2001-2002

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IndicePresentazione di Deliana Bertani, pag.7

Attivit nelle e con le scuole medie superiori della citt Quattro anni di Workshop al Liceo scientifico A.Moro di Sandra De Pietri, , pag.13 Le figure a met: verifica finale dei volontari di GO del Liceo scientifico A.Moro di Francesca Fontanesi,, pag.14 Lesperienza di workshop allIstituto Superiore Zanelli I workshop pomeridiani Continuit e Cambiamento di Lorena Agazzi, pag.16 Workshop alla scuola media Dalla Chiesa Il senso del volontariato allIstituto Magistrale Matila.s. 2001/02 de di Canossa - Alla conquista del workshop di Ornella Thiebat, pag.20 di Luana Pensieri, pag. 39 Verifica finale dei volontari di Gancio Originale del- Esperienza di volontariato di gruppo lIstituto Magistrale Matilde di Canossa di Elisa Bacchelli, pag. 44 di Margherita Cl, , pag.21 Anche il Bus ha il suo workshop Workshop alla scuola elementare Don Milani di Patrizia Tomasselli , pag. 23

Volontari BUS, quale WS? Commento sullattivit di Gancio Originale di Giorgio, Valentina, Luca, Elena, pag.24 Verifica finale dei volontari di Gancio Originale dellistituto Bus Pascal di Margherita Cl, pag. 24 ITAS Rivalta. Introduzione di Mariella Cantini, pag. 26 Un gancio appena nato allITAS Citt del Tricolore di M. Carla Fornaciari, pag. 26 Sacruffi-Levi La stanza di Dante di Mariella Cantini, pag. 28 La stanza di Dante - Workshop allistituto Scaruffi di A. Munarini e G. Ferrari, pag. 29 La stanza di Dante: il viaggio appena cominciato di Francesca Fontanesi, pag. 30 Cina, Kossovo, Albania; paesi lontanissimi.. di Monica Borg, pag. 32 Com successo che Gancio approdato allIpsia di Alessandra Martelli, pag. 34

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a.s. 2001/02 - Voci di bimbo e allegria dinsieme di Luana Pensieri, pag. 45 - Lattivit di Workshop alla Scuola Don Milani di Francesca Tirelli, pag. 47 - Unesperienza molto costruttiva, di Valentina Mantovani, pag. 47 - Workshop alla scuola elementare Don Milani di Gloria Rutigliano, pag. 48 - Unesperienza rilassante di Maria Bevivino, pag. 48 Workshop alla scuola elementare S. Giovanni Bosco a.s. 2001/02 - Gini Pini Codini di Silvia Castagnetti, pag. 49 - Ma come ti senti dopo di Massimiliano Anzivino, pag. 50 Workshop alla scuola media Fontanesi a.s. 2001/02 - Sperimentare sintonie di Lorena Agazzi e Susy Amaini, pag.52 Workshop alla scuola media A. S. Aosta a.s. 2001/02 - Workshop alla scuola media Aosta di Manuela Kaddis, pag.56 - Creazione di una pagina Web di Francesco Picciati, pag.56 - Lattivit di teatro di Maria Antonietta Augenti, pag. 56

Workshop alla scuola media Lepido a.s. 2001/02 - Gli Agganciati di Silvia Castagnetti, pag. 58 - I Giamaicani di Silvia Castagnetti, pag. 60 - Il bel lavoro del volontario di Elena Bigi, pag. 62 - Lattivit di workshop alla scuola media E. Lepido di Francesca Tirelli, pag. 62 Workshop alla scuola elementare Lepido a.s. 2001/02 - Le piccole marmotte di Maria Luisa Zaccariello, pag. 64 - Workshop alla scuola elementare Lepido di Anna Pellegrini, pag. 64 Workshop alla scuola media Pertini a.s. 2001/02 - Gli ornitorinchi parlano (anche) napoletano di Laura Panna, pag. 66 - La ricetta del buon volontario di Gancio di Valentina Casoli e Marcello Gozzi, pag. 68 Workshop alla scuola media Don Pasquino Borghi a.s. 2001/02 - Workshop un modo per stare insieme di Luana Pensieri, pag. 69 - Insieme alla scuola, insieme agli altri di Luana Pensieri, pag. 72 - Io e il volontariato di Alessia Zini, pag. 74 - Il mondo dei bambini

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di Jessica Donelli, pag. 75 ..Accompagnati dal workshop di Melissa Scolari, pag.76

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Unesperienza pilota di attivazione delle risorse presenti sul territorio di Lorena Agazzi, pag. 87

Workshop alla scuola media di Bagnolo a.s. 2001/02 - Momenti difficili e amore autentico di Marcella Paterlini, pag.78

Esperienze di volontariato LAtelier di bricolage di Alice e Ramona, pag. 95 I Draghetti di Laura Iannetti e Marcello Maramotti, pag. 95 Latelier di cucina di Carmela Nardone, pag. 96 La mia esperienza nellAtelier di Musicoterapia di Liuzzi Angelica, pag. 97 Compagni DRAGO(RE) di Irene, pag. 98 Nei Centri Diurni Busetti e Damiel la prima esperienza con Gancio - Lquipe dei centri diurni Busetti e Damiel, pag. 98 - Volontariato al Busetti di Romanazzi, pag. 100 - Fare pi bene possibile di Nino Cristiano, pag. 101 I Falketti, la squadra di calcio e pallavolo del Servizio di Salute Mentale - Gli Operatori del Servizio di Salute Mentale, pag. 101 - Giocano in modo veloce e preciso di Marco Pau, pag. 102 Quei ragazzi dellIpsia di Mariella Cantini, pag. 103

Workshop alla scuola elementare di Quattro Castella a.s. 2001/02 - C'era una volta: tutti a bordo ma proprio tutti! di Silvia Arlini, pag. 80 - Ho scoperto un tesoro di Daniela Ligabue, pag. 81 - Riflessioni sullesperienza di volontariato di Chiara Codeluppi, pag. 81

Workshop alla scuola media di Quattro Castella a.s. 2001/02 - I primi passi di Silvia Arlini, pag. 84 - Le parole dei volontari di Quattro Castella di Silvia Arlini, pag. 84 - E la sfida continua di Daniela Ligabue, pag. 85 Workshop alla scuola media di Cadelbosco Sopra a.s. 2001/02

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- A casa di Marco di Valerio Lati, pag. 103

Laboratorio di lettura: Einstein e Freud: sulla pace e sulla guerra - di Angelica Liuzzi, pag. 126

Eventi Martine Pinto.la Volontaria Francese di Mariella Cantini, pag. 107 Lesperienza del volontariato Europeo di Silvia Azzali, pag. 107 Seminario di formazione sul Servizio Volontario Europeo di Francesca Fontanesi, pag. 108 Mondi Lontanissimi e Gancio Originale di Mariella Cantini, pag. 109 Cero anchio di Daniela Bellezza, pag.112 Relazione sul convegno un gancio anzi tanti ganci di Anna Valentini, pag. 112 Volantini Marola 2002 Volantini Festa 2002

Il bilancio 2001 a cura di Deliana Bertani e Mariella Cantini

Gancio Originale sui giornali pag. 136

La redazione dellAnnuario: Angelini Leonardo Bertani Deliana Cantini Mariella Cl Margherita Fontanesi Francesca

La formazione Leggere la TV - di Flavia Rossi, pag. 118 - di Francesca Tirelli, pag 124 - di Angelica Liuzzi, pag. 125 - di Giulio Serri, pag. 126

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pre sen ta zio ne

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Presentazione di Deliana Bertani

2001/2002 : nel segno della discrezione , del decentramento e della creazione di reti i giovani volontari di Gancio Originale hanno continuato ad ampliare le loro attivit ( Deliana Bertani e Mariella Cantini) Nel retro del depliant del convegno del 28 Novembre 2001 Un Gancioanzi tanti ganci : 10 anni di attivit di Gancio Originale abbiamo messo una frase di Albert Einstein: lamore un padrone migliore del dovere. Lo abbiamo fatto perch in queste parole vi una verit che i giovani volontari reggiani ( non solo quelli di G.O.)mi pare abbiano compreso fino in fondo e sulla quale, come traspare da ogni loro opera e come emerso nel convegno ,dimostrano nella pratica di essere molto conseguenti :la gratuit del gesto volontario, la discrezione che lo accompagna, la consapevolezza che dare significa ricevere quindi arrichirsi : hanno capito e stanno portando avanti le basi di fondo di quel solidarismo che stato gran parte della storia della nostra terra a partire dalla seconda met dellottocento. G.O un progetto di un servizio sanitario pubblico che va in questa direzione perch con i suoi volontari e con

le loro attivit si mettono in sinergia competenze e risorse diverse cos da rendere possibile risposte complessive che ,oltre a cercare di contribuire a fare stare meglio i bambini e i ragazzi reggiani ,rafforzano la coesione sociale , il rapporto con gli altri, con i diversi ,con quelli che hanno bisogno. Il 2001-2002 ci ha visto impegnati su tanti fronti, al lavoro con tanti partner, con richieste sempre crescenti di nuove attivit e collaborazioni, con tanti giovani e giovanissimi che lavorano con noi , con i quali e per i quali lavoriamo. G.O. diventato un organismo complesso e numericamente importante ( vedi allegato) , ha aperto tanti fronti , ha progettato azioni pratiche intervenendo nelle situazioni per modificarle con due soli punti di riferimento rimasti sempre invariati: lascolto attento ladesione ai valori da cui si era partiti, che consistevano nel cercare di sviluppare, a partire da unistituzione pubblica, integrazione, sinergie con la scuola ,le famiglie ,le altre istituzioni per migliorare lofferta di servizi per la salute. G.O si mosso per andare incontro alla realt, quella di tutti i giorni, quella fatta dai problemi, dai disturbi, dalle paure dei giovani e dei ragazzi che vivono e studiano a Reggio nel 2000. Su questo vorrei fare alcune riflessioni I volontari di questi ultimi anni sono diversi, sono innanzitutto pi giovani. La collaborazione pi strutturata con le scuole superiori ha fatto si che la maggioranza dei nostri volontari siano minorenni ( dai 16 anni). Questo rende pi complesso il nostro lavoro di organizzazione, di formazione e di tutoring, ma costringe a

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modificarci , a rinnovarci costantemente, perch il cambiamento veloce senzaltro la caratteristica pi visibile dellessere giovani oggi. Gli insegnanti lo sanno e lo vivono sulla loro pelle. Il ruolo di studente lunico che la cultura degli adulti propone agli adolescenti , ai giovani tanto che chi interrompe gli studi e va a lavorare , magari diventa economicamente autonomo , competente ma si sente di aver fallito, si sente inferiore. Il ruolo di volontario diventa, in questa situazione ,importante perch un ruolo prevalentemente operativo, pu aiutare il giovane a realizzare cose apprezzabili e ammirevoli sia dai pi piccoli, sia dai coetanei e soprattutto dal mondo degli adulti ed esercitato in uno spazio che non la scuola ma che adesso comunque pienamente riconosciuto dalla scuola e valorizzato , unattivit che avviene in uno spazio che potremmo definire transizionale, nello stesso tempo dentro e fuori dalla scuola ma che permette lesercizio di unoperativit condivisa, un ruolo sociale riconosciuto, non facile ma scelto e pi in grado di catturare gli affetti delladolescente , del giovane e che pu essere un ponte verso lassunzione del ruolo di studente o comunque di persona pi grande che si assume responsabilit. Questo sicuramente un aspetto messo in luce dallabbassamento dellet media dei nostri volontari. E probabilmente questo aspetto chiarisce anche un altra diversit rispetto ai primi anni . Allora i maschi erano pochissimi , adesso sono molti di pi e la percentuale della loro presenza direttamente proporzionale alla presenza maschile della scuola di provenienza. Sono diverse a nostro parere anche le motivazioni con le quali i giovani si avvicinano al Volontariato.

Allinizio ladesione avveniva soprattutto sotto la spinta di ideali la cui matrice si poteva ravvisare in quellhumus locale nato da quella coniugazione fra solidarismo socialista con quello cristiano che cos massicciamente ha impregnato la nostra terra e la nostra cultura . Abbiamo limpressione che adesso fare volontariato rappresenti un modo per affermare il proprio essere, la propria vitalit, un impegno per affermare nel proprio spazio quotidiano un dover fare qualcosa per sfidare il nulla in un corpo a corpo spesso inconsapevole , sia il desiderio di riprodurre armonia, giustizia, pace e amore, quei valori cio che le vicende umane cos spesso calpestano ma di cui si serba nostalgia e bisogno; ossia nello specifico del lavoro di G.O. sia il desiderio di cercare soluzioni caso per caso , giorno per giorno che tengano conto delle esigenze dei bambini , dei ragazzini con i quali si ha a che fare, dei loro problemi, delle loro difficolt e dei loro conflitti e anche dei propri . Fare volontariato significa la possibilit di lavorare dimmaginazione, poter pensare allapertura di nuove strade per s e per gli altri, e poter concretizzare limmaginazione stessa dimostrando a s e agli altri che la speranza di cambiare quello che non va non un sentimento ingenuo e illusorio. E il trovare lo spazio per chiedersi Cosa posso fare? e il mantenerselo nonostante lespressione dilagante Ma chi telo fa fare? E quello che fanno i volontari di GO e gli altri ragazzi che abbiamo ascoltato al convegno e tutti gli altri che non abbiamo trovato perch fanno piccole cose che solo raramente vengono fuori. In questo senso sono diversi i volontari di adesso rispetto a quelli dei primi anni : sono ragazzi che agisco-

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no in piccolo ,lontani dallidea che cos facendo stanno pensando in grande. E questo crediamo contenga unimportante indicazione di lavoro per chi ha a che fare con i giovani, con la loro crescita , con la loro salute, con la loro educazione : fare proposte che non deprimano che partano dai bisogni , dai contrasti che si vedono che si hanno sotto casa che contengano progetti condivisibili che facciano scattare la domanda Io cosa posso fare? che facciano alzare dal divano , superare la noia che noia non ma depressione per andare a pulire il greto di un fiume, aiutare il ragazzino immigrato a imparare litaliano, andare sulle croci verdi o rosse, insegnare a giocare a calcio ai pi piccoli ecc, ecc. Progetti che siano strumenti di crescita sociale. Anche i bambini, i ragazzini seguiti dai volontari sono diversi da quelli di 10 anni fa. S sono sempre bambini disabili e/o a rischio, ma i loro problemi sono pi complessi, sono lo specchio di una societ profondamente cambiata, che in pochissimi decenni da contadina diventata una societ postindustriale terziarizzata multietnica, sono i figli delle nuove famiglie , sono ragazzini che hanno sperimentato allinterno della famiglia ruoli genitoriali giocati in maniere molto diversa da quella tradizionale, e hanno di conseguenza sottoscritto nuovi contratti relazionali con gli adulti. Sono anche i figli di seconda generazione della prima fase immigratoria a Reggio, quella per intenderci che proviene dal sud, che ha a che fare con le proprie origini in maniera molto diversa dai propri padri e dai propri nonni. Sono i figli di chi appena arrivato a Reggio. Sono tutti bambini, preadolescenti che hanno sperimentato in modo massiccio nella loro vita la presenza

di una terza agenzia educativa, i mass-media, fin dalla tenerissima et ; sono bambini che sperimentano quotidianamente il restringimento dei loro spazi reali, sono bambini iperattivi . A settembre ci aspetta un nuovo anno: abbiamo nuovi progetti, nuove idee e soprattutto dobbiamo consolidare le esperienze passate. Lappuntamento del 5 Seminario a Marola sar per questo molto importante : per la prima volta gli insegnanti referenti di G.O. saranno con noi a programmare il nuovo anno.

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Attivit di sostegno scolastico con le scuole medie superiori della citt

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Con lanno scolastico 2001- 2002, Gancio Originale si arricchito di nuovi studenti provenienti dallI.T.A.S di Rivalta, dallo Scaruffi- Levi, dallIPSIA Lombardini. Questi ragazzi si uniscono a quelli provenienti dallIstituto Agrario Zanelli, dal Liceo Magistrale, dal Liceo Aldo Moro e dal BUS che da anni lavorano con noi. Complessivamente questanno gli studenti sono stati 286, con un monteore di 7735. A maggio e agli inizi di giugno, si sono svolte le verifiche finali delle attivit presso le scuole di partenza; sono stati momenti importanti, perch il tirare le somme delle attivit mettere a confronto le varie esperienze che i ragazzi fanno, mettere in evidenza i problemi che hanno avuto, ma anche dire le soddisfazioni che hanno raccolto. Un grazie particolare vorrei dire alle referenti di queste scuole, la prof. Martelli, la prof. Munarini dello Scaruffi- Levi e la prof. Fornaciari dellI.T.A.S di Rivalta, nonch alla professoressa Iori dello Zanelli, la prof.ssa delle Magistrali, la prof. ssa Tommaselli del BUS e la prof.ssa De Pietri del Liceo Aldo Moro.

Quattro anni di Workshop al Liceo Scientifico A. Moro di Sandra De Pietri

Quattro anni fa, ricordo che, quando la collega prof. Erminia Grassi mi propose di sostituirla nel coordinamento del Gancio originale allinterno del Liceo Moro, mi disse che si trattava di una piccola attivit di volontariato che aveva coinvolto solo 8 ragazzi del triennio e che quindi era facile da gestire e non avrei avuto problemi di sorta.. Oggi i volontari sono 108 ( ben il 10% della popolazione scolastica del triennio del Moro) e ne sono oltre che commossa, fiera perch si va dicendo che i giovani oggi sono egoisti, opportunisti e pensano solo a divertirsi mentre con questa attivit si pu affermare lesatto contrario, ma vediamo in particolare quante ore questi giovani hanno dato per aiutare altri studenti pi piccoli e pi disagiati: 2754 ore nei workshop esterni al Moro 400 ore nei workshop interni al Moro totale: 3154 ore tolte al divertimento, al fidanzatino/a, allo sport, allo studioma con quale guadagno? Solo 1 o 2 punti credito scolastico da usufruire per il loro esame di maturit (nel caso che rimanga questa normativa), credito che avrebbero ugualmente ottenuto con un

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corso di pallavolo, pallacanestro, calcio, spagnolo, arabo, danza, musica, ecc invece hanno scelto il VOLONTARIATO! A questo punto so di non dover aggiungere altro se non la gioia che ho provato ogni giorno nel vederli darsi da fare per far capire il senso di una lettura al ragazzino per poi aiutarlo a farne il riassunto, oppure sollevarlo di peso, ma con affetto, per fargli fare una cosa che non voleva faree il ragazzino quella cosa oggi la fa perch ha sentito laffetto di un quasi coetaneo, ma pi grande, da imitare perch grande quanto quelli che di solito lo prendono in giro e non lo ascoltano . Ho sentito raccontare dai volontari, durante le verifiche quadrimestrali di questa attivit, tanti episodi di vera strategia educativa su ragazzini veramente difficili, da farne corsi di aggiornamento di tutto rispetto per insegnanti, da far ascoltare ai loro genitori perch certamente diminuirebbe in loro quellansia che deriva dalla paura che il figlio vada per una strada sbagliata, credo perci di aver imparato anchio tanto dai miei volontari e non mi ha fatto sentire il peso di coordinare tante persone entusiaste!

Verifica finale dellesperienza di volontariato con gli studenti del Liceo scientifico A. Moro: Le figure a met di Francesca Fontanesi

Riporto semplicemente questa espressione siamo delle figure a met che esemplifica il significato dei molteplici contributi che abbiamo raccolto attraverso le valutazioni finali delle esperienze vissute. S. attraverso questa espressione faceva riferimento al tipo di funzione che, come volontario assolve nei confronti dei bambini e dei ragazzi che segue sia a livello di recupero didattico che ricreativo. E pi facile per me dire stop ai ragazzini, se c il coordinatore che pi severo e che dietro di me. Sentirsi a met tra lessere bambini e lessere adulti la condizione delladolescente che sta vivendo tutta lambivalenza tra dipendenza e autonomia. La sua parte bambina continuerebbe a giocare e a divertirsi mentre la sua parte adulta, pi normativa sarebbe pi determinata nel fare rispettare le regole. Due le riflessioni che vorrei sottolineare: da un lato si rafforza lidea che per i volontari questi spazi siano proprio dei terreni di sperimentazione delle proprie competenze sociali, terreni recintati e protetti in cui si pu cadere ma non ci si fa cos male se si supportati a rimettersi in piedi: penso alla figura del coordinatore che

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deve assumere la funzione normativa ma deve essere anche empatico nellavvicinarsi allaltro. Dallaltro lesperienza che i volontari vivono pu essere riflessa nellimmagine che di loro hanno i genitori: lincredulit dei genitori, riportata dalla maggior parte dei ragazzi presenti rispetto al senso di competenza nellaiutare ragazzi pi giovani, ha fatto riflettere la referente della scuola e la tutor dei volontari circa la possibilit di organizzare un incontro con i genitori degli studenti volontari per riflettere insieme sul significato dellesperienza. (ma se non sei neanche capace di organizzarti da solo per fare i compiti come puoi aiutare un bambino? Dal dialogo riportato da un volontario con i suoi genitori)

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Lesperienza di workshop allIstituto Superiore Zanelli Continuit e Cambiamento di Lorena Agazzi Coordinatori Questo stato il mio secondo anno allo Zanelli, quando ad ottobre mi sono presentata in Istituto, insieme al desiderio di ricominciare, portavo con me un misto di gioia e amarezza per le figure che nel gruppo avevamo perso. Mi riferisco sia ai ragazzi delle ex quinte che con la professoressa Mirabile avevano dato vita a questo workshop (e merito di Gancio? erano tutti stati promossi), sia alla loro guida, la professoressa appunto, personalit vulcanica che, nonostante il suo sostegno al progetto, questanno non poteva seguirne il coordinamento interno. Questo cambiamento ha significato per i volontari vivere un momento di incertezza rispetto la figura di riferimento per il progetto interna alla scuola, dove ai timori di una non-attivazione del workshop, si alternavano fantasie rispetto lindividuazione di tale figura. Quando stata nominata la professoressa Ori, ex professoressa di quasi tutto il gruppo volontari, che ha generosamente dato la disponibilit a portare avanti il progetto iniziato dalla collega, i ragazzi hanno abbandonato i loro timori accogliendo con entusiasmo linsegnante che gi conoscevano. Prima di entrare in

situazione, insieme alle due professoresse, ho condiviso la traccia iniziale della programmazione delle attivit, essere in tre e in tre posizioni differenti ha permesso di integrare aspetti diversi che ognuna di noi portava. Alla progettazione hanno cos contribuito: lesperienza della professoressa Mirabile, limmagine di continuit che offriva la mia figura e la freschezza rispetto al progetto della figura della professoressa Ori. Il gruppo dei piccoli Il gruppo dei piccoli era particolarmente eterogeneo. Formato da 10 ragazzi era cos composto: tre bambini delle scuole elementari (due bambine di Coviolo, un bambino della S.G. Bosco), quattro ragazzi (una ragazza e tre ragazzi) frequentanti quattro scuole medie differenti (Albinea, Dalla Chiesa, Aosta, Leonardo) e tre ragazzi (inizialmente due) iscritti al primo anno dellIstituto Superiore Zanelli. Grazie a tutte queste differenze questanno abbiamo potuto sperimentare diverse situazioni: la convivenza fra ragazzi delle elementari, delle medie e delle superiori affiancati dai volontari della scuola superiore; lo stare a met fra figure utenti e figure di aiuto di due ragazzi della prima superiore che lo scorso anno frequentavano come utenti il workshop; linserimento di un ragazzo disabile frequentante la classe prima superiore. Tante sarebbero le considerazioni da fare su ognuno dei punti citati. Consapevole del limite che porta il seguire nello stesso spazio ragazzi frequentanti scuole e classi diverse sono soddisfatta di aver visto nascere amicizie fra di loro e vedere che riuscivano a creare occasioni di incontro anche fuori dal workshop. Rispetto lesperienza pilota di tutoring, linserimento di tre ragazzi frequentanti le classi prime

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dellIstituto Zanelli, credo valga la pena riflettere sulla possibilit di inserire un nuovo progetto, o modificare questo, verso un tutoring vero e proprio, riservando questo spazio ai ragazzi che frequentano le prime classi ai quali si potrebbero affiancare, in un percorso di accompagnamento, gli studenti pi grandi dellIstituto, un po quello che in parte abbiamo gi iniziato a fare questanno. I volontari: riflessioni dopo un anno di lavoro Abbiamo iniziato lattivit di workshop con otto volontari in continuit con lanno precedente e due nuovi ragazzi, se nel primo periodo, quando ancora il gruppo dei piccoli si stava formando, essere in pochi ha favorito la reciproca conoscenza e il nascere di un buon clima di lavoro, ben presto, quando il gruppo dei piccoli diventato di dieci elementi, si rivelato essere un limite che poteva mettere a rischio la sopravvivenza del progetto. A marzo, grazie alla promozione fatta nelle classi della professoressa Ori e dalla dottoressa Mariella Cantini, si sono aggiunti altri otto volontari provenienti dalla classe della professoressa. Questo cambiamento ha portato importanti modifiche al workshop, da un lato migliorando la qualit degli interventi con i piccoli che sono stati seguiti in un rapporto 1/1, dallaltro permettendo unapertura del gruppo storico dei volontari che si sono dovuti confrontare con le nuove forze, questo ha dato vita ad un incontro ricco di scambi di energie

positive per lintero gruppo (volontari e piccoli). Credo che il modo migliore di presentare il gruppo volontari sia quello di lasciare lo spazio alle loro considerazioni. A me non rimane che ringraziare la professoressa Ori e ognuno dei ragazzi con cui ho lavorato questanno, sia quelli che se la sono sentita di scrivere, sia quelli che hanno deciso di tenere per se, un po egoisticamente, le belle frasi che hanno dentro, ognuno di loro, con il suo speciale modo di essere, ha arricchito questo progetto rendendolo unesperienza unica. Il Gancio sempre speciale, ci fa stare uniti, pi amici, questanno ci ha fatto divertire, ci ha fatto scherzare. I bambini sanno sempre darti qualcosa, anche se a volte sembrano cose scontate, invece sempre qualcosa in pi che arricchisce dentro ! Nellesperienza i bambini crescono e fanno crescere. I. Lanno trascorso diverso dai precedenti : mi sento pi pronto ad affrontare i problemi che i bambini mi presentano, sia per aspetti relazionali che per altri aspetti, anche se ho osservato problematiche che finora non consideravano possibili in ragazzi di quellet. Questanno ho sentito pi mio il progetto e la decisione di parteciparvi era davvero consapevole. Adesso mi sento pi sicuro e capace di ragionare con le loro menti, nel senso che sono pi in sintonia con i loro ragionamenti. In particolare, mi sono trovato molto bene con M. (ISuperiore), mi da grandi

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soddisfazioni, riesco a parlare di tutto con lui, scherziamo e ci troviamo daccordo su molti argomenti delle nostre conversazioni. E stato un anno stupendo, peccato che impegni scolastici non mi hanno permesso di essere sempre presente. Tutto bello, solo avrei voluto esserci di pi. A. Io credo che questa esperienza debba aiutare tutti a pensare, forse, un po meno a se stessi e pi agli altri. Penso che noi, o almeno io, cerchiamo molto spesso risultati certi verso chi aiutiamo e quindi non sempre semplice, se non notiamo i miglioramenti che ci aspettiamo, ricominciare di nuovo, ogni volta sempre con lo stesso Spirito della prima volta. Il mio sforzo, lo ammetto, stato, cercare di vedere in ogni bambino che aiutavo, il volto di Cristo, a volte triste, a volte gioioso, a volte insoddisfatto, per cos amarlo come amo me stesso ! ! Questo ho dedotto : la carit non mai troppa ! Grazie ! A.F. Emozioni forti e fantastiche, un altro anno insieme, pieno di ricordi che non potremo mai dimenticare, come il sorriso, il ridere, scherzare tanto tra noi volontari e con i nostri bimbi belli. Grazie perch anche i giorni pi tristi con voi sono diventati felici. Un grazie unico e particolare a chi ci ha appoggiato e aiutato in questanno meraviglioso e a noi perch abbiamo creato un bel gruppo e ci non mi fa perdere la speranza ! F.

E stato un anno che mi ha insegnato e dato veramente tanto, pi che insegnare ai bimbi sono loro che mi hanno insegnato la semplicit, la verit e il divertimento puro e semplice ! La loro voglia di divertirsi, di giocare, di coinvolgerci sono davvero fantastici ! Per i volontari : grazie ! ! siete fantastici e sono davvero contenta che sono entrati nel gruppo nuovi volontari ! e grazie alla psicologa sempre pronta ad ascoltarci ! ! ! grazie a tutti vi voglio bene. G. Lesperienza del Gancio per me stata molti utile per capire meglio gli altri e me stessa Sono riuscita a relazionarmi meglio con chi non conosco e per me questo stato un grande aiuto perch sono una persona timida e soprattutto mi sono resa conto che posso essere utile a qualcuno. I bambini che partecipano a questo progetto hanno bisogno sia per fare i compiti ma anche di persone con cui parlare e confrontarsi senza avere paura di essere giudicate, questo credo di essere riuscita a farlo e per me stata una grande soddisfazione. Sono sicura che il prossimo anno ripeter questesperienza e spero di essere utile come lo sono stata questanno S. Per essere il primo anno di Gancio, mi sono divertita molto e ho imparato a conoscere persone diverse da me, gli altri volontari, e moti dei bambini del Gancio. Ho lavorato soprattutto con R. e mi sono trovata molto bene e con ho avuto molte difficolt anche se ha volte mentre lo aiutavo si perdeva e ascoltava e

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guardava gli altri che facevano altre cose. In questo periodo sono cresciuta molto, nel senso che ho superato la mia insicurezza, cio la paura di non venire accettata dagli altri, questo aiuto mi stato dato dai bambini e soprattutto dai volontari. Il prossimo anno penso di continuare e spero che imparer qualcosa di nuovo perch dagli altri si impara sempre. E.

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Il senso del volontariato allIstituto Magistrale Matilde di Canossa Ornella Thibat

Dieci anni di Gancio originale, un bel traguardo davvero. Come insegnante dellIstituto magistrale che ha seguito questa esperienza fin quasi dal suo nascere mi sono posta alcuni interrogativi: come mai il volontariato promosso dalla scuola non d segni di cedimento, ma anzi aumenta ogni anno se non per il numero senzaltro per la qualit degli interventi; e, ancora, cosha di cos particolare il volontariato svolto con Gancio Originale? La risposta al primo quesito credo che si possa semplificare cos: bello fare delle cose con gli altri e per gli altri, soprattutto se queste ci fanno scoprire la gioia di essere protagonisti attivi, in situazioni in cui si sperimentano libert e solidariet coniugate insieme. La seconda risposta pi articolata e presenta, volutamente, solo il punto di vista dellinsegnante referente per il volontariato. Quando parlo con gli studenti della mia scuola che fanno volontariato in Gancio Originale trovo sempre delle persone disposte a confrontarsi e a raccontare la loro esperienza.

Sono prima di tutto persone che trovano in Gancio delle figure facilmente identificabili: la Mariella, la Deliana, la Francesca, la Lorena, la Margherita, ecc. e i diversi coordinatori dei workshop. Le incontrano a scuola, le vedono e le sentono nei momenti di formazione, sono presenti nelle attivit di workshop e negli ateliers. E come se le diverse figure adulte di Gancio dicessero: Ci siamo anche per voi, ci sta a cuore il vostro star bene nel gruppo e individualmente, siamo felici della vostra riuscita, siamo lieti che voi comunichiate la vostra esperienza e che la condividiate e vi offriamo le occasioni per farlo. Ecco c questo di specifico in Gancio: il conoscere i ragazzi uno ad uno e lattenzione costante alla loro individualit. Questo stile riguarda tutto il contesto operativo, e le rarissime volte in cui mancato, non stato soddisfacente per nessuno. Queste figure accolgono e seguono i volontari collaborando con loro e qualificano lesperienza innanzitutto come esperienza di relazione. Ritengo questo aspetto fondamentale: la relazione passa attraverso dei gesti e delle parole che il volontario a sua volta comunica ad altri. Credo che lazione, senza un adeguato spazio di espressione e di riflessione, possa risultare monca. La ricerca del significato dellazione diventa poi ancora pi importante se viene collocata nel contesto della intenzionalit educativa di una scuola, di un progetto formativo promosso e sostenuto da una istituzione educativa che ne riconosce limportanza e la segue nella sua articolazione. Ecco, i volontari di Gancio sono aiutati a esprimersi, a riflettere, a trovare un senso in quello che fanno; loro sanno che gli adulti che li seguono sono l anche per loro e non solo per i bambini, sanno di essere conosciuti e riconosciuti e credo che questo li sostenga in unazione progettuale di vasto re-

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spiro che non si ferma alla contingenza, ma diventa autentica azione formativa.

Verifica finale con i volontari dellIstituto magistrale Matilde di Canossa di Margherita Cl

lultima ora del terzultimo giorno di scuola qualcuno avr lesame, altri sono invece alle soglie delle vacanze. In una quarta, rimediata un po allultimo si ritrovano i volontari del Gancio per lultima verifica sul loro lavoro; hanno tutti lespressione stanca, prof. compresa, mentre sulle scale di servizio dellistituto tecnico di fronte sono piene di studenti che scherzano, parlano ridono. Iniziano a parlare le volontarie che hanno seguito il progetto di workshop alle elementari di Quattro Castella: si sono trovato in situazione con bambini extracomunitari, per i quali era necessaria unofferta di accoglienza e contenimento, poich molto piccoli e senza alternative pomeridiane alla scuola. Le ragazze di Gancio Originale hanno sottolineato come si notasse molto la differenza di provenienza culturale dei bambini, che tuttavia hanno mostrato loro moltissimo affetto: ti coinvolgono, si affezionano. diverso dal semplice aiuto nei

compiti. vero che i bambini si aspettano tanto da noi, ma loro ci danno molto di pi! ha detto una volontaria. Tra i bambini ed i volontari si creato infatti un legame molto forte, probabilmente rafforzato anche dal fatto che sia i volontari che i bambini abitano nello stesso paese capita di incontrarli anche a fare la spesa mostrano molta riconoscenza. Molto diversa stata lesperienza delle ragazze che hanno fatto volontariato alle scuole medie di Quattro Castella, poich hanno incontrato ragazzi con difficolt soprattutto sul piano relazionale e comportamentale ci accoglievano con apprezzamenti scurrili e spesso per esprimersi usavano parolacce!. Questo aspetto stato colto e gestito con molta intelligenza dalle volontarie che hanno detto abbiamo fatto molti progressi.. con loro non si pu lavorare sui libri, ma sulla socialit e la condivisione di interessi. Unaltra ragazza ha aggiunto ti fanno rendere conto di quanto siamo fortunati noi. Una situazione molto simile a quella appena citata si creata alla scuola media Fontanesi dove in particolare cera un ragazzino che si mostrava molto provocatorio sul piano verbale con una volontaria, che invece di offendersi gli ha saputo tendere la mano resistendo alla provocazione: alla fine siamo diventati amici! Questi eventi hanno offerto loccasione in sede di verifica di riflettere con i volontari sul tipo di messaggio che ci pu essere dietro alla provocazione verbale, alla scurrilit e al turpiloquio. Ci che emerso che i ragazzini parlano di sesso in modo provocatorio perch cercano qualcuno in realt che glielo spieghi. Hanno visto che se ne pu parlare senza essere distruttivi, ma per capire. Inoltre un modo anche per mettere alla prova, per vedere se il volontario o la volontaria scappa e anche per far colpo, per comportarsi da grandi.

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Una volontaria della scuola media Fontanesi ha espresso la sua difficolt in certi momenti legata alla gelosia dei bambini dovevo fare i compiti un po con uno e un po con laltro perch se no si offendono!. Unaltra ragazza ha detto Il difficile che da un lato devi fare leducatore e dallaltro sei un po come unamica Il gruppo di ragazze della scuola Lepido ha detto che stata una bella esperienza perch i ragazzi si sono impegnati moltissimo; una bambina in particolare passata dallessere provocatoria allessere ben inserita nel gruppo, si impegnata nel balletto finale e anche la mamma se ne occupa di pi di lei. Inoltre stata molto forte lunione delle volontarie, fondamentale nei momenti difficili. Anche le insegnanti sono state ben disposte nei confronti del Gancio. Una volontaria poi ha raccontato alla festa finale cera anche mio padre i bambini erano sconvolti e lhanno voluto conoscere stato molto bello! Giulio al secondo anno di lavoro alla scuola elementare Don Milani ha sottolineato come il secondo anno gli ha permesso di mettere a fuoco meglio lidea che si era fatto di alcuni bambini la relazione con loro diventata pi profonda, ci sono stati anche molti miglioramenti dal punto di vista scolastico stata una soddisfazione! Per quanto riguarda il volontariato singolo sono stati riportati racconti molto interessanti: una Cinzia che ha fatto volontariato con una ragazza sorda praticamente sua coetanea ha detto allinizio ero molto imbarazzata perch eravamo coetanee.. farle fare i compiti e pormi come insegnante. Poi per siamo diventate amiche Un volontario Francesco ha aiutato un bambino in biblioteca a san pellegrino a fare i compiti abbiamo molto giocato certi giorni neanche io avevo voglia di fare i compiti mi ha

fatto ritornare bambino e scoprire delle parti di me che non conoscevo! Molto emozionante stata lesperienza di Maria Rosa che ha lavorato con un bambino dislessico poco seguito in famiglia delle volte non veniva mi dispiaceva io restavo coi bambini dellasilo della parrocchia. Sono andata anche a vederlo giocare a calcio. Il brutto stato che i genitori non cerano mai quando vinceva, ma solo per sgridarlo quando perdeva. Complessivamente possiamo dire che tutte le esperienze si sono svolte e concluse positivamente; sono state delle occasioni di crescita e di maggiore conoscenza di s, dei propri limiti e delle proprie capacit per tutti i volontari, che hanno affrontato con piacere, interesse e disponibilit lesperienza di volontariato, mettendosi in gioco come giovani, come fratelli maggiori e come futuri educatori.

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Anche il Bus ha il suo WS Patrizia Tommaselli

Questanno lesperienza di volontariato con Gancio Originale nella nostra scuola ha fatto un significativo passo in avanti in quanto siamo riusciti ad aprire un workshop nel pomeriggio del marted dalle 14.30 alle 16.30. Gi da un paio di anni mi ero proposta questa opportunit sulla quale avevo sempre tergiversato, perch lesperienza mi spaventava e preoccupava in termini di impegno richiesto, responsabilit, scarsa fiducia in me stessa nel gestire la nuova realt. Allinizio di questanno, grazie soprattutto allentusiasmo di alcuni ragazzi che avevano gi fatto lesperienza con Gancio Originale e alla scommessa di fronte alla quale mi avevano posto (Prof, se apriamo un workshop nella nostra scuola il numero dei volontari aumenter sicuramente) ho pensato che giunto il momento di rendere pi visibile allinterno e allesterno del BUS limpegno dei volontari. In effetti, la prima incoraggiante risposta labbiamo avuta ad ottobre quando, con la prospettiva di poter svolgere il volontariato nella propria scuola, ladesione al progetto stata molto ampia e il numero dei volontari quasi raddoppiato rispetto allanno precedente. La spiegazione si pu trovare nel fatto che molti nostri studenti provengono da fuori citt per

cui lopportunit di fermarsi con alcuni compagni nella loro scuola e, dopo un panino, poter essere gi presenti al workshop ha rappresentato un risparmio di tempo e minori disagi nei trasferimenti. Cos, mentre circa la met dei volontari riprendeva lesperienza nei workshop esterni alla scuola, nei quali peraltro avevano gi operato, un nutrito gruppo di dodici ragazzi, verso linizio di novembre, iniziava con volont ed entusiasmo il cammino del workshop allinterno del BUS. Circa venti volontari si sono alternati ogni quindici giorni con un gruppo di dodici ragazzini che, a parte pochi casi, hanno frequentato con assiduit fino al termine dellanno scolastico. Lincontro si caratterizzava di due momenti, nella prima ora venivano svolti i compiti e in questa fase ogni ragazzino era affiancato da un volontario; nella seconda ora si sono fatte molte attivit ricreative e di socializzazione. In riferimento a ci non posso tacere il grande aiuto e la disponibilit che ci ha offerto Martine, la volontaria francese che ci ha affiancato per tutto lanno scolastico. E stata davvero un vulcano di proposte creative per cui, sotto la sua guida, i ragazzini con i volontari hanno creato maschere in gesso, uova pasquali colorate, fiori di carta e un originale albero di Natale. Anche grazie al suo aiuto ogni incontro si svolto con serenit e disponibilit da parte di ognuno per costruire dei rapporti significativi. Indubbiamente il merito maggiore per questo esito cos positivo dellesperienza va sicuramente ai volontari che si sono mostrati seri e responsabili verso limpegno che avevano assunto e spesso sono diventati un riferimento importante per i ragazzini che seguivano. Dalla verifica di fine anno emerso chiaramente il significato positivo dellesperienza che tutti i partecipanti hanno intenzione di ripetere.

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Al termine di questo confortante bilancio, sento di dover esprimere un pensiero di amicizia e di riconoscimento al prof. Bortolani che ha sempre sostenuto il volontariato tra i giovani e lo ha sempre proposto con un valore fondante la loro crescita.

Volontari BUS, quale WS? commento sullattivit di Gancio Originale di Giorgio, Valentina, Luca, Elena

Per me e altri miei amici lesperienza di Gancio Originale stata molto bella e interessante. Allinizio ammetto che avevo intenzione di farlo, soprattutto per il fatto che avrei ricercato dei punti credito, ma dopo poco tempo che avevo iniziato sentii che qualcosa stava cambiando in me e che non consideravo pi questa attivit come una semplice attivit extra scolastica a cui potevo mancare quando volevo e alla quale partecipavo solo per scopi miei; capii che non ero l solo per il credito scolastico o perch facevo cose che non si fanno sempre, ma ero l per aiutare qualcuno non solo a studiare, ma anche a crescere. Infatti il mio marted pomeriggio non era solo un pomeriggio qualunque, ma una occasione per crescere, per rendermi utile al prossimo, e sentirmi qualcuno di importante. Unaltra cosa, che io reputo molto importante, che ho imparato a gancio stata il saper ascoltare, a non credersi il migliore solo perch in quel contesto si ha pi potere, ma mettersi sullo stesso piano di chi aiuti, ovvero basarsi su un rapporto tipicamente umano: sa-

per dare e saper ricevere; infatti ho imparato molte cose dai bambini con cui ero a contatto. Inoltre un altro fatto che caratterizza gancio sentirsi in dovere di andarci, perch si consci che mancare significa far mancare. Poi non che sia molto faticoso partecipare a questattivit, per me stato divertente, perch mi trovavo con Luca, la Vale e lElena a pranzare fuori; a gancio si conoscono molte persone con le quali poi si collabora per arrivare a fini comuni che prima di tutti consistono nellaiutare i bambini e poi vi sono le varie feste (Natale, fine anno e carnevale) Infine una ennesima cosa che questa attivit mi ha dato, il fatto di aver conosciuto una ragazza che io ammiro e stimo molto: questa persona si chiama Martine ed era la responsabile del nostro gruppo, lei viene dalla Francia e oltre ad essersi imparata litaliano si dedicata moltissimo a questa cosa e per questo ci sentiamo di ringraziarla. GRAZIE!

Verifica finale dei Volontari di Gancio Originale dellistituto Bus Pascal di Margherita Cl

Ci ritroviamo nella solita aula di fisica. i volontari sono stanchi, molti di loro non sono venuti perch impegnati in interrogazioni e compiti in classe. I ragazzi che hanno lavorato a Bagnolo raccontano la loro esperienza sottolineando come il gruppo dei bambini fosse particolarmente difficile: allinizio erano pi calmi poi invece al punto che sempre stato molto

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difficile poter organizzare delle attivit ludiche pratico espressive strutturate. I volontari del workshop della scuola media Aosta sono molto soddisfatti del risultato del loro lavoro: con molta pazienza e tenacia sono riusciti a coinvolgere tutti i ragazzi ed organizzare insieme alla scuola uno spettacolo teatrale, che ha dato molta carica a volontari e ragazzi. Altrettanto soddisfatti sono stati i volontari che hanno lavorato alla scuola media Pertini: il rapporto con il gruppo e anche col personale scolastico stato ottimale al punto che hanno lavorato con grande sostegno e partecipazione. Chi ha fatto il workshop interno al Bus stato molto soddisfatto. I ragazzi e i volontari, nonostante si incontrassero una volta ogni 15 giorni, poich i volontari erano divisi in due gruppi, hanno fatto molte attivit e si creato un grande affiatamento. Abbiamo chiesto ai volontari presenti di esprimere in una parola la loro esperienza con gancio originale. Il risultato stato una ricchezza di stimoli di riflessione: Fiducia nelle nostre capacit, e loro in noi! Amicizia: per il rapporto che si creato nel gruppo Inaspettato: sembravano terroristi e poi invece! Pazienza: c n voluta tanta sia per gestirli che per avere dei risultati Divertente Costruttivo: abbiamo imparato e insegnato Soddisfazione: per i risultati avuti Collaborazione: sia tra volontari che con i ragazzi Responsabilizzazione: per limpegno reciproco Disponibilit: nostra a fare volontariato e dei ragazzini a stare con noi Forza di volont, fisica, unione

Problemi Costanza Tenacia Ricostituente per noi e per loro Educativo Gioioso Volont dei ragazzi e dei volontari Aiuto reciproco Novit Creativit Fantasia

Al di l del vissuto di ciascuno, che comunque i ragazzi hanno saputo esprimere con efficacia, mostrando anche una grande capacit e disponibilit introspettiva, credo che laspetto che emerge forte sia il dato della reciprocit. Sembra proprio che i volontari vivano lesperienza del volontariato come un qualcosa che arricchisce e che vede coinvolte le due parti in causa, entrambe attivamente.

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I.T.A.S. Rivalta Introduzione di Mariella Cantini

Un Gancio appena nato ITAS Citt del Tricolore di M. Carla Fornaciari

Abbiamo iniziato a collaborare con questa scuola a novembre, collocando tutte le studentesse nei workshop periferici e cittadini. Gancio Originale piaciuto subito, c stato un impatto positivo. Le attivit proposte hanno rappresentato uno spazio dove le studentesse si sono potute esprimere liberamente, casa a cui i soli percorsi didattici non sono in grado di rispondere. Il sentire i loro racconti nelle verifiche, quello che hanno fatto nei vari workshop, il loro modo di impegnarsi e di trovare strategie didattiche ed educative, fa di queste volontarie educatrici in erba, capaci di comunicare e di ascoltare laltro, di interrogarsi per mantenere un rapporto nato per caso, ma mantenuto nel tempo anche con sacrificio. Molte sono le studentesse che vengono dalla provincia e fare volontariato ha significato per loro stare fuori tutto il giorno e organizzarsi per poter arrivare preparate a scuola il giorno dopo. La costanza con cui hanno svolto le attivit di Gancio Originale mi porta a ringraziarle tutte e mi auguro che il prossimo anno altre studentesse si uniscano a loro.

All ITAS Citt del Tricolore il volontariato targato Gancio Originale nato questanno. La scuola, come tutti sanno, non ha propriamente una vocazione pedagocico didattica e poich il suo curriculo di studi sviluppa differenti abilit e orienta verso altre competenze, da alcuni pu essere vista, erroneamente, come un terreno difficile allattecchire di attivit di volontariato rivolto verso bambini e adolescenti. Anche se ho sempre creduto nella grande capacit di mettersi in gioco dei nostri ragazzi, con un certo stupore che a ottobre, in una giornata assolutamente uguale alle altre, dopo un breve incontro con Mariella Cantini, l nel cortile della scuola, mi sono trovata a coordinare un gruppo di circa trenta ragazze, un po disorientate e non completamente consapevoli di quanto le aspettava, ma certamente pronte ad una adesione totale al progetto. Dal primo incontro, infatti, emersa la volont di sperimentarsi in un ruolo che va ben oltre uno stereotipo definito, un ruolo che un po quello del fratello maggiore che ti sta accanto per aiutarti a fare un pezzetto di strada, con pazienza e in costante ascolto.

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Gli sguardi delle ragazze erano a tratti un po preoccupati, perch il tentativo di prefigurarsi in una situazione come quella descritta restituiva una scena evanescente o confusa; tuttavia il parlarne insieme ha finito per rassicurarle un po. Si cercato di capire quali fossero le personali attitudini e le preferenze delle volontarie e si cercato di farle combaciare con le richieste delle varie scuole, rispettando laddove era possibile, il principio della territorialit. Cos che molte ragazze si sono trovate a sperimentare relazioni nuove con bambini dello stesso paese e, indirettamente, con i loro ex insegnanti della scuola media. Vincente stato il rispetto dei legami di amicizia fra le volontarie, che ha permesso di stemperare il timore legato alle prime esperienze facendole lavorare in coppia o a piccoli gruppi nella stessa realt. Qualche ragazza ha un po faticato a trovare la strada: ricordo in particolare la domanda: Prof. come faccio a condurre alla risoluzione del problema senza farlo io?: ma la loro grande fantasia, la capacit di osservare e di ascoltare hanno dato le risposte pi esaurienti a queste prime domande. Fondamentale per le ragazze del Tricolore stato il Convegno del decennale svoltosi alla fine di novembre. In quella occasione si sono trovate immerse nelle singole esperienze fatte dai coetanei di altre scuole e hanno cominciato a percepire lo spirito che anima il progetto: hanno ascoltato le emozioni dei ragazzi che raccontavano lintreccio di rapporti con i bambini e soprattutto con quelli maggiormente in difficolt; hanno sentito come la loro presenza per poche ore settimanali, ma costante e accogliente, sia cos importante per quei piccoli che sembrano talvolta cos introversi e quasi un po selvatici. Molto importanti sono stati anche i due momenti di verifica condotti alla fine del primo quadrimestre e a conclusione dellanno scolastico allinterno della scuola: in questa sede le ra-

gazze si sono confrontate con gli operatori e hanno avuto loccasione di analizzare con le compagne e le loro esperienze e anche di avere un ritorno circa la bont del loro lavoro. Personalmente mi ha colpito lentusiasmo, la fantasia delle ragazze, la loro grande competenza nel riferire di strategie attuate per raggiungere un determinato scopo, la loro grande capacit di stare a fianco e se la scuola ha come intento quello di contribuire alla costruzione della persona nella sua straordinaria complessit e unicit, allora davvero il Gancio Originale di grande aiuto. Bene, questo neonato adesso ha gi buone gambe; una buona operativit e una bella voce che si fa sentire allinterno della scuola, contagiando tante altre persone che con curiosit chiedono: ci spiegate bene cosa questo Gancio?

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Scaruffi- Levi La Stanza Di Dante di Mariella Cantini

Gli studenti di questa scuola si sono impegnati in pi progetti: nei workshop, nel centro Daniel di Castelnuovo Sotto, nella squadra di pallavolo e di calcio del Servizio di Igiene Mentale, ma molti hanno collaborato al progetto da noi denominato La stanza di Dante. E un progetto nato per dare una risposta alle esigenze specifiche della scuola; la presenza di un buon numero di immigrati, rendeva infatti difficile la pi semplice comunicazione o bisogno. Quindi integrazione, aiutare questi ragazzi, soprattutto cinesi a superare i problemi linguistici, cercare di creare legami con i compagni, superare le difficolt che una lingua nuova porta con s, creare uno scambio alla pari. Con La stanza di Dante abbiamo iniziato unattivit complessa e importante: Gli studenti dello Scaruffi sono stati molto bravi e hanno gettato le basi per continuare questo progetto anche nelle scuole.

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La stanza di Dante: il viaggio appena cominciato di Francesca Fontanesi

MODALITA DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Il volontario coordinatrice coadiuvato dallinsegnante referente della scuola, dalla supervisione della tutor dei volontari e della psicologa, condurr le attivit del gruppo che si incontrer a scuola il marted pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 16.00, a partire da marted 19 febbraio 2002. I ragazzi cinesi, la ragazza kossovara, la ragazza albanese saranno affiancati da un gruppo di studenti della stessa scuola che avranno oltre che una funzione di facilitatori delle relazioni anche una funzione di rinforzo delle abilit linguistiche, importanti per migliorare la conoscenza reciproca. PROGRAMMA DELLE ATTIVITA PROPOSTE 1. Laboratorio di origami 2. Musica: ascolto di brani musicali preferiti (sia italiani che cinesi) con ausilio dei testi in italiano 3. La creazione di un film da girare allinterno della scuola, costatata la disponibilit della telecamera (costruzione della sceneggiatura, collaborazione e condivisione degli obiettivi tra studenti italiani, cinesi e la ragazza kossovara) 4. Visione di un film suddivisa in varie parti per semplificare la comprensione e permettere una lettura e una comprensione della storia; si possono anche trarre stimoli per la discussione in gruppo RISORSE NECESSARIE PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Insegnante referente: prof.ssa Ferrari Giovanna Coordinatori volontari di Gancio Originale: Daria Bondavalli e Claudio Colli Tutor dei volontari: Mariella Cantini Supervisione: Francesca Fontanesi

IL PROGETTO LABORATORIO LINGUISTICO PRESSO ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE SCARUFFI DI REGGIO EMILIA I PROTAGONISTI Lobiettivo generale degli incontri riguarda il perfezionamento dellutilizzo della lingua italiana come strumento di integrazione e di scambio tra un gruppo costituito da sei ragazzi cinesi, una ragazza kossovara , una ragazza albanese e un gruppo di studenti dellIstituto Scaruffi, volontari del progetto Gancio Originale. OBIETTIVI SPECIFICI Favorire la socializzazione mediante lacquisizione di abilit e competenze sociali e lo scambio culturale reciproco Favorire un sereno clima conoscitivo e relazionale attraverso la proposta di attivit interdisciplinari che stimolino linteresse dei ragazzi protagonisti

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Collaborazione esterna di: Alina Mussini, esperta in lingua cinese Sun Shuyan, mediatrice culturale del Comune di RE TEMPI DI ATTUAZIONE Febbraio - maggio 2002 Che cosa abbiamo messo nello zaino: Lentusiasmo e la costanza di alcuni volontari di Gancio che hanno saputo trainare il gruppo anche nei tratti in salita del percorso. La consapevolezza di uno scambio alla pari che ha coinvolto ognuno di noi ma anche gli insegnanti e i responsabili del progetto. Un dizionario di cinese/italiano perch la lingua stato il principale ostacolo alla comunicazione mentre le due ragazze kosovara e albanese erano maggiormente in grado di comunicare oralmente. Ci siamo preparati a questo viaggio molto velocemente cercando di documentarci rispetto a culture che non conoscevamo. Inizialmente si pensava di dedicare la stanza di Dante ad un gruppo di ragazzi cinesi frequentanti le prime classi dellIstituto Scaruffi; in realt divenuta una stanza multiculturale con larrivo finale anche di F., un ragazzo ghanese. Grazie alla importante collaborazione di Alina Mussini che, allinterno della scuola, curatrice di un corso di alfabettizzazione italiana ed esperta in cinese, abbiamo avuto una prima infarinatura generale di come proporre ai ragazzi il progetto e come rapportarci a loro. Gi a partire dalla fase di progettazione, le insegnanti referenti del progetto si sono mostrate molto attive e partecipi costituendo per i volontari e i ragazzi un reale punto di riferi-

mento. Questo ha contribuito a far lievitare il senso di appartenenza del progetto nella sua globalit alla scuola stessa. Quello che stato solo parzialmente raggiunto, anche per problemi organizzativi, stato il senso di appartenenza individuale al gruppo. Il cambiamento del conduttore a met percorso; la difficolt da parte dei ragazzi italiani di comunicare non solo verbalmente con i ragazzi cinesi; il progetto appena nato, hanno costituito alcuni punti critici del lavoro svolto. Lestroversione e la maggiore conoscenza dellitaliano da parte delle ragazze kossovara e albanese, hanno contribuito alla loro maggiore partecipazione attiva e al rafforzarsi di una funzione di mediatori non tanto culturale ma pi motivazionale sulle attivit che venivano proposte e concordate insieme. Per proseguire nel corso del viaggio, stata importante la fase di conoscenza. Tutte le attivit svolte hanno avuto la finalit di alimentare la conoscenza reciproca. Il cerchio di discussione stata accolto come modalit costante di accoglienza: il gruppo entrava nella stanza di Dante trovando gi le sedie predisposte da parte dei volontari a cerchio. Il tempo della comunicazione ha assunto un ritmo differente come se fossimo in unaltra dimensione, pi rallentata, in cui si dato maggiore spazio allosservazione dellaltro e viceversa per cogliere i segnali di comprensione. Se per i ragazzi italiani stato pi facile raccontarsi rispetto ad immagini e foto significative (quelle che a volte si tengono nel diario di scuola), per i ragazzi cinesi costituiva un elemento nuovo la curiosit del gruppo sul loro paese e sulle tradizioni. Il viaggio si arricchito nel momento in cui abbiamo compreso le esperienze precedenti degli esploratori. Dare la possibilit alla ragazza albanese di raccontare una foto che teneva a casa, talmente impressa nella sua mente che attraverso la narrazione sembrava quasi di averla tra le mani,

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significava dare spazio al racconto di un viaggio che stava compiendo dentro di s, attraverso la sua storia: era limmagine della sua casa bruciata dalla guerra, della sua terra tanto amata verso la quale esprimeva una nostalgia limpida e pungente nello stesso tempo. Attraverso le altre foto, presentandoci la sua famiglia ci ha mostrato il suo paese. Per i ragazzi cinesi stato pi facile portare immagini del presente come quella delle gita a Portofino: la riservatezza rispetto alla loro storia e agli altri paesi conosciuti stata quasi totale. Ho pensato quanto sia difficile per loro parlare della loro terra nella quali sono presenti molti parenti, gli amici, i loro ricordi come per esempio le stesse fotografie, quasi a rappresentare il loro prossimo ritorno. Allora quanto pu essere difficile integrarsi se si consapevoli di non rimanere a lungo nel nostro paese. Anche i volontari che hanno partecipato al progetto attraverso i loro contributi, hanno mostrato di aver gi viaggiato molto allinterno e allesterno di loro stessi. Una volontaria ha condiviso con il gruppo la sua storia si spostamenti con la sua famiglia dorigine in tre luoghi differenti, rinnovando il ricordo delle difficolt di integrarsi e mettendo a disposizione dei nuovi arrivati la sua esperienza; unaltra volontaria del progetto Intercultura che ha partecipato alla prima fase del progetto proveniva dallHonduras, aggiungendo il portoghese alle lingue gi presenti; in altri era presente la curiosit e il fascino di poter conoscere una cultura orientale cos differente dalla nostra. E lo scambio reciproco di esperienze avvenuto quando i ragazzi cinesi hanno cominciato a capire che non erano i destinatari passivi degli insegnamenti dei coetanei italiani ma che, proponendosi per esempio di insegnare loro larte degli origami, o di tradurre ricette italiane e cinesi utilizzando gli ideogrammi, erano accolti e motivati a partecipare.

I primi quattro mesi di apertura della stanza di Dante hanno rappresentato una spazio sperimentale ricco di stimoli, ancora da riordinare, che sono stati raccolti dalla scuola ma soprattutto dai suoi protagonisti. La possibilit, riconosciuta da alcuni ragazzi, che questo spazio permetta loro di confrontarsi sulle difficolt e non solo, dellessere straniero in una realt nuova, contribuisce a renderli pi sicuri nella loro vita quotidiana, individuando nei compagni di scuola dei punti di riferimento a cui possono rivolgersi in caso di bisogno: la cosa particolare che ho notato che prima erano molto chiusi nel loro mondo, ora durante la ricreazione o quando ci si incontra nei corridoi ci salutano e a volte si fermano a dirci qualcosa(una volontaria della Stanza di Dante).

Cina, Kossovo, Albania; paesi lontanissimi DI MONICA BORG

Gli stranieri nella nostra citt tanti, e forse anche tanto soli In che modo potevamo agganciarli a scuola, allo Scaruffi in particolare, per permettere anche a loro di sentirsi studenti e futuri ragionieri? Ci abbiamo pensato, abbiamo provato e il Gancio ci ha permesso di guardare oltre i soliti schemi mentali Abbiamo ascoltato la loro sofferenza, la loro nostalgia, la loro rabbia, la loro difficolt per la lingua, ma abbiamo soprattutto arricchito una parte di noi che non pensavamo neppure che ci fosse. Abbiamo avuto pazienza, loro con noi e noi con loro

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Siamo cresciuti insieme in questi ultimi mesi: le difficolt sono state tante, ma il desiderio di continuare, di esserci, dimparare, di stare insieme ci hanno dato una grande possibilit, cio quella di sentirci parte viva di un progetto dintegrazione S, potevamo fare di pi, potevamo incontrarci di pi, ma abbiamo sempre cercato di fare il possibile e ce labbiamo fatto!!! Abbiamo raggiunto molti obiettivi, forse un po diversi da quelli iniziali, ma adesso ognuno di noi pu sentirsi un piccolo punto di riferimento nella scuola per questi ragazzi La STANZA DI DANTE ci ha permesso di conoscercied davvero molto bello quando ci scambiamo due paroline sulle scale, tra un piano e laltro della scuola, in biblioteca, in cortile, in palestra, ma come andr a finire? Sarebbe interessante e molto costruttivo riproporlo anche il prossimo anno, chiss che non riusciamo a fare anche un giretto nei paesi di questi nuovi amici.

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Com successo che Gancio approdato allIpsia di Alessandra Martelli

Prima di iniziare questa avventura, di Gancio Originale sapevo gi qualche cosa perch a scuola arrivavano regolarmente gli Annuari e i Quaderni. In pi conoscevo il dottor Angelini perch per tre anni ci eravamo incontrati per uno studente che seguivo (sono uninsegnante di sostegno); anche di sua moglie, la dottoressa Bertani, avevo il ricordo delle lezioni del corso di specializzazione seguito ormai diversi anni fa. Eppure non avevo mai sentito lesigenza di approfondire la conoscenza di questa singolare esperienza, pur sapendo di cosa si trattava. Loccasione si invece presentata quando a scuola arrivata la comunicazione del convegno del 28 novembre 2001. Eravamo nella settimana di riorganizzazione dellorario scolastico, le attivit curriculari completamente ribaltate e insomma ho chiesto al vicepreside il permesso di partecipare. Permesso accordato, ed eccomi seduta in una sala gremita di giovani, unatmosfera festosa e tante buone vibrazioni nellaria. Contrariamente a quanto accade in tante occasioni ufficiali, i discorsi delle autorit non sono stati affatto noiosi, anzi ricordo ancora gli interventi dellassessore Masini, dellispettore Rondanini e della dottoressa Bertani per come sono riusciti a parlare al cuore dei partecipanti. Ma il mo-

mento pi bello della mattinata stato senzaltro quando i giovani volontari hanno iniziato a raccontare le loro esperienze: alcuni pi timidi, altri disinvolti quasi come attori, nelle parole di tutti comunque traspariva quanto questa esperienza fosse stata importante per loro, quanto li avesse arricchiti portandoli ad aprirsi ad una parte della societ il pi delle volte trascurata e quasi tutti dichiarando di avere ricevuto molto pi di quanto non avessero dato. Avevo letto alcune testimonianze di volontari sugli Annuari, ma nessuna mi aveva colpita tanto come ora che le stavo ascoltando direttamente da loro, eppure alcune erano proprio le stesse! Credo che la forza di Gancio stia proprio nei volontari e nel loro entusiasmo. Mentre li ascoltavo il pensiero andava ai nostri ragazzi, agli studenti dellIpsia che tanto spesso compaiono sulle pagine dei quotidiani locali per episodi negativi quasi sempre gonfiati per esigenze di vendita. Limmagine che di loro si ha allesterno molto diversa da quello che i ragazzi sono in realt: forse non proprio studenti modello, ma dopo quattro anni posso dire che si tratta di giovani come tutti gli altri, anzi spesso dotati di una forte carica di simpatia, senso di lealt e concretezza. Pensando a loro mi sono detta che era giusto che potessero provare questa esperienza, che mi sembra un regalo bellissimo attraverso il quale hanno lopportunit di fare qualcosa per gli altri e nello stesso tempo di imparare molto su di s e sulla vita. Mi sono ricordata di tutte le volte che seduta in mezzo a loro cercavo di rispondere alle loro domande, spesso imbarazzanti, su che cosa davvero dia senso alla vita. Non mica facile rispondere a domande cos! Io rispondevo per me: gli affetti, un lavoro che ti appassiona, la natura, la musicaPer la cosa che davvero ti fa sentire in pace con te stesso poter contribuire, anche solo un poco, a rendere meno difficile la vita di unaltra persona. Questo lho imparato grazie al mio lavoro, che vivo

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tuttora come un privilegio; finalmente anche per i nostri studenti si presentava loccasione di provare e toccare con mano quanto andavo loro dicendo perch, come successo anche a me per Gancio, le parole sono sempre meno significative dei fatti. Cos durante lintervallo mi sono avvicinata al dottor Angelini chiedendo se cera la possibilit per la nostra scuola di montare su (questa espressione lho imparata dopo!). Lui mi ha presentato la dottoressa Cantini e gi la settimana successiva Mariella era da noi per definire le modalit di presentazione di Gancio Originale ai nostri studenti. Abbiamo deciso che, come primo anno, avremmo coinvolto solo le classi quarte. Il giorno stabilito, subito dopo le vacanze natalizie, gli studenti si sono radunati in due turni nellaula magna dellistituto. Mariella stata molto abile a lasciar parlare subito i volontari che aveva portato con s, perch questo ha catturato maggiormente lattenzione di nostri ragazzi che erano un po scettici. Una ragazza ha parlato dellesperienza del basket per disabili alla palestra di Sesso in modo molto coinvolgente; poi c stata la componente maschile (indispensabile perch i nostri ragazzi non considerassero liniziativa una cosa da donne!), rappresentata da un volontario che ha svolto con Gancio la sua esperienza di servizio civile; infine Martine che avevo gi ascoltato al convegno e che ha presentato la possibilit di fare volontariato europeo. Ricordo ancora, tra i diversi interventi degli studenti, quello di Raffaele:Non una cosa da Ipsia! Questo fa capire quanto abbiano interiorizzato quellimmagine che la societ trova comodo dare di loro, quanto la loro autostima sia debole: noi, in quanto studenti dellIpsia, non siamo in grado di fare una cosa cos! Invece Raffaele si sbagliava, perch prima che studenti dellIpsia i nostri ragazzi sono persone, e in quanto tali hanno dimostrato di poter lavorare bene nei compiti che sono

stati loro assegnati. Hanno iniziato con un certo timore, come logico, ma poi si sono entusiasmati e alcuni addirittura sono arrivati a fare due pomeriggi invece di uno comera stato loro proposto. Tra laltro Gancio Originale con noi ha aperto un filone nuovo, quello dellaiuto a disabili adulti presso la struttura del Busetti. Anche in questo Mariella stata molto abile: credo che nei workshop i nostri studenti non sarebbero riusciti cos bene perch sono gi poco interessati allo studio per se stessi. Infatti lunico ragazzo che non ha portato a termine lesperienza era stato mandato proprio a collaborare alla gestione di un doposcuola. Naturalmente non sono mancate le difficolt. La prima stata quella di superare lo scetticismo dei colleghi: nemmeno loro credevano che i ragazzi si sarebbero interessati ad uniniziativa di volontariato. Invece importante che siamo noi per primi a dare lesempio, ad offrire degli stimoli, a credere nei giovani risvegliando il loro amor proprio. Si sono dovuti ricredere; e chi ha partecipato allincontro di verifica finale rimasto molto colpito (comera successo a me al convegno) dalle loro testimonianze. Adesso possiamo contare su questo precedente positivo per fare di Gancio Originale unesperienza condivisa e sostenuta da tutti i docenti, e per estenderla a tanti altri ragazzi. Anche laspetto organizzativo stato molto laborioso: inizialmente sono andata io nelle classi, dopo la presentazione, a raccogliere le adesioni perch nessuno si presentava spontaneamente. I nostri studenti sono cos: si dimenticano, rimandano, non ci pensano. Vanno stimolati! Anche in seguito, per gli incontri di verifica e le comunicazioni, ho sempre cercato i ragazzi singolarmente perch cera il problema di rispettare la privacy relativa alla loro scelta. Insomma, ho fatto diversi chilometri! I nostri ragazzi non si sono mai vantati del loro impegno, anzi in un ambiente tutto maschile ce-

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ra il rischio di essere presi in giro ma credo che ormai abbiano superato questa difficolt e siano pronti ad uscire allo scoperto dopo aver sperimentato la bont dellesperienza: alla festa di fine anno la nostra scuola ha invitato alcuni ospiti del Busetti, e Pedro e Nino hanno presentato i loro amici senza vergogna. Nonostante limpegno sia stato intenso, fare questesperienza mi ha dato molta gioia e credo che per i ragazzi sia stata la stessa cosa. Impegnando solo poche ore del loro tempo hanno capito cose fondamentali come quanto sia sottile la linea che separa handicap e normalit e di come basti poco, per ognuno di noi, per superarla; che anche le persone apparentemente pi deboli possono avere un talento, qualcosa che pu catturare lammirazione degli altri. Bisogna quindi dire grazie a chi ha materializzato unidea cos bella, grande nei valori che propone e ormai anche nei numeri dei giovani reggiani che vi aderiscono. Mentre la societ si occupa di loro essenzialmente come consumatori, Gancio d ai giovani lopportunit di occuparsi della societ da protagonisti ribaltando la scala dei valori, mettendoli in contatto con varie situazioni di disagio sociale nel periodo fecondo della loro crescita e formazione, dove con un gesto gratuito che pu gratificare chi lo riceve e chi lo fa sono spinti ad esplorare la parte pi nascosta ma forse pi vera di s. Leffetto di emulazione e di traino che pu contagiare i compagni rappresenta da una parte una speranza, dallaltra un contributo potenziale di sbocco del disagio giovanile. Quando non si sa ancora bene chi si e che cosa si vuole, potere essere utili a qualcosa non pu che rafforzare lautostima, anche attraverso la stima di noi adulti alla quale, a dispetto delle apparenze, i ragazzi tengono molto.

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i workshop pomeridiani

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LA CONQUISTA DEL WORKSHOP di Luana Pensieri

20 dicembre 2001 eccoci al Workshop!!! Questanno le attivit sono iniziate solo lultima settimana di scuola prima delle vacanze di Natale, i problemi di ordine amministrativo e organizzativo ci hanno sommerso ma alla fine abbiamo vinto e siamo tornati in carreggiata. Anno nuovo vita nuova La scuola media C.A. Dalla Chiesa pioniera nella sperimentazione del workshop, un esempio storico per le altre scuole che ha mostrato, nel tempo, il processo di crescita del progetto. Quando Gancio Originale entra in una scuola con il Workshop si attraversa una fase in cui si conosce poco cosa significhi la parola workshop e che pu essere definita di emarginazione per i partecipanti perch si sentono coinvolti nelle attivit solo per le proprie difficolt scolastiche e si vergognano spesso nei confronti degli amici. La stessa fase, nellottica degli insegnanti pu essere definita di lontananza, loro, infatti, pur conoscendo gli obiettivi del percorso, a causa dellurgen-

za scolastica, sono portati a ragionare solo nella direzione del recupero scolastico e si fatica a trovare una dimensione comune con il progetto. Gli obiettivi generali della costituzione dei workshop consistono nella prevenzione secondaria e terziaria del disagio giovanile attraverso lintegrazione linguistica, scolastica e relazionale dei bambini e dei ragazzini dellet dellobbligo scolastico. Tali finalit generiche si articolano in mete pi specifiche quali: per i ragazzi sostegno alla frequenza scolastica, creazione di momenti aggregativi per promuovere le abilit dei singoli al fine di accrescere la loro autostima, realizzazione di occasioni di socializzazione, offerta di spazi di riflessione, possibilit di arricchimento della loro consapevolezza nei confronti delle opportunit date ai giovani; per gli insegnanti counselling, creazione di una rete sociale e creazione di spazi scolastici originali; per le famiglie la possibilit di avere un sostegno pomeridiano a cui rivolgersi. Il workshop , dunque, un percorso sostenuto da un ventaglio di finalit ampio e complesso, che risulta difficile da assimilare nellimmediato. La seconda fase vede la crescita di consapevolezza delle parti coinvolte nel progetto. Per i ragazzi si pu chiamare di integrazione poich iniziano a stare bene nel gruppo e a sentirsi meno screditati dai compagni. La scuola, nelle figure delle ausiliarie, comincia ad abituarsi ai ragazzini e alla loro energia esplosiva, e piano piano non ci sono pi collisioni fra le due realt. Gli insegnanti, parallelamente, attraversano quella fase di avvicinamento alla complessit del progetto diventando meno esigenti dal punto di vista didattico e trovando spazio

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anche per loro contributi personali. questa una fase di arricchimento reciproco tra insegnanti e coordinatori dei workshop che riescono a costruire progetto comuni sui singoli casi. Alla fine si raggiunge una terza fase di benessere dei ragazzini che non solo si sentono inseriti nel gruppo ma il loro stare bene viene pubblicizzato tra i compagni, i quali, a loro volta, arrivano personalmente a chiedere di poter partecipare. Analogamente gli insegnanti si abituano alla presenza delle coordinatrici, raggiungendo una dimensione di collaborazione e nasce la possibilit per il workshop, di intervenire nei giudizi finali degli scrutini, attraverso una relazione di andamento del ragazzino nelle attivit pomeridiane. Il processo di crescita lungo e non sempre lineare, ma se si arriva ad una integrazione con il progetto cos considerevole, ne vale la pena. Il workshop, allinterno della scuola media C. A. Dalla Chiesa, cresciuto e ha saputo conquistarsi il suo spazio. Cosa abbiamo fatto Il workshop iniziato il 20 dicembre 2001 e ci siamo salutati il 30 maggio 2002. I due pomeriggi si sono articolati in due momenti: dalle 14.30 alle 15.30 circa si sono svolte le attivit di recupero scolastico, favorendo, per quando stato possibile, il rapporto individuale (volontario- ragazzino); dalle 15.30 alle 16.30 circa si aprivano i giochi e le attivit creative. Questanno abbiamo sfruttato i locali della cucina, sfornando torte, pizze e focacce. Abbiamo utilizzato giochi di squadra per far interiorizzare loro le regole di gruppo, abbiamo creato candele, antistress, disegni a tempera, cartelloni, fotografie, oggetti di pasta sale, scritto filastrocche e poesie, abbiamo costruito personaggi di

fantasia e abbiamo realizzato tante altre invenzioni, per stimolare la loro creativit e aumentare la loro autostima. Lavorando in questa direzione, valorizzando gli aspetti positivi dei ragazzini, possibile farli stare meglio e mettere in secondo piano gli aspetti negativi. Gli eventi significativi sono stati la festa di Natale, la festa di Pasqua, il pranzo di saluto del Workshop Dalla Chiesa e la festa dei Workshops allIstituto Agrario Zanelli dove ci siamo salutati, con laugurio di rivederci il prossimo anno. Il workshop da sempre punto dincontro di cinque realt: i ragazzini che partecipano al workshop, i volontari che si relazionano con i ragazzini, il coordinatore o i coordinatori dei pomeriggi, gli insegnanti ed infine i genitori. . Nasce il gruppo dei ragazzini Il gruppo dei ragazzini viene costruito sulla base della presenza dei ragazzini che gi hanno partecipato negli anni precedenti, al fine di sostenere un percorso di continuit, importante per riuscire a raggiungere, coi ragazzini, obiettivi a lungo termine. A questo insieme di veterani si aggiungono i nuovi candidati estratti allinterno di una lista proposta dagli insegnanti. I colloqui di selezione, realizzati dalla sottoscritta, sono stati raccolti in una valutazione di gruppo a causa della difficolt di organizzazione allinterno della scuola media, che non ha permesso di svolgere i colloqui individuali. dicembre e stanno per arrivare le vacanze di Natale ma noi siamo pronti per presentare la grande squadra del workshop: dodici ragazzini dieci undici dei quali frequenteranno regolarmente. Soggetti molto diversi tra loro, due ragazzine di terza media ormai adolescenti nelle forme e negli atteggiamenti, sei ragazzini di prima media con caratteristiche diverse luno dallaltro, quattro ragazzini di seconda media con interessi e

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predisposizioni lontane. Una variet di situazioni che ha reso difficile il raggiungimento di risultati immediati di inserimento e integrazione. Individualit che col tempo per sono diventati un gruppo energico, simpatico e allegro, con molta voglia di giocare e stare insieme. Un gruppo che, per, si dimostrato difficile da contenere e da frenare nei momenti di massima agitazione. Il gruppo dei volontari Parallelamente alla formazione del gruppo dei ragazzini, nelle scuole superiori della citt sono state raccolte le disponibilit dei volontari che avrebbero partecipato alle attivit del workshop. Il marted e il gioved eravamo accompagnati da ragazzi e ragazze del B.Pascal, del Moro, dello Scaruffi, del Chierici e dellIpsia. Un particolare ringraziamento va ad Elisa Bacchelli che, pur avendo iniziato lUniversit, riuscita a partecipare, per il quarto anno consecutivo, alle attivit di workshop della Dalla Chiesa, nonostante le difficolt di orario che la ostacolavano. Altro ringraziamento a Marcello Gozzi che stato inserito nel team dei volontari verso la met di febbraio, pur essendo volontario in unaltra realt pomeridiana. Un grazie anche a Sara, Roberta, Denise, Cristian, Laura, Melissa, Simona, M.Rosaria, Rossella, Marco, Luca, Federica, Lucia L., Maddalena, Gessica P., Gessica Z., Patrizia, Valentina, Pedro, Nino, Elena e Lucia B. In tutto si sono visti ventiquattro volti diversi: c chi passato solo una volta a salutare il gruppo come Melissa, chi venuto il primo giorno poi ha abbandonato per problemi di tempo, chi ha iniziato e ha dato prova di continuit, chi passato per caso ed stato attratto dal vortice di nome workshop, chi ha partecipato grazie al progetto Mondi Lontanissimi e chi pur iniziando con

questo progetto ci ha poi accompagnato fino alla fine di maggio. C chi ha dato disponibilit per un pomeriggio la settimana, chi per un pomeriggio ogni due settimane, c chi ha creato relazioni privilegiate con alcuni bambini chi ha invece conquistato lintero gruppo. Alcuni volontari erano alla prima esperienza altri erano invece vecchi del mestiere, alcuni erano amici altri si vedevano per la prima volta, ma col tempo i due gruppi, marted e gioved, sono cresciuti trovando una identit condivisa. Insieme abbiamo organizzato anche delle cene che ci hanno permesso di condividere tutti insieme interessi comuni e momenti liberi. Il coordinamento Il coordinamento stato svolto dalla sottoscritta, borsista di Gancio Originale e da Angelica Liuzzi, tirocinante della Facolt di Scienze della Formazione, entrata nel coordinamento a percorso iniziato, verso la fine di marzo. La possibilit di comunicare spesso e di condividere le linee di intervento ci ha permesso di proseguire in modo coerente nei due pomeriggi. Tale sintonia ha agevolato la buona conduzione del gruppo. Il passaggio delicato di conduzione del gruppo stato preceduto da un momento di formazione realizzato con i volontari e i coordinatori, in cui abbiamo riflettuto, in assenza dei bambini, sul percorso fatto fino a quel momento e sulle strategie da utilizzare per affrontare le difficolt riscontrate. Il momento di formazione Due strumenti importanti, dal punto di vista organizzativo, sono stati la programmazione (abbozzata nei primi mesi ma realizzata in modo sistematico al momento di

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formazione) e il diario di bordo dove venivano scritti quotidianamente I segreti del workshop da tutti i volontari (vedi articolo Diario di Bordo della Dalla Chiesa). Il workshop alla Dalla Chiesa diventato un luogo dincontro per i ragazzi molto importante e il grande gruppo ha iniziato ad essere complesso da gestire. Le esigenze dei volontari e lingresso della nuova coordinatrice, Angelica Liuzzi tirocinante di Scienze della Formazione, e gli strumenti organizzativi diventati inadeguati erano motivazioni sufficienti per attivare un momento di riflessione sul lavoro che stavamo facendo. Gli spazi di formazione sono stati due, svoltisi nei pomeriggi di workshop chiedendo ai ragazzini di non partecipare alle attivit. Il percorso di formazione si basato sulla capacit critica dei volontari. Entrambi i momenti sono stati suddivisi in due fasi: Racconto libero sui bambini per condividere emozioni, sensazioni, conoscenze sui ragazzini con cui si lavora e si gioca; Gioco dei cartellini colorati ( cinque cartellini colorati con sopra ognuno una domanda diversa). A tutti sono stati consegnati cinque foglietti colorati dove scrivere su ognuno una risposta personale in base alla domanda proposta. I foglietti erano: Rosso: scrivi un problema che senti al workshop, cosa ti mette in difficolt, Verde: qual un bisogno di questo gruppo, come vedi i ragazzini, Azzurro: un tuo desiderio, rispetto a questa situazione, Giallo: cosa ti ha portato a scegliere il workshop e cosa ti aspettavi, Arancione: cosa ti piacerebbe fare. Una volta raccolte le risposte si sono discusse insieme per ripensare i pomeriggi del workshop rispetto: o allorganizzazione del gruppo,

o ai problemi pi sentiti. o alla programmazione da marzo alla fine dellanno. In tutto hanno partecipato alla formazione 12 volontari tra il marted e il gioved, alcuni dei quali con risposte e intuizioni davvero interessanti. Rispetto alla prima domanda scrivi un problema che senti al workshop, cosa ti mette in difficolt la maggior parte dei volontari si interrogato sulla difficolt nel farsi seguire da un gruppo cos agitato, soprattutto nel momento dei compiti. C anche chi si messo in discussione scrivendo a volte non capisco bene in quale modo mi devo relazionare con loro, mi piacerebbe relazionarmi alla pari, ma allo stesso tempo capisco che per ottenere rispetto necessario anche essere un po autoritari oppure a volte i ragazzini si ribellano e a me non piacerebbe essere cattiva ma mi obbligano a urlare. C chi ha espresso paure pi specifiche paura di non riuscire ad aiutarli nei compiti o di non riuscire ad aiutarli come persone ed infine paura di decidere di fare una cosa che non piace a nessuno o a pochi. C chi invece non ha denunciato nessuna paura e nessun problema. Una persona poi ha segnalato la mancanza di momenti di conversazione tra i volontari per poter condividere le proprie esperienze . A tutte queste richieste abbiamo risposto insieme considerando che sono tutti elementi reali, i bambini sono tanti e non si riesce ad avere un rapporto di uno a uno coi volontari. Cosa fare dunque? Prima parte: i compiti. Lavorare con pi di uno nei compiti significa cercare di essere pi attenti alla relazione che al rendimento, se i bambini non finiscono tutti i compiti ma imparano a stare bene insieme abbiamo raggiunto risultati inaspettati. Nostro obiettivo principe aiutare i ragazzini a diventare autonomi nellorganizzazione del loro lavoro.

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Seconda parte: i giochi. Stare insieme ai bambini, giocare con loro divertendosi una strategia vincente. Essere presenti nei loro giochi. Nella seconda domanda, con il cartellino verde veniva chiesto qual un bisogno di questo gruppo, come vedi i ragazzini e quasi tutti i volontari hanno descritto i ragazzini come vivaci e simpatici, con il bisogno di essere guidati da una guida forte sia da parte delle coordinatrici sia da parte dei volontari. Significative due risposte fra le quali una ha centrato in modo puntuale gli obiettivi del workshop penso che non ci sia un particolare bisogno e che i bisogni dipendano dalle esigenze dei singoli ragazzi. Comunque in generale hanno bisogno di creare dei rapporti interpersonali e relazionarsi con gli altri, crearsi un propria autostima.; laltro ha colto sia la strategia migliore per conseguire gli obiettivi del workshop sia un risultato inaspettato lavorare pi insieme; mi ha stupito molto la loro unione nei giochi di gruppo. Nella terza domanda del cartellino azzurro cera da esprimere un desiderio, rispetto a questa situazione tutti hanno parlato del fatto di poter instaurare un buon rapporto con i ragazzi ma + che altro che arrivino a vederti come una persona di cui fidarsi. Aiutarli a stare bene nella relazione con loro era il desiderio pi sentito da parte di tutti. Nella quarta domanda si chiedeva cosa ti ha portato a scegliere il workshop e cosa ti aspettavi e le risposte date rispecchiano sia un desiderio di lavorare coi bambini sia semplicemente unoccasione buona per fare un cammino di volontariato tanto richiesto a scuola; i veterani hanno invece risposto che hanno fatto volontariato per il buon rapporto con gli altri volontari. Lultima domanda cosa ti piacerebbe fare ha fatto emergere la preferenza dei volontari del gioco allaperto e della propensione a far stare insieme i bambini.

I momenti di formazione sono stati importanti per conoscere meglio i ragazzini, per favorire la socializzazione tra i volontari e trovare una linea comune. Gli insegnanti Il team degli insegnanti coinvolti nella scuola media solitamente coordinato da una figura obiettivo, punto di riferimento dei progetti che ruotano intorno alla scuola. Con loro si fanno solitamente due incontri rispettivamente a gennaio per formulare un progetto individuale su ogni ragazzino e a maggio per verificare i risultati ottenuti. Grazie alla collaborazione ottenuta nel tempo siamo riusciti a partecipare al giudizio finale attraverso una relazione di andamento al workshop. I genitori Anche questanno abbiamo incontrato i genitori due volte, il primo giorno per spiegare liniziativa a cui avrebbero partecipato i loro figli, e lultimo giorno per raccontare le cose che avevano fatto nel percorso. Questa solo una piccola descrizione della complessit del progetto del workshop e la storia del workshop della scuola media C.A. Dalla Chiesa, un piccolo mondo in cui si impara a stare bene insieme.

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Esperienza di volontariato di gruppo presso la scuola media C. A. Dalla Chiesa di Elisa Bacchelli

Mi chiamo Elisa, ho 19 anni e sono una studentessa universitaria al primo anno del corso di Lettere e Filosofia della Facolt di Parma in Immagine, Media, Musica e Spettacolo: le figure della Comunicazione. Non studio Psicologia, non sono una tirocinante in Scienze della Formazione, ho scelto solo di continuare a svolgere questattivit anche se ora studio alluniversit, sebbene il volontariato non centri niente con il mio piano di studi. Questo il quarto anno, ormai concluso purtroppo, che collaboro con Gancio Originale. Ho conosciuto il gruppo di volontariato grazie alle informazioni fornitemi durante il mio terzo anno delle superiori al BUS da Mariella Cantini e grazie alle testimonianze di alcune ragazze pi grandi di me, che gi avevano svolto questattivit. Personalmente, mi ritengo una persona un po svogliata sotto certi aspetti, molte volte inizio qualcosa, che pu essere un hobby, uno sport, ma anche un dovere scolastico (diciamo cosi..!) e il pi delle volte, un po per scarsa voglia di fare, un po perch proprio una mia brutta abitudine, lascio a met le mie opere iniziatema con Gancio no! E di ci vado fiera, ogni anno mi squillava il telefono intorno al mese di ottobre e la voce di Mariella mi chiedeva ancora la disponibilit per

lanno seguente non ho mai saputo dire di no, non che lo volessi fare, ma solo perch ormai per me stava diventando una specie di abitudine ogni anno ritrovarmi al gioved pomeriggio alla scuola media Dalla Chiesa con alcuni dei volontari conosciuti o a scuola o gli anni precedenti sempre al Workshop. Unabitudinenon in senso negativo, ma una bella e gratificante abitudine! La mia esperienza di volontariato di gruppo iniziata nel 1998 allinterno di un workshop pomeridiano organizzato alla scuola media Dalla Chiesa e da quellanno sono poi sempre rimasta volontaria in quel gruppo. Inizialmente nutrivo molti dubbi ed incertezze su quali relazioni avrei potuto instaurare con i ragazzini e con gli altri volontari, ma soprattutto laver a che fare con una realt per me nuova e quindi sconosciuta, che per mi attirava molto, mi impauriva un po. Grazie a Rita, Giorgia e Luana noi volontari abbiamo capito il nostro compito, abbiamo imparato molto sia dalle coordinatrici, sia dai ragazzini, che a volte, con i loro modi un po sgarbati, strafottenti e provocanti ci hanno indotto a reagire, a cercare un comportamento giusto, a pensare e a trovare soluzioni. Ciascun ragazzino, con le proprie difficolt, con i propri problemi mi ha dato molto e mi ha dato sempre la voglia di continuare lanno seguente. A volte penso sia facile immedesimarsi in loro, anche noi volontari a quellet avevamo voglia di giocare, voglia di farci vedere dagli altri, desideri, sogni e a volte proprio bello sentirli parlare di cosa hanno combinato a scuola con i loro compagni, di come vanno le partite di calcio o le lezioni di chitarra, di quanto vorrebbero uscire la sera da soli, eccle stesse cose che sognavo io 7-8 anni fa. Questanno, purtropp