2010 Vegetazione d'Italia - Sicilia (Su LIBRO) Copia

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    ta 1 Carlo Blasi ed.

  • LA VEGETAZIONE D'ITALIA Carlo BLASI ed.

    COORDINATORE E RESPONSABILE SCIENTIFICO Blasi C.

    COMITATO SCIENTIFICO Blasi c., Biondi E., Poldini L., Sburlino G., Venanzoni R., Rosati L., Gigante D., Filibeck G.

    AUTORI Allegrezza M., Andreis c., Angiolini c., Assini S., Bacchetta G., Baldoni M., Bagella S., Bazan G., Beccarisi L., Bernardo L., Blasi c., Biondi E., Bouvet D., Brullo S., Buffa G., Casavecchia S., Ciaschetti G., Cremonese E., Cutini M., De Dominicis v., Di Marzio P., Di Pietro R., Ercole S., Farris E., Fascetti S., Filesi L., Filibeck G., Filigheddu R., Fortini P., Frattaroli A.R., Gabellini A, Gamper u., Ghirelli L., Gigante D., Lasen c., Marchiori S., Mariotti M.G., Medagli P., Mion D., Morra di Cella u., Mossa L., Passalacqua N.G., Paura B., Pedrotti E, Pignattelli S., Pinzi M., Piro ne G., Presti G., Poldini L., Puppi G., Raimondo EM., Rampiconi E., Rosati L., Sburlino G., Schicchi R., Siniscalco c., Spampinato G., Speranza M., Stanisci A, Strumia S., Taffetani E,

    ,

    Ubaldi D., Vagge I., Venanzoni R., Verde S., Vidali M., Zanotti AL., Zuccarello V.

    SUPPORTO TECNICO-SCIENTIFICO Anzellotti I., Bonacquisti S., Del Vico E., Di Marzio P., Mollo B., Tilia A

    ALTRI COLLABORATORI Armiraglio S., Beltracchini M., Caccianiga M., Digiovinazzo P., Gironi E,

    Rovelli P., Stablum G., Sartori E, Cerabolini B., Sala E. (Lombardia) Gallizia Vuerich L. (Friuli-Venezia Giulia)

    Foggi B., Rocchini D., Viciani D. (Toscana) Azzella M.M., Burrascano S., Facioni L. (Lazio)

    PALOMBI EDITOR!

  • CON IL PATROCINIO DI:

    MINISTERO DELL'AMBIENTE (Dnl.ATVlUADll.~fllfl."'"

    DIPARTIMENTO 01 SIOLOGIA VEGETAtE

    SAPIENZA UNIVERSIT. DI ROMA

    CENTRO 01 RICERCA INTERUNIVERSITARIO BIODIVERSITA FrrOSOCIOI.OGIA ED ECOLOGIA DEL PAESAGGIO

    SAPIENZA UNIVUSIT DI ROMA

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    Societ Botanica Italiana ONLUS

    Societ Italiana Scienza della Vegetazione

    Dipartimento di Biologia Vegetale - Sapienza Universit di Roma

    Centro di Ricerca Interuniversitario "Biodiversit, Fitosociologia ed Ecologia del paesaggio" - Sapienza Universit di Roma

    COORDINAMENTO EDITORIALE Anzellotti I., Bonacquisti S., Del Vico E., Di Marzio P., Mollo B., Salomone E, Stella A., Tilia A.

    FOTO DI COPERTINA Monti Emici, Lazio (foto B. Petriglia)

    2010 Tutti i diritti riservati: Dipartimento di Biologia Vegetale - Sapienza Universit di Roma

    PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE GRAFICA E ASSISTENZA REDAZIONALE A CURA DI: Palombi & Partner S.r.l. Via Gregorio VII, 224, 00165 - Roma www.palombieditori.it [email protected]

    ISBN: 978-88-6060-290-9

    ALLEGATI AL VOLUME Carta delle Serie di Vegetazione d'Italia, 3 fogli - scala 1:500 000

    STAMPATO DA Palombi & Partner S.r.l.

    Citazione consigliata per il volume e per la carta: Blasi C. (ed.), 2010 - La Vegetazione dltalia. Palombi & Parrner S.r.l. Roma.

    Blasi C. (ed.), 20 10- La vegetazione dltalia, Carta delle Serie di Vegetazione, scala 1:500 000. Palombi & Panner S.r.l. Roma.

    Citazione consigliata per le monografie e le cartografie regionali: es. Sardegna Bacchetta G., Bagella S., Biondi E., Farris E., Filigheddu R., Mossa L. 2010 - Le Serie di Vegetazione della regione Sardegna. In Blasi C. (ed.). La Vegetazione dltaLia. Palombi & Partner S.r.l. Roma.

    Bacchetta G., Bagella S., Biondi E., Casti M., Farris E., Filigheddu R., Iiriti G., Pontecorvo c., 2010 - Carta delle Serie di Vegetazione della regione Sardegna. In Blasi C. (ed.). La vegetazione dltalia, Carta delle Serie di Vegetazione, scala 1:500000. Palombi & Panner S.r.l. Roma.

  • INDICE

    LA VEGETAZIONE D'ITALIA E LA CARTA DELLE SERIE DI VEGETAZIONE (C. Blasi, L. Rosati) 9

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE PIEMONTE (C. Siniscalco, D. Bouvet) 17

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE VALLE D'AoSTA (U Morra di Cella, E. Cremonese) 39

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA (S. Verde, S. Assini, C. Andreis) 53

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE TRENTINO-ALTO ADIGE (F. Pedrotti) 83

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE VENETO (C. Buffo, U Camper, L. Chirelli, C. Lasen, D. Mion, C. Sburlino) 111

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA (L. Poldini, M. Vidali) 139

    LE SERIE DI V EGETAZIONE DELLA REGIONE LIGURIA (l Vttgg-e, M.C. Mariotti) 165

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA (C. Puppi, M. Speranza, D. Ubaldi, AL Zanotti) 181

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE TOSCANA (Y. De Dominicis, C. Angiolini, A. Cabellini) 205

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE MARCHE (E. Biondi, M. Allegrezza, M. Baldoni, S. Casavecchia, M. Pinzi, F. Taffetani) 231

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE UMBRIA (E. Biondi, D. Cigante, S. Pignattelli, E. Rampiconi, R. Venanzoni) 257

    LE SERIE DI V EGETAZIONE DELLA REGIONE LAZIO (C. Blasi, R. Di Pietro, C. Filibeck, L. Filesi, S. Ercole, L. Rosati) 281

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE ABRUZZO (C. Pirone, A .R. Frattaroli, C. Ciaschetti) 311

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE MOLISE (B. Paura, P. Fortini, C. Presti, A. Stanisci, P. Di Marzio, C. Blast) 337

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE CAMPANIA (L. Filesi, L. Rosati, B. Paura, M. Cutini, S. Strumia, C. Blasi) 351

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE BASILICATA (R. Di Pietro, S. Fascetti, C. Filibeck, C. Blasi) 375

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE PUGLIA (E. Biondi, S. Casavecchia, L. Beccarisi, S. Marchiori, P. Medagli, V Zuccarello) 391

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE CALABRIA (L. Bernardo, NC. Passalacqua, C. Spampinato) 411

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE SICILIA (C. Bazan, S. Brullo, F.M. Raimondo, R. Schicchi) 429

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE SARDEGNA (C. Bacchetta, S. Bagella, E. Biondi, E. Farris, R. Filigheddu, L. Mossa) 471

    BIBLIOGRAFIA 497

  • < 429

    LE SERIE DI VEGETAZIONE DELLA REGIONE SICILIA

    Giuseppe Bazan1, Salvatore Brullo2, Francesco Maria Raimondo2, Rosario Schicchi1

    1. IL PAESAGGIO VEGETALE ATTUALE

    La Sicilia, con una superficie di circa 25.400 Km2, la maggiore isola del Bacino del Mediterraneo e la regione pi estesa d'Italia. Nell'ambito della Penisola sempre stata una delle aree con maggiore densit abitativa, concentrata soprattutto nei comuni della fascia costiera. La ricchezza degli habitat, determinata dalla di-versit dei substrati geologici, dalla articolata oro-grafia e dalle condizioni climatiche favorevoli, uni-tamente alle millenarie attivit antropiche, defi-niscono una moltitudine di ambienti che, nel 10-ro insieme, esprimono una notevole biodiversit. Sotto il profilo floristico, la Regione, per la sua ubicazione al centro del Mediterraneo, presenta delle correlazioni di tipo fitogeografico molto si-gnificative, le quali hanno un chiaro riscontro nel-le vicissitudini paleogeografiche che hanno inte-ressato il territorio dal Miocene in poi. Infatti, la sua flora caratterizzata oltre che da un ricco con-tingente endemico, che ne evidenzia l'isolamento geografico, anche da entit spesso abbastanza ra-re o con significato relittuale, in comune con al-tri territori limitrofi. Tutto ci conferisce una no-tevole peculiarit, e talora unicit, alle comunit vegetali attualmente osservabili, accentuandone il valore naturalistico e paesaggistico. Il territorio siciliano per lo pi collinare e in par-te montuoso, mentre le pianure sono poco estese e hanno il maggiore sviluppo nella piana di Cata-nia, alle falde meridionali del complesso vulcani-co dell'Etna, che, con i suoi 3323 metri di altitu-dine, costituisce il principale rilievo della regione, caratterizzandone fortemente il paesaggio. A nord, la Valle dell'Alcantara separa l'Etna dalla principa-le catena montuosa dell'Isola, il cosiddetto "Ap-pennino Siculo". Si tratta di aspri rilievi che si esten-dono per oltre 200 chilometri lungo la costa tirre-nica e costituiscono la continuazione geologica del-l'Appennino Calabro nella parte orientale dell'Iso-ia. La catena si articola in tre sezioni distinte: i Mon-ti Peloritani nella porzione orientale, i Monti Ne-

    brodi nella parte centrale e le Madonie in quella occidentale (SESTINI 1963). I Peloritani presentano una morfologia molto aspra, con numerosissimi fianchi scoscesi costituiti pre-valentemente da gneiss e filladi, quasi sempre in-cisi da fiumare che riversano gran parte del loro materiale detritico nelle strette piane costiere. Es-si hanno una modesta altitudine e poche vette su-perano i 1000 metri. Tra queste si ricordano Mon-tagna Grande (1374 metri), Monte Poverello (1279 metri) e Antennamare (1124 metri), vicino Mes-sina. Geograficamente la Sella di Filippazzo (857 metri), nei pressi della Rocca di Novara, segna il limite occidentale dei Peloritani. Qui la catena montuosa continua verso ovest con i Monti Ne-brodi, che differiscono dai precedenti dal punto di vista litologico. Sui Nebrodi prevalgono, infat-ti, le arenarie nelle parti pi elevate e le argille sca-gliose pi in basso, che determinano pendii pi dolci e rilievi pi morbidi, che trovano la massi-ma espressione nel Monte Soro (1847 metri). Dal-la Sella di Gangi iniziano le Madonie che rappre-sentano il termine ultimo della catena. Si tratta di un sistema montuoso di estensicine pi ridotta ri-spetto ai primi due, ma che raggiunge quote assai pi elevate. Il massiccio carbonatico culmina con Pizzo Carbonara (1979 metri) e con gli adiacen-ti Pizzo Antenna (1977 metri) e Pizzo Palermo (1964 metri), che si pongono tutti sopra i 1900 metri. La catena perde la sua continuit con la val-le del fiume Torto, che separa le Madonie da tre gruppi di rilievi minori di natura carbonatica com-presi tra Termini Imerese e la costa trapanese. Il primo gruppo costituito dai monti tra Termini Imerese e Bagheria e in particolare da Monte San Calogero (1326 m) e, pi a ovest, dal Monte Ca-talfano (376 m); il secondo gruppo rappresen-tato dai Monti di Palermo che circondano l'omo-nima citt, estendendosi verso sud fino a Piana degli Albanesi; l'ultimo gruppo montuoso com-posto dai rilievi situati tra San Vito Lo Capo e Tra-pani, tra cui meritano di essere ricordati Monte Cofano (659 metri) e Monte San Giuliano (756

    l Universit degli Studi di Palermo - Dipartimento di Scienze Botaniche 2 Universit degli Studi di Catania - Dipartimento di Botanica

    metri), su cui sorge il centro abitato di Erice. Nell'interno, le quote pi elevate si raggiungono nei pressi di Corleone, a Rocca Busambra (1613 metri), che costituisce l'estremit settentrionale dei Monti Sicani. Questi occupano la parte cen-tro-occidentale dell'isola e sono costituiti da com-plessi calcarei mesozoici che culminano nel Mon-te Cammarata (1578 metri). Il paesaggio circo-stante al complesso montuoso dei Sicani si pre-senta con dossi arrotondati ed estesi altopiani on-dulati, dove predominano le argille e le arenarie dell'Eocene e del Miocene. Verso sud, i rilievi montuosi lasciano il posto a un' ampia regione ca-ratterizzata da altipiani aridi, appena incisi da ra-ri corsi d'acqua, che verso oriente vengono sosti-tuiti da una fascia costiera pianeggiante, che si al-larga nella piana di Gela. Lentroterra della Sicilia caratterizzato dal co-siddetto altipiano solfifero costituito da argille sabbiose, salate e gessose, che, nella parte centra-le, lascia il posto ai Monti Erei. Si tratta di una distesa uniforme di modesti rilievi ondulati, co-stituiti da formazioni gessoso-solfifere risalenti al-l'era Cenozoica. La parte sud-orientale dell'isola occupata dai Monti Iblei, vasto altopiano ba-saltico a struttura tabulare - inciso da numerose gole strette e profonde, meglio note con il termi-ne di "Cave" - che raggiunge la quota pi eleva-ta con il Monte Lauro (986 metri). Le coste siciliane hanno uno sviluppo complessi-vo di circa 1050 Km. La parte settentrionale tir-reni ca, da Messina a Trapani, si presenta general-mente alta e frastagliata, con falesie e rilievi mon-tuosi che raggiungono il mare, alternate a tratti di costa bassa in corrispondenza di pianure alluvio-nali. Nella parte occidentale il paesaggio costiero muta, diventando basso, mantenendo questa con-notazione morfologica lungo tutta la costa meri-dionale della Sicilia, fino a Capo Passero e nel trat-to meridionale ionico fino a Noto. Questa vasta porzione del litorale siciliano presenta un'alter-nanza di spiagge delimitate da terrazzi o cordoni dunali, interrotti da limitati rilievi, da pantani, la-gune e saline. La restante parte della costa ionica sino a Messina, a eccezione della porzione in cor-rispondenza della piana di Catania, torna a esse-

  • 430 > La Vegetazione d'Italia

    modeste sono presenti sulle Madonie, sui Pelori-tani, sull'Etna e, in provincia di Enna, nel Bosco della Giumenta e a Monte Sambugherri (D'UR-so, GENTILE 1957).

    Faggeti etnei dell' Epipactido meridionalis-Fagetum frammisti ad asperti preforestali a Genista aetnensis (Foto P. Minissale)

    Sui Monti Nebrodi i boschi di faggio sono inse-diati su terreni silico-argillosi di arenarie terziarie, sufficientemente freschi e dotati di una buona ca-pacit di ritenzione idrica. Le favorevoli condizio-ni di suolo e di clima hanno consentito a questa specie di sopravvivere in un' area poco alterata nel tempo come estensione, ove costi[Uisce le pi bel-le e significative espressioni di bosco caducifoglio montano (HOFMANN 1960). Lungo i torrenti e nelle stazioni pi fresche, il faggio d luogo a in-teressanti trasgressioni altitudinali, scendendo in basso fino a circa 1000 metri ed entrando diret-tamente in contatto con i cerreti, ai quali si com-penetra pi o meno estesamente (SCHICCHI 1998). Tra i faggeti di un certo rilievo si ricordano quel-li dei boschi Medda e Mascellino nel comune di Mistretta, dei boschi Trippaturi, Portella Cerasa e Pizzo Manca di Badia in territorio di Capizzi, dei boschi Tassita, Pomiere e Moglia nel comune di Caronia. Nel territorio di Cesar ricadono gli este-si boschi di Sollazzo Verde e Monte Soro. Per il territorio di San Fratello da citare il faggeto di Pizzo degli Angeli, per quello di Tortorici il fag-geto Cartolari Li Perni e per il comune di Longi il celebre bosco Mangalaviti.

    re caratterizzata dalla presenza di alte scogliere, ta-lora con imponenti falesie a picco sul mare. Intorno alla Sicilia si trovano diverse piccole iso-le, che, il pi delle volte, danno luogo a veri e pro-pri arcipelaghi. Tra questi, il pi ricco numerica-mente quello delle Eolie, localizzato di fronte la costa tirrenica del messinese e costituito da ot-to isole di na[Ura vulcanica: Lipari, Vulcano, Sa-lina, A1icudi, Filicudi, Panarea e Stromboli, non-ch da numerosi scogli minori come Basiluzzo e Strombolicchio. Pi a ovest si trova l'isola di Usti-ca anch' essa di origine vulcanica. Larcipelago del-le Egadi ubicato all'estremit occidentale della Sicilia, in provincia di Trapani ed costituito dal-le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo e da quelle di Formica e Maraone di minore dimen-sione. Anche l'isola di Pantelleria ricade nella pro-vincia di Trapani, pur essendo localizzata nel Ca-nale di Sicilia a oltre 100 Km dalla costa meri-dionale dell'isola. Le isole Pelagie sono le pi lontane dalle coste si-ciliane e fanno parte del territorio provinciale di Agrigento. Oltre a Lampedusa, distante oltre 200 Km dalla Sicilia, l'arcipelago comprende la pic-cola Linosa e lo scoglio di Lampione. Il paesaggio vegetale attuale della Sicilia, in con-siderazione dell' antica antropizzazione, espres-so da colture agricole, attive o in abbandono, da praterie steppiche pi o meno arbustate e da lem-bi residuali di macchia mediterranea. Le forma-zioni boschive ricoprono in maniera discontinua i maggiori rilievi montuosi dell'isola, assumendo notevole sviluppo in corrispondenza dei territo-ri ricadenti nei Parchi Naturali dell'Etna, delle Madonie e, soprat[Utto, dei Nebrodi. Ad esse si aggiungono vaste superfici ricoperte da popola-menti forestali artificiali, per lo pi di specie eso-tiche, che non possono essere assimilati alle for-

    mazioni forestali native. Gli elementi essenziali relativi alla composizione floristica, alla struttura e alla distribuzione delle principali formazioni che improntano il paesag-gio vegetale della Sicilia vengono riportati di se-guito. BOSCHI DI FAGGIO Il faggio in Sicilia occupa le stazioni pi meridio-nali del suo areale, localizzate nella fascia monta-na compresa tra i 1300 e i 2000 metri di quota. La specie particolarmente diffusa nel territorio dei Nebrodi, in cui insiste 1'80% della superficie complessiva dei faggeti siciliani. Formazioni pi

    Lo strato arboreo dei faggeti dominato da Fa-gus{ylvatica cui si associano, in alcuni tratti, an-nosi esemplari di Acer campestre e, soprattutto, di A. pseudoplatanus che, a Monte Soro e nel bosco Tassita, raggiungono dimensioni veramente rag-guardevoli. Nello strato arbustivo insieme al fag-

    Querceti acidofili dell'Arrhenathero nebrodensis-Quercetum cerridis. Riserva Naturale Orientata "Sambughetti-Campaniro", Enna (foro P. Minissale)

  • Sicilia < 431

    Aspecri degradari dell' Ilici aquifolium-Quercetum austrotyrrhenicae con i caracrerisrici individui di agrifoglio modellari dal morso del besriame al pascolo (foro V. Ilardi)

    gio si riscomrano llex aquifolium, Euphorbia amyg-daloides subsp. arbuscula, Daphne laureola e, spo-radicamente, Rhamnus cathartica, Crataegus laci-niata, Taxus baccata (esclusivameme sui Nebro-di) e Sorbus torminalis. Lo srrato erbaceo nei trat-ri chiusi possiede poche specie. Tra i taxa che possibile riscontrare nei diversi comesti geografi-ci si ricordano: Anthriscus nemorosa, Allium ursi-num, Anemone apennina, Cardamine chelidonia, Cyclamen hederifolium, Cephalanthera alba, C ru-bra, Corydalis solida, Doronicum orientale, Ga-lium odoratum, Galanthus nivalis, Geranium ver-sicolor, Lathyrus venetus, Lamium flexuosum varo pubescens, Monotropa hypopitys, Mycelis muralis, Neottia nidus-avis, Orthilia seeunda, Potentilla mi-crantha, Poa nemoralis, Primula vulgaris, Scilla bi-fllia, Ranuneulus umbrosus, eccezionalmeme si ri-trova Campanula trichocalycina. Nell'ambito dell'area di pertinenza del faggeto, sui Nebrodi, ricadono piccoli boschetti misti, fi-sionomizzati da Taxus baccata, cui si associano Fagus sylvatica, Acer pseudoplatanus, Ulmus gla-bra, Fraxinus exce/siore llex aquifolium. Gli asper-ri pi espressivi si risconrrano in comrada Bosco Tassira, in territorio di Caronia, dove si trova il nucleo pi consistente. Sulle Madonie le formazioni a Fagus sylvatica si

    riscontrano solranto nel settore montano del ter-ritorio, nell'ambito della fascia altimetrica com-presa tra 1400 e 1900 metri, sia su substrati car-bonatici che silicei. Si tratta generalmente di nu-clei discominui, che conservano una maggiore continuit sui versanti settentrionali di Mome Mufara, Pizzo Antenna Grande, Monte dei Cer-vi, Mome Daino e Mome San Salvatore. Sull'Etna il faggio insiste su una superficie mo-desta rispetto a quella complessivameme occupa-ta in Sicilia. I faggeti pi importami si hanno nel territorio di Bronte in cui, oltre a parte del bosco Mangalaviti, ricadono la foresta di Grappid, se-de di una bella fustaia e le formazioni di Serra del Re e di Foresta Vecchia. Si tratta, ovviamente, di una condizione differeme rispetto agli altri fagge-ti, per via della uniformit del substrato, esclusi-vameme vulcanico. In queste condizioni, poco fre-quemi per la specie e quasi esclusive in tutto il suo areale, i faggeti etnei acquistano un'importanza ecologica notevole. La composizione floristica di queste formazioni, come del resto delle altre, sen-za dubbio meno assortita. Nello strato arboreo fi-gura talvolta Pinus nigra subsp. calabrica, che in generale occupa uno spazio autonomo e, in alcu-ne stazioni, anche l'endemica betulla dell'Etna (Be-tula aetnensis).

    BOSCHI DI CERRO Il paesaggio della fascia altimetrica compresa tra 1000 e 1400 metri caratterizzato principalmen-te dalle formazioni di Quercus cerris, che, pur es-sendo preseme in altri sistemi momuosi dell'Isola (Etna, Peloritani e Iblei), soltamo sui Nebrodi co-stituiscono estesi boschi di notevole interesse fore-stale e paesaggistico. Essi si insediano su substrati acidofili come flysch e scisti, quasi sempre profon-di, dotati di una discreta componente argillosa. Lo strato arboreo dei cerreti costituito quasi esclu-sivamente da Quercus cerris e, saltuariamente, da altre specie, tra le quali Fagus sylvatica, Acer cam-pestre, Malus sylvestris, Sorbus torminalis, Ostrya carpinifolia e l'endemico Pyrus vallis-demonis. A quote inferiori possibile trovare anche indivi-dui di Quercus pubescens s.l. Lo strato arbustivo annovera Prunus spinosa, Euphorbia characias, Ru-seus aculeatus, Crataegus monogyna, Daphne {au-reola, llex aquifolium e l'endemica Genista arista-ta. Lo strato erbaceo qualirativameme molto di-versificato, comprendendo diversi taxa, tra cui Anemone apennina - preseme pure nei faggeti -Cyclamen hederifolium, Geranium versicolor, Ra-nuneulus velutinus, Paeonia maseula subsp. russii, Lathyrus venetus (SCHICCHI 1998). Sul versame settentrionale tirrenico dei Nebrodi,

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    sulle Madonie, nel territorio di San Mauro Castel-verde e nel Bosco della Ficuzza, presso Palermo -su suoli a reazione acida o sub-acida a tessitura pre-valentemente sabbiosa, rappresentati da flysch, sci-sti e arenarie quarzifere - si rinviene una partico-lare formazione boschiva caducifoglia dominata da Quercusgussonei(BRULLO etaL 1998a). Si tratta di un'entit endemica della Sicilia, affine a Quercus cerris, dal quale si distingue sia per l'ecologia che per i caratteri morfologici e, in particolare, per le foglie molto pi grandi e ampie e ghiande volu-minose, portate da cupole molto grandi. Nel corteggio floristico di questo cerreto pre-sente Iris fletida, taxon molto raro in Sicilia, e di-scontinuamente l'endemico Quercus x fontanesii, ibrido naturale tra Quercus gussonei e Q. suber, con esemplari singoli o in gruppi di pochi indi-vidui (SCHICCHI et al. 2000). I cerreti localizzati nel versante orientale dell'Et-na, a quote comprese fra 1200 e 1500 metri, si presentano come boschi misti, in quanto a Quer-cus cerris si accompagnano normalmente Q da-lechampii e Q congesta. A differenza dei cerreti dei Nebrodi, i cerreti dell'Etna sono molto pi termofli, a causa soprattutto delle particolari ca-ratteristiche edafiche del territorio, presentando un correggio floristico ricco di elementi dei quer-ceti termofili. BOSCHI DI ROVERE E AGRIFOGLIO Tra i boschi misti submontani, esclusiva delle Ma-donie la formazione fisionomizzata da rovere (Quercus petraea subsp. austrotyrrhenica) e agrifo-glio. Essa costituisce una peculiare espressione fo-restale, attualmente localizzata solamente nell' area del Bosco Pomieri, Piano Farina e Piano Costan-tino, in territorio di Petralia Sottana. Si tratta di una fitocenosi che esprime, in funzione delle uti-lizzazioni effettuate, delle facies dominate ora dal-Ia rovere ora dall'agrifoglio. Sebbene la sua origi-naria estensione sia oggi largamente interrotta, possibile, sulla base dei resti esistenti, ricostruirne l'antica area di influenza, che interesserebbe gran parte della porzione orientale delle Madonie, limi-tatamente allo spazio altitudinale investito con fre-quenza dalle nebbie (1100-1500 metri), sui terre-ni quarzarenitici dei territori di Castelbuono, del-le Perralie, di Polizzi Generosa e di Geraci Siculo. Il piano dominante fisionomizzato da Quercus petraea subsp. austrotyrrhenica, cui si associano Acer obtusatum, A campestre e, marginalmente, A. mon-spessulanum, Sorbus torminalis e Ulmus glabra. Nei tratti pi freschi, o alle quote pi elevate, sono pre-senti anche elementi della fascia soprastante come Fagus sylvatica e Acer pseudoplatanus (RAIMONDO 1984b). Il piano dominato costituito in preva-lenza da llex aquifolium che, normalmente spora-dico nei contigui faggeti, trova in questa cenosi le condizioni ottimali di crescita, formando un den-so e intricato sottobosco, interrotto da individui di Malus sylvestris, Crataegus laciniata, Prunus spi-

    Particolare del Festuco heterophyllae-Quercetum congestae. Territorio di Cerami, Enna (foto P. Minissale)

    nosa, Euonymus europaeus, Daphne laureola, Rham-nus cathartica e Ruscus aculeatus. Tra le entit erba-cee vanno ricordate, oltre ad Aquilegia vulgaris, al-cune specie di interesse fitogeografico come Ane-mone apennina, Cyclamen repandum, C hederifo-lium, Dactylorhiza romana, Festuca drymeja (= F. exaltata), Hieracium crinitum, Symphytum gusso-nei e Viola reichenbachiana. Il bosco misto di rovere e agrifoglio in alcuni am-biti assume aspetti di monumentalit, per la dif-fusa presenza di individui plurisecolari di rovere, con circonferenza del tronco fino a otto metri e un' et di circa 600-700 anni (SCHICCHI, RAIMON-DO 1999). Gli aspetti migliori si riscontrano so-prattutto nei fondovalle e sui versanti pi freschi, interessati per quasi tutto l'anno dallo staziona-mento di nebbie che agiscono sul clima locale, re-golandone gli eccessi e determinando, di conse-guenza, un peculiare microclima di tipo tempera-to umido con marcato carattere subtropicale. Rilevanti in questo sistema sono le presenze di sta-zioni umide, che alimentano al suo interno picco-le torbiere a Sphagnum e altre briofite acidofile, nonch Osmunda regalis. BOSCHI A PREVALENZA DI QUERCE CADUCIFOGLIE Tra i querceti caducifogli si ricordano le frammen-tarie espressioni forestali fisionomizzate da varie forme di roverella presenti in Sicilia ( Quercus vir-giliana, Q. amplifolia, Q congesta, Q leptobalanos e Q dalechamp). Esse, in diversi casi, non sono ben caratterizzate, sia dal punto di vista floristico, che strutturale e si presentano come formazioni aperte con isolati grossi esemplari arborei. Analo-ghi querce ti sono frequenti sui Peloritani, in alcu-

    ni versanti dell'Etna, nell'Ennese, nei Sicani e, spo-radicamente, anche sulle Madonie. Si tratta di bo-schi disetanei - spesso resi pi o meno coetanei dall' azione ricorrente del fuoco e dalle recenti pra-tiche ~elvicolturali - il cui strato arboreo carat-terizzato dalla dominanza di elementi caducifogli, anche di ragguardevoli dimensioni, rappresentati da diverse entit afferenti al gruppo polimorfo di Quercus pubescens s.l. (BRULLO et aL 1999c) e, in minor misura, da Q. ilex, Q suber, Fraxinus ornus e Acer campestre (RAIMONDO 2000). I diversi taxa danno origine a varie cenosi fore-stali, ben differenziate dal punto di vista ecologi-co e potenzialmente diffuse in un'area molto va-sta, interessando una fascia altimetrica che dal li-vello del mare si spinge fino a circa 1500 metri di quota (BRULLO, MARCE 1985a). Quercus virgiliana partecipa assieme a Quercus am-plifolia alla costituzione di boschi misti a querce sempreverdi e caducifoglie a carattere prevalente-mente termofilo, in sedia ti sia su substrati di na-tura calcarea che silicea. Dal punto di vista fito-sociologico, i boschi misti a prevalenza di Q vir-giliana sono inquadrati in cinque diverse associa-zioni che si distribuiscono dalla fascia basale alla submontana fino 1300 metri. Quercus congesta partecipa alla costituzione di boschi misti acido-fili su substrati silicei (scisti, gneiss, quarzareniti, vulcani ti, arenarie) della fascia submontana e mon-tana (500-1300 metri) differenziate - dal punto di vista fitosociologico - in tre diverse associazio-ni distribuite lungo tutta la catena settentrionale. QJtercus dalechampii frequente nei boschi misti, su substrati silicei, in stazioni ubicate tra 700 e 1800 metri di quota. Quercusleptobalanos, infine,

  • Sughereto termoflo (Stipo bromoidis-Quercetum suberis). Bosco di Santo Pietto, Caltagitone (foto G. Bazan)

    partecipa alla costituzione di boschi misti acido-fili, su suoli a tessitura sabbiosa, derivanti da sub-strati silicei (scisti, quarzareniti, arenarie) in sta-zioni comprese tra 800 e 1200 metri, limitata-mente alle Madonie e al Bosco di Ficuzza. Lo strato arbustivo costituito da Asparagus acu-tifolius, Calicotome infesta, C/ematis vitalba, Eme-rus emeroides, Daphne gnidium, Euphorbia chara-cias, Lonicera etrusca, L. implexa, Osyris alba, Py-rus amygdaliformis, Ruscus acu/eatus, Rosa canina, Rhamnus alaternus e Smilax aspera. Tra le specie che compongono lo strato erbaceo dei querceti ba-sifili si ritrovano Arisarum vulgare, Asp/enium onop-teris, Asperula laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium, C repandum, Eu-phorbia amygdaloides subsp. arbuscula, Luzula for-steri, Paeonia mascula subsp. russii, Pimpinella ani-soides, Rubia peregrina, Thalictrum calabricum, Vio-la dehnhardtii (MARINO et al 2005). Le formazio-ni acido file sono contraddistinte da Arbutus une-do, Cytisus villosus, Echinops siculus, Festuca exalta-ta, Teucrium siculum. Nella costituzione degli aspetti pi termofili par-tecipano, oltre a Quercus ilex, elementi della mac-chia come Olea europaea varo sylvestris, Euphorbia dendroides, Prasium majus, Asparagus albus, Teu-crium ftuticans, Ceratonia siliqua, Chamaerops hu-milis, Anagyris foetida. I boschi montani di roverella ospitano invece un ricco contingente di specie orofile, fra cui alcune entit endemiche come Rubus aetnicus, Pinus ni-gra subsp. calabrica e BetuLa aetnensis. BOSCHI A PREVALENZA DI CASTAGNO Tra le formazioni caducifoglie vanno ricordati i boschi di castagno. In Sicilia questa specie dif-

    fusa in formazione boschiva nelle zone collinari e submontane dell'Etna, dei Peloritani, delle Caro-nie e delle Madonie. Ci nonostante, nuclei pi o meno consistenti si rinvengono laddove le con-dizioni ambientali ne consentono l'insediamento, come nell 'Ennese, nel Nisseno e nei versanti set-tentrionali dei Monti Sicani, oltre che a Ficuzza, a partire dai 600 metri di quota. Si tratta, spesso, di popolamenti tuttora di una certa importanza economica, sebbene diffusamente colpiti dal can-cro della corteccia (Criphonectria parasitica) che ne minaccia l'esistenza. Generalmente sono inse-dia ti nello spazio altimetrico occupato dai lecceti mesofili e dai querceti caducifogli. Lo strato arboreo costituito da Castanea sativa in consorzio con altre specie legnose come Quer-cus pubescens s.l., Q ilex, Q. suber e Fraxinus or-nus. Nello strato arbustivo risultano frequenti, ol-tre a Castanea sativa, Crataegus monogyna, Cyti-sus viffosus, Erica arborea, Hedera helix, Rubus ul-mifolius, Clematis vitalba, Ruscus acuLeatus e in basso Smilax aspera. Nello strato erbaceo il nu-mero di taxa consistente. Tra questi hanno par-ticolare rilevanza e frequenza AmpeLodesmos mau-ritanicus, Asplenium adiantum-nigrum, A. ono p-teris, Brachypodium sylvaticum, Cydamen hederi-folium, Euphorbia characias, Dactylis hispanica, Pteridium aquilinum, Rubia peregrina, Teucrium siculum e Viola hirta. BOSCHI A PREVALENZA DI LECCIO O DI SUGHERA Lecceti e sughereti costituiscono formazioni solo in parte ben conservate. Questi boschi per la loro originaria localizzazione costiera, collinare e sub-montana hanno nel tempo subito una notevole

    Sicilia < 433

    riduzione. Lo spazio potenziale attribuibile a que-ste formazioni, infatti, quello largamente inte-ressato dall'agricoltura e dalle attivit intensive del-l~lOmo. Non mancano espressioni di formazioni a sughera aperte o peggio degradate per effetto so-prattutto del fuoco, o lecceti che hanno perso la continuit distributiva per effetto della pratica del legnatico e oggi sono in fase di apparente recupe-ro, essendo venute meno le utilizzazioni. Essi si conservano ancora in alcuni settori della costa nord-orientale e dell'interno, principalmente sul-l'Etna, sul versante settentrionale dei Peloritani, dei Nebtodi, delle Madonie, dei Monti Sicani e nel Siracusano. Propaggini significative da un pun-to di vista fitogeografico si ttovano altresl nel Tra-panese, come ad Erice, Calatafimi e Buseto Paliz-zolo, nonch nelle isole di Salina, Marettimo e Pantelleria. In particolare, lecceti rigogliosi sono presenti su Monte Minardo (Etna), in tutto il ver-sante settentrionale delle Madonie, come a Sem-pria, Vicaretto, Piano Zucchi, Montaspro e Vol-pignano. Grande interesse ambientale e paesaggi-stico presentano i lecceti abbarbicati sul versante occidentale del Carbonara e quelli localizzati sul versante meridionale del Monte Quacella, in cui il leccio viene a diretto contatto con il faggio, fat-to sicuramente eccezionale e quasi unico in tutto l'areale delle due specie. Qualcosa di simile si ve-rifica anche sui Nebrodi a San Fratello. Da un punto di vista strutturale i lecceti siciliani si presentano quasi sempre sotto forma di cedui, talvolta molto densi e con una stratificazione com-pleta. Lo strato arboreo costituito esclusivamen-te da Quercus ilex con sporadiche presenze di al-tri elementi sempreverdi, come la sughera alle

  • 434 > La Vegetazione d'Italia

    quote pi basse, l'agrifoglio e il tasso (Taxus bac-cata) in contesti pi freschi. Diverse sono le spe-cie caducifoglie, tra le quali si ricordano Acer cam-pestre, A. mompessulanum, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Malus sylvestris, Pyrus amygdaliformis e alcune querce caducifoglie afferenti al gruppo polimorfo della roverella. In alcuni ambiti, come a Pantelleria, al leccio e alla sughera si associa Pinus pinaster subsp. ha-miltonii, mentre sull'Etna all'interno dei lecceti sovente penetra Pinus nigra subsp. calabrica. Lo strato arboreo dei sughereti dominato da Quercus su ber, spesso favorito dall'uomo, cui si associano alcune querce caducifoglie termofile quali Q virgiliana, Q amplifolia, Q dalecham-pii, Q. gussonei e, sporadicamente, gli ibridi Q x fontanesii e Q. x bivoniana. Nei Nebrodi fre-quente anche la presenza di Celtis australis. Lo strato arbustivo di queste formazioni risulta co-stituito, oltre che dagli stessi elementi dello stra-to arboreo, da numerose specie, fra le quali ricor-rono con maggiore frequenza Cytisus villosus, Eu-phorbia characias, Crataegus monogyna, Asparagus acutifolius, Clematis vitalba, Ruscus aculeatus, Lo-nicera etrusca, L. implexa, Teucrium siculum, Ro-sa sempervirem e, nelle stazioni pi calde, Philly-rea latifolia, Clematis cirrhosa, Smifax aspera, Ru-bia peregrina, Osyris alba, Rhamnus alaternus, Pi-stacia lentiscus, Daphne gnidium, Teline monspes-sulana nonch, sui substrati silicei, Myrtus com-munis, Arbutus unedo, Erica arborea e Genista ma-doniensis e nei boschi aperti anche G. aristata. In condizioni pi mesofile, nell'ambito dei lecceti si riscontrano anche Euphorbia arbuscula, Daphne laureola e llex aquifolium. In stazioni molto loca-lizzate si ritrovano anche Laurus nobilis e alcune endemiche, come Genista cupanii e il rarissimo Rhamnus lojaconoi. Non mancano piante inva-denti come Rubus ulmifolius s.l., Calicotome in-festa o ancora Cistus creticus e Cistus salvifolius, tutte espressioni di degradazione del bosco sem-preverde mediterraneo. Abbastanza differenziato floristicamente si presenta anche lo strato erba-ceo; in esso si riscontrano con maggiore frequen-za Carex distachya, Helleborus bocconei subsp. in-termedius, Thalictrum calabricum, Cyclamen re-pandum, C hederifolium, Asplenium onopteris, A. trichomanes, Polystichum setiferum, Asperula lae-vigata, Luzula forsteri, Melittis albida, Silene vi-ridiflora, Paeonia mascula, Symphytum gussonei, Nectaroscordum siculum, Poa sylvicola, Echinops siculus, Festuca drymeja, Clinopodium vulgare, Am-brosinia bassii e, nel sughereto in particolare, Eryn-gium bocconei, Melica arrecta e Pulicaria odora. Infestante dei substrati acidofili molto spesso Pteridium aquilinum. PINETI I boschi naturali di pino larici o (Pinus nigra subsp. calabrica) in Sicilia si riscontrano esclusivamente sull'Etna, nello spazio altimetrico compreso fra

    1000 e 1800 metri di quota. Le migliori espres-sioni sono quelle che costituiscono la foresta di Linguaglossa. Tale bosco presenta una ridotta di-versit floristica e spesso appare come un sempli-ce popolamento di pino con gli strati arbustivo ed erbaceo quasi del tutro assenti. Non mancano, tut-tavia, casi in cui nello strato arboreo al pino si as-sociano ora Quercus pubescems.l., ora Fagus sylva-tica, ora Populus tremula o ancora Betula aetnen-sis. Nello strato arbustivo si ha, talora, l'ingresso di Genista aetnemis o di Adenocarpus bivonii e, a quote pi alte, dell'endemico Astragalus siculus. Anche Pinus pinea costituisce pineti naturali, pur essendo frequentemente impiegato come pianta ornamentale, per la produzione di pinoli e nei rimboschimenti. Queste formazioni sono circo-scritte principalmente sui Peloritani, nei dintor-ni di Messina, anche se esempi di tipo ormai re-littuale si rinvengono pure in alcune localit del-la Sicilia settentrionale, come nei pressi di Nico-sia, Alia e Cefal e anche nei dintorni di Piazza Armerina. Lorigine spontanea di questi pineti trova conferma sia nella loro struttura, trattando-si di formazioni disetanee pi o meno diradate, con un ricco e denso sotto bosco arbustivo, che nella loro ecologia, in quanto legate sempre a sub-strati silicei (prevalentemente quarzareniti) di ter-ritori collinari o submontani (BRULLO et al. 2002b). Nello strato arboreo, oltre a Pinus pinea specie dominante, si rinvengono spesso individui isolati di Quercus virgiliana, Q suber e, pi rara-mente, di Q. ilex. Lo strato arbustivo costitui-to essenzialmente da diverse specie di Cistus, fra cui in particolare Cistus creticus, C salvifolius, C mompeliemise C crispus, ai quali si accompagna, spesso, Lavandula stoechas. Quest'ultima entit abbastanza rara in Sicilia, ed indicatrice di una marcata acidit del suolo. Sono pure presenti al-cuni elementi arbustivi come Calicotome infesta ed Erica arborea, che mostrano, in genere, una copertura pi o meno elevata. Formazioni naturali a pino d'Aleppo (Pinus ha-lepemis) sono presenti lungo i declivi collinari che costeggiano il fiume Ippari presso Vittoria e il fiu-me Tellaro vicino Noto. In particolare, i pineti di Vittoria costituiscono il resto di un' estesa foresta nota dai classici romani come" Saltus camarinen-siI': Essa si presenta in forma discontinua, con uno strato arboreo costituito dal solo pino d'Alep-po, con esemplari di circa lO metri di altezza. La superficie interessata da queste formazioni di qualche migliaio di ettari e costituisce una delle poche formazioni naturali a pino d'Aleppo attual-mente presenti in Sicilia. Lo strato arbustivo, gra-zie alla ridotta copertura arborea, si estende in continuit anche al di sotto delle chiome dei pi-ni. Concorrono alla sua costituzione Olea euro-paea varo sylvestris, Pistacia lentiscus, Phillyrea la-tifolia, Rhamnus alaternus, Lonicera implexa, Ju-niperus oxycedrus subsp. macrocarpa e anche Quer-

    cus ilex. Nei tratti pi aperti esso costituito da un fitto intreccio di bassi arbusti, come Rosma-rinus officinalis, Thymus capitatus, Globularia aly-pum, Asparagus acutifolius, Erica multiflora, Teu-crium fruticans, Prasium majus, Rosa sempervirens, Calicotome infesta, Quercus calliprinos, Juniperus turbinata, Arbutus unedo, Daphne gnidium, Cha-maerops humilis, Ephedra fragilis e alcune specie del genere Cistus, fra cui il rarissimo Cistus clusii, presente in Sicilia soltanto in questa formazione. Il ricopri mento erbaceo poco significativo. Es-so dato da Ampelodesmos mauritanicus, Arisa-rum vulgare, Asphodelus microcarpus, Urginea ma-ritima e da alcune orchidacee, quali Ophrys ber-tolonii e Serapias vomeracea. Un' altra tipologia di pineto naturale quella espres-sa dal pino marittimo a Pantelleria. In quest'isola tale specie si riscontra in diverse espressioni fore-stali di tipo sempreverde. Tuttavia, il ruolo pi si-gnificativo lo svolge nell' ambito di un' autonoma formazione che, talora, assume connotati di mac-chia-gariga. In questo contesto, oltre al dominan-te pino marittimo si riscontra il leccio e, in pros-simit della costa, il pino d'Aleppo (introdotto). La copertura arbustiva costituita da varie sclero-fille, fra cui Erica multiflora, E arborea, Lavandu-la stoechas, Rosmarinus officinalis, Pistacia lentiscus, Arbutus unedo, Myrtus communis, Daphne gnidium, Calicotome infesta, Genista aspalathoides e varie spe-cie del genere Cistus quali Cistus monspeliensis, C creticuse C salvifolius. Lo strato erbaceo costitui-to da poche specie, tra cui la rara Carex illegitima e Dorycnium hirsutum. Notevole anche qui la componente crittogamica espressa sia da funghi che da licheni, briofite e poche specie di felci. MACCHIE, ARBUSTETI E BOSCAGLIE Questa tipologia riunisce aspetti vegetazionali ete-rogenei, presenti discontinuamente nel territorio. Si tratta in prevalenza di formazioni di origine se-condaria, ma anche di nuclei relitti di macchia mediterranea. Questi ultimi, in particolare, rap-presentano espressioni di climaxedafico, con fun-zione di collegamento tra le comunit alofitiche delle scogliere e delle spiagge sabbiose e la fore-sta termofila di querce dell'interno. Cintensa antropizzazione, cui stata sottoposta la fascia costiera, ha determinato una notevolis-sima rarefazione degli originali aspetti di macchia a testimonianza dei quali rimangono isolati e spa-ruti lembi, in cui svolge un ruolo significativo Pi-stacia lentiscus associato a Chamaerops humilis, Ce-ratonia siliqua, Olea europaea varo sylvestris, Myr-tus communis, Teucrium fruticans, Prasium majus, Clematis cirrhosa, Rhamnus oleoides, Ephedra fra-gilis, Anagyris foetida, Asparagus albus e A. stipu-laris. Rari sono i lembi residui di macchia con QJtercus calliprinosche costituisce interessanti for-mazioni insieme a Juniperus turbinata su substra-ti sabbiosi, o alla palma nana sui substrati carbo-natici della costa nord-occidentale della Sicilia.

  • Tra le formazioni di macchia mediterranea van-no incluse anche quelle dominate da Euphorbia dendroides, insediate in ambienti xerotermici, ru-pestri e semirupestri, sia del litorale che dell'in-terno, fino a quote superiori ai 500 metri. Aspetti peculiari di macchia sono inoltre quelli caratterizzati dalla dominanza di arbusti spinosi, quali Rhus tripartita, Calicotome infesta e, pi ra-ramente, Rhus pentaphylla, presenti nell' area iblea e aspetti marcatamente termo-xerofili caratteriz-zati dalla Periploca angustifolia localizzati nelle iso-le del Canale di Sicilia e nelle Egadi. Aspetti secondari, costituiti prevalentemente da boscaglie, sono abbastanza frequenti sui fianchi dei rilievi collinari e montani, soprattutto dal li-vello del mare fino a circa 1200 metri di quota. Si tratta generalmente di espressioni vegetaziona-li di sostituzione, pi o meno dense e continue, a tratti impenetrabili, con funzione ecologica di mantello, fisionomizzate da entit ad habitus ar-borescente. La composizione floristica mantiene i caratteri della formazione c1imacica serialmen-te connessa, con una pi ricca rappresentanza di specie eliofile, mentre la struttura ha subito nel tempo alterazioni pi o meno radicali in relazio-ne all'incidenza delle attivit umane. Tra gli aspet-ti meglio tipizzati si ricordano le boscaglie colle-gate ai querce ti caducifogli alto-collinari e mon-tani delle Madonie, caratterizzate da Crataegus la-ciniata, specie orofila mediterranea, cui si associa un ricco contingente di specie spinose quali Cra-taegus monogyna, Prunus spinosa, Pyrus amygda-liformis, Rhamnus cathartica, Rosa canina, e di spe-cie lianose come Clematis vitalba, Lonicera etru-sca, Rubus ulmifolius e Tamus communis. FRUTICETI E PRATERIE SUBMONTANE E MONTANE La vegetazione altomontana della Sicilia molto peculiare ed caratterizzata dalla presenza di ar-busti spinosi nani, a portamento pulvinare, che danno luogo a formazioni discontinue di elevato interesse fitogeografico per la presenza di specie endemiche e/o rare. I migliori esempi di queste fitocenosi si riscontrano sull'Etna e sulle Mado-nie. Le comunit camefitiche sui substrati vulca-nici dell'Etna sono fisionomizzate da Astragalus siculus e Rumex aetnensis, cui si accompagnano al-cune specie erbacee oro file, quali Bellardiochloa variegata subsp. aetnensis, Erysimum etnense, Ro-bertia taraxacoides, Senecio aethnensis, Tanacetum siculum, Viola aethnensis (BRULLO et aL 2005). Sui litosuoli carbonatici delle alte montagne della Sicilia settentrionale, e in modo particolare sulle Madonie, laddove per fattori edafoclimatici non riesce ad affermarsi un climaxdi tipo forestale, si ri-scontrano diverse formazioni erbaceo-camefitiche. Sui subsuati carbonatici provvisti di scheletro, da 1400 metri fino alle zone cacuminali, si rinviene una formazione a pulvini endemica delle Mado-nie, caratterizzata sotto l'aspetto fisionomico dal-

    la dominanza di Astragalus nebrodensis (PIGNATTI etal 1980). Le stazioni primarie si impiantano nel-le zone di vetta e in ambiente semirupestre, dove l'azione del vento costante e talora particolarmen-te intensa. I pi estesi astragaleti si trovano, tutta-via, in stazioni secondarie, poste a quote pi bas-se, su suoli pi evoluti (RAIMONDO et aL 1994). I ghiaioni di natura calcarea e calcareo-dolomitica, a quote superiori a 1400 metri, sono colonizzati da Ptilostemon niveus e Senecio candidus, Onosma ca-nescens e Linum punctatum (PIGNATTI et aL 1980). I brecciai consolidati sono caratterizzati da una particolare vegetazione espressa da specie come Thymus spinulosus, Scorzonera villosaeflrmis, Car-duncellus pinnatus, Teucrium chamaedrys, Avenu-la cincin nata, Dianthus arrostii, Helianthemum ci-nereum, Erysimum bonannianum, Koeleria splen-dens, Inula montana, Sesleria nitida e Silene sicu-la. In questo contesto un aspetto particolare quel-lo fisionomizzato da Stipa sicula, endemita della Sicilia centro-settentrionale con distribuzione pun-tiforme circoscritta a una limitata area delle Ma-donie e ai territori prossimi ad Enna, cui si asso-ciano Alyssum nebrodense, Astragalus nebrodensis, Asphodeline lutea, Inula montana, Iris pseudopu-mila, Onosma canescens e Valeriana tuberosa. Illitosuolo calcareo, in conseguenza del degrado e del progressivo esaurimento del faggeto, ospita una vegetazione aperta, costituita prevalentemente da Cachrys ferulacea e da Astragalus nebrodensis, cui si associano diverse altre specie e in particolare Eu-phorbia myrsinites, Cerastium tomentosum, Phleum ambiguum e Artemisia alba (RAIMONDO 1980). Pi rare sono le formazioni pulvinari orofile, mar-catamente acido file, presenti su substrati quarzare-nitici, in cui si rinvengono alcune specie endemi-che o abbastanza rare nell'isola, fra le quali Genista cupani, Armeria nebrodensis, Plantago humilis, Mi-nuartia condensata. Frammiste a questi aspetti ca-mefito-emicriptofitici si rinvengono spesso forma-zioni legnose a carattere relitto, in cui hanno la lo-ro massima espressione alcuni arbusti nani prostra-ti, come Juniperus hemisphaerica, Berberis aetnensis, Rosa sicula, Prunus prostrata, Daphne oleoides e al-cune conifere arboree come Abies nebrodensis, raro endemismo attualmente rappresentato da un nu-mero limitato di individui (BRULLO et aL 2001a). La vegetazione delle praterie e delle garighe me-soxerofile dei substrati quarzarenitici o, comun-que caratteristica dei suoli acidi o acidificati in superficie, caratterizzata da alcune emicriptofi-te come Cynosurus cristatus, Lolium perenne, Plan-tago cupanii e Trifolium repens, alle quali si asso-ciano diverse altre eliofite mesofile. Si tratta di una vegetazione prativa, costituita soprattutto da specie erbacee preadattate al calpestio del bestia-me (RAIMONDO 1980). Vi si riscontrano in mas-sima parte specie stolonifere ( Trifolium repens, T bivonae, Potentilla calabra, Hieracium macran-thum), a rosetta strettamente appressata al suolo

    Sicilia < 435

    (Plantago cupani, Crepis vesicaria, Leontodon tu-berosus, Hypochaeris radicata subsp. neapolitana) o cespitose (Cynosurus cristatus, Lolium perenne, Vulpia sicula, Festuca circummediterranea) , consi-derate indicatrici di prati pascolati. VEGETAZIONE DEI COLTIVI ABBANDONATI, PRATERIE E GARIGHE Le praterie e le garighe della fascia altimetrica supe-riore ai 600 metri risultano costituite in prevalenza da specie erbacee polienni, eliofile, sia a rosetta che cespitose, resistenti al calpestio del bestiame. Nelle aree in cui la pressione del pascolo particolar-mente intensa, si verifica un avanzato decadimen-to della fertilit del suolo, che si riflette sulla com-posizione floristica. Il cotico erboso, infatti, ma-nifesta una regressione delle specie pi pregiate, a tutto vantaggio di quelle infestanti rifiutate dal bestiame, e delle specie a ciclo effimero che, gra-zie a una fruttificazione precoce, disseminano pri-ma di essere pascolate. Le legumi no se registrano, nel complesso, una discreta presenza, ma la mag-gior parte di esse, anche se dotate di buona com-posizione analitica, evidenziano habitus ridotto, cosl da essere ai limiti della pabularit. Sui substrati detritici, poco compatti e acclivi, si insediano estese praterie ad Ampelodesmos mau-ritanicus, specie che svolge un ruolo di primaria importanza nella difesa idrogeologica delle pen-dici di quasi tutti i rilievi, fino a circa 1000 me-tri di quota. Grazie alla straordinaria capacit di ricaccio posseduta, questa graminacea riesce a ri-costituire in poco tempo la parte epigea dopo ogni passaggio del fuoco, senza mostrare apparenti sin-tomi di sofferenza. In virt di questa velocit di ricoprimento del suolo dopo il passaggio del fuo-co, Ampelodesmos mauritanicus svolge un insosti-tuibile ruolo nella stabilizzazione dei versanti de-nudati, costituendo in questi ambienti l'ultima valida barriera all'azione erosiva delle acque di scorrimento superficiale (RAIMONDO 1987). Gli ampelodesmeti distribuiti nella maggior par-te dei rilievi calcarei della Sicilia nord-occidenta-le, sono costituiti, oltre che da Ampelodesmos mau-ritanicus, da Helictotrichon convolutum, Dianthus siculus, Avenula cincinnata, Brachypodium retu-sum, Micromeria graeca subsp. graeca, Foeniculum vulgare, Reichardia picroides, Bituminaria bitumi-nosa, Sixalix atropurpurea subsp. maritima, Kun-dmannia sicula (MINISSALE 1995). La prateria ad ampelodesma fornisce protezione anche a un ric-co contingente di specie endemiche o di rilevan-te interesse fitogeografico, quali alcune orchidee come Ophrys lacaitae, o. lunulata, o. oxyrrhyn-chos subsp. oxyrrhynchos, Orchis brancifortii e o. commutata. Quando l'ampelodesmeto viene la-sciato indisturbato dall'incendio si arricchisce in specie legnose, in particolare nanofanerofite e ca-mef te, come Erica multi flora, Polygala preslii, Ca-licotome villosa, Spartium junceum, Cistus creticus, C salvifolius, Osyris alba, Teucrium ftuticans, Cha-

  • 436 > La Vegetazione d'Italia

    Diffusa prateria steppica ad Ampelodesmos mauritanicus. Terrirorio di Enna (foro P. Minissale)

    maerops humilis, Daphne gnidium, Smilax aspera. Nei litosuoli sottoposti all'azione continua del pa-scolo, le praterie ad ampelodesma vengono sosti-tuite da aspetti discontinui subnitrofili, poveri in specie pabulari, fisionomizzati da vistose emi cri p-tofite e geofite. Tra le prime si ricordano Ferula communis, Carlina sicula, Cynogiossum creticum, C columnae, Rumex thyrsoides, Eryngium campestre, Cichorium intybus, Thapsia garganica, Elaeoselinum asclepium; tra le seconde Asphodelus microcarpus, Mandragora autumnalis, Oxalis pes-caprae, Atrac-tylis gummifera, Iris planifolia, Gynandriris sisyrin-chium. La comunit vegetale si compone, inoltre, di un nutrito contingente di composite spinose a taglia elevata, quali Cynara cardunculus subsp. car-dunculus, Scolymus grandiflorus, Onopordon illyri-cum, Carthamus lanatus, Centaurea calcitrapa. Tra le specie che si rinvengono con maggiore fre-quenza negli ampelodesmeti di bassa quota si ri-cordano Delphinium emarginatum, Serratula ci-choracea subsp. mucronata, Bituminaria bitumi-nosa, Phagnalon saxatile, Pallenis spinosa, Micro-meria graeca subsp. graeca, Hyoseris radiata, Kun-dmannia sicula, Avenula cincin nata, Anthyllis vul-neraria subsp. maura, Convolvulus cantabrica, C althaeoides, Andropogon distachyus, Sixalis atro-purpurea subsp. maritima. Nei versanti costieri pi aridi, l'ampelodesmeto vie-ne vicariato dalla prateria a Hyparrhenia hyrta, che sui rilievi presso Palermo si associa spesso a Penni-setum setaceum, elegante graminacea cespitosa in-vasiva, originaria della fascia tropicale e temperato-calda, rilevata per la prima volta in Sicilia nei pri-mi anni:60 a Monte Pellegrino, da dove si espan-

    sa praticamente in buona parte dell'Isola. Le for-mazioni a Hyparrhenia hirta sono normalmente frammiste a praticelli effimeri in cui dominano Sti-pa capensis, Reichardia pieroides, Trifolium stellatum, T. scabrum, Hypochaeris achyrophorus, Lotus edulis, Sideritis romana, Linum strictum, Nigella damasce-na. In queste praterie a Hyparrhenia hirta si rinven-gono, inoltre, alcune specie saharo-sindiche, quali Heteropogon contortus, Cenchrus ciliaris, Aristida coe-rulescens, Andropogon distachyus, oltre alle endemi-che Panicum bivonae e Bothriochloa panormitana. Talvolta queste praterie si compenetrano con aspet-ti pi o meno evoluti di gariga, caratterizzata da Chamaerops humilis, Erica multijlora, Polygala pre-slii, Teucrium fruticans, Prasium majus, Phagna-lon rupestre, Micromeria graeca. ROCCE NUDE, FALESIE, RUPI ED AFFIORA-MENTI VARI Le pareti rocciose di bassa e media quota costitui-scono importanti stazioni rifugio per alcune fito-cenosi, nelle quali assumono particolare rilievo numerose casmofite endemiche, la maggior parte delle quali gravitano nella fascia costiera della Si-cilia nord-occidentale, come Centaurea ucriae subsp. ucriae, C ucriae subsp. umbrosa, Brassica rupestris subsp. rupestris, Cymbalaria pubescens e Odontites bocconii (BRULLO, MARCEN 1979; BRULLO et al 2004). Tra i taxa endemici a pi am-pia distribuzione, alcuni dei quali con areale relit-to e frammentario, figurano Antirrhinum siculum, Convolvulus cneorum, Dianthus rupicola, Iberis semperflorens, Lithodora rosmarinifolia, Lomelosia eretica, Matthiola incana subsp. rupestris, Seseli boc-coni subsp. bocconi (GlANGUZZI et al. 1996).

    La vegetazione insediata sulle rupi localizzate nel-la fascia altimetrica compresa tra 500 e 1500 me-tri contraddistinta da alcuni endemismi siculi come Anthemis cupaniana, Centaurea busamba-rensis, Helichrysum pendulum e i suddetti Antir-rhinum siculum, Brassica rupestris subsp. rupestris e Cymbalaria pubescens. A questi si associano al-tri taxa endemici o rari come Asperula gussonei, Ceterach officinarum, Dianthus busambrae, Meli-ca minuta, Seseli bocconi subsp. bocconi, Silene fru-ticosa subsp. fruticosa, Sedum sediforme e local-mente Centaurea erycina. La suddetta fitocenosi si riscontra in diversi con-testi dell'isola ed in particolare sulle Madonie, a Monte San Calogero (Termini Imerese), sui Mon-ti di Calamigna, di Palermo, a Rocca Busambra e in diversi rilievi calcarei dei Sicani, fino a Erice sopra Trapani. La vegetazione rupestre d'altitLIdi-ne limitata principalmente ai rilievi carbonati-ci, come ad esempio nelle creste rocciose delle Madonie, dove trova la massima espressivit sul-le rupi dolomitiche delle Serre di Quacella (RAI-MONDO 1984b; BRULLO 1984b). Questa vegeta-zione fisionomizzata da un cospicuo numero di casmofite endemiche o rare, altamente specializ-zate, tra le quali assumono un ruolo particolar-mente rilevante Asperula gussonei, Edraianthus graminifolius subsp. siculus, Helichrysum nebro-dense, Hieracium symphytifolium, Minuartia ver-na subsp. grandiflora, Potentilla caulescens subsp. nebrodensis, Saxifraga lingulata subsp. australis e Si/ene saxifraga varo lojaconoi. A queste si associa-no numerose altre entit in parte adattate all'ha-bitat in esame e in parte trasgressive di associa-zioni circostanti. PALUDI SALMASTRE E SALINE Le grandi depressioni palustri, presenti principal-mente nella fascia costiera meridionale dell' isola, sono interessate da una tipica vegetazione alofila (BRULLO, FURNARl 1976). La superficie dei "pan-tani" durante la stagione estiva si presenta spesso quasi completamente disseccata, mentre per il re-sto dell'anno sommersa da acque stagnanti. Nelle acque poco profonde e ad elevata salinit dei pantani retrocostieri si insediano popolamen-ti monofitici di Ruppia maritima, talora associata ad Althenia filiformis. Nei tratti centrali dei pan-tani, dove la ptolungata persistenza dell' acqua osta-cola l'insediamento di specie perenni, vengono fa-vorite alcune terofite succulente, quali Suaeda spi-cata, Salicornia patula, S. emerici, Halopeplis am-plexicaulis, che normalmente costituiscono dei po-polamenti monofitici o quasi. Proseguendo verso la fascia esterna dei pantani, si trovano delle cin-ture di vegetazione disposte secondo un gradien-te di umidit e di salinit decrescente. Solitamen-te la porzione pi interna, dove la concentrazio-ne salina superiore a quella dell'ambiente mari-no e il ristagno d'acqua abbastanza prolungato, si insedia una comunit dominata da Sarcocornia

  • Hyparrhenietum hirto-pubescentis. Arenile di Oliveri-Tindari (foro V. !lardi)

    alpini, cui segue una fascia con dominanza di Ar-throcnemum glaucum, sostituita, in condizioni di minore alofilia, da Sarcocornia ftuticosa. Nei pan-tani della Sicilia occidentale, in situazioni estre-mamente termo-xeriche, si rinvengono comuni-t a dominanza di Halocnemum strobilaceum. Nella fascia pi esterna, in corrispondenza dei tratti non soggetti a ristagno d'acqua, si rinviene una formazione ad Inula crithmoides ed Elytrigia scirpea, che rappresenta la pi evoluta delle co-munit alofile, svolgendo un ruolo di cerniera con le comunit legnose, quali la macchia o i diversi stadi di degradazione a essa connessa. VEGETAZIONE DEI CORSI D'ACQUA Le ripisilve siciliane risultano costituite da specie arboree decidue d'alto fusto, che tendono a for-mare delle strette fasce di vegetazione lungo le ri-ve dei corsi d'acqua. Le specie ripali pi comuni nei corsi d'acqua montani, con alvei allocati sul fondo di valli pi o meno strette e profonde, so-no Populus nigra, P. alba, P. canescens, Salix alba subsp. alba, S. alba subsp. vitellina, S. pedicella-ta, S. gussonei, Fraxinus angustifolia subsp. angu-stifolia, Ulmus canescens, U glabra, Sambucus ni-gra, Ficus carica. Lo strato arbustivo costituito da igrofite cespugliose, quali Hypericum hircinum,

    Tamarix gallica, Nerium oleander e lianose, come Rubus ulmifolius, Rosa sempervirens, Solanum dul-camara, Tamus communis, Rubia peregrina, Hede-ra helix, Vitis vinifera subsp. sylvestris. A queste si associano diverse specie erbacee e arbustive, tra le quali si ricordano Arum italicum, Brachypodium sylvaticum, Carex pendula, Dorycnium rectum, Equisetum telmateia (BRULLO, SPAMPINATO 1990). A valle, lungo i tratti con alveo pi ampio dove i processi di sedimentazione sono attivi, la vegeta-zione ripale presenta profondi cambiamenti, sia floristici che strutturali. Essa, infatti, risulta pi povera floristicamente ed costituita, in preva-lenza, da aggruppamenti caratterizzati soprattut-to da Salix pediceflata e S. alba subsp. alba, ai qua-li si accompagnano, in alcuni ambiti, anche S. purpurea e Populus nigra (RAIMONDO et al 1994). Nel territorio ibleo, la maggior parte dei corsi d 'acqua - che scorre sul fondo di cave costituite in massima parte da calcari miocenici - carat-terizzata da formazioni ripali costituite da diver-se specie arboree, fra cui predominano Platanus orientalis e Salix pedicellata (BARBAGALLO et al. 1979b). Lungo le fiumare con greti ampi e ciottolosi, in condizioni di maggiore xericit, si riscontrano

    Sicilia < 437

    aspetti fisionomicamente dominati da Nerium oleander, cui si associano pochi altri arbusti co-me Spartium junceum, Calicotome infesta, Rubus ftuticosus. Nei si ti meno disturbati, con substra-ti subsalsi, ricchi in limo e argilla, si rinvengono, invece, lembi di tamariceti. Si tratta di aggrup-pamenti, abbastanza poveri floristicamente , ca-ratterizzati dalla dominanza di Tamarix afticana e T gallica (RAIMONDO 2000). Sulle alluvioni ter-razza te delle fiumare - pi o meno mobili e sog-gette a periodici apporti di materiali solidi - presente la tipica vegetazione glareicola a caratte-re pioniero con Helichrysum italicum, Scrophula-ria canina subsp. bicolor, Inula viscosa, Euphorbia rigida, Lotus commutatus, Micromeria graeca (BRUL-LO, SPAMPINATO 1990). In prossimit delle foci - o nei tratti a lento deflusso - dei principali cor-si d'acqua non mancano aspetti di tipo palustre. Lungo le forre, i valloni e i rigagnoli - ricadenti soprattutto nella parte pi elevata dei bacini im-briferi dei principali corsi d'acqua -la vegetazio-ne, oltre che dalla presenza sporadica di specie ri-pariali dei generi Salix, Populus e Tamarix, co-stituita da taxa trasgressivi di comunit circostan-ti, come Clematis vitalba, C. cirrhosa, Crataegus monogyna, Nerium oleander, Quercus virgiliana,

  • 438> La Vegetazione d'Italia

    Q ilex, Prnnus spinosa, Rubus ulmifolius, Rhus co-riaria, Rosa sempervirens, Rubia peregrina, Spar-tium junceum, Smilax aspera, Tamus communis, Arnndo collina, Oryzopsis miliacea, Ampelodesmos mauritanicus. Significato relittuale assumono al-cuni piccoli laureti insediati in stazioni microcli-matiche di tipo subtropicale umido delle Mado-nie, presso cui trovano rifugio elementi relittua-li, talora puntiformi come l'endemico Rhamnus lojaconoi (RAIMONDO 1979). VEGETAZIONE PALUSTRE E LACUSTRE Ai margini dei principali invasi artificiali sono fre-quenti formazioni erbacee igrofile e canneti. La vegetazione prevalentemente costituita da co-munit vegetali disposte in fasce concentriche, ri-conoscibili per la differente composizione flori-stica e, conseguentemente, per la diversa fisiono-mia. Predominano i popolamenti a Phragmites australis, ai margini dei quali si rinvengono, di-sposti in strette cinture discontinue, popolamen-ti rispettivamente di Thypha latifolia, Schoeno-plectus lacustris e, sporadicamente, di altre specie con organi sotterranei immersi nel fango, come lris pseudacorus e Sparganium erectum (BRULLO, SPAMPINATO 1990). Nello stesso contesto, duran-te la stagione estiva, lo spazio sottoposto a pro-sciugamento viene occupato da un' associazione vegetale effimera caratterizzata da Heliotropium supinum, Heleochloa schoenoides, Euphorbia cha-maesyce, Glinus lotoides, Paspalum distichum, Che-nopodium rnbrnm, P0o/gonum lapathifolium, Kick-xia spuria (BRULLO, MARCEN 1974a). La vegetazione palustre include anche la rara ve-getazione che si insedia nelle piccole pozze o con-che temporanee dei piani carsici, caratterizzata prevalentemente da microterofite igrofile a ciclo effimero primaverile. Nelle stazioni montane so-no frequenti in particolare Myosurus minimus, Ra-nunculus lateriflorus, R. marginatus e Antinoria insularis, specie piuttosto rare in Sicilia e adatta-te all'habitat igrofllo temporaneo (BRULLO, GRIL-LO 1978; RAIMONDO 1980). Nelle stazioni co-stiere e collinari si rinvengono numerose altre igrofite: Solenopsis laurentia, Crassula vaillantii, Cicendia filiformis, Elatine macropoda E gussonei, Isoetes duriei, l histrix, l velata, Juncus pygmaeus e J capitatus. A queste specie normalmente si ac-compagnano numerose altre microfite igrofile a pi ampia distribuzione, tra cui Montia fontana subsp. chondrosperma, Juncus bufonius, Trifolium micranthum, Lythrum hyssopifolium, Mentha pu-legium (BRULLO, MINISSALE 1998). Tra gli aspetti lacustri rientrano particolari stagni, noti con i termini di "urghi" o "gurghi". Si trat-ta di modesti specchi d'acqua naturali, situati in limitate depressioni, di profondit variabile da pochi centimetri a circa un metro, nelle quali si rinviene la tipica vegetazione acquatica, sia lacu-stre che palustre, costituita da Apium inundatum, Glyceria aquatica, Myriophyllum alterniflornm, Po-

    tamogeton natans, Ranunculus aquatilis, R pelta-tus, R. trichophyllus subsp. trichophyllus e da varie specie del genere Callitriche. Nella cintura peri-metrale - soggetta a periodiche inondazioni - si insediano, oltre ad alcune specie del genere Ra-nunculus (R. marginatus, R. muricatus, R. lateri-florns, R ophioglossifolius), Alisma plantago-aqua-tica, Eleocharis palustris, Oenanthe aquatica, Jun-cus articulatus e J conglomeratus. Notevole inte-resse paesaggistico, naturalistico e geobotanico ri-vestono gli ambienti lacustri e palustri distribui-ti nella parte montana del territorio dei Nebro-di, tra cui figurano il Biviere di Cesar e i laghi Trearie, Cartolari, Maulazzo, Urio Quattrocchi e Zilio. Anche nei laghi retrocostieri della Sicilia meridio-nale, come il Biviere di Gela, si rilevano delle fa-sce quasi concentriche di vegetazione, qualitati-vamente e fisionornicamente ben caratterizzate, la cui successione spazi aie da connettere alle oscillazioni stagionali del livello dell'acqua (BRUL-LO, SCIANDRELLO 2006). Le sponde del Biviere, a diretto contatto con la vegetazione a idrofite, vengono occupate da due comunit pauciflore di vegetazione palustre. Queste si dispongono in due cinture, caratterizzate rispettivamente dalla pre-senza discontinua di Schoenoplectus litoralis e da quella pi costante di 7Jpha latifolia e T. angu-stifolia, posta sulla sponda a pi debole pendo. La parte pi esterna delle sponde, inondata per lunghi periodi, dominata da una fascia contrad-distinta da densi popolamenti a Phragmites au-stralis, in contatto con una ulteriore fascia meso-igrofitica, dominata da Tamarix arborea, che si accompagna a T. africana e T. gallica. Infine, spo-radicamente e su piccole superfici, in stazioni umi-de, leggermente saline - poste sia ai margini del Biviere che nelle pozze sparse sul territorio - si ri-scontra una comunit vegetale caratterizzata da Juncus maritimus, J acutus, Holoschoenus austra-lis, Pulicaria sicula, Carex estensa. VEGETAZIONE PSAMMOFILA La fascia costiera della Sicilia stata ed interes-sata da intensi processi di antropizzazione. ram-biente del litorale sabbioso , pertanto, caratte-rizzato da un sistema dunale pesantemente mo-dificato dall'attivit antropica, solo in brevi trat-ti discretamente conservaro. In seguito agli inter-venti di bonifica, di rimboschimento, di impian-to massivo di serre in ambiente retrodunale e di aumento degli insediamenti industriali e residen-ziali, le comunit psammofile risultano ampia-mente compromesse. La situazione ulteriormen-te aggravata dalla presenza di diverse specie eso-tiche (Eucao/ptussp.pl., Acaeia saligna, Carpobro-tus aeinaciformis), inizialmente utilizzate nell' am-bito di discutibili interventi di riqualificazione ambientale e di consolidamento dunale, che ten-dono a sostituire gli elementi indigeni modifican-do irreversibilmente la composizione floristica e

    la struttura delle fitocenosi originarie (ILARDI et al 2000). Nei tratti in cui la duna stata spianata la vege-tazione risente maggiormente dell' azione delle mareggiate, che permettono soltanto l'insedia-mento di una comunit pauciflora composta da specie pioniere a ciclo effimero, quali Cakile ma-ritima e Sa/sola kali. Nei tratti in cui l'avanduna risulta meno disturbata ancora visibile la fito-cenosi con Elytrigia juncea, Sporobolus arenarius, Otanthus maritimus, Cyperns kalli, Polygonum ma-ritimum. La porzione pi alta della duna, quan-do non manomessa, viene stabilizzata da Ammo-phila littoralis, Medicago marina, Echinophora spi-nosa, Eryngium maritimum, Launaea resedifolia, Hormuzakia aggregata. Nel retro duna, in alcune localit (come Vendica-ri e Capo Granitola) si rinvengono aspetti fram-mentari a Centaurea sphaerocephala e Ononis ra-mosissima, che, a causa dell' esercizio dell' agricol-tura, non riescono ad avere continuit. Le dune pi mature e stabilizzate sono interessate da una macchia a Juniperus macrocarpa, che si accompa-gna a Ephedra fragilis, Lycium intricatum e Pista-eia lentiscus (BARTOLO et al 1982b; BRULLO et al. 2001a). Gli esempi migliori attualmente si rin-vengono nella Sicilia sud orientale, presso la fo-ce dell'Irminio e a Vendicari. Nelle stazioni inte-ressate da una maggiore aridit ambientale, co-me nei pressi di Gela, questo tipo di vegetazione viene sostituito da un aspetto a impronta nord-africana, dominato da Retama raetam subsp. gus-sonei (BRULLO et al 2000). I depositi sabbiosi pi interni sono invece colonizzati da una macchia a Juniperus turbinata e Quercus calliprinos, di cui ormai si hanno solo pochi isolati esempi. COLTURE AGRARIE Il paesaggio vegetale della Sicilia per larghi trat-ti improntato da colture agrarie estensive, tra le quali hanno un peso significativo i seminativi e gli oliveti, localizzati nelle aree collinari e pede-montane; minore incidenza rivestono i pistacchie-ti, carrubeti, mandorleti, noccioleti, frassineti, che conferiscono ad alcuni ambiti del territorio sici-liano caratteri peculiari ed esclusivi. I seminativi ricadono soprattutto nella parte cen-tro-meridionale dell'isola, sui suoli argillosi del-l'interno collinare. Notevole l'incidenza delle colture cerealicole (prevalentemente grano duro) e, nell' ambito delle foraggere, della sulla (Hedy-sarum coronarium), che insieme fisionomizzano estese superfici, conferendo al paesaggio prima-verile effetti cromatici suggestivi. rambiente col-turale del seminativo costituisce l'habitat ideale per numerose specie segetali, tra le quali si ricor-dano Bifora testiculata, Anacyc/us tomentosus, Ado-nis microcarpa, Rhagadiolus stellatus e Neslia pa-niculata, cui si associano diverse altre entit che, spesso, presentano elevati valori di copertura, co-me Ammi visnaga, Daucus aureus, Lolium rigi-

  • Vegetazione psammofla lungo le coste dell'Agrigentino (foto G. Bazan)

    dum, Ranunculus ficaria, Avena barbata, A. fatua, Gladiolus italicus, Papaver rhoeas, Phalaris para-doxa, P. brachystachys, Ridolfia segetum e Convol-vulus arvensis. Nei vertisuoli della bassa collina sono frequenti, inoltre, Medicago ciliaris, Capno-phyllum peregrinum, Bupleurum lancifolium, Ra-nunculus trilobus e Melilotus messanensis (DI MAR-TINO, RAIMONDO 1976; BARTOLO et al. 1982a; FERRO 1990). Gli oliveti estensivi sono rappresentati da vecchi impianti monospecifci, con bassa densit di pian-te per ettaro, o misti al mandorlo e ad altri frut-tiferi, che svolgono un'importante funzione sia protettiva che economica, oltre che paesaggisti-ca. Diversi sono gli oliveti secolari - come anche gli individui di dimensioni monumentali - tut-tora produttivi, noti come "olivi saraceni". Tra le colture minori, da alcuni decenni in via di regressione, quella del mandorlo connota il pae-saggio agrario di diverse province siciliane e, in modo particolare, dell'agrigentino dove, in pros-simit della Valle dei Templi, assume un elevato valore identitario. La coltivazione del pistacchio concentrata soprattutto nell'area etnea (Bronte e Adrano); i carrubeti, in costante diminuzione

    negli ultimi anni, presentano un elevato valore testimoniale e paesaggistico nell'area iblea, men-tre le aree corilicole pi singolari ricadono negli acclivi versanti collinari dei Nebrodi, dei Pelori-tani e, in minima parte delle Madonie (Polizzi Generosa), dove - oltre all'aspetto produttivo -svolgono un ruolo notevole nella difesa idrogeo-logica. Nel comprensorio madonita, una coltura di elevaro valore estetico costituita dai residua-li frassineti da manna, localizzati attualmente nel-le sole campagne di Pollina e Castelbuono, in pro-vincia di Palermo, dove danno luogo a un pae-saggio unico e esclusivo (RAlMONDO 1984a). La florula infestante le colture legnose molto ricca e varia e in parte simile a quella dei semina-tivi. Tra le specie pi comuni si riscontrano Oxa-lis pes-caprae, Arisarum vulgare, Brassica rapa subsp. sylvestris, Calendula arvensis, Diplotaxis erucoides, Echium plantagineum, Galactites tomentosa, Fedia cornucopiae. Il paesaggio agrario delle colture intensive espres-so principalmente dagli agrumeti, dai vigneti e dalle colture ortofloricole. Lagrumicoltura sici-liana interessa la fascia litoranea settentrionale e orientale, con particolare riguardo ai territori del-

    Sicilia < 439

    le province di Siracusa, Catania, Messina e Paler-mo. Limitatamente a quest'ultima, sono partico-larmente espressivi gli impianti ricadenti lungo tutto il fondovalle del bacino dell'Oreto e nella Piana di Bagheria, dove hanno dato luogo ai fa-mosi giardini della Conca d'Oro, oggi in parte abbandonati o urbanizzati. Altri agrumeti stori-ci sono quelli localizzati ai piedi del cono vulca-nico etneo. Impianti pi recenti caratterizzano nella parte occidentale della provincia di Agrigen-to il territorio di Ribera, dove prevalgono gli aran-ceti a polpa bionda del gruppo "Navel". Carattere intensivo presentano anche i frutteti a kaki, diffusi nelle campagne di Misilmeri (Paler-mo), i pesche ti dell'alta Valle del Platani e del com-prensorio di Bivona in provincia di Agrigento, nonch di Leonforte nell'ennese. Inoltre, piccole aree interessate dalla coltivazione di fruttiferi vari risultano sparse in tutto il territorio e soprattutto in corrispondenza di comprensori irrigui. Nell'ambito di questi coltivi si insediano aspetti di vegetazione infestante il cui corteggio floristi-co fortemente condizionato dalle pratiche col-turali e in particolare dall'irrigazione e dalla con-cimazione. La vegetazione commensale degli agru-

  • 440> La Vegetazione d'Italia

    meti, durante la stagione invernale-primaverile, si distingue per l'abbondanza di Oxalis pes-caprae, alla quale si associano numerose altre specie, tra cui alcune geofite come Arum italicum e Arisa-rum vulgare, gli asperti primaverili-estivi sono dif-ferenziati, invece, da Bromus willdenowii, Trachy-nia distachya e da altre entit come Convolvulus arvensis, Sonchus oleraceus, Mercurialis annua, Be-ta vulgaris, Malva nicaensis, Fumaria ca p reo lata, Polygonum aviculare. In diversi casi le comunit infestanti si arricchiscono di elementi nemorali delle formazioni forestali circostanti (BRULLO, MARCEN6 1985b). La viticoltura specializzata diffusa soprattutto nel trapanese, nell'agrigentino e nel palermitano. Vigneti meno importanti in termini quantitati-vi, ma non certo qualitativi, ricadono nelle pro-vince di Caltanissetta, Catania e Siracusa. Picco-li appezzamenti a carattere familiare, distribuiti fra i coltivi, si rinvengono su tutto il resto del-l'area. Nell'ambito dei vigneti, durante il perio-do vernino-primaverile si rilevano appariscenti aspetti di vegetazione infestante, caratterizzati dal-l'avventizia Oxalis pes-caprae, da Anthemis prae-cox, Brassica rapa subsp. sylvestris, Diplotaxis eru-coidese Fediagraciliflora, che conferiscono al pae-saggio una inconfondibile nota di colore. Le colture ortofloricole di maggiore estensione sono localizzate lungo le sponde dei pi impor-tanti corsi d'acqua, nella zona costiera e subco-stiera dell' Isola e nella Piana di Catania. Appez-zamenti misti di colture erbacee e legnose, di pic-cole e medie dimensioni, sono generalmente lo-calizzate ai margini dei centri urbani, dove deter-minano dei mosaici colturali complessi, che ta-lora costituiscono preziose basi di conservazione della biodiversit delle specie dell'agricoltura tra-dizionale. FORMAZIONI E POPOLAMENTI FORESTALI ARTIFICIALI Negli ultimi decenni diverse aree collinari e mon-tane del territorio regionale sono state interessate da interventi di riforestazione che hanno prodot-to notevoli trasformazioni nell' originario assetto del paesaggio. Le specie impiegate sono quasi sem-pre di origine esotica o di dubbio indigenato, co-me Abies alba, A. cephalonica, Alnus cordata, Aca-cia saligna, Cedrus atlantica, C deodara, Cupres-sus arizonica, C macrocarpa, C sempervirens, Pi-nus halepensis, P. canariensis, P. insignis, P. nigra, P. pinaster, P. pinea, Robinia pseudacacia e diver-se specie del genere Eucalyptus. Limitato risulta l'impiego di latifoglie indigene, come Quercus ilex, Q pubescens s.I., Q. suber e Q. petraea s.I., Acer campestre, Castanea sativa, Fraxinus ornus. Sono da segnalare, per quanto riguarda il Bosco della Ficuzza (Palermo), gli impianti artificiali di Fra-xinus angustifolia subsp. angustifolia, che hanno dato luogo a formazioni in armonia con il conte-sto del locale paesaggio vegetale.

    2. STATO DELLE CONOSCENZE VEGETAZIONALI

    Le prime indagini fitosociologiche effettuate in Sicilia risalgono alla fine degli anni '30 e inizi '40, ad opera di FREI (1937), che pubblic un contri-buto sulle associazioni costiere degli Ammophile-talia e Salicornietalia. Successivamente, lo stesso autore (FREI 1940) esamin le formazioni arbu-stive cacuminali dell'Etna, riprese in seguito da GILLI (1943) e da LODI (1956), mentre PIGNAT-TI (1951), MOLINIER, MOLINIER (l955b), GEN-TILE (1960), PIROLA (1959a), GENTILE, DI BE-NEDETTO (1961) hanno presentato i risultati di indagini riguardanti alcuni ambienti costieri e dell'interno. Pi di recente sono stati pubblicati numerosi contributi relativi a vari territori del-l'isola, quali l'Etna (POLI 1965; POLI etal 1981), le Madonie (RAIMONDO 1980; BRULLO 1984b; RAIMONDO et al 2004), i Nebrodi (BRULLO, GRIL-LO 1978; BRULLO et al 1994a), i Peloritani (BAR-TOLO et al 1994a, 1994b), la Sicilia occidentale (BRULLO, RONSISVALLE 1975; BARBAGALLO et al. 1979d), la Sicilia meridionale (FURNARI 1965; BRULLO etal 1976, 1993a, 1993b, 1998b; BAR-BAGALLO et aL 1979a, 1979b; FERRO 1980, 1982b; BARTOLO etal 1982b, 1985; BARBAGALLO 1983; FICHERA et al 1988a, 1988b; TOMASELLI 1999). Oggetto d 'indagini fitosociologiche sono state an-che le piccole isole circumsiciliane, quali le isole Eolie (FERRO, FURNARI 1968, 1970; LONGHITA-NO 1983; BARBAGALLO etal 1983; BRULLO, FUR-NARI 1994) , Ustica (RONSISVALLE 1973), le Ega-di (BRULLO, MARCEN6 1983), Pantelleria (BRUL-LO et al 1977; GIANGUZZI 1999) , le isole dello Stagnone (BRULLO, DI MARTINO 1974; BRULLO et al 1994b), Linosa (BRULLO, PICCIONE 1980; BRULLO, SIRACUSA 1996), Lampedusa (BARTO-LO et al 1988a; PASTA, LA MANTIA 2001). Fra questi sono da ricordare quelli riguardanti la vegetazione forestale (GENTILE 1969a, 1969b; BRULLO, MARCEN6 1985a; BARTOLO et al 1990; BRULLO etal 1996b, 1999a, 1999b, 2001a), flu-viale (BARBAGALLO et al 1979b; BRULLO, SPAM-PINATO 1990), casmofla (BRULLO, MARCEN6 1979; RAIMONDO 1984b; BRULLO et al 2004), delle rupi costiere (BARTOLO, BRULLO 1993), dei praticelli effimeri (BRULLO, MARCEN6 1974b; BRULLO, GRILLO 1985; BRULLO 1985,1988; BRUL-LO, SCELSI 1996), degli ambienti salmastri (BRUL-LO, FURNARI 1976; BRULLO et al 1988; BRULLO, SIRACUSA 2000) e palustri (BRULLO, MARCEN6 1974a; MARCEN6, RAIMONDO 1977; MINISSALE, SPAMPINATO 1986, 1990), delle pareti stillicidio-se (BRULLO et al 1989a, 1993b; RAIMONDO etal 1981), segetale (DI MARTINO, RAIMONDO 1976; BARTOLO et aL 1982a; FERRO 1990), murale (BRUL-LO, GUARINO 1999,2002) , ruderale e nitrofila in genere (BRULLO, MARCEN6 1980, 1985b; BRUL-LO 1980, 1983a, 1983b, 1984a).

    Nel complesso, dai dati di letteratura si evince come la Sicilia sia da considerarsi una delle re-gioni italiane meglio conosciute sotto il profilo ftosociologico. Sulla base degli studi di caratte-re fitosociologico realizzati per il territorio sicilia-no le unit sintassonomiche presenti nella regio-ne vengono di seguito elencate, raggruppate per tipologie fisionomico-ecologiche. POPOLAMENTINATANTI Queste formazioni sono frequenti nei bacini la-custri e negli alvei fluviali (BRULLO, FURNARI 1976; MINISSALE, SPAMPINATO 1990; BRULLO et al. 1994a, 1998b) e rientrano nella classe Lemnetea minoris R. Tx. ex O. Bols e Masclans 1995. Le associazioni sono le seguenti: Lemnetum gib-bae Miyawaki e]. Tx. 1960; Lemnetum minoris Oberd. ex Muller e Gors 1960; Wolffietum arrhi-zae Myawaki e J. T x. 1960; Lemno-Spirodeletum polyrrhizae Koch 1954; Lemnetum trisulcae (KeI-hofer 1915) Knapp e Stoffers 1962. VEGETAZIONE ACQUATICA RADICANTE Si tratta di una vegetazione so;nmersa o anfibia le cui specie presentano un apparato radicale an-corato ai fondali (BARBAGALLO et al 1979b; BAR-TOLO et al 1982b; BRULLO, DI MARTINO 1974; BRULLO et al 1980a, 1994a, 1998b; BRULLO, FURNARI 1971 , 1976; BRULLO, GRILLO 1978; MINISSALE et al. 1998; MINISSALE, SPAMPINATO 1986, 1990). Le comunit appartengono a se-guenti syntaxa: - Charetea FragiLis Fukarek ex Kraush 1964

    (Charetum vulgaris Corillion 1957; Lampro-thamnetum papulosi Corillion 1957);

    - Potametea Klika in Klika e Novak 1941 (Potamion (Koch 1926) Libbert 1931 ; Potametum perfoliati W Koch 1926 em. Passar-ge 1964; Potametum pectinati Cartensen 1955; Groenlandietumdensae(Oberd. 1962) Segall965; Nimphaeion albaeOberd 1957; Myriophylletum spicatiSo 1927; Myriophylletum verticillatiGau-det 1924; Polygono-Potametum natantisSo 1964; Ranunculion aquatilis Passarge 1964; Ranuncu-lo saniculifolii-Callitrichetum brutiae Brullo, Gril-lo e Terrasi 1976; Ranunculion fluitantis Neu-hauls 1959; Ranunculetum penici!lui Brullo e Spam-pinato 1990; Zannichellion pedicellatae Schamine et aL 1990; Zanniche!lietum obtusifo/iae Brullo e Spam-pinato 1990; Potamion graminei (Den Hartog e Segai 1964) Westhoff eDen Held 1975; Myrio-phylletum alterniflori Leme 1937 em. Siss. 1943; Alopecuro-Glycerion spicatae Brullo, Minissale e Spampinato 1994; Oenantho fistulosae-Glycerie-tum spicatae Brullo e Grillo 1978; Glycerio-Oe-nanthetum aquaticae Brullo, Minissale e Spam-pinato 1994; Glycerio-Callitrichetum obtusan-gulae Brullo, Minissale e Spampinato 1994; Utri-cularion Den Hartog e Segal 1964; Utricularie-tum australis Muller e Grs 1960; Ceratophyl-lion demersi Den Hartog e Segai ex Passarge 1996; Ceratophylletum demersi Hild 1956);

  • - Halodulo- Thalassietea testudium Den Hartog ex Rivas-Martinez et aL 1999 (Cymodoceetum no-dosae Feldmann 1937);

    - Ruppietea]. T x. 1960 (Enteromorpho intestina-lidis-Ruppietum maritimae Westhoff ex R.Tx. e Bckelmann 1957; Ruppietum spiralis Hocquet-te 1927 corr Iversen 1934; Ruppietum drepanen-sis Brullo e Furnari 1976; Rielletum notarisii Ci-rujano, Velayos e P. Garcia 1993).

    PRATERIE SOMMERSE IN ACQUE MARINE Questa vegetazione si rinviene sui fondali mari-ni costieri ed caratterizzata da fanerogame ma-rine (BRULLO, DI MARTINO 1974; BRULLO et aL 1998b). Gli aspetti osservati rientrano nelle se-guenti classi: - Posidonietea Den Hartog 1976 (Posidonietum

    oceanicae Funk 1927); - Zosteretea marinae Pignatti 1954 (Zosteretum

    marinae Harmesen 1936). VEGETAZIONE EFFIMERA DEGLI ALVEI FLUVIALI Questa vegetazione si insedia nei greti fluviali di-sturbati su fanghi eutrofizzati (BARBAGALLO et aL 1979b). nota una sola associazione, apparte-nente alla classe Bidentetea tripartitae R. T x., Loh-meyer e Preising ex von Rochow 1951: Bidente-tum tripartitae Koch 1926. VEGETAZIONE MICROFITICA DI DEPRESSI 0-NIUMIDE Le depressioni umide periodicamente inondate ospitano normalmente una vegetazione effimera in cui dominano numerose terofite; rare sono le geofite e le emicriptofite (BRULLO et al. 1976, 1977,1998b;MARcENO,TRAPANI1976;BARTO-LO etal 1988b; MARCENO, COLOMBO 1981; MAR-CENO, RAIMONDO 1977; BRULLO, SCIANDRELLO 2006). Si tratta di comunit molto specializzate, caratterizzate da microfite igrofile riferibili alla classe Isoeto-Nanojuncetea Br.-Bl. e R. Tx. ex We-sthoff et al 1946. Le associazioni note rientrano nelle seguenti alleanze: - Isoetion Br.-Bl. 1936 (Isoetetum durieui Br.-Bl.

    1936; Pulicario-Scirpetum sa vii Brullo e Di Mar-tino 1974; Isoeto-Ranunculetum parviflori Brul-lo, Di Martino e Marcen 1977; Crassulo-Elati-netumgussoneiBartolo, Brullo, Minissale e Spam-pinato 1988; Elatinetum macropotlae Br.-BI. 1935);

    - Preslion cervinae Br.-Bl. ex Moor 1937 (Ranun-colo-Antinorietum insularis Brullo, Grillo e Ter-rasi 1976; Myosuro-Ranunculetum laterifloriRai-mondo 1980; Ranuncolo lateriflori-Callitriche-tum brutiae Brullo e Minissale 1998; Callitri-cho-Crassuletum vaillantii Brullo, Scelsi, Siracu-sa e Tomaselli 1998);

    - Cicendio-Solenopsion laurentiae Brullo e Minis-sale 1998 (Archidio-Isoetetum velatae Brullo e Mi-nissale 1998; Anagallido parviflorae-Molineriel-letum minutae Brullo, Scelsi, Siracusa e Toma-selli 1998; Kickxio cirrhosae-Solenopsietum lau-rentiae Brullo e Minissale 1998;

    - Verbenion supinae Slavnic 1951 (Heliotropio-He-leochloetum schoenoidis Rivas Goday 1956 (= Gli-no-Heliotropietum supini Brullo e Marcen 1974 heliotropietosum Brullo e Marcen 1974); Gli-no-Verbenetum supini Rivas Goday 1964 (= Gli-no-Heliotropietum supini Brullo e Marcen 1974 glinetosum Brullo e Marcen 1974); Coronopo-Sisymbrelletum dentatae Minissale e Spampina-to 1987; Damasonio alismatis-Crypsietum acu-leatae Rivas-Martinez e Costa in Rivas-Martinez et al 1980; Heleochloo schoenoidis-Chenopodie-tum botryoidis Brullo e Sciandrello 2006).

    VEGETAZIONE ANFIBIA A ELOFITE Si tratta di aspetti igrofli caratterizzati da elofite di medie e grosse dimensioni, i quali si insedia-no sulle rive di ambienti palustri o lungo le spon-de di corsi d'acqua e canali. Essi prediligono ac-que dolci o debolmente salate, adattandosi anche ad ambienti debolmente inquinati (BRULLO, FUR-NARI 1971; BRULLO, RONSISVALLE 1973; I:ERRO 1980; BARTOLO et al. 1982b; BRULLO et al. 1980a,1988, 1998b; MINISSALE, SPAMPINATO 1986, 1990; COSTANZO et al. 1995b; BRULLO, SCIANDRELLO 2006). Le numerose associazioni individuate rientrano tutte nella classe Phragmi-to-Magnocaricetea Klika in Klika e Novak 1941 che rappresentata da varie alleanze quali: - Phragmition Koch 1926 (Phragmitetum commu-

    nis (Koch 1926) Schmale 1939; Scirpetum lacu-stris Schmale 1939; Scirpo lacustris-Phragmitetum australis Koch 1926; Tjphetum angustifoliae (Al-lorge 1921) Pignatti 1953; Tjphetum latifoliae Lane 1973; Tjphetum dominingensis Brullo, Mi-nissale e Spampinato 1994; Tjpho dominigensis-Phragmitetum maximi Costa, Boira, Peris e Stii-bing 1986; Tjpho-Schoenoplectetum glauci Br.-Bl.e O. Bols 1958 corro (= Tjpho-Schoenoplectetum tabernaemontaniBr.-BI. e O. Bols 1958); lride-tum pseudoacori Krzywanski 1974; Polygono sa-licifolii-Phragmitetum Barbagallo, Brullo e Fur-nari 1979; Soncho-Cladietum marisci (Br.-BI. e O. Bols 1958) Cirujano 1980);

    - Agrostio-Elytrigion athericae Brullo e Siracusa 2000 (PuccineUietum gucroneiBrullo e Siracusa 2000; Festu-co-Juncetum subulati Brullo e Siracusa 2000; Festuco-Caricetum divisae Brullo e Siracusa 2000; Festuco-Ely-trigietum athericae Brullo in Brullo et al 1988);

    - Glicerio-Sparganion Br.-Bl. e Sissing in Boer 1942 (Sparganietum erecti Philippi 1973; Eleo-charido-Alismetum lanceolatiMinissale e Spam-pinato 1987; Eleocharido-Sparganietum neglec-ti Brullo, Minissale e Spampinato 1994);

    - Nasturtion officinalis Ghu e Ghu-Frank 1987 (Helosciadietum nodiflori Maire 1924; Nasturtie-tum officinalis (Seib. 1962) Oberd. et al 1967; Apio-Glycerietum plicatae Brullo e Spampinato 1990);

    - Magnocaricion Kock 1926 ( Cyperetum longi Mi-cevski 1957; Cypero-Caricetum otrubae R.Tx. in R.Tx. e Oberd. 1958; Caricetum ripariae Knapp e Stoffer 1962; Caricetum hispidae Brullo e Ron-

    Sicilia < 441

    sisvalle 1975; Carici distantis-Schoenetum nigre-scentis Brullo, Minissale, Scelsi e Spampinato 1993; Caricetum otrubae Mirza 1978);

    - Scirpion compacti Dahl e Hadac 1941 (Scirpe-tum compactiVan Langendonck 1931 corro Bue-no e F. Prieto in Bueno 1997; Cypero-Schoeno-plectetum thermalis Brullo, Di Martino e Mar-cen 1977; Scirpetum compacto-littoralis (Br.-BI. in Br.-Bl. et al 1952) O. Bols 1962 corro Ri-vas-Martinez et aL 1980; Schoenoplecto litoralis-Cyperetum distachyi (Barbagallo, Brullo e Fur-nari 1990) Brullo e Sciandrello 2006; Festuco arundinaceae-Cyperetum distachyi Brullo e Scian-drello 2006; Bolboschoeno compacti-Cyperetum alopecuroidis Brullo e Sciandrello 2006).

    VEGETAZIONE ARBUSTIVA TERMO-IGROFILA La vegetazione arbustiva di tipo termofilo che si insedia in ambienti umidi di tipo fluviale o palu-stre rientra nella classe Nerio- Tamaricetea Br.-Bl. e O. Bols 1958. Essa caratterizzata da grossi ar-busti, che si adattano anche a una certa salinit del suolo (BRULLO et aL 1988, 1998b; BRULLO, SPAMPINATO 1990; BRULLO, SCIANDRELLO 2006). Le associazioni rientrano nelle seguenti alleanze: - Tamaricion afiicanae Br.-BI. e O. Bols 1958 (Ta-

    maricetum gallicae Br.-BI. e o. Bols 1958; Tama-ricetum afiicano-arboreae Brullo e Sciandrello 2006);

    - Rubo-Nerion oleandri O. Bols 1985 (Spartio-Nerietum oleandri Brullo e Spampinato 1990; Tamarici africanae-Viticetum agni-casti Brullo e Spampinato 1997).

    VEGETAZIONE ARBUSTIVA MESOFILA RIPARIALE Gli aspetti di vegetazione igrofla arbustiva a carat-tere mesofilo, dominata da varie specie di Salix, si rinvengono soprattutto lungo gli alvei fluviali (BRUL-LO, SPAMPINATO 1990). Essi rientrano nella classe Salicetea purpureae Moor 1958 e sono rappresen-tate dalle seguenti associazioni: Salicetum albo-pur-pureae(I. e V. Karpati 1961) Barbagallo, Brullo e Fagotto 1979; Salicetum albo-pedicellatae Brullo e Spampinato 1990. BOSCHI RIPARIALI Le valli fluviali sono interessate da ripisilve carat-terizzate da specie arboree igrofle, appartenenti so-prattutto ai generi Sal ix, Populus, Ulmus, Fraxinus, Platanus e Alnus (BARBAGALLO et al 1979b; FICHE-RA et al 1988b; ORINO et al 1998; MINISSALE et al 1998; BRULLO, SPAMPINATO 1990; COSTANZO et. al 2005; TOMASELLI 2004). Queste formazio-ni rientrano nell' ordine Populetalia albae Br.-BI. ex T chou 1948 e sono rappresentate da diverse asso-ciazioni afferenti alle seguenti alleanze: - Populion albae Br.-BI. ex Tchou 1948

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