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ornella Barra

SPECCHIO ECONOMICO Istituz 200x270.indd 1 22/03/11 11.06

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onostante i sacrificiimpostici, in particola-re l’eccessivo aumento

della pressione fiscale che col-pisce la massa degli italiani eche determinerà un ulteriorerincaro generalizzato di tutti iprezzi, i canoni e le tariffe,non si può esprimere un giudi-zio negativo sull’operato delGoverno Monti. Anzi, gli vaattribuito un riconoscimentosincero: sta apportando uncambiamento necessario nelmodo di vivere degli italiani,in quello che alcuni chiamanolo «stile di vita», insommanelle abitudini quotidiane degli stessi.Per cui occorre spronarlo a fare di più,perché non solo un popolo ma una ci-viltà decadono, muoiono, se non se necorreggono in tempo gli errori e i difetti,principalmente la mancanza di valorimorali, l’illegalità, l’anarchia, la corru-zione, lo strapotere di pochi furbi che siimpongono sfruttando e monopolizzan-do le risorse pubbliche: alti redditi, postidi comando e di lavoro, appalti ecc.

Le inchieste giudiziarie sull’operatodei politici, svolte nei primi anni 90 daimagistrati milanesi, purtroppo non han-no moralizzato proprio nulla, anzi a di-stanza hanno provocato un risultato an-cora peggiore: hanno spinto i beneficiaridelle illegalità, ossia i politici peggiori,ad affinare i sistemi di appropriazionedei beni pubblici, di furto delle risorsenazionali. Il risultato odierno? Se la pri-ma Repubblica si era consumata a causadella diffusa pratica delle tangenti, la se-conda è stata la bella copia della prima,nel senso di peggiore, anzi pessima. Si èvisto e si vede tutto e di tutto. Si è giuntiallo sfascio morale e quindi materiale. Siè offerto il pretesto a pochi, a una mino-ranza numerica che è però maggioranzaeconomica e finanziaria, di imporsi paci-ficamente, di impadronirsi delle redinidel Paese senza violenze, squadracce eolio di ricino.

Colpevole di una miriade di misfatti edi omissioni, responsabile dell’incipien-te deriva autoritaria, la parte deterioredella classe politica è rimasta ferma, in-tenta a tramare e a studiare come appro-priarsi di questo nuovo strumento di po-tere che è il Governo Monti, come inse-rirsi in esso, condizionarlo, beneficiar-ne. Nonostante la raffica di tasse, anchela popolazione è rimasta ferma, attonita,silenziosa, ma perché stordita da minac-ce, previsioni e annunci funebri sul «ba-ratro», sul disastro finanziario, sui ra-ting telecomandati, sul debito pubblico,predicati da chi ha monopolizzato i pul-piti giornalistici e televisivi, ossia lastampa e gli strumenti di comunicazionein generale.

Fino a 50 o 60 anni fa dai pulpiti dellechiese i predicatori minacciavano l’infer-no e il purgatorio e promettevano il para-diso, ma senza poterne dimostrare l’esi-stenza, tantomeno la realizzazione. Esat-tamente come il paventatissimo «bara-tro» finanziario attuale. Ma una differen-za tra quelli e questi predicatori c’è, ed èenorme. Dai pulpiti delle chiese si predi-cavano, almeno, il Vangelo, l’onestà, l’u-miltà, la moralità; da quelli attuali si pre-dica, si insegna, si incita la massa all’eli-minazione di tutto ciò. Con parole e so-prattutto con esempi concreti di amora-lità, immoralità, disonestà pubblica e pri-vata, senza ritegno e vergogna.

Al punto in cui si è giunti, compliceanzi responsabile diretta la parte peggio-re della classe politica, una svolta veraera non soltanto utile ma necessaria, in-dispensabile. Proprio per questo il Go-verno Monti, tasse o non tasse, baratro onon baratro, debito pubblico o no, sta ot-tenendo un vasto consenso e quindi unvasto appoggio da gran parte del Paese,sicuramente dalla maggioranza della po-polazione, quella dei cittadini onesti, la-voratori, di buon senso, vittime di ladri erapinatori pubblici e privati, di arraffato-ri e crapuloni dai colletti bianchi, chehanno dilapidato le risorse pubbliche,svenduto i beni dello Stato, creato il «ba-ratro» del debito pubblico.

Ogni politico ed ogni opinionistaesprime un giudizio personale anche sesi arroga il diritto di interpretare o riferi-re quello della massa, della «gente», che

magari ha opinioni del tuttodiverse, e comunque ha unamoltitudine di opinioni. Nonpretendo di interpretare i sen-timenti di milioni di persone,non l’ho mai fatto. Ma nessu-no può impedire a me, e a tan-tissimi altri, di pensare chenon se ne poteva proprio piùdi ladri, profittatori, arraffato-ri, scostumati, depravati al po-tere. Quanti saranno gli italia-ni che pensano questo? La-sciamo contabilità, calcoli evalutazioni agli esperti di con-traffazioni. «Se fossero vere le previsioni

di indicatori istituzionali e i discorsi deipolitici, l’economia italiana sarebbe inagonia e gli italiani intenti a soffrire lafame; invece molti se ne stanno già bea-tamente al mare, altri si accingono a par-tire per vacanze più o meno esotiche, co-munque tutte costose»: scrissi questo suSpecchio Economico quasi trent’anni fa,nel luglio 1983. Nel luglio 1991 l’Agen-zia di valutazione Moody degradò l’Ita-lia in serie B; gli italiani continuaronobellamente ad andare al mare e a godersile vacanze. Io scrissi: «Per gli italiani es-sere classificati in Serie A o in Serie Bpuò essere considerata una tragedia solose si tratta della propria squadra di cal-cio». Ed ancora: «Il cittadino si doman-da: Ma chi è questo Moody? Chi l’hamai sentito nominare?». Nel marzo 1995scrissi: «Che cosa c’è dietro il baratro?Nessun annunciatore-pappagallo o eco-nomista-gufo lo spiega; resta l’ango-sciante interrogativo: ma che cosa ci saràmai dentro il baratro?». A decenni di di-stanza non devo cambiare una virgola.

Grazie alla caduta del Muro di Berlino,nei primi anni 90 con «Mani pulite» ci to-gliemmo una grande soddisfazione, quel-la di vedere una classe politica corrotta,che gli onesti non sopportavano più, sulbanco degli imputati, talvolta in manette;una soddisfazione che ci è costata caraperché, grazie a una serie di leggi salva-ladri che hanno trasferito la responsabilitàai dirigenti e immunizzato politici e am-ministratori pubblici, la corruzione nonsolo è continuata ma si è decuplicata.

Oggi dal Governo Monti gli onestistanno ricevendo un’altra grande soddi-sfazione, sperando però di non avere inseguito una decuplicata delusione. I ti-mori che accada come vent’anni fa -svendite di beni pubblici, creazione dimonopoli privati in luogo di quelli pub-blici, leggi salva-ladri, non solo inflazio-ne ma anche corruzione galoppante -, so-no presenti. Anche perché non sono cer-to i tassisti, i farmacisti, i notai e gli av-vocati i nemici della gente. Lo sono,semmai, i pubblici amministratori, lelobbies, i poteri forti. ■

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GOVeRnO MOnTI,GRAzIe peR

le speRAnze,MA RIspARMIACI

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d i V I C T O R C I U F FA

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✦ Giancarlo Armati✦ Ernesto Auci ✦ Giorgio Benvenuto✦ Ettore Bernabei✦ Giorgio Bernini✦ Pier Luigi Bersani✦ Leonzio Borea✦ Luca Borgomeo✦ Umberto Cairo ✦ Gildo Campesato ✦ Fausto Capalbo ✦ Sergio M. Carbone✦ Salvatore Cardinale✦ Nazzareno Cardinali✦ Elio Catania✦ Marcello Clarich✦ Claudio Claudiani✦ Cesare Cursi✦ Massimo D’Alema ✦ Sergio D’Antoni✦ Dario De Marchi✦ Cesare De Piccoli✦ Maurizio de Tilla✦ Antonio Di Pietro✦ Massimiliano Dona✦ Piero Fassino✦ Cosimo Maria Ferri ✦ Domenico Fisichella ✦ Ilario Floresta ✦ Antonio Gambino ✦ Silvio Garattini ✦ Lucio Ghia✦ Antonio Ghirelli ✦ Pier F. Guarguaglini✦ Cesare Imbriani✦ Pietro Larizza

✦ Luigi Locatelli✦ Alessandro Luciano✦ Antonio Marini✦ Antonio Martusciello✦ Antonio Marzano✦ Giulio Mazzocchi✦ Luigi Mazzella ✦ Alberto Mazzuca ✦ Vittorio Mele✦ Andrea Monorchio✦ Mario Morcone✦ Alberto Mucci ✦ Nerio Nesi✦ Michele Nones✦ Giancarlo Pagliarini ✦ Claudio Petruccioli✦ Nicoletta Picchio✦ Fabio Picciolini✦ Serena Purarelli✦ Silvano Rizza ✦ Pierfilippo Roggero ✦ Anneli Rukko✦ Stefano Saletti✦ Carlo Salvatori✦ Angelo Sanza✦ Enzo Savarese✦ Luigi Scimìa✦ Luigi Tivelli✦ Tiziano Treu✦ Lanfranco Turci✦ Adolfo Urso✦ Domenico B.Valentini✦ Mario Valducci✦ Francesco Verderami✦ Gustavo Visentini✦ Vincenzo Vita

HANNO SCRITTO PERSPECCHIO ECONOMICO

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ANNA MARIA CIUFFAAmministratore unico

Direttore editoriale

Consulenza fotografica Maurizio Riccardi - Lino NanniDirezione e redazione,amministrazione e pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52Telefax (06) 485.964e-mail: [email protected]://www.specchioeconomico.comhttp://www.victorciuffa.com

VICTOR CIUFFAEditoreDirettore responsabile

Direttore Marketing Giosetta Ciuffa

Direttore R.E. e ComunicazionePaola Nardella

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Vice DirettoreRomina Ciuffa

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L’ITALIAALLO SPECCHIOdi Victor Ciuffa

ORNELLA BARRA: LA FARMACIACOSTITUISCE LA NOSTRA PRIORITÀintervista all’azionista del Gruppo Alliance Boots

CGIL, UN SINDACATO CHE NEL 2000 CONTINUAA PENSARE COME UN SECOLO FAdi Luca D’Elba

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COBAT. GLI STUDENTIRACCONTANO LA STORIA DEL RICICLOil concorso «Uso e riuso»

PREVIDENZA. BLITZ, GOLPEO RIVOLUZIONE, PIUTTOSTO SOLUZIONE FINALEdi Ugo Naldi

MISURE URGENTI PER STIMOLARELA CRESCITA E L’OCCUPAZIONEdel sen. Tiziano Treu

MAURO CUTRUFO: ABBATTERE IL DEBITOPUBBLICO? È POSSIBILE, ANZI È D’OBBLIGOintervista al senatore autore dell’apposito disegno di legge

NICOLA IZZO: IL PROGRAMMA OPERATIVODELLA POLIZIA PER LA SICUREZZA NAZIONALEintervista al vicecapo vicario della Polizia di Stato

OUA. NETTA CONTRARIETÀAD INTERVENTI CHE LIMITANO LA GIUSTIZIA CIVILEdi Maurizio de Tilla, presidente dell’OUA

FERNANDO D’OLIVEIRA NEVES: PORTOGALLOE ITALIA PER UN’EUROPA PIÙ SOLIDALEintervista all’ambasciatore presso lo Stato italiano

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Il Governo Monti sta facendo sul serio, e si assiste a unapresa di coscienza ed anche a un sostegno dell’opinionepubblica. Ma l’accanimento verso i contribuenti vascoraggiato, chi viola la legge non resterà nell’ombra

Le idee non mancano, sono contenute in varie propostee disegni di legge già presentati in Parlamento da varieparti politiche. In primo luogo riguardano in particolarel’occupazione, le donne, i giovani, il mercato del lavoro

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ANNAROSA RACCA: FARMACIE, FUNZIONESOCIALE NON SVOLTA DAI SUPERMERCATIintervista al presidente della Federazione Titolari di farmacie

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LUCI ED OMBRE SULLA POLITICAECONOMICA DEL GOVERNO MONTIdi Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Buozzi

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RIFORME. NELLA GIUSTIZIACIVILE QUALCOSA GIÀ SI MUOVE di Lucio Ghia

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Mensile di economia,politica e attualità

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F E B B R A I O

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Abbonamento: annuo 60 euro Copie arretrate: 12 euro

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Tipografia: Futura Grafica

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DIFESA SERVIZI PARTE BENE:VALORIZZA I BENI DELLE FORZE ARMATEinterviste al presidente e all’amministratore delegato

52MARCO CORSINI: CRISI, ROMAÈ IN CERCA DI UNA NUOVA IDENTITÀintervista all’assessore all’Urbanistica

FONDAZIONE BORDONI,BALUARDO DELLA RICERCA IN ITALIAdi Alessandro Luciano

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DOPO LE IMPOSIZIONI DELL’EBA, LA BCEAIUTA LE BANCHE, MA I CLIENTI CHI LI AIUTA?di Fabio Picciolini, responsabile Credito dell’Adiconsum

UNIGIOCO. IL GOVERNOCHIAMATO A RISPETTARE GLI IMPEGNIdi Francesco Tolotti, presidente della Fondazione

CIUFFA EDITORE

MONS. FRANCO BUZZI: BIBLIOTECAAMBROSIANA, UN TESORO DA SCOPRIREintervista al prefetto della Biblioteca

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CORSERA STORY. CARLO RICCARDI, IL VERO KINGDELLA FOTOGRAFIA D’ASSALTOl’opinione del Corrierista

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Fondata nel 1607 insieme alla Pinacoteca dal cardinaleBorromeo, è un vanto non solo per Milano ma per l’Italia,un patrimonio che il prefetto intende far conoscere almondo intero anche tramite internet e l’Expo 2015

La crisi ha imposto tagli alle spese dello Stato e tra i piùcolpiti è la Difesa; per fronteggiare questa emergenza èstata costituita una società incaricata di valorizzare benie servizi delle Forze Armate e trarne risorse finanziarie

DARIO ROSSIN: IL 2012 SARÀUN ANNO DI SVOLTA PER L’ISTITUTO JEMOLOintervista al commissario straordinario

MAGISTRATURA INDIPENDENTE:OPPORTUNA UNA PENA DETENTIVA A DOMICILIOdi Cosimo M. Ferri, Segretario Generale

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FISCO. CASA E BUSTA-PAGA,DUE POZZI SENZA FINE DA CUI ATTINGEREdi Bruno Piattelli

ITALIANI FATALISTI, SPESSOSOTTOVALUTANO RISCHI E ASSICURAZIONIdi Massimiliano Dona, segretario dell’UNC

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40GIUSTIZIA di Antonio Marini

1) BANCA D’ITALIA: L’INEFFICIENZAÈ L’1 PER CENTO DEL PIL

2) TERRORISMO. BENEFICIAGLI EVERSORI NON VIOLENTI

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opo la laurea in Farmacia ave-vo scelto la carriera accademi-ca ed ero già avanti nel mio la-

voro come ricercatrice. Ma quando sonoentrata in farmacia mi sono innamoratadi questo lavoro e ho abbandonato l’Uni-versità malgrado molti cercassero di dis-suadermi, e non mi sono mai pentita diquesta decisione. Mio padre era un medi-co affermato e la farmacia ho dovuto ac-quistarla, come molti miei colleghi, ac-collandomi un mutuo che mi ha accom-pagnato per molti anni». Esordisce cosìAnnarosa Racca, dal maggio 2008 presi-dente nazionale della Federfarma, primadonna, riconfermata nella carica nell’e-state scorsa con una maggioranza ancor

più convinta. Milanese, elegante, al no-me leggiadro accompagna la tempra diuna vera combattente, pronta a contesta-re punto per punto tutte le argomentazio-ni portate a sostegno delle liberalizzazio-ni del settore annunciate dal GovernoMonti. All’indomani della sua prima vol-ta alla presidenza della Federfarma, nel2008, annunciò un programma fitto diimpegni, che andavano dalla difesa delruolo della farmacia - per soddisfare inmaniera sempre più efficace le mutateesigenze dei cittadini di un Paese con uncrescente numero di anziani e di malaticronici -, all’offerta di nuovi servizi. Im-pegni ribaditi anche oggi, rivendicandol’esigenza di riconoscere e valorizzare il

ruolo della farmacia, ma senza pregiudizinei confronti di quello che è e deve rima-nere uno dei presidi sanitari più vicini eaccessibili al cittadino. «Negli ultimi an-ni le farmacie sono cambiate molto, conorari più flessibili e con l’offerta di nuoviservizi, ma occorre soprattutto difenderee valorizzare quelle dei piccoli centri ru-rali, spesso unica struttura sanitaria di-sponibile a tempo pieno».

Domanda. Lobby, trasmissione eredi-taria, monopolio: sono le accuse rivoltepiù spesso alla categoria. Secondo l’opi-nione comune, il farmacista è uno fortu-nato che si arricchisce grazie a un privi-legio antico e obsoleto. È così?

Risposta. Non lo è più, da tempo. Da

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«Il nostro settoreè in sofferenza,si registrano i primifallimenti; il 65 per centodelle farmacie lavora neipiccoli paesi, non hannomai visto grandiguadagni, ma il loro servizio è fondamentalegrazie alla distribuzionecapillare che sarebbemessa a rischiodalla liberalizzazione»

ANNAROSA RACCA: FARMACIE,UNA FUNZIONE SOCIALENON ASSOLTA DAI SUPERMERCATI

ANNAROSA RACCA: FARMACIE,UNA FUNZIONE SOCIALENON ASSOLTA DAI SUPERMERCATI

Annarosa Racca,presidente della

Federazione Nazionaledei Titolari di Farmacie

a cura diSERENAPURARELLI

sviluppo, nel quadro delle compatibilitàeconomiche della farmacia e delle Re-gioni: sono questi i veri obiettivi.

D. Il presidente del Consiglio dei mini-stri Mario Monti insiste sugli obiettividella competitività, del confronto, dellaconcorrenza; il ministro della Salute, Re-nato Balduzzi, sostiene che occorre apri-re il sistema, troppo rigido a suo giudi-zio. Hanno ragione?

R. Nel nostro Paese il numero di far-macie per abitante, 3.374, è perfettamen-te in linea con la media europea, 3.323.La Federfarma è disponibile a rivedere ilquorum delle farmacie per incrementareil servizio dove serve, favorendo nuoviconcorsi. Ma è necessario tener conto deilivelli di sostenibilità dei nuovi provvedi-menti, perché l’attuale presenza delle far-macie nel territorio nazionale è già capil-lare. La normativa vigente prevede ele-menti di elasticità rispetto al rapporto fis-sato per legge, una farmacia ogni 4 mila

abitanti nei Comuni con più di 12.500abitanti, e una ogni 5 mila abitanti neiComuni con popolazione inferiore, checonsentono di adattare la presenza allaconformazione territoriale. Esiste alme-no una farmacia in ciascuno degli oltre 8mila Comuni italiani e, per assicurare ilservizio anche nei centri così piccoli danon permettere a una vera e propria far-macia di sopravvivere, sono aperti arma-di farmaceutici, gestiti di solito dalla far-macia più vicina. Quello che invece oc-corre aprire è l’accesso alla professione,semplificando e accelerando i concorsi,con procedure più snelle. È intollerabileche un concorso indetto nel 2007, svoltonel 2010, sia ancora bloccato per via deiricorsi. Non smetterò poi di insistere sulfatto che aumentare la concorrenza nonpuò e non deve significare aumentare iconsumi di farmaci. Il nostro impegno ri-mane quello di limitarne l’uso alle effet-tive necessità, a garanzia della salute del-lo Stato e del cittadino. Perché il nostrotimore è che alla fine non ci sia alcunvantaggio per i cittadini. Nei Paesi in cuile farmacie sono state liberalizzate, la di-stribuzione dei farmaci è finita nelle ma-

una mia piccola ricerca nell’area di Mila-no risulta che negli ultimi tre anni quasi il70 per cento delle farmacie è stata ogget-to di compravendita. Ciò significa quasisempre l’impegno di un mutuo che gra-verà per almeno 15-20 anni sul farmaci-sta. Né mi sembra giusto criminalizzare ipassaggi ereditari, che sono circa il 20per cento e comunque con trasferimenti asoggetti che hanno frequentato per 5 an-ni l’università e compiuto 2 anni di tiro-cinio. Non vedo cosa ci sia di male nel-l’ereditare l’attività svolta da un genitore,così come avviene per altre professioni eaziende. Quanto all’accusa di essere lob-bisti e monopolisti, mi domando su cosasi basi. Se fossimo davvero una potentelobby non ci troveremmo nella situazio-ne attuale. Quanto alla distribuzione,vorrei ricordare che sono molti i farmaciusciti dalle farmacie negli ultimi anni. Lalegge 405 del 2001 ha affidato alle ASLl’erogazione di farmaci nuovi e gli ospe-dali dispensano i medicinali di fascia Hai pazienti anche per i cicli terapeuticisuccessivi alla dismissione. Sempre dal2001 non sono più venduti nelle sole far-macie vaccini e prodotti veterinari e dal2006 anche i prodotti da banco. Ora sivogliono portare fuori anche i farmaci difascia C con ricetta. Entro 120 giorni, senon prima, il Ministero della Salute el’Aifa dovranno redigere la lista di quelliche saranno vendibili anche fuori dellefarmacie: veri e propri farmaci che innessun Paese europeo sono venduti fuoridella farmacia, non prodotti da banco.

D. Qual’è la differenza?R. Tra i farmaci di fascia C rientrano

gli ormoni iniettabili, gli antibiotici, ipsicofarmaci, ciò che spiega perché perquesti prodotti è previsto l’obbligo di ri-cetta. Renderne libera la vendita nelle pa-rafarmacie e nella grande distribuzionecontrasta, tra l’altro, con l’impegno, chetutti dobbiamo aver presente, a non in-centivarne inutilmente il consumo. Nonsolo per ragioni economiche, ma anche esoprattutto a tutela della salute di tutti.Parliamo di farmaci il cui uso può e deveessere sempre controllato per evitare ef-fetti e interazioni dagli esiti imprevedibi-li, anche fatali. La vendita di questa tipo-logia di farmaci è rigorosamente regola-mentata in tutti i Paesi europei e la stessaGran Bretagna, la più liberista in materia,sta procedendo a una revisione delle pro-prie posizioni.

D. Liberalizzare questi farmaci con-sentirebbe di abbassarne i prezzi?

R. Anche questa è una convinzione er-rata. Sarebbe ora di sfatare, una volta pertutte, la convinzione che le farmacie gua-dagnano ciò che vogliono. È vero esatta-mente il contrario. Il nostro settore è ingrandissima sofferenza, tanto che comin-ciano a registrarsi i primi fallimenti difarmacie. Non tutti lavorano nelle grandicittà, il 65 per cento delle farmacie italia-ne sono farmacie rurali che non hannomai visto grandi guadagni. Il loro è un

servizio fondamentale svolto attraversouna distribuzione capillare che l’Europaci invidia, e che sarebbe certamente mes-so a rischio da una liberalizzazione chenon tenga conto delle peculiarità italiane.Le farmacie rurali sono presenti persinoin piccoli agglomerati privi di ufficio po-stale, di scuole, della caserma dei Carabi-nieri. Quale unico presidio sanitario sulterritorio, il farmacista rurale svolge unafunzione sociale delicatissima perché è adisposizione degli utenti 24 ore al giorno,per 365 giorni l’anno. È per questo che ildecreto legislativo n. 153 del 2009 rico-nosce a questi professionisti un’indennitàdi residenza. La liberalizzazione non ri-duce di per sé i prezzi e non deve esserequesto l’obiettivo. Si tratta di un argo-mento da respingere al mittente per dueragioni, la prima delle quali è che i prez-zi non sono liberi ma fissati dallo Stato.Il prezzo è fissato dallo Stato sulla basedi una trattativa con le aziende produttri-

ci, e per il 70 per cento va a remunerareproduttore e distributore in misura fissacome stabilito dallo Stato. Le farmaciesono pagate in percentuale sul prezzopraticato al pubblico, peraltro sempre piùbasso dopo l’introduzione dei farmacigenerici, e sempre su un minor numero difarmaci. Senza contare gli sconti pratica-ti per legge al Servizio Sanitario Nazio-nale. Solo se il prezzo diventerà liberopotrò decidere se e quale sconto pratica-re. Al momento la concorrenza non c’è enon per colpa nostra, né della lobby, nédel monopolio dei farmacisti. Non vorreipoi si dimenticasse che i farmaci non so-no beni di consumo qualunque di cui in-centivare l’uso grazie a una riduzione delprezzo. Le farmacie devono adeguarsi aicambiamenti della società, ma sempre inuna logica che punti alla miglior tuteladella salute del cittadino. Ciò può esserepossibile solo con l’appoggio del Gover-no e della Regione, e non certo attraversocontrapposizioni ideologiche. Rivederela normativa, stipulare nuove convenzio-ni con il Servizio Sanitario Nazionale al-lo scopo di mantenere l’efficienza delservizio farmaceutico e permetterne lo

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L’interno di una farmacia moderna

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ni delle grandi catene, che hanno fattosolo i propri interessi.

D. Quali sono le vostre proposte?R. Stipulare una nuova convenzione

con il Servizio Sanitario Nazionale, ri-portare anche i farmaci di nuova genera-zione in farmacia, garantire e rafforzareil nostro ruolo come servizio di presidiosanitario. I punti di forza della farmaciasono la capillarità, sin qui garantita dalleregole; la facilità di accesso, per orari eturni; la disponibilità all’ascolto; l’infor-matizzazione; il legame con il ServizioSanitario. Si tratta di potenziare la nostracapacità di assistenza territoriale, trasfe-rendo alcune attività dall’ospedale al ter-ritorio per portare la sanità più vicino alcittadino; si può razionalizzare la spesa erendere così il sistema più sostenibile. Le17.600 farmacie sono collegate tra loroe, mettendo in rete anche medici e ospe-dali, sarebbe possibile assistere al meglioil cittadino, riducendo il ricorso al rico-vero ospedaliero. La creazione di siner-gie tra operatori consentirebbe di otti-mizzare i tempi di intervento e l’uso del-le risorse, favorendo l’attivazione deinuovi servizi di cui al decreto legislativon. 153 del 2009.

D. Che cosa fa il Ministero?R. Il ministro della Salute ha predispo-

sto i primi tre decreti attuativi sui nuoviservizi che riguardano le autoanalisi diprima istanza, la presenza in farmacia dialtri operatori sanitari e la prenotazioneper via telematica di prestazioni ambula-toriali. Ora questi servizi sono comincia-ti in farmacia. Ma la loro attuazione con-creta e coordinata in regime di ServizioSanitario è demandata alla convenzionefarmaceutica nazionale e ai successiviaccordi regionali. È in questa sede chedovranno essere definiti requisiti, moda-lità, remunerazione alle farmacie.

D. Quali attività potreste svolgere?R. Assistenza domiciliare integrata al

supporto delle attività del medico o delpediatra, consegna a domicilio di farmacie dispositivi medici, dispensazione perconto delle strutture sanitarie dei farmacia distribuzione diretta, monitoraggio deipazienti cronici, erogazione di servizinell’ambito di programmi di educazionee prevenzione, prestazioni analitiche diprima istanza, prenotazione di prestazio-ni di assistenza specialistica ambulatoria-le nelle strutture pubbliche e private. So-no molte le attività che potremmo farecon consistenti vantaggi per il cittadino eper lo Stato. Si tratta di trovare modi piùintelligenti per remunerare servizi chevanno anche riconosciuti giuridicamente.

D. Come sviluppare il servizio?R. Spostare i prodotti dalla farmacia

alla parafarmacia non crea di per sé alcu-no sviluppo, determina solo una diversaripartizione. La nostra è un’attività cheopera da oltre otto secoli, riconosciuta eapprezzata dai cittadini, come dimostraanche una recente indagine sul gradi-mento dei servizi del CFMT. Dietro una

l’accusa all’Italia di immobilismo?R. Dinanzi alle stesse accuse nel 2007

Nicholas Sarkozy, appena eletto allapresidenza della Repubblica francese,affidò a una Commissione presieduta daJacques Attali, ex consigliere diFrançois Mitterrand, e della quale fece-ro parte anche due italiani, l’on. FrancoBassanini e il prof. Mario Monti, di ela-borare una serie di proposte per rispon-dere ai rilievi mossi dalla Commissioneeuropea nei confronti della Francia. LaCommissione affrontò anche il temadella farmacia e del farmaco avanzandoproposte analoghe a quelle formulate inItalia e per certi versi ancor più radicali:abolizione della pianta organica, sia pu-re temperata da incentivi per favorirel’insediamento di farmacie in aree svan-taggiate; ingresso dei capitali nella pro-prietà delle farmacie, senza alcuna limi-tazione quanto alla natura di questi capi-tali; e fuoriuscita dei farmaci da bancodalla farmacia. Una ricetta molto avan-zata e moderna alla quale Sarkozy ri-spose con un convinto «no». Gli argo-menti usati dal capo dello Stato franceseerano i nostri. «Non possiamo ridurretutto il dibattito alla sola questione deiprezzi», disse Sarkozy, aggiungendoche «in alcuni piccoli Comuni le farma-cie rispondono anche alla solitudine del-le persone e non solo a quella degli an-ziani; il consumatore è contento di com-prare a prezzi meno cari, ma non deside-ra vivere in un deserto».

D. Perché siete contrari alla venditada parte della grande distribuzione dialcuni medicinali non soggetti a prescri-zione medica?

R. Nel continuare a spostare risorse intale settore occorre anche pensare allacopertura del territorio e alla reale mis-sione di pubblico servizio delle farma-cie. Vanno soddisfatte le istanze dei gio-vani farmacisti non facendoli diventaredipendenti dei supermercati; non credoche l’aspirazione di chi ha studiato 5 an-ni sia quella di rendere conto di unamaggiore o minore vendita di prodotti,anzichè di fornire il servizio di cui il cit-tadino ha bisogno. ■

farmacia ci sono, oltre alla preparazionescientifica, responsabilità, organizzazio-ne, controlli. È questa mole di lavoro chele dà valore e il potenziamento del suoruolo consentirebbe un reale controllodell’andamento delle terapie, riducendogli sprechi e conseguendo sia risparmiosia miglioramento del servizio. Oltre na-turalmente a un rafforzamento della pre-senza territoriale della farmacia.

D. Ma saranno esaudite le istanze deigiovani farmacisti?

R. Sono sacrosante e vanno soddisfattema non certo facendoli diventare dipen-denti di un supermercato. La nostra lau-rea ci consente di lavorare in tutta Euro-pa e non credo che l’obiettivo di chi haimpegnato cinque anni per gli studi e duedi apprendistato sia quello di rendereconto di una maggiore o minor vendita diprodotti, anziché di fornire, in scienza ecoscienza, il servizio di cui il cittadino hamaggiore bisogno.

D. Ma se ogni tentativo di liberalizza-zione viene ostacolato, non si giustifica

L’esterno di una farmacia d’epoca

«Vanno soddisfattele istanze deigiovani farmacisti non facendoli diventaredipendenti dei supermercati; noncredo che l’aspirazionedi chi ha studiato 5 annisia quella di rendereconto di una maggioreo minore venditadi prodotti, anziché difornire il servizio di cuiil cittadino ha bisogno»

ORNELLA BARRA:LA FARMACIA COSTITUISCELA NOSTRA PRIORITÀ

e ultime notizie economico-finanziarie relative ad Al-liance Boots, colosso multi-

nazionale della farmaceutica, salutee bellezza con quartier generale aLondra e una presenza in più di 25Paesi, risalgono ai primi di novem-bre, quando Stefano Pessina e Ornel-la Barra, detentori paritetici del 50per cento delle azioni del Gruppo -l’altra metà appartiene al FondoKKR -, hanno comunicato i dati rela-tivi al primo semestre 2011, chiusosiil 30 settembre scorso.

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ORNELLA BARRA:LA FARMACIA COSTITUISCELA NOSTRA PRIORITÀ

Ne è venuta fuori, per l’ennesimavolta, la fotografia di una società digrandi dimensioni, con un fatturatoannuo che supera ormai i 25 miliardidi euro, ha più di 115 mila dipen-denti e, aspetto per nulla trascurabi-le, registra un andamento dell’atti-vità in sostenuta crescita: un aumen-to del 31 per cento di ricavi dopoquello del 15 per cento ottenuto nelsemestre precedente, grazie in parti-colare ai risultati della WholesalePharmaceutical Disivion, guidata inprima persona da Ornella Barra.

La curiosità aumenta ulteriormen-te quando si scopre che la stessaBarra figura al nono posto nella re-cente classifica delle prime 50 donnedi affari in campo internazionali sti-lata dalla rivista americana «Fortu-ne». Eppure di questa imprenditri-ce, nata a Chiavari e residente aMontecarlo, si sa pochissimo al difuori del mondo degli addetti ai la-vori. Altro motivo di interesse: in unperiodo di crisi per l’economia ita-liana e, tranne qualche eccezione,per quella europea, esiste un grup-

a cura di

FRANCESCO

PIPPI

Ornella Barra,azionista del GruppofarmaceuticoAlliance Boots

nia, Lituania, Egitto, Algeria e Cina.La sua rete distributiva rifornisce ol-tre 160 mila farmacie servite ognigiorno due volte, medici, centri spe-cialistici e ospedali attraverso gli ol-tre 370 centri di distribuzione.

Ornella Barra è anche responsabiledella Boots International, che gesti-sce la distribuzione al dettaglio delsettore Health & Beauty al di fuoridella Gran Bretagna e dell’Irlanda,con punti vendita in Europa - Nor-vegia, Italia, Svezia e Olanda -, nelSud-Est asiatico in Thailandia, e neiPaesi del Golfo, oltre ad avere rela-zioni con catene di farmacie negliStati Uniti e in Canada. Infine è vice-presidente dell’Associazione Italia-na Distributori Farmaceutici, mem-bro del board della Federazione In-ternazionale Distributori Farmaceu-tici oltre che del consiglio dell’Effi-cient Consumer Response Europe.

Domanda. Come si fa a realizzare,in meno di un quarto di secolo, un

gruppo imprenditoriale fra i piùgrandi del mondo nel settore?

Risposta. Il gruppo Alliance Bootssi sviluppa su due linee: organica-mente, cioè accrescendo le propriestrutture, iniziative e personale, maanche, e soprattutto, tramite fusionie acquisizioni. È necessario indivi-duare gli opportuni partner, e nelpassato più recente abbiamo creato,sviluppato e coltivato nuovi servizi,prodotti e modelli di distribuzione.In generale, abbiamo sempre lavora-to per costruire un’azienda con unmodello flessibile, in grado di af-frontare i cambiamenti rapidamentee di prevenirli se possibile.

D. Quali valori la guidano nellasua attività imprenditoriale?

R. Personalmente ho sempre so-stenuto l’importanza di lavorare se-riamente ma con passione; di averecoraggio nell’adottare le decisioni e,quando necessario, riconoscere ecorreggere gli errori. Pur essendo daanni impegnata nel settore della di-stribuzione farmaceutica, sono natae rimango farmacista. Alla base dellamia visione c’è sempre stata la far-

macia e l’importanzache la figura del far-macista riveste all’in-terno delle comunitàin qualsiasi Paese.Questo valeva a Chia-vari negli anni 80 e va-le tuttora nei numerosiPaesi in cui siamo pre-senti.D. Qual’è stata, a suoavviso, l’intuizionefondamentale alla ba-se della sua nascita equali le sue principalifasi di sviluppo?R. Sicuramente avere

fin da subito una visione chiara. Epoi direi tanta fiducia nel futuro euna buona dose di innovazione. Co-me accennavo, abbiamo sempre ri-conosciuto la farmacia come un veroe proprio centro della salute, svilup-pando costantemente numerosi ser-vizi a sostegno o di questa attività.

D. Per esempio quali?R. Abbiamo creato l’Alphega

Pharmacy, una rete di farmacie indi-pendenti: includendo anche quelledelle nostre presenze europee, oggiin Europa contiamo oltre 5 mila far-macie aderenti, di cui circa mille inItalia. Nel cuore dell’Alphega Phar-macy c’è l’interesse del farmacistache ne entra a far parte. Desideriamosviluppare la formazione dei farma-cisti, aiutarli a gestire la propria im-presa con successo, e proporre pro-dotti esclusivi per la farmacia affin-ché questa si confermi come centrodi prima assistenza nelle comunitàin cui operano. Un esempio di tali

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po imprenditoriale decisamentecontro tendenza, anzi contro le prin-cipali debolezze classicamente attri-buite all’economia italiana: il nani-smo dimensionale, la scarsa o nullapresenza nei mercati internazionali,l’insufficiente capitalizzazione e, ingenerale, il difficile accesso al credi-to. «L’Alliance Boots continua ad ot-tenere solidi risultati, con un utile diesercizio per i sei mesi conclusi il 30settembre 2011, in linea con le no-stre aspettative», fu dichiarato a no-vembre. Infine, il Gruppo disponedi un «flusso di cassa operativo con-sistente, di solidi sistemi di finan-ziamento a lungo termine».

Chiedere ad Ornella Barra non ilsegreto, ma almeno il racconto dellasua storia imprenditoriale diventa aquesto punto doveroso. Soprattuttose la sua storia si svolge in un setto-re, quello farmaceutico, che è da me-si al centro del dibattito nazionale.Un settore sul quale la stessa Barraha molto da dire perché, come riba-disce sempre, ha studiato da farma-cista, si è laureata nel 1979 in farma-cia a Genova e ha cominciato l’atti-vità lavorativa primagestendo e poi rile-vando una farmacia.

Nel 1984 fonda lasocietà di distribu-zione farmaceuticaDi Pharma, acquisitanel 1986 da AlleanzaSalute Italia. Di que-st’ultima la Barra di-viene presidente, fa-cendola in poco tem-po diventare il primodistributore italianodi farmaci all’ingros-so in grado di opera-re in tutto il territorionazionale. La tappa successiva èl’approdo al mercato internazionale:nel 1990 contribuisce attivamente al-la nascita dell’Alliance Santé, azien-da creata in seguito a una serie di ac-quisizioni in Francia, Spagna, Porto-gallo, Grecia e Marocco.

Nel 1997, dopo la fusione tra l’U-nichem e l’Alliance Santé, ella diven-ta membro del consiglio di ammini-strazione e direttore esecutivo del-l’Alliance UniChemc. Nel 2006, do-po la fusione tra questa e il GruppoBoots che dà vita ad Alliance Boots,è nominata membro del consiglio diamministrazione e direttore degliAffari commerciali all’ingrosso. Infi-ne nel 2009 Ornella Barra diventaamministratore delegato dell’Allian-ce Healthcare, divisione farmaceuti-ca ingrosso dell’Alliance Boots. Oggil’Alliance Healthcare, oltre ad ope-rare in più di 25 Paesi, è anche pre-sente con joint ventures e associatein Italia, Portogallo, Svizzera, Roma-

specchioeconomico

«Ho sempre sostenuto la necessitàdi lavorare seriamente ma con passione;

di avere coraggio nell’adottare le decisionie, quando necessario, riconoscere e correggere

gli errori. Pur essendo da anni impegnatanel settore della distribuzione farmaceutica,

sono nata e rimango farmacista»

Una farmacia Alphega

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prodotti è il lancio, dieci anni, fa diAlmus, il marchio di farmaci generi-ci che abbiamo poi sviluppato inFrancia, Italia, Spagna e Portogallo.

D. Quanto della vostra esperienzadi internazionalizzazione, può esse-re mutuata da altre imprese italiane?

R. Ogni azienda ha una propriastoria, ma ritengo che nel contesto dimercato in cui tutti operiamo, anchealla luce della crisi che dobbiamo af-frontare, è fondamentale per tuttianticipare tendenze e opportunità. Equeste, spesso, si trovano in Paesidiversi dal proprio. Ho sempre so-stenuto che bisogna perseguire leopportunità giuste dovunque si pre-sentino, e non lasciare mai che la di-mensione internazionale divengauna barriera allo sviluppo. Ciò valetanto per le aziende quanto per gliindividui: nel mondo di oggi è fon-damentale avere una visione chespazi attraverso culture e caratteri-stiche locali, e soprattutto dimostra-re la capacità di adattarsi alle diver-se situazioni con cui si viene in con-tatto. Penso che con l’Alliance Bootssiamo stati in grado di fare tuttoquesto e pertanto abbiamo raggiun-to gli obiettivi che ci eravamo prefis-sati. Naturalmente ora dobbiamo sa-perli mantenere ed espandere.

D. Perché per le aziende italiane èin media difficile operare all’estero?

R. A volte gli imprenditori italianivalorizzano abbastanza le qualitàper cui sono riconosciuti in tutto ilmondo: li incoraggerei a «vendersimeglio», ad affrontare la dimensioneinternazionale non come un ostaco-lo, ma come un impegno e un’op-portunità. La nostra presenza nel-l’Alliance Boots è quella di un Grup-po fortemente internazionale, in cuisu base quotidiana ci confrontiamocon Paesi ed esigenze diversissimitra loro. Si pensi non solo alle que-stioni regolamentari, ma anche aiproblemi culturali e logistici checomporta essere presenti in Franciain Russia, in Turchia, in Thailandia,negli Stati Uniti, in Cina. Ma le varienazionalità, all’interno del mio stes-so team e dell’azienda in generale, cipermettono di essere sempre cittadi-ni del mondo. Lo stesso vale dal miopunto di vista personale: ovviamen-te sono italiana, è una parte fonda-mentale della mia identità, ma hosempre avuto grande interesse pergli altri Paesi. Operare all’estero èstata una scelta, dettata sia dal biso-gno di perseguire le opportunità do-ve queste erano disponibili, sia an-che dalla curiosità. È essenziale ave-re una robusta dose di flessibilità edi coraggio.

D. Come va la vostra attività?Quali settori e o aree del mondo ap-paiono più dinamici e quali, invece,

risentono di più della generale incer-tezza economica?

R. L’Alliance Boots sta facendobene. Nel 2011 abbiamo cominciatoa raccogliere i frutti delle acquisizio-ni compiute nell’anno precedente inGermania e in Turchia. Continuia-mo a crescere, basandoci sulla no-stra ampia offerta a clienti e partner,siano farmacisti, consumatori oaziende. Continuiamo ad investirenello sviluppo di prodotti e serviziche ci mantengano competitivi, eche aiutino i nostri clienti, come lefarmacie indipendenti, a loro voltaad avere successo.

D. Ma la crisi non si sente?R. Il contesto economico è molto

difficile, e non crediamo miglioreràmolto nel corso del 2012: in tutta lascena internazionale ci sono pressio-ni sia da parte delle autorità, chepuntano a ridurre i costi della spesasanitaria, sia dai consumatori, chetendono a spendere meno. Come

sempre, però,l’Alliance Bootscontinua adesplorare oppor-tunità di svilup-po e, nello stessotempo, a gestirele proprie risor-se in modo effi-ciente.D. Quali sono ivostri obiettivida realizzare abreve, medio elungo termine?R. Una delle no-stre priorità è

continuare la crescita ed entrare inulteriori nuovi settori. Continuere-mo anche a concentrarci sui risultatifinanziari del Gruppo. Inoltre inten-diamo dare più impeto alla crescitaorganica, tramite nuovi prodotti eservizi per clienti e pazienti, che con-sideriamo uno dei fattori fondamen-tali per il successo del Gruppo.

D. Oggi la distribuzione farma-ceutica è al centro del dibattito eco-nomico e politico italiano. Qual’è lasua posizione su questo tema?

R. Quando si parla di liberalizza-zioni, entrano nel dibattito moltiprotagonisti del settore tra cui ov-viamente i distributori farmaceutici.Per quanto ci riguarda, noi non spin-giamo verso la liberalizzazione toutcourt, né abbiamo mai fattolobbying in tal senso. Abbiamo inve-ce sempre dato il nostro sostegno aifarmacisti indipendenti, in tutti iPaesi. La modifica della legislazioneitaliana non è di nostra competenza,ma è un cambiamento a cui dobbia-mo adeguarci. La differenza sostan-ziale è tra la farmacia e i supermer-cati, non tra i vari tipi di farmacie.Dal punto di vista della distribuzio-ne e del costo finale del farmaco, conla liberalizzazione non cambia nulla,poiché i margini sono sempre fissatidal Governo. Ho ripetuto più voltepubblicamente che i farmacisti indi-pendenti devono temere la liberaliz-zazione selvaggia e l’apertura ai su-permercati, con la conseguente ridu-zione dei prezzi dei prodotti da ban-co. Questo è il vero fattore di rischio,non le multinazionali che si occupa-no di distribuzione e che hanno co-me obiettivo primario la cura deifarmacisti indipendenti.

D. Come intende muoversi l’Al-liance Boots?

R. Saremo sempre attivi affinché simantenga l’enorme patrimonio diprofessionalità dei farmacisti e il lo-ro contributo al servizio dei pazienti.Abbiamo in comune con la farmaciai principi fondamentali dell’atten-zione verso il cliente e la capacità diinnovazione. ■

specchioeconomico

Un furgone dell’Alliance Healthcare

«Ovviamente sonoitaliana, ma ho sempreavuto grandeinteresse per gli altriPaesi. Operareall’estero è statauna scelta attuatasia per perseguirele opportunità oveerano disponibili, siaper la curiosità; maoccorre una robustadose di flessibilitàe di coraggio»

Amministrazione di Pubblica Si-curezza fu istituita nel 1848 nelRegno di Sardegna con il compi-

to di «vegliare e provvedere all’ordine eall’osservanza delle leggi nell’interessesia pubblico che privato»: oltre 150 annisono trascorsi dalla sua istituzione, pas-sando, fra le altre, per la legge di riformadel 1981. Dal 25 giugno 2007 la Pubbli-ca Sicurezza è guidata da Antonio Man-ganelli, che nel 2008 propone come vice-capo della Polizia, con funzioni vicarie,il prefetto Nicola Izzo. Nato a Scafati inprovincia di Salerno, laureatosi a Pavia

in Giurisprudenza e in Scienze politiche,in Polizia dal 1967, Izzo nel 1995 è no-minato questore di Treviso e successiva-mente di Verona, Torino e Napoli. Primadirettore interregionale per Lazio,Abruzzo e Sardegna e poi per Lombardiaed Emilia Romagna, nel 2005 assumel’incarico di prefetto di Lodi. È stato an-che direttore centrale per i Servizi tecni-co-logistici e la gestione patrimonialedel Dipartimento della Pubblica Sicurez-za e dall’agosto 2007 capo della Segrete-ria del Dipartimento stesso.

Il vicecapo vicario della Polizia spie-

ga con dovizia di dettagli il Pon Sicurez-za, ossia il Programma Operativo Na-zionale gestito dal Ministero dell’Inter-no e cofinanziato dall’Unione Europea,che costituisce una preziosa occasionedi crescita grazie al finanziamento diprogetti finalizzati ad aumentare le con-dizioni di sicurezza e legalità nelle quat-tro regioni dell’Obiettivo Convergenza:Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.Nell’ambito del Pon Sicurezza 2007-2013 si distinguono due tipologie di pro-getti: progetti aventi carattere di siste-ma, diretti alla promozione di iniziative

15specchioeconomico

l’

a cura di ANNA MARIA

BRANCA

Il prefetto Nicola Izzo, vicecapovicario della Polizia di Stato

nicola izzo: il programma

operativo della polizia

per la sicurezza nazionale

nicola izzo: il programma

operativo della polizia

per la sicurezza nazionale

Il vicecapo vicario

della Polizia spiega

il Programma Operativo

Nazionale

gestito dal Ministero

dell’Interno e cofinanziato

dalla Unione Europea

rivolto a progetti diretti

ad aumentare le condizioni

di sicurezza e legalità in

4 Regioni: Sicilia, Calabria,

Campania e Puglia

sovraregionali la cui attuazione è affida-ta ad Amministrazioni e Istituzioni a li-vello centrale; e progetti aventi valoreterritoriale finalizzati a soddisfare esi-genze specifiche di sicurezza e legalitàlegate al territorio, pertanto assegnati al-le Amministrazioni locali.

Il Pon Sicurezza ha consentito lo svi-luppo di molti progetti: tra l’altro, grazieai finanziamenti, un terreno confiscato aCastel Volturno diventerà un’Oasi dellaLegalità e ospiterà un impianto di tra-sformazione e riuso dei rifiuti solidi dinatura organica; sarà completato l’Audi-torium comunale di Cammarata, in pro-vincia di Agrigento, e aperto a tutti i cit-tadini come luogo di incontro e di socia-lizzazione; sarà finanziato un progetto dinascita e di ampliamento di due strutturea sostegno dell’inserimento sociale e la-vorativo degli immigrati in Calabria; inCampania sarà ampliato il Centro diGrumo Nevano già esistente, mentre altritre nasceranno a San Nazzaro, Campolidel Monte Taburno e Castel di Sasso; al-cune ex lavanderie palermitane diverran-no centri giovanili.

Nell’ultima seduta 14 nuovi progettihanno ricevuto il via libera dal Comitatodi Valutazione del Pon Sicurezza, che hainoltre approvato l’ulteriore finanzia-mento dell’iniziativa quadro «Io Giocolegale», diretta a sostenere la realizzazio-ne di strutture sportive da destinare aigiovani nelle regioni dell’Obiettivo Con-vergenza, per il finanziamento di altri 50progetti. Tra i 14 approvati, 5 prevedonola dotazione di nuove tecnologie per leForze dell’Ordine. Dei progetti a caratte-re territoriale, invece, sono stati presen-tati da enti locali che aderiscono al ban-do «Sistema di protezione per richieden-ti asilo e rifugiati». Inoltre, nella storicaScuola Allievi Agenti della Polizia diStato di Caserta nascerà una Scuola dialta formazione, polo di eccellenza inter-nazionale avente l’obiettivo di renderepiù efficace la cooperazione tra Stati e diindividuare più validi modelli di inter-vento in materia di confisca dei patrimo-ni accumulati illecitamente. Lo scopoprincipale è armonizzare le norme vigen-ti nei singoli Paesi per colpire tali patri-moni e recuperarli consegnandoli allacollettività.

Domanda. Da quanto tempo è attivo il«Programma Sicurezza»?

Risposta. Questa è la terza edizione diprogramma sicurezza, co-finanziato dal-l’Italia e dall’ Unione Europea. Partecipoalla sua gestione per il periodo 2007-2013, mentre le precedenti edizioni2000-2006 e 1994-2000 hanno visto al-tre autorità. Il programma operativo incorso è stato finanziato per il 50 per cen-to da risorse europee e il 50 per cento darisorse nazionali; l’ammontare comples-sivo è di circa un miliardo 200 milioni dieuro che sono distribuiti in base a unaprogrammazione di obiettivi, ripartiti su3 assi: l’asse tecnologico, con 5 obiettivi;

mente l’intervento è più visibile -, tantopiù incontra difficoltà di attuazione. Maè altresì ovvio che in questi ultimi ambitimettere una bandiera di legalità è moltosignificativo.

D. Non dovrebbe essere il contrario?R. Per quanto attiene alle difficoltà no,

perché i grandi Comuni e i grandi entihanno anche strutture tecnico-ammini-strative di grande livello, diversamentedai piccoli Comuni che non hanno le me-desime strutture per poter gestire i fondi,e conseguentemente hanno anche mag-giori difficoltà proprio nella gestionecomplessiva della progettazione, dell’in-dizione di gare, dell’esecuzione delleprocedure connesse alle gare ad eviden-za pubblica e così via.

D. Quale tipo di beni, mobili e immo-bili, sono stati confiscati alla criminalitàorganizzata? Qual è il loro valore e comevengono riutilizzati?

R. Il Programma finanzia progetti peril riutilizzo di beni assegnati agli enti lo-cali o alle Amministrazioni centrali perfinalità sociali. Ne è escluso il riutilizzoper finalità istituzionali, con la sola ec-cezione emblematica dell’uso di un benein ognuna delle quattro regioni, per lequali stiamo realizzando 4 uffici perForze di Polizia.

D. Perché i beni confiscati possono es-sere assegnati soltanto a fini sociali?

R. I fondi comunitari per il riutilizzodi questi beni possono essere stanziatisolo ed esclusivamente per raggiungeredelle finalità sociali, e sono numerosi iprogetti volti a dar vita a centri polifun-zionali per l’integrazione dell’immigra-zione regolare. Essi sono finanziati suproposta dei Comuni che, avendo in ge-stione i beni confiscati, li destinano aquesta particolare attività sociale: solo inquesti casi possiamo finanziare quel tipodi intervento.

D. Quanti progetti avete finanziato suibeni confiscati?

R. Finora circa 66. Il problema è che iComuni, nel momento in cui presentanoun progetto per ottenere il nostro finan-ziamento, devono garantire per i 5 annisuccessivi la sostenibilità dell’investi-mento e provvedere al mantenimento infunzione del bene che è stato definitiva-mente assegnato loro e reinserito nel cir-cuito legale.

D. Per quale motivo voi pensate sol-tanto al Sud?

R. Il programma operativo è finalizza-to solo agli interventi nelle quattro regio-ni-obiettivo Campania, Puglia, Calabriae Sicilia, nelle quali il prodotto internopro-capite è inferiore alla media nazio-nale europea. Fuori da esse, pur sussi-stendo questi problemi, sono previsti al-tri tipi di finanziamenti europei. Non sipuò esprimere una valutazione di merito,ma se ci riferiamo alle finalità per cui ilPON è nato, ossia intervenire nello svi-luppo di tali aree per affermare sicurezzae legalità, sicuramente è chiaro che esse

l’asse sociale, con 9 obiettivi; e l’asse diassistenza alla gestione del programma,con 3 obiettivi, per un totale di 17 obiet-tivi prefissati nell’ambito della program-mazione 2007-2013.

D. A che punto siete nell’attuazione diquesta programmazione?

R. Sono stati finanziati progetti per ol-tre un miliardo 50 milioni di euro, resta-no ancora da finanziare progetti per circa140 milioni prevalentemente rivolti al-l’asse sociale, il quale presenta una mag-giore difficoltà in quanto è gestito in mi-sura rilevante dagli enti territoriali, e perquesto contempla una maggiore riparti-zione dei soggetti beneficiari rispetto aquelli del primo asse, nel quale c’è unaprevalenza di Amministrazioni centraliche, come tali, svolgono un’azione dipropulsione e di indirizzo per quanto ri-guarda gli investimenti.

D. Quali sono i tempi di realizzazione?R. Ogni progetto ha una propria tem-

pistica. Spesso accade che, tramite auto-rizzazioni, vi siano ritardi, rinvii, proro-ghe di scadenze prefissate, proprio per ledifficoltà che hanno, soprattutto i piccoliComuni, a gestire le risorse comunitarie.Si tratta di ritardi dovuti a difficoltà diprogettazione, ma anche necessarie perl’acquisizione delle conoscenze utili al-l’indizione di gare ad evidenza pubblicae alle conseguenti aggiudicazione e ge-stione del bene da realizzare.

D. In che modo collaborano le Istitu-zioni locali, quali il Comune, la Provin-cia o la Regione, e qual è il livello di par-tecipazione alle varie iniziative da partedelle popolazioni di Campania, Puglia,Calabria e Sicilia?

R. Direi che la collaborazione è ottimaed è caratterizzata da una grande sinergiae vicinanza, poi è ovvio che più grandisono gli enti, più è facile avere le cono-scenze tecniche per la gestione; mentrequanto più sono piccoli - si pensi ai Co-muni di 2 mila abitanti, laddove certa-

16 specchioeconomico

«Sono stati finorafinanziatiprogetti per oltre un miliardo 50 milionidi euro; restanoancora da finanziarealtri per circa un totaledi 140 milioni,prevalentemente rivoltiall’asse sociale che presenta maggioridifficoltà in quantoè gestito in misurarilevante daglienti territoriali»

presentano maggiori complessità e diffi-coltà di gestione per quanto riguarda ilproblema della sicurezza.

D. Oggi quali sono le priorità e versoquali settori vengono indirizzati i fondi?

R. I fondi europei non possono esseredestinati a sviluppare le attività ordina-rie, quindi non possiamo sostituirci aquelle riduzioni di budget dovute ai tagliimposti al bilancio del Ministero. Mapossiamo fare qualcosa in più: esse co-stituiscono risorse aggiuntive e, come ta-li, sono impegnate in questo settore permigliorare gli strumenti di comunicazio-ne delle forze di polizia e gli strumentiper il controllo del territorio. Proprio sultema della videosorveglianza, strumentoaggiuntivo fondamentale, si assiste aduna notevole richiesta da parte degli Entie dei Comuni e stiamo cercando di recu-perare risorse dagli obiettivi che presen-tano minori esigenze, dirottandole a fa-vore di questa innovazione tecnologicamolto richiesta da parte degli enti territo-riali, in quanto sollecitati dalla cittadi-nanza ed utile al controllo del territorio.

D. Quali aree avanzano maggiore ri-chiesta di videosorveglianza?

R. Potremmo dire un po’ tutte. Abbia-mo finanziato un primo lotto di 64 Co-muni divisi nell’ambito delle quattro re-gioni. Adesso con circa altri 20 milionidi euro stiamo rifinanziando circa dueiniziative per ogni provincia, sempre de-stinate a questo tipo di intervento; ma,nonostante questa maggiore disponibilitàdi risorse, non potremo comunque farfronte a tutte le richieste che verrannosollecitate dalle varie aree.

D. Cosa accadrà nel 2013, quando sa-ranno finiti questi fondi?

R. Nel primo semestre del 2012 avre-mo terminato di affrontare gli investi-menti; dopo quel momento ci occupere-mo della fase di controllo della realizza-zione. L’ufficio, inizialmente attrezzatoper la valutazione dei progetti, si trasfor-merà via via in uno strumento di vigilan-za, di controllo e di pagamento. Nel2013 si concluderà la fase degli investi-menti, dei finanziamenti, delle realizza-zioni, e si appronterà un’attività ammini-strativa e burocratica per verificare ogni

bili degli Obiettivi e degli Assi, presiedu-to dall’Autorità di gestione; se il proget-to è conforme alle norme specifiche ri-chieste e in linea con il PON, è approva-to e finanziato. Da quel momento il be-neficiario del finanziamento, che è il re-sponsabile del progetto, darà avvio alleprocedure necessarie per indire la garafissando le date e inviando il contrattoall’Autorità di controllo che analizza leattività prodromiche al contratto stesso.Quindi si passa alla fase della realizza-zione. C’è un lasso di tempo entro cuiqueste attività debbono poi essere svolte:se non si raggiunge l’obiettivo di spesaper quell’annualità, si dà luogo al «defi-nanziamento». Fino ad oggi siamo sem-pre riusciti a mantenere l’obiettivo di fi-nanziamento complessivo per l’anno fis-sato in un dato programma operativo.

D. Qual è il passo successivo?R. Dopo l’approvazione del contratto,

il beneficiario compie tutte le ulterioriattività, inclusi l’emissione delle fatturee i collaudi, per cui opera un’apposita se-greteria tecnica che ne verifica la regola-rità; vi sono poi un controllo sulla ri-spondenza dell’opera al progetto e la ve-rifica della sua funzionalità, prima cheentri in piena funzione.

D. Qual è stato il progetto che le ha da-to più soddisfazione?

R. Quello che riguarda i ragazzi, parti-to da 8 scuole delle 4 regioni, una garaprogettuale sulla creazione di una divisasportiva collegata a un altro progetto cheabbiamo finanziato, riguardante 100campi sportivi polifunzionali che verran-no realizzati in altrettanti Comuni delleRegioni. In un «pre-progetto» abbiamocoinvolto i ragazzi a progettare essi stes-si con piccole risorse, facendoli parteci-pare anche alle fasi di decisione del co-mitato di gestione del programma opera-tivo. Non realizziamo alcuna iniziativa alivello territoriale senza coinvolgerli nel-la gestione collettiva del Programmaoperativo.

D. Di cosa ha bisogno il nostro Paese,secondo la sua opinione?

R. Credo che abbia bisogno di sentirsiunito e coeso. La libertà di ciascuno fini-sce dove comincia la libertà dell’altro, equesto è un grande Paese che può rag-giungere grandi traguardi senza pianger-si addosso, ma puntando con determina-zione a quello che deve fare e imparare«a fare sistema». In conclusione, mi pia-ce ricordare che questo programma, no-nostante le difficoltà, è molto apprezzatoproprio per la sua valenza ampia e tra-sversale; come ci hanno detto con forza iragazzi negli incontri che abbiamo avutocon loro, ci piace pensare che, se qualcu-no di quei ragazzi avrà avuto un’oppor-tunità in più di frequentare i centri di ag-gregazione o i campetti in un luogo tar-gato «PON Sicurezza», e di pensare cheanche da quella strada passa la culturadella legalità, ebbene allora ne sarà valsala pena. ■

singolo progetto e la sua funzionalità, edinfine, per chiudere la gestione del pro-gramma.

D. Non vi sarà un nuovo Programma?R. Il capofila del programma è il Mi-

nistero dello Sviluppo Economico, chesta trattando con l’Unione Europea l’e-ventuale prosecuzione dei programmicomunitari. Non so se essi prevederan-no, anche per il periodo 2014-2020, unulteriore Programma Operativo per laSicurezza, ma io sono competente perquello vigente.

D. Quali gli obiettivi di formazione? R. Sono due, nell’Asse 1 e nell’Asse

2. Il primo è prevalentemente, se nonesclusivamente, destinato alle Forze diPolizia: è in fase di realizzazione un pro-getto di e-learning per la loro formazionea distanza. Nell’Asse 2, invece, abbiamoapprontato progetti di formazione in sen-so lato per tutti coloro che agiscono nelsettore della sicurezza e della legalità: sitratta di una platea più vasta alla quale vaun altro tipo di formazione, meno profes-sionale rispetto alle Forze di Polizia e ca-ratterizzata da aspetti sociali che interes-sano l’educazione alla legalità. In questosettore abbiamo una convenzione con ilMinistero della Funzione Pubblica che,attraverso enti in seno fornisce formazio-ne. Alle lezioni partecipa il personale in-teressato; un esempio è costituito dallaformazione sulla trasparenza negli ap-palti, proprio per le difficoltà nella ge-stione degli appalti pubblici da parte dipiccoli enti che non hanno grandi espe-rienze; altri progetti di formazione pos-sono riguardare la tutela ambientale, set-tore in cui agiscono non solo le Forze dipolizia, ma anche la società civile.

D. Come si svolge il controllo? R. Esso comincia già dalla presenta-

zione del progetto, che richiede una mo-dulistica particolare, accessibile nel sitodel PON www. sicurezzasud.it. Sin dallafase prodromica sono esaminati il pianofinanziario, la tempistica, la rispondenzaalle finalità dell’Obiettivo, le modalitàcon cui si intende realizzare la progetta-zione. Compiuta questa prima valutazio-ne, il progetto passa all’approvazione diun comitato formato da tutti i responsa-

17specchioeconomico

Il simbolo del Programma Operativo di Sicurezza

MAURO CUTRUFO: ABBATTEREIL DEBITO PUBBLICO?È POSSIBILE, ANZI È D’OBBLIGO

MAURO CUTRUFO: ABBATTEREIL DEBITO PUBBLICO?È POSSIBILE, ANZI È D’OBBLIGO

ridurre il debito pubblico? Sono esauritela profonda cultura giuridica e legislativadegli italiani, la loro ricca inventiva e lafervida fantasia? Quest’ultimo interroga-tivo ha avuto un’imprevista e prometten-te risposta il 29 novembre scorso quan-do, alla presidenza del Senato della Re-pubblica, è stato presentato un disegno dilegge, di iniziativa parlamentare, distintodal numero 3030, firmato dal senatoreMauro Cutrufo. Intitolato «Istituzione diun contributo straordinario per il riequi-librio del debito pubblico» e composto disoli 5 articoli, a prima vista potrebbe an-

nunciare l’introduzione di una nuova im-posta, in aggiunta alla raffica di tasse,aumenti di contributi, prezzi e tariffe,scaricata in pochi mesi sugli italiani adopera prima del Governo Berlusconi-Tremonti ma soprattutto dal GovernoMonti-Passera su pressione del duo go-vernativo franco-tedesco composto daNicolas Sarkozy e Angela Merkel.

Ampiamente dibattuto e illustrato allastampa e all’opinione pubblica da unostaff di illustri parlamentari del GruppoPdl del Senato e di economisti tra i qua-li Edward Luttwak, esperto del Centro

18 specchioeconomico

a era proprio vero che l’economiaitaliana era prossima al baratro?Che il Governo Monti fosse indi-

spensabile? Che i severi provvedimentida esso adottati fossero ineludibili? Che,grazie ad essi e a quelli in itinere, final-mente il debito pubblico sarà debellato?E che non si riprodurrà più, come inveceè avvenuto dopo le liberalizzazioni, leprivatizzazioni e le vendite di aziende ebeni pubblici compiute negli anni 90?Molti italiani si pongono questi interro-gativi, ma soprattutto questi altri: nonc’era nessun metodo meno doloroso per

M

Il sen. Mauro Cutrufo, autoredi un disegno di legge diretto

a sottrarre l’Italia al giogodel debito pubblico

«Nuova strategiaper abbattere il debitopubblico, causa dei gravisacrifici imposticidall’Europa: 400 miliardidi euro anticipatiin 30 rate annue daicontribuenti, restituibilidallo Stato con i proventidelle alienazionie della lottaall’evasione fiscale»

Studi strategici e internazionali di Wa-shington, in un convegno svoltosi a Ro-ma in gennaio sul tema «Abbattere ildebito si può, si deve», il progetto puntaa rasserenare gli animi degli italiani conla prospettiva, è vero, di un maxi-presti-to pubblico di 400 miliardi di euro, mada loro pagabili allo Stato in rate annua-li bassissime, addirittura in un periododi 30 anni, e rimborsabili dallo Stato.Spiega i termini dell’operazione il pre-sentatore della proposta, il sen. Cutrufo,già vicesindaco di Roma nell’attualeGiunta Alemanno, nella quale ha im-presso una notevole spinta allo sviluppodel settore turistico.Domanda. Apparentemente assente o

distratta dinanzi alle misure del Governodei tecnici, con il convegno da lei orga-nizzato la classe politica ha manifestatoinvece la massima attenzione e tempesti-vità nell’affrontare in questo momento loscottante tema del debito pubblico. Qualè l’obiettivo dell’iniziativa?Risposta. Cambiare totalmente strate-

gia per abbattere il debito pubblico, cau-sa dei gravi sacrifici impostici dall’Unio-ne Europea. Finora i Governi succedutisiin Italia hanno puntato al pareggio delbilancio. Ma, anziché trascinarsi dietroper anni questa preoccupazione, noi pun-tiamo a risolvere gli attuali problemi, no-stri e dell’Europa, con un cambiamentototale di metodo. Non siamo soli a pen-sare questo. Un paio di mesi fa a Vene-zia, in un convegno di economisti di tut-to il mondo, il prof. Edward Luttwak dis-se che «l’Italia per salvarsi ha bisogno diuna manovra da 400 miliardi destinati al-l’abbattimento del debito». Stavamo fi-nendo di scrivere il disegno di legge, percui gli telefonai annunciandogli che ipo-tizzavamo proprio una manovra di 400miliardi di euro, caratterizzata da rivolu-zionarie e determinanti innovazioni, percui avremmo voluto confrontarci con lui.E così abbiamo fatto.D. Quali innovazioni proponete?R. Si tratta di una manovra sostenibile,

equa, finalizzata anche al rilancio dell’e-conomia. Sono caratteristiche assentinelle misure che il Governo Monti è sta-to costretto a varare in seguito alle ri-chieste europee. La manovra prevista dalmio disegno di legge, invece, è equa per-ché peserebbe per 37 miliardi sulle per-sone fisiche, 13 miliardi sui pensionati,130 miliardi su imprese finanziarie e nonfinanziarie, 220 miliardi su attività finan-ziarie. Non chiamerebbe invece a contri-buire i cosiddetti «incapienti» e i più de-boli, cioè tutti coloro che hanno un red-dito lordo inferiore a 20 mila euro l’an-no, e che sono 11 milioni. D. A quanto ammonterebbero questi

«contributi» alla stabilizzazione?R. Questo è il meccanismo. Reddito

da lavoro, aliquota progressiva dal 10 al22,5 per cento; su 24 mila euro, senza fi-gli a carico, contributo di 2.400 euro pa-gabili in 30 rate annue di 173 euro. Red-

pirà il contributo anche dai 7 milioni dipersone che, facendo parte degli 11 mi-lioni che hanno un reddito lordo inferio-re a 20 mila euro l’anno, non pagano leimposte. Non possiamo escluderli dalcontributo come i più deboli, comunquegli saranno chieste somme pressoché ir-risorie. In conclusione però non gli sichiede nulla, in quanto a questi soggettisarà restituito tutto.D. In quale maniera e quando?R. La controversa dismissione dei be-

ni dello Stato o è una favola o è un gran-de affare per lo Stato. In questo secondocaso essa deve servire a restituire i dena-ri sborsati a tutti i cittadini. Quindi, sedovranno essere alienati, tali beni lo sa-ranno pressoché al valore di mercato. Inpratica i contribuenti anticiperanno i ca-pitali per risolvere definitivamente ilproblema del debito pubblico. Dal mo-mento che occorreranno una decina dianni per vendere gli immobili, all’epocail loro valore si sarà rivalutato e sarà piùvicino a quello di mercato, quindi nonsaranno svenduti. Grazie al contributodei cittadini si potrà eliminare il debito

pubblico e que-sto nel loro stes-so interesse. Insostanza lo Sta-to incasserà su-bito 400 miliar-di facendoli pa-gare però a rate.D. Con quali

strumenti po-trebbe realizzar-si questa opera-zione?R. È prevista

la costituzionedella «Riequili-brio spa», unasocietà di totaleproprietà delloStato; essaemetterà bondal tasso annuotra il 5 e il 6 per

cento. L’operazione assomiglia a uncontratto di mutuo a tasso fisso delladurata di 30 anni, che il mutuante pagacon una rata fissa. Nell’operazione pro-posta, la rata fissa annuale che il contri-buente dovrà versare allo Stato saràcomprensiva degli interessi. Si calcolache, a causa dell’inflazione, un importonominale di 142 euro all’anno fra 10anni corrisponderà a un valore realeodierno di 80 euro; il contribuente,quindi, avrà gli stessi vantaggi di chicontrae un mutuo a tasso fisso. Le con-dizioni vigenti nel mercato finanziariopotranno mutare, ma il contribuente pa-gherà sempre e solo il tasso prefissatoche, quando la legge in oggetto andrà invigore, potrebbe essere anche inferiore,in quanto è legato a una serie di para-metri; e tale resterà per 30 anni. Gli in-vestitori acquisteranno i bond della Rie-

dito di 40 mila euro, senza figli a carico,aliquota del 13,5 per cento, contributo di5.400 euro in 30 rate da 390 euro. Reddi-to di 120 mila euro, aliquota del 22,5 percento, contributo di 27 mila euro in 30rate da 1.950 euro. Stesso trattamentoper i pensionati. Per le imprese, aliquotaunica pari a un trentesimo del fatturato:se questo è di 100 mila euro, il contribu-to è di 3.330 in 30 rate di 240 euro; fattu-rato di un milione 800 mila euro, contri-buto di 60 mila euro, in 30 rate di 4.320euro. Per le attività finanziarie, fatturatodi 300 mila euro, aliquota del 6 per centosu 200 mila, contributo di 12 mila euroin 30 rate da 860 euro. Patrimonio finan-ziario di 1.800.000 euro, contributo di216 mila euro, rata annua di 15.500 euro.D. Quindi avete cercato soprattutto la

sostenibilità e l’equità?R. Non soltanto, perché lo Stato perce-

19specchioeconomico

Palazzo Madama a Roma, sede del Senato

«Finora i Governisuccedutisi in Italiahanno puntatoal pareggio del bilancio.Ma, anziché trascinarsidietro per anni questapreoccupazione,noi puntiamo a risolveregli attuali problemi,nostri e dell’Europa,con un cambiamentototale di metodo:una manovra da400 miliardi di euro»

20 specchioeconomico

quilibrio spa a un tasso analogo; le so-cietà di rating da noi interpellate preve-dono una valutazione basata sulla tripla«A». E questo perché la società emit-tente non è garantita da immobili daprendere in carico, come propone qual-cuno; o dalla gestione degli stessi, comesuggerisce qualcun altro. La loro ge-stione, infatti, non produrrà mai utilisufficienti per erogare questi interessi; eper di più oggi non si riuscirebbe a ven-dere gli immobili al prezzo corrispon-dente al loro reale valore. D. La tassa entrerà nelle casse dello

Stato non sotto forma di versamento im-mediato da parte dei contribuenti ma,grazie alla rateizzazione trentennale, diricavo dalla vendita dei bond acquistatidagli investitori. Ma chi assicura che gliincassi previsti saranno tutti realizzati?R. Pagare un tributo è un obbligo e in

caso di evasione sono previste sanzionisevere come nel caso dell’Ici, che il con-tribuente deve pagare altrimenti saràsanzionato. L’obbligo del tributo è unaprima garanzia per l’investitore. Una se-conda garanzia è un fondo di 30 miliardiprovenienti dai versamenti posti proprioa garanzia di eventuali insolvenze. Glistudiosi sostengono che, entrata in vigo-re una legge simile, il 10 per cento deicontribuenti pagherà subito, con un in-casso da parte della società Riequilibriodi 40 miliardi di euro; nella mia propostasono stati ridotti a 30, parte dei quali de-stinati a far fronte ad eventuali mancatiintroiti dovuti a casi di decesso di contri-buenti, mancanza di eredi, perdita del la-voro o altro. In sostanza, l’operazioneconsiste in una cartolarizzazione non diimmobili ma di tributi; agli investitorisarà offerto un interesse del 5-6 per cen-to annuo. A queste condizioni, un’agen-zia di rating ha anticipato una valutazio-ne positiva pari a una tripla «A». E se 30milioni non indurranno gli investitori adintervenire, l’importo si potrà portare a40 milioni di euro. D. Come e quando potrebbero essere

emessi questi bond? R. Circa 400 miliardi di euro, potran-

no essere emessi entro il 2012 in 6 tran-ches da 65 miliardi l’una. Essendo il ri-cavato destinato all’abbattimento del de-bito, questo comporterà subito un rispar-mio per lo Stato. Dal punto di vista fi-nanziario, infatti, ciò significa che, ridu-cendo il debito pubblico di 370 miliardidi euro, il rapporto tra esso e il prodottointerno scenderà dal 120 attuale al 96 percento, e l’Italia diventerà uno dei Paesivirtuosi d’Europa. Si annullerà quasi lospread tra i bund tedeschi e i Bpt italianie lo Stato risparmierà interessi per 24miliardi di euro l’anno. Di questi 24 mi-liardi che all’improvviso lo Stato si tro-verà in cassa, 10 miliardi andranno allosviluppo economico, 14 miliardi all’eli-minazione dell’Ici sulla prima casa e allospostamento a 3 mila euro lordi della ri-valutazione delle pensioni. Conseguen-

seppe Maria Pignataro, aveva ipotizzatoun’operazione da 700 miliardi, importoche io ho ridotto a 400. Senza un’opera-zione di questo tipo il debito pubbliconon si abbatterà neppure in 100 anni. Maeliminarlo con una manovra immediatabasata su imposte patrimoniali per un to-tale di 900 miliardi, come ha suggeritoqualcun altro, creerebbe un’immediata,pesante recessione. Proprio questo è av-venuto nei Paesi che l’hanno adottata.C’è chi ha già trasferito capitali a Londrae chi ha inviato la propria barca a Nizza,pregiudicando in tal modo lo sviluppodella nostra fiorente industria nautica edel relativo indotto.D. Qual è, in definitiva, il suo consi-

glio agli italiani?R. Non dobbiamo spaventare la gente

e bloccare la circolazione della moneta;occorre, al contrario, infonderle fiducia,e ciò si ottiene dilazionando l’esborso in30 anni. Perché non solo fondi di investi-mento, investitori istituzionali, grandi fi-nanzieri, ricconi e banchieri, ma anchel’italiano medio continua, nonostantetutto questo scatafascio, a comprare e arinnovare i Bot emessi dallo Stato italia-no? Per incassare l’interesse del 7 percento? No, perché preferiva i Bot anchequando percepiva un interesse del 2,5per cento. Perché aveva fiducia in essi.Quindi basta ridargliene un po’.D. Come e quando e in che misura sa-

ranno rimborsati i contributi versati?R. Con 10 anni di tempo lo Stato ven-

derà nel modo migliore parte dei propriaveri, immobili o azioni, e dall’anno suc-cessivo alla vendita, entro il mese di feb-braio di ogni anno saranno integralmenterestituiti, anche in più quote proporzio-nali, in base alle disponibilità di un appo-sito fondo alimentato dai proventi delledismissioni di immobili dello Stato e de-gli enti territoriali e delle loro partecipa-zioni azionarie non strategiche, e dallerisorse finanziarie provenienti dalla lottacontro l’evasione fiscale. ■

temente noi proporremo di abolire l’Imusulla prima casa, e comunque di ritornaresu alcune decisioni adottate dal GovernoMonti, ad esempio aumentando la rivedi-bilità annuale delle pensioni e in genera-le correggendo una parte della manovrafinanziaria che ha ridotto il Paese alla re-cessione.D. Quali saranno gli ulteriori, succes-

sivi, positivi effetti dell’operazione?R. Con l’aumento dell’uno per cento

del prodotto interno, nelle casse delloStato arriveranno altri 20 miliardi di eurograzie all’investimento dei 10 miliardinello sviluppo. Dal punto di vista psico-logico dobbiamo sempre ricordare l’«ef-fetto Grecia». Chiediamo agli statali sevogliono che il 30 per cento di loro sianolicenziati; ai pensionati se accettano unariduzione del 30 per cento del trattamentoprevidenziale; alle imprese se preferisco-no continuare o fallire; e a tutti quanti sedesiderano la recessione totale e se vo-gliono emulare la Grecia. Oppure chie-diamogli se vogliono tornare alla situa-zione di 5 o addirittura di 15 anni fa. E sepreferiscono versare, secondo i redditi ele modalità illustrate, una somma dilazio-nabile in 30 anni, privandosene un po’ almese, per poi riaverla. Risponderebberodi non volere rilanciare l’Italia tra i primiPaesi d’Europa? E di non costringereSarkozy e la Merkel a richiamare per pri-mi, al tavolo d’Europa, i governanti ita-liani perché avremo i conti a posto?D. È previsto anche un effetto psicolo-

gico positivo ai fini della ripresa econo-mica, produttiva e dei consumi?R. L’effetto psicologico influirà per il

50 per cento. Oggi la situazione è dram-matica, la gente deve capire che quellada noi indicata è una buona soluzione. Iopropongo la creazione di una società digestione di questa massa monetaria, am-ministrata da validi professionisti. Ven-dere gli immobili dello Stato adesso sa-rebbe difficile, non si ricaverebbe molto.L’autore iniziale di questa proposta, Giu-

L’Aula del Senato durante una seduta

21specchioeconomico

inchieste contro gli analisti, accusati diaver diffuso, in qualche caso a contratta-zioni aperte, notizie non precise e in gra-do di condizionare il regolare andamentodei mercati. Si è ricordato -l’ha fatto an-che il presidente del Consiglio Montiparlando con gli studenti della LondonSchool of Economics - che è necessarioche le «voci giudicanti» siano molteplicie in concorrenza fra loro. Per fortuna staaprendo un’altra agenzia di rating in Ci-na che potrebbe fare da contraltare. Matutto sommato la sensazione è che nessu-no in Occidente vuole sentirsi sotto scac-co a causa degli analisti.

Quando Fitch, dopo Moody’s, ha mi-nacciato di seguire lo stesso cammino lo-gico delle consorelle, si è diffusa unaspecie di ribellione. Non c’è stata la soli-ta ritualità nelle reazioni. Il nostro Capodello Stato ha sottolineato la necessità diuna risposta europea, spostando in parteall’estero il peso delle responsabilità chegravano sulla classe dirigente. Molti lea-der hanno dato risposte insofferenti aivoti degli analisti. Il pericolo che questainsofferenza sia un modo per esorcizzarei problemi è alto. E il timore che ciò pos-sa far litigare di nuovo i partiti che oggiappoggiano il Governo. Alta però è an-che la delusione dei cittadini per il fattoche l’Italia sia stata equiparata al Perù eall’Irlanda, declassata in piena serie B.Altissimo è il timore che i sacrifici pro-spettati non bastino. Il rischio è che de-generi la fiducia concessa ad occhi chiu-si al neonato Governo Monti.

Standard & Poor’s non ha nascostoche hanno determinato il suo giudizionegativo le previste reazioni al decretosalva-Italia; giudizio che provocherà unacaccia sfrenata ai compratori di titolipubblici, un aumento dei tassi d’interes-se da pagare, un maggior onere per lecasse dello Stato, il declassamento dellebanche e maggiori difficoltà per il credi-to. Gli si può dar torto? No. Per diverseragioni. La tregua armata tra i partiti del-la attuale inedita maggioranza è preludiodi una campagna elettorale condotta insordina, senza comizi urlati ma con mol-ti colpi bassi. Con una litigiosità soffusa,dai toni modulati in modo da non arriva-re all’orecchio del Capo dello StatoGiorgio Napolitano; ma ciò non aiuta ilPaese. Favorisce anzi altre scintille e giàsi allargano le proteste di piazza cheosteggiano, come in Grecia, la nostra«rivoluzione».

Che il dramma non sia solo italiano loprovano le difficoltà francesi, portoghe-si, spagnole e si potrebbe andare avanti.Ma che sia arrivato il momento di con-frontarci senza finzioni con gli altri Pae-si europei - e che si debba finalmentereagire rimboccandoci le maniche cia-scuno per proprio conto - è fuori discus-sione. In questo aiuta guardare come lorohanno risolto i problemi del lavoro e del-le sue normative, delle liberalizzazionidei servizi, del fisco e dell’energia. ■

a in Italia c’è una «rivoluzio-ne» alle porte? Se lo chiedonoin molti. Noi crediamo di sì.Ma non perché in Sicilia c’è

un movimento che ha creato disagi, ten-sioni, crisi nell’approvvigionamento dialimentari, carburante e generi di primanecessità. Bensì perché si sta determi-nando, grazie all’ampiezza e alla velo-cità di intervento del nuovo Governo, uncambiamento netto rispetto al passato.Che è auspicabile e non è impossibileche possa proseguire. Una rivoluzionesui generis perché parte dall’alto e nondal basso; ha nel nuovo Governo Montiil suo direttorio e al posto dei sanculottiarruola persone perbene, stanche di cor-ruzione; che vogliono solo lavorare one-stamente e contribuire, pagando tributiequi, alla sicurezza e alla qualità dei ser-vizi collettivi di base. Tra queste personeci sono anche gli esasperati di Sicilia cheforse rappresentano la scintilla. Il quadroè complesso.

Il Fondo monetario internazionale hadiffuso dati che non fanno ben sperareper l’immediato futuro italiano né per ilmedio termine. Ha indicato una prospet-tiva di caduta del prodotto interno lordopari al 2,2 per cento per quest’anno edello 0,6 per il prossimo anno. Stimepeggiorative rispetto a quelle fornite solopochi giorni prima dalla Banca d’Italiache prevedeva una contrazione del pro-dotto interno dell’1,5 per cento e unaparvenza di ripresa per il 2013 dello 0,8.

Il momento appare tragico e per la pri-ma volta, come non era mai successodalla fine della seconda guerra mondiale,il numero dei Paesi indebitati è enormeanzi il problema del debito pubblico ri-guarda tutti, dagli Usa al Giappone, allaFrancia. Il caso eclatante è che l’Italia,con 1.905 miliardi di euro di rosso in bi-lancio, è in testa alla classifica ed ha unsommerso pari al 17 per cento del pro-dotto interno, difficile da far emergere.L’orgoglio nazionale è stato di nuovo fe-rito, dal giudizio di una delle più famoseagenzie di rating che ha declassato mez-za Europa. Con il risultato che malgradole lacrime e il sangue presto versati per iprimi provvedimenti del Governo tecni-co, gli analisti di Standard & Poor’s ci ri-tengono meno solvibili, con la presumi-bile conseguenza di un calo per quantitàe per qualità di investimenti esteri in tito-li pubblici.

La decisione degli analisti ha generatoreazioni disparate che alimentano i pro-blemi e tendono a distrarre dalla loro so-luzione. Per il nostro, e altri otto Paesieuropei si è verificata una bocciatura chepotrebbe avere ripercussioni davverogravi per la stabilità del sistema. La pri-ma reazione è il rifiuto spontaneo delgiudizio. Addirittura il responsabile dellaBanca Centrale Europea, pur sottoli-neando il peggioramento della crisi hafatto capire che le valutazioni alla basedei rating possono avere qualche con-

DI ENRICO SANTOROPROFESSORE, AVVOCATO

Via gli analisti,ma non guastiamola tregua armatatra i politici

MM LE VIE DI USCITA

La rivoluzione èalle porte? Non perproteste e scioperi,ma perché, grazieall’ampiezza e velocitàdi intervento del nuovoGoverno, si sta determinandoun cambiamento nettorispetto al passato

traddizione. I commenti degli osservato-ri sono stati più duri. Si è ricordato chequesti signori analisti hanno determinatola prima crisi finanziaria del nuovo mil-lennio e non paiono ancora contenti.

Si è detto in particolare che il sistemaeconomico potrebbe anche fare a menodi questi operatori che hanno progressi-vamente assunto un peso esagerato nelpanorama della finanza e che non hannocontraddittori. Sono persino partite due

22

Governo Monti ha avviato lacosiddetta fase due dei suoiprovvedimenti. La prima serie

di interventi è stata approvata da unalarghissima maggioranza nonostantecontenesse provvedimenti di grande ri-gore. In particolare il rapido innalza-mento dell’età pensionabile ha cambia-to le aspettative di centinaia di migliaiadi persone. Ora il nostro sistema pensio-nistico è il più severo in Europa, ma cigarantisce una stabilità per il futuro.Restano ancora da abolire alcuni tratta-menti privilegiati, a cominciare da quel-li dei parlamentari, che proprio per i sa-crifici imposti alla generalità dei citta-dini non sono più tollerabili.

Ma oltre al rigore, la prima manovradi Monti ha cominciato ad introdurrequalche elemento utile a stimolare cre-scita e occupazione: la riduzione dell’I-rap per le imprese che assumono giovanie donne, e un sostegno al rafforzamentopatrimoniale delle imprese, cosiddettoAce. Ora la fase due deve dare seguito erafforzare proprio le misure di sostegnoalla crescita e all’occupazione. Se non sirimette in moto la crescita economical’occupazione non può che languire, co-me è accaduto in questi anni, soprattuttoquella dei giovani e delle donne.

Le misure di stimolo alla crescita noncomportano necessariamente costi eco-nomici, ma certo costi politici. A comin-ciare dalle liberalizzazioni che hanno giàincontrato tante resistenze. Monti do-vrebbe usare il consenso di cui gode persuperare tali resistenze e così liberare lemolte energie vitali del Paese che sonofrenate da privilegi e corporazioni diver-se. La crescita richiede che riprendanogli investimenti pubblici e privati, masiccome le risorse sono scarse, il Gover-no dovrà fare scelte non facili e selezio-nare bene il proprio sostegno concen-trandolo sui settori, sulle imprese inno-vative e sui motori dell’innovazione che

sono istruzione e ricerca.Le politiche del mercato del lavoro co-

stituiscono un altro tema urgente inagenda: sono importanti ma non possonoessere disgiunte da quelle della crescita.Spesso se ne parla come se fossero auto-sufficienti e gli si attribuisce un valoremiracolistico, sia da chi pensa che bastimoltiplicare le flessibilità per crescere,sia da chi vuole difendere l’esistente.Detto questo, anche nell’affrontare i pro-blemi del mercato del lavoro occorrechiarire l’ordine di priorità. Una prioritàa mio avviso è quella di adottare misureurgenti per stimolare l’occupazione, con-centrandosi su quella dei giovani e delle

DEL SEN. TIZIANO TREUVICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONELAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

LA SECONDA RAFFICA DI MONTI

MISURE URGENTI

PER STIMOLARE

LA CRESCITA E

L’OCCUPAZIONE

Le proposte non mancano, sonocontenute in varie proposte di leggee riguardano in particolare le don-ne, i giovani, il mercato del lavoro

Il

donne, in cui la nostra situazione è parti-colarmente grave ed è massima la distan-za dall’Europa.

Le proposte non mancano, contenutein proposte di leggi parlamentari di varieparti politiche. Per l’occupazione fem-minile: servizi per l’infanzia e per la cu-ra, politiche per la conciliazione e la con-divisione e conciliazione dei ruoli (con-gedi meglio retribuiti, anche di paternità,part time e organizzazione flessibile deitempi di vita ecc.), sostegno alle lavora-trici madri specie per il rientro al lavorodopo la maternità. Per l’occupazionegiovanile: sostegni all’autonomia deigiovani, a cominciare dallo studio, conun piano di borse di studio selettive permerito e aiuti allo studio fuori casa; mi-sure per il recupero per i drop out e pergiovani con educazione debole, che sonoquelli più esposti alle trappole della pre-carietà; valorizzazione dell’apprendista-to e degli stage per mescolare veramentestudio e lavoro; incentivi fiscali miratiper l’assunzione di giovani inattivi damolto tempo; aiuti all’avvio di lavoroautonomo.

In secondo luogo servono provvedi-menti per superare le distorsioni e i dua-lismi del mercato del lavoro. Il più gran-de dualismo, che è in anomalia esclusivadell’Italia, dipende dalla differenza dicosti e contribuzioni delle diverse tipolo-gie contrattuali, che contribuisce a crearedistorsioni e abusi nel mercato del lavo-ro. In Parlamento è stato presentato undisegno di legge bipartisan, firmato dame e da Giuliano Cazzola, per l’armo-nizzazione progressiva dei costi previ-denziali dei «co.co.pro.» con il lavoro di-pendente, con l’obiettivo di avvicinarsiall’aliquota del 33 per cento. Questo in-tervento di armonizzazione contribuireb-be ad eliminare in tempi brevi centinaiadi migliaia di abusi. Così è più facile ri-durre i tipi contrattuali a tre: il contratto atempo indeterminato, il contratto a ter-mine, con la variante del contratto som-ministrato, e l’apprendistato.

Gli altri tipi di contratto possono esse-re considerati delle varianti di questi treprincipali. Fare chiarezza è la premessaper contrastare le distorsioni. Per aumen-tare la flessibilità in entrata ritengo sipossa introdurre il contratto prevalente, atempo indeterminato, con i primi tre anniprivi delle attuali tutele. Dopo questa fa-se possono essere confermati gli attualisistemi di protezione. Va superato ancheil dualismo degli ammortizzatori sociali.Precari e giovani che non hanno un’an-zianità contributiva sufficiente oggi sonoprivi di tutele. E d’altra parte con gli at-tuali ammortizzatori spesso si tengonoartificialmente in vita, per numerosi annirapporti di lavoro che non esistono più.Ritengo più utile un sistema fondato sutre pilastri: la cassa integrazione pagatadalle categorie per un tempo realmentedefinito, al termine del quale occorre

La differenza di costie contributi dei diversicontratti contribuiscea creare distorsioni eabusi nel mercato dellavoro: in Parlamento

è stato presentato,dai senatori Treu eCazzola, un disegno

di legge direttoad armonizzare

gli oneri previdenzialidei co.co.pro. con

quelli del lavorodipendente, eliminando

in breve centinaiadi migliaia di abusi

specchioeconomico

avere coraggio di passare al trattamentodi disoccupazione.

L’ indennità di disoccupazione è il se-condo pilastro, di tipo assicurativo, pa-gato dalle categorie. Il terzo pilastro, in-vece, prevede un intervento dell’Erario.Se al termine della disoccupazione, no-nostante i servizi di outplacement non siriesce a ricollocare il lavoratore, si puòricorrere a un intervento di natura assi-stenziale, una sorta di salario sociale,temporaneo. È un ammortizzatore di ul-tima istanza. I maggiori Paesi europeihanno un altro strumento, oltre agli am-mortizzatori, per sostenere i lavoratori ele imprese in crisi: l’offerta di misure diaccompagnamento e servizi per il reim-piego per i lavoratori licenziati (cosid-detto outplacement).

Anche in questa materia la nostra legi-slazione è finora carente. Per rimediare atale carenza è stato predisposto un dise-gno di legge, a firma bipartisan, che siispira alle migliori pratiche europee. Se-condo tale proposta, le aziende che sipredispongono a licenziare per motivieconomici, sono tenute a prevedere a fa-vore di tutti i lavoratori interessati unpiano sociale consistente in servizi dioutplacement: sostegni al recupero e al-l’aggiornamento formativo, consulenzaper l’orientamento e per la ricerca di im-pieghi alternativi dipendenti ma ancheautonomi, aiuti alla mobilità professio-nale e geografica.

Resta il problema della flessibilità inuscita, cioè del licenziamento e dell’arti-colo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per-sonalmente non ho tabù. A suo tempopresentai una proposta di legge ispirataal modello tedesco: invece di rendere au-tomatico il reintegro, in caso di licenzia-mento senza giusta causa, proponevo didare al giudice il potere di valutare la si-tuazione. In presenza di una grave discri-minazione il giudice può disporre il rein-tegro, in altri casi può optare per il risar-cimento. È fondamentale, però, che visia chiarezza sull’ordine di priorità per-ché, se si fanno tutti gli interventi espostiprecedentemente, si contribuisce in uncerto modo a sdrammatizzare il tema deilicenziamenti. Se, tuttavia, il tema è mo-tivo di conflitto sociale, credo sia megliolasciar perdere.

Per assicurare la flessibilità in uscitachiesta dall’Unione Europea, si può ac-celerare il processo con una procedurad’urgenza come per l’art. 28 sui com-portamenti antisindacali. Passato uncerto periodo, ad esempio un anno, inmancanza di un pronunciamento dellamagistratura si può stabilire che il so-vraccosto dovuto al ritardo non debbagravare sull’impresa, ma su un fondo digaranzia pubblico. Quello che preme dipiù all’azienda, infatti, è la certezza suitempi e sui costi. Su questi temi sugge-risco a tutti una soluzione pragmatica enon ideologica. ■

NUOVA VESTE PER LO SHOWROOM ELICA.La vocazione di Elica alla sperimenta-zione e all’esplorazione di nuovi prodot-ti si manifesta nel nuovo Elica Air Fac-tory, lo showroom milanese di Via Pon-taccio specializzato nella vendita di in-novative cappe da cucina. L’Air Factoryè un progetto di ricerca dall’elevatacomponente concettuale, che tieneconto del ruolo del lavoro manuale nel

sistema produttivo moderno, del valore dell’artigianalità nella produzione diserie, dei concetti di unicità, cura e relazione applicati al prodotto. Consi-ste, quindi, in uno spazio nel quale trovare una selezione di cappe uniche,in edizione limitata di 11 esemplari per ciascun modello: prodotti di qualità,curati nei minimi dettagli, simboli del perfetto connubio tra produzione in-dustriale e sapienza manuale. Per l’inaugurazione dell’Air Factory l’Elicaha presentato modelli che si distinguono per qualità, ergonomia e rispar-mio energetico, realizzati con materiali esclusivi come marmo, travertino,ceramica, rame e vetro. Oltre ai prodotti, ai clienti è offerto un accurato ser-vizio: vengono accompagnati nella fase di scelta, di installazione e di usodel prodotto. Nell’ambito dell’assistenza Elica offre, per di più, una visitapreventiva nella sede di montaggio della cappa e il trasporto a destinazio-ne, e fornisce le informazioni d’uso necessarie e le relative garanzie. L’AirFactory vuole essere quindi il luogo nel quale l’esperienza dell’azienda nel-l’aspirazione dell’aria si unisce alla costante ricerca di possibilità espressi-ve originali e innovative nel campo del design e dei materiali impiegati.

AMMODERNATA DALLA GE LA CENTRALE ELETTRICA DI TRAPANI. La GeneralElectric ha annunciato un impegnativo progetto di upgrade della centraleelettrica di Trapani di proprietà della società E.ONProduzione. Si tratta di un impianto che svolge unruolo determinante nella stabilizzazione della reteelettrica tra la Sicilia e il resto dell’Italia. Le dueturbine a gas 9B, ormai trentennali, saranno sosti-tuite con i modelli 9E (nella foto), dotati di tecnolo-gie modernissime. Il progetto è stato annunciatodal vicepresidente e assessore all’Industria, Arti-gianato, Edilizia e Cooperazione della RegioneLombardia, Andrea Gibelli, accolto da Sandro DePoli, presidente e amministratore delegato dellaGE in Italia e da Miguel Antoñanzas, presidente e amministratore delegatodell’E.ON Italia. Il Gruppo E.ON si è rivolto alla divisione Power GenerationServices della GE alla ricerca di una soluzione che assicurasse una capa-cità operativa in linea con i nuovi limiti regionali in tema di emissioni. Unavolta completato il progetto, sarà presentata la centrale di Trapani qualepunto di riferimento e di collegamento per la continuità della rete elettricaregionale, promuovendo altresì opportunità di sviluppo industriale locale.

ANIMA SARÀ’ PRESENTE ALL’EXPOCOMFORT DI MILANO. L’Anima, federazionedelle associazioni nazionali della meccanica varia e affine aderente allaConfindustria, sarà presente con i comparti Valvole, Rubinetti, Pompe eComponentistica, alla mostra Expo-comfort in programma dal 27 al 30 marzoprossimi alla Fiera di Milano (nella fotouna passata edizione). Organizzerà una«Lounge Anima» alla quale le aziende delsettore idrico, termico e sanitario potran-no accedere per incontrare i referenti del-la filiera italiani e stranieri, realizzare ag-giornamenti normativi, usufruire di servizie di soluzioni per l’attività aziendale ed al-tro. L’area sarà destinata alla promozionedelle attività rappresentate dalla federa-zione anche attraverso le associazioni dei produttori di tecnologie idro-ter-mo-sanitarie facenti parte della galassia della federazione. La meccanicavaria e affine occupa 193 mila addetti e nel 2011 ha fatturato oltre 43 mi-liardi di euro di cui il 53 per cento derivante dalle esportazioni.

23specchioeconomico

BLITZ, GOLPE O RIVOLUZIONE:SI È TRATTATO, PIUTTOSTO, DI «SOLUZIONE FINALE»

24 specchioeconomico

dissimo luglio del burrasco-so 1992. Neanche a lui, però,era stato concesso di tagliarele unghie alle prestazioni dianzianità.La Fornero, in una notte (nébuia né tempestosa) di finenovembre, ci ha provato, sa-pendo di riuscirvi. Le pen-sioni di anzianità non esisto-no più dal primo gennaioscorso. Al loro posto c’è solola cosiddetta pensione antici-pata, che è ben altra cosa:serviranno ben 42 (41 per ledonne, bontà sua) anni di la-voro per lasciarlo. Serviran-no, ma non è detto che baste-ranno, perché se si ha menodi 62 anni, ecco che scatteràuna tagliola sotto forma dipenalizzazione dell’1-2 percento sull’importo della ren-dita per ogni anno mancantealla fatidica soglia.L’altra decisiva stretta ri-guarda le pensioni di vec-chiaia e, in particolare, l’etàminima per accedervi. Laparola magica è convergen-za. Da inizio anno l’età perottenerle è di 66 anni per gliuomini di tutti i settori e per

le donne del pubblico impiego. Le donnedipendenti del privato e le lavoratrici au-tonome, invece, salgono subito a 62 annie nel volgere di un lustro arriveranno an-che loro, nel 2018, a 66 anni. Un bel bal-zo in avanti rispetto alla scaletta soft diascesa prevista in precedenza, che porta-va all’equiparazione nel 2026. Ma nonbasta. Sia perché è stabilito che nel 2021l’età minima non potrà essere inferiore a67 anni. Sia perché è molto probabileche, già prima di allora, l’età sarà più al-ta proprio per effetto di quel congegnoautomatico - l’uovo di Colombo di sac-coniana e tremontiana invenzione - chela lega alla speranza di vita.

Ogni triennio e poi ogni biennio l’Istatdarà conto di quanto gli italiani campe-ranno in più e come per sortilegio la viad’uscita dal lavoro si allungherà. Senzatrattative estenuanti e addirittura senzanorme di legge. Basterà un semplice de-

avuto tutte le caratteristichedi un vero e proprio blitz. El’effetto di una rivoluzione

compiuta. Ai primi di dicembre le antici-pazioni dei giornali sui possibili inter-venti in materia di previdenza sembrava-no le classiche tirate sensazionali desti-nate a essere ridimensionate dalle misureeffettive. Ma quando si sono lette le nor-me del decreto, diventato legge in ventigiorni, si è scoperto che la realtà, per unavolta, superava la fantasia giornalistica.

La manovra Fornero-Monti sulla pre-videnza si è rivelata più drastica, robustae definitiva di quanto si potesse immagi-nare. In un sol colpo e, verrebbe da dire,senza colpo ferire rispetto a partiti e sin-dacati rimasti quasi attoniti e storditi, ilpacchetto-pensioni ha mandato in soffit-ta le pensioni di anzianità, semplicemen-te, si fa per dire, abolendole; ha elevatol’età pensionabile delle donne nel priva-to con un salto in avanti senza preceden-ti; ha esteso il metodo di calcolo contri-butivo a tutti, rottamando il vecchio, ge-neroso sistema retributivo; ha cancellatoprivilegi e colpito vantaggi, con una bot-ta del 15 per cento per le rendite superio-ri a 200 mila euro (il ministro del Lavo-ro, detto per inciso, la voleva del 25 percento); ha messo in mora le Casse priva-tizzate con un ultimatum con tanto discadenza; e, ultimo ma non ultimo, hacreato quel super-ente Inps-Inpdap chenon ha eguali in Europa.

Gli interventi, insomma, sono tosti.Ma, prima di considerarli nel dettaglio,conviene dire subito che non vengonodal nulla. Le azioni sulla previdenza,realizzate dal Governo Berlusconi e, inparticolare, dai ministri Maurizio Sacco-ni e Giulio Tremonti, hanno di fatto pre-parato il terreno ideale per l’operazionefinale messa in atto dal ministro ElsaFornero. Basterebbe guardare a dueaspetti: il collegamento fondamentale trasperanza di vita ed età pensionabile e l’e-quiparazione immediata dell’età pensio-nabile delle donne a quella degli uomininel pubblico impiego.

È verosimile ritenere, però, che lostesso Governo Berlusconi non avrebbepotuto andare oltre. L’opposizione inter-na della Lega innanzitutto e quella ester-na del Pd e dell’Italia dei valori hannoimpedito e avrebbero impedito anche so-lo di ipotizzare ulteriori strette. La musi-ca è cambiata completamente con l’ese-cutivo Monti che, non a caso, ha messosubito mano alla previdenza senza passa-re attraverso i vecchi riti della concerta-zione politica e sindacale.

Blitz doveva e poteva essere. E blitz èstato. A condurlo in porto, del resto, contanto di lacrima che non ha guastato, an-zi, è stata un ministro che di previdenzase ne intende, anche se la stessa Fornero,non troppo a malincuore, ha dovuto ab-bandonare in parte le proprie tesi accade-miche sul pensionamento flessibile e sui

a cura di

UGO

NALDI

HHaa RIFORMA PREVIDENZIALE

meccanismi volontari di incentivazione-disincentivazione che la Ragioneria ge-nerale dello Stato non avrebbe mai ac-colto per la natura incerta dei risparmi.

Dieci righe di testo e, come d’incanto,sono sparite quote, finestre mobili, cana-li e canaletti di uscita, tutto quello stru-mentario partorito dalla fervida immagi-nazione dei tecnici del Lavoro e del Te-soro nel corso degli anni per imbrigliaree contenere l’anomalia tutta italiana, oquasi, delle pensioni di anzianità chequalcuno aveva anche ribattezzato pen-sioni di giovinezza. Intendiamoci, nientea che vedere con le rendite baby da 14anni di contributi che per un paio di de-cenni hanno fatto la pacchia di dipenden-ti pubbliche coniugate con prole (uno deipiù formidabili incentivi alla procreazio-ne degli anni Settanta). A quelle ci avevagià pensato il Dottor Sottile, GiulianoAmato, che le aveva cancellate nel cal-

Roma. La sede centrale dell’INPS

creto. Tanto per gradire, e si sa fin da ora,nel 2013 saranno tre mesi in più che siaggiungono ai numeri magici indicati.

E così arriviamo all’altra chiave divolta della riforma che è l’estensione delcontributivo a tutti. È un po’ una sorta diritorno al futuro perché recupera l’ispira-zione originaria della riforma Dini del1995 e la porta al suo naturale compi-mento. Che cosa significa, è presto detto.Diciassette anni fa la rivoluzione previ-denziale, realizzata - per coincidenza mafino a un certo punto - da un altro Esecu-tivo tecnico, segnò il passaggio dal me-todo di calcolo cosiddetto retributivo, se-condo cui l’ammontare della pensione èpari a una certa percentuale della mediadelle retribuzioni degli ultimi anni di la-voro, a quello contributivo, in base alquale alla base del conteggio è il totaledei contributi versati durante la vita atti-va. Solo che allora, per rendere social-mente accettabile il cambio, si decise diripartire i lavoratori in tre categorie.

Le cronache raccontano che fu l’allorasottosegretario Piero Giarda - oggi, guar-da un po’, anche lui ministro del Gover-no Monti - a inventarsi la soluzione. Tan-to che si parlò della mela di Giarda divi-sa in tre spicchi. Ebbene, del primo spic-chio facevano parte coloro che avevanoalmeno diciotto anni di contributi al 31dicembre 1995: per loro continuava a va-lere il vecchio congegno di calcolo. Il se-condo spicchio era composto da coloroche avevano meno di diciotto anni dicontributi in quel fatidico 31 dicembre:per loro si sarebbe applicato il vecchiosistema fino alle anzianità maturate entroquella data, e il nuovo per quelle succes-sive. Il terzo spicchio era quello relativoa coloro che avrebbero cominciato a la-vorare dal primo gennaio 1996: per que-sti ultimi calcolo tutto contributivo.

A ben vedere, ad essere «toccati» dalnuovo meccanismo sono solo i lavorato-ri più anziani, perché per gli altri la solu-zione era stata già applicata fin dal 1996.Si dirà: una piccola cosa, in fondo. Manon è così. Il cambiamento ha, comun-que sia, l’effetto di segnare un punto disvolta sia perché manda definitivamenteal macero anche l’ultimo residuo di retri-butivo, duro a morire, sia perché porta acompimento, anche in questo caso, unprocesso di convergenza che restituisceorganicità e coerenza all’intero sistema.Ma c’è di più. Il contributivo fa da apri-pista al cosiddetto pensionamento flessi-bile, con implicito congegno di incenti-vi-disincentivi che, sia pure a condizionirigorose e nella versione hard, trova pro-prio in quel metodo di calcolo la sua ba-se fondamentale.

È infatti previsto fin da ora che per co-loro che vedranno calcolata la pensioneinteramente con il rinnovato sistema, visia un intervallo di età pensionabilecompreso tra i 63 e i 70 anni, con conse-guenti vantaggi per l’ammontare della

25specchioeconomico

rendita a mano a mano che la soglia sa-le. Il contributivo, del resto, è stretta-mente legato ad altri due istituti, la tota-lizzazione e la ricongiunzione, che sonovie per mettere insieme i contributi ver-sati in gestioni diverse e magari frutto ditipi diversi di rapporto di lavoro, subor-dinato, parasubordinato, autonomo, li-bero-professionale.

Solo che, mentre nel caso della totaliz-zazione si è opportunamente provvedutoad eliminare i vincoli che di fatto finiva-no per far perdere quote notevoli di ver-samenti, per quel che riguarda la ricon-giunzione la partita resta sostanzialmen-te bloccata da un’inopinata norma senzapadri che l’ha resa onerosissima. Il che,in un mercato del lavoro destinato a es-sere sempre più costituito da mobilitàprofessionale e da carriere discontinue,appare sempre più come un’incongruen-za utile solo a rimpinguare ingiustamen-te le casse degli istituti.

La cifra della convergenza - e in que-sto senso dell’equità - si ritrova anche inaltre due operazioni che erano già co-minciate e che la Fornero ha portatoavanti: l’equiparazione dell’aliquotacontributiva e, dunque, del peso dei con-tributi sul costo del lavoro; e l’armoniz-zazione delle regole per le Casse cosid-dette privatizzate. Sul primo versante adover pagare progressivamente di piùsono lavoratori autonomi (commerciantie artigiani) e parasubordinati (collabora-tori a progetto e figure simili): l’obietti-vo, neanche tanto velato, è arrivare all’a-liquota unica in modo da rendere, alme-no per questo aspetto, neutrale la sceltadella tipologia contrattuale da applicareal rapporto di lavoro.

Sul fronte dei liberi professionisti, in-vece, la soluzione dell’equilibrio deiconti e della armonizzazione di regole erequisiti (e le due cose si tengono) passa,per ora, attraverso un deciso avviso ainaviganti. I vertici delle Casse sono

chiamati a darsi un nuovo e più solidoassetto nell’arco di pochi mesi. Sullosfondo la doppia minaccia del commis-sariamento e dell’accorpamento deglienti o addirittura del passaggio al super-ente Inps-Inpdap. E così, in questa sortadi gioco dell’oca della previdenza, sigiunge a un altro dei tasselli essenzialidel puzzle, quello della nascita di un ma-stodonte, l’Inps-Inpdap, che non ha forsepari nei Paesi industrializzati. Anche quiil tratto emergente è sempre quello dellaconvergenza, unito all’esigenza del ri-sparmio per effetto della riduzione deicosti e delle sinergie possibili e realizza-bili. Semmai, si tratterà di verificare latenuta della governance del mega-istitu-to ed eventualmente intervenire su essa.

A conti fatti, dunque, il blitz apparenon solo riuscito ma foriero di una piat-taforma stabilizzata e in linea con i mi-gliori sistemi di welfare europei. Biso-gnerà certo verificare l’impatto socialedella rivoluzione e, contemporaneamen-te, l’integrazione e la connessione con lariforma del mercato del lavoro e degliammortizzatori. Se i canali di comunica-zione e le linee di raccordo funzioneran-no, a quel punto l’Italia potrà diventareun modello di riferimento che non avràniente da invidiare ai cosiddetti più evo-luti riferimenti nord-europei. Ed anzi, seprevarrà anche una logica di interdipen-denza con il welfare garantito dalla retedella bilateralità, in chiave di sussidia-rietà, l’operazione potrà avere in cascinail risultato di rispondere a una logica nonesclusivamente statalista.

Il merito non sarà solo dell’ultimariforma, ovviamente. Ma di quel lungoprocesso di aggiustamenti, modulazioni,giri di vite cominciato nel lontano 1992 eproseguito e perseguito per oltre due de-cenni da tutti i Governi, fatta eccezioneper le marce indietro, i ripensamenti e gliallentamenti compiuti durante l’ultimoGoverno Prodi. ■

Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali

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«Con il concorso Uso eRiuso - ha spiegato Giancarlo Morandi,

presidente del Cobat - vogliamo stimolare

il mondo della scuola a guardare, registrare

e raccontare il problemadei rifiuti e la sua storia;

vorremmo accompagnarele generazioni più giovani

perché comprendano il rapporto tra ambiente,

industrializzazionee crescita dei consumi».

I giovani possono diveniregli attivi protagonisti di

comportamenti virtuosi a favore dell’ambiente

CONCORSO «USO E RIUSO»: IL COBATCHIAMA I GIOVANI DELLE SCUOLE ITALIANEA RIFLETTERE SULLA STORIA DEL RICICLOobat da oltre vent’anni si occupa ditrattare e riciclare rifiuti «difficili»:pile, accumulatori, apparecchiature

elettriche ed elettroniche, pneumatici emoduli fotovoltaici. Senz’altro uno dei si-stemi più virtuosi di gestione ambientaleeco-compatibile, il Consorzio si estendecapillarmente in tutto il territorio naziona-le con 6 impianti di riciclo, 90 imprese diraccolta e oltre 400 aziende iscritte, dasempre salvaguardando l’ecosistema dal-l’inquinamento di sostanze altamente pe-ricolose. Alla mission istituzionale Cobataffianca un forte impegno per la sensibi-lizzazione della società e dei cittadini ver-so i temi ambientali e verso il trattamentoe il riciclo dei rifiuti pericolosi.

Nell’ambito del tradizionale impegno na-sce «Uso e Riuso: consumi e rifiuti nella te-stimonianza delle generazioni», concorsonazionale rivolto agli Istituti secondari diprimo grado di tutta Italia e condiviso con ilMinistero dell’Istruzione, dell’Università edella Ricerca e con quello dell’Ambiente edella Tutela del territorio e del mare, inseritodai due dicasteri nella Carta di Intenti«Scuola, ambiente e legalità». Scopo dell’i-niziativa è portare all’attenzione del mondodella scuola i temi dei rifiuti e della salva-guardia dell’ambiente, problema in esseresin dai tempi più antichi, che «perseguita»l’uomo da migliaia di anni e in forme diver-se. È l’altra faccia della medaglia dell’evolu-zione umana, una storia istruttiva che vale lapena di conoscere: i rifiuti hanno seguito dipari passo l’evoluzione e il progresso scien-tifico dell’uomo, diventando sempre piùcomplessi, strutturati e difficili da gestire.

Il concorso «Uso e Riuso» propone aglistudenti delle scuole e ai loro insegnantiuna sfida: analizzare, documentare e rac-contare, attraverso la realizzazione di unfilmato di 10 minuti, come è cambiato neltempo, in particolare negli ultimi decenni,il rapporto dell’uomo con i rifiuti, per capi-re come le diverse generazioni hanno af-frontato di volta in volta il problema. Ilprogetto offre agli studenti, agli insegnanti,alle famiglie e alle comunità locali un’oc-casione di confronto e riflessione sull’im-portanza dell’impegno individuale nellasalvaguardia dell’ambiente; ma è anche unmodo per cimentarsi con i nuovi mezzi dicomunicazione entrati nella quotidianità enei linguaggi delle nuove generazioni.

«Con ‘Uso e Riuso’–ha spiegato Gian-carlo Morandi, presidente di Cobat–voglia-mo stimolare il mondo della scuola a guar-dare, registrare e raccontare il problemadei rifiuti e la sua storia; vorremmo accom-pagnare le generazioni più giovani a capirecosa è accaduto all’ambiente con l’indu-strializzazione e la crescita dei consumi.

Vorremmo che i giovani tentassero questaesplorazione con i loro familiari e gli altrimembri delle loro comunità, perché le ulti-me generazioni hanno visto cambiare radi-calmente l’Italia e il mondo. Il futuro, daquesto punto di vista, è nelle mani di tuttinoi e dipende dalla competenza che sapre-mo raggiungere ed esprimere.» Alla realiz-zazione dell’iniziativa hanno contribuitoimportanti personalità del giornalismo edella comunicazione. Uno per tutti, PieroAngela, che coadiuvato dal magistrale trat-to della matita di Bruno Bozzetto, ha riper-corso in un viaggio nel tempo «animato»,la storia dell’affascinante legame che uni-sce da sempre, in modo indissolubile, l’uo-mo e i suoi rifiuti. La giornalista televisivaTessa Gelisio ha collaborato alla messa apunto di una guida informativa indirizzataagli studenti per facilitarli nel realizzare ilvideo, illustrando loro le tecniche e i segre-ti del mestiere. Tutti i contributi sono a di-sposizione degli studenti sulla web tv diCobat all’indirizzo www.cobat.tv. Per gliIstituti e gli studenti, sono stati prodotti ma-teriali informativi, inseriti in un appositokit, contenente anche il dvd con il filmato acura di Piero Angela.

Per Cobat, il concorso ha comportato unimpegno organizzativo e finanziario: ilmontepremio per i vincitori è ricco e so-prattutto utile. Il concorso si articola su duelivelli, uno regionale e l’altro nazionale; ifilmati, uno per ciascun Istituto partecipan-te, dovranno pervenire presso gli uffici delCobat entro il 30 maggio 2012. Due giurie,una regionale e una nazionale - composteda personalità istituzionali e del mondo delgiornalismo e dell’informazione, coadiuva-te dai vertici di Cobat - valuteranno i mate-riali inviati assegnando a ognuno un pun-teggio sulla base di precisi criteri: l’interes-se e l’attinenza ai temi trattati, l’efficaciacomunicativa degli elaborati, l’originalitàdella proposta creativa e il numero di stu-denti coinvolti in rapporto alla popolazionescolastica dell’Istituto di provenienza.

I filmati vincitori a livello regionale siaggiudicheranno 40 premi del valore di 10mila euro ciascuno, con la formula del sal-do di fatture d’acquisto; essi concorrerannoa livello nazionale per aggiudicarsi gli ulte-riori 5 premi del valore complessivo di 100mila euro. Tutti i filmati saranno pubblicatisulla web tv accessibile dal sito Cobatwww.cobat.it. Rivolgendosi agli studentidelle scuole di istruzione secondaria di pri-mo grado, Cobat chiama in questo modo igiovani a rendersi protagonisti della diffu-sione e della promozione di comportamen-ti virtuosi nelle abitudini quotidiane, com-portamenti che da soli possono dare un for-te contributo alla difesa dell’ambiente. ■

CL’AMBIENTE

SENTIREspecchio

economico

guardo dolce, portamento fiero,giocherelloni quanto basta. Raule Ulk sono due pastori tedeschi

di 6 e 4 anni che ispirano immediata sim-patia. Non sono però dei cani comuni,tutt’altro. Fanno parte integrante, infatti,del Contingente dell’Esercito attualmen-te impegnato in Afghanistan. Un teatrodifficile, nel quale l’Italia è presente surichiesta della comunità internazionaleda circa dieci anni, e dove si sta lavoran-do per completare la fase di transizionecon il passaggio della responsabilità del-la sicurezza del Paese alle forze afgane.Un compito non facile, al quale contri-buiscono anche Raul e Ulk, unità cinofi-le dell’Esercito addestrate nella base diGrosseto, in forza al reggimento «SanMarco», che sta operando in Afghani-stan, nell’estesa provincia di Farah.

Raul e Ulk sono specializzati nella ri-cerca di esplosivo. Grazie al loro fiutoriescono ad intercettare la presenza di so-stanze esplosive sia sopra che sotto terra,sventando vere e proprie trappole morta-li: un asso nella manica per i militari del-la task force South-East, unità di mano-vra del Regional Command West in Af-ghanistan, affidata al Contingente italia-no. In particolare i due pastori tedeschisono impiegati nella zona desertica diBakwa. Sempre in coppia con i loroistruttori - Raul con il primo marescialloFabrizio Del Core e Ulk con il caporalemaggiore capo Nicola Zanardini -, sonoparte integrante delle pattuglie che perlu-strano l’area di competenza del «SanMarco». Pronti a scattare al minimo ru-more, al minimo segnale che qualcosanon va, e chi ha affrontato queste missio-ni sa quanto questo sia importante pertornare sano e salvo alla base.

Raul, in particolare, è specializzato nelcosiddetto Patrol-Edd, ovvero è un «ex-plosive detection dog», sigla che per inon addetti ai lavori dice poco, ma che insintesi indica la capacità del pastore te-desco di ricercare e di segnalare la pre-senza di sostanze e ordigni esplosivi im-provvisati, trappole, munizioni e armicollocate sia all’interno che all’esternodi edifici e mezzi di trasporto. Ulk inve-ce è un Mdd, cioè un «mine detectiondog», in grado di ricercare e segnalare lapresenza di mine, trappole esplosive edaltri ordigni anche interrati. Ulk si siedeper pochi secondi nel punto in cui ha av-vertito la minaccia: è il segnale che lì bi-sogna scavare con attenzione. Propriograzie al suo fiuto, nel Gulistan sono sta-ti scoperti due micidiali Ied - ImprovisedExplosive Device - accuratamente na-scosti sotto terra.

Per Ulk si tratta della prima missionein teatro operativo, mentre il suo collegaRaul è un veterano. Addestrato fin dal se-condo giorno di vita, Raul ha già allespalle tre missioni operative: la prima nel2007-2008 nel Kosovo, la seconda nel2009-2010 a Bala Murghab e l’attuale aBakwa, dove si trova dal 15 ottobre dello

27specchioeconomico

tecniche basate sulla costruzione, questimetodi sono fondamentali per creare unlegame inscindibile tra cane e istruttore:lo sanno bene i due conduttori di Raul edUlk, dai quali non si separano mai. Quan-do si ferma uno, si ferma anche l’altro, eviceversa, senza possibilità di sostituti.Tra cane e istruttore si crea un vincoloche va oltre l’empatia, si stabilisce unrapporto affettivo molto profondo, in unacoppia che costituisce «un binomio indis-solubile, assimilabile a un unico sistemaoperativo, altamente specializzato e im-piegabile anche in situazioni ad alto ri-schio che presuppongono l’affidabilità ela fiducia reciproche, che rappresentanoparametri irrinunciabili».

La storia stessa insegna che i cani furo-no impiegati fin dall’antichità a fiancodegli eserciti. I primi a sperimentare l’ef-ficacia dei cani in ausilio dei soldati sem-bra siano stati gli Assiri, seguiti da Egizi,Greci e Romani. Andando a tempi più re-centi, centinaia di cani-soldato venneroaddestrati dagli inglesi durante la primaguerra mondiale con il compito di portaremessaggi sulla linea del fronte, mentrenel 1905, allo scoppio della guerra russo-giapponese, su richiesta dall’ambasciatarussa di Londra vennero forniti all’Eser-cito russo alcuni cani addestrati al soccor-so dei feriti. A Tripoli nel 1911 i cani ven-nero usati come sentinelle, specie di not-te, ed erano alloggiati in buche scavatenella sabbia 400 metri davanti ai militari.Nel secondo conflitto mondiale gli StatiUniti avviarono un programma di adde-stramento per cani da guerra, «arruolan-do» circa 20 mila cani, duemila dei qualifurono inviati al fronte rivelandosi parti-colarmente utili come sentinelle; riusci-vano, infatti, ad intercettare il soldato ne-mico molto prima che i soldati ne perce-pissero la presenza.

Le esigenze attuali sono diverse, ma lavalidità delle unità cinofile è indiscussa.Questo anche grazie a un addestramentobasato su esperienza e professionalità chedura 12 mesi, durante i quali i cani ap-prendono la capacità «combat», ossia lacapacità di affrontare serenamente tra-sporti tattici su qualsiasi mezzo militare,incluso eliscarco ed elimbarco. Nel cen-

tro di Grosseto ai canisono insegnate, inol-tre, tecniche per ilcontrollo della folla eper la vigilanza diaree sensibili. Al ter-mine dei 12 mesi èprevisto un periodo di«training on job»,una sorta di tirocinioall’estero di circa unmese. Quindi il bino-mio cane-istruttore èpronto per la missio-ne, con un compitoche con il gioco a po-co a che fare: salvarevite umane. ■

SS in collaborazione

con lo stato MaGGiore della diFesa

di Mariele Floris

Ministero della diFesa

Gabinetto del Ministro - sPi

scorso anno. Raul e Ulk escono pratica-mente ogni giorno alla ricerca di esplosi-vi; solitamente operano con l’assetto delGenio, ma non è raro che vadano in per-lustrazione anche con la fanteria.

Alla base dell’addestramento di Rauled Ulk c’è il gioco, tecniche di tipo ludi-co che prevedono una gratificazione incaso di successo, generalmente crocchet-te. Sebbene a detta degli addetti ai lavoririchiedano più tempo rispetto ad altre

AFGHANISTAN,UNITÀ CINOFILEALLA RICERCA DI ESPLOSIVO

Raul ed Ulk, i due pastori tedeschi del Contingentedell’Esercito italiano in Afghanistan

I primi a sperimentare l’efficacia dei cani in ausiliodei soldati furono gli Assiri,

seguiti da Egizi, Greci e Romani.Nel 1905 i cani soccorrevano

per la Russia i feriti della guerra russo-giapponese, a Tripoli nel

1911 erano sentinelle alloggiatein buche scavate nella sabbia;

nella prima guerra mondialeportavano i messaggi degli inglesi

sulla linea del fronte, nella seconda erano circa 2 mila al

fronte. Oggi Raul e Ulk sonoin Afghanistan

a cercare esplosivo

FERNANDO D’OLIVEIRA NEVES:PORTOGALLO E ITALIA PER UN’EUROPA PIÙ SOLIDALE

FERNANDO D’OLIVEIRA NEVES:PORTOGALLO E ITALIAPER UN’EUROPA PIÙ SOLIDALE

mbasciatore del Portogallo inItalia, Fernando d’Oliveira Ne-ves lascia l’incarico dopo circa

tre anni e mezzo di permanenza econcluderà anche, come ha dichiara-to qualche tempo fa, la propria, lun-ga carriera diplomatica. Una carrierache ha ruotato per la gran parte in-torno all’Europa. Il suo primo incari-co è stato nel Ministero degli Esteriper preparare l’adesione del Porto-gallo alla Comunità europea, pressola quale poi è stato inviato in rappre-sentanza del suo Paese. In quella ve-ste ha operato per preparare la primapresidenza portoghese del Consiglioeuropeo del 1992, ed è stato portavo-

ce della nuova presidenza portoghe-se nel 2000. È stato quindi Segretariodi Stato degli Affari Europei e suc-cessivamente Segretario Generaledel Ministero degli Affari Esteri. Mala tappa più importante della suacarriera è stata la trattativa che hacondotto su mandato delle NazioniUnite e che si è conclusa con l’indi-pendenza di Timor Est, piccolo Statodel Sud-Est asiatico, ex colonia por-toghese. È stato anche ambasciatorein Angola in un periodo particolare,quando questo Paese era ancora inguerra. Con la Russia e gli Stati Unitiil Portogallo componeva la troika chedoveva accompagnare lo Stato afri-

cano verso la pace. L’ambasciatoreNeves era presente a Luanda alla fir-ma dell’accordo che sancì la fine diogni ostilità. Oggi l’Angola gode diuna grande prosperità grazie anchealle ingenti riserve di petrolio e alleminiere di diamanti di cui dispone,con una crescita annuale del prodot-to interno intorno al 12 per cento.

Domanda. Quali sono i rapportibilaterali tra l’Italia e il Portogallo sulpiano politico, commerciale, cultura-le e turistico?

Risposta. I rapporti politici sonoottimi. Posso dire che le nostre ri-spettive posizioni in campo interna-zionale coincidono al 99 per cento.Sul piano commerciale, invece, sono

28 specchioeconomico

A

Fernando d’Oliveira Neves,ambasciatoredel Portogallo pressolo Stato italiano

Lasciando l’Italia dopo tre anni e mezzo,l’ambasciatore lusitanoanalizza i rapporti politici, culturali e commerciali trai due Paesi, che sonodel tutto d’accordonella difesa e nelrafforzamento dell’Unione europea

a cura di

LUCIANO

DI DOMENICO

un po’ penalizzanti per noi. Il totaledei rapporti tra import ed export tra idue Paesi ammonta a circa cinquemiliardi di euro l’anno, ma il saldo èpositivo per l’Italia. Due terzi di que-sta cifra, infatti, è rappresentata dalleesportazioni italiane verso il Porto-gallo. Mentre vanno bene i rapportisul piano turistico: negli ultimi annisi è registrato un incremento mediodel 7 per cento dei flussi dall’Italia alPortogallo.

D. E sul piano culturale invece?R. Devo dire che le soddisfazioni

più grandi le ho avute proprio neirapporti culturali tra i nostri Paesi.Un’intesa formidabile. La culturaportoghese ha un’ottima accoglienzain Italia. Il poeta Fernando Pessoa, adesempio, è molto conosciuto dagliitaliani. Il portoghese è insegnato inpiù di venti Università in Italia e inmolte è la lingua più scelta, dopo l’in-glese e lo spagnolo. Molti studenti,inoltre, vanno a studiare nel Porto-gallo, nell’ambito del progetto euro-peo Erasmus. Il Portogallo è il Paeseospite di cinque festival del cinema inItalia. E poi non dimentichiamo glistrettissimi legami nel settore dell’ar-chitettura: molti professionisti porto-ghesi lavorano in Italia e molti pro-fessionisti italiani in Portogallo; i rap-porti sono molto intensi e di recipro-ca soddisfazione.

D. Lei ha dichiarato che tra tutte lepopolazioni dei Paesi che ha visitatoo nei quali ha prestato servizio diplo-matico, gli italiani sono i più simili aiportoghesi. È così?

R. È proprio così nei rapporti quo-tidiani con la famiglia, con gli amici,per il senso ludico, la spontaneità euna certa disinvoltura nell’osservan-za delle regole. Tra le tante affinità,purtroppo, figura anche la profondacrisi economica che sta debilitandoanche i nostri due Paesi, che sonostati costretti ad adottare misure dra-coniane per ridurre il debito pubbli-co, imponente nel rapporto con ilprodotto interno.

D. Come procede l’attuazione del-l’accordo di salvataggio di 78 miliar-di di euro da voi siglato nel maggioscorso con l’Unione europea e con ilFondo monetario internazionale?

R. Rappresentanti della Commis-sione europea, della Banca centraleeuropea e del Fondo monetario in-ternazionale si recano continuamen-te in Portogallo per esaminare lo sta-to di attuazione dell’accordo, che èintegralmente e rigorosamente appli-cato. Abbiamo problemi per la pre-senza di un deficit ancora al di sopradei parametri fissati a Maastricht.Occorre però rilevare come nel 2008il Portogallo avesse un rapporto tradeficit e prodotto interno pari al 2,8per cento, quindi nel pieno rispetto

salito al 9 per cento. Nel 2010 il Go-verno ha compiuto grandi sforzi perridurlo, ma ha voluto mantenere lemisure che stimolavano la crescita. Ecosì siamo riusciti ad avere un incre-mento di ricchezza dell’1,4 per cento,con la riduzione del debito al 6,8 percento. All’inizio del 2011 l’Europaha, però, cambiato i metodi di calco-lo, e così il nostro debito è risalito, intale anno, al 9 per cento. Nel 2011 ilPortogallo ha portato a compimentoe persino superato l’obiettivo fissatonell’Accordo di assistenza finanzia-ria, ritenendosi che quando i contisiano conclusi si collochi al 4 per cen-to circa. Ora la differenza di rendi-mento tra i nostri titoli pubblici equelli tedeschi, il cosiddetto spread,è intorno ai mille punti. Penso cheavrebbero potuto attendere che fossi-mo usciti tutti dalla crisi, prima dicambiare le regole. E così, alla fine,abbiamo dovuto chiedere l’assisten-za internazionale e firmare l’accordodei 78 miliardi. Siamo stati penaliz-

zati dai mercati edalle agenzie di ra-ting senza alcunacolpa. Perché noiavevamo i conti inordine e avevamoattuato le numero-se riforme. Ma poi-ché siamo un pic-colo Paese, dall’e-conomia aperta,nessuno si è curatodi compiere analisiaccurate della no-stra situazione. Alriguardo desiderosegnalare un episo-dio. Il mio collegaambasciatore aLondra ha riunitoquesti esperti dellesocietà di analisi eha chiesto loro unaspiegazione sullevalutazioni cheemettevano. La ri-sposta stupefacen-te è stata che nes-

suno di loro conosceva la realtà eco-nomica e finanziaria del Portogallo.

D. Come giudica la posizione dellaGermania, molto più preoccupataper la propria economia e le propriefinanze e poco incline a gesti di aper-ta solidarietà e ad appoggiare deci-sioni che comportino maggior esbor-si di denaro per sostenere i suoi part-ner in difficoltà?

R. Credo che non sia una questionedi solidarietà, ma di mancanza di vi-sione. La Germania è il Paese che piùbeneficia dell’Unione europea. Lastessa cancelliera Angela Merkel haricordato che tutti noi, inclusi porto-ghesi, italiani e greci, avevamo paga-

dei parametrieuropei. E ildebito pubbli-co era intornoal 66,8 percento del pro-dotto interno.N e l l ’ u l t i m odecennio ilP o r t o g a l l o ,come l’Italia,ha incontratodifficoltà nellacrescita. Dopol ’ a d o z i o n edell’euro ilmio Paese haregistrato unacrescita infe-riore a quellamedia euro-pea, mentrenegli ultimi 40anni del seco-lo scorso ilP o r t o g a l l oaveva rag-giunto l’indice di sviluppo più altod’Europa. Dal 2006 il mio Paese havarato riforme strutturali molto si-gnificative, ad esempio nel campodella previdenza, delle liberalizza-zioni, della sburocratizzazione degliapparati dello Stato. Riforme che tut-ti gli altri Paesi, compresa l’Italia,stanno compiendo oggi. Poi si è arri-vati al 2009, un anno molto difficileper noi come per tutti gli altri Paesi, eil Portogallo ha dovuto aumentare dimolto le spese per combattere la re-cessione economica.

D. Ora come va il vostro deficit? R. Il rapporto tra debito e prodotto

interno, che era sotto il 3 per cento, è

«La Germania non hauna visione corretta della situazione attualenell’eurozona. La suaintransigenza non hamotivo di essere, perchéproprio questo Paesebeneficia più di tuttidell’euro e della suastabilità. Angela Merkelha già ricordato cheanche grazie ai denariitaliani, portoghesi egreci è stata finanziata la riunificazione della sua Germania»

29specchioeconomico

Roma. L’Ambasciata del Portogallo

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to per la riunificazione della Germa-nia. E non l’abbiamo fatto soltantoper solidarietà, ma anche per unaquestione politica. La pace, l’unità, lacrescita sostenibile, la stabilità, si ot-tengono e si difendono stando tuttiuniti. Quando si è divisi la storia hagià dimostrato cosa può accadere.Quello che non riesco a capire è co-me i tedeschi non comprendano che,se tutto crolla, finiscono male ancheloro che hanno le banche piene di ti-toli di Stato dei diversi Paesi oggi indifficoltà ed esportano in tutta l’areaeuropea ricavandone benefici econo-mico-finanziari superiori a quantoversano nelle casse dell’Unione. Seavessero ancora il marco che, vistoquanto accade, avrebbe un alto valo-re rispetto alle altre monete, i tede-schi venderebbero molto meno merciall’estero e la loro economia ne sof-frirebbe. Il premier italiano MarioMonti, che sta operando molto benea livello europeo, ha detto qualchetempo fa che non è corretto distin-guere i Paesi in virtuosi e non, dalmomento che la Germania e la Fran-cia sono stati i primi a violare gli ac-cordi di Maastricht.

D. Che cosa pensa Lei della gravis-sima crisi attuale?

R. Sono totalmente d’accordo conil mio presidente della RepubblicaAnibal Cavaco Silva, il quale, in unintervento nell’Istituto UniversitarioEuropeo di Firenze, qualche mese faha ricordato gli innumerevoli passicompiuti sulla strada dell’integrazio-ne europea che, in più di cinque de-cenni, ha garantito il più lungo perio-do di pace e di prosperità della storiaeuropea. L’interesse comune ha fino-ra prevalso su quello dei singoli Sta-ti, e dovrà essere ancora più così, hadetto Cavaco il quale, come il presi-dente della Repubblica Giorgio Na-politano e il presidente del ConsiglioMario Monti, è un vero europeista.

un sistema federale men-tre il governo dell’econo-mia è rimesso al senso diresponsabilità dei singoliStati i. Ciò avrebbe deter-minato situazioni, neiconti pubblici, contrastan-ti con le prescrizioni co-munitarie. Quale è la suaopinione?

R. Dopo Maastricht tuttisostenevano che il Trattatoriguardava la stabilità e lacrescita, ma era necessarioun equilibrio tra stabilità ecrescita, mentre si è datapiù attenzione alla stabi-lità. Occorrono maggiorecoordinazione, una veragovernance politica, unicaper l’economia dell’Unio-ne. Altrimenti l’euro ri-

schia di non aver la stessa credibilitàin ogni Stato membro, a seconda dellaforza economica dei singoli Paesi. Persvolgere un compito adeguato la Ban-ca Centrale Europea deve avere piùpoteri e costituire il vero garante del-l’euro. Deve comportarsi come unavera banca centrale, unica per tutti iPaesi dell’eurozona. L’Inghilterra hauna situazione peggiore della nostra,eppure grazie alla sua Banca chestampa sterline riesce ad assicurare lastabilità della moneta e a fronteggiaremeglio i cicli economici negativi.

D. Come prevede che si chiuderàquesto periodo di crisi? Prevarrà lalogica della totale solidarietà, forieradi una vera Europa, unita politica-mente ed economicamente, con ungoverno sovranazionale sempre piùesteso, o prevarranno logiche cam-panilistiche che indeboliranno l’U-nione Europea frenerandone lo svi-luppo?

R. Spero prevalga il buon senso.Credo che anche i banchieri e gli im-prenditori tedeschi abbiano tuttol’interesse a rafforzare i poteri del-l’Unione Europea, perché anche iPaesi più forti devono temere i rischidi un crollo della casa comune. Spe-riamo che tutti i responsabili degliStati dell’Unione capiscano che de-vono potenziare il ruolo della Bancacentrale e che, nello stesso tempo,devono operare affinché siano stabi-lite regole per disciplinare i mercatifinanziari. Occorre evitare una nuo-va bolla speculativa, frutto di un’ec-cessiva e letale deregulation dei mer-cati finanziari. Dall’inizio del secoloho la sensazione che dobbiamo teme-re nuove aggressioni: non più quellebelliche, ma finanziarie, altrettantodistruttive del benessere collettivo.Spero che i veri uomini di Stato tro-vino la via degli accordi per assicura-re una prospettiva di stabile progres-so alle popolazioni europee. ■

Uno scorcio notturno di Lisbona, capitale del Portogallo

Solo mantenendo l’integrità dell’U-nione Europea, rafforzandone i lega-mi e l’operatività, possiamo conti-nuare a beneficiare della pace e dellaprosperità degli ultimi sessant’anni.

D. Molti critici sostengono che siastata l’introduzione dell’euro la veracausa della crisi attuale?

R. Il presidente Monti l’ha ricorda-to recentemente a Berlino, e l’aveva-no già fatto il precedente ministrodell’Economia Giulio Tremonti e ilpresidente della Banca centrale euro-pea Mario Draghi: quello che è avve-nuto in Europa è stato per larga partecolpa della finanza selvaggia anglo-americana. Occorre anche dire chel’Unione Europea non aveva gli stru-menti per opporre un’efficace difesa.

D. Una delle critiche al Trattato diMaastricht riguarda la creazione di

«Credo che anchebanchieri e imprenditoritedeschi abbiano tuttol’interesse a rafforzarei poteri dell’UnioneEuropea, perché anchei Paesi più forti devonotemere un crollo dellacasa comune. Speriamoche tutti i responsabilicapiscano che devonopotenziare il ruolo dellaBce e stabilire regoleper i mercati finanziari»

lora avversava con i toni di un radicali-smo d’antan. Un’aspra contrapposizionead ogni incisivo cambiamento ha prodot-to una sorta di prima frattura nel mondosindacale rispetto alle altre due grandiconfederazioni Cisl e Uil, disposte a ti-mide aperture, alla ricerca di una nuovavia del dialogo, per quanto impervia, coni Governi Berlusconi che hanno caratte-

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rizzato lo scenario politico degli anniduemila. Non è questa la sede per richia-mare le ragioni di una divergente politicasindacale che andrebbe scandagliata conben altra acribia. Ci basti ricordare che laCgil di Cofferati decise da sola una mo-bilitazione muscolare capace di portare aRoma oltre un milione di lavoratori epensionati. Gli osservatori più attenti ladefinirono una scelta di bandiera, un mo-do evidente per aumentare la coesioneinterna e le opzioni di campo, per segna-re una forza diretta, tracciando un solcoideale tra quanti riconoscevano il prima-to della Cgil e gli altri, non importa chefossero progressisti o militanti di partitidi sinistra.

La Confederazione, in anni scanditida un berlusconismo debordante caratte-rizzato da eventi di massa, volle dimo-strare di essere padrona della piazza an-che, o forse soprattutto da sola, in virtùdi quella strisciante ambizione che dasempre pretende di collocarla quale mo-sca cocchiera di ogni movimentismo.Un grande sindacato popolare arroccato,più e meglio di chiunque altro, a difesadi un sistema consolidato e precostituitosul quale esercitare una leadership indi-scussa. Ideali e valori di uguaglianza, ditutela dei diritti, di etica del lavoro han-no costituito il nucleo nobile attorno alquale erigersi a testuggine romana, con-tro offensive azzardate o scriteriati at-tacchi, rifuggendo da una dialettica delcoinvolgimento che avrebbe condotto laCgil a misurarsi in campo aperto sui te-mi moderni del lavoro, a prendere inconsiderazione diversi sistemi sociali eproduttivi, esigenze innovative scaturite

da una totale ridefinizionedelle relazioni sindacali e delruolo effettivo del lavoro, al-l’interno di un’economiamondiale sempre più inter-connessa, capace di alimenta-re nel proprio seno squilibritali da scatenare una crisi ca-tastrofica senza precedenti,che ancora attanaglia l’interaeconomia internazionale.Spaziare in un terreno cultura-le semisconosciuto accettandodi ammainare vecchi vessilli econsunte parole d’ordine co-stituiva un azzardo per l’inte-grità dell’organizzazione, le-

uali forme presenta oggi il pro-letariato? Indossa ancora tute epanni di lavoro in grandi opificiindustriali o veste in modo so-

brio, opera nei call center, mostra il voltodi giovani brillanti laureati, esprime losguardo malinconico di cinquantennioperosi posti ai margini del tessuto pro-duttivo da una crisi finanziaria dai con-torni lividi e oscuri, tanto maligna dagettare nel panico sempre più ampie fa-sce di lavoratori, mettendo a repentagliogli elementi cardine della coesione so-ciale? Potrebbe apparire un interrogativoretorico, forse per molti, non per la mag-giore Confederazione sindacale italiana,quella Cgil risucchiata ancor oggi da unalatente cultura fordista, capace di impa-niarla in schematismi tattici, inchiodataad una lettura antagonista del mondo dellavoro, fedele a una bandiera che sembraaver smarrito quei simboli di rinnova-mento che, nei molti nobili decenni dellasua storia, ne hanno fatto l’artefice di unprogresso diffuso, la punta di lancia diun movimento ricco di tensioni ideali,ma nello stesso tempo dotato di un sanopragmatismo, capace di realizzare accor-di di portata storica, mutamenti sostan-ziali nella cultura del lavoro e non solo.Una confederazione capace di mobilitarele piazze con milioni di militanti, tuttaviaoggi meno incisiva e determinante sulfronte dei contratti, delle novità, delle re-lazioni industriali.

Lungi da noi la presunzione accademi-ca di individuare i percorsi complessiche segnano l’azione della Cgil dalla fi-ne degli anni 90 ad oggi, altrettanto alie-ni siamo da quella vis polemica che sem-bra animare giornalisti e commentatoripronti a piegare ogni scelta alle ragionidel proprio modello per sostenere una te-si prefissata, disinteressandosi di capirele ragioni del dissenso o di un agire co-munque ricco di motivazioni, fondato suuna visione nobile dei fatti. Lasciamoagli uni e agli altri questo compito one-roso quanto affascinante; ci basterà os-servare con una qualche attenzione i fattidi questi ultimi anni, provare a sviluppa-re un’analisi critica, sempre benvenutaquando ci si trova al crocevia della sto-ria, in un saliente delicato che in-fluirà inevitabilmente per i prossi-mi decenni sulla società italianaed europea modificando inprofondità strutture e metodichedel lavoro.

La costante della diversità rap-presenta uno dei fili rossi dell’a-zione sindacale della Cgil a parti-re dalla conduzione di SergioCofferati che si misurò, o per me-glio dire si scontrò con MassimoD’Alema, allora presidente delConsiglio, proprio sul merito diun profondo, necessario rinnova-mento della struttura contrattualee dei modelli del lavoro, che laConfederazione di Via Po già al-

DI LUCA D’ELBA

CGIL, UN SINDACATO CHENEL 2000 CONTINUAA PENSARE COME UN SECOLO FA

QQ I L D E S T I N O D E I L A V O R A T O R I

Artefice in passatodi un progresso diffuso,permeata oggi da latentecultura fordista, in predaa schematismi tatticie ferma all’antagonismonel mondo del lavoro,la Confederazione sembraaver smarrito il sanopragmatismo di un tempoe la capacità di realizzareaccordi di portata storicae mutamenti sostanzialinella cultura sindacale

Roma. La sede centrale della Cgil

gata come era, e forse come ancora è, aduna visione anchilosata della società.Meglio fare quadrato, fissare steccati in-valicabili e ben riconoscibili, votarsi aduna rigida opposizione, alla regola del«No», persino con un ineffabile nichili-smo, purché non fosse intaccato o messoin discussione l’orizzonte complessivoentro il quale collocare la politica sinda-cale e le relazioni industriali con il Go-verno, i territori e le altre parti sociali.

Ha preso così sempre più vigore loschema del veto, la non disponibilità ma-nifestata in mille mutabili forme, la vo-lontà di contare al tavolo, non quella diassumersi l’onere di accordi scomodi, inun periodo notoriamente di vacche ma-grissime, di ristrutturazioni, di fallimentie volatilità dell’occupazione. Nessunaconcessione sul piano dei diritti teorici,salvo poi arrivare a sottoscrivere in unsecondo tempo le intese già raggiunte daCisl e Uil, avversate prima con indubita-bile evidenza mediatica.

Sono passati anni, figure diverse perstoria, cultura e tradizione si sono avvi-cendate alla guida della Cgil, da SergioCofferati a Guglielmo Epifani sino a Su-sanna Camusso, eppure nessuna con ilproprio carisma si è voluta allontanareda quello che oggi appare come un cli-ché, una coazione a ripetere: da un lato,gli altri sindacati, movimenti, partiti, dal-l’altro, in una sorta di isolamento la Con-federazione di Via Po, se questo risulteràsplendido lo vedremo a stretto giro. Vie-ne da evocare il cosiddetto «zoccolo du-ro»di berlingueriana memoria; sta di fat-to che ogni innovazione di metodo, comedi merito, stenta ad essere recepita.

Appare sempre più sfocato dove inizila consapevolezza dei propri mezzi cul-turali, il radicamento di una tradizionesindacale, e dove finisca l’effettiva ca-pacità di esercitare una presa sulle scel-te. Le parole d’ordine appaiono semprepiù corrose, incapaci di definire i pro-blemi concreti, marcate da un vizioideologico non ammainato; i richiamievocano i tonfi sordi di un ambientesempre meno affollato di idee nel quale,con metodica continuità, si riproponel’antico, mentre l’incalzare delle esi-genze pone ai lavoratori necessità e de-cisioni del tutto nuove, traguardate ver-so un orizzonte da esplorare.

Molti auspicavano un progressivo mu-tamento di rotta con l’elezione a segreta-rio generale di Guglielmo Epifani, consi-derato il suo curriculum sindacale, il pa-trimonio culturale rivolto all’innovazio-ne, la necessità di offrire un profilo di-verso della Cgil rispetto a quello costrui-to da Cofferati. Voci autorevoli anche al-l’interno della Confederazione, destinatead essere sopite vuoi per questioni di li-nea politica e di equilibri interni con lacostante spina nel fianco della Fiom,vuoi per l’evoluzione della politica con ilritorno d’impeto di Berlusconi dopo labreve parentesi del secondo Governo

frontare con pragmatismo i problemi etrovare le soluzioni possibili nel progres-sivo deterioramento dell’economia. I la-voratori avevano bisogno di risposte di-rette, di nuovi contratti, di garanzie perquanto flebili e condizionate, di dialogocon la Confindustria e con le parti socia-li, rifuggendo da un arroccamento piùsquisitamente politico, da una indisponi-bilità di merito e di metodo sempre in-transigente, almeno nelle definizioni divertice e nelle questioni più rilevanti peril mondo del lavoro.

Ciò ha inevitabilmente prodotto unostrappo che, anziché suturarsi negli anni,si è via via acuito in quella che fu la vec-chia «triplice». La Cgil così si è smarca-ta di fatto da tutte le iniziative che hannocoinvolto in questi anni l’intero mondoproduttivo, sino a non firmare nel gen-naio 2009 il nuovo modello contrattualeratificato da tutti gli altri soggetti in cam-po. Una posizione dovuta ad aspri con-trasti interni che si è cercato in ogni mo-do di sopire, mentre si coltivava l’ideaassai consunta che senza l’assenso dellaCgil nessuna modifica incisiva del mon-do del lavoro fosse possibile.

Si è consumata così la lunga stagionedegli scioperi generali nazionali o regio-nali promossi esclusivamente dalla Cgilche nulla di fatto ha prodotto per il movi-mento dei lavoratori, né tantomeno è ser-vita a mitigare le conseguenze di una cri-si economica sempre più aggressiva.Una scelta di militanza interna che ri-chiama la storia novecentesca del sinda-calismo radicale, fatta di mobilitazioni,di slogan condivisibili, di fascino ideolo-gico, priva quasi del tutto, per altro ver-so, di risultati pragmatici.

Una filosofia del fare sindacato neglianni Duemila quasi impermeabile alletante sollecitazioni culturali provenientida ambienti e studiosi di chiara matriceprogressista, capace di creare spinosi di-stinguo all’interno del Partito Democra-tico, tra gli iscritti e i lavoratori. Una li-

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Prodi, incapace di affrontare le questionicruciali dell’economia e della società ita-liana, mentre si continuavano ad alimen-tare nel sindacato di Via Po visioni con-trastanti, massimalismi di genere, spintecentrifughe che potevano essere conte-nute solo facendo rigido quadrato attor-no alla militanza organizzativa dellaCgil, forse l’unica struttura della sinistraitaliana non toccata di fatto da un solidoripensamento culturale e ideologico.

L’armamentario del sindacalista risul-tava così fissato su parametri stabili epoco flessibili, proprio nel momento incui le altre due grandi confederazioni Ci-sl e Uil cercavano una via del dialogo peril confronto con il ministro MaurizioSacconi e l’Esecutivo Berlusconi. Stradaimpervia ma obbligata, se si volevano af-

Una manifestazione della Cgil

Negli anni scanditi dalberlusconismo la Cgilha voluto dimostraredi essere padronadella piazza, anche o forsesoprattutto da sola, perla strisciante ambizionedi presentarla comemosca cocchiera di ognimovimentismo:un grande sindacatopopolare arroccatoa difesa di un sistemasul quale esercitareuna leadership indiscussa

nea del resto intransigente a ritmo alter-no perché, mentre, da un lato si respinge-vano i grandi accordi confederali, dal-l’altro le diverse federazioni della galas-sia sindacale di Via Po firmavano con-tratti ed intese a decine, insieme agliomologhi di Cisl e Uil, richiamandosi alpragmatismo come al superiore interessedi singole frange del lavoro.

Un dualismo o una doppiezza, hannoosservato autorevoli analisti, che non hafatto breccia nella leadership cigiellina,ove la Segreteria confederale, al di làdei distinguo sommessi, si è sempremostrata intransigente verso le questio-ni di fondo di una seria e innovativariforma del lavoro, temi oggi più chemai di attualità sui quali aleggia unostracismo appena velato dal ritrovatounanimismo sindacale in difesa dell’ar-ticolo 18 dello Statuto dei lavoratori,quello che vieta i licenziamenti per leimprese con più di 15 dipendenti.

Un tema cruciale per capire le ragionidella scelta della Cgil è costituito dalsofferto rapporto interno con la Fiom, lapotente federazione dei lavoratori metal-meccanici che dai mitici anni 70 si ritie-ne l’avanguardia ideologica della sinistrasindacale, impermeabile ad ogni innova-zione che metta in discussione gli arche-tipi e i canoni culturali di un movimentodi fatto antagonista, ispirato ai modellinobili e di successo della seconda metàdel Novecento, che rifiuta di accettare loscomodo confronto con la storia, con leemergenze della globalizzazione, con so-luzioni innovative per tutelare l’occupa-zione e i diritti dei lavoratori.

Una singolar tenzone che scandisceda almeno 15 anni il cammino della Cgil.A nulla sono valsi gli sforzi prima di Ser-gio Cofferati, poi di Guglielmo Epifani,per mettere fine ad un estenuante bracciodi ferro con la componente di minoranzadella sinistra capeggiata ieri da GianniRinaldini e Claudio Sabattini, storici ver-tici della Fiom, e oggi da quel MaurizioLandini, segretario generale della Fede-razione dei metalmeccanici che, con lastessa grinta, continua ad essere una spi-na nel fianco della Cgil, prima ancorache della leader Susanna Camusso. Bastala sola vertenza Fiat a tracciare il solcotra gli irriducibili e il resto della Confe-derazione.

Nessuna iniziativa né unitaria, né diragionevolezza rappresentativa è valsa asmuovere l’intransigenza della Fiom,contraria a qualsiasi accordo proposto daSergio Marchionne, sottoscritto dagli al-tri sindacati, Cisl e Uil in testa, e appro-vato a maggioranza dal referendum deilavoratori, interessati prima di tutto amantenere salario e occupazione, primaancora che il primato di un diritto talvol-ta retorico, più spesso inefficace, per nondire inesigibile.

Questa asimmetria interna alla Cgilsembra pesare moltissimo nel fissare lelinee guida dell’azione sindacale. La

spasmodica ricerca di una unità, semprein discussione per la Fiom, obbliga aduna continua rincorsa le altre componen-ti, né i congressi succedutisi negli ultimianni hanno democraticamente risolto ilproblema. Una minoranza valutata nel15 per cento degli iscritti si scopre diver-sa e riottosa ad ogni disegno diverso dalproprio. Pone continue sfide interne edesterne, erige in anticipo le bandiere ros-se cigielline obbligando la Confedera-zione a misurarsi, comunque, sulle posi-zioni espresse dalla Fiom. Questa dupli-cità di orizzonti sembra costituire unacamicia di forza per il primo sindacatoitaliano, impaniato tra logiche ed equili-bri di potere interno capaci di frenareogni spinta al confronto, prima ancoradell’avvio di una necessaria riflessionesul modello di sindacato più idoneo arappresentare il mondo del lavoro neglianni Duemila.

La Confederazione di Via Po ha sceltoin modo ragionato, in questi anni, di co-

stituirsi anche come opposizione politi-ca. Si è assunta o arrogata il compito diesprimere una netta e dichiarata formadi contrasto verso il Governo, richia-mandosi ad una cospicua parte della so-cietà italiana che ha vissuto Berlusconicome un’antinomia democratica irrever-sibile, rifiutando in modo più o menoesplicito di riconoscergli il diritto legit-timo a governare il Paese. Un angolo diosservazione predefinito che ha influitonon poco sulle scelte sindacali, un’av-versione dichiarata venuta a sommarsialle questioni del lavoro, lasciando quasinessuno spazio al confronto vero, alladialettica che conduce al raggiungimen-to degli accordi.

Sciogliere questo e gli altri nodi difondo che da troppo tempo caratterizza-no la Cgil sarà irrinunciabile, se non sivuole relegare una componente storica diprimaria importanza del movimento sin-dacale italiano ad una strisciante irrile-vanza. Quali che siano i risultati dell’a-zione avviata dal Governo di MarioMonti, appare di tutta evidenza che la so-cietà italiana, insieme a quella europea,abbia deciso di superare le colonne d’Er-cole dell’innovazione, materia in cui nelnostro Paese siamo soliti distinguerci peril ritardo storico. Nulla sarà come primadopo questa opprimente crisi finanziaria,dai contorni così plumbei e inquietanti.

Nessun sindacato, nemmeno la Cgil,potrà non rimettersi profondamente indiscussione se vuole conservare le ragio-ni e il diritto alla rappresentanza. La so-cietà internazionale approderà a nuoveforme organizzative, con valori di riferi-mento profondamente mutati e forse conassetti democratici sensibilmente nuovi.La sfida da fronteggiare per il sindacatoitaliano, non solo per la Cgil, sarà quelladi modernizzare la propria cultura, oltreche gli apparati, i metodi e le frontieredel mondo del lavoro. Nulla di più lonta-no dal riformismo delle apparenze in sal-sa italiana, quello che fece dire a Tomasidi Lampedusa che tutto deve cambiareperché nulla possa mutare. ■

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Tempi andati? Un’altra manifestazione della Cgil

Sciogliere i nodi checaratterizzano la Cgil sarà irrinunciabile se non si vuole relegareuna componente storicadel movimento sindacalead una striscianteirrilevanza; quali che sianoi risultati del GovernoMonti, è evidente chela società italianaed europea abbia decisodi superare le colonned’Ercole dell’innovazione

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credibilità che ha nella società. Ecco per-ché è errato non praticare la concertazio-ne con le forze sociali. Ciampi, Amato,Dini riuscirono con quella politica a rea-lizzare rilevanti riforme, quelle della pre-videnza, del fisco, dello sviluppo, del si-stema contrattuale; Prodi centrò l’obiet-tivo dell’ingresso in Europa.

Monti e la Fornero, ministro questa delLavoro e delle Politiche sociali, si sonomossi sinora in modo confuso e disarti-colato dando l’impressione di annuncia-re progetti di cambiamento per poi rapi-damente ritirarli alle prime difficoltà. Èun comportamento che va corretto. IlGoverno Monti si trova tra il martellodel cancelliere tedesco Angela Merkel el’incudine di una opinione pubblica no-strana che non è convinta della manovra«Salva Italia», è dubbiosa sul decreto«Cresci Italia», non capisce i vantaggiche possono derivare dalle liberalizza-zioni. In particolare le critiche si possonocosì sostanziare: è una manovra pocoequa; comporta tasse, imposte e balzellicon pochi irrisori tagli alla spesa pubbli-ca; è sostanzialmente recessiva con sti-moli solo simbolici per lo sviluppo.

Giuseppe Toniolo ammoniva: «Chipiù può, più deve; chi meno può, più ri-ceve». È indubbio che nella manovra«Salva Italia» i tagli hanno colpito i per-cettori di redditi fissi, i pensionati e le fa-miglie in particolare. Le nuove tasse in-trodotte dal decreto superano i 25 miliar-di di euro. Se a tale cifra si aggiungono i177 miliardi complessivamente registratinelle leggi finanziarie e nei vari decretiapprovati a partire dal 2010, il salassonelle tasche dei contribuenti, secondo laCorte dei Conti, è oltre i 140 miliardi.Gli effetti dell’ultimo decreto Monti por-tano ad una gelata da otto miliardi di eu-ro sui consumi.

Il blocco della rivalutazione delle pen-sioni oltre i mille euro netti, accomunatocon la liberalizzazione delle addizionali,,con l’aumento delle tariffe, con la rein-troduzione dell’Ici, con gli aumenti del-l’Iva, con l’aumento dei ticket, abbassa-no in modo rilevante il potere di acquistoper milioni di italiani. È stato calcolato,da enti e centri studi non di parte, che ilsalasso su stipendi, salari e pensioni inci-de mediamente per il 20 per cento. Il

a sentenza della Corte Costitu-zionale sull’ammissibilità delreferendum sulla legge elettora-

le e, paradossalmente, la mancata auto-rizzazione all’arresto dell’on. Nicola Co-sentino, hanno tolto dal cammino delGoverno Monti enormi macigni. Ora ilGoverno è più tranquillo sul piano parla-mentare. I problemi economici si sonoperò aggravati. Una prima grande diffi-coltà è rappresentata dalla crisi dell’U-nione Europea e dell’euro. Non si riescea trovare una soluzione tra la Germania eil resto dell’Europa.

Tutti sono convinti che la fine dell’eu-ro avrebbe effetti devastanti. Ma non sene traggono le conseguenze. I vertici egli incontri bilaterali si susseguono e siinseguono rinviando le necessarie deci-sioni ad improbabili e vaghe scadenze. Ènecessario che l’azione del presidentedel Consiglio Mario Monti in Europatrovi un sostegno adeguato in Parlamen-to, con la consapevolezza che le soluzio-ni per la crisi italiana impongano un’ini-ziativa politica diversa. Pesa sul nostroPaese l’assenza di un vero legame tra imaggiori partiti italiani e quelli che ope-rano a livello europeo. I nostri parlamen-tari in Europa, tranne le dovute eccezio-ni, si caratterizzano per la loro inconsi-stenza.

È fondamentale, in questo ambito, chevenga attenuata a livello europeo la nor-ma capestro che impone la riduzione delnostro debito pubblico al ritmo annualedel 3 per cento del prodotto interno. Nonsi riesce a comprendere come GiulioTremonti e Silvio Berlusconi, quandoerano ministro dell’Economia e delle Fi-nanze il primo, presidente del Consigliodei ministri il secondo, abbiano potutoaccettare o forse subire un provvedimen-to impossibile per il nostro Paese. Il con-tenimento dello spread è ancora troppomodesto e non sono realizzabili altre ma-novre finanziarie oltre le quattro chehanno così inciso sull’economia italiana.

In Italia, poi, l’antipolitica e l’antipar-lamentarismo stanno causando guasti si-gnificativi nel sistema democratico. I cit-tadini, che chiedono con insistenza con-dotte trasparenti e credibili, si mostranosempre di più sensibili ad una demoniz-zazione delle istituzioni rappresentativee della politica. Il Governo «tecnico» èstato subito dal Parlamento. È apprezza-to dall’opinione pubblica e dagli opera-tori economici e sociali.

L’Italia, come la Grecia, non è stata ingrado, di fronte all’emergenza economi-ca, di varare un Governo basato su lar-ghe intese, come è avvenuto in presenzadella crisi negli altri Paesi europei. Ab-biamo dovuto ripiegare su di un Governoi cui componenti sono stati chiamati adassolvere il proprio compito, come ha ri-cordato Monti, con professionalità, sen-za posizioni pregiudiziali.

La scelta del Governo tecnico richie-

DI GIORGIO BENVENUTOPRESIDENTE DELLA

FONDAZIONE BRUNO BUOZZI

LUCI ED OMBRESULLA POLITICA ECONOMICADEL GOVERNO MONTI

LL COME USCIRE DAL «PANTANO»

de, come è avvenuto in altre emergenzenella storia della nostra Repubblica (Go-verni presieduti da Giuliano Amato, daCarlo Azeglio Ciampi, da Lamberto Di-ni, da Romano Prodi), di far leva sui con-sensi dell’opinione pubblica e sull’ap-poggio della società civile.

Alla sua debolezza in ParlamentoMonti deve contrapporre la forza e la

Il Governo Monti stafacendo sul serio, e vi èuna presa di coscienza,un sostegnodell’opinione pubblica.Forme di accanimentoe di vessazione versoi contribuenti vannoscoraggiate, chi nonrispetta la legge nonresterà nell’ombra

blocco dell’indicizzazione delle pensioniper due anni, secondo la Cgil, arreca unaperdita di 6.800 euro nei prossimi 20 an-ni per chi percepisce 1.450 euro lordi almese. La stessa cifra che verrà prelevataa chi ha 250 mila euro investiti.

Che differenza c’è tra un pensionato a1.450 euro lordi, corrispondenti a circa1.200 euro netti al mese, e il possessoredi una significativa somma investita inazioni e titoli di Stato, diciamo 250 milaeuro? Questi due tipi di contribuenti so-no stati chiamati dal Governo Monti acontribuire praticamente nello stessomodo alla salvezza dell’Italia. Il contri-buente «ricco» pagherà ogni anno lo 0,1per cento - che diventerà un po’ di più, lo0,15 per cento a partire dal 2013 - sulproprio patrimonio. Il che significa 250euro per il 2012 e 375 euro all’anno pertutti gli anni a venire. Il pensionato rela-tivamente «povero» subirà un salassoannuale per il resto della sua vita - sup-poniamo che abbia una vita media e cheoggi abbia 62 anni -, pari a 20 anni, dicirca 340 euro all’anno. Una specie di«patrimonialina» sulle pensioni.

Troppe tasse. Troppe iniquità. Troppoaccanimento sui più deboli e i più indife-si. Un’iniquità, ma anche un errore eco-nomico. Questo salasso sugli stipendi esulle pensioni deprime la domanda inter-na, facendo affondare sempre di più l’I-talia nella palude della recessione. Unascelta necessaria, invece, è stata quelladella lotta all’evasione fiscale, della li-mitazione dei fenomeni elusivi, della ri-duzione dell’erosione fiscale. È signifi-cativo quello che si sta facendo sul fron-te dell’evasione fiscale, un giacimentoper troppo tempo ignorato, dal quale sipossono e si debbono estrarre risorsesufficienti non solo per la riduzione deldebito pubblico, ma anche per la diminu-zione delle tasse per le famiglie, per iredditi medio-bassi e per il sostegno allepiccole imprese.

Il Governo Monti sta facendo sul serio.Ha potenziato, sviluppato, definito quantoera stato impostato a suo tempo dai mini-stri Giulio Tremonti e Vincenzo Visco.Oggi c’è finalmente una presa di coscien-za ed un sostegno dell’opinione pubblica.Non va sprecato. Forme di accanimento,di vessazione o di criminalizzazione neiconfronti dei contribuenti vanno scorag-giate. Chi non rispetta la legge non resterànell’ombra. «Chi evade le tasse pensandodi trarre vantaggio danneggia i concittadi-ni e offre ai propri figli un pane avvelena-to; consegnerà loro, forse alla fine dellapropria vita, qualche euro in più, ma lirenderà cittadini di un Paese non vivibi-le», ha sottolineato Monti.

Occorre una grande coerenza. Adesempio, non si può tacere sulla demo-nizzazione crescente di Equitalia, conminacce ricorrenti su chi vi lavora. Equi-talia è nata con un largo, larghissimoconsenso parlamentare, per superare l’a-

35specchioeconomico

nomalia per cui su ogni cento euro ac-certati se ne riscuotevano sei, con un co-sto di otto. Equitalia è stata dotata dalParlamento di strumenti efficaci per eli-minare questa anomalia. Certo, ora sidevono fare i conti con una situazioneeconomica e sociale profondamente de-teriorata. I partiti che hanno approvato leleggi sulla riscossione non possono chie-dere ai dipendenti di Equitalia di disap-plicarle. È fondamentale che il Parla-mento cambi le leggi adattandole allamutata realtà, senza ricorrere a forme distrumentalizzazione politica.

La lotta all’evasione fiscale deve esse-re accompagnata dalla lotta alla corru-zione anche attraverso la «spending re-view» promossa da Romano Prodi, so-spesa e poi resuscitata da Tremonti. Te-nendo conto di come hanno inciso sullasua composizione i veti e i controveti deidiversi schieramenti politici, il Governo

Monti deve guardarenel proprio interno conla stessa intransigenzamorale che applicòCiampi allorché costituìil proprio Governo. Imembri dell’Esecutivosono chiamati ad assol-vere al proprio compitocon disciplina ed onore,come recita la Costitu-zione. I cittadini hannodiritto di conoscere con-dotte, pregresse ed at-tuali, in modo traspa-rente e credibile. Non sipuò predicare bene erazzolare male. Sulfronte della spesa pub-blica occorre interveni-re sui costi o, meglio,

sugli sprechi della politica. Non è accettabile che l’unico taglio

strutturale sia quello sulla spesa previ-denziale. Si è fatto poco. Troppo poco.La struttura del nostro Paese è inadegua-ta e inutilmente costosa. Vanno ridotte lemolteplici sedi di decisione e di control-lo, così come vanno eliminati i conflittidi attribuzione tra i vari enti decentrati.Troppi Comuni, troppe Circoscrizioni,troppe Province, troppi parlamentari,troppe Authority, troppe aziende munici-palizzate, troppe consulenze. Occorreprocedere ad una coraggiosa semplifica-zione, ad una liberalizzazione dai vincoliburocratici che asfissiano la nostra eco-nomia e la nostra società.

Il Paese è destinato a soccombere, adeclinare, ad impoverirsi se non si riu-scirà a valorizzare quel rilevante edesteso potenziale di rinnovamento cheesiste e resiste nel nostro Paese. È statoricordato autorevolmente che la dram-maticità della crisi economica è cono-sciuta soprattutto per le sue conseguen-ze materiali. Dietro l’angolo si prean-nuncia minacciosa la povertà, alla qualese ne aggiungono altre nascoste. È cosìche si è determinata l’emarginazione, laperdita di speranza, la disgregazionedelle realtà associative, delle famiglie,dell’unità nazionale.

Non si può oggi solo discettare suquando finirà la crisi e su come rico-struire una ricchezza di valori e di idea-li. Ad un Governo tecnico non si puòchiedere; occorre, parafrasando JohnKennedy, dire come si intende contri-buire alla ricostruzione civile, morale,ideale del Paese. Per farlo occorre ilcoinvolgimento, la partecipazione, lamobilitazione di tutti i soggetti sociali el’indicazione degli obiettivi per i qualisi chiedono i sacrifici e le rinunce. In-somma l’Europa, la crisi economica efinanziaria, la globalizzazione, non de-vono essere vissute come una minacciama come un’opportunità per lo sviluppoe la crescita dell’Italia. ■

La lotta all’evasionefiscale deve essereaccompagnata daquella alla corruzione;il Governo Monti deveguardare nel propriointerno conintransigenza morale,i membri dell’Esecutivosono chiamatiad assolvere al propriocompito con disciplinae onore, comerecita la Costituzione

Roma. Palazzo Chigi, sede del Governo italiano

36 specchioeconomico

na delegazione dell'OUA,l’Organismo Unitario del-l'Avvocatura, è stata ascoltata

in un’audizione dalla CommissioneGiustizia del Senato presieduta dalsen. Filippo Berselli, sul decreto-legge n. 212 emanato dal Governo il22 dicembre scorso recante disposi-zioni urgenti in materia di composi-zione delle crisi di sovra-indebita-mento e di disciplina del processocivile. L'OUA ha consegnato alcunidocumenti di analisi e di critica -comprese le delibere del Consigliodell'Ordine degli avvocati di Napolie lo Studio dell'Unione Triveneta - suquelle norme che limitano l'accessoalla giustizia per i cittadini e che pre-sentano chiari profili di incostituzio-nalità, ma nello stesso tempo ha pre-sentato un elenco di proposte percontribuire a un'efficace riorganizza-zione della macchina giudiziaria eridurre i tempi dei processi.

Nel corso dell'audizione è stataribadita la netta contrarietà ad inter-venti nella giustizia civile che limita-no l'accesso alla stessa, comprimono idiritti dei cittadini, violano laCostituzione. Dall'introduzione dellamedia conciliazione obbligatoria iprovvedimenti varati da vari ministridi diversi Governi sono tutti impron-tati a una filosofia sbagliata chepunta alla riduzione dei diritti dei cit-tadini e comprime il diritto di difesa.In sintesi, invece di far funzionare lamacchina giudiziaria si cerca di evita-re che i cittadini possano far valere ipropri diritti. Il risultato è un sistemagiustizia ancora più ingolfato, coninterventi, oltreché inutili ai finideflattivi, anche con chiari profili diincostituzionalità.

Nello stesso segno vanno le normecontenute nel suddetto decreto legge212 varato dal Governo Monti su pro-posta del ministro della GiustiziaPaola Severino. Palesemente incosti-tuzionale è, infatti, la norma deldecreto legge che prevede l'applica-zione, nella prima udienza del pro-cesso, di una sanzione per la parteche non partecipa alla media concilia-zione obbligatoria. La previsione èillegittima e incostituzionale. Bastaconsiderare che la parte ha il dirittodi non partecipare a tale procedura,come è un suo diritto non parteciparecome convenuta in giudizio, per leragioni più disparate, ivi compreso ilrisparmio di una spesa inutile. Comesi può, quindi, sanzionare l'eserciziodi un diritto? Si tratta, pertanto, diuna norma liberticida di stampofascista.

È bene ricordare che, dopo ottomesi dalla sua entrata in vigore, nonsono più di tremila le conciliazionieffettivamente realizzate con la pro-cedura di obbligatorietà. Ed in queste

O U AUU

zazione. Il menzionato decreto leggeprevede altresì la presentazione diun’istanza per la trattazione dellecause pendenti da oltre tre annidavanti alle Corti di Appello e allaCorte di Cassazione. L’istanza, neces-saria per impedire l'estinzione delprocesso, deve essere sottoscritta per-sonalmente dalla parte. Anche qui sicontinua ad alimentare sospetti versogli avvocati, disattendendo il rappor-to fiduciario che imporrebbe la sotto-scrizione dell'istanza da parte delsolo avvocato, al quale è spesso affi-dato un mandato ampio che com-prende la rinuncia e la conciliazionedella vertenza.

La norma è peraltro inutile: il ter-mine di tre anni è breve e insignifi-cante. Un termine congruo potevaessere quello di cinque anni. In treanni in Corte di Appello si possonotenere anche due sole udienze percausa. Che senso ha imporre a unaparte processuale la presentazione diuna istanza per un appello propostoda tempo non remoto? E cosa accadese la parte è deceduta? La norma con-trasta, infatti, con il principio proces-suale che il giudizio prosegue(«morto che parla») anche se la parteè deceduta, salvo la dichiarazionedella morte in udienza da parte deldifensore, rimettendo tale ultimadecisione alla volontà di ogni singolaparte e alla strategia processuale perla tutela del diritto azionato.

E poi cosa succede se la parte risie-de all'estero o quando l'impugnazio-ne sia stata proposta nell'interesse diun gran numero di parti? In tali casi,esclusa l'istanza da parte dell'avvoca-to, è molto difficile acquisire le sotto-scrizioni dei clienti. Il fine ultimo del-l’inutile norma è solo quello di «buro-cratizzare» il processo in modo dascoraggiare la parte dal prosieguodella impugnazione. Ma vi è di piùsul piano dell’illegittimità: con l'arti-colo 12 del decreto legge, che modifi-ca l'ultimo comma dell'articolo 91 delCodice di procedura civile, si violanopalesemente gli articoli 3 e 24 dellaCostituzione.

Con la nuova norma, per le causefino a mille euro dinanzi al giudice di

vanno comprese le controversie chele parti assistite dagli avvocati aveva-no già conciliato e sono state portatedavanti al mediatore per ottenere untitolo esecutivo per la sola formaliz-

DI MAURIZIO DE TILLAPRESIDENTE DELL’ORGANISMO

UNITARIO DEGLI AVVOCATI

In un’audizione al Senatol'OUA ha consegnatodocumenti di analisi ecritica sulle normevarate dal Governoche limitano l'accessoalla giustizia per i cittadinie presentano chiari profili di incostituzionalità,e nello stesso tempoha presentato un elencodi proposte direttea contribuire a un'efficace riorganizzazionedella macchina giudiziariae a un’effettiva riduzionedei tempi dei processi

NETTA CONTRARIETÀAD INTERVENTI CHE LIMITANOLA GIUSTIZIA CIVILE

37specchioeconomico

pace, non solo non si prevede la pre-senza necessaria di un avvocato, masi limita anche il rimborso delle spesedi causa, per la parte vittoriosa, alvalore della domanda giudiziaria. Sitenta, pertanto, di «strozzare» i pro-cessi che riguardano multe e sanzioniamministrative - che sono spesso ille-gittime - costringendo i cittadini asubirne le conseguenze. Il che nonrientra nel principio di equità piùvolte sbandierato dal Governo Monti.

In conclusione, l'OUA ha ribaditoalla Commissione Giustizia delSenato che nel decreto legge adottatodel Governo mancano del tutto inter-venti organici e complessivi perabbattere l'eccessiva lunghezza deiprocedimenti e l'aumentare dell'arre-trato e ottenere un recupero di effi-cienza del processo civile. Non sonostate prese in considerazione alcunenostre proposte: la riorganizzazionedegli uffici, la diffusione delle prassivirtuose l'assistente del giudice,l'estensione dell'innovazione tecnolo-gica e del processo telematico in tuttoil territorio. Tutte proposte contenutetanto nel Decalogo OUA quanto nelPatto per la Giustizia e i Cittadini, epresentate insieme, tra gli altri,all'Associazione NazionaleMagistrati alle rappresentanze delPersonale della Giustizia. ■

1. Più consistenti risorse economiche e materiali da gestire senza sprechinegli apparati amministrativi delle sedi giudiziarie. La razionalizzazione dellerisorse è un obiettivo che l'OUA indica come primario.

2. Assunzione di uno o più manager in ciascuno dei medi e grandi uffici giu-diziari per gestire con efficienza l'Azienda Giustizia.

3. Applicazione generalizzata del Metodo Barbuto e di prassi virtuose chehanno dato positivi risultati negli uffici giudiziari cui sono stati applicati.

4. Incremento della produttività del lavoro dei giudici, accompagnato da unnumero maggiore di magistrati togati e dall'istituzione della figura dell'assi-stente del giudice - da individuare tra gli idonei al concorso in magistratura etra i giovani avvocati che hanno conseguito a livello distrettuale i primi 20 postiin un’ideale graduatoria degli esami di avvocato -, oltre che dell'ufficio del pro-cesso.

5. Recupero dei magistrati sottratti al proprio ruolo eliminando i distacca-menti presso Ministeri o enti.

6. Individuazione di una nuova figura di giudice laico da valutare con unaccesso rigoroso e selettivo e con adeguata retribuzione e copertura previ-denziale e assicurativa (vedi il progetto dell’OUA).

7. Informatizzazione in tutto il territorio nazionale degli uffici giudiziari e delprocesso telematico. Gli interventi del Governo sono ancora carenti.

8. Drastica riduzione dei riti, unificandoli in due o al massimo in tre modelliprocedurali.

9. Modifica dell'articolo 111 comma 7 della Costituzione, demandando allegislatore ordinario il potere di eccezione e di deroga.

10. Sul piano della modifica delle regole processuali: - abrogare la media-conciliazione obbligatoria e intensificare il potere conciliati-vo del giudice anche nella fase precontenziosa da istituire in grado di appello;- introdurre la possibilità per il difensore di compiere anche nel processo civi-le, e con le medesime cautele del processo penale, indagini difensive, sì dapotersi previamente rendere conto della fondatezza in fatto di un'azione giudi-ziaria, prima ancora di intraprenderla; - eliminare l'istituto del regolamento di competenza. ■

Con ordinanza n. 4912 del 20dicembre scorso il Tar del Lazio haaccolto il ricorso, presentato daicomponenti della Lista Vaglio difesidall’avvocato Antonino Galletti,delegato romano dell’OUA, controla riduzione dell'orario di aperturadelle Cancellerie e degli Uffici delTribunale di Roma per 3 ore inquanto la legge prevede 5 ore neigiorni feriali. «Non ci sono paroleper esprimere a tutti i colleghi lagioia che ci riempie il cuore nelcomunicare la notizia. Desideriamoringraziare chi ci èstato vicino in que-sti giorni e ha con-diviso con noi unabattaglia per otte-nere il dovutorispetto per lanostra categoria»,ha dichiarato l'av-vocato MauroVaglio. «Dopoavere ottenuto lanullità del regola-mento sulle specia-lizzazioni, ecco unanuova importante

vittoria per migliorare la nostra attivitàprofessionale. Il Tar di Roma ha fattoall'Avvocatura, e in particolare a quel-la romana, un splendido regalo. Eraassurdo che il Tribunale più granded'Europa fosse anche il meno acces-sibile. Il Tar ha affermato il sacrosan-to principio che tutti, compreso il pre-sidente del Tribunale di Roma e il diri-gente della Cancelleria, sono sogget-ti alla legge e nessun provvedimentoamministrativo può derogare al prin-cipio, pena la sua illegittimità. Dopo lavittoria al Tar contro le specializzazio-ni forensi, è un'altra grande prova disensibilità del Tar capitolino rispettoalle esigenze della famiglia forense»,ha affermato l'avvocato Galletti.

Roberto Ippolito, autore di «Il BelPaese maltrattato», è il vincitore delPremio speciale 150esimo Unitàd’Italia. Gli è stato consegnato aTerracina nell’ambito di una manife-stazione diretta a celebrare l’arte, lacultura e l’identità dei centri storiciitaliani promossa da «Ecco fatto!»con la partecipazione della Provinciadi Latina. Il libro rappresenta un innoalla bellezza e all’identità dell’Italiache scaturisce da centinaia di episo-di emersi in un «viaggio tra le offeseai tesori d’Italia» sorprendente,appassionato e anche amaro, chesvela infiniti casi di degrado, incuria,vandalismo, trascuratezza, saccheg-gi, disfunzioni burocratiche, cattivapolitica. Roberto Ippolito è ancheautore di «Evasori», altra severa edocumentata inchiesta che svela ladimensione, la capillarità e i trucchidell’evasione fiscale. La ricostruzio-ne dei tanti modi con i quali si eludeil fisco è una denuncia anticipatricedel dibattito sul fenomeno in discus-sione in questi giorni. In precedenzaha pubblicato «L’Italia dell’econo-mia», «Vivere in Europa», «2014 ilfuturo che ci aspetta».

IL TAR ACCOGLIE IL RICORSOSUGLI ORARI DI APERTURADEL TRIBUNALE DI ROMA

IL DECALOGO DELL’OUA PER LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

A ROBERTO IPPOLITOPREMIO SPECIALE PER«IL BEL PAESE MALTRATTATO»

La sede del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio

giore carico di cause, e realizzare un loromigliore impiego. Conseguentementecirca mille giudici potrebbero colmare leattuali lacune d’organico dei maggioriTribunali che manifestano l’arretrato piùpesante, mentre circa 2.700 addetti alleCancellerie e alle attività esecutivepotrebbero essere utilizzati nelle Cortiove maggiormente occorre il loro lavoro.

Attendiamo i risultati concreti di taledifficile programma. La soppressione deiTribunali sottoutilizzati costituisce dadecenni un tema particolarmente sensibi-le, poiché al recupero dell’efficienza giu-diziaria, come ho già scritto su questecolonne (Specchio Economico n. 7/11), sioppongono ragioni di prestigio campani-listico, ostacoli locali che divengono vetipolitici. Anche la norma con la quale èstato limitato l’ammontare delle spese disoccombenza a favore della parte vitto-riosa, statuendo che non potrà superare ilvalore della domanda, dovrebbe scorag-giare la proposizione di cause «bagattel-lari», ovvero di valore più che modesto,ancorché «seriali». Infine a scoraggiare ilricorso alla Giustizia civile o amministra-tiva si aggiunge il tormentato testo checontiene aumenti considerevoli dei con-tributi unificati, ovvero delle somme daversare alle Casse dei Tribunali o delleCorti all’inizio dei giudizi nei vari gradi:primo grado, Appello, Cassazione ovveroTribunale Amministrativo, Consiglio diStato, Corte di Cassazione.

Ma, data la situazione di grave allarmeper l’inadeguatezza della risposta giudi-ziaria che ci relega agli ultimi posti delleclassifiche della Banca Mondiale, il ten-tativo compiuto con il decreto legge inesame di limitare il ricorso alla giustiziacivile per le vicende di minore valoreeconomico, prescindendo dalla delicatez-

on il decreto legge n. 212 di fineanno 2011, recante «disposizioniurgenti in materia di composizio-ne della crisi da sovraindebita-

mento e disciplina del processo civile», ilGoverno ha introdotto misure di alleggeri-mento della pressione giudiziaria nel set-tore civile, da tempo insostenibile. Si trat-ta di una serie di interventi da attuare con-temporaneamente, atti a deflazionare ilcontenzioso giudiziario. Come? In buonasostanza limitando l’accesso al processocivile, rendendo più oneroso l’eserciziogiudiziario dei diritti e degli interessi ingioco. Partendo dal presupposto che laproduzione di sentenze da parte dei giudi-ci, è ai primi posti delle statistiche interna-zionali, come autorevolmente evidenzia ilvicepresidente del Consiglio Superioredella Magistratura Michele Vietti, nel suolibro «La fatica dei Giusti», con le nuovedisposizioni sulla disciplina del processocivile si è cercato di arginare la formazio-ne dell’arretrato giudiziario non agendosul potenziamento delle strutture e dellerisorse giudiziarie, ma da un lato raziona-lizzandole e dall’altro ponendo dei frenialla domanda di servizi giudiziari.

Viene lasciato, solo per il momentospero, fuori da soluzioni specifiche ilcomparto pensionistico al quale sonointeressati l’Inps da un lato e i lavoratorie pensionati dall’altro, che rappresentaun buon 30 per cento del contenziosocivile. Nel merito dei provvedimentiassunti va sottolineato un prioritario ten-tativo deflattivo: di fronte alla lentezzadei tempi della giustizia si è deciso dicontrollare e far leva sulla persistenzadell’interesse alla lite che le parti possa-no ancora avere. La domanda che il legi-slatore pone alle parti in causa è: «Dato iltempo trascorso e le spese sostenute, nonvi siete stancati del giudizio? Voleteancora continuare?». Ecco quindi che ilitiganti e i loro difensori, nei giudizi pen-denti da più di tre anni in Corted’Appello ovvero in Corte di Cassazione,entro sei mesi dall’entrata in vigore dellanorma dovranno depositare una specificadichiarazione, manifestando chiaramentel’intenzione di proseguire nel giudizio. Incaso contrario, la causa si estinguerà perintervenuta rinuncia. Si è calcolato checirca 500 mila cause, nel caso di manca-ta attestazione d’interesse alla loro prose-cuzione, potrebbero estinguersi, con con-seguente alleggerimento dell’arretratogiudiziario di circa un 10 per cento.

Poiché da tempo non vengono indetticoncorsi per i nuovi magistrati, né per ilfuturo è dato sperarvi viste le condizionidella nostra finanza pubblica, un’altrainiziativa tesa a rendere più efficace ilfunzionamento della macchina giudizia-ria riguarda la razionalizzazione dellerisorse disponibili. L’eliminazione diTribunali minori caratterizzati da scarsitàdi domande di giustizia, tale da non supe-rare la soglia dell’impiego minimo degliaddetti ai lavori, potrebbe liberare note-voli risorse a favore di quelli con mag-

neLLa GiuSTiZia CiviLequaLCoSa GiÀ Si muove

R i f o R m e : d o v e , C o m e e q u a n d o a v v i a R L eCC

za della questione giuridica e dall’impor-tanza del diritto leso, o del principio didiritto che si vuole difendere, non gride-rei allo scandalo di fronte a queste misu-re e alle altre che dovrebbero essereintrodotte, quali la semplificazione deiriti, ovvero del processo civile, l’obbliga-torio rispetto dei termini per le attività deimagistrati e non solo dei difensori, spe-rando che questi interventi producanouna reale accelerazione dei tempi giudi-ziari. «Giustizia ritardata è giustizianegata», soleva dire il prof. GiovanniMaria Flick quando era ministro dellaGiustizia. Ben venga un processo piùcostoso ma dai risultati utili, nel rispettodei beni della vita.

Esaminiamo ora il fulcro del decretolegge n. 212, dedicato alla composizionedella crisi da sovraindebitamento, ovveroal «piccolo concordato». Il cosiddetto«consumatore», la famiglia indebitataoltre misura ovvero tutti coloro, compre-si i professionisti e gli artisti, che per con-tingenze varie abbiano contratto debitioltre la soglia delle loro possibilità eco-nomiche e che non potranno alla scaden-za pagarli, oggi hanno a disposizione unostrumento idoneo a porre fine alla lorosituazione di crisi e di progressiva emar-ginazione sociale ed economica. Sullosfondo di questo intervento aleggiano itemi propri della «civiltà del debito» edella spinta al consumo, che muovonol’economia attuale.

Non sono mancate voci che hanno cri-ticato l’introduzione di nuovi istituti giu-ridici che consentono di «scaricare» suicreditori il costo di effimere ed inconsi-stenti ricerche della felicità consumistica,ovvero di attenuare le conseguenze di unindebitamento realizzato per godere diuna qualità della vita che non è diretta-mente proporzionale agli introiti dei qualisi dispone. Certo è che l’attuale modellodi sviluppo socio-economico si basa sul-l’espansione della produzione e quindidei consumi, alimentando la cultura deldebito tipicamente americana, ma diffusain molti altri Paesi anche europei, in ter-mini più pesanti per le famiglie sovrain-debitate che nel nostro. Altrettanto certo èche la concessione massiccia del creditoal consumo è spesso connotata daun’analisi «generosa» delle possibilità dirimborso del debito da parte del fruitore.A merito del nostro Paese va notato che,malgrado il consumismo, la cultura delrisparmio che ha caratterizzato le passategenerazioni non è del tutto tramontata.

All’incalzare dei mercati sempre piùliberi, invadenti e sempre più condizio-

di Lucio Ghia

38 specchioeconomico

nanti, capaci di creare continua-mente nuovi bisogni e infiniticonsumi, il nostro legislatore, difronte alla crisi economica mon-diale ed italiana, ha tenuto presen-ti le difficoltà per il debitore nonsolo di incrementare a livello indi-viduale i propri introiti, ma anchedi ricevere i pagamenti dovutiglipuntualmente: e di fronte alle bennote rigidità occupazionali ed agliorizzonti non tranquillanti che siprofilano, ha agito con tempesti-vità e realismo. La nuova norma-tiva si fa carico di questo conte-sto, traccia un percorso che purepotrebbe essere semplificato,offre soluzioni al debitore e indi-rizza verso soluzioni virtuose unapeculiare risorsa italiana: la cosid-detta «banca di famiglia».

La pensione del nonno, i rispar-mi della nonna, dei genitori, gli introitidel suocero, dello zio ecc., potranno sor-reggere il piano presentato dal debitoreper uscire dalla crisi. Il serbatoio familia-re al quale si attingeva per comprare casao in occasione di matrimoni, o per opera-zioni straordinarie, oggi ha una prospetti-va d’impiego ulteriormente solidaristicae affettiva: l’accordo con i creditori. Dalpunto di vista più strettamente giuridico,lo schema del decreto legge n. 212 del 22dicembre 2011 colma una grave lacunaprovocata dalla nuova disciplina falli-mentare che dal 2005 ha preso corpoattraverso numerosi innesti normativi.

Infatti le nuove «soglie» di accesso allaprocedura fallimentare, fissate dall’arti-colo 1 della Legge fallimentare, prevedo-no che per essere dichiarati falliti ènecessario avere incassi non inferiori a300 mila euro annuali; beni, macchinari,magazzino, assets vari per oltre 200 milaeuro annuali; e un importo debitoriocomplessivo, anche relativo a debiti ascadere, di circa 500 mila euro. Questosteccato ha deflazionato notevolmente ilricorso ai Tribunali, diminuendo del 30per cento circa le dichiarazioni di falli-mento dal 2006 al 2009, ma ha compor-tato che gli altri debitori in condizionieconomiche e patrimoniali tali da nonsuperare tale soglia fossero esclusi dalleprocedure fallimentari e, se imprenditoriindividuali o persone fisiche, dall’esdebi-tazione; per recuperare il dovuto i lorocreditori hanno avuto solo la via giudizia-ria, ossia i procedimenti esecutivi suimmobili e beni mobili del debitore.

Per effetto di questa esclusione dal fal-limento il lavoro delle Sezioni fallimen-tari è diminuito, ma è aumentata ladomanda di esecuzioni forzate con ulte-riore aggravio di lavoro per le SezioniEsecuzioni dei Tribunali. Di conseguenzail piccolo debitore individuale è risultatoprivato della prospettiva della esdebita-zione, ovvero di essere liberato dai debitirimasti impagati dopo la vendita dei suoibeni e la chiusura del fallimento; ed ècondannato ad essere perseguito dai suoi

creditori, in un succedersi senza fine dipignoramenti e di esecuzioni immobiliarie mobiliari, con esponenziale aumentodel debito iniziale per il sommarsi di inte-ressi e di spese legali.

Quindi ben venga questo decreto checonsente al piccolo debitore il concorda-to leggero e restituisce al debitore sottosoglia una certa parità di diritti e di tutelarispetto ai debitori più grandi. Va appog-giato il ruolo degli organismi di composi-zione della crisi nella ricerca di accorditra debitore e creditori sulla base dellasituazione economica del primo e delledisponibilità messe a disposizione dallostesso, o da terzi, specie dai familiari. Vapositivamente sottolineata la rispostadata a chi vedeva, nella facilitazionedegli accordi con i creditori, un incentivoall’irresponsabilità economica e al moralhazard. Infatti l’articolo 2.2.b) del decre-to esclude da questa procedura i debitoriche l’abbiano usata nei 3 anni precedenti.

Meno condivisibile appare il ricorso alTribunale sia per l’inizio della procedura,sia per l’omologazione di questo accor-do, sia ancora per la sospensione delleazioni esecutive nei confronti del debito-re, provvedimenti tutti che devono esserepronunciati dal giudice. Il percorso trac-ciato dalla norma, nell’articolo 5, riportain campo elementi, strutture, uffici, magi-strati che dovrebbero essere sostituitidagli organismi di composizione dellacrisi, ed essere dedicati solo a funzionigiurisdizionali. In sostanza, significa fareuscire dalla porta delle Sezioni fallimen-tari, quanto ne restava escluso dalledisposizioni dell’articolo 1 della Leggefallimentare, ovvero i fallimenti dei debi-tori sotto soglia, per farli rientrare dallafinestra del concordato leggero chiaman-do il giudice, in una procedura non carat-terizzata da dichiarazioni di insolvenza,ad occuparsi degli accordi tra il debitoree i suoi creditori che non dovrebberoessere «giurisdizionalizzati».

Anche gli studi compiuti in senoall’Uncitral portano a responsabilizzare ead attribuire idonei poteri, come avviene

in altri Paesi compresa laCorea del Sud che ha unalegislazione in tema partico-larmente brillante ed effica-ce, agli organismi di compo-sizione della crisi affidandoloro il potere di sospenderegli effetti di iniziative pre-giudizievoli per il raggiun-gimento degli accordi ovve-ro per il loro buon fine,poste in essere dai singolicreditori. D’altronde anchenel nostro sistema giuridicole procedure esecutive pos-sono essere sospese, adesempio in forza della legge23 febbraio 1999 n. 44.

Non si comprende inoltreperché gli organismi dicomposizione della crisidebbano essere solo pubbli-

ci e non anche privati, purché costituiti daprofessionisti che presentino idoneirequisiti di indipendenza e professionali-tà. Ma ciò che sorprende è la carenza diadeguati contenuti premiali per il debito-re leale e onesto che voglia anticiparel’emersione dalla crisi da indebitamentocon l’aiuto dell’organismo di composi-zione. Infatti, se il percorso disegnato dallegislatore impone il raggiungimentodegli effetti «esdebitatori» solo alla com-pleta esecuzione degli accordi, potrannooccorrere anni prima che il debitore libe-rato dai debiti possa tornare nei circuitieconomici e commerciali ordinari.

Si dovrebbe pertanto puntare decisa-mente sull’anticipazione degli effetti pre-miali per spingere il debitore a non pro-crastinare tali iniziative virtuose, ma ciòpotrà accadere solo in una prospettiva dirapido reinserimento e di assenza didiscriminazioni nei suoi confronti, evi-tando lunghi periodi di pubblicità negati-va che, specie nei circuiti imprenditoriali,può essere devastante per le future inizia-tive. La liberazione dai debiti, il supera-mento della crisi, dovrebbero seguirel’omologazione dell’accordo, anticipata-mente rispetto al finale adempimento chepotrebbe esigere più di qualche anno incaso di pagamenti dilazionati di tutte leobbligazioni contenute nell’accordo.

D’altro canto, in caso di comportamen-ti scorretti e di gravi inadempimenti, l’ac-cordo, secondo la previsione dell’articolo3, può essere risolto e gli effetti esdebita-tori estinti. Ma è noto che anche per leleggi spesso «il meglio è nemico delbene»; quindi ben venga la composizionedella crisi da sovraindebitamento; il suotracciato normativo e il suo contenutopotranno sempre essere migliorati, l’im-portante è assicurare, specie ai cittadinipiù deboli e meno provveduti, maggioritutele e idonei strumenti per realizzaretempestivamente essenziali beni dellavita, quali la tranquillità conseguente alladefinizione dei propri debiti, necessariaper «rialzarsi e ripartire», resi più consa-pevoli dall’esperienza fatta. ■

39specchioeconomico

Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore dellaMagistratura e autore del libro «La fatica dei Giusti»

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Ciò ha de-t e r m i n a t oun’ulterioredilatazionedei tempi didefinizionedei giudizidavanti alleCorti di Ap-pello cui èassegnata lacompetenzaa deciderenella speci-fica mate-ria, che si

aggiunge all’entità ormai stratosferica esempre crescente degli indennizzi liqui-dati: si è passati dai 5 milioni di euro del2003 ai 40 del 2008 per giungere ai circa84 del 2011.

Non meno rilevanti sono le conse-guenze dell’eccessiva durata del pro-cesso penale. Nella relazione si sottoli-nea che, se anche la sua durata media èinferiore rispetto a quella del processocivile, cioè 4 anni e 9 mesi, essa incidetuttavia in modo sensibile sulla sortedegli oltre 28 mila detenuti in attesa digiudizio, che rappresentano il 42 percento della popolazione carceraria:un’altra anomalia tutta italiana. Essa in-cide anche sul numero dei procedimenti- in media 2.369 ogni anno - per ingiu-sta detenzione ed errore giudiziario, ag-gravando la misura dei pur doverosi ri-sarcimenti a tale titolo erogati: nel solo2011 lo Stato ha subito un esborso peroltre 46 milioni di euro.

Detto questo, Paola Severino ha mani-festato la propria angoscia per lo statodelle carceri italiane, mostrando la fermavolontà di agire in via prioritaria e senzatentennamenti per garantire un concretomiglioramento delle condizioni dei dete-nuti, ma anche degli agenti della poliziapenitenziaria che negli stessi luoghi necondividono spesso le sofferenze. Se-condo il ministro, siamo di fronte ad una

econdo la Banca d’Italia, l’ineffi-cienza della giustizia civile italia-na può essere misurata in termini

economici come pari all’1 per cento delprodotto interno. È questo il dato più ri-levante contenuto nella relazione al Par-lamento sullo stato della Giustizia nel-l’anno 2011, svolta dal nuovo ministrodella Giustizia Paola Severino. L’altrodato di rilievo è riportato nel rapportoDoing Business 2010 con riguardo allacategoria «Enforcing Contracts», dalquale si evince che l’Italia si classifica al157esimo posto su 183 Paesi censiti, conuna durata stimata per il recupero delcredito commerciale pari a 1.210 giorni,mentre in Germania ne bastano 394.Questa situazione incide negativamentesulle nostre imprese segnando una diva-ricazione di efficienza, con gli altri Paesidell’Unione Europea, che frena le possi-bilità di sviluppo e anche degli investi-menti stranieri.

Riportando questi dati, il Guardasigilliha tenuto a sottolineare di averne giàparlato in diverse occasioni con il presi-dente del Consiglio Mario Monti e conl’intero Governo, traendone la comuneconvinzione che le interazioni tra econo-mia e giustizia sono fortissime; che se sivogliono attrarre capitali in Italia è ne-cessario garantire certezza ed efficienzadella giustizia; che se si vogliono accre-scere le iniziative imprenditoriali italianee straniere nel nostro Paese è indispensa-bile diminuire drasticamente i tempi dirisoluzione delle controversie civili, as-sicurando un corso celere del processo.Quindi, l’obiettivo primario del Governoè quello di restituire efficienza alla giu-stizia civile, trasformando le difficoltàdel sistema in opportunità di sviluppo edi crescita economica.

Nella relazione si cita anche il rappor-to della Commissione europea per l’effi-cienza della giustizia del 2010, dal qualesi evince che con 4.768 contenziosi ogni100 mila abitanti l’Italia è al quarto po-sto in Europa per tasso di litigiosità, die-tro Russia, Belgio e Lituania, su 38 Paesicensiti. La situazione in cui versa la giu-stizia civile desta forti preoccupazionisia per l’enorme mole dell’arretrato dasmaltire che, al 30 giugno del 2011, erapari a 5,5 milioni di processi, sia con ri-ferimento ai tempi medi di definizionepari a 7 anni e tre mesi, ossia 2.645 gior-ni. Tale situazione ha dato luogo a costo-se e talvolta paradossali conseguenze,dovute al numero progressivamente cre-scente di cause intraprese dai cittadiniper ottenere un indennizzo conseguentealla ritardata giustizia.

In seguito alla legge n. 89 del 2001,cosiddetta legge Pinto, che consente diindennizzare l’irragionevole durata delprocesso, si è verificata un’esplosione diquesto contenzioso, passato dalle 3.580richieste del 2003 alle 49.596 del 2010.

Banca d’Italia:L’inefficienzaè pari all’1 percento delprodotto interno

di ANTONIO MARINI

GIUSTIZIASemergenza che rischia di travolgere ilsenso stesso della nostra civiltà giuridi-ca, poiché il detenuto è privato delle li-bertà soltanto per scontare la pena e nonpuò essergli negata la dignità di personaumana. Solo un equilibrato insieme dimisure, idonee a coniugare sicurezza so-ciale e trattamento umanitario adeguato,potrà fornire un serio contributo alla so-luzione del problema.

Si tratta di una strada lunga e comples-sa, ma che va affrontata con la massimaurgenza privilegiando gli aspetti mag-giormente connotati dall’emergenza. Aquesto riguardo ha ricordato che con ildecreto legge n. 211 del 22 dicembre2011 si sono introdotte una serie di misu-re urgenti per contrastare il sovraffolla-mento delle carceri. Si tratta di normeche modificano le procedure di convali-da dell’arresto dimezzandone i tempimassimi - 48 ore anziché 96 - e inciden-do sulle correlative modalità di custodiain modo da limitare al massimo il transi-to in carcere destinato, statisticamente, adurare per poco tempo: nel 2010 sonostate trattenute in carcere per un massi-mo di 3 giorni 21.093 persone. Si trattadi persone arrestate per reati di non parti-colare gravità, delle quali il giudice, al-l’esito della convalida di arresto e delgiudizio direttissimo, molto spesso di-spone la scarcerazione.

Lo stesso decreto innalza da 12 a 18mesi la soglia della pena detentiva resi-dua per l’accesso alla detenzione domi-ciliare, potenziando uno strumento giàintrodotto nel 2010 dal precedente Go-verno. Per effetto di tale modifica, il nu-mero dei detenuti che potranno essereammessi alla detenzione domiciliare po-trà quasi raddoppiare: ai 3.800 detenutisino ad oggi effettivamente scarcerati sene potranno aggiungere 3.327, con un ri-sparmio di spesa di 375.318 euro algiorno. Con il successivo decreto leggen. 216 del 29 dicembre 2011 sono statepoi introdotte misure volte a migliorareil Piano Carceri approvato dal preceden-te Governo. Tra queste è stata segnalatala disgiunzione delle funzioni di com-missario straordinario da quelle di capodel Dipartimento dell’Amministrazionepenitenziaria, affidando il ruolo di com-missario a una figura professionale ingrado di esercitare in via esclusiva que-ste funzioni.

Infine il 16 dicembre 2011 il Governoha approvato, in via preliminare, unamodifica al Regolamento penitenziarioper introdurre la carta diritti e doveri deidetenuti che fornirà al detenuto, al mo-mento dell’ingresso in carcere, una guidain varie lingue, indicante in forma chiarale regole generali del trattamento peni-tenziario e informazioni indispensabilisu servizi, strutture, orari e modalità dicolloqui, corrispondenza, comportamen-to e così via. ■

41specchioeconomico

ma, che isolasse il primo brano («delitticommessi per finalità di terrorismo, an-che internazionale, o di eversione del-l’ordine democratico»), attribuendogliuna forza autonoma in grado di per sé diescludere i benefici in questione, lasce-rebbe senza riferimento (ma anche senzasenso) il successivo brano: «mediante ilcompimento di atti di violenza».

Lo stesso deve dirsi con riguardo adun’interpretazione che intendesse legarequest’ultimo brano ai soli delitti di ever-sione dell’ordine democratico, scinden-doli dai delitti commessi per finalità diterrorismo. Una simile operazione sa-rebbe assolutamente incongrua, oltrechéinconciliabile sotto il profilo logico giu-ridico, per la semplice ragione che lalegge accomuna ed equipara il terrori-smo e l’eversione, sicché non sarebbelecito scindere le due categorie sia puread altri fini. Peraltro, sotto il profilo si-stematico, la Corte ha rilevato che lostesso articolo 4 bis pone, subito dopo ilpasso appena esaminato, il delitto di as-sociazione mafiosa di cui all’articolo416 bis, come ostativo ex se ai beneficipenitenziari, senza indicazione al com-pimento di atti di violenza, pur fisiologi-ci a tale tipo di reato.

Tale differenziazione non può esserecasuale, né senza significato. Per cui sideve ritenere che il legislatore, nell’af-frontare i due temi - terrorismo ed ever-sione da un lato, mafia dall’altro - li havoluti trattare in modo diverso, essendoper la verità differenti i due fenomeni,sia sul piano sociale che su quello crimi-nologico. La mafia va combattuta sem-pre e comunque, non avendo essa né giu-stificazioni né ideologie di riferimento, edunque non merita neppure benefici insede di esecuzione della pena, fatta salvala collaborazione.

Per il terrorismo o l’eversione si è evi-dentemente voluta evitare la prospettiva,ove si prescindesse dai concreti atti diviolenza, di una criminalizzazione, per-seguita fino al momento dell’espiazionedella pena, del mero dissenso ideologicopolitico-sociale, che si sia manifestato in

l concreto compimento di atti diviolenza, quale specifico stru-mento di finalità terroristiche o

eversive, è requisito necessario perchéoperi il divieto alle misure alternative alcarcere, secondo quanto previsto dall’ar-ticolo 4 bis dell’Ordinamento peniten-ziario. L’ha stabilito la Corte di Cassa-zione con la sentenza n. 45.945, deposi-tata il 12 dicembre 2011, con la quale haaccolto il ricorso di un eversore toscano,condannato per atti intimidatori nei con-fronti di alcuni esponenti politici.

La fissazione di tale principio di dirittotrae origine da una decisione del Tribu-nale di sorveglianza di Torino, che il pri-mo dicembre 2010 aveva dichiaratoinammissibili le istanze di misure alter-native - affidamento in prova e semili-bertà - presentate dal difensore, sul rilie-vo che il titolo del reato, la cui pena erain espiazione, risultava ostativo alla con-cessione di tali benefici. Rilevava in talsenso il predetto Tribunale, a sostegnodella propria decisione, che la ratio deldivieto di cui al citato 4 bis corrisponde-va perfettamente alla natura del delittoprevisto dall’articolo 270 bis del Codicepenale - associazione con finalità di ter-rorismo anche internazionale o di ever-sione dell’ordine democratico -, qualifi-cabile a pericolo presunto, ex se, a pre-scindere dal compimento di specifici attidi violenza.

Avverso tale decisione veniva propo-sto ricorso per Cassazione, deducendosila violazione di legge, posto che l’artico-lo 4 bis prevede, nell’elencazione dei ti-toli di reato escludenti i benefici, i delitticommessi con finalità di terrorismo o dieversione dell’ordine democratico, «me-diante il compimento di atti di violenza»,circostanza questa non presente nel casodi specie. Accogliendo il ricorso la Su-prema Corte ha escluso che il reato asso-ciativo previsto dall’articolo 270 bisdebba ritenersi ricompreso ex se nell’e-lenco dei reati ostativi, a prescindere dalcompimento di atti di violenza, stabilen-do che il divieto dei benefici penitenziariopera solo nei casi in cui i delitti per fi-nalità di terrorismo o di eversione del-l’ordine democratico siano stati com-messi mediante concreti atti di violenza.

A tale conclusione conducono sia lalettura ermeneutica della norma, sia ilquadro sistematico, sia infine un’inter-pretazione costituzionalmente orientatadella norma medesima. Secondo la Cas-sazione, la lettura interpretativa dell’arti-colo 4 bis sul punto in esame rende deltutto evidente che il brano «mediante ilcompimento di atti di violenza» è strut-turalmente connesso a tutta la disposi-zione. Sicché, una piena lettura del branostesso evidenzia che il divieto riguardaesclusivamente i delitti commessi me-diante il compimento di atti di violenza.

Una diversa interpretazione della nor-

Beneficipenitenziariancheagli eversorinon violenti

TERRORISMOI

forme associative pur pericolose, inquanto si propongono la commissione diazioni violente, tuttavia non sempre at-tuate in concreto.

Emerge dunque un’evidente logicanormativa, anch’essa coerente con la let-tura interpretativa del brano in questione,della quale va preso atto, senza possibi-lità di sovrapposizioni meramente sog-gettive. Del resto, risulta quanto mai si-gnificativo che proprio l’articolo 270 bisda un lato punisca, quale reato a difesaanticipata, il mero fatto dell’associazio-ne finalizzata, distinta dagli atti di vio-lenza eventualmente commessi, che sipongono in concorso materiale con ilreato associativo, dall’altro equipari to-talmente le finalità di terrorismo o dieversione dell’ordine democratico qualielementi alternativamente essenziali allafattispecie di reato.

Ne consegue che l’effettivo e concretocompimento di atti di violenza ben puòessere posto dal legislatore quale ulterio-re requisito, per il maggior disvalore cherappresenta, necessario per l’ostativitàdei benefici penitenziari. Peraltro, tenutoconto delle finalità di recupero socialecui l’intera normativa penitenziaria èispirata, non si può ignorare che la con-creta mancanza di atti di violenza nelvissuto deviante del condannato è un fa-vorevole punto di partenza che non puòessere eluso in funzione di un positivopercorso di risocializzazione. ■

Antonio Marini

SSecondo la SupremaCorte di Cassazione,gli autori dei delitticommessi con finalitàterroristichee di eversionedell’ordinamentodemocratico sonoesclusi dai beneficipenitenziari soltantose questi stessidelitti sonostati commessimediante il concretocompimentodi atti di violenza

OPPORTUNAUNA PENA DETENTIVA

A DOMICILIO

eve essere accolta con favore laproposta del ministro della Giu-stizia di introdurre nel Codice

penale una nuova pena detentiva da ag-giungersi all'arresto e alla reclusione eche consente al ristretto di scontare la pe-na nel proprio domicilio, non solo comemisura alternativa alla detenzione. Infattiuno dei fattori che incide di più ed in mo-do negativo sul governo delle carceri è ilfenomeno delle «porte girevoli»: l'impu-tato sconta un certo periodo di custodiacautelare, viene rimesso in libertà, virientra, quando la pena è esecutiva, in se-guito a sentenza divenuta irrevocabile, evi rimane fino a che il giudice di sorve-glianza non gli applica un beneficio.

Questo patologico fenomeno potrebbeessere ridotto consentendo al giudicedella cognizione di applicare, in luogodella pena detentiva in carcere, quella dascontare presso il domicilio, così comeproposto dal ministro della Giustizia. Ta-le possibilità dovrebbe tuttavia intender-si non come una misura alternativa, cherimane riservata alla competenza dellamagistratura di sorveglianza, ma propriocome una nuova modalità di esecuzionedella pena che consisterebbe, in pratica,nella traslazione alla fase di cognizione -o meglio, all'esito di quest'ultima - dell'i-stituto dell’esecuzione della pena pressoil domicilio, già introdotto nel 2010 conla legge Alfano, e di questa dovrebbeconservare tutte le principali caratteristi-che, anzitutto il fatto che non si applichia soggetti pericolosi come rapinatori emafiosi, o recidivi.

Il nuovo strumento consentirebbe disaltare la fase della sorveglianza, evitan-do il cosiddetto «assaggio di carcere» asoggetti non pericolosi socialmente chehanno la possibilità di scontare la penanel domicilio, tra l'altro non gravando sulbilancio dell'Amministrazione peniten-ziaria. L'istituto potrebbe, inoltre, esserecollegato alla scelta di riti alternativi oalla rinuncia alle impugnazioni, realiz-zando un ulteriore benefico effetto de-flattivo del sistema penale. Ciò che peròrimane irrisolto è il problema della popo-lazione carceraria straniera e di tutti co-loro che non hanno un'occupazione e undomicilio - che non sono pochi -, perchéovviamente nei loro confronti il giudicedi merito non potrà applicare la misura.

Ed ancora occorrono protocolli, risor-se e mezzi per consentire alle forze del-l'ordine di compiere efficaci controlli nelterritorio e di verificare l'esecuzione del-la misura, così da assicurare che l'esecu-zione della pena in forme alternative alladetenzione ordinaria si svolga senza pre-giudizio per la sicurezza dei cittadini.

Ancora una volta Magistratura Indi-pendente ha inteso tempestivamente atti-varsi per tutelare le ragioni dei magistra-ti e, in particolare, di coloro che hannopresentato domanda di partecipazione alconcorso per la copertura di 960 posti digiudice presso le Commissioni tributarie.

42 specchioeconomico

so. All’esito della Camera di Consigliol’udienza è stata aggiornata al 25 gen-naio 2012. Si è nel frattempo accertatoche lo stesso bando di concorso era statoimpugnato, sempre davanti al Tar Lazio,anche da Sergio Quatraro ed altri. Per ta-le ricorso è fissata l’udienza per il 18aprile 2012 per la discussione e la deci-sione del merito. Anche in tale ricorsoMagistratura Indipendente ha ritenutoopportuno compiere un atto di intervento«ad opponendum».

Pertanto ha invitato tutti coloro chefossero interessati a sostenere le proprieragioni in tali giudizi ad avvalersi del pa-trocinio dello studio legale del prof. Ca-rugno che ha raccolto le deleghe per l’in-tervento «ad opponendum» sia nel giu-dizio cautelare del 25 gennaio che inquello di merito del 18 aprile 2012. Inol-tre ha comunicato anche la possibilità diattivare iniziative dirette al fine di far ac-certare l’inadempimento dell’obbligo diprovvedere da parte del Consiglio di pre-sidenza della Giustizia tributaria, cheavrebbe dovuto ultimare le procedureconcorsuali entro il 31 dicembre scorso eimmettere nel ruolo dei giudici tributaritutti gli idonei a decorrere dal primo gen-naio scorso; avverso tale silenzio-ina-dempimento, infatti, può essere presenta-to ricorso ai sensi dell’articolo 117 delCodice di procedura amministrativa e gliinteressati sono stati invitati a rivolgersidirettamente allo studio del prof. Caru-gno o a quello dell’avvocato SalvatorePetillo che sta curando tale aspetto inraccordo con l’ufficio sindacale dell’As-sociazione.

Magistratura Indipendente ha espres-so, inoltre, la propria solidarietà verso icolleghi francesi e ribadito quanto siaimportante preservare l'imparzialità delPubblico Ministero dal potere esecutivoin relazione ad analogo gesto compiutolo scorso dicembre dall'Union Syndacaledes Magistrats verso un Pubblico Mini-stero oggetto di un provvedimento disci-plinare promosso dal Ministro della Giu-stizia francese nonostante due parericontrari del Consiglio Superiore dellaMagistratura transalpina secondo la qua-le non vi erano motivi di sanzione.

La garanzia di una Pubblica Accusarealmente autonoma e indipendente ri-sponde infatti alla logica costituzionaledella separazione tra i poteri, pietra an-golare dell’ordinamento democratico, haosservato Magistratura Indipendente;pertanto, devono essere viste come parti-colarmente allarmanti e insidiose tuttequelle iniziative volte ad asservire ilPubblico Ministero al controllo dell’Ese-cutivo e ad introdurre la discrezionalitàdell’azione penale: «Un Pubblico Mini-stero asservito al tale potere avrebbe co-me conseguenza l’erosione del principiodi uguaglianza dei cittadini di fronte allalegge, principio che si vedrebbe cosìsvuotato del proprio contenuto garanti-stico», aggiunge la nota. ■

DD M A G I S T R A T U R A I N D I P E N D E N T E

Come ha già in precedenza comunicato,Magistratura Indipendente è riuscita aformulare un atto di «intervento ad op-ponendum», con il patrocinio dell’avvo-cato Giuseppe Carugno, nel giudizio diimpugnativa del bando di concorso atti-vato dal Consiglio dell’Ordine degli Av-vocati di Cosenza.

Tale iniziativa ha consentito all’asso-ciazione di presenziare alla udienza didiscussione sull’istanza di sospensivadel bando fissata per il 21 dicembre scor-

«Un fattore cheincide di più sul governodelle carceri è il fenomenodelle ‘porte girevoli’:l'imputato scontaun periodo di custodiacautelare, viene rimessoin libertà, vi rientraquando la pena divieneesecutiva in seguitoa sentenza irrevocabile, vi rimane finché il giudicedi sorveglianza nongli applica un beneficio»

di COSiMO MARiA FERRi

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acerdote della Diocesi di Mila-no dal 1972, monsignor FrancoBuzzi, ha studiato teologia e fi-

losofia a Milano, Roma e Monaco diBaviera, conseguendo la licenza inTeologia nella Facoltà teologica di Mi-lano e il dottorato in filosofia nellaPontificia Università Gregoriana aRoma. Dal 1975 al 1991 ha insegnatoAntropologia, Etica, Epistemologia eStoria della filosofia nel Seminario

teologico di Milano e dal 1983 al 1996anche nella Facoltà di Teologia dell’I-talia settentrionale, svolgendo corsispeciali di Teologia fondamentale. Èstato altresì professore invitato allaPontificia Università Gregoriana diRoma. Dal 1992 fa parte del Collegiodei dottori della Biblioteca Ambrosia-na di Milano, nella quale dal 1993 èstato direttore dell’Accademia di SanCarlo, che raccoglie, da tutto il mon-

do, una novantina di studiosi di storiadella prima età moderna. Dal 1996 èdottore ordinario a vita nella Bibliote-ca Ambrosiana e canonico del Capito-lo di Sant’Ambrogio. Dal 2005 è con-sulente ecclesiastico della Sezione diMilano dell’Unione Cristiana Impren-ditori Dirigenti. Dal settembre del2007 è prefetto della Biblioteca Am-brosiana, storica istituzione milanesefondata nel 1607 dal cardinale Federi-

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S

Mons. Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana

Fondata nel 1607dal cardinal Borromeo insieme alla prestigiosaPinacoteca, la Bibliotecarappresenta un tesoronon solo per Milanoma per tutta l’Italia;un patrimonio cheil prefetto intendeoffrire alla conoscenzadel mondo intero tramiteinternet e la presenza ineventi come l’Expo 2015

a cura di

GIOSETTA

CIUFFA

MONS. FRANCO BUZZI:

LA BIBLIOTECA AMBROSIANA

UN TESORO DA SCOPRIRE

MONS. FRANCO BUZZI:

LA BIBLIOTECA AMBROSIANA

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co Borromeo, ospitata nel Palazzodell’Ambrosiana nel quale si trovaanche la Pinacoteca, anch’essa fonda-ta dal Borromeo. Nel 1609 fu una del-le prime biblioteche aperte al pubbli-co, preceduta dall’Angelica aperta aRoma nel 1604 e dalla Bodleiana sortaa Oxford nel 1602. Nello stesso edifi-cio della Biblioteca opera anche l’Ac-cademia Ambrosiana. La Pinacotecavanta reperti preziosi quali il CodiceAtlantico di Leonardo, il cartone dellaScuola di Atene di Raffaello, opere diartisti da Piero della Francesca a Ru-bens, manoscritti di Francesco Petrar-ca, Galileo Galilei e Alessandro Man-zoni. Decine di migliaia i volumi, ditutti i periodi, raccolti nella Biblioteca.Il prefetto guida l’attività scientifico-culturale dell’Ambrosiana, un lavorointenso svolto con almeno altri cinquedottori nominati a vita dagli arcive-scovi di Milano.

Domanda. Che cosa spinse il cardi-nale Federico Borromeo a creare que-sta prestigiosa Biblioteca?

Risposta. Nel 1609 avvenne l’aper-tura della nostra istituzione al pubbli-co. Ma la fondazione risale al 1603 efurono impiegati circa 7 anni per co-struire l’intero complesso. Un’operastupenda, nata con lo scopo di conte-nere la documentazione di tutto il sa-pere allora conoscibile nel mondo; ein effetti essa costituì una svolta versola società moderna. Nella Biblioteca ilcardinal Borromeo decise che dovevaoperare un Collegio dei Dottori con ilcompito di analizzare le opere custo-dite negli scaffali e trarne riflessioni escritti per confrontarsi con gli studiosidi tutto il mondo. Questo è l’aspettopiù alto, scientifico, di ricerca, volutodal Borromeo, ma senza escluderel’accesso di persone non dotate di unacultura superiore. Infatti nacque co-me biblioteca pubblica e fu la prima ola seconda in Europa ad aprirsi a tuttii saperi e a tutte le persone, purché ingrado di leggere e scrivere. Ma nei se-coli si è poi privilegiato l’aspettoscientifico, di ricerca, per cui la biblio-teca è diventata sempre più un luogodi élite, frequentato da studiosi pro-venienti da tutto il mondo, perché ladocumentazione manoscritta da essacustodita costituisce la base per ap-profondita ricerche filologiche e per leedizioni critiche.

D. C’è ancora molta strada da per-correre affinché la Biblioteca Ambro-siana venga veramente frequentatada tutti, anche dai meno preparati neisettori specifici?

R. L’idea del fondatore era buonaperché la distingueva dalle bibliote-che istituite presso le Università, fre-quentate soltanto da coloro che eranolegati in qualche modo al mondo ac-cademico. Quell’idea di apertura del-la struttura a un pubblico più univer-

45specchioeconomico

sale e generale è il motivo che mi haportato, in questi pochi anni di prefet-tura, ad accelerare la vocazione origi-naria di aprirsi di più verso l’esterno.Ed ecco quindi che sono stati istituitianche corsi di Storia del libro offren-do la possibilità, ad esempio agli stu-denti dei licei, di rendersi conto diche cosa è un Codice, di come vienetramandato, del modo in cui attraver-so i manoscritti si arrivi a realizzareun’edizione critica delle opere deigrandi personaggi del passato: Ovi-dio, Cicerone, Eschilo ecc.

D. Ma in concreto come si realizzaun’edizione critica?

R. È una questione tecnica moltocomplessa. In poche parole, occorreesaminare la tradizione dell'operaprescelta attraverso i testimoni più si-gnificativi, siano essi manoscritti ostampati. In concreto, per quanto ri-guarda gli studenti, vengono accolti iprofessori di liceo con le loro classi.Assistiti da un nostro esperto, qualifi-cato per questa formazione, compio-no anche visite in biblioteca ferman-dosi in una sala nella quale vengonomostrati e illustrati loro un certo nu-mero di preziosi esemplari. Si crea inquesto modo un’affezione per la bi-blioteca, anche come luogo d’incon-tro a Milano, per gli studenti dellescuole vicine, i quali, crescendo e fre-quentando le Università, non dimen-ticheranno l’Ambrosiana, anzi po-tranno poi frequentarla con maggioreconsapevolezza. E potranno visitareanche la ricca Pinacoteca. L’intenzio-ne, quindi, è quella di sviluppare irapporti con università e istituzioniculturali milanesi.

D. Accoglie allora visitatori di tuttele categorie ed età?

R. Certamente. Abbiamo preparatovisite anche per i bambini, istituendocorsi particolari con guide specializ-zate che spieghino loro, in modo sem-

plice, il significato delle opere espostein Pinacoteca. Non solo: abbiamo an-che rinnovato l’illuminazione deiquadri esposti con l’uso di led cheesaltano in modo mirabile le singoleopere, rendendole più godibili.

D. È un’iniziativa che ha ereditato,oppure l’ha voluta lei?

R. Prima non c’era. Per conferireuna dimensione più manageriale emoderna alla mia iniziativa ho affida-to alla Fondazione Cardinale FedericoBorromeo, da me voluta, il compito digestire le prenotazioni anche on linedelle visite alla Pinacoteca e la vendi-ta dei biglietti. La Fondazione ha ap-provato in pieno questa iniziativa,tanto che poi ha proceduto autono-mamente a stipulare numerose con-venzioni con enti del turismo, touroperator, agenzie di viaggio, catenealberghiere, e inoltre ha messo a di-sposizione dei potenziali visitatoriuna duplice piattaforma informatica,ticket one e best union.

D. Per fargli acquistare i bigliettitramite la rete?

R. Esattamente, e questo ha fattoquasi triplicare il numero dei visitato-ri. Nello scorso anno abbiamo regi-strato circa 110 mila visitatori, ma lanostra aspirazione è di arrivare a 300mila nei prossimi anni. Non dispo-nendo al momento di possibilità fi-nanziarie da investire in campagnepubblicitarie idonee a un grandeevento, puntiamo a far conoscere lenostre inziative attraverso internet.

D. Chi vi ha aiutato in questa im-presa? Avete degli sponsor?

R. Sì. Attraverso la Fondazione ab-biamo trovato alcuni sponsor, in par-ticolar modo l’Ubi Banca, che ci han-no aiutato soprattutto in fase di avvio.Abbiamo mirato alla valorizzazionedel nostro patrimonio, anche median-te l'opera di architetti particolarmenteesperti in tecniche di illuminazione

Interno della Biblioteca Ambrosiana

46 specchioeconomico

dei musei e usufruendo della eccezio-nale sponsorizzazione del GruppoE.ON. Tuttavia, il punto di partenzadell'intero progetto innovativo è statala sfascicolatura del Codice Atlanticodi Leonardo da Vinci. Fino alla miaprefettura i 1.119 fogli, di cui esso sicompone, erano rilegati in 12 volumi,ossia circa 100 fogli per volume, ingrande formato. Tale disposizione deifogli non forniva però alcun vantag-gio se non quello di difendere il patri-monio da eventuali ipotetici ladri. In-fatti la grande opera non poteva esse-re consultata in modo sistematico, af-frontando i vari temi trattati nelle cen-tinaia di fogli. Occorreva organizzarequalcosa di diverso: scegliere un ar-gomento e consentire la visione di tut-to quanto lo riguardasse, in manieraorganica. È ciò che è stato fatto a par-tire dal 2009, e che si proseguirà finoal 2015. Avendone la possibilità, giàesponiamo, di tre mesi in tre mesi,nell’Ambrosiana e nella Sacrestia delBramante cioè in Santa Maria delleGrazie, 44 fogli organizzati in manie-ra tematica, e questo vuol dire innan-zitutto che siamo entrati in rete. Se siconsidera che il Refettorio di SantaMaria delle Grazie ospita il famosissi-mo Cenacolo di Leonardo, si vede co-me il connubio con gli scritti del Codi-ce risulti finalmente perfetto.

D. Quindi si stanno attuando ini-ziative per valorizzare al massimo leopere presenti nell’Abrosiana?

R. Certamente. Intendiamo rendereaccessibile tutti i giorni il CodiceAtlantico alle persone che frequenta-no Milano per turismo o per affari. IlCentro Congressi della Fiera di Mila-no riceve milioni di persone; pensia-mo cosa significhi per noi essere pre-senti in esso, come appunto abbiamointenzione di fare. Però le iniziativesul Codice Atlantico non sono finite.Per l’Expo nel 2015 è previsto l’afflus-so di un gran numero di turisti; nel-l’occasione accanto al Codice dovreb-bero essere esposti alcuni dei 234 foglidi Windsor, della Regina d’Inghilter-ra, con i 600 disegni di Leonardo.

D. Tutti questi sforzi hanno un co-sto finanziario; come coprite le spesedi tante iniziative?

R. La mia idea è di costituire «pac-chetti» ben confezionati di opere d’ar-te perché, grazie alle esposizioni te-matiche da noi realizzate, dal 2009 ilmateriale è ormai scientificamente la-vorato e ben presentabile. Offrendoquesti «pacchetti» così confezionatiper mostre temporanee all’estero, nonsolo si diffonde la cultura italiana inEuropa e nel mondo, ma si ha anchela possibilità di realizzare alcuni pro-venti necessari a finanziare la nostraistituzione, che deve mantenersi econtinuare il restauro di tante prezio-sissime opere. Ho parlato del Codice

mo valorizzare e mostrare al grandepubblico.

D. Ma chi vi aiuta, in sostanza, dalpunto di vista finanziario?

R. Se non si ricevono risorse dalloStato occorre industriarsi perché con-servare le opere d’arte e i tesori costa.Per questo assume un ruolo rilevantel’attività di comunicazione. Ma io hopreferito delegare le attività di tipocommerciale e gestionale alla Fonda-zione istituita nel 2008, perché ha lecompetenze per svolgerle. Nel corsodegli ultimi 20 anni ho avuto modo diassistere a molte situazioni, e ho com-preso che vi sono iniziative utili chevale la pena di realizzare, ma per lequali occorre un’organizzazione ade-guata. Nella Pinacoteca, per esempio,sono esposti 400 quadri, ma altri 1.600sono in magazzino. Viviamo in unPaese quasi soffocato dal possesso diuna quantità enorme di beni culturali,ma non si è mai previsto di sfruttarequesto patrimonio come una risorsacollegando in modo organico turi-smo, territorio e cultura. E questo, dalmio punto di vista, è assurdo.

D. Allude anche agli edifici di Pom-pei che crollano?

R. Anche al fatto che a questa situa-zione si giunge non tanto perchémanchino i fondi, ma perché mancal’organizzazione, manca un progettoglobale che metta a frutto in sensoeconomico il patrimonio dei beni cul-turali, anche per reperire gli introitinecessari alla conservazione e allafruizione. A tal fine occorrerebbe isti-tuire, per i musei, una duplice compe-tenza, come in altri Paesi. In Germa-nia, per esempio, i musei sono gestitida manager con formazione economi-ca e commerciale e da curatori conformazione in storia dell’arte. Bisognadistinguere le due competenze e solodalla loro collaborazione può ottener-si una gestione produttiva per la col-lettività.

D. Voi state attuando questo tipo diorganizzazione?

R. Abbiamo cominciato a farlo, l’ab-biamo comunicato a vari ministri suc-cedutisi nel Ministero dei Beni e delleAttività culturali, ma ci si scontra conuna tale situazione istituzionale e bu-rocratica che occorrerebbe modifica-re. Ma per farlo sono necessarie tantabuona volontà e determinazione daparte di politici che non pensino soloai 5 anni di legislatura, né temano diassumere decisioni impopolari. For-tunatamente siamo aiutati da alcunisponsor. Nella biblioteca abbiamo unmilione di libri, 36 mila manoscritti,800 mila volumi antichi. Per il patri-monio manoscritto abbiamo un pro-getto che prevede di digitarne almenola metà in 10 anni per renderli visibilitramite internet, dietro il pagamentodi modesti ticket. ■

Atlantico, ma è presente anche il Co-dice Resta, che contiene un’antologiadi disegni di tutte le scuole italiane:romana, toscana, veneziana, lombar-da ecc., dai tempi di Giotto alla finedel 1600. È formato da circa 270 fogli eanch’esso è stato opportunamentesfascicolato per mostrarlo e ci stiamopreparando a un’esposizione a Mila-no già nel 2012 se vi saranno le condi-zioni per realizzarla, altrimenti si farànel 2013. Quello che importa è opera-re con l’obiettivo di far godere a tuttiquesti beni, nella maniera migliorepossibile.

D. Ha parlato del Codice Atlanticoe del Resta, ma l’Ambrosiana non haanche moltissimi altri tesori?

R. Il suo patrimonio grafico si com-pone di 36 mila pezzi tra disegni e in-cisioni. Vi figurano nomi di primissi-mo piano come Rubens, Durer, Cana-letto, ma anche di artisti formatisi nel-la nostra scuola. Il cardinale Borro-meo infatti, dopo aver aperto la Bi-blioteca al pubblico nel 1609, volle an-che la Pinacoteca donando a questacome primo stock le opere della pro-pria galleria. Ma volle che non fossesolo una galleria di quadri da ammi-rare nel corso di una passeggiata; do-vevano stimolare la riflessione, esseremostrati a coloro che avrebbero fre-quentato le accademie di disegno, pit-tura, scultura e architettura da lui isti-tuitevi. L’Accademia di Brera nacquenell’Ambrosiana quando Maria Tere-sa d’Austria, nella seconda metà del1700, trasferì le accademie in quellalocalità. E abbiamo molte opere di al-lievi e maestri del passato che dobbia-

«Viviamo in un Paesesoffocato dalla quantitàdi beni culturali chepossiede ma che nonha mai previsto di usarein modo organico questopatrimonio per trarnerisorse finanziarie moltosuperiori a quantosi ricava oggi.Questo è assurdo.I politici non devonopensare solo a risultatidi breve periodo, maanche a riforme valideche durino nel tempo»

47specchioeconomico

anche nella sua componente di alea(rischio, azzardo), è attività tipica-mente umana, ma anche consapevo-le dei rischi individuali e sociali che aquesta attività sono connessi.

2012 si apre con un mondodel gioco sempre più al cen-tro dell’attenzione dell’opi-

nione pubblica, della politica e delleistituzioni per una svariata serie dimotivi, che vanno dalla sua capacitàespansiva all’incidenza crescente delsuo fatturato sul prodotto internonazionale e ai conseguenti proventiche ne derivano per l’erario, agli in-dubbi aspetti problematici e di ri-schio che lo caratterizzano sia perquanto riguarda i comportamenti in-dividuali (ludopatie, compulsivitàecc.) che per quanto concerne possi-bili contaminazioni con pratiche ille-gali, dal gioco clandestino ai rischi diriciclaggio del denaro.

È auspicabile che alcuni degli im-pegni già assunti dal precedente Go-verno vengano mantenuti, primo tratutti quello relativo alla nascita del-l’Agenzia dei giochi, con il supera-mento della situazione attuale chevede in capo all’Amministrazionedei Monopoli di Stato competenze edeleghe che spaziano, appunto, dalmondo del gioco al settore dei tabac-chi lavorati.

Dato atto dell’enorme mole di la-voro sin qui svolta da tale Ammini-strazione con crescente competenza,non si può non riconoscere come unsettore complesso e delicato, comequello del gioco lecito, richieda unostrumento di gestione e di governoad hoc, dotato delle risorse umane etecniche necessarie a sostenere la sfi-da di un settore in cui l’innovazionedeve procedere di pari passo con cre-scenti garanzie di trasparenza, cor-rettezza e tutela dei diritti degli uten-ti. In secondo luogo, anche le vicendepiù recenti - è il caso della bocciatura,da parte del Tribunale amministrati-vo regionale del Lazio, della cosid-detta «tassa sulle vincite» delle vi-deolotterie, introdotta da uno degliultimi provvedimenti del GovernoBerlusconi - testimoniano che non sipuò intervenire «a gamba tesa» sullafiscalità del settore, pena il varo dinorme frettolose che scontano pro-blemi di legittimità oltre che di diffi-cile applicabilità.

Ancora una volta si presenta in tut-ta evidenza la necessità di investirein questo settore in termini di studioe di conoscenza, per dare base scien-tifica agli interventi nei diversi ambi-ti, dalle misure fiscali alla produzio-ne legislativa, ai provvedimenti inmateria di contrasto e prevenzionedel gioco problematico. Per questo laFondazione Unigioco intende impe-gnarsi a fondo per dare un contribu-to alla maturazione di una genuinacultura del gioco, scevra da demo-nizzazioni a priori, perché il gioco,

Gioco: il Governochiamatoa rispettaregli impegnidel precedente

di FRANCESCO TOLOTTIpresidente della

Fondazione Unigioco

U N I G I O C OIlTra il 24 e il 26 gennaio scorso ha

avuto luogo a Londra l’ICE 2012,l’annuale importante raduno deglioperatori professionali del gioco pro-venienti da tutto il mondo; un ap-puntamento fondamentale cui laFondazione Unigioco ha voluto esse-re presente, perché diventa ognigiorno più chiaro - come ha per altromesso in luce l’attenzione con cui èstato accolto il Libro Verde sui giochidel commissario europeo MichelBarnier -, che i problemi del settore, alivello di opportunità come di rischi,debbono essere affrontati sempre piùa livello internazionale, in primo luo-go comunitario per quanto riguardal’Europa; la dimensione nazionale fi-nisce, infatti, per risultare inevitabil-mente stretta per la gestione di unmercato sempre più globalizzato.

Per il primo febbraio, nella Sala delCarroccio in Campidoglio a Roma, laFondazione ha organizzato il conve-gno «Ludere Humanum Est. Analisie proposte per un approccio consa-pevole al gioco». Con l’obiettivo difavorire la convergenza tra ricercanel territorio, riflessione scientifica erappresentanza istituzionale, e co-struire una concreta proposta di in-tervento, sono stati invitati, oltre arappresentanti delle istituzioni a va-rio livello, il dott. Donato Verrastrodell’Università di Salerno, che hacondotto con il coordinamento dellaprof. Ornella De Rosa un’importantericerca in Campania sulla diffusionedel gioco problematico e sui proble-mi ad esso connessi; la pedagogistaprof.ssa Clementina Gily dell’Uni-versità Federico II di Napoli, il dott.Giuseppe Italia, dirigente del Comu-ne di Roma, e la dott. Anna Ciprianidella Scuola Psicosomatica Cristo Reche, in collaborazione con PrimoConsumo, associazione di consuma-tori, gestisce uno sportello telefonicodi ascolto e di aiuto per i giocatoriproblematici.

Ritorneremo sulle proposte uscitedal convegno nel prossimo numerodi questa rivista; in questa sede mipreme di sottolineare come il temadella prevenzione e del contrastodelle ludopatie, oltreché del monito-raggio dei comportamenti a rischio,debba costituire sempre più il terre-no di un impegno condiviso non so-lo, come è ovvio, dei politici che sonochiamati a normare e legiferare effi-cacemente in materia, ma di tutti glioperatori del settore, a partire dallerealtà economiche più forti che legit-timamente ricavano profitti ma, do-verosamente, non possono dimenti-care le responsabilità che nutrono neiconfronti del cittadino giocatore edella società nel suo complesso. ■

Un settore comeil gioco lecito richiedeuna gestione dotatadi risorse umanee tecniche necessariea sostenere l’innovazionee garantire trasparenza,correttezza e tutela deidiritti degli utenti: nonpossono adottarsi normefrettolose che creanoproblemi di legittimitàe di difficile applicabilità

48 specchioeconomico

ul sistema bancario italia-no si può dire molto. Inpositivo, che ha retto me-

glio di altri sistemi la crisi economi-ca, che ha avviato, anche grazie al-l’Unione europea e alla Banca d’Ita-lia, un sistema per riequilibrare ilrapporto con il cliente. In negativo,che ora ha molta difficoltà a reggerela crisi economica e lo stesso sistema,rispetto alla clientela, è ancora moltolungo e molte sono le norme da mo-dificare. Ciò detto, è però necessariospendere alcune parole quando, permotivi scarsamente comprensibili,anche la clientela è sottoposta, siapure indirettamente, a un «attacco»assolutamente dannoso, se non peri-coloso.

È il caso della Raccomandazionedell’EBA, l’autorità bancaria euro-pea, che impone l’aumento del capi-tale sociale di molte banche europeeper complessivi 114 miliardi di euro.Anche se la finalità è di ricostruire fi-ducia nei sistemi bancari ed è unamisura temporanea ed eccezionale,non doveva essere emanata in questoperiodo; e soprattutto, tenuto contoche le risposte dovevano essere dateil 20 gennaio 2012 e l’operazione con-clusa entro il 30 giugno di quest’an-no, affronta il problema della patri-monializzazione del sistema banca-rio cambiando per l’ennesima voltale regole in maniera inadeguata, inu-tile come dimostra il «fallimento» dialcune banche, ad esempio Dexia, eper alcuni aspetti sbagliata, rischian-do solo di aggravare la crisi e di ri-durre la concessione di credito giàfortemente contingentata.

Significativa la presa di posizionedella Banca d’Italia, molto più severacon il sistema bancario di altre banchecentrali nazionali, in merito alla neces-sità di armonizzare le singole regolenazionali prima di procedere alla rica-pitalizzazione. Prevedendo di farfronte, al prezzo di mercato, all’espo-sizione in atto il 30 settembre 2011 ver-so il debito pubblico dei singoli Stati,la norma fa pagare al sistema bancariouna crisi che travolge principalmentegli Stati e quindi i titoli da questiemessi che le banche acquistano spes-so sulla base di precisi accordi tra idue soggetti. Una disposizione che ha,alla base, una disomogenea valutazio-ne delle attività ponderate per il ri-schio a causa della diversità delle va-rie normative nazionali.

La Raccomandazione stabilisce chele banche costituiscano un «cuscinet-to eccezionale temporaneo» di capi-tale per far fronte alla loro esposizio-ne verso gli Stati. L’accantonamentodeve essere costituito sulla base delprezzo di mercato di quei titoli al 30settembre 2011. In questo senso, se ilriferimento non fosse stato il 30 set-

DOPO LE IMPOSIZIONI DELL’EBALA BCE AIUTA LE BANCHE, MA I CLIENTI CHI LI AIUTA?

tembre ma ad esempio una data suc-cessiva al Consiglio europeo dell’8dicembre 2011 e dopo le elezioni inSpagna e le misure del GovernoMonti in Italia, con certezza le neces-sità di patrimonializzazione sarebbe-ro state molto più contenute. Tuttociò nonostante che la stessa EBAavesse evidenziato, all’atto degli«stress test», che le autorità nazionali

hanno criteri disomogenei di deter-minazione delle attività ponderateper il rischio, il cosiddetto floors, peri diversi modelli di rating interniadottati, Irb e Ama. Una situazione,questa, che può deformare la realestruttura del capitale per un’inap-propriata indicazione della realeesposizione al rischio.

Una scelta che, peraltro, non risol-ve i problemi perché solo il supera-mento della crisi, l’introduzione diuna legislazione europea semprepiù uniforme, il superamento dellesingole difficoltà nazionali e la ces-sione dei titoli tossici consentirannodi recuperare la stabilità dei sistemibancari. Infine la decisione dell’Ebaviene meno a uno dei suoi pilastri, laprotezione del consumatore che si af-fianca alla stabilità finanziaria e al-l’armonizzazione e supervisione del-le regole, poiché il costo delle ricapi-talizzazioni non potrà che ricaderesulla clientela bancaria, sugli azioni-sti, tra i quali particolarmente in Ita-lia sono presenti con notevoli capita-li anche gli enti locali che, già strettidalla crisi e dalla forte diminuzionedegli stanziamenti dello Stato, do-vranno compiere esborsi per parteci-pare alle ricapitalizzazioni, salvo ri-durre la presenza delle singole ban-che nel loro territorio.

Scendendo nei particolari delleprevisioni della Raccomandazione,la riduzione del valore di mercato,mark to market, di titoli di Stato nelcalcolo del patrimonio penalizza so-prattutto le banche italiane che paga-no l’aumento degli spread dei titolidi Stato e accresce la volatilità dei ti-toli stessi. Rasenta poi l’illogicità laprevisione dello stesso parametrodel 9 per cento come coefficiente siadel «core Tier 1» - la parte di patri-monio composta dal capitale aziona-rio e dalle riserve di bilancio prove-nienti da utili non distribuiti al nettodelle imposte -, sia per le banche cheoperano soprattutto nel retail e nei fi-nanziamenti all’economia reale comele italiane, sia per le banche di inve-stimento che operano invece con altorischio e leve finanziarie doppie e tri-ple di quelle italiane. In sostanza, se-condo l’EBA le banche che hanno ti-toli di Stato dei Paesi a maggior ri-

SS

di FABIO PICCIOLINIresponsabile Credito e Finanza

dell’ADICONSUM

FAMIGLIE, IMPRESE E SVILUPPO

Le banche italiane hanno ottenuto in prestito dalla BCEper tre anni 116 miliardi di euro al tassodell’uno per cento. Le imprese e le famigliesperano che una partedi questa ingenteliquidità venga usata dagli istituti di creditoper ridare fiatoall’economia nazionale

La sede della Banca Centrale Europea a Francoforte

Per raggiungere i requisiti chiestidall’EBA servono 3,2 miliardi e ilMonte dei Paschi di Siena ha previ-sto di agire su più fronti: utilizzare ilfondo di riserva per il sovraprezzo diemissione, convertire le azioni di ri-sparmio, agire per un prestito obbli-gazionario. Decisioni rilevanti ma in-sufficienti. L’Unicredit sta agendo,invece, attraverso un aumento di ca-pitale e la ristrutturazione dei cashes«Convertible and subordinated hy-brid equity-linked securities», stru-menti finanziari ibridi.

Rasenta il paradosso il fatto che lestesse banche tedesche dovranno pa-trimonializzarsi per cifre notevoli; adesempio la Commerzbank dovrà ri-capitalizzarsi per 5,3 miliardi e laDeutsche Bank per 3,2. Per tale moti-vo, ora che il problema riguarda an-che la Germania, l’Associazione ban-caria tedesca ha assunto una posizio-ne simile a quella italiana; parados-so, tenuto conto che larga parte del-l’attuale crisi è dovuta alla rigiditàdella Germania che costringe, adesempio, la Banca Centrale Europeaad immettere liquidità invece che adintervenire direttamente sui titoli deldebito pubblico dei singoli Stati ade-renti all’Unione.

La soluzione che almeno per ilmomento sembra trovata è, infatti,un’immissione di liquidità illimitatada parte della Banca Centrale Euro-pea che, se da un lato potrà consen-tire di evitare la chiusura del credi-to, dall’altro creerà un circolo vizio-so: con la liquidità ottenuta gli inter-mediari compreranno i titoli di Sta-to che è necessario immettere sulmercato, ma che saranno ponderatinel bilancio della banca con un indi-ce più basso, creando la necessità diuna successiva, ulteriore patrimo-nializzazione.

La Banca Centrale Europea nello

scorso dicembre ha concesso in pre-stito a 523 banche 489,91 miliardi dieuro per tre anni al tasso di interessedell’uno per cento; le banche italianeavrebbero ottenuto 116 miliardi. Pre-stiti, questi, che potranno essere ga-rantiti anche da titoli con scarso valo-re di mercato, come i titoli di Stato,anche quelli ritenuti a rischio comequelli italiani. Inoltre le banche cen-trali nazionali, quindi anche la Bancad’Italia, potranno prestare garanziaanche con i titoli non accettati daquella europea. Le banche italiane,ad esempio, potranno dare in garan-zia le obbligazioni emesse e ora ga-rantite dallo Stato.

In questo modo il sistema bancariopotrà sostenere il collocamento deititoli del debito pubblico. Ciò detto,non è contraddittorio però affermareche comunque le banche hanno biso-gno di quel capitale per sostenere l’e-conomia reale.

Qui nasce il dilemma del sistemabancario. La soluzione più sempliceè di usare i miliardi presi in prestitoall’uno per cento per comprare titolidi Stato italiani che rendono circa ilsei per cento. Guadagno netto, sen-za alcun rischio, oltre il cinque percento. Guadagno, certo, ma senzaalcun contributo per la ripresa delPaese. La liquidità data alle banchepuò essere, infatti, usata per rendereliquidi i mercati evitando il loroblocco, quello che sostanzialmenteavviene oggi.

Se, oltre a partecipare al colloca-mento dei titoli pubblici, le bancheriservassero parte della nuova liqui-dità a buon mercato alla propriaclientela, si potrebbe ridare fiato a unsistema di imprese ormai al collassoper la mancanza di produzione acausa degli scarsi ordini, per le trop-pe tasse e per l’eccessivo costo delcredito bancario. Un uguale «aiuto»può essere concesso alle famiglie,che ormai non riescono più a farfronte non solo alla normale vita fa-miliare, ma anche al pagamento deidebiti a causa della forte perdita delvalore delle retribuzioni e degli stes-si motivi che hanno le imprese, cioèfiscalità e costo del credito bancario.

Finanziare l’economia, aiutare co-loro che non riescono a far fronte aipropri impegni, favorire la nascita dinuove imprese finanziando i giovanipreparati, applicare costi sostenibilia tutta la clientela: questo è quelloche un sistema bancario, che conti-nua ad affermare di essere sano, do-vrebbe fare senza speculare, ma ri-prendendo quella funzione socialecui si appella continuamente, recu-perando lo spirito del 1472 quandoin Italia nacque la prima banca con-tro l’usura e a favore dell’economialocale. ■

schio sono come quelle che hannoportato alla crisi del 2008. Insommanon c’è differenza tra gli istituti chefinanziano l’economia reale e quelliinvece che compiono investimentispeculativi.

Si pensi, poi, alla previsione di ri-portare minusvalenze solo teoriche,considerata la possibilità di rimborsoalla pari alla scadenza dei titoli,quindi senza nessuna perdita; nellostesso tempo è consentita la rivaluta-zione dei titoli ugualmente rimbor-sabili alla pari alla scadenza. In taleambito non si comprende come pos-sa essere applicata la stessa pondera-zione per i titoli di Stato usati nellenegoziazioni e quelli immobilizzatiche saranno rimborsati, alla pari, allanaturale scadenza.

Il combinato delle varie previsionidella Raccomandazione avrà un ef-fetto non anticiclico, come si chiedealle Autorità e alle Istituzioni neimomenti di crisi, ma pro-ciclico,producendo come primo effettoun’ulteriore contrazione del credito,con tutte le conseguenze che questopuò provocare alle imprese e alle fa-miglie. In campo nazionale, l’am-montare complessivo delle rivaluta-zioni è di 15,36 miliardi di euro, dicui di 3,267 miliardi per il MPS,7,974 per l’Unicredit, 1,393 per l’U-BI, e 2,731 per il Banco Popolare.

Una situazione che rasenta l’illo-gicità, tenendo conto che il GruppoMonte dei Paschi di Siena ha un co-re Tier1 del 10,6 per cento rispetto al9 per cento previsto, in quanto sonocompresi i Tremonti bond, ossia leobbligazioni bancarie speciali emes-se dagli istituti di credito quotatisottoscritte dal Ministero dell’Eco-nomia con l’obiettivo di rafforzare ilcapitale di vigilanza, 5 miliardi, del-le banche emittenti. Altrimenti il co-re Tier1 sarebbe del 6 per cento.

specchioeconomico 49

obiettivo principale della miaazione è quello di assicurare,pur nel rispetto della tradizio-

ne, una discontinuità nella gestionedell’Istituto, sia nel merito dell’atti-vità formativa sia nei rapporti conl’esterno». Ha le idee chiare DarioRossin, nominato quasi un anno fadal presidente della Regione Lazio,Renata Polverini, commissariostraordinario del prestigioso Istitutodi Studi giuridici «Arturo Carlo Je-molo». Dario Rossin è avvocato delForo di Roma, specializzato in Dirit-to civile, commerciale e amministra-tivo. Ha conseguito il titolo di «ma-

nager della sicurezza» dopo un corsodi perfezionamento nell’Istituto Ita-liano di Medicina sociale. Ha inse-gnato in qualificati istituti ad indiriz-zo giuridico e ha pubblicato numero-si articoli in materia di Diritto civile eDiritto amministrativo su riviste spe-cializzate.

Domanda. Quali sono gli scopidell’Istituto?

Risposta. L’«Arturo Carlo Jemolo»è stato creato con legge regionale delLazio nel 1987 ed ha personalità didiritto pubblico. Le sue finalità sonovolte a promuovere il progresso cul-turale, civile e sociale della società la-

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Fondato nel 1987con legge regionaledel Lazio, ha tra i finiquello di promuovereil progresso culturale,civile e sociale dellaregione. A tal fineorganizza iniziativedi studio e ricercain vari campi e corsidi formazione

L’on. avv. Dario Rossin, commissario straordinario dell’Istituto regionale

di Studi giuridici«Arturo Carlo Jemolo»

DARIO ROSSIN: Il 2012 SARàuN ANNO DI SvOltApeR l’IStItutO A. C. JemOlO

DARIO ROSSIN: Il 2012 SARàuN ANNO DI SvOltApeR l’IStItutO A. C. JemOlO

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ziale, sostenendo l’impegno unitarioed il confronto fra quanti, nella Pub-blica Amministrazione, nelle Univer-sità, nella Magistratura e nell’Avvo-catura, intendono fornire un positivocontributo per il raggiungimento ditali obiettivi.

D. Quali attività svolge l’Istituto?R. Promuove iniziative di studio e

di ricerca, organizza convegni, semi-nari ed altre manifestazioni di carat-tere scientifico e culturale; inoltre, sioccupa della raccolta di materiale bi-bliografico e documentario, dellapubblicazione di volumi e periodici edell’attivazione di corsi per la forma-

˙L?

zione professionale nelle materiegiuridiche ed economiche. Svolgeinoltre attività di conciliazione attra-verso un proprio organismo di natu-ra pubblica.

D. Quali i programmi in cantiere?R. Il 2012 sarà un anno di svolta sia

perché i mutamenti in tutti i campidella società rendono necessario faredell’Istituto un’istituzione aperta, siaperché il nuovo corso della RegioneLazio impone un’integrazione congli obiettivi strategici dell’Ammini-strazione governata da Renata Pol-verini.

D. Intende dunque apportare dellemodifiche significative?

R. Sì, è necessario un rinnovamen-to dettato dalla necessità di recepireil cambiamento intervenuto nel mon-do della cultura giuridica dal 1987 adoggi. Si consideri, per esempio, lospazio che occupa, anche nella ge-stione delle professioni legali, l’infor-matica; o l’esigenza, da parte dei gio-vani laureati che intendono avviarsialle professioni forensi, di consegui-re una specializzazione rispondenteai nuovi bisogni sociali, in modo dapoter soddisfare con successo le ri-chieste del mercato del lavoro in con-tinua e rapida evoluzione. È quindifondamentale che i corsi di formazio-ne, anche quelli storici dell’Istituto,abbiano un taglio sempre più dina-mico, più attuale e orientato a garan-tire un’occupazione qualificata aiprofessionisti in cerca di lavoro.

D. Aumenteranno dunque coloroche potranno usufruire dei corsi?

R. Naturalmente, perché la promo-zione dell’immagine dell’Istituto Je-molo ha di fatto aumentato il targetdi riferimento di potenziali utenti,per la caratteristica propria dell’Entedi porsi come collegamento con laMagistratura, le Università e il mon-do forense. Nello stesso tempo è sta-ta rivolta particolare attenzione allosnellimento dell’architettura dei cor-si al fine di agevolare una maggiorefacilità di fruizione dell’offerta didat-tica, avvalendosi di docenze d’eccel-lenza e proponendo nuovi corsi conun’apertura alla società civile.

D. Ad esempio?R. Assumono, al riguardo, partico-

lare rilevanza, oltre alla XXI edizionedel corso istituzionale Jemolo di pre-parazione al concorso per l’accesso al-le professioni forensi, completamenterinnovato nella didattica, anche altrenovità come quella, veramente rile-vante, del corso specialistico di prepa-razione al concorso per la Magistratu-ra, per la realizzazione del quale è sta-ta utilissima la collaborazione del pre-sidente della Corte di Appello Gior-gio Santacroce e di altri illustri giuri-sti, magistrati, avvocati e docenti uni-versitari, che sono tornati ad insegna-

terno una scuola per la formazionedei mediatori, che solo nel 2011 hasvolto ben sette corsi per la forma-zione, ai quali si sono aggiunte quat-tro classi integrative con circa trentapartecipanti ciascuna. Ai vari corsiintegrativi per mediatori, della dura-ta di 10 ore come previsto dal decretoistitutivo della mediazione obbliga-toria, sono stati aggiunti ulterioridue corsi per l’aggiornamento bien-nale obbligatorio di tutti gli abilitati.

D. Unico di natura pubblica esi-stente in Italia, quante vertenze l’or-ganismo di conciliazione Jemolo hafinora mediato e quante ne ha risoltenei numerosi settori previsti dallalegge istitutiva?

R. È oggi all’avanguardia nel pa-norama degli organismi di concilia-zione della Regione Lazio, con oltre

200 mediazioni presentate e una per-centuale di accordi raggiunti moltoelevata. Fatto, questo, che ha consen-tito di realizzare una crescita espo-nenziale delle richieste di accesso aquesta struttura per la risoluzionedelle controversie.

D. L’Istituto dunque sta rapida-mente ampliando i propri orizzonti?

R. Sì, le molte iniziative sommaria-mente elencate hanno un concreto ri-scontro di immagine per la stessa Re-gione Lazio, di cui l’Istituto costitui-sce un valido strumento di collega-mento con la Magistratura, da quellacivile all’amministrativa, ma anchecon quella contabile, con le Univer-sità e con il variegato mondo forensein generale. L’auspicio è che questoimpegno sia coronato da successo eche la Regione Lazio ci sostenga finoin fondo nel raggiungimento degliobiettivi. ■

re nel nostro Istituto dopo un periododi lontananza. Altro corso particolare,riproposto su nuove basi, è quello perla tutela dei soggetti deboli, donne eminori, soprattutto in presenza di vio-lenze in ambito familiare.

D. Avete ampliato l’offerta forma-tiva con altre specializzazioni?

R. Nel quadro della convenzionecon la Protezione civile, un rilievo si-gnificativo assume l’inaugurazionedel corso, con la collaborazione deiNas dei Carabinieri, per i volontariche operano nel settore degli alimen-ti. Unico nel suo genere in Italia.

D. Poi c’è l’attività svolta dai vostriesperti nel nuovo settore della conci-liazione?

R. Un risalto del tutto particolareha assunto, nel campo della media-zione, la riorganizzazione dell’orga-nismo di conciliazione. L’Istituto Je-molo, infatti, prevede nel proprio in-

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«Una novità èil corso per preparareagli esami per entrarein Magistratura. Sono tornati ad insegnare insigni giuristi, magistrati e avvocati. Abbiamo inoltre un organismodi conciliazione cheè all’avanguardia nel settore. Finora sono state 200 le mediazioni richieste, con un’alta percentuale di accordi»

Foto

E. Z

anin

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Da sinistra: il presidente della Corte d’Appello di Roma Giorgio Santacroce,il commissario Dario Rossin, il presidente della Regione Renata Polverini,

il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma Antonio Conte

MARCO CORSINI: CRISI,ROMA È IN CERCADI UNA NUOVA IDENTITÀ

MARCO CORSINI: CRISI,ROMA È IN CERCADI UNA NUOVA IDENTITÀ

ato a Milano ma studente aRoma nel Liceo classico Ma-miani, laureatosi in Giuri-

sprudenza alla Sapienza con una tesiin Diritto privato e con il massimodei voti, Marco Corsini tornò a Mila-ni perché vincitore di un concorso diprocuratore nell’Avvocatura delloStato milanese ma presto, nominatoAvvocato dello Stato, fu di nuovo aRoma dove assunse via via vari inca-richi come consulente giuridico edaltro in numerose AmministrazioniPubbliche. Ha diretto anche l’Ufficiolegislativo del Ministero dei LavoriPubblici, da dove fu chiamato dal-l’Amministrazione comunale di Ve-nezia che gli affidò l’incarico di as-sessore ai Lavori pubblici e agli Affa-ri legali. In tal modo Corsini maturòuna profonda esperienza che avreb-be poi usato anche a Roma in quantonel 2008 è stato chiamato dal sindacoGianni Alemanno a dirigere l’Asses-

sorato all’Urbanistica, un settore de-licato e strategico, soprattutto in unacittà nella quale l’urbanistica e l’edi-lizia hanno costituito per decenni lalinfa vitale dell’economia locale. AVenezia, Corsini è stato anche consu-lente giuridico per la realizzazionedel Passante di Mestre e per la co-struzione del nuovo Palazzo del Ci-nema, a Milano per i problemi dellaristrutturazione e del restauro delTeatro alla Scala. È specializzato nel-la contrattualistica pubblica in gene-rale e dei lavori pubblici in particola-re, ed è autore di una serie di pubbli-cazioni in materia di lavori pubblici.Domanda. L’Amministrazione co-

munale di Roma ha compiuto buonaparte del proprio cammino. Può de-lineare un bilancio delle realizzazio-ni compiute, delle opere realizzate,delle attività svolte, ed anche delleprospettive future?Risposta. I tre anni e mezzo tra-

scorsi sono stati impiegati nel dareattuazione al nuovo Piano regolato-re adottato, perché la città si aspetta-va molto da esso e perché, soprattut-to in tempi di crisi, è necessario usa-re l’urbanistica come volano econo-mico per il settore dell’edilizia e peril relativo indotto. Abbiamo sveltitomoltissimo l’attività amministrativa,abbiamo stipulato tante convenzioniurbanistiche pensando anche a ripri-stinare le regole del «miglior costrui-re», più attente all’esigenza di urba-nizzare prima di costruire. Prima an-cora che la Regione Lazio approvas-se la relativa legge, abbiamo lavora-to molto intensamente per accompa-gnare il Piano casa; il Comune di Ro-ma ha avviato una serie di iniziativeusando lo strumento urbanistico perrecuperare le aree da destinare alleabitazioni sociali e abbiamo lavoratoper elaborare un Piano strategico diRoma Capitale che collegasse tutti i

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Marco Corsini, assessoreall’Urbanistica del Comune di Roma

DivenutoRoma Capitale,il Campidoglio aspettadal Governouna serie di regoleche gli attribuiscanocompetenze e poteriche distinguanorealmente la cittàda ogni altra

grandi progetti idonei a consentirciun respiro di lungo periodo. Abbia-mo lavorato pertanto su alcune ideebasilari, tra le quali soprattutto i pro-getti nel settore turistico avviati dalprecedente vicesindaco e assessoreMauro Cutrufo, e diretti alla riquali-ficazione di Ostia, il lungomare diRoma, e alla sua nuova impostazio-ne urbanistica, tramite il recupero, latutela e il potenziamento della por-tualità, la creazione di uno sboccosul mare basato su una grande qua-lità urbanistica e un recupero dellecaratteristiche architettoniche. D. Il Piano casa ha influito in qual-

che modo sull’urbanistica e sull’eco-nomia della città e in particolare piùnel Centro storico o nella periferia?R. La legge regionale sul Piano ca-

sa contiene una serie di espressionidi buona volontà; è uno strumentoche facilita la demolizione e la rico-struzione di edifici e il cambiamentodi destinazione d’uso, e che introdu-ce una serie di accelerazioni proce-durali in campo urbanistico non cer-to superflue. Uno dei mali italiani, eromani in particolare, è costituitodai tempi biblici richiesti dalla tra-sformazione del territorio; la leggeregionale, come abbiamo visto in re-centi occasioni, ha il fine di semplifi-care e accelerare le procedure e direndere più facili i cambi di destina-zione d’uso e la riqualificazione fi-nalizzata a incrementare l’offerta diabitazioni sociali, la cui mancanza èil dramma con il quale ci confrontia-mo. Il Piano casa regionale è un otti-mo strumento, ma l’Amministrazio-ne si aspetta molto anche da un’altralegge, quella su Roma Capitale, inparticolare il conferimento di poterie competenze adeguate al suo ruolodi capitale, con tutto quello che neconsegue anche per il governo delterritorio. Quindi ci aspettiamo mol-to da questa legge, nella consapevo-lezza che Roma ha specificità parti-colari che richiederebbero un’atten-zione più determinata.D. Perché Roma non è come tutto

il resto della regione Lazio?R. Oltre ad essere la capitale, è il

Comune più grande del Paese, lacittà più verde d’Italia. Ha le dimen-sioni, la complessità e la concentra-zione di beni culturali e architettoni-ci più alta del mondo; ospita unoStato straniero, ossia il Vaticano,vanta una serie di record che la ren-dono meritevole di essere trattata di-versamente da qualunque altra città. D. Ma con i poteri di Roma Capi-

tale può fare qualcosa nel campoedilizio e urbanistico?R. Certamente, dovrebbe avere la

regia dei processi di trasformazionedel territorio, nel quale oggi esisteun eccessivo spezzettamento dei

L’incarico dovrebbe essere quantomeno decennale, perché in cinqueanni si fa a stento in tempo a com-pletare quanto è stato avviato; pos-sono sbloccarsi situazioni ferme,possono risolversi problemi, ma perrealizzare un proprio progetto cin-que anni non bastano. Sono eloquen-ti le statistiche pubblicate dall’Auto-rità di vigilanza sui lavori pubblici,che indicano in sette anni il periodomedio per realizzare un’opera pub-blica, dalla progettazione fino al col-laudo.D. Forse anche perché molti adem-

pimenti burocratici dipendono daaltri organismi?R. Abbiamo la Regione, lo Stato, le

Sovrintendenze, tutti i processi poli-tici, la popolazione. Quindi in unasituazione così complessa e articola-ta un mandato, per essere giudicatoin pieno nella sua progettualità enella sua capacità di realizzazioni,dovrebbe durare più di cinque anni.A mio parere sarebbe necessaria unadurata decennale. D. Come si spiega che, in prece-

denza, alle assemblee elettive deglienti locali fosse sufficiente addirittu-ra una durata di soli quattro anni, eche quella del Parlamento è tuttoradi cinque anni?R. Nel fare le leggi il Parlamento

nazionale non ha una serie di ostaco-li e di intralci frapposti da vari orga-ni ed enti, è sovrano e, tutto somma-to, la sua attività è solo la legifera-zione, sia pure articolata in varie fa-si. E inoltre non ha l’onere dell’at-tuazione delle proprie decisioni, del-la messa in pratica, mentre nei cin-que anni di mandato, il primo annoserve al sindaco a conoscere la mac-

processi decisionali; con la legge suRoma Capitale, pur nel rispetto dellecompetenze costituzionali, dovrebbeavere la dignità di una città-regione;in materia urbanistica in Italia sonocompetenti le Regioni ma Roma èuna realtà riconosciuta anche dallaCostituzione, che la rende quasi unaregione. D. Dopo l’avvento di Roma Capi-

tale che cosa è avvenuto, quali sonostati i miglioramenti?R. Roma Capitale è ancora una pe-

tizione di principio, perché è statavarata una legge che richiede normeattuative dirette a disciplinare i po-teri; ma per una serie di difficoltànella politica nazionale e di riflessio-ni nel rapporto con la Regione, que-ste norme attuative, che sono quellepiù importanti, ancora non sono sta-te emanate.D. Quindi praticamente i frutti an-

cora non si vedono?R. È stato affermato il principio, e

questo è un fatto rilevante dato cheera atteso da 50 anni, però adesso bi-sogna renderlo concreto ed emanarenorme che consentano la pratica at-tuazione di esso; questo processo hasubito un sensibile ed evidente ral-lentamento. Speriamo di vedernel’avvio in questa consiliatura. In talmodo Gianni Alemanno sarà il sin-daco che ha completato la riforma diRoma Capitale in questo primomandato.D. Se ci si avvicina ancor più alle

elezioni, verrà rinviato tutto alla suc-cessiva Amministrazione?R. Devo dire che, in un sistema

amministrativo come il nostro, ladurata di cinque anni per il mandatodi sindaco è breve, insufficiente.

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Roma. Il cantiere per il parcheggio da 700 posti-auto in Piazza Cavour

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china amministrativa, l’ultimo è ca-ratterizzato da rallentamenti, indeci-sioni e incertezze connesse alla pre-parazione elettorale, per cui i cinqueanni si riducono a tre, al massimo atre e mezzo. Attualmente a Roma ciavviciniamo alla prossima competi-zione elettorale; siamo fiduciosi che,avendo lavorato seriamente e congrande impegno, potremo farlo an-che dopo. Abbiamo profuso un im-pegno eccezionale, nessuno si è ri-sparmiato, abbiamo lavorato senzalimiti di tempo e di orario e tuttoralo facciamo, per cui sarebbe un pec-cato se ciò non fosse riconosciuto.D. Quanto influisce la crisi econo-

mica sull’attività della Giunta capi-tolina?R. La situazione è difficile perché

lo stato della finanza pubblica rendeoltremodo difficile disporre delle ri-sorse finanziarie necessarie a realiz-zare gli investimenti per attenuare,se non eliminare, un gap infrastrut-turale storico. A Roma si deve com-pletare rapidamente la rete delle me-tropolitane, esiste il grave problemadella manutenzione stradale, si devefronteggiare l’emergenza abitativanon solo con il cosiddetto «housingsociale», ma con il patrimonio e conl’edilizia pubblica. Tutto in un perio-do in cui le risorse sono scarsissime.Negli anni 60 avevamo tante risorse,impiegate male e sprecate, e pochis-sime idee; adesso abbiamo imparatoad avere una progettualità e una re-sponsabilità pianificata, ma dobbia-mo fare i conti con la crisi economi-ca. Si è sviluppata la consapevolezzadi dover programmare, progettare,attuare strategie, ma si è anche diffu-sa la frustrazione per non averequanto necessario per realizzare taliprogetti.D. Quali sono quelli irrealizzabili?R. Ad esempio quello grande e

pregevolissimo di riqualificazionedella Piazza Augusto Imperatore.Sono stati compiuti i necessari son-daggi archeologici, ma non riuscia-mo a assicurare il finanziamento ne-cessario. Gli adempimenti impostida vari organi, come le Sovrinten-denze, allungano di molto i tempi, equando le procedure sono esauritele risorse finanziarie non ci sono.Siamo costretti a pagare i costruttoridelle metropolitane con la concessio-ne di diritti edificatori, perché nonabbiamo liquidità, cioè moneta so-nante. A tutto ciò si aggiunge cheRoma è complessa, nella quale lavo-rare è già difficile, figuriamoci rea-lizzare opere tecnologicamente com-plesse, ostacolate dalle presenze ar-cheologiche. Le infrastrutture sonocostosissime, il bilancio statale noninterviene in misura significativa.D. Quali difficoltà ha incontrato la

costruzione del parcheggio sottoPiazza Cavour, appena inaugurato?R. La piazza, molto ampia, si pre-

stava benissimo a un’operazione da700 posti auto, a ridosso della sededella Corte di Cassazione e di altriuffici giudiziari, ma hanno creatoproblemi sia la vicinanza del Teveresia l’archeologia. Inoltre il principiodella partecipazione democratica ri-chiede che si pronuncino la popola-zione, le associazioni, i sindacati. Af-frontare queste esigenze, e gestire inmodo soddisfacente per la gente, èun’esperienza molto faticosa.D. La reintroduzione dell’Ici di-

sposta dal Governo Monti non assi-curerà un massiccio afflusso di risor-se al Comune di Roma?R. Questo è positivo. In passato

abbiamo dovuto rassegnarci alla ri-duzione delle entrate fiscali. Riten-go, però, che la manovra di Montiavrebbe dovuto essere completa, at-tribuendo ai Comuni il potere impo-sitivo. In tal modo si renderebbero iComuni responsabili non solo dellariscossione, ma anche del controllo edella spesa. A questo sistema ci stia-mo avvicinando con fatica, lo Statoha cominciato a dismettere il patri-monio demaniale.D. La revisione degli estimi cata-

stali, pure disposta dal GovernoMonti, comporterà un aumento diimposte per gli immobili situati inzone pregiate come il Centro storico.Ma nelle aree a traffico limitato gliimmobili non subiscono una ridu-zione di valore per l’impossibilità diraggiungerli in auto, e inoltre il Co-mune non incassa già consistentisomme per il rilascio dei permessi eper le multe?R. Penso che il valore degli immo-

bili dipenda dal pregio dell’area incui sono edificati, non tanto dall’ac-cessibilità. In molte capitali il Centrostorico è accessibile solo ai pedoni,eppure il valore immobiliare è altis-

simo. La ZTL, zona a traffico limita-to, limita l’accesso ai veicoli privati,ma non limita, anzi dovrebbe poten-ziare il trasporto pubblico. L’aumen-to degli estimi catastali non incidesoltanto sull’imposizione comunale,ma anche sulla tassa di registro, sul-l’Irpef ed altro, a beneficio delle cas-se dello Stato. D. In seguito alla crisi economica i

romani hanno cambiato abitudini,ridotto gli sprechi, ridimensionato iconsumi, tornando a sistemi di vitapiù sobri?R. Una certa maggiore istanza di

partecipazione alle vicende della vi-ta cittadina si vede, una voglia delleperiferie di uscire dal degrado stori-co, dall’anonimato. Si cerca un’iden-tità nuova, un diritto di cittadinanzapieno. Ma la crisi economica e quelladei valori rendono più angosciosecerte limitazioni, in termini di sicu-rezza e di criminalità. La politica de-ve riorganizzarsi e recepire questeprofonde istanze di cambiamento.Inperiodi di crisi qualunque popola-zione è indotta ad esprimere il me-glio di sé. Comunque l’Italia non è laGrecia, la ricchezza reale del Paese èmolto superiore a quanto si dice, pervari motivi. Io ritengo utili un ridi-mensionamento degli stili di vita esoprattutto una revisione dell’archi-tettura istituzionale dello Stato, cherenda più efficiente la macchina am-ministrativa e riduca le spese dellastruttura. Le riforme possono porta-re all’eliminazione di Province, Co-munità montane, enti inutili, consor-zi di bonifica ed altro, ma l’Italia haun sistema istituzionale pensato inperiodi in cui poteva permettersitanti sprechi. Adesso siamo costrettia tirare la cinta, ad avere un organiz-zazione più efficiente. Il consumi-smo deve fare un passo indietro, edè giusto osservare gli obblighi fiscalie contributivi, e sottoporsi ai relativicontrolli. ■

Roma. Piazza Augusto Imperatore, oggetto di lavori di riqualificazione

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Specchio economico_200x270_Amb_Layout 1 22/11/11 01:03 Pagina 1

a crisi morde sempre di più, iGoverni prima con Silvio Ber-lusconi e ora con Mario Monti

hanno imposto tagli draconiani allespese in tutti i settori dello Stato; an-che il Ministero della Difesa ha vistoin questi ultimi anni ridursi drastica-mente il budget disponibile. Un me-se fa il nuovo ministro, AmmiraglioGiampaolo Di Paola, rispondendo aun’interrogazione alla Camera deideputati ha annunciato che eranostati decisi tagli per tre miliardi di

euro al bilancio della Difesa per iltriennio 2012-2014 ed ha sottolineatocome gli stanziamenti siano ora inItalia «ben al di sotto dei valori di al-tri Paesi europei» del suo stesso livel-lo. E aggiungeva: «In questo quadro,di fronte alle risorse stanziate lo stru-mento militare non è più sostenibile,e quindi richiede provvedimenti ur-genti e rilevanti». Una delle risposteche già il precedente Governo avevafornito, con un’iniziativa legislativafirmata dagli allora ministri Ignazio

La Russa, Giulio Tremonti e ClaudioScajola, per fronteggiare il calo di ri-sorse nel settore Difesa, è stata lacreazione della società per azioni«Difesa Servizi», di proprietà al cen-to per cento del Ministero della Dife-sa, il cui titolare ne nomina il consi-glio di amministrazione. A ricoprirel’incarico di presidente è stato chia-mato il generale di Corpo d’ArmataArmando Novelli, ex comandantedelle forze operative terrestri dell’E-sercito. Amministratore delegato è

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La crisi economicaha imposto taglialle spese dello Stato.Tra i settori più colpitiè quello della Difesa.Per fronteggiare questaemergenza è statacostituita la società«Difesa Servizi»al fine di valorizzareil patrimonio immobiliaree i servizi delle ForzeArmate e reperire nuoverisorse finanziarie

DIFESA SERVIZI PARTE BENE:LA NUOVA SOCIETÀ VALORIZZAI BENI DELLE FORZE ARMATE

DIFESA SERVIZI PARTE BENE:LA NUOVA SOCIETÀ VALORIZZAI BENI DELLE FORZE ARMATE

Da sinistra: L’amministratore delegatodi Difesa Servizi ing. Lino Girometta

e il presidente Gen. di Corpod’Armata Armando Novelli

a cura di

LUCIANO

DI DOMENICO

stato nominato l’ingegnere Lino Gi-rometta, già al vertice di numerose eprestigiose società di servizi.

sercito per la valorizzazione dei mar-chi e degli emblemi.

D. Come saranno reinvestiti gliutili ricavati da queste operazioni?

R. Le modalità sono previste in undocumento che si chiama «Contrattodi servizio» ed è molto semplice.Una parte delle somme ricavate, va-riabile dal 50 al 90 per cento dell’inte-ro ammontare, viene immediata-mente messa a disposizione dellaForza Armata titolare del bene valo-rizzato, e la restante parte, al terminedell’esercizio finanziario, viene mes-sa a disposizione dell’azionista. Ledue quote sono definite nella con-venzione firmata a premessa dellavalorizzazione, e variano in ragionedel maggiore o minore coinvolgi-mento della Forza Armata nello stes-so processo di valorizzazione. La li-quidazione avviene immediatamen-te con il pagamento di fatture o lafornitura di beni e servizi alla ForzaArmata che ha conferito il bene davalorizzare.

sa Servizi non ha la titolarità di unpatrimonio immobiliare definito. Divolta in volta stipula una convenzio-ne con le Forze Armate o con gli Entidel Segretariato generale della Difesaper acquisire il bene da valorizzare.Si può quindi parlare di un patrimo-nio immobiliare difficilmente valuta-bile, che normalmente rappresentauna parte di un bene complesso e cheDifesa Servizi gestisce per raggiun-gere l’obiettivo precisato nella con-venzione. Non un’intera caserma adesempio, ma una parte delle copertu-re o una porzione di un terreno darendere economicamente produttivi.Al momento è attiva una convenzio-ne firmata con la Direzione generaledei Lavori e del Demanio, che riguar-da i tetti di 53 caserme e 10 sedimi,da valorizzare attraverso l’installa-zione di impianti fotovoltaici. Vorreiaggiungere che sono state firmate al-tre due convenzioni: con l’Aeronau-tica Militare per la gestione economi-ca dei dati meteorologici, e con l’E-

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«La società potràvalorizzare i beni materiali della Difesa, come aree ed edifici, manon alienarli, né potrà gestire economicamentele attività correlate a prestazioni operativedelle Forze armate. La società inoltre, di proprietà al centoper cento del ministero della Difesa, non potrà esserequotata in Borsa»

GEN. ARMANDO NOVELLI:VALORIZZAREI BENI DELLA DIFESA

ING. LINO GIROMETTA:RESORT DI LUSSONEI FARI MARINI DISMESSI

Domanda. La società è stata fonda-ta nel dicembre del 2009, accompa-gnata da varie polemiche e da unaserie di dubbi sui reali compiti, sugliambiti operativi e sui controlli del-l’attività. Quali sono i suoi scopi?

Risposta. Intanto voglio precisareche la nascita della società va fatta ri-salire solo agli inizi del 2011. Il 17febbraio dell’anno scorso, infatti, èstato firmato il decreto interministe-riale Difesa-Finanze che ne ha deter-minato la costituzione e nominato ilconsiglio di amministrazione e il col-legio dei sindaci; il 10 marzo scorso èavvenuta la sua iscrizione alla Came-ra di Commercio diRoma. Difesa Servi-zi non ha, quindi,ancora compiuto unanno di vita. Perquanto attiene agliscopi, possono esse-re sintetizzati nella«valorizzazione»dei beni materiali eimmateriali dellaDifesa. È un campod’azione molto am-pio che va dal patri-monio immobiliarealle attività sanita-rie, meteorologiche,formative e adde-strative, per citarnesolo alcune, e che spazia dai concor-si forniti a titolo oneroso a soggettipubblici e privati, nazionali e stra-nieri, alla gestione economica deimarchi e degli emblemi delle ForzeArmate; è previsto anche che possa-no essere acquisiti beni e servizi.Tutto ciò implica per il personaledella società una buona dose di fles-sibilità e molta fantasia. Vi sono, pe-raltro, due aspetti da sottolineare:dai compiti sono escluse tassativa-mente l’alienazione degli immobili edei beni patrimoniali della Difesanonché la gestione economica delleattività correlate a prestazioni opera-tive delle Forze Armate.

D. Essendo una società per azioni,c’è la possibilità che venga un giornoquotata in Borsa?

R. Lo statuto lo esclude: la società,che è partecipata dal Ministero dellaDifesa, deve rimanere esclusiva pro-prietà dell’azionista unico, che è ilministro della Difesa pro tempore.Quanto al valore amministrato, Dife-

Montaggio di pannelli solari su un sito militare

Domanda. Quali sono in partico-lare i compiti della società e i settorispecifici di intervento e cosa si è fat-to finora?

Risposta. I settori nei quali DifesaServizi può intervenire e si muovesono quelli definiti dalla statuto, chevanno dall’approvvigionamento dirisorse economico-finanziarie allapossibilità di stipulare convenzioniin favore dei soggetti che operanonell’ambito del Ministero della Dife-sa. Nel caso specifico, relativamentea ciò che abbiamo cominciato a fare edi cui possiamo già annunciare qual-che risultato eccezionalmente positi-vo, vanno segnalati: la valorizzazio-ne di alcuni assets e di marchi e ilservizio meteorologico. Per quel cheriguarda il primo obiettivo, dopo tremesi abbiamo affittato 17 lotti di co-perture e 13 di terreni della Difesaper far sì che soggetti privati italianie stranieri potessero realizzare deiparchi fotovoltaici. Questa valorizza-zione è avvenuta attraverso gare chehanno dato risultati sensibilmentesuperiori alle aspettative, con un ri-sultato finanziario particolarmentefavorevole.

D. Avete affittato queste aree perrealizzare impianti che produconoenergia dal fotovoltaico; si tratta dienergia utilizzata anche dalle strut-ture della Difesa o è tutta di pro-prietà delle aziende che hanno co-struito gli impianti?

R. Il nostro compito è quello di va-lorizzare aree ed edifici di proprietà

58 specchioeconomico

della Difesa, e si è valutato che il mo-do migliore per farlo fosse la cessionein affitto per venti anni, al fine dellarealizzazione di impianti fotovoltaicida parte di soggetti privati, di siti al-cuni dei quali costituiti da aree di ri-spetto di poligoni militari e da tetti dicaserme e di altri edifici militari, al-l’interno dei quali continua regolar-mente l’attività di istituto.

D. Complessivamente a quantoammonta la superficie che, tra aree etetti, è stata affittata?

R. Parliamo di circa 100 ettari ditetti e coperture varie di edifici, e di600 ettari di aree, divise in 13 lotti, aservizio di siti militari. Immobili che,ribadisco, prima non davano alcunreddito. I contratti finora stipulati as-sicureranno un introito di 12 milionidi euro l’anno per venti anni, com-plessivamente 240 milioni. Questo si-gnifica che la Difesa può predisporreun programma di spesa ventennaledi pari importo. Non conosco quanteoperazioni, non solo nella Difesa main tutto il settore pubblico, abbianogenerato somme di tale rilevanza.Ma non basta: la realizzazione diquesti impianti, che produrrannoenergia per circa 350 megawatt,quanto una centrale di medie dimen-sioni e senza emissioni inquinanti,comporterà investimenti per 600-700milioni di euro.

D. Oltre alle caserme e ai terreni,quali altri beni pubblici dovete valo-rizzare?

R. Sono in fase avanzata le trattati-ve con la Marina Militare per la con-segna di alcuni fari che attualmentefunzionano come segnalatori coman-dati a distanza, mentre sono ormaiinutilizzate le strutture una volta oc-cupate dal guardiano e dai suoi fami-liari. Per queste strutture abbiamotre ipotesi di valorizzazione: verifica-re la possibilità di installare, sullamaggior parte di esse, ripetitori perla telefonia mobile; in altri installareantenne per il servizio meteorologicoe per collegamenti a vantaggio deidiportisti; terza possibilità, più sug-gestiva, la destinazione e trasforma-zione di tali strutture in resort di pre-stigio, creando addirittura una cate-na di residenze alberghiere di lussoin località marine straordinarie.

D. Potete occuparvi anche dellavendita, di alcuni servizi, come quel-li meteorologico e cartografico?

R. Abbiamo già acquisito la gestio-ne economica del servizio meteoro-logico fornito dall’Aeronautica Mili-tare. Dei numerosissimi contratti inessere con i privati il più noto è quel-lo con la Rai-tv. Per il 2011 possiamogià versare alla Difesa proventi percirca 700 mila euro. Ma stiamo ope-rando per rivedere la struttura e ilcosto dei servizi e per ampliare la

ri delle Forze armate che sono al ser-vizio anche dei cittadini.

D. Quali iniziative riguardano l’al-tra significativa attività commercialeaffidata alla vostra società, relativaalla gestione di marchi, stemmi, mo-dellini di armi, automezzi, navi e ae-rei militari?

R. Fino ad oggi lo sfruttamentodei marchi è stato fatto solo nel set-tore abbigliamento. Abbiamo avutoper ora la gestione del marchio del-l’Esercito e già abbiamo migliorato irisultati commerciali. In occasionedel rinnovo della convenzione in at-to con un’azienda privata, abbiamoottenuto il raddoppio del canonecorrisposto prima all’Esercito. Oraattendiamo che anche le altre ForzeArmate ci affidino l’incarico di cura-re i loro marchi. Potremmo valoriz-zarli in modi e forme nuove ed ori-ginali. ■

platea degli utenti. Ancora non ab-biamo acquisito il servizio cartografi-co reso dal mondo militare; ad esso èinteressata una vasta platea di utenti.

D. Tra i compiti vi è la valorizza-zione economica dei servizi sanitarierogati da strutture militari, ad esem-pio dall’Ospedale Celio di Roma?

R. Ogni Forza Armata dispone diun certo numero di presidi sanitari,soprattutto Poliambulatori. Ora stia-mo valutando con il Ministero dellaDifesa la possibilità per il passaggioalla nostra società della competenzacontabile su queste strutture al finedi rendere disponibili le risorse fi-nanziarie da essi derivanti. Ma l’a-spetto rilevante non è il semplice tra-sferimento di denaro quanto la pos-sibilità di destinare questi fondi almiglioramento delle strutture e delleapparecchiature esistenti nel Policli-nico militare e nei vari Poliambulato-

ARCHEOLOGIA E ATTUALIT¸IN MOSTRA AL VITTORIANOSUI COLLI ALBANI

Ospitata per un solo mese, fino al13 febbraio, al Vittoriano di Roma, lamostra «Colli Albani. Protagonisti eluoghi della ricerca archeologicadell’800» vuole mettere in luce, so-stengono gli addetti ai lavori, «nonsolo i siti e i reperti di tanti decennidi scavi che hanno interessato i Col-li Albani, ma gli archeologi stessi, laloro formazione e il loro metodo di ri-cerca», compresi i numerosi studisvolti nell’area dei Castelli Romani.

Promossa con il patrocinio dellaSoprintendenza ai Beni Archeologicidel Lazio e l’apporto della Soprin-tendente stessa Marina Sapelli Ra-gni che ha scritto l’introduzione delcatalogo, e con la collaborazionedel Comune di Monte Porzio Catonee della Galleria Theodora Frascati,l’esposizione è articolata in due se-zioni. La prima è dedicata ai prota-gonisti della ricerca archeologicadel XIX secolo ed è arricchita damateriali illustrativi dell’epoca e do-cumenti d’archivio; la seconda ai sitiarcheologici dei Colli Albani studiatida quegli studiosi e ad alcuni repertiprovenienti dagli stessi.

Si tratta dei principali archeologi etopografi dell’epoca: Antonio Nibby,Luigi Canina, Pietro Rosa, GiovanBattista de Rossi, Rodolfo Lanciani,Giuseppe Tomassetti. Scrive la So-printendente per i Beni Archeologicidel Lazio che «il territorio compresonei Colli Albani presenta una ric-chezza di valenze archeologiche estoriche tale da non potersi riteneremai esaustivo in nessun volume».

E parla dell’attività degli archeolo-gi di oggi, consistente in aggiorna-

menti deidati cono-sciuti, nuo-ve scopertearcheologi-che, più at-tente rico-gnizioni sulterreno, ri-lettura diprecedentirinvenimen-ti, lavoro suireperti deimagazzini, analisi permesse danuove tecnologie. Insomma, «tuttigli elementi su cui si basa il progre-dire costante della scienza storicasono in questa regione così costan-temente incrementati da renderemolto arduo per gli studiosi il domi-nio delle conoscenze».

Purtroppo non sempre è stato edè così. Ci sono stati casi di associa-zioni culturali, se non proprio osta-colate dalla Soprintendenza, quan-tomeno bloccate con il sequestro el’occultamento, in depositi proibiti alpubblico, di ingenti quantitativi di ri-trovamenti da esse legittimamentecompiuti e destinati a Musei comu-nali. Materiali, secondo voci ricor-renti, affidati recentemente ad istitu-zioni diverse sulla base di una ge-stione «politica» o «personalistica»anziché «istituzionale». E di inter-pretazioni «corporative» delle nor-me sulla tutela dei beni archeologicisuscettibili di perplessità sull’opera-to della struttura, in tempi in cui in-chieste giornalistiche andrebberosvolte non solo sulla «casta politi-ca», ma soprattutto su quella castaburocratica che ritiene l’archeologiaun feudo personale.

e

Redatto in forma di cronaca e di reportage quotidiano attraverso ladescrizione minuto per minuto, notte per notte, di una serie diavvenimenti cui l’autore ha partecipato e personaggi che haconosciuto, questo racconto ha l’intento di spiegare i profondi motividella nascita di un fenomeno, di una mentalità, di un costume

...continua in

libreria

...

60

2011 è stato per molti versiun anno decisivo per lo svi-luppo delle comunicazioni

in Italia. Il passaggio dal sistema tele-visivo analogico a quello digitale el’asta delle frequenze per le nuovereti telefoniche sono stati i due mo-menti fondamentali che stanno final-mente ridisegnando l’ambiente digi-tale italiano avvicinandolo a quellodegli altri Paesi europei. In questonuovo scenario di progresso la Fon-dazione Ugo Bordoni è riuscita a da-re il proprio contributo di ricerca, diconoscenza e di competenza, parteci-pando in qualità di advisor e di sup-porto tecnico e scientifico ad ambe-due le operazioni.

D’altra parte la Fondazione UgoBordoni è il più importante centro diricerca pubblico dedicato allo svilup-po tecnologico; anzi, mi permetto diosservare che, con il progressivo ri-dimensionamento della ricerca pri-vata nelle grandi aziende, la Bordoniè ormai l’unico vero baluardo dellaricerca rimasto in Italia nel settoredelle tecnologie informatiche e dellecomunicazioni. Per lo «switch-off»televisivo la Fondazione ha fornito esta fornendo assistenza tecnica,scientifica, operativa e logistica, non-ché di verifica e monitoraggio nelpassaggio alla trasmissione digitaleterrestre: abbiamo realizzato il Ma-ster Plan consistente nel calendariodella transizione degli impianti ditrasmissione, le procedure per l’ac-cesso, la memorizzazione e l’aggior-namento dei dati del Catasto degliimpianti e delle frequenze; infine ge-stiamo anche la campagna di comu-nicazione e informazione.

Per quanto riguarda invece la garaper le frequenze di nuova generazio-ne, di cui abbiamo curato ogni aspet-to tecnico e gestionale, non mi pare cisi possa lamentare dei risultati. Enon era semplice: in palio era la mag-giore capacità di spettro elettroma-gnetico - ben 255 megahertz - maisottoposta a gara in Italia. Il successoottenuto, a dispetto di qualsiasi pre-visione, è per questo ancora più si-gnificativo. Abbiamo dato prova disaperci districare in un contesto così

infuocato, forti della nostra compe-tenza tecnica ma anche della naturadi soggetto terzo e indipendente, checi ha consentito di gestire in manieraottimale una gara in cui si muoveva-

TECNOLOGIE INFORMATICHE E DELLA COMUNICAZIONE

ALESSANDRO LUCIANO: FONDAZIONEUGO BORDONI, UNICO BALUARDODELLA RICERCA RIMASTO IN ITALIAIl no una mole ingente di

interessi contrapposti. Anche il risultato econo-mico è stato soddisfacen-te: di fronte, infatti, a unaprevisione di incassi fattadal Ministero dell’Econo-mia di 2 miliardi 400 mi-lioni di euro, si sono otte-nuti 4 miliardi: incassi su-periori a ogni previsione.Mi auguro quindi chequesto permetta di asse-gnare una quota signifi-cativa dell’introito a mi-sure di sostegno dell’inte-ro settore della comunica-zione, banda larga e retidi nuova generazione inprimis, come d’altra partesi aspettano giustamentegli operatori delle teleco-municazioni. Stiamo va-

lutando, per gli aspetti di no-stra competenza, alcune ipo-

tesi da sottoporre all’attenzione delGoverno. Sarà infatti opportunoreinvestire con convinzione in que-sto settore che può contribuire, comepochi, ad accelerare in maniera so-stanziale la crescita e lo sviluppo delPaese, favorendo così la competiti-vità internazionale dell’Italia.

Vi sono però ancora passaggi chevanno gestiti con attenzione e in cuila Fondazione Bordoni può avere unruolo rilevante. Penso, ad esempio,alla verifica delle operazioni di ces-sione delle frequenze occupate oradalle emittenti locali, ma anche allanecessità di studiare eventuali pro-blemi interferenziali nell’uso condi-viso della banda a 800 megahertzcausati da servizi televisivi e telefo-nici così da individuare soluzionitecniche idonee, sulla scia di quantogià fatto dall’Ofcom in Gran Breta-gna. Si tratta di temi delicati per iquali è necessaria un’attività di ricer-ca mirata all’individuazione di solu-zioni d’avanguardia che potrebberocostituire un modello di riferimentoper quei Paesi come la stessa GranBretagna, la Spagna, il Portogallo,l’Irlanda, che si apprestano ad af-frontare i medesimi problemi. Non a

«Non solo vogliamo mantenere un ruolo

centrale nella ricercaapplicata alla

tecnologia informaticae della comunicazione,

che ha costituitoda sempre la nostra

attività principale,ma vogliamo applicare

le nostre conoscenzee capacità anche

in settori contigui»

specchioeconomico

DELL’AVV. ALESSANDRO LUCIANOPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE UGO BORDONI

caso, dopo i successi italiani, ci pro-porremo anche come advisor in Eu-ropa per questo modello di aste.

Il significativo investimento deglioperatori telefonici, per lo più stra-nieri, nella banda larga mobile, in unmomento di difficoltà del mercato edi riacutizzazione della crisi econo-mica, è un’indicazione precisa delleenormi potenzialità di crescita delsettore: credo sia dovere di tutti sfrut-tarle in pieno, soprattutto quando l’e-conomia italiana rischia seriamente larecessione. Non c’è dubbio, infatti,che le tecnologie informatiche e dellacomunicazione possano essere unelemento fondamentale per la ripre-sa: per esempio, la diffusione dellabanda larga ha benefici diretti e indi-retti sull’economia, generando un au-mento del prodotto interno stimabilenell’1,2 per cento per ogni 10 per cen-to di penetrazione nel mercato.

Diventa quindi indispensabile in-dividuare strategie di incrementodella domanda, perché la sfida davincere è quella dell’alfabetizzazionedigitale a cominciare dall’azzera-mento del digital divide: il divariotra chi può accedere a connessioni adalta velocità e chi invece ne è esclusodeve essere eliminato nel più brevetempo possibile. E non è un proble-ma solo delle cosiddette zone a «falli-mento di mercato», cioè zone delPaese in cui la domanda è così scarsae i costi di collegamento così alti darendere la connessione antieconomi-ca; ma riguarda purtroppo anche nu-merosi distretti industriali nei qualiinternet va al rallentatore o proprionon arriva. Questo ritardo rappre-senta un grave danno per l’intero Si-stema Paese. Desidero segnalare, aquesto proposito, un esempio inte-ressante a cui guardare, l’esperienzadi Metroweb, che ha realizzato a Mi-lano la più estesa rete metropolitanain fibra ottica d’Europa.

Vanno anche studiate soluzioni cheincentivino le piccole e medie impre-se ad adottare le nuove tecnologie e asviluppare prodotti innovativi, inmodo da consentire da una parte ilsempre più facile accesso al mercatoglobale tramite la Rete, e dall’altro lacostruzione di una filiera tecnologicache supporti lo sviluppo digitale. Eanche per la Fondazione Bordoni siapre ora una fase nuova: nel 2012 nonsolo vogliamo mantenere questo ruo-lo centrale nella ricerca applicata allatecnologia informatica e della comu-nicazione, che da sempre è la nostraattività principale, ma vogliamo ap-plicare le nostre conoscenze e capa-cità anche in settori contigui.

La convergenza tecnologica è or-mai un dato di fatto e le competenzeche abbiamo acquisito nelle reti dellacomunicazione risultano sempre più

preziose: è nostra precisa intenzioneallargare le attività di ricerca e con-sulenza alle infrastrutture di reterafforzando anche le nostre sinergiecon il mercato: energia, trasporti,gas, servizi logistici e postali. Saràproprio il mercato la nostra prossimasfida: stiamo lavorando per l’ingres-so, come soci della Fondazione, diaziende quali Enel, Eni, F2i, Ferrovieed altri ancora. Vogliamo cambiare ilnostro rapporto con il mondo pro-duttivo ed anche quello con i nostrisoci: non chiedere loro soltanto lequote di iscrizione annuali - che ver-ranno comunque ridotte di un terzorispetto al passato -, destinate all’or-ganizzazione di convegni, seminari eincontri e indispensabili anche perfar funzionare la nostra macchina(circa 120 ingegneri) e le nostre atti-

vità di ricerca, ma anche per dare lo-ro i prodotti, i servizi e le consulenzedi cui hanno bisogno.

Vogliamo sviluppare la nostra pre-senza sul mercato con offerte mirateper il settore privato, e stiamo inoltrevalutando la creazione di una societàad hoc di consulting, probabilmentein joint venture con un’altra presti-giosa Fondazione di ricerca, per af-frontare le gare in campo privatisti-co. È per noi fondamentale che que-ste ipotesi operative possano accom-pagnare la nostra tradizionale atti-vità di ricerca e consulenza per il set-tore pubblico, nel quale peraltropuntiamo ad avere un ruolo ancorapiù incisivo e rapporti ancora piùstretti e proficui. Un ruolo che ci èinequivocabilmente assegnato dallalegge n. 69 del 2009, che vuole la Bor-doni un braccio della Pubblica Am-ministrazione, competente per lequestioni tecnologiche.

Tutto questo senza tralasciare ov-viamente le attività in corso, che van-no dalla gestione del Registro Pub-blico delle Opposizioni, iscrivendosial quale gli utenti possono bloccarele telefonate di offerte pubblicitarie edi servizi, alla consulenza tecnica peril Beauty Contest, dall’organizzazio-ne di seminari, convegni internazio-nali e giornate di studio al quotidia-no lavoro di ricerca scientifica nelcampo delle telecomunicazioni: mi-ning information, analisi economicae di scenario nel settore informatico,tecnologie per le reti di nuove gene-razioni, sicurezza delle tecnologieinformatiche e comunicative, sistemiradio e molto, molto altro.

Riteniamo che i prossimi anni sa-ranno ancora più decisivi per lo svi-luppo delle tecnologie della comuni-cazione e per la modernizzazione ela messa in rete del nostro Paese edell’intera Europa, e la FondazioneUgo Bordoni li vuole vivere ancorauna volta da protagonista. ■

«Vogliamo operaresul mercato con

offerte mirateper il settore privato;

stiamo valutandoinoltre la costituzione

di una societàdi consulting ad hoc,

probabilmente in joint venture con un’altra

prestigiosa Fondazionedi ricerca, per

affrontare le gareappunto in campo

privatistico»

61specchioeconomico

Una sala-riunioni nella sede della Fondazione Ugo Bordoni

69specchioeconomico

Falcone è un gatto e Borsellino un foxterrier, Riina e Provenzano sono deicinghiali, Cossiga un ariete, Andreot-

ti un pipistrello, Dalla Chiesa un boxer, Vi-to Ciancimino una moffetta. Sulla scia di«Maus», fumetto in cui Art Spiegelmanrappresenta i nazisti come gatti feroci egli ebrei come topi inermi, «Un fattoumano - Storia del Pool Antimafia» (Ei-naudi, 24 euro) è l’impresa unica dei gio-vani Manfredi Giffone (1977), di cui è ilsoggetto, l’ideazione e la sceneggiatura,Fabrizio Longo (1978) e Alessandro Pa-rodia (1981), di cui sono le tavole.

«Quando abbiamo iniziato a lavorare aquesto progetto c’era ancora poco ma-teriale sulla mafia. Non era ancora inizia-to il periodo delle fiction tv e ci siamo ac-corti di come ci fosse un vuoto storico euna mancanza di coscienza reale suquello che era realmente successo inquegli anni». Sette anni di lavoro, ricerca,osservazione, immedesimazione, checulminano in una tavola acquarellata diestrema delicatezza. La quale inizia inmedia res senza le consuete, inutili intro-duzioni da padreterni: una striscia dalmargine più elevato del foglio, il fumetto«Compare, come semu?». E la voce delpuparo e cuntista Mimmo Cuticchio, co-nosciuto da Giffone in una notte d’estatedel 2007, che mette in scena l’epopeadel Pool sullo sfondo di una Prima Re-pubblica avviata al tramonto. «Eh–ri-sponde una marionetta–, tempo fa an-dai alla polizia e ci dissi che a Palermo lamafia controlla tutte cose e fici nomi ecognomi». «Molto bene, compare! Epoi?». «M’arrestaru. Poi dissere che eropazzo e finì che mi misiru nella real casadei matti! Solo ora ne esco!».

Omaggio poetico denso di moralità eviaggio visionario per ricordare, impara-re, sensibilizzare, nel ventennale dellamorte di Giovanni Falcone e Paolo Bor-sellino. Tra gli anni 70 e 90 Cosa Nostraè l’organizzazione criminale più potentenel mondo, e la Sicilia crocevia in cui letrame del potere si intrecciano in un no-

do scorsoio che prende al collo l’Italia in-tera; Palermo è il teatro dell’ascesa deiCorleonesi di Totò Riina che scatenauna guerra interna alla mafia e lancia unassalto frontale allo Stato.

Questa è sic et simpliciter la ricostru-zione a fumetti di quegli anni: 7 anni dilavorazione: 7 di ricerche, 4 di scrittura

e sceneggiatura, 3 di disegni. 10 milakm. di viaggio per ricerche. Una biblio-grafia di 160 libri, 15 processi di mafiacompleti dal I al III grado, fra cui il primomaxi-processo di Palermo (10 mila pa-gine). Una sceneggiatura di 250 cartel-le. 200 personaggi. 372 tavole ad ac-querello. 3 giovani. (Romina Ciuffa) ■

Nata quasi per scommessa sulfinire del 2001 dal sogno diFrancesco Aliberti, la casa

editrice è cresciuta sotto il profiloculturale e commerciale con Ales-sandro Di Nuzzo, direttore editoria-le, e Miriam Zanetti, amministratoredelegato dell’azienda. Editore gene-ralista, la Aliberti annovera nel pro-prio catalogo titoli di saggistica, in-chiesta giornalistica e giudiziaria,narrativa, romanzi storici e fantasyselezionati e tradotti dalla letteraturaangloamericana e francese. Dal2009 la casa editrice, con le collaneAliberti Kids & Junior, si è rivolta an-che ai piccoli e giovani lettori.Resistere a Equitalia, di Elena G.

Polidori (14 euro)descrive l’incuboEquitalia, societàpubblica di riscos-sione tributi creataper contrastare l’e-vasione e l’elusio-ne, una «macchi-na da guerra chedovrebbe essereal servizio dei cit-

tadini e spesso si trasforma, invece,nel loro incubo peggiore». Che co-s’è Equitalia? Perché da strumentoper uno Stato più efficiente si è tra-sformata nell’incubo dei contribuen-ti? E, soprattutto, come difendersi?Il volume comprende una breve gui-da alla «difesa» dagli errori, stilatacon l’aiuto delle associazioni per latutela dei consumatori e aggiornatacon le ultime disposizioni di legge. Il giorno in cui l’euro morì, di Ste-

fano Feltri (13 eu-ro), descrive la di-sillusione dellamoneta unica, nonadatta a economiediverse. La crisidel debito pubblicoha travolto Grecia,Irlanda, Portogal-lo, Italia. Lo scudodell’euro non pro-tegge più Paesi

con troppo debito e bassa crescita:fare sacrifici per rispettare le richie-ste dell’Europa condannerà Stati giàfragili alla recessione.Anche Conversazione con Roma-

no Prodi e Jac-ques Delors. Die-ci anni con l’eurodi Degli Esposti,Giacomin e Righi(17 euro) raccontadell’euro, monetarealizzata per di-sinnescare le cau-se dei sanguinosiconflitti che stra-ziarono il Vecchio Continente permolti secoli. Come è nato e perché?Come ha inciso sulla nostra vitagiorno per giorno? Come ha modifi-cato usi e costumi di ogni cittadino edi ogni Paese? Insomma, ha fatto ilproprio dovere e quindi val la penadi salvarlo? Per Romano Prodi eJacques Delors la questione non ènemmeno in discussione. L’impresa vista dai perdenti, di

Pier Luigi Celli (10euro) è narrata in26 brevi racconti:manager licenzia-ti, accademici cherovinano l’impresaperché «la teoriaviene prima dellapratica», e tutti co-loro che vivonol’impresa dallasponda dei per-

denti.Francesco Cos-

siga. L’Italia di K(13 euro) conservail confronto tra Ma-rio Benedetto, gio-vane «discepolo»ventunenne desi-deroso di appren-dere, e FrancescoCossiga, che haconosciuto perso-nalmente. Nell’an-niversario della scomparsa del Pic-conatore, un confronto serrato tra l’I-talia della prima Repubblica e quellacontemporanea, tra la figura di Cos-siga e quella di Berlusconi, tra i pro-blemi che portarono al progetto del-la Grande Riforma e quelli che an-cora oggi affliggono il nostro Paese,in un libro rivolto ai giovani (ma nonsolo) attraverso aneddoti e unosguardo privo di pregiudizi. (RC)

lettureI L P O O L

A N T I M A F I A

la società Auditel è stata condannata dall’Anti-trust per abuso di posizione dominante, consi-stente nella mancata pubblicazione giornaliera

dei dati di ascolto dei canali per singola piattaforma edella voce «Altre digitali terrestri», e per l’attribuzionedei risultati della rilevazione anche a persone che nonpossiedono il televisore. L’Antitrust ha pertanto inti-mato all’Auditel di astenersi in futuro dal porre in es-sere comportamenti analoghi a quelli che sono statioggetto degli accertamenti compiuti, ed inoltre di «da-re comunicazione all’Autorità delle misure adottateper cessare di attribuire i risultati della rilevazione an-che ai «non possessori di televisione» entro novantagiorni dalla notificazione del provvedimento». «In ra-gione della gravità e della durata delle infrazioni–silegge nell’ordinanza dell’Antitrust–, alla società Audi-tel venga applicata una sanzione amministrativa pecu-niaria complessiva pari a 1.806.604 euro».

L’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenzaera stata sollecitata dalla Sky Italia. La società, proprie-taria della tv satellitare, aveva segnalato che l’Auditelavrebbe ingiustificatamente ostacolato, nella rilevazio-ne dei dati di ascolto, l’adozione di alcune innovazioniche avrebbero consentito una migliore valorizzazionedei risultati realizzati dalle emittenti attraverso le nuo-ve piattaforme tv. Tutto, secondo Sky, per favorire lesocietà Rai, Radiotelevisione italiana, e Mediaset. ■

specchioeconomico70

ANTITRUST

TUTTIsoTTo

glI occhI

del

garanTe

a cura di

rOMiNa ciuFFa

la socieTà audiTelcondannaTa per abusodi posizione dominanTe

Nel 2011 sono stati chiusi dall’Antitrust 168 pro-cedimenti con sanzioni per circa 12 milioni dieuro. I casi sanzionati: mancato riconoscimen-

to della garanzia a carico del venditore, inganni sullarete, scarsa trasparenza dei contratti nel libero merca-to dell’energia, tachimetri taroccati, finte università.In particolare ha sanzionato le attivazioni non richie-ste di fornitura di energia e gas, i venditori di autousate che ne truccavano i tachimetri per farle appari-re più nuove. L’Autorità ha verificato a campione lacorrettezza dei saldi 2011: qualche operatore aumen-tava il prezzo di riferimento per fare apparire piùconveniente lo sconto. Nel mirino sono finiti non solole creme dimagranti o i prodotti che promettono la ri-crescita dei capelli, ma anche l’informazione sulle in-dicazioni salutistiche e nutrizionali dei prodotti invendita per evitare, ad esempio, che consumatori conil colesterolo alto si facciano attrarre da diciture come«senza colesterolo».

Alla grande distribuzione organizzata l’Antitrustha imposto il rispetto della garanzia legale di confor-mità a carico del venditore; una serie di istruttorie sisono concluse con l’accettazione di impegni, fino allamaxi multa comminata al gigante Apple. Sanzioni an-che ad agenzie di viaggio on line per informazionipoco trasparenti e tariffe che, proposte come partico-larmente vantaggiose, a fine prenotazione risultava-no molto più alte. In alcuni casi mancava un sistemain grado di garantire ai consumatori il rapido sbloccodelle somme congelate per operazioni non andate abuon fine e la scorrettezza nella gestione dei reclami.Nel trasporto aereo è stata sanzionata a pratica delleprincipali compagnie aeree nazionali ed estere, tradi-zionali e low cost, dello scorporo, dal prezzo dei bi-glietti promossi nelle home page o nel sistema di pre-notazione on line, di una voce di costo connessa allascelta del mezzo di pagamento per acquistare il bi-glietto. Sanzionate, infine, campagne pubblicitarie,prevalentemente su internet, per corsi di laurea e po-st laurea privi di valore giuridico. ■

TuTela dei consumaTori:infliTTe sanzioniper dodici milioni di euro

sanzionata dall’Antitrust la società Estesa Limi-ted, con sede alle Seychelles, con una multa percomplessivi 1.500.000 euro. Le pratiche commer-

ciali dall’Antitrust ritenute «ingannevoli e aggressi-ve» attuate dalla società attraverso il sito www.italia-programmi.net hanno coinvolto, ad oggi, oltre 25 milaconsumatori, ai quali venivano offerti prodottisoftware apparentemente a titolo gratuito. Il consu-matore digitava su Google il nome del prodotto, di-sponibile peraltro liberamente in rete, usando parolechiave come «gratis», e come primo risultato apparivail link www.italia-programmi.net, tramite il quale sitrovava nella home page del sito. Introducendo i datipersonali, come richiesto per scaricare il software ri-cercato, attivava inconsapevolmente un contratto diabbonamento biennale. Costo? 96 euro all’anno. ■

Per aver diffuso messaggi pubblicitari, ritenutiingannevoli, nei media sulla biodegradabilitàdelle materie plastiche usando uno speciale ad-

dittivo, l’Antitrust ha inflitto sanzioni pecuniarie allesocietà Italcom, Arcopolimeri e IdealPlastik. Il proce-dimento, riportato nel bollettino di gennaio dell’Au-torità, avviato tre anni fa, ha avuto bisogno di unaconsulenza specializzata dell’Istituto superiore di Sa-nità. L’Antitrust, «ritenuto, in conformità al pareredel Garante nelle comunicazioni, che i messaggi pub-blicitari in esame sono privi delle specificazioni ne-cessarie in merito alle effettive proprietà di biodegra-dabilità delle materie plastiche indotte dall’addittivo,delibera che costituiscono una pubblicità ingannevolee ne vieta l’ulteriore diffusione». ■

Sanzioni per complessivi 900 mila euro al GruppoApple per pratiche commerciali scorrette a dannodei consumatori. Le ha decise l’Antitrust al ter-

mine di un’istruttoria che ha provato sia la scarsa appli-cazione ai consumatori, da parte delle società del Grup-po operanti in Italia, della garanzia legale biennale a ca-rico del venditore, sia le informazioni poco chiare suiservizi di assistenza aggiuntiva a pagamento offertidall’Apple. Secondo quanto accertato dall’Antitrust,anche alla luce di segnalazioni arrivate dai consumato-ri e da alcune associazioni, le tre società del Gruppo -Apple Sales International, Apple Italia e Apple RetailItalia - hanno attuato due pratiche commerciali scorret-te: 1) nei propri punti vendita e siti internet, al momen-to sia dell’acquisto che della richiesta di assistenza, noninformavano adeguatamente i consumatori sui dirittidi assistenza gratuita biennale previsti dal Codice delconsumo, ostacolando l’esercizio degli stessi e limitan-dosi a riconoscere la garanzia convenzionale del pro-duttore di un anno; 2) le informazioni date sui servizidi assistenza aggiuntivi a pagamento inducevano i con-sumatori a sottoscrivere un altro contratto per servizi inparte già coperti dalla garanzia legale gratuita. ■

specchioeconomico 71

praTiche commercialiscorreTTe: maxi mulTa

ad esTesa limiTed

pubbliciTà inGannevole:nel mirino le socieTà

auToGrill e Gardaland

Sanzionate dall'Antitrust per pubblicità ingan-nevole le società Autogrill e Gardaland, conmulte di 50 mila e 15 mila euro. Una gestisce

200 punti di ristoro con marchio Spizzico sulle auto-strade italiane e negli aeroporti, l’altra l’omonimo par-co divertimenti a Riva del Garda. La pratica commer-ciale scorretta ad esse imputata sarebbe consistita neldiffondere volantini volti a promuovere i servizi offer-ti con il marchio Spizzico e quelli di intrattenimentonel parco divertimenti Gardaland con modalità, se-condo l’Antitrust, ingannevoli. Dalle informazioni ac-quisite ai fini dell’applicazione del Codice del Consu-mo e dalla segnalazione dell’Assoutenti Piemonte del20 giugno 2011, è emerso, secondo l’Autorità garantedella concorrenza, che il messaggio pubblicitario ela-borato nell’ambito di tale campagna promozionale,diffuso attraverso locandine di diverso formato e to-vagliette presenti nei punti vendita Autogrill a mar-chio Spizzico, nonché tramite il sito internet della so-cietà www.autogrill.it, indicava la possibilità di otte-nere un ingresso gratuito al parco divertimenti Garda-land di fronte all’acquisto di una particolare tipologiadi menù Spizzico, il cosiddetto «Supermenù». Tuttociò senza però informare con sufficiente chiarezza, se-condo l’Antitrust, che per usufruire della promozioneera necessario l’acquisto di due biglietti a tariffa interadiurna per il parco giochi. ■

sosTanze biodeGradabili,sanzioni a Tre soGGeTTi

per indicazioni incompleTeGruppo apple: paGherà900 mila euro per

informazioni poco chiare

Le buste di plastica, biodegradabili per legge

Unione Nazionale dei Consuma-tori ha appena pubblicato un nu-mero monografico dell’organo di

stampa intitolato «Le scelte del consuma-tore», interamente dedicato al mondodelle assicurazioni. Nell’occasione haspiegato bene ai lettori cosa significa sti-pulare una polizza, oltreché in italiano,anche in altre quattro lingue. Perché ab-biamo deciso di rivolgerci anche ai con-sumatori albanesi, rumeni, cinesi ed ara-bi che vivono nel nostro Paese? Perchéquesti cittadini sono particolarmenteesposti ai rischi derivanti da possibilieventi dannosi fortuiti, quali un incidentealla propria auto o alla propria casa, uninfortunio fisico o altro. Se è vero che lapopolazione straniera residente in Italia,fra regolari e non, raggiunge una percen-tuale del 10 per cento, si comprende co-me siano numerosi anche gli immigratisoggetti ad essere coinvolti in eventi chepotrebbero essere coperti da polizze neisettori della casa, del lavoro, degli infor-tuni e via dicendo.

Peraltro, al contrario di quanto avvienenei Paesi anglosassoni, abituati a consi-derare il rischio un’eventualità i cui effet-ti possono stemperarsi condividendolocon il resto della collettività, l’importanzadi assicurarsi è spesso sottovalutata dagliitaliani, figli di una cultura principalmen-te fatalista per la quale l’evento dannosorappresenta una casualità difficilmentegovernabile. Del resto proprio per questonacque il concetto di assicurazione:quando, ai tempi delle grandi scopertegeografiche, i conquistatori spagnoli eportoghesi si accorsero che mediamente,su dieci navi che salpavano, ne rientrava-no soltanto 9; ed intuirono pertanto comeconvenisse ad ognuno versare una quotaa copertura del pericolo che una delle ca-ravelle non tornasse.

Tornando ai giorni nostri, possiamo di-re che di questo scarso interesse, tutto ita-liano, a preoccuparsi di evenienze futureè testimone l’Unione Nazionale Consu-matori nel proprio compito di garantire icittadini: iscriversi ad essa, infatti, non hacerto nulla a che vedere con lo stipulareuna polizza. Fornire assistenza a un con-sumatore che spesso si preoccupa delle

conseguenze soltanto dopo aver provo-cato un danno, consente di accertarequanto la prevenzione sia estranea allanostra cultura. È vero che in Italia vige unsistema sanitario e previdenziale pubbli-co, al contrario di quei Paesi nei qualil’assistenza sanitaria viene garantita soloin seguito alla sottoscrizione di una po-lizza, come avviene, ad esempio, negliStati Uniti; molto spesso però tale assi-stenza non è sufficiente e, in ogni caso,sono molteplici i settori nei quali il citta-dino rimane «scoperto»: infortuni nellavita privata, spese legali e giudiziarie, tu-tela del nucleo familiare nel caso venga amancare il capofamiglia ecc.

Ecco perché siamo convinti che ildiffondersi di una cultura assicurativa, eprima ancora di una cultura orientata allaprevenzione, sia di fondamentale impor-tanza, specialmente in tempi di crisi,quando anche una semplice frattura, cheimpedisce di lavorare per qualche gior-no, può provocare gravi conseguenze sulpiano economico. D’altra parte con ciònon si può trascurare il fatto che, proprioin un momento economicamente diffici-le, si può essere indotti ad operare taglianche in ciò che potrebbe essere utile, co-me ad esempio una polizza.

E inoltre va considerata una generalediffidenza verso le imprese di assicura-zioni, dovuta forse alla scarsa fiducia ver-so tale formula, all’opinabile professiona-lità di alcuni agenti, a politiche di marke-ting talvolta aggressive e non sempre fi-nalizzate a soddisfare le vere esigenzedel cliente, a costi che in un mercato libe-ralizzato da più di trent’anni - il settoreassicurativo è stato il primo ad aprirsi al-la concorrenza nel 1994 - sono tuttora digran lunga superiori alla media europea.

È dunque con ancora maggiore convin-zione che l’Unione Nazionale Consuma-tori indirizza i propri sforzi allo sviluppodi un investimento culturale che siamosicuri darà i propri frutti, poiché affronta-re le difficoltà come collettività e non co-me singoli individui, siano essi italiani ostranieri, può contribuire a una rinascitaeconomica e culturale. Ed anche perchéalmeno la solidarietà non sia straniera inItalia. ■

specchioeconomico

SegretAriO geNerALe

deLL’uNiONe NAziONALe

cONSuMAtOri

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Al contrariodi quanto

avviene nei Paesianglosassoni, abituati

a considerare il rischioun’eventualità i cui

effetti possonostemperarsi

condividendolocon la collettività,

l’importanza di assicurarsiè spesso sottovalutata

dagli italiani, figlidi una cultura

principalmente fatalistaper la quale l’evento

dannoso rappresentauna casualità

difficilmente governabile

di MASSiMiLiANO dONA

In Italia vige un sistema sanitario e previdenziale pubblico, al contrario di queiPaesi nei quali l’assistenza sanitaria viene garantita solo in seguito alla sottoscri-zione di una polizza, come avviene in Usa; spesso però tale assistenza non è suf-ficiente e in ogni caso sono molti i settori nei quali il cittadino rimane «scoperto»

ITALIANI FATALISTI?SPESSO SOTTOVALUTANORISCHI E ASSICURAZIONI

ITALIANI FATALISTI?SPESSO SOTTOVALUTANORISCHI E ASSICURAZIONI

L’

5

Codice Antimafia di France-sco Menditto - Simone Edi-tore - 30 euro. Questo codi-

ce antimafia intende risistema-re organicamente la normati-va - penale, (sostanziale e pro-cessuale, e delle misure di pre-venzione, personali e patrimo-niali - oggetto di plurimi inter-venti da parte del legislatore edella Corte costituzionale. Il de-creto legislativo 159/2011rappresenta il primo tentativodi riorganizzare una normativadispersa in numerosi testi, mo-dificati più volte negli anni, conl’introduzione di nuove disposi-zioni dirette a rendere più effi-cace l’amministrazione dei be-ni sequestrati e a consentireuna maggiore tutela dei terzicoinvolti nel procedimento. L’o-biettivo di questo volume èquello di offrire un ausilio aglioperatori del diritto e a tutti co-loro che entrano in contattocon questa materia, con fre-quenti richiami alla giurispru-denza, in modo da rendere piùagevole la fase di prima appli-cazione delle norme.

iccola guida a libri di culturaIllustrazIonedIQuIntBucholz

specchioeconomico 73

Ritratti romani. Chi ha costruito Roma eperché di Costantino D’Orazio e Mim-mo Paladino - Palombi Editore - 14 eu-

ro. Un libro su Roma che non è una guidabensì un ritratto della città attraverso ipersonaggi che l’hanno costruita, città cheè frutto di progetti spontanei, legati agli in-teressi personali e alle passioni di impera-tori, papi, cardinali e statisti che hanno vo-luto lasciare un segno indelebile lungo lesponde del Tevere, senza preoccuparsi diseguire un piano urbanistico coerente, fenomeno durato oltreduemila anni. Le persone che hanno impresso la propria per-sonalità nelle strade, nei palazzi, nei ponti, rivivono nelle paroledi Costantino D’Orazio e nei disegni di Mimmo Paladino.

Il libro nero dell’umanità. La cronaca e inumeri delle cento peggiori atrocità del-la storia di Matthew White - Ponte alle

Grazie Editore - 23,50 euro. Per MatthewWhite, bibliotecario statunitense, ricercato-re indipendente specializzato in «atrocitolo-gia», un criterio perfetto per scrivere unastoria universale delle atrocità non c’è, e ri-mane il nudo numero delle vittime: utilizzan-do le migliori fonti di statistica storica ecompiendo uno studio comparativo senzaprecedenti, White ricostruisce i cento avvenimenti più sanguino-si, per un totale di mezzo miliardo di morti, dalla seconda guerrapersiana del V secolo avanti Cristo fino a quelle del Congo e delSudan dei nostri anni, e di decine di altri eventi meno noti.

La casa in pietra grigia di Jelena Banfi-chi Di Santo - Emil Editore (GruppoOdoya) - 19 euro. La casa in pietra gri-

gia è l’antica dimora dalmato-isolana co-me asse portante di tanti avvenimenti nel-la vecchia Jugoslavia monarchica e titoi-sta dal 1940 al 1968, dagli albori del se-condo conflitto mondiale e dell’occupazio-ne italiana e tedesca fino alla guerra di li-berazione e alla difficile identificazione na-zionale, allo stalinismo, alla rottura con la

Grande Madre Russia, al Non-allineamento titoista e all’ultimafrontiera del Nuovo Progresso dell’Autogestione «di tutte leforme della vita politica nazionale associativa, scientifica e cul-turale»: una storia romanzata di una favola senza tempo.

Manuale d’intelligence di Antonella Co-lonna Vilasi - Città del Sole Edizioni - 14euro. L’intelligence, cos’è? Quanto so-

no noti i meccanismi che reggono le basidella difesa economica, militare, politica diuno Stato? È opinione largamente condivi-sa che i servizi d’intelligence siano sinoni-mo di operazioni oscure, ma dietro il lavo-ro dei servizi d’intelligence c’è un mondocomplesso, un volume indefinito di infor-mazioni da raccogliere, analizzare e sele-

zionare. I meccanismi che regolano le azioni d’intelligence so-no paragonabili a quelli di qualsiasi altra scienza: viene privile-giato il metodo scientifico per prevedere il futuro con lo studiominuzioso del materiale raccolto e dell’ambiente circostante.

P

destinata a diventare un colos-so mondiale e un sistema indu-striale dedicato ai bambini. Epoi gli stabilimenti, i viaggi per ilmondo, l’idea del packagingspecializzato, l’invenzione dinuovi prodotti, le difficoltà, af-frontate con grande lucidità esuperate anche grazie ai solidiaffetti famigliari, la nomina aCavaliere del Lavoro, fino allafondazione del Museo del Ca-vallo Giocattolo.

Eurolobbisti. Come orientar-si a Bruxelles tra lobby eistituzioni europee di Mat-

teo Lazzarini - Mursia Editore -10 euro. A Bruxelles, sede del-le principali istituzioni comuni-tarie e centro nevralgico dell’U-nione europea, operano, se-condo le statistiche, circa2.500 lobby che giocano unruolo fondamentale all’internodella procedura legislativa co-munitaria, a sua volta capacedi influenzare la vita di 500 mi-lioni di europei in 27 Paesi. Ep-pure si tratta di un mondo an-cora in gran parte sconosciu-to. Questo libro chiarisce il con-cetto di «lobby» ed insegna adiventare lobbisti avendo lapretesa di smentire i luoghi co-muni che circondano l’argo-mento, accompagnando il let-tore in un viaggio alla scopertadel lato più nascosto della capi-tale europea, descrivendo co-sa si agita dietro le quinte delParlamento e della Commis-sione e facendogli finanche ap-prezzare il mondo delle lobby,complesso ma piacevole.

Il signor Chicco. La vitastraordinaria di un uomoqualunque di Luca Masia -

Silvana Editoriale - 14,90 euro.Non è un «Francesco» qualun-que, ma è «la Chicco», la piùnota azienda produttrice di bi-beron, ciucci, tettarelle, pas-seggini, tutine, giocattoli, conuno dei più conosciuti motivettipubblicitari calcante il riuscitis-simo slogan «Chicco, dove c’èun bambino». Questo libro par-la di Pietro Catelli (Como,1920-2006): dietro il marchiola storia di un uomo di umili ori-gini che con impegno, genialiintuizioni e perseveranza, hadato vita a una grande azien-da, ancora oggi florida e cono-sciuta in tutto il mondo. LucaMasia traccia l’avvincente sto-ria umana e imprenditoriale diCatelli, dai difficili inizi comerappresentante di aghi e ter-mometri alla fondazione di Art-sana, azienda produttrice diarticoli sanitari, fino al passosuccessivo: la nascita, nel1959, a pochi mesi da quelladel primogenito, della Chicco,

contabilità delloStato, né occorreessere Pitagoraper compren-derne i vantag-gi. Negli StatiUniti si paga il 5per cento in piùsul prezzo diq u a l u n q u eoggetto acqui-stato. E già que-sto costituisceun efficace stru-

mento di controllo su qualunque«scontrino» emesso, e consente un

er tradurre in semplicità mec-canismi economici ritenutinecessari e appropriati ma per

molti, me compreso, incomprensibilie ingiustificabili, desidero occupar-mi sia pure superficialmente, manon più di tanto, del vasto fenomenodiffusissimo in Italia costituito dal-l’evasione dell’Iva. Esiste un sistemadi normale uso in ogni Paese econo-micamente più assestato dell’Italia,ma che noi - o meglio gli interessatie cioè le categorie professionali -«non» vogliono che venga introdot-to: l’autorizzazione a dedurre, dalladenuncia dei redditi, le spese di qua-lunque genere e a qualsiasi titolocompiute.

Per quale motivo chiunque di noisi sente chiedere dal medico, dal-l’idraulico, dal meccanico, dall’avvo-cato e così via, se desidera o meno lafattura? Perché il medico, l’idraulicoecc. sanno benissimo che le maggioriimposte da pagare non vanno tutte avantaggio della collettività ma saran-no falcidiate da sprechi e ruberie dichi le gestirà. Dobbiamo necessaria-mente dedurne che proprio le cate-gorie professionali largamente rap-presentate nella Camera dei deputatie nel Senato non vogliono affrontarel’argomento del lavoro sommerso.

Di quanto salirebbe il gettitodell’Iva e quanto incasserebbe loStato sui redditi obbligatoriamentedenunciati ? Chi rifiuterebbe una fat-tura sapendo di poter detrarre l’im-porto dell’Iva su di essa pagata dalreddito tassabile, risultante dalladichiarazione dei redditi? Il Fisco,falso paperone, ritiene che per talieventuali detrazioni, altrimenti tas-sabili, perderebbe una parte delleentrate finanziarie e non pensa inve-ce, o forse non vuole pensare quantoincasserebbe in più dalla relativa Ivae dalla tassazione dei redditi venutiin tal modo alla luce.

Non occorre saper fare i conti esoprattutto nei modi in uso nella

casa E busta-paga, duE pozzIsEnza fInE da cuI attIngErE

f I s c o E c o n t r I b u E n t I

calcolo preciso perché si basa su unrapporto diretto tra il consumo e l’in-casso. Consideriamo l’uso italiano diconsiderare poco elegante - ancorasopravvive questo stereotipo - ritira-re il conto o la ricevuta ovunque sia:l’obbligo di farlo creerebbe prestoun’abitudine, soprattutto quando ciòcomportasse anche una convenienzaeconomica.

Negli Stati Uniti il biglietto dell’au-tobus è detraibile dai redditi tassabi-li, ma la sua introduzione in Italiaviene considerata una follia. Nonparliamo delle spese generali o difarmacia. Lo Stato deve prelevarerisorse dai redditi, non deve intacca-re il capitale, considerando taleanche lo stipendio in mano a chilavora. Deve anzi stimolare l’impie-go di quel capitale nel consumo, per-ché la sua circolazione è essenzialeper lo sviluppo dell’economia.

I cardinali facevano costruire le cat-tedrali perché chi vi lavorava potesseessere pagato e con la paga ricevuta asua volta alimentasse l’attività di arti-giani e professionisti che corrispon-devano le imposte. Si creavano cosìvillaggi e città, mentre oggi i gover-nanti considerano la busta-paga,come pure l’edilizia e la casa, anzichémotori dell’economia, pozzi senzafine da cui attingere. Invece andreb-bero detassate, e di molto. Il datore dilavoro non deve ridurre il proprioesborso finanziario, ma è il corrispet-tivo destinato al lavoratore che nonva alleggerito più di tanto. E va tenu-ta presente una micidiale spirale con-traria: se il datore di lavoro volesseelevare l’importo della busta-paga, aguadagnarne di più sarebbe lo Statoinvece che il lavoratore. Questo è unaltro handicap che opprime il lavoro.

Gli elementi che compongono ilgigantesco puzzle del sommerso, dellavoro, della semplificazione fiscalerichiedono tempi di studio non brevi;troppo a lungo questi argomenti nonsono stati affrontati in modo adegua-to, mentre cambiano continuamentesituazioni e circostanze nazionali einternazionali che potrebbero esserecontrollate qualora si disponesse diriferimenti certi e collaudati. In que-sta occasione non si può lesinare iltempo a coloro che dovranno trovaresoluzioni. L’ansia procurata da allar-mi internazionali e da intimidazioninazionali non consente di operare nelmigliore dei modi. ■

74

In Italia si considerapoco elegante l’usodi ritirare lo scontrinoe la ricevuta; l’obbligodi farlo creerebbe inveceun’abitudine, soprattuttose ciò comportasseuna convenienzaeconomica. E anzichémotori dell’economia,i nostri governanticonsiderano la casa ela busta-paga pozzi senzafine da cui attingere

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Tra i principali compiti della Guardia di Finanza la lotta al caro-vita

di BRUNO PIATTELLI

specchioeconomico

aziende e persone aziende e persone aziende e persone

aziende e persone aziende e persone aziende e pe

75specchioeconomico

Giuseppe Coccon èstato nominato responsa-bile della Comunicazionedel Gruppo Avio che, consede a Torino, opera nelsettore aerospaziale in 4continenti con 5.200dipendenti di cui 4.400 inItalia. I ricavi del 2010sono stati di 1,75 miliardi di euro.

L’HP, azienda tecnolo-gica operante nel settoredei prodotti e dei serviziper la stampa, per il per-sonal computing, per isoftware, i servizi e leinfrastrutture informati-che, ha nominatoStefano Venturi diretto-re generale della filiale italiana.

Francesco Caterini èstato nominato presidentedell’Assofertilizzanti,associazione dei produtto-ri di fertilizzanti che aderi-sce alla Federchimica conaltre 52 aziende dal fattu-rato complessivo di unmiliardo di euro, oltre il90 per cento del mercato nazionale.

Mario Derba ha assun-to il ruolo di vicepresiden-te per il Sud Europadell’Oracle SystemsSales, società che forniscesoluzioni software alleaziende e sistemi hardwa-re a più di 370 milaimprese di ogni dimensio-ne e ad industrie situate in oltre 145 Paesi.

Mauro Invernizzi è ilnuovo direttore per l’Italiadell’azienda austriacaEmporia Telecom, pre-sente in 30 Paesi comeoperatrice nella produzio-ne di telefoni mobili sem-plificati con uno staff di120 dipendenti, 80 pressola sede di Linz, 40 impiegati in Cina.

L’assemblea del settore metalmeccani-co della Federlazio ha eletto ElisabettaCartoni presidente della categoria piùrappresentativa dell’associazione, com-posta da circa mille aziende con oltre 20mila dipendenti e con un fatturato com-plessivo di 3 miliardi di euro.

Dopo l’ingresso diUnicredit al 41,7 per centoe Shipping AgenciesServices al 51 per cento,Stefania Rossi è il nuovodirettore amministrazione,finanza e controllo delGruppo Bluvacanze,Cisalpina Tours e Going;ad Investitori Associati resta il 7,3 per cento.

La Nestlè Italiana haaffidato a CorradoCastrovillari l’incarico didirettore generale dellaDivisione Dolciari, ruoloche ricopre in sostituzionedi Antonio Carstulovich,recentemente promossodirettore generale dellaNestlé International Travel Retail.

L’Adp, società che offreprodotti di outsourcing esoluzioni per l’ammini-strazione del personale ela gestione dei processi diorganizzazione e svilup-po, ha annunciato lanomina di Nicola Uvacome direttore del settoreSviluppo Business per l’Italia.

La Lynx, società diservizi informatici ope-rante nella manutenzioneed evoluzione dei siste-mi informativi aziendaliper grandi operatori delsettore bancario e finan-ziario, ha annunciato lanomina di FedericoMoretti a direttore delle operazioni.

La Lowendalmasaï,società di consulenza didirezione specializzatanella gestione dei costid’impresa e nell’assisterele aziende nel migliorarele prestazioni preservan-do il capitale umano, hanominato AlessandroMarazza direttore account.

Valentino Vascellari è il nuovo vice-presidente dell’Associazione nazionaledelle imprese elettriche, che riunisce 200aziende tra produttori, acquirenti, grossi-sti e autoproduttori. Ha la delega per lepolitiche associative in materia di fontirinnovabili e di sviluppo sostenibile.

Karina von Detten è ilnuovo amministratoredelegato della BayerCrop Science in Italia,consociata della Bayer,una delle prime societàper volume d’affari e perinnovazione nelle tecno-logie applicate all’agri-coltura, presente in oltre 120 Paesi.

La Simon-Kucher &Partners, società di consu-lenza globale con 570esperti operanti in 23 ufficinel mondo, ha nominatootto nuovi partner - tra iquali in Italia Danilo Zatta- giungendo a 59, concen-trati sui temi del pricing edello Smart Profit Growth.

Luigi Grispello è ilnuovo presidente dellaMedia Salles, associazionenata nel 1991 nel quadrodel Programma Mediadell’Unione Europea, conl’obiettivo della promozio-ne di film europei attraver-so l’informazione e la for-mazione degli esercenti cinematografici.

La Progress SoftwareCorporation ha nominatopresidente e amministrato-re delegato Jay Bhatt.Secondo la società, l’inte-grazione delle piattaformesocial, lo sviluppo di siste-mi cloud e la sicurezza deidati saranno nell’agendadei responsabili del settore per il 2012.

La Carlson WagonlitTravel, che assiste i propriclienti a ottenere il massi-mo risultato dalla gestionedei propri viaggi d’affari intermini di risparmi, servizi,sicurezza e sostenibilità, hanominato Andrew Wallerpresidente del Gruppo perl’Europa, il Medio Oriente e l’Africa.

Guido Penso è stato nominato vicepre-sidente del Gruppo Fidia Fin, ancora pre-sieduto da Fabrizio Arengi Bentivoglio.La holding opera come un ibrido tra priva-te equity e family office, con partecipazio-ni oltreché nelle energie alternative, neiservizi finanziari e nell’immobiliare.

boratori. L’Ateneo si articola in sei fa-coltà ed eroga corsi di laurea in Econo-mia, Lettere, Giurisprudenza, Ingegne-ria, Psicologia e Scienze della Comuni-cazione. UniNettuno completa l’offertaformativa con una serie di master erogatisia in italiano che in inglese, francese,arabo, greco, polacco e presto in russo.

Il problema che ci siamo posti è statoquello di creare una struttura di forma-zione a distanza che, nel rispondere ai bi-sogni della società cognitiva, tenesseconto sia dell’evoluzione e dello svilup-po delle tecnologie dell’informazione siadei risultati delle ricerche psicopedago-giche. Tutto il processo d’insegnamentoe apprendimento avviene su internet, nelportale www.uninettunouniversity.net, ilprimo nel mondo nel quale si insegna e siapprende in 6 lingue: italiano, inglese,francese, arabo, greco e polacco. L’areadedicata al cyberspazio didattico costi-tuisce l’ambiente di apprendimento incui si può accedere alle videolezioni rea-lizzate da docenti universitari provenien-ti da vari Paesi. Ogni videolezione digi-talizzata è indicizzata, suddivisa in argo-menti collegati in modo ipertestuale emultimediale a libri, testi di esercizi, la-boratori virtuali, bibliografie ragionate,sitografie. Gli studenti sono costante-mente seguiti in rete da una nuova figuradi docente-tutor telematico, sempre pre-sente, che ne controlla l’operato e li sti-mola a diventare costruttori attivi di co-noscenze e a sviluppare processi di ap-prendimento collaborativi.

L’UniNettuno è riuscita ad inserirsi esvilupparsi rapidamente in campo inter-nazionale stipulando accordi con le uni-versità di molti Paesi del Mediterraneo,degli Usa, di Europa, Russia, Polonia,Cina ed altri. Attualmente gli studentiprovengono da 42 Paesi del mondo e nelluglio 2011 si sono laureati in Egitto inostri primi 50 studenti. Grazie agli ac-cordi con il Governo egiziano questi stu-denti senza muoversi dal loro Paese han-no conseguito un titolo di studio ricono-sciuto in Egitto, in Italia e in Europa. È laprima volta che una laurea conseguita adistanza, per televisione o internet, è ri-conosciuta valida nel mondo arabo.

L’internazionalizzazione dell’univer-sità si è sviluppata molto grazie al mo-dello del nostro portale su internet, nelquale nei nostri forum, chat, blog e so-cial network si è costituita una vera retedi sapere e di rapporti tra una comunitàinternazionale di studenti e docenti. Irapporti tengono vivo l’entusiasmo diapprendere e confrontarsi con altri stu-denti e docenti di Paesi, culture e politi-che diverse. Negli spazi virtuali dell’U-niNettuno si connettono intelligenze, siscambiano saperi, si sviluppa conoscen-za. Le culture e le idee di docenti e stu-denti di diversi Paesi si confrontano inun flusso continuo di relazioni.

*Rettore dell’Università TelematicaInternazionale UniNettuno

76 SPECCHIOECONOMICO

UNINETTUNO,LANCIATAL’UNIVERSITÀTELEMATICA

INSEGNAMENTOE RICERCA,ECCO LE NUOVEFRONTIERE

In attesa delleelezioni ame-ricane del no-

vembre prossi-mo, un dato sipresenta fin d’o-ra sicuro nellacampagna elet-torale del presi-dente BarackObama: il suo«storico» incon-tro con MarkZuckerberg perdefinire unastrategia di co-

municazione politica valorizzando Face-book e altri format per la riconferma allaCasa Bianca. Ma questo sforzo di usaretecnologie innovative per conseguire ri-sultati apprezzabili non investe solo lacompetizione politica.

Riguarda più che mai anche il mondodel marketing, della pubblicità, dellapromozione di eventi, per coinvolgere lapubblica opinione in una trasformazioneplanetaria. E tutto questo ha come pernoil giornalismo, la capacità di comunicaregli eventi che caratterizzano il cambia-mento in atto. Il «giornalismo globale»,cosiddetto GJ, costituisce il perno dellarivoluzione in atto. Non stupisce, quindi,che l’ultima iniziativa nata nell’ambitodell’Università Telematica Internaziona-le UniNettuno sia il master in GlobalJournalism, corso di un anno per laureatiche vogliono acquisire, teoricamente epraticamente, la capacità di operare neisettori più avanzati della comunicazione.

Si tratta di un’iniziativa ad alto tassodi professionalità che apre a interessantisbocchi professionali, sia nel campo delgiornalismo, sia, più ampiamente, in tut-ti quei settori che non possono fare a me-no di un’efficace politica di comunica-zione e immagine. Per cui si propone aifrequentanti un programma che ha unampio ventaglio di possibilità professio-nali: uffici stampa, comunicazione d’im-presa, economia dei media, relazioni conil pubblico, creazione di eventi, pianifi-cazione di campagne nazionali e sovra-nazionali, promozione di immagine inorganismi comunitari e quanto attiene al-la presentazione della «nuova faccia»che persone ed enti devono mostrare nelpalcoscenico planetario che ormai ri-guarda tutte le iniziative proiettate versoil futuro.

di GIAMPIERO GAMALERI*di MARIA AMATA GARITO*

Anche sef o r m a l -m e n t e

istituita con de-creto del 15aprile 2005, leorigini dell’Uni-versità Telemati-ca Internaziona-le UniNettunosono legate alConsorzio Net-tuno-Networkper l’UniversitàOvunque, unconsorzio di 43

Università italiane e straniere con il qua-le, da quando fu istituito nel 1992 dal-l’allora ministro Antonio Ruberti, si sonolaureati migliaia di studenti. Lo sviluppointernazionale dell’UniNettuno è dovutoanche al successo del progetto europeoMediterranean Network of Universitiesnel quale 31 partner (università, aziendetecnologiche e Ministeri) di 11 Paesi del-l’area euro-mediterranea hanno creato,insieme ad UniNettuno, non solo unnetwork tecnologico ma una rete di per-sone e di intelligenze che sanno connet-tere e collegare i loro saperi.

Le sue origini hanno favorito la colla-borazione con le università tradizionali,e oggi è l’unica università telematica do-tata di personale accademico internazio-nale di alta qualità scientifica. Tra i con-siglieri di amministrazione figurano ret-tori di università tradizionali come Gui-do Fabiani, rettore di Roma Tre, e Gio-vanni Puglisi, rettore dello Iulm di Mila-no. Questi rapporti hanno permesso al-l’Utiu di erogare servizi didattici di altaqualità e di sviluppare progetti di ricercacon le università tradizionali e i loro la-

Roma. La sede di UniNettuno

CREMONESI (CCIAA DI ROMA): SOLUZIONI ALTERNATIVE PER IL WELFARE. «Inuna fase in cui i sistemi di welfare sono messi a dura prova dalla drasticariduzione delle risorse pubbliche, è essenziale che profit, non profit e Pub-blica Amministrazione collaborino attivamenteper trovare soluzioni alternative all’assistenzapubblica. La strada della collaborazione è l’uni-ca percorribile per uscire dalla crisi e, dunque, ènecessario che le aziende private e il terzo set-tore mettano in campo progetti concreti, in gra-do di dare risposte certe alle diffuse e crescentiesigenze provenienti dal territorio. La Cameradi Commercio di Roma è pronta a dare il pro-prio sostegno e a favorire una collaborazionestrutturata tra profit e non profit nell’interesseesclusivo della collettività». L’ha dichiarato ilpresidente della Camera di Commercio di Ro-ma, Giancarlo Cremonesi, in un incontro svolto-si lo scorso mese a Roma per iniziativa dell’Os-servatorio sul non profit della stessa Camera diCommercio, presieduto da Nicola Colicchi.

WHIRLPOOL FA SOGNARE E OSARE GLI ITALIANI. A sei mesi a sei giorni di la-voro: è il confronto fra quello che serviva per l’acquisto di un frigorifero nel1954 e quanto serve oggi. L’ha reso noto la Whirlpool allestendo la mostraper il centenario dell’azienda, intitolata «I primi cent’anni di Whirlpool, so-gnare e osare», aperta fino a maggio nel Centro europeo di Comerio. Il li-stino dei prezzi del 1954 della Ignis, rile-vata dalla Whirlpool negli anni 80, indica-va 139 mila lire per un frigorifero da 160litri; la retribuzione media in Italia era di24 mila lire mensili. Oggi un frigoriferoclasse A, da 180 litri, costa 239 euro e laretribuzione media è di 1.250 euro men-sili. Allora non esistevano i compressorima si usavano sostanze tossiche comerefrigeranti; oggi un frigo di classe A è re-frigerato con un gas non pericoloso econsuma meno di un sesto del suo ante-nato. Con l’energia risparmiata si posso-no far funzionare una lavatrice e una lavastoviglie. «Se per i frigoriferi ilrapporto è sceso, lo stesso non può dirsi per le auto: la 500 Fiat nel 1959valeva un anno di stipendio medio, oggi l’acquisto di un’utilitaria richiede lostipendio di oltre metà anno», spiega Giuseppe Geneletti, direttore dellaComunicazione e Sviluppo della Whirlpool per l’area mediterranea. Nel1957 Giovanni Borghi, presidente dell’Ignis, pesò una 500 e un frigorifero;dato il prezzo dell’auto, fissò in proporzione quello del frigo.

77SPECCHIOECONOMICO

Le due dimensioni del master: offrireuna documentazione ragionata delle mi-gliori iniziative giornalistiche e di comu-nicazione che si sviluppano in tutti i con-tinenti; spingersi sul terreno delle appli-cazioni più avanzate nell’ambito del ma-trimonio tra comunicazione ed uso delletecnologie più avanzate. Per il primoaspetto collaborano al master sia giorna-listi della stampa estera in Italia per offri-re un panorama ragionato dell’informa-zione nei rispettivi Paesi, sia corrispon-denti dall’estero delle principali testatescritte, radiotv e web che operano nellevarie sedi di corrispondenza.

Per il secondo aspetto collaborano nonsolo giornalisti, ma anche qualificati do-centi universitari ed esperti del settoreche illustrano le nuove frontiere di e-journalism, citizen journalism, twittercommunication, forum e chat a contenu-to informativo ecc., tenendo presenteche, specie negli scenari più delicati, lamaggior parte delle immagini e delle no-tizie arrivano dai cellulari dei protagoni-sti stessi degli eventi. E ciò non solo ne-gli scenari di guerra, come nei Paesi delMaghreb, ma anche negli ambienti piùnormali, come possono essere una sfilatadi moda o una tribuna di calcio. Per nonparlare della cronaca giudiziaria ormaiaffidata in modo determinante alle ripre-se di telecamere, con le indagini legate acelle telefoniche e ad archivi informatici.Le professionalità di domani non posso-no prescindere ormai più da questa evo-luzione comunicativa che investe ognisettore della convivenza civile.

Gli studenti sono collegati ai professo-ri nell’aula virtuale. Costituiscono i con-tenuti dei corsi: videolezioni digitalizza-te ed indicizzate con bookmarks checonsentono il collegamento ipertestualee multimediale con libri, bibliografie ra-gionate, testi di esercizi, sitografie sele-zionate. Gli studenti iscritti al master so-no seguiti in ogni passo del loro percor-so di apprendimento da docenti-tutors. Ildocente-tutor telematico, rappresentauna guida e una presenza costante du-rante tutto il processo di apprendimento.Nell’aula virtuale si svolgono esercita-zioni pratiche, prove di valutazione, vi-deoconferenze in modalità Skype con iprotagonisti del master che partecipano,anche attraverso i loro avatar, ad attivitàpratiche in diretta guidate dagli avatardei docenti-tutor.

Vi saranno momenti di contatto «fac-cia a faccia» e uno stage finale in un’a-zienda di comunicazione. Le iscrizionisono ancora aperte e chi è interessatopuò consultare il sito www.uninettunou-niversity.net/portal/it/master_global_journalism.aspx. Oppure telefonare al nu-mero verde 800 333 647, o inviare unamail a [email protected] sede di UniNettuno è in Corso Vitto-rio Emanuele II 39, Roma.*Ordinario di Sociologia della Comuni-cazione e Coordinatore del master

AIR LIQUID, NUOVO GAS PER LA PULIZIA DEGLI IMPIANTI. Negli ultimi anni ladomanda di gas per la pulizia delle apparecchiature produttive del settoredell'elettronica è fortemente aumentata per i grandi stabilimenti di produ-zione di schermi piatti e pannelli foto-voltaici in film sottile in silicio. Persoddisfare la domanda l’Air Liquideha deciso di ampliare la propria offer-ta proponendo ai clienti un'alternativaai gas per la pulizia esistenti. Oltre agas vettori, gas speciali e materialiusati nel processo produttivo, forniràuna nuova soluzione per la pulizia: ilfluoro gassoso. Gli stabilimenti per laproduzione di schermi piatti e di pan-nelli fotovoltaici in film sottile di siliciopotranno usare questo gas rispettosodell'ambiente. Il fluoro diventerà un'alternativa al trifluoruro di azoto attual-mente usato in questo campo. Prodotto direttamente negli stabilimenti de-gli utilizzatori, questo gas costituisce una soluzione conveniente e affidabi-le per la pulizia che consentirà ai clienti di migliorare la produttività. L’Air Li-quide produce gas per l'industria, la sanità e l'ambiente ed è presente in 80Paesi con 43.600 collaboratori.

Giancarlo Cremonesi

La Fiat 500 degli anni 50

Una cella fotovoltaica

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AffariAffari && CulturaCulturaa cura di

Romina Ciuffa

al 12 febbraio al 17 giugno il Mar, Museo d’Artedella Città di Ravenna, rende omaggio a Giovan-ni Testori (1923-1993), ai vari periodi della storia

dell’arte studiati dal critico milanese; agli artisti dalui amati, a partire dai suoi primi scritti su Manzù, Matis-se, Morlotti; ai francesi Courbet e Géricault; agli ap-profondimenti sulla linea della pittura di realtà in Lom-bardia del ‘500 e del ‘600; ai «manieristi» lombardo-pie-montesi accompagnati dal Caravaggio, sua grande pas-sione dichiarata. Ed ancora, passando attraverso l’atten-zione per figure della Nuova Oggettività, per i Nuovi Sel-vaggi e i Nuovi Ordinatori, e artisti come Bacon, Giaco-metti, Sutherland, Sironi, Guttuso, Gruber, Marini, Vac-chi, Varlin, Jardiel, Vallorz, Rainer, fino a Cucchi e Pala-dino. Nella rassegna anche un omaggio a Testori con unaselezione di ritratti eseguiti da vari pittori.

d

a ravenna giovanni TesTorie, indireTTamenTe,

TuTTi gLi arTisTi che amò

Rimini, nel Castel Si-smondo dal 21 gennaioal 3 giugno, la mostra

«Da Vermeer a Kandinski.Capolavori dai musei del mon-do» è una carrellata di autenticicapolavori e, insieme, l’omaggioche grandi istituzioni musealieuropee e nord-americane, tra leprincipali del mondo, hanno vo-luto fare a Marco Goldin per i 15anni di attività della sua Fonda-zione Linea d’ombra.

a

Alcune opere in mostra

Myriam Laplante, «Passaggi II», 1996

Man Ray, «La robe noir»,1930

peLLe di donnaTra arTee scienza

FoTo e piTTura,iL gaTTo e La voLpe

«Mi sono costretto a contraddirmi per evitare di conformarmi ai miei stessi gusti», Marcel Duchamp

Andres Serrano,«Magdalena», 2011

a g o L d i n

ema impegnativo:«Pelle di donna,identità e bellezza

fra arte e scienza» èla mostra che, dal 24 gen-naio al 19 febbraio, è ospi-tata dalla Triennale di Mi-lano. Attraverso una riccaselezione di opere d’arte,documenti e oggetti anti-chi, il visitatore giunge infi-ne ad un laboratorio scien-tifico. Le sei sezioni affron-tano in termini transdisci-plinari il tema della pelle,della bellezza e dell’identitàfemminile. Introduce il tut-to un gioco di corrispon-denze tra macro e microco-smo, tra immagini della su-perficie di astri e pianeti eimmagini dell’epidermidevista al microscopio. Ceresettecentesche, miniaturedelle farmacie antiche, saleda bagno e «marchingegnid’igiene» di ieri e di oggi, enon manca anche l’arteclassica.

Tesposizione «Artein Italia, dopo lafotografia 1850-

2000» sarà nellaGalleria nazionale d’artemoderna a Roma fino alprossimo 4 marzo in col-laborazione con l’Istitutonazionale per la Grafica.Si articola in 7 sezioni, eparte dalle origini, quan-do la fotografia costituivaprincipalmente un soste-gno per la pittura e venivausata come modello estrumento del lavoro pit-torico e come veicolo didiffusione della produzio-ne artistica. E compiva unprimo tentativo di auto-nomia attraverso una ri-cerca parallela a quellapittorica, nell’ambito delpaesaggio. Seguendo le vi-cende dell’arte italiana dal1850 ad oggi, la mostra sisnoda tra i più significati-vi momenti storico-arti-stici e storico-fotografici.

L’

Sopra: Pablo Picasso, «Il rattodelle Sabine», 1963. Sotto:Francis Bacon, «II versione del Trittico 1944»,1988

Luigi Ghirri, «Alpe di Siusi»(Ortisei), 1979

specchioeconomico

Nel Museo Madre di Napolifino al 9 aprile è visitabile unamostra antologica dedicata aFausto Melotti (Rovereto 1901- Milano 1986), riconosciutoda tempo, sia a livello naziona-le che internazionale, come isuoi contemporanei AlexanderCalder, Alberto Giacometti,Louise Bourgeois e Lucio Fon-tana, figura chiave nell’ambitodella scultura moderna e con-temporanea. L’esposizione sisviluppa attraverso le sale delmuseo in maniera cronologicae pone in evidenza, attraversouna selezione di oltre 200 ope-re tra terrecotte, maioliche egessi, sculture a tecnica mista ein ferro, ceramiche e lavori ininox, disegni e bozzetti, il per-corso scultoreo di Melotti piùstrettamente legato al mondodelle arti visive a partire daiprimi lavori realizzati all’iniziodegli anni 30, anche con operea base di garze, ottone, vetro,tessuto, ceramica e terracotta.

s u i n i s o c i a L i

Francia Signac e Seraut «punteggia-no» il Neo-Impressionismo, anche inItalia vari artisti si confrontano con l’u-so «diviso» dei colori complementari:è la la luce del moderno nei temi delnuovo secolo.

Sopra e sotto, sculturedi Fausto Melotti

Inaugurati i nuovi spazi espositividella Soprintendenza speciale per ilPatrimonio storico, artistico ed et-noantropologico e per il Polo musealedella città di Roma situati nel pianoterra di Palazzo Barberini, a Roma -ambienti che si sviluppano in un’areadi più di mille metri quadrati - è ilGuercino a fare gli onori di casa con lamostra «Capolavori da Cento e da Ro-ma» dedicata a Francesco Barbieri,uno dei maggiori protagonisti del Sei-cento italiano, nato e vissuto nellacittà di Cento e presente a Roma tra il1621 e il 1623, anni della sua pienamaturità artistica. Il pittore è forse sta-to il più amato e studiato da Sir DenisMahon nella sua vita centenaria: lamostra è anche l’occasione per rende-re omaggio al grande studioso inglese,a pochi mesi dalla scomparsa. Sono 50capolavori che coprono tutto l’arcocronologico del lungo percorso artisti-co dei questo esuberante talento.

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Giuseppe Pellizza da Volpedo, «L’amore nella vita», e Carlo Carrà, «Uscita dal teatro»

Benvenuto Benvenuti, «La nascita di Venere», e Leonardo Dudreville, «Trilogia campestre»

d i v i s i o n i e a d d i z i o n i

Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura

Sopra: «Allevamento di suini(agricola Cornelia)»Sopra: «La grande Biblioteca».

Sotto: «More news in a moment»Nella Galleria nazionale d’arte

moderna di Roma fino al 4 mar-zo è in mostra «Baruchello. Cer-te idee», personale dedicata aGianfranco Baruchello che attra-versa le fasi del lavoro dell’arti-sta sin dalla fine degli anni 50,con più di 60 opere tra linguaggied estetiche radicali: la riduzionedell’immagine, il disegno, la ca-sa, l’archivio, i rapporti tra arte,

ambiente e agricol-tura, il video, il cine-ma, la creazione ar-tistica di società fit-tizie come ipotesi diidentità plurime edaltro.

cenTo per cenTo

ve T r o e g a r z e

Guercino, «Saul tenta di uccidere David», 1646

A Rovigo, Palazzo Roverella, dal 25febbraio al 24 giugno, è in corso la mo-stra «Il Divisionismo. La luce del mo-derno». Il periodo che questa illuminaè quello tra il 1890 e l’indomani dellaGrande Guerra. Negli anni in cui in

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a t e c

specchioeconomico

dal mondo dei motori

b e n t l e y

un auto... tutta da bere

Gli scienziati Fritz Grobe e StephenVolt hanno impiegato Coca Cola eMentos per attivare un veicolo speri-mentale, il Mark II, con il quale hannorealizzato un vero e proprio record. Ilpieno, effettuato con 54 bottiglie diCoca Cola Zero e 324 Mentos, haconsentito al Mark II di percorrerepiù di 63 metri: ai tubi a pressione so-no state collegate le bottiglie dentrocui sono state sparate a grande velo-cità le mentine. Le bollicine della CocaCola, a contatto con la superficie ruvi-da delle Mentos, si modificano e van-no a formare delle bolle più grandi,causando così i getti di schiuma. Leemissioni sono di circa 5 grammi diCO2 per ogni chilometro percorso,ma sarebbero richieste quasi 1.000euro di spesa alimentare.

L’ultraleggero Atec 321 Faeta

la ditta ceca Atec produce un biposto ultraleggero per volo da diportosportivo, il Faeta ad ala bassa, la cui aerodinamica conferisce una buonaefficienza e contiene i consumi. Caratterizzato da una struttura in mate-

riale composito, che ha consentito di modellare i dettagli, dal profilo alare alraccordo del tubo di pitot, con ala e fusoliera in fibra di carbonio, ha stabilizza-tore, elevatore, deriva e timone in configurazione a T. Il carrello irrobustito per-mette di operare da piste in erba o in asfalto. L’elica standard è una FITI tripala.La motorizzazione standard prevede il Rotax 912 ULS 100 hp, anche se è dispo-nibile il 912 UL 80 hp. Il Faeta è naturalmente predisposto per il paracadute disicurezza a razzo. La velocità massima è di 270 chilometri orari, quella di cro-ciera dai 160 ai 230; raggiunge lo stallo ai 65. La fusoliera è lunga 6,2 metri; l’a-pertura alare è di 9,6 metri, la superficie alare di 10,1 metri quadrati. La capacitàdel serbatoio è di 80 litri, il peso a vuoto è di 286 chili, a pieno carico di 450.

La nuova Bentley Continental GT 4.0 V8

sulla Bentley Continental GT è stato montato il nuovo motore 4.0 V8, mes-so a punto dagli ingegneri della Casa per erogare 507 cv a 6 mila giri e 660Nm di coppia, disponibili da 1.700 a 5.000 giri. Secondo la Bentley, la Con-

tinental GT 4.0 V8 è in grado di passare da 0 a 100 chilometri orari in meno di 5secondi e raggiunge una velocità massima di 290 chilometri. È in grado di per-correre in media 800 chilometri con un pieno di benzina e ha emissioni di CO2più basse del 40 per cento rispetto al modello con motore 6.0 W12 da 575 cv, ri-sultato possibile grazie al sistema Start&Stop che può disattivare quattro degliotto cilindri quando procede ad andatura ridotta. La Continental GT 4.0 V8 sidistingue da quella con motore W12 per la mascherina con griglia nera tagliataverticalmente in due da un sottile listello cromato, per la «B» del logo su sfondorosso e per un paraurti anteriore con prese d’aria ridisegnate. Nella coda i ter-minali di scarico sono sdoppiati, i cerchi in lega sono di 20 pollici.

a Cura dI romIna CIuFFa

Come «Iron man»

Il campione di jet ski Frank Zapataha messo a punto un prototipo parti-colare, il Flyboard, con il quale saltaretra le onde, fare acrobazie, immer-gersi per poi risalire fino a 10 metri dialtezza, evoluzioni rese possibili da unmotore della potenza di 100 cv chegenera quattro getti d’acqua: duepartono dai polsi e due da sotto i pie-di. Ad un prezzo di circa 4 mila euro.

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h u s q v a r n a

specchioeconomico

alla fine degli anni 50 Walter Breventani intraprese la produzione di bat-telli pneumatici: la storia della BWA sposa da allora quella del gommo-ne. Nella metà degli anni 80 William Breventani raccolse il testimone e

fondò la BWA Nautica. Tra gli altri, produce oggi questo Bwa 40 WL, oggetto diun’operazione di restyling e sviluppo, con motori entrofuoribordo diesel com-mon rail Cmd, o con unità a benzina da 430 cavalli, a un prezzo sensibilmenteinferiore; oppure nella versione con due unità diesel da 480 cavalli abbinate apropulsioni di superficie. Si tratta di un maxicabinato dall’aspetto sportivo, conuna notevole capacità dei serbatoi, ideale per lunghe traversate; la carena a Vprofonda, rinforzata in Kevlar, non teme il mare mosso. Tocca i 44 nodi ma ga-rantisce un confortevole soggiorno in cabina: sottocoperta sono la cuccetta, unazona con divano e tavolo ad altezza regolabile, un mobile contenitore da attrez-zare, gli accessori d’intrattenimento ivi inclusa la cromoterapia.

Paul S. Moller, professore dell’Uni-versità della California che da sem-pre vede il futuro dei trasporti non piùsu gomma ma in cielo, ha inventato laSkycar che, se le sue teorie fosserovere, volerà dal 2012. Per acquistar-la occorreranno 77 mila euro. La Sky-car potrà ospitare 4 persone a bor-do, consumerà metanolo, sarà lungacirca 6 metri e larga 2,6. Avrà moto-ri a jet in grado di decollare in vertica-le e compiere la trasformazione in vo-lo, raggiungendo quasi 500 chilome-tri orari a 10 mila metri di quota.

Il Bwa 40 WL

la gamma motocross della Husqvarna si completa con la TC449, una mo-nocilindrica a quattro tempi da 449 cc. che mantiene tutte le promesse del-la casa, moto da cross con cui correva Steve McQueen. Gli obiettivi per la

nuova TC449 sono la trazione e la maneggevolezza. Il serbatoio è spostato sottola sella; il tappo di rifornimento posteriore e l’airbox per il filtro davanti alla sel-la centrano la massa. In questa moto del 2012 è curata l’estetica: le grafiche sonorinnovate nel disegno, nel telaio a verniciatura nera e nei cerchi con anodizza-zione silver. Per alleggerire e semplificare l’impianto elettrico, la moto è stata ri-vista nel cablaggio ed è stato preferito l’avviamento elettrico. Cambiano i radia-tori WP per migliorare il circuito di raffreddamento, e la scatola filtro respiratramite una presa d’aria di maggior sezione. Si è intervenuti anche nella fasatu-ra di distribuzione, e nelle due mappature di accensione e iniezione, seleziona-bili anche a motore acceso.

rItorno aL Futuro

b w a n a u t i c a

Dal 1979 specializzata nel recupe-ro di auto antiche e nella preparazio-ne di auto moderne, la svizzera Rin-speed presenta nel Salone di Ginevra2012 il sistema «Dock+Go» per ri-spondere ai problemi di mobilità urba-na. La novità consiste in un sistemamodulare che trasporti il peso neces-sario per i compiti da svolgere: ai dueconsueti assi delle autovetture ne èaggiunto un terzo per ampliarne o di-versificarne l’impiego. Il primo model-lo «allungato» è stato una SmartFortwo Electric Drive, versione elet-tronica della due posti: il Dock+Go, siottiene aggiungendo due ruote al mo-dello originario che così può essereadattato per aumentare la capacitàdi carico, disporre di un sistema di re-frigerazione o di riscaldamento per leconsegne a domicilio, ospitare un mo-tore a scoppio o ad idrogeno per for-nire energia in più agli accumulatori. Ilsistema prevede anche un appositoimpianto fotovoltaico che possa rica-ricare, nel garage di casa, sia l’autoelettrica che il Dock+Go.

La Coda dI... Smart

La nuova Husqvarna TC449

n sera del 1958 Ivan Kroscenko,fotografo della dolce vita, si pre-sentò in Via Veneto ingiungendo ai

colleghi e ai frequentatori abituali del-la strada di ossequiarlo: «Io sono il redei fotografi, d’ora in poi dovete chia-marmi King». Ottenne ovviamentel’effetto contrario a quanto si aspetta-va, qualche sberleffo dai paparazzipresenti e sorrisi ironici per quella chefu ritenuta una battuta spiritosa. Ma dilì a poco si prese la rivincita. Arrivò in-fatti ad avvalorare il suo invito un gior-nalista straniero, il quale testimoniòche poco prima l’autorevole Associa-zione della Stampa Estera in Italia, consede a Roma in Via della Mercede afianco del prestigioso Teatro Umberto,nel corso di una cerimonia l’aveva ap-punto proclamato il «re» dei fotografiromani, anzi, data la lingua prevalenteda loro usata, proprio il King.

E lo meritava, se non altro perchéera l’unico paparazzo straniero di ViaVeneto, addirittura russo, nazionalitàall’epoca sottoposta a pesanti restrizio-ni data l’esistente «guerra fredda» tra idue blocchi Est-Ovest; e particolar-mente per lui che svolgeva una profes-sione in un campo molto delicato,quello dell’informazione. Sulle vicen-de personali e professionali dei foto-grafi romani, e in particolare di quellioperanti nel settore della dolce vita,potrebbero scriversi non libri ma colla-ne di libri. Non solo volumi di fotogra-fie, certamente interessanti ma pocoesplicativi e culturalmente limitati,bensì di cronache, di racconti, di de-scrizioni non solo curiose ma soprat-tutto vere, genuine, reali, profonda-mente umane, di cui sono stati prota-gonisti decine di fotografi.

Quasi tutti i «grandi», ma anche iminori in servizio nel dopoguerra enell’epoca della dolce vita sono scom-parsi con il loro ricco bagaglio di espe-rienze e di vita vissuta; ne restano, amia conoscenza, solo un paio, CarloRiccardi, Elio Sorci e Lino Nanni, cheintrapresero quella professione a di-stanza di qualche anno l’uno dall’altro.Il primo infatti cominciò quando la se-conda guerra mondiale non era appenafinita, e fece in tempo a vedere e a fo-tografare le tristezze, i lutti, le rovinemateriali e morali provocate dal con-flitto. Questo, forse, sviluppò in luiuna grandissima umanità, sentimentocontrastante con la risolutezza, la fred-dezza, l’indifferenza, addirittura laspietatezza che costituiscono le dotinecessarie per un fotoreporter.

Erano i tempi dei grandi fotoreporta-ges pubblicati dai primi rotocalchi disuccesso sorti nel dopoguerra. Memo-rabile ad esempio fu lo scoop del foto-

reporter Ivo Meldolesi che riuscì a sco-vare, avvicinare, fotografare, intervi-stare l’allora nemico numero uno delloStato italiano, il «bandito» sicilianoSalvatore Giuliano, che i Carabinieridel colonnello Ugo Luca, poi promos-so generale, riuscirono ad eliminaresoltanto facendolo assassinare, a tradi-mento mentre dormiva, dal cugino Sal-vatore Pisciotta. A sua volta poi uccisocon un caffè avvelenato propinatogli,ovviamente, dallo Stato italiano o co-munque grazie alla sua scarsa sorve-glianza, nel carcere palermitano del-l’Ucciardone.

Il carnet fotografico di Carlo Riccar-di è denso di personaggi, episodi, av-venimenti; è una «storia d’Italia fotoper foto», a partire dall’ormai leggen-dario periodo nel quale nelle strade diRoma scorrazzavano le jeep dell’eser-cito americano, gli alberghi prima re-quisiti dai tedeschi erano affollati daicomandanti alleati, i lustrascarpe incentro storico, ad esempio fuori dellaGalleria Colonna, erano chiamati sciu-scià semplificando la definizione in-glese «shoe-shine».

Ed erano di moda gelati da passeg-gio chiamati, a causa della loro forma,«banane gelate»; mentre cominciava-no a circolare le biciclette a motore«Mosquito», seguite dalle prime «Ve-spe» e poi dalle «Lambrette»; le signo-rine troppo disponibili con i militariamericani erano chiamate segnorine, ealcune di esse erano definite «marroc-chinate» per aver subito violenze ses-

suali dai reparti di colore facenti partedelle truppe alleate.

Questo il mondo in cui esordì l’o-biettivo preciso e attento della macchi-na fotografica di Riccardi, ovviamenteguidato da una profonda sensibilitàgiornalistica oltreché da un grandesenso pratico. Perché le foto non solobisogna farle, belle, espressive, parlan-ti, ma un fotoreporter deve pure ven-derle per campare, soprattutto in queitempi segnati dal bisogno, così distantidai guadagni, dall’agiatezza, dal tenoredi vita di oggi. Era «L’Italia dei pove-ri», descritta nei primi anni 50 da Gio-vannino Russo in un libro che era unaraccolta di precisissimi reportages dalui redatti.

In campo artistico e culturale Romapresto adottò le mode parigine alimen-tate dall’esistenzialismo di maniera deiprimi gaudenti del dopoguerra, seguacidi Jean Paul Sartre, di Juliette Greco edi Françoise Sagan. Poi scoppiò la dol-ce vita. Carlo Riccardi non era un pa-parazzo, anche se non si vergogna cer-to di esserlo stato, anzi ne è fiero; unapubblicazione su di lui l’ha definitoaddirittura il «re dei paparazzi», maoccorrerebbe un libro per spiegare ladifferenza tra un fotoreporter e un pa-parazzo.

La dolce vita era un fenomeno di co-stume estremamente interessante nellastoria del dopoguerra italiano, non me-no del separatismo siciliano che pro-dusse la strage del primo maggio 1947di Portella della Ginestra attribuita allabanda di Salvatore Giuliano. Non rap-presentava l’Italia postbellica dellestragi, delle lotte politiche e sindacali,delle cariche della Celere, dei morti,della cronaca nera, dei delitti, dei gran-di processi. La dolce vita era il riscattodegli italiani dalla povertà, dai sacrifi-ci, dalle privazioni, anche se non eracerto accessibile a tutti.

Ma condensava la voglia di avanza-re, di migliorare, quanto meno di spe-rare in un mondo e in un futuro miglio-re. Fu un fenomeno importantissimo dicui si parla tuttora, perché sarà sempred’attualità non sono in Italia, anzi piùall’estero, nel Nord o in Sud America,che a Roma, Carlo Riccardi fu in primafila, ma con l’esperienza, la sensibilitàe soprattutto l’intuito giornalistico chepossedeva. E ha continuato così neidecenni successivi tra obiettivi foto-grafici, click e personaggi semplici epotenti, umili e famosi. Continua a far-lo e a raccontare una vita più romanze-sca che romanzata, che si è dilettatovia via a ritrarre non solo con la «ca-mera», ma anche con il pennello. Per-ché è anche un artista, un pittore.

Victor Ciuffa

UU Corsera Story

Carlo Riccardi,il vero King

della fotografiad’assalto

specchioeconomico

L’opinione del Corrierista

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