#20 - La Città invisibile - Firenze

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La rivista di perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze. Info su http://www.perunaltracitta.org. Un periodico on line in cui si dà direttamente spazio alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile per animare reazioni culturali e conflittualità sociali. Perché il futuro è oltre il pensiero unico. Anche a Firenze e in Toscana

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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #20 del 13 maggio 2015

PRIMO PIANO

L'1 e il 99%. Fenomenologianostrana dell'urbanisticaneoliberistadi Ilaria Agostiniurbanista, attiva in perUnaltracittà

Nardella e quel "conflittodi interessi" sulla Tavdi Cecco Angiolieri"focoso" osservatore criticofiorentino

21 maggio in piazza per ribadireche 'L'infanzia non si appalta'di RSU Comune di Firenze

La menzognera"Buona Scuola" di Renzidi Stefano FusiCobas Scuola - Firenze

I cattivi alunnidella buona scuolaUn membro del CollettivoAutogestitoK1 Machiavelli Capponi

No alla fine di Ataf: 25 maggiosciopero per l'intera giornatadi RSU Ataf

Smascheriamo "La Fenice",sede fascista nel Quartiere 2di Assemblea PermanenteAntifascista di Quartiere

23 maggio. Diritto alla cittàdi La Polveriera - Spazio Comune

Ancora un no all'inceneritoredi Gian Luca Garettimedico, "sentinella della Piana",attivo in Medicina Democratica,Isde e perUnaltracittà

Tornare indietroper andare avanti:il Congresso dei Nativi Apuanidi Fabio BaroniSalviamo le Apuane

A Firenze e Livornochi è povero muore di più.Ma non si deve saperedi Maurizio Marchi e Monica PecoriMedicina Democratica

Non aprite la porta ad Hera.Scatta il boicottaggio conun'inchiesta verità sul nuovoinceneritore di Firenzedi Redazione

LE RUBRICHE

Acada cura di Maurizio De Zordo,attivo in Acad e perUnaltracittàPresentazione di Acad Firenze

#NoExpoa cura di Roberto Spini, attivoin perUnaltracittà e in Attac ItaliaInvisibili e cancellati.Si può rilanciare il no all'Expo?di R.S.

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli,attivo in perUnaltracittàSmontare la mozzarella persvelare l'inganno farinettianodi Samuele De Santis, attivistadella Polveriera

Tutta un'altra musicaa cura di Francesca Breschi,cantante, attrice, ricercatricee didatta, attiva in perUnaltracittàMai mai mai...di F.B.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattonie Gabriele Palloni, chef attiviin perUnaltracittàMinestra di bucce di pisellidi B.Z.

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazio

alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita

un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi

di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti

e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire

alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile

per animare reazioni culturali e conflittualità sociali.

Perché il futuro è oltre il pensiero unico.

Anche a Firenze e in Toscana.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

www.cittainvisibile.infowww.perunaltracitta.org/la-citta-invisibile

Testata in attesa di registrazione

EDITORIALE SOMMARIO

Cari/e amici/e,

molti degli articoli che trovate in questo numero 20 della

rivista trattano vertenze e azioni collegate a specifiche

situazioni territoriali, ma in realtà ci parlano di sistemi

più generali con cui vengono oggi gestite le grandi opere,

il trasporto pubblico locale, i rifiuti, l'uso del territorio, la

sanità, la scuola nei suoi vari livelli dalla materna alle

superiori, e l'inquietante perdurare di soggetti

dichiaratamente fascisti sul territorio.

I soggetti attivi nelle vertenze segnalano anche

appuntamenti a cui invitano a partecipare per marcare

concretamente la resistenza esistente allo sfruttamento di

risorse umane e naturali in nome di un profitto per quell'

ormai famoso 1%.

Vi consigliamo di non trascurare la sezione delle

Rubriche, particolarmente ricca di spunti e informazioni.

Buona lettura e, come al solito, se condividete, diffondete!

La redazione

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1 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #20 del 13 maggio 2015

PRIMO PIANO

L'1 e il 99%. Fenomenologianostrana dell'urbanisticaneoliberistadi Ilaria Agostini

urbanista, attiva in perUnaltracittà

L'intervento è una veloce analisi delle politiche edella gestione della città di Firenze, che da annigioca un ruolo di laboratorio sprimentale per ilgrande cantiere nazionale. Il Piano Strutturalefiorentino e l'appena approvato RegolamentoUrbanistico, in linea con la gestione delle cittàglobali, rispecchiano il paradigma neoliberistache vuole l'1% arricchito sulle spalle del 99%.Paradigma che spazialmente produce un "centro"(un luogo di potere) sempre più piccolo efortificato, e "periferie" sempre più grandi elontane dai luoghi della politica.La politica neoliberista produce una polariz-zazione delle risorse economiche nell'1% dellospazio urbano, tirato a lucido. L'esempio piùclassico è quello della via Tornabuoni e della suarecente riqualificazione di segno renziano: la rea-liz-zazione del nuovo volto del salotto cittadinoviene finanziata con debiti a lunga scadenza cherompono il patto generazionale (nel progetto, iprevisti "sbuffi di profumo" sono evitati grazieall'opposizione in consiglio comunale). Marientrano nella stessa logica anche:- i parcheggi interrati, funzionali all'1% dellapopolazione e alla trasformazione borghese(gentrificazione) dei quartieri storici, che sirealizza attraverso la formula: rinnovamento deisettori urbani = rinnovamento dei residenti;- i servizi pubblici mercificati e privatizzati chedrenano enormi ricchezze sono un altro aspettodella detta polarizzazione: forniscono servizipeggiori ai cittadini più "periferici" mentrecostituiscono uno dei favoriti «finanziamentiocculti della politica» (P. Berdini).Gestire la città secondo i principi neoliberisti,comporta lo svuotamento di senso pianificatoriodi progetto, di disegno del PS e RU, che eludono lamateria, girano intorno ai temi fondanti senza

mai stringere; zeppi di proclami ma vuoti distrumenti/soluzioni/idee/progetti che possanoveramente contribuire al governo della città o adisegnare la città futura. I due atti urbanisticiripetono come un mantra la triade mixité sociale-governance-sviluppo sostenibile. Triade che,valida per lenire tutti i mali della città globale, sideclina localmente in:1) "mix di funzioni", ripetuto incessantemente,ma che sarà il privato a determinare poiché il RUabdica alla determinazione degli usi della città;2) pseudo-partecipazione, risolta nella farsa deifacilitatori del consenso;3) ammiccamenti a una "natura in città" indisegnini a margine dell'articolato (quando poi èprevisto, tra l'altro, la copertura del canaleMacinante con una strada a quattro corsie che,come una vecchia "penetrante", condurrà icosiddetti "city users" dall'aeroporto fino al cuoredel consumo turistico).Inutile sottolineare il ricorso asfissiante allametafora della smart city: la città intelligente che,come un automa, si autoregolerebbe buttando almacero urbanisti e piani. E poi, le politiche del"brand" messe in atto in una logica dicompetizione internazionale tra città, che sirisolvono: - nella mercantilizzazione della città edella sua immagine. Pro domo sua (del sindaco)ovviamente: l'affitto del Ponte Vecchio ad unsodale politico, prima dell'arrampicata a PalazzoChigi, passa come atto di normale amministrazio-ne; e nella logica degli eventi, ognunosingolarmente, ognuno alienato dal contesto: lapedonalizzazione di piazza del Duomo e lacantierizzazione tuttora irrisolta del servizio ditrasporto pubblico che prima vi transitava, nesono l'emblema. Vediamo quali sono i caratteridella città dell'1%, del centro (o centri), delleeccellenze.Tutto si gioca sull'espulsione/occultazione allavista dei residenti. Il centro da offrire ai mediacome immagine del successo del sindaco, o dellariuscita della città nella competizione mondiale(le città competitive...), deve essere sterilizzato:via le persone, via i mercati e anche le macchine(oggi - è duro ammetterlo - l'espulsione si attuaanche attraverso la pedonalizzazione, in specie senon seguita da buon servizio di mezzi pubblici).

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Progetti, politiche e misure sono quindi mirate adeliminare dagli spazi pubblici la presenza fisica (oprendendo a prestito dal lessico femminista, icorpi e le pratiche). Soprattutto la presenza fisicaattiva, della cittadinanza che si autodetermina. Èsignificativo in tal senso il mercato centraletrasformato in una batteria di ristorantini bobó(bourgeois bohémiens), nel cuore di un quartiereche avrebbe invece un bisogno impellente diluoghi di assemblea e di riunione.La città di Renzi-Nardella è sempre più avara disale per riunioni pubbliche (viene in mente latrasformazione della sala Est-Ovest di PalazzoMedici Riccardi, trasformata in galleria dipassaggio da un Renzi allora ventenne presidenteprovinciale). La città pubblica (lo spazio urbano,le strade, le piazze) è interpretata e gestita comeproprietà privata, come prodotto da valorizzarenel senso più feroce del termine, anche con imetodi più classici della produzione capitalista.Perciò procede senza arresto la vendita/svenditadel patrimonio pubblico, patrimonio che, come daanni avverte Paolo Maddalena, costituisce l'ossodella società civile, la speranza per la suarifondazione civile.La vendita a Firenze stenta a decollare, il maggioraquirente è una connivente Cassa Depositi ePrestiti Spa, e assume i toni grotteschidell'operazione "Florence, city of theoppurtunities" nella quale il sindaco Nardella sitrasforma in piazzista (di edifici pubblici, maanche privati) presso le fiere internazionali dellaspeculazione immobiliare. Se ciò da un latorappresenta la delega al privato del disegno dellacittà, dall'altro è la parodia di un governo dellacittà che si sovrappone al mercato immobiliare, econ esso coincide. Il valore d'uso dello spazio è, inquest'ottica, l'ultimo elemento ad esser preso inconsiderazione nel piano e nelle trasformazioniurbane. Potremmo dire che anzi non viene presoin considerazione.Le centinaia di schede del RU lasciano, edificio peredificio, aperte tutte le possibilità al mercato.L'esempio che pare più espressivo è quello dellascheda dell'area su cui ora insiste il centro socialeautogestito "nextEmerson", e per la quale il RUpresenta già un rendering con villette a schierasul sedime della fabbrica da demolire.

L'urbanistica neoliberista cala la maschera: nelvoler cancellare un'esperienza pluridecennale dipratiche di appropriazione collettiva e di uso diun luogo oggi appetito, mostra le sue fattezzeautoritarie. La legalità del piano urbanistico negala legittimità di un uso pluridecennale a serviziodi un quartiere di periferia povero di spazi diaggregazione.Nelle aree periferiche la risposta risiede inoltrenell'adozione di soluzioni securitarie: l'illumina-zione carceraria (via Palazzuolo-via Panicale) e levideocamere periferizzano anche alcuni settoridella Firenze duecentesca. Nel corso del lavorocollettivo di lettura e interpretazione deidocumenti del piano, come laboratorio politicoabbiamo più volte denunciato che il PianoStrutturale non ha un'idea di città, che cioè nonha un'idea condivisibile di città. Perché la sua ideainvece l'ha, e ben chiara: quella di una cittàmercantil-proprietaria in cui prolifera l'indivi-dualismo.Ci chiediamo invece se è ancora possibileprogettare una città della gioia, una città felice.Quali sono le vie da percorrere? Comeintraprendere la formazione di nuova comunità,che dia spazio al mutualismo, ma anche alconflitto? Come rafforzare le comunità possibili,ricostruire il legame sociale indebolito? È sicuroche vanno nella direzione opposta i parcheggi(che esasperano l'uso dei mezzi individuali), il"banchetto infrastrutturalista" del Piano Struttu-rale e le grandi opere (che sottraggono risorse allacittadinanza). Tantomeno è risolutiva l'ultimachicca dell'amministrazione che si impegna a«valutare entro 3 mesi dall'entrata in vigore delRegolamento Urbanistico la possibilità di istituireun Registro dei Crediti edilizi finalizzato allacommercializzazione degli stessi, così comerichiesto dalla Consulta Interprofessionale diFirenze» (delibera 27 marzo 2015).Insomma, un'accelerata (con i metodi dellaspeculazione finanziaria, del mattone di carta)verso l' "urbanistica tossica" che crea titoli ecrediti, che nega il futuro, che relega a periferia il99% della popolazione e del territorio urbano erurale, per molti anni a venire. Ecco, non è questala nostra idea di città.

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Nardella e quel "conflittodi interessi" sulla Tavdi Cecco Angiolieri

"focoso" osservatore critico fiorentino

E' azzardato affermare che il sindaco DarioNardella sia in "conflitto di interessi" politici con ilavori dell'Alta Velocità di Firenze e il lororiavvio, così come lo sarebbe stato l'ex sindacoMatteo Renzi?Avevano già posto la questione Ornella De Zordo eTommaso Grassi a Renzi nel settembre 2013, dopouna loro interrogazione in Consiglio Comunale, elo ha riproposto Miriam Amato a Nardella nelmarzo scorso, dopo l'approvazione del bilancio diprevisione 2015 da parte della maggioranza PD inConsiglio Comunale. Il conquibus  sono gli 84milioni di "compensazioni" dai lavori Tav, chederivano dall'accordo che l'ex sindaco Renzi fececon FS il 3 agosto 2011, dopo un controversoconfronto con Mauro Moretti (allora a.d. di FS)sulla Tav di Firenze.Accordo che mise istantaneamente a tacerequalunque dubbio, espresso in precedenza dell'exsindaco e ora Presidente del Consiglio, sulla bontàdel progetto. I "trasferimenti" finanziari da RFI alComune furono concordati successivamente edovevano arrivare in più tranche: una parte allafirma della Convenzione (avvenuta il 1 agosto2013), oltre 20 milioni di euro, e successivamenteil grosso, circa 59 milioni di euro, solo "dopol'avvio a realizzazione dello scavo delle galleriedella linea AV/AC". Ma a gennaio 2013 c'era giàstato l'imprevisto, ovvero l'intervento dellamagistratura che aveva sequestrato la famosatalpa, la "Monnalisa", così che il cantiere diFirenze Campo di Marte, da cui doveva iniziare loscavo del tunnel, non era quasi partito e non lo èancora oggi.Intanto però il Comune aveva già iniziato, a fine2013, a riscuotere i primi trasferimenti da RFI, cheavrebbero dovuto servire alla realizzazione diopere viarie di vario genere. In realtà il primo"investimento" importante è stato sul nuovoTeatro dell'Opera, con il così detto "acconto digaranzia per acquisto terreno", dal costo di oltre17 milioni di euro. Poi oltre 1,3 milione di euro

per "attività di progettazione per interventistradali" nel 2013 e un altro 1,3 milione per altraprogettazione nel 2014. Poi si è passati a qualche"manutenzione straordinaria" di strade, tutterigorosamente nel centro storico, come viaCerretani (1,1 milione di euro), via Faenza(800mila), Venezia (800mila), Micheli (700mila),Colonna (280mila), Proconsolo (200mila).Tutte le altre opere che erano state previste, inlarga parte fin dal 2013, sono rimaste ferme, conla motivazione: "il progetto non è stato validato inquanto non si è reso disponibile il finan-ziamento". Insomma è dal bilancio comunale diRenzi del 2013 che sono previste opere stradali ointerventi di "manutenzione straordinaria", masenza i "trasferimenti da RFI" non si fanno,trasferimenti stimati in circa 57 milioni nelbilancio di previsione 2015 di Nardella.Senza quei soldi non si realizzano opere giàprogrammate a cui l'amministrazione tienemolto, come ad esempio la strada lungo il fossoMacinante via Pistoiese-Rosselli (oltre 17 milionidi euro), il sottopasso ferroviario di via VittorioEmanuele legato alla linea 3 della tramvia (2,1 ml),il 6° lotto della Perfetti Ricasoli-Mezzana (1,6 ml),ma neppure la passerella dell'Argingrosso (2,2ml), la ripavimentazione di piazza delle Cure (2,0ml), de' Nerli (1,7 ml) o di San Marco (1,1 ml), ealtre manutenzioni dal costo minore, come pervia Panzani, via Gioberti, piazza Alberti,parcheggi, piste ciclabili e busvie varie.Ma non si parte neppure con l'ultima operaprevista, la linea 4 della tramvia, Leopolda-Piagge,dal costo iniziale di 12,1 milioni di euro. Quindi èevidente che sono forti gli interessi dell'am-ministrazione comunale nell'Alta Velocitàfiorentina, perché i 57 milioni di euro diinvestimenti del 2015 dipendono esclusivamentedai futuri trasferimenti da RFI, che sono vincolatidalla partenza dei lavori di scavo del tunnel: saràper questo motivo, più che sulla utilità effettivadel tunnel, che il sindaco Nardella si preoccupa sei cantieri TAV non ripartono o addiritturarischiano il blocco definitivo?

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21 maggio in piazza per ribadireche 'L'infanzia non si appalta'di RSU Comune di Firenze

Accanto alla gravissima scelta di appaltare lagestione pomeridiana di una grossa parte dellascuola dell'infanzia, l'Amministrazione comunalefiorentina decide di appaltare, in continuità conquanto accade già da tempo, due suoi nidi storici:la Farfalla e il Baloo.Una scelta dannosa, che in un settore in cui ilprivato - soprattutto grazie al travaso di soldipubblici - si è ritagliato una grande fettadell'offerta, significa continuare a svendere unesempio di pubblico "che funziona", che haprodotto qualità e cultura dell'infanzia, che icittadini hanno imparato ad amare e aconsiderare un'opportunità di crescita per ipropri figli. Ci dicono che la gestione privata"costa meno" e/o che il suo personale è piùflessibile.Ma il fatto che soggetti diversi del Comuneabbiano costi inferiori nell'erogare lo stessoservizio non può che essere inteso come unindebolimento della qualità: sicuramente inferiorisono le ore destinate alla programmazioneeducativa e alla formazione del personale, sicu-ramente minore è il tasso di compresenza dieducatrici/ori, e sicuramente scarso è ilriconoscimento professionale ed economico dilavoratrici e lavoratori del settore, che hannomeno tutele e vivono in una perenne condizionedi precarietà. Noi non ci stanchiamo di dire cheuna politica che non si occupa di salvaguardare laqualità di questi servizi, che non si preoccupadella qualità del lavoro che produce in un settorecosì delicato, che considera il bambino un'unità dicosto e ricavo piuttosto che un soggetto detentoredi diritti e futuro cittadino responsabile, non èuna politica intelligente. Per tutto questo viinvitiamo alla MANIFESTAZIONE organizzatadalla RSU, dal personale di nidi e scuoledell'infanzia, dal Comitato dei genitori"L'INFANZIA NON SI APPALTA" che si terràGIOVEDÌ 21 MAGGIO, DALLE ORE 17 con corteoda piazza S.S. Annunziata a Palazzo Vecchio perdire tutti insieme:

- No agli appalti di nidi e scuole dell'infanzia- No alla svendita di un pubblico che funziona- No al risparmio sull'educazione dei bambini- No al lavoro precario e sottopagato

La menzognera"Buona Scuola" di Renzidi Stefano Fusi

Cobas Scuola - Firenze

Il 5 maggio è stata una giornata memorabile dilotta, a Firenze e in tutt'Italia: la grandemaggioranza delle scuole sono rimaste chiuse perlo sciopero generale e centinaia di migliaia didocenti, ata, studenti, genitori e cittadini sonoscesi in piazza per chiedere l'immediato ritirodell'inemendabile Ddl sulla cosiddetta BuonaScuola di Renzi.L'intero popolo della scuola pubblica si èmobilitato per respingere un modello culturaleche, presentato come riforma epocale dallafalsificazione della propaganda massmediatica, èin realtà la definitiva distruzione del sistemadell'istruzione statale, in perfetta sintonia politicacon le altre "riforme" antidemocratiche eantisociali renziane del Jobs Act e dell'Italicum.Infatti il Ddl "risolve" il problema del precariatocon licenziamenti di massa dei precari esclusidalla stabilizzazione, usando i neoassunti e isopranumerari come tappabuchi tuttofare su retidi scuole, precarizzando tutti i docenti conl'incarico triennale rinnovabile a discrezione delDirigente scolastico.Invece di ricorrere a un decreto d'urgenza pergarantire le assunzioni per il regolare iniziodell'anno scolastico 2015/2016, Renzi ha vincolatoin modo ricattatorio l'incerta assunzione di partedei precari all'accettazione complessiva di unprogetto che liquida la democrazia scolasticacollegiale per instaurare un autoritarismodirigenziale di tipo aziendalistico. È per questoche al Dirigente scolastico, responsabile deirisultati gestionali secondo piani triennali, sonoriconosciuti enormi poteri discrezionali nellapropria scuola.

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Poteri che riguardano il fabbisogno dell'organicotriennale del personale e le convenzioni con leaziende, la chiamata diretta dei docenti da albiterritoriali, la valutazione e la premiazione delmerito, fino alla messa in mobilità degliindesiderati attraverso il non rinnovo dell'in-carico triennale.Il progetto originario della Buona Scuola renzianastraparla dell'importanza fondamentale dell'is-truzione come investimento del paese per lapropria crescita, ma alla fine dichiara l'im-possibilità dello Stato ad assolvere un suo precisocompito e dovere inderogabile: "Le risorsepubbliche non saranno mai sufficienti a colmarele esigenze di investimenti nella nostra scuola".Così si legittima definitivamente l'inapplicazionedella Costituzione, peraltro aggravata dai finan-ziamenti pubblici a favore delle scuole private. Inquest'ottica, il futuro della Scuola, nel significatounitario di sistema statale d'Istruzione, non esistepiù. Esiste solo il futuro separato di ciascunaentità scolastica pubblica o privata, direttaresponsabile della propria sorte in base a logichedi mercato e capacità competitive dei soggetti ingioco.A sorvegliare su tutto questo, ecco la nuova figuradel preside-padrone. Infatti, nell'era della merci-ficazione globale e del totalitarismo neoliberista,prioritaria è la Governance, "l'abilità digovernare" secondo una "tecnica" incompatibilecon l'universalità dei diritti e con qualsiasiintervento statale di tutela sociale. Una capacitàgestionale di tipo economico-aziendalistico,applicata a istituzioni e servizi pubblici, chepresuppone il primato del potere esecutivo inogni ambito. L'obbedienza non torna a essere"una virtù", ma diventa "competenza", anzi "laCompetenza" per eccellenza, l'automatismo ese-cutivo-riproduttivo che tutti/tutte devono intro-iettare; specialmente nell'istruzione, che con gliopportuni innesti della tecnologia digitale diventail principale strumento di formazione di massadel nuovo suddito-produttore-consumatore glo-bale, allevato nelle batterie delle classi-pollaio egià sfruttabile come forza-lavoro (gratuita osottopagata) per un consistente pacchetto di orenell'apprendistato in azienda e nelle esperienze dialternanza scuola/lavoro.

È questo il modello scolastico di Renzi, fondato sucompetizione e decisionismo gerarchico, con il DSche è "il timoniere a cui affidare il cambiamento";sulla premialità di un merito misurabile eutilitaristico che riproduce le disuguaglianze delsistema produttivo; sull'insegnamento ridotto atecnica standardizzata, addestramento stan-dardizzante e arbitrari indicatori valutativi,invece che pratica educativa critica, fatta direlazioni vive valorizzanti le differenze. E poiché«il finanziamento per l'offerta formativa sarà inparte legato all'esito del piano di miglioramentoscaturito dal processo di valutazione», le scuolesaranno condizionate ad adeguarsi ai parametridecisi dall'Invalsi, sacrificando la libertàd'insegnamento e la specificità dei singoli istituti.Gli OOCC vengono degradati da organi di governo(le cui delibere sono vincolanti) a sempliciorganismi consultivi, ai quali affiancare nonmeglio identificati "attori economici, sociali eculturali del territorio", che segnano l'ingressodei privati nel Consiglio d'Istituto.È per questo che la lotta non si deve fermare dopoil grande successo del 5 maggio. Il boicottaggiodelle prove Invalsi è fondamentale perché i testseriali sono gli strumenti principali dell'omo-logazione conformistica indispensabile allacostruzione del nuovo regime totalitario che si stacercando di imporre.Partecipiamo dunque alle manifestazioni chesi terranno il 12 maggio, in occasione dellosciopero indetto dai Cobas contro lasomministrazione dei quiz Invalsi alle superiori. AFirenze appuntamento in piazza San Marco alleore 9.00.

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I cattivi alunnidella buona scuolaUn membro del Collettivo Autogestito

K1 Machiavelli Capponi

Quest'anno, arrivati a scuola ci siamo trovati afronteggiare l'ultimo attacco al sistema scolastico,senza tempo per digerire la notizia e con unabuona parte dell'opinione pubblica, persinostudenti e professori, contro di noi. Il problemaera più complesso del solito, perché la riforma LaBuona Scuola non riproponeva i soliti tagli, omeglio, i tagli ci in sono, come sempre, mavengono in parte compensati dai finanziamentidelle aziende private.Così  ci siamo messi al lavoro e il 10 Ottobre ilprimo corteo dell'anno, formato da 2000 studenti,si è concluso dentro il liceo Machiavelli Capponi,dando inizio alla prima di una serie di occupazioniche giorno dopo giorno sono aumentate dinumero, coinvolgendo attivamente  anche gliistituti tecnici e professionali oltre ai soliti liceidel centro.Abbiamo cercato, con risultati insperati, dicoinvolgere le fasce più toccate dalla crisiculturale ed economica, che solitamente restanoescluse dalle mobilitazioni studentesche e in cui siaggira, perciò, un fascismo strisciante. Il 16ottobre siamo stati caricati dalla polizia in assettoanti-sommossa  in Via della Vigna, evento chenon si verificava dal 2008, ma non sono riusciti afermare la protesta radicale alla riforma, né con imanganelli né con le denunce. Infatti il 14novembre siamo tornati in piazza coi lavoratoridopo che, qualche giorno prima, attraverso unpresidio avevamo ottenuto di essere ascoltati dairappresentanti del Miur.Oggi stiamo ancora lottando per ribadire il nostrodissenso; il 5 Maggio siamo stati in piazza in più di1500, insieme ai professori, sia quelli che c'eranodall'inizio sia quelli che si sono uniti da poco allaprotesta. Il 12 maggio organizzeremo unboicottaggio diffuso delle prove INVALSI, perché,perfettamente in linea con la riforma, sono unostrumento per trasformare la scuola inun'azienda sforna-impiegati, che vuole ridurrel'istruzione dentro le logiche del profitto.

Noi studenti non accetteremo mai una riformacalata dall'alto (nonostante la farsa delleconsultazioni online) che: svilisce il ruolo e lapreparazione dei docenti, costringendoli amuoversi persino da una regione all'altra peressere assunti a insegnare materie diverse daquelle che hanno studiato per anni, riduceulteriormente i loro stipendi e assimila la lorocarriera a quella di un qualsiasi impiegato statale,toglie potere agli organi collegiali per darloinvece ai presidi e ai privati facoltosi chesceglieranno di investire nell'istituto, aumenta a200 all'anno le ore dei tirocini (obbligatori e nonretribuiti) per gli studenti degli istituti tecnici eprofessionali, punta sulla "meritocrazia", unvalore quanto mai falso e classista in una societàin cui chi viene da una famiglia agiata puòpermettersi una cultura mentre gli altri cresconoa pane e Grande Fratello.Chiediamo e chiederemo che questo disegno dilegge venga stracciato e che si cominci a parlaredella Legge d'Iniziativa Popolare Per una buonascuola per la Repubblica, che gli studenti e iprofessori vengano consultati, seriamente senzabisogno di rappresentanti o di crocette su unfoglio digitale; insomma, vogliamo che di scuola siparli seriamente, perché vediamo nell'istruzioneun mezzo per influire sulla società, in modo darenderla più giusta, egualitaria, libera e aperta.

No alla fine di Ataf: 25 maggiosciopero per l'intera giornatadi RSU Ataf

Un altro passo verso la parola FINE per la storicaazienda di trasporti fiorentina. E' questo loscenario che si fa sempre più concreto dopo cheAtaf non risulta essere tra le società cheparteciperanno alla gara regionale.Il bando di gara per l'aggiudicazione di atafparlava chiaro: "il concorrente risultatoaggiudicatario della gara... si obbliga fin d'ora afar si che la società... partecipi alla gararegionale" (punto U del bando pubblicato), maloro se ne fregano, tanto nessuno controlla, e

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vanno avanti per lo loro torbida strada. Lo storiconome di Ataf è stato usato da Mazzoncini & C.come il "vestito buono" da indossare per il giornodi festa ed adesso che la festa è finita, il bel vestitonon serve più a nessuno.A questo volevano arrivare i vertici di Busitalia ilgiorno che hanno deciso di comprare Ataf. Loabbiamo sempre detto, fino alla noia: qualsiasiprivato non compra un'azienda per fare un'operadi bene ma solo per trarci un profitto.E infatti, a forza di tagli sulle corse e sul per-sonale, mancati pagamenti ai fornitori etc etc,dall'essere una società con un deficit di 7 milionidi euro nel 2013, è prevista una chiusura del 2015con un utile di 2 milioni di euro. E ora... perchéportarsi dietro il fardello Ataf durante la gara(semmai si farà)? Hanno già mangiato ilmangiabile e adesso il nocciolo non è più buonoper nessuno.Adesso qualcuno tra quei personaggi che hannofatto l'impossibile per venderci, pubblicizzandol'operazione come fosse l'unica salvezza,dichiarando in ogni dove che privato è bello ed èsinonimo di garanzia per tutti, lavoratori e utentidel trasporto pubblico, ci dimostrino che stiamosbagliando e facciano in modo che il bando vengarispettato in tutti i suoi punti, facciano in modoche Ataf continui ad esistere.Purtroppo siamo certi che le nostre paure nonsono infondate e che questi personaggi sonoormai troppo lontani da Firenze, oltre che sedutiin comode poltrone. Solo per loro la parola"privato" è stata manna dal cielo!!! Andremoavanti con la nostra lotta, ci faremo sentire dinuovo da quei politicanti che hanno l'obbligo diascoltarci e mettere fine a questo scempio.Qualcuno dovrà porsi il problema del servizio ditrasporto pubblico, dovrà avere a cuore unservizio utile ai cittadini come quello che noicerchiamo di svolgere, nonostante tutto.Qualcuno dovrà preoccuparsi di far rispettare leregole dettate prima che questo gioco al massacroavesse inizio.Per questo motivo, per la salvaguardia delservizio offerto ai cittadini, per la difesa nostrofuturo e e per far si che il nostro sia un lavoro enon una schiavitù che siamo costretti a scioperarenuovamente.

LUNEDì 25 MAGGIO 2015 SCIOPERO di 24 ORE- Movimento: inizio servizio alle 6.00, dalle 9.15alle 11.45, dalle ore 15.15 a termine servizio.- Impiegati e Operai: intero turno di lavoro.

Smascheriamo "La Fenice",sede fascista nel Quartiere 2di Assemblea Permanente Antifascista di Quartiere

Apprendiamo con inquietudine che al "Rifugio delGhibellin Fuggiasco" in via M.Pagano 12, si terràun'iniziativa per informare gli abitanti delle Curecirca il "lavoro" che questi personaggi vorrebberoportare avanti. Invitiamo dunque i cittadini aboicottare tale attività, dato che basta leggerequeste poche righe per liberare il campo da ogniquestione su chi sono i mattatori di tale covo equale attività svolgono.Come nel caso di CasaPound a Coverciano, che haprovato ad aprire una sede celando la sua identitàsotto il nome di "Bargello", adesso apre un altrocovo fascista questa volta de "La Fenice", sotto ilnome di "Rifugio del Ghibellin Fuggiasco".Ricordiamoci dell'associazione "La Fenice" dal2008 col tentativo di apertura di una libreriachiamata "Quota 33" (in ricordo dei fascisti di ElAlamein!) in zona Castello-Rifredi, dove l'apparirein vetrina di croci celtiche, svastiche e libri suHimmler, suscitò la risposta degli antifascisti delquartiere e della città che riuscirono a farchiudere tale attività.Nel 2009 la sede era in via della Scala, e, nelperiodo elettorale diventò comitato elettorale diuna lista di vecchi rottami del fascismo fiorentinochiamato "Popolo Città Nazione", un cartelloformato da Forza Nuova, Destra e FiammaTricolore per il quale corse il presidentedell'associazione "La Fenice" Johnny Pieracciniappunto.L'ultima sera di campagna elettorale, dallasuddetta sede, partirono una serie di pestaggi aidanni di 2 giovani vicino alla stazione e di 3giovani usciti dalla Fortezza dopo un concerto.Una coppia di ragazzi si trovò sequestrata dentroad un pub, minacciata da fuori da un gruppo di

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naziskin e fu salvata dall'intervento di alcuniantifascisti accorsi in aiuto. Il risultato dellaserata fu una serie di denunce ai danni degliantifascisti.Negli anni "La Fenice" si è esposta solamente perorganizzare nei dintorni di Firenze con-certi/raduni nazi con gruppi noti negli ambientineri come DDT (provocatoriamente "DodicesimaDisposizione Transitoria") o i Gesta Bellica, ungruppo legato al Veneto Fronte Skinhead che nonlascia dubbi con canzoni come "il Capitano"dedicata all'assassino Erich Priebke.Poche settimane fa fuori Firenze si è tenutol'ultimo festival, organizzato in collaborazionecon "Lealtà e Azione", un movimento nazista diMilano in odore di 'ndrangheta, che nel 2012 haaccoltellato in stazione un militante del CS ORSOed il cui leader fu arrestato nel 2004 per duplicetentato omicidio ai danni di antifascisti. Traquesti ultimi e i "ghibellin fuggiaschi" ormai ènata una stretta collaborazione. Un passaggioinquietante se pensiamo che dietro "Lealtà eAzione" si cela la rete degli "Hammerskin", natinegli anni '80 a seguito di una scissione con il KuKlux Klan statunitense.Nell'ambito fiorentino, dunque, abbiamopicchiatori con la testa rasata, ma anche trombatidella politica locale come Ilario Palmisani, titolaredi un negozio di prodotti per capelli in viaGioberti, famoso, non per la sua calvizie, ma peressere stato scacciato dal comune di Rignanosull'Arno, dove da consigliere tentò un cambio dicasacca, dal PdL a Forza Nuova, che fallì graziealla nascita di un'assemblea antifascista dicittadini che riuscì a non lasciare spazi ai fascistinella politica del paese.Ci ha riprovato in varietornate elettorali (è stato condannato nel 2009per aver autenticato firme di persone morte), manon c' è mai riuscito, così adesso approda alGhibellin Fuggiasco.Un altro mattatore dell'associazione che ci prememenzionare è il "Prof." Domenico Del Nero chequalcuno ricorderà essere il "professore sadico efascista" del Michelangelo come fu accusato daalcune lettere pervenute al preside e finite suigiornali. Quest'ultimo è anche presidente di"Progetto Firenze Dinamo", che dietro a slogangoliardici e il "recupero della fiorentinità" celano

proposte e progetti di chiara matrice razzista exenofoba, alimentando il fuoco del malcontentopopolare per scaricare la colpa sugli immigratianziché su chi guadagna seriamente grazie aquesta crisi economica.E' NOSTRO IL COMPITO DI SMASCHERARE IFASCISTI E CACCIARLI DALLE NOSTRE CITTÀInvitiamo gli abitanti del quartiere a partecipare tutti ilunedì alle 21.00 presso il circolo Andreoni in via D'Orsoa Coverciano all'assemblea per la chiusura dei covifascisti nel quartiere.

23 maggio. Diritto alla cittàdi La Polveriera - Spazio Comune

Il 2 aprile il Comune di Firenze ha approvato unRegolamento Urbanistico che passa sopra lavolontà popolare come uno schiacciasassi.Scavi tramviari e sottopassaggi veicolariandranno ad aggiungersi al contestatissimo(anche da magistratura e procura fiorentina)doppio tunnel per l’Alta Velocità sotto vialeLavagnini e Fortezza da Basso, ed ai futuri scaviper dei parcheggi profondi 18 metri nelle piazzeBrunelleschi, Indipendenza e Tasso.Il piano venduto come “a volumi zero” dalSindaco Nardella, in realtà prevede incrementi deivolumi fino al 30%, frammenta, lottizza eprivatizza tutte le aree del Comune, già aggreditodalle Grandi Opere Inutili che lo circondano: ilprogetto di nuova pista dell’aeroporto di Peretoladi oltre 2km (che incrociando a 90° l’attualedisegna una croce tombale sul parco della Piana),l’inceneritore nel Comune di Sesto, ed il cementoin continuo aumento per le multinazionali delcommercio e dei servizi.A fronte di tutta questa devastazione delterritorio, spreco di soldi pubblici al servizio dilobby economiche, politiche e loschi figuri sottoinchiesta, ognuno di noi deve sopportare tagli aiservizi (trasporti pubblici, asili, scuole, ediliziapopolare, servizi alla persone anziane o disabili…)e l’insulto di un’amministrazione cittadinaorientata solo alla propaganda elettorale edall’elemosina di investimenti privati (in cambiodella svendita di qualche bene immobile, artistico

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o servizio sul quale speculare, ça va sans dire!).Comitati, associazioni, movimenti e collettivistudenteschi ed universitari chiamano ad unamobilitazione popolare, che inizi una veraopposizione dal basso alle politiche del governolocale e nazionale, fatte di tagli alla spesa pubblicaa spese di tutti noi, al servizio di banche,multinazionali e speculatori!Una manifestazione si terrà sabato 23 maggioCONTRO LA DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO EDELLA SALUTE, CONTRO LA PRIVATIZZAZIONEDELLA CITTÀ.Info: http://goo.gl/04NyYL

Ancora un no all'inceneritoredi Gian Luca Garetti

medico, "sentinella della Piana", attivo in Medicina

Democratica, Isde e perUnaltracittà

Martedì 5 maggio si è un concluso alle exLeopoldine di Firenze, un interessante ciclo dicinque incontri dal titolo 'Percorsi virtuosi versoun economia circolare, per un futuro a zerorifiuti', organizzato dalla sezione fiorentina diRifiuti Zero in collaborazione con Zero WasteItaly. Sono intervenuti vari e qualificati ospiti daDon Santoro, della Comunità delle Piagge, aAlessio Ciacci, a Paolo Contò, ad Enzo Favoino, aValerio Caramassi, a Claudio Tedeschi, aAlessandro Venturi, a Rudi Russo, a GiorgioPizziolo, a Rossano Ercolini, a Paul Connett.Si è parlato di ecologia e di economia, che ormaisono due facce della stessa medaglia, di 'rifiutiumani', di scarsità di risorse prime, di sistemiporta a porta nelle grandi città come Milano eNew York, di soluzioni concrete alla crisi ed alladisoccupazione tramite l'industria del riciclo cheè l'unica a crescere del 18% all'anno e deiproblemi per l'ambiente e la salute nella Pianafiorentina se vi saranno impiantati l'inceneritoredi Case Passerini e l'ampliamento dell'aeroporto.Enzo Favoino ha suggerito di trasformare l'attualeimpianto di trattamento meccanico biologico diCase Passerini in una 'fabbrica di materiali', insostituzione dell'inceneritore. Paul Connett con lapassione e competenza che lo contraddistingue ha

fatto una carrellata planetaria dei modi diattuazione di Zero Waste e si è detto sconcertatodall'arretratezza culturale della classe politica chegoverna Firenze ed ha finito l'interventoabbracciando le Mamme no-inceneritore fio-rentine. Rossano Ercolini, ha enunciato le ultimevittorie della strategia Rifiuti Zero ed ha indicatopossibili azioni di disobbedienza civile da attuarenella malaugurata ipotesi di inizio dellacantierizzazione dell'inceneritore di Firenze. Dasubito si può dire no a tutte le proposteenergetiche che HERA, proporrà nella Piana aicittadini e poi autoriduzione della bolletta di circail 30%.Vi suggeriamo infine la visione di due breviinterviste a:- Rossano Ercolini, Presidente di Zero Waste Italy[https://youtu.be/ZsOi_ObNjI0],- Antonio Di Giovanni di Rifiuti Zero Firenze[https://youtu.be/KEDEDhFx0Jc].

Tornare indietroper andare avanti:il Congresso dei Nativi Apuanidi Fabio Baroni

Salviamo le Apuane

E' una questione difficile. Il Congresso dei NativiApuani, che si terrà a Lucca, Palazzo Ducale, il 17maggio 2015, è un passaggio fondamentale madifficile.Fondamentale perché, dopo cinque anni diiniziative e lotte, e soprattutto di lancio ecostruzione di forme di economia alternativa allamonocoltura del marmo (in agricoltura e turismo,in particolare), Salviamo le Apuane ritieneinderogabile che la popolazione apuana assumamaggiore coscienza di sé e diventi protagonistadel riscatto delle Alpi Apuane, cioè della propriaterra. Senza questo passaggio, lo sforzo per losviluppo dell'economia alternativa (il PIPSEA,www.salviamoleapuane.org) rischia di nonriuscire ad incidere nel profondo.Ma è questione difficile e non solo perché si trattadi "movimentare" una popolazione scoraggiata e

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avvilita dall'abbandono e da decenni di batostecontro la montagna, il mondo contadino e la suacultura. E' difficile perché, anche nel movimentodi Salviamo le Apuane, diventato ormai moltovasto ed incisivo, specialmente dopo il successosul Piano Paesaggistico, la questione della"natività, nazione" Apuana muove sospetti, dubbie reticenze.Alcuni evocano i rischi di "leghismo", altri diseparatismo e chiusura identitaria, altri ancorasospettano sogni di aristocrazia montanara. Non ècosì e non sarà così. Ma questo atteggiamento èfrutto di una riflessione mancata, nel mondoassociazionistico, specialmente di sinistra, sulleforme della rappresentanza sociale e popolare, afronte dell'evidente crisi della "delega".Salviamo le Apuane ritiene che le comunità dellamontagna -che, comunque, esistono- siano unmodello cui ispirarci: governo diretto delle cose,attraverso assemblee non elettive delle comunità,nessuna delega. Niente di nuovo: come è stato-funzionando- per secoli e secoli prima del XIXsecolo. Ma, insieme, tutto di nuovo perché lecomunità cambiano, come i contesti e gli scenarinon possono essere quegli antichi. E, in ciò, sta ladifficoltà.A Lucca, il 17 maggio, inizieremo a riflettere su"come" si possa ridare questo protagonismo diautogoverno alle comunità, come si possariattivare, su vasta scala, sulla base delleesperienze di avanguardia già attivate, un'e-conomia alternativa, un ritorno alla montagnaeffettivo. Ma anche come "ripopolare" i paesisvuotati e sfiduciati, come attirare nuove forze,soprattutto giovani e famiglie giovani, nuovicontadini ed operatori turistici, forestali,artigianali, dei servizi, ecc. E quale rapporto cidebba essere fra il sapere antico -rappresentato aLucca dal vecchio Apuano Franco che, in video,lancerà un messaggio al Congresso- e la culturadei ragazzi ventenni della neoagricoltura.Un gran bel laboratorio che, però, non è nuovoalle Apuane. Da sempre, infatti questa terra, èaperta: è una terra di mare e di strada, dai portialla via francigena, e il suo carattere identitariopiù forte è proprio l'apertura all'esterno. Unpopolo di marinai e pastori transumanti, dicommercianti e trasportatori i cui borghi erano

attraversati, ogni giorno, da carovane di merci epersone forestiere (come si legge negli attid'archivio).Il Congresso vedrà dunque, dopo l'apertura diEros Tetti e il messaggio di Franco, due relazionidi base, la prima, di chi scrive, su "chi siano" gliApuani di oggi e su "come" ricostruireun'economia ed una società nelle Apuane; laseconda tenuta dal prof. Alberto Magnaghi,dell'Università di Firenze e presidente dellaSocietà dei Territorialisti, prestigiosa associazioneimpegnata da anni sul tema, che tratterà del"ritorno alla montagna" inquadrando il casoApuane nell'ambito di esperienze simili in Italia.E, poi, sarà il dibattito ad aprire la discussione,che continuerà nel tempo.Ma il Congresso (qui il testo di convocazionehttp://goo.gl/d4r7cI) sarà anche l'occasione perguardare al presente e dare un segno chiarorispetto alla "battaglia del PIT": Salviamo leApuane ne premierà i protagonisti, da AnnaMarson, assessore regionale all'urbanistica, a EliaPegollo, grande vecchio delle lotte apuane, a LucaNicotra, responsabile di Avaaz, ai sindaci apuaniCamilla Bianchi (Fosdinovo), Riccardo Ballerini(Casola in Lunigiana), Davide Saisi (Gallicano) chesi sono schierati con il PIT, per finire con ungruppo di giovani e giovanissimi apuani, il gruppoAeliante di Lucca, quelli che hanno portatoovunque le lettere scritte "Salviamo le Apuane".Ad essi un premio d'eccezione, simbolo pacificoche gli Apuani hanno scolpito a centinaia diesemplari sulla roccia, il "Pennato".

A Firenze e Livornochi è povero muore di più.Ma non si deve saperedi Maurizio Marchi e Monica Pecori

Medicina Democratica

Merita un approfondimento la mortalità perdisoccupazione, bassa istruzione e disagioabitativo.  Se ne occupava lo studio "La mortalitàper condizione socio-economica e professionale nellostudio longitudinale toscano: Comuni di Livorno e

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Firenze" della Regione Toscana, coordinatodall'epidemiologo Annibale Biggeri nel 2001, cherestò lettera morta. Purtroppo questo studio,importantissimo, si basava su dati molto vecchi,risalenti ai Censimenti 1981 e 1991, ma davaindicazioni eccezionalmente importanti suquanto il disagio sociale incidesse sulla salute. Manel frattempo è "scomparso" il disagio sociale, perfar posto alla realtà virtuale delle Leopolde...Perfino la giunta Nogarin ha tagliato 400.000 euroagli aiuti ai più poveri, su un bilancio di 328milioni di euro. L'approccio sociale sembrascomparso dall'epidemiologia e dai piani sanitari.E' una tragedia su scala nazionale, coinvolgentemolti milioni di persone. Per merito del prof.Annibale Biggeri, e con il finanziamento moltomagro della Regione Toscana, sta per partire unaggiornamento, più che doveroso, di quellostudio.Nello studio del 2001 (http://goo.gl/O4zxhC),nella prima pagina di tabelle si vede quanto incidala scarsa scolarizzazione sulla mortalità per tuttele cause: a Livorno i "senza titolo di studio"muoiono per il 57% in più rispetto ailaureati/diplomati (fatto 100 questi ultimi), neimaschi, il 42% in più nelle femmine, negli anni1981-1995.La situazione peggiora, anziché migliorare, aLivorno negli anni 1991-1995, sia nei maschi(soprattutto) che nelle femmine. A Firenze neglianni 1991-1995 si osserva lo stesso fenomeno diLivorno, ma più lieve per gli uomini (59% in più) epiù marcato per le donne (60% in più). Nellaseconda pagina di tabelle si osserva la maggioremortalità per tumore al diminuire dell'istruzione:il 68 % in più per i maschi meno istruiti, il 14 % inpiù nelle femmine.Negli anni più recenti (1991-95) la tendenzatracolla, raggiungendo nei maschi meno istruiti il124 % in più, mentre nelle femmine si stabilizza al2 % in più, suggerendo una difesa autodidattanelle donne. Nella terza  pagina di tabelle balzaall'attenzione una grande differenza tra Livorno eFirenze: per il tumore al polmone nel periodo1987/95 i maschi meno istruiti muoiono in più del176 %, e addirittura del 352% in più negli anni1991-1995 a Livorno; mentre a Firenze muoiono"solo" il 78 % in più gli istruiti a livello elementare

e il 20 % in più i senza titolo di studio.E le donne fiorentine del 27 % in più. E' eviden-tissimo in questa pagina di dati l'effetto dinocività ambientale di Livorno, compresa lanocività occupazionale. Più problematica èl'interpretazione dei dati di mortalità per tutte lecause "per condizione occupazionale". Si oscillatra percentuali comunque elevatissime: dal 294 %in più nei maschi di Livorno nel periodo 1991-95(269 % in più nelle femmine) al 158% in più neimaschi disoccupati fiorentini (141% in più per lefemmine). Fatta 100 un'occupazione "pulita",questi dati suggeriscono tuttavia con gran forzache un'occupazione non nociva è fattore di salutefisica e mentale, come prescrive la CostituzioneItaliana.Perché per i livornesi il dettato costituzionale dellavoro come diritto vale meno che a Firenze, dovevale già poco? Nella pagina di tabelle "mortalitàper tutte le cause" per tipologia abitativa, sicapisce che il diritto ad una casa dignitosa,sufficientemente grande, riscaldata, con serviziadeguati, è un diritto imprescindibile persalvaguardare la salute, o al contrario perperderla. Il disagio abitativo pesa sulla perdita disalute in altissime percentuali sia a Livorno che aFirenze, ma è nelle donne fiorentine cheraggiunge il massimo: 131% in più nelle donne cheabitano in un locale senza servizi, nel periodo1991-95.In conclusione, senza attendere l'aggiornamentodello studio (che sarà pronto a fine 2016), èdoveroso passare ai fatti: lavoro, casa, istruzionesono diritti essenziali in sé e per restituire a fascedi esclusi la loro salute. Molto possono fare inquesto senso, a nostro avviso, l'amministrazionecomunale di Livorno e l'amministrazione regio-nale: spostare importanti risorse dalla cura adanno avvenuto (il massimo della spesa regionale)e dalla spesa improduttiva e usata per ilmantenimento del consenso alla spesa per laprevenzione primaria: casa, lavoro ed istruzionesono elementi basilari, insieme alla soppressionedell'inquinamento ambientale e dell'alimenta-zione tossica.

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Non aprite la porta ad Hera.Scatta il boicottaggio conun'inchiesta verità sul nuovoinceneritore di Firenzedi Redazione

Un pericoloso, costoso e inutile inceneritore nellaPiana fiorentina. Lo vogliono costruire la RegioneToscana di Enrico Rossi, e i Comuni della zonaguidati dal Partito Democratico a Case Passerini,tra Firenze, Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio. Aprogettare, costruire e poi bruciare oltre 540tonnellate di rifiuti al giorno sarà la Q.tHermo diproprietà di Quadrifoglio (60%) e per il 40% diHera spa, una delle principali società multiserviziitaliane che con 77 impianti (di cui 7 inceneritori)è leader italiana nel business dei rifiuti.L'Assemblea per la Piana contro le nocività hafatto un ottimo lavoro di inchiesta per capire cheinteressi economici si nascondono dietro Hera,quello che ha scoperto lo ha pubblicato in undossier che rilanciamo da queste pagine e che vichiediamo di leggere e diffondere tra i vostriamici e contatti in famiglia, al lavoro, nel tempolibero.Un dato su tutti: Hera è indebitata per 3 miliardi e225 milioni  (2013). È una società per azioniquotata in borsa ma conta tra gli azionisti ben 209azionisti pubblici (prevalentemente Comuni deiterritori di riferimento). Questo significasemplicemente che si tratta di un debito cheprima o poi sarà pagato da noi contribuenti.Non solo. A questa azione di trasparenza, che cisaremmo aspettati dalle amministrazioni pub-bliche oggi ormai appiattite ai voleri dei poterieconomici, l'Assemblea per la Piana contro lenocività lancia un vero e proprio boicottaggio diHera visto che proprio in queste settimane "bussaalle nostre case per venderci energia e beni primanecessità. Contemporaneamente costruisce in-ceneritori sui nostri territori... Crediamo che cisia più di un motivo - dice l'Assemblea - per nonessere complici e finanziatori di chi ci avvelena"?

RUBRICHE

Acada cura di Maurizio De Zordo

attivo in Acad e perUnaltracittà

Presentazione di Acad Firenze

Venerdì 22 maggio, alla Facoltà di Agraria, ci saràla presentazione di Acad Firenze, l'AssociazioneContro gli Abusi in Divisa, che da tempo lavorasuii tanti, troppi casi di abusi compiuti da agentidelle Forze dell'Ordine. Abusi, violenze, fino allemorti tragiche come nei casi di FedericoAldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Ric-cardo Magherini a Firenze www.acaditalia.it.Tanti, troppi casi che rischiano il silenzio, l'in-sabbiamento, le ricostruzioni false grazie al dif-fuso clima di impunità e all'omertà che circon-dano gli apparati repressivi dello Stato, dif-fusamente infiltrati peraltro da elementi di destraanche estrema, spesso inneggianti apertamente alfascismo.L'apologia e l'attitudine all'uso della violenza, e lespinte autoritarie, repressive e punitive, rendonotroppo spesso le caserme, le questure, le carceri,ma anche le strade, luoghi in cui l'abuso, finoall'estremo, è praticato con troppa facilità, dietroil comodo scudo protettivo dell'autorità.Nella pratica l'azione di Acad si muove su piùfronti:- ATTIVARSI velocemente in caso di abuso tramiteun Numero verde (800.588.605) attivo 24/hcollegato a 20 numeri di attivisti che sono incontatto con una rete di avvocati per cercare diagire nell'immediato in caso di abuso.- SOSTENERE le battaglie delle famiglie, pre-senziando alle udienze e creando momenti diricordo anche quando I processi finiscono.Sostegno alle famiglie anche con iniziative diautofinanziamento per sostenere costi processualie di controperizie in caso di indigenza.- CONTROINFORMARE: combattere contro itentativi di insabbiamento eo di distorsione dellarealtà, per fare emergere i fatti e le respon-sabilità.

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Invitiamo tutti alla presentazione di AcadFirenze, venerdì 22 maggio, dalle 19,30, allaFacoltà di Agraria: cena di autofinanziamento,interventi di Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo, GuidoMagherini, concerto de Il Muro del canto e diMalasuerte FI Sud.

#NoExpoa cura di Roberto Spini

attivo in perUnaltracittà e in Attac Italia

Invisibili e cancellati.Si può rilanciare il no all'Expo?di R.S.

La netta dicotomia tracciata dai media main-stream e dai rappresentanti politici nazionali emilanesi, o con la gente perbene che ama la città epartecipa all'evento o con i casseurs che ladistruggono, ha chiuso ogni spazio politico didiscussione sui temi portati avanti dalla rete noExpo e dagli organizzatori della MayDay milanese(il corteo del 1 maggio).Eppure mentre l'esposizione universale dellemultinazionali prendeva il via con le celebrazionipreviste, per le vie di Milano hanno sfilato 50.000persone, che nel tradizionale primo maggio deiprecari ha fatto della critica al modello Expol'elemento caratterizzante della manifestazione.Dopo gli incidenti, l'accusa di devastazione esaccheggio del territorio lanciata in questi annidalla rete No Expo si è trasformata nel reato didevastazione e saccheggio contestato ai prota-gonisti dei disordini e con essi all'interomovimento che non riuscirebbe mai a smarcarsiin queste occasioni dalle frange più violente. Finoalla chiusura del cerchio (e del dibattito)rappresentata dalla manifestazione del giornosuccessivo per ripulire la città e rivendicare ladifesa della "milanesità", convocata dal sindacoPisapia.Le vetrine sfondate passano avanti a quelledavvero infrangibili che proteggono il modello disviluppo rappresentato da Expo, con la propriacapacità di derogare ai diritti di tutti per

soddisfare gli affari di pochi, di drenare risorsepubbliche verso banche, speculatori, affaristi, dicementificazione del territorio. Tutto questo percostruire un evento che parla di alimentazionesana e cibo per tutti e poi costruisce alleanze con ipiù grandi divoratori del pianeta: lemultinazionali dell'agroindustria, le catene dicibo spazzatura, i peggiori responsabili delledisuguaglianze mondiali. Il corteo del primomaggio di Milano era riuscito a tenere insieme itemi del lavoro, della precarietà, dellariacquisizione di produzioni dismesse, con quellidi un'economia alimentare legata ai prodottilocali, al diritto alla casa, alla difesa dei benicomuni, ai diritti di genere. Perciò è tanta larabbia per la strumentalizzazione mediatica dialcune fasi della giornata che hanno sovrastato isette anni di attività del percorso No Expo. Corteoche, tra l'altro, è stato portato a termineregolarmente nella sua forma collettiva.Il colpo accusato è però oggettivamente forteanche all'interno del movimento, se l'assembleadel 3 maggio che doveva decidere come portareavanti i contenuti dell'opposizione a Expo nei seimesi dell'esposizione universale è stata annullata,in attesa di riconvocazione, lasciando in agenda ilsolo evento del 20 giugno del No Expo Pride.Dentro il movimento si è acceso il dibattito. Larete No Expo in un comunicato afferma di volerincoraggiare un'autocritica che sia capace diraccogliere gli spunti utili per andare avanti e labanalità del "proprietario della rivolta".Concludendo che "la radicalità sta nellaprofondità delle idee e nella capacità di penetrareterreni da cui raccogliere nutrimento e aprirespazi di agibilità. Che il dibattito sia ricco, severo,coraggioso, costruttivo. E ribelle". Dal sito diMilanoInMovimento si legge dell'amarezza di"raccontare di spazi di agibilità che si chiudono,di fermi, arresti e repressione", che "frenerà lariflessione fra gli attori del movimento e farà sìche non ci esprimeremo, perché di fronte allarepressione poi smettiamo anche di ragionare innome della giusta solidarietà a chi viene colpito"."Ci interessa la distanza che con questo im-maginario scaviamo fra il corpo militante e lagente comune, fra chi ogni giorno mette il suotempo e la sua fatica al servizio della costruzione

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di percorsi condivisi che ambiscono a diventaremaggioritari e quel pezzo di cittadinanza checontinuerà a pagare il prezzo della crisi, abban-donata dalla politica istituzionale e che tuttavianon capisce il senso di certe pratiche ed è semprepiù lontana dal nostro mondo". Sempre sul sito diMilanoInMovimento è possibile trovare diversicontributi di realtà milanesi di movimento.Tra questi il comunicato di Macao, che si soffermasul colpo di spugna dato sul corteo del primomaggio e con questo alle ragioni di quanti hannolavorato in questi anni per ricollocare la realtàaldilà della retorica di Expo. Invisibili prima ecancellati dopo il primo maggio. Provando aripartire dall'autocritica: "se è improrogabile perchi pratica spazi e luoghi di conflitto interrogarsisugli eventi, lo è anche, per le nostre vite,continuare a farlo sul grande evento, sulle formeaffermative e alternative che da tempo nonriusciamo a generare davanti ad esso".In un articolo uscito sul Manifesto del 4 maggioscorso invece, Marco Bascetta e Sandro Mezzadramettono in luce il paragone con la mobilitazionelanciata dalla coalizione Blockupy, culminata conla manifestazione in occasione dell'inaugurazionedella nuova sede della Banca Centrale Europea aFrancoforte, anche in quel caso accompagnata daazioni e  comportamenti simili a quelli visti aMilano. Tuttavia, la natura della coalizioneBlockupy, vero e proprio spazio transnazionale diazione politica contro il management europeo, hapotuto riaffermare immediatamente le ragionidella protesta, senza farsi oscurare dal clamoredegli scontri.Per gli autori nella preparazione delle iniziativecontro Expo sono convissute due prospettivediverse nell'opposizione a Expo: da una parte lamanifestazione espositiva come laboratoriosociale in cui si sperimentano nuove (e menonuove forme di sfruttamento), di messa al lavorodella cooperazione sociale, di forgiatura di nuovispazi urbani, gerarchie e immaginari; dall'altraquella dell'Expo come simbolo della grande opera,che ha finito col prevalere perché nel corteo delprimo maggio è stato proprio il simbolismo delloscontro a dilagare, secondo una logica della messain scena e della rappresentazione di una rivoltache però non si manifesta nel quotidiano.

Come si riparte allora? Le importanti esperienzedi inchiesta della rete No Expo e i tentativi diauto-organizzazione e di lotta, possono avere unseguito se riescono a radicarsi di più nei rapportie nelle lotte sociali. Assumere quindimaggiormente il problema di come accrescere lapartecipazione, il consenso sulle ragionialternative, come contagiare mondi diversi diopposizione al modello sociale dominante,cercando di uscire ancora di più dalla dimesionelocale. Noi, restiamo sintonizzati.

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

attivo in perUnaltracittà

Smontare la mozzarella persvelare l'inganno farinettianodi Samuele De Santis

attivista della Polveriera

"È nato prima l'uovo o la gallina?" questo ildubbio ricorrente quando andiamo a seguire aritroso la storia di Eataly e Slowfood. È forse cheCarlo Petrini, patron di Slowfood, sta svendendo iprincipi fondativi di Slowfood alla Grandedistribuzione organizzata, o è Eataly, nuovocolosso del mangiare buono pulito e giusto,naturale evoluzione del progetto di Petrini?La danza delle mozzarelle. Slow Food, Eataly, Coop e laloro narrazione, di Wolf Bukowski (ed. Alegre)prova a sbrogliare il bandolo della matassa,districando Expo e Farinetti, Slowfood e Ikea, Pd eCoop... nomi oggi saldati insieme nella spartizionedi cariche pubbliche e CdA privati, ma che pochianni fa apparivano come strane coppie. Nel 2007nasceva il PD, partito riformato in stile USA dopoaver messo nel cassetto l'eredità socialdemo-cratica.Nello stesso anno, apparentemente dal nulla, senon dal genio di Natale "Oscar" Farinetti sorgeEataly. Eppure, come la proverbiale vecchia talpa,Mr Ottimismo ("è il profumo della vita!") siintrufolava già da anni nelle nostre case,raccontandoci che con lo spirito giusto anche una

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lavatrice dal valore di uno stipendio era allaportata di tutti, con UniEuro. Proprio nell'annosuccessivo Milano si aggiudicava l'Expo 2015,fondamentalmente strappandolo alla Turchiagrazie al suggestivo tema "Nutrire il pianeta,energie per la vita". Chi avrebbe mai detto, allorache questi tre eventi sarebbero andati adintrecciarsi in modo così indissolubile, da poterrappresentare oggi il modello di sviluppo diquesto paese? Penso nessuno.E ancora oggi in pochi riescono a cogliere checosa si muove nelle stanze dei bottoni. Eppure è lostesso Wolf Bukowski a sostenere che le sue nonsiano scoperte, tutti gli elementi si trovano neglieditoriali dei quotidiani e di Consumatori, larivista dei soci Coop, nelle delibere delleamministrazioni PD che ridisegnano lo sviluppourbano secondo le esigenze della GDO, nelledichiarazioni di Farinetti e Petrini, nel mosaico diinchieste, libri ed articoli citati lungo tutto ilpercorso abilmente tracciato dall'autore perdelineare cosa sia, nei fatti, il futuro delineatodall'attuale classe dirigente.Un futuro tracciato sul racconto d'un presenteche seziona la realtà, ne cancella gli elementiscomodi ridisegnandola in perfetto stile pub-blicità Mulino Bianco. Proprio qui sta lacaratteristica rivoluzionaria del libro, individuarele falsità e le omissioni di Slowfood, Eataly, Coopecc... per metterle insieme, e comporre unacontro-narrazione che mette al centro quel chemanca nel loro racconto: le condizioni di lavoronella filiera della Gdo, l'impatto ambientale dellemonoculture, l'insostenibilità sociale ed am-bientale delle grandi opere, la redistribuzionedella ricchezza dai molti ai pochi...La realtà travolge quindi la fantasia farinettianadi un'Italia da esportare, tutta pizza e mandolino,rivelandola per quello che è, una interpretazionedi parte, di quella parte che Petrini scorda sempredi citare, indicando i colpevoli con un omertoso"si" impersonale; (parlando di caporali e sfrut-tamento dei braccianti: "diventa facile puntare ildito contro i caporali, ma in cui è ora che anchealtri soggetti si assumano delle responsabilità").La danza delle mozzarelle è quindi un libro diparte, della parte sempre omessa dalla classedirigente, ma che è in realtà quella parte che dal

futuro eataliano non ha che da perdere,condannata a mangiare cibo di serie B, perchèquello di qualità, buono, giusto e pulito, è cosa daricchi, è cosa da loro.

Tutta un'altra musicaa cura di Francesca Breschi

cantante, attrice, ricercatrice e didatta, attiva in

perUnaltracittà

Mai mai mai...di F.B.

La Grecia è un Paese che canta... Il canto, lamusica, sono elementi imprescindibili per ilpopolo greco: un forte segno di identità, come sicapisce subito quando si capita in alcuni bar doverisuonano note e parole e dove quasi tutti gliastanti cominciano a cantare insieme. Una portafra i nostri ritmi e melodie e quelli del vicinooriente, una cerniera su universi distanti.La Grecia ci porta un vento nuovo, non con pocafatica, non con poco sforzo, non con poca paura,ma apre con coraggio a una nuova visione dellavita, della politica, dell'economia, forse a unanuova, e allo stesso tempo antica idea, di uomo edonna. La Grecia sta in Europa, ma ha in sé lecontraddizioni che tanti Paesi di frontiera fra uncontinente e l'altro portano in sé...Viene da pensare alla nostra bellissima Sicilia,dove i malavitosi sono davvero pericolosi ma lepersone "sane" e oneste lo sono in manieraesponenziale molto più della nostra quotidiananormalità e come tali possono compiere azioniextra-ordinarie di eroismo quotidiano.La lingua della Grecia antica, portatrice della basedi gran parte di quello che siamo, il grecomoderno un suono che per strada ci pare di capirema poi - un po' come accade per i lunghi scrittidescrittivi del Codex Seraphinianus nei quali cipare di ravvedere parole amiche in stranighirigori - ci si rende conto, tendendo benel'orecchio, che non si tratta di parole conosciute,eppure..."Mai mai mai potrò spiegare tutte le bandiere

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verdi rosse gialle blu viola turchesi mai mai maipotrò respirare tutti i profumi verdi rossi gialliblu viola turchesi né sfiorare tutti i cuori nésolcare tutti i mari Mai mai mai potrò conoscerela sola l'unica bandiera te, Tania" Così scrivevaMikis Theodorakis nel suo lungo poema in musica"Il sole e il tempo", scritto durante la suaprigionia nel 1967.La bandiera di Grecia in questo momento è issatain alto per essere vista e per insegnarciqualcosa:  possano le bandiere non solo di Grecia,ma utopisticamente tutte quante, non portare piùeffigi di identità di guerra - anche se di guerraeconomica si tratta - bensì solo colori dicondivisione, di cooperazione, di accoglienza, dirispetto. Di vita.Evviva il popolo greco che, nonostante tutto, cipermette di riprendere e di continuare a sperare,sempre sempre sempre...Per saperne di più:  http://goo.gl/dfsEkp e anchedalla stessa voce di Theodorakis: https://you-tu.be/_YDfZMloYRg.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef attivi in perUnaltracittà

Minestra di bucce di pisellidi B.Z.

Fiabe Classiche - H.C.Andersen: Cinque in unbaccello. "C'erano cinque piselli in un baccello,erano verdi e anche il baccello era verde, così lorocredevano che tutto il mondo fosse verde, eavevano pienamente ragione! Il baccello cresceva,e anche i piselli crescevano, così si assestarono...".Così scriveva H.C. Andersen, tante favole, tra cuiLa principessa sul pisello, che personalmentetrovo molto più "utile" nella versione delleMatefiabe: un percorso di lavoro dove si esplorauna fiaba e si identificano i contenuti matematici.Per esempio: Troviamo domande per il contenuto"Altezza del letto" Quanto è alto il letto? Quanto èspesso ogni materasso? Quanto è spesso un

piumino? Quanti pioli deve salire la principessaper andare a letto? Sotto 20 piumini chetemperatura c'è? Che rete ci vuole per reggere 20piumini e 20 materassi?Un buon uso della storia, vi pare? Ma azzardiamoancora e arriviamo alle mie  Mangiafiabe, anzipreferisco Mangiastorie. Qui non si esploranoargomenti matematici, perché dosi e proporzionisono segnalate ma, le possibilità di usare tutto ciòche è buono, e rimettere in equilibrio ilconcetto "rifiuti".L'ingrediente in questione è lo stesso, cosi comeper la principessa, perché qui da me,  lo siamotutte; diciamo che è assai diversa la morale:invece di fanciulle che diventano a pieno titoloprincipesse solo per aver individuato qualcosa di"molto fastidioso", durante il sonno (che certificala grande sensibilità del dolce far niente e quindiil rango di appartenenza), qui si esalta il lavoro, laterra, l'ingegno e il rispetto di cose e persone: nonazioni elettive ma comprensive.Bisogni e desideri, nei quali riconoscersi, sedendoad una tavola chiacchierona e curata, usando almeglio, il meglio che abbiamo imparato, e allorascrivo anche io: C'era una volta... la minestra dibucce di piselli Dovete provare per rendervi contodel sapore di questo piatto, che per essere per noi"di recupero", entra a pieno titolo in cucina, edalla porta principale, lasciandovi l'amaro inbocca pensando a tutte le volte che avete buttatovia...La primavera porta con sé questa pianta dellaquale utilizziamo fiori e frutti. I fiori nel vaso,i piselli come contorno, cotti in tegame con olio eaglio e per i goduriosi, un pezzetto  di pancetta,lasciando leggermente rosolare e portando acottura con aggiunta di  brodo di verdura o diacqua, aggiustando di sale.Le bucce ben lavate, avendo cura di togliere ilpicciolo e usate così per soddisfare 4/6  bocche:600 gr di bucce 3 patate medie 6 cipolline freschesale-pepe-olio ex In pentola mettiamo le patatesbucciate e fatte a pezzettoni, le cipolle.Rosoliamo per 5 minuti, uniamo le bucce e acquaa coprire, abbassando il fuoco appena spiccatoil  bollore e quando il tutto sarà ben sfatto,

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prendete il passaverdure con sotto un altro  reci-piente e romaiolo dopo romaiolo, cominciate agirare, senza aggiungere troppo  liquido perottenere la densità di una crema.E' di un verde pallido questo passato, aggiustatelodi sale e pepe macinato fresco,  magari aggiun-gendo della cipollina fresca tagliata finissima, unaC di olio e qualche  fogliolina di maggiorana o dimenta.