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Tesi di esame in Farmacognosia, Università di Ferrara

IL BAOBAB (Adansonia digitata): INTERESSE

FARMACEUTICO E POSSIBILI IMPIEGHI TERAPEUTICI NEI PAESI DI ORIGINE

Tesi di : Marco Barbieri, [email protected]

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INTRODUZIONE

L’albero del baobab è noto in tutto il mondo soprattutto per le sue ragguardevoli dimensioni, ma solamente nel continente africano Adansonia digitata è conosciuta e sfruttata da millenni dall’ uomo grazie alle sue qualità nutritive e non, che gli fanno meritare il soprannome “albero provvidenziale” . Molteplici studi sono stati intrapresi per l’interesse che il baobab ha suscitato nel corso di questi ultimi anni. Lo scopo del presente lavoro è quello di raccogliere informazioni esistenti in campo scientifico riguardo ad Adansonia digitata Linn. La valorizzazione delle risorse naturali disponibili in paesi in via di sviluppo, infatti potrebbe costituire un importante passo verso il miglioramento della condizione sanitaria, economica e culturale delle popolazioni interessate, riportando esperimenti farmacologici. Gravi problemi quali la malnutrizione, la mancanza di farmaci e le difficoltà di sviluppo, dove spesso le risorse alimentari e farmaceutiche risultano carenti, potrebbero almeno in parte essere alleviati dalla (ri) scoperta di prodotti presenti da sempre sul territorio, in grado di apportare un contributo significativo in termini di sostanze nutritive e/o principi farmacologicamente attivi utili all’uomo. Altro obiettivo della ricerca è quello di catalogare le proprietà nutritive e terapeutiche delle diverse parti del baobab per valutarne i possibili impieghi anche nel campo dei fitoterapici occidentali.

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PARAGRAFO 1

Botanica Classificazione: Ordine Colonnifere Famiglia delle Bombacaceae Genere Adansonia Specie Adansonia digitata Linn. Adansonia digitata L., detta più comunemente baobab, è un albero paleotropicale, paragonabile ad un fossile vivente in via di estinzione, dato che il genere al quale appartiene è molto antico. Il Baobab africano, assieme a specie affini, fa parte di una piccola famiglia subtropicale delle Bombacaceae la quale include altri importanti alberi: Ceiba pentandra (kapok indiano), Ochroma pyramidale, Durio zibenthinus, ma nessuno di loro assume le proporzioni gigantesche dell’Adansonia. Ha affinità con le Sterculiaceae e Malvaceae. Adansonia è definita “albero-bottiglia” poiché il suo tozzo tronco è costituito da tessuti parenchimatosi rigonfi di liquidi, che possono arrivare ad immagazzinare fino a 120.000 litri di acqua. Grazie a questa caratteristica l’uomo e gli animali utilizzano parti di tronco e radici per dissettarsi. Può raggiungere i 20-25 metri di altezza, dal tronco enorme più o meno fibroso; l’interno è più o meno spugnoso. Il fusto è di forma conica o cilindrica, con rami assai corti rispetto alla maestosità della pianta che arriva ai 10 metri di diametro. La scorza è liscia e di colore grigio argentato, ma può presentare variazioni di colore che vanno dal verde al marrone fino al porpora (Wickens, 1987). I primi rami si espandono a corona e tendono ad assottigliarsi alle estremità, quelli giovani sono voluminosi, raramente glabbri (Wickens, 1987). Le foglie sono alternate: semplici o digitate, composte da 5 o 7 foglie; le foglie si trovano alla fine dei rami oppure a livello del tronco. Ad ogni stagione il baobab comincia a produrre foglie semplici che, col passare del tempo, si trasformano in adulte (da semplici a composte palmate), ognuna delle quali si divide poi in 2 o 3 foglie. Quelle mature sono lunghe dai 10 ai 15 cm e larghe dai 4 ai 6 cm. Le foglie presentano dalle 12 alle 18 nervature laterali e una rete molto fine di nervature secondarie translucide. Le foglie dei giovani alberi sono usualmente semplici. Sono presenti stipole (2 appendici alla base della foglia) che cadono presto (Wickens, 1987). I grandi fiori, bianchi, penduli , si dispongono solitari o appaiati all’estremità di un peduncolo lungo dai 10 ai 30 cm. Il fiori del baobab hanno una corolla, larga dai 15 ai 20 cm, che è formata da 5 petali bianchi largamente arrotondati che si incurvano rapidamente all’esterno e verso l’alto, aprendo la massa di stami bianchi con filamenti lunghi dai 4 ai 5 cm oltrepassati dal pistillo curvo. Il calice che ricopre la base della corolla è conico, composto da 5 lunghi lobi di 4-5 cm. L’esterno è rivestito da un tomento (imbottitura di fitti peli) verdastro, denso e felpato come il peduncolo. I fiori compaiono dopo le prime piogge assieme alle prime foglie (Berhaut, 1989).

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Il frutto, ricoperto da un guscio, è lungo all’incirca 15-35 cm e 8-15 cm di larghezza. La sua forma è più o meno ovoidale o oblunga. I frutti detti “pains des singes” sono legnosi all’esterno, di un colore verdastro che diventa verde-bronzo una volta raggiunta la maturità. Questi frutti contengono dei semi o grani neri che sono avvolti da una polpa farinosa bianca che potrebbe essere anche di colore giallo o rosa, inframezzata da fibre rossastre. Il guscio è rivestito da una feltratura verde giallastra densa.

Distribuzione geografica Il baobab cresce di preferenza su terreni leggeri e sabbiosi o su terreni calcarei. Esso si adatta assai bene ai climi caldi, resiste alla siccità e anche ai venti violenti. La presenza del baobab vicino alle zone litoranee sembra legata all’occupazione nel territorio dell’uomo che l’ha propagato spandendo i semi dopo averne consumato il frutto. Il baobab si trova nella maggior parte degli stati dell’Africa al sud del Sahara eccezion fatta per Liberia, Rio Muni, Burundi, Uganda e Djibouti. Il baobab nell’Africa occidentale è ben rappresentato in stati come la Nigeria in associazione con piante tipo Parkia clapertoniana, Acacia albida, Tamarindus indica e Balanites aegyptiac. In alcune zone francesi dell’Africa dell’ovest il seme di baobab è definito “calcifilo” per la predisposizione della pianta verso terreni calcarei; questa peculiarità è ben evidente nei suoli di Capo verde, Senegal, Mali. Ancora lo si ritrova in Ghana, Togo e Congo. In Etiopia lo si può trovare nella regione dell’Eritrea. I limiti d’espansione del baobab africano sono limitati nel nord del continente dalla presenza di boscaglie semideserte o praterie da pascolo. Nell’est Africano il baobab si trova in Kenya; territori occupati nel sud africano dall’Adansonia sono quelli della valle dello Zambesi ma lo si incontra anche in alcune parti dell’ Angola. Il baobab si sviluppa al meglio in tutte quelle regioni che presentano un terreno calcareo, sabbioso, un’altitudine tra i 300-500 metri sopra il livello del mare e ancora una piovosità pari a 300-500mm/ anno. Questo significa che l’Africa tropicale rappresenta la zona ideale per la conservazione e al distribuzione del baobab. La presenza del baobab al di fuori dell’Africa è segnalata in Arabia, a Samsara nel nord dello Yemen e in Oman, così come in India e in Australia, in centro e in Sud America. E’ importante ricordare che la non naturale distribuzione del baobab in molti paesi è dovuta alla mano dell’uomo, in particolare di viaggiatori arabi, francesi oppure portoghesi che ne esportavano i frutti. Ora la diffusione del baobab in stati come Mauritius, Malaya, Java, Nuova Zelanda, Hawai, Filippine è legato al fatto che Adansonia è stata introdotta come pianta ornamentale.

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PARAGRAFO 2

Importanza storica ed usi Cenni storici Il frutto del baobab era apparentemente conosciuto dagli antichi egizi anche se questo albero non è nativo dell’ Egitto; testimoni ne sono le immagini rinvenute in alcune tombe egiziane. Ci sono iscrizioni trovate vicino ad Aswan di un capo carovana chiamato Harkhuf, datate 2500 a. C., che descrivono la presenza del frutto del Baobab vicino al fiume Nilo e anche in territori situati vicino al Mar Rosso, oltre che in alcune zone del Sudan. Si pensa che fosse utilizzato per la sua attività antipiretica. Nel 1445 i navigatori portoghesi condotti da Gomez Pires accostano all’ isola di Gorea in Guinea e il cronista Gomez Eneas de Zurara riporta la descrizione dell’ albero in “Cronica dos feitos de Guinè” Lisboa 1453. Nel 1592, l’ erborista e fisico veneziano Prospero Alpino scrive in ”De plantis Aegyptic liber” di un frutto trovato ai mercati veneziani provenienti da Cairo dal nome bu hobab (dall’ arabo frutto dai molti semi). Curiosamente in Mauritania il nome è teidoum di origini berbere. I viaggiatori Portoghesi lo chiamavano cabaçevre, i francesi cabalassier. Charles de Linné con il suo insegnante, Bernard de Jussieu del museo di Parigi, classificò l’ albero come Adansonia Digita l. dopo aver letto le pubblicazioni del1757 di Michael Adanson risultanti dall’ esplorazione del Senegal. Importanza culturale Proprietà: il baobab è considerato un albero provvidenziale, dato che tutte le sue parti hanno un’ utilità. L’ uomo utilizza delle striscie di corteccia prese dalla base del tronco per la fabbricazione di corde. Le foglie, la polpa e il frutto e i semi presentano molteplici usi alimentari; ad esempio le foglie mucillaginose, ricche in vitamina C e calcio, sono soprattutto utilizzate in cucina, seccate e ridotte in polvere (lalo) per legare il couscous. L’ interiore cavo dei vecchi alberi serve da rifugio per gli animali allevati dall’ uomo, come capre, maiali e animali selvatici. La varietà delle sue indicazioni terapeutiche in medicina popolare è molto vasta: le foglie sono essiccate e ridotte in polvere oppure usate in decotti, tisane e pomate. Sotto forma di cataplasma, eviterebbero le crisi di asma e funzionerebbero da bechico (lalo e fiori del baobab). Le tisane contenenti il “lalo” avrebbero attività antifebbrile e antiinfiammatoria. Le foglie macerate e poi compresse sono utilizzate per effettuare lavaggi, abluzioni molto calde, fumigazioni o per lavare le orecchie e gli occhi ai bambini malati (compresse sugli occhi) con effetto antiotalgico e antioftalgico, ancora come cataplasma per “far morire i tumori”… . In Nigeria le foglie di Adansonia Digitata vengono bollite e applicate su tutto il corpo nel trattamento della dracuncolosi detta anche “verme della Guinea”. I risultati di questa applicazione porterebbero a un aumento del processo di

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espulsione del verme e della cicatrizzazione della conseguente piaga (Fabiyi 1993). La Scorza, ricca anch’essa di mucillagini è utilizzata per combattere le infiammazioni del tubo digerente e contro le febbri si usano decotti con scorza e acqua bollita per un giorno. Il lalo, tramite un glucoside proprio del baobab, l’ adansonina, è utilizzato come antidoto della strofantina, glucoside dei semi dello Strofantus, tipo di liana africana molto velenosa ( Lodi, 1957). La polpa farinosa e biancha e acidula e rinfrescante è impiegata per cagliare il latte. Essa è considerata come un trattamento radicale della diarrea infantile, ma anche contro l’emottisi e le colangiti. Il pain de singe (polpa) è utilizzato come antimalarico tramite somministrazione orale e topica, ancora come emostatico e cicatrizzante. I semi combatterebbero mal di denti e stomatiti. Le radici tubiformi, infine costituiscono una risorsa alimentare per i bambini (Kherharo e Adam, 1971).

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PARAGRAFO 3 Proprietà farmacologiche

Proprietà antiinfettive e antiparassitarie Recenti studi condotti in vari labolatori hanno rivelato che le piante utilizzate in medicina tradizionale di varie parti del mondo possono rappresentre una ricca fonte di sostanze che presentano attività antibatterica e antivirale. Nel contesto africano l’attività degli estratti è considerata “etichal phytomedicine”, medicina popolare ed è per questo che esistono metodologie scientifiche per investigare su queste attività. In uno studio condotto da Anani et al. (2000) si sono trovati degli spunti abbastanza interessanti da poter indirizzare ulteriori ricerche mediche su questo campo.

1. attività anivirale: per quanto riguarda l’attività della scorza (radice, corteccia) e della foglia di baobab, i risultati sono interessanti; esperimenti condotti in vitro su virus umani quali HSV, Herpes Simplex Virus, SINV, Sindbis virus e poliovirus di tipo 1, misurati in termini di inibizione dell’effetto citopatico hanno dimostrato che la scorza presenta attività antivirale nei confronti dell’HSV e del virus polio, mentre la foglia non ha mostrato alcuna attività su quest’ultimo virus. Hudson et al (2000), in un’altra ricerca, hanno mostrato l’attività antivirale dell’Adansonia digitata nei confronti dell’HSV.

2. attività antibatterica: gli esami batteriologici ,compiuti dagli stessi autori delle ricerche precedenti, hanno dimostrato che la pianta dall’Adansonia possiede anche attività antimicrobica, tramite la prova della M.I.C. A confermare tali proprietà sono la corteccia, le radici e le foglie di baobab, in particolare nei confronti di Stafilococcus Aureus, Streptococcus Faecalis, Bacillus Subtilis, Escherichia Coli e Micobacterium Phlei. L’estratto non ha mostrato resistenza nei confronti di Salmonella, Klebsiela, Pseudomonas e Candida (Hudson et al, 2000).

3. attività antiinfiammatoria, analgesica e antipiretica: questa sperimentazione è stata fatta in vivo su topi e ratti con estratto acquoso di polpa di Adansonia digitata (Ramadan et al, 1994). Gli autori affermano che l’attività antiinfiammatoria della polpa è dovuta alla presenza di steroli, saponine e triterpeni contenuti nell’estratto acquoso.

4. attività antimicotica: il metodo di prova è stato quello della M.I.C ( minima concentrazione inibente). Locher et al (1995) hanno dimostrato un’attività antifungina dell’estratto metanolico del fiore di Adansonia digitata nei confronti di Microsporum canis, Epidermophiton floccosum, Tricophyton rubrum.

5. attività antiparassitaria: nel campo della medicina tradizionale umana, l’estratto delle foglie di baobab assieme ad altre piante ad attività fitoterapica, è utilizzato nel trattamento del verme della Guinea. Lo studio compiuto nael campo della medicina umana ha dimostrato, in conclusione, che i pazienti trattati con A.digitata applicata topicamente

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percepivano sollievo al dolore ed il processo di espulsione dei vermi risultava accelerato (Fabiyi et al, 1993).

Attività antidiarroica: Fopa nel 1994 ha condotto, in vivo, degli studi sperimentali sull’attività antidiarroica della polpa e del frutto di A. digitata. I test da lui condotti hanno dimostrato che la somministrazione per via orale dell’estratto possiede un’attività sull’intestino del ratto che si traduce su un rallentamento del transito intestinale dell’alimento dovuto alla inibizione della secrezione osmotica da parte dei tannini contenuti nell’estratto e anche dalle mucillagini, frazioni della polpa che agiscono sulla mucosa intesinale. Inoltre le mucillagini, grazie alle loro proprietà adsorbenti, contribuirebbero ad eliminare le tossine e il gas che sono fattori aggravanti la diarrea. Oltre al meccanismo osmotico si ha anche un effetto neurotropo dovuto all’interazione negativa con l’acetilcolina sugli spasmi della parete intestinale. *Una ricerca (Tal-Dia et al, 1997) ha avuto come obiettivo di paragonare l’efficacia clinica tra una soluzione locale senegalese, a base di “pain de singe”, e una soluzione standard della OMS per il trattamento della diarrea acuta infantile. Ai test sono stati sottoposti bambini che presentavano sintomi di diarrea e calo di peso; i risultati hanno portato a determinare che la soluzione dlla OMS dava risultati superiori a quelli della polpa di baobab ma non statisticamente significativi in termini di durata della diarrea e perdita di peso. Possiamo quindi considerare la possibilità che l’utilizzo di soluzione del frutto di baobab potrebbe portare vantaggi dal punto di vista terapeutico in campo medico, oltre che nutrizionale, economico e culturale. Applicazioni tecniche farmaceutiche Il “pain de singe” in uno studio di Arama et al (1989) è stato utilizzato come eccipiente unico nella fabbricazione di compresse a liberazione prolungata di teofillina e paracetamolo con buoni risultati riportati dall’autore; questi farmaci risultano fra i 200 medicamenti essenziali consigliati dall’ OMS (OMS, 1983) . Il fatto di considerare l’utilizzo di questi farmaci generici (facilmente accessibili) associati a materie prime presenti in paesi in via di sviluppo, nei quali la sanità soffre di problemi economici ed è costretta ad importare materie preime per la fabbricazione dei farmaci, potrebbe risultare vantaggioso. Effetti sull’app. cardiocircolatorio In molti paesi africani la cortecci del fusti di A. digitata è considerata un “tonico per il cuore” con proprietà diuretiche. Studi sperimentali successivi (Ashorobi e Ioda, 1998) hanno dimostrato l’effetto inotropo positivo di estratto etanolico di corteccia su preparazioni di muscolo atriale isolato di ratto.

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CONCLUSIONI

L’importanza di Adansonia digitata L. per il continente africano è stata ed è tuttora notevole per numerose motivazioni per la popolazione locale. Le parti del baobab che vengono utilizzate per scopi fitoterapici sono rappresentate dalla totàlità della pianta, gli aspetti più intriganti si riferiscono alle numerose proprietà farmacologiche che spaziano da quelle contro i più svariati parassiti umani (virus, batteri, funghi), a quelle riconducibili ai FANS, a quelle sulla motilità intestinale ed infine a quelle sull’ apparato cardiocircolatorio. Infine un’ ulteriore interessante proprietà tecnologica della polpa è il suo utilizzo come eccipiente per compresse. Al giorno d’oggi c’è la tendenza di abbandonare da una parte la medicina tradizionale, conservando però le nozioni che da essa derivano, e dall’altra di eliminare dal mercato farmaci puramente “artificiali”. Risulta in questo modo un’alternativa interessante l’utilizzo del baobab che mantiene un giusto rapporto tra la disponibilità delle risorse e l’attività terapeutica e che potrebbe portare a un miglioramento farmaco-economico nei paesi in via di sviluppo.

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Figura 1: Distibuzione geografica dell'Adansonia digitata

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BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI Al mio amico Mauro che mi ha chiesto di andare in Senegal . A Pascal e a Gloria che mi hanno fatto conoscere il baobab. A Eleni che mi ha assistito fino alla fine. Ad Arianna che ha studiato con me. A Erik che mi ha parlato del suo paese.