2003-11-15 Giornata Sul Cancro

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LA REPUBBLICA 41SABATO 15 NOVEMBRE 2003

DIARIOdi

LA GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO

Nel 1978, appena reduce daun intervento chirurgicoper un cancro, la scrittrice

americana Susan Sontag pub-blicò un volume intitolato Lamalattia come metafora, titoloemblematico per illustrare unaverità indiscutibile, quella della«simbolicità» del dolore. Dettoin altri termini, la sofferenza nonè mai solo una questione mera-mente biologico-medica, è se-gno di un’esperienza piùprofonda, è indice di un «maleoscuro» e radicale, per usare unaltro titolo, quello del noto ro-manzo di Giuseppe Berto. Inol-tre, essa può contemporanea-mente generare disperazione esperanza, tenebra e luce; può es-sere distruzione e purificazione;riduce alla bestialità (certe ma-lattie sono umiliazione e sconfit-ta di ogni dignità umana) ma puòanche trasfigurare, «distillando»come in un crogiuolo le capacitàpiù alte, divenendo luminositàinteriore e catarsi. Il grande mi-stico medievale tedesco MeisterEckhart (1260 ca. — 1327) affer-mava che «nulla sa più di fiele delsoffrire, nulla sa più di miele del-l’aver sofferto; nulla di fronte agliuomini sfigura il corpo più dellasofferenza, ma nulla di fronte aDio abbellisce l’anima più del-l’aver sofferto».

La malattia è, dunque, similea un crinale dal quale si diparte ilversante in ombra della sconfit-ta della razio-nalità e persinodella dispera-zione. E’ emo-zionante legge-re le 156 righedel «papiro diBerlino 3024»,significativa-mente intitolato dagli egittologiDialogo di un suicida con la suaanima: nel 2200 a.C. un anoni-mo sofferente vede come appro-do liberatorio solo la morte, can-

tata come guarigione, profumodi mirra, dolce brezza serale, fio-re di loto che sboccia. Le religio-ni di fronte alla sofferenza hannodovuto ingaggiare una fiera bat-

taglia, quellache ha dato ori-gine a un gene-re filosofico-teologico, lateodicea, con-sapevoli dellealternative la-pidarie messesul tappeto da

Epicuro: «Se Dio vuole togliere ilmale e non può, allora è impo-tente. Se può e non vuole, alloraè ostile nei nostri confronti. Se

quasi blasfema. Oppure metterein scena la figura di Cristo che in-contra la degenerazione causatadal male, la assume su di sé at-traversando la galleria oscuradella passione e della morte: egli,però, con questa solidarietàestrema depone nel limite uma-no una scintilla della sua divinitàche esplode nella luce della ri-surrezione, cioè della ri-creazio-ne del mondo e dell’umanità inuna nuova dimensione ove, co-me dichiara il libro dell’Apoca-lisse, «non ci sarà più morte, né illutto, né il lamento, né l’affanno,perché le cose di prima sonopassate» (21, 4). Più laicamentelo scrittore americano Saul Bel-

low non esitava a identificarenella sofferenza «l’unico mezzovalido per rompere il sonno del-lo spirito».

Ora, se il dolore non è una pu-ra e semplicequestione bio-logica o di tec-nica medica, ènaturale rico-noscere che lasua terapia de-ve anche com-prendere un al-tro supple-mento, quello della vicinanza edella condivisione. E’ curioso, alriguardo il comportamento diCristo nei confronti dei lebbrosi:

contravvenendo i divieti sanita-ri e rituali di allora, non solo valoro incontro ma anche «li toc-ca», quasi assumendo su di sé ilmale, condividendone il peso el’amarezza. Troppo spesso ilmedico, l’infermiere, il parente,il cappellano sono in piedi, verti-cali e torreggianti nella loro salu-te, di fronte all’orizzontalità delmalato: ma — come dice la Ge-nesi biblica — la comunicazioneinterpersonale avviene ke-negd,ossia stando «di fronte» all’altro,gli occhi negli occhi.

Diciamo pure questa parola, ènecessario più amore: Dio stesso— scriveva il teologo Hans Küng— non ci protegge da ogni dolo-re ma ci sostiene in ogni dolore.In questa linea ci sembra sugge-stiva una sorta di parabola che ciha lasciato una figura «laica» co-me Ennio Flaiano. A lui era natanel 1942 una figlia, Luisa, che giàa otto anni aveva iniziato a rive-lare un’encefalopatia epilettoi-de e che è vissuta fino al 1992, cu-rata amorosamente dalla ma-dre, Rosetta Flaiano, morta nonmolti giorni fa. Ebbene, lo scrit-tore abruzzese nel 1960 avevapensato a un romanzo-film dicui è rimasto solo l’abbozzo. Inesso si immaginava il ritorno diGesù sulla terra, infastidito dagiornalisti e fotoreporter ma, co-me un tempo, attento solo agliultimi e ai malati. Ed ecco, «unuomo condusse a Gesù la figlia

malata e gli dis-se: io non vo-glio che tu laguarisca mache tu la ami.Gesù baciòquella ragazzae disse: In ve-rità, quest’uo-

mo ha chiesto ciò che veramen-te io posso dare. Così detto, sparìin una gloria di luce, lasciando lafolla a commentare i suoi mira-coli e i giornalisti a descriverli».

Una malattia inparte già

debellata e che,grazie alla

ricerca, si puòsconfiggere

Oggi 54 cittàitaliane

promuoverannoincontri fra ilpubblico e gli

scienziatiDomani la

cerimonia pressoil Quirinale

Quando il dolore rafforza noi stessiGIANFRANCO RAVASI

Le illustrazioni di queste pagine,miniature cherappresentanol’anatomiaumana, sonocontenute nelmanoscritto“Ashmole” dellafine del XIII secolo,conservato a Oxford

NESSUNO, a parteHarry Potter e po-

chi altri, nomina molto volentieriLord Voldemort (semplicità di AlbusSilente: lo chiama Tom): vi si fa allu-sione solo attraverso giri di parole co-me «Tu-sai-chi» o «l’oscuro Signore».Perché? Come può un nome, unasemplice sequenza di suoni o di lette-re, incutere terrore?

Anche quando significa «granchio»o nomina una costellazione zodiacalecancro non è una semplice sequenzadi suoni o di lettere. A causa del grup-po delle tre consonanti intermedie èuna parola che digrigna, e che si fa so-stituire volentieri dal sinonimo scienti-fico tumore o da perifrasi voldemor-tiane: «male che non perdona», «ma-lattia incurabile»,«patologia oncologi-ca». Popolari, piccolo-borghesi oscientifici, sono tutti eufemismi. IlCancro si nomina volentieri solo quan-do si parla di «ricerca anticancro».

La paura di nominare è che il nemi-co nominato sia evocato: chiami qual-cuno con il suo nome, e quello arriva.La paura è sempre una confusione. Bi-sogna separare la paura dei nomi dal-la paura delle cose: ma per farlo,occorre già avere meno paura.

STEFANO BARTEZZAGHI

MALE.

Soffrire non è una pura e semplicequestione biologica o di tecnicamedica. Qualunque terapia richiedeun senso di vicinanza e condivisione

Dal grande mistico Meister Eckartfino alla scrittrice Susan Sontagla malattia legata alla sofferenza

vista come un’esperienza simbolica

vuole e può, perché allora esisteil male e non è da lui eliminato?».

In verità questo assedio teori-co ed esperienziale alla cittadel-la del dolore ha aperto alcunebrecce, ha individuato non po-chi percorsi e sarebbe interes-sante seguirli, cosa che ovvia-mente ci è ora preclusa ma cheun’immensa bibliografia hacompiuto. C’è, però, anche unaltro versante che si dirama daquel crinale ed esso è parados-salmente in luce. Basterebbe so-lo evocare quel capolavoro spiri-tuale e letterario che è il libro diGiobbe, storia di un’illumina-zione raggiunta attraverso laspoliazione totale e la protesta

MALESCONFIGGERE

il

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42 LA REPUBBLICA SABATO 15 NOVEMBRE 2003D I A R I O

I LIBRI

SUSAN

SONTAG

MalattiacomemetaforaEinaudi 1979

NORBERT

ELIAS

La solitudinedel morente Il Mulino 1995

HANS

GEORG

GADAMER

Dove sinasconde lasaluteRaffaelloCortina1994

UMBERTO

GALIMBERTI

Il corpoFeltrinelli1991Paesaggidell’animaMondadori1996

SALVATORE

NATOLI

L’esperienzadel doloreFeltrinelli1992

NORBERTO

BOBBIO

De senectuteEinaudi 1996

FILIPPO

GENTILONI

ROSSANA

ROSSANDA

La vita breve Pratiche 1996

VLADIMIR

JANKELEVITCH

Pensare lamorte?RaffaelloCortina 1995

ALEKSANDER

SOLGENITSIN

DivisioneCancroGarzanti1978

GESUALDO

BUFALINO

Diceriadell’untoreBompiani1992

ALBERT

CAMUS

La pesteBompiani1992

LE TAPPE

PRINCIPALI

GLI UMORI

Le prime descrizioni del cancrovengono dall’Antico Egitto.Dall’antichità e nel corso di tuttoil Medio Evo la causa di questateribile malattia viene identificatain uno squilibrio tra i diversi“umori” del corpo.

ANTICHITÀ

IL MICROSCOPIO

Con l’invenzione delmicroscopio (1590) la medicinafa un passo decisivo verso ilmetodo scientifico. La teoriadegli umori viene abbandonata,si praticano le prime rimozionichirurgiche, nasce l’oncologia

SECOLI XVI-XVIII

LE CELLULE

Grazie ai progressi dellamicroscopia si scopre che lecellule cancerose sono moltodiverse dalle altre. RudolphVirchow stabilisce che l’originedel cancro va cercata proprionelle cellule

IL SECOLO XIX

LA STORIA DELLA DONNA

CHE SALVÒ LA BELLEZZA

L’ONCOLOGO RACCONTA: QUELL’INTERVENTO PIONIERISTICO SUL SENO DI UN’ATTRICE

UMBERTO VERONESI

I principali interessi diIvan Il’ic divennero lemalattie e la salutedella gente. Quando, insua presenza, si parlavadi malati, di morti, dipersone guarite, inspecial modo di unamalattia cheassomigliasse alla sua,egli, tentando dinascondere la propriainquietudine, prestavaorecchio, facevadomande e confrontavacon la propria malattiaquanto gli veniva detto

La morte di Ivan Il’ic(1887-1889)

LEV TOLSTOJ

Sono appena scampatoa una disgrazia: i medicimi hanno diagnosticatoun tumore ai polmoni.Un errore. La morte miha giocato un bruttoscherzo, ma ho avutofortuna, sono riuscito aoltrepassare quel muro.Ora guardo la vita conaltri occhi. Avreidovuto lasciare datempo l’ambientemefitico in cui vivevo etornare a contatto con lanatura, in cerca di unavita autentica

La montagna dell’anima(1999)

GAO XINGJIAN

Tutto ciò di cuiabbiamo bisogno, che non siacibo o amore, lo troviamo nelle rastrelliere dei tabloid. Storie di fatti soprannaturali ed extraterrestri. Vitaminemiracolose, le cure per il cancro, i rimedi perl’obesità. Il culto delle star e dei morti

Rumore bianco(1985)

DON DE LILLO

(segue dalla prima pagina)

Non ho mai dimenticatoquel bel viso e quelle pa-role. A quella donna, al

suo indelebile ricordo è legatauna svolta nella lunga stradadella ricerca contro il cancro.C'inventammo qualcosa inquei giorni e avemmo fortuna.Nel 1981 finimmo sulla primapagina del New York Times. Ot-to anni dopo quel marzo del1973, quando con i miei colla-boratori cominciai la prima ri-cerca clinica per sperimentareuna tecnica chirurgica che con-servasse il seno nei casi di pic-coli tumori della mammella.

Allora non ci rendemmo con-to pienamenteche stavamocontribuendoall ' inizio diuna rivoluzio-ne.

La mastec-tomia, cioè l'a-s p o r t a z i o n etotale del seno,era da quasicent'anni undogma dellamedicina incaso di tumoree il solo pensa-re di criticarloera considera-to blasfemo intutti i circoliaccademici delmondo. D'al-tra parte, peranni avevamoseguito la dire-zione opposta,allargando co-stantementel'area di demo-lizione chirur-gica, togliendomuscoli el i n f o n o d i ,aprendo i tora-ci delle nostrepazienti per ar-rivare a “puli-re” fino all'ar-teria mamma-ria interna checorre lungo losterno. Conche risultati?Sempre delu-denti. Alloraperché inverti-re la rotta di 360gradi? Perchécominciava-mo a capireche la guarigione non dipende-va dalla quantità di tessutiasportati e dall'estensione del-l'intervento («Grande tagliogrande chirurgo»!), bensì dallanatura delle cellule che costi-tuivano il tumore, alcune total-mente maligne altre no, alcuneaggressive altre quasi dormien-ti, alcune infiltranti altre inca-paci di andare oltre il loro luogodi origine.

Nello stesso tempo - e anchequesto era rivoluzionario - co-minciammo a prestare più at-tenzione ai racconti dei pazien-ti, a dare ascolto ai loro pensie-ri, a riflettere sulle loro richieste.Sto parlando di “solo” trent'an-ni fa, eppure il clima psicologi-co di allora era lontano anni lu-ce da quello attuale: non c'erainternet, non c'erano le tra-smissioni divulgative, si consi-derava oltraggioso nei confron-ti del primo medico consultatochiedere a un altro, un secondoparere. Eppure proprio in que-gli anni iniziò il mutamento. Al-l'Università di Milano GiulioMaccacaro invitava i colleghi afermare le loro guerre alle ma-lattie condotte usando il pa-

ziente come campo di battagliae esortava a trasformare invecei malati nei più preziosi alleati,per il raggiungimento della vit-toria. A Catania, il genio di Mas-simo Gaglio si manifestava ne-gli acuti volumetti della sua col-lana di libri (Essere o malessere,Medicina e profitto) e una nuo-va generazione di medici e in-fermieri si preparava ad eserci-tare l'attività clinica non più co-me una sorta di azione caritate-vole (come quando gli ospedalisi chiamavano “della Miseri-cordia”), ma come un eserciziodella ragione e dell'esperienzaper riportare al benessere chi haperso alla salute. Eravamo all'i-nizio, ma la strada ormai eraaperta. Le demolizioni non ser-

vono per guarire perlomenonon sempre e soprattutto nonsono un dogma. Capimmo che

potevamo fare“di meno e dimeglio” e chequesto para-dosso era pos-sibile utiliz-zando insiemequelle armi cheprima usava-mo in modo se-quenziale e se-parato.

In quel cro-giolo di idee e

innovazioni che era l'IstitutoTumori di Via Venezian a Mila-no (la via Panisperna dell'onco-logia) Gianni Bonadonna stu-

diava farmaci e dosaggi per i tu-mori al seno, ma anche per ilinfomi e per i tumori alle ossa.Cominciammo a collaborarecon i grandi oncologi del Rizzo-li di Bologna (il compiantoCampanacci), le amputazionidi arti subito presero a diminui-re, i ragazzi guarivano e torna-vano a correre, le ragazze torna-vano a sciare e ci mandavano lecartoline piene di neve e di sole,scrivendo «grazie, sto bene e lagamba regge benissimo!».

Poi fu la volta dei tumori al-l'intestino e al colon con quel-l'orribile operazione che aspor-tava l'ano e che obbligava a sca-ricare le feci in sacchetti di pla-stica attaccati alla pancia. Pa-renti depressi e tremendamen-

te tristi, famiglie incapaci di ge-stire la tragedia di questa vita in-naturale, quasi peggio dellamalattia. Di nuovo la tecnologiaci diede una mano sotto la spin-ta delle nostre richieste e l'an-goscia dei nostri pazienti. Se giàil dialogare con i ricercatori dilaboratorio faceva parte dellanostra cultura, in quegli anni cifu un crescendo continuo diidee e di progetti. Avvenne il fe-nomeno che gli americani chia-mano “cross fertilization” e chein effetti portò ad una sorpren-dente fecondazione reciprocafra clinici e ricercatori soprat-tutto per impulso di quell'ideageniale che furono i Progetti Fi-nalizzati del CNR (il nostro eradiretto dal grande Giorgio Pro-

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Un ricordo che risale atrent’anni fa e riguardal’incontro conuna giovane eaffascinante paziente

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I FILM

CHIRURGIA E CHIMICADall’inizio del secolo il cancro ècombattuto con le armi dellachirurgia e della radioterapia. Apartire dagli anni ’40 la ricerca siconcentra sui farmaci. Nel 1950negli Usa si stabilisce larelazione tra fumo e cancro

1900-1950

FERVORE SCIENTIFICOSono anni di grande fervorescientifico. La scoperta del Dna(1953) inaugura la genetica. nel1970 viene scoperto il primooncogene. La farmacologiadiventa sempre meno invasiva epiù efficace e selettiva

1950-1980

LA TERAPIA GENICAÈ stabilito il legame tra i geni e ilcancro. Si comincia a parlare diterpia genica. Entrano insperimentazione farmaci chenon uccidono più le celluletumorali, ma le “riparano” o lerendono inattive.

1985-OGGI

A sinistra, UmbertoVeronesi. Dal ’76 al ’94ha diretto l'Istitutonazionale dei tumori diMilano che sotto la suaguida si è affermatocome uno dei centri piùprestigiosi in Europa. Dal1995 dirige, sempre aMilano, l'Istituto europeodi oncologia. E’ statoministro della Sanità nelsecondo governo Amato(2000-2001)

Guardi qua sotto questobaffo… qua, vede chebel tubero violaceo?... Sa come si chiamaquesto? Ah un nomedolcissimo… più dolcedi una caramella:Epitelioma, sichiama… La morte, capisce? Èpassata. M’ha ficcato questofiore in bocca e m’hadetto: “Tientelo caro:ripasserò fra otto odieci mesi!”

L’uomo dal fiore in bocca(1923)

LUIGI PIRANDELLO

Roma

Leslie Ford è il capo della divisione preven-zione tumori del National Cancer Institute,una sorta di monumento della ricerca

scientifica mondiale per finanziamenti, risulta-ti, impatto sociale. La Ford lavora a Washington.Sovrintende tutti i lavori di ricerca finanziati dalCongresso degli Stati Uniti; finanziamenti chequest’anno raggiungono i quattro miliardi didollari (ottomila miliardi di li-re, in Italia lo Stato spende 250miliardi di lire all’anno). Il suomestiere in pratica è questo:cercare nuovi farmaci per pre-venire il cancro. Che, come ènoto, si può prevenire non fu-mando, oppure seguendouna dieta povera di grassi ani-mali e agenti ossidanti. Ma,soprattutto, trovando mole-cole che interagiscano con laformazione delle cellule can-cerose.

Cominciamo da qui, dottoressa Ford. Qualifarmaci avete allo studio e per prevenire qualetipo di tumore?

«Fondamentalmente abbiamo tre linee di ri-cerca in azione. Prevenzione del cancro al seno,con 13 mila volontarie che si sono sottoposte al-la cura a base di tamoxifene e raloxifene, due far-maci che riducono nettamente, intorno al 50 percento, la probabilità di avere un tumore al seno— nell’arco dei cinque anni — nelle donne ad al-to rischio. Ci sono diversi effetti collaterali, per-ché in medicina, come si dice, non si va mai apranzo gratis ma c’è sempre una controindica-zione. La controindicazione è che abbiamo no-tato un aumento di casi di cancro all’utero (in Ita-lia, per ovviare a questo problema, la sperimen-tazione si effettua solo su donne senza utero,ndr)».

Quante persone lavorano a questa ricerca?«Circa 400 centri in tutto il paese; circa mille

medici stanno sottoponendo le pazienti allo stu-dio».

Seconda ricerca.

«Tumore alla prostata. Abbiamo sommini-strato il finasteride a 18 mila uomini che hannosuperato i 50 anni di età. Il lavoro è iniziato nel1992. Metà dei 18 mila volontari hanno avuto ilplacebo, l’altra metà il finasteride. Risultato: nel‘99 abbiamo visto che la diminuzione nei casi ditumore era del 25 per cento. Ora dobbiamo capi-re meglio il significato di questo dato».

Anche gli antinfiammatori hanno svelatoqualità anticancerose.

«Sì, ne stiamo studiando al-cuni. Abbiamo notato che unodi loro interferisce con l’insor-genza dei polipi a livello del co-lon, persone che in queste con-dizioni hanno il 100 per 100 diprobabilità di avere un tumoreal colon. L’antinfiammatorioda noi testato ha ridotto il nu-mero dei polipi del 30 per cen-to, un passo incoraggiante einatteso. Che ci fa capire quan-to ancora abbiamo da impara-

re sulla interazione fra le molecole e il cancro. Peresempio abbiamo provato selenio e vitamina E sultumore ai polmoni, ma è stato un fiasco. Ora inve-ce abbiamo buoni risultati sulle influenze di sele-nio e vitamina E sul cancro alla prostata. Stiamoeffettuando le prove su 27 mila uomini volontari».

Si ha l’impressione che la ricerca sul cancrovada avanti un po’ a caso.

«Impressione sbagliata. Le posso dire con as-soluta certezza che ne sappiamo più sul cancro alcolon che sul mal di testa. E non dimentichi lagrande capacità di adattamento dell’uomo. Sia-mo sopravvissuti milioni di anni usando proprioquesta tecnica: se una strada si rompe, ne pren-diamo un’altra. Se non riusciamo a trovare la pil-lola miracolosa, il Sacro Graal della medicina,possiamo trovare la pillola personalizzata. Leposso dire che oggi gran parte della ricerca far-maceutica va proprio in questa direzione. Nellateoria sappiamo che ciò è possibile, ci manca sol-tanto la pratica. In fondo, una piccola cosa da-vanti a un obbiettivo tanto grande: la fine, o quan-tomeno il secco ridimensionamento del cancro».

MIGLIAIA DI VOLONTARISPERIMENTANO NUOVI FARMACI

PARLA LESLIE FORD CHE DIRIGE LA DIVISIONE PREVENZIONE TUMORI AL NATIONAL CANCER INSTITUTE

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Possiamo trovare lapillola personalizzata.Oggi gran parte dellaricerca va proprio in

questa direzione

di, che fece parte del primo Co-mitato Tecnico Scientifico del-l'AIRC)che ridiedero allo Stato

la leadershipnella ricercascientifica.

I colleghi deilaboratori ve-nivano in salaoperatoria einsieme deci-devamo checosa studiare, ipiù giovani an-davano inAmerica nonper fuggire, ma

per tornare pieni di idee da svi-luppare (a volte da noi meglioche oltreoceano perché la me-dicina pubblica apre a tutti le

porte della partecipazione allericerche mentre quella privataha i forti limiti della disugua-glianza per censo). Fu la secon-da ondata di progressi. Perchétogliere tutti i linfonodi di unacerta regione del corpo se vi èun'elevata probabilità che sia-no sani? Nacque all'Istituto Eu-ropeo di Oncologia la tecnicadel linfonodo sentinella.

Perché dare alte dosi di che-mioterapia con effetti collate-rali tremendi se non sappiamobene chi ne beneficerà davveroe chi no? Nacquero le nuove li-nee di ricerca che grazie alla co-dificazione del genoma umanoci stanno già permettendo di di-stinguere un tumore dall'altro edi cominciare a pensare a cure

i n d i v i d u a l i ,paziente perpaziente, pro-porzionali allagravità dellamalattia, al-l'età del mala-to, alla distan-za tra la suaabitazione eluogo di cura.

E' proprionecessario sot-toporre tutte lepazienti ope-rate al seno allaradioterapiadopo l'inter-vento? «Veniretutti i giorni alsuo ospedaleper cinque set-timane, caroprofessore, af-frontando lanebbia e il traf-fico della tan-genziale è sicu-ramente piùpericoloso diun ritorno delmio tumore».Vero.

Così ci siamospremuti lemeningi fino ache abbiamorealizzato la ra-dioterapia in-traoperatoria oquella ultrara-pida con irra-diazione par-ziale.

Non mi parevero che sianopassati 30 annida quel marzo'73 ma se me losi dice ci credo.

Se i miei collaboratori freschi dilaurea oggi hanno più di 50 an-ni vuol dire che il tempo è pas-sato davvero. Ma lo spirito concui cominciammo le nostregiornate non è per nulla muta-to. L'ansia di migliorare non cilascia, la voglia di non vederepiù diventare enormi gli occhidei nostri malati quando perdo-no i capelli, la battaglia che nonvogliamo perdere contro il do-lore, l'impegno che mantenia-mo per il rispetto della dignità dichi è colpito dal cancro. Non èvero che siamo una lobby chevuole più finanziamenti per in-teressi di gruppo. Noi siamocerti dell'eticità del lavoro chedeve essere svolto, dell'impor-tanza della ricerca, della scien-za e della ragione. Della neces-sità di incentivare l'innovazio-ne e di premiare chi anche dinotte, anche il giorno di Natalesvolge con impegno il proprioturno di lavoro senza mugugnia fianco di chi è malato. Perchéil cancro non va a dormire, nonva in vacanza. Noi sì, ma semprea turno perché ogni giorno vo-gliamo fare un passo avanti, an-che piccolo ma avanti.

EMILIO PIERVINCENZI

Lucilla ha un gran bel sorriso. Minuta,più giovane dei suoi 24 anni. Ha una vi-ta piena di cose da fare, e tante ne ha vi-

ste. Una vita con un “prima” («Prima ero mol-to stupida e ingenua»), un “dopo” («Dopo, hopensato che avevo incontrato tante vite, eimparato qualche lezione»), e un gran sorri-so: «Non che sia diventata particolarmentesaggia, però». Ha attraversato l’adolescenza,che già non è l’età della gioia, lottando controquella cosa che («Ma l’ho scoperto dopo») sichiama cancro. Era una bambina, fra pocosarà un medico piuttosto informato su quelche provano i malati: «Misembrava, mi sembra anco-ra, di essere sempre metàmalata e metà sana. Sonoguarita? Sì, ma a ogni con-trollo penso che potrei tor-nare in un letto d’ospedale,e la cosa non finire mai».

Era una bambina a Ro-ma: «Avevo 11 anni, facevola seconda media e danzaclassica. Ho dato una bottacol ginocchio contro il can-cello della scuola. Un granmale. Fisioterapia, massaggi, ma niente, nonpassava. Mi hanno fatto delle lastre, hannovisto qualcosa d’anormale. Mi hanno ricove-rata al Policlinico, e poi qui a Bologna, all’I-stituto Rizzoli. Era il febbraio del ‘91, la bio-psia ha detto: osteosarcoma, un tumore ma-ligno delle ossa. Ho fatto tre cicli di chemio-terapia, e a maggio l’operazione». Via un pez-zo di femore, e dentro uno “di banca”, inne-stato con una placca e 16 viti.

Che cosa fosse quella malattia, a Lucillanon l’avevano detto: «Però l’oncologo, suglieffetti della chemio, mi ha detto tutto fin dalprimo giorno. Ti cadranno i capelli, ti verran-no ulcere in gola, avrai nausee e perdita di pe-so, non potrai uscire, non andrai a scuola. Lacaduta dei capelli è stata la cosa più dram-matica, li avevo lunghi». Il ritorno a scuola:

«In terza media, in carrozzella e senza capel-li. Non è stato facile. Tutti i giorni la fisiotera-pia: mi piegavano la gamba, ed era doloroso».Lucilla sorride sempre, e racconta: «Nel ‘92mi hanno preso dei pezzetti di osso dalla spi-na iliaca, e li hanno innestati sul femore perstimolare la calcificazione». E ancora: «Nelsettembre del ‘93 una lastra al torace ha tro-vato una palletta, una metastasi al polmonedestro. Mi hanno operato subito, e poi anco-ra tre cicli di chemio». Il secondo ritorno ascuola, in quinta ginnasio dopo tre mesi di as-senza, è stato ancora più difficile: «Le mie

amiche uscivano, avevanoqualche storia. Io semprecol cappelletto di lana percoprire la pelata. Faticavo,ero indietro, c’era anche unprof severo che non mi face-va sconti. Pian piano, però,m’è tornato il colore in fac-cia, e i capelli».

In ospedale, ha imparatoanche la sofferenza degli al-tri: «Tante vite diverse, egente con problemi anchepiù grossi del mio. C’erano

persone di venti o trent’anni che piangevano.Io reagivo arrabbiandomi coi medici, e mi ar-rabbiavo anche per gli altri. Una volta che homandato a quel paese uno, l’assistente socia-le mi ha regalato un pupazzetto di pelouche.Mi ha detto che aveva sempre sognato di far-lo lei. Si chiama Anna, è ancora mia amica».

Lucilla adesso vive a Bologna, è al quintoanno di medicina. «La consapevolezza diquel che mi poteva succedere la sto acqui-sendo con lo studio». Lucilla, che fra un po’sarà la dottoressa Piccari, ha una bella vitapiena, «anche di cose che non dovrei fare, co-me arrampicarmi sugli scogli o andare in mo-torino». Ha una passione per gli orologi e tut-to ciò che misura il tempo. Studia e suona ilsassofono: «Ho cominciato dopo l’operazio-ne al polmone». Sorride.

LE DUE VITE DI LUCILLADA MALATA A DOTTORE

A UNDICI ANNI UN TUMORE ALLE OSSA. OPERAZIONI, CURE, POI GLI STUDI DI MEDICINA

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Le mie amicheuscivano, avevanostorie. Io sempre colcappello di lana per

coprire la pelata

FABRIZIO RAVELLI

LOVESTORYSi incontranoall’università,si sposanocontro lavolontà deiricchissimigenitori di lui.Lei muore dileucemia. DiArthur Hiller(1970)

ANONIMOVENEZIANOIl rinnovatoamore di unacoppia che siera separatafinisce conl’inevitabilemorte di luiDi E. M.Salerno(1970)

VOGLIA DITENEREZZAMuore dicancro dopoaver sbagliatomarito eamante. DiJames L.Brooks (1983)

CARODIARIOIl registaricostruisce lasua odisseatra i medicidopo ladiagnosi delmorbo diHodgkin. DiNanni Moretti(1993)

AUTUMN INNEW YORKDonnaioloinveterato siinnamoradella figlia diuna sua examante,condannatadal cancro. DiJoan Chen(2000)

ERINBROCKOVICHBattaglieraragazzamadre vincela causacontro unapotentesocietàcolpevole diinquinarel’acqua di unacontea che hacausato ilcancro a 600persone. DiStevenSoderbergh(2000)

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A quella signora èlegata una svoltanella lunga stradadella ricerca perla cura dei tumori

Page 4: 2003-11-15 Giornata Sul Cancro

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Anno 28 - Numero 269 € 1,20 in Italia (con 6° CD AFRO BAHIA € 8,10) sabato 15 novembre 2003

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Il capo dello Stato alla Casa Bianca. Il presidente Usa: “Grazie, Italia”. Oggi tornano le salme dei soldati uccisi nell’attentato

Ciampi a Bush: in Iraq per la paceA Roma i militari feriti. Polemica sulle misure di sicurezza a Nassiriya

IN NOMEDELL’EUROPA

VITTORIO ZUCCONI

WASHINGTON

NON aveva favori dachiedere a George W.Bush, il presidente del-

la Repubblica italiana Ciampi,quando ieri mattina si è sedu-to con lui davanti al caminettodello Studio Ovale, ma avevaqualcosa da dire, purtroppoanche a nome delle diciottobare che hanno allungato laloro ombra sul suo viaggioamericano, e questo qualcosasi riassume in una parola: Eu-ropa. Non l’Europa “vecchia”o quella “nuova”, secondo laprovocatoria e infausta di-stinzione di Rumsfeld che ègià stata buttata nella soffittadegli slogan sbagliati insiemecon l’“Asse del Male”, le “Cro-ciate” e la “Giustizia Infinita”.

SEGUE A PAGINA 3

La ritirataimpossibile

ADRIANO SOFRI

C’È UNA domanda cuiin tanti abbiamo rin-viato giorno dietro

giorno la risposta. Vorrei che laguerra in Iraq non fosse avve-nuta? Volevo che non avvenis-se: con la riserva di cercare unmodo diverso per abbattere latirannia di Saddam. È avvenu-ta. Non mi inginocchio davan-ti al fatto compiuto. La PrimaGuerra mondiale, e la SecondaGuerra mondiale, avvennero,e siano maledette — e onoratii loro leali e infelici combat-tenti. Ma a questa domandanon voglio rispondere. Nonvoglio pronunciare una rispo-sta che rimetta sul suo tronoSaddam Hussein e ricopra lefosse comuni. Ma neancheuna risposta che accetti comeun costo necessario i morti diieri, di oggi e di domani.

SEGUE A PAGINA 17

LE IDEE

L’arrivo dei feriti di Nassiriya all’aeroporto romano di Ciampino DA PAGINA 2 A PAGINA 12

A Bruxelles il premier contesta il Patto di stabilità: “Frena lo sviluppo”. Nuove accuse ai magistrati

Berlusconi all’attacco della Ue“Troppi lacci per l’economia”. Il Pil torna a crescere: +0,5%

Se Mestredivorzia

da VeneziaMARIO PIRANI

IL SUICIDIO di Venezia po-trebbe avvenire domani sela maggioranza dei suoi

cittadini decidesse per refe-rendum di dividere in due ilComune: di qua la città d’ac-qua, col centro storico e le iso-le, e di là Mestre e la terrafer-ma. È la quarta volta in 25 an-ni che gli abitanti sono chia-mati a pronunciarsi sullostesso quesito e il risultato èstato, fin qui, sempre contra-rio alla separazione, pur secon percentuali via via calan-ti (dal 74,2 al 55,6 per cento).

Questa volta il risultato sipresenta incerto, anche sel’obbiettivo che sottostà allarichiesta di divorzio appareassai più evidente: spogliareVenezia da ogni funzione dicittà vera e propria, pur nellasingolarità della sua natura diArcipelago multiforme, comela definì Cacciari, per ridurla apuro fondale «per turisti eamanti anziani» di montalia-na memoria. O per manife-stazioni internazionali e ver-tici dove l’Immagine può so-stituire esteticamente i con-tenuti, senza bisogno cheBerlusconi si preoccupi degliaddobbi, dei finti prati, degliarazzi in prestito, come in unaqualunque Pratica di Mare.

La delimitazione del fonda-le, con relative quinte e sipa-rietti, verrebbe poi completa-ta da altre e già preannuncia-te separazioni in seno alla co-munità sia lagunare che diterraferma: Marghera vuolgià separarsi da Mestre, pernon restarle domani sogget-ta; e così a Murano, Burano eal Lido comincia a serpeggia-re l’idea balzana della auto-nomia dell’isoletta che voltale spalle a piazza San Marco.

SEGUE A PAGINA 17

IL CASO

LE CATENE DI GULLIVERE IL CAVALIERE

ANDREA BONANNI

DECISAMENTE a Berlusconi, presidente di turnodell’Unione, quest’Europa non piace. Essa «non hafatto nulla» per rilanciare lo sviluppo e la competi-

tività. Inoltre frena le potenzialità dell’industria «con un’i-per regolamentazione» che «invade la vita delle imprese edei cittadini». Quanto all’euro, s’è trattato, bontà sua, d’unfatto «importante», «ma ha provocato una caduta della do-manda». E i governi, spiega, hanno le mani legate perché«non possono intervenire sui cambi, né modificare i tassid’interesse» e viene loro perfino negata la possibilità d’in-crementare il deficit a causa del Patto di stabilità.

SEGUE A PAGINA 13SERVIZI ALLE PAGINE 13 e 33

Al via le assemblee nel centrosinistraDs: lavoriamo per la casa comune. Rutelli frena

Messaggio di Prodiall’Ulivo

“Se stiamo unitipossiamo vincere”

DE MARCHIS, FUCCILLO e ROSSOALLE PAGINE 20 e 21

LE STORIE

I musulmani dopo la strage

L’Islam del Nordesttra dubbi e pauraRUMIZ A PAGINA 11

“L’avevo detto, colpiranno ora”

L’imam di Carmagnolache sogna la Jihad

DE GREGORIO A PAGINA 10

Tumore, la lotta contro il maleDIARIO

UMBERTO VERONESI

LA DONNA era bella. E sor-rideva, nonostante la ma-lattia. «Faccia quello che

vuole - mi disse - ma non mi tol-ga il seno. Sono attrice di teatro,recito Goldoni. Sa, professore,sulla scena indosso sempre uncostume scollato e quando liti-go nelle Baruffe Chiozzotte mipiego in avanti con i pugni suifianchi e devo avere due bei senida mostrare. È tutta la mia vita.La prego, si inventi qualcosa».

SEGUE A PAGINA 42BARTEZZAGHI,PIERVINCENZI,

RAVASI e RAVELLIALLE PAGINE 41, 42 e 43

Presa una donna che confessaLa polizia: “Un caso unico”

L’assassinadi Firenze“Ho uccisoper invidia”

Daniela CecchinBOCCI, BOLOGNI e SELVATICI

ALLE PAGINE 24 e 25

Romano Prodi e Silvio Berlusconi