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Clarissa

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Clarissa

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COLLABORATORI

DIREZIONE

Braghini Leire

Carrozza Riccardo

Famà Andrea

Garcia Davide

Guglielmone Fran-

Francesca

Iannotta Pietro

Rosaschino Lenoar-

do

Villa Roberto

Braghini Amaia

Broggi Mattia

Cardinali Matilde

Cerrutti Jacopo

Di Felice Giuseppe

Garbagnati Alberto

Giberti Sofia

Goisis Pietro

Guarnieri Federico

Iorio Federico

Elisabetta Zampetti

Alessandra Valerio

Annamaria Casolo

Silvia Bartoli

Silvia Busanel

Lizzeri Filippo

Magri Pierfrancesco

Rosaschino Ludovico

Sircana Giulia

Amolfi Arturo

Bianchi Pietro

Bonaccorsi Marcello

Busnelli Francesco

Frenna Alessio

Galli Riccardo

Giroletti Andrea

Guizzardi Alessandro

Merci Virginia

Moretti Riccardo

Savoia Livia

Totaro Chiara

Iorio Nicoletta

Kalchschmidt Tommaso

Verpelli Iacopo

Metrangolo Sofia

Besozzi Federico

Cesi Ludovica

D’Andrea Clarissa

Gallo Irene

Neri Andrea

Pagani Romeo

Robles Prince

Stiatti Ugo

Barbetta Cloe

Bonacina Sergio

Borsato Rocco

Criscuolo Ludovica

Lenor Angelo

Mignone Valerie

Neri Alberto

Pagani Rocco

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Carissimi, il giornalino della scuola è arrivato alla fine

della sua prima edizione.

L’Orso Lino nasce dalla voglia di comunicare e di far cono-

scere agli altri, anche fuori dalle mura scolastiche, le mol-

teplici esperienze educativo-didattiche vissute e condivise

durante l’anno scolastico. Nasce dalla voglia di dare voce

a chi tutti i giorni fa scuola, ne è protagonista pur lavo-

rando in silenzio e con grande impegno sia davanti sia

dietro a una cattedra. Il nostro giornalino documenta le

tante esperienze dei bambini, infatti i protagonisti sono

sempre loro i “giornalisti dilettanti” pieni di entusiasmo,

desiderio di imparare e approfondire la conoscenza dei

mezzi di informazione e, in particolare, della carta stam-

pata. Questo progetto-giornalino si ispira alle finalità del-

la nostra scuola che ha il compito di abilitare i bambini a

comunicare correttamente, a maggior ragione in quella

che oggi è la società della comunicazione.

Quello che avete tra le mani è il frutto di un lavoro duro,

ma certamente entusiasmante e pieno di soddisfazioni.

Ci auguriamo di aver realizzato un prodotto piacevole sia

nella forma che nella sostanza.

Buona lettura

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Editoriale

IO CREDO NELLA PAROLA . LAPAROLA

CONVINCE, LA PAROLA PLACA. QUESTO

PER ME E’ IL SENSO DELLO SCRIVERE

ENNIO FLAIANO

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VISITA AL QUOTIDIANO L’AVVENIRE Noi giornalisti di quinta e di quarta della scuola primaria Orsoline di San Carlo ci sia-

mo recati in visita alla sede centrale del quotidiano Avvenire.

Quando siamo arrivati negli uffici del quotidiano, il capo redattore ci ha accolti por-

tandoci all’ ultimo piano del palazzo cioè il settimo.

Siamo entrati in una sala a vetrate che aveva al centro un tavolo molto lungo intorno

al quale c’erano le sedie che ospitano la redazione.

Con noi c’era anche la responsabile del giornalino Popotus, che ci ha fatto vedere un

filmato che ci ha fatto capire come i giornalisti lavorino, ogni giorno, da mattina pre-

sto a sera tarda. Abbiamo anche scoperto come i giornali arrivino dalla sede

dell’ Avvenire, passando attraverso le edicole, fino a giungere ai cittadini.

Abbiamo così compreso la progettazione di un giornale, partendo dal timone, che

deve essere: essenziale, completo e chiaro. Una specie di “ impalcatura” su cui si co-

struisce la struttura di tutto il quotidiano.

Il capo redattore ci ha proprio spiegato che senza l’approvazione del timone, il quoti-

diano non può essere realizzato. Noi eravamo davvero curiosi, abbiamo fatto diverse

domande e ci è stato spiegato che durante le riunioni tutti i redattori propongono i-

dee, per contribuire alla costruzione del quotidiano del giorno dopo, cambiando le

impostazioni, scrivendo o mettendo le foto di ogni pagina.

Quando siamo andati via, eravamo davvero gasati, ci sentivamo un po’ più giornalisti

anche noi. Il capo redattore alla fine ci ha regalato una borsa contenente una penna

con il logo dell’Avvenire e alcuni giornali.

E’ stata una visita molto interessante e divertente!

Angelo, Jacopo, Prince e Romeo

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Diciotto

giornalisti

curiosi

5

Riccardo C.P.

Pietro Bianchi

Siamo i diciotto giornalisti

curiosi, come ogni giorno ci

dirigiamo alla nostra reda-

zione: l’ Avvenire. Appena

entrati abbiamo incontrato

Francesco il nostro capo re-

dattore per una riunione do-

ve abbiamo stabilito il timo-

ne e l’impaginazione, le pri-

me notizie non erano inte-

ressanti una che raccontava

di un maiale che aveva sal-

vato un fattore durante un

incendio. Verso il tardo po-

meriggio, quando pensava-

mo di aver finito è arrivata

una notizia flash direttamen-

te dall’Egitto: l’archeologo

Zahi Hawass aveva appena

trovato una tomba apparte-

nente a un funzionario di

Ramsess II. Poi è cambiato

tutto si doveva rifare

l’articolo perché l’inviato a-

veva detto che non era un

funzionario ma uno scriba.

Dopo un po’, il correttore di

bozze ci ha detto che c’era

uno spazio per un altro arti-

colo. A questo punto decidia-

mo di scrivere un articolo su di noi:

i diciotto giornalisti curiosi. Che

giornata!

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La scrittura

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Leonardo e Ludovico

Quest’anno, ci siamo avvicinati molto alla scrittura grazie

allo studio dei popoli dei mari e dei fiumi che l’hanno inventa-

ta.

Ogni popolo però creò il proprio alfabeto così le scritture e-

rano tutte diverse.

Abbiamo deciso di fare un laboratorio sulla scrittura dove

abbiamo spiegato chi l’ha inventata e chi l’ha usata.

In questo percorso abbiamo capito come fosse importante

saper scrivere, perché è una forma di comunicazione fonda-

mentale

Anche oggi si usa la scrittura.

Abbiamo deciso di approfondire questo argomento perché, la

scrittura ci sembrava un fatto importante sia per noi sia per

i popoli già vissuti.

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La scrittura

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Verso il 3000 a.C. ,

in Mesopotamia,

nacque la scrittura.

I Sumeri iniziarono

a scrivere per regi-

strare i prodotti

conservati nei ma-

gazzini delle loro

città. In origine la

scrittura fu pitto-

grafica : per indica-

re ad esempio tre

pecore , si disegna-

va una pecora se-

guita da tre punti-

ni , quanti erano gli

animali che si vole-

vano indicare.

Per rappresentare con il

disegno un’ idea astrat-

ta, si pensò di dare ad

uno stesso pittogram-

ma più significati: così il

disegno di un piede non

rappresentava solamen-

te la parola “ piede” ,

ma poteva anche voler

dire “ andare, venire,

portare”.

In questo modo dai pit-

togrammi si giunse agli

ideogrammi A cura di:

Leonardo

Alessandro

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La scrittura

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In questo modo è l’insieme dei

suoni che corrispondono a

caratteri diversi, scritti e cambiati

insieme, che ci da le parole.

I popoli della Mesopotamia

scrissero su tavolette di creta

fresca poi cotta al sole, che

incidevano con una cannuccia

appuntita .

Nel corso del tempo le linee curve

furono sostituite da linee dritte

vagamente triangolari o a cuneo, e

proprio per questa ragione gli

studiosi hanno chiamato

“cuneiforme” questo tipo di

scrittura. Intorno al 3000 a.C.

gli antichi Egizi crearono un

complesso sistema di segni per

scrivere la loro lingua.

Questi segni furono chiamati

dai Greci GEROGLIFICI, vale a

dire “segni sacri incisi”.

L’ultimo passo portò alla

scrittura fonetica: non

interessò più il disegno o

l’idea del disegno, ma il

suono.

Per capire meglio imma-

giniamo di voler scrivere

la parola “ remare” con

un procedimento simile a

quelli degli antichi Meso-

potamici : possiamo ser-

virci di due segni, una

corona che rappresenta-

va un “re” o un’onda che

rappresentava il “mare” ,

che non significherà af-

fatto né re, né mare, ma

avrà lo stesso suono del-

le due parole “ re + ma-

re”..Se li uniamo , otte-

niamo una nuova parola

che avrà lo stesso suo-

no delle due parole “ re +

mare”.

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La scrittura

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I geroglifici raffiguravano uomini, animali, piante, oggetti o parti

di essi e possono corrispondere a uno o più suoni, ma solo con-

sonanti o remi consonanti (suoni intermedi tra le vocali e le con-

sonanti).

La scrittura geroglifica veniva usata sulle superfici delle statue o

sulle pareti dei monumenti.

Insieme ai geroglifici si sviluppò un altro tipo di scrittura, lo IE-

RATICO, utilizzato sui papiri: i segni sono semplificati e spesso

legati come in corsivo.

Nei VII secolo a.C. gli antichi Egizi formarono una scrittura più

semplice, il DEMOTICO.

Ieratico significa “sacerdoti” ed demotico vuol dire “popolare”.

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La storia del

libro

A cura di

Marcello e

Riccardo M.

Abbiamo scelto di parlare dei

libri perché ci piace la storia:

è molto affascinante e pure

interessante.

I libri nacquero in Giappone,

in Cina e in Asia. Questo rivo-

luzionò la storia…

In Cina 4.000 anni fa gli uo-

mini decisero di conservare

e trasmettere i loro pensieri.

Decisero di sfruttare la natu-

ra che li circondava, in Asia

infatti c’è più vegetazione che

fornì i supporti della scrittu-

ra. I testi vennero avvolti sul-

la corteccia di betulla, distesi

sulle foglie di palma, allungati

sugli steli di bambù.

L’introduzione della carta non

modificò molto l’aspetto dei

libri. Il rotolo e il libro a fi-

sarmonica coesistettero con

il libro che si sfoglia, quando

le forme tradizionali del libro

in Cina furono già superate.

In Giappone il rotolo di carta

fu il primo passo verso il li-

bro. Furono le tecniche Cinesi

di scrittura che giunsero più

tardi nell’ arcipelago.

La carta nacque in Cina allo

inizio della nostra era. La pa-

sta cartacea era ottenuta

dalla macinazione di vegetali.

Poi gli Arabi la ricaveranno

triturando cordame e indu-

menti usati. I fabbricanti di

carta Europei nel XIII secolo

utilizzarono gli stracci .Verso

il 1850, gli stracci ,divenuti

rari , furono sostituiti dal le-

gno, che tuttora è alla base

della fabbricazione della car-

ta

A partire dall’VIII secolo, in

Asia alcuni testi vennero inci-

si su tavole di legno, che fu-

rono poi inchiostrate sulla

carta. Verso il 1440, in Ger-

mania, Gutenberg fabbricò

dei caratteri in metallo, solidi

e mobili: nacque la stampa .

Prima i libri erano scritti a

mano.

Per far contento il lettore

abituato ai manoscritti , i ti-

pografi crearono dei caratte-

ri assomiglianti alle lettere.

Sono le parole a far nascere

le immagini della fantasia del

lettore . Leggere serve a im-

parare a sbloccare

l’immaginazione .

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La biblioteca

infinita

A cura di

Matilde

Leire

Della biblioteca si occupava il bi-

bliotecario. Nominato dal sovrano

in età antica, il bibliotecario di Al-

lessandria aveva numerosi com-

piti da svolgere nella immensa bi-

blioteca. (la biblioteca di Allessan-

dria conteneva oltre centoventi

libri.) La scrittura comparve nel

ottavo secolo A.C., ma la scrittura

non era destinato a una singola

persona. Il bibliotecario era il ca-

po delle persone molto importanti,

sapienti e esperte del museo e ne

organizzava le ricerche, esamina-

va i testi e ne impostava uno stu-

dio preciso e accurato. Zenoto,

per esempio, , il primo biblioteca-

rio del museo aveva dato uno svi-

luppo alla critica dell’ Illide e dell’

Odissea, due poemi molto impor-

tanti. Dividendo i due poemi in 24

libri secondo le lettere dell’ alfa-

beto greco.E non da meno fu il po-

eta esperto greco Callimaco di

cirene chiamato da Tolomeo se-

condo Filadelfo a lavorare alla

grandissima illustre biblioteca di-

ventando un grammatico famoso:

a lui dobbiamo i quadri .

Della biblioteca più celebre e

importante, quella di Alles-

sandria, sono rimasti solo i

ricordi e le testimonianze

della gente che ha traman-

dato la storia della bibliote-

ca. Di molte altre, invece, si

conservano resti magnifici.

Ma come erano organizzati

questi templi del sapere? I

templi del sapere non erano

altro che le biblioteche.

L’ idea delle biblioteche dagli

Assiri si passò da popolo a

popolo: ognuno aggiungeva

o perfezionava l’ idea della

biblioteca. La biblioteca con-

teneva informazioni ricavate

da viaggi in paesi lontani o di

esperienze vissute per poi

essere rilette con piacere o

per ricavare informazioni.

Le informazioni venivano

scritte in dei rotoli di “ car-

ta” che poi, arrotolate con

dei bastoni di legno e messe

su grandi scaffali , si poteva-

no leggere..

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La biblioteca

infinita

Si leggeva in piedi , maggiormente su rotolo , la cui poteva es-

sere lunga anche 20 metri, posizionato su una colonnina di

sopporto o su portatile di legno. Si leggeva ad alta voce. La let-

tura richiedeva la presenza di un pubblico.La medicina del tem-

po considerava la lettura un esercizio fisico che giovava alla sa-

lute.

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Dalla scrittu-

ra...alle tasse

A cura di

Amaia

Giuseppe

I disegni furono sostituiti da segni

tracciati con delle cannucce con la

punta tagliata in modo da formare un

cuneo. La scrittura Sumerica fu

chiamata Cuneiforme. Ben presto si

diffusero le scuole perché i bambini

imparassero a leggere e a scrivere.

Le scuole si chiamavano Edubba cioè

“casa delle tavolette” perché gli a-

lunni scrivevano su delle tavolette di

argilla.Coloro che imparavano a leg-

gere, scrivere, e a far conto, diven-

tavano “scribi”. Gli scribi erano per-

sone molto importanti.

Tra i Sumeri c’ erano almeno 60 tipi

di scribi.

Gli studiosi hanno valutato l’ inven-

zione della scrittura così importante

che hanno deciso di porlo come mo-

mento di divisione tra storia e prei-

storia

Tutti coloro che svolgeva-

no lavori pubblici doveva-

no in qualche modo esse-

re mantenuti, oggi direm-

mo “pagati”. Ma a quel

tempo non esisteva il de-

naro, tutto avveniva at-

traverso lo scambio di

prodotti.

Per dare quanto necessa-

rio a tutta questa gente il

re e i suoi funzionari do-

vevano raccogliere una

grande quantità di mate-

riali. Erano le prime tasse.

Contadini, artigiani, lavo-

ratori portavano nel ma-

gazzino del re quanto sta-

bilito dai funzionari.

La città era grande e le

tasse sono molte, quindi

era difficile ricordare

tutto. Ecco che poco a

poco si manifesta la ne-

cessità di annotare.

I funzionari prendono una

tavoletta di argilla e co-

minciano ad annotare

quanto i cittadini portava-

no ai magazzini del re. Da

questo bisogno di annota-

re nasce la prima scrittu-

ra inizialmente si trattava

di disegni accompagnati

da segni.

Col passare del tempo il

modo di scrivere cambiò.

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A

cura di

Federico G., Riccar-

do M, Arturo, Chia-

ra, Virginia, Leonar-

do, Amaia, Mattia e

Giuseppe.

Al quinto piano della nostra

scuola abbiamo scoperto

che c’è un archivio segreto

e siamo andati a visitarlo.

Appena siamo arrivati ci ha

accolto Suor Carla che è

anche la direttrice dell’ ar-

chivio.

Suor Carla ci ha spiegato

che un archivio è un posto

dove si tengono tutti gli og-

getti più antichi. All’ archi-

vio abbiamo visto varie co-

se che appartenevano a

suore, preti o santi come :

il mantello di San Carlo, il

ritratto di Santa Angela Me-

rici, la pagella di una Suora,

la sedia in cui si è seduto

Papa Giovanni Paolo II, oro-

logi molto vecchi…

Le storie che ci hanno col-

pito di più sono state la sto-

ria del mantello di San Car-

lo e quella di Sant’ Angela

Merici

Il mantello di San Carlo è

molto grande perché San

Carlo era una persona mol-

to grossa

Un Frate indegno, voleva col-

pire San Carlo mentre stava

pregando nella sua chiesa, il

colpo della pistola non lo col-

pì ma bucò il mantello all’ al-

tezza della spina dorsale.

La cosa fu vista come segno

che Dio voleva che si realiz-

zassero alcune opere del

santo .

Il foro del mantello fu la più

bella decorazione

dell’arcivescovo di Milano.

Il mantello di San Carlo è

conservato dalle suore Orso-

line di San Carlo di via Lanzo-

ne.

E’ piegato in una teca deco-

rata in alto con il disegno di

una corona e ai due lati, leg-

germente più in basso della

corona, la teca è decorata

con fiori dipinti.

Il mantello di S. Carlo

Alla sco-

perta

dell’archivi

o segreto

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.

Sotto la corona c’è scritto

“ humilitas” cioè “ umiltà”,

poi ancora più sotto c’è

scritto “ Pallium Sancti

Borromei” cioè Paromento

di San Carlo Borromeo.

Sant’ Angela Merici viveva

Desenzano e aveva una so-

rella. Quando i loro genitori

morirono si trasferirono a

Salo dallo zio.

Dopo la morte della sorella

Sant’ Angela ebbe una vi-

sione : degli Angeli che sali-

vano e scendevano da una

scala e le dicevano di occu-

parsi della gioventù. Sant’

Angela però preferì andare

a Brescia ad aiutare una

vedova. Tutti quelli che ave-

vano dei problemi andavano

da Sant’ Angela perché lei

amava il prossimo e lo aiu-

tava. Poi andò a Venezia do-

ve partì per la terra Santa

dove diventò ceca.

Il Papa la voleva a Roma, ma

lei ritornò a Brescia dove ini-

ziò a istruire le ragazze.

Però San Carlo la mandò in

contatto con l’obbligo di i-

struire.

Alla fine Suor Carla ci ha fat-

to fare un laboratorio di

scrittura, seduti a un tavolo

con pennini e calamai abbia-

mo scritto il nostro nome,

prova di scrittura e le prime

lettere dell’ alfabeto.

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.

LA RANA POMODORO

La rana pomodoro vive in Madagascar nell’Africa orientale.

E’ un anfibio velenoso e prende il nome dal suo colore che è il rosso pomodoro che

è anche un segno d’allarme per i predatori nel caso del veleno perché è l’unica del

suo colore.

LA LINCE ROSSA

La lince rossa è l’unico felino a cui non piace correre, somiglia ad un grande gatto

ma ha la coda più corta.

Per cacciare osserva con attenzione e una volta individuata la preda, si avvicina

strisciando e le salta addosso con un agile balzo.

I suoi occhi vedono bene al buio e possono individuare la preda da molto lontano.

LO SCOIATTOLO ALPINO

Lo scoiattolo alpino salta da un albero all’altro usando la sua coda per bilanciarsi

e scaldarsi quando fa freddo oppure per farsi ombra quando il sole è troppo forte.

Questo roditore è diffuso in tutto il mondo.

Trascorre la maggior parte del tempo sugli alberi, che gli offrono cibo e riparo;

non va in letargo, costruisce il proprio nido all’interno di cavita di un tronco e

l’utilizza per diversi anni.

Si ciba di fiori, frutta, germogli e semi.

Approfondi-

mento sugli

animali

A cura di

Francesca e

Giulia S.

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.

Abbiamo deciso di andare a sbirciare nella altri classi per vede-

re quali sono le loro attività del venerdì pomeriggio.

Ci siamo resi conto che vengono realizzati dei progetti che sono

molto interessanti e anche divertenti.

Riportiamo quindi le interviste che abbiamo fatto a maestre e

bambini.

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

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.

D Cosa fate al laboratorio?

R Oggi stiamo facendo le mascherine e i disegni per il Carnevale.

D Vi divertite? Perché?

R Si, ci piace perché con la nostra maestra facciamo dei lavoretti molto belli.

D Come si chiamano le maestre del laboratorio?

R La nostra insegnante si chiama Giovanna e il venerdì pomeriggio ci insegna

tante cose.

D Quanti siete?Vi divertite? Perché?

R Di media noi del laboratorio siamo circa in 14.

D Avete imparato qualcosa di nuovo?

R Si, abbiamo imparato a incollare, a fare lavoretti con i colori, con i carton-

cini e a usare molta creatività.

D Come si chiama il vostro laboratorio?

R Il nostro laboratorio si chiama “LABORATORIO CREATIVO”.

D Da quando fate questo laboratorio?

R I bambini hanno iniziato l’avventura del laboratorio creativo all’inizio di

Febbraio.

D Da cosa avete preso spunto?

R Dai bambini che da piccoli crescono usando la creatività.

D Ai bambini piace il programma del laboratorio?

R Si, mi sembra che ai bambini piaccia il laboratorio.

D Siete felici di insegnare in questo laboratorio?

R Sono felice di insegnare in questo laboratorio.

.

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

1 A A cura di:

Pietro B.

Riccardo M.

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.

D. Cosa fate al laboratorio?

Noi al laboratorio stiamo costruendo dei lavoretti per costruire

il libro “buco”. D. Vi divertite ,perché?

Ci divertiamo perchè è una cosa bella fare questo laboratorio.

D. Come si chiama la maestra di questo laboratorio? Si chiama Rossella.

D. Quanti siete a questo laboratorio?

Noi a fare questo laboratorio siamo in 15. D. avete imparato cose nuove?

Si abbiamo imparato a ritagliare e a fare

il collage.

Domande alla maestra:

D. come si intitola questo laboratorio? Il nostro laboratorio si chiama : laboratorio creativo.

D. da quanto fate questo laboratorio? Dall’ inizio del secondo quadrimestre.

D. da che cosa avete preso spunto?

Abbiamo preso spunto da un libro

D. Ai bambini piace il programma del laboratorio?

Si, ai bambini piace. D. Sei felice di insegnare in questo laboratorio?

Si tanto.

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

1 B A cura di:

Chiara

Alberto

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.

D Che lavori fate oltre a giocare? Disegnate o

scrivete?

R Scriviamo, disegniamo. In base alla nostra

fantasia e la nostra immaginazione, costruiamo

con i cuscini di gommapiuma, che hanno forme

diverse, tutto ciò che ci viene in mente, dando-

gli un nome.

D In che modo giocate?

R Giochiamo in molti modi:

1°: Ci accogliamo tutti e ci salutiamo in cer-

chio con entusiasmo.

2°: Giochiamo a distruggere una muraglia fat-

ta di cuscini di gommapiuma con le mani e il

corpo, contro di essa,

ma non ci facciamo mai male: CADUTA MORBI-

DA!!!

3°: Alcuni di noi saltano e atterrano, rimbal-

zando sui materassi, mentre altri si trave-

stono con teli di seta e altri ancora com-

battono con i tubi di spugna nel ring.

4°: le maestre ci raccontano una storia ine-

rente alle nostre esperienze vissute nel po-

meriggio.

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

2A- B

Tommaso

Sofia M.,

Nicoletta I.

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.

5°: Disegniamo e/o costruiamo con i le-

gnetti magnifiche strutture, e alla fine ci

salutiamo.

D: Che emozioni provate durante le ore di

psicomotricità?

R:Proviamo felicità e allegria a stare insie-

me, a volte rabbia quando la nostra co-

struzione cade, concentrazione e pazien-

za nei giochi che facciamo perché non ci

arrendiamo mai.

D In che modo giocate con i vostri compa-

gni?

RDiscutiamo, ci confrontiamo e rispettiamo

le regole.

D. Come sono i giochi che fate? Sono facili o

difficili?

R I giochi che facciamo sono semplici, per-

ché sfruttiamo le nostre qualità.

D. A volte vi annoiate o vi divertite sempre?

R A volte ci annoiamo, ma solo quando stia-

mo fermi perché abbiamo voglia di muo-

verci e di iniziare a giocare.

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

2A- B

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22

.

D Vi piace questo laboratorio?

R Sì, ci piace molto, perché c’è sempre qualcosa

da fare.

Maestre Francesca e Virginia:

D Come interagiscono i bambini durante il labo-

ratorio?

R Interagiscono spontaneamente rispettando le

poche regole che ci sono.

D E’ sempre esistita psicomotricità in questa

scuola?

R Il progetto psicomotorio è iniziato nel 2009

con l’arrivo delle maestre Francesca e Virginia.

D Per voi è difficile insegnare ai bambini a lavo-

rare in questo laboratorio?

RIn questa attività non si insegna, i bambini at-

traverso il gioco spontaneo si sperimentano e

crescono.

D Come mai avete scelto di lavorare come psico-

motriciste?

R Perché secondo noi è importante accompagna-

re i bambini nella crescita, in tutti i suoi aspetti.

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

2A- B

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23

.

D COME SI CHIAMA IL VOSTRO LABORATORIO?

R IL NOSTRO LABORATORIO SI CHIAMA “DALLA GROTTA AL GRATTACIELO “

D QUAL E’ LO SCOPO DEL VOSTRO LABORATORIO ?

R IMMAGINARE COM’ERANO LE CASE NEL PASSATO CONFRONTANDOLE CON

QUELLE DEL PRESENTE E IMMAGINARE QUELLE DEL FUTURO

D VI PIACE IL VOSTRO LABORATORIO? PERCHE’?

R SI PERCHE’ SI LAVORA INSIEME , SI DISEGNA USANDO LA FANTASIA .

D CHE MATERIALE USATE ?

DFOTOGRAFIE ,TEMPERE , MATITE E COMPUTER .

CHE ABILITA’ BISOGNA AVERE ?

R IMMAGINAZIONE , CONCENTRAZIONE E PASSIONE PER IL DISEGNO

D ALLESTIRETE UNA MOSTRA ?

R NO, NON ALLESTIREMO NESSUNA MOSTRA

D DA DOVE VI SIETE ISPIRATI PER AVERE AVUTO QUESTA IDEA DEL LABORA-

TORIO ?

R CI SIAMO ISPIRATI ALLA STORIA CHE ABBIAMO STUDIATO QUEST’ ANNO

D L’ AVETE GIA’ ESPERIMENTATO ?

R E’ LA PRIMA VOLTA CHE ORGANIZIAMO QUESTO LABORATORIO

D E’ STATO IMPEGNATIVO ORGANIZZARLO ?

R NO, NON E’ STATO IMPEGNATIVO

D SECONDO VOI I BAMBINI SI DIVERTONO ?

R I BAMBINI SI DIVERTONO MOLTO

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

3A

A cura di:

Livia

Andrea G.

Arturo

Virginia

Pietro G.

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24

D Come si chiama il vostro laboratorio?

R. Laboratorio della Preistoria.

D Cosa fate al laboratorio?

R. Costruiamo i villaggi della Preistoria, capanne, palafitte con diversi

materiali.

D Da quanto avete iniziato?

R. Abbiamo iniziato il 10 gennaio 2017 nel secondo quadrimestre.

D Fate delle uscite?

R. Si, siamo andati al Paleolab a fare il ritrovamento dei fossili, al Mudec

a vedere I Giganti dell’Argentina e andremo al museo di storia naturale

D Vi divertite? Perché?

R. Si, perché lavoriamo in gruppo e ci sporchiamo le mani.

D Avete imparato qualcosa di nuovo?

R. NO!

D E’ interessante? Perché?

R. Certo perché facciamo cose divertentissime e delle uscite.

D Secondo voi la vostra maestra si sta divertendo?

R. Si perché a lei piace l’ arte.

D Usate dei materiali particolari?

R. Si, creta, pongo, legni, piante, sassi, tempere

Una finestra…

sui nostri la-

boratori

3B

A cura di:

Alessandro,

Pietro B.,

Francesco e

Alessio

Pier

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25

L’angolo

scientifico

.

UN GIORNO UN NOBILE

DELL’ANTICA GRECIA AVEVA

UN ANELLO DI AMBRA E SI

MISE AD ACCAREZZARE IL SUO

CANE. QUANDO ALZO’ LA

MANO SI ACCORSE CHE I PELI

DELL’ANIMALE SI ALZAVANO

ATTRATTI DALL’ AMBRA!!!

GLI ANTICHI GRECI CHIAMAVA-

NO L’AMBRA ELEKTRON, DA

CUI DERIVA IL TERMINE

ELETTRICITA’ CHE NOI UTILIZ-

ZIAMO PER DESCRIVERE TALI

FENOMENI.

I NOSTRI ESPERIMENTI

1) AL POSTO DELL’AMBRA

ABBIAMO PRESO UNA BAC-

CHETTA DI PLASTICA

L’ABBIAMO AVVICINATA AD

ALCUNI PEZZETTI DI CARTA E

NON E’ SUCCESSO NIENTE.

POI L’ABBIAMO STROFINATA

CON UN PANNO DI LANA E I

PEZZETTI DI CARTA SI SONO

SOLLEVATI. ANCHE I NOSTRI

CAPELLI VENIVANO ATTRATTI

DALLA BACCHETTA.

PERCHE’ E’ SUCCESSO? E’

SUCCESSO PERCHE’ LO STRO-

FINIO DI QUALSIASI MATERIA-

LE PROVOCA LA COMPARSA

SU DI ESSO DI UNA CARICA

ELETTRICA CAPACE DI AT-

TRARRE PICCOLI OGGETTI

2) SUCCESSIVAMENTE ABBIA-

MO PRESO DUE PALLONCINI E

LI ABBIAMO STROFINATI CON

LO STESSO PANNO. POI LI

ABBIAMO AVVICINATI E SI

SONO RESPINTI. DOPO UN PO’

DI TEMPO NE ABBIAMO STRO-

FINATO SOLO UNO DEI DUE E

LI ABBIAMO DI NUOVO AVVI-

CINATI E SI SONO ATTRATTI!!!

PERCHE’ E’ SUCCESSO? E’

SUCCESSO PERCHE’ QUANDO

ABBIAMO STROFINATO ENTRAM-

BI I PALLONCINI LI ABBIAMO

CARICATI IN MODO UGUALE

(CARICHE DELLO STESSO SE-

GNO), MENTRE STROFINANDONE

UNO SOLO LE CARICHE SONO

RISULTATE DI SEGNO OPPOSTO.

DA CIO’ SI DEDUCE CHE LE

CARICHE UGUALI SI RESPINGO-

NO MENTRE LE CARICHE OPPO-

STE SI ATTRAGGONO.

FINO ALLA FINE DEL SETTECENTO

ERA CONOSCIUTA SOLTANTO LA

FORMA DI ELETTRICITA’ CHE

POTEVA ESSERE GENERATA DA

GRANDI MACCHINE PER SFREGA-

MENTO DI LASTRE E CHE I ME-

TALLI SI CARICANO PER CON-

TATTO

A CURA DI:

PIETRO I.

RICCARDO C.P.

FILIPPO L.

SOFIA G.

CHIARA T.

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26

L’angolo

scientifico

.

NEL LABORATORIO DELLA

NOSTRA SCUOLA ABBIAMO

TROVATO DUE MACCHINE

AFFASCINANTI:

L’ELETTROSCOPIO E LA MAC-

CHINA DI WIMSHURST

ELETTROSCOPIO

L’ ELETTROSCOPIO E’ UNA

MACCHINA SCIENTIFICA CHE

FA VEDERE COME GLI ELET-

TRONI DI UN MATERIALE CARI-

CATO ELETTRICAMENTE E

MESSO A CONTATTO AL POMO-

LO DI RAME, MIGRANO VERSO

LE DUE LINGUETTE DI RAME

CHE SI RESPINGONO PERCHE’

VENGONO CARICATE IN MODO

UGUALE E QUINDI SI APRONO

(SERVONO MATERIALI CON-

DUTTORI).

LA MACCHINA DI WIMSHURST

HA LO STESSO PRINCIPIO DEL

FULMINE, INFATTI GIRANDO LA

MANOVELLA CHE FA RUOTARE

DUE DISCHI D’ AMBRA E

FACENDOLI STROFINARE CON

DUE SPAZZOLE DI RAME PRO-

DUCE UN CAMPO ELETTRICO .

LA CARICA PASSA ATTRAVER-

SO DUE TUBI DI METALLO CHE

SI SCAMBIANO VELOCEMENTE

GLI ELETTRONI FORMANDO UN

PICCOLO FULMINE

.

QUESTE MACCHINE PERO’ AVE-

VANO DEI LIMITI PERCHE’ GENE-

RAVANO SOLTANTO VIOLENTE E

RAPIDE SCARICHE ELETTRICHE.

NELL’OTTOCENTO SI RIUSCI’ A

CONTROLLARE E A PRODURRE

UNA LENTA CORRENTE ELETTRI-

CA GRAZIE ALL’INVENZIONE DI

ALESSANDRO VOLTA. LA PILA DI

ALESSANDRO VOLTA

LA STORIA DELLA PILA DI ALES-

SANDRO VOLTA

ALL’ INIZIO DELL’ 800 ALESSA-

DRO VOLTA INVENTO’ LA PILA

ALTERNANDO ZINCO, CARTA

(IMBEVUTA DI ACQUA SALINA) E

RAME…IMPILANDO QUESTI 3

ELEMENTI HA SCOPERTO CHE SI

CREAVA UN FLUSSO CONTINUO

DI ENERGIA ELETTRICA.

ANCHE NOI ABBIAMO PROVATO A

COSTRUIRE LA PILA DI VOLTA

USANDO DISCHETTI DI CARTA

STAGNOLA, DELLO SCOTTEX

BAGNATO CON ACQUA SALATA E

DELLE MONETINE DA CINQUE

CENTESIMI., LI ABBIAMO IMPILA-

TI ALTERNANDOLI E LI ABBIAMO

COLLEGATI A UN CICALINO…

AVREBBE DOVUTO SUONARE ,

MA NON CI SIAMO RIUSCITI!!!

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27

UNA LEZIONE…

DIVERSA

.

A CURA DI:

Massimiliano

Iacopo V

Nei mesi di Marzo e A-

prile le classi quinte

hanno avuto la possibi-

lità di partecipare al

laboratorio scientifico

tenuto dal professor

Giorgio.

Gli argomenti che ab-

biamo affrontato era-

no : la luce, il suono. Il

professore ha iniziato a

spiegarci la luce

Che cosa avviene quan-

do la luce colpisce un

oggetto ?

I materiali si compor-

tano in modo differente

quando vengono colpiti

dai raggi luminosi. I

corpi trasparenti, come

il vetro , l’ aria, l’ ac-

qua, si lasciano attra-

versare completamen-

te dalla luce.

I corpi traslucidi, come

la carta velina, alcuni

tipi di vetro e di plasti-

ca, lasciano passare

solo una parte dei rag-

gi luminosi.

.

I corpi opachi invece, come

il legno, il metallo, il carto-

ne, arrestano completamen-

te la luce

Il timbro di un suono

Il timbro di un suono è de-

terminato dalla forma che

assumono le onde sonore e

dipende dalla forma dell’ og-

getto che produce il suono,

dal materiale di cui è costi-

tuito, da come il suono è

stato prodotto (strofinando,

colpendo, pizzicando…). Cosi

gli strumenti musicali hanno

un timbro differente perché

è diversa la forma, il mate-

riale e il modo in cui vengo-

no fatti suonare.

Il magnetismo

Il magnetismo è la capacità

di attirare a sè pezzettini di

ferro. I magneti, chiamati

anche calamite, sono i ma-

teriali che hanno questa

proprietà. L’ elettromagneti-

smo fa funzionare il compu-

ter, telefono, lavatrice. Ogni

magnete ha due poli. I ma-

gneti possono essere pro-

dotti artificialmente. La Ter-

ra si comporta come un

grande magnete.

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28

UNA LEZIONE…

DIVERSA

.

Esperimento sul magneti-

smo.

i fatti: procurati alcune graf-

fette, delle puntine da dise-

gno in metallo, delle viti.

Appoggiale su un cartonci-

no. Tenendo in mano il car-

toncino su cui sono posati gli

oggetti, fai muovere una ca-

lamita appoggiandola sotto il

cartoncino. Gli oggetti, quan-

do saranno catturati dalla

calamita, si muoveranno, an-

che se essa non li tocca di-

rettamente.

L’ elettricità

L’ elettricità è una forma di

energia che si produce con il

passaggio di elettroni. Essa

è conosciuta da secoli. Ales-

sandro Volta inventò la pila

che poteva generare elettri-

cità.

Oggi tale energia viene pro-

dotta nelle centrali elettri-

che. L’elettricità era già co-

nosciuta migliaia di anni fa,

ma solo anni dopo venne ve-

ramente studiata.

.

Furono gli studi di Luigi Gal-

vani a svelare i misteri sulle

elettricità. In seguito, Ales-

sandro Volta, mettendo in

pila una serie di dischetti di

zinco e di rame, separati da

dischi di panno imbevuti in

una soluzione acida, si ac-

corse che scorreva elettri-

cità.

Chiamò questo fenomeno

“corrente elettrica”. Benja-

min Franklin fu un uomo poli-

tico americano e uno studio-

so. Lui inventò il parafulmi-

ne. Durante un temporale

dimostrò che i fulmini sono

scariche elettriche rico-

prendo un aquilone di metal-

lo e attaccandoci una chiave

“catturò” un fulmine.

Esperimento sull’ elettricità.

che cosa occorre:

Un teglia da forno piatta e

larga

Un panetto di plastilina

Un telo di plasticaUna mone-

ta

Una stanza buia.

.

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29

UNA LEZIONE…

DIVERSA

.

I fatti:

Ammorbidisci la plastilina e

premila al centro della teglia

in modo che vi rimanga at-

taccata e ti permetta di sol-

levarla.

Appoggia la teglia sul telo di

plastica e, impugnando la

plastilina, strofina energica-

mente la teglia in senso ro-

tatorio sulla plastica, per

circa un minuto.

.

.

.

.

Solleva la teglia, sempre

impugnando la plastilina e

facendo attenzione a non

toccare la teglia con le

mani.

Nella stanza buia avvicina

a un angolo della teglia la

moneta .

Che cosa succede:

Il contatto tra la moneta e

la teglia produce una scin-

tilla.

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30

.

INTERVISTA AI RA-

GAZZI DI PRIMA

MEDIA

.Come vi sem-

brano i cibi del-

la mensa,

l’organizzazion

e dei pasti è la

stessa della

scuola Prima-

ria?

Secondo alcuni

bambini il cibo

molto buono.

L’organizzazione

dei pasti della

scuola Primaria

è molto diversa

da quella delle

medie perché,

c’è il self-

service con vas-

soi e c’è una

grande varietà

di scelta.

Cosa fate gene-

ralmente du-

rante

l’intervallo?

Come vi sen-

tite con le

vostre inse-

gnanti?

Ci sentiamo

bene, ma non

abbiamo tutta

la confidenza

come con le

maestre delle

elementari.

Come vi sem-

brano le me-

die?

Le medie sono

fantastiche,

ma spesso im-

pegnative.

Sono difficile

o facili?

Abbastanza

difficili, ma la

maggior parte

delle volte in-

teressanti.

Le ragazze

chiacchierano

tra di loro, I

ragazzi usano

il cellulare e

giocano a cal-

cio.

Tutti insieme

facciamo un

gioco che chia-

miamo

“PANINO SULLO

SCIVOLO”, tutti

saliamo sullo

scivolo e ci

lanciamo uno

dietro l’altro

formando un

lunga fila.

Qual è la vo-

stra materia

preferita?

Le materie che

hanno avuto

più successo

sono musica

A cura di:

Nicoletta

Sofia M.

Irene

Iacopo V.

Tommaso

Prince

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31

.

INTERVISTA AI RA-

GAZZI DI PRIMA

MEDIA

.. e ginnastica. A seguire ar-

te che ha ottenuto 8 voti e

geografia che ne ha rice-

vuti 7. Al 4° posto si clas-

sifica italiano con 4 voti. Al

5° posto a pari merito

storia e matematica.

All’ultimo posto troviamo

inglese con 1 voto.

Preferite le medie o le

elementari? Perché?

Preferiamo le elementari

essendo più semplici e a-

vendo un intervallo più

lungo. Comunque le medie

ci piacciono perché siamo

tutti più autonomi nel fare

le varie cose.

I compiti che vi danno

sono difficili?

Se si studia frequente-

mente no, in caso contra-

rio si fa molta fatica!

È stato difficile lasciare

le elementari per rag-

giungere le medie?

Siete tristi di aver la-

sciato le elementari?

Si, moltissimo!

Vi danno tanti compiti?

Dipende dalla materia che

svolgiamo, ma general-

mente ce ne danno parec-

chi!

Sì, perché abbiamo dovuto la-

sciare molti compagni e fare

molti più compiti rispetto alle

elementari. I professori sono

molto più severi, in particola-

re durante le verifiche.

Che consigli dareste ai ra-

gazzi di 5° ?

Vi consigliamo di studiare

molto e trovarvi un metodo

personale per lo studio e ci

raccomandiamo non sfidate i

professori!

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32

.

All’ora di pranzo tutte le classi si riuniscono in mensa.

La mensa non è un luogo solo per ristorarsi, ma anche per divertirsi con

i compagni e conoscersi meglio.

Il cibo non incontra il gusto di tutti: è buffo vedere che qualcuno fa il bis

e si “lecca i baffi” e altri arricciano il naso; così scopriamo a volte che la

nostra amica del cuore va pazza per la pastina in brodo e lei scopre con

stupore che tu adori i pomodori o il tortino di verdure.

La bontà del cibo non è ciò che conta, noi sappiamo che le cuoche ci

mettono grande impegno per cucinare e sono sempre pazienti e gentili

con noi.

Molti bambini sono allergici a vari cibi, nonostante ciò, le nostre cuoche

sono sempre pronte a preparare alternative per chi ne ha bisogno.

Noi crediamo che tutti i ragazzi e le ragazze debbano sempre cercare di

rispettare il lavoro altrui e aiutare le cuoche quando possibile, magari

lasciando in ordine e pulito il proprio posto. Loro, in compenso, ci perdo-

nano sempre per il caos che facciamo a tavola ogni giorno, ridendo e

scherzando perché la mensa è anche questo…

Viva la mensa!!!

..

La nostra

mensa

A cura di:

Nicoletta,

Sofia M.

Irene

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33

.

..

Intervista alle

cuoche

A cura di:

Nicoletta,

Sofia M.

Irene

Nella nostra mensa ogni cuoca ha un ruolo preciso.

Il cibo e gli ingredienti per cucinare arrivano da una piattaforma

logistica ,cioè un grande supermercato che ha quasi sempre tut-

to quello che gli chiedi. Per ordinare gli ingredienti bisogna chia-

mare con un numero preciso che hanno solo gli addetti della

mensa.

Nella nostra scuola ci sono 298 alunni e questo vuol dire più ci-

bo, e più cibo vuol dire più pentole. Ma le nostre cuoche al posto

dei pentolini hanno preso dei pentoloni, e al posto dei frullatori

hanno preso dei mega-frullatori.

Le nostre cuoche vengono scelte dalla ditta “Pellegrino Ristora-

zione” attraverso un colloquio.

A volte noi non le consideriamo molto mentre ci servono, intenti

a chiacchierare con i nostri amici, ma quando noi diciamo:” GRA-

ZIE” loro stanno molto bene , anzi benissimo. Vorrebbero anche

che noi assaggiassimo il cibo prima di rifiutarlo e sarebbero mol-

to felici se lo mangiassimo tutto.

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34

.

La nostra

Pasqua

A cura di

Clarissa

Irene

..

Nel periodo di Quaresima ci siamo preparati per la Pasqua; questi quaranta giorni ci

sono serviti per vivere un po’più “intensamente” la celebrazione eucaristica a con-clusione del cammino quaresimale, per riscoprire in essa il dono grande che fa di

ogni domenica dell’anno un festoso giorno di Pasqua. Le nostre suore ci hanno inse-gnato che Gesù stava in mezzo alla gente comune e non si teneva in disparte, incon-trando anche i peccatori e gli emarginati, i poveri, i ricchi, i lontani. Ogni S. Messa è perciò un banchetto, è la festa che Gesù è venuto a condividere con gli uomini. L’ha voluta perché gli uomini stessero insieme, si amassero, capissero gli altri e soprattutto capissero il suo amore. In questo tempo di Quaresima, perciò, abbiamo provato a guardare gli altri in modo diverso, come li guardava Lui.

Pasqua è intesa quindi come una festa in cui gli uomini si dicono uguali e figli di Dio, imparano, così, a servirsi gli uni gli altri.

A conclusione del cammino, quest’anno le nostre insegnanti hanno pensato di orga-

nizzare una Cena Siriana per sentirsi insieme “cittadini del Mondo” e più figli di un

unico Dio. La cena è stata organizzata con “Islamic Relief” a sostegno dei bambini

che in seguito alla guerra, vivono in condizioni molto difficili. In questo modo tutti

abbiamo potuto contribuire a donare una vita migliore a questi fanciulli e offrire il

nostro contributo a favore di un micro progetto, in una città siriana colpita dalla

guerra.

Al termine del tempo di Quaresima, noi ragazzi di 5° siamo andati alla Mensa dei

Poveri delle Suore missionarie di Via Ponzio a Milano.

Siamo stati accolti dalle suore missionarie che ci hanno raccontato “sul campo”

cosa significa servire i fratelli più bisognosi di aiuto.

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.

La cena

siriana

..

La nostra scuola Orsoline di San Carlo ha organizzato una cena per

contribuire alla realizzazione di nuove case e nuovi edifici così cre-

ando una nuova e migliore vita per chi ha subito la catastrofe e per

chi ne ha bisogno. Ricavando così dei soldi per i profughi che sbar-

cano in Italia e che provenivano dalla Siria. Prima di cenare abbiamo

guardato un filmato per capire l’importanza di aiutare le altre per-

sone. Questo filmato parlava di un bambino che tutti i giorni andava

a giocare in giardino con i suoi amici, ma un giorno tornò a casa con

sua sorella più grande e trovò la casa distrutta e i genitori morti,

allora lui e sua sorella cercarono di liberare tutte le persone tra le

macerie ma per primi i loro genitori. Non ci riuscirono e rimasero

incastrati tra le macerie, rimanendo feriti. Un medico, vedendo i

bambini bloccati, corse subito ad aiutarli. Guarì le loro ferite e li

aiutò a cominciare un nuovo cammino verso la vita.

Questa cena è avvenuta l’11 aprile e le famiglie che hanno partecipa-

to, hanno mangiato dei piatti a base di ceci, riso, spezie e carne, cu-

cinati e serviti da cuochi e camerieri siriani. Poi ci hanno servito il

dolce e si poteva scegliere tra: muffin e una torta di mandorle e

cocco ricoperta di zucchero a velo.

Siamo molto felici perché siamo riusciti a ricavare 3.800 euro dei €

5000 che ci servono per attuare il progetto! Ognuno di noi ha con-

tribuito a rendere felici molte persone! Grazie a tutti, شكر (

shukran)!

A cura di:

Nicoletta

Ludovica C.

Sofia M.

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36

.

- 25 aprile: Festa della liberazione:

E’ il giorno della liberazione degli italiani dai nazisti e dai fasci-

sti.

Il 25 aprile 1945 terminò un lungo periodo di dittatura nazista e

fascista grazie ai partigiani e al Comitato di Liberazione Nazio-

nale che presero possesso di Milano.

Fu così che finì una guerra civile che aveva causato una gran-

dissima quantità di morti.

- 1 maggio: Festa del lavoro:

Il Primo Maggio del 1886 ci fu una grande manifestazione ope-

raia organizzata a Chicago dagli operai che chiedevano che la

giornata lavorativa non superasse le otto ore.

Gli operai scioperavano da tempo, la polizia per fermare la folla

le sparò provocando molti morti e feriti.

A quei tempi le condizioni di lavoro erano molto dure.

Oggi il primo maggio si festeggia in molti paesi del mondo, in

ricordo dei diritti acquisiti e di quelli da mantenere.

-2 giugno: festa della Repubblica:

L’Italia fino alla seconda guerra mondiale era governata da una

monarchia, ma con la caduta del fascismo il re scappò da Roma

per salvarsi.

Con la fine della guerra, venne indetto un referendum e venne

chiesto agli italiani di scegliere la forma di governo: repubblica

o monarchia?

Il 2 giugno 1946 gli italiani si espressero e iniziò la Repubblica.

La festa della Repubblica venne istituita nel 1949.

.

.

LE FESTE DELLA

REPUBBLICA I-

TALIANA

DI

Tommaso

Rocco P.

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37

.

Milano all’epoca

romana

A cura di

Andrea N.

Rocco B.

.. Molte persone non conoscono

le meraviglie dell’ epoca ro-

mana che si trovano nascoste

a Milano.

Noi ragazzi di 5° abbiamo a-

vuto la fortuna di poter os-

servare, alcune tra queste

meraviglie.

Il 30 di Marzo, ci siamo recati

in visita al Museo Archeologi-

co di Milano, che si trova in

Corso Magenta.

Siamo stati accolti da una

guida insieme alla quale ab-

biamo esplorato l’enorme

giardino, annesso al museo,

dove si trovano alcuni siti ar-

cheologici, come le fonda-

menta di una domus.

Abbiamo potuto ammirare

un fantastico plastico che

riproduceva Milano

nell’epoca romana.

Nel plastico erano presenti

diverse costruzioni che

possiamo ammirare ancora

oggi, alcune di queste sono:

Il circo, dove si svolgevano le

corse con le bighe,

L’ anfiteatro che purtroppo è

andato perduto,

Il palazzo imperiale,

Il teatro, dove si mettevano in

scena le commedie,

Il foro, che era la piazza dedica-

ta al mercato e alla vita politica,

Impianto termale della residenza

imperiale, ampliata dall’ impera-

tore Massimiano,

I 3 templi, costruiti dallo stesso

imperatore,

La basilica di S. Lorenzo costrui-

ta in seguito della diffusione del

cristianesimo nell’ impero

Basilica di san Lorenzo

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38

.

Milano all’epoca

romana

.. IL CIRCO E LE CORSE CON LE

BIGHE

In Corso Magenta a Milano,

oltre alle magnifiche e im-

pressionanti fondamenta di

una domus di una ricca fami-

glia patrizia, si possono am-

mirare i resti del carceres.

Una parte del carceres si può

vedere anche da una torre

posizionata a destra di esso e

a sinistra del museo che ab-

biamo visitato.

Le corse sono organizzate al

l’ interno del CIRCO: i carri

correvano in una pista. Il più

grande circo presente in Ita-

lia, è il “Circo Massimo di Ro-

ma”.

E’ lungo 625 m e le sue gra-

dinate possono accogliere

fino a 250.000 persone. In

mezzo alla pista c’ era un

muro di separazione detto

spina

Gli Aurighi , conducenti dei car-

ri , corrono con i colori della

scuderia dell’ imperatore o di

nobili molto ricchi. Vengono se-

lezionati giovanissimi e sottopo-

sti ad un lungo apprendistato. Il

conducente ( l’ Auriga ) è in pie-

di, le redini sono attaccate intor-

no alla vita. I carri rischiano in

qualsiasi momento di urtarsi e di

andare a sbattere contro i muri

dell’ arena. In caso di incidente

l’Auriga deve afferrare subito il

pugnale e tagliare le redini; in

caso contrario è trascinato dai

cavalli e rischia di morire.

La visita al Museo Archeologico

ci è piaciuta molto perché abbia-

mo potuto osservare alcune tra

le meraviglie più impressionanti

e più nascoste a Milano.

La corsa con le bighe

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Quest’anno abbiamo partecipato ad un laboratorio musi-

cale riguardante un musical intitolato “La Bella & la Be-

stia”.

Suonavano per noi la nostra maestra Silvia Conte e il

suo amico, il maestro Antonello.

Ci hanno fatto ascoltare bellissime canzoni divise in te-

mi differenti, come ad esempio, la canzone “be our

guest”.

I temi erano cantati da persone diverse ed erano ac-

compagnati da melodie che variavano a seconda di cosa

accadeva all’interno della storia.

Attraverso questa attività abbiamo imparato che la mu-

sica non trasmette solo le note, ma anche emozioni e

sentimenti, che magari fatichiamo ad esprimere.

Musica maestro

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A cura di:

Sofia M.

Nicoletta

Tommaso

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.Primo giorno di scuola, ormai siamo in prima elementare, tutti

sono emozionati e nessuno si conosce.

Il primo giorno di scuola è sempre uno dei giorni più emozio-

nante della vita.

Ci presentano le maestre e per la prima volta ammiriamo la

nostra futura classe.

Si è sempre in imbarazzo ma con un po’ di fatica e coraggio si

inizia un breve dialogo che potrà diventare una grande amicizia.

Il nostro percorso ci accompagnerà in fantastiche gite ed e-

mozionanti spettacoli di teatro.

Le maestre ci insegnano matematica, italia-

no ,geografia ,storia ,grammatica, inglese, musica, motoria, in-

glese, informatica e poi c’è il mitico intervallo, sempre fuori

all’aria aperta, se si può!

Le maestre sono molto comprensive e ci hanno sempre inse-

gnato le materie con un tocco di personalità, ma con molta pro-

fessionalità. È grazie a loro che ora siamo in quinta e siamo più

colti.

E’ giunto ormai il momento di salutarci e presto ci separeremo

per andare tutti in scuole diverse.

Di queste amicizie ci resteranno bei ricordi e, forse, ci rivedre-

mo di tanto in tanto!

BUONA FORTUNA A TUTTI!

W la quinta!!

..

A cura di:

Andrea N.

Ugo

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Qual è il colmo per un sub ?

Immergersi in un libro.

Qual è il colmo per un piede ?

Svegliarsi al canto del callo.

Quale il colmo per un drago ?

Avere la gola in fiamme.

Qual è il colmo per un piccione ?

Avere un amico di penna.

Qual è il colmo per un legume ?

Cadere a fagiolo.

Qual è l’animale che non sta in gab-

bia?

Il gabbia-no.

Freddure e bar-

zellette

..

A cura di

Davide

Andrea F.

Giuseppe

Roberto

Jacopo

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. Cosa viene dopo l’età del ferro?

L’età della ruggine

Cosa fa un girino in piscina?

Nuota a rana

Cosa ci fa un fabbro in un ristorante?

Salda il conto

Come si chiama la mamma di Apollo?

Agallina

A che squadra tifa un computer?

All’ internet

Cosa farà il principe azzurro da gran-

de?

Il giocatore della nazionale

Freddure e

barzellette

..

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Un quiz

tutto egiziano

In quale periodo regnò Tutankhamon ?

Antico regno

Medio regno

Nuovo regno

Tardo regno

nuovo regno

m 2) Perché il faraone Amenofi IV fu detto “eretico”(infedele)?

Non credeva in nessun Dio

Voleva un solo Dio

Distrusse i templi

Non aveva moglie

voleva un solo Dio

1)Di chi era protettore il Dio Thot?

Scribi

Pescatori

Schiavi

Bambini

Scribi

2)Quale animale rappresentava il Dio Sobek?

Ariete

Falco

Gatto

Coccodrillo

Coccodrillo

Cos’ era considerato più prezioso per gli antichi Egizi

Ferro

Argento

Oro

Rame

ARGENTO

Quale giorno corrisponde il primo dell’ anno Egizio

1 gennaio

21 giugno

19 luglio

1 ottobre

19 luglio

..

A cura di

Alessio

Marcello

Francesco

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Cruciverba

Storico

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A cura di

Alberto

Ludovico

Federico

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Cruciverba

Geografico

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A cura di

Andrea F.

Davide

Roberto

ORIZZONTALI

2) Associazione Calciatori

5) Valle dell’Arno

8) Care meno c / e

9) Si fa negli stadi

10) Sinonimo di immaginati

13)Monte dell’Alleanza

14) Blocca la nave

18) Fiume che bagna Roma

19) Nessuna volta

20) Il fiume più lungo d’Italia

VERTICALI

1)La nostra Pianura

3) Fenomeno naturale tipico in Friuli

Venezia Giulia

4) Conche circolari

6) Appartiene il Monte Bianco

7) Sinonimo di visti

11)Città siciliana

12) E’ famosa la sua Arca

15) Corpo dei Vigili

16)Doppie in terra

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