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2 2012 Il magazine per i clienti della Schindler Ascensori SA next floor In alto con le alte prestazioni Boom delle megalopoli in India e Cina Vita creativa in una rovina: la Torre David a Caracas «Hochzwei» – panorami convincenti a Lucerna Grattacielo Roche – arte ingegneristica

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2 2012 Il magazine per i clienti della Schindler Ascensori SA

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In alto con le alte prestazioniBoom delle megalopoli in India e Cina

Vita creativa in una rovina: la Torre David a Caracas

«Hochzwei» – panorami convincenti a Lucerna

Grattacielo Roche – arte ingegneristica

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Contenuto

4Efficienza energetica fino alle nuvole – intervista con il professor Holger Wallbaum

6Cina e India – boom delle megalopoli

10Schindler e la sfida asiatica

12La Torre David a Caracas – vita creativa in una rovina

15Intervista con Hubert Klumpner e Alfredo Brillembourg: «L’innovazione è la nostra unica chance»

16Progetto di sviluppo Praille-Acacias-Vernets – Ginevra si reinventa

18Tecnologia PORT – la ricetta del successo sta nella comunicazione

20Sobrietà e dignità – i principi che hanno dato forma al tribunale amministrativo federale di San Gallo

23Grattacielo Roche a Rotkreuz – arte ingegneristica di grande raffinatezza

26«Hochzwei» – panorami convincenti a Lucerna

29Schindler Award – finale emozionante a Berna

30Monte Rosa – il Politecnico di Zurigo si arma per il futuro

Immagine di copertinaL’affascinante skyline della metropoli economica cinese di Shanghai.

Impressum

Editore Schindler Ascensori SA, Marketing & Comunicazione, CH-6030 Ebikon Redazione Beat Baumgartner Indirizzo della redazione next floor,

Zugerstrasse 13, CH-6030 Ebikon, [email protected] Amministrazione indirizzi [email protected] Impaginazione aformat.ch

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in lingua tedesca, francese e italiana Copyright Schindler Ascensori SA, riproduzione su richiesta e con indicazione della fonte www.schindler.ch

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Editoriale

Care lettrici, cari lettori,

l’inurbamento in Cina e India prosegue con grande rapidità. La Cina ha ormai 164 città con

oltre un milione di abitanti, mentre in India sono 46, e il loro numero continua a crescere

senza interruzione. Oggi, a livello mondiale, un grattacielo su due viene costruito in questi

due paesi, ed è lì che vengono montati sette ascensori e scale mobili nuovi su dieci.

Schindler ha riconosciuto presto i segni dei tempi ed è stata la prima azienda occidentale

a stabilire una joint venture con un’azienda di stato cinese, oltre 30 anni fa. Negli anni

successivi abbiamo poi rafforzato di continuo la nostra posizione in Asia. L’ultimo passo

è stato la costruzione di due nuove fabbriche con centri di ricerca a Jiading, in Cina,

e a Pune, in India.

Completamente diversa è invece la situazione nei mercati sviluppati e ormai saturi

d’Europa, dove si tratta soprattutto di:

– concentrare e densificare i centri urbani, bloccando così la dispersione urbana e

il consumo del suolo,

– rivitalizzare il vecchio patrimonio edilizio delle città e, al contempo, costruire nuovi

edifici con la maggiore efficienza energetica possibile,

– migliorare la mobilità e il flusso del traffico all’interno degli edifici con prodotti

innovativi come il sistema di controllo della destinazione PORT di Schindler.

Ma «concentrazione, rinnovamento e innovazione» da soli non bastano a vincere le sfide

urbanistiche del futuro: è sempre più evidente che l’urbanistica moderna deve tenere

in particolare considerazione i bisogni delle persone con mobilità ridotta. È necessaria una

«mobilità senza barriere per tutti» – uno slogan che è anche l’obiettivo del concorso di

architettura «Schindler Award» fin dal 2003.

Fra pochi giorni sapremo chi ha vinto la quinta edizione.

Lasciatevi sorprendere.

Christoph Lindenmeyer

CEO Schindler Schweiz

Sfide

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Tema

Oggi, i grattacieli colpiscono per la loro efficienza energetica e il buon bilancio ecologico. Sono solo i fari di una società sostenibile, o anche il mezzo per combattere carenza di alloggi e l’eccessiva urbanizzazione? Ce ne parla il professor Holger Wallbaum, esperto di edilizia sostenibile.

Efficienza energetica fino alle nuvole

I l XXI secolo rappresenta una svolta: per la prima volta le persone che vi-

vono in città superano quelle che vi-vono in campagna. E gli esperti di sta-tistica delle Nazioni Unite ritengono che la tendenza all’urbanizzazione pro-seguirà. Nel loro «World Urbanization Prospects» prevedono infatti che nel 2030 almeno l’80% della popolazione dei paesi sviluppati vivrà in città, men-tre nei paesi meno sviluppati sarà circa la metà. Già oggi è evidente che i terreni edifica-bili sono rari, soprattutto nelle zone urbane. Questo ha un effetto sull’archi-tettura e sul modo di vivere delle per-sone, e la concentrazione edilizia è con-siderata una possibile soluzione. Quindi un giorno vivremo e lavoreremo tutti in grattacieli? «In Svizzera, anche in futuro i grattacieli non costituiranno l’unica ricetta contro la carenza di alloggi e spazi di lavoro», risponde il pro-fessor Holger Wallbaum. «Ma possie-dono fascino e stanno diventando sem-

TESTO RaphaEl hEgglIn FOTO Thomas WEDDERWIllE & fabRIksTuDIos

pre più simboli importanti e calamite per il pubblico.» E offrono spazi abi- tativi e lavorativi attraenti, ormai anche uniti a elevata efficienza energetica e buoni parametri ecologici.

la facciata sfrutta l’energia solare

I grattacieli, per quanto riguarda l’efficienza energetica, hanno subito una trasformazione simile a quella delle case monofamiliari e plurifamiliari. Oggi sono dotati infatti di un maggior isolamento termico e inoltre sono costru iti in modo da evitare i ponti ter-mici. Se fino alla fine del millennio scorso i grattacieli erano ancora dei man gia-energia, gli edifici nuovi e quelli ristrutturati si avvantaggiano di soluzioni innovative per la fisica edile.A causa della loro forma alta e slan -ciata, però, i grattacieli hanno una com-pattezza modesta, e attraverso la loro superficie ampia (rispetto agli spazi interni) si perde energia sotto forma di calore. Questo lato oscuro ha però an-

che un lato solare, nel vero senso della parola: «Le grandi superfici delle facciate dei grattacieli consentono di sfruttare con molto profitto l’energia solare», spiega il professor Holger Wallbaum. Questo sfruttamento può essere attivo o passivo: il primo caso si ha ad esempio con le facciate for-ma te da celle solari, che producono energia. Passivamente, invece, una fac-ciata di vetro può sfruttare il calore del sole per il riscaldamento. «Valutando gli aspetti energetici in generale, i grat-tacieli di nuova generazione se la ca-vano spesso molto bene.»

sfruttamento ottimale del suolo

Inoltre, i grattacieli hanno il vantaggio di sfruttare al meglio il suolo: su una base relativamente piccola si otten-gono grosse superfici abitative e lavo-rative. Tuttavia, non è raro sentire critiche all’elevato fabbisogno di ener-gia grigia e alla notevole quantità di domotica che richiedono. A ciò si ag-

L’alta tecnologia costituisce la base dell’elevata efficienza energetica dei grattacieli, come nel

caso del Costanera Center di Santiago del Cile, attualmente in costruzione, e della Hearst Tower

(a destra) a Manhattan, New York.

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Prof. Dr. Ing. Holger Wallbaum

Holger Wallbaum è professore di Sustai-nable building alla Chalmers University of Technology di Göteborg, in Svezia. Precedentemente è stato assistente alla cattedra di Edilizia sostenibile presso l’Istituto di Costruzione e Gestione delle Infrastrutture (IBI) del Politecnico di Zurigo. Dal 2002 è socio e direttore della triple innova GmbH für Nachhaltiges Wirtschaften a Wuppertal (D). Inoltre è membro di vari organi internazionali, come l’International Council for Re- search and Innovation in Building and Construction (CIB) o la Deutsche Gesell-schaft für Nachhaltiges Bauen (DGNB).

giunge il dispendio di energia poten ziale necessaria per superare i passaggi da un piano all’altro e cioè per pompare in alto l’acqua potabile e per il riscalda-mento nonché per far salire persone e merci con l’ascensore.Il professor Holger Wallbaum, però, vede le cose sotto un’altra luce: «Anche in questo caso occorre considerare il consumo energetico rispetto alla gran de superfici utile del grattacielo.» Anche il tipo di utilizzo del grattacielo influisce

notevolmente sul fabbisogno di ener-gia: «In confronto agli appartamenti, ad esempio, il consumo di acqua pota-bile negli uffici è scarso. Di conse- gu enza, in un grattacielo adibito a uffici si consuma meno energia per pompare l’acqua verso l’alto.» Inoltre, le macchine per ufficio e i colla-boratori creano molto calore che può essere sfruttato per riscaldare. In altre parole: «Non è possibile determinare un’altezza o una grandezza critica per

un grattacielo: ogni edificio ha un suo bilancio ecologico individuale.» Una differenza, però, c’è: mentre negli edi-fici piccoli anche meccanismi con poca tecnologia consentono di ottenere un’elevata efficienza energetica, l’alta tecnologia è la base dell’elevata effi-cienza energetica dei grattacieli.

gli ascensori, le vene del sistema

Fondamentali in ogni grattacielo sono gli ascensori, che Holger Wallbaum non esita a definire vere e proprie «vene». «Spesso si sottovaluta l’impor-tanza degli ascensori, ma senza di essi sarebbe impossibile costruire in al-tezza.» Per questo motivo, verso la fine del XIX secolo, la costruzione dei primi grattacieli nelle città degli Stati Uniti è stata possibile solo nel mo-mento in cui sono diventati disponibili ascensori sicuri e affidabili per il tra-sporto passeggeri. «Allo stesso tempo non ci si rende quasi conto che esi-stono. Normalmente si dà per scontato il fatto che comunque funzionino». Secondo il professore è stupefacente quanto siano migliorati gli ascensori, dal punto di vista sia tecnologico che energetico.Il segreto per una maggiore efficienza energetica e un miglior bilancio ecolo-gico degli ascensori sta in sistemi motore economici, nel recupero dell’ energia di frenata, in un ridotto con-sumo in stand-by e in una buona gestione del traffico. Questo gioco di squadra funziona a due livelli: da una parte gli ascensori consumano meno energia per il loro funziona-mento e, dall’altra, lavorano più spe-ditamente. Per garantire una determi-nata capacità di trasporto servono meno ascensori, e questo riduce anche il fabbisogno di energia grigia e di superficie disponibile. «Oggi costruire grattacieli che brillino per il buon bi-lancio energetico non è un problema dal punto di vista tecnico», afferma il professor Holger Wallbaum. n

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Tema

Oggi in Cina, domani in India – il boom delle megalopoli in Asia

In Asia, lo sviluppo dell’edilizia è rapidissimo. Oggi un grattacielo su due viene costruito in Cina o in India, e di conseguenza anche la richiesta di ascensori e scale mobili è in fortissimo aumento.

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TESTO pIRmIn sChIllIgER FOTO gETTy / kEysTonE

N iente illustra la velocità dello sviluppo del continente asiatico

in modo tanto immediato quanto la skyline di grandi città come Shanghai, Pechino, Mumbai, Delhi, Manila, Seul o Giacarta. Sulla cartina del mondo questi centri sono punti fissi ben visi -bili, ma chi ha mai sentito nominare Anshan, Baoding, Benxi o Huaibei? Sono quattro città «più piccole» fra le ormai oltre 160 città cinesi di almeno un milione di abitanti, il cui numero continua a crescere senza interruzione. In parte si tratta di insediamenti com-pletamente nuovi, progettati a tavolino e costruiti sui prati verdi: dappertutto, condomini ed edifici commerciali spun-tano da terra come funghi. Tutti gli edifici devono naturalmente essere resi accessibili anche in senso verticale.

È la Cina il peso massimo che

tira il mercato

In Asia l’edilizia residenziale e, con essa, la domanda di ascensori crescono più rapidamente che in tutto il resto del mondo. La parte del leone è svolta dalla Cina, il paese più popoloso del

mondo, dove lo scorso anno è stato installato circa il 60% di tutti i nuovi as cen sori e delle nuove scale mobili. Com plessivamente, il mercato mon-diale è cresciuto del 17,3 %, arrivando a 665 000 unità, e responsabile di quat-tro quinti di questa crescita è stato il boom del settore dei grattacieli in Cina. «In Cina è in corso un terremoto poli-tico-economico», commenta Kurt Haerri, direttore della Top Range Divi-sion (TRD) di Schindler e presidente della camera di commercio Cina-Sviz-zera. Dal 1978, anno in cui la Cina ha iniziato ad aprirsi progressivamente al mercato mondiale, il volume del commercio estero è praticamente esploso, passando da 20 a 3000 mi-liardi di dollari USA. Sempre più per-sone, anche se non ancora tutte, trag-gono vantaggio da questo boom economico.

Il risveglio del gigante addormentato

Anche in India l’incremento del benes-sere stimola la domanda nel campo dell’edilizia. Oggi, 200 –300 milioni di indiani appartengono alla classe media e hanno potere d’acquisto, ma il sub-

continente è solo all’inizio dello svi-luppo edilizio che la Cina sta attual-mente vivendo. La popolazione del paese, che oggi conta oltre 1,2 miliardi di abitanti, nei prossimi 15 anni supe-rerà quella della Cina. Nel settore edili-zio l’India, però, rispetto al Regno di Mezzo, è ancora un gigante addormen-tato. «Il livello di sviluppo è oggi de-cisamente inferiore, ma il potenziale è enorme, tanto più che alcune grandi tendenze si manifestano in India esat-tamente come in Cina», sottolinea Bernard Schwegler, responsabile TRD per la regione Asia/Pacifico.

Vento in poppa da più direzioni

In entrambi i paesi, però, lo sviluppo non ha coinvolto tutte le regioni. Il di-vario economico all’interno di questi paesi ha dato luogo a una migrazione inarrestabile dalle zone rurali verso le c

La skyline di Shanghai. In nessun altro paese al mondo si costruiscono tanti grattacieli quanti in Cina.

Hong Kong con l’International Commerce Center (a sinistra

nella foto), in cui è stato montato il superveloce Schindler 7000.

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città emergenti. Solo lo scorso anno, la popolazione delle città è cresciuta di oltre 20 milioni di persone, sia in Cina che in India, tanto che ormai più della metà dei cinesi vive in città, mentre in India il tasso di urbanizzazione ha da poco superato la soglia del 30% ed entro il 2050, secondo le previsioni, il grado di urbanizzazione del paese ar-riverà al 75%. Questo sviluppo demografico vivacizza ulteriormente il mercato residenziale in entrambi i paesi: l’India cresce ogni anno di 15 milioni di abitanti, e la Cina di 10 milioni, nonostante la politica ufficiale del figlio unico. Sono quindi diversi i fattori che concor-rono a promuovere a lungo termine la domanda di ascensori. A essi si ag-giungono le decisioni politiche. Il governo cinese, ad esempio, è impe-gnato a investire in modo massiccio

nell’edilizia sociale. Nell’ultimo anno, circa un terzo dei nuovi ascensori è stato installato in questo segmento. Nel caso anche il governo indiano dovesse un giorno decidere di alleviare la scarsità di appartamenti con inter-venti da parte dello Stato, la domanda di ascensori aumenterebbe repentina-mente anche nel subcontinente. Le dinamiche di crescita asiatiche in-fluiscono sempre più sulle strategie dei produttori di ascensori a livello mon-dia le. Chi vuole sfruttare questo enorme potenziale e difendere la pro-pria posizione, deve effettuare investi-menti adeguati nell’ulteriore apertura del mercato in questi paesi. «Il mercato interno cinese, grazie alle sue dimen-sioni, è diventato un fattore decisivo per tutti gli operatori.

Chi non riesce a stare al passo, perde uno dei vantaggi più importanti, cioè la leadership dei costi», commenta Kurt Haerri. Prima o poi, tutte le strade pas-seranno dall’India, che infatti entro il 2050 potrebbe raggiungere o addirit-tura superare il potenziale economico della Cina.

fra surriscaldamento e sano

raffreddamento

Negli ultimi tempi, però, la locomotiva della crescita dell’economia mondiale, la Cina, ha perso velocità. I tassi di cre-scita del prodotto interno lordo (PIL) sono leggermente calati nel secondo

c

Panorama notturno di Hong Kong.

La residenza privata dell’imprenditore indiano Mukesh Ambani a Mumbai,

uno degli edifici residenziali più alti del mondo: 163 metri.

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Tema

trimestre, anche se la Cina resta co-munque sempre a un livello invidia bile. Gli esperti di economia ritengono che una certa correzione del ritmo cinese sia addirittura auspicabile, in quanto pro-prio nel settore edilizio si sono osservate negli ultimi anni dannose tenden ze al surriscaldamento. Nelle regioni indu-striali più forti della Cina orientale, i prezzi dei terreni edificabili e degli im-mobili sono esplosi, mentre vi è una

notevole carenza di dirigenti e operai specializzati. Ora però si profila un sano raf freddamento nel settore. Con norme che limitano soprattutto la costruzione di seconde case a scopo speculativo, le autorità cinesi sono riu-scite a rallentare l’attività edilizia pri-vata. Al contempo, tuttavia, lo Stato ha promosso ulteriormente l’edilizia so-ciale, cosicché nel com plesso la situa-zione si è stabilizzata. n

Mentre l’ex colonia britannica di Hong Kong (foto sopra) è affollata di grattacieli, nella città indiana di Mumbai (foto sotto) le «torri» sono ancora poche.

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Tema

Schindler passa all’offensiva sui mercati asiatici in espansione e rinforza le proprie attività. In Cina e in India sono in costruzione nuovi siti di produzione e nel contempo si ampliano i centri di sviluppo già esistenti.

Schindler e la sfida asiatica

TESTO pIRmIn sChIllIgER FOTO Com

S chindler effettua investimenti impor tanti sui mercati più dinamici

e grandi dell’Asia, per assumere un ruolo di primo piano in tutti i segmenti. «Siamo sulla strada giusta e già oggi cresciamo più in fretta del mercato», dichiara Bernard Schwegler, responsa-bile Top Range Division per la regione Asia/Pacifico. Nell’ambito di una strate-gia complessiva, Schindler ha stabilito come consolidare e continuare a svilup-pare la sua posizione nei centri di gra-vità della regione, Cina e India. Il passo principale è stato la creazione di nuovi centri di produzione in entrambi i paesi.

la più grande fabbrica di scale

mobili del mondo, in Cina

Lo stabilimento cinese per ascensori e scale mobili sorge a Jiading, un di-stretto industriale a circa 30 chilometri da Shanghai. I lavori di rafforzamento con pali nel terreno su un’area di 280 000 metri quadri sono iniziati in agosto. Si prevede che la nuova fabbrica sarà pronta per il 2015. Una volta a regime, sarà la più grande fabbrica di scale mobili del mondo. Per il benessere dei circa 3000 dipendenti, il progetto prevede un centro di ristoro e relax con mensa, bar, sale fitness e per la ginna-stica, nonché una biblioteca. Sono invece già avanzati i lavori di costruzione della

nuova fabbrica di ascensori e scale mobili di Pune, a sud-ovest di Mumbai, che entrerà in funzione nel 2014. «A seconda delle necessità, la produ-zione potrà essere progressivamente aumentata in un secondo tempo», spiega Jörg Mächler, direttore Progetti del Gruppo. Con i nuovi stabilimenti in Cina e India, che prevedono investi-menti di circa 200 milioni di franchi, Schindler potrà quadruplicare le sue capacità produttive.

Tre centri R&s completi

Nei siti di Jiading e Pune saranno co-struiti inoltre centri di ricerca e sviluppo (R&D). Le infrastrutture di Jiading comprendono una torre sperimentale di 200 metri di altezza, con un banco di prova di caduta libera, all’interno della quale possono essere sottoposte a test le applicazioni nell’ambito degli ascensori ad alte prestazioni. Si rallegra di questa possibilità Guntram Begle, CTO (Chief Technology Officer) Schindler. «Sarebbe difficile ottenere il permesso per costruire una torre così alta a Ebikon; in Cina invece i funzionari danno il via libera abbastanza in fretta», commenta. Entro il 2015 circa 150 persone lavoreranno nel settore R&D a Jiading, mentre a Pune saranno 100–120. Con i due nuovi centri in Asia e il

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sito di Ebikon già esistente, Schindler avrà a disposizione in futuro tre centri di ricerca completi per l’area Asia/Pacifico.

Continuano acquisizioni e formazione

Anche le acquisizioni fanno parte della strategia di crescita in Asia. Per questo lo scorso anno Schindler ha rilevato una quota del 46% della Xuchang Xiji Elevator Co. Ltd. nella provincia dell’ Henan, grazie alla quale ha rafforzato la propria posizione di mercato nel seg-mento in rapida crescita dell’edilizia sociale. In Cina e in India stanno assu-mendo sempre maggior peso la forma-zione e la specializzazione. Nel nuovo sito di Jiading si trova un centro adde-stramento in cui si formano ogni anno

oltre mille persone: sviluppatori di ap-plicazioni, ingegneri, disegnatori, venditori tecnici e così via. Avere perso-nale competente e ben formato è il presupposto per poter installare anche in Asia ascensori e scale mobili con gli standard qualitativi di Schindler, e ga-rantirne la manutenzione.

Concentrazione e vicinanza al cliente

Schindler continua a espandere la sua rete di filiali regionali in entrambi questi due centri di gravità. Ormai l’azienda è presente con personale pro prio anche in città di dimensioni inferiori in Cina, che però presentano tassi di crescita particolarmente ele-vati nel settore edilizio. Grazie alla strategia di espansione migliorano an-che le possibilità di ottimizzare la catena di creazione di valore, di affron-tare l’enorme pressione sui prezzi e di ridurre i costi. «Nei due siti di Jiading e Pune è tutto di volta in volta colle-gato, dallo sviluppo alla costruzione dei prototipi fino alla produzione in serie», spiega Jörg Mächler. Grazie ai pro-gressi nell’elettronica, nell’ingegneria e nei materiali impiegati dovrebbe infine essere possibile far sì che ogni nuovo modello sia più conveniente e migliore del precedente. n

Il nuovo stabilimento di Jiading, in Cina, con l’imponente torre

sperimentale di 200 m.

Dal 1980

Schindler è presente in Cina dal 1980. Nel 2011, nella regione Asia/Australia/Africa, che comprende Cina e India, si è registrato il 21% circa del fatturato totale. Oltre un quarto del personale in questa regione, e cioè circa 12 000 per-sone, è stato impegnato con i due centri di gravità della regione, Cina e India, la cui importanza continuerà ad aumen-tare anche in futuro. Lo confermano anche i dati più recenti relativi al primo semestre 2012: la regione Asia/Australia/Africa è stata quella in cui Schindler è cresciuta maggiormente, e cioè del 23%.Ormai la regione contribuisce per una quota di circa un quarto al fatturato totale. Nel segmento degli ascensori ad alte prestazioni, la posizione della Cina è ancora più marcata.

Il nuovo centro di ricerca e l’equipe di ricercatori di

Schindler a Pune, in India.

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Tema

Circa 2500 persone abitano illegalmente nella Torre David, un grattacielo di 45 piani mai completato a Caracas, in Venezuela. La popolazione ha occupato l’edificio di cemento in rovina, progettato per ospitare uffici.

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Vivere in una rovina – la Torre David a Caracas

C Che edificio, che progetto! Avrebbe dovuto diventare un palazzo di uffici alto 190 metri, ma la crisi economica in

Venezuela ha fatto sfumare il progetto. La costruzione è stata inter-rotta nel 1994, e da allora il progetto edilizio «Centro Financiero Confinanzas» di Caracas è considerato fallito, diventando un monu-mento commemorativo alla crisi: tonnellate di cemento per nulla e per nessuno. Fino all’anno 2007, quando dai Barrios, i quartieri poveri, sono arrivate le prime persone a occupare la torre vuota. Vi si sono installati. Hanno organizzato abitazioni e giacigli improv-visati. Fuggiti dalle baraccopoli di periferia, si sono trasferiti nelle rovine in centro città denominate Torre David, si dice, per ricordare l’investitore da poco fallito David Brillembourg. Oggi, il grattacielo è animato. Eccome. L’edificio offre ormai una nuova casa, per quanto improvvisata, a oltre 750 famiglie. Sono quindi almeno 2500 le persone che risiedono qui stabilmente. Non esistono ascensori né facciate intonacate, mancano le ringhiere dei balconi e, in alcuni piani, perfino i muri divisori. Dappertutto cocci di vetro, pezzi di cemento e materiale da costruzione che qui però non disturbano nessuno. Perché qui, finalmente, la gente ha un vero tetto sopra la testa.

auto-organizzazione creativa

La Torre David ospita, oltre agli appartamenti, anche ambulatori me-dici, negozi, locali e palestre di fitness improvvisati. L’acqua è stata

portata tramite serbatoi e pompe, e nel corso degli anni gli abitanti hanno organizzato con i mezzi più semplici anche la corrente elet-trica. L’attivo andirivieni nella Torre David viene sopportato dalle autorità e dalla polizia, e osservato e analizzato dagli esperti di archi-tettura. Per oltre un anno, i membri del collettivo internazionale «urban-think tank» hanno studiato l’organizzazione fisica e sociale di questa comunità di occupanti abusivi, detti squatter. «Squatting» è sinonimo di occupazione creativa di luoghi abbandonati.«In generale abbiamo un atteggiamento critico verso questo tipo di invasione, non siamo a favore dell’abitare in edifici non finiti, tanto più che vivere nel grattacielo è pericoloso, ovviamente. Ora però il nostro obiettivo è quello di trovare i modi per rendere questa torre ancora più funzionale e abitabile», commenta Hubert Klumpner, che dirige «urban-think tank» insieme ad Alfredo Brillembourg (pro-nipote del banchiere e investitore David Brillembourg). Klumpner, come il suo collega professore di architettura e urbanistica presso l’ETH, il Politecnico Federale di Zurigo, si dedica da anni a progetti urbanistici e architettonici nei quartieri poveri. Si stima che oggi circa un miliardo di persone impoverite viva in baraccopoli. «Riteniamo che non si tratti di un problema limitato a queste città dell’emisfero meridionale, ma che ci tocchi tutti», spiega Klumpner.Oggi la Torre David è di proprietà di uno dei fondi fallimentari del governo del Venezuela. «Quello che succede nell’edificio viene con-sapevolmente ignorato, e finora non è previsto alcuno sgombero»,

TESTO maRTIn bEhR /«salzbuRgER naChRIChTEn» FOTO IWan baan

In alto: l’interno della Torre David, mai finita, con due vani ascensore vuoti.

In basso: la metropoli di Caracas: quartieri di grattacieli a fianco delle baraccopoli.

Quasi tutti gli apparta-menti nella Torre David

sono occupati; nel gratta-cielo di 190 metri vivono

in tutto 2500 persone.

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Tema

racconta Hubert Klumpner. Il fatto è che le persone hanno orga-nizzato bene la propria vita in quelle condizioni difficili. Al 28° piano, i bambini pedalano sui loro tricicli, dove mancano corrimani e rin-ghiere. Un atrio funge da campo di calcio. Alcune aree sono attrez-zate con una connessione wireless a Internet. Le famiglie estese si sono costruite una rete di aiuto reciproco fra vicini. «Questa struttura sociale di sostegno ci interessa molto. Si fa affidamento l’uno sull’ altro, e le infrastrutture che mancano sono sostituite dall’umanità: un fenomeno appassionante». Bisogna inoltre sapere che Caracas è un luogo particolare e pericoloso, dove l’acqua potabile costa più della benzina e il tasso di criminalità è elevato.

less stupid cities

La Torre David non è un caso singolo a livello mondiale. Secondo Klumpner esistono progetti simili ad esempio a Johannesburg, Bangkok e Mumbai, dove i poveri si sono insediati in grattacieli che hanno perso la loro funzione. Il professore è convinto che la società occidentale possa imparare molto dalle soluzioni trovate nelle «baraccopoli verticali». E non solo dalle «ingegnose capacità di improvvisazione» degli abitanti: «Dobbiamo anche riesaminare criticamente le nostre tecnologie costose e sofisticate, che non sono necessariamente sostenibili». Klumpner spera che una nuova gene-razione di urbanisti e architetti si interessi meno alle «smart cities» e più alle «less stupid cities». Secondo lui, in questo senso la Torre David è un «laboratorio ideale» per sperimentare tecnologie più leggere insieme all’industria e agli abitanti: «Dobbiamo finalmente occuparci del miliardo di persone che sono costrette a vivere nelle baraccopoli». Per questo proprio a Caracas, dove lo spazio ormai scarseggia, lo «urban-think tank» ha progettato una robusta funivia urbana, impianti sportivi e licei verticali, nonché toilette funzionanti senz’acqua. «Non basta solo osservare, bisogna anche fare qual-cosa», commenta Klumpner.

leone d’oro alla biennale di architettura di Venezia

Alla Biennale di Architettura di Venezia, per l’installazione «Torre David/Gran Horizonte», il collettivo «urban-think tank» ha rice-vuto il Leone d’Oro per il miglior progetto nel quadro della mostra «Common Ground» del direttore della Biennale David Chipper-field. All’Arsenale, il collettivo ha installato un improvvisato risto-rante venezuelano. Alle pareti erano appese foto del grattacielo,

e sui tavoli si trovava materiale informativo. Hubert Klumpner: «Abbiamo creato uno spazio sociale simile a quello degli abitanti della Torre David.»Nella motivazione della giuria di Venezia si legge che il premio è dedicato anche alle persone di Caracas che come comunità in-formale si sono create una nuova casa, con le proprie forze, in un edificio non finito. Una dichiarazione che a sua volta sta susci-tando animate discussioni in Venezuela. Il successo internazionale ha acceso in loco un dibattito. Finalmente. n

BiBliografia consigliata

Torre David Informal Vertical Communitiesa cura di alfredo Brillembourg e Hubert Klumpner, urban-think tank, cattedra di architettura e Urbanistica, Politecnico di Zurigo. la pubblicazione dello studio «torre David–informal Vertical communities» è stata possibile grazie a schindler. fotografie di iwan Baan.480 pagine, 300 illustrazionilars Müller Publishers, Zurigo, 2012isBn 978-3-03778-298-9, in inglese

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A ll’ultima Biennale di Architettura di Venezia, Hubert Klumpner e Alfredo Brillembourg di «urban-think tank»

hanno ricevuto un Leone d’Oro per l’installazione «Torre David/Gran Horizonte». Abbiamo per prima cosa voluto sapere quali sono i compiti concreti che svolgono nel loro istituto.Hubert Klumpner: Lavoriamo da oltre dieci anni a temi relativi alla città nel sud del mondo. Ci occupiamo di sfide ma anche di potenzialità che si presentano per il cosiddetto «mondo sviluppato» e le sue città. La nostra cattedra al Politecnico di Zurigo cerca di creare una base per il tema dell’urbanistica in Svizzera. Certo, la nostra non è l’unica cattedra in questo settore, ma l’indirizzo del nostro corso sulle città del sud del mondo e sulle sfide correlate, dovute a una debole base finanziaria dei governi cittadini, a infrastrutture eccessive e scarse risorse, insieme a un aumento della densità di popolazione ed edifici, completa il potenziale didattico e di ricerca del dipartimento di architettura del Politecnico.

La vostra ricerca di approcci innovativi è onnipresente. Come valuta le possibilità che questi impulsi innovativi si tradu-cano nella pratica (in architettura e urbanistica) in qualcosa di più che affascinanti riflessioni?Alfredo Brillembourg: L’innovazione è la nostra unica chance di rag-giungere le città e i suoi abitanti prima che diventi troppo tardi, nel vero senso della parola. Si potrebbe anche dire «Innovation takes command». La sfida è creare un’atmosfera nella quale il pensiero avanzato venga stimolato e reso possibile. Per far ciò, il primo passo consiste nell’esercitare sempre l’autocritica.

Quale ruolo ha la vostra cattedra all’interno del Politecnico?Hubert Klumpner: Io e Alfredo siamo molto legati al «Network City and Landscape» che, insieme allo Studio Basel e al «Future City Lab» di Singapore, è il luogo in cui, all’interno del Politecnico, ci si occupa delle questioni relative al territorio, allo sviluppo urbano e alla città come conquista e sfida culturali. L’NCL, oltre ad affrontare le que-stioni tecniche, cerca soprattutto di comprendere la dimensione cul-turale, sociale ed economica della città.

Come si svilupperà il collettivo «urban-think tank» in futuro?Hubert Klumpner: «urban-think tank» è stato fondato in origine in America latina come organizzazione non-profit. Fin dall’inizio, il ful-cro è stato la domanda su come fosse possibile comprendere meglio il compito dello sviluppo urbano nei paesi in via di sviluppo ed emer-genti, in tutti i contesti, e non solo il fenomeno in sé, ma anche come affrontarlo nella pratica. Il collegamento in reti internazionali e il connubio di missione, visione e azione ci hanno portati al Poli-tecnico di Zurigo tramite la Columbia University, dove abbiamo fon-dato lo SLUM_Lab. Un passo naturale di questo sviluppo è il nostro obiettivo di formare in Svizzera una nuova generazione di architetti.

Vi considerate in contrapposizione critica rispetto all’insegna-mento classico dell’architettura?Alfredo Brillembourg: Il nostro approccio si ricollega al periodo prece-dente al postmoderno, cioè al periodo in cui l’architettura si concen-trava sul concetto di «forma = contenuto». Era un’epoca in cui anche nell’Europa del dopoguerra ci si occupava, oltre che delle classiche questioni della modernità, di questioni relative al contesto più ampio della nostra società. La visita del progetto Previ a Lima, in Perù, è stata per noi un’esperienza fondamentale. L’America latina come laboratorio e le deformazioni a lungo termine di quelle idee con cui si sono confrontati architetti come il Team 10, Aldo van Eyck, Ralph Erskine o Yona Friedmann, sono per noi interessantissimi punti di col-legamento per riportare l’insegnamento dell’architettura su una base più ampia.

Come definite l’insegnamento dell’urbanistica?Hubert Klumpner: I possibili approcci all’urbanistica sono molti. Oggi in Asia e Africa, come alcuni decenni fa in America Latina, dovremo veramente sviluppare le nuove città come sistemi ecologici, o in-grandire di cinque, sei volte le città già esistenti, se si avvereranno le previsioni secondo cui anche lì oltre il 50% della popolazione si sposterà nei centri urbani. La domanda per noi oggi è, però, come trasferire queste esperienze nelle città già costruite. n

«L’innovazione è la nostra unica chance»

I professori Hubert Klumpner (a sinistra) e Alfredo Brillembourg impegnati in una discussione – e davanti a una baraccopoli di Caracas (foto a sinistra).

FOTO u-TT / DanIEl sChWaRTz

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urbanità

TESTO JEan-louIs EmmEnEggER FOTO CITTà DI gInEVRa E ClR aRChITECTEs

Come altre città europee, anche Ginevra da alcuni anni si con-fronta con una forte crescita: aumento del numero di abitanti,

ampliamento dell’attività economica e del settore dei servizi, es pan-sione degli spazi commerciali, incremento del livello di traffico e così via. Questo pone Ginevra di fronte alla sfida di mantenere o addirittura migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti.

obiettivo: concentrazione

Per risolvere questa situazione, la città ha pianificato importanti investimenti per l’edilizia residenziale, la progettazione dei quartieri, il miglioramento delle infrastrutture per il traffico ecc. Due dei pro-getti sono la costruzione di nuove linee tramviarie e il collegamento ferroviario CEVA (Cornavin–Eaux-Vives–Annemasse). Per rendere possibile la crescita urbana, le possibilità pratiche sono solo due: l’espansione (come negli USA) o il contrario, cioè la concentrazione. In Svizzera e soprattutto a Ginevra lo spazio è scarso, e per questo l’espansione è impossibile. Per una pianificazione urbanistica reali-stica rimane esclusivamente il concetto di concentrazione. In breve: occorre costruire in altezza! In effetti, tutte le città svizzere si sono ispirate a questo principio: Zurigo (Prime Tower), Basilea, hinterland di Losanna, Friburgo, Zugo, Lucerna e così via.

paV: una chance unica

Nathalie Luyet Girardet, direttrice del dipartimento compiti operativi dell’ufficio di urbanistica del Cantone di Ginevra, sottolinea: «Gine-vra ha una grande fortuna, perché ha a disposizione una superficie di 230 ettari vicino al centro-città. Una chance unica – Ginevra può

svilupparsi vicinissimo al centro cittadino! Questo rende la zona del PAV – Praille-Acacias-Vernets – un importante progetto di tra-sformazione urbana in vista del futuro».Il PAV comprende la zona industriale La Praille (scalo merci) e i quar-tieri Acacias e Vernets, e si trova sul territorio dei tre comuni di Carouge, Ginevra e Lancy. Questa zona viene definita «zona mista», in quanto comprende spazi residenziali (appartamenti) e commer-ciali (artigianato, commercio e piccola industria) con 20 000 posti di lavoro. Trasformazione urbana per eccellenza

140 dei 230 ettari del PAV saranno ristrutturati, ma le infrastrutture esistenti (strade ecc.) saranno conservate. Obiettivo degli urbanisti è di trasformare una zona industriale e artigianale, oggi molto attiva, in un nuovo centro cittadino misto ad alta concentrazione. La sfida sta nella nuova ripartizione fra gli spazi residenziali (si prevede la co-struzione di 11 000 appartamenti) e le attività commerciali. Gli edifici nuovi andranno ad aumentare la densità delle superfici disponibili e creare luoghi allestiti in modo nuovo per migliorare la qualità della vita nello spazio pubblico.

Il nuovo quartiere de la marbrerie

È attualmente in fase di elaborazione una prima porzione del pro-getto: il quartiere de La Marbrerie (Carouge), di proprietà del Can-tone di Ginevra. Il primo concorso di architettura per il PAV è stato vinto dallo studio CLR architectes (Ginevra). Patrick Longchamp, uno dei fondatori, descrive così gli obiettivi del suo progetto:

Ginevra – una città si reinventaNel cuore di Ginevra sorge il quartiere La Marbrerie, uno dei primi previsti dall’ampio progetto di sviluppo urbano della zona del PAV (Praille-Acacias-Vernets). Due grattacieli abitativi di 16 piani sorgeranno in un ambiente urbano completamente rinnovato.

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«Il nostro progetto consente la coesistenza di spazi abitativi, PMI e commercio. Gli spazi commerciali si trovano su due livelli, con una superficie di 6000 metri quadri. A partire dal terzo piano si elevano due condomini residenziali di 14 piani, alti 50 metri».

Due torri: «Castor» e «pollux»

Il muro lungo una strada molto trafficata crea un cortile protetto, una specie di oasi di pace al centro delle attività commerciali e urbane, e offre agli abitanti uno spazio per riposare. Il progetto prevede una terrazza piantumata, un asilo nido e un parco giochi. Sul tetto delle due torri «Castor» e «Pollux», gli abitanti dei 158 appartamenti potranno godere di una terrazza e di un centro di in-contro e per spettacoli. L’uso dell’energia degli edifici risponde ai criteri più severi. Il committente prevede di iniziare la costruzione nel 2014, mentre l’inaugurazione dovrebbe avvenire nel 2017. Dopo La Marbrerie saranno ristrutturate altre zone all’interno del PAV. Ginevra ha avviato una trasformazione profonda: la città si reinventa e diventa una zona modernissima ad alta concentrazione, nello spirito del design urbanistico del terzo millennio. n

Nel nuovo quartiere sorgeranno i due palazzi «Castor» e «Pollux», entrambi di 16 piani. Foto: CLR architectes, Ginevra.

Il quartiere de La Marbrerie è uno dei primi a essere realizzati nell’ ambito dell’importante progetto di sviluppo urbanistico PAV.

Facts &Figures Progetto La Marbrerie 2005 Concorso internazionale di architettura e urbanistica per la concentrazione del quartiere cittadino del PAV, «Ginevra 2020» (Federazione Architetti Svizzeri) 2007 Presentazione del progetto pilota (prima definizione del PAV) 2009 Disegno di legge sulla ristrutturazione 2011 Approvazione unanime della ristrutturazione del PAV da parte del parlamento cantonale Settembre 2011 Primo concorso di architettura per il PAV,

progetto La Marbrerie Febbraio 2012 Scelto il progetto vincitore: «Castor & Pollux» della CLR architectes, Ginevra 2014 Inizio dei lavori 2017 Inaugurazione del nuovo quartiere cittadino de La Marbrerie

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accessibilità

TESTO RaphaEl hEgglIn FOTO albERT zImmERmann

G li edifici diventano sempre più grandi e com-plessi. La diminuzione dei terreni edificabili e la

crescita della popolazione richiedono costruzioni più concentrate, e proprio negli edifici grandi e alti è fondamentale non lasciare i visitatori a se stessi. Infatti spesso nelle ore di punta si riversano nei loro posti di lavoro centinaia o addirittura migliaia di persone. Sono ascensori e scale mobili a svolgere la funzione fondamentale di portarle rapidamente alla loro meta. Se questi sistemi lavorano in modo co-

ordinato, consentono di evitare tempi di attesa. Se invece funzionano secondo il vecchio principio del «chi primo arriva meglio alloggia», ecco che si formano le code.

Transit management

Il concetto alla base del successo di un’efficiente gestione del transito è la comunicazione. Ed è proprio ciò che offre la nuova tecnologia PORT, che conduce i visitatori con semplicità all’ascensore corretto e,

Schindler PORT sfrutta gli ascensori in modo ottimale. E non solo: questa tecnologia trasporta in modo efficiente i visitatori attraverso gli edifici e fornisce loro importanti informazioni. Grazie al transit management si accorciano i tempi di attesa, si riduce il consumo di energia degli ascensori e, inoltre, si risparmia spazio prezioso.

La ricetta del successo sta nella comunicazione

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attraverso l’edificio, fino alla loro meta. Schindler PORT coordina tutti gli ascensori e calcola costante-mente come un passeggero possa arrivare al piano desiderato nel modo più veloce. In questo modo gli ascensori vengono sfruttati in modo ottimale, mentre viaggi a vuoto e fermate intermedie si riducono al minimo. L’effetto finale è che sono necessari meno ascensori e resta disponibile una maggiore superficie preziosa per appartamenti o usi commerciali.

su misura degli utenti

Della comunicazione si occupano i terminali per gli utenti installati nell’edificio, cioè i cosiddetti «Personal Occupant Requirements Terminals» (PORT). I terminali sono dotati di un lettore di badge; i visitatori con badge per l’accesso vengono quindi riconosciuti auto-maticamente e condotti nel luogo desiderato in base alla programmazione. I terminali PORT sono inoltre dotati di display TFT e funzione touchscreen, nonché

di un altoparlante: le indicazioni per gli utenti sono dunque sia visive che sonore. PORT consente così un facile accesso agli edifici anche ai disabili: gli ipo-vedenti sono guidati dagli avvisi sonori e le persone in sedia a rotelle (riconosciute come tali grazie al badge di accesso) sono guidate agli ascensori più spa-ziosi, e le porte restano aperte più a lungo. Sono finiti i tempi in cui si sceglieva il piano premendo un pul-sante in cabina.

maggiore efficienza energetica e nel funzionamento

La tecnologia PORT può essere integrata in sistemi di controllo dell’edificio e di sicurezza già esistenti. Il controllo dell’accesso può quindi essere esteso agli ascensori e, in caso di emergenza, i terminali forni-scono indicazioni per l’evacuazione, anche in forma sonora. Schindler PORT garantisce maggiore efficienza energetica e di funzionamento e conduce i visitatori alla loro meta in modo rapido e semplice. n

Grazie alla tecnologia PORT, il visitatore viene condotto all’ascensore corretto, che lo porta alla sua meta più rapidamente. Il terminale per gli utenti (foto a sinistra) può essere utilizzato anche per leggere i badge.

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Costruire e rinnovare

Sobrietà e dignità per principioLa città di San Gallo è la nuova sede del tribunale amministrativo federale. Il nuovo edificio, disegnato dagli architetti Staufer & Hasler, è urbanisticamente imponente e costituisce una cornice discreta eppure marcata per questa istituzione politicamente rilevante.

Il nuovo edificio del tribunale ammini-strativo federale è ben visibile dalla zona occidentale di San Gallo e costitui-sce un punto di riferimento verso il centro della città.

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TESTO kaTRIn ambühl FOTO albERT zImmERmann

Q ualche anno fa sul «Chrüzacker» fiorivano an-cora more e fiori selvatici. Dall’estate del 2012,

il campo a maggese vicino al centro è diventato il nuovo posto di lavoro di 400 collaboratori del tribu-nale amministrativo federale. Il trasferimento dell’ istituzione da Berna a San Gallo è stato la conclusione di un lungo processo avviato nel 2000 con la riforma della giustizia votata dall’elettorato, i cui obiettivi erano fra l’altro lo sgravio del tribunale federale e la semplificazione dei procedimenti. Inoltre, il tribunale amministrativo federale, suddiviso in tre sedi, avrebbe dovuto essere riunito sotto uno stesso tetto. La scelta di San Gallo, inoltre, è stata un atto democratico, come ha affermato la consigliera federale Simonetta Sommaruga all’inaugurazione: «I tribunali federali di Losanna, Bellinzona e San Gallo costituiscono, insieme al tribunale federale delle assicurazioni di Lucerna, un equilibrio dei tribunali federali che non potrebbe essere più bilanciato ed equo di così».

purezza e orgoglio

Anche il nuovo edificio può essere definito equili-brato. L’insieme della torre alta 50 metri e dell’ala di due piani rappresenta un equilibrio fra modestia e monumentalità, fra purezza delle forme e orgoglio. L’articolazione in due ali è nata da considerazioni urbanistiche e orientate all’utilizzo. Nel palazzo di 13 piani ha sede il settore schermato dell’amministra-zione. Alla base del palazzo e nell’ala bassa si trovano le zone semipubbliche con caffetteria, biblioteca, sale conferenze e sale delle udienze. «Una delle questioni fondamentali è stata come siste-mare un volume così grande, di 86 000 metri cubi, in questa posizione prominente sulle propaggini del Rosenberg», commenta Rico Lauper, responsabile di progetto presso lo studio Staufer & Hasler Archi-tekten. La risposta degli architetti è stata una costru-zione di base inserita nelle pendici, che forma uno spazio esterno pubblico insieme alla villa preesistente, e una torre. Quest’ultima si trova sulla propaggine occidentale del Rosenberg e integra una serie di edi-fici importanti, e cioè il municipio vicino alla stazione,

il nuovo centro del politecnico o anche il grattacielo dell’ospedale cantonale. «La torre è ben visibile da ovest e dalle colline circostanti. L’edificio costituisce un punto di riferimento per l’ingresso da occidente al centro della città», spiega Patrick Bünter dell’Ufficio per i lavori pubblici del Cantone San Gallo.

Doppi piani

Nel progettare il grattacielo, gli architetti hanno scelto un approccio che contrasta con la tendenza attuale. Hanno infatti rovesciato la statica verso l’esterno, mentre la maggior parte dei moderni grat-tacieli la nascondono e mostrano solo la facciata.

Facts &Figures Committente Ufficio per i lavori pubblici Cantone San Gallo Architetti Staufer & Hasler Architekten, Frauenfeld Impresa appaltatrice Struttura grezza e involucro esterno: HRS Real Estate AG, San Gallo Direzione Finiture interne e ingegneria edile: Staufer & Hasler Architekten, Frauenfeld Tempo di costruzione dal 2009 al 2012 Spese 106 milioni di franchi Ascensori 4 ascensori Schindler 5400

2 Schindler 5300

Il nuovo edificio del tribunale ammini-strativo federale è ben visibile dalla zona occidentale di San Gallo e costitui-sce un punto di riferimento verso il centro della città.

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Costruire e rinnovare

Nel tribunale amministrativo federale, tutti gli ele-menti visibili hanno una funzione portante. La strut-tura in cemento armato del grattacielo poggia su una base di tre piani con una facciata scandita da finestre regolari e un atrio d’ingresso interno. Sopra di essi si ergono dieci piani suddivisi visivamente in altezza in unità di due piani. La suddivisione dello spa-zio verticale in cinque doppi piani rispecchia la strut-tura dell’amministrazione, costituita da cinque corti. «Grazie alla sua espressione comunicativa, riferita alla situazione interna, l’edificio acquista un adeguato carattere rappresentativo e una dignità molto mo-derna», commenta l’architetto Rico Lauper.

un’ottima rappresentazione degli obiettivi

Il principio della sobrietà e della dignità si afferma an-che all’interno, come si nota particolarmente bene nell’atrio d’ingresso: il cemento a vista viene comple-tato dallo stucco lustro, pannelli alle pareti e armadi a muro sono in rovere trattato a olio e per i pavimenti sono state usate pavimentazioni terrazzo con intarsi. Tutti materiali tradizionali e pregiati, la cui lavorazione ha richiesto un grado elevato di know-how artigianale e precisione. Per quanto riguarda in particolare i pavi-menti in pietra levigata, gli intarsi sono stati realizzati in pietre diverse nei toni del giallo, del rosso o del verde, e conferiscono a ciascuna stanza una colora-zione e un’atmosfera proprie. La prima pietra del progetto è stata posta nel 2005, con un concorso in due fasi lanciato dal Cantone di San Gallo. Per la prima fase sono arrivate quasi 200 proposte. Le direttive del programma di concorso erano chiare: l’edificio del tribunale doveva avere un aspetto invitante, riflettere giustizia ed equità e materializzare il concetto di diritto. «Questo obiettivo basilare è stato tradotto magistralmente dallo studio Staufer & Hasler Architekten nell’aspetto esteriore, nell’organizzazione interna e nei materiali utilizzati», commenta Patrick Bünter dell’Ufficio per i lavori pubblici del Cantone di San Gallo. Il Cantone è il committente dell’edificio, che è preso in affitto dalla Confederazione, la quale a sua volta lo affitta al tribunale amministrativo federale, in cui la-vorano 75 giudici con 320 collaboratori e cancellieri. Il tribunale si occupa di 17 000 casi all’anno, con 9000 sentenze. Nel nuovo edificio, il tribunale ha ora tro-vato una cornice che proietta verso l’esterno la sua se-rietà e la sua importanza. n

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A destinazione in sicurezza e con rapidità

Centinaia di persone utilizzano ogni giorno gli ascen-sori nel nuovo tribunale amministrativo federale. Tutti hanno un obiettivo: arrivare il più in fretta possi-bile. Perché vi riescano, gli ascensori del grattacielo sono dotati di un sistema di controllo della destina-zione, che raggruppa le persone che desiderano rag-giungere lo stesso piano. Il comando centrale calcola quale ascensore è l’ideale per portare il passeggero alla meta con meno fermate intermedie possibili.

In 15 piani del grattacielo è stato installato un im-pianto triplex con tre ascensori Schindler 5400. Un quarto ascensore dello stesso tipo è concepito come ascensore speciale per l’uso da parte dei vigili del fuoco. L’ala laterale è dotata di due ascensori standard Schindler 5300. Il sistema triplex del gratta-cielo è stato montato molto presto, in quanto due degli ascensori sono stati usati come montacarichi. Per questa fase sono stati equipaggiati con uno spe-ciale rivestimento interno e robuste porte.

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Arte ingegneristica di grande raffinatezzaIl grattacielo attira immancabilmente su di sé lo sguardo degli automobilisti, dalla sua posizione vicino alla biforcazione per Rütihof della A14, all’ingresso del Canton Zugo. E il nuovo edificio dell’amministrazione di Roche Diagnostics International SA si merita questa attenzione, sia per la sua attraente architettura che per il suo intelligente programma energetico e di domotica.

architettura svizzera

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architettura svizzera

TESTO sTEfan Doppmann FOTO albERT zImmERmann

L ’edificio 5, come viene sobriamente definito il grattacielo, funge da centro amministrativo

per Roche Diagnostics International dalla metà del 2011. Negli ultimi anni, l’azienda ha concentrato e ampliato notevolmente le sue attività a Rotkreuz. A questo scopo sono stati man mano costruiti diversi edifici architettonicamente notevoli, la cui colloca-zione ha seguito un progetto degli architetti di Lucerna Scheitlin & Syfrig. Si è formato quindi un vero e proprio campus, il cui punto culminante, almeno per ora, è l’edificio dell’amministrazione, alto 68 me-tri. L’edificio 5 della Roche offre spazio a circa 625 po- stazioni di lavoro, distribuite su moderne zone di la-voro aperte intervallate da postazioni singole e sale ri-unioni, chiuse da pannelli di vetro. I 13 piani su cui sono suddivisi gli uffici sono collegati da scale a chioc-ciola concepite con generosità, che accorciano le distanze e facilitano la comunicazione. Agli ultimi due piani sono state allestite diverse sale conferenza. Collaboratori e ospiti possono ammirare qui il pano-rama mozzafiato sul lago di Zugo fino alle cime delle Alpi. All’ultimo piano si trova anche un auditorium da 100 posti, con un atrio utilizzabile per incontri, aperitivi e buffet.

statica innovativa

L’incarico per la costruzione del grattacielo è stato vinto, dopo una gara fra cinque famosi studi di archi-tettura svizzeri, dallo studio Burckhardt + Partner di Basilea. Il loro progetto è caratterizzato soprattutto dalla concezione della statica, imponente ma al tempo stesso economica. Elemento centrale della sta-tica sono i montanti a V e ad A che caratterizzano la facciata trasparente. Questi elementi prefabbricati so-stengono una parte notevole delle forze e sgravano quindi in modo significativo il nucleo in cemento della struttura. Ciò ha consentito di ridurre notevolmente, da 50 a 30 centimetri, lo spessore dei muri interni, au-mentando la superficie utilizzabile.

Ridotto fabbisogno energetico – niente climatizzatori

Altrettanto innovativo è anche il progetto energetico e di domotica. Il fabbisogno di energia dell’edificio è di circa 81 kilowattora per metro quadro all’anno: notevolmente al di sotto del normale consumo interno di Roche, di 100 kilowattora. Il riscaldamento è dato da una pompa di calore collegata a sonde geotermi-che. In estate, i locali sono rinfrescati mediante attiva-zione termica del calcestruzzo, in cui l’acqua viene trasportata in un sistema di condutture interne ai sof-fitti di calcestruzzo. L’acqua circolante rinfresca così le massicce lastre dall’interno. Il fresco accumulato nel calcestruzzo viene rilasciato nella stanza per molte ore e garantisce un comfort ambientale equilibrato e piacevole anche se le temperature esterne sono elevate. Si può così evitare l’utilizzo di impianti di con-dizionamento che consumano molta energia.Una sfida particolare per gli architetti è stata quella dell’isolamento acustico. Perché l’attivazione termica del calcestruzzo possa svolgere al meglio il suo effetto rinfrescante, la lastra di calcestruzzo sul soffitto do-vrebbe rimanere il più possibile a vista. Per ottenere ugualmente una buona acustica ambientale, i respon-sabili del progetto, in collaborazione con il rinomato Fraunhofer Institut für Bauphysik di Stoccarda, hanno sviluppato una soluzione innovativa: nel soffitto sono stati inseriti profili in fibra di cemento, riempiti di gra-nulato di vetro, che formano come delle strisce. Successivamente, il soffitto è stato rivestito con un in-tonaco speciale. In questo modo è stato possibile assorbire gran parte del suono, senza ridurre l’efficacia dell’attivazione termica del calcestruzzo. Infine, anche la facciata è altamente innovativa: gli elementi sono formati da una struttura in alluminio con tripli vetri sull’interno e vetro semplice all’esterno. Nella camera fra i vetri si muove la tapparella oscurante, che non è quindi esposta a vento e pioggia. L’aerazione perma-

Facts &Figures

Altezza 68 m, 18 piani, 2 piani sottoterra, 1 piano terra, 13 piani standard, 2 piani sale conferenze

Superficie 956 m2 di base, 17 236 m2 di superficie lorda Destinazione d’uso Uffici (600 posti di lavoro), sale conferenza Posizione Rotkreuz Areal Roche Diagnostics International AG Committente Roche Diagnostics International SA Rappresentante projektrosenberg, Zurigo Architetti & IA Burckhardt & Partner AG, Basilea Consegna Metà 2011 Ascensori 3 ascensori per passeggeri Schindler 5400 1 montacarichi, ascensore passeggeri e ascensore per vigili del fuoco, Schindler Custom Design

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nente della camera previene la formazione di con-densa sul lato esterno degli elementi di facciata. La modalità di costruzione adottata facilita le opera-zioni di pulizia, garantendo comunque un’efficace protezione dall’irraggiamento solare. In ogni secondo asse della facciata si trova poi un dispositivo di aera-zione decentralizzato. L’aria esausta viene condotta fuori dalla stanza tramite il nucleo di calcestruzzo, fino alla centrale di scarico sul tetto.

Controllo intelligente degli ascensori

Anche la gestione della mobilità all’interno dell’edifi-cio contribuisce all’efficienza del suo funzionamento. Dalle simulazioni matematiche era emerso che la capacità dei tre ascensori previsti avrebbe potuto non essere sufficiente nei momenti di punta. Per questo motivo il montacarichi è stato configurato in modo da soddisfare gli standard per il trasporto persone. Il con-trollo della destinazione con tecnologia PORT garanti-sce ora che tutti gli utenti raggiungano la loro meta sul percorso più veloce. La Roche Tower di Rotkreuz è il primo edificio della Svizzera a essere equipaggiato con la nuova tecnologia PORT. n

La particolare facciata del gratta-cielo «Edificio 5».

Con il sistema di controllo della destinazione, gli utenti dell’ascensore

raggiungono rapidamente e comodamente il piano desiderato.

architettura svizzera

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architettura svizzera

«Hochzwei» – panorami convincenti a Lucerna

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architettura svizzera

Prima l’esercito, oggi centro sportivo, polo fieristico, area naturale e ricreativa: l’Allmend di Lucerna ha come sempre molto da offrire. È stata quindi una grossa sfida per gli architetti che hanno progettato e costruito la nuova arena sportiva con i due grattacieli residenziali «Hochzwei».

TESTO bEaT ChRIsTEn FOTO albERT zImmERmann

A ll’inizio c’era un modellino in gesso. Poi sono arrivate le visualizzazioni tridimensionali di come

sarebbe stata la nuova situazione dello stadio All-mend di Lucerna, dopo la costruzione del previsto centro sportivo affiancato dai due grattacieli residen-ziali. «Non è stato sempre facile comunicare alla gente la nostra concezione urbanistica con queste visualizzazioni», ricorda oggi l’architetto di Lucerna Iwan Bühler che, insieme all’architetto Daniele Mar-ques, anch’egli di Lucerna, ha sviluppato il progetto che ha vinto il concorso di architettura per il nuovo stadio di calcio della città. «Per capirlo è fondamen-tale rendersi conto che l’Allmend è un luogo partico-larissimo per i cittadini di Lucerna», spiega Iwan Bühler. La proposta Marques/Bühler ha convinto alla fine la giuria per due motivi: da un lato, gli edifici sono posizionati in modo chiaro, dall’altro, i due ar-chitetti sono riusciti a interagire con l’ambiente e il panorama dell’Allmend, nonostante le dimensioni edificate richieste. La decisione di distinguere i diversi utilizzi (stadio di calcio, edifici sportivi con piscina coperta e centro fitness, grattacieli residenziali) si è

dimostrata poi la chiave del successo. In questo modo è stato possibile realizzare in modo indipen-dente tutte le parti del complesso.

Due architetti, una squadra

Se inizialmente la coppia di architetti Marques/Bühler era stata formata ad hoc, con ogni nuovo passo avanti del progetto è diventata sempre più una vera squadra: una vera fortuna per il progetto stesso. Da una parte troviamo Daniele Marques, per natura artista ed esteta, i cui edifici si distinguono netta-mente dagli altri grazie al loro particolare linguaggio c

Oggetto di controversie al mo-mento del primo referendum, oggi ben accetti: i due gratta-cieli residenziali dell’Allmend di Lucerna.

Il nuovo stadio di calcio, il centro sportivo con piscina coperta e i grattacieli resi-denziali formano un’unità.

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architettonico. Le caratteristiche di Ivan Bühler sono invece l’amore per il dettaglio unito a una grande concentrazione sul pensiero contemporaneo in architettura, e la competenza nel lavoro con gli edifici storici. Questa combinazione alla fine ha consentito di tro- v are il difficile equilibrio fra aspetti economici e soste-nibilità urbanistica nel delicato ambiente dell’Allmend di Lucerna. L’architettura contiene elementi classici dei parchi, come recinzioni, cancelli e pergolati. «L’aspetto a filigrana dell’architettura che si sviluppa

da questi elementi deve collegarsi all’atmosfera del paesaggio del parco e degli impianti sportivi esterni», sono le considerazioni dei due architetti, che spie-gano inoltre: «Nonostante vengano utilizzati in modi diversi, gli edifici presentano strutture semplici.»

accettazione grazie all’architettura

Ormai sono pronti anche i due grattacieli residenziali, chiamati «Hochzwei», con i loro 285 appartamenti, nonché il centro sportivo, e ora può svilupparsi tutta la forza di questo complesso, in cui i primi a saltare all’occhio sono i due grattacieli. I due edifici, alti 88 e 77 metri, erano ancora oggetto di controversie al momento del primo referendum. Oggi però la popo-lazione li ha accettati, anche o soprattutto grazie all’architettura. La forma slanciata, che si sviluppa su una base quadrata, insieme alla struttura a filigrana dello stadio di calcio e del centro sportivo, dona ai due palazzi qualcosa di nobile e di straordinario.L’elemento senz’altro più caratteristico del centro sportivo è la struttura dorata, dovuta alle barre di al-luminio trattate con vernici in polvere. Lo stadio è circondato dalla struttura a barre, che comprende anche tutto il ballatoio dell’ingresso. Attraverso la facciata in alluminio, che lascia passare l’aria, brilla il guscio blu interno dell’arena vera e propria. la com-binazione di blu, bianco e oro è un tributo ai colori della squadra di calcio del Lucerna.

Quattro edifici – un’unità

Il nuovo stadio di calcio, con i suoi 16 000 posti a sedere, e il centro sportivo con piscina coperta da 25 metri, costituiscono un’unità insieme ai due grattacieli residenziali. E non è tutto. Il centro spor- t ivo di Allmend realizza quella che è la strategia della città di Lucerna dal 2004: conservazione e raf-forzamento della qualità degli spazi verdi e aumento della con centrazione delle zone costruite. Il centro sportivo è il vero completamento della zona ricreativa vicina di Allmend. n

Facts &Figures Sviluppo/appaltatore unico ARGE Halter / Eberli Committente stadio Stadion Luzern AG Committente centro sportivo CSA Real Estate Switzerland, gruppo immobiliare della Fondazione d’investimento Credit Suisse Committente grattacieli residenziali CS Real Estate Fund Living Plus, fondo immobiliare di Credit Suisse Committente impianti sportivi Città di Lucerna Architetti Architekturgemeinschaft Marques AG, Lucerna, e Architekturbüro Iwan Bühler GmbH, Lucerna Durata dei lavori di costruzione Dal 2009 al 2012 Ascensori Swissporarena: 2 Schindler 3300, 2 Schindler 2600 Centro sportivo: 3 Schindler 3300, 1 Schindler 2600 Palestra di tiro a segno: 1 Schindler 3300 Grattacieli residenziali: 6 Schindler 5400

La combinazione di blu, bianco e oro è un tributo ai colori della squadra di calcio di Lucerna.

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schindler award

TESTO bEaT baumgaRTnER FOTO RaffaEl WalDnER

I dieci premiati del concorso di archi-tettura Schindler provengono da

sei paesi d’Europa. Una giuria di ele-vata caratura li ha selezionati fra 113 progetti sottoposti da singoli studenti di architettura o da equipe formatesi nelle facoltà di architettura di tutta Europa. I progetti saranno presentati in una mostra separata il 7 dicembre 2012 alle ore 16, in occasione della premiazione, presso il Paul Klee Mu-seum di Berna. Il vincitore e i classificati dal secondo al quinto posto riceve-ranno premi in denaro. Oltre agli autori dei migliori progetti, la giuria ha scelto anche tre facoltà di architettura, che riceveranno contributi totali per 50 000 euro come sostegno alla ricerca e rico-noscimento per la valutazione preven-tiva dei progetti sviluppati dai loro stu-denti per il concorso nonché, in ge-

nerale, per aver inserito il tema nel loro programma didattico. Il concorso di quest’anno ha posto gli studenti di ar-chitettura davanti a una sfida partico-lare: come è possibile ristrutturare la zona dello Schützenmatt, accanto alla famosissima città vecchia di Berna, rendendola accessibile a tutte le per-sone, comprese quelle con disabilità. Lo Schützenmatt è un sito con molte diverse possibilità di sfruttamento e vari livelli topografici, non sufficiente-mente collegati fra loro. Agli studenti è stato richiesto di pre-sentare idee su come valorizzare e uti-lizzare meglio questo spazio pubblico, formulando anche proposte su come integrare anziché escludere i diversi gruppi culturali e le diverse minoranze che si sono insediate in questa zona.www.schindleraward.com

I nominati

dello schindler award 2012 Progetto

Nr. 3 Ensembles Lund School of Architecture, Svezia

Nr. 5 The Hub Lund School of Architecture, Svezia

Nr. 14 New spaces for democracy Sint-Lucas School of Architecture, Belgio

Nr. 60 Joining Università zurighese di scienze applicate, Svizzera

Nr. 62 Convergent Diversity Voles Higher School of Architecture, Spagna

Nr. 81 No title Technische Universität di Berlino, Germania

Nr. 98 No title Technische Universität di Berlino, Germania

Nr. 100 lmpuls Kraft Technische Universität di Berlino, Germania

Nr. 101 Bridging Barriers Technische Universität di Berlino, Germania

Nr. 104 The Valley Sint-Lucas School of Architecture, Belgio

Il 7 dicembre, al Paul Klee Museum di Berna si svolgerà un’emozionante finale: fra dieci progetti nominati sarà eletto il vincitore dello Schindler Award. Fra i concorrenti alla gara, è di nuovo presente un contributo dalla Svizzera.

Emozionante finale al Klee Museum di Berna

La giuria dello Schindler Award di quest’anno.

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Visioni

Di recente è stato inaugurato a Lugano il nuovo centro nazionale di calcolo ad alte prestazioni. Il nuovo edificio, con i suoi supercomputer, ha il compito di assicurare che la Svizzera resti competitiva come centro per la ricerca nell’ambito del calcolo ad alte prestazioni.

La Svizzera definisce nuovi standard

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Il nuovo edificio fa parte della nuova strategia HPCN

Il nuovo sito del CSCS fa parte della strategia di reti e si-stemi di calcolo ad alte prestazioni (HPCN), sviluppata dal consiglio del Politecnico di Zurigo e approvata nel 2009 dal Consiglio federale e dal Parlamento. I costi del nuovo edifi-cio HPCN sono stati calcolati in 67,5 milioni di franchi sviz-zeri, compreso il sistema di raffreddamento con l’acqua del lago. A questi, il Canton Ticino ha aggiunto cinque milioni di franchi svizzeri. La città di Lugano ha concesso al CSCS il diritto di superficie gratuitamente per 40 anni. Inoltre, la città ha reso possibile lo spostamento e la costruzione dell’impianto di raffreddamento con l’acqua del lago.

Visioni

TESTO sImonE ulmER, ETh züRICh FOTO albERT zImmERmann

Dopo poco più di due anni di lavori, la Svizzera ha un nuovo centro per il calcolo ad alte prestazioni – oltretutto uno dei cen-

tri con maggiore efficienza energetica al mondo. Il CSCS (Centro Svizzero di Calcolo Scientifico) a Lugano-Cornaredo è la parte «scol-pita nella pietra» della strategia nazionale per il calcolo ad alte pre-stazioni e il collegamento in rete.

assicurare la concorrenzialità

Il nuovo edificio del CSCS ha il compito di assicurare che anche i futuri supercomputer del centro nazionale di calcolo ad alte presta-zioni possano funzionare in modo ottimale e con efficienza ener-getica. I supercomputer del CSCS sono a disposizione di tutti i poli-te cnici e i centri di ricerca svizzeri. Con il nuovo edificio, la Svizzera può trarre ancora maggior profitto, come sito di ricerca, in tutti gli ambiti dello High Performance Computing (HPC). «I calcolatori ad alte prestazioni sono un presupposto fondamentale per la concor-renzialità dei politecnici svizzeri a livello mondiale», ha sottolineato il presidente del consiglio del Politecnico federale di Zurigo Fritz Schiesser in occasione dell’inaugurazione.Scienziate e scienziati cercano, con l’aiuto dei supercomputer, di trovare soluzioni a quesiti complessi. Oggi si ricorre alle simulazioni nei casi in cui gli esperimenti non sono possibili o i metodi tradi-zionali non sono più sufficienti. Utilizzando le simulazioni, i ricerca-tori possono così prevedere il tempo, valutare meglio i pericoli naturali, modellare materiali ancora sconosciuti o applicarli alla dia-gnostica medica. In molte discipline di ricerca, il calcolo ad alte prestazioni sostituisce teoria ed esperimenti. Solo dal 2010, la domanda del tempo di cal-colo presso il CSCS è quasi raddoppiata, e nel 2012 sono state divise fra gli utenti circa 325 milioni di ore di calcolo.

Collaborazione con gli scienziati dell’università di lugano

A causa del costante aumento della domanda di potenza di calcolo, le capacità della vecchia sede di Manno non erano più sufficienti, né dal punto di vista dello spazio né tecnicamente. Per questo mo-tivo è stato necessario erigere un nuovo edificio in via Trevano, a Lugano. All’inaugurazione, il presidente del Politecnico, nonché committente del centro di calcolo, Ralph Eichler ha sottolineato due vantaggi della nuova sede: «In primo luogo, il calcolatore può essere raffreddato con l’acqua del lago di Lugano, in secondo luogo, la collaborazione con gli scienziati della vicina Università della Svizzera Italiana costituisce un enorme arricchimento e stimola la pluralità intellettuale e culturale.»Per il Politecnico di Zurigo era fondamentale che il nuovo centro di calcolo potesse ospitare le infrastrutture necessarie per il super cal-colo per almeno i prossimi 40 anni. Il centro di calcolo è pertanto una costruzione modulare che, in caso di necessità, può essere ulterior-mente ampliata. Già a partire dal 2013 sarà installato al CSCS un cal-colatore con prestazioni in petaflop. Dato che i supercomputer sono raffreddati mediante un sistema sofisticato, attualmente il CSCS è uno dei centri di calcolo a maggiore efficienza energetica del mondo.

Facts &Figures Committente Politecnico federale di Zurigo Impresa appaltatrice Implenia Impresa Generale SA, Lugano Durata dei lavori Da gennaio 2010 a gennaio 2012 Inaugurazione ufficiale 31 agosto 2012 Costi stimati 67 milioni di franchi Ascensori 1 ascensore per passeggeri Schindler 5300 1 montacarichi Schindler 2600 idraulico

Un edificio piuttosto poco appariscente: l’amministrazione del nuovo centro nazio-

nale di calcolo ad alte prestazioni.

di costruzione

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