-zio sanitario alla perso-na. E tutto questo fa sì che la vocazione sanita-

    ria sia parte integrante dell’identità di Pavia, il cui obiettivo deve essere quello di coltivarla nel migliore dei modi per diventare sempre più vera e propria “città della salute”. Pavia quindi non deve essere città che può contare su ottime strutture sanitarie, bensì città in cui la sanità è alla base della vita citta-dina e del futuro. Non è un caso che recente-m e n t e , p a r l i a m o dell’accordo di program-ma per la riqualificazione dell’area ex Neca, Re-gione Lombardia abbia riconosciuto come priori-tario il progetto del “campus della sanità”, un sistema integrato di formazione, accoglienza e servizi funzionale al territorio pavese ma pa-rallelamente importante anche per il contesto regionale e nazionale. L’idea è chiara: così co-me si pensa alla Silicon

    Valley quando si parla di tecnologia e informatica, si deve pensare subito a Pavia quando si parla di sanità. I presupposti ci sono tutti. In quest’ottica è fondamentale il corag-gio e l’ambizione, gli stessi valori che permet-tono oggi al nostro siste-ma sanitario cittadino di essere punto di riferi-mento nella cosiddetta medicina tradizionale ma allo stesso tempo di es-sere capace di innovare c o n s t r u t t u r e all’avanguardia, come il Cnao o il progetto Dea. Servono coraggio e am-bizione, serve che la cit-tà tutta creda fermamen-te in questa vocazione: in questo senso dobbia-mo “volare alto”, elimi-nando quei meccanismi che inevitabilmente fre-nano le potenzialità della sanità pavese. È neces-sario insomma che Pa-via non perda le profes-sionalità eccellenti for-

    matesi nella sua filiera, è necessario che il servi-zio sanitario sia sempre più ispirato a criteri di suss id ia r ie tà , con un ’ imp lemen taz ione quindi del rapporto tra paziente e medico sul territorio, è necessario che i percorsi di Univer-sità e strutture ospeda-liere siano sempre più sinergici e compatti. È necessario inoltre che tra le diverse strutture sanitarie della città vi sia un percorso sempre più comune, in cui ogni competenza e vocazione si inserisca al meglio in un sistema integrato in grado di rispondere alle esigenze della persona e di rinnovare se stesso migliorandosi costante-mente. Non potrà man-care in futuro un grande centro congressi che oggi purtroppo manca e in questo senso le basi sono già state gettate con una pianificazione urbanistica che vede come prioritarie le istan-ze e le esigenze del comparto sanitario. E in tutto questo è assoluta-mente fondamentale che la città in tutte le sue ani-me sia protagonista del-la vocazione sanitaria. Penso per esempio al mondo del volontariato, della rete solidale cittadi-na, delle associazioni, del terzo settore, delle onlus: tutte realtà che ogni giorno supportano con passione e impegno la persona che necessita di assistenza. È questo un patrimonio di inesti-mabile valore che dob-biamo incentivare e sti-molare sempre di più, per rendere Pavia città dell’accoglienza, in gra-do di essere eccellenza per quello che oggi vie-ne definito “turismo sani-tario”.

    I nsomma, Pavia ha le carte in regola per di-ventare una capitale na-zionale ed europea della sanità ed è una sfida che non si può perdere. L’eccellenza che tutti ci riconoscono è un punto di partenza di incredibile valore, ma siamo noi adesso a dover guarda-re sempre più avanti e

    di ALESSANDRO CATTANEO Sindaco di Pavia

  • Pagina 10 Numero set tantatre - Gennaio 2012

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    Fondamentale l‟organizzazione

    dei Pronto Soccorso Necessari accordi

    tra gli ospedali

    LA PAROLA AI VERTICI

    Pregi e limiti della sanità pavese secondo Daniele Bosone, Presidente della Provincia

    L a sanità pavese: tan-te eccellenze, molti traguardi raggiunti, ma ancora tante e urgenti cose da fare lungo un percorso di forte trasfor-mazione, innovazione, dove serve avere corag-gio e passione per guar-dare avanti e non sedersi sugli allori. Policlinico San Matteo, Fondazione Mondino, Fondazione Maugeri, Clinica Città di Pavia, Santa Margherita, CNAO: Irccs, cliniche private di rango, il centro di Adroterapia sono il nostro capitale sanitario, eccezionale per le di-mensioni della nostra città, reso possibile solo grazie alla storica presenza della Facoltà di Medicina. Ricerca, insegnamento univer-sitario e assistenza sono diversi aspetti di un unico sistema: il Si-stema sanitario pavese. Ho girato molto l’Italia in questi anni di Commis-sione Parlamentare e non ne ho trovato uno altrettanto ricco e artico-lato, che racchiuda in sé allo stesso tempo le di-mensioni della vivibilità e dell’umanità. Tuttavia, nulla è mai scontato e nulla è per sempre. È innegabile che siamo in una fase di così intensa trasformazione dei mo-delli di convivenza che i modelli sanitari e assi-stenziali non ne sono certo esenti. E stanno cambiando pelle anche le Università, sempre più spinte a coniugare l’attività didattica con quella di ricerca e di col-laborazione con il mondo delle imprese: economia della conoscenza cioè che si fa economia della produzione di innovazio-ne tecnologica, di ric-chezza materiale. Ma come sta cambiando la sanità? Intanto l’età me-dia che aumenta sta spo-stando molto l’asse degli interventi dalla fase dell’acuzie a quella della cronicità. Le risorse mes-se a disposizione dal Si-stema sanitario naziona-le dovranno quindi ridi-stribuirsi di conseguenza. Va fatta una distinzione fra sanità ospedaliera e sanità territoriale: vedia-mo a tale proposito qual

    è la situazione della sa-nità pavese.

    L a sanità ospedaliera oggi vive di due mo-menti fondamentali: quel-lo dell’emergenza-urgenza e quello della riabilitazione che può poi sfumare nella cronicità. Nel primo, cioè l’emergenza-urgenza, l’intervento medico deve essere il più tempestivo possibile ed è sempre più a elevata complessità e specializzazione; la cura inizia già a casa del paziente, continua duran-te il trasporto in ospedale e trova la sua conclusio-ne nel Pronto Soccorso ospedaliero organizzato in specialità e dotato di strutture di ricovero bre-ve o osservazionale. La rete territoriale dell’emergenza-urgenza nasce da un’integrazione fra 118 e ospedale, deve essere senza “buchi” né territoriali né funzionali. Nell’ambito dei PS/DEA la tecnologia deve esse-re all’avanguardia e di-sponibile 24 ore su 24 e il personale ai vertici del-la professionalità e di ruolo. Tanto per intender-ci, i pazienti ad esempio colpiti da infarto o ictus entro 3-6 ore dall’evento – sia che si trovino a Pa-via o nel più lontano pae-se dell’Oltrepò o della

    Lomellina – devono poter contare su auto medica, autoambulanza medica-lizzata e un accesso a un PS attrezzato per risolve-re il problema (ad esem-pio, trombolisi endoarte-riosa ovvero posiziona-mento di “stent” nell’arteria). È fondamen-tale l’organizzazione “in rete” dei PS e delle com-petenze. In provincia di Pavia siamo ancora lon-tani da questo obiettivo. La rete inter-ospedaliera non c’è, il PS del Policli-nico è ora strutturalmen-te ma anche funzional-mente non adeguato a essere Struttura di Emer-genza ad Alta Specialità (EAS) mentre Voghera e Vigevano non hanno ad oggi le caratteristiche di DEA. Pronto Soccorso come quelli di Stradella o di Mortara sarebbero da ridiscutere. Inoltre gli o-spedali non riescono a chiudere accordi fra di loro per incomprensibili motivi (si veda l’annosa questione Mondino-San Matteo per la Neurologia d’Urgenza) e anche l’integrazione fra 118 e Pronto Soccorso ospeda-lieri è faticosa da rag-giungere nonostante la buona volontà dell’Agenzia Regionale.

    V a reso operativo in rete anche il Diparti-

    mento inter-aziendale per la patologia oncologi-ca. Serve accompagnare il paziente lungo un per-corso preciso di diagnosi, cura chirurgica e medica, radioterapia, assistenza specialistica anche psi-cologica onde evitare il senso di “abbandono”, mettendo insieme le competenze dei diversi Enti ospedalieri. Ciò non è soltanto utile ma direi doveroso, tanto più che oggi possiamo contare su un fiore all’occhiello come il Centro di Adrote-rapia oncologica che può rendere Pavia punto di riferimento internazionale in materia. Insomma c’è moltissimo da lavorare in un momento in cui le ri-sorse, anche quelle uma-ne, scarseggiano. Ma con un po’ di buona vo-lontà da parte di tutti gli attori possiamo raggiun-gere il risultato.

    A ltro discorso è quello della riabilitazione. In ambito specialistico (neurologico, cardiologi-co, respiratorio o ortope-dico-traumatologico) e geriatrico abbiamo stra-ordinarie competenze sia nel pubblico che nel pri-vato (il Mondino, la Mau-geri, il Santa Margherita, la Clinica Città di Pavia). Si tratta in questo caso di sperimentare forse nuovi

    modelli assistenziali, con un ospedale che si “estroflette” sul territorio per curare il paziente di-rettamente a casa. Una specie di “ricovero domi-ciliare”. Questo vale a maggior ragione per le patologie croniche che richiedono spesso lunghi e ripetuti ricoveri per ria-bilitazione o riaggiusta-menti terapeutici che po-trebbero essere in gran parte svolti fuori dall’ospedale. Ne va ana-lizzata la fattibilità e l’economicità. A Pavia abbiamo tutte le possibili-tà per porci all’avanguardia anche in questo campo. Ritengo si debba colmare un vuoto per quanto riguarda gli “Hospice” in tema di cure palliative e che servano più posti letto per pazien-ti in stato vegetativo, non potendo essere questi abbandonati e spesso dimenticati in case di ri-sposo senza avere più alcun tipo di assistenza specialistica.

    A ltra mancanza della nostra Provincia è la carenza di strutture per la cura e la riabilitazione della patologia psichica nel paziente pre-adolescente e adole-scente. Purtroppo è una realtà in aumento cui la sanità pavese e segnata-

    mente i Dipartimenti di Salute Mentale devono sicuramente far fronte.

    T uttavia credo che la sanità pavese oltre a rappresentare una gran-de opportunità per la cu-ra, possa anche essere occasione di sviluppo, di impresa, di economia e di occupazione, di là dai servizi più classicamente sanitari. Mi riferisco alla enorme potenzialità della ricerca universitaria ap-plicata in campo biome-dico, ai brevetti possibili, agli spin-off di impresa, alla capacità attrattiva che possiamo avere per

    imprese già affermate nel settore farmaceu-tico del bio-tech, per aziende produttrici di apparecchiature bio-mediche, per nuove applicazioni nel cam-po della nano-

    medicina o della roboti-ca. Abbiamo un poten-ziale di fuoco straordina-rio fra Irccs, Adroterapia, Università, Sistemi di Collegi e vivibilità urba-na. Un mix che è più di una scommessa per la sanità pavese, capace di diventare richiamo di un sistema territoriale di svi-luppo economico nel campo del “life-science”. Bisogna che pubblico, privato, enti locali, fonda-zioni bancarie, sistema delle imprese ci credano. Si parta pure con l’incubatore di impresa ma poi si progetti con respiro e coinvolgimento ampi, anche del mondo aziendale, un Parco Tec-nico-Scientifico, dove si immettano le idee, si ten-tino spin-off, si provi a fare “trasferimento” tec-nologico dall’Università all’Impresa ma poi, so-prattutto, si faccia Indu-stria d’alta tecnologia. Coltivo questo sogno da anni, fatico a farlo “vedere” anche ad altri, ma passo dopo passo seppur con estrema len-tezza scorgo un convinci-mento che cresce in tale direzione. Se ci riuscire-mo (e sarà un percorso di almeno 10 anni) sarà un momento fondamen-tale di crescita per la sa-nità pavese, per la nostra Università ma, ne sono certo, soprattutto per tut-ta la nostra comunità pa-

    di DANIELE BOSONE, Presidente della Provincia di Pavia

  • Pagina 1 1 Numero set tantatre - Gennaio 2012

    L a Fonda-z i o n e S a l v a t o r e Maugeri Clini-ca del Lavoro e della Riabi-litazione è un Istituto di ri-covero e cura a carattere s c i e n t i f i c o (IRCCS) che nasce nel 1965 e opera nelle aree istituzionali della tutela della salute nell'ambiente di lavoro e della Medicina Riabilitati-va con l'obiettivo di favo-rire il recupero delle ca-pacità residue funzionali e attitudinali della perso-na, l’autonomia e la qua-lità della vita mediante un programma riabilitativo personalizzato e di Alta Specializzazione. Il servi-z i o s i e s p l i c a nell’erogazione di presta-zioni sanitarie compren-denti diagnosi, valutazio-ne funzionale, cura e ria-bilitazione di pazienti af-fetti da patologie post-acute, croniche invali-danti e degenerative, mediche e chirurgiche, di natura neuromotoria, pneumologica e cardiolo-gica. L’attività clinica all’interno di un IRCCS t r o v a s o s t e g n o nell’importante attività di ricerca che si sviluppa nell’ambito delle disposi-zioni istituzionali e garan-tisce lo scambio continuo di informazioni con il la-boratorio consentendo, in tempi brevi, il trasferi-mento al paziente dei risultati della ricerca stes-sa. L’attività clinica della nostra istituzione trova fondamento nella Medici-na del Lavoro e da que-sta, seguendo gli inse-gnamenti e i percorsi tracciati dal suo fondato-re, professor Salvatore Maugeri, ha saputo svi-luppare specifiche com-petenze nella diagnosi tossicologica, nel control-lo dell’inquinamento at-mosferico sul territorio, nel monitoraggio biologi-co e ambientale, pro-muovendo la sorveglian-za sanitaria e programmi specifici di terapia occu-pazionale ed ergonomi-ca, diventando un punto di riferimento a livello nazionale e internaziona-

    l e . D o p o q u a s i cinquant’anni di attività oggi Fondazione Maugeri è presente su tutto il ter-ritorio nazionale grazie a una rete capillare di 22 Centri Operativi, cinque nella provincia di Pavia, di cui 14 Istituti Scientifi-ci, quattro Unità Periferi-che, tre Centri di Igiene Ambientale e un Presidio Ospedaliero, per un tota-le di circa 3510 addetti e 2500 posti letto accredi-tati dal Sistema Sanitario Nazionale, 171 di questi in regime di day hospital.

    S i tratta di un'attività complessa e artico-lata che ha consentito a Fondazione Maugeri di ottenere risultati di gran-de rilevanza nelle specifi-che aree di competenza e di sviluppare una expertise riconosciuta a livello regionale, naziona-le e internazionale colla-borando attivamente con le Istituzioni, il mondo universitario, le organiz-zazioni territoriali attivan-do sinergie con enti pub-blici e privati per la defini-zione di nuovi modelli

    terapeutici e progetti di ricerca finalizzata. Centro pulsante dell'attività della Fondazione a Pavia città sono gli Istituti Scientifici di via Boezio, sede stori-ca, e di via Salvatore Maugeri, anche sede centrale alla quale fa rife-rimento il network di Isti-tuti organizzati in sei principali dipartimenti: Medicina Ambientale e Occupazionale, Medicina Riabilitativa Neuromoto-ria, Cardioangiologia Ria-bilitativa, Pneumologia Riabilitativa, Patologie Croniche Disabilitanti, Riabilitazione Integrativa d e l D i s a b i l e e dell’anziano ed Ergono-mia Occupazionale. Fon-dazione Maugeri è inoltre presente in provincia di Pavia con l’Istituto Scien-tifico di Montescano, con le Unità Operative pre-senti all’interno dei Presi-di Ospedalieri di Mede e di Casorate Primo. Si tratta di un polo sanitario diffuso che in città e pro-vincia conta di 2177 ope-ratori sanitari e 808 posti letto accreditati, di cui

    582 destinati alla Riabili-tazione Specialistica, fio-re all’occhiello di Fonda-zione.

    M a anche la nostra istituzione non può non confrontarsi con il contesto socio - econo-mico attuale, ovvero con una politica sanitaria na-zionale impegnata nel difficile tentativo di conci-liare la crescente doman-da di assistenza medica in una condizione di di-sponibilità economiche sempre più limitate; una politica il cui ambito deci-sionale diventa ancora più delicato se si consi-dera l’invecchiamento della popolazione (nel periodo tra il 2010 e il 2040 la quota degli over 65 passerà dal 21,7% al 31,3%) con il consistente aumento delle patologie cronico-degenerative e la comorbilità a carico delle persone più fragili; carat-teristiche, quest’ultime, che rendono decisamen-te complesso il profilo clinico del paziente che quotidianamente le strut-ture sanitarie si trovano a

    gestire. In questo conte-sto si consolida la neces-sità di una gestione ca-pace di rispondere alle nuove esigenze della popolazione in un'equili-brata integrazione tra l’ottimizzazione delle ri-sorse e l'imperativo d'ec-cellenza di un modello assistenziale on budget. La nostra istituzione pre-v e d e d a t e m p o l’applicazione di modelli di gestione sanitaria che consentono nei fatti la presa in carico globale del paziente, oggi favori-ta anche da modelli di organizzazione diparti-mentale e di continuità assistenziale clinica.

    C oerentemente con le recenti raccomanda-zioni in termini di innova-zione organizzativa, ab-biamo avviato un proces-so di riorganizzazione dipartimentale diffuso, finalizzato certamente a un miglioramento conti-nuo dell’attività assisten-ziale capace di dare ri-sposte concrete ed effi-caci a categorie di pa-zienti sempre più com-

    plessi e critici. In questo sen-so va vista l’istituzione in molti dei nostri istituti di Unità Subintensive altamente spe-cializzate nella gestione delle gravi patologie disabilitanti; o a n c o r a

    l’individualizzazione di metodiche specifiche per la riabilitazione dei pa-zienti anziani che pre-sentano una condizione di fragilità legata alla pre-senza di pluripatologie, fisiche e mentali, alla si-t u a z i o n e s o c i o -economica e ambientale, fattori che richiedono un approccio totalmente di-verso e dedicato, o a percorsi mirati a suppor-tare patologie degenera-tive particolarmente inva-lidanti.

    L a svolta di Fondazio-ne Maugeri sarà le-gata all’applicazione, in tutti gli Istituti, delle logi-che organizzative del modello dipartimentale che, pur preservando la differenziazione e spe-cializzazione delle pre-stazioni erogate, permet-te un tempestivo raccor-do clinico-scientifico-organizzativo consenten-do l’ottimizzazione sia delle risorse umane sia di quel le tecnico-scientifiche. L’approccio multidisciplinare e multi-specialistico proprio del modello Maugeri, nella riorganizzazione in dipar-timenti permetterà di en-fatizzare la centralità del paziente e il soddisfaci-mento dei suoi bisogni. In questa logica ogni centro, istituto, unità ope-rativa e addetto collabora per un progetto condiviso capace di riqualificarsi nei costanti cambiamenti pur mantenendo inaltera-ta la qualità delle presta-zioni. Solo attraverso questo tipo di adegua-mento sarà possibile un trattamento efficace se-condo le linee guida e-spresse nell'Articolo 13 del Decreto Legislativo 16.10.2003 n° 288 in ma-teria di riordino della di-sciplina degli Istituti di Ricovero e Cura a Carat-

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    Oggi conta su 22 centri operativi, di cui 5 in provincia. Oltre 3500 addetti e 2500 posti letto

    LA PAROLA AI VERTICI

    L‟Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico è nato nel 1965

    di ANTONIO SPANEVELLO Sovrintendente Sanitario Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS

    Clinica del Lavoro e della Riabilitazione

  • Pagina 1 2

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    Il CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica) cura i primi pazienti

    I l Centro Nazionale di Adro-terapia Oncologica (CNAO) di Pavia, il primo centro di adroterapia in Italia, è una struttura innovativa e tecno-logicamente avanzata, nata con lo scopo di curare pa-zienti affetti da tumori solidi mediante l‟uso di protoni e ioni carbonio, particelle de-nominate, in gergo, adroni (da qui adroterapia). Il cen-tro ha iniziato nel settembre di quest‟anno le attività clini-che sperimentali con il trat-tamento dei primi pazienti.

    S i tratta di una novità im-portante sul fronte della lotta ai tumori e una speran-za concreta per migliaia di pazienti su cui la terapia tra-dizionale non ha dato i risul-tati auspicati. L‟adroterapia è, infatti, un trattamento po-tenzialmente più preciso e mirato che consente di colpi-re il tumore in modo seletti-vo, senza danneggiare i tes-suti sani che lo circondano e, in alcuni casi, di uccidere anche le cellule “ sopravvis-sute ” alla radioterapia con-venzionale. Questa terapia non sostituisce la radiotera-pia convenzionale, ma è un‟arma in più a disposizione dei pazienti e dei medici. Può essere utilizzata in aggiunta o in sostituzione di tratta-menti più tradizionali, siano essi radioterapici, chirurgici o farmacologici.

    L ‟adroterapia si caratte-rizza per la capacità del-le sue particelle di penetrare in profondità nel corpo uma-no senza disperdere energi-a, che raggiunge invece il picco quando incontra la massa tumorale da colpire e poi cessa completamente. Gli organi e i tessuti che si trovano lungo il “percorso” di queste particelle, così co-me quelli in prossimità della massa tumorale, non vengo-no colpiti, se non in minima parte, dalle radiazioni e, di conseguenza, non vengono danneggiati. Il Centro di Pa-via userà in particolar modo ioni carbonio che, simili ai protoni come capacità di raggiungere il bersaglio, si distinguono però per tipolo-gia di danno che riescono a recare alla massa tumorale, molto più intenso e qualitati-vamente in grado di curare i tumori radioresistenti.

    L ‟Alta Tecnologia del CNAO è formata da un insieme di macchine accele-ratrici e linee di trasporto dei fasci di particelle. I fasci so-no generati da sorgenti che producono ioni carbonio e protoni. La macchina accele-ratrice più importante è il sincrotrone. Il sincrotrone del CNAO è un prototipo frut-to della ricerca nella fisica delle alte energie, realizzato grazie alla collaborazione dell‟Istituto Nazionale di Fisi-ca Nucleare (INFN), del CERN (Svizzera), del GSI (Germania), d i LPSC (Francia) e dell’Università di Pavia.

    I l sincrotrone è una “ ciam-bella ” lunga 80 metri; in due zone interne alla circon-ferenza nascono i fasci di particelle in dispositivi detti “sorgenti”. Nelle sorgenti si trova plasma formato dagli atomi dei gas, che hanno perso gli elettroni. Con cam-pi magnetici e radiofrequen-ze, tali atomi vengono estrat-ti e si selezionano i protoni e gli ioni di carbonio. Nascono allora i “pacchetti” di fasci composti, ognuno, da miliar-di di particelle. Questi pac-chetti sono preaccelerati e inviati nel sincrotrone dove, inizialmente, viaggiano a cir-ca 30.000 chilometri al se-c o n d o . A l t e r m i n e dell‟accelerazione nel sin-crotrone, le particelle sono inviate in una delle tre sale di trattamento dove colpiscono in maniera selettiva il tumo-re.

    I l fascio che colpisce le cel-lule del tumore è un “ pen-nello ” che si muove in modo simile a quello degli elettroni in un televisore e agisce con una precisione di 200 micro-metri (due decimi di millime-tro). Questa precisione è re-sa effettiva grazie a: 1. due magneti di scansione che, sulla base delle indica-zioni del sistema di monito-raggio dei fasci, muovono il “pennello” lungo la sagoma del tumore. 2. una sorveglianza continua del paziente seguendo gli eventuali movimenti del cor-po (il respiro, ad esempio), che possono cambiare la po-sizione del tumore, grazie all‟impiego di telecamere a infrarossi che misurano gli spostamenti tridimensionali.

    P er eseguire la terapia adronica sono indispen-sabili le immagini diagnosti-che che vengono eseguite

    presso il centro attraverso strumenti per effettuare la Risonanza Magnetica, la TAC e la CT-PET.

    L a seduta di adroterapia inizia con un posiziona-mento molto preciso del pa-ziente su un piano in fibra di

    carbonio dotato di marcatori e disposto su un carrello di trasporto manuale. Tale po-sizionamento viene fatto nel-

    la sala di preparazio-ne vicino alla sala di trattamento, per de-terminare con eleva-ta precisione, attra-verso opportuni siste-mi di rivelazione, la posizione del tumore e tutti i relativi para-metri geometrici (forma, dimensione, orientamento).

    S uccessivamente, in sala trattamen-to, il paziente viene preso in carico da un sistema robotizzato. Il lettino robotizzato, collegato a un siste-ma informatico, prov-vede a posizionare il paziente sulla linea di fascio. Una volta ac-certato il corretto po-

    s i z i o n a m e n t o , i n i z i a l‟irraggiamento che ha la du-rata di alcuni minuti ed è in-dolore. Complessivamente

    una seduta dura circa 20-30 minuti.

    I l centro fornirà prestazioni di carattere ambulatoriale in adroterapia. A regime nel-le tre sale di trattamento, il CNAO effettuerà circa 20.000 sedute annue di adro-terapia che corrispondono, secondo le previsioni medi-che, a circa 2500-3000 pa-zienti all‟anno. Il CNAO trat-terà le seguenti patologie: i sarcomi dell‟osso e delle parti molli, i tumori del siste-ma nervoso centrale e para-spinali, i tumori del distretto cervico cefalico, i melanomi dell‟occhio e delle mucose, i tumori non a piccole cellule del polmone, i tumori primiti-vi del fegato, le neoplasie dell‟età pediatrica. Per ga-rantire la disponibilità della terapia con fasci di adroni a tutti i pazienti sul territorio nazionale è fondamentale creare attorno al CNAO una

    rete sanitaria e di ricerca. A livello europeo sono quasi una decina i progetti che stanno cercando di ottenere le approvazioni e i finanzia-menti e tutti guardano al CNAO come a un partner in grado di fornire supporto tecnico e medico per il rag-giungimento dei loro obietti-vi. In particolare possiamo menzionare il progetto au-striaco Med-Austron, che ha già acquisito i progetti del CNAO per costruire un cen-tro gemello nei pressi di Vienna. Anche le comunità scientifica e medica transal-pine hanno espresso in più occasioni l‟interesse a una duplicazione del CNAO.

    Q ueste iniziative portano evidenti vantaggi sia di immagine, che di esportazio-ne di competenze e tecnolo-gie, con il coinvolgimento dell‟industria, soprattutto italiana, che ha partecipato

    alla realizzazione.

    I l CNAO è anche coordina-tore del progetto europeo ULICE, finanziato dalla CE e vede la partecipazione di 20 enti per “aprire” gli unici due centri di adroterapia esisten-ti (il CNAO e il tedesco HIT di Heidelberg) alla comunità clinica e scientifica interna-zionale e per sostenere pro-getti di ricerca, formazione e comunicazione. Il secondo progetto, denominato PAR-TNERS, raggruppa una doz-zina di istituti con l‟obiettivo di formare una nuova gene-razione di operatori sanitari e tecnici nelle attività di a-droterapia.

    L a partecipazione del CNAO a tali progetti di ricerca e sviluppo consentirà al centro di arrivare e rima-nere nel tempo alla frontiera dell‟adroterapia, rappresen-tando un fiore all‟occhiello per il Servizio Sanitario Na-

    di SANDRO ROSSI Segretario Generale della Fondazione CNAO

    LA SEDE DEL CNAO

    IL SINCROTRONE DEL CNAO. L’IMMAGINE ILLUSTRA LO SVILUPPO DELL’ALTA TECNOLOGIA DEL CNAO, OSSIA DELL’INSIEME

    DI APPARATI CHE SONO NECESSARI A PRODURRE I FASCI DI PROTONI E IONI CARBONIO.

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    A regime tratterà 2500-3000 malati

    all‟anno. La partecipazione a progetti europei

    LA PAROLA AI VERTICI

    I l Centro Nazionale di Adro-terapia Oncologica (CNAO) di Pavia, il primo centro di adroterapia in Italia, è una struttura innovativa e tecno-logicamente avanzata, nata con lo scopo di curare pa-zienti affetti da tumori solidi mediante l‟uso di protoni e ioni carbonio, particelle de-nominate, in gergo, adroni (da qui adroterapia). Il cen-tro ha iniziato nel settembre di quest‟anno le attività clini-che sperimentali con il trat-tamento dei primi pazienti.

    S i tratta di una novità im-portante sul fronte della lotta ai tumori e una speran-za concreta per migliaia di pazienti su cui la terapia tra-dizionale non ha dato i risul-tati auspicati. L‟adroterapia è, infatti, un trattamento po-tenzialmente più preciso e mirato che consente di colpi-re il tumore in modo seletti-vo, senza danneggiare i tes-suti sani che lo circondano e, in alcuni casi, di uccidere anche le cellule “ sopravvis-sute ” alla radioterapia con-venzionale. Questa terapia non sostituisce la radiotera-pia convenzionale, ma è un‟arma in più a disposizione dei pazienti e dei medici. Può essere utilizzata in aggiunta o in sostituzione di tratta-menti più tradizionali, siano essi radioterapici, chirurgici o farmacologici.

    L ‟adroterapia si caratte-rizza per la capacità del-le sue particelle di penetrare in profondità nel corpo uma-no senza disperdere energi-a, che raggiunge invece il picco quando incontra la massa tumorale da colpire e poi cessa completamente. Gli organi e i tessuti che si trovano lungo il “percorso” di queste particelle, così co-me quelli in prossimità della massa tumorale, non vengo-no colpiti, se non in minima parte, dalle radiazioni e, di conseguenza, non vengono danneggiati. Il Centro di Pa-via userà in particolar modo ioni carbonio che, simili ai protoni come capacità di raggiungere il bersaglio, si distinguono però per tipolo-gia di danno che riescono a recare alla massa tumorale, molto più intenso e qualitati-vamente in grado di curare i tumori radioresistenti.

    L ‟Alta Tecnologia del CNAO è formata da un insieme di macchine accele-ratrici e linee di trasporto dei fasci di particelle. I fasci so-no generati da sorgenti che producono ioni carbonio e protoni. La macchina accele-ratrice più importante è il sincrotrone. Il sincrotrone del CNAO è un prototipo frut-to della ricerca nella fisica delle alte energie, realizzato grazie alla collaborazione dell‟Istituto Nazionale di Fisi-ca Nucleare (INFN), del CERN (Svizzera), del GSI (Germania), d i LPSC (Francia) e dell’Università di Pavia.

    I l sincrotrone è una “ ciam-bella ” lunga 80 metri; in due zone interne alla circon-ferenza nascono i fasci di particelle in dispositivi detti “sorgenti”. Nelle sorgenti si trova plasma formato dagli atomi dei gas, che hanno perso gli elettroni. Con cam-pi magnetici e radiofrequen-ze, tali atomi vengono estrat-ti e si selezionano i protoni e gli ioni di carbonio. Nascono allora i “pacchetti” di fasci composti, ognuno, da miliar-di di particelle. Questi pac-chetti sono preaccelerati e inviati nel sincrotrone dove, inizialmente, viaggiano a cir-ca 30.000 chilometri al se-c o n d o . A l t e r m i n e dell‟accelerazione nel sin-crotrone, le particelle sono inviate in una delle tre sale di trattamento dove colpiscono in maniera selettiva il tumo-re.

    I l fascio che colpisce le cel-lule del tumore è un “ pen-nello ” che si muove in modo simile a quello degli elettroni in un televisore e agisce con una precisione di 200 micro-metri (due decimi di millime-tro). Questa precisione è re-sa effettiva grazie a: 1. due magneti di scansione che, sulla base delle indica-zioni del sistema di monito-raggio dei fasci, muovono il “pennello” lungo la sagoma del tumore. 2. una sorveglianza continua del paziente seguendo gli eventuali movimenti del cor-po (il respiro, ad esempio), che possono cambiare la po-sizione del tumore, grazie all‟impiego di telecamere a infrarossi che misurano gli spostamenti tridimensionali.

    P er eseguire la terapia adronica sono indispen-sabili le immagini diagnosti-che che vengono eseguite

    presso il centro attraverso strumenti per effettuare la Risonanza Magnetica, la TAC e la CT-PET.

    L a seduta di adroterapia inizia con un posiziona-mento molto preciso del pa-ziente su un piano in fibra di

    carbonio dotato di marcatori e disposto su un carrello di trasporto manuale. Tale po-sizionamento viene fatto nel-

    la sala di preparazio-ne vicino alla sala di trattamento, per de-terminare con eleva-ta precisione, attra-verso opportuni siste-mi di rivelazione, la posizione del tumore e tutti i relativi para-metri geometrici (forma, dimensione, orientamento).

    S uccessivamente, in sala trattamen-to, il paziente viene preso in carico da un sistema robotizzato. Il lettino robotizzato, collegato a un siste-ma informatico, prov-vede a posizionare il paziente sulla linea di fascio. Una volta ac-certato il corretto po-

    s i z i o n a m e n t o , i n i z i a l‟irraggiamento che ha la du-rata di alcuni minuti ed è in-dolore. Complessivamente

    una seduta dura circa 20-30 minuti.

    I l centro fornirà prestazioni di carattere ambulatoriale in adroterapia. A regime nel-le tre sale di trattamento, il CNAO effettuerà circa 20.000 sedute annue di adro-terapia che corrispondono, secondo le previsioni medi-che, a circa 2500-3000 pa-zienti all‟anno. Il CNAO trat-terà le seguenti patologie: i sarcomi dell‟osso e delle parti molli, i tumori del siste-ma nervoso centrale e para-spinali, i tumori del distretto cervico cefalico, i melanomi dell‟occhio e delle mucose, i tumori non a piccole cellule del polmone, i tumori primiti-vi del fegato, le neoplasie dell‟età pediatrica. Per ga-rantire la disponibilità della terapia con fasci di adroni a tutti i pazienti sul territorio nazionale è fondamentale creare attorno al CNAO una

    rete sanitaria e di ricerca. A livello europeo sono quasi una decina i progetti che stanno cercando di ottenere le approvazioni e i finanzia-menti e tutti guardano al CNAO come a un partner in grado di fornire supporto tecnico e medico per il rag-giungimento dei loro obietti-vi. In particolare possiamo menzionare il progetto au-striaco Med-Austron, che ha già acquisito i progetti del CNAO per costruire un cen-tro gemello nei pressi di Vienna. Anche le comunità scientifica e medica transal-pine hanno espresso in più occasioni l‟interesse a una duplicazione del CNAO.

    Q ueste iniziative portano evidenti vantaggi sia di immagine, che di esportazio-ne di competenze e tecnolo-gie, con il coinvolgimento dell‟industria, soprattutto italiana, che ha partecipato

    alla realizzazione.

    I l CNAO è anche coordina-tore del progetto europeo ULICE, finanziato dalla CE e vede la partecipazione di 20 enti per “aprire” gli unici due centri di adroterapia esisten-ti (il CNAO e il tedesco HIT di Heidelberg) alla comunità clinica e scientifica interna-zionale e per sostenere pro-getti di ricerca, formazione e comunicazione. Il secondo progetto, denominato PAR-TNERS, raggruppa una doz-zina di istituti con l‟obiettivo di formare una nuova gene-razione di operatori sanitari e tecnici nelle attività di a-droterapia.

    L a partecipazione del CNAO a tali progetti di ricerca e sviluppo consentirà al centro di arrivare e rima-nere nel tempo alla frontiera dell‟adroterapia, rappresen-tando un fiore all‟occhiello per il Servizio Sanitario Na-

    di SANDRO ROSSI Segretario Generale della Fondazione CNAO

    NELLA FOTO È MOSTRATO L’INTERNO DI UNA DELLE TRE SALE DI TRATTAMENTO CON IN PRIMO

    PIANO IL SISTEMA ROBOTICO CHE SOSTIENE IL LETTINO DEL PAZIENTE

  • Pagina 1 4 Numero set tantatre - Gennaio 2012

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    Il Direttore generale Paolo

    Cristiani illustra le strategie

    del Consorzio

    LA PAROLA AI VERTICI

    “ Al momento in cui si è im-pegnati a ridurre i disavanzi pubbl ici per riprist inare l’equilibrio dei conti dello Stato e si registra una prima contra-zione della forza lavoro, viene logico chiedersi: su quali basi l’Europa fonderà in un domani la sua concorrenzialità?… Co-me potremo migliorare la sani-tà pubblica e la sicurezza e soddisfare al tempo stesso in modo sostenibile il nostro fab-bisogno di alimenti di elevata qualità ma di costo accessibi-le? L’unica risposta possibile sta nell’innovazione.” Inizia così la comunicazione della Commissione Europea al Par-lamento “Iniziativa faro Europa 2 0 2 0 - L ’ U n i o n e dell’innovazione”, del giugno 2010, proponendo sulla scorta di un’articolata disamina delle barriere culturali, economiche e tecnologiche esistenti, le principali iniziative di sviluppo, i

    fari appunto, che saranno og-getto degli investimenti comu-nitari in questo decennio.

    H o ritenuto opportuno pre-mettere questa citazione, non perché il Consorzio di Bio-ingegneria e Informatica Medi-c a ( C B I M ) , c h e h a nell’Università di Pavia e nei tre IRCCS pavesi i propri Soci fondatori e cui ha successiva-mente aderito IUSS, da 19 an-ni abbia nell’innovazione tec-nologica in sanità il proprio core business, ma perché real-mente convinto che possa es-sere la miglior risposta alla do-manda “Sanità e Socio-assistenza, quale futuro?”. Con alcune puntualizzazioni, però, che vogliono rappresentare un contributo al dibattito promos-so dagli amici di “Socrate al Caffè” su un tema cruciale per la città e il territorio.

    (Continua a pagina 15)

    di PAOLO CRISTIANI Direttore generale Consorzio

    di Bioingegneria e Informatica Medica

    LA SEDE DEL CBIM

  • Pagina 1 5 Numero set tantatre - Gennaio 2012

    PAVIA CITTÀ DELLA SALUTE

    LA PAROLA AI VERTICI

    Dal Progetto Telematica e Sanità a nuove alleanze tra le istituzioni pavesi

    L e prime, a margine di un’ulteriore citazione: “… l’Unione dell’innovazione porrà in essere condizioni più favore-voli all’innovazione, tra l’altro accelerando la messa in opera di collegamenti internet ad ele-vata velocità e delle relative applicazioni, garantendo una base industriale vigorosa e promuovendo sistemi educativi basati sull’eccellenza e mercati del lavoro moderni”. Tale e-nunciato, che può forse sem-brare politico, sottolinea in re-altà precisi indirizzi program-matori sostenuti da imponenti finanziamenti comunitari, le cui ricadute a livello italiano sono già concretamente quantifica-bili, nell’anno, in diversi miliardi di euro di dotazione ai Piani Operativi Nazionali e Regionali per ricerca, competitività e svi-luppo. Avendo CBIM recente-mente preso parte con succes-so a uno di essi, su una tema-tica su cui vorrei più oltre sof-fermarmi, ho premesso quanto

    sopra per accantonare, in mo-do volutamente semplicistico ma strumentale alle successi-ve riflessioni, l’aspetto econo-mico-finanziario con la cui criti-cità ci misuriamo quotidiana-mente, ma che rischia di tra-sformarsi in pericoloso alibi per imbarazzanti lacune di pensie-ro.

    I niziando da Internet. La sua recentissima storia è esem-plare testimonianza di quanta dirompente concretezza possa avere l’innovazione e di come, spesso, esuli totalmente dall’ambito di ricerca nativo. Quando negli anni 1989-1990 al CERN di Ginevra Tim Ber-ners-Lee e Robert Cailliau svi-lupparono il paradigma World Wide Web (WWW), pensava-no a uno strumento che age-volasse l’utilizzo del sofisticato sistema di calcolo del Centro da parte dei fisici nucleari coin-volti in ricerche sperimentali con l’acceleratore Lear. L’intuizione di costruirvi “la rete delle reti” spetta ad altri, Bill

    Gates tra i primi, che resero possibile il disegno di nuovi servizi, attività e occupazioni per miliardi di utenti. Dimo-strando che l’innovazione di successo produce sempre un netto gradiente rispetto allo status quo esistente, non è lineare ma strappa.

    D ue anni dopo la nascita di Internet, al primo anno di attività di CBIM - mi scuso per l’amarcord autobiografico, era-vamo in 5, ora più di dieci volte tanto, ma l’età media resta an-cora sotto i 40 anni - la prima i n i z i a t i v a p u b b l i c a f u l ’organizzazione d i un Workshop che, con singolare attinenza a questo Speciale, intitolammo “Telematica e Sa-nità: Il Progetto Pavia”. Vi pre-sero parte i principali stakehol-der del mondo industriale della Information & Communication Technology (ICT) e ne scaturi-rono per gli anni successivi un insieme di progetti e servizi in rete, di cui oltre a Università e IRCCS si fecero promotori il

    Comune e la ASL (da cui di-pendevano allora i Presìdi O-spedalieri provinciali) per forni-re servizi informativi trasversali alle singole Istituzioni, prenota-zioni di accertamenti radiologi-ci, stampa di mappe e percor-si, utilizzati per tutti gli anni ’90 da migliaia di utenti.

    S ostanzialmente nacque, anche in termini di occu-pazione, CBIM, ma l’elemento che credo sia risultato determi-nante al successo di quella piccola innovazione fu la costi-tuzione di un “tavolo di proget-to” in cui non i tecnici, ma Sin-daco, Rettore (Roberto Schmid era ed è Presidente di CBIM), responsabili delle Istituzioni pavesi immaginavano quali servizi potessero nascere dal rendere accessibili informazio-ni sulla propria Istituzione, da parte delle altre, a un cittadino pavese o no, studente, pazien-te o utente per qualche pratica, della Pubblica Amministrazio-ne. E i principali Istituti bancari sostennero l’iniziativa.

    D unque, qualsiasi innova-zione di natura sociale presuppone un pensiero forte e condiviso, non necessaria-mente originale, e una partnership stabile almeno a medio termine (3-5 anni). A livello europeo tale considera-zione ha portato alla costituzio-ne della “Partnership Europea per l ’Innovazione”, con l’obiettivo di accelerare ricerca e innovazione, coordinare gli investimenti e sviluppare ini-ziative pilota per affrontare le tre principali “sfide” della salute pubblica: Prevenzione, E-health, Well Ageing ( invec-chiare bene e in modo attivo).

    I l Sistema Pavia dovrebbe trarre un nuovo impulso da tali iniziative, riacquistando quel ruolo di “laboratorio” che la presenza di 4 IRCCS e di oltre 20.000 studenti potrebbe senz’altro agevolare ma che, allo stato, appare spesso un’enunciazione di principio. Ferma restando l’eccellenza dell’attività scientifica e assi-stenziale delle singole Istituzio-ni, riterrei indispensabile che venga promosso un tavolo, una sorta di steering group cittadino sul modello europeo,

    per immaginare come Univer-sità e Sanità pavese possano contribuire a disegnare nuove competenze e servizi innovati-vi. Il rischio maggiore ma reale consisterebbe nel pensare di essere già, singolarmente, in-novativi. In tema, un esempio relativo alla “messa in opera di collegamenti internet ad eleva-ta velocità e delle relative ap-plicazioni” auspicata dalla Co-munità Europea. Gli IRCCS pavesi, al pari di Università, IUSS e CBIM, sono già inter-connessi ad alta velocità trami-te rete GARR (Gruppo Armo-nizzazione Reti Ricerca), ma tale risorsa non è talora dispo-nibile al singolo specialista o ricercatore ed estremamente limitato è l’utilizzo per servizi inter-Istituzioni. Eppure molti potrebbero essere i nuovi ser-vizi di E-health incubati dagli IRCCS pavesi, approfondendo nel contempo con la Facoltà di Medicina l’esigenza di nuove competenze nei curricula for-mativi, richieste da un nuovo modo di estendere l’attività assistenziale.

    U n’ulteriore tematica che riterrei portante è inerente alla sicurezza alimentare e al rapporto alimentazione/salute. Food safety, come preceden-temente indicato, è priorità co-munitaria, oggetto di Milano Expo 2015 e rappresenta area di indubbio interesse economi-co per l’intero ambito provin-ciale. CBIM, quale partner dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, ha recentemente partecipato a un bando MIUR conseguendo un rilevante fi-nanziamento per la realizza-zione di un Centro Interregio-nale per la sicurezza alimenta-re finalizzato