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VOLUME 2

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L’AIPE - Associazione Italiana Polistirolo Espansoè una associazione senza fini di lucro costituita nel 1984 al fine ditutelare l’immagine del polistirene espanso sinterizzato (o EPS) diqualità e di svilupparne l’impiego.

Le aziende associate appartengono sia al settore della produzionedelle lastre per isolamento termico munite di Marchio UNI-IIP che aquello della produzione di manufatti destinati all’edilizia ed all’im-ballaggio.

Fanno parte dell’AIPE le aziende produttrici della materia prima, ilpolistirene espandibile, fra le quali figurano le più importanti indu-strie chimiche europee.

Un gruppo di soci è costituito dalle aziende fabbricanti attrezzatureper la lavorazione del polistirene espanso sinterizzato e per la pro-duzione di sistemi per l’edilizia.

L’AIPE, con la collaborazione delle aziende associate, ha creato unarete che provvede alla raccolta ed al riciclo di imballi e scarti in poli-stirene espanso.

A livello internazionale l’AIPE rappresenta l’Italia in senoall’EUMEPS, European Manufacturers of Expanded Polystyrene,associazione europea che raggruppa le associazioni nazionali deiproduttori di EPS.

L’AIPE, che opera secondo il principio fondamentale della qualità deiprodotti, fornisce agli utilizzatori una informazione seria ed obietti-va sulle caratteristiche e prestazioni dei semilavorati e manufatti inpolistirene espanso sinterizzato di qualità.

Per qualsiasi informazione si prega di visitare il sito AIPE:www.epsass.it

Per contattarci:e-mail: [email protected]

Associazione Italiana Polistirolo Espanso

Via M.U. Traiano, 7 - 20149 Milano Tel. (02) 33606529 - Telefax (02) 33606604

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VOLUME 2

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Testi a cura di AIPE - Marco Piana

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Sommario

1. Elementi di isolamento termico delle costruzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

2. Isolamento termico con EPS nel recupero edilizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 33

3. Dimensionamento economico

dell’isolamento termico con EPS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 39

4. Isolamento esterno delle pareti verticali a “cappotto” con EPS . . . . pag. 49

5. Isolamento esterno ventilato delle pareti verticali con EPS

(Facciata ventilata) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 63

6. Isolamento delle pareti verticali in intercapedine con EPS . . . . . . . . . . . pag. 91

7. Isolamento interno delle pareti verticali con EPS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 121

8. Isolamento esterno delle pareti verticali con componenti leggeri

prefabbricati (Vêtures) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 137

9. Isolamento dei tetti piani con EPS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 161

10. Isolamento dei tetti a falde con EPS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 187

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ELEMENTIDI ISOLAMENTO TERMICO

DELLE COSTRUZIONI

1.

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ELEMENTI DI ISOLAMENTO TERMICO DELLE COSTRUZIONI

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INTRODUZlONE

Il benessere abitativo è ormai una esigenza irrinun-ciabile; il suo ottenimento con il minimo costo ener-getico e finanziario è un obiettivo che vale sempre lapena di perseguire e che spesso è una necessità, siapersonale che collettiva (e quest’ultima si convertespesso in un obbligo di legge).Il raggiungimento di valide soluzioni è questionecomplessa, che coinvolge la comprensione dei fatto-ri biologici e fisici che condizionano la sensazione dibenessere, dei fenomeni climatici, di quelli di scam-bio termico e igrometrico e di ricambio d’aria attra-verso l’involucro dell’edificio, nonché la considera-zione dell’effetto delle attività degli utenti e delle azio-ni (impianto e sua gestione) di questi ultimi per otte-nere le condizioni interne desiderate.È però intuitivo che il primo posto fra questi fattorideve essere in definitiva riservato allo scambio ener-getico che ha luogo attraverso l’involucro; in effetti ècontrollando questo scambio che si può raggiungereil risparmio energetico ed è questa infatti anche la viaprincipale perseguita dalle normative in tutti i paesi.Anche così limitato, il campo è ancora molto com-plesso ed è di spettanza degli specialisti. È tuttaviadesiderabile che sia il committente di un lavoro edile,sia il progettista, sia i tecnici di cantiere, conoscanoalmeno i principi fisici che stanno alla base dei feno-meni di trasmissione del calore nelle costruzioni, perpotere impostare nella giusta direzione le propriescelte e disporre di un valido criterio nell’operare.Sarà cosi più facile anche valutare l’opportunitàdell’intervento dello specialista, agevole la compren-sione reciproca e minore il rischio di dover stravol-gere un progetto, o disfare il già fatto a seguito dellostudio specialistico.Questa informazione di base è possibile se si accet-tanno alcune approssimazioni. Se queste vengonoben tenute presenti, cosi da far uso dei principi ele-mentari nelle situazioni appropriate (che sono poi lamaggioranza di quelle che si presentano in edilizia),tali principi sono anche sufficienti a fornire quelledimostrazioni di conformità alle prescrizioni che lanormativa richiede.Scopo del presente quaderno è appunto un’esposi-zione elementare dei principi di trasmissione del calo-re applicati alle costruzioni edili, con particolareriguardo alle parti opache dell’involucro, pareti ecoperture, nelle quali il Polistirolo Espanso (EPS)trova così larga e appropriata applicazione, special-mente nelle costruzioni moderne, nelle quali la volutaresistenza termica non può essere raggiunta se noncon l’impiego di uno strato coibente specializzato.Appariranno quindi in ombra i problemi specifici dellechiusure trasparenti e dei serramenti in generale, che

implicano anche fenomeni di scambio di massa per iricambi d’aria che avvengono attraverso di essi; sonoproblemi altrettanto importanti e da tenere presente,ma estranei al punto di vista del presente quaderno.Questo intende fornire, per la parte muraria, gli ele-menti richiesti per il contenimento dei consumi ener-getici degli edifici, cercando di mettere in evidenza ilimiti dei procedimenti elementari, cosicché chi leggesia consapevole del grado di adeguatezza alla pro-pria situazione; in linea di massima infatti questi pro-cedimenti possono essere ritenuti adeguati per ildimensionamento termico dell’involucro ai fini delcontenimento dei consumi invernali negli edifici adoccupazione continua e nell’ipotesi di non tenerconto degli apporti gratuiti (sole, illuminazione, abita-tori e loro attività), dell’inerzia termica della costru-zione, ecc.; però anche in questo caso il proce-dimento può non essere soddisfacente nel valutare ilcomportamento di punti singolari della costruzione, icosì detti “ponti termici”, fonte principale di patologienelle moderne costruzioni; ad essi il quaderno dedi-ca particolare attenzione.L’argomento delle patologie non potrebbe essereseriamente trattato senza prendere in considerazio-ne, come fa il quaderno, i fenomeni di trasmissionedel vapore attraverso le pareti e dell’eventuale for-mazione di condense, cosi strettamente legati aifenomeni di trasmissione del calore.Tutta la trattazione ha necessariamente un caratteregenerale, ma a chi consulta, avendo presenti le con-siderazioni qui esposte, dovrebbe risultare evidenteche l’EPS risponde in modo corretto alle esigenzetermoigrometriche nella generalità dei casi e che ciò,in unione alla sua caratteristica di prodotto di qualitàgarantita ed economico, gli assicura ampia e tran-quilla accettazione.

lL BENESSERE AMBlENTALE

Il benessere ambientale è lo scopo primario, perottenere il quale si cerca di controllare i processi discambio termico e igrometrico fra l’interno e l’ester-no dell’edificio. È quindi di importanza preliminaredefinirlo e comprendere i fattori che lo influenzano, inmodo particolare quelli legati alle caratteristiche del-l’involucro dell’edificio.Il benessere ambientale può essere definito come“atteggiamento mentale di soddisfazione per l’am-biente dal punto di vista termico”. I fattori che influen-zano questo atteggiamento sono molteplici:temperature dell’aria e delle superfici che circondanol’individuo, umidità, velocità dell’aria, tipo di ab-bigliamento, tipo di attività fisica svolta, ecc..Per produrre tale atteggiamento deve sussistere una

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situazione di equilibrio fra i fattori sopra ricordati. LaFigura 1 mostra il tipo di correlazione che esiste fradi essi; si può verificare, p. es., che per un adulto connormale abbigliamento invernale da interno, chesvolge un lavoro limitato, la temperatura di benesse-re è intorno a 20oC.Questa temperatura non può peraltro identificarsicon la temperatura dell’aria dell’ambiente, perché gliscambi di calore del corpo avvengono anche diretta-mente per radiazione con le pareti delI’ambiente; sequeste sono molto più fredde delI’aria, ciò che avvie-ne in inverno per pareti esterne poco coibenti, la sen-sazione di benessere si ottiene soltanto se la tempe-ratura dell’aria è sensibilmente più elevata.Per tener conto di ciò, la temperatura che viene presacome parametro per la valutazione del benessereambientale è una temperatura fittizia to, detta tempe-ratura operante, che solitamente è espressa comemedia fra la temperatura dell’aria ta e la media ponde-rale delle temperature superficiali delle pareti del loca-le, detta appunto temperatura media radiante tmr:

È evidente quindi l’importanza delle temperaturedelle superfici interne dell’involucro edilizio ai fini delbenessere ambientale, anche indipendentemente daconsiderazioni di risparmio energetico. Anche moltepatologie edilizie sono in relazione a queste tempe-rature e il presente Quaderno vi dedica particolareattenzione.

IL CLIMA

Le condizioni di benessere ambientale all’interno diun edificio devono esser ottenute a fronte di un climavariabile; questo è il fattore che maggiormenteinfluenza l’entità degli scambi energetici fra internoed esterno dell’edificio; la sua conoscenza è quindi ilpresupposto di ogni progettazione e gestione dell’e-dificio energeticamente consapevole.La situazione climatica può essere descritta, per leapplicazioni edilizie, per mezzo di alcune grandezzemetereologiche:- temperatura dell’aria- umidità dell’aria- radiazione solare- radiazione atmosferica- velocità e direzione del vento- precipitazioni.Alcune di esse (temperatura, radiazione, vento)influenzano direttamente lo scambio di energia conl’interno, che, per la parte che avviene attraverso icomponenti opachi, è l’oggetto di questo Quaderno.Temperatura, umidità, vento, precipitazioni, dannoluogo a scambio di massa (rinnovo d’aria, migrazio-ne di umidità), con conseguenti scambi di energia; ilQuaderno si occupa soltanto delle migrazioni di umi-dità attraverso i componenti opachi, essendo il rin-novo d’aria dipendente piuttosto dalla costituzione egestione dei serramenti.Di queste grandezze si dispone ora anche in Italia diun’ampia raccolta critica (CNR/PFE “Dati climaticiper la progettazione edile ed impiantistica”) sottoforma di dati orari per i mesi del così detto “annotipo”, per numerose località italiane. Questi dati sonoindispensabili per le simulazioni più raffinate, ma cor-rentemente si usano piuttosto alcuni parametri cli-matici derivati.Il primo fra questi è la temperatura esterna inver-nale di progetto (teip).Altro parametro relativo al comportamento invernaleè quello, proporzionale al fabbisogno di energia di unedificio per un certo periodo, così definito:

e chiamato gradi giorno; esso è dunque la somma,estesa a N giorni (che può essere il periodo dl riscal-damento di un anno o altra durata, p. es. mese), delladifferenza fra una temperatura Interna di riferimen-to tr e la temperatura esterna media te del giorno.Dato il fine del parametro, la temperatura tr è infe-riore di qualche grado alla temperatura interna ti; sitiene conto così, approssimativamente, degli apportigratuiti di energia all’edificio (sole, occupanti, illumi-nazione, elettrodomestici).

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Nella nostra legislazione anche l’entità dell’isolamen-to è correlata ai gradi-giorno della località, perchèesso è tanto più elevato è il salto termico fra internoed esterno che causa il consumo di energia per ilriscaldamento.È per tale motivo che vengono fissati, sia i gradi gior-no G che la durata N del periodo di riscaldamentoper ciascuna località.Questi tre parametri (teip, G, N) sono sufficienti, dalpunto di vista climatico, per i calcoli richiesti, ma perqualche analisi particolare, senza ricorrere ai datiorari sopra ricordati, è utile qualche altro parame-tro, in particolare per quanto riguarda gli scambi perirraggiamento dell’edificio con l’esterno.

IL BlLANClO TERMICO DELL’EDIFICIOE IL RlSPARMlO ENERGETICO

Il mantenimento del benessere ambientale può esse-re ottenuto, in condizioni di clima variabile, soltantocon un intervento attivo di apporto o di asportazionedi calore, che riporti in pareggio il bilancio energeticodell’edificio al livello termico interno voluto.Poiché questo intervento è costoso, si cerca di mini-mizzarlo in tre modi principali:- riducendo al minimo gli scambi termici con l’esterno;

è questo il problema che viene affrontato nel pre-sente quaderno per quanto riguarda pareti e coper-ture opache, la cui trasmittanza termica può essereridotta con un opportuno impiego di un materialecon specifica funzione coibente, quale è l’EPS;

- cercando il massimo rendimento nella produzionee distribuzione del calore (p. es. caldaie ad altorendimento);

- sfruttando al meglio gli apporti energetici gratuiti, inprimo luogo l’energia solare, ciò che può esserefatto in maniera attiva, con soluzioni impiantistiche,o passiva, seguendo i suggerimenti della “architet-tura solare”.

Mentre quest’ultimo modo viene preso in consi-derazione soltanto in qualche caso, il secondo esoprattutto il primo devono essere sempre con-siderati, sia nella progettazione di nuovi edifici, incui la limitazione delle dispersioni termiche è im-posta dalla legge, sia negli interventi sull’esistente,in cui più spesso soltanto considerazioni economi-che consigliano di provvedere ad una riduzionedelle dispersioni termiche. A questo fine è fonda-mentale la comprensione, almeno nei principi dibase, dei meccanismi di trasmissione del caloreattraverso l’involucro opaco dell’edificio, che rap-presentano sempre la voce più importante del suobilancio termico.

CALORE E TEMPERATURA

Il calore è la forma sotto cui si trasmette l’energia inun sistema fisico a causa di una distribuzione nonuniforme della temperatura. Esso è misurato in Joule(J), come l’energia meccanica, elettrica, ecc..La parte di sistema che cede calore si dice che è atemperatura maggiore; quella che lo riceve è a tem-peratura minore. Si possono quindi misurare soltan-to differenze di temperatura, la cui unità di misura èil Grado Kelvin (K), definito come la centesima partedella differenza di temperatura fra acqua bollente eghiaccio fondente (a pressione atmosferica).La differenza di temperatura fra un corpo e il ghiac-cio fondente è detta correntemente temperatura delcorpo e si misura in gradi centigradi o Celsius (oC). Si dimostra in fisica che esiste un limite inferiore atutte le temperature raggiungibili; questo limite è a-273,16°C e viene detto zero assoluto.La differenza di temperatura fra un corpo e lo zeroassoluto è detta temperatura assoluta e viene indi-cata ancora in gradi Kelvin; la sua relazione con latemperatura centigrada è pertanto

In generale in un sistema la temperatura è funzionesia della posizione che del tempo. Se la temperaturanon varia nel tempo si dice che il sistema è in regi-me stazionario. Se nell’unità di tempo la quantità dicalore Φ attraversa una superficie unitaria, Φ (in J/s.m2 = W/m2) è detto flusso termico; in regime stazio-nario Φ è costante nel tempo e quindi nell’intervallodi tempo ∆τ la superficie sarà attraversata dallaquantità di calore.

Il calore che deve essere fornito (o asportato) da uncorpo per alzarne (o abbassarne) la temperatura, sichiama calore sensibile. La quantità necessaria pervariare di 1 K la temperatura di 1 kg del corpo si chia-ma calore specifico del corpo e si misura in J/kg.K.Se questa quantità è riferita all’unità di volume (m3),prende il nome di capacità termica volumica, simisura in J/m3.K ed è il prodotto del calore specificoper la massa volumica (kg/m3) del corpo. Se durante il processo di fornitura (o asportazione) dicalore al corpo, questo giunge alla temperatura allaquale passa dallo stato solido a quello liquido o dalliquido al gassoso, o viceversa (cambiamento di fase),continuando a fornire (o asportare) calore, la tempe-ratura si stabilizza a quel livello, finché il cambiamen-to di fase non è completo. Il calore che deve esserefornito (o asportato) a 1 kg del corpo per un cambia-

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le, della lastra piana indefinita, di materiale solido,omogeneo, isotropo, in regime stazionario.Se una lastra così fatta (Figura 2), di spessore s (m)viene mantenuta a due temperature diverse ma uni-formi e costanti sulle due facce, il flusso di calore Fper unità di area (m2) e perpendicolare alle facce(conduzione mono dimensionale) ed è dirrettamenteproporzionale alla differenza di temperatrura (t1 - t2)fra le due facce e inversamente proporzionale allospessore s:

Il fattore di proporzionalità λ, che si esprime inW/m.K, si chiama conduttività termica del mate-riale ed è il parametro principale per caratterizzare ilcomportamento del materiale dal punto di vista dellatrasmissione del calore.Dalla linearità della (5) deriva che anche la va-riazione di temperatura da t1 a t2 è lineare lungo lospessore della parete (Fig. 3).

mento di fase si chiama calore latente di fusione odi vaporizzazione del corpo e si misura in J/kg. Il solomateriale che, nelle costruzioni, è interessato a questipassaggi di stato è l’acqua; il suo calore di fusione èpari a 80 volte il suo calore specifico e quello di vapo-rizzaziono è 540 volte il calore specifico.In generale i calori latenti sono sempre molto piùgrandi dei calori specifici; per questo negli ultimitempi hanno acquistato un certo interesse alcunimateriali, detti appunto materiali a transizione difase (MTF), che attuano il passaggio da solido aliquido e viceversa in prossimità della temperaturaambiente e pertanto, inseriti nelle strutture edilizie,ne aumentano notevolmente la capacità termica,senza aumentarne molto la massa.Molte caratteristiche fisiche sono influenzate dallatemperatura; oltre quelle legate al trasporto del calo-re, che verranno esaminate in particolare, per i mate-riali e nel campo di temperature che interessano l’e-dilizia, la caratteristica più importante legata alla tem-peratura è il coefficiente di dilatazione lineare,che, espresso in m/m.K (cioè K-1) indica la variazio-ne di lunghezza di un corpo lungo 1 m, per una varia-zione di temperatura di 1 K.

MODI Dl PROPAGAZIONEDEL CALORE

Si possono distinguere tre modi di propagazione delcalore:- conduzione;- convezione;- irraggiamento.Nella quasi totalità dei fenomeni termici i tre modicoesistono, ma è possibile, e nelle applicazioni edili-zie se ne fa un uso molto esteso, ottenere risultatiquantitativamente equivalenti anche facendo l’ipote-si che la propagazione avvenga soltanto in due oanche uno solo dei modi (di solito la conduzione). Sidovranno però sempre tenere presenti i limiti di que-ste e altre semplificazioni impiegate.

CONDUZIONE

Si chiama conduzione il modo di trasmissione delcalore per cui esso si propaga senza trasporto dimateria. Il fenomeno è dovuto allo scambio di ener-gia di vibrazione fra atomi e molecole, e, nei gas,anche ad urti fra le molecole; nei buoni conduttorielettrici si aggiunge lo spostamento degli elettroniliberi.Il caso più semplice e fondamentale per la defi-nizione delle grandezze del fenomeno è quello, idea-

Fig. 2

Fig. 3

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Ciò è vero finché si può ritenere λ indipendente dallatemperatura ed è praticamente sempre lecito nelleapplicazioni edilizie, in cui i salti di temperatura fra lefacce di una parete sono limitati.La relazione (5) viene usata anche per caratterizzaremateriali non omogenei, ma composti da elementi lacui dimensione media è di uno o più ordini di gran-dezza inferiore allo spessore della lastra e omoge-neamente mescolati fra di loro; esempi tipici sono icalcestruzzi (cis), i plastici cellulari, i pannelli di mate-riali fibrosi vari. In questo caso si parla di conduttivi-tà termica apparente, perché in realtà il trasportodel calore, specialmente se uno dei componenti ègassoso, come nei plastici cellulari, avviene in manie-ra più complessa, in cui intervengono anche altri modidi trasmissione del calore. Ciò fa sì che la conduttivi-tà appaia dipendente dallo spessore.Vi è poi in generale una dipendenza dalla tem-peratura media e dalla entità del salto termico fra lefacce e dal contenuto di umidità. Per questi motivi lecondizioni cui ci si deve riferire per specificare i valo-ri di conduttività da usare nelle applicazioni ediliziesono precisati in una norma specifica.Inoltre le misure devono essere eseguite con i meto-di prescritti dalle norme, il valore prende il nome diconduttività indicativa di riferimento λm.Le condizioni in cui i materiali si trovano quandosono in opera possono differire per vari motivi daquelle sopra precisate; in particolare influiscononegativamente il maggior contenuto di umidità,I’eventuale invecchiamento o costipamento in opera,le tolleranze di spessore, la manipolazione o instal-lazione non a regola d’arte. Per questi motivi la UNI10351 prescrive che ai valori di riferimento della con-duttività venga applicata per i calcoli una maggiora-zione m, che è diversa per le diverse famiglie dimateriali e le diverse condizioni di impiego deglistessi, dando così luogo ad una conduttività utile dicalcolo λ. I valori di λm, m e λ prescritti dalla norma

sono riportati da pag 32. Essi riguardano sia i mate-riali omogenei, che quelli con eterogeneità minuta eduniforme. Al Polistirolo Espanso, per la sua scarsaigroscopicità, elevata stabilità e costanza di caratte-ristiche, è applicata la maggiorazione m del 10%,che è la più bassa prevista dalla norma.L’esempio 1 mostra il modo di utilizzare i dati.

RESISTENZA TERMICA

Se nella (5) si pone

Ia relazione (5) si può scrivere

La (7) è l’analogo formale della legge di Ohm sullecorrenti elettriche; il flusso Φ corrisponde alla cor-rente elettrica, la differenza di temperatura a quelladi tensione e le grandezze C ed R alla conduttanzae alla resistenza del circuito elettrico. Seguendo l’a-nalogia, la grandezza C, che che si esprime inW/m2.K, viene chiamata conduttanza termica uni-taria e la grandezza R, inversa della precedente,espressa quindi in m2.K/W, viene chiamata resisten-za termica unitaria interna.All’analogia elettrica si fa spesso ricorso nei proble-mi di trasmissione del calore; intanto con la (7) èpossibile definire il flusso termico che attraversa unaparete, anche quando questa è formata da elementieterogenei regolari, ma dello stesso ordine di gran-dezza del suo spessore; esempi tipici sono le mura-ture formate da mattoni o blocchi, pieni o cavi, e dauna malta di collegamento fra gli stessi; in questocaso è difficile dare un senso al parametro condutti-vità; si può tuttavia definire anche in questo caso una

Esempio 1 - Determinare il flusso termico di una parete in calcestruzzo di argilla espansa di massa volumica 1400 Kg/m3,dello spessore di 0,1 m, per un salto di temperatura fra le due superfici di 25 K, nei due casi di parete interna e di pareteesterna non protetta.

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resistenza termica unitaria, che è specifica per unacerta composizione con un determinato spessore.L’analogia elettrica può venire subito utilizzataanche per trovare la resistenza interna di una pare-te composta di più strati paralleli di resistenza inter-na R1, R2 .... Rn. Poiché il flusso termico incontraqueste resistenze in serie, la resistenza complessi-va sarà:

La (7) può essere scritta per l’intera parete, come perogni strato; dette t1-2, t2-3, ecc. Ie temperature allediverse interfacce, si ha:

Il salto di temperatura fra le facce di ciascun strato èquindi proporzionale alla sua resistenza termica.

CONVEZIONESi ha convezione quando (limitandoci al caso cheinteressa in edilizia) lo scambio di energia fra unaparete e l’aria che la lambisce avviene per effetto delmovimento dell’aria.Se il moto dell’aria è dovuto soltanto a differenze didensità, dipendenti a loro volta da differenze di tem-peratura nell’aria stessa, si ha convezione natura-le; è il caso di una parete calda (p. es. perché irrag-giata dal sole) o di un elemento dell’impianto diriscaldamento, che creano una corrente ascensiona-le di aria, o di una parete fredda, p. es. una finestra,con corrente discendente.

Se il moto dell’aria è dovuto a cause esterne, si haconvezione forzata; un esempio è l’aria mossa dalvento, che lambisce l’esterno di un edificio. I due tipidi convezione spesso coesistono.Si ammette che l’aria a contatto della parete sia ferma;esiste poi una zona, detta strato limite, di spessorevariabile nella direzione del moto, nel quale la veloci-tà dell’aria cresce da zero al valore di regime.Se aria e parete sono a temperatura diversa, si ha unpassaggio di calore attraverso lo strato limite; la suaentità dipende non soltanto dalle caratteristiche ter-mofisiche dell’aria, ma anche dal tipo di strato limite;in particolare se lo strato limite è laminare, i filetti flui-di non si mescolano fra di loro e il trasporto del caloreè dovuto alla conduttività dell’aria, che è molto bassa;se lo strato limite è turbolento si ha invece anchescambio propriamente convettivo, dovuto al trasportodi massa perpendicolare alla corrente d’aria.Si comprende quindi come sia difficile arrivare aduna espressione analitica degli scambi termici perconvezione; nelle applicazioni edilizie si impieganodi solito espressioni semplificate, in cui il flusso ter-mico fra parete e aria viene considerato proporzio-nale alla differenza di temperatura (tp-ta) fra parete earia, con espressioni del tipo:

dove αc, chiamato conduttanza liminare unitaria èanalogo alla conduttanza della relazione (6). Ciòrende possibile per la convezione lo stesso formali-smo di calcolo della conduzione, che è quasi sem-pre, nelle applicazioni edilizie, il più importante.Il coefficiente αc dipende dalle caratteristiche geome-triche della parete e dalla velocità e temperatura del-l’aria nello strato limite; il Quadro 1 riporta alcune

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espressioni semplificate di αc per i casi più comuni diparete piana.

IRRAGGIAMENTO

Si dice irraggiamento il trasporto di energia sottoforma di radiazione elettromagnetica. Tutti i corpiemettono energia in questo modo; per temperaturevicine a quella ambiente la radiazione è emessa quasitotalmente su lunghezze d’onda corrispondenti all’in-frarosso e quindi non è visibile; al crescere della tem-peratura aumenta la quantità di radiazione emessa e ilsuo massimo si sposta verso lunghezze d’onda piùcorte; alla temperatura della superficie del sole (∼6000 K), la maggior parte della radiazione è nel cam-po di lunghezze d’onda cui è sensibile l’occhio umano.Per le applicazioni edilizie interessa in particolarestudiare l’emissione e l’assorbimento di radiazioneda parte di una superficie solida.Il flusso globale di energia emesso per irraggiamentoda 1 m2 di superficie alla temperatura assoluta T (K)è dato dalla relazione (di Stephan Boltzmann).

Il coefficiente ε si chiama emissività globale emi-sferica del corpo e dipende dalle caratteristiche edalla temperatura della sua superficie; è compresofra 1 (corpo nero) e 0.Così definita, I’emissività si riferisce alla radiazionedi tutte le lunghezze d’onda emesse in tutte le dire-zioni. Essa può essere peraltro diversa nelle variedirezioni e per le diverse lunghezze d’onda, per cuipuò essere necessario parlare, con espressioni ana-loghe alla (11), di emissività monocromatica e diemissività direzionale.La radiazione incidente su una superficie opacaviene in parte assorbita (trasformata in calore sensi-bile) e in parte riflessa. In condizioni di equilibrio lafrazione a del flusso di una certa lunghezza d’onda,incidente secondo una certa direzione, è tale cheessa è uguale all’emissività ε relativa a quella lun-ghezza d’onda e a quella direzione, cioè α = ε.Per molte superfici che si incontrano in pratica si puòperaltro affermare che questa relazione èindipendente dalla lunghezza d’onda e dalla direzio-ne (ma non dalla temperatura); si parla allora disuperfici grigie. I materiali metallici lucidi non pos-sono essere considerati grigi; le loro caratteristichedi assorbimento/riflessione e di emissione sono infat-ti fortemente direzionali.Il bilancio netto dello scambio fra due superfici pianee parallele, indefinite, a temperature T1 e T2 (K) e conemissività ε1 ed ε2, è un flusso di energia dalla super-ficie a temperatura T1 più elevata all’altra:

dove ε è dato ora da

Se ε1 = ε2 ≅1, anche ε ≅1. Se le due superfici nonsono indefinite e/o non sono parallele, nella (11)occorre introdurre un fattore di forma F, minore di 1,per il quale i manuali riportano una casistica; se peròuna delle due superfici avvolge completamente l’al-tra ed è molto più estesa e le emissività sono prossi-me a 1 (è il caso dello scambio fra un corpo scal-dante o una persona e le pareti del locale), si puòancora porre F = 1. Anche nello scambio fra unacopertura e il cielo si può porre F = 1. (1).Anche per l’irraggiamento è comodo riportare l’e-spressione dello scambio termico (11) ad una formalineare. Ciò può essere fatto quando la differenza ditemperatura T1-T2 è piccola rispetto alla temperaturamedia assoluta Tm = (T1 + T2)/2, come è quasi sem-pre il caso nelle applicazioni edilizie. Allora si puòscrivere:

Nell’intorno di una data temperatura media Tm si puòquindi introdurre, come nella (10), una conduttanzaradiativa αr

e scrivere quindi, anche in gradi centigradi t1 e t2

La Fig. 14 riporta il coefficiente ar in funzione delletemperature t1 e t2, per ε = 0,9.

CONVEZIONEE IRRAGGIAMENTO ACCOPPIATI

Lo scambio di calore fra una parete e l’ambiente cir-costante avviene in parallelo (per seguire l’analogiaelettrica) per convenzione e per irraggiamento; i dueflussi calcolati, p.es., con le (10), (17), si sommano;

dove tp è la temperatura della parete, ta quella dell’arianelle vicinanze e tc quella della superficie (o media dellesuperfici) con cui la parete scambia per radiazione.Se, come spesso si può fare nelle applicazioni edili-zie, e lo si fa quasi sempre in prima appros-

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In particolare l’ipotesi ta = tc della (19) non è più vera per lesuperfici esterne che ricevono la radiazione solare o ne in-viano verso il cielo. Si può però anche in questo caso con-servare la forma della (19), introducendo una temperaturasole aria tsa fittizia, definita come quella temperatura dell’a-ria esterna che provoca uno scambio termico convettivouguale a quello complessivo causato effettivamente dall’a-ria, dalla radiazione solare e dalla radiazione infrarossa del-la parete:

dove G è la radiazione solare incidente in W/m2, che puòessere rilevata, p.es. dalla raccolta dei dati climatici delCNR/PFE. α è il coefficiente di assorbimento della radiazionesolare riportata in App. 3; Φir è la radiazione infrarossa dellaparete secondo la (12), con la temperatura del cielo indicatain (14) e l’emissività ε riportata in App. 3 (quella del cielo è 1).La considerazione della temperatura solearia è specialmenteimportante quando si deve seguire l’andamento del flusso ter-mico attraverso una parete durante le varie ore del giorno.

TRASMITTANZAAvendo visto come ridurre all’espressione di unaresistenza tutti i processi che si oppongono al pas-saggio del calore dall’aria che si trova da una partedi una parete a quella che si trova dall’altra parte, èfacile quantificare il fenomeno complessivo, sempli-cemente aggiungendo alla somma delle resistenzeinterne R dei vari strati della parete, le resistenzesuperficiali che competono alle due facce. Questasomma si chiama resistenza termica unitaria dellaparete e si esprime in m2.K/W.Il suo inverso, che si suole indicare con la lettera K esi esprime in W/m2.K si chiama trasmittanza unita-ria o coefficiente globale di trasmissione ed è lagrandezza più usata per caratterizzare il comporta-mento della parete dal punto di vista della trasmis-sione del calore.

simazione, si può ammettere che tc sia quasi ugualea ta, si può scrivere ancora più semplicemente:

Il coefficiente h, che tiene conto degli scambi limina-ri sia per convezione che per irraggiamento, si chia-ma adduttanza unitaria e si esprime in W/m2.K. Ilsuo inverso 1/h, analogamente a quanto espressocon la (7) per la conduzione, si chiama resistenzatermica superficiale unitaria.La norma fissa i valori di h e 1/h da usare nei calcoli.Essi sono riportati nel Quadro 2. È da tenere presen-te che si tratta di valori convenzionali, che discendo-no dalle varie semplificazioni cui si è accennato; per-tanto, ogni volta che, andando oltre i calcoli di primaapprossimazione, si devono considerare condizionidiverse da quelle medie usuali, è bene affinare i cal-coli sulla base delle relazioni più appropriate.

Fig. 4

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Le norme europee definiscono la trasmittanza termi-ca con la lettera “U” ma rimane in uso per tradizionenel nostro paese il simbolo “K”.Si avrà dunque:

dove per i valori di R dei singoli strati si userà l’e-spressione (6), se questi sono omogenei. La somma1/h1 + 1/he delle resistenze superficiali interna edesterna è riportata nel quadro 2.Il flusso termico sarà poi dato da:

e si potrà scrivere anche, analogamente alle (9)

La (23) mette in evidenza l’esistenza di un saltotermico (ti-tpi) fra aria interna e superficie internadella parete e (tpe-te) fra superficie esterna e ariaesterna. Ciò è importante in particolare per valuta-re, dalla temperatura superficiale interna tpi,

Fig. 5

Esempio 2 - Ad una parete verticale come in Esempio 1, ma dello spessore di 200 mm, si applica un rivestimento isolantecostituito da una lastra di EPS da 50 mm di spessore e da un tavolato di forati pure da 50 mm; un intonaco esterno di calcee cemento da 20 mm e uno interno di gesso da 10 mm completano la parete. Determinare la trasmittanza della parete e letemperature superficiali e alle interfacce, per aria esterna a te = 2° C e interna a ti = 20° C.

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I’eventuale pericolo di condensazione di umiditàsulla parete.Le temperature alle superfici della parete e alle inter-facce sono ottenute con un semplice procedimentografico, che consiste nel disegnare la sezione dellaparete con gli spessori dei vari strati proporzionalialle rispettive resistenze e aggiungendo dalle dueparti due spessori proporzionali alle resistenze limi-nari 1/hi e 1/he.Per la linearità della relazione fra temperatura e resi-stenza, la retta che unisce le due temperature dell’ariainterna ed esterna costituisce il grafico dell’andamento

delle temperature nella parete, che, volendo, può esse-re riportato sulla sezione reale.

INTERCAPEDINI

Se fra gli strati della parete vi sono intercapedini d’a-ria, anche queste possono essere trattate come unostrato con una propria resistenza, da sommare aquelle degli altri strati. Occorre distinguere il caso incui l’intercapedine è chiusa, da quelli in cui comuni-ca in varia misura con l’esterno.

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Fig. 6

Esempio 3 - Un tamponamento è costituito da un parametro in mattoni pieni a vista da 120 mm, con rinzaffo interno di 10mm di malta di cemento, intercapedine di 40 mm, lastra di EPS 15 di 50 mm, parametro interno in forati da 80 mm e into-naco interno in gesso da 10 mm. Determinare la trasmittanza della parete nell’ipotesi di intercapedine ventilata con apertu-re di 0,03 m2/m.

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TRASMITTANZA MEDIA Dl PARETICON ETEROGENEITÀ SEMPLICI

Le relazioni fin qui trovate si riferiscono a paretipiane illimitate e servono a definire il flusso termicoche ne attraversa 1 m2, in condizioni di salto termicostazionario. Il flusso in questo caso è in ogni puntoperpendicolare alla superficie della parete e si diceflusso unidirezionale. Tali relazioni si usano peròanche per le pareti effettive, che hanno dimensionilimitate; ciò è accettabile finché la parete è delimita-

ta da superfici perpendicolari alle facce e l’insieme ètale che non esistono flussi di calore importanti tra leparti eterogenee. In questo caso si dice che la pare-te ha eterogeneità semplice e la sua trasmittanzamedia Km è la media ponderale (rispetto alle aree Sdelle singole parti omogenee) delle trasmittanze Kdelle parti omogenee:

Fig. 7

Esempio 4 - Determinare la trasmittanza media della parete di Fig. 7, costituita da un tamponamento in blocchi cavi di clsa pareti sottili da 250 mm, compreso fra pilastri di cls da 250 x 300 mm con interasse di 3 m. Il tutto è rivestito esternamen-te “a cappotto” con EPS 20 per 60 mm e internamente con intonaco a gesso da 10 mm. Si trascura il contributo della finitu-ra esterna del cappotto.

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L’esempio 4 mostra un’applicazione di queste relazioni.La presenza dell’isolamento esterno “a cappotto” hareso molto piccola la differenza di trasmittanza fra ledue parti dell’esempio 4 che altrimenti sarebbe statapiù pronunciata. In tal caso sarebbe più appropriatoconsiderare il flusso non unidirezionale, come nellatrattazione che segue.

PARETI CON FLUSSO TERMICONON UNIDIREZlONALE (PONTI TERMICI)La condizione di flusso unidirezionale sopra consi-derata non può essere ottenuta se non in porzionilimitate dell’involucro edilizio. Le condizioni di flussobi o tridimensionale che si presentano possonoessere classificate in tre gruppi:- parti di parete adiacenti con trasmittanza moltodiversa;

- strutture non piane, come angoli e intersezioni;- superfici con resistenza superficiale diversa.Le conseguenze di queste situazioni, che possonopresentarsi anche in combinazione, sono sempre:

- aumento del flusso termico rispetto alle parti cor-renti dell’involucro, da cui il nome di ponti termici;

- abbassamento della temperatura superficiale inter-na rispetto alle parti correnti, con possibilità di con-dense locali di umidità e conseguente degrado.Corrispondentemente si hanno due problemi divalutazione dei ponti termici: flusso termico e tem-peratura, che si esaminano separatamente.I problemi posti dalla presenza dei ponti termicisono una costante delle costruzioni moderne,caratterizzate da molte eterogeneità; in più l’ele-vata produzione di vapore acqueo e il limitatoricambio d’aria oggi usuali, fanno si che i fenomenidi condensa e le patologie edilizie conseguentisiano frequentissimi.I quaderni di documentazione tecnica riportanoperaltro numerosi esempi che mostrano come unopportuno uso del Polistirolo Espanso contribuiscaad eliminare o attenuare la maggior parte dei pontitermici che si presentano in pratica nelle diversestrutture edilizie. Un’accurata progettazione dei par-ticolari costruttivi è indispensabile a questo riguardo.

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IL FLUSSO TERMICO ATTRAVERSOLE STRUTTURE CON PONTI TERMICI

La determinazione, sia analitica che sperimentale,dei flussi che attraversano i ponti termici sarebbetroppo onerosa per la progettazione ordinaria. Laprocedura che si segue si basa invece sull’uso divalori tabellari, derivati in generale da complesse cal-colazioni, con le quali si analizza la struttura dopoaverla scomposta idealmente in un gran numero diparti omogenee (metodo degli elementi finiti), i cuirisultati vengono confermati con delicate misure dilaboratorio.

Poiché le concentrazioni di flusso si riscontrano inpunti singolari o lungo linee di contorno delle particorrenti (angoli, intersezioni, contorno di aperture), ilconcetto di base del metodo è quello di aggiungereal flusso della parte corrente un flusso supplemen-tare, di cui le tabelle danno il valore in numerosicasi, per ogni ponte termico localizzato o per ogniunità di lunghezza di ponte termico lineare. Il flussotermico totale Φ attraverso una parete di trasmittan-za corrente K e area S, si otterrà aggiungendo alflusso ricavato della (22) i termini sopradetti.

Esempio 5 - Determinare il flusso termico, con temperatura interna ti = 20° C ed esterna te = -5° C, di una parete d’angolodi ultimo piano, cieca, costituita in parte corrente come nell’Es. 4, ma esternamente con 20 mm di intonaco di calce e cemen-to, anziché con il rivestimento a cappotto. Essa è larga, internamente, m 4 e alta m 3, ed è delimitata da un lato da un tra-mezzo in muratura, non passante, dello spessore di 100 mm, dall’altro da un pilastro d’angolo in cls di lati uguali allo spes-sore della parete. Superiormente e inferiormente la parete è limitata da solai in laterocemento, di cui quello superiore conisolamento esterno continuo.

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k, espresso in W/m.K, è chiamato trasmittanzalineare e si applica alle lunghezze I (m) di ugualeponte termico; z, espresso in W/K, è chiamato tra-smittanza puntiforme e si applica agli n punti sin-

golari uguali presenti. L’Esempio 5 mostra un’applica-zione della relazione (29) con l’uso dei valori di tra-smittanza lineare.

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LE TEMPERATURE SUPERFICIALIINTERNE IN CORRISPONDENZADEI PONTI TERMICI

La definizione della temperatura superficiale internaminima in corrispondenza di un ponte termico puòessere ritenuta un problema ancor più importante diquello della maggiorazione del flussoInfatti, mentre è sempre possibile sopperire a que-st’ultima con un maggior dispendio di energia, il ripa-rare gli inconvenienti della prima implica quasi sem-pre interventi strutturali.n effetti anche la condensazione superficiale, che èla conseguenza più vistosa di una bassa temperatu-ra superficiale potrebbe in certi casi essere evitataaumentando il ricambio d’aria, ma con evidente mag-gior spesa energetica; non sarebbe però evitata ladiminuzione del benessere ambientale, conseguentealla bassa temperatura operante, cui soltanto unmiglior isolamento può porre riparo.Nonostante la sua importanza, il problema non hatrovato finora un’elaborazione unitaria di praticaapplicazione come le trasmittanze lineari o puntifor-mi per il problema dei flussi dei ponti termici.Comunque, per facilitare l’espressione di indica-zioni valide per qualsiasi condizione di temperaturaesterna te ed interna ti dell’aria, è stato definito ilparametro.

detto fattore di temperatura superficiale; la suaconoscenza permette di ricavare la temperaturasuperficiale interna minima tp del ponte termico.La norma ISO 6946/2 fornisce un metodo di calcolodel fattore ζ nel caso di ponti termici piani, che è sin-tetizzato nel Quadro 4.La Fig. 8 (da Cziesielski “Warmebrucken im Hochbau”Bauphysik, 1985, p. 141) illustra il caso di un pontetermico d’angolo.Si deve infine rilevare che gli effetti di due ponti ter-mici lineari che si incontrano (p. es. vertice di un trie-dro, incontro del giunto parete tramezzo col giuntoparetesoletta), in qualche modo si sommano percreare un punto di temperatura minima ancora piùbassa di quella dei due ponti termici.

Fig. 8

Esempio 6 - Un edificio a pianta rettangolare di dimensioni di m 10 x 20 ha un seminterrato con pavimento a 1 m sotto illivello del suolo, costituito da una soletta in cls di 150 mm di spessore.

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PARETI IN CONTATTO CON IL SUOLO

Le dispersioni delle pareti in contatto con il suolovengono trattate nella maggior parte dei casi allostesso modo dei ponti termici, attribuendo al perime-tro dell’edificio una trasmittanza lineare k, l’esempio6 ne mostra un’applicazione.

REGIME VARIABILEE INERZIA TERMICA

Le considerazioni fin qui svolte si basano sull’ipotesi ditemperature dell’aria, interna ed esterna alle pareti,costanti nel tempo. In realtà le temperature esternesubiscono oscillazioni più o meno ampie, che in qual-che modo si ripercuotono sulla temperatura interna.Tuttavia le relazioni fin qui trovate si possono consi-derare corrette finché si considerano temperaturemedie giornaliere di un certo periodo dell’anno e siha come scopo la valutazione delle dispersioni dicalore medie del periodo; esse possono essereanche usate quale mezzo per dimensionare in modosufficientemente prudenziale la trasmittanza dellevarie parti dell’involucro dell’edificio, prendendo peròcome riferimento una temperatura minima annuadel luogo, opportunamente definita. Quando il re-gime termico è variabile, il flusso termico entrante inun certo intervallo di tempo, differisce iri generale daquello uscente; la differenza è costituita da energiache la parete accumula o cede come calore sensi-bile o, talvolta, di transizione dl fase; questa varia-zione dell’energia interna attenua e ritarda l’effettosul clima interno della variabilità esterna.La quantità di calore che viene messa in gioco inquesto modo dipende in primo luogo dalla massadelle pareti ed è quindi opportuno, tenere in consi-derazione, ai fini del benessere ambientale, gli effet-ti del regime variabile, soprattutto nelle modernecostruzioni, in cui le esigenze di elevato isolamentonon possono essere raggiunte che con materiali spe-cializzati, come EPS, che hanno masse estrema-mente ridotte.Il calcolo del comportamento di un edificio in regimevariabile è complesso.La “Guida al controllo energetico della proget-tazione” del CNR/PFE e le sue appendici trattano dif-fusamente alcuni metodi, che considerano simulta-neamente tutti i componenti dell’edificio, esterni edinterni (questi ultimi costituiscono spesso le massepiù importanti).Questi metodi sono da prendere in considerazioneparticolarmente nei casi di costruzioni leggere, quin-di con piccola capacità di accumulo di calore, e spe-cialmente quando in esse è previsto il condiziona-mento estivo; questo, oltre ad essere più oneroso del

riscaldamento invernale, a pari quantità di energia ingioco, deve anche fronteggiare oscillazioni di tempe-ratura più ampie, per effetto della maggiore intensitàdel soleggiamento.Queste analisi sono necessarie anche quando si vuolesfruttare al massimo gli apporti gratuiti, come nei cosid-detti “sistemi solari passivi”; in essi la capacità termicadell’edificio è fondamentale per distribuire nell’arcodella giornata l’energia raccolta durante poche ore.È tuttavia utile in tutti i casi farsi un’idea dell’a-deguatezza del singolo componente opaco dellachiusura esterna, in particolare per quanto riguardala risposta alle oscillazioni diurne della temperaturaesterna, mediante una trattazione semplificata.In questa si ammette che l’oscillazione della tempe-ratura dell’aria esterna, con periodo di 24 ore, abbiaun andamento sinusoidale e si determina la riduzio-ne di ampiezza ν che l’onda termica subisce attra-versando la parte e lo sfasa mento con il quale essacompare alla superficie di uscita (Fig. 9). Il Quadro 5raccoglie I formule relative e l’Esempio 7 ne mostraun’applicazione.I risultati sono da confrontare con quelli prescritti daalcune normative; la tabella seguente ne dà unesempio.

ISOLAMENTO TERMICO E UMIDITÀ

L’isolamento termico degli edifici è negativamenteinfluenzato dall’umidità. Questa può provenire siadall’esterno (pioggia, neve, aria umida, suolo), sia

Fig. 9

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Esempio 7 - Determinare smorzamento e sfasamento dell’onda termica giornaliera in condizione estiva (flusso discenden-te) di un solaio superiore in cls (ρ = 2000 Kg/m3), di 200 mm di spessore, da considerare struttura protetta per la presenzadell’impermeabilizzazione.

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dall’interno (umidità propria delle nuove costruzioni,perdite di condotti vari e soprattutto produzione daparte degli occupanti e in relazione alla loro attività dicucina e pulizia: si valuta che per ogni persona siproducono 2-4 kg/giorno di vapore d’acqua).La maggior parte dei materiali da costruzione hagrande affinità per l’acqua, che può penetrarvi siacome liquido per capillarità, sia come vapore per

effetto di differenze di pressione di vapore. La pre-senza dell’acqua può alterare prestazioni importantidelle pareti, come la durata, la resistenza strutturale,il grado di isolamento, le finiture superficiali.Fra i materiali isolanti specifici EPS è a questoriguardo in una posizione fra le migliori, per la suabassissima capacità di assorbimento d’acqua, ed èperciò particolarmente consigliabile in ogni situazio-ne; tuttavia è sempre necessario studiare il compor-tamento della parete nel suo complesso nei confron-ti dell’umidità.Per quanto riguarda l’effetto diretto sull’isolamento,la presenza di acqua liquida aumenta la conduttivitàapparente, per la conduzione vera e propria dell’ac-qua (25 volte quella dell’aria) e per convezione, oltreche per diffusione del vapore con evaporazioni econdensazioni successive. Il fenomeno è quindimolto complesso e in pratica se ne tiene conto mag-giorando la conduttività dei materiali.Il fenomeno più pericoloso è quello della con-densazione interna (ancor più pericoloso se seguitoda gelo) o superficiale; il suo studio richiede alcuneconoscenze sulle caratteristiche dell’aria umida.L’aria contiene sempre vapore d’acqua; la quantità diquesto, espressa in g per kg (o per m3) di aria secca,si dice umidità assoluta. Questa quantità ha un limi-te, tanto più elevato, quanto più alta è la temperatu-ra. Quando tale limite viene raggiunto, I’aria si dicesatura di vapore. La Fig. 10 mostra l’andamentodella quantità di vapore di saturazione al variaredella temperatura.

Fig. 10 - Umidità assoluta e saturazione.

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In queste condizioni al vapore contenuto nell’ariacompete una ben definita porzione ps (Pa) della pres-sione atmosferica, detta pressione parziale disaturazione.Normalmente però l’umidità assoluta contenuta nel-l’aria è soltanto una frazione ϕ di quella a sa-turazione e quindi anche la pressione parziale p delvapore è una frazione ϕ di quella di saturazione:

La frazione ϕ viene solitamente espressa in % echiamata umidita relativa (U.R.) dell’aria.Se la temperatura dell’aria non satura viene ab-bassata, si giunge ad una temperatura ts detta tem-peratura di saturazione o temperatura di rugiada,alla quale il contenuto, e quindi la pressione di vapo-re dell’aria, corrisponde al limite di saturazione.L’esempio 8 chiarisce questo fenomeno.L’esempio mostra che l’aria interna a 20oC e 70%U.R. (condizione che viene presa di solito come ter-mine di riferimento in edilizia) comincia a formarecondensa superficiale su pareti con temperaturesuperficiali di 14,4oC. Il grafico di Fig. 10 può aiutarea quantizzare l’entità del fenomeno.La determinazione delle condizioni in cui possonoavvenire la condensazione superficiale sulla parete ela condensazione interna, sono i due problemi daesaminare, con considerazioni diverse per i due casi.

CONDENSAZIONE SUPERFICIALE

La verifica delle condizioni di condensazione super-ficiale sono da ricondurre alla determinazione dellatemperatura tp della superficie interna della parete.Per la parete piana indefinita, ricordando le (22), (23)si potrà scrivere:

e quindi:

Per quanto riguarda i ponti termici, si e detto a suoluogo delle temperature superficiali minime.Giova ripetere che in entrambi i casi spesso si hannoadduttanze hi inferiori a quelle convenzionali diQuadro 2 e quindi temperature superficiali inferiori aquelle sopra definite. La Fig. 11 illustra queste situa-zioni.In ogni caso la condizione di condensazione si veri-ficherà ogni volta che la temperatura di saturazionets è superiore a quella superficiale tp:

In linea di massima le condizioni cui ci si riferiscesono quelle riportate nell’Es. 9, ma per alcuni locali(bagni, cucine, lavanderie, ecc.), può essere oppor-tuno considerare condizioni diverse, specialmentedi umidità relativa, e quindi di temperatura di satura-zione.In presenza di modeste quantità di condensazione,questa può non essere percepita come tale se lafinitura interna, come gli intonaci ordinari o le tap-pezzerie di carta, è porosa e quindi assorbente.Tuttavia tale condensa è sufficiente a fissare sullasuperficie la polvere, che col tempo farà apparire ildisegno di tutte le zone più fredde (angoli, contorni

Fig. 11 (I.V.H.)

Esempio 8 - Si abbia aria a 20° C e 70% U.R. Si desidera conoscere la temperatura di rugiada relativa.

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di finestre, travetti dei solai a pignatte, ecc.). Neicasi più consistenti, su questo substrato si formanomuffe, che, oltre ad aggravare il degrado estetico,iniziano quello fisico della superficie (sfarinature,distacchi, decomposizione di tappezzerie, ecc.) ecompromettono sia l’igiene che il benessereambientale.A parte meritano di essere ricordati i fenomeni dicondensa superficiale legati a meccanismi di ventila-zione. Un caso è costituito dalla condensazione esti-va su pareti più fredde dell’aria ambiente, a causadella loro inerzia termica e di scarse possibilità discambio; è il caso degli scantinati, come in Fig. 12, edi edifici antichi con muri pieni di grosso spessore.Un isolamento applicato all’interno.Un altro caso è offerto dalla presenza di giuntidell’involucro non a tenuta (Fig. 13). Per effettodella sovrapressione normalmente esistente all’in-terno, attraverso queste fessure escono quantitàapprezzabili di aria, che si raffredda e condensanella fessura. L’esempio 9 dà un’idea quantitativadel fenomeno.

CONDENSAZIONE INTERNALa condensazione interna ad una parete dipendedalle leggi che governano il processo di diffusionedel vapore attraverso la parete.In una trattazione semplificata si ammette che laquantità di vapore i che nell’unità di tempo attraversal’unità di superficie di una parete, espressa quindi inkg/m2 s è proporzionale alla differenza (in Pa) dellapressione di vapore pi -pe fra le due facce della pare-te e ad un coefficiente δ caratteristico del materiale,detto permeabilita, espresso in kg. m/N.s, e inver-samente proporzionale allo spessore s (m) dellaparete.

La relazione è quindi formalmente analoga a quella chegoverna la trasmissione del calore per conduzione attra-verso una lastra piana. Chiamata allora “resistenza alladiffusione del vapore” la quantità p = s/δ, si può scrivere:

e, per una parete a più strati:

Nella pratica, invece della permeabilità δ dei singolimateriali, si preferisce riferirsi al rapporto µ = δaria/δ(adimensionale) fra la permeabilità dell’aria e quelladel materiale.La permeabilità dell’aria è funzione della tempe-ratura, ma per temperature medie della parete intor-no a 10oC si può assumere, secondo DIN 4108 (pas-sando da secondi a ore come unità di tempo).

Si potrà quindi scrivere:

Il prodotto µs può quindi essere visto come Io spes-sore d’aria equivalente, ai fini del passaggio divapore, alla resistenza offerta dalla parete dal sin-golo strato.Dette p1, p2, ecc., i valori di pressione parziale esi-stenti alle interfacce fra i vari strati, si potrà scrivere,in modo formalmente analogo a quello usato per tro-vare le temperature alle interfacce:

Fig. 12 (I.V.H.)

Fig. 13 (I.V.H.)

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Ciò permette di tracciare l’andamento della pressione divapore nella parete con lo stesso procedimento graficousato per le temperature; nel grafico le ascisse sono oraproporzionali alle resistenze µs anziché alle resistenzetermiche nelle ordinate vi sono le pressioni parziali, anzi-ché le temperature.In corrispondenza delle interfacce fra gli strati si riporta-no anche le pressioni di saturazione corrispondenti allerispettive temperature.La retta che congiunge i valori delle pressioni parziali pi

e pe sulle superfici della parete, è il diagramma dellepressioni di vapore all’interno della parete, se questaretta non interseca la linea che congiunge i punti segna-ti della pressione di saturazione.In caso contrario si tracciano, invece della congiungen-te Pi-Pe, le tangenti, da pi e da pe alla linea della pressio-ne di saturazione; nel punto o nella zona di tangenza siha condensazione. Questa costruzione è nota come“diagramma dl Glaser”.Il Quadro 6, tratto dalla norma DIN 4108 parte 5, illustrai vari casi possibili. La condensazione è tollerabile se la

quantità di acqua che si ferma nella parete in una sta-gione invernale può diffondersi di nuovo all’esterno nellasuccessiva stagione estiva.Per verificare ciò si calcola con la (40) il flusso di vaporei per le condizioni medie stagionali e lo si moltiplicaper il numero H di ore della stagione. Il Quadro 6 mostrale relazioni da usare nei vari casi; sono considerati posi-tivi i flussi diretti dell’interno verso l’esterno; in estatequindi si hanno anche flussi negativi (della parete versol’interno); parimenti sono considerate positive le diffe-renze di pressione in cui quella interna è maggiore.Nell’esempio 10 si è ripresa la parete dell’esempio 2. Si vede che la parete presenta un piano di condensa-zione all’interfaccia. EPS/cls (caso B del Quadro 6);I’evaporazione estiva, nella situazione climatica mediaipotizzata, dovrebbe essere sufficiente a ripristinare lecondizioni iniziali.L’esempio mostra però come la condensazione puòessere evitata con I’impiego di una barriera vaporeopportunamente collocata, oppure con una diversa dis-posizione degli strati.

Esempio 9

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Esempio 10 - Determinare l’andamento delle pressioni di vapore nella parete di Es. 2 (Fig. 5), per le condizioni seguenti(medie della Pianura Padana).

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t estiva

t t

t inv.

tem

per

atu

ra

tem

per

atu

ra

0

10

°C

20

tem

per

atu

ra

0

10

°C

20

0

10

°C20

(Segue Esempio 10)

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DEFINIZIONIProdotto: manufatto, costituito da uno o più mate-riali, di geometria e dimensioni date e comprendenteeventuali rivestimenti o finiture, nella sua forma fina-le pronto per l'uso.Materiale: componente di un prodotto, indipenden-temente dalla sua presentazione, geometria edimensioni, senza rivestimenti o finiture.Conduttività termica misurata λλ: conduttivitàapparente misurata o misurabile in laboratorio sucampioni di spessore uguale o maggiore a 100mm., alle temperature di 283 K (10oC) e 313 K(40oC). In aggiunta a quanto previsto dalle normecitate, la differenza di temperatura tra le facce delleprovette, deve essere maggiore di 15 K per mate-riali la cui massa volumica sia minore di 300 kg/m3;inoltre l'umidità percentuale in massa, al terminedella prova, su materiali inorganici, deve essereinferiore al 2%.Conduttività termica tabulata λλt: conduttività ter-mica apparente da considerare nel caso di prodottonon certificato o non identificato. I valori di λt defini-scono il limite superiore della conduttività apparentemisurata o misurabile nelle condizioni citate.Valore termico dichiarato: valore previsto dellaconduttività termica o della resistenza termica dichia-rato dal produttore di un materiale o prodotto cherispetti le seguenti condizioni:• sia desunto da dati misurati in condizioni

di temperatura e umidità specificate;• sia dato per un frattile e livello di confidenza

stabiliti;• sia corrispondente ad una ragionevole vita utile

in normali condizioni di esercizio.Maggiorazione percentuale "m": maggiorazio-ne da impiegare nei calcoli in relazione a: condi-zione di temperatura reale e di effettivo impiegodel prodotto; protezione dagli agenti atmosferici;durata utile del prodotto. Essa tiene pertantoconto di: invecchiamento, contenuto di umidità edelle tolleranze sullo spessore norninale. È da uti-lizzare per la correzione della conduttività termicatabulata λt.Valore termico di progetto: valore della conduttivi-tà termica o della resistenza termica di un materialeo prodotto da utilizzare nel progetto, tale valore èdesunto da:- valore termico dichiarato ricondotto alle condizioni

esterne ed interne di esercizio adottate nel progetto.- valore tabulato corretto con la maggiorazione per-

centuale "m".

Fattore di resistenza alla diffusione del vaporeacqueo µµ: rapporto adimensionale tra il valore dipermeabilità al vapor d'acqua dell'aria e il valore dipermeabilità del materiale omogeneo considerato.Permeabilità al vapore acqueo: misura della quan-tità di vapore trasmessa per unità di tempo riferita a1 m di spessore attraverso un'area unitaria quandola differenza di pressione tra le due facce del provi-no è pari a 1 Pa. è espressa in milligrammi al metroall'ora e al pascal.Massima temperatura di impiego: la più alta tem-peratura alla quale il prodotto isolante può essere sot-toposto mantenendo le proprie caratteristiche di fun-zionamento entro i limiti di specifica di prodotto nellecondizioni di applicazione e di spessore previsti.Specifica di prodotto: elencazione delle caratteri-stiche tecniche di ciascun tipo di prodotto con riferi-mento ai metodi di misura, ai valori e/o alle tolleran-ze ammissibili.Isotropia: caratteristica di un materiale di presentareproprietà uguali, entro i limiti misura, nelle tre direzioni.Valori tabulatiNel prospetto sono riportate sei colonne contenenti idati di:- massa volumica indicativa p del materiale;- permeabilità alla diffusione del vapore δ;- conduttività λ;- maggiorazione percentuale m;- conduttività di progetto λ utileMassa volumica del materiale, ρPer la determinazione della massa volumica delmateriale secco riferirsi alle specificazioni tecnichedei vari materiali.Per la determinazione della massa volumica indicati-va necessaria per l'individuazione dei materiali elen-cati in tabella far riferimento alle note relative ripor-tate nel prospetto.Permeabilità alla diffusione del vaporeI valori del fattore di resistenza alla diffusione del vapo-re sono ricavati dalla permeabilità in campo asciutto(determinata nell'intervallo di umidità relativa 0-50%.Le verifiche del comportamento igroterrnico deiprodotti si effettuano utilizzando i valori di permeabil-ità al vapore o i fattori di resistenza alla diffusione delvapore in campo asciutto.In caso di possibili significative variazioni dellagrandezza è riportato un intervallo indicativo delcampo di variabilità della stessa. La permeabilità siricava dal fattore di resistenza alla diffusione delvapore attraverso la relazione δ mat = δ aria/µ.

NORMA CTI - UNI 10351

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Conduttività termica λλLa colonna della conduttività termica tabulata siriferisce alla conduttività apparente misurata omisurabile in laboratorio su campioni di spessoreuguale o maggiore di 10 cm, alla temperaturamedia di 283K.I valori λ hanno valore indicativo poiché non è possi-bile identificare tutte le tecnologie di produzione etutti i tipi di materiali esistenti sul mercato.Maggiorazione percentuale mLa colonna della maggiorazione percentuale, m,tiene conto, del contenuto percentuale di umidità, incondizioni medie di esercizio, espressa in massa diacqua riferita alla massa del materiale secco (mino-re dell'1% per laterizi, da 2 a 5% per calcestruzzi emalte, umidità di equilibrio con un ambiente a 293 Ke 65% di urnidità relativa per isolanti leggeri, salvodiversa indicazione data in prospetto); tiene conto

inoltre dell'invecchiamento, del costipamento deimateriali sfusi, della manipolazione per una installa-zione eseguita a regola d'arte.Per i materiali a bassa densità apparente riporta ilvalore riferito allo spessore di 10 cm. Valori di con-duttività misurati su spessori inferiori a 10 cm posso-no infatti risultare inferiori a quelli tabulati.Non tiene invece conto delle tolleranze sulle massevolumetriche nominali. Se le effettive condizioni diesercizio del materiale o del manufatto non coinci-dono con quelle indicate, occorre ricalcolare i coeffi-cienti di correzione m.Conduttività di progetto λλ utileLa colonna delle conduttività di progetto λ è stata rica-vata applicando le maggiorazioni m alla conduttività λ.

Vengono riportati alcuni dati dalla norma soprari-cordata.

1 Polistirene espanso sinterizzato per allegerimento stutture 15 0.041 10% 0.045 3,6 a 92 Polistirene espanso sinterizzato in lastre ricavate da blocchi, 20 0.037 10% 0.041 2,5 a 6

conforme a UNI 3 Polistirene espanso sinterizzato in lastre ricavate da blocchi, 25 0.036 10% 0.040 2,5 a 6

conforme a UNI 4 Polistirene espanso sinterizzato in lastre ricavate da blocchi, 30 0. 036 10% 0.040 1,8 a 4.5

conforme a UNI 5 Polistirene espanso sinterizzato, in lastre ricavate da blocchi 10 0.051 10% 0.056 3.6 a 96 Polistirene espanso sinterizzato, in lastre ricavate da blocchi 15 0.043 10% 0.047 2,5 a 67 Polistirene espanso sinterizzato, in lastre ricavate da blocchi 20 0.04 10% 0.044 1,8 a 4,58 Polistirene espanso sinterizzato, in lastre ricavate da blocchi 25 0.039 10% 0.043 1,8 a 4,59 Polistirene espanso sinterizzato, in lastre ricavate da blocchi 30 0.038 10% 0.042 1,8 a 4,5

10 Polistirene espanso, in lastre stampate per termocompressione 20 0.036 10% 0.040 1,8 a 4,511 Polistirene espanso, in lastre stampate per termocompressione 25 0.035 10% 0.039 1,8 a 4,512 Polistirene espanso, in lastre stampate per termocompressione+C33 30 0.035 10% 0.039 1,8 a 4,513 Polistirene espanso estruso, con pelle 30 0.031 15% 0.036 1,8 a 4,514 Polistirene espanso estruso, con pelle 35 0.03 15% 0.034 1,8 a 4,515 Polistirene espanso estruso, senza pelle 30 0.037 15% 0.041 0,6 a 2216 Polistirene espanso estruso, senza pelle 50 0.028 20% 0.034 0,6 a 2217 Poliuretano in lastre ricavate da blocchi 25 0.031 10% 0.034 1 a 218 Poliuretano in lastre ricavate da blocchi 32 0.023 40% 0.032 1 a 219 Poliuretano in lastre ricavate da blocchi 40 0.022 45% 0.032 1 a 220 Poliuretano in lastre ricavate da blocchi 50 0.022 45% 0.032 1 a 221 Poliuretano espanso in situ 37 0.023 50% 0.035 1,8 a 622 Feltri resinati in fibre di vetro 11 0.048 10% 0.053 15023 Feltri resinati in fibre di vetro 14 0.044 10% 0.048 15024 Feltri resinati in fibre di vetro 16 0.042 10% 0.046 15025 Pannelli semirigidi in fibra di vetro 16 0.042 10% 0.046 15026 Pannelli semirigidi in fibra di vetro 20 0.039 10% 0.043 150

N° DESCRIZIONE Massavolumica λ m λutile δu (10^12)

Kg/mq W/mK % W/mK Kg/msP

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27 Pannelli semirigidi in fibra di vetro 30 0.036 10% 0.040 15028 Pannelli rigidi in fibra di vetro 100 0.035 10% 0.038 15029 Feltri resinati in fibre minerali di rocce feldspatiche 30 0.041 10% 0.045 15030 Feltri resinati in fibre minerali di rocce feldspatiche 35 0.04 10% 0.044 15031 Pannelli semirigidi in fibre minerali di rocce feldspatiche 40 0.038 10% 0.042 15032 Pannelli semirigidi in fibre minerali di rocce feldspatiche 55 0.036 10% 0.040 15033 Pannelli rigidi in fibre minerali di rocce feldspatiche 80 0.035 10% 0.039 15034 Pannelli rigidi in fibre minerali di rocce feldspatiche 100 0.034 10% 0.037 15035 Pannelli rigidi in fibre minerali di rocce feldspatiche 125 0.034 10% 0.037 15036 Pannelli a fibre orientate in fibre minerali di rocce feldspatiche 100 0.044 10% 0.048 15037 Feltri trapuntati in fibre minerali di rocce basaltiche 60 0.037 20% 0.044 15038 Feltri trapuntati in fibre minerali di rocce basaltiche 80 0.037 20% 0.044 15039 Feltri trapuntati in fibre minerali di rocce basaltiche 100 0.038 20% 0.046 15040 Feltri in fibre minerali da loppe di altoforno 40 0.049 4% 0.051 15041 Pannelli semirigidi e rigidi in fibre minerali da loppe di altoforno 40 0.049 10% 0.054 15042 Pannelli semirigidi e rigidi in fibre minerali da loppe di altoforno 60 0.044 10% 0.048 15043 Pannelli semirigidi e rigidi in fibre minerali da loppe di altoforno 80 0.042 10% 0.046 15044 Pannelli semirigidi e rigidi in fibre minerali da loppe di altoforno 100 0.042 10% 0.046 15045 Pannelli semirigidi e rigidi in fibre minerali da loppe di altoforno 150 0.044 10% 0.048 15046 Polietilene espanso estruso in continuo, non reticolato 30 0.042 20% 0.050 1 a 247 Polietilene espanso estruso in continuo, non reticolato 50 0.05 20% 0.060 1 a 248 Polietilene espanso estruso in continuo, non reticolato 33 0.04 20% 0.048 1 a 249 Polietilene espanso estruso in continuo, non reticolato 50 0.048 20% 0.058 1 a 250 Cloruro di polivinile espanso rigido in lastre 30 0.032 20% 0.038 1 a 251 Cloruro di polivinile espanso rigido in lastre 40 0.035 20% 0.042 1 a 252 Argilla espansa in granuli 280 0.08 15% 0.092 187.553 Argilla espansa in granuli 330 0.09 15% 0.104 187.554 Argilla espansa in granuli 450 0.1 15% 0.115 187.555 Fibre di cellulosa costipata per strati orizzontali 32 0.04 45% 0.058 187.556 Perlite espansa in granuli 100 0.055 20% 0.066 187.557 Polistirolo espanso in granuli 15 0.045 20% 0.054 187.558 Pomice naturale 400 0.08 20% 0.096 187.559 Scorie espanse 600 0.064 20% 0.077 187.560 Vermiculite espansa in granuli 80 0.068 20% 0.082 187.561 Vermiculite espansa in granuli 120 0.069 20% 0.083 187.59 Pannelli di fibre di legno duri ed extraduri 800 0.12 20% 0.14 2.60

10 Pannelli di fibre di legno duri ed extraduri 900 0.13 20% 0.16 2.6011 Pannelli di fibre di legno duri ed extraduri 1000 0.15 20% 0.18 2.6012 Pannelli di lana di legno con leganti inorganici 300 0.071 20% 0.09 36 a 9013 Pannelli di lana di legno con leganti inorganici 350 0.076 20% 0.09 36 a 9014 Pannelli di lana di legno con leganti inorganici 400 0.081 20% 0.10 36 a 9015 Pannelli di lana di legno con leganti inorganici 500 0.091 20% 0.11 36 a 9016 Pannelli di spaccato di legno e leganti inorganici 400 0.09 30% 0.12 36 a 9017 Pannelli di spaccato di legno e leganti inorganici 500 0.11 30% 0.14 36 a 9018 Pannelli di spaccato di legno e leganti inorganici 600 0.12 30% 0.16 36 a 9019 Pannelli di particelle pressati 500 0.083 20% 0.10 1,8 a 3,620 Pannelli di particelle pressati 600 0.1 20% 0.12 1,8 a 3,621 Pannelli di particelle pressati 700 0.13 20% 0.16 1,8 a 3,622 Pannelli di particelle estrusi 700 0.14 20% 0.17 9.0023 Pannelli di legno compensato (espanso duro) 90 0.039 10% 0.04 6,7 a 1024 Pannelli di legno compensato (espanso con leganti) 130 0.041 10% 0.05 4,0 a 2125 Pannelli di legno compensato 200 0.047 10% 0.05 4,0 a 21

N° DESCRIZIONE Massavolumica λ m λutile δu (10^12)

Kg/mq W/mK % W/mK Kg/msP

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ISOLAMENTO TERMICOCON EPS

NEL RECUPERO EDILIZIO

2.

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ISOLAMENTO TERMICO CON EPS NEL RECUPERO EDILIZIO

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INTRODUZlONE

Negli ultimi decenni si è affermato in tutto l'occiden-te, e l'ltalia non ha fatto eccezione, la tendenza ariportare i vecchi edifici ad un livello di prestazioniadeguato alle esigenze cresciute o comunque cam-biate, in contrasto con le precedenti tendenze diabbandonare questi edifici al loro destino di degra-do e costruire exnovo altrove.Questo "altrove" ha significato in generale il sacrifi-cio di aree verdi, I'aggravarsi dei problemi diurbanizzazione e di trasporto, la perdita di luoghi eoccasioni di socializzazione. Ne è seguita la risco-perta dei valori dei vecchi edifici e dei vecchi centrie si è visto che ben spesso questi valori compensa-no il costo delle ristrutturazioni, talvolta di per sé piùalto di quello di costruzioni nuove equivalenti.I vincoli che si presentano in ogni operazione diristrutturazione e devono essere osservati (aspetto,volumetrie, ecc.), le condizioni delle vecchie struttu-re(materiali e tecniche costruttive desueti, ecc.) e iproblemi (statici, termoigrometrici, ecc.), che si pre-sentano, sono peraltro sempre impegnativi; il buonprogettista di ristrutturazioni deve possedere unasomma di conoscenze molto diversificate, a partireda quelle urbanistiche e architettoniche, a quellestrutturali (di ieri e di oggi), impiantistiche e di mate-riali, vecchi e nuovi, su cui e con cui intervenire. Gliaspetti termoigrometrici degli interventi sono quasisempre presenti e, accanto a quelli più pro-priamente impiantistici, ci sono quelli di coibentazio-ne, per la necessità di adeguare il comportamentodell'involucro dell'edificio, non soltanto alle mutateesigenze di benessere ambientale e di risparmioenergetico, ma anche alle diverse situazioni di occu-pazione e di gestione dell'edificio; si pensi p. es,all'accresciuta produzione di vapore acqueo negliusi delle famiglie di oggi e al concomitante ridottonumero di ricambi d'aria praticato attualmente, con iconseguenti problemi igrometrici, superficiali edinterni dell'involucro, che oltre tutto spesso non èmodificabile e talvolta nemmeno ben conosciutonella sua struttura.Questi problemi igrotermici non sussistono soltantonegli edifici più vecchi, orientativamente quelli ante-riori alla seconda guerra mondiale, che hanno disolito anche problemi di organizzazione degli spaziinterni e dei servizi, ma anche, e in misura forsemaggiore, negli edifici costruiti nei primi decennidopo la guerra.In questo periodo la fame di alloggi, congiunta alladisponibilità di energia a bassissimo prezzo, ha pro-dotto una grande quantità di edifici caratterizzati daun basso isolamento termico, mentre, in conse-guenza della scarsa esperienza nel nuovo modo di

costruire, veniva trascurata ogni attenzione ai pro-blemi del controllo igrometrico dell'involucro (pontitermici, condense, movimenti differenziali). Questiedifici, mentre corrispondono ancora abbastanzaalle esigenze attuali per quanto riguarda volumetriee disposizione degli spazi interni e dei servizi, hannoben presto svelato le loro carenze, con degradi diaspetto esterno ed interno e talvolta anche concompromissione della stabilità e questi aspetti sonoapparsi più evidenti quando, in seguito alla crisienergetica iniziata negli anni '70, è emerso quantosia oneroso, con i costi moltiplicati dell'energia,mantenere all'interno il livello di benessere che oggisi richiede.Con le disposizioni legislative emanate dopo la crisienergetica, i progettisti hanno incominciato lenta-mente (e ancora insufficientemente) a prenderecoscienza di questi problemi e a costruire in modopiù adeguato.Il problema della riabilitazione energetica del grandeparco edilizio costruito fra gli anni '50 e '70 è comun-que uno dei più importanti, forse il più importantequantitativamente, fra i compiti del recupero edilizio,anche se in un certo senso meno complesso deiproblemi del recupero dei vecchi centri storici.In tutti i casi l'isolante termico ha un ruolo di prima-ria importanza. Fra i materiali maggiormente qualifi-cati per questi impieghi vi è certamente il PolistireneEspanso Sinterizzato (EPS). Lo scopo è appuntoquello di mettere in luce le caratteristiche generaliche rendono il EPS particolarmente idoneo in que-sto settore delle costruzioni e di illustrare le modali-tà applicative che più frequentemente si riscontranonel recupero edilizio, vuole essere soprattutto unaguida introduttiva per chi si accinge a trattare unproblema di recupero edilizio dal punto di vista ter-moigrometrico ed energetico.

L'lSOLAMENTO TERMICONEL RECUPERO EDILIZlO

Quando si interviene su un edificio esistente, moltisono i motivi per prendere in considerazione un'o-perazione di coibentazione termica, ed è utile con-siderarli fin dall'inizio, per orientare meglio le deci-sioni da prendere e giustificarle.

Convenienza economica

È un motivo che dovrebbe essere sempre presentee anzi può essere anche il solo movente dell'opera-zione di recupero.Fondamentalmente il criterio per decidere della con-

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ISOLAMENTO TERMICO CON EPS NEL RECUPERO EDILIZIO

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venienza economica di un intervento di isolamentotermico sull'esistente consiste nel confrontare ilcosto dell'operazione con il valore attualizzato deirisparmi nel consumo di energia per il riscaldamen-to dell'edificio, durante gli anni di vita utile previstoper I'intervento. Ciò può essere fatto con una dellevarie formule che la matematica finanziaria proponee che sono illustrate successivamente.In questa valutazione vari aspetti particolari, propridell'intervento sull'esistente, devono essere tenutipresenti:- esecuzione in concomitanza di altri interventi rite-nuti per sé necessari, come il rifacimento di unafacciata o di una copertura; in questi casi il maggiorcosto dovuto all'isolamento è limitato al puro costodell'isolante e della sua posa, con esclusione deicosti di ponteggio, preparazione dell'esistente, fini-tura, ecc.;

- accesso a contributi a fondo perduto;- aumento di valore dell'edificio che offre un maggiorbenessere abitativo rispetto alla situazione prece-dente all'intervento; sebbene meno facilmentequantificabile rispetto al puro risparmio energeticoe spesso difficilmente separabile dall'incremento divalore dovuto ed altri interventi concomitanti, è tut-tavia un fattore da tenere presente.

Nel procedere alla valutazione occorre considerareseparatamente ciascun intervento che influisca sulrisparmio energetico, cioè quelli sulle diverse partidell'involucro e quelli di tipo impiantistico, così daevidenziare una graduatoria di convenienza e deci-dere in conseguenza quali interventi attuare; se fragli interventi considerati ve ne sono alcuni, impian-tistici o di isolamento, giustificati da considerazionidiverse da quelle del puro tornaconto (p.es sostitu-zione del generatore con altro di maggior rendimen-to, isolamento in concomitanza con rifacimenti difacciate o di infissi, ecc.), ma che comunquecontribuiscono a ridurre la dispersione termica del-l'edificio, le valutazioni di convenienza degli altriinterventi di isolamento devono essere fatte con rife-rimento a questo livello di dispersione già ridotto.

Benessere abitativo

Il benessere (o comfort) abitativo, che è richiestooggi è decisamente superiore a quello (previsto ocasuale) disponibile nella quasi totalità degliambienti di costruzione meno recente. Per quantoriguarda l'aspetto igrotermico, che di solito è il prin-cipale, le sue componenti sono oggi meglio cono-sciute e in particolare è stata messa in evidenza,accanto alle caratteristiche dell'aria i dell'ambiente(temperatura, umidità, velocità), I'importanza della

temperatura della superficie delle pareti del locale,perché non è trascurabile la componente di scambiotermico fra una persona e l'ambiente dovuta all'ir-raggiamento fra il corpo e le superfici del locale (Fig.1). Ciò si esprime in modo approssimato conside-rando come parametro del benessere abitativo nonla temperatura dell'aria del locale, ma la media(detta temperatura operante), fra questa e la tempe-ratura media delle superfici (detta temperaturamedia radiante). Per avere la stessa sensazione dibenessere in un locale con pareti più fredde occor-re quindi mantenere una temperatura dell'aria piùelevata (e ogni grado in più significa mediamente il7% in più di dispendio di energia calorifica), ovvero,se la temperatura dell'aria è Iimitata a 20oC., comeè per legge nelle abitazioni, in presenza di paretimolto fredde la condizione di i benessere non potràessere raggiunta.Si deve poi riconoscere che non conta soltanto latemperatura media delle superfici, ma può influirenegativamente anche la temperatura più bassa dellamedia di alcune zone limitate delle superfici stesse,che si trovano in corrispondenza di sezioni dell'invo-lucro caratterizzate da una resistenza termica par-ticolarmente bassa (ponti termici, Fig. 2); questezone influenzano direttamente lo scambio termicodelle persone che stazionano nelle loro immediatevicinanze; inoltre sono spesso ad una temperaturainferiore alla temperatura di rugiada che compete alcontenuto di umidità dell'ambiente, con conseguen-za immediata di condensa superficiale (Fig. 3), cui fa

Fig. 1

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seguito il fissaggio di polvere, quindi macchie, for-mazione di muffe e degrado della finitura.Vengono così compromesse altre componenti delbenessere, quali quella igienica e quella estetica.Se questa è la situazione di buona parte delle vec-

chie pareti, il rimedio unico consentito della limita-zione della temperatura dell'aria ambiente consistenell'aumentare la resistenza termica delle paretistesse, cioè nell'aggiunta di isolamento termico.

Risanamento strutturale

L'edificio vecchio presenta spesso degradi di suoicomponenti che ne compromettono non soltantol'uso e l'aspetto, ma anche la sicurezza e la ulterio-re durata nel tempo. Sono situazioni che richiedonoun intervento, indipendentemente dei motivi di isola-mento prima elencati; tuttavia in molti casi alla loroorigine vi è un difetto di isolamento e i rimedi com-portano un miglioramento di quest'ultimo con l'intro-duzione di uno specifico strato coibente.I casi principali sono:• pareti e coperture con condensazione nel loro

spessore di umidità proveniente dall'interno; sitratta di pareti e coperture che, in concomitanzacon una resistenza al passaggio del vapore trop-po elevata nei loro strati più esterni, possonoscendere al loro interno a temperature più bassedi quelle di saturazione del vapore. La conse-guenza è uno scadimento delle caratteristiche,sia strutturali, che estetiche e di isolamento. Ilprocedimento, detto "diagramma di Glaser" per-mette di mettere in evidenza il probabile insorge-re di queste situazioni. Il rimedio (Fig. 4) chiara-

Fig. 2

Fig. 3 - Temperatura di rugiada per aria a varie temperature eumidità.

Fig. 4 - Condensazione di umidità in muratura non isolata esua eliminazione con isolamento esterno.

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Fig. 5 - Escursioni termiche annuali di una parete non isolata econ isolamento esterno.

sono soggetti, negli strati esterni, ad escursioni ter-miche molto forti, con conseguenti movimenti i dif-ferenziali non controllati; in pratica si originano fes-surazioni che, a loro volta consentono infiltrazionid'acqua e talvolta compromettono la stabilità stes-sa del componente; un esempio tipico è costituitodalle odierne costruzioni a scheletro in cementoarmato e mattoni forati. In questi casi l'applicazio-ne di un isolamento nella faccia esterna, riducendodrasticamente le escursioni termiche (Fig. 5), costi-tuisce il rimedio più efficace e risolutivo.

• pareti e coperture con superfici esterne che dinatura o per degrado presentano una insufficientetenuta rispetto alle infiltrazioni della pioggia batten-te. In questi casi l'intervento principale consisteevidentemente nel rifacimento dello strato di tenu-ta (intonaco o impermeabilizzazione), ma, come siè fatto rilevare, I'occasione è da non perdere perinserire fra supporto e strato di tenuta uno stratocoibente; con questa inserzione, a parte il benefi-cio derivato, ma non secondario, del risparmioenergetico, l'isolante se è non igrofilo, può contri-buire alla tenuta all'acqua e permette talvolta difare a meno di asportare il vecchio strato di tenuta,che può essere lasciato sotto lo strato isolante;inoltre il supporto, che ha subito la conseguenzadell'infiltrazione d'acqua, trovandosi ora media-mente ad una temperatura più elevata, più facil-mente e rapidamente si libera dell'eccesso di umi-dità trattenuta.

mente consiste nell'aggiungere uno strato isolan-te, eventualmente congiunto ad uno strato di bar-riera al vapore.

• pareti e coperture di costituzione eterogenea e/ocon giunti di dilatazione insufficienti o inefficaci,

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DIMENSIONAMENTOECONOMICO

DELL’ISOLAMENTOTERMICO CON EPS

3.

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DIMENSIONAMENTO ECONOMICO DELL’ISOLAMENTO TERMICO CON EPS

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INTRODUZlONE

La limitazione delle dispersioni di calore degli edificiè un'esigenza ormai costante, sia nelle nuovecostruzioni, che in quelle esistenti; le ragioni posso-no essere ridotte a tre fondamentali, peraltro gene-ralmente interdipendenti e coesistenti;

- benessere abitativo;- obblighi di legge;- risparmio energetico.

Il benessere abitativo è un'esigenza il cui livello èandato crescendo negli ultimi decenni; questa esi-genza, col tempo, influenza le regole dell'arte e sitrasferisce nella normativa tecnica.Gli obblighi di legge sono emersi a seguito della crisienergetica del 1973, con lo scopo preciso di ridurrei consumi e quindi l'importazione di fonti energeti-che, ma essi sembrano destinati ad essere ancorarafforzati, a seguito dell'esigenza di controllare l'in-quinamento atmosferico conseguente all'impiegodei combustibili.Infine il risparmio nella gestione, sostanzialmenterisparmio nell'energia necessaria per conseguire ilbenessere abitativo, è un'esigenza che tocca diret-tamente gli interessi di ciascun utente degli edifici.La limitazione delle dispersioni termiche degli edifi-ci, che è il mezzo principale per soddisfare le esi-genze sopra ricordate, può essere ottenuta, nellestesse situazioni, in modi diversi. È lecito allora, e inmolti casi doveroso, porsi il problema di quale sia ilmodo più economico per raggiungere lo scopo pre-fissato; anzi, visto che, a fronte di un investimento,si otterrà nel tempo, oltre al soddisfacimento degliobblighi e il conseguimento del benessere abitativo,anche un vantaggio economico, ci si può domanda-re a quale livello di isolamento superiore a quellominimo imposto dalla legge, si trova, se esiste, ilmassimo di beneficio economico in rapportoall'investimento.Questi problemi vengono trattati dalla scienza econo-mica in via generale, con relazioni valide anche nelcaso dell'isolamento termico degli edifici; esse per-tanto verranno qui richiamate e considerate. Tuttavianon soltanto la scelta fra le diverse relazioni proposte,ma anche e sopra tutto i fattori da prendere in contorichiedono varie considerazioni, in relazione allesituazioni e ai punti di vista diversi che si possonopresentare. Lo scopo del presente quaderno èappunto quello di esaminare questi aspetti e di esem-plificarli in relazione all'impiego del PolistireneEspanso Sinterizzato di qualità controllata.Ma anche sotto l'aspetto economico l'EPS è uno deimateriali preferiti, in quanto, oltre ad essere durevo-le e non idrofilo, accoppia un basso coefficiente di

conducibilità termica ad un costo, sia di materialeche di posa, fra i più bassi. Ciò fa si che, per unadata resistenza termica richiesta, fra i coibenti tecni-camente idonei per una certa applicazione, l'EPSrisulti quasi sempre quello economicamente piùconveniente. Questa considerazione relativa allascelta fra diversi materiali, costituisce quindi già uncriterio economico, semplice da enunciare e da veri-ficare, come si vedrà chiaramente più avanti neltesto. I problemi relativi al dimensionamento econo-mico dell'isolante scelto sono più complessi e adessi fondamentalmente è dedicato il presenteQuaderno.

LE MOTIVAZlONI

Diverse motivazioni sono alla base dell'interesseper gli aspetti economici dell'isolamento termicodegli edifici; come conseguenza diversi sono i crite-ri per valutare tali aspetti.

Obblighi e necessità

In molti casi esistono dei minimi di isolamento ter-mico, che possono essere stabiliti dalla Legge oanche quelli dettati dalle minime esigenze di benes-sere abitativo, quali possono essere definite dallostato dell'arte o dalla richiesta dell'utenza.Può darsi, anzi troppo spesso avviene, che la com-mittenza non intendi scostarsi da questi valori mini-mi, per esempio perché ritiene di non poter supera-re certi limiti di investimento. In questo caso l'effettoricercato è quello globale di contenere le dispersio-ni termiche dell'edificio entro certi limiti e, poiché l'i-solamento ha un costo diverso per le diverse partidell'edificio, ne consegue che il costo globale mini-mo si otterrà con una particolare strategia di isola-mento delle diverse parti.Ciò sarà in generale il risultato dell'analisi di costo disoluzioni diverse e porterà a definire un ordine dipriorità fra i diversi interventi; in particolare, se il limi-te imposto è espresso in termini di dispersione ter-mica, come prevede l'attuale legislazione italiana, lesoluzioni saranno essenzialmente costruttive eriguarderanno, quando è possibile intervenire sullaimpostazione generale, la forma dell'edificio (rap-porto superficie/volume), il rapporto fra superficietrasparente e superficie totale, i volumi interrati, laposizione è orientamento dell'edificio, ecc.; se nonsi può influire su questi aspetti del progetto, la stra-tegia si limiterà a considerare diverse entità di isola-mento per le diverse parti in cui può essere scom-posto l'involucro dell'edificio: in generale sarà piùfacile ed economico isolare le strutture orizzontali

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rispetto alle pareti verticali e in queste le parti opa-che rispetto a quelle trasparenti. L'esempio 1, piùavanti, mostra un'applicazione, molto semplificata,di queste considerazioni.Se le limitazioni venissero invece espresse in termi-ni di consumi energetici, come già fa qualche legis-lazione estera e si intende promuovere anche inItalia, poiché i consumi dipendono, oltre che dallecaratteristiche di isolamento dell'edificio, anche dalrendimento dell'impianto di produzione e distribuzio-ne del calore, nella ricerca della strategia ottimaledovranno entrare anche le variabili impiantistiche;nel caso più semplice il rendimento del generatoredi calore e dei sistemi di regolazione e distribuzionedello stesso, ma eventualmente anche i recuperi dicalore del rinnovo d'aria e gli apporti gratuiti (solaree altri, attivi e passivi). Non è possibile entrare qui intale più complessa problematica.

Interesse privato

Le considerazioni di strategia costruttivo-impian-tistica valgono anche per chi voglia considerare leiniziative di risparmio energetico essenzialmentecome un investimento; in questo caso però il termi-ne di riferimento non è più un limite nelle dispersio-ni o nei consumi, bensì la redditività del capitaleimpiegato, che si dovrà cercare di massimizzare;soccorrono in questa valutazione alcuni indici bennoti nel campo finanziario (v. Quadro 1), dei quali sivedrà più avanti l'applicazione.In generale con questi indici si dovranno mettere aconfronto varie soluzioni, per trovare quella che siavvicina di più alla convenienza massima; come ingenerale ogni volta che si vuole confrontare una mol-teplicità di soluzioni, I'uso di uno specifico program-ma su calcolatore è un aiuto potente, se non indi-spensabile.Nei casi più semplici, quando si tratti soltanto di tro-vare lo spessore ottimale di un isolante definito, daapplicare ad una certa parete, è tuttavia possibile, everrà mostrata, una soluzione analitica, che dàdirettamente lo spessore più conveniente; è questoun indice che può indurre sia il privato a considera-re la convenienza di andare oltre i limiti imposti dallalegge, sia l'autorità pubblica a rivedere tali limiti.Le motivazioni dell'investitore possono essere diver-se e quindi diversi anche i parametri di valutazione.Sostanzialmente si deve distinguere fra chi ha dis-ponibilità di denaro da investire e chi lo deve pren-dere a prestito. Il primo in particolare dovrà confron-tare la redditività dell'investimento in risparmio ener-getico con quella di altri tipi di investimento; per ilprivato l'alternativa sarà generalmente l'acquisto dititoli del debito pubblico o del mercato mobiliare, per

le società potrà consistere anche in investimenticonnessi con le proprie attività.L'investitore dovrà anche considerare quali possibilità hadi godere effettivamente dei benefici derivanti dall'inve-stimento effettuato; ciò è abbastanza ovvio per il privato(singolo, condominio, società), che si troverà ad averespese di gestione energetica ridotte; non cosl per l'im-prenditore che pensa di vendere gli alloggi che costrui-sce o per il proprietario che li affitta; nell'attuale situa-zione di mercato e legislativa italiana questi operatorihanno purtroppo scarse possibilità di far valere il mag-gior valore dell'immobile caratterizzato da bassi consu-mi energetici; la "pagella energetica" di cui si parla inambito europeo, dovrebbe essere il mezzo per qualifi-care e valorizzare gli edifici da questo punto di vista.

Interesse collettivo

Anche lo Stato, direttamente o tramite gli EntiLocali, è motivato ad interessarsi di risparmio ener-getico, mosso da considerazioni che, più o menodirettamente, possono essere ricondotte a ragionieconomiche. In primo luogo, almeno storicamente,stanno le esigenze della bilancia dei pagamenti,sulla quale per l'ltalia pesa fortemente la spesaenergetica; la sua riduzione significherebbe la dis-ponibilità sul mercato interno di una massa cospi-cua di risorse, con conseguenze evidenti sull'occu-pazione e sul tenore di vita. Ma stanno prendendosempre più piede i motivi derivanti da considerazio-ni di protezione ambientale, a seguito della sempremaggior presa di coscienza delle conseguenzenegative dei consumi energetici sulla qualità del-l'ambiente. Tutto questo è difficilmente qualificabilein termini economici, tuttavia se ne possono indica-re qualitativamente le componenti economiche:danni alla salute (spese mediche, giornate lavorati-ve perdute, ecc.), danni all'ecosistema e al patri-monio edilizio e artistico.Lo stato può intervenire per modificare questa situa-zione con vari mezzi con i quali influenzare il compor-tamento dei singoli decisori, sia ponendo limiti, comegià detto, sia con incentivi (contributi a fondo perduto,tassi agevolati, sgravi fiscali), sia con disincentivi aiconsumi energetici (tasse). Questa situazione deveessere tenuta presente in ogni valutazione economicadei singoli operatori motivati al risparmio energetico.

LE TECNICHE Dl OTTIMIZZAZlONE

L'ottimizzazione degli interventi di risparmio energe-tico è basata sulle formule generali dell'analisi degliinvestimenti, di cui il Quadro 1 riporta quelle piùusate per queste applicazioni.

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L'ottimizzazione si riduce in sostanza alla determina-zione di alcuni indici, che permettono il confronto fradiverse soluzioni; quelli fondamentali sono:- tempo di ritorno dell'investimento;- valore netto attuale.Il secondo indice considera, più correttamente, ibenefici che si ricavano dall'intervento durante tuttala sua vita utile; il primo si presta maggiormente arapidi confronti.

Il calcolo di questi indici e di quelli da essi derivatinon presenta difficoltà.La determinazione delle grandezze che compaiononelle formule può peraltro presentarne e soltanto l'e-sperienza e la disponibilità di informazioni da partedell'analista aiutano a superarle. Quanto segueserve sopra tutto a richiamare l'attenzione sugliaspetti di queste grandezze, che è utile o necessarioconsiderare.

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che dell'edificio nel caso che è stato chiamato"intervento di riferimento" e quelle conseguentiall'intervento.Ciò può essere fatto con metodi più o meno sofi-sticati, che saranno in generale quelli ritenutinecessari e usati per il dimensionamento, dal puntodi vista energetico, delle varie parti dell'edificio edell'impianto. Si può andare infatti da metodi disimulazione in regime variabile (p. es. il metodoMORE di simulazione oraria, sviluppato dalProgetto Finalizzato Energetico del CNR, basato sudati climatici orari locali di mesi tipo), necessari neicasi più complessi di edifici con condizionamentoestivo e invernale, ai metodi più semplici, basati suidati climatici minimi annuali e regime stazionario,come il metodo basato su norme che riguardanoessenzialmente il consumo per il riscaldamentoinvernale.In quest'ultimo caso il consumo di energia per ilriscaldamento invernale dell'edificio può essereespresso con una relazione riportata nel Quadro 2(formula 1). Questa relazione, espressa in termini dicoefficienti volumici, permette confronti globali conle prestazioni dell'edificio caratterizzato da differenticoefficienti volumici.La relazione (3) mette invece in evidenza il contri-buto al risparmio energetico dei singoli provvedi-menti attuati sulle varie componenti dell'edificio.

Costo del denaro e costo dell'energia

Le relazioni del Quadro 1 richiedono la definizionedel tasso di interesse i. l tassi effettivi sono variabiliin dipendenza dell'andamento dell'economia e inparticolare del tasso di inflazione y. Le formule ripor-tate sono valide per tassi di inflazione nulli, ma, sesi può ipotizzare y costante nel tempo, sono ancoravalide se, al posto del tasso nominale, bancario, i',si pone il tasso equivalente reale.

Il valore attuale di y è ampiamente pubblicizzato ecosì pure quelli di i'. È quindi facile introdurre nellerelazioni il valore del tasso reale i, che gode di mag-gior stabilità, anche in condizioni di inflazione va-riabile.Esso deve peraltro essere considerato in modoappropriato dai diversi operatori, secondo la loroposizione economica, come si è già fatto rilevare. Leformule del Quadro 1 presuppongono anche un costocostante dell'energia, ovvero un suo andamentoparallelo a quello dell'inflazione. Ciò può essere rite-nuto sufficientemente aderente al vero al momentoattuale, anche se non è stato così negli anni che sono

Investimento

È la somma I che si deve spendere per realizzare ilrisparmio energetico desiderato. Si suppone, nelleformule del Quadro 1, che l'investimento avvengaper intero all'inizio dell'operazione e che il valoreresiduo al termine della vita utile sia nullo; questo èil caso più comune quando si tratta di opere di iso-lamento termico.Nel calcolare il costo dell'intervento effettuato ai finidel risparmio energetico, oltre alle normali difficoltàe incertezze comuni a tutti i lavori di preventivazionein edilizia, vi sono spesso difficoltà, sia a preventivoche a consuntivo, a delimitare quanto, dalle opereeseguite, è effettivamente pertinente soltanto al finedel risparmio energetico.Si dovrebbe infatti definire un "intervento di riferi-mento", rispetto al quale calcolare il maggior inve-stimento per risparmio energetico; tale intervento diriferimento potrebbe essere:

- una soluzione costruttiva che verrebbe altrimentiadottata, perché corrispondente, p. es., alla praticacorrente, o comunque considerata dall'operatore;

- un intervento che soddisfi le prestazioni minimeobbligatorie (p. es. Iegge 10);

- nessun intervento, nel caso si voglia operare sul-l'esistente soltanto al fine del risparmio energetico.

Sempre a proposito di delimitazione dei costi, dif-ficoltà possono sorgere a proposito dell'attribuzioneo ripartizione di spese per lavori fatti in concomitan-za con quelli finalizzati al risparmio energetico; puòtrattarsi di spese generali di cantiere, oppure diopere effettuate con lo scopo principale di un risa-namento o ripristino di parti dell'edificio, in occasio-ne delle quali è possibile aumentare la resistenzatermica dell'involucro; è classico il caso del rifaci-mento dell'intonaco di facciata: quando ciò è ritenu-to necessario per motivi estetici, di sicurezza o dirisanamento della muratura, tutto l'impianto di can-tiere, impalcati, pulitura del vecchio e applicazionedel nuovo intonaco possono essere attribuiti alloscopo primario, addebitando al risparmio energeticosoltanto il costo dell'isolante e accessori e della suaapplicazione.Sono infine da considerare in detrazione dell'in-vestimento gli incentivi di cui è possibile usufruire inoccasione di lavori finalizzati al risparmio ener-getico.

Risparmio di energia

La determinazione del risparmio annuo R sui costidi energia, dovuto all'intervento considerato richie-de il calcolo della differenza fra le dispersioni termi-

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seguiti alla crisi energetica; se ciò dovesse ancoraaccadere, nelle formule l'attualizzazione dei costienergetici dovrà essere fatta separatamente da quel-li finanziari, con un tasso appropriato.

Vita utile dell'intervento

È un dato generalmente mal definibile in edilizia.L'impiego di materiali isolanti durevoli, come EPS,che ha ormai più di 30 anni di esperienza, pone la vitautile dell'isolamento nello stesso ordine di grandezzadi quella delle altre strutture edilizie. Tuttavia, poichél'aumentare oltre un certo limite il numero di anni con-siderato nelle formule economiche porta a variazioniminime degli indici, sembra corretto adottare un valo-re convenzionale sufficientemente provato di 20 anni.Il fattore di attualizzazione f che compare in alcuneformule del Quadro 1 è funzione della vita utile ndell'intervento e del tasso di interesse i ed è tabel-lato qui di seguito.

Valore della scelta

Un aspetto che non appare nelle formule econo-miche è l'aleatorietà dei dati che devono essereintrodotti nelle stesse; I'esperienza degli ultimidecenni ha dimostrato quale influenza abbianoavuto sull'economia le vicende politiche mondiali.Gli indici di valutazione riportati nel Quadro 1 ser-viranno quindi nel modo migliore per confrontare fraloro soluzioni diverse, meno per essere assicuratiche la scelta fatta è assolutamente conveniente.A fronte di questa aleatorietà le varie soluzioni chesi possono prospettare avranno però possibilità diessere modificate dopo la loro esecuzione, quandosi presentassero condizioni nuove che lo consiglia-no. In generale elementi applicati in superficie,esterna od interna, potranno essere rinforzati, senecessario, più facilmente che non altri introdotti inintercapedine, specialmente se non hanno finiturecostose (p es. isolamento di solai non praticablli oscantinati). Questa analisi, basata essenzialmentesul buon senso, dovrebbe accompagnare semprele valutazioni analitiche all'atto della scelta.

Strategia ottimale

I diversi provvedimenti di isolamento attuati sullevarie parti dell'edificio hanno un costo diverso perunità di energia risparmiata e si applicano a esten-sioni diverse dell'involucro; essi avranno quindi unaconvenienza diversa; la loro evidenziazione per-metterà quella analisi strategica delle diverse com-binazioni di investimento, cui si è già accennato.Un metodo per trovare la combinazione di interventipiù conveniente senza ricorrere a tentativi a caso èquello di considerare, per ciascun intervento, i gra-

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dini possibili di spessore e di altre varianti e di calco-lare per ciascuno la variazione AC*d del coefficientevolumico dell'edificio e quella di costo Al riferito alvolume e quindi il rapporto AC*d/Al. Si ordinanoquindi i rapporti di tutti i gradini di tutti gli interventiin ordine decrescente; sottraendo dal C*d inizialeprogressivamente i A*d appena inferiore a quelloprefissato, p. es. quello di legge.L'Esempio 1, più avanti, mostra un'applicazione diquesto metodo.Esso può apparire piuttosto laborioso e per questomotivo l'esempio considera un'applicazione voluta-mente semplificata. In pratica l'elaboratore elettroni-co agevolerà di molto il lavoro.Per contro il metodo è ampiamente giustificato dalfatto che esso indica la soluzione di minimo costo epermette anche di arrestare gli interventi ad un livel-lo inferiore, ma mantenendo quelli più convenienti,se p. es. Iimiti di investimento dovessero obbligaread una scelta fra i vari investimenti.

Spessore ottimale

Nel caso in cui interessi soltanto il singolo interventosul singolo componente, la (3) del Quadro 2 in unio-ne alla (4) del Quadro 1 permette di ricavare analiti-camente lo spessore ottimale dell'isolante, comemostra il Quadro 3.La (8) del Quadro (3) indica che la resistenza otti-male di una parete è inversamente proporzionale aÏmλ; a parità di ogni altra condizione si otterrà dun-que il miglior risultato con il materiale per il quale ilprodotto Ïmλ del costo per la conduttività è minimo.Il confronto da questo punto di vista fra i vari mate-riali isolanti presenti sul mercato evidenzia la conve-nienza di EPS.La resistenza ottimale è anche direttamente pro-porzionale a ÏD* e a Ïf: si troverà quindi una resi-stenza ottimale tanto più elevata, quanto più severesono le condizioni climatiche, come è ovvio, e quan-to più elevato è il fattore di attualizzazione f, cioè, aparità di vita utile, quanto più è basso il tasso di inte-

resse reale i (v. tabella); quest'ultima considerazionedeve essere tenuta presente in modo particolare dachi considera l'isolamento un investimento dei propririsparmi in alternativa ad altri investimenti, come ititoli mobiliari, il cui interesse reale è generalmentemodesto.Il grafico di Fig. 1 visualizza la relazione fra spessoreottimale e i vari parametri della (6) del Quadro 3.Gli spessori sono riportati in ascissa e devono esse-re letti sulla scala corrispondente alla trasmittanzainiziale K

o; in ordinata sono riportati i gradi giorno D

e un'indicazione delle località più importanti che vicorrispondono, mentre le varie curve sono caratte-rizzate da diversi valori del parametro ÏfAλ/m; per f= 12,46 (20 anni e 5% di interesse reale e i valoriusuali di A e λ, questo parametro è compreso fra0,03 e 0,04, passando dai valori più alti a quelli piùbassi del costo m dell'EPS delle varie masse volumi-che. Il grafico fornisce quindi un'indicazione rapida,per ciascuna località e trasmittanza iniziale di unaparete, del campo entro cui si colloca lo spessoreottimale di EPS da aggiungere.L'esempio 2 mostra l'applicazione delle relazioni delQuadro 3 al caso di un edificio di nuova costruzione.Il valore del coefficiente volumico C

d* ottenuto con gli

spessori di isolante ottimizzati risulta molto inferiorea quello di legge. Ciò conferma I'opinione degliesperti che i coefficienti volumici di legge sonoancora lontani da quelli economicamente ottimali.La situazione di riferimento può essere diversa nelcaso di interventi sull'esistente; in questo caso l'inve-stimento dovrà comprendere anche i costi di even-tuali lavori collaterali (demolizioni, modifiche, ripristi-ni) necessari per attuare l'isolamento previsto; percontro potranno essere scorporate quelle spese checomunque si preveda di fare per esigenze di manu-tenzione (p. es. ripristino dell'intonaco di facciata) eanche, eventualmente, il contributo a fondo perdutoche può essere ottenuto per lavori di coibentazionedell'esistente. L'esempio 3 riprende uno dei casidegli esempi precedenti per confrontare l'interventosull'esistente con quello sulla nuova costruzione.

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ISOLAMENTO ESTERNODELLE PARETI VERTICALIA “CAPPOTTO” CON EPS

4.

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ISOLAMENTO ESTERNO DELLE PARETI VERTICALI A “CAPPOTTO” CON EPS

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1. CHE COSA È IL "CAPPOTTO"

Denominazione e identificazioneIl "cappotto", più precisamente denominato "isola-mento termico dall'esterno, per pareti verticali, conintonaco sottile su isolante" è il sistema oggi e daoltre 30 anni più utilizzato in Europa per la coi-bentazione degli edifici civili, industriali, di servizio,nuovi o preesistenti.

Il sistema a "cappotto" è un insieme inscindibilecostituito da elementi diversi, ma tra loro compatibilie sinergici:

- lastre isolanti in polistirene (noto anche comepolistirolo) sinterizzato, a ritardata propagazionealla fiamma, dimensioni 1000x500 mm, con spes-sori tra 30 e 120 mm, squadrate a spigolo vivo, conmassa volumica di 15 o 20 (o 25) Kg/m3, di qualitàcontrollata e certificata dall'lstituto Italiano deiPlastici;

- collante-rasante per l'incollaggio delle lastre iso-Ianti al supporto e per la formazione del primo stra-to di intonaco (armato) sopra le lastre stesse;

- rete di armatura, tessuta in fibra di vetro, per il rin-forzo del primo strato di intonaco;

- eventuale primer, quale prima protezione dell'in-tonaco rinforzato;

- finitura con rivestimento continuo sottile, di pro-tezione dell'intero sistema agli agenti atmosferici;

- sagome in lega leggera per i profili verticali e oriz-zontali;

- ove necessari, tasselli di fissaggio profondo dellelastre isolanti.

Dopo l'installazione del sistema sono necessariesigillature di tenuta ai contorni con le altre strutture.L'installazione del sistema è semplice, richiede peròattenzione alle chiare istruzioni della sequenza dimontaggio, con il rispetto di grammature, tempi emetodi. Le attrezzature necessarie sono quelle usualmenterichieste per l'applicazione degli intonaci tradizionali.

2. FUNZlONI E CAMPI Dl IMPIEGODEL SISTEMA A "CAPPOTTO"

Le funzioni tipiche e insostituibili del "cappotto" sono:- isolare senza discontinuità dal freddo e dal

caldo;- utilizzare il volano termico costituito dalle pareti

isolate;- proteggere le facciate dagli agenti atmosferici;

- fornire interessanti e sensibili risparmi;- porre in condizioni stazionarie termoigrome-

triche l'involucro e la struttura degli edifici;- rendere ottimali, confortevoli e igieniche le

condizioni degli spazi abitativi, di attività, servi-zio, ecc.;

- contribuire sensibilmente alla riduzione delleimmissioni inquinanti nell'atmosfera.

Campi di impiego

- Qualunque parete esterna edile, di fabbricati perogni tipo di destinazione, civili, sanitari, tecnici,industriali, ecc. sia nuovi, sia da ripristinare,aumentandone il valore.

Il sistema a "cappotto" serve per isolare in modosicuro e continuo pareti costituite anche da materialidiversi. La diversità può riguardare il comportamentoalle sollecitazioni termiche, le caratteristiche mecca-niche, la conformazione superficiale. Queste diversi-tà sono molto frequenti nelle costruzioni edili (tipicoesempio: cemento armato e laterizio) e sono causadi diverse deformazioni alle sollecitazioni termiche,con possibile formazione di crepe, distacchi, infiltra-zioni; formano ponti termici attraverso i quali partedel calore viene disperso; provocano deturpamentoe disgregazione dei materiali.Con l'installazione del sistema a "cappotto" tutti que-sti fenomeni vengono annullati o comunque forte-mente attenuati: tutta l'apparecchiatura murariaviene posta in condizioni termiche e igrometrichestazionarie, nonostante grandi differenze di tempera-tura e/o umidità tra l'esterno e l'interno abitativo. Ilsistema a "cappotto" è utilizzato con successo intutta Europa da oltre 30 anni e risponde piena-mente alle attese.Infatti con la sua installazione si ottengono imme-diatamente formidabili vantaggi di risparmio ener-getico, quindi economico ed ecologico, di riva-lutazione dell'edificio e di prolungamento della suafunzionalità e vita.

In progettazione, per costruzioni nuove,I'installazione del sistema a "cappotto" procura iseguenti vantaggi:- riduzione dello spessore delle pareti perime-

trali, quindi genera maggiori aree abitative, conindiscutibile aumento della remunerazione di tuttoil fabbricato;

- semplificazione progettuale, in particolare perrispondere razionalmente e semplicemente alleprescrizioni sul risparmio energetico attinente ilriscaldamento degli edifici, senza dover ricorrere asoluzioni complesse;

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- possibilità d'impiego di materiali tradizionali edeconomici per la costruzione della struttura edei tamponamenti, senza artifici per eliminare iponti termici;

- conseguente maggior facilità operativa in can-tiere, con riduzione sensibile dei tempi e quindi deicosti;

- snellimento della tipologia dei capitolati per imateriali e l'esecuzione, quindi maggiori possibilitàdi controllo;

- il sistema a "cappotto" fornisce con il suoinscindibile pacchetto l'isolamento e la finitura.

Per il ricupero e la manutenzione straordinaria di edi-fici esistenti, l'installazione del sistema a "cappot-to" genera i seguenti vantaggi:- immediato ottenimento di forte risparmio ener-

getico, quindi di costi;- immediato raggiungimento di condizioni inter-

ne confortevoli;- eliminazione della causa dei difetti generati dai

ponti termici, quali crepe, infiltrazioni, muffe,fastidiosi moti convettivi interni ai locali;

- sostituzione, con tutti gli altri vantaggi citati, diinterventi manutentivi pesanti, quali abbatti-menti e rifacimenti di intonaci, interventi suspacchi, crepe e muffe, infiltrazioni, ecc.

Dopo l'installazione del sistema a "cappotto" le pare-ti esterne degli edifici, nuovi o ricuperati, vengonoposte in condizioni di inerzia: le sollecitazioni provo-cate dagli sbalzi termici e igrometrici non le possonopiù raggiungere.Le stesse murature, non dissipando più il caloreall'esterno, svolgono la importante funzione di vola-no termico.Ciò corrisponde a disporre di una massa calda, cheattraverso le sue superfici interne, scambia calore coni locali, negli intervalli e interruzioni di riscaldamento.Anche in pieno inverno il sano ricambio d'aria puòessere svolto senza poi dover intensificare il riscal-damento: il calore accumulato dalla massa murariarigenera rapidamente e omogeneamente le condi-zioni più confortevoli. Gli involucri e le strutture sot-tostanti il "cappotto", non ricevendo più sollecitazionitermomeccaniche intense e subitanee, si conserva-no inalterati. Anche in presenza pregressa di crepenon si verificano più le continue dilatazioni (caldo) econtrazioni (freddo), evitando il peggioramento stati-co degli intonaci e nel caso del calcestruzzo ancheparzialmente dinamico.Vantaggio non ultimo: il forte risparmio di com-bustibile destinato al riscaldamento, liquido, soli-do o gassoso corrisponde a una altrettantocospicua diminuzione delle immissioni nell'at-mosfera di CO

2, SO

2e ossidi di Azoto.

Il sistema a "cappotto" contribuisce validamente allasoluzione dei problemi di inquinamento e smog.

Per tutte queste caratteristiche vantaggiose ilsistema a "cappotto" trova applicazione nellediverse tipologie d'uso degli edifici: residenziali,commerciali, ospedalieri, scolastici, militari, pro-duttivi, di stoccaggio; nel settore industriale èutilizzato per l'isolamento di serbatoi, silos,generatori di biogas; poiché l'isolamento termicovale anche verso il caldo trova impiego anche nelsettore del freddo e conserviero.

3. CARATTERISTICHE DEL SISTEMAA "CAPPOTTO"

Seguendo l'elenco delle funzioni fondamentali delsistema, vengono a seguito descritte le caratteristichetecnologiche e qualitative dei materiali costituenti,come inscindibile pacchetto, il sistema a "cappotto".

3.1 Isola senza discontinuità

L'installazione delle lastre isolanti EPS avviene all'e-sterno dell'involucro dell'edificio, formando superficicontinue.Sono annullati i ponti termici, tipici degli edifici nonisolati, dovuti alla differente conducibilità termica deidiversi materiali da costruzione: valga per tutti la dif-ferenza tra una struttura in cemento armato e le chiu-sure vicinali in laterizio.L'isolamento è generato dalle lastre in polistireneespanso sinterizzato, a ritardata propagazione difiamma, EPS.Vengono qui richiamati solo i concetti essenziali perla comprensione qualitativa del sistema a "cappotto".a) Conduttività termica λ (lambda), espressa in

W/m oK, è il parametro che identifica il comporta-mento dei vari materiali nella trasmissione delcalore.

b) Conduttanza termica unitaria C espressa inW/m2 oK si ottiene dividendo lambda per lo spes-sore (in metri) del materiale oggetto della trasmis-sione di calore.

c) L'inverso della conduttanza termica unitaria1/C si indica come resistenza termica unitariainterna del materiale R espressa in m2 K/W.

Attraverso le resistenze termiche dei vari materialicostituenti la parete, essendo valida la relazione:

R totale = R1+R2+R3+...+Rnsi possono facilmente individuare sia la R totale, siale temperature a ogni interfaccia dei vari materialicostituenti la parete.

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A questa sommatoria vengono aggiunte le resi-stenze termiche liminari, interna ed esterna, dellaparete.d) La trasmittanza totale U si ottiene infine cal-

colando l'inverso della resistenza termica totale:U = 1/R ed è espressa in W/m2 oK.

Le lastre in EPS presentano una conduttività termicamolto bassa, che è poco influenzata dalla tempera-tura e dalla massa volumica:

conduttività in W/m oKa +10 oC a +23 oC

massa vol. 15 Kg/m3 0,037 0,040massa vol. 20 Kg/m3 0,035 0,037

resistenza termica R m2 oK/W a +10 oCmassa volumica 15 Kg/m3 0 Kg/m3

spessore lastra 4 cm 1,082 1,143

spessore lastra 5 cm 1,351 1,429

spessore lastra 6 cm 1,622 1,714

da cui la trasmittanza U espressa in W/m2 oK risulta:

spessore lastra 4 cm 0,924 0,875

spessore lastra 5 cm 0,740 0,700

spessore lastra 6 cm 0,616 0,583

spess. lastre 15 Kg/m3 20 Kg/m3

laterizio calcestr. Iaterizio calcestr.

4 cm 0,560 0,718 0,542 0,688

5 cm 0,487 0,602 0,469 0,575

6 cm 0,430 0,517 0,414 0,494

senza cappotto: 1,422 3,215 1,422 3,215

la conduttanza e quindi la resistenza termica dipen-dono invece fortemente dallo spessore delle lastreisolanti:

Questi valori si riferiscono all'isolamento fornito dallesole lastre. Considerando una parete cieca, costitui-ta da: 2 cm d'intonaco interno, 12 cm di laterizio fora-to per i tamponamenti e 13 cm di calcestruzzo per lastruttura e attribuendo una resistenza liminare (valo-ri d'uso) di 0,123 m2 oK/W per l'interno e di 0,043 m2

oK/W per l'esterno si ottengono i seguenti valori ditrasmittanza U:

3.2 Utilizza il volano termicodelle pareti isolate

È noto che i vari materiali rilasciano il calore acquisi-to più o meno rapidamente secondo la loro inerziatermica. La quantità di calore trasmessa è inoltrefunzione della superficie di scambio (nel caso dipareti a "cappotto" è quella tra la faccia interna dellaparete verso il locale abitativo) e della differenza ditemperatura tra i due mezzi oggetto della trasmissio-ne di calore.La capacità di accumulo di calore "S" espressa inW/m2 oK dipende dalla massa volumica, dal calorespecifico e dalla conduttività termica del materiale.Il prodotto tra la "S" e la resistenza "R" è l'inerziatermica "D" (adimensionale).Quando le pareti perimetrali sono termicamente iso-late dall'esterno, il valore "R" è alto, a parità di mate-riale costitutivo della struttura murale e quindi di "S"aumenta l'inerzia termica "D".Quando la temperatura interna del locale si abbassa(interruzione, temporizzazione del riscaldamento, aper-tura di finestre, ...) è la parete a fornire calore al locale.Si può inoltre sviluppare l'interessante calcolo chedimostra come il volano termico delle pareti isolatecon il "cappotto" agisce attenuando proprio latipica fluttuazione di temperatura notte giornodella temperatura esterna. In pratica l'inerzia dellaparete sviluppa il massimo apporto di calore ai mini-mi della temperatura esterna. Assimilando le oscilla-zioni di temperatura a sinusoidi, I'onda di ritorno dicalore, per inerzia termica della parete isolata, risul-ta sfasata (ritardata) rispetto a quella della tempera-tura esterna: all'interno la temperatura rimaneomogenea.

3.3 Protegge le facciatedagli agenti atmosferici

Il rivestimento plastico continuo di finitura del siste-ma a "cappotto" costituisce una valida difesa versogli eventi atmosferici. Sono caratteristiche essenzialie vincolanti la sua qualità la contemporanea idro-repellenza, identificata come basso assorbimentocapillare di acqua ("A") e la diffusività, identificatacome bassa resistenza alla diffusione del vapor d'ac-qua (Sd).Secondo raccomandazione di qualità, in fase direcepimento anche come norme europee CEN, ilvalore di "A" deve essere inferiore a 0,5 Kg/m2 h0,5; ilvalore "Sd" inferiore a 2 m e, entro questi limiti, ilprodotto A. Sd deve essere uguale o inferiore a 0,1Kg/m h0,5.I pigmenti utilizzati per le coloriture del rivestimento

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continuo sono resistenti alla luce e all'irraggia-mento solare. Essendo lo spessore del rivestimen-to sottile e, verso la parete, isolato dalle lastre EPS,è soggetto a rapido e intenso surriscaldamento dal-l'irraggiamento solare e ad altrettanto rapidi e intensiraffreddamenti in mancanza di sole o per precipita-zioni. La sua qualità deve quindi essere tale darispondere a grandi e rapide sollecitazioni di varia-zione termica, senza manifestare difetti.Proprio il fenomeno del surriscaldamento per azio-ne solare impone un limite ai toni scuri delle colori-ture: è ben noto che i colori chiari riflettono meglioluce e calore, mentre i più scuri li assorbono.Per evitare il raggiungimento di temperature superfi-ciali pericolose (oltre + 60 oC) sia per contatto, siaper la stabilità del materiale isolante stesso, vengo-no applicate tinte con un grado di riflessione dellaluce (albedo) superiore al 20%, in pratica questalimitazione esclude l'utilizzo solo di coloriture partico-larmente scure o intense e lascia quindi una vastis-sima scelta di tinte.

Il rivestimento continuo di finitura risponde inoltre aprecise e severe norme di resistenza a cicli misti disurriscaldamento-bagnatura-gelo, di resistenzemeccaniche e allo strappo.

3.4 Corrisponde ad interessantie immediati risparmi

Da quanto già indicato in 3.1 e 3.2 si evince che laquantità di calore dissipata all'esterno nei periodidi riscaldamento viene, con l'installazione delsistema a "cappotto" drasticamente ridotta.Dati pratici consuntivi su una formidabile casistica dianni e di tipologia edile, permettono di indicare concertezza che il "cappotto" comporta una riduzio-ne tra il 25% e il 35% del consumo di combusti-bili necessari per il riscaldamento.Dal dimensionamento economico dell'isolamentotermico, si riporta qui solo la formula generale di cal-colo, che esplicita la quantità di combustibile rispar-miata in funzione della trasmittanza al calore "K"oppure "U" prima e dopo l'installazione dell'isola-mento termico.

24 S (Uo

- U) D i

Hn

G la quantità di combustibile risparmiata, in Kg/annoo, per combustibili gassosi, in Nm3/anno S l'areadelle pareti in m2 U

oe U le trasmittanze della parete

prima e dopo l'isolamento, espresse in W/m2 oK

D i gradigiorno corretti per l'esposizione della pareteil coefficiente di intermittenza del riscaldamentoH il potere calorifico inferiore del combustibileespresso in W h/Kg o in W h/Nm3

n il rendimento globale dell'impianto.

Se poniamo costanti i vari parametri relativi all'a-rea, ai gradi, all'impianto, la formula si riduce a:

G = cost (Uo

- U)

Come indicato nel calcolo schematico in 3.1 la diffe-renza U

o- U è ben significativa, essendo compresa

tra 1,2 e 1,4 per le pareti di tamponamento in late-rizio e compresa tra 2,6 e 2,8 su cemento armato.È pertanto evidente il forte risparmio ottenutoda subito e permanentemente con il sistema a"cappotto".

3.5 Pone in condizionistazionarie termoigrometrichel’involucro esternoe la struttura dell’edificio

Questa stabilizzazione è molto importante ai fini delmantenimento nel tempo dei materiali costruttivi, aldi sotto del sistema a "cappotto".Particolarmente significativi sono i risultati ottenutinel ripristino e nel recupero di edifici esistenti.Gli effetti dinamici causati dagli sbalzi termici sumateriali diversi, sono spesso dirompenti. Si formanocrepe e spacchi profondi, che interessano spessorianche molto alti dei materiali. In pratica queste fen-diture e lesioni lavorano come giunti di dilatazioneaperti e convogliano le acque meteoriche nel tessu-to profondo delle pareti. Poiché con l'abbassamentodella temperatura i materiali edili si contraggono, lecrepe risultano più aperte proprio in occasionedelle più avverse condizioni metereologiche.Le infiltrazioni comportano i ben noti (e ampiamentevisibili) fenomeni di disgregazione, di macchie, dimuffe e l'impregnazione della massa muraria: questaper poter asciugare ha bisogno, per tempi lunghi, diforti quantità di calore, che vengono sottratte (mapagate) al riscaldamento dei locali.A volte non si pone la necessaria attenzione su que-sta fonte di spesa infruttifera: per ogni aumento del10% di umidità contenuta nelle pareti, il loropotere isolante intrinseco (leggasi la loro "R")diminuisce del 50% circa.Come esempio schematico viene qui considerato unapparato murario senza e con isolamento a "cappot-to": si determinano le temperature alle interfacce deivari strati, in diverse condizioni climatiche.

essendo:G =

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1o CASO: giornata invernale di bel tempocondizioni interne: + 20 oC con 80% U.R.condizioni esterne: -10 oC con 30% U.R.Ie temperature alle varie interfacce degli elementicostitutivi la parete sono:

Costituzione della parete tipo Spessore λ R res.dif.vap.m W/m°K m2°K/W m

strato liminare i. 0,123

intonaco interno 0,025 0,35 0,071 0,75

laterizio doppio 0,160 0,25 0,640 2,40

intonaco esterno 0,035 0,35 0,100 1,40

strato liminare e. 0,043

totale non isolato 0,220 - 0,977 4,55

+ il “cappotto” 0,05 0,04 1,250 1,75

totale a “cappotto” 0,270 - 2,227 6,30

da cui: Uo senza isolamento = 1,204U con “cappotto” = 0,449

Si evidenziano due fatti notevoli ai fini della conser-vazione dei materiali: senza isolamento il lateriziosubisce uno sbalzo termico tra le sue facce diquasi 20 oC, subisce quindi notevoli tensioni dideformazione; inoltre tra la metà, verso l'esterno, dellaterizio e nell'intonaco esterno vi è una larga fasciadi condensa. Poiché in questa fascia le temperatu-re sono ben al di sotto dello zero, si ha formazione dighiaccio all'interno del corpo di parete. L'aumento divolume provoca danni dirompenti, quali fessurazionie distacchi per sfaldamento.Con l'isolamento a "cappotto" non esistono dif-ferenze termiche preoccupanti tra le facce deivari materiali, quindi non vi sono tensioni anoma-le; inoltre non esiste alcuna condizione di con-densa nel corpo della parete, isolamento termicoa "cappotto" compreso.

2o CASO: giornata autunnale con nebbiacondizioni interne: +20 oC con 90% U.R.condizioni esterne: + 5 oC con 100% U.R.Ie temperature alle varie superfici e interfacce sono:

superfici e interfacce senza condella parete isolam. oC "cappotto" oC

aria interna del locale +20 +20superficie intonaco interno +16,2 +18,4interfaccia intonacolateriz. +14,0 +17,4interfaccia lateriz.inton.est. -5,7 +8,8interfaccia inton. est. EPS - +7,5superficie intonaco esterno -8,7 -superficie del "cappotto" - -9,4aria esterna -10 -10

superfici e interfacce senza condella parete isolam. oC "cappotto" oC

aria interna del locale +20 +20superficie intonaco interno +18,1 +19,2interfaccia intonaco-lateriz. +17,0 +18,7interfaccia lateriz.-inton.est. +7,2 +14,4interfaccia inton. est. EPS - +13,7superficie intonaco esterno +5,7 -superficie del "cappotto" - +5,3aria esterna +5 +5

Anche in queste condizioni climatiche, con minorescursione termica, si nota come l'assenza dis-olamento causi comunque significative diffe-renze di temperature sulle facce dei vari costi-tuenti la parete; sono inoltre ancora presenti lecondense tra la metà più esterna del laterizioeI'intonaco esterno. Con il "cappotto" non si veri-ficano né tensioni, né condense.

Gli sforzi provocati dalle escursioni termo-igrome-triche sul pacchetto del sistema a "cappotto" sonoda questo assorbiti grazie alle sue caratteristiche diqualità isolante e meccanica.In particolare sia il potere di adesione del collante,che vincola le lastre EPS al supporto, sia lo stratod'intonaco armato con la rete in fibra di vetro,soprastante le lastre isolanti, svolgono le funzionispecifiche di resistenza meccanica.

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Le caratteristiche di adesione del collante sononormalmente tali da provocare la rottura coesivadel supporto (se laterizio) o dell'isolante (sucemento armato) con carichi di rottura sempresuperiori a 1 MPa.

La rete di armatura in fibra di vetro presentamaglie regolari (~4x4 mm), una massa areicasuperiore a 150 g/m2 e una resistenza allo strap-po, sia per trazione secondo trama, che secondoordito, superiore a 140 daN. Ciò vale sia in condi-zione di prove a secco, che dopo invecchiamen-to in soluzioni alcaline. La deformazione dellarete, come allungamento 2% alla rottura è attor-no al 2%2, 5% (minimo).

Lo strato completo dell'intonaco armato pre-senta normalmente resistenze alla trazionesuperiori a 170 daN, con allungamento alla rot-tura attorno al 2,5%-3% (medio).Anche dopo prolungate immersioni in acqua, lecaratteristiche di resistenza rimangono congrue.Alla rottura non si verificano comunque fenome-ni di distacco tra l'intonaco e la rete di armatura.

Pertanto, su edifici già progettati con il sistema a"cappotto" o per i recuperi funzionali di edifici esi-stenti, il sistema fornisce oltre agli indubbi vantaggieconomici diretti sul risparmio di combustibile e dicondizioni estremamente confortevoli, anche quellidella conservazione durevole dell'involucro e dellastruttura stessa degli edifici, che risultano quindi benrivalutati.

3.6 Realizza condizioni ottimali,confortevoli igienichenei locali interniSecondo noti studi sulle condizioni del microclimaambientale più confortevole, si dimostra che un gra-diente termico, tra l'aria interna di un locale e lasuperficie del suo intonaco, superiore a 2 oC generagià disagio. Questa pur piccola differenza di tempe-ratura innesca già moti convettivi fastidiosi, nell'ariainterna del locale.In condizioni di elevata umidità dell'aria interna (es.90%) tipiche di bagni e cucine, dove inoltre la tempe-ratura dell'aria è più alta (es +25 oC) una differenza ditemperatura di 2 oC tra l'aria e la superficie delle pare-

RIEPILOGO DELLE CARATTERISTICHE QUALITATIVE TECNICHE E COMPORTAMENTALI DEL SISTEMAA “CAPPOTTO”

Costituenti Caratteristiche di resistenza

lastre isolanti massa volumica Kg/m3 15 20 (25)EPS conduc. termica W/m °K 0,039 0,036 0,035

stabilità dimensionale alla temperatura:a -25 °C: deformazione ma 0,2% a+70 °C: deformazione max 0,5% reazione al fuoco: classe 1

rete di armatura massa aerica: oltre 150g/m2

in fibra di vetro resistenza alla trazione, su strisce di 50 mm secondo trama e ordito:oltre 140 daN allungamento alla rottura: 2,0 - 2,5 % min

massa resistenze allo strappo:di incollaggio su calcestruzzo: oltre 1,3 MPa con rottura nell’adesivodelle lastre - su laterizio: oltre 1,0 MPa con rottura del supportoisolanti - su isolante: oltre 1,0 MPa con rottura dell’isolante

intonaco assorbimento capillare di acqua (immersione)plastico “A”: inferiore a 0,5 Kg/m2 h0,5 (valori usuali 0, 2-0,3 Kg/m2 h0,5)continuo resistenza alla diffusione di vaporedi finitura “S”: inferiore a 2 m (equivalenti di aria) (valori usuali 0,25-0,35 m)

prodotto “A”x”S”: <0,1 Kg/m h0,5

sistema resistenza all’urto 3J: nessun effettocompleto resistenza all’urto 10J: debole crepa

shock termico: 8 ore a +30 °C, 16 ore a -20 °C per 20 cicli e stabilizzazione a + 80 °Cpoi irrorazione d’acqua: nessun effettoshock termo-igrometrico: 3 ore a +70 °C poi 3 ore di ruscellamento dopo 140 cicli: nessun effetto

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ti provoca già condensa. Gli intonaci interni risultanoimpregnati d'acqua e ciò favorisce l'attecchimento el'infestazione di muffe, microfunghi e batteri.È tipico di edifici non isolati il fenomeno dell'anne-rimento da muffe delle fasce sotto le solette supe-riori, in particolare dei locali d'angolo: il ponte ter-mico, oltre alla grande dissipazione di calore, simanifesta con la bruttura delle muffe.

3.7 Contribuisce fortementealle riduzioni delle immissioniinquinanti nell’atmosfera

È stata dimostrata in 3.4 in merito ai risparmi di com-bustibili per il riscaldamento, apportati dal sistema a"cappotto", una contrazione, comprovata da datireali, tra il 25% e il 35%.Considerando un condominio con un fabbisogno di50t/anno di gasolio, lo stesso, dopo l'installazione delsistema a "cappotto", richiede solo 35 vanno.Le 15 t in meno bruciate rappresentano non soloun evidente risparmio, ma corrispondono anche aimmissioni non attuate nell'atmosfera pari a oltre46 t di CO

2(ca 24000 m3), a oltre 1 t di SO

2(ca 350

m3) e 20 t di vapor d'acqua.Analogo discorso vale anche per caldaie a metano:I'immissione è certamente meno inquinante essendomolto basso il tenore di composti dello Zolfo, ma l'im-missione di CO

2è praticamente pari. È immediato

calcolare che relativamente pochi edifici isolati con ilsistema a "cappotto" comportino riduzioni dell'inqui-namento atmosferico dell'ordine di centinaia dimigliaia-milioni di m3/anno.

4. COMPOSIZlONE E APPLICAZlONEDEL SISTEMA A "CAPPOTTO"

Premessa non inutile: come già evidenziato i varicomponenti del sistema a "cappotto", pur essen-do diversi, costituiscono un pacchetto inscindi-bile: le caratteristiche qualitative e comportamentalidel sistema derivano infatti dalla assoluta compatibi-lità e dal sinergismo tra i vari suoi elementi, apposi-tamente studiati e collaudati.

4.1 Supporti

Il sistema a "cappotto" può essere installato su tutti isupporti edili che presentano continuità e portanza:devono essere resi puliti e asciutti, secondo normalebuona tecnica.Sono quindi necessarie le stesse operazioni di pre-parazione richieste per lavori tradizionali, come larimozione di denti, coronature e sbavature di malta

non coesive, tipiche di supporti nuovi o, per il restau-ro, la verifica di adesione e portanza di intonaci, pit-ture, rivestimenti preesistenti, allontanando comun-que ogni parte non perfettamente solidale con il sup-porto strutturale e tutti i corpi/sostanze estranee.Quando il sistema a "cappotto" rientra in progetta-zione, sono già predisposti i davanzali in larghezzatale da contenerlo, risultando alla fine comunquesporgenti di almeno 3 cm e muniti di gocciolatoio.Analogamente sono già predisposti in idonea lun-ghezza i cardini dei serramenti, i tiranti per pluviali,cablaggi, tubazioni, ecc.Negli interventi di ristrutturazione e ricupero questeoperazioni devono essere svolte exnovo prima dell'ini-zio dell'installazione del sistema. Il prolungamento deglielementi di sostegno e dei prigionieri deve essere pariallo spessore delle lastre EPS aumentato di 10 mm.Se l'isolamento non termina sotto un cornicione o unsottotetto è necessario predisporre le scossaline dicontenimento, munite di spluvio, in larghezza comesopra ricordata. Secondo la natura e lo stato del sup-porto, la pulizia preliminare richiede metodi chevanno dalla spazzolatura al lavaggio o (idro) sabbia-tura controllati. Supporti nuovi in calcestruzzo o inpannelli richiedono, come di consueto, I'eliminazionedi eventuali residui di prodotti disarmanti.In presenza di cavità, vespai, diseguaglianze di filo eplanarità, superiori a 10 mm di spessore, eseguire inecessari riporti con malte addittivate con idoneeresine in dispersione, per garantirne il perfetto anco-raggio, scegliendo l'inerte in granulometria adattaallo spessore da risarcire. Per spessori elevati ènecessario inserire nelle malte una rete di armatura.

4.2 Profili di partenza

Sono costituiti da specifiche sagome in lega leggeraperforata, da posizionare in bolla mediante tasselli aespansione in acciaio. Eventuali vuoti di planaritàvengono risarciti con malta di cemento a presa rapi-da. I profili di partenza sono muniti di gocciolatoio evengono posizionati sotto la prima soletta interessa-ta dall'isolamento.Nel caso di partenza da terra (marciapiede) il posiziona-mento è tale da lasciare ca 1 cm dal piano di calpestio.

4.3 Massa di incollaggio(e di rasatura armata)

4.3.1 PreparazioneAggiungere a ogni confezione di collante il quanti-tativo indicato dal produttore del sistema, di cemen-to in polvere tipo Portland 325/425, senza alcunaaggiunta di acqua.

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Miscelare meccanicamente in modo da ottenere unamassa omogenea, senza formare grumi, né ingloba-re aria. Lasciare la massa preparata in riposo,secondo le indicazioni.L'utilizzo della miscela deve avvenire entro il tempoindicato (comunque congruo) dal produttore.

4.3.2 Incollaggio delle lastre EPS

Spalmare in prossimità dei 4 bordi delle lastre uncordolo di massa collante largo almeno 35 cm eapporre alcune pastiglie (46) al centro delle lastre,larghe 78 cm.Il consumo di massa collante è specificato nella docu-mentazione pubblicata dai produttori del sistema ed èben esplicitato anche nelle certificazioni ufficiali.Il rispetto del consumo è vincolante per la funzio-nalità e resistenza di tutto il sistema.Per l'incollaggio delle lastre isolanti EPS su superficinon minerali, quali lamiere (serbatoi), plastiche dure orinforzate, legno, i produttori indicano il tipo di collanteidoneo e le relative tecniche e metodi di fissaggio.

Profilo di partenza

4.4 Posa delle lastre isolanti EPS

Applicare le lastre partendo dal basso verso l'alto,posizionando il lato più lungo in orizzontale, a giuntiverticali sfalsati (come un normale muro in mattoni), losfalsamento viene eseguito anche in corrispondenzadi spigoli e angoli. Comprimere con cura mediantefrattazzo per far entrare in contatto continuo e com-pleto il collante con il supporto. Tra lastra e lastra, siain orizzontale, che in verticale, non devono esistere névuoti, né rifluizioni di massa collante. Controllareassiduamente, mediante staggia, la planarità. In corri-spondenza dei contorni di porte e finestre evitare di farcorrispondere i fili dell'architrave e dei contorni verti-cali con quelli delle file delle lastre; attorno a questicontorni occorre inoltre lasciare una fuga di ca 1 cmda sigillare successivamente con mastice idoneo.I giunti di dilatazione strutturali devono essere rispet-tati e non possono essere ricoperti con il sistema.Questo viene fermato al bordo del giunto con appo-siti profilati, sui quali innestare, a fine lavoro, apposi-to coprigiunto.L'incollaggio delle lastre richiede una essiccazione dialmeno 12 ore e comunque, secondo le condizioniclimatiche e atmosferiche, tale da renderlo perfetta-mente esercibile.

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4.5 Posa dei paraspigoli

Posizionare i profilati in lega perforata sugli spigoliverticali e orizzontali liberi, incollandoli su piccoliriporti di massa collante, preparata come già descrit-to in 4.3.1.Operando una piccola pressione far defluire dai foriil collante e livellarlo con cazzuola. Non impiegarefissaggi meccanici, che non sono compatibili di conil sistema.

4.6 Eventuale fissaggio meccanico(tassellatura)

Questa operazione è necessaria quando il supportopresenta una superficie o strati sottostanti con scar-sa resistenza meccanica.La tassellatura non serve a migliorare il potere adesi-vo del collante, ma evita eventuali sfaldamenti tra ilsupporto strutturale e gli strati sovrapplicati pregressi(intonaci, rivestimenti, pitture), sfaldamenti provocatidal peso e dalle sollecitazioni del sistema isolante.

Dopo almeno 24 ore dalla posa dello strato isolante,si procede con forature, in dima di profondità, conidoneo trapano.I tasselli devono essere almeno 5 cm più lunghidello spessore delle lastre EPS e comunque devo-no inserirsi nella muratura portante per un minimodi 3 cm. Inserire i tasselli ed espanderli con l'appo-sita anima.Secondo la tipologia e il grado di coesione deglistrati preesistenti sopra il portante strutturale, ilnumero di tasselli varia tra 4 e 8 per m2. I tassellivengono inseriti a ogni intersezione di lastra (4/m2)e inoltre +1 (6/m2) oppure +2 (8/m2) tasselli centralia ogni lastra isolante.

4.7 Applicazlone dell'intonaco armato

Si prepara come descritto in 4.3.1 la massa rasantee la si applica con talosce in acciaio inox stendendosulle lastre isolanti uno strato continuo e omogeneo,ottenendo uno spessore minimo di 1, 5 mm. Su que-sta rasatura fresca viene stesa la rete di armatura, infibra di vetro, allettandola completamente, eliminan-do sacche di aria ed evitando pieghe e rigonfiamen-ti. Durante la stesura non viene asportato materialedi rasatura, ma questo viene immediatamente ridi-stribuito sulla rete.Le estremità verticali e orizzontali della rete vengonosovrapposte con i teli vicinali, in modo da non forma-re discontinuità della armaturaLa sovrapposizione è di almeno 10 cm. Riportaremassa di rasatura in modo uniforme, fino a scom-parsa completa della rete ove prescritto, in corri-spondenza degli angoli delle aperture applicare, indiagonale, una fascia di rete di rinforzo, con di-mensioni ca. 10x30 cm, allettandola completamentenella rasatura. Sugli spigoli verticali e orizzontali larete deve rivestire non solo completamente il para-spigolo, ma deve essere estesa per almeno 30 cmoltre lo spigolo stesso.

Sui bordi terminali del sistema (ad esempio imbotti difinestre non interessate dall'isolamento) la rete deveessere ben risvoltata e incollata al supporto minerale.Sul profilo di partenza inferiore la rete viene invece

Paraspigolo

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tagliata, senza farle formare risvolti. Accertarsi cheogni traccia di rete non sia più né visibile, né intuibi-le: risarcire con la massa di rasatura eventuali zonedi scopertura anche parziale, applicando sempresulla precedente rasatura fresca. Il consumo globaledi massa rasante e lo spessore secco della rasaturaarmata ottenuta devono corrispondere ai dati ufficia-li pubblicati e certificati dal produttore del sistema.Consumi o spessori inferiori compromettono le carat-teristiche di resistenza dell'intero sistema.In zone con particolare sollecitazione meccanica(logge, atri, corridoi, ecc.) è consigliato l'utilizzo diuna specifica rete rinforzata o l'applicazione di undoppio strato di rete normale, ognuno ben allettatonella massa rasante. La rasatura armata richiedel'essiccazione (in condizioni meteo normali) di alme-no 24 ore.

4.8 Eventuale applicazione del Primer

Questa operazione, qualora prescritta, viene ese-guita con i normali attrezzi (pennelli, rulli, spruzzo) esecondo le indicazioni di grammature e tempi fornitedal produttore del sistema. L'essiccazione minima diquesto strato, sempre in condizioni climatiche nor-mali, è di 8 ore.

4.9 Finitura con lo specificorivestimento plastico continuo

Questo rivestimento costituisce lo strato più esterno delsistema a "cappotto" e ne conforma l'estetica finale.Viene applicato con gli usuali attrezzi, curandone lacontinuità e uniformità di spessore e di struttura.Le grammature, i tempi e i metodi indicati dal pro-duttore del sistema, secondo dati ufficiali e certificati,sono vincolanti sia per la resistenza agli agenti atmo-sferici, sia per l'estetica.Abbiamo già ricordato, al capitolo 3.3 la necessità dievitare colori scuri, che provocherebbero pericolosisurriscaldamenti e deformazioni. La vastissimagamma di tinte utilizzabili e la facilità applicativa con-sentono di rispondere validamente alle varie esigen-ze architettoniche.

4.10 Sigillature

Per impedire infiltrazioni d'acqua, attraverso i giuntidi interconnessione con altre strutture, si devonoeseguire sigillature. Si possono utilizzare guaineautoespandibili, o idonei sigillanti: i prodotti devonoessere compatibili con il sistema a "cappotto" e inparticolare non devono contenere composti che dan-neggiano il polistirene.

5. LIMITI APPLICATIVI

5.1 In cantiereConservare le lastre EPS e gli altri componenti delsistema al riparo dall'azione diretta del sole, pioggiae nebbia; collanti, primer e finiture devono essereriparate anche dal gelo.

5.2 Durante la posa

Non applicare con temperature dell'aria, del sup-porto e dei prodotti inferiori a +5 oC o superiori a +30oC, né con vento forte, né sotto l'azione diretta di soleo pioggia, né su superfici surriscaldate, anche se giàin ombra.Predisporre idonea protezione provvisoria per ripara-re da infiltrazioni di pioggia il bordo superiore del"cappotto" in fase ancora esecutiva.Rispettare i giunti di dilatazione dei fabbricati: pre-posizionare le apposite guide di contenimento verti-cale delle lastre isolanti, inserire nel giunto il cordoloespanso, al termine della posa del sistema inserire ilcoprigiunto.Il sistema a "cappotto non presenta altri limitiapplicativi oltre questi pochi e comuni alle tra-dizionali operazioni in facciata degli edifici.È dunque un sistema semplice e logico: richiedeil rispetto scrupoloso delle indicazioni relativealle varie fasi. Queste indicazioni riguardanometodi, grammature, tempi e derivano dall'espe-rienza e dalla ricerca applicata.

In particolare viene richiesta attenzione per:

5.2.1 Posa delle lastre isolanti

- incollaggio con i metodi e le grammature indicate; ilnon rispetto può essere causa di distacchi e crepe;

- incollaggio su supporti stabili, puliti e asciutti, manon surriscaldati o troppo assorbenti: il collantepotrebbe "bruciare" disidratandosi e perdere coe-sione e tenacia;

- posizionare le lastre isolanti senza formare vuoti didiscontinuità, né rifluizione di massa collante daibordi: in caso contrario si potrebbero verificareponti termici piccoli, ma capaci di formare crepe;

- verificare durante la posa la planarità e sistemarlacon leggere pressioni mediante frattazzo largo: leaplanarità corrispondono a effetti estetici insod-disfacenti, né è possibile sistemarle successiva-mente con abnormi riporti di massa rasante o difinitura, che sfaserebbero il comportamento omo-geneo alle sollecitazioni meteoriche e la uniformitàdi traspiranza al vapor d'acqua;

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- sfalsare i giunti verticali delle lastre, sia sulle super-fici piane, sia sugli spigoli e angoli; sfalsare i giuntiorizzontali e verticali delle lastre rispetto ai corri-spondenti fili di finestre e aperture: il non rispettocomporta la possibile formazione di crepe;

- formare la massa collante e rasante con il tipo equantità di cemento indicato, senza aggiungereacqua e utilizzarla entro i tempi massimi (comun-que congrui) indicati; attendere la presa completa,in conformità con le condizioni meteo, prima di pro-seguire con le operazioni successive: in caso con-trario verrebbero compromesse le caratteristiche diadesione dell'incollaggio e le resistenze dello stra-to intermedio armato.

Come si può osservare, queste raccomandazioni diattenzione sono esattamente quelle richieste per l'e-levazione di una normale muratura in mattone.

5.2.2 Nell'eventuale fissaggiomeccanico (tassellatura)

- Eseguire i fori con buone punte, alla profondità pre-stabilita e regolata con dima montata sul trapano;eseguire la tassellatura nelle posizioni e con ilnumero/m2 indicati: forature slabbrate sbreccite ocon dimensioni improprie, posizioni e numero ditasselli non conformi possono vanificare questaoperazione importante per la stabilità degli strati trail "cappotto" e la struttura.

5.2.3 Stesura dell'intonaco armato

- Si rimanda a 5.2.1 per quanto riguarda il rispettodella composizione, tempi e metodi di preparazio-ne della massa.

- stendere lo strato in spessore conforme alle indi-cazioni, in modo omogeneo e pieno, allettare imme-diatamente i teli di rete, sovrapponendone i bordi,rivestire subito e completamente la rete di armatura:in caso contrario questo strato destinato a soppor-tare la massime sollecitazioni termomeccanicherisulterebbe indebolito e compromesso, con peri-colo di sfaldamenti e crepe;

- applicare in condizioni meteo e di superficie ido-nee, per evitare bruciature, dilavamenti, gelo.

Anche queste raccomandazioni sono tradizionali perla stesura di intonaci normali.

5.2.4 Finitura

- applicare secondo grammature, tempi, metodi econdizioni indicate, sia l'eventuale mano di fondo,sia il rivestimento, come normalmente richiestodalla buona tecnica per i sistemi tradizionali.

6. CONSIGLI Dl SICUREZZAE Dl ECOLOGIAI componenti del sistema a "cappotto" sono materia-li sicuri e non inquinanti.Secondo la corretta destinazione d'uso, criteri di tra-sporto, stoccaggio, manipolazione, applicazione,non sono noti pericoli relativi a possibilità di demoli-zioni termiche, di reazioni e di prodotti di reazionepericolosi.I vari componenti non possono contenere sostanzetossiche o nocive oltre le soglie precisate dallevigenti normative CEE, che impongono per questesostanze specifiche etichettature e simboli-frasi dirischio e di prudenza.Normalmente le masse collanti e rasanti, il primer ele finiture sono formulati in dispersione acquosa ecome tali risultano alcalini. Questa alcalinità, pereventuali spruzzi negli occhi o sulla pelle, ove nonprontamente risciacquati, possono generare debolifenomeni irritativi.I costituenti del sistema a "cappotto" allo stato di for-nitura, durante lo stoccaggio in cantiere, durante laposa e al loro definitivo stato secco, non costituisco-no carico di fuoco: il "cappotto" non brucia e non pro-paga la fiamma.Per il rispetto dell'ambiente viene raccomandato dinon disperdere le confezioni vuote, né versare i resi-dui in acque superficiali o scarichi convogliati: occor-re lasciar essiccare bene queste tracce e quindideporre nei portarifiuti di cantiere.Anche agli effetti dell'igiene applicativo e ambientaleil "cappotto" è un sistema di massima sicurezza.

7. LA MANUTENZIONE

Come ampiamente escusso, I'installazione del siste-ma a "cappotto" pone in condizioni stazionarie l'invo-lucro esterno dell'edificio, cioè tutto quanto vieneposto sotto al "cappotto".Vengono pertanto a decadere le necessità di manu-tenzione tipiche di intonaci e rivestimenti applicati supareti non isolate, quindi sollecitate dalle escursionitermiche. La manutenzione del sistema riguarda,dopo molti anni, la pulizia o la rinfrescatura del rive-stimento plastico di finitura.La pulizia è normalmente eseguibile con acquanebulizzata o in pressione controllata.L'eventuale ripitturazione viene svolta con prodottiall'acqua e di qualità tale da non generare barrieravapore e da sviluppare forte idrorepellenza.Sono particolarmente idonee le idropitture, non pelli-colanti a base metilsiliconica.Nel raro caso di fratture del sistema, dovute a impro-pri fatti meccanici o vandalici, sono possibili ripara-

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SCHEMI DI MONTAGGIO

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zioni integrali, mediante il rifacimento parziale par-tendo dalle lastre isolanti. Non viene compromessala continuità, né la congruità dell'isolamento.Pareti isolate con il sistema a "cappotto" vicinali aviolente fonti di calore o incendi non bruciano e nonpropagano la fiamma: I'isolante fonde. Anche in que-sti casi la manutenzione avviene con il rifacimentointegrale della zona interessata dalla lesione.In pratica, al di fuori di fatti veramente anomali, cheinteressano anche l'isolante, le operazioni di manu-tenzione sono semplici, facilmente eseguibili e rige-nerano in pieno le funzionalità e le caratteristiche delsistema originale.

8. AFFIDABILITÀ DEL SISTEMA

Per consuetudine si definisce affidabile quel sistematecnologico che:- onora all'atto pratico del suo esercizio le funzioni

progettate e dichiarate di comportamento e di resi-stenza;

- richiede solo operazioni compatibili con le condi-zioni e i metodi necessari alla sua realizzazione inopera e con il contorno;

- in ogni sua fase di attuazione e durante il suo eser-cizio funzionale nel tempo rispetta l'igiene di lavo-ro, di utilizzo e dell'ambiente;

- produce condizioni favorevoli alla vita dell'uomo edella natura;

- dura nel tempo;

Il sistema a "cappotto" non solo onora tutte que-ste clausole ed è pertanto affidabile, ma in piùproduce risparmio.

Le prime applicazioni del sistema risalgono alla metàdegli anni 50 e sono tutt'oggi in esercizio.Dai climi più freddi e umidi, tipici dell'Europa set-tentrionale e centrale, a quelli con escursioni termoi-

grometriche frequenti ed intense, tipiche dei climialpino e marino, il sistema a "cappotto" ha manmano dimostrato la sua validità e affidabilità, conqui-stando la fiducia degli utenti.E questa fiducia, per l'assieme delle eccezionali pro-prietà del sistema, ne ha esteso l'utilizzo e i beneficinon solo nel settore degli edifici ad uso abitativo, maanche per fabbricati con destinazioni diverse:

- per la sanità: ospedali, cliniche, sanatori, laboratori;- per l'educazione: asili, scuole e loro dipendenze;

per lo sport: palestre, spogliatoi, locali annessi astadi, piscine;

- per l'industria: uffici, magazzini, locali termostatati,sili, serbatoi caldi e freddi, ecc.;

- per il militare: caserme e costruzioni annesse;- per le capacità specifiche di rendere stazionarie.

le condizioni della struttura degli edifici (nei recuperidei preesistenti gusci originariamente esterni) ilsistema a "cappotto" si rende insostituibile per laconservazione e rivalutazione dei fabbricati.Il sistema a "cappotto" è stato ed è oggetto di cer-tificazioni di conformità da parte di competenti istituti,collegati e parificati a livello europeo, e di normativedi qualità, in fase di unificazione per tutta Europa.

9. CONCLUSIONI

Il sistema a "cappotto" prodotto secondo strettenorme di qualità e applicato secondo conformità det-tate dalle esigenze e dalle conoscenze tecniche, sipuò definire un sistema maturo perché esperto econtemporaneamente un sistema affidabile, quindiin sviluppo, perché maturo.L'esperienza e le testimonianze europee piuri-decennali indicano la scelta obbligata versosistemi a "cappotto" intesi come pacchettiinscindibili, controllati e certificati.

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VERTICALI CON EPS(FACCIATA VENTILATA)

5.

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ISOLAMENTO ESTERNO VENTILATO DELLE PARETI VERTICALI CON EPS (FACCIATA VENTILATA)

CONSIDERAZIONI GENERALI

Nel quadro delle differenti tecniche di isolamento dal-l’esterno delle pareti verticali d’ambito a tutt’oggi inuso e sufficientemente esperite, rientra il sistema ditipo piuristrato con ventilazione interposta comune-mente conosciuto col nome di “facciata ventilata”.Esso risulta costituito da una successione di strati fun-zionali che soddisfano a prestazioni specifiche atte agarantire il rispetto dei requisiti richiesti. In Fig. 1 èschematizzata la seguente stratificazione tipo:1 - strato di supporto murario;2 - strato di termocoibentazione direttamente appli-

cato al supporto murario;3 - strato di ventilazione;4 - elemento di collegamento;5 - strato di finitura esterno.

Al di là delle caratteristiche proprie dei singoli strati,più avanti analizzate, la facciata ventilata, intesacome sistema complesso di elementi che partecipa-no alla qualità dell’insieme, presenta aspetti partico-lari che ne rendono interessante l’applicazione.Infatti, la realizzazione di un siffatto sistema di fac-ciata comporta:- il miglioramento del requisito di tenuta all’acqua

della chiusura verticale, ottenuto grazie all’imper-meabilità dello strato di rivestimento e al drenag-gio dell’acqua meteorica, eventualmente infiltrata-si, attraverso lo strato di ventilazione;

- il controllo dei disperdimenti termici in corri-spondenza delle discontinuità dei materiali costi-tuenti le chiusure d’ambito, attraverso l’elimina-zione dei ponti termici (isolamento continuo);

- I’incremento dell’inerzia termica dell’edificio,dovuto alla localizzazzione dello strato isolanteall’esterno del supporto murario;

- il recupero di superficie abitabile a parità di volu-me rispetto ad una chiusura d’ambito tradizionaledel tipo “a cassa vuota”, grazie alla possibilità direalizzare il supporto di ridotto spessore senzache ciò pregiudichi il comportamento della chiu-sura;

- la realizzazione di un efficace rivestimento delleparti strutturali dell’edificio (pilastri, travi, setti por-tanti, ecc.) con conseguente protezione dagliagenti atmosferici aggressivi e riduzione dellemobilità termiche;

- la possibilità di applicazione in situazioni di recu-pero del patrimonio edilizio, con la riqualificazionedel comfort ambientale interno (invernale ed esti-vo);

- il controllo della condensazione interna operatomediante una più razionale localizzazione deglistrati costituenti il sistema;

- il miglioramento del comfort estivo con specificicriteri di ventilazione;

- nei sistemi discontinui, una maggiore facilità adintervenire sul sistema per manutenzione, sostitu-zione di parti e/o modifiche prestazionali con l’in-cremento dello spessore degli strati.

L’EPS, come strato di coibentazione, si è dimostratoparticolarmente idoneo all’impiego in sistemi di fac-ciata ventilata.

DESCRIZIONE DEGLI STRATI

1. SUPPORTOIl supporto rappresenta lo strato portante del siste-ma, cui questo è vincolato con differenti tecniche diancoraggio. In conseguenza del fatto che la facciataventilata può essere impiegata sia in situazioni dinuova costruzione che nel recupero del patrimonioedilizio esistente, il supporto si presenta con caratte-ristiche chimico-fisiche, aspetto e tipo di finiturasuperficiale esterna diversi.Si può pertanto distinguere:A. Supporto nuovo

- muratura in laterizio semplice o armata, conparamento semplice o doppio;

- muratura in blocchi di calcestruzzo normale oalleggerito;

- pannelli o blocchi in legno magnesiaco (casse-forma a predere con riempimento in calcestruz-zo);

- setti in calcestruzzo semplice, armato o alleg-gerito gettato in opera;

- elementi prefabbricati in calcestruzzo armato.

Fig. 1

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ISOLAMENTO ESTERNO VENTILATO DELLE PARETI VERTICALI CON EPS (FACCIATA VENTILATA)

Anche in presenza di supporto nuovo può render-si necessario realizzare uno strato di regolarizza-zione in malta dello spessore di 1-2 cm preventi-vamente alla posa dello strato di collegamento; ciòal fine di ottenere una perfetta aderenza dello stra-to isolante al supporto e di impedire infiltrazioni diaria esterna che si possono eventualmente verifi-care in relazione ad un riempimento imperfetto deigiunti degli elementi costituenti la muratura.

B. Supporto vecchio- supporto faccia a vista;

- muratura in laterizio;- muratura in blocchi di calcestruzzo;- muratura in pietra;- setti in calcestruzzo armato gettato in opera;- elementi prefabbricati in calcestruzzo armato;

- supporto con strato di finitura continuo;- intonaco minerale;- intonaco plastico;- verniciatura e pitturazione;

- supporto con strato di finitura discontinuo;- piastrelle o tessere di grès, ceramica, pastadi vetro, klinker, ecc.

Lo strato portante deve essere in grado di resisterealle sollecitazioni meccaniche (carichi verticali espinta orizzontale del vento) ad esso trasmesse dalsistema; deve assicurare la resistenza meccanica, laresistenza al fuoco, la sicurezza alle intrusioni, latenuta all’aria, I’isolamento dai rumori aerei esterni,I’isolamento dai rumori interni e l’attrezzabilità.Il posizionamento dello strato termoisolante esternoal supporto comporta una notevole riduzione dellepossibili mobilità di tipo termico dello stesso, conconseguente limitazione delle deformazioni indotte;ciò assicura la riduzione delle tensioni interne dellaparete anche in situazioni di particolari sollecitazionitermiche dello strato esterno di rivestimento.

2. STRATO TERMOISOLANTELo strato termoisolante determina l’ottenimento delcomfort ambientale richiesto all’interno dell’edificioper quanto dipende dal comportamento igrotermicodella chiusura d’ambito esterno.Per un buon funzionamento della stratificazione, ènecessario che l’isolante sia applicato direttamenteal supporto; questo deve essere perfettamente pianoper consentire una buona continuità di appoggio e lacorretta giunzione dei pannelli, Materiale particolar-mente idoneo è l’EPS sinterizzato, di tipo a ritardatapropagazione di fiamma, con massa volumica gene-ralmente di 15-20 kg/m3.A queste caratteristiche il materiale EPS, corrispon-dendo ad una precisa normativa e ad un marchio diqualità.

Il materiale viene prodotto generalmente in lastre didimensioni usuali di m. 0,5 x m 1, particolarmentestabili e tali da essere impiegate con facilità d’uso;per l’applicazione in facciata ventilata, che richiedespesso misure particolari, le lastre possono essereottenute senza difficoltà dal fornitore nei formati piùidonei alle esigenze progettuali e, per pezzi singoli omolto limitati, esse possono essere ricavate pertaglio direttamente in cantiere partendo dai formatistandard.Per la realizzazione dello strato termoisolante, i pro-duttori di EPS possono fornire lastre ricavate dablocchi stagionati almeno sei settimane prima deltaglio, a loro volta ancora stagionate almeno due set-timane e quindi fresate sul contorno, quando vi sianoparticolari esigenze di stabilità dimensionale; in rela-zione al tipo di posa previsto in sede progettuale, lelastre EPS sono fornite con bordi lisci o battentati oad incastro. Nonostante lo strato isolante non parte-cipi alla tenuta all’acqua del sistema, è necessarioche il coibente impiegato sia di tipo non idrofilo, affin-ché sia esente da rischi di alterazione per effetto del-l’umidità ambientale esterna e del vapore acqueoeffluente dall’interno; a queste condizioni l’EPS sod-disfa incondizionatamente grazie alla caratteristica discarsissimo assorbimento idrico.Il dimensionamento dello spessore delle lastre deveavvenire in conformità alle prescrizioni di cui allalegge 10 del 9.1.91 per il risparmio dei consumi ener-getici, come illustrato più avanti.I valori di conduttività utile di calcolo dell’EPS sonoquelli riportati nella norma:

EPS 15 RF EPS 20 RF

Conduttività indicativadi riferimento λm(mW/m.K) 41 37

Maggiorazione m (%) 10 10

Conduttività utile dicalcolo λ (mW/m.K) 45 41

In relazione alle caratteristiche morfologiche dellostrato di collegamento del rivestimento al supporto,la realizzazione dello strato termoisolante può avve-nire sia interponendo sia sottoponendo le lastre diEPS fra gli elementi dell’ossatura di collegamento(Fig. 2); adottando la prima soluzione occorre ese-guire un accurato controllo dei ponti termici lineariche insorgono nelle discontinuità delle lastre.L’applicazione dei pannelli può avvenire medianteincollaggio oppure ancoraggio meccanico, in rela-zione alle caratteristiche chimico-fisiche del sup-porto e morfologiche dello strato di collegamento.

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ISOLAMENTO ESTERNO VENTILATO DELLE PARETI VERTICALI CON EPS (FACCIATA VENTILATA)

È possibile ottenere livelli di isolamento differenziati,in funzione delle situazioni locali di disperdimento,semplicemente grazie all’uso di pannelli EPS didiverso spessore.

3. STRATO DI VENTILAZIONELo strato di ventilazione assolve alla funzione, inestate, di rinviare verso l’esterno parte del caloredovuto all’energia radiante solare che altrimenti ten-derebbe a diffondersi verso l’interno e, in inverno, difavorire lo smaltimento del vapore proveniente dailocali, riducendo sensibilmente la possibilità che siverifichino fenomeni di condensazione sia superfi-ciale del supporto sia interna allo strato isolante.Lo strato di ventilazione è costituito da una lama d’a-ria interposta fra lo strato di termocoibentazione equello di rivestimento esterno, determinandone laseparazione fisica; ciò consente, oltretutto, di elimi-nare tensionamenti coattivi tra rivestimento e sup-porto, tipici di sistemi aderenti, in rapporto alle solle-citazioni termiche dovute all’irraggiamento.Al fine di assicurare l’effetto di ventilazione (general-mente a carattere debole) lo spessore dell’intercape-dine deve essere costante lungo tutta la parete ecompreso tra i 2 e i 5 cm, sia per garantire l’inne-scarsi dell’effetto camino che induce il moto ascen-

sionale dell’aria, sia per evitare il verificarsi di moticonvettivi locali in grado di perturbare le caratteristi-che di moto uniforme del fluido.Occorre inoltre che siano realizzate opportuneaperture nello strato di rivestimento per l’immissio-ne e l’estrazione dell’aria di ventilazione, creandogiunti aperti orizzontali od orifizi localizzati disconti-nui per il cui dimensionamento di massima v. il cap.“Controllo della condensazione interstiziale”. Per unbuon funzionamento del sistema, occorre che lostrato di ventilazione non presenti discontinuitàcausate da interferenze con elementi in aggetto dalsupporto.

4. STRATO DI COLLEGAMENTOL’ancoraggio del rivestimento al supporto avvieneattraverso un sistema integrato di elementi che costi-tuiscono un’ossatura a geometria definita, con note-vole influenza sull’attuazione del sistema di ventila-zione.Si può distingure in:A) strato di collegamento continuo

A1. orditura semplice a tessitura verticale. Fig. 3A2. orditura doppia a tessitura verticale e oriz-

zontale incrociata. Fig. 4B) strato di collegamento discontinuo

B1. orditura a tessitura verticale vincolata al sup-porto mediante elementi discreti con funzionedi distanziatori. Fig. 5

B2. collegamento per punti. Fig. 6

L’orditura può essere costituita da listelli di legno, daprofilati metallici in lega d’alluminio o acciaio galva-nizzato o da profili in cemento amianto, questi ultimiprincipalmente in presenza di rivestimento realizzatocon lo stesso materiale.Le dimensioni trasversali degli elementi sono da

Fig. 2La soluzione a sinistra, con le lastre di EPS poste sotto l’os-satura, evita la concentrazione del flusso termico in corri-spondenza della stessa.

Fig. 3 Fig. 4

Fig. 5 Fig. 6

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determinare in relazione agli spessori dello stratocoibente e dell’intercapedine ventilata.Nel caso di impiego di orditura di tipo A2 o B1 occor-re procedere al calcolo statico delle sezioni da impie-gare in funzione delle condizioni di carico agente(peso del rivestimento e spinta del vento).L’orditura può essere del tipo a vista o non a vista inrapporto alle tecniche costruttive dei fissaggi del rive-stimento. L’orditura non a vista è realizzata utilizzan-do profili metallici opportunamente sagomati (sup-porti con sezione a T, a L, ecc.) o listelli in legno edelementi di rivestimento di spessore generalmentesuperiore a quelli destinati ad una soluzione del tipoa vista; I’orditura a vista è ottenuta impiegandopreferibilmente profili metallici trattati.Il fissaggio dell’ossatura al supporto è ottenutomediante tasselli ad espansione in nylon o in metal-lo, appositamente predisposti in funzione del tipo disupporto. Detti elementi di ancoraggio possonoapplicare l’orditura a contatto del supporto (collega-mento tipo A) oppure a distanza voluta (colle-gamento tipo B1).La scelta del tipo di tassello opportuno (lunghezza,sezione resistente, materiale) dipende dalla natura edalle condizioni del supporto.occorre procedere al calcolo statico di resistenza del

singolo elemento in funzione degli sforzi di taglio edel momento flettente in esso indotti dalle condizionidi carico, come mostra il Quadro 1.La scelta del tipo di strato di collegamento da impie-gare è essenzialmente correlata al sistema di rivesti-mento adottato.È comunque necessario procedere al controllo accu-rato, sia in sede progettuale che in fase esecutiva, dialcuni aspetti specifici determinati proprio dalla tipo-logia dell’orditura. In particolare, occorre consideraresoprattutto nel caso di ossatura incrociata,I’eventuale interferenza con lo strato di ventilazione(variazione di sezione trasversale del flusso d’ariaascensionale) e la conseguente compromissione delfunzionamento.Inoltre è da tener presente, ai fini della previsione diun eventuale strato di impermeabilizzazione, la pos-sibilità che gli ancoraggi degli elementi distanziatoridiano luogo a permeazioni idriche dal rivestimento alsupporto, con imbibizione localizzata di quest’ultimo.È anche necessario prendere in dovuta considera-zione l’insorgenza di ponti termici lineari in corri-spondenza di orditure continue verticali od orizzon-tali direttamente applicate al supporto.La facilità di collocazione in opera dello strato dicollegamento, in relazione sia agli elementi dell’os-

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satura che agli accessori di fissaggio, è senz’altro unrequisito di prioritaria importanza, tale da condizio-narne la scelta; infatti meccanismi di ancoraggio alsupporto molto complessi implicano difficoltà esecu-tive a volte in grado di compromettere il com-portamento dello strato.

5. STRATO DI RIVESTIMENTO ESTERNOLo strato di rivestimento ha la funzione di protegge-re gli strati sottostanti dagli agenti esterni (precipita-zioni, vento, urti, carichi accidentali) e di conferireall’edificio la sua qualificazione formale. A secondadelle caratteristiche fisiche, geometriche e morfologi-che dello strato di finitura, si può operare la seguen-te classificazione tipologica:1. rivestimento discontinuo in manufatti. Fig. 72. rivestimento discontinuo in lastre di pietra. Fig. 83. rivestimento continuo in intonaco. Fig. 9

Per assicurare il buon funzionamento della facciataventilata nel suo insieme, allo strato di rivestimento èdemandato il soddisfacimento dei seguenti requisiti:ininfiammabilità, resistenza meccanica, impermeabi-lità all’acqua, aspetto, resistenza agli agenti ambien-tali, facilità di messa in opera, attitudine alla manu-tenzione.Circa i materiali comunemente impiegati per la rea-lizzazione del rivestimento in elementi, sia di piccoleche di grandi dimensioni, è oggi disponibile unavasta gamma di prodotti, alcuni di tipo tradizionale,altri di più recente produzione: legno, ardesia, pietranaturale, laterizio, calcestruzzo, calcestruzzo fibro-rinforzato, fibrocemento, lamiera d’acciaio e d’allumi-nio, lamiera metallica accoppiata a poliuretanoespanso, poliestere rinforzato (vetro resina) o cari-cato (pietra artificiale), PVC, ABS, PMMA.Ciascuno dei suddetti materiali presenta una proble-matica specifica, in relazione sia agli agenti che alle

meccaniche di interazione fra gli elementi di rivesti-mento e fra questi e il contesto.In particolare, a seconda del materiale impiegato,occorre effettuare tutti i trattamenti occorrenti agarantire l’inalterabilità nel tempo delle caratteristi-che di aspetto e tenuta.Al fine di permettere il funzionamento dello strato diventilazione, occorre che nel rivestimento siano pre-disposte aperture sia di immissione che di estrazio-ne dell’aria, le quali devono essere protette rispettoalla pioggia e all’ingresso di animali ed insetti e dis-simulate nel contesto della facciata. Gli elementi difissaggio del rivestimento all’orditura devono essereprotetti mediante cuffie o dischi impermeabili daglieffetti dell’innesco di possibili permeazioni idriche,dovute al trasporto per tensione superficiale o gravi-tà dell’acqua di dilavamento del rivestimento.1. Il rivestimento discontinuo in manufatti, come

schematizzato in Fig. 7, può essere costituito da:a) Piccoli elementi di dimensione massima infe-riore a m 1, superiormente sovrapposti, in arde-sia, legno, fibrocemento, manufatti sottili a basebituminosa, lastre di graniglia.In tal caso, la tenuta all’acqua è assicurata dallaparziale sovrapposizione degli elementi lungo ibordi, secondo vari schemi geometrici. L’impiegodi questi elementi risulta vantaggioso in edifici dimodeste dimensioni, per i quali il maggior onerederivante dalla posa di moduli di piccolo taglio ècompensato dalla loro flessibilità di relazione conlo schema compositivo d’insieme.b) Doghe di larghezza massima inferiore a cm 30con giunti sagomati (battentati o ad incastro) inlegno, lamiera di acciaio (galvanizzato o prelac-cato), alluminio, poliestere, profilati alveolari inPVC.Il collegamento fra gli elementi è in genere otte-nuto mediante giunto particolare che deve pre-sentare opportune tolleranze, al fine di non impe-

Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9

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dire le dilatazioni termiche lineari che possonoessere anche rilevanti nel caso di doghe di note-voli dimensioni. I manufatti in PVC sono di tiporigido (estrusi aventi caratteristiche analoghe aiprofilati per avvolgibile) o semiespanso, eventual-mente migliorati con trattamenti superficiali.La tabella sotto riportata esplicita il confronto trale caratteristiche delle materie plastiche general-mente impiegate nel rivestimento delle facciate.c) Pannelli aventi dimensione minima superiore am 1 in fibrocemento, GRC, PVC, poliestere rinfor-zato, lamiera metallica (alluminio) accoppiata apoliuretano.I pannelli sono di spessore generalmente moltoridotto, hanno forma rettangolare, morfologia siapiana che in rilievo e vengono posati giustapposticon giunti d’accoppiamento aperti o chiusi da ele-menti specifici, in grado comunque di garantire latenuta idrica senza impedire le dilatazioni termi-che superficiali. I pannelli in PVC sono realizzatimediante tecniche di stampaggio o termoformatu-ra al fine di ottenere varie finiture superficiali.

2. La realizzazione del rivestimento in lastre sottili dipietra naturale prevede l’impiego di elementi didimensioni ridotte, dell’ordine di 2-3 cm di spesso-re e di cm 60 x 30 di superficie. Fig. 8. L’ancoraggioal supporto deve essere particolarmente studiato acausa del peso della stratificazione.Inoltre gli elementi di fissaggio devono prevederela possibilità di aggiustaggi in opera delle lastreper ottenere il rispetto della qualità formale del-l’insieme in termini di planarità superficiale, verti-calità e orizzontalità.Particolare attenzione va posta al controllo dei

giunti di accoppiamento delle lastre, al fine digarantire la tenuta all’acqua; anche la realizzazio-ne di opportuni giunti di dilatazione delle campitu-re murarie sia orizzontali che verticali deve esse-re scrupolosamente studiata.Generalmente le lastre di pietra vengono sempli-cemente accostate creando un giunto conampiezza di circa mm 2, che impedisce l’ingressodell’acqua di dilavamento superficiale e la per-meazione per capillarità.Comunque, eventuali modeste infiltrazioni idrichenon interessano lo strato isolante potendo scorre-re lungo la superficie interna dei pannelli di rive-stimento.

3. Il rivestimento continuo delle facciata ventilata èottenuto con la posa di un intonaco idraulico dispessore sostenuto (2,5-3,5 cm), applicato su diuna rete metallica stirata con funzione di portain-tonaco Fig. 9.Per le sue caratteristiche formali questo tipo dirivestimento è assimilabile ad un rivestimento tra-dizionale a base di legante cementizio e pertantopuò essere ben impiegato in interventi per i qualisono necessarie particolari attenzioni architettoni-che per l’inserimento ambientale.È necessario realizzare il rivestimento a regolad’arte onde attuare un controllo accurato delleproprietà impermeabili dello strato, in relazionealle caratteristiche specifiche chimico-fisiche deimateriali e ai quadri fessurativi o microfessurativieventualmente insorgenti. A tal proposito, partico-lare attenzione va posta ai sistemi di giunzionedella rete portaintonaco e ai giunti di dilatazionesia orizzontali che verticali.

(*) A compressione

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6. ACCESSORIIn corrispondenza di punti singolari (partenza allabase, raccordo con davanzale, balcone, serramen-to, copertura, ecc.) sono da prevedersi elementi diprotezione e/o collegamento, quali profili, griglie,scossaline, elementi di giunto in materiale plastico ometallico di tipo estruso o lamiera piegata, opportu-namente sagomati in relazione all’impiego.Alcuni accessori ricorrenti sono rappresentati piùavanti nei disegni di dettagli tipici.

REQUISITI E PRESTAZIONI DEL SISTEMA

Il sistema facciata ventilata concorre al soddisfa-cimento di alcuni dei requisiti relativi alle chiusured’ambito verticali.Tali requisiti, cui corrispondono prestazioni spe-cifiche che caratterizzano la facciata ventilata neiconfronti di altri sistemi di isolamento esterno dellepareti, sono relativi al funzionamento e all’attitudineall’impiego, alla durabilità e alla manutenzione.Qualunque sia il procedimento esecutivo e la scel-ta dei materiali da adottare nell’ambito della solu-zione adottata in sede progettuale, occorre chevenga garantita la qualità d’insieme del sistemaattraverso il soddisfacimento di detti requisitimediante il rispetto delle relative specifiche di pre-stazione.

STABILITÀ E RESISTENZA MECCANICA

La facciata ventilata deve essere in grado di sop-portare le sollecitazioni derivanti dai carichi ad essaapplicati (peso proprio, vento, urti, carichi acciden-tali) e trasmetterli al supporto attraverso lo strato dicollegamento, senza che si verifichino deformazio-ni plastiche e/o cedimenti e/o rotture tali da com-promettere il funzionamento del sistema.Circa le sollecitazioni dovute al peso proprio, occor-re di volta in volta esaminare le condizioni di caricospecifiche in relazione ai materiali e alla morfologiadello strato di rivestimento, alle caratteristiche mec-caniche e geometriche dello strato di collegamento.L’azione del vento andrà valutata con riferimentoall’ubicazione (regione e altitudine) dell’edificio, allasua altezza e all’esposizione della parete ai ventidominanti; il tutto facendo riferimento alle prescri-zioni normative vigenti in materia.L’azione combinata di vento e peso proprio originauna forza risultante in base alla quale occorre pro-cedere a verifica statica sia del rivestimento ester-

no, sia degli elementi di ancoraggio di questo all’or-ditura e dell’orditura al supporto, in relazione asituazioni di pressione, depressione o assenza divento e alle condizioni di vincolo di progetto.Tali verifiche devono trovare conferma in prove dilaboratorio su un campione al vero del sistema, conprocedimenti analoghi a quelli impiegati per i serra-menti esterni e in prove di resistenza allo strappo,da effettuarsi in cantiere, relative agli elementi difissaggio, secondo anche quanto riportato dalleguide EOTA.Particolare attenzione va posta all’incremento disollecitazione che si riscontra in corrispondenza dispigoli o aggetti sottoposti ad azioni dinamiche delvento localizzate.La presenza di aperture di ventilazione della lamad’aria può comportare una diminuzione delle dif-ferenze di pressione effettivamente applicate alsistema; tale fattore di riduzione può essere messoin conto purché effettivamente quantificato in rela-zione alle condizioni progettuali.Circa il comportamento ai carichi accidentali, ilsistema deve essere in grado di resistere, senzadeformazioni plastiche e/o danneggiamenti, ad unaprova di carico statico costituita dall’appoggio, suun campione al vero, di una scala del peso di kg 14,inclinata di 14°, portante un uomo di kg 70. Per rive-stimenti sensibili al calore (es. termoplastici) occor-re eseguire la suddetta verifica in condizioni di mas-sima temperatura di esercizio, in relazione all’ener-gia radiativa incidente.Circa il comportamento agli urti, alla facciata ven-tilata è affidato il compito di assolvere essenzial-mente al requisito di aspetto, legato all’indefor-mabilità del rivestimento, essendo demandata alsupporto la funzione di resistere allo sfondamentodella parete verticale d’ambito. A tal proposito sinota che:a) in presenza di strato di rivestimento in intonaco,

generalmente lo spessore dell’intonaco e l’arma-tura di aggrappaggio sono di per sé condizionisufficienti a garantire una soddisfacente resi-stenza agli urti in situazioni d’uso correnti;

b) in presenza di strato di rivestimento in pietra sot-tile, occorre verificare la resistenza agli urti inrelazione agli spessori, alle dimensioni e allanatura chimico-fisica degli elementi costituenti,per l’esposizione più sollecitata;

c) in presenza di strato di rivestimento in manufattinon devono insorgere fenomeni di deformazionepermanente da urto.

Lo schema seguente riporta i valori di energia d’ur-to (E) ammissibile espressa in joule in funzione del-l’agente incidente.

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A = facciata direttamente accessibile (piano ter-reno, terrazza aperta al pubblico, ecc.)

B = facciata non accessibile (piano terreno pro-tetto, terrazze chiuse al pubblico, piani supe-riori, ecc.)

I valori di energia d’urto ammissibile possono essereridotti fino ad 1/3 qualora gli elementi del rivestimen-to siano facilmente sostituibili.Con riferimento ai sistemi di rivestimento di tipo dis-continuo più in uso, la tabella sotto riportata sintetiz-za la problematica del comportamento all’urto deimateriali in relazione alle caratteristiche morfologi-che e chimico-fisiche.

COMPORTAMENTO AL FUOCO

I sistemi di isolamento dall’esterno delle pareti d’am-bito devono essere tali da non contribuire alla propa-gazione da un piano all’altro di un incendio eventual-mente sviluppatosi all’interno dell’edificio.Particolarmente critico, da questo punto di vista, è ilsistema facciata ventilata a causa della possibilità didiffusione del fuoco incontrollato favorita dall’effettocamino che si innesca nello strato di ventilazione.Anche in ragione di questo occorre che lo spessoredell’intercapedine sia inferiore a cm 4, o comunqueche siano previsti eventuali compartimentazioni dellediverse campiture di facciata o barriere da realizzar-si piano per piano.La valutazione del comportamento globale va effet-tuata in funzione delle caratteristiche di reazione edel carico di incendio dei prodotti che compongono ilsistema.La verifica deve essere condotta tenendo presenti leprescrizioni della normativa vigente in materia“Classificazione di reazione al fuoco ed omologazio-ne dei materiali ai fini della prevenzione incendi”, se-condo la quale lo strato isolante impiegato nella fac-ciata ventilata appartiene alla categoria definita:“Materiale isolante in vista: il materiale isolantesuscettibile una volta in opera, di essere direttamen-te investito dalla fiamma”.Lo strato isolante può essere definito di classe 1secondo le prove CSE RF2 e CSE RF3. Il Polistirenecon caratteristiche di ritardata propagazione allafiamma, contrassegnato dalla sigia RF dopo la desi-gnazione del tipo, soddisfa normalmente alla sud-dette prove.Non esiste ancora alcuna normativa italiana spe-cifica contenente prescrizioni sulle caratteristiche direazione al fuoco dei rivestimenti esterni di facciata.Mentre non si impongono limitazioni all’impiego dicomponenti incombustibili, precauzioni sono daosservare per gli altri materiali in relazione alle carat-teristiche dimensionali delI’edificio, ed è necessariotenere in considerazione le proprietà chimico-fisichedell’orditura, in rapporto alla sua possibilità di collas-samento indipendentemente o comunque prima diquello degli strati adiacenti.

ISOLAMENTO TERMICO

La facciata ventilata, per le caratteristiche correlatealla particolare soluzione di isolamento esterno dellepareti d’ambito, è in grado di rispondere in manieraottimale al requisito di benessere termico globale:1. Iimitando le dispersioni di energia termica dal-

I’interno all’esterno dell’edificio e riducendo i dis-

A B

Corpo molle (50 kg) <400 —Corpo molle (3 kg) <60 <10Corpo duro (1 kg) <10 <3

Corpo molle Corpo duro(50 kg) (1 kg)

Piccoli elementi resistenza(eccetto scaglie soddisfacentedi ardesia) in funzione del

dimensionamentodello strato di collegamento

Doghe di possibilealluminio deformazione

plastica

Doghe di possibile PerE= 10J: lamiera deformazione marcatura evidente

plastica Per E>3J: marcaturaaccennata

Profilati in possibile Te = 20°C 4,5 PvC deformazione <E <10J

plastica Te = 0°C E<2,5JTe = -15°C E <1J

Piastre di possibilefibrocemento rottura

Piastre di rottura per urtograniglia dell’ordine di

150 joule

Piccoli elementi Per E = 10 j:di ardesia rottura per

spess. = 3 mm

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perdimenti energetici dovuti ai ponti termici graziealla continuità dello strato di isolamento termico;situazione, questa, che viene ottimizzata con l’im-piego di pannelli in EPS a giunti battentati e distrato di collegamento applicato al supporto perpunti; vedi Fig. 5 e 6.

2. Iimitando l’immissione di energia radiativa dovutaall’irraggiamento solare, grazie all’effetto ventila-zione che si realizza con la lama d’aria.

COMPORTAMENTOIN SITUAZIONE INVERNALE

La ventilazione dell’intercapedine influenza la tra-smittanza termica globale in rapporto alla superficiedegli orifizi di immissione.Nelle situazioni più usuali, con trasmittanza com-presa fra 0,5 e 2 W/m2 oC, la presenza dello strato diventilazione comporta una riduzione di valore com-presa fra il 5% e il 15% del valore ottenibile con unmodello di funzionamento senza lama d’aria.Occorre tuttavia tenere in considerazione che il sud-detto incremento di resistenza termica può subireuna riduzione in relazione all’esistenza di disconti-nuità dello strato di ventilazione o alla presenza dimoti convettivi che si instaurano nelI’intercapedineper effetto del flusso d’aria determinato dall’immis-sione del vento attraverso gli orifizi superiori dellaparete. Le situazioni estreme sono:

1. ventilazione nulla (intercapedine chiusa: rapportofra sezione delle aperture di ventilazione e lar-ghezza di facciata, in cm2/mσ = 0):la trasmittanza Uo della parete vale

(1)

dove Rv ed Re sono rispettivamente la resistenzadella lama d’aria non ventilata e del rivestimento, Ri

è la resistenza della parete senza considerare glistrati di ventilazione e di rivestimento e - sonoi coefficienti liminari interno ed esterno.

2. ventilazione abbondante (σ >200 cm2/m): la resi-stenza termica del rivestimento e quella dellalama d’aria non contribuiscono alla resistenzaglobale della parete. In tal caso la trasmittanza K1,della parete vale:

(2)

ove i simboli hanno il significato sopradetto.

3. Nelle situazioni intermedie (intercapedine debol-mente ventilata) il valore della trasmittanza K èfornito dalla relazione:

3) U = Uo + α(U1 - Uo) (W/m2 °C)

Il coefficiente α è funzione di σ e del rapporto Re/Ri,come risulta dalla tabella seguente.

σ (cm2/m) 0÷10 10÷100 100÷200 200÷400Re/Ri

<0,05 0 0÷0,10 0,20 *

0,05< Re <0,2 0 0,15 0,25 *Ri

0,2< Re <0,5 0 0,20 0,40 0,60Ri

*in questi casi 1 = 1U U1

In presenza di strato di collegamento continuo diret-tamente applicato al supporto insorgono ponti termi-ci lineari che, in relazione al tipo di materiale costi-tuente l’orditura, possono essere anche molto signi-ficativi dal punto di vista dei disperdimenti energeticie delle patologie dovute a fenomeni di trasmissionedel calore non uniforme.Nel caso di strato di collegamento discontinuo, glielementi di ancoraggio costituiscono ponte termicopuntiforme.Nel Quadro 2 è riportato un esempio di calcolo dellatrasmittanza di parete ventilata.

COMPORTAMENTOIN SITUAZIONE ESTIVA

Il carico termico estivo in entrata all’interno dell’e-dificio, causato dall’irraggiamento solare, si tra-smette essenzialmente per conduzione attraverso lestratificazioni costituenti la chiusura d’ambito ester-na. Il sistema di isolamento a facciata ventilata com-porta una notevole riduzione dell’energia radioattivasuddetta, creando condizioni di comfort ambientalemaggiori rispetto a quelle determinate da una diffe-rente disposizione della stratificazione funzionale.Ciò è dovuto essenzialmente al concorso deiseguenti fattori: a) maggiore smorzamento dell’onda termica, dovuto

alla posizione esterna dello stratoisolante;b) possibile attenuazione del coefficiente di assorbi-

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ISOLAMENTO ESTERNO VENTILATO DELLE PARETI VERTICALI CON EPS (FACCIATA VENTILATA)

mento, prevedendo l’impiego di uno strato di rive-stimento di tipo riflettente (parzialmente o total-mente);

c) riduzione del flusso in entrata, per effetto dellavaggio termico operato dalla lama d’aria.

CONTROLLODELLA CONDENSAZIONEINTERSTIZIALE

Il sistema delle chiusure d’ambito esterno devegarantire il controllo dei fenomeni di diffusione delvapore acqueo attraverso gli strati componenti, ondeevitare, in condizioni igrotermiche ambientali sfavo-revoli, la formazione di condensa sia superficiale cheinterna agli strati.Da questo punto di vista, il modello di funzionamentodei sistemi di facciata con isolamento dalI’esternorisulta particolarmente soddisfacente, in quanto lapressione di vapore all’interno della stratificazionedifficilmente raggiunge il valore di saturazione. Ciò èdovuto essenzialmente alla permeabilità degli strati,crescente verso l’esterno, e dall’assenza di un rive-stimento a ridosso della superficie esterna dell’iso-lante; non è dunque necessario prevedere dispositi-vi di barriera al vapore. Il confronto dei diagrammi diGlaser relativi atipologie di chiusure rispettivamentecon isolamento interno senza barriera al vapore (Fig.10), con isolamento interno con barriera al vapore(Fig. 11 ) e con isolamento esterno e ventilazione(facciata ventilata) (Fig. 12) dimostra come in que-st’ultima situazione l’andamento delle curve di pres-sione del vapore in uscita dall’ambiente e di pressio-ne di saturazione risulti tale da non presentare inter-sezioni in alcun punto interno alla parete.La presenza della ventilazione inoltre accelera l’aspor-tazione del vapore proveniente dallo strato isolante.I valori minimi consigliati della superficie degli orifizitali da assicurare una ventilazione sufficiente all’a-sportazione dell’umidità sono:

- per altezze H di parete fino a 3 mσ = 50 cm2/m.

- per altezze H di parete superiori a 3 mσ = (H/3)0,4.50 = 32 H0,4

L’evacuazione dell’umidità in uscita mediante la lamad’aria è favorevole anche al fine di ridurre il fenome-no di condensazione che può verificarsi sulla super-ficie interna dello strato di rivestimento in situazionedi irraggiamento notturno.

TENUTA ALL’ACQUA

Lo strato di rivestimento esterno assolve al compitodi proteggere il sistema dalle precipitazioni atmosfe-riche (pioggia, neve, grandine), evitando l’alterazio-ne del comportamento degli strati sottoposti.Tale requisito è essenzialmente affidato alle caratte-ristiche chimico-fisiche e morfologiche degli elemen-ti di finitura, nonché alla tipologia dei giunti.Un rivestimento di tipo continuo in intonaco, se benrealizzato, garantisce di per sé la perfetta tenuta. Unrivestimento discontinuo a piccoli elementi sovrappo-sti oppure a pannelli o doghe con giunti battentati èugualmente affidabile, senza dover adottare partico-lari precauzioni per lo strato di collegamento e di iso-lamento; I’eventuale infiltrazione di acqua battente,per effetto di una notevole sovrapressione del vento,è sempre di piuttosto modesta entità e si smaltiscefacilmente i per scorrimento lungo la superficie inter-na dello strato di rivestimento ed evacuazione attra-verso i giunti orizzontali, che devono essereparticolarmente conformati. A tal proposito occorreprestare particolare attenzione ai sistemi di fissaggioin relazione alla possibilità che questi trasferiscanoacqua di dilavamento. Nel caso di rivestimento dis-continuo a pannelli giustapposti, al pericolo di per-meazione del battente idrico è possibile ovviare conla realizzazione di giunti verticali muniti di guarnizio-ni di tenuta di tipo elastomerico, oppure di appositasagomatura atta a raccogliere l’acqua di stravento econvogliarla al piede.

Fig. 10 Fig. 11 Fig. 12

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DURABILITÀ

La facciata ventilata deve essere in grado di sop-portare le sollecitazioni che possono prodursi i sottol’effetto della temperatura, dell’irraggiamento solare,del gelo e disgelo, delle azioni sia chimiche in rela-zione alle atmosfere anche aggressive, sia fisiche inrelazione alla persistenza di venti trasportanti parti-celle solide, senza che intervengano perdite delleprestazioni dal punto di vista della planarità, dell’a-spetto delle superfici, della tenuta all’acqua, dellaresistenza meccanica e del comportamento igroter-mico del i sistema e degli strati componenti.In ogni caso, un sistema a facciata ventilata deveavere la stessa durabilità di un sistema di chiusuraverticale d’ambito di tipo tradizionale e, comunque,non inferiore a quella del supporto.L’energia radiativa e gli shocks termici induconodeformazioni nei materiali costituenti lo strato dirivestimento, che sono proporzionali ai coefficienti didilatazione termica e di assorbimento i della radia-zione; anche l’esposizione e i tipi di vincolo influen-zano lo stato tensionale degli elementi e le conse-guenti variazioni morfoiogiche e dimensionali di tipoplastico. L’adozione di sistemi a dilatazione nonimpedita consente di ovviare alle problematiche sud-dette.Elementi in pietra naturale, ardesia, calcestruzzo,cemento fibrorinforzato e materiali lapidei in genere,nonché materiali plastici come il poliestere caricato(pietra artificiale) presentano dilatazioni trascurabiliin relazione alle dimensioni impiegate e pertanto nonnecessitano in generale di particolari attenzioni pro-gettuali. Rivestimenti in lastre di pietra sottili giustap-poste, qualora queste siano collegate in modo rigido,devono essere dotati di opportuni giunti di dilatazio-ne orizzontali, ogni 3 m circa, e verticali ogni 6-8 mcirca.Parimenti occorre prevedere giunti di dilatazione e difrazionamento in presenza di rivestimenti in intonacocontinuo, realizzando regolari campiture di facciata(orientativamente delle dimensioni di un’altezza dipiano, anche in senso orizzontale).Elementi di rivestimento metallici e plastici in genere,viceversa, subiscono movimenti differenziali ancherilevanti a causa delle escursioni termiche o del sur-riscaldamento da irraggiamento; quindi è necessarioconsiderarne gli effetti mediante un controllo accura-to del comportamento, con prove di laboratorio sia alvero che con tecniche di simulazione (invecchia-mento naturale o artificiale, irraggiamento intensivo,stress termico).Al fine di permettere le mobilità inerenti, i mecca-nismi di ancoraggio degli elementi di rivestimentoallo strato di collegamento devono prevedere fori

asolati o applicazioni a scatto; le doghe, inoltre,devono avere lunghezza non superiore a 3 m, men-tre i pannelli è bene abbiano superficie non piana,sia per assorbire le variazioni dimensionali sia permascherare eventuali deformazioni permanenti.Fenomeni di degrado accelerato (sfarinamento,infragilimento, cambiamento di colore, ecc.) possonoriscontrarsi nei materiali di sintesi: gli elementi inPVC sono particolarmente sensibili ai raggi ultravio-letti, a meno di non impiegare stabilizzanti idonei, iquali peraltro presentano l’inconveniente di ridurre iloro effetto nel tempo; i prodotti in poliestere risulta-no affidabili se protetti con filmogeni adatti.Sotto il profilo di comportamento nel tempo all’u-midità (aria umida, condensazioni, penetrazioni d’ac-qua) è necessario prevedere trattamenti protettivi abase di prodotti idrorepellenti o anticorrosivi per imateriali di rivestimento particolarmente sensibili(legno, metalli, resine poliestere, ecc.), per gli ele-menti di fissaggio e gli accessori (viti, profili, anco-raggi, ecc.), per lo strato di collegamento (listellaturain legno, orditura metallica, ecc.).Inoltre, tutti i materiali organici costituenti il sistemadevono essere protetti dagli agenti biologici qualimuffe, funghi, termiti, ecc.

PRESCRIZIONI PER LA COSTRUZIONE

In presenza di supporto nuovo - quindi apposita-mente predisposto secondo specifiche scelte proget-tuali - non occorre alcuna particolare operazione diverifica di compatibilità col sistema da realizzare.È necessario, comunque, prevedere interventi atti aregolarizzare la superficie di ancoraggio dello stratodi isolamento termico (asportazione di irregolaritàsuperiori a cm 1, ripristino di porzioni non perfetta-mente aderenti, ecc.) e a rimuovere eventuali depo-siti di polveri o grassi che comprometterebbero l’a-derenza dell’EPS; è inoltre opportuno rispettare iseguenti tempi di stagionatura del supporto prima diprocedere all’applicazione del sistema, al fine diassicurare la perfetta essicazione dell’umidità dicostruzione:- supporto in calcestruzzo gettato in opera: minimo

45 giorni;- supporto in muratura: minimo 30 giorni.

Qualora la facciata ventilata debba essere applicatasu un supporto preesistente, possono esserenecessarie operazioni idonee al consolidamentostrutturale, risanamento dall’umidità di risalita capil-lare eventualmente presente, trattamento deglieventuali strati di finitura o di rivestimento (pulitura,

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decapaggio, ripristino, integrazioni, ecc.) al fine diottenere una superficie di applicazione del sistemameccanicamente stabile, perfettamente asciutta ecomplanare.Una volta predisposto il supporto, la posa in operadel sistema facciata ventilata, per quanto riguarda lemodalità, i meccanismi di ancoraggio, i dispositivi diaccoppiamento (sia fra elementi del sistema sia frasistema ed altre unità tecniche che compongono l’e-dificio), è strettamente connessa con il sistema spe-cifico delle ditte produttrici in relazione ai materiali ealle tecnologie appositamente predisposti.Tuttavia alcune prescrizioni di validità generale sonoda osservare.Se l’orditura di collegamento deve essere vincolataal supporto mediante elementi discreti con funzionedi distanziatori, occorre far precedere l’applicazionedelle lastre di EPS, che, in questo caso, è preferibi-le siano incollate al paramento verticale con speci-fici prodotti a base di resine in dispersione acquo-sa, curando che la posa avvenga a giunti verticalisfalsati.Se l’orditura è vincolata direttamente al supporto(strato di collegamento continuo), la posa dei pan-nelli di EPS è successiva e può avvenire sia perincollaggio che mediante chiodatura, sempre inca-strando i pannelli EPS nell’interspazio degli elemen-ti dell’ossatura.Nel caso di ancoraggio meccanico, è consigliabilel’impiego di tasselli in materiale plastico a testa allar-gata (Fig. 13), in numero di 4 per m2 di isolante (n. 2per lastra da m 1x0,5), curando che non si producaschiacciamento o perforazione delle lastre in fase diserraggio.Qualora l’applicazione avvenisse per incollaggio, ilcollante deve essere posato sulle lastre di PSE perpunti, in ragione di almeno 12 per m2 di superficie ein quantità tale da garantire l’adesione anche allostato umido. La posa deve avvenire con temperatu-ra, sia del supporto che dell’aria, compresa tra 8oCe 30°C.Il collante inoltre deve avere caratteristiche com-provate di compatibilità chimica sia col supporto checon i pannelli di EPS.La messa in opera deve procedere dal basso versol’alto con regolarità, dopo aver fissato preli-minarmente al supporto un adeguato profilo di arre-sto all’orlo inferiore. Se si utilizzano pannelli congiunti non battentati, occorre curarne il perfetto acco-stamento; la tolleranza massima di apertura dei giun-ti deve essere di mm 2.In presenza di aperture superiori, queste devonoessere riempite con strisce sottili di EPS incollate emai impiegando prodotti a base cementizia o collanti.È indispensabile controllare la planarità, la verticalità

e l’allineamento dei pannelli, utilizzando una stadia euna livella, ammettendo una tolleranza inferiore a +mm 3.Per la realizzazione degli strati di collegamento e dirivestimento si deve necessariamente fare rife-rimento alle svariate tipologie proposte dalle ditteproduttrici del sistema.In ogni caso occorre curare che:- in caso di orditura direttamente applicata al sup-

porto, interasse sia costante e regolare in confor-mità al passo degli elementi di rivestimento e laluce libera sia inferiore di circa mm 5 rispetto alladimensione trasversale dei pannelli di EPS, perpermetterne l’inserimento ad attrito;

- sia conservata la planarità e la verticalità dellasuperficie onde garantire il risultato formale finale;

- lo strato di ventilazione si mantenga costante pertutta la lunghezza della sezione verticale e siafornito degli opportuni orifizi di ventilazione pro-tetti con griglie da possibili intrusioni di agentibiologici;

- i giunti di dilatazione, frazionamento e accop-piamento, in relazione alle proprietà chimico-fisiche specifiche dei materiali e alle caratteri-stiche morfologiche del supporto, vengano ese-guiti con particolare cura per assicurare il soddi-sfacimento delle prestazioni ad essi demandate.

Le figure seguenti sono esemplificative dei più ricor-renti sistemi di posa in opera.

Fig. 13

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Fig. 14 Sez. corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 15 Sez. corrente orizzontale - giunto verticale

Fig. 16 Angolo esterno - sez. orizzontale Fig. 17 Partenza alla base - sez. verticale

STRATO DI RIVESTIMENTO IN FIBROCEMENTOA. Strato di collegamento in listelli di legno incrociati - 1. supporto - 2. EPS - 3. listellatura orizzontale - 4. listellaturaverticale/strato di ventilazione - 5. lastra di fibrocemento - 6. vite a testa bombata - 7. profilo di tenuta di alluminio o PVC -8. vite a testa svasata - 9. elemento di tenuta in PVC - 10. tassello di ancoraggio dell’EPS al supporto - 11. tassello adespansione - 12. profilo d’angolo in PVC - 13. griglia metallica

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Fig. 18 Sez. corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 19 Sez. corrente orizzontale - giunto verticale

Fig. 20 Sez. corrente verticale Fig. 21 Sez. corrente orizzontale

STRATO DI RIVESTIMENTO IN FIBROCEMENTOB. Strato di collegamento in strisce di fibrocemento - 1. supporto - 2. EPS - 3. strato di ventilazione - 4. striscia di fibro-cemento - 5. vite di fissaggio con tassello - 6. lastra di fibrocemento - 7. elemento di tenuta in PVC - 8. tassello di espan-sione con distanziatore - 9. profilo di tenuta in alluminio o PVC

C. Strato di collegamento metallico discontinuo - 1. supporto - 2. EPS - 3. strato di ventilazione - 4. lastra di fibroce-mento - 5. bullone di ancoraggio con espansore - 6. piastra metallica - 7. struttura metallica - 8. tassello ad espansione

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Fig. 22 Sez. corrente verticale Fig. 23 Angolo esterno sez. orizzontale

Fig. 24 Raccordo con serramento - sez. orizzontale Fig. 25 Raccordo con copertura - sez. verticale

D. Strato di collegamento metallico continuo - 1. supporto - 2. EPS - 3. strato di ventilazione - 4. lastra di fibrocemento- 5. collegamento con rivetto o vite autofilettante - 6. profilo metallico ad Ω - 7. tassello ad espansione con distanziatore -8. angolare metallico - 9. profilo metallico di chiusura

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Fig. 26 Sez. corrente orizzontale - giunto verticale Fig. 27 Raccordo con davanzale - sez. verticale

Fig. 28 Sez. corrente verticale Fig. 29 Sez. corrente orizzontale

STRATO DI RIVESTIMENTO IN DOGHE DI CALCESTRUZZO1. supporto - 2. EPS - 3. profilo metallico continuo - 4. listello di legno orizzontale - 5. vite di ancoraggio - 6. tassello di anco-raggio - 7. doghe di calcestruzzo - 8. davanzale - 9. serramento

STRATO DI RIVESTIMENTO IN PIETRA1. supporto - 2. EPS - 3. struttura metallica discontinua - 4. bulloni di fissaggio a regolazione - 5. strato di ventilazione -6. lastra di pietra

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Fig. 30 Sez. corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 31 Sez. corrente orizzontale - giunto verticale

Fig. 32 Sez. corrente orizzontale - giunto verticale Fig. 33 Angolo esterno - sez. orizzontale

STRATO DI RIVESTIMENTO IN ALLUMINIO1. supporto - 2. EPS - 3. profilo metallico verticale continuo - 4. elemento metallico discontinuo - 5. strato di ventilazione -6. pannello in alluminio - 7. prifilo metallico ad L - 8. tassello ad espansione - 9. coprigiunto - 10. bullone di fissaggio edancoraggio - 11. cordolo di fondo giunto - 12. sigillante - 13. serramento - 14. davanzale - 15. guida avvolgibile - 16. copri-giunto in metallo o PVC - 17. distanziatore metallico - 18. guarnizione in neoprene

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Fig. 34 Angolo interno - sez. orizzontale Fig. 35 Raccordo con serramento - sez. orizzontale

Fig. 36 Raccordo con davanzale - sez. verticale Fig. 37 Giunto di dilatazione - sez. orizzontale

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Fig. 38 Sez. corrente Fig. 39 Giunto di dilatazione

Fig. 40 Partenza alla base Fig. 41 Arresto laterale

STRATO DI RIVESTIMENTO METALLICO1. supporto - 2. EPS - 3. elemento verticale di collegamento - 4. elemento orizzontale di collegamento - 5. rivestimentometallico - 6. elemento metallico discontinuo - 7. profili metallici

STRATO DI RIVESTIMENTO IN PVC1. supporto - 2. EPS - 3. listellatura verticale - 4. doghe di PVC - 5. griglia metallica o di PVC - 6. profilo metallico o diPVC - 7. elemento d’angolo di PVC - 8. coprigiunto di PVC

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PATOLOGIE ED ERRORI

La facciata ventilata, come gli altri sistemi di chiu-sure d’ambito a stratificazione complessa, risultaparticolarmente sollecitata dagli agenti esterni sen-z’altro più che nel caso di altri componenti dell’edifi-cio.Queste sollecitazioni producono a volte l’insorgenzadi fenomeni di degrado anche gravi a danno di unoo più strati funzionali o dell’intero sistema, capaci diinfluenzare negativamente la risposta prestazionaledi una facciata ventilata. Ciò si determina, di solito,non tanto nell’eventuaIità che un agente assumalivelli eccezionali di intensità, legati a fenomeni contempi di ritorno assai lunghi o comunque con carat-teristiche anomale, quanto in situazioni di eserciziousuali, il che induce a ricercare le cause sia nellescelte progettuali adottate per la realizzazione delsistema, circa i materiali impiegati, i meccanismi di

vincolo, la risoluzione dei punti singolari, sia nellemodalità di posa e loro rispondenza alle prescrizionidi progetto, sia nella gestione nel tempo dei sistemiin opera.L’affidabilità della facciata ventilata dipende dunqueanche dall’analisi attenta dei fattori conseguenti asituazioni progettuali, esecutive e gestionali noncompletamente controllate.Distacchi completi o parziali delle stratificazioni,deformazioni e cedimenti, fessurizzazioni, difetti diplanarità, alterazioni dell’aspetto, permeazioni idri-che all’interno degli ambienti, ecc., sono degradifunzionali che, una volta verificatisi, sono difficil-mente ripristinabili completamente anche con inter-venti radicali piuttosto complessi e molto onerosi.Di seguito si riporta un quadro di patologie ed erroripiù comunemente ricorrenti nella realizzazione di unsistema di rivestimento esterno ventilato delle pare-ti verticali.

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MANUTENZIONE

Qualunque sia la tecnologia specifica di realizza-zione della facciata ventilata, deve essere assicuratala possibilità e la facilità di eseguire in opera inter-venti di manutenzione onde garantire una durata diinsieme superiore a 50 anni anche in caso di insor-genza, in fase di esercizio, di patologie localizzate ocomunque non compromettenti le prestazioni dell’in-tero sistema.Detti interventi risultano sostanzialmente limitati allostrato di rivestimento o, al più, ad accessori di com-pletamento, in quanto le altre stratificazioni, non sot-toposte all’azione diretta degli agenti atmosferici, chi-mici e biologici, devono assolutamente avere durabi-lità controllata non inferiore alla vita stimata del siste-ma, senza richiedere operazioni di manutenzione checomporterebbero interventi distruttivi assai costosi odi difficile attuazione. Questa durabilità è assicurataper lo strato termoisolante, con l’impiego di EPS.L’impiego di sistemi di facciata ventilata, iI cui stratodi rivestimento esterno non può essere sostituito par-zialmente o completamente, va valutato attentamen-te in fase progettuale in relazione a condizioni di eser-cizio particolarmente gravose ai fini della durabilità.

MANUTENZIONE ORDINARIA

Si tratta di semplici operazioni di pulitura mediantespazzolatura e/o lavaggio con acqua a bassa pres-sione eventualmente addittivata con prodotti anticrit-togamici in situazioni con proliferazione di muffe, fun-ghi, colonie batteriche, ecc.Periodiche ispezioni con rilevazione dello stato di

conservazione del sistema, sia in sezione correnteche nei punti singolari, determinano i tempi e i modidi intervento più opportuni.

MANUTENZIONE STRAORDINARIA

Prevede operazioni di rimozione e successivo ripri-stino di porzioni dello strato di rivestimento ondeassicurare il soddisfacimento dei requisiti di aspetto,stabilità meccanica e tenuta all’acqua. E comunqueopportuno effettuare detti interventi con tempestivitànon appena individuatane la necessità, affinché ildegrado rilevato non abbia a diffondersi compromet-tendo sia porzioni più estese del rivestimento sia glistrati sottoposti.

1. Rivestimento discontinuo in manutattiEssendo costituito da piccoli elementi discreti, è pos-sibile prevederne la sostituzione in caso di alterazio-ne dell’integrità chimico-fisica e/o morfologica, sem-pre che gli elementi di collegamento lo consentano;ciò che è comunque indispensabile per l’accettabilitàfunzionale del sistema.L’impiego di elementi con caratteristiche appropriateall’uso, in termini di durabilità ed esposizione agliagenti, può notevolmente ridurre la necessità diinterventi manutentivi.

2. Rivestimento discontinuo in lastre di pietraIn funzione della posa a regola d’arte dello strato dirivestimento può non essere necessaria alcuna ope-razione di ripristino, limitando gli interventi di manu-tenzione alla pulitura superficiale in rapporto al gradodi inquinamento presente nell’aria.

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3. Rivestimento continuo in intonacoLe operazioni di manutenzione ordinaria e straordi-naria sono del tutto analoghe a quelle previste ner irivestimenti in intonaco tradizionali.Rispetto agli elementi discontinui, il ripristino deveessere particolarmente curato sia come materiale daimpiegare che come modalità di posa in opera al finedi non evidenziarne l’esecuzione. Inoltre sono daprevedersi periodiche operazioni di trattamentosuperficiale in relazione al degrado dell’aspetto.

ASPETTI INNOVATIVIDELLA FACCIATA VENTILATA

In un quadro evolutivo dell’impiego del sistema diisolamento a facciata ventilata, finalizzato all’ottimiz-zazione energetica del comportamento delle chiusu-re d’ambito in rapporto agli scambi termodinamici frainterno ed esterno e al miglioramento del comfortambientale, si inseriscono i sistemi cosiddetti parie-todinamici, cioè chiusure innovative ad isolamentodinamico. In tale ottica la facciata ventilata può esse-re opportunamente impiegata sia come sistema diimmissione diretta negli ambienti dell’aria esterna diricambio, sia come sistema di estrazione dagliambienti dell’aria viziata: la chiusura d’ambito diven-ta un elemento di trasformazione e non solo di deli-mitazione spaziale, in grado di contribuire alle condi-zioni ambientali interne. Un sistema parietodinamicoprevede la circolazione all’interno delle pareti (o dellestratificazioni funzionali costituenti) di un flussoascensionale di aria che attiva trasferimenti termici di

massa generando un comportamento diverso e ori-ginale rispetto a quanto avviene in presenza di isola-mento tradizionale. Cosi il sistema parietodinamico,potendosi tra l’altro integrare con dispositivi impianti-stici appositi, è in grado di controllare, rispondendopiù adeguatamente, i requisiti di isolamento termico,comfort igrotermico ed aerazione ambientale, conse-guendo anche un risparmio energetico.Nello schema di Fig. 42 si attua un preriscaldamen-to dell’aria di ricambio all’interno dello strato di venti-lazione grazie al surriscaldametno dello strato dirivestimento per effetto della radiazione solare inci-dente; tale flusso d’aria viene immessa all’internodell’ambiente attraverso orifizi posizionati all’intra-dosso degli orizzontamenti. Questa configurazionepresenta una utilità prevalentemente invernale.L’energia in transito può essere ulteriormente recu-perata mediante apparecchi specifici di ricircolo del-l’aria (pompe di calore, scambiatori locali o centraliz-zati, ecc.). Con riferimento al modello di funziona-mento schematizzato in Fig. 43, I’aria viziata vieneimmessa nell’intercapedine interna dal basso e con-vogliata ad uno scambiatore aria-aria che, recupe-rando parte del calore in transito che viene restituitoall’ambiente, preriscalda l’aria di rinnovo entrantedalI’esterno; questa aria di rinnovo può essere a suavolta preriscaldata nell’intercapedine esterna grazieagli apporti di energia solare, particolarmente sensi-bili in funzione del tipo di rivestimento adottato.È possibile attivare il movimento dell’aria nello stratodi ventilazione e all’interno dell’ambiente sia natural-mente (effetto camino) sia forzatamente con disposi-tivi meccanici.

Fig. 42 Fig. 43

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI

IN INTERCAPEDINE CON EPS

6.

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

CONSIDERAZIONI GENERALI

Il sistema murario composto con isolamento termicoin intercapedine è, a tutt’oggi, in particolare in Italia,la tipologia più diffusa di realizzazione delle chiusured’ambito esterno.Esso ha rappresentato la prima e più significativaevoluzione della parete perimetrale da elementomonolitico a unità tecnologica pluristrato, costituitada una sequenza ordinata e funzionale di stratifica-zioni in grado di garantire un corretto comportamen-to della chiusura sotto l’effetto degli agenti esterni edinterni.L’impiego di strati con differenti caratteristiche fisi-co-chimiche e morfologiche comporta l’otti-mizzazione del funzionamento complessivo dellaparete, del quale è possibile attuare un controlloattraverso l’analisi delle prestazioni specifiche delsingolo strato rispetto a fenomeni sollecitanti diversi,al fine di ottenere sia condizioni di microclima inter-no ottimali in rapporto all’uso, sia un’efficace prote-zione dagli agenti atmosferici.

Nel caso dei sistemi murari con isolamento in inter-capedine, gli strati principali risultano essere i dueparamenti esterno ed interno e lo strato isolanteinserito fra questi. Secondo la relazione che intercor-re tra i paramenti e la struttura portante, distinta oaffidata ad uno di essi, si individuano i seguentischemi funzionali, ai quali è possibile ricondurre lacasistica delle soluzioni tecnologiche attualmenteadottate.

SISTEMA STRUTTUALE POSIZIONE ISOLANTE FIG.

Travi e pilastri o - a ridosso del paramento 1setti (panelli, tunnel) internoortogonali alla chiusura - a ridosso del paramento

esterno

Paramento interno - a ridosso del paramento 2portante (blocchi, setti) interno

Paramento esterno - a ridosso del paramento 3portante (blocchi, setti) esterno

Fig. 1

Fig. 2

Fig. 3

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

Le chiusure d’ambito esterno con intercapedine iso-lata, proprio perché così diffusamente adottate, epossono dare l’impressione di essere una tecnologiache non presenta difficoltà; ciò può essere in partevero per quanto riguarda la loro messa in opera, main realtà esse implicano una serie di problemi fisicied anche statici che, se non tenuti nel debito conto,sono all’origine dei numerosi dissesti e patologie chequesti componenti manifestano. L’analisi che seguecerca di mettere in evidenza i fenomeni principali alriguardo.In tutti i casi l’impiego dell’EPS come strato isolantesi è da tempo affermato ed è oggi la soluzione pre-ferita, a causa delle sue caratteristiche intrinsechedella facilità di posa in opera e della sua convenien-za economica, anche se talvolta gli viene addebitatala colpa delle patologie e dei dissesti sopra accen-nati. In realtà qualche volta ciò può accadere in rela-zione con la scelta di materiale scadente, purtroppoin commercio, male applicato e/o in spessore insuffi-ciente (o inesistente, profittando della difficile verificaad opera finita), ma più spesso con la cattiva conce-zione e/o esecuzione di tutta l’opera.Il presente Quaderno vuole contribuire a contrastareentrambe queste distorsioni, sia segnalando l’esi-stenza di Polistirene Espanso di qualità garantita eprecisando tipo e modalità applicative idonee, siamettendo in evidenza i principi che devono esseretenuti presenti per una corretta esecuzione di tutto ilsistema di chiusura d’ambito esterno.L’impiego di EPS conforme alle norme escludenel modo più assoluto il verificarsi di problemi didecadimento nel tempo del coibente e delle suecaratteristiche.

DESCRIZIONE DEGLI STRATI

Le chiusure d’ambito esterno con intercapedine sonocaratterizzate dalla successione di strati funzionali(Fig. 4) ciascuno dei quali, di per sè o in correlazionicon altri, deve fornire specifiche prestazioni, cherisultano determinanti ai fini del comportamento glo-bale dell’unità tecnologica nei confronti dei requisitiad essa richiesti per l’ottenimento di un livello otti-male di comfort ambientale interno, in relazione alleattività svolte. Ciò deve essere garantito indipenden-temente dal fatto che ogni stratificazione possaessere costituita da materiali diversi e presentaremodalità esecutive differenti in rapporto a scelteprogettuali particolari.A tal proposito, va sottolineato il fatto che gli stratifunzionali possono non essere sempre presenti opresenti in modo distinto, essendo tali circostanzeconnesse alla valutazione di fattori fisici, ambientali,

economici e all’analisi degli agenti che condizionanoil singolo intervento edilizio.

1. STRATO PORTANTE

Lo strato portante svolge la funzione di resistere allesollecitazioni meccaniche dovute ai carichi verticali(peso proprio, peso degli strati ad esso vincolati),alla spinta orizzontale del vento (pressione o depres-sione) e agli urti trasmessi alla parete dall’esterno odall’interno.In caso di sistema strutturale verticale di tipo conti-nuo (muratura portante, pannelli prefabbricati, setti incalcestruzzo) lo strato portante ha anche la funzionedi trasmettere alle strutture di fondazione i carichi esovraccarichi indotti dagli orizzontamenti.In relazione ai materiali costituenti, lo strato portantepuò essere realizzato con:- blocchi a base di cemento (tipo normale, allegge-

rito, faccia a vista);- laterizi pieni e semipieni (tipo normale o faccia a

vista);- blocchi laterizi di tipo alveolare;- pannelli in legno magnesiaco (cassaforma a per-

dere con riempimento in calcestruzzo);- setti in calcestruzzo semplice, armato o allegge-

rito gettati in opera;- elementi prefabbricati in calcestruzzo armato.

È necessario attuare un accurato controllo delledeformazioni eventualmente imposte allo strato por-tante dalle sollecitazioni esterne, in ragione del fattoche possibili stati tensionali anomali, potendo deter-minare quadri fessurativi anche notevoli, influenzanonegativamente il comportamento delle stratificazionicompromettendo le prestazioni della chiusura d’am-bito.Lo strato portante, se è costituito dal paramentointerno, contribuisce in maniera più importante all’i-nerzia termica della parete d’ambito esterno.Questa soluzione è da considerare la migliore ancheper altri aspetti, in particolare perché riduce al mini-mo la mobilità di origine termica dell’elementocostruttivo, il che risulta fondamentale dal punto divista statico.È per questo che essa viene raccomandata, o impo-sta (per esempio DIN 1053 p. 2) da varie normative.Nel caso in cui il sistema strutturale non è costituitoda uno strato della chiusura d’ambito ma da elemen-ti costruttivi distinti (ad esempio pilastri e travi),secondo la pratica oggi più conosciuta in Italia, sor-gono particolari problemi connessi all’esistenza diponti termici e all’interazione tra struttura e tampo-namento esterno, per la qual cosa tale procedura è

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A B

C DFig. 4

LEGENDA1. Strato portante2. Strato termoisolante3. Strato d’aria4. Strato di barriera al vapore5. Strato di regolarizzazione6. Strato con funzione di supporto allo strato termoisolante

7. Strato di finitura interna8. Strato di collegamento9. Strato di protezione e rivestimento esterno

10. Elemento di collegamento tra i parametri11. Paramento interno12. Parametro esterno

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consigliabile solo laddove lo impongano particolariesigenze statiche o distributive.Alcuni dei particolari costruttivi riportati nel presenteQuaderno illustrano possibili soluzioni progettuali perattenuare i ponti termici e risolvere i giunti di questisistemi, evidenziando quanto sia impegnativo supe-rare in maniera corretta le deficienze intrinseche deisistemi con struttura portante indipendente.

2. STRATO TERMOISOLANTE

Lo strato termoisolante determina l’ottenimento delcomfort ambientale richiesto all’interno dell’edificiodal punto di vista igrotermico.Esso ha la funzione di:- portare al valore richiesto dalla normativa la resi-

stenza termica della parete d’ambito;- ridurre la mobilità termica dello strato portante e

del sistema strutturale, nel caso in cui questo siainterno allo strato termoisolante;

- eliminare i fenomeni di condensazione superfi-ciale.

Per questo, lo strato termoisolante dovrebbe essereapplicato con continuità per tutto lo sviluppo dellachiusura perimetrale, attuando un accurato controllodei ponti termici eventualmente insorgenti in corri-spondenza di punti singolari. Nel caso di isolamentotermico in intercapedine, lo strato coibente può esse-re realizzato a ridosso o del paramento esterno o diquello interno, in rapporto alla tecnica di costruzionedella parete.Per la scelta del tipo di isolante si devono tener pre-sente in primo luogo le caratteristiche del paramen-to esterno per quanto riguarda la permeazioneall’acqua.Si noterà come l’impiego di isolante non idrofilo,quale è il Polistirene Espanso Sinterizzato EPS,escluda comunque il sistema dalla classe a più ele-vata sensibilità all’azione della pioggia battente e delvento. La collocazione del sistema nelle altre classidipende soprattutto dai particolari esecutivi; ilQuadro 2, riportato più avanti, dà un’indicazioneriguardo alle scelte del sistema in funzione dellediverse condizioni di esposizione. L’isolante deveessere anche scarsamente permeabile all’aria ondepotersi opporre ad eventuali filtrazioni di aria freddaattraverso gli strati esterni; anche a questa esigenzaEPS risponde pienamente.Il tipo più utilizzato è quello a ritardata propagazionedi fiamma, con massa volumica di 15 kg/m3.Per impiego in intercapedine, generalmente si uti-lizzano lastre di dimensioni usuali di m 1x0,50 o conaltezza di piano, in questo caso con notevole acce-lerazione dei tempi di posa; i pannelli sono forniti con

bordi diritti o battentati per realizzare il giunto diaccoppiamento degli elementi senza soluzione dicontinuità dello strato termoisolante; la battentaturadeve avere altezza di almeno i mm 20.Le lastre EPS sono facilmente adattabili alle diver-se situazioni specifiche di applicazione, in quantopossono essere sagomate in cantiere partendo daiformati standard mediante taglio con filo caldo osega.Il dimensionamento dello spessore delle lastre deveavvenire in conformità alle prescrizioni di cui allaLegge 10 del 9/1/91 per il risparmio dei consumienergetici.La conduttività utile di calcolo del PSE 15 è quindi0,045 W/m2 K.L’ancoraggio dei pannelli può avvenire:- mediante tasselli a testa allargata in ragione di 4

per m2 di isolante;- impiegando collante cementizio da predisporre in

piccole quantità distribuite per punti sulla superfi-cie delle lastre. In questo caso si viene a realiz-zare uno strato di microventilazione fra strato ter-moisolante e supporto, che può favorire lo smalti-mento della condensazione superficiale eventual-mente formatasi.

È opportuno interporre fra isolante e muratura unostrato di malta di regolarizzazione, al fine di elimina-re irregolarità superficiali che impediscono la conti-nuità di posa e la complanarità delI’isolante. In parti-colare, tale strato di regolarizzazione è necessario insituazioni con coibente applicato sul paramentoesterno, onde ridurre le eventuali permeazioni diacqua meteorica in presenza di strato di finiturasuperficiale esterno non impermeabile.

3. STRATO D’ARIA

Fra i due paramenti costituenti la chiusura d’ambitopuò essere presente uno strato d’aria con due confi-gurazioni di intercapedine aventi diverso comporta-mento specifico:

a) intercapedine non ventilataL’aria è racchiusa all’interno della doppia stratifica-zione degli elementi murari senza possibilità discambi di massa con l’esterno o l’interno degliambienti. Questo schema funzionale viene adottatoin generale in presenza di soluzioni progettuali conmuratura inserita fra elementi strutturali astiformi,quando è necessario che i pilastri risultino compla-nari alle superfici esterne dei due paramenti.Qualora l’intercapedine abbia spessore compreso tra2 e 10 cm, la lama d’aria immobile contribuisce allaresistenza termica globale della chiusura d’ambita

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con valore di R pari a 0,16 m2K/W; tale contributoscende a 0,13 m2K/W per spessori di 1 cm, mentreper spessori inferiori si consiglia di non tenerneconto, a causa dell’incertezza sulla sua effettivaconsistenza.Se lo strato di EPS è posto sulla faccia esterna delparamento interno, la presenza dell’intercapedineevita che un’eventuale permeazione idrica meteoricapossa raggiungere l’isolante e, attraverso i giunti trai pannelli, interessare le stratificazioni interne dellachiusura. In questo caso occorre dimensionare l’in-tercapedine in modo che eventuali eccessi di mate-riale di sigillatura dei giunti fra i blocchi della muratu-ra esterna non possano costituire collegamento fraparamento esterno e strato termoisolante attraversocui si attivi la migrazione dell’umidità.Se la muratura è del tipo con sistema di evacuazio-ne al piede, I’intercapedine deve essere messa incomunicazione con l’esterno mediante la creazionedi aperture in misura di cm2 50 per 20 m2 di superfi-cie di chiusura, compresi gli eventuali serramenti.

b) intercapedine ventilataLo strato di ventilazione che si realizza nei casi dimuratura appesa, riveste la stessa funzione dell’a-nalogo strato presente nei sistemi di isolamentoesterno ventilato (Facciata Ventilata), contribuendoanche sensibilmente al controllo delle proprietà igro-termiche della chiusura d’ambito.

4. STRATO DI BARRIERA AL VAPORE

Ha la funzione di intercettare il flusso di vaporeacqueo in uscita dall’ambiente per impedire fenome-ni di condensazione all’interno della stratificazione.L’impiego di barriera al vapore va considerato in rela-zione ai risultati dell’analisi termoigrometrica dellaparete in situazioni di elevata produzione di vaporeinterno e/o di una scarsa o nulla permeabilità deglistrati funzionali costituenti la muratura, circostanzeche favoriscono la formazione di condensa. Tra i materiali di impiego corrente si ricordano i foglidi cartone catramato, le pellicole di polietilene e ifogli di alluminio; questi fogli possono essere fornitidirettamente accoppiati alle lastre di EPS.La barriera vapore va posizionata senza disconti-nuità sulla superficie interna del coibente e richiedela realizzazione di dispositivi di evacuazione alpiede della muratura, per allontanare dall’internodell’intercapedine l’acqua di condensa (v. particolaricostruttivi).È tuttavia da osservare che in confronto ad altricoibenti di resistenza al passaggio del vapore tra-scurabile, quella offerta dal solo EPS è in molti casi

sufficiente e, al limite, può convenire adottare unamassa volumica superiore per evitare di dovereapplicare uno strato specifico di barriera; nel caso diintercapedine ventilata la barriera vapore è comun-que superflua.

5. STRATI DI REGOLARIZZAZIONE

Al fine di ottenere una superficie piana a supportodello strato isolante, di barriera al vapore o di finiturainterna ed esterna, occorre realizzare strati di rego-larizzazione con spessore di circa cm 1 in compostia base cementizia o di calce, dati in due strati suc-cessivi, qualora il paramento murario presenti dis-continuità o un cattivo controllo della verticalità deglielementi componenti. Per garantire perfetta adesio-ne delle stratificazioni sovrapposte, lo strato inoggetto deve presentare superficie ruvida.In presenza di strato isolante applicato alla muraturaesterna, lo strato di regolarizzazione costituisce unulteriore schermo all’eventuale permeazione idricaattraverso i giunti fra i blocchi; se il paramento ester-no è di materiale particolarmente poroso o con ele-vato indice di foratura, è opportuno realizzare lo stra-to di regolarizzazione su entrambi le sue superfici,anche per ottenere una maggiore tenuta all’aria eall’acqua.

6. STRATO CON FUNZIONE DI SUPPORTO DEL COIBENTE

Se il sistema è a muratura portante (interna o ester-na), è lo strato portante che funge da supporto delcoibente e vale per esso quanto detto al punto 1.Nei sistemi a struttura portante indipendente, se ilcoibente è applicato al paramento interno, questo èrealizzato per lo più con mattoni a fori orizzontali,con spessore di circa cm 8, qualora particolari pre-scrizioni progettuali non richiedano dimensionidiverse specifiche; generalmente vi trovano allog-giamento i cavi elettrici, telefonici, ecc. e le tubazio-ni dell’acqua. Nel caso di isolante applicato al paramento esternooccorre prevedere l’impiego di elementi di maggioremassa e con foratura verticale al fine di assicurareun migliore comportamento alle dilatazioni termicheindotte e una maggiore tenuta all’acqua.

7. STRATO DI FINITURA INTERNA

Ha la funzione di conferire la qualificazione formaleall’interno degli ambienti e, in rapporto alla destina-

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zione d’uso del locale, anche quella di proteggere lestratificazioni sottoposte dalle imbibizioni causate daacqua o vapore acqueo in eccesso, nonché da agen-ti di degrado biologici o chimici. Lo strato di finiturapuò essere costituito da:- rasatura a base cementizia o di gesso e succes-

sivo trattamento (pitturazione, tappezzeria, ecc.);- rivestimento murale plastico;- rivestimento ceramico, ligneo, vinilico, ecc. In

relazione alla possibilità che tale strato sia inte-ressato da fenomeni di deterioramento ancheaccelerato in esercizio, occorre che esso garanti-sca facilità di manutenzione e ripristino.

8. STRATO DI COLLEGAMENTO

Ha la funzione di ancorare al paramento esterno lostrato di rivestimento per assicurarne la stabilità mec-canica sotto l’effetto degli agenti atmosferici e dellagravità; esso trasmette al supporto le tensioni indottedagli agenti esterni, la cui entità è influenzata dallecondizioni di vincolo e dall’estensione delle superfici.Lo strato di collegamento può essere realizzatomediante applicazione continua di prodotti adesivi abase cementizia oppure con elementi discontinuimetallici qualora lo strato di rivestimento sia costitui-to da elementi appesi.Se lo strato è continuo, esso deve essere realizzatocon costanza di spessore ed uniformità di posa, evi-tando la formazione di cavità sotto lo strato di rivesti-mento che ne comprometterebbero l’adesione.

9. STRATO DI PROTEZIONE E RIVESTIMENTO ESTERNO

Allo strato esterno è affidato il compito sia di proteg-gere gli strati sottoposti dagli agenti atmosferici, bio-logici, chimici e da urti e carichi accidentali, sia diconferire all’edificio la qualificazione formale.Tale strato può essere costituito da:a) rivestimento continuo:

- intonaco minerale a base idraulica con pittura-zione, verniciatura o pigmentazione superficialeesterna;

- intonaco plastico pigmentatob) rivestimento discontinuo:

- piastrelle o tessere di grès, ceramica, pasta divetro, klinker, mattonelle di cotto, ecc., conapplicazione in aderenza al supporto e strato dicollegamento continuo;

- lastre di pietra naturale o rigenerata, doghemetalliche o plastiche, con applicazione perpunti mediante ancoraggio meccanico.

Le funzioni svolte dallo strato di rivestimento posso-no essere demandate direttamente al paramentoesterno qualora questo sia costituito da elementi confinitura di tipo faccia a vista. In tal caso è comunqueconsigliabile adottare opportune precauzioni perassicurare la durabilità nel tempo, anche in conside-razione della difficoltà di attuare in opera interventi dimanutenzione straordinaria o ripristino. In particolaresi raccomandano trattamenti a base di prodotti idro-repellenti in dispersione.

10. ELEMENTI DI COLLEGAMENTOFRA I PARAMENTI

Paramento interno ed esterno devono essere colle-gati fra loro con dispositivi metallici al fine di assicu-rarne la stabilità meccanica sotto l’effetto del vento eridurre i movimenti termici reciproci.Tali dispositivi devono essere inseriti nel paramentoesterno fra i corsi dei blocchi e applicati a quellointerno o con analogo inserimento nel giunto fra glielementi o mediante fissaggio meccanico. Suldimensionamento e la distribuzione degli ancoraggi,la normativa tedesca (DIN 1053) è molto precisa;essa prescrive che, impiegando elementi di acciaioinox, siano predisposti almeno 5 ancoraggi per m2 disuperficie, con diametro minimo pari a mm 3. In pre-senza di intercapedine maggiore di 7 cm e per altez-ze dal suolo superiori a m 12, il diametro deve esse-re di almeno mm 4.In ogni caso occorre osservare le seguenti distanzeminime fra ancoraggi: (v. Fig. 5)- in verticale cm 25;- in orizzontale cm 75.Tali ancoraggi devono essere incrementati almeno inmisura di 3 ogni metro in corrispondenza di punti sin-golari.Gli elementi devono essere conformati in modo danon trasferire acqua meteorica dall’esterno alle stra-tificazioni interne (v. Fig. 6).

11. ACCESSORI

Oltre alle stratificazioni ed elementi precedentemen-te esaminati, è necessario prevedere l’impiego diaccessori atti a garantire il buon funzionamento dellaparete.In particolare si individuano:- elementi di evacuazione al piede, realizzati con

scossaline metalliche o guaine a base bitumino-sa, da impiegarsi in caso di paramento esternonon impermeabile, al fine di riportare all’esterno leeventuali permeazioni idriche;

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Fig. 5 Disposizione dei giunti di dilatazione e degli ancoraggidel paramento esterno.1. Finestra - 2. Orizzontamento strutturale - 3. Giunto di dila-tazione

Fig. 7 Elementi metallici di supporto e di ancoraggio del para-mento esterno di un sistema con intercapedine ventilata

Fig. 8 Elementi metallici di ancoraggio del parametro esternoal pilastro

Fig. 6 Esempio di dispositivo meccanico di ancoraggio.1. Strato portante interno - 2. EPS - 3. Piastra di bloccaggioØ cm 9 - 4. Gocciolato - 5. Barra di ancoraggio in acciaio 6. Parametro esterno

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- rete metallica elettrosaldata a maglia stretta o infibre di vetro anti alcali, di armatura dello strato dicollegamento o di rivestimento, da impiegarsi incorrispondenza degli orizzontamenti strutturali ealtre discontinuità;

- elementi laterizi a spacco in corrispondenza degliorizzontamenti strutturali onde ottenere un sup-porto omogeneo alle stratificazioni esterne;

- elementi prefabbricati di marcapiano con funzionedi protezione dello strato isolante posto a risvolta-re le travi di bordo dei solai, al fine di correggereil ponte termico strutturale;

- profilati metallici continui con funzione portante alpiede del paramento esterno, in presenza dimuratura con intercapedine ventilata (v. Fig. 7);

- elementi di protezione in corrispondenza di puntisingolari, nel caso di intercapedine ventilata;

- elementi metallici di ancoraggio al contorno neisistemi a struttura portante indipendente (peresempio pilastri e travi), con funzione di attuareun collegamento rigido tra chiusura e strutturaverticale onde assorbire i movimenti relativi di ori-gine termica (v. Fig. 8).

REQUISITI E PRESTAZIONI DEL SISTEMA

Il sistema murario con isolamento in intercapedinedeve essere in grado di assolvere ai requisiti propridi una chiusura d’ambito esterno; ciò in relazionealle caratteristiche chimico-fisiche dei materialicostituenti gli strati e al comportamento globale delsistema.

STABILITÀ E RESISTENZA MECCANICA

Il sistema di chiusura con isolamento in interca-pedine deve poter sopportare le sollacitazioni deicarichi ad esso applicati (peso proprio, vento, urti,carichi accidentali) senza che si verifichinodeformazioni e/o rotture tali da compromettere il fun-zionamento d’insieme.In ogni tipo di muratura la stabilità è affidata allospessore e alla massa dei paramento, nonché almeccanismo di interconnessione fra i blocchi (nelcaso di strato in elementi discontinui), fra paramentoe struttura portante (nel caso di muratura inserita) eal numero e tipo di elementi di ancoraggio. Problemidi instabilità e conseguenti fenomeni fessurativi loca-lizzati possono verificarsi in presenza di orizzonta-menti strutturali non sufficientemente rigidi e in corri-spondenza di giunti del sistema strutturale. In tali

casi occorre prevedere rispettivamente opportunisistemi di collegamento elastico fra muratura e solaioe un giunto di mobilità relativa nel paramento mura-rio in corrispondenza del giunto strutturale.Anche variazioni dello spessore della muratura,determinando diversità di rigidezza meccanica, pos-sono compromettere la stabilità del sistema. L’azionedel vento andrà valutata con riferimento all’ubicazio-ne (regione e altitudine) dell’edificio, alla sua altezzae all’esposizione della parete ai venti dominanti; iltutto facendo riferimento alle prescrizioni normativevigenti.

COMPORTAMENTO AL FUOCO

La chiusura d’ambito esterno deve essere in grado diimpedire la propagazione di un incendio sia internoche esterno. La recente normativa promulgata inmateria di sicurezza antincendi non impone partico-lari prescrizioni specifiche relative alle chiusured’ambito esterno né ai materiali costituenti, tuttavia inpresenza di muratura con strato d’aria ventilatooccorre prestare attenzione all’eventualità che sipossa attuare i una propagazione incontrollata delfuoco favorita dall’effetto camino che si innesca nellostrato di ventilazione. Anche in ragione di questooccorre che lo strato dell’intercapedine sia inferiore acm 4, o comunque che siano previsti eventuali com-partimentazioni delle diverse campiture di facciata obarriere da realizzarsi piano per piano.Negli altri tipi di muratura considerati, nei quali lostrato isolante è applicato nell’intercapedine nonventilata, la combustione del materiale coibente ègeneralmente impedita dall’assenza di ossigenonecessario, quindi il materiale isolante può essereconsiderato di tipo “non in vista” secondo la classifi-cazione di cui alla normativa.È tuttavia sempre consigliabile impiegare EPS concaratteristiche di ritardata propagazione di fiamma,contrassegnato dalla sigia RF dopo la designazionedel tipo.

ISOLAMENTO TERMICO

La chiusura verticale d’ambito deve garantire il rag-giungimento del comfort ambientale interno dalpunto di vista della trasmissione del calore, control-lando il flusso termico in entrata e in uscita.A tal fine concorrono tutte le stratificazioni funzionalicostituenti il sistema; la presenza di lama d’aria ven-tilata contribuisce alla resistenza termica globaledella parete con un aumento compreso fra il 5% e il15% del valore ottenibile con un modello di funzio-

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namento senza ventilazione della lama d’aria.Peraltro l’ottenimento di valori di resistenza termicaglobale accettabili è affidato essenzialmente allostrato isolante, il cui spessore minimo è da determi-narsi secondo la Legge n. 10.L’impiego di EPS, che presenta valori di conducibilitàtermica molto bassi e stabili nel tempo, risulta parti-colarmente indicato per il soddisfacimento di questorequisito.Particolare attenzione deve porsi in sede progettualeal fine di evitare discontinuità dello strato isolante,che possono determinare ponti termici in grado diprocurare drastiche perdite di prestazioni: è il caso inparticolare dei sistemi inseriti in strutture portanti incalcestruzzo; nelle prescrizioni per la progettazionedate più avanti sono riportati vari esempi di isola-mento di queste strutture. Anche la posa in operadelle lastre EPS deve essere curata per assicurarela continuità dell’isolamento termico.

CONTROLLO DELLA CONDENSAZIONE

Il sistema deve garantire il controllo dei fenomeni didiffusione del vapore acqueo attraverso gli straticomponenti, onde evitare, in condizioni igrotermicheambientali sfavorevoli, la formazione di condensa siasuperficiale che interna agli strati.A seconda della localizzazione dell’isolante termico edella presenza o meno della barriera al vapore, unamuratura d’ambito con intercapedine presenta un dif-

Fig. 9, 10, 11 Andamento delle curve di pressione di vaporein muratura con isolante interposto fra i parametri, rispettiva-mente senza barriera al vapore, con barriera al vapore, conintercapedine ventilata

Fig. 11

Fig. 10

Fig. 9

ferente comportamento al passaggio di vapore,come schematizzato nelle Figg. 9, 10, 11.

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

È necessario prendere in considerazione l’appli-cazione della barriera al vapore in corrispondenza dilocali con alto tasso di produzione di umidità interna(ad esempio cucina, bagno, ecc.) e in situazioni geo-metriche di esposizione della parete d’ambito parti-colarmente critiche (spigolo del triedro, intersezionetra chisura verticale e orizzontamento strutturaleesposti a fronti freddi). L’impiego di barriera al vapo-re richiede che questa sia continua per tutto lo svi-luppo superficiale della parete, affinché non si deter-minino fenomeni localizzati di condensazione.Qui di seguito si riportano alcune regole pratiche utiliper la progettazione.

a) Condensazione superficiale internaIl fenomeno si manifesta sulla superficie interna dellostrato di finitura qualora la temperatura superficialesia inferiore a quella di rugiada.Lo strato isolante può contribuire alla limitazione delfenomeno se lo spessore impiegato è pari per lomeno al valore:

dove:t1 e te sono rispettivamente le temperature dell’ariainterna ed esternats è la temperatura di rugiada dell’aria internahi è il coefficiente di adduzione internaRo è la resistenza termica della struttura senza isola-mentoλ è la conduttività termica utile dell’isolanteC è un opportuno fattore di maggiorazione (1,15-1,2)Qualora detto spessore risulti inferiore a quello otte-nuto in adempimento alla Legge 10, occorre impie-gare quest’ultimo.

b) Condensa interstizialeLa Fig. 9 evidenzia come in una chiusura a doppioparamento con intercapedine non ventilata ed inter-posto strato di isolamento termico è possibile che siverifichi formazione di acqua allo stato liquido all’in-terno delle stratificazioni e, in particolar modo, dell’i-solante.Tale condensazione riduce la resistenza termica deimateriali costituenti la muratura e può compromet-terne le prestazioni isolanti. È pertanto necessarioeseguire un accurato controllo della permeabilità alvapore dei materiali e della successione degli straticon permeabilità crescente verso l’esterno dellachiusura. Inoltre va preso in dovuta considerazionel’impiego di barriera al vapore da posizionare sullasuperficie interna dello strato isolante.Al fine di operare un controllo qualitativo del feno-meno in oggetto, può essere utile fare riferimento

alle seguenti prescrizioni progettuali, riferite alla tipo-logia di chiusura riportata in Fig. 12.

Fig. 12

RD = resistenza al passaggio del vapor acqueo= (m2 hPa/g)

RT = resistenza termica (m2 °C/W)1 = paramento esterno2 = strato termoisolante3 = paramento interno1ª Regola per evitare la formazione di condensasulla faccia interna dell’isolante:

RT2 > 3 RT3

2ª Regola per limitare la formazione di condensaall’interno dello strato termoisolante, per locali a forteigrometria:

1/RD3> 8 g/m2 hPa

c) Condensazione superficiale esternaAl fine di limitare gli effetti della condensazione sulmuro esterno nel caso si verifichi la condizione:

RT2 + RT3 < 3 RTI

si possono operare le seguenti procedure:1) limitare il flusso di vapore

- se: RTI > 0,086 m2 °C/W

4––––––––– <34g/m2 hPaRD3 + RD2

- se: RTI < 0,086 m2 °C/W

1––––––––– < 8 g/m2 hPaRD3 + RD2

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

- per zone molto fredde:

1––––––––– < 2 g/m2 hPaRD3 + RD2

2) intercettare al piede l’acqua e drenare le pareti;3) utilizzare un isolante non idrofilo (come EPS).Per applicare le regole suddette in funzione delle dis-posizioni costruttive si veda la seguente tabella.

sportanti particelle solide, senza che intervenganoperdite delle prestazioni dal punto di vista della pla-narità, dell’aspetto delle superfici, della tenutaall’acqua, della resistenza meccanica e del com-portamento igrotermico del sistema e degli straticomponenti.

ASPETTO

Le stratificazioni esterne della chiusura d’ambito(strato di protezione e rivestimento o paramentoesterno in caso di muratura a vista) devono pre-sentare assenza di difetti superficiali visibili (mac-chiature, fessurazioni, imbozzamenti, ecc.), omoge-neità di colore e di brillantezza in rapporto alla rifles-sione della luce.A seconda della finitura adottata, occorre in sedeprogettuale valutarne le proprietà specifiche in fun-zione dell’uso, dell’ubicazione dell’edificio, dell’espo-sizione, dell’aggressività atmosferica anche in rap-porto agli strati sottoposti.

PRESCRIZIONI PER LA PROGETTAZIONE

Un’attenta analisi igrotermica della chiusura nel suoinsieme in rapporto alla permeabilità dei materialiimpiegati e alle condizioni di esercizio più sfavorevo-li è sempre necessaria. Ciò porterà alla definizionedegli spessori isolanti e degli eventuali strati di bar-riera al vapore e a verificare la continuità dello stratocoibente.Questa è condizione indispensabile per realizzare unefficace controllo dei fenomeni legati sia alla tra-smissione del calore sia alla trasmigrazione delvapore acqueo all’esterno degli ambienti.Numerose situazioni patologiche con degradi anchegravi sono da attribuire a mobilità di origine termicae umidità nonché a condensazione superficiale einterstiziale.È pertanto assolutamente necessario che in sedeprogettuale venga operato un controllo di tutte quel-le soluzioni di dettaglio che, se correttamente analiz-zate e risolte, possono ovviare all’insorgere di dettifenomeni con garanzia di un buon funzionamento neltempo dell’organismo edilizio. In presenza di rivesti-mento in intonaco (idraulico o plastico ad applicazio-ne continua) è necessario prescrivere il controllodella composizione e della stratificazione dell’impa-sto e la sua compatibilità con le caratteristiche delsupporto come condizione essenziale per la durabi-lità della finitura esterna.In presenza di paramento esterno di tipo faccia a

DISPOSIZIONE COSTRUTTIVA REGOLE APPLICABILI

Strato d’aria tra EPS e b1

parete esterna C1 o C2

parete b1

esterna b2

Nessuno strato d’aria portante C1 o C2 o C3

tra EPS e parete esternaparete b1

esterna b2

non portante C1

TENUTA ALL’ACQUA

La tenuta all’acqua deve essere garantita dalle stra-tificazioni esterne allo strato isolante.In presenza di strato di protezione e rivestimentoesterno impermeabile, occorrono particolari precau-zioni in sede progettuale ed esecutiva in corrispon-denza dei punti singolari dell’edificio, i quali i potreb-bero essere veicolo preferenziale di infiltrazioni diacqua meteorica.In presenza di strato di protezione e rivestimento nonimpermeabile o di muratura esterna tipo faccia avista, è necessario prevedere uno strato d’aria inter-posto fra paramento esterno ed interno con sistemadi evacuazione al piede.Nel caso di intercapedine ventilata, questa assicuraun corretto smaltimento dell’acqua eventualmenteinfiltratasi.In presenza di azione combinata di acqua e vento, ilfenomeno della permeazione idrica può note-volmente aggravarsi, soprattutto in particolari situa-zioni di esposizione, altezza dell’edificio e località cli-matica.

DURABILITÀ

Il sistema di chiusura verticale deve essere in gradodi sopportare le sollecitazioni che possono prodursisotto l’effetto della temperatura, dell’irraggiamentosolare, del gelo e disgelo, delle azioni sia chimiche,in relazione alle atmosfere anche aggressive, siafisiche, in relazione alla persistenza di venti tra-

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

vista, è sempre opportuno prevedere uno strato diregolarizzazione sulla faccia interna onde costituireuno schermo alla eventuale permeazione idricadovuta alla porosità del materiale e alle cavillaturedella malta dei giunti.In presenza di paramento esterno portato dagli oriz-zontamenti strutturali, occorre controllare gli effettiderivanti dall’interruzione del paramento esterno,che si configurano in:- discontinuità dello strato isolante interposto e

insorgenza di ponti termici lineari;- eterogeneità dei materiali e conseguenti mobilità

termiche.

A questi si può ovviare con l’impiego di elementi dimarcapiano e isolamento termico sottoposto oppureutilizzando tavelle a spacco o rete portaintonaco che,se non elimina il ponte termico, tuttavia riduce i rischidi fessurazione del rivestimento.I giunti di dilatazione e frazionamento delle muraturepossono essere realizzati mediante interposizione diprofili in PVC rigido, acciaio galvanizzato, alluminio,lamiera preverniciata, ai quali è associato un cordo-lo di tenuta in mastice plastico.Oltre a queste considerazioni di carattere generale,a seconda del sistema murario che si intende adot-tare, è necessario tener presente alcune prescrizionispecifiche al fine di prevenire l’insorgenza di patolo-gie e degradi.

CHIUSURA INDIPENDENTE DAL SISTEMA STRUTTURALE

In sezione corrente è conveniente adottare un dop-pio paramento costituito da muratura esterna conblocchi in laterizio di spessore cm 12 a fori vertica-li e muratura interna con blocchi in laterizio di spes-sore minimo cm 8 a fori orizzontali; per la muraturafaccia a vista, lo strato esterno deve essere realiz-zato con mattoni pieni con finitura idonea; in corri-spondenza di locali per i quali è prevedibile l’instal-lazione a parete di arredi o accessori pesanti appe-si (cucina, bagno, hobby, ecc.) è consigliabileaumentare a cm 12 lo spessore del paramentointerno.In presenza di variazioni dello spessore murario (ades. rientranze in corrispondenza dei parapetti dellefinestre) occorre evitare l’impiego di materiali dis-omogenei rispetto ai blocchi del paramento esternoe prevedere l’incremento degli spessori isolanti, inconsiderazione delle variazioni delle caratteristichedi conducibilità termica, anche in rapporto alle solle-citazioni termiche dovute all’eventuale presenzadegli elementi dell’impianto di riscaldamento; a tal

proposito può essere utili l’impiego di strato rifletten-te disposto fra strato di finitura interno e corpo scal-dante. Nel caso in cui la chiusura esterna sia realiz-zata con materiali diversi giustapposti, occorre con-siderare i pericoli di fessurazione del rivestimentoesterno derivanti dai differenti coefficienti di dilata-zione; anche i giunti fra i blocchi determinano unadiscontinuità di trasmissione degli stati tensionalicausati dai movimenti termici, dei quali bisogna tenerconto in sede di dimensionamento degli spessori delgiunto.La presenza di un’ossatura strutturale ad elementiprefabbricati, quali architravi, sottodavanzali, para-petti, marcapiani, ecc. generalmente di materialeeterogeneo a quello del paramento esterno, determi-na situazioni locali preferenziali di mobilità di originetermica, agevolando la formazione di stati fessuratividegli strati esterni. In tali circostanze è consigliabileprevedere l’impiego di elementi di rivestimento spe-ciali (es. tavelle a spacco) in modo da creare un sup-porto omogeneo e continuo alla finitura esterna o, inalternativa, I’applicazione di rete di armatura con fun-zione di portaintonaco.È anche opportuno l’impiego di elementi metallici dicollegamento in corrispondenza dell’unione pilastri -setti murari, sia per aumentare la stabilità della chiu-sura all’eccentricità dei carichi sia per ridurre gli effet-ti delle mobilità differenziate. In relazione alla possi-bilità di permeazioni idriche nell’intercapedine attra-verso strati esterni caratterizzati da elevata porosità,è necessario prevedere sistemi di evacuazione alpiede della muratura ad ogni piano, debitamente pro-tetti dalI’intrusione di agenti biologici e mascheratinel contesto.L’inserimento dei piuviali all’interno dell’intercapedi-ne, determinando la foratura delle travi di bordo,richiede il controllo statico delle strutture orizzontali;inoltre, qualora i pluviali siano posti tra lo stratocoibente e il paramento interno, occorre che essisiano opportunamente rivestiti con coppelle isolanti.

CHIUSURA CON PARAMENTO INTERNO PORTANTE

In sezione corrente, il paramento esterno deve averespessore minimo di cm 12 e deve essere del tipo afori verticali se è prevista l’applicazione di strati dirivestimento, oppure pieno se trattasi di muraturafaccia a vista.Tale paramento può essere completamente autopor-tante per tutto lo sviluppo verticale dell’edificio, oppu-re essere supportato dagli orizzontamenti strutturaliopportunamente sagomati.Nel primo caso è necessario operare verifiche stati-

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che di stabilità ai carichi verticali (peso proprio) e allespinte del vento e prevedere l’impiego di ancoraggimetallici inseriti fra i corsi della muratura e vincolatiallo strato portante interno.Al fine di assorbire le mobilità termiche è necessariorealizzare giunti di dilatazione strutturale ogni 20-30m di sviluppo lineare della chiusura d’ambito, in cor-rispondenza dei quali il paramento esterno dovràessere anch’esso frazionato con giunti opportuna-mente sagomati, battentati o protetti per impedireinfiltrazioni di acqua meteorica e vento.Qualora il paramento esterno sia di tipo faccia avista, occorre studiare le dimensioni delle diversecampiture murarie in rapporto alla modularità deiblocchi utilizzati.Come nel sistema di chiusura precedentementeconsiderato, va tenuta in conto l’adozione di mecca-nismi di evacuazione al piede dell’acqua eventual-mente infiltratasi nell’intercapedine dall’esterno.

CHIUSURA CON PARAMENTO ESTERNO PORTANTE

Il paramento esterno, con funzione strutturale por-tante dovrà essere frazionato da giunti di dilatazioneogni 20-30 m di sviluppo lineare, al fine di assorbirele mobilità di origine termica.Qualora esso sia costituito da materiali eterogeneiagli orizzontamenti strutturali, è opportuno rivestire letravi di bordo con elementi speciali (tavelle a spacco)o rete portaintonaco per migliorare il comportamentomeccanico del rivestimento sotto l’effetto dei tensio-namenti indotti dal supporto. Setti strutturali in calce-struzzo armato, con finitura non faccia a vista, devo-no essere opportunamente trattati (picozzaturasuperficiale, aggrappanti, ecc.) onde assicurare laperfetta adesione degli strati di rivestimento.La muratura interna dovrà avere spessore minimo dicm 8 ed essere costituita da blocchi a fori orizzonta-li; è opportuno incrementare tale spessore in corri-spondenza di locali per i quali è prevedibile l’installa-zione a parete di arredi o accessori pesanti appesi.

CHIUSURA CON INTERCAPEDINE VENTILATA

Questo sistema di chiusura è generalmente da adot-tare con soluzione tipo faccia a vista; in tal caso ilparamento esterno deve essere realizzato con late-rizi pieni con finitura opportuna e spessore cm 12.Questa muratura deve essere supportata da profili diancoraggio metallici vincolati agli elementi strutturalie trattati con prodotti resistenti all’attacco degli agen-

ti atmosferici. Il dimensionamento di detti 3 profili edei meccanismi di vincolo deve tener conto dei cari-chi permanenti e accidentali e della natura del sup-porto.Per migliorare la stabilità meccanica della muraturaè attresì necessario prevedere apparecchi metallicidi connessione; al parametro interno distribuiti ordi-natamente per tutta la superficie.Anche in questa soluzione è fondamentale preve-dere giunti di dilatazione del paramento esterno infunzione delle sollecitazioni climatiche, dell’esposi-zione superficiale, delle caratteristiche del materia-le e della colorazione esterna; indicativamente ilfrazionamento verticale deve essere predispostoogni 5-7 m di sviluppo orizzontale e localizzato dipreferenza in corrispondenza degli angoli, dovevengono a confluire mobilità termiche con diversoandamento.I frazionamenti orizzontali, da prevedere ogni 1-2piani, dovranno realizzarsi in corrispondenza dioggetti della facciata e comunque in posizione taleda rispettare il risultato formale del prospetto. Essiconterranno le aperture di ventilazione e sarannoprovvisti di dispositivi di protezione contro l’intrusio-ne di insetti.

PRESCRIZIONI PER LA COSTRUZIONE

1. Nel caso di muratura portata (struttura a travi epilastri oppure a setti) è bene iniziare la costruzionedella chiusura d’ambito procedendo dall’ultimo pianoverso il basso, affinché l’assestamento delle struttu-re orizzontali non induca sollecitazioni di compres-sione al sottostante paramento.

2. Blocchi in laterizio costituenti i paramenti muraridevono essere legati con malta cementiziamediante realizzazione di giunti uniformi di spes-sore medio compreso tra 5 e 13 mm. Il riempimen-to dei giunti deve essere completo e particolar-mente curato.Per mattoni pieni e semipieni a fori verticali conspessore di cm 12 il letto di malta deve essere con-tinuo per tutto lo spessore del mattone; per blocchicon spessore superiore è utile non applicare il col-lante cementizio nella parte centrale onde ridurre glieffetti di eterogeneità termica.La posa in opera dei mattoni deve essere precedutadall’imbibizione degli stessi in funzione del tipo dimalta impiegato.

3. Per i blocchi in calcestruzzo, i giunti devono esse-re uniformi, di spessore medio compreso fra 10 e 15

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mm e realizzati con malta di cemento o bastarda o dicalce idraulica a seconda della resistenza richiesta.L’impiego con collante filmogeno è subordinato alleprescrizioni specifiche del componente. Analogamentea quanto indicato per i blocchi in laterizio, quando lospessore del paramento è superiore a cm 20 lamalta del giunto orizzontale va ripartita solo sui bordidegli elementi.

4. Particolare cura deve essere riposta nel rispettodell’orizzontalità e verticalità del paramento; laregolarità dei corsi, cosi come quella della morfolo-gia dei giunti, è d’obbligo in presenza di muraturafaccia a vista. In questo caso, inoltre, il giunto deveessere sigillato mediante applicazione di malta igrassa di sabbia e cemento nella porzione piùesterna e successiva costipazione della malta diallettamento.

5. Le superfici del paramento devono risultare conti-nue, complanari e prive di irregolarità onde assicura-re un supporto idoneo alle stratificazioni ad essaapplicate.

6. Pannelli EPS devono venire applicati con collan-te cementizio steso per punti (6 punti per lastra dam 1x0,5) o mediante chiodatura con l’impiego ditasselli a testa allargata (2 tasselli per lastra da m1x0,5), previa asportazione di irregolarità del sup-porto superiori a cm 1 (sbavature di malta, mattoninon complanari, ecc.) e sigillatura di cavità even-tualmente presenti nella muratura.Sono da utilizzare esclusivamente pannelli i qualivanno posati integri, dal basso verso l’alto, a giuntisfalsati e con accostamento in leggera pressioneonde assicurare la massima continuità dello stratoisolante; in caso di giunto aperto o di asportazioneaccidentale di parte dei pannelli occorre intervenirecon porzioni di EPS applicate con collante idoneo;modesti danneggiamenti delle lastre (sbriciolature,punzonature, ecc.) vanno ripristinati con sigillanteprivo di solventi. In corrispondenza degli spigoli,occorre che i pannelli sporgano dello spessoredegli stessi onde non interrompere la continuitàdello strato isolante.Nel caso in cui il paramento esterno è collegato aquello interno mediante ancoraggi discreti inseritifra i corsi dei mattoni, i pannelli di EPS devonoessere premuti sopra gli ancoraggi e posati sullasuperficie esterna del paramento interno; il fissag-gio può avvenire con dischi di plastica applicati apressione sugli ancoraggi, che, oltre a mantenere ipannelli in posizione corretta, impediscono infiltra-zioni di acqua meteorica attraverso gli elementi dicollegamento.

7. Gli ancoraggi del paramento esterno devonoessere inseriti tra i corsi della muratura portanteinterna per almeno 5 cm se rettilinei o almeno 2,5 cmse ripiegati ad angolo retto e vanno applicati durantel’esecuzione del giunto di malta orizzontale.

8. Gli elementi di rivestimento esterno (piastrelle,lastre di pietra, ecc.) devono essere applicatimediante opportuno strato di regolarizzazione, colle-gamento e tenuta all’acqua in malta cementizia dellospessore medio di circa mm 15, steso con continui-tà. Il supporto deve essere preventivamente bagna-to onde evitare fenomeni di disidratazione dellamalta; deve inoltre presentare planarità superficialeentro limiti accettabili.Per analogo scopo è generalmente opportuno imbi-bire anche i manufatti di rivestimento. A posa ultima-ta, la finitura esterna dovrà risultare a geometriaregolare, con giunti di dimensione costante e plana-rità controllata.

9. Se il rivestimento esterno è in intonaco, questopuò essere di tipo monostrato, oppure a 2 o 3 stra-ti. In ogni caso l’applicazione deve avvenire su sup-porto preventivamente bagnato, evitando condizioniatmosferiche di gelo o di eccessivo caldo e dopoche la muratura abbia subito l’eventuale asse-stamento statico.Nel caso di intonaco monostrato, è consigliabileun’applicazione a macchina in due passaggi suc-cessivi ad intervallo di circa 3-5 ore, osservandoscrupolosamente le prescrizioni specifiche del pro-duttore.Nel caso di intonaco a due strati occorre eseguireun primo strato (rinzaffo) dello spessore di circamm 10 a superficie scabra ed attenderne l’induri-mento per un tempo sufficiente e comunque supe-riore a 3 giorni; indi va applicato lo strato di finitura(stabilitura) dello spessore di circa mm 5 onde otte-nere uno spessore medio complessivo non inferio-re a mm 15.Nel caso di intonaco a tre strati, le operazioni sud-dette devono essere precedute dalla stesura ed essi-cazione di un rinzaffo che ricopra appena la superfi-cie del muro, con finitura scabra.Occorre che ciascuno strato venga ben pressato sulsupporto mediante proiezione meccanica a pressio-ne o frattazzatura manuale onde ottenere perfettaadesione. Il primo strato deve essere sempre piutto-sto ricco di acqua onde contenere la disidratazionedell’impasto per suzione della muratura.Oltre a quanto specificato, è necessario controllare iltipo di legante, I’uniformità dell’impasto senza ecces-si di cemento ed attuare procedure atte ad umidifi-care l’intonaco dopo la sua applicazione.

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

DETTAGLI COSTRUTTIVI

Di seguito vengono riportati alcuni dettagli costruttividi murature d’ambito esterno, per la corretta esecu-zione delle sezioni correnti e dei punti singolari piùtipici di un organismo edilizio.Particolare attenzione è stata riposta nella corre-zione delle situazioni di ponte termico che, nella pra-tica edificatoria, di solito sono trascurate o non suffi-cientemente approfondite, con il rischio di innescarefenomeni di degrado che compromettono il livelloprestazionale.

Fig. 13 Sezione verticale

Il ponte termico a livello di orizzontamento strutturale non è controllato, mentre lo è quello in corrispondenza del pilastro. Le tavel-le a spacco garantiscono omogeneità di supporto agli strati di rivestimento. Gli elementi di ancoraggio del parametro esterno alpilastro prevengono stati fessurativi per mobilità di origine termica

Fig. 14 Sezione orizzontale

CHIUSURA INDIPENDENTE DAL SISTEMA STRUTTURALE

SEZIONE CORRENTE

LEGENDA1. orizzontamento strutturale2. pilastro3. muratura portante4. paramento esterno5. paramento interno6. strato di rivestimento e finitura7. strato di collegamento8. strato di regolarizzazione9. strato d’aria

10. EPS11. barriera12. rete portaintonaco13. tavella a spacco14. marcapiano15. elemento di evacuazione al piede16. elemento metallico di ancoraggio17. elemento prefabbricato di rivestimento

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

Fig. 15 Sezione verticale

Il ponte termico a livello di orizzontamento strutturale è controllato mediante applicazione di uno strato di EPS. L’applicazione dellarete portaintonaco assicura la perfetta continuità dell’intonaco esterno prevenendone fessurazioni per disomogeneità di supporto

La sagomatura della trave di bordo permette di ridurre al minimo il ponte termico orizzontale e di evitare quello a livello di pilastro.La rete portaintonaco assicura la perfetta continuità dello strato di rivestimento esterno

Fig. 16 Sezione verticale

Fig. 17 Sezione verticale Fig. 18 Sezione orizzontale

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

Fig. 19 Sezione verticale

La messa in opera di un elemento prefabbricato di marcapiano permette di isolare completamente dall’esterno la struttura portan-te orizzontale e verticale

L’elemento di marcapiano orizzontale permette di eliminare il ponte termico a livello di trave di bordo. L’elemento prefabbricato ver-ticale dà la possibilità di rivestire con EPS esternamente il pilastro, consentendo uno spessore contenuto della chiusura d’ambito

Fig. 20 Sezione orizzontale

Fig. 21 Sezione verticale Fig. 22 Sezione orizzontale

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

Fig. 23 Sezione verticaleLa necessità di ottenere un parametro esterno faccia a vistacomporta l’impossibilità di eliminare il ponte termico orizzon-tale

Fig. 24 Sezione verticaleIl ponte termico orizzontale è notevolmente ridotto mediantel’applicazione di uno strato EPS all’esterno della trave dibordo. L’elemento di evacuazione al piede raccoglie eventua-li permeazioni idriche

Fig. 25 Sezione verticaleLe tavelle a spacco garantiscono omogeneità di supporto aglistrati di rivestimento. L’elemento di evacuazione al piede rac-coglie le eventuali permeazioni idriche convogliandole versol’esterno

Fig. 26 Sezione verticaleIl parametro è supportato al piede da elementi metallici conti-nui vincolati alla trave di bordo. La presenza di intercapedineventilata garantisce un comportamento della chiusura di tipoa “facciata ventilata”

CHIUSURA CON PARAMETRO INTERNO PORTANTE

CHIUSURA CON PARAMETRO ESTERNO PORTANTE

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

Fig. 27 Sezione verticaleGli elementi di ancoraggio, inseriti fra i corsi dei paramenti,garantiscono stabilità alla muratura esterna

L’incremento di spessore di EPS annulla il maggior disperdimento termico dovuto all’effetto angolo. Gli elementi di ancoraggioimpediscono i movimenti relativi di origine termica fra pilastro e parametro esterno

Fig. 28 Sezione orizzontale Fig. 29 Sezione orizzontale

PUNTI SINGOLARI

A - ANGOLO1. EPS - 2. Elemento metallico di ancoraggio - 3. Guida continua metallica inserita nel getto - 4. Elemento prefabbricato -5. Tavella a spacco

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

B - RACCORDO CON COPERTURA1. EPS - 2. Barriera al vapore - 3. Massetto di pendenza - 4. Supporto in neoprene - 5. Pavimentazione - 6. Strato ditenuta - 7. Scossalina perimetrale - 8. Elemento prefabbricato - 9. Rivestimento in perline di legno

L’applicazione di EPS sulla faccia esterna della trave di bordo e all’estradosso del solaio di copertura, permette di ridurre presso-ché completamente il ponte termico a livello di orizzontamento strutturale

Fig. 30 Sezione verticale Fig. 31 Sezione verticale

L’elemento di tenuta protegge le murature dall’umidità di risalita attraverso le fondazioni. Il ponte termico a livello di orizzontamentostrutturale risulta evitato pressoché totalmente

Fig. 32 Sezione verticale Fig. 33 Sezione verticale

C - PARTENZA ALLA BASE1. EPS - 2. Strato di tenuta - 3. Elemento di evacuazione al piede - 4. Elemento di protezione prefabbricato - 5. Elementometallico di ancoraggio

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

D - RACCORDO CON BALCONE1. EPS - 2. Strato di tenuta - 3. Massetto di pendenza - 4. Pavimentazione - 5. Canale di raccolta acque meteoriche -6. Parapetto - 7. Barriera al vapore - 8. Serramento

E - RACCORDO CON SERRAMENTO1. EPS - 2. Corpo scaldante - 3. Serramento - 4. Architrave prefabbricato - 5. Davanzale esterno - 6. Davanzale interno -7. Elemento di tenuta - 8. Elemento metallico di ancoraggio - 9. Strato di regolarizzazione - 10. Pannello riflettente -11. Cassonetto coibentato

Fig. 34 Sezione verticaleLa presenza di EPS sotto lo strato di tenuta isola termica-mente il sottostante locale abitato

Fig. 35 Sezione verticaleLa presenza di EPS all’esterno della trave di bordo annulla ilponte termico orizzontale

Fig. 36 Sezione verticaleLa presenza di EPS all’interno del cassonetto e sulla facciaesterna della trave di bordo annulla i disperdimenti termici

Fig. 37 Sezione verticaleLa presenza di EPS e di un pannello di finitura riflettente ridu-ce notevolmente i disperdimenti termici in corrispondenza delcorpo scaldante

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

PATOLOGIE ED ERRORI

La tecnologia costruttiva delle chiusure d’ambito condoppio paramento murario e strato isolante interpo-sto, pur essendo la più consolidata e comunementeimpiegata, non sempre è in grado di rispondere com-piutamente nel tempo alle sollecitazioni degli agentiesterni che determinano, a volte, I’insorgenza difenomeni di degrado anche gravi a danno di uno opiù strati funzionali o delI’intero sistema. Ciò innescasituazioni patologiche che possono compromettere ilcomportamento prestazionale della parete perime-trale alterandone l’affidabilità e riducendo il comfortambientale interno.Anzi, la consuetudine di applicazione di questa tec-nologia può portare a sottovalutare o trascurare l’a-nalisi di condizioni ambientali e soluzioni di dettaglioche risultano essere poi, in fase di esercizio, lecause di dette alterazioni di comportamento.

Diventa pertanto necessario sia il controllo in fase pro-gettuale di tutte le situazioni a rischio e la valutazionedella configurazione dei punti singolari, sia una ese-cuzione fedele alle prescrizioni progettuali e attentaalle varie fasi di posa in opera, sia la tempestività eappropriatezza dei sistemi di intervento manutentivo.Buona parte delle patologie che si riscontrano in edifi-ci in muratura sono da attribuire alla presenza di pontitermici, sia strutturali che geometrici, in corrisponden-za soprattutto di discontinuità dell’isolante. Un’indaginesull’esistenza e rilevanza di dette eterogeneità termi-che, al fine di effettuarne un controllo, può essere effet-tuata mediante termografie, che forniscono il quadrodella distribuzione della temperatura superficiale infunzione della densità delle radiazioni infrarosse.(Norma ISO 6781 - 1983).Dai dati raccolti è possibile risalire alla resistenza ter-mica della parete d’ambito ed individuare le zone adiverso isolamento termico diagnosticandone i difetti.

Fig. 38 Sezione orizzontaleLa continuità di EPS evita un ponte termico a livello di maz-zetta esterna

Fig. 39 AssonometriaIl giunto elastico del parametro esterno evita fenomeni fessu-rativi in presenza di mobilità strutturale

F - GIUNTO DI DILATAZIONE1. EPS - 2. Fondo giunto - 3. Sigillante

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ISOLAMENTO DELLE PARETI VERTICALI IN INTERCAPEDINE CON EPS

MANUTENZIONE

Occorre distinguere fra manutenzione di tipo ordina-rio e straordinario a seconda dell’entità e dei tempi diintervento. La manutenzione ordinaria comporta unperiodico controllo di sorveglianza del buon funzio-namento del pacchetto di stratificazioni costituenti lachiusura d’ambito, con particoIare riguardo agli stra-ti di rivestimento (ripristini, pitturazioni, puliture loca-lizzate, ecc.) verificando la necessità di interventi dimanutenzione straordinaria prima che l’entità dellepatologie raggiunga livelli di difficile ripristino. Lamanutenzione straordinaria implica operazioni dirifacimento (parziale o complessivo) spesso a carat-tere distruttivo con ripristino degli strati di rivestimen-to e collegamento onde ricostituire il livello presta-zionale originario. Interventi di manutenzione aglistrati interni sono sempre di difficile attuazione emolto onerosi e pertanto occorre prevenire le proble-matiche eventualmente insorgenti in esercizioprestando massima attenzione in fase di progetta-zione e di costruzione. L’impiego di EPS come stra-to coibente dà al riguardo la massima garanzia.In particolare, nel caso di strato di rivestimento inintonaco si possono attuare le seguenti operazioni.

- Manutenzione ordinaria: in presenza di incrosta-zioni, effiorescenze o muffe effettuare un lavaggiocon acqua fredda o calda ad alta pressione even-tualmente addizionata con soluzioni specifiche,indi risciacquare abbondantemente e trattare conprodotti anticrittogamici.

- Manutenzione straordinaria:a) in presenza di microfessure, maiolicature o fessu-

re, applicare un ulteriore strato di finitura (rivesti-mento di impermeabilizzazione con adeguatecaratteristiche di elasticità);

b) in presenza di rigonfiamenti puntuali:- scrostare le porzioni di intonaco non aderenti,- spazzolare, ripulire, detergere con soluzione

acida e risciacquare abbondantemente;- picozzare il suporto murario e ripulire i giunti di

malta fra i corsi dei mattoni per una profonditàdi circa 4 cm;

- ricostituire l’intonaco impiegando un materialeanalogo a quello di origine con l’eventualeaggiunta di prodotti additivi (collante di ripresa,ecc.);

- per spessori intorno ai 3 cm, applicare una retedi armatura portaintonaco a maglia stretta; perspessori superiori ai 5 cm sottoporre allo stratodi intonaco uno strato di supporto omogeneo alparamento murario;

c) in presenza di distacchi generalizzati e macrofes-surazioni per movimenti di origine termica o mec-canica del supporto:- asportare integralmente l’intonaco mediante

sabbiatura o picchettatura e ripulire i giunti dimalta fra i corsi dei mattoni per una profonditàdi almeno 5 cm ricostituendoli previa abbon-dante bagnatura;

- ripristinare lo strato di intonaco con applicazio-ne di rete di armatura portaintonaco a magliastretta, impiegando un prodotto compatibile conle caratteristiche chimico-fisiche del supporto.

Nel caso di muratura faccia a vista generalmente lamanutenzione deve ridursi ad operazioni di pulitura elavaggio con acqua ad alta pressione eventualmen-te additivata con prodotti detergenti o soluzioni acidee successiva risciacquatura. L’insorgenza di statifessurativi interessanti il paramento murario va con-siderata attentamente dal punto di vista statico primadi effettuare qualsiasi operazione di ripristino.

Autori del testo e delle illustrazioni:Manuela Grecchi - Luigi PaolinoDipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e TerritorialiFacoltà di Ingegneria - Politecnico di Milano

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ISOLAMENTO INTERNODELLE PARETI VERTICALI

CON EPS

7.

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ISOLAMENTO INTERNO DELLE PARETI VERTICALI CON EPS

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CONSIDERAZIONI GENERALI

Un sistema per isolare termicamente le chiusure ver-ticali d'ambito esterno consiste nell'applicare lo stra-to coibente direttamente sulla superficie interna dellaparete perimetrale, di solito mediante una contropa-rete preisolata.Tale soluzione trova applicazione in interventi di recupe-ro e ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente neiquali si renda necessario realizzare o incrementare lostrato di termocoibentazione ai fini di migliorare il com-fort ambientale e contenere i disperdimenti energeticisenza, per questo, dover modificare l'aspetto esternodell'edificio, come comportano le soluzioni che prevedo-no l'isolamento del tipo "cappotto" o "facciata ventilata".Il sistema oggetto del presente Quaderno viene ancheimpiegato nelle costruzioni nuove, soprattutto laddoveè prevista presenza discontinua di utenti e pertantorisulta significativo ottenere un raggiungimento rapidodella temperatura ambientale voluta.Infatti l'applicazione dello strato isolante internamentealla chiusura esclude l'inerzia termica della parete disupporto e pertanto accelera anche sensibilmente ilprocesso di riscaldamento dell'aria.In entrambi i casi si verificano alcuni vantaggi notevo-li nei confronti di altre tecniche di isolamento termico,quali la rapidità e facilità di messa in opera, che si tra-ducono anche in economia di mezzi e risorse, la pos-sibilità di posa anche a secco o comunque con collantiche garantiscono pulizia di lavoro, la disponibilitàimmediata della parete trattata ad essere interessatada operazioni di finitura interna (pitturazioni o rivesti-menti murari), la riduzione dello spessore complessi-vo della chiusura d'ambito, costituita da muratura por-tante monostrato, nei confronti della più tradizionaletecnica del doppio paramento murario con intercape-dine coibentata. D'altro canto occorre osservare cometale sistema comporti alcuni svantaggi se messo aconfronto con altre tecnologie di isolamento. In talsenso, rispetto ad un sistema di isolamento dall'ester-no, esso implica la riduzione della superficie abitabilee non attua alcuna protezione della parete dagli stresstermici dovuti agli agenti esterni e dalle conseguentimobilità; dal punto di vista igrotermico, la soluzionecon isolamento interno risulta essere la più problema-tica per la possibilità di condensazione del vaporeacqueo ambientale e pertanto richiede un'attenta ana-lisi e l'eventuale adozione di accorgimenti progettualie costruttivi specifici; la discontinuità di applicazionedovuta alla presenza di elementi strutturali orizzontalio di partizioni interne ortogonali alla chiusura compor-ta l'insorgenza di ponti termici di difficile controllo; inol-tre, soprattutto negli interventi di ristrutturazione, taletecnica va ad interferire con le canalizzazioni e gliapparecchi utilizzatori dei flussi energetici; infine, la

stratificazione isolante risulta meno affidabile nel ruolodi supporto di elementi appesi.Questo sistema può essere realizzato mediante appli-cazione di:a) lastre di EPS e successivo rivestimento con fun-

zione protettiva;b) manufatti prefiniti composti da un pannello di EPS

accoppiato ad una lastra di gesso rivestito, comu-nemente nota come cartongesso;

c) manufatti prefiniti composti da un'anima di EPScontenuta tra due lastre di cartongesso (pannellisandwich).

In tutti e tre i casi l'impiego di EPS garantisce la quali-tà dell'isolante termico in relazione alle prestazioni chesono richieste al sistema di isolamento in oggetto perottenere livelli qualitativi apprezzabili.

DESCRIZIONE DEGLI STRATI

Nel sistema di isolamento in oggetto le stratificazionifunzionali esterne allo strato coibente possono pre-sentarsi con differenti caratteristiche tipologiche emorfologiche, a seconda di specifiche scelte adotta-te in fase di progettazione complessiva della chiusu-ra d'ambito o delle diverse preesistenze in caso diinterventi di ristrutturazione.In questa trattazione vengono analizzati più specifi-catamente gli strati (Fig. 1) che sono legati diretta-mente alla tecnologia di isolamento dall'interno.

Fig. 1

1 Supporto2 Strato d’aria3 Strato termoisolante4 Barriera al vapore5 Strato di rivestimento e finitura interno

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1. SUPPORTO

Tale strato deve assolvere a tutte le funzioni proprie diuna chiusura d'ambito esterno ad eccezione di quelleconnesse col comportamento igrotermico e con la fini-tura superficiale interna.In tal senso ad esso è demandato il compito di resiste-re alle sollecitazioni derivanti dagli agenti esterni(acqua, vento, neve, carichi verticali nel caso di mura-tura portante, carichi accidentali orizzontali), di garanti-re la resistenza meccanica, la resistenza al fuoco, lasicurezza alle intrusioni, I'isolamento dai rumori aereiesterni. A seconda dell'impegno statico affidato al sup-porto nei confronti dei carichi verticali, si possonodistinguere i seguenti schemi funzionali ai quali siriconducono le soluzioni usualmente impiegate perrealizzare le chiusure verticali:a) doppio paramento inserito in struttura a telaio;b) doppio paramento in cui quello esterno portante;c) doppio paramento in cui quello interno portante;d) paramento semplice inserito in struttura a telaio;e) paramento semplice portante.

È da notare come nei primi tre casi la soluzione tecni-ca di isolare dall'interno sia convenientemente adotta-ta per lo più in situazioni di recupero e ristrutturazionedell'edificio. In caso di supporto costituito da para-mento monostrato, il comportamento all'acqua diven-ta condizione essenziale per il buon funzionamentodella chiusura perimetrale nel suo complesso. A talproposito può essere utile far riferimento alla classifi-cazione delle murature in tipi a seconda del ruolo svol-to dalla parete nei confronti della pioggia battente,così come riportato nel Quadro 1. In ogni caso il sup-porto deve essere esente da fenomeni di umidità odegrado, dal momento che l'applicazione dell'isolantedall'interno non porta all'eliminazione dei suddettifenomeni ma solo al loro mascheramento, con il peri-colo di una progressione nel tempo senza possibilitàdi controllo. In particolare il supporto deve essere il piùpossibile complanare e ben aggregato; in presenza diasperità o porzioni smembrate con spessore superio-re a 1 cm è necessario realizzare uno strato di rego-larizzazione sulla superficie interna; in caso di ristrut-turazione edilizia occorre assicurarsi che l'intonaco difinitura interno sia integro e perfettamente aderente alparamento murario, provvedendo in caso contrarioalla sua rimozione parziale o totale; in presenza disupporto nuovo costituito da setti in calcestruzzo ènecessario evitare l'uso di disarmanti ed attendere laperfetta essiccazione degli impasti onde evitare perdi-te di prestazione dei materiali adesivi. Queste indica-zioni sulle caratteristiche del supporto, possono esse-re trascurate qualora la controparete isolata sia appli-cata meccanicamente mediante orditura con funzione

distanziatrice, fermo restando l'obbligo che il para-mento esterno sia comunque adatto a sopportate l'an-coraggio degli elementi costituenti il sistema.

2. STRATO D'ARIAÈ possibile realizzare uno strato d'aria mediante appli-cazione dello strato termoisolante non direttamente aridosso del paramento interno ma su un'orditura confunzione distanziatrice.Tale soluzione tecnica, laddove di possibile attuazione,permette di creare una discontinuità tra supporto ecoibente, in grado di raccogliere le eventuali infitrazioniidriche senza che queste interessino l'isolante termico,con pericolo di permeare all'interno dell'ambiente.Al piede dell'intercapedine può essere previsto un dis-positivo di smaltimento che convogli le suddette infil-trazioni all'esterno mediante aperture dell'ordine dicm2 50 ogni 20 m2 di superficie di chiusura, compresigli eventuali serramenti.Qualora l'intercapedine abbia spessore compreso tra2 e 10 cm, la lama d'aria immobile contribuisce allaresistenza termica globale della chiusura d'ambito convalore di R pari a 0,16 m2 K/W; tale contributo scendea 0,13 m2 K/W per spessori di 1 cm, mentre per spes-sori inferiori si consiglia di non tenerne conto a causadell'incertezza sulla sua effettiva consistenza.

3. STRATO TERMOISOLANTEAllo strato isolante è affidato il compito di fornire all'in-terno degli ambienti le caratteristiche igrotermi cheottimali per il comfort abitativo.Ad esso sono demandate le funzioni sia di portare alvalore desiderato, per esempio quello richiesto dallanormativa, la resistenza termica della chiusura peri-metrale, sia di evitare fenomeni di condensazionesuperficiale. Nel caso di isolamento dall'interno, que-st'ultima funzione può risultare ridotta se non annulla-ta a causa delle discontinuità dello strato in corrispon-denza con gli orizzontamenti strutturali. Anzi, I'etero-geneità termica che si crea a livello di impalcato puòprodurre l'accentuazione del fenomeno qualora non siattui un rigoroso controllo del comportamento igroter-mico globale con riferimento alle caratteristicheambientali sia interne che esterne.Per un buon funzionamento dello strato è necessarioche questo sia continuo su tutta l'estensione delparamento per evitare fenomeni di termoforesi chepossono compromettere l'aspetto della finiturasuperficiale interna.In riferimento anche a quanto esposto nel Quadro 1,dal momento che il sistema di isolamento oggetto delpresente Quaderno è applicato per lo più in situazionicon chiusura monostrato come specificato nelle con-

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siderazioni generali priva di stratificazione di tenutaesterna, è necessario che il coibente adottato sia ditipo imputrescibile e non idrofilo, anche nel caso diapplicazione su orditura di supporto con funzionedistanziatrice.A tal proposito l'impiego di lastre di EPS garantisceun'efficace barriera alle eventuali infiltrazioni d'acquaessendo caratterizzato da scarsissimo assorbimentoidrico. L'impiego del tipo a ritardata propagazione difiamma, fa sì che lo strato termoisolante soddisfi ad unelevato grado di sicurezza anche nei confronti dellapropagazione degli incendi.Il dimensionamento dello spessore dell'isolante vadeterminato tenendo presente le prescrizioni nor-mative di cui alla legge 10 del 9.1.91 sul risparmio deiconsumi energetici.Per realizzare lo strato termoisolante si possono utiliz-zare pannelli di EPS ad altezza di piano con larghez-za di 100-120 cm, con o senza strato di finitura preac-coppiato.I pannelli EPS vengono applicati al supporto median-te incollaggio per punti con malta adesiva idoneaoppure con fissaggio meccanico ad un'orditura inlistelli di legno o profilati metallici.Indicazioni specifiche sulle modalità di posa in operasono contenute nel capitolo "Prescrizioni per la costru-zione".

4. STRATO DI BARRIERA AL VAPORE

In relazione a situazioni di applicazione dello stratotermoisolante in ambienti caratterizzati da elevata pro-duzione di vapore acqueo oppure da condizioni igro-termiche esterne particolarmente sfavorevoli (elevatotasso di umidità relativa e/o temperatura dell'ariamolto bassa per lunghi periodi di tempo) occorre con-siderare l'opportunità di impiegare uno strato di bar-riera al vapore con lo scopo di impedire fenomeni dicondensazione all'interno del coibente.Tra i materiali di impiego corrente si ricordano i fogli dicartone bitumato, le pellicole di polietilene e i fogli dialluminio; questi prodotti possono essere forniti diret-tamente accoppiati alle lastre di EPS.La barriera al vapore trova collocazione sulla super-ficie interna del coibente (lato caldo) e va applicatasenza soluzione di continuità affinché non si inne-schino pericolosi fenomeni di condensazione nei puntidi discontinuità.

5. STRATO DI RIVESTIMENTOE FINITURA INTERNA

Nel caso di impiego di pannelli EPS non prefiniti,occorre prevedere l'applicazione di uno strato di pro-

tezione e finitura sulla superficie interna al locale, alfine di conferire resistenza meccanica e determinarel'aspetto interno. Tale stratificazione può essere rea-lizzata mediante:- lastre di gesso sottili;- intonaco tradizionale o preconfezionato posato su

rete portaintonaco;- rivestimento ligneo a doghe o pannelli su apposita

orditura.

È possibile, invece, impiegare pannelli EPS già muni-ti di uno strato di prefinitura in gesso rivestito (carton-gesso), applicato su una o su entrambe le superfici,avente funzione di proteggere dalle sollecitazioni mec-caniche l'isolante e di costruire supporto alla finiturainterna. Questa, a sua volta, determina la qualifica-zione formale dello spazio abitato e, in rapporto alladestinazione d'uso del locale, costituisce protezionedegli strati sottoposti dagli agenti di degrado biologicie chimici e dalle imbibizioni idriche in eccesso.Il gesso rivestito si presenta in spessori mediamentevariabili da 10 a 15 mm, in grado di opporsi a normalisollecitazioni d'uso. Le principali caratteristiche delcartongesso, la cui valutazione è necessaria per l'a-nalisi termoigrometrica della chiusura, sono riportatenella tabella seguente.

Resist. termica Resist. allaSpessore Massa unit. Valori di calcolo diffusione

mm Kg/m2 in m2 K/W del vapore µ

10 7,9 0,04813 11,7 0,062 815 13,5 0,071

Le lastre impiegate devono garantire un comporta-mento agli urti del componente analogo a quello di unintonaco tradizionale.In rapporto alla caratteristica intrinseca del materialedi assorbire elevata quantità d'acqua, il gesso deveessere addittivato e stabilizzato opportunamente conprocedure tali da attenuarne anche sensibilmente laproprietà idrofila.A tale fine esistono in commercio pannelli di gessorivestito appositamente trattati per essere destinati adambienti umidi e con capacità di assorbimento ridottaa non più del 10% del peso, mentre in generale i pan-nelli standard arrivano ad assorbire umidità fino acirca il 37% del proprio peso.Le lastre di gesso rivestito sono in grado di per sé disostenere carichi appesi di uso corrente (quadri, pic-cole mensole poco aggettanti, ecc.); in presenza dicarichi pesanti (mobili pensili, attrezzature impianti-stiche, ecc.) è necessario prevedere l'impiego diopportuni tasselli e staffe di tenuta, così come delresto avviene anche nel caso di una muratura tradi-zionale.

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In particolare con lastre di gesso di spessori corren-ti si può fare riferimento alle seguenti indicazioni(Fig. 2):a) oggetti con peso ≤ 100 kg: fissaggio diretto nella

controparete con appositi ganci X o tasselli;b) oggetti con peso compreso tra 10 e 30 kg: fissaggio

diretto nella controparete con tasselli ad espansione;c) oggetti con peso >30 kg: fissaggio diretto nel sup-

porto da effettuarsi prima o dopo l'applicazionedella controparete secondo le seguenti disposizioni:

1. pannelli prefiniti con spessore ≤ cm 3:fissaggio nel paramento mediante chiodi o vitiappositamente dimensionati

2. pannelli prefiniti con spessore > cm 3 o tipo sand-wich:

- supporto in calcestruzzo: fissaggio nel supportocon chiodi speciali;

- supporto in muratura: fissaggio con zanche in ferroapplicate al supporto previa asportazione di unaporzione di pannello da ripristinare ad operazionecompiuta.

Per quanto concerne lo strato di finitura interna pro-priamente detto, questo può essere costituito da:

- pitturazione o rivestimento in carta/stoffa;- rivestimento plastico;- rivestimento ceramico, vinilico, ecc.

A questo proposito occorre notare che, mentre l'ap-plicazione di queste finiture sulle lastre di cartonges-so, intonaco o altro rivestimento rigido dotato di qual-che resistenza al fuoco non dà luogo a obiezioni dalpunto di vista della prevenzione incendi, la loro appli-cazione diretta su EPS, anche quando è tecnica-mente possibile, è sconsigliabile in ogni caso, inquanto la loro continuità viene rapidamente compro-messa da un incendio e, oltre ad esporre diretta-mente l’ EPS, le parti staccate dalla finitura possonocontribuire alla propagazione dell'incendio.

REQUISITI E PRESTAZIONIDEL SISTEMA

STABILITÀ E RESISTENZA MECCANICALa controparete preisolata concorre alla stabilitàd'insieme nei confronti degli agenti interni agliambienti.In tal senso, quindi, essa deve poter sopportare lesollecitazioni derivanti dai carichi applicati (peso pro-prio, urti, carichi accidentali) senza che si verifichinodeformazioni permanenti o rotture tali da compro-mettere il buon funzionamento del sistema.In particolare, le sollecitazioni derivanti dai carichiappesi determinano tensioni anche considerevoliche devono essere attentamente valutate e control-late con dispositivi di fissaggio appropriati.Qualora sia presente un'orditura di collegamento, adessa è demandata la stabilità della controparete epertanto deve essere oggetto di dimensionamentostatico adeguato sia per gli elementi costituenti cheper gli ancoraggi meccanici.

COMPORTAMENTO AL FUOCO

La chiusura d'ambito esterno deve essere in grado diimpedire la propagazione di un incendio sia internoche esterno.Gli isolanti dall'interno sotto intonaco o cartongessodevono essere considerati "non in vista" e se il com-ponente isolante è interamente ricoperto da rivesti-mento non combustibile, il complesso è consideratoincompatibile, quindi praticamente non soggetto alimitazioni.Fig. 2

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ISOLAMENTO TERMICO

La chiusura verticale d'ambito deve garantire il rag-giungimento del comfort ambientale interno dal puntodi vista della trasmissione del calore, controllando ilflusso termico in entrata e in uscita.L'ottenimento di valori di resistenza termica globaleaccettabili è affidato essenzialmente allo strato isolan-te, in cui spessore minimo è da determinarsi secondola Legge n. 10.L'impiego di EPS, che presenta valori di conducibilitàtermica molto bassi e stabili nel tempo, risulta parti-colarmente indicato per il soddisfacimento di questorequisito.Il coefficiente di trasmissione termica globale in sezio-ne corrente di una chiusura d'ambito isolata dall'inter-no differisce a seconda della realizzazione del sistemae delle modalità di fissaggio al supporto.Detta Uo la trasmittanza del paramento non isola-to, i valori di U si ottengono mediante le seguentirelazioni:

- manufatti prefiniti incollati

Fig. 3

Fig. 4

- manufatti prefiniti applicati su orditura

- manufatti sandwich

doveRp = resistenza termica del pannellodi cartongessoR = resistenza termica dell'isolante

Il sistema di isolamento dell'interno, rispetto ad altre col-locazioni del coibente, comporta peraltro maggiori dis-persioni termiche causate dalla presenza di ponti termi-ci, in corrispondenza degli orizzontamenti strutturali odei setti con andamento perpendicolare alla tessituradelle chiusure d'ambito, che risultano per lo più di diffi-cile eliminazione. È possibile attenuare l'influenza delladiscontinuità dello strato isolante, ad esempio risvoltan-do il coibente di circa 0,5 m su entrambe le superfici delsetto perpendicolare alla chiusura (Figg. 4 e 5). In pre-senza di angoli esterni della chiusura d'ambito,I'isolamento dall'interno risulta invece più vantaggiosonei confronti di un isolamento esterno.

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CONTROLLODELLA CONDENSAZIONE

Il sistema deve garantire il controllo dei fenomeni didiffusione del vapore acqueo attraverso gli strati com-ponenti, onde evitare, in condizioni igrotermicheambientali sfavorevoli, la formazione di condensa siasuperficiale che interna agli strati.La localizzazione dello strato isolante sulla superficieinterna della chiusura d'ambito risulta essere la piùrischiosa dal punto di vista della formazione di con-densa, per la propensione della curva della pressio-ne effettiva ad intersecare quella della pressione disaturazione.È quindi necessario procedere ad un'analisi accura-ta del comportamento igrotermico della chiusura nelsuo complesso in funzione delle condizioni di tempe-ratura e umidità di esercizio più sfavorevoli, valutan-do i rischi di condensa mediante, ad esempio, il dia-gramma di Glaser.Qualora si riscontri l'eventualità di formazione di con-densa ripetuta all'interno delle stratificazioni co-stituenti la chiusura, può rendersi opportuno preve-dere l'impiego di barriera al vapore, generalmenteinterposta tra il pannello coibente e la lastra di car-tongesso (Figg. 6 e 7). Tale barriera al vapore dovràessere continua per tutto lo sviluppo superficialedella parete, affinché non si determinino fenomenilocalizzati di condensazione.

Fig. 5

CONDENSAZIONE SUPERFICIALE

I rischi di condensazione superficiale vengono valutaticonsiderando il valore della temperatura superficialeinterna, in relazione all'umidità nell'ambienteEssi dipendono dalla produzione di vapore negliambienti, dai ricambi d'aria e dal valore della tempe-ratura ambientale interna.

Fig. 6

Fig. 7

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La relazione fra la temperatura superficiale tp e la tem-peratura dell'aria, interna ti ed esterna te è espressadal parametro ζ:

Il valore di ζ deve risultare nei casi correnti inferiore a0,25 affinchè non si generino fenomeni condensativicon apparizione di degradi sulla superficie internadella chiusura (ad esempio muffe a pennello).In sezione corrente tale condizione è generalmenterispettata; viceversa in corrispondenza di ponti ter-mici non controllati è possibile riscontrare valorisuperiori che rischiano di compromettere il livelloprestazionale della chiusura.

CONDENSAZIONE INTERNA

Per locali d'abitazione normalmente occupati e venti-lati possono essere utili le indicazioni di resistenza alpassaggio del vapore del complesso isolante, in rela-zione al tipo di muro e di controparete e al clima.

deve essere prevista una intercapedine; inoltre l'i-solante deve essere di tipo non idrofilo, caratte-ristica questa soddisfatta dall’EPS. In questo caso,inoltre, è opportuno prevedere un sistema di eva-cuazione al piede del supporto murario, in grado diintercettare e riportare all'esterno sia l'acquameteorica infiltratasi, sia l'acqua di condensa even-tualmente formatasi in relazione a sfavorevoli con-dizioni n igrotermiche.

In particolare, nel caso di murature costituite da dop-pio paramento senza intercapedine con strato esternodi tipo faccia a vista, le prescrizioni tecniche francesiconsigliano di realizzare il paramento interno in lateri-zi forati con spessore di almeno 20 cm. Il controllo delcomportamento all'acqua della chiusura deve essereeffettuato sia in sezione corrente che a livello di puntisingolari che, di solito, si configurano come veicolopreferenziale di infiltrazioni di acqua meteorica.

DURABILITÀ

Il sistema di isolamento dall'interno deve poter garan-tire nel tempo la conservazione delle prestazioni adesso specificatamente demandate quali la resistenzameccanica, I'isolamento termico, il controllo della con-densazione nonché l'aspetto.In condizioni normali di esercizio, la durabilità dei com-ponenti può essere comparata a quella dei pannelli ingesso in analoghe situazioni di impiego, sempre che lestratificazioni esterne costituenti il supporto garantisca-no di per sè di sopportare le sollecitazioni che possonoprodursi per effetto della temperatura, dell'irraggiamen-to solare, del gelo e disgelo e dell'acqua meteorica.Inoltre è necessario che gli accessori di collegamento(guide, montanti, tasselli, ecc.) siano opportunamenteprotetti da fenomeni ossidativi (se di metallo) o darischi di marcescenza (se di legno) soprattutto in rela-zione alla possibilità di formazione di condensa o dipermeazioni idriche o se il montaggio è effettuato inambienti a grande produzione di umidità.È altresì opportuno che, in situazioni in cui è prevedi-bile che il pavimento venga lavato con acqua, sia rea-lizzato un adeguato elemento di protezione al piededella controparete per una altezza di almeno 2 cmsuperiore al piano di calpestio.

PRESCRIZIONI PER LA COSTRUZIONE

A seconda che si impieghi una controparete bistrato(coibente più cartongesso) oppure tipo sandwich(coibente interposto a due strati di cartongesso), lemodalità di posa in opera risultano differenti sia perla localizzazione dei componenti che per i materiali emeccanismi di montaggio da utilizzare.

Impiego Controparte Resistenza alladiffusione delvapore µS (m)

- Muratura o clscon resistenza termicaR > 0,09 m2 K/W bistrato < 1,5in zone con temperaturadi progetto > -15°C

- Cls con R < 0,09 m2 K/W bistrato 1,5 - 6sandwich 0,3 - 6

- Murature antiche con intonaco in gesso bistrato e > 6in zone con temperatura sandwichdi progetto < -15°C

TENUTA ALL'ACQUA

Dal punto di vista del comportamento all'acqua dellachiusura d'ambito, le modalità di applicazione delsistema di isolamento dall'interno sono in relazione algrado di impermeabilità delle stratificazioni esterneallo strato isolante.In tal senso, pertanto, è possibile distinguere due 1classi di supporti (vedi anche Quadro 1):

a) supporto perfettamente a tenuta (rivestimentoesterno impermeabile oppure presenza di inter-capedine ventilata con o senza evacuazione alpiede): la controparete coibentata può essereapplicata direttamente;

b) supporto non perfettamente a tenuta (muraturamonostrato senza barriera impermeabile all'ac-qua): tra la controparete coibentata e il supporto

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1. CONTROPARETI BISTRATO

1.1 Messa in opera mediante incollaggio

Per un'adesione ottimale dei pannelli al supportooccorre che questo risulti il più possibile piano e com-patto ed assolutamente esente da umidità di costru-zione o di risalita capillare. Inoltre esso deve presen-tarsi privo di porzioni polverulente o sudice di sostan-ze grasse od oleose e di effiorescenze; le irregolaritàammissibili, comunque, sono funzione del tipo di col-lante impiegato ed in genere non superano i 15 mm.In caso di applicazione su supporti preesistenti (ristrut-turazione, risanamento, ecc.) questi devono essereverificati con particolare cura e opportunamente trattati:- mediante rimozione completa del rivestimento (pit-

ture, rivestimenti tessili o fibrosi, ecc.) nel caso incui il collante è applicato all'isolante;

- mediante rimozione parziale del rivestimento incorrispondenza dei punti di adesione nel caso incui il collante è applicato al supporto.

Intonaci solubili, ammalorati o scarsamente aderentidevono essere asportati onde garantire perfetta ade-sione al supporto esistente.L'applicazione su intonaco di gesso o su supporto incalcestruzzo liscio deve avvenire con prodotti appo-sitamente predisposti sulla scorta delle specifichecertificazioni.In ogni caso, la posa del collante non deve mai effet-tuarsi nel caso in cui la temperatura ambientale e/oquella del supporto sia inferiore a 5oC.L'incollaggio può realizzarsi in due modi, sia che il pro-dotto venga applicato sul pannello che direttamentesul supporto (circostanza questa consigliabile in casodi muratura preesistente):- strisce continue di circa 5-10 cm di larghezza, ad

interasse media di 30 cm, incrociate;- punti con diametro di circa 10 cm, interasse oriz-

zontale di 30 cm circa e verticale di 40 cm circa.È necessario comunque che, a posa avvenuta, lasuperficie incollata rappresenti circa il 15% dellasuperficie del pannello.In entrambi i casi occorre curare che, a posa avve-nuta, il collante non abbia a debordare dal singolopannello impedendo il perfetto accostamento dellelastre.Dopo le operazioni di incollaggio i pannelli devonoessere applicati al supporto dapprima agendo conpressione manuale, indi battendone la superficiemediante un regolo in legno fino ad ottenere la verti-calità e la complanarità voluta fra le lastre.In tal senso sono da rispettare le seguenti tolleranze:- planarità locale: scarto massimo di 1 mm sotto un

regolo di cm 20 spostato in tutte le direzioni sullesuperficie della controparete;

- planarità generale: scarto massimo di 5 mm sottoun regolo di m 2 spostato in tutte le direzioni sullasuperficie della controparete;

- verticalità: scarto massimo di 5 mm su un'altezza diinterpiano.

A posa avvenuta, i bordi verticali reciproci dei pannel-li devono risultare tali da consentire la perfetta realiz-zazione dei giunti di accoppiamento.Questi vengono ottenuti mediante l'applicazionedi intonaco adesivo o sigillante specifico, con lapresenza o meno di banda appositamente predi-sposta (in fibra di vetro, carta microforata, garza,ecc.) e lisciatura finale, il tutto consentito dallarastremazione dei bordi verticali delle lastre dicartongesso.Il sistema di incollaggio suddetto comporta una dis-tribuzione del collante pressoché uniforme sul-I'interfaccia isolante supporto.È tuttavia possibile realizzare uno strato di micro-ventilazione inserendo nei punti di incollaggio unelemento con funzione distanziatrice costituito damateriale imputrescibile (porzioni di isolante, ele-menti in plastica, ecc.); in tal modo si viene a crea-re una intercapedine di spessore fino a cm 2 checonsente, impiegando il sistema in oggetto, di rea-lizzare murature di tipo 2 secondo la classificazionedel Quadro 1.L'applicazione al piede della controparete di un disposi-tivo di raccolta e smaltimento all'esterno dell'acquaeventualmente infiltratasi attraverso il paramento mura-rio permette di ottenere chiusure di tipo 3.

Fig. 8

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1.2 Messa in operacon fissaggio meccanico

L'applicazione della controparete può essere effet-tuata a secco senza impiego di collanti, attraverso ilfissaggio meccanico dei pannelli ad un'orditura confunzione distanziatrice, essa stessa fissata mecca-nicamente al supporto.Questa tecnologia di posa in opera è senz'altro daprevedersi sia nel caso in cui il paramento murariopresenti irregolarità superficiali consistenti, tali danon poter essere assorbite nello spessore dellostrato collante, sia nel caso in cui il rivestimentointerno di un supporto preesistente appaia decoe-sionato al punto da ritenere inaffidabile l'adesioneindispensabile creare un'intercapedine tra supportoe controparete al fine di raccogliere eventualiinfiltrazioni idriche dovute ad una muratura esternadel tipo non a tenuta.L'orditura può essere costituita da:- listelli di legno trattati con prodotti protettivi anticrit-

togamici e fungicidi, aventi dimensione minima paria mm 50;

- profili metallici in lamiera d'acciaio (con sezionegeneralmente ad U per le guide orizzontali e a Cper i montanti) aventi spessore nominale ≥ 0,6 mme protetti contro la corrosione con sistema idoneo,tipo la galvanizzazione a caldo, con larghezzaminima di mm 35.

In entrambi i casi è possibile ottenere le seguenti con-figurazioni (Figg. 8-10):a) orditura orizzontale e pannelli di controparete ver-

ticali;b) orditura verticale e pannelli di controparete oriz-

zontali;c) orditura verticale e pannelli di controparete verti-

cali.L'ancoraggio dell'orditura al supporto avviene me-diante tasselli ad espansione o chiodi a sparo.Per garantire la stabilità meccanica della controparete,è necessario che l'interasse i degli elementi costituentil'orditura rispetti i limiti riportati nella seguente tabella.

Nel caso c. è bene applicare il montante in corri-spondenza del giunto fra i pannelli.Le lastre costituenti la controparete vengono fissateall'orditura mediante viti o chiodi, questi ultimi usatisolo in presenza di listellatura in legno e comunqueper spessori di isolante inferiori a mm 30.

spessorecartongesso ≤ 13 mm >13 mm

configurazione

a, b i ≤ 50 cm i ≤ 60cm

c i ≤ 40 cm i ≤ 60 cm

Viti e chiodi devono essere di lunghezza tale da pene-trare per almeno 30 mm nell'orditura in legno e alme-no 15 in quella metallica. I punti di fissaggio devonoessere distanziati dai bordi dei pannelli di almeno 10mm ed avere spaziatura media di cm 30.Gli elementi di fissaggio devono essere protetti controla corrosione mediante galvanizzazione a caldo, tem-pratura, fosfatazioni o altra tecnologia specifica.

Fig. 9

Fig. 10

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2. PANNELLI SANDWICH

I manufatti prefiniti composti da un'anima di EPS con-tenuta tra due lastre di cartongesso (pannelli sand-wich) vengono applicati mediante fissaggio meccani-co su orditura in legno trattato, a configurazione verti-cale od orizzontale (Fig. 11).- In presenza di orditura verticale, i pannelli ven-

gono avvitati o inchiodati su listelli verticali disezione mm 50x27, ad interasse di circa 120 cm,in corrispondenza dei quali è realizzato il giuntotra i pannelli.

- In presenza di orditura orizzontale, i pannelli ven-gono avvitati od inchiodati su due listelli di legnocontinui posti al piede ed in sommità della pare-te. Al fine di irrigidire la controparete è necessa-rio prevedere un opportuno spessoramento ametà altezza dei pannelli in corrispondenza delgiunto verticale, generalmente costituito da por-zioni di EPS.Tale tecnologia di applicazione non permette direalizzare chiusure d'ambito di tipo 3 o 4 secondoil Quadro 1, dal momento che l'eventuale pene-trazione idrica attraverso la parete andrebbecomunque ad interessare la listellatura inferiore.

Gli elementi in legno costituenti l'orditura devonoessere opportunamente trattati con prodotti anticrit-togamici e fungicidi e, in localizzazioni particolarmenteumide, protetti con dispositivi impermeabili.

3. SOLUZIONI ESECUTIVE

In generale, qualunque sia il tipo di controparete adot-tato, la lavorazione dei pannelli al fine di adattarli allesituazioni specifiche può avvenire mediante:a) taglio da effettuarsi con sega o segaccio manuali o

sega circolare elettrica;b) rifilatura, da effettuarsi preferibilmente con pialla;c) foratura, da effettuarsi con trapano elettrico o

manuale.I giunti d'angolo devono essere realizzati in manieratale da non creare soluzioni di continuità dello stratoisolante.Pertanto, per gli spigoli convessi occorre asportareda uno dei due pannelli una porzione verticale di iso-lante di misura pari allo spessore del pannello stes-so, accostare gli elementi e disporre un angolaremetallico di rinforzo; per gli spigoli concavi occorreinvece asportare una porzione di cartongesso dimisura pari allo spessore del pannello, accostare glielementi e realizzare un giunto come in sezione cor-rente.Nel caso di controparete incollata al supporto, per l'in-stallazione dell'impianto elettrico i cavi possono esse-

re alloggiati entro apposite scanalature praticate nellamuratura o direttamente nello strato isolante median-te fresatura; nel caso di cavi di sezioni ridotta questipossono essere contenuti nell'interspazio che si creatra supporto e controparete (Fig. 12).Le figure seguenti (13-19) rappresentano alcuni det-tagli esecutivi di sezioni correnti e punti singolari perdifferenti modalità di posa in opera della contro-parete preisolata.

Fig. 11

Fig. 12

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Fig. 13 - Sezione orizzontale - Giunto frapannelli di cartongesso

Fig. 14 - Sezione orizzontale - Giuntod’angolo convesso fra pannelli di carton-gesso

Fig. 15 - Sezione orizzontale - Giuntod’angolo concavo fra pannelli di carton-gesso

Fig. 16 - Assonometria - Particolare difissaggio del cartongesso all’onditura

Fig. 19 - Sezione verticale - Giunti fracontroparete e intradosso ed estradossodi solaio

Fig. 17 - Sezione orizzontale - Giunto fracontroparete e serramento a filo interno

Fig. 13-19

1 Supporto 10 Guida metallica2 EPS 11 Serramento3 Cartongesso 12 Listello di partenza4 Collegamento 13 Guida in PVC5 Banda di giunzione 14 Zoccolo a pavimento6 Intonaco adesivo 15 Sottofondo7 Rasatura 16 Pavimento8 Intonaco di collegamento 17 Listello di finitura in gesso9 Staffa metallica 18 Desolidarizzante

Fig. 18 - Sezione orizzontale - Giunto fracontroparete e serramento con imbotteisolata

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PATOLOGIE ED ERRORI

L'adozione del sistema di isolamento dall'interno insituazioni di ristrutturazione edilizia comporta l'altera-zione dell'equilibrio termoigrometrico della chiusurad'ambito. Questo fatto impone la necessità di effettuareun'accurata indagine sulle prestazioni dei materialiadottati e sull'attitudine all'impiego nonché un'attentaverifica del comportamento igrotermico della parete. Ilmancato controllo dei parametri suddetti, insieme all'im-possibilità di eliminare ponti termici strutturali o all'ina-deguatezza delle applicazioni ad affrontare ete-rogeneità termiche in corrispondenza di muri perpen-dicolari al supporto da isolare, determinano sovente lepiù significative situazioni di degrado che si evidenzianocon patologie legate ai fenomeni di diffusione del vapo-re, la cui eliminazione è di difficile attuazione senzacompromettere la realizzazione della controparete.Viceversa, un'analisi preventiva accurata delle caratte-ristiche di applicazione anche in funzione della per-meabilità al vapore della chiusura, permette di adottareprodotti e accorgimenti tecnici appropriati. Circa il risul-tato formale della soluzione, il rispetto delle prescrizionispecifiche dei prodotti per la messa in opera nonché laperizia costruttiva consentono di evitare degradi con-nessi al requisito dell'aspetto. Quanto detto, unitamen-te alla possibilità di degrado della controparete dovutaalle infiltrazioni idriche del supporto non impermeabile oai danni derivanti da sollecitazioni meccaniche impro-prie non controllate preventivamente, evidenzia comeanche questo sistema di isolamento delle pareti verti-cali, benché apparentemente di facile adozione, non siaesente da rischi di insuccesso causati per lo più daposizioni semplicistiche e di sottostima dei problemiinerenti, assunte in sede di scelta del sistema, di pro-gettazione e di esecuzione spesso non all'altezza delladestinazione d'uso. Al fine di contribuire ad individuarele patologie e gli errori più ricorrenti, se ne riporta diseguito un quadro organizzato in funzione degli agentidi degrado.

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MANUTENZIONE

I pannelli costituenti la controparete, se applicati concura e secondo le regole dell'arte, hanno durataparagonabile a quella di un paramento interno di tipotradizionale con finitura a gesso.Pertanto le operazioni di manutenzione ordinaria siIimitano al ripristino dello strato di rivestimento inter-no (tinteggiatura, tappezzeria in stoffa, carta, ecc.)con frequenza dipendente dalle condizioni d'uso dellocale. Qualora si riscontrassero degradi dovuti adurti (quali fessurazioni, imbozzamenti, abrasioni), adeformazioni incontrollate dei pannelli (dovute a sol-lecitazioni igrotermiche impreviste, imbibizione, ecc.)oppure a sollecitazioni meccaniche da carichi appe-si è possibile intervenire come segue:- se l'entità del degrado è lieve e circoscritta, ripri-

stinando la continuità del cartongesso con rasatu-ra localizzata di intonaco di gesso o, even-tualmente, di prodotti a base di collante;

- se l'entità del degrado è consistente, sostituen-do i pannelli ammalorati con elementi aventiidentiche caratteristiche fisicochimiche e morfo-logiche.

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ISOLAMENTO ESTERNODELLE PARETI VERTICALI

CON COMPONENTI LEGGERIPREFABBRICATI (“VÊTURES”)

8.

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ISOLAMENTO ESTERNO DELLE PARETI VERTICALICON COMPONENTI LEGGERI PREFABBRICATI (“VÊTURES”)

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CONSIDERAZIONI GENERALI

L'isolamento delle chiusure perimetrali degli edificirealizzato mediante applicazione del coibente ester-namente all'involucro murario offre notevoli vantaggidal punto di vista del comportamento alle sollecita-zioni igrotermiche. Infatti, la realizzazione di un sif-fatto sistema di facciata comporta:- I'eliminazione dei ponti termici e delle patologie

conseguenti, grazie alla continuità dello strato ter-moisolante;

- I'incremento dell'inerzia termica della chiusura;- la protezione degli elementi strutturali dagli agen-

ti atmosferici aggressivi;- la riduzione delle mobilità di origine termica della

chiusura d'ambito determinata dall'irraggiamentosolare e dalla temperatura dell'aria;

- la creazione di un efficace schermo alla per-meazione di acqua meteorica (in funzione dellospecifico strato di tenuta all'acqua);

- la riduzione dello spessore complessivo dellachiusura d'ambito ed il conseguente ottenimentodi una superficie utile maggiore rispetto a sistemidi chiusura tradizionali;

- la particolare idoneità di impiego in situazioni direcupero del patrimonio edilizio mirato alla riqua-lificazione del comfort ambientale interno, senzariduzione delle superfici abitabili;

- un miglior comportamento della chiusura opacaalla trasmissione del vapore, causato dall'ottimalesuccessione delle stratificazioni;

- la relativa facilità di intervento di manutenzioneordinaria e straordinaria.

Questi vantaggi hanno indotto gli operatori del setto-re edilizio a ricercare tecnologie adeguate a realiz-zare sistemi di isolamento delle facciate dall'esternocon un grado di affidabilità tale da poterne garantireuna diffusa applicazione in alternativa alle imposta-zioni edilizie convenzionali. In tal senso, già daparecchi anni, si sono affermate anche sul mercatoitaliano delle costruzioni le soluzioni con intonacosottile su isolante (cappotto) e quella detta "facciataventilata".Accanto a queste tecnologie ormai consolidate alpunto da riscuotere consensi sempre più allargati,sono recentemente apparsi in Francia sistemi ricchidi spunti innovativi, frutto dello sforzo ideativo teso adun sempre maggiore approfondimento della tecnolo-gia di isolamento dall'esterno in ordine ai criteri diapplicazione, all'impiego dei materiali e agli aspettifunzionali, non disgiunti dai risvolti di natura estetica.Si tratta dei sistemi che vanno sotto il nome di "vêtu-res"; essi, secondo la definizione di P. Fallard delC.S.T.B., si presentano come un "mantello imper-meabile e imbottito, con cui si abbiglia, in una sola

operazione, un edificio per proteggerlo dalla pioggia,dal freddo, dal sole e per donargli un aspetto piace-vole". Al di là della metafora suggestiva, la vêture siconfigura come un rivestimento di facciata disconti-nuo costituito dalla giusta posizione di pannelli pre-fabbricati che realizzano lo strato di tenuta rivesti-mento e di isolamento termico, applicati direttamen-te al supporto (chiusura verticale opaca d'ambito)senza l'ausilio di un'orditura continua.In realtà, le prime applicazioni di vêtures sono stateeffettuate in Canada attorno agli anni '60 e successi-vamente in Svizzera, ma è in Francia che si è parti-colarmente sviluppata questa tecnologia con lamessa a punto di sistemi di rivestimento leggero iso-lante, affidabili per quanto riguarda la tenuta e con itempi di messa in opera ridotti al minimo.In Francia, dal 1980 ad oggi la veture si è via viaaffermata ricoprendo un proprio ruolo nel settore edi-lizio, in alcuni casi alternativo al cappotto e alla fac-ciata ventilata, grazie a certe caratteristiche specifi-che che ne esaltano aspetti innovativi vantaggiosi;numerose industrie di componenti hanno immessosul mercato diversi sistemi con materiali e tecnologiepeculiari, provvisti di certificazione (Avis Technique).Inoltre sono state pubblicate le "Directives, UEAtc debase pour l'agrément des composants manufacturésd'isolation thermique extérieure des facades (vetu-res)" le quali, nonostante il carattere non definitivo deicontenuti, come specificato nella pubblicazione stes-sa, forniscono un valido strumento guida per l'indivi-duazione delle prestazioni, delle proprietà e dei con-trolli di qualità; di queste Direttive si è ampiamentetenuto conto nella redazione del presente Quaderno.In generale queste nuove formulazioni tecnologichepresentano le seguenti caratteristiche distintiverispetto ai citati sistemi di isolamento dall'esterno dipiù solida tradizione:- Presenza di uno strato di tenuta di tipo rigido,

direttamente sovrapposto a lastre di materialeisolante applicate al supporto in modo continuo;ciò conferisce all'elemento e quindi al sistemauna notevole rigidezza e resistenza meccanica,principalmente in relazione a carichi accidentali eurti, rendendolo idoneo ad essere impiegato incondizioni di esposizione ed accessibilità severeper il rivestimento (piano terra, sfondato di loggee balconi, ecc.).

- Semplicità di posa in opera degli elementi, favori-ta dal preassemblaggio dei materiali e dal metododi applicazione mediante incastri e battentatureche autoregolano verticalità e complanarità d'in-sieme. ciò da un lato configura, pur con una solu-zione ad alto contenuto tecnologico, la possibilitàche il montaggio avvenga senza manodoperaspecializzata e, al limite, con operazioni prossime

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Fig. 1

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al "fai da te", dall'altro determina un significativocontenimento dei costi di costruzione, connessoalla rapidità esecutiva.

- Applicazione per punti con fissaggi meccanici;quindi non si richiedono lavori preparatori di con-solidamento del supporto, anche in presenza dimurature o rivestimenti continui ammalorati local-mente o diffusamente, purché il degrado sia limi-tato alla porzione superficiale della chiusura; ciòtende a minimizzare gli aspetti di complessità diposa, riducendo quelle operazioni preliminari, cheinvece sono necessarie per altre tecnologie.Inoltre l'ancoraggio meccanico diretto al supportofacilita sensibilmente la valutazione della resi-stenza al vento del sistema.

- Capacità di assorbire facilmente gli eventualifenomeni di mobilità indotti dagli strati sottostanti.

- Battentatura degli elementi, sia nell'isolante chenel rivestimento; ciò costituisce uno schermoidraulico in grado di esplicare le sue funzioni invirtù della forma senza l'intervento di coprigiunti eguarnizioni; inoltre, I'accoppiamento degli ele-menti è fatto in modo da favorire l'evacuazionedell'eventuale acqua di condensa formatasi aridosso dello strato di rivestimento.

- Isolante continuo; ciò garantisce il controllo deiponti termici.

- Utilizzo di elementi di diverse dimensioni e forma;ciò conferisce al sistema doti di versatilità perogni tipo di edilizia (residenziale, industriale, ter-ziaria, ecc.).

- Conformazione a piccoli elementi discreti; ciò per-mette di effettuare con semplici operazioni e costicontenuti la sostituzione integrale di singole lastre(rivestimento più isolante), in caso di degradolocalizzato del sistema.

La Figura 1 evidenzia nel suo insieme una applica-zione di vêtures e fornisce un'idea del risultato for-male che ne può derivare.Tutti questi elementi di interesse per i sistemi di iso-lamento esterno delle pareti verticali con componen-ti leggeri prefabbricati, cominciano ad essere avver-titi anche in Italia.

DESCRIZIONE DEGLI STRATI

I sistemi di isolamento esterno delle pareti verticalicon componenti leggeri prefabbricati sono costituitidal componente prefabbricato e dagli elementi per ilsuo fissaggio alla parete supporto. L'elemento pre-fabbricato è composto da uno strato di rivestimentoe da uno strato isolante sottostante. Si possono pre-sentare diversi tipi di collegamento fra i due strati, glielementi di fissaggio e il supporto.

1. I due strati sono collegati fra loro nello stabilimentodi prefabbricazione; gli elementi per il fissaggio alsupporto possono far presa sull'isolante (Fig. 2),oppure sul rivestimento (Fig. 3); sono i sistemi piùdiffusi e ad essi in particolare ci si riferisce con ilnome vêtures. Nel primo caso il collegamento trarivestimento e isolante è permanentementeresponsabile della resistenza alle sollecitazioni cuiè sottoposto il complesso e analizzate più avanti.

Fig. 3

Fig. 2

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Fig. 4 Fig. 5

Nel secondo caso tale collegamento ha una fun-zione temporanea, fino a fissaggio avvenuto,dopo di che spetta al collegamento diretto tra rive-stimento e supporto il compito di resistere alle sol-lecitazioni di esercizio; funzionalmente quindiquesti ultimi sistemi sono assimilabili a quelli delseguente punto 2.

2. I due strati si presentano separati al montaggio;I'isolante viene applicato al supporto con un col-lante temporaneo; il rivestimento viene poiapplicato con dispositivi che attraversano l'iso-lante e fissano al supporto tutto il sistema. (Fig.4). In questo caso l'isolante generalmente non èin forma di manufatti speciali, ma di lastre pianecommerciali, battentate; ciò può fornire qualchemotivo di maggiore economicità. Questi sistemisono proposti anche per interventi su pareti conisolamento esterno preesistente, ma da ricopri-re. Tali soluzioni, che i francesi hanno chiamatovêtages, differiscono da quelle a facciata ventila-ta essenzialmente per l'assenza dello strato dicollegamento del rivestimento al supporto; inoltrela lama d'aria è assente o molto ridotta.

3. I due strati si presentano ancora separati al mon-taggio, ma l'isolante è conformato, in certi punti, inmodo idoneo per il fissaggio meccanico perma-nente al supporto, mentre altre parti sono rinforza-te per l'applicazione del rivestimento, che vienequindi fissato all'isolante e non al supporto (Fig. 5).Questi sistemi, chiamati bardures, sono ancoraoggetto di ricerca applicata.

Le Direttive distinguono componenti di piccoladimensione, la cui superficie non supera 0,4 m2 e ilcui peso non è maggiore di 5 kg, e componenti digrandi dimensioni, per i quali una delle caratteristi-che sopra dette è superata.I componenti di grandi dimensioni sono caratterizzatiin generale da rivestimenti a doghe di 20-30 cm dilarghezza fino a 6 m di lunghezza, mentre non visono finora esempi di grandi pannelli ad altezza dipiano; questi ultimi comporterebbero probabilmentequasi sempre l'esigenza di produzioni su misura, chemal si accordano con il principio della prefabbrica-zione, mentre i componenti di piccole dimensionistandard si possono più facilmente adattare sulposto alle diverse situazioni applicative.Gli elementi di piccole dimensioni permettono,secondo la conformazione dei giunti nei diversi siste-mi, soltanto disposizioni a lato lungo orizzontale, congiunti verticali sfalsati o allineati (Fig. 6a), oppure alato lungo verticale, pure a giunti verticali sfalsati oallineati (Fig. 6b), ma in qualche caso anche a dis-posizione mista (Fig. 6c).

1. SUPPORTO

Il supporto costituisce lo strato portante del sistema,cui questo è vincolato con le diverse tecniche diancoraggio. In conseguenza del fatto che il sistemadi isolamento prefabbricato può essere impiegato siain nuove costruzioni, che nel recupero del patrimonioedilizio esistente, il supporto si presenta con caratte-

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ristiche fisiche e di finitura diverse. Si può pertantodistinguere una finitura tipo faccia a vista (muraturain laterizio, blocchi di calcestruzzo, setti in calce-struzzo armato, pannelli prefabbricati, ecc.) o finituracontinua (intonaco minerale, plastico, verniciature,ecc.) o discontinua (piastrelle di materiali ceramici,pasta di vetro, klinker, ecc.) Possono differire in con-seguenza gli eventuali Iavori preparativi all'applica-zione del sistema isolante prefabbricato.Il posizionamento dello strato termoisolante esternoal supporto comporta una notevole riduzione dellepossibili mobilita di tipo termico dello stesso, conconseguente limitazione delle deformazioni indotte;ciò assicura la diminuzione delle tensioni internedella parete anche in situazioni di particolari solleci-tazioni termiche dello strato esterno di rivestimento.

1. STRATO TERMOISOLANTELo strato termoisolante determina l'ottenimento delcomfort ambientale richiesto all'interno dell'edificio,

per la parte che dipende dal comportamento igroter-mico della chiusura d'ambito esterno. Per un buonfunzionamento, è necessario che I'isolante sia ade-rente al supporto, del quale sarà stata quindi verifi-cata una sufficiente planarità. La forma dello stratoisolante non è in generale quella della semplicelastra piana, perciò è necessario che il materialepossa essere stampato o sagomato facilmente conlavorazioni meccaniche; esso poi deve avere rigiditàe resistenza sufficienti e non essere deteriorabiledall'acqua che può passare attraverso le battentatu-re dello strato di rivestimento o dall'umidità che deveattraversare la parete. Il materiale isolante che finoad oggi si è trovato maggiormente rispondente all'in-sieme di queste esigenze tecnologiche e prestazio-nali è il Polistirene Espanso Sinterizzato, caratteriz-zato in particolare da un bassissimo assorbimentod'acqua (materiale non idrofilo).Per questo impiego è consigliabile l’EPS a ritardatapropagazione di fiamma, con massa volumica di1520 kg/m3.Le lastre hanno generalmente bordi sagomati ondeottenere la continuità del coibente e la facilità dimessa in opera degli elementi, e favorire il deflussoverso l'esterno delle infiltrazioni meteoriche (vedi peresempio la Fig. 2). In alcuni sistemi (per esempioquello di Fig. 7) la funzione di supporto del rivesti-mento è ottenuta con apposite battentature sul latoesterno del coibente, alle quali vengono fissate ascatto le doghe di rivestimento.Onde permettere l'eliminazione dell'acqua di con-densa a ridosso dello strato di rivestimento (quandoquest'ultimo è impermeabile al vapore), I'elemento

Fig. 6

Fig. 7

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isolante presenta la superficie esterna interessata dascanalature o rilievi geometrici che creano disconti-nuità tra le facce a contatto, realizzando una condi-zione di microventilazione che attiva la diffusione delvapore verso l'esterno (vedi Fig. 8).In altri casi le scanalature, a coda di rondine, ser-vono per l'aggrappaggio del rivestimento applicatoall'isolante allo stato pastoso (intonaci rinforzati omalte GRC, Fig. 9).In alcuni casi, infine, il collegamento con il rivesti-mento è ottenuto con collanti (per esempio hotmelt).Il dimensionamento dello spessore delle lastre deveavvenire tenendo presenti le prescrizioni di cui allalegge 10 del 9.1.91 per il risparmio dei i consumienergetici.

3. STRATO DI RIVESTIMENTO E TENUTALo strato di rivestimento e tenuta ha la funzione diproteggere gli strati sottostanti dagli agenti esterni(precipitazioni, vento, urti, carichi accidentali, ecc.) e

Fig. 8

Fig. 9

di conferire all'edificio la sua qualifica formale.I materiali usualmente impiegati sono:- prodotti metallici:

• Iamiera di alluminio• Iamiera di acciaio

- prodotti minerali:• Iastre sottili di pietra naturale• fibrocemento• intonaco armato con tessuto di vetro• cemento armato con fibra di vetro (GRC)

- prodotti organici:• poliestere rinforzato con fibra di vestro (BMC)• PVC estruso• stratificato fenolico

Gli elementi metallici devono essere opportunamen-te trattati con procedimenti protettivi (verniciatura,zincatura, ecc.) tali da garantire la durata in presen-za di agenti atmosferici aggressivi.I rivestimenti realizzati con materiali facilmente sago-mabili (lamiere, PCV, BMC) presentano bordi sago-mati che realizzano l'accoppiamento mediante bat-tentatura congegnata in modo tale da permettere l'e-liminazione dell'eventuale condensa che può fermar-si a ridosso della superficie interna del rivestimento eda innescare, attraverso opportuni fori, uno stato dimicroventilazione; la continuità della battentaturalungo tutto lo sviluppo delle lastre e la sua confor-mazione impediscono possibili infiltrazioni idriche inpresenza di pioggia e vento, favorendo il dilavamen-to omogeneo della parete esterna. La Figura 33mostra un esempio con doghe orizzontali in PVC e leFigure 31, 32 un esempio con pannelli in alluminio.Nel caso di rivestimento minerale (pietra naturale ofibrocemento, malte e intonaci), le battentature delrivestimento non sono generalmente possibili; in

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qualche caso si ricorre a sovrapposizioni o a guarni-zioni in vista, ma più comunemente l'accostamentotra elementi è trattato come un giunto aperto e latenuta è affidata all'accostamento della sottostantelastra di polistirene, come nelle Figure da 11 a 16.La finitura superficiale, in relazione alla varietà deimateriali impiegati per il rivestimento, può essere lapiù varia, sia come colore che come brillantezza eopacità, come grana (liscia, granigliata, marezzata,ecc.) e forma.Si può osservare in Francia e in Germania una ten-denza ad imitare superfici tradizionali (ardesia, gra-nigliati, intonaci), anche con l'applicazione sul pan-nello di rivestimento di una finitura supplementare;oltre a snaturare il carattere del materiale, si rischiain questo modo di ridurre anche il mantenimentonel tempo dell'aspetto iniziale. Spetta quindi allacollaborazione tra i produttori dei sistemi e gli archi-tetti trovare le espressioni più adeguate alle esi-genze locali e che insieme esprimano meglio i prin-cipi dell'isolamento prefabbricato e la natura deimateriali impiegati. Si può osservare in particolareche l'effetto della grana in distanza si perde e cherimangono prevalenti i colori e la maggiore o mino-re brillantezza.

4. ELEMENTI DI COLLEGAMENTO

Gli elementi di collegamento hanno la funzione direalizzare l'ancoraggio del sistema al supporto incondizioni di assoluta stabilità alle sollecitazioni sta-tiche e dinamiche esterne.Il collegamento è ottenuto mediante vincolo puntifor-me degli elementi; ciò comporta una notevole sem-plificazione esecutiva rispetto ad un sistema di rive-stimento a facciata ventilata con orditura strutturalecontinua. La scelta del tipo di fissaggio è condizio-nata dalle caratteristiche del supporto il quale, per-tanto, deve essere analizzato preventivamente.Si può distinguere:- ancoraggio meccanico, da impiegarsi per ele-

menti preassemblati; realizzato con zanchemetalliche di varie forme preventivamente fissateal supporto (collegamento indiretto) (Fig. 2) oppu-re con tasselli ad espansione o a percussionepassanti (collegamento diretto) (Fig. 3).

- Ancoraggio meccanico e chimico, da impiegarsiper elementi non preassembiati; esso prevededue fasi successive di intervento:• incollaggio delle lastre isolanti al supporto ed

eventuale chiodatura con tasselli a testa allar-gata (con tecnologia analoga alla realizzazionedello strato isolante nel sistema di rivestimentoa cappotto;

• aggancio dell'elemento di rivestimento e tenutacon tasselli ad espansione o percussione pas-santi (Fig. 4). In tal caso è necessario provve-dere la testa della vite di una piastrina di distri-buzione degli sforzi, onde evitare la deforma-zione del rivestimento in fase di serraggio deltassello (Fig. 10).

L'impiego di fissaggio a percussione deve essereoggetto di particolare attenzione per non introdurredeformazioni del rivestimento. In generale il produt-tore di ogni sistema di isolamento prefabbricato for-nisce gli elementi di collegamento specifici o preci-sa quali, fra i materiali in commercio, sono idoneiper il proprio sistema, sia dal punto di vista deldimensionamento strutturale che del comportamen-to nel tempo.

5. ACCESSORI

Per garantire la tenuta all'acqua del sistema e realiz-zare un accostamento ottimale con altri elementi dellafacciata, è necessario impiegare opportuni profilatisagomati per ogni punto singolare (partenza allabase, arresto superiore, angoli interno ed esterno, rac-cordo con serramento, ecc.). Generalmente tali ele-menti sono realizzati in alluminio o acciaio pretrattati.

STABILITÀ E RESISTENZAMECCANICA

Il sistema deve essere in grado di sopportare le sol-lecitazioni derivanti dai carichi ad esso applicati(peso proprio, vento, urti, carichi accidentali) e tra-smetterli al supporto attraverso lo strato di collega-mento, senza che si verifichino deformazioni plasti-che e/o cedimenti e/o rotture tali da compromettere ilfunzionamento.

Fig. 10

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Fig. A

Fig. B

Fig. C

Tab. 1

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L'azione del vento andrà valutata con riferimentoall'ubicazione (regione e altitudine) dell'edificio, allasua altezza e all'esposizione della parete ai ventidominanti; il tutto facendo riferimento alle prescrizio-ni normative vigenti in materia. Il QUADRO 2 riportale recenti raccomandazioni, specifiche per i rivesti-menti di facciata, emesse dalla EuropeanConvention for Constructional Steelwork (ECCS).In ogni caso, il sistema deve offrire sufficiente resi-stenza meccanica agli effetti della pressione edepressione cinetica e alle vibrazioni dovute alvento. A tal proposito è opportuno riferirsi a risultati diprove sperimentali connesse sia al sistema di fissag-gio sia alla resistenza propria dei differenti materialicostituenti l'elemento e del loro assembiaggio.In Francia, I'Avis Technique di ogni sistema di veturefornisce i valori espressi in Pascal della resistenzaammissibile ai suddetti effetti cinetici (generalmentepiù di 2000 Pa); questi valori sono indipendenti dallascelta del sistema di ancoraggio, a priori suppostoadeguato. Nel caso di prove in depressione, le carat-teristiche del campione di prova devono essere taliper cui i tasselli di fissaggio non possano costituirepunti deboli. Comunque, dal momento che lo strato ditenuta e rivestimento è generalmente a contatto più omeno continuo con lo strato isolante non com-pressibile, le prove di resistenza alla pressione delvento sono poco significative e analoghe a quelle ditutti gli altri sistemi di isolamento dall'esterno; vicever-sa, gli effetti del carico ripartito in depressione vannovalutati molto attentamente, attraverso simulazionesu campioni al vero, per esempio con i metodi datempo codificati per la prova delle finestre. Va anchetenuto presente che, in sistemi con strato di ventila-zione, la lama d'aria comunicante con l'esterno tendead equilibrare le pressioni sulle due facce dello stratodi tenuta, riducendone gli effetti rispetto ad elementiprivi di intercapedine come evidenzia il Quadro 2.Occorre poi analizzare l'azione combinata di pesoproprio e vento (soprattutto in presenza di elementi digrandi dimensioni) e considerarne la forza risultanteal fine del dimensionamento dei tasselli, analoga-mente a quanto si fa per i sistemi a facciata ventilata.In considerazione dei materiali costituenti lo strato ditenuta e rivestimento, per lo più aventi elevati coeffi-cienti di dilatazione termica, occorre verificare attenta-mente il comportamento degli elementi e del collega-mento sotto l'effetto delle variazioni igrotermiche, affin-ché non avvengano fenomeni distruttivi o deformazio-ni permanenti in grado di compromettere l'efficienzadel sistema. In particolare, temperature limite superfi-ciali di riferimento sono considerate le seguenti:• 20 oC e + 80 oC all'esterno• 0 oC e + 50 oC all'interno.Gli shocks dovuti a repentini salti termici (dell'ordine

di 50 K) o alle sollecitazioni indotte da fenomeni digelività non devono produrre patologie tali da ridurrei limiti di prestazione del sistema. In relazione allemobilità di origine termica del supporto occorre pre-vedere opportuni giunti di dilatazione nel sistema ingrado di assorbire le deformazioni senza compro-mettere l'integrità degli ancoraggi e i meccanismi diaccoppiamento degli elementi.Per effetto degli urti accidentali che possono veri-ficarsi in situazioni di particolare esposizione agliutenti (piano terreno, logge, coperture praticabili,ecc.) il sistema non deve subire degradi capaci diprovocare nel tempo il distacco dell’elemento ecomunque deve resistere agli urti da corpo duro con-servando l'indeformabilità del rivestimento a garan-zia del requisito di aspetto.

COMPORTAMENTO AL FUOCO

I sistemi di isolamento dall'esterno delle pareti d'am-bito devono essere tali per cui né i materiali compo-nenti né i gas che possono svilupparsi con la com-bustione non devono contribuire alla propagazioneda un piano all'altro di un incendio eventualmentesviluppatosi all'interno dell'edificio.Inoltre l'incremento di temperatura o la combustionedegli elementi non devono causarne il distacco tota-le o anche parziale.Mentre non si impongono limitazioni all'impiego dicomponenti incombustibili, precauzioni sono daosservare per gli altri materiali, in relazione allecaratteristiche dimensionali dell'edificio, ed è neces-sario tenere in considerazione le proprietà chimicofisiche del sistema di ancoraggio, in rapporto alla suapossibilità di collassamento indipendentemente ocomunque prima di quello degli strati adiacenti.Non esiste ancora alcuna normativa italiana spe-cifica contenente prescrizioni sulle caratteristiche direazione al fuoco di rivestimenti esterni di facciata.

ISOLAMENTO TERMICO

Il sistema di isolamento termico della chiusura d'am-bito, deve mantenere al di sotto dei limiti impostidalla normativa il valore del coefficiente di disperdi-mento termico globale e contribuire al soddisfaci-mento del requisito di benessere ambientale interno.La continuità dello strato isolante, caratteristica deisistemi considerati, evita la formazione di ponti ter-mici che incrementano le dispersioni e attivanofenomeni condensativi locali. In tal modo il sistemagarantisce un comportamento ottimale della chiusu-ra rispetto ai fenomeni legati ai flussi termici.

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Tuttavia taluni accessori di ancoraggio o di finituracostituiti da profili metallici possono innescare flussitermici, dei quali occorre avere conoscenza per lacorretta scelta e localizzazione dei dispositivi.L'ottenimento dei valori voluti di resistenza termica èlegato essenzialmente allo spessore del pannellocoibente, essendo lo strato di rivestimento e tenutapoco influente, sia per i ridotti spessori impiegati, siaper i coefficienti di conducibilità termica generalmen-te elevati.L'impiego di EPS consente bassi spessori del pan-nello isolante, dal momento che presenta bassissimivalori di conducibilità. Tuttavia, indipendentementedalle prescrizioni alle quali devono soddisfare lepareti conformemente a quanto previsto dalla legge10/91, i sistemi finora realizzati hanno in genere unaresistenza termica media superiore a 1 m2, K/W, cuicorrisponde uno strato di EPS di almeno 50 mm.La determinazione della trasmittanza U della chiusu-ra d'ambito dotata di sistema di isolamento esternoprefabbricato può essere effettuata a partire dal valo-re Ko in sezione corrente, mediante la relazione.

ove Rv è la resistenza termica media del sistema,che tiene conto dei differenti spessori del pannelloisolante dovuti alla presenza delle scanalature o dirilievi geometrici, n la densità dei fissaggi (no/m3) e α(W/no K) la trasmittanza puntiforme del fissaggio.I valori dei parametri sono connessi a ciascun siste-ma particolare in relazione alla morfologia del pan-nello isolante e sono esplicitati, in Francia, nelle pre-scrizioni riportate nei relativi Avis Techniques.

CONTROLLODELLA CONDENSAZIONEINTERSTIZIALE

Il sistema delle chiusure d'ambito esterno devegarantire il controllo dei fenomeni di diffusione delvapore acqueo attraverso gli strati componenti, ondeevitare, in condizioni igrotermiche ambientali sfavo-revoli, la formazione di condensa, sia superficialeche interna agli strati.Da questo punto di vista, il modello di funzionamentodei sistemi di facciata con isolamento dalI'esterno risul-ta in genere particolarmente soddisfacente, in quantola pressione di vapore all'interno della stratificazionedifficilmente raggiunge il valore di saturazione.Tuttavia, data la trascurabile resistenza termica dellostrato di rivestimento dei sistemi di isolamento pre-fabbricati, ciò potrebbe verificarsi all'interfaccia fra

rivestimento e isolamento, se il primo offre una resi-stenza elevata al passaggio del vapore.Da questo punto di vista, le citate Direttive Francesiclassificano i sistemi in tre categorie:1. sistemi "ventilati", nei quali esistono degli oppor-

tuni orifizi di ventilazione, di larghezza pari adalmeno 5 mm su tutta la lunghezza delI'elemento.In tal modo si realizza un debole flusso d'aria tral'isolante e il rivestimento, in grado di asportare ilvapore in uscita; in queste condizioni il sistema èassimilabile ad una parete ventilata;

2. sistemi "respiranti", distinti in due tipi:• elementi con strato di tenuta avente debole resi-

stenza alla diffusione del vapore; è il caso deirivestimenti con intonaci e malte cementizie rin-forzate;

• elementi con strato di tenuta resistente al vapo-re ma avente orifizi di ventilazione in grado dilimitare sensibilmente i fenomeni condensativi;è il caso dei rivestimenti metallici e di PVC sulastra di Polistirene espanso con superficiesagomata;

3. sistemi "stagni", nei quali l'isolante presenta unaresistenza alla diffusione del vapore maggiore diquella di uno strato d'aria di 9 m (µs >9 m). Datigli spessori s correnti (0,05-0,1 m) e del coeffi-ciente µ del Polistirene espanso nelle massevolumiche usate in questi sistemi (µ = 20 ÷ 50),questo caso particolare si verifica difficilmente. Intali sistemi può essere necessario adottare unostrato di barriera al vapore.

La valutazione del rischio di condensa va affrontatacon riferimento al sistema impiegato, alle caratteristi-che del supporto e alle condizioni igrotermiche inter-ne ed esterne.Ciò può essere fatto sia con il calcolo (programmicon il metodo degli elementi finiti sono stati studiatidal CSTB per i sistemi respiranti del 2o tipo), o conprove pratiche sul sistema completo, sia in condizio-ni di cicio termico annuale, sia in fase di essicazionedi muri nuovi, generalmente la più gravosa.

TENUTA ALL'ACQUA

Il sistema isolante prefabbricato deve proteggere glistrati sottostanti dalle penetrazioni idriche dovute alleprecipitazioni atmosferiche (pioggia, neve, grandine)assicurando una perfetta tenuta affidata alle caratte-ristiche dei materiali e alla morfologia dei giunti tra glielementi e dei profili speciali impiegati per la realiz-zazione dei punti singolari.È pertanto fondamentale che l'acqua non possa rag-giungere né il supporto né i dispositivi e gli elementimetallici di ancoraggio che potrebbero essere degra-

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dati per ossidazione.Comunque occorre prevedere dispositivi di eva-cuazione per eventuali infiltrazioni realizzandoopportunamente le battentature dei giunti fra lelastre; tali dispositivi possono coincidere con gli orifi-zi per l'eliminazione dell'acqua di condensa. In rela-zione alle condizioni ambientali esterne e alle carat-teristiche dello strato di rivestimento le DirettiveUEAtc individuano quattro tipi di sistemi, secondo illoro grado di protezione dalla pioggia, così comeriportato nel quadro seguente:Come già rilevato, I'isolante non idrofilo, quale èl'EPS, è richiesto per qualunque situazione di impiego.In riferimento a condizioni di impiego con pioggiabattente, gli elementi con strato di finitura in intonacoidraulico devono essere impiegati in edifici di altezzainferiore a m 18 e in situazioni non molto esposte.

ASPETTO

Indipendentemente dalla morfologia degli elementicostituenti il sistema, la superficie esterna deve pre-sentare regolarità geometrica e aspetto gradevole.Particolare attenzione va posta nell'osservanza dellecampiture di facciata e della scansione e modularitàdegli elementi tecnici che caratterizzano la parete(finestre, aggetti, ecc.), onde evitare un disordine for-male poco qualificante.Il colore, la brillantezza e il potere riflettente dellasuperficie esterna devono mantenere caratteristi-che proprie costanti nel tempo o, comunque, varia-re in modo uniforme con l'invecchiamento, senzache si formino porzioni contrastate; i materiali costi-tuenti lo strato di rivestimento devono essere esen-

ti da formazioni di efflorescenze e muffe e gli ele-menti di ancoraggio a vista non devono esseresoggetti a corrosione, onde evitare colature e mac-chiature.La planarità d'insieme deve essere tale da non pre-sentare scostamenti e deformazioni visibili ad occhionudo. I'impiego di elementi con finitura non liscia per-mette di mascherare eventuali difetti non rilevanti diplanarità. In tal caso, però, la sagomatura delle lastreo la scabrezza superficiale del materiale non devonotrattenere il puiviscolo atmosfenco.Le fughe tra i pannelli che si evidenziano per la pre-senza della battentatura dei giunti devono essereperfettamente rettilinee ed allineate.

DURABILITÀ

Il sistema deve essere in grado di sopportare le sol-lecitazioni che possono prodursi sotto l'effetto dellatemperatura, delI'irraggiamento solare, del gelo edisgelo, delle azioni, sia chimiche in relazione alleatmosfere anche aggressive, sia fisiche in relazionealla persistenza di venti trasportanti particelle solide,senza che intervengano perdite delle prestazioni dalpunto di vista della planarità, dell'aspetto delle super-fici, della tenuta all'acqua, della resistenza meccani-ca e del comportamento igrotermico del sistema edegli strati componenti.È ragionevole ritenere che una durata di 30 anni delsistema sia un tempo sufficientemente accettabile,anche se i dispositivi di fissaggio devono essereconcepiti per una vita molto superiore.La durata degli elementi del sistema è legata soprat-tutto a quella dello strato di tenuta e rivestimento. In

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tal senso, è possibile distinguere due famiglie di pro-dotti impiegati;a) materiali di tipo tradizionale (terracotta, lamiere

metalliche, fibrocemento, ecc.);b) materiali plastici e malte idrauliche armate con

fibra di vetro.

In particolare, nel caso di impiego di lamiera prelac-cata occorre considerare che il filmogeno protettivoha vita molto inferiore a quella del manufatto e per-tanto ne occorre la reintegrazione non appena se nenota un degrado evidente; il tempo di vita, comun-que, è funzione del tipo di laccatura e degli agentiatmosferici: la tabella seguente fornisce un rife-rimento sulla base delle attuali esperienze.Elementi in fibrocemento presentano ottima durabili-tà senza richiedere operazioni manutentive, all'infuo-ri di semplici lavature, purché la pigmentazionesuperficiale di finitura appartenga alla gamma deicolori ormai standardizzati. Circa i prodotti dellaseconda famiglia, è necessario che nella realizzazio-ne degli elementi in PVC siano impiegate resine dibase di ottima qualità e che la trasformazione perestrusione sia correttamente eseguita.Fenomeni di degrado accelerato (sfarinamento,infragilimento, cambiamento di colore, ecc.) possonoriscontrarsi nei materiali di sintesi: gli elementi inPVC sono particolarmente sensibili ai raggi ultravio-letti, a meno di non impiegare stabilizzanti idonei, iquali peraltro presentano l'inconveniente di ridurre illoro effetto nel tempo.L'impiego di colori chiari è senz'altro un fattore cheritarda l'invecchiamento dello strato di rivestimento.I prodotti in poliestere risultano degradabili per effettodelI'acqua che ne distrugge la resina per idrolisi, men-tre l'armatura in vetro può amplificare il fenomeno.Inoltre l'idrolisi è tanto maggiore quanto più la polime-rizzazione della resina è incompleta: è quindi opportu-no utilizzare resine debolmente idrolizzabili, totalmen-te polimerizzate con uno stampaggio ad alta tempera-tura e debolmente caricate con fibre di vetro.L'impiego di filmogeni protettivi aumenta l'affidabilitàdi questi materiali.I prodotti in malta idraulica armata con fibra di vetropresentano con l'invecchiamento una perdita delle

caratteristiche meccaniche dovuta ad una parzialedistruzione delle fibre.Con le fibre più recenti il decadimento è asintotico,con una soglia che non supera il 50%.L'energia radioattiva e gli shocks termici induconodeformazioni nei materiali costituenti lo strato di rive-stimento, proporzionali ai coefficienti di dilatazionetermica e di assorbimento della radiazione; anchel'esposizione e i tipi di vincolo influenzano lo statotensionale degli elementi e le conseguenti variazionimorfologiche e dimensionali di tipo plastico.L'adozione di sistemi a dilatazione non impedita con-sente di ovviare alle problematiche suddette.Sotto il profilo del comportamento nel tempo all'umi-dità (aria umida, condensazioni, penetrazioni d'ac-qua) è necessario prevedere trattamenti protettivi abase di prodotti idrorepellenti o anticorrosivi per imateriali di rivestimento particolarmente sensibili eper gli elementi di fissaggio e gli accessori (viti, pro-fili, ancoraggi, ecc.).Inoltre, tutti i materiali organici costituenti il sistemadevono essere protetti dagli agenti biologici qualimuffe, funghi, termiti, ecc.È necessario che tutti i materiali costituenti il sistemaabbiano stabilità chimico fisica in relazione ai degra-di che possono innescarsi nel tempo fra prodotti inte-ragenti. Il pericolo di possibili corrosioni da ossida-zione o di origine elettrolitica deve essere fugato conl'impiego di materiali compatibili, appositamente trat-tati o protetti e messi in opera con soluzioni tecnolo-giche appropriate, soprattutto se non sono facilmen-te suscettibili di operazioni manutentive.

PRESCRIZIONI PER L'APPLICAZIONEE PARTICOLARI COSTRUTTIVI

Per la natura stessa degli elementi costituenti, isistemi di isolamento dall'esterno prefabbricati pre-sentano estrema versatilità applicativa.Pertanto, dal punto di vista progettuale non esistonovincoli particolari, né per quanto riguarda l'estensio-ne delle superfici di facciata, né per la presenza diaperture o aggetti, dal momento che gli elementi

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possono, in generale, essere facilmente tagliati a pièd'opera e quindi adattati a situazioni specifiche.Sotto il profilo formale, inoltre, è possibile disporre lelastre a giunti verticali allineati o sfalsati (vedi Fig. 5),mentre i profili terminali di raccordo che risultano invista possono essere dissimulati nel contesto dellafacciata o resi evidenti a seconda che si impieghinopigmentazioni uguali o contrastanti.La suddetta versatilità deriva dal fatto che gli ele-menti, generalmente di formato standard, sonotagliabili e quindi adattabili; non è pertanto vinco-lante alcun discorso dimensionale ai fini della pro-gettazione ed esecuzione. È ipotizzabile che in futu-ro una maggiore attenzione ai problemi di modulari-tà, con messa in produzione di manufatti aventigamme dimensionali diversificate, unitamente all'im-piego di elementi speciali per la risoluzione dei nodiin corrispondenza dei punti singolari dell'edificio,potrà portare ad un miglior controllo degli esiti for-mali complessivi forniti da questo sistema di rivesti-mento.Dal punto di vista applicativo, in generale tutti i siste-mi attualmente prodotti non presentano difficoltà par-ticolari di messa in opera, al punto che, per taluni diessi, non è nemmeno richiesta manodopera specia-lizzata.Tuttavia, al di là di prescrizioni specifiche attinenti alsingolo sistema e determinate dalle caratteristichemorfologiche e dimensionali degli elementi e dalleprocedure di ancoraggio, è necessario considerarealcune prescrizioni di validità generale.L'applicazione dei componenti, allo stato attualedella produzione, può avvenire solo su pareti verti-cali, anche se non è da escludere a priori l'impiegosu superfici subverticali di sistemi aventi però carat-teristiche di perfetta tenuta all'acqua.Il supporto può non essere perfettamente piano, dalmomento che il sistema è in grado di assorbirne even-tuali modeste irregolarità; comunque i difetti di plana-rità del supporto (causati da disgregazioni localizzate,imbozzamenti, ecc.) non devono essere superiori amm 5 sotto un regolo da cm 20, intervenendo conoperazioni di regolarizzazione qualora questa condi-zione non sia verificata. Fenomeni fessurativi esisten-ti nel supporto, dovuti a mobilità differenziali, non com-promettono il sistema di rivestimento, essendo questoapplicato per punti. È però necessario preventivamen-te accertare che tali fenomeni non abbiano a conti-nuare nel tempo per evitare l'insorgere di lesionianche all'interno del sistema di rivestimento. In pre-senza di supporto vecchio, questo deve risultare per-fettamente asciutto ed esente da fenomeni di umiditàcapillare; in presenza di supporto nuovo è opportunorispettare i seguenti tempi di stagionatura prima di pro-cedere all'applicazione del sistema:

- supporto in calcestruzzo gettato in opera: minimo45 giorni;

- supporto in muratura: minimo 30 giorni.Ciò al fine di evitare che un incremento anomalo divapore comprometta il comportamento igrotermicodel sistema.Particolare cura va riposta nella scelta e determi-nazione degli elementi di ancoraggio in relazione siaalla natura e consistenza del supporto sia alle condi-zioni di esposizione al vento e alla resistenza allostrappo dei tasselli.In presenza di supporto in laterizi forati è necessariorilevare le dimensioni delle forature in modo daimpiegare tasselli di fissaggio di lunghezza tale dainteressare almeno due cavità.Il dimensionamento dei fissaggi deve essere valuta-to con riferimento alle prestazioni specifiche dei tas-selli, definite dalle apposite Direttive UEAtc che, senecessario, vanno confrontate con il risultato diprove sul supporto in questione.In molti casi è opportuno prevedere l'impiego di ron-delle metalliche o in materiale sintetico da interporretra la testa della vite del tassello e la lastra del rive-stimento, onde evitare rotture in fase di serraggio.Dal punto di vista delle condizioni atmosferiche almontaggio, non sono richieste precauzioni parti-colari; solamente per elementi di grandi dimensionioccorre fare attenzione alla realizzazione dei giunti inrelazione alla massima temperatura di posa.La posa degli elementi, secondo la geometria deigiunti del sistema, può avvenire procedendo sia dalbasso verso l'alto che viceversa; se la prima modali-tà è certamente la più diffusa, in quanto permettemaggiore precisione di montaggio, la seconda risultaparticolarmente utile nei casi in cui si prevede didover sostituire singole lastre a livello di piano terre-no (con particolare esposizione a sollecitazioni mec-caniche).In caso di montaggio dal basso in alto e da sinistra adestra, occorre preventivamente applicare un profilodi base orizzontale e d'angolo verticale: tali accesso-ri vanno posati con estrema precisione dal momentoche determinano il corretto allineamento dei corsi delrivestimento.In presenza delle aperture, i profili di cornice devonoessere applicati prima della posa delle lastre.La foratura del singolo elemento e del supporto deveavvenire in un'unica operazione con l'impiego di untrapano a percussione. È escluso l'impiego di chiodisparati, che possono provocare deformazioni delrivestimento.Di seguito si riportano alcuni dettagli costruttivi rela-tivi a sistemi con strato termoisolante direttamenteaccoppiato allo strato di tenuta oppure indipendenteda esso, per quanto riguarda sia la sezione corrente

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Fig. 11 Sezione corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 12 Sezione corrente orizzontale - giunto verticale

STRATO DI TENUTA E RIVESTIMENTO IN MALTA DI CEMENTO1. Supporto - 2. Strato isolante - 3. Strato di rivestimento e tenuta in malta di cemento con inerti fini - 4. Profilo di ancorag-gio in lamiera metallica trattata - 5. Tassello ad espansione in nylon - 6. Inserti di ancoraggio - 7. Cameretta di espansione

STRATO DI TENUTA E RIVESTIMENTO IN GRC1. Supporto - 2. Strato isolante - 3. Strato di rivestimento e tenuta in malta idraulica armata con fibre di vetro - 4. Profilo diancoraggio in lamiera di alluminio piegata, con spessore > 10/10 prelaccata o anodizzata, oppure in lamiera di acciaio conspessore > 7,5/10 prelaccata - 5. Tassello ad espansione in nylon - 6. Inserti di ancoraggio - 7. Cameretta di espansione

Fig. 13 Sezione corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 14 Sezione corrente orizzontale - giunto verticale

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Fig. 15 Sezione corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 16 Sezione corrente orizzontale - giunto verticale

STRATO DI TENUTA E RIVESTIMENTO IN FIBROCEMENTO1. Supporto - 2. Strato isolante - 3. Strato di rivestimento e tenuta in fibrocemento - 4. Profilo in lamiera piegata di allumi-nio prelaccato - 5. Profilo di partenza alla base in lamiera di alluminio - 6. Tassello ad espansione in nylon - 7. Foro di micro-ventilazione ed evacuazione condensa

Fig. 17 Partenza alla base - sezione verticale Fig. 18 Partenza alla base - sezione verticale

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Fig. 19 Sezione corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 20 Sezione corrente orizzontale - giunto verticale

STRATO DI TENUTA E RIVESTIMENTO IN POLIESTERE1. Supporto - 2. Strato isolante - 3. Strato di rivestimento e tenuta in poliestere stampato - 4. Tassello ad espansione in nylon- 5. Foro di microventilazione ed evacuazione condensa

1. Supporto - 2. Strato di regolarizzazione - 3. Strato isolante - 4. Strato di rivestimento e tenuta in poliestere stampato -5. Tassello ad espansione in nylon - 6. Foro di microventilazione ed evacuazione condensa - 7. Profilo continuo in allumi-nio prelaccato o PVC - 8. Scossalina di copertura - 9. Aggetto - 10. Serramento - 11. Fondo giunto e sigillante

Fig. 21 Sezione corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 22 Sezione corrente orizzontale - giunto verticale

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Fig. 23 Partenza alla base - sezione verticale Fig. 24 Raccordo con serramento - sezione orizzontale

Fig. 25 Angolo esterno - sezione orizzontale Fig. 26 Angolo interno - sezione orizzontale

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Fig. 27 Arresto laterale - sezione orizzontale Fig. 28 Raccordo con aggetto - sezione verticale

Fig. 29 Raccordo con scossalina di coronamento - sezioneverticale

Fig. 30 Giunto di dilatazione - sezione orizzontale

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Fig. 31 Ancoraggio diretto del rivestimento al supporto -Sezione corrente verticale - giunto orizzontale

Fig. 32 Ancoraggio del rivestimento al supporto mediante pro-filo metallico - Sezione corrente orizzontale - giunto orizzontale

STRATO DI TENUTA E RIVESTIMENTO IN ALLUMINIO1. Supporto - 2. Strato isolante - 3. Strato di rivestimento e tenuta a doghe di alluminio prelaccato (spessore > 6/10) -4. Zanca di ancoraggio in lamiera di alluminio (spessore > 15/10) - 5. Tassello ad espansione in nylon - 6. Foro di micro-ventilazione ed evacuazione condensa

STRATO DI TENUTA E RIVESTIMENTO IN PVC1. Supporto - 2. Strato isolante - 3. Strato di rivestimento e tenuta a doghe orizzontali di PVC estruso - 4. Zanca di anco-raggio in lamiera di alluminio (spessore > 15/10) prelaccato o anodizzato - 5. Tassello ad espansione in nylon - 6. Foro dimicroventilazione ed evacuazione condensa - 7. Profilo di chiusura

Fig. 33 Sezione corrente verticale - giunto orizzontale Fig. 34 Giunto di dilatazione - sezione orizzontale

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che i punti singolari più ricorrenti (Fig. 11 a 34).MANUTENZIONE

Al fine di prolungare nel tempo la prestazione di dura-bilità, è necessario prendere in considerazione opera-zioni di manutenzione dei sistemi di isolamento ester-ni prefabbricati, la cui periodicità è funzione del mate-riale impiegato per la realizzazione dello strato di rive-stimento, delle condizioni di esercizio e dell'esposizio-ne. E comunque ipotizzabile che tale periodicità siadelI'ordine del decennio onde non gravare pesante-mente sui costi di gestione del sistema.L'ordinaria manutenzione si effettua generalmentecon acqua pura, eventualmente tiepida; in presenza disporcizia persistente, è consigliabile l'impiego diacqua saponata o additivata con detergenti opportu-ni, che richiede un successivo risciacquo con acquapura. In funzione delle condizioni di conservazionedell'aspetto e della natura dello strato esterno deglielementi, è possibile l'applicazione di pitture, vernicio resine diverse, previe sempre le suddette opera-zioni di lavaggio. In presenza di rigature, scalfitture,graffiature, ecc. dei rivestimenti metallici prelaccati, èpossibile intervenire con ritocchi a base degli stessiprodotti di laccatura. La manutenzione straordinariaè da prevedersi in presenza di degradi accidentalilocalizzati (ad es. urti).In questi casi gli elementi ammalorati devono poteressere sostituiti senza che si debba necessariamen-te smontare l'intero sistema, ma eventualmente solo

i componenti adiacenti. Per ciascun sistema devonocomunque essere previste adeguate tecniche diintervento in grado di ripristinare l'integrità e garanti-re nel tempo la continuità di prestazione.

PATOLOGIE ED ERRORI

Trattandosi di sistemi di isolamento molto recenti,non si ha ancora una casistica riconosciuta di degra-di legati alla durabilità.Tuttavia, dal momento che le patologie eventual-mente insorgenti in relazione a condizioni d'uso cor-renti sono da imputare a scelte progettuali o modali-tà costruttive non perfettamente consone alle proble-matiche reali ed alle regole dell'arte, è necessarioapprofondire i meccanismi che possono innescarefenomeni di decadimento del sistema, onde poterliprevenire con opportuni accorgimenti. Al fine di con-correre a definire un quadro ragionato della proble-matica del degrado, particolarmente significativa persistemi innovativi, si riporta di seguito l'analisi di alcu-ne situazioni patologiche eventuali. In essa si è tenu-to presente che, trattandosi di componenti prefabbri-cati, che dovrebbero, sia per impostazione proget-tuale che per verifica sperimentale, soddisfare le pre-scrizioni delle Direttive UEAtc, le patologie conside-rate sono soltanto quelle che possono derivare o daun'errata scelta del componente in relazione all'ap-plicazione specifica, o ad una cattiva esecuzione delsistema.

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ISOLAMENTO DEI TETTI PIANI

CON EPS

9.

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INTRODUZIONE

Secondo la norma di settore si definisce "continua"una copertura nella quale l'elemento di tenuta è ingrado di assicurare la tenuta all'acqua del subsiste-ma edilizio indipendentemente dalla pendenza dellasuperficie; in particolare, una copertura continua èconsiderata di tipo "piano" quando la pendenza risul-ta inferiore al 5%. A tale classificazione, il cui criteriobase fa riferimento al modello di funzionamento dellacopertura nei confronti dell'acqua meteorica, posso-no essere affiancate altre in relazione a differentirequisiti (accessibilità, isolamento termico, inerziatermica, ventilazione, protezione dell'elemento ditenuta, controllo della diffusione del vapore) che con-corrono a determinare la scelta, da parte dei proget-tisti, della soluzione più favorevole rispetto ad unprefigurato quadro di sollecitazioni esterne e ad esi-genze costruttive, formali o economiche.Insieme alla tenuta all'acqua, il comportamento ter-moigrometrico della copertura è per altro uno deirequisiti più importanti per la durabilità e affidabilitàdell'edificio e, nel caso della copertura continua, deveessere oggetto di particolare attenzione. A questoproposito si individuano quattro classi di copertura:1. copertura senza elemento termoisolante, senza

strato di ventilazione: la copertura non controlla ilcomportamento termoigrometrico e non controllala trasmissione del calore; Figura 1A.

2. copertura senza elemento termoisolante, constrato di ventilazione: la copertura controlla ilcomportamento termoigrometrico attraverso lostrato di ventilazione e non controlla la tra-smissione del calore; Figura 1B.

3. copertura con elemento termoisolante, senzastrato di ventilazione: la copertura non controlla ilcomportamento termoigrometrico e controlla latrasmissione del calore attraverso un appositoelemento termoisolante; Figura 1C.

4. copertura con elemento termoisolante, con stratodi ventilazione: la copertura controlla il comporta-mento termoigrometrico attraverso lo strato di ven-tilazione e la trasmissione del calore attraverso unapposito elemento termoisolante; Figura 1D.

Per le esigenze attuali, sia di benessere ambientaleche di risparmio energetico, le ultime due classi sonole più significative e in esse la funzione dell'isolantetermico è fondamentale. Se si considerano le com-plesse interazioni che nella copertura piana possonoaver luogo fra l'isolante e l'acqua meteorica da unaparte e il vapore acqueo proveniente dall'interno, èevidente che gli isolanti non idrofili sono i più consi-gliabili per questa applicazione. In effetti il PolistireneEspanso Sinterizzato, che corrisponde in modo ec-

cellente a questa caratteristica ha dimostrato findalla sua apparizione sul mercato, più di 30 anni orsono, di esser una delle sceite preferite in questocampo. Naturalmente, date le elevate prestazionirichieste, è necessario disporre di un prodotto diqualità garantita controllata dall'lstituto Italiano deiPlastici su mandato dell'UNI.

DESCRIZLONE DEGLI STRATIDEGLI ELEMENTI

La norma nazionale contiene l'elencazione degli ele-menti e strati funzionali delle coperture continue, spe-cificandone la necessità o eventualità di impiego inrelazione al livello prestazionale che si vuole ottenere.La differente successione delle stratificazioni com-porta modelli di funzionamento anche molto diversitra loro, oltre che procedimenti costruttivi più o menocomplessi in relazione alla posa dei materiali e alleinterrelazioni fra le parti costituenti.La presenza o meno di taluni strati funzionali, oltreche la loro localizzazione e sequenza all'interno di uncerto schema funzionale, origina soluzioni anchemolto dissimili fra loro; in ogni caso ciascuna di essedeve essere concepita in modo da assicurare il fun-zionamento di ogni singolo elemento e di tutta lacopertura nel suo insieme onde soddisfare i requisitiambientali e tecnologici richiesti in ogni situazionespecifica (soluzioni conformi). Il QUADRO 1 riportaalcuni esempi significativi di soluzioni conformi dicoperture continue.

Fig. 1

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ELEMENTO PORTANTE

Ha la funzione di sopportare i carichi permanenti edsovraccarichi della copertura e deve essere dimen-sionato in rapporto ad essi in base alla normativaspecifica.Lo strato portante può essere realizzato con diversetecnologie costruttive, delle quali le più comuni sono:

1. Strutture in calcestruzzo armato pieno o lateroc-ementizio.In tal caso è necessario che i getti per questi solairisultino sempre perfettamente maturati e il più pos-sibile esenti da acqua di costruzione, onde garanti-re la perfetta applicazione degli strati sovrapposti;sempre per questo motivo le superfici devono pre-sentarsi complanari ed esenti da asperità.

QUADRO 1 - ESEMPI DI SOLUZIONI CONFORMI DI COPERTURE CONTINUE

LEGENDA 1 - Strato di protezioneI - Isolato 2 - Strato di tenutaNI - Non isolato 3 - Strato di pendenzaV - Ventilato 4 - Elemento portanteNV - Non ventilato 5 - Strato termoisolante

6 - Strato di diffusione del vapore7 - Strato di barriere al vapore8 - Strato di separazione/scorrimento9 - Strato di ripartizione

10 - Strato di regolarizzazione11 - Strato di ventilazione12 - Strato drenante13 - Strato filtrante

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Nel caso di impiego di elementi prefabbricatiassemblati in opera (a secco o con legantecementizio), questi dovranno costituire unasuperficie uniforme e priva di dislivelli, con giuntia raso; infatti in presenza di superfici frazionate,al problema di una regolarizzazione delle superfi-ci per accogliere gli strati successivi, si sovrap-pone quello di realizzare la continuità fra i com-ponenti affinché eventuali cedimenti differenziali omovimenti ciclici di origine termica non producanopatologie agli strati soprastanti.

2. Strutture in legnoSi tratta di una tecnologia scarsamente utilizzatain Italia nell'edilizia civile. Prescrizioni costruttivetedesche indicano l'impiego di spessori non infe-riori a 24 mm, con larghezza di ciascun elementocompresa tra 8 e 16 cm, a costituire un assitocontinuo con incastri a maschio e femmina; laqualità del legname impiegato e il grado di sta-gionatura, oltre che eventuali trattamenti protetti-vi, sono necessari per garantire affidabilità e dura-ta.

3. Strutture in acciaio- profilati metallici;- lamiere grecate portanti travi a traliccio.

In questo caso i solai di copertura sono general-mente realizzati con lamiere grecate di opportuniprofili e spessori.

STRATO DI REGOLARIZZAZIONE

Ha la funzione di ridurre le irregolarità superficialidello strato sottostante. Questo strato, costituitogeneralmente da malte cementizie, è particolarmen-te importante nel caso in cui sia necessario compen-sare le tolleranze di assemblaggio degli elementiprefabbricati costituenti l'impalcato strutturale e perregolarizzare le superfici di getto nel caso di impal-cati monolitici. La sua funzione tuttavia si può esten-

dere a tutti quei casi in cui si vuole o deve rendereuniforme l'adesione fra un elemento e quello imme-diatamente sottostante; in particolare sono interes-sati gli elementi di tenuta, quelli termoisolanti o glistrati costituenti la barriera al vapore, quelli cioè cherichiedono una salvaguardia della loro continuitànonché una ripartizione degli effetti dei movimentirispetto al supporto (Fig. 2).L'eliminazione di cavità o distacchi localizzati di talistrati annulla anche il rischio di pressioni di vaporelocalizzate.

STRATO DI IMPRIMITURA

Ha la funzione di modificare le caratteristiche super-ficiali fisico chimiche dello strato sottostante, in situa-zioni in cui è necessario realizzare la perfetta ade-sione fra due strati o in situazioni di incompatibilitàchimica fra i materiali (Fig. 3).

STRATO DI CONTINUITÀ

Ha la funzione di realizzare una superficie continuasu uno strato discontinuo. Si è già detto come esi-stano soluzioni di continuità della struttura portantenel caso in cui questa sia realizzata da componentiprefabbricati e la sola presenza di un massetto di

Fig. 2

Fig. 3

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pendenza in calcestruzzo alleggerito non armato puònon risultare sufficiente a compensare eventuali cedi-menti differenziali (Fig. 4). Ulteriori discontinuità sideterminano anche in corrispondenza di un elementotermoisolante a pannelli, nel qual caso può esseresufficiente l'impiego di fogli a base di prodotti bitumi-nosi con funzione di collegamento; in questa circo-stanza, specie in presenza di variazioni dimensionali odi movimenti termici differenziali dei pannelli isolanti,tale strato assume anche la funzione di scorrimento.

STRATO DI SEPARAZIONEE/O SCORRIMENTO

Ha la funzione di evitare interazioni di carattere fisi-co e/o chimico fra strati contigui. Il suo impiego sirende necessario laddove possibili movimenti diffe-

renziali di origine termica e/o meccanica o un'in-compatibilità possono causare alterazioni dei mate-riali impiegati. In particolare, i movimenti dei pannel-li isolanti in corrispondenza dei giunti possono indur-re deformazioni locali dell'elemento di tenuta cherichiedono l'inserimento di uno strato di separazionetra elemento termoisolante ed elemento di tenuta (v.soluzioni conformi n. 2, 12, 13, 14, 16). È indispen-sabile che la messa in opera di tale strato sia prece-duta da un accurato studio delle soluzioni di dettaglioin corrispondenza di risalti perimetrali, realizzandogiunti elastici, ad esempio per gli strati di protezionepesanti costituiti da pavimentazioni e relativi masset-ti di allettamento, oppure per i massetti di pendenzaonde evitare fenomeni di compressione lungo gli ele-menti di coronamento o fenomeni di eccessivo attri-to dovuto al peso di questi strati.

STRATO DI PENDENZA

Ha la funzione di portare la pendenza della copertu-ra al valore richiesto. Qualora questo strato non siaintegrato all'elemento portante in fase di esecuzionedello stesso, esso è generalmente realizzato sia conmassetti a geometria variabile in malta o caloestruz-zi alleggeriti, sia con l'impiego di pannelli isolanti diEPS opportunamente sagomati con spessore decre-scente dal colmo al coronamento, sia mediante larealizzazione di muricci ad altezza variabile e sovra-stante solaio laterocementizio con funzione di sup-porto degli strati di tenuta e protezione (Fig. 5).Quando l'elemento termoisolante è collocato al disotto dello strato di pendenza, le sue caratteristichemeccaniche devono essere tali da non generarenello strato di pendenza lesioni e fessurazioni conconseguenze negative agli strati soprastanti.Occorre inoltre tener presente come la realizzazionedi massetti di pendenza con materiali porosi checontengono un'alta percentuale di umidità residua,possa influenzare notevolmente il comportamentoigrotermico complessivo del sistema di impermeabi-lizzazione qualora non si adottino opportuni accorgi-menti per smaltire tale umidità nel tempo.

Fig. 4

Fig. 4

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STRATO DI DIFFUSIONEO DI UGUALIZZAZIONEDELLA PRESSIONE DI VAPORE

Ha la funzione di impedire la formazione di pressionianomale all'interno della copertura, conseguentiall'evaporazione dell'acqua occlusa.È posizionato al di sotto dello strato di tenuta nei casiin cui si possano verificare flussi di vapore in uscitadagli ambienti sottostanti o ristagno di acqua di costru-zione negli elementi o strati sottoposti, quando cioè ènecessario agevolarne il deflusso in atmosfera (Fig. 6).Tale strato deve essere messo in comunicazione conl'esterno sia mediante opportuni torrini evaporatoridislocati sulla superficie della copertura, sia attraver-so aperture lungo il perimetro curando in ogni casoche non si verifichino permeazioni idriche (v.Particolari costruttivi).

STRATO DI BARRIERA AL VAPORE

Ha la funzione di impedire il passaggio di vapored'acqua consentendo di controllare il fenomeno dellacondensa all'interno della copertura. Tale stratoviene impiegato quando sopra lo strato coibente visono strati che impediscono la diffusione del vaporeverso l'esterno e contemporaneamente vi è la for-mazione di rilevante umidità negli ambienti sotto-stanti la copertura oppure il materiale termoisolanteè sensibile all'umidità.La barriera al vapore deve venire posta sempre al disotto del coibente; la caratteristica della sua imper-meabilità al vapore è funzione del coefficiente di resi-stenza alla diffusione del vapore µ propria del mate-riale e del suo spessore; per ottenere buone presta-zioni occorre utilizzare barriere perfettamente stesee senza soluzioni di continuità (v. soluzioni conformin. 8 a 11).Lo strato può essere realizzato mediante applicazio-ne, con tecniche diverse, di membrane in fogli, roto-li o simili a base di bitumi, elastomeri e plastomeri,oppure mediante prodotti sotto forma di paste o liqui-di stesi in opera in modo da realizzare uno stratocontinuo e uniforme, di spessore costante, eventual-mente con l'interposizione di armature specifichecostituite da lamine metalliche o veli di vetro.Tra i materiali costituenti le membrane, quelli mag-giormente impiegati sono i prodotti a base bitumino-sa il polietilene, il polivinile cloruro, il polipropilene;mentre i principali prodotti liquidi o in pasta vengonodistinti in: bituminosi, epossidici, poliuretanici, acrili-ci, vinilici, ecc. In ogni caso devono venire applicatiessenzialmente materiali qualificati secondo normee controlli specifici.

Fig. 4

I sistemi di applicazione dello strato di barriera alvapore sono molteplici: generalmente le membranevengono incollate al supporto per punti, a strisce osu tutta la superficie, oppure semplicemente stese;è necessario fare molta attenzione alla risoluzionedi punti singolari; ad esempio in corrispondenza diraccordi è opportuno far risvoltare il materiale finsopra l'elemento isolante e farlo aderire allo strato ditenuta.Se il supporto è costituito da lamiera grecata diacciaio è opportuno prevedere una barriera al vapo-re costituita da membrana polimerica/bituminosatotalmente incollata, con spessore minimo di mm 4,armata con tessuto.L'incollaggio deve avvenire con prodotti idonei ecompatibili con la superficie metallica del supporto,oppure mediante un sistema di saldatura a fiamma,facendo attenzione di non danneggiare la protezioneanticorrosiva della lamiera.Per supporti costituiti da elementi in legno o materia-li legnosi, il fissaggio deve essere meccanicomediante chiodatura, predisponendo però uno stratodi separazione tra i due elementi.Lo strato di barriera al vapore evidenzia la possibili-tà che tale elemento svolga anche la funzione inte-grativa di tenuta all'aria.

STRATO DI TENUTA

Ha la funzione di conferire alla copertura la imper-meabilità all'acqua meteorica, resistendo alle solleci-tazioni fisiche, meccaniche e chimiche indotte dalcontesto ambientale e dall'uso.In relazione allo schema funzionale adottato, talestrato può essere localizzato all'estradosso dellacopertura, al di sotto dello strato di protezione o al disotto dello strato isolante (Fig. 7).

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I materiali più comunemente adottati possono cosidistinguersi:- materiali forniti in foglio o simili costituiti da un

componente di base come di seguito elencato,associato o no ad armature;

- bitumi e bitumi modificati;- polimeri;- loro miscele.La norma fornisce i criteri di classificazione in basealla composizione della massa impermeabilizzanteai materiali di armatura e a quelli di finitura.- materiali forniti sotto forma di liquidi, paste o soli-

di da applicare fusi, costituiti da componenti dibase come di seguito elencati, associati o no adarmature:

- mastice di asfalto, malta asfaltica, asfalto colato;- bitumi e bitumi modificati, anche in emuisione;- catrami e catrami modificati;- polimeri miscele dei componenti suddetti.Dal momento che il comportamento all'acqua dellacopertura dipende essenzialmente dalle caratteristi-che dei materiali di tenuta, è fondamentale il control-lo delle prestazioni e proprietà di questi elementi.Per le membrane a base bituminosa, in genere l'ap-plicazione avviene in più strati incollati l'un l'altro.In generale, si possono dare le seguenti indicazioni:- membrane armate velo vetro in unione con mem-

brane armate tessuto di juta o di vetro o polieste-re: 3 strati;

- membrane armate tessuto di vetro o di juta o polie-stere: 2 strati preferibilmente di diversa armatura;

- membrane bitume polimero: 2 strati di cui unoarmato velo vetro e l'altro armato poliestere.

Le membrane a base di polimeri possono venireabbinate o meno a membrane bituminose, nel qualcaso occorre verificarne attentamente la compatibili-tà e le tecniche di incollaggio. Nel caso di coperturepraticabili con strato di tenuta direttamente posato sustrato termoisolante compressibile, è necessarioprevedere l'impiego di membrana bituminosa armata

Fig. 7

onde realizzare un'adeguata ripartizione dei carichied evitare lacerazioni della membrana.L'applicazione a contatto di prodotti non compatibilirichiede l'interposizione di strati di separazione ido-nei; ciò vale in particolare per il contatto con EPS daparte di alcune membrane in PVC plastificato o dimembrane bituminose con solventi.Data la varietà di prodotti presenti sul mercato, èsempre consigliabile seguire le indicazioni del pro-duttore. In caso di dubbio una risposta può essereottenuta da una prova accelerata, ponendo a contat-to per alcuni giorni i materiali in questione in unastufa a 70 oC.

STRATO TERMOISOLANTE

Ha la funzione di portare al valore richiesto la resi-stenza termica globale della copertura.Deve essere adottato in tutti quei casi in cui sirichiedono condizioni termoigrometriche particolarinei vani sottostanti la copertura, il contenimentodei disperdimenti energetici in base ai valori richie-sti dalla normativa, la riduzione delle mobilità ter-miche dello strato portante, I'attenuazione deifenomeni di condensazione superficiale versol'ambiente interno.La localizzazione dello strato termoisolante può tro-vare differenti collocazioni, anche in rapporto allapresenza o meno di strati di ventilazione e al gradodi accessibilità della copertura. In particolare si puòevidenziare quanto segue.

Copertura isolata e non ventilata

Si tratta di quella famiglia di coperture anche nota colnome di "tetto caldo".a) Strato isolante al di sotto dell'elemento portante(Fig. 8).Tale soluzione, poco diffusa a causa del conseguentedifficile controllo del comportamento igrometrico, è per

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Fig. 8

lo più adottata in situazione di recupero di sottotetti aduso residenziale, laddove non è possibile porre l'isola-mento termico verso l'esterno della copertura.Questa localizzazione tende ad esaltare i movimentidi origine termica dello strato portante con ripercus-sioni sugli strati sovrastanti. La presenza di barrieraal vapore, di solito necessaria, costituisce una com-plicazione esecutiva, mentre l'esistenza di elementistrutturali verticali ne impedisce la continuità.

b) Strato isolante al di sotto dello strato di tenuta (v.soluzioni conformi 4 a 14).Si possono presentare due schemi funzionali ricorrenti:b1) strato isolante con massetto di pendenza o ripar-tizione sovrapposta.Mentre l'elemento portante risulta efficacementeprotetto nei confronti dei movimenti termici, il mas-setto di pendenza è particolarmente sollecitato enecessita di adeguato dimensionamento e della pre-senza di armatura di assorbimento delle tensioni ditrazione.In condizioni climatiche estreme (notevoli escursioni,shock termici) occorre predisporre opportuni giunti didilatazione. La collocazione dello strato coibente aldi sotto di un massetto umido richiede l'impiego diprodotti con limitata igroscopicità, quali l'EPS.b2) Strato isolante sovrapposto al massetto di pen-denza.In questo caso tutte le stratificazioni funzionali dellacopertura risultano protette rispetto alle sollecitazioniindotte dalle variazioni di temperatura e soleggia-mento, ad eccezione dello strato di tenuta il quale,rispetto alle soluzioni precedenti, è particolarmentesottoposto a shock termico; è pertanto sempre con-sigliabile la posa in indipendenza e l'adozione diopportuno strato di protezione superficiale.

c) Strato isolante sovrapposto allo strato di tenuta (v.soluzione conforme n. 15).Si tratta della soluzione cosiddetta a "tetto rovescio".

Essa consente di evitare la posa dello strato di bar-riera al vapore, ma, per contro, espone il prodottoisolante più o meno direttamente agli agenti atmo-sferici. È quindi necessario l'impiego di materiali nonigroscopici, come EPS, resistenti al gelo e alle solle-citazioni meccaniche di calpestio (anche per solamanutenzione).È particolarmente importante l'adozione di elementidi protezione e zavorramento sovrapposti.

Copertura isolata e ventilata

La presenza dello strato di ventilazione consente unmigliore controllo degli effetti dell'irraggiamento sola-re estivo e un efficace smaltimento del vapore inuscita dagli ambienti, grazie al lavaggio termico chesi realizza nell'intercapedine di aerazione. Questa èrealizzata al di sopra dello strato isolante e, per que-sto, è necessario che il materiale coibente sia di tiporigido, poco comprimibile, sottoposto ad uno strato diripartizione dei carichi: ciò al fine di poter realizzareil vincolo tra l'impalcato superiore e quello portantesenza interrompere la continuità del coibente.Per la scelta del tipo di coibente da adottare è neces-sario considerare attentamente le caratteristichedella copertura da isolare e il grado di accessibilitàprevisto; è anche necessario che il prodotto risultiindeformabile, stabile, resistente alla temperatura,conformabile alla geometria della copertura.A tali requisiti l'EPS di qualità risponde perfettamente.È necessario che venga impiegato solo materiale con-forme alla normativa e provvisto di marchio di qualità.In genere, vengono impiegate lastre di dimensioni nonsuperiori a m 0,60x1,20, con bordi lisci o preferibil-mente battentati, così da realizzare una migliore con-tinuità dello strato coibente. Lastre di dimensioni mag-giori possono dar luogo, in corrispondenza dei giunti,a sollecitazioni eccessive negli strati adiacenti.Le lastre EPS sono facilmente adattabili alle diversesituazioni specifiche di applicazione, in quanto pos-sono venire sagomate in cantiere partendo dai for-mati standard.La dimensione minima dello spessore dell'elementotermoisolante deve essere conforme a quanto pre-scritto dalla Legge 10 del 9.1.91 per il contenimentodei consumi energetici. La conduttività utile di calcolo risulta pertanto:- EPS 15 0,045 W/mK- EPS 20 0,041 W/mK- EPS 25 0,040 W/mK- EPS 30 0,040 W/mK- EPS 35 0,040 W/mK

Nel caso in cui lo strato di tenuta deve essere applica-to a caldo direttamente sullo strato isolante, è partico-

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larmente utile l'impiego di EPS preaccoppiato con unamembrana bituminosa; ciò può essere realizzato siacon lastre in cui la membrana è sporgente su due latiadiacenti cosi da realizzare un sormonto con le lastrecontigue (Fig. 9), sia con strisce di EPS di lunghezzalimitata applicate su un telo continuo; in questo caso iicomplesso può essere arrotolato per il trasporto (Fig.10) e la posa per srotolamento è molto rapida.Altre forme da ricordare sono le lastre tagliate a cuneoper realizzare le pendenze di scolo (Fig. 11) e i pan-nelli per tetto giardino; quest'ultimo è un particolaretipo di tetto rovescio che sta riscuotendo particolareattenzione all'estero; in una delle versioni più interes-santi le lastre di EPS sono stampate in modo da rea-lizzare, all'intradosso, un buon deflusso dell'eccessodi acqua meteorica e per contro all'estradosso unariserva d'acqua per il terreno soprastante (Fig. 12).

STRATO DI VENTILAZIONE

Nel caso di "copertura ventilata" lo strato ha la fun-zione di smaltire, nella stagione fredda, il vapore pro-veniente dagli ambienti interni e, nella stagionecalda, di ridurre attraverso moti d'aria convettivi ilcalore che altrimenti potrebbe raggiungere i localisottostanti la copertura.Lo strato di ventilazione, che deve sempre venirecollocato tra l'elemento di tenuta e lo strato termoi-solante, viene generalmente realizzato medianteelementi distanziatori che assolvono anche alla fun-zione portante per lo strato di tenuta; si tratta ingenere di arcarecci metallici, laterizi forati, muricci etavelloni, ecc. (v. soluzioni conformi n. 17 e 18). Inogni caso è necessario garantire una ventilazionecostante e generale di tutto il volume, con aperture

Fig. 10 Fig. 12

Fig. 9 Fig. 11

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collocate preferibilmente lungo il perimetro, dadimensionarsi in relazione al flusso d'aria in transitoe al carico termico complessivo della copertura.Qualora l'intercapedine abbia sezione costante ènecessario verificare che non si determinino varia-zioni di spessore causate da impianti, strutture, ecc.Le aperture vengono realizzate mediante appositielementi integrati con quelli che costituiscono il coro-namento, concepiti in modo da impedire infiltrazioniidriche dovute a pioggia di stravento. Sono in ognicaso da preferire elementi che realizzino aperturecontinue, tipo feritoie, che garantiscono un contattodiretto tra esterno e camera d'aria e che siano prov-visti di reti di protezione per impedire l'intrusione dianimali.È necessario inoltre che la superficie inferiore garan-tisca la tenuta all'aria verso gli ambienti sottostanti:qualora il materiale costituente l'impalcato non sia ingrado di garantire tale i requisito, occorre collocareuno strato di tenuta all'aria che contribuisca ad impe-dire infiltrazioni negli ambienti sottoposti.

ELEMENTO DI COLLEGAMENTO

Può essere costituito da un elemento o da un insie-me integrato di elementi aventi la funzione di assicu-rare il collegamento tra strati e/o elementi contigui:- elemento di tenuta e portante;- strato termoisolante e supporto.L'elemento può essere realizzato mediante chioda-tura, rivettatura, avvitaggio, adesione chimica, salda-tura. In alcune situazioni specifiche, esso può assol-vere a funzioni integrative quali il controllo dei movi-menti igrotermici dello strato isolante nel caso in cuiquesto è realizzato mediante pannelli.

STRATO DI PROTEZIONE

È lo strato più esterno e ha la funzione di protegge-re gli strati sottostanti (in particolare quello di tenutao quello termoisolante) dalle sollecitazioni indotte daagenti atmosferici, meccanici, fisici, termici, chimici eradiativi.In tal senso esso è determinante al fine della durabi-lità della copertura e deve essere opportunamenteconsiderato in rapporto ai materiali interagenti e allageometria della superficie, curando in modo partico-lare la continuità di posa e la soluzione dei punti sin-golari.Lo strato di protezione è localizzato o al di sopra del-l'elemento di tenuta con eventuale interposizionedello strato di separazione oppure al di sopra dellostrato isolante nel caso di copertura rovescia. Può

svolgere anche la funzione di strato di ripartizionedei carichi.Su impermeabilizzazioni posate in indipendenza lostrato di protezione funge anche da zavorramentocontro il sollevamento dovuto al vento e, nel tettorovescio, deve opporsi alla spinta di galleggiamentodell'isolante.La protezione può essere applicata in stabilimento(granulati, scaglie minerali, finitura metallica) o diret-tamente in opera; in questo caso le tipologie più dif-fuse sono:- pitturazioni- quadrotti prefabbricati su distanziatori- ghiaia- elementi in calcestruzzo autobloccanti su sabbia- getti armati o quadrotti gettati in opera su strato di

separazione.

STRATO DRENANTE

Ha la funzione di raccogliere e smaltire l'acqua per-venuta all'interno della copertura, generalmente inpresenza di soluzioni a giardino pensile o a coper-tura rovescia qualora si debba agevolare lo smalti-mento idrico al di sotto dello strato isolante.Può essere realizzato mediante:- materiali sfusi (ghiaia, argilla espansa, ecc.);- lastre di PSE opportunamente sagomate;- fogli a base bituminosa scanalati o rivestiti con

granuli (nel caso di tetto rovescio).Lo strato drenante è collocato al di sopra dello stra-to di tenuta (v. soluzioni conformi n. 7, 11, 14).

STRATO FILTRANTE

È in genere adottato nelle soluzioni a giardino pen-sile o a copertura rovescia, nel caso in cui occorraevitare che particelle fini degli strati sovrastanti(terreno vegetale o protezioni in materiali sfusi)possano essere trasportate dall'acqua di dilava-mento superficiale (v. soluzioni conformi n. 7, 11,14 a 16). Il materiale generalmente impiegato è abase di prodotti sintetici (ad esempio poliestere tes-suto non tessuto).

REQUISITI E PRESTAZIONI

Il sistema costituente una copertura continua deveessere in grado, sotto l'effetto degli agenti esterni esecondo le specifiche condizioni di impiego, di forni-re un insieme di prestazioni in relazione alla sicurez-za, al benessere, alla fruibilità e di assicurarne ilmantenimento nel tempo.

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STABILITÀE RESISTENZA MECCANICA

Il sistema di copertura deve essere in grado di sop-portare le sollecitazioni dovute all'azione di carichisia statici che dinamici previste in sede di progetto,senza che si verifichino deformazioni o rotture tali dacompromettere il funzionamento dell'insieme e l'in-columità degli utenti.Il compito di assicurarne la stabilità e resistenzameccanica è essenzialmente svolto dagli elementistrutturali che devono essere dimensionati in basead ipotesi di carico che dipendono dalle presuntecondizioni di esercizio e dal contesto meteorico in cuila copertura si colloca, in conformità a quanto previ-sto dalla normativa vigente.La copertura deve quindi poter resistere alle sol-lecitazioni meccaniche imposte, oltre che dal pesoproprio, dai sovraccarichi generati da agenti naturaliquali neve, pioggia, grandine, o artificiali dovuti allapresenza di sovrastrutture, impianti, ecc.; alle solle-citazioni dovute a movimenti trasmessi dalla costru-zione sottostante, come assestamenti, oscillazioni evibrazioni, o a stati tensionali anomali oppure incri-nature della struttura portante per effetto dei proces-si di indurimento ed essicazione.In particolare, occorre valutare attentamente gli effet-ti del vento in termini di pressione cinetica del flussoe di variazione repentina di direzione ed intensità(colpo di vento).Tali azioni possono determinare depressioni anoma-le o sollecitazioni dirette sugli strati ed elementiesposti, soprattutto in corrispondenza delle zone dibordo, provocando traslocazioni dei componentisuperficiali ed accessori o sollevamento dello stratodi tenuta o di isolamento termico (nel caso di coper-tura rovescia).Al fine di ottenere adeguata sicurezza allo strappoper effetto del vento è possibile intervenire nei modiseguenti:

a) mediante carico (zavorramento);b) con applicazione ad incollaggio;c) con fissaggio meccanico.

Lo strato di tenuta deve essere in grado di sop-portare i carichi di esercizio dovuti al grado di acces-sibilità della copertura senza subire danneggiamenti(perforazione o deformazione) che ne possonocompromettere la funzione.Le sollecitazioni più significative sono di tipo statico(carico di durata lunga, quale i sovraccarichi per-manenti o quelli dovuti a movimenti differenziali diorigine termica impediti dal contatto cogli strati adia-centi, in particolare quello isolante) e di tipo dinami-co (shoks) dovute alla caduta di oggetti.

COMPORTAMENTO AL FUOCO

L'insieme degli elementi e degli strati costituenti lacopertura deve resistere all'azione del fuoco mante-nendo inalterate le condizioni di sicurezza per iltempo necessario affinché gli utenti possano metter-si in salvo.In relazione alle destinazioni d'uso dell'edificio ed inparticolare degli ambienti sottostanti la copertura, lavigente normativa italiana in taluni casi richiedetempi specifici di resistenza al fuoco delle strutturein genere e quindi anche di quelle relative allacopertura.La normativa relativa agli edifici di civile abitazionenon impone particolari prescrizioni relative allecoperture né ai materiali costituenti, ma è comunquenecessario che gli elementi posti all'estradosso noncontribuiscano alla propagazione delle fiamme,anche in relazione ad incendi provenienti dall'ester-no (ad esempio per caduta di fulmine, contatto diret-to di materiale infiammato, ecc.).Per quanto riguarda lo strato isolante, è in ogni casoconsigliabile l'impiego di EPS con caratteristiche diritardata propagazione di fiamma, contrassegnatodalla sigla RF dopo la designazione del tipo.

ISOLAMENTO TERMICOIl sistema di copertura deve contribuire all'ottenimentodel comfort ambientale interno e al risparmio energe-tico conformemente alla vigente normativa in materiadi riduzione dei disperdimenti termici invernali.Sotto il profilo del benessere termico estivo, inoltreesso deve garantire adeguati livelli di smorzamentoe sfasamento dell'onda termica dovuta all'irraggia-mento solare; in questo caso risultano determinantiai fini di un buon funzionamento della copertura sial'inerzia termica che l'isolamento connesso alla pre-senza dello strato termoisolante, alla sua correttacollocazione e alle caratteristiche del materiale.Il fatto che, generalmente, la copertura piana si con-figuri come chiusura orizzontale dell'edificio senzainterposizione di un volume non abitabile tra coper-tura ed ambienti sottostanti, rende particolarmenteimportante il controllo del flusso di calore in uscitadai locali riscaldati e gli apporti di energia radioatti-va estiva per effetto dell'insolazione al fine di con-servare accettabili livelli di qualità ambientale com-plessiva.L'adozione di uno strato di ventilazione può risultareparticolarmente utile per il controllo del com-portamento del sistema in situazione estiva.Parimenti l'impiego di un prodotto isolante carat-terizzato da basso valore di conducibilità termica enotevole stabilità nel tempo quale è l'EPS risulta par-

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ticolarmente adatto al soddisfacimento del requisitoin oggetto anche in termini di durabilità.L'isolamento termico del sistema di copertura è stret-tamente legato alla tenuta all'aria dello stesso. Sidevono pertanto evitare migrazioni d'aria fra esternoe interno ed eliminare la possibilità che si inneschinomoti convettivi a ridosso dello strato isolante che neriducano il livello prestazionale.Va tuttavia considerato come l'impiego di algoritmidi calcolo in regime stazionario, la relativa incertez-za dei valori di conduttività dei materiali, la valuta-zione dei ricambi d'aria e il reale funzionamentodegli impianti termici consigliano di adottare oppor-tuni coefficienti di maggiorazione nel dimensiona-mento della resistenza termica del sistema dicopertura. In particolare nel caso del tetto rovescio,la possibilità che l'acqua meteorica venga in con-tatto diretto con le stratificazioni sottostanti l'isola-mento, con conseguente raffreddamento più omeno rapido a seconda della loro inerzia termica,consiglia di aumentare la resistenza termica dellostrato isolante di almeno il 10% o di ricorrere ad unsistema sandwich.

CONTROLLODELLA CONDENSAZIONE

Il sistema di copertura deve garantire il controllo deifenomeni di diffusione del vapore acqueo, così daevitare la formazione di condensa sia sulle superficiche all'interno degli strati. La localizzazione dellostrato isolante e l'eventuale presenza di dispositivi difreno o barriera al vapore, insieme allo strato di ven-tilazione, sono fondamentali ai fini del soddisfaci-mento del requisito in oggetto.La collocazione del coibente all'estradosso del solaioottimizza il comportamento del sistema sotto il profi-lo termoigrometrico, dal momento che in nessunastratificazione le pressioni effettive di vapore rag-giungono il punto di saturazione; inoltre, in tal modosi ottiene un incremento dell'inerzia termica dellacopertura e una riduzione delle mobilità degli stratied elementi sottoposti al coibente.Lo strato di tenuta all'acqua è necessariamente unostrato ad alta resistenza al passaggio del vapore equindi diventa assolutamente necessario in fase pro-gettuale analizzare la diffusione del vapore in rap-porto alla soluzione tecnica prevista, alla successio-ne delle stratificazioni funzionali e alle loro caratteri-stiche di permeabilità al vapore, alle condizioni ter-moigrometriche esterne ed interne di esercizio, conriferimento alle circostanze più gravose anche semeno frequenti. In genere il controllo della conden-sazione interstiziale può essere eseguito mediante il

sistema di Glaser, dal quale si ottengono i seguentirisultati:- verifica della possibilità che il vapore accumulato

durante il periodo invernale sia smaltito in estate;- controllo che, a condensazione avvenuta, il con-

tenuto di umidità all'interno delle stratificazioni siainferiore a quello ammissibile per ogni materiale;

- evidenziazione dell'eventuale opportunità dimunire lo strato di tenuta di dispositivi di sfiatoverso l'esterno (v. particolari costruttivi).

TENUTA ALL'ACQUA

Il sistema di copertura deve impedire il passaggio diacqua sia meteorica che eventualmente presenteper svariate cause attraverso le stratificazioni funzio-nali, onde evitare infiltrazioni all'interno degli ambien-ti sottoposti e il degrado di altri elementi.La tenuta all'acqua è completamente affidata allaperfetta realizzazione dell'impermeabilizzazionedella copertura; da ciò deriva la necessità che lesaldature fra le membrane e i raccordi dei puntisingolari siano effettuati in modo tale da garantirenel tempo la continuità ed integrità dello strato ditenuta.L'accurato studio della morfologia delle aree di dre-naggio, della localizzazione e numero dei bocchetto-ni di scarico, della pendenza dei bacini di raccoltapermette di controllare l'esatto smaltimento dell'ac-qua meteorica in funzione della geometria comples-siva della copertura.

DURABILITÀ

La durata nel tempo di livelli di prestazione accet-tabili deve essere garantita dal sistema di coperturanel suo complesso e dai singoli elementi compo-nenti.In tal senso, la copertura deve poter resistere, peril tempo di vita utile prefissato, alle azioni indotteda:- formazione di gelo dovuto a ristagno idrico in

punti singolari critici;- alternanza del fenomeno di gelo e disgelo;- shock termico dovuto a repentini sbalzi di tempe-

ratura;- attacco di agenti biologici di degrado di origine

animale o vegetale;- attacco di agenti chimici aggressivi;- presenza di acqua meteorica che possa inne-

scare corrosioni elettrochimiche;- operazioni di manutenzione che possono pro-

durre deformazioni permanenti o punzonamenti;- errato uso da parte degli utenti nel caso di coper-

ture praticabili.

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Per quanto riguarda lo strato coibente, la durabi-lità del EPS di qualità correttamente posato (inpratica se non è esposto direttamente alla radia-zione solare) è ormai provata da più di 30 anni diesperienza applicativa. La sua assoluta inerziachimica garantisce poi che l’EPS non provocadegradi nemmeno nelle altre parti della coperturacon cui è a contatto.

PRESCRIZIONIPER LA PROGETTAZIONEE LA COSTRUZIONELa molteplicità delle soluzioni conformi in relazione aidiversi schemi funzionali menzionati, nonché lavarietà dei prodotti utilizzabili per la realizzazionedelle stratificazioni e la complessità dei meccanismidi interazione sia tra i componenti la copertura chetra la copertura e gli altri elementi tecnici e subsiste-mi edilizi, comportano prescrizioni progettuali ecostruttive molto articolate la cui trattazione esuladall'impostazione del presente Quaderno.In termini molto generali, si può comunque evi-denziare quanto segue.

1. L'analisi del tipo di supporto strutturale deve esse-re condotta con estrema cura in termini di esattavalutazione delle possibili deformazioni sotto caricoe mobilità inerenti, al fine di provvedere ad un suoeventuale irrigidimento o alla realizzazione di giuntidi frazionamento delle stratificazioni sovrapposte;I'esecuzione su un tetto esistente di una coperturapesante (giardino pensile, parcheggio, invaso d'ac-qua, ecc.) impone sempre il controllo statico deglielementi portanti.Dal momento che l'elemento di tenuta è di tipo con-tinuo e molto spesso applicato in condizioni di ade-renza o semiaderenza al supporto, è opportuno con-trollare accuratamente i possibili movimenti di tipoelastico o termico cui sono sottoposti gli elementistrutturali al fine di evitare rischi di fessurazioni.Pertanto dal punto di vista della progettazione occor-

re controllare in sede di calcolo e dimensionamentoil fenomeno delle mobilità indotte all'elemento por-tante, con impiego di opportune armature che neripartiscano gli effetti su superfici più estese, ridu-cendo gli sforzi tensionali cui potrebbero venire sot-toposti gli strati collocati superiormente.A tal proposito si osserva come la collocazione dellostrato isolante al di sopra dell'elemento portante ridu-ca decisamente i movimenti di origine termica; vice-versa nel caso in cui l'elemento isolante viene postoall'intradosso delI'impalcato strutturale, tali movimen-ti possono assumere valori assai più rilevanti e pro-durre anomalie funzionali sia allo strato di tenuta,con conseguenti fenomeni di infiltrazione, sia aglielementi murari sottostanti.

2. La pendenza della copertura, in generale deveessere compresa tra 1'1,5% e il 3% ed esserecostruita con cura onde evitare ristagni idrici; nelcaso di copertura pedonabile, il valore della penden-za non dovrebbe superare il 2%; il Quadro seguentedà qualche indicazione supplementare.Al fine di evitare massetti di pendenza di spessoreeccessivo, occorre analizzare i possibili bacini di dre-naggio affinché colmi e displuvi risultino di lunghez-za contenuta.La morfologia delle aree di drenaggio deve tenerconto che la pendenza dei bacini sia il più possibileuniforme e regolare e che non si creino zone di con-tropendenza che ostacolano il flusso dell'acqua.Lo smaltimento idrico avviene lungo i compluvi attra-verso il canale che si crea per l'intersezione dellegeometrie, oppure lungo un canale di bordo in rela-zione alla conformazione delle falde. La Figura 13illustra le varie configurazioni.Il bocchettone di scarico che intercetta il flusso èconformato in funzione della composizione dellestratificazioni della copertura; essa deve esseredimensionato in base all'area di drenaggio di pen-denza e al regime pluviometrico locale.

3. La barriera al vapore, qualora necessaria, deveessere applicata con continuità e risvoltata in corri-

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spondenza dei bordi della copertura e dei dispositividi attraversamento; in presenza di supporto disconti-nuo, occorre prevedere sistemi di giunzione che dis-attivano eventuali mobilità differenziali evitando lace-razioni del prodotto.La barriera al vapore può essere applicata in ade-renza o in semiaderenza (incollaggio per punti o perstrisce): nel primo caso è bene interporre uno stratodi separazione tra barriera al vapore e supporto.

4. L'EPS deve avere massa volumica sufficiente aresistere ai carichi permanenti e di esercizio senzasubire deformazioni plastiche; indicazioni generaliper i vari tipi di copertura sono state fornite nelladescrizione degli strati; in casi particolari si puòtener presente il criterio secondo cui il carico per-manente non superi 1/5 della sollecitazione al 10%di deformazione previsto dalla UNI 7819 per ognimassa volumica.Nei sistemi in cui l'EPS è applicato in aderenza allostrato di tenuta è necessario accertarsi che quest'ul-timo resista ai tensionamenti di origine termica indot-ti dalle variazioni della temperatura esterna, secondole indicazioni della Direttiva sugli isolanti supporto diimpermeabilizzazione.Quando l'EPS è localizzato direttamente al di sottodella membrana impermeabile, può resistere almassimo alla temperatura di 80oC. Nei rari casi (peres. climi tropicali) in cui si possono temere tempe-rature più elevate, occorre prevedere un diversosistema (strato di protezione e/o strato di ventila-zione).Qualora lo spessore dello strato isolante sia partico-

larmente significativo (10 cm o più), è consigliabileprevedere la posa di due strati sfalsati tra di loro.Nel caso di copertura non zavorrata, i pannelli iso-lanti devono essere opportunamente vincolati al sup-porto al fine di resistere alle trazioni indotte dalledepressioni localizzate del vento.

5. La ventilazione in coperture ventilate è realizzatamediante intercapedine e dispositivi di immissioneed estrazione dell'aria; la dimensione delle coperturee l'altezza dello strato di aerazione dipendono dallecondizioni termoigrometriche del contesto ambienta-le interno ed esterno, dalla pendenza delle falde edall'esposizione della copertura ai venti dominanti. Ingenerale nel caso di coperture a minima pendenza,la ventilazione si attiva per effetto del vento e delledifferenze di pressione ai bordi.In tale circostanza, I'intercapedine di ventilazionenon deve essere inferiore a 20 cm e la sezione diimmissione ed estrazione pari a 1/150 della superfi-cie ventilata; nel caso di coperture con pendenzamaggiore del 9% la sezione di immissione sul latogronda può essere pari a 1/600 della superficie ven-tilata, mentre quella di estrazione su colmo puòessere di 1/500.È possibile realizzare l'area mediante apertura conti-nua dello spessore minimo di cm 2, provvista diopportuna griglia anti insetti.

6. Il materiale da impiegare come strato di tenutadeve essere prescelto in modo che sia compatibile,

Fig. 13 - a) con pendenza parallela al pendio- b) con pendenza diagonale al pendio- c e d) scarico centrale

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dal punto di vista funzionale, chimico fisico e dellatecnologia applicativa, con gli altri strati con cui è acontatto; in particolare le alte temperature relative aiprocessi di saldatura tra membrane o l'impiego diadesivi chimici o primer solventi richiedono il con-trollo della sua compatibilità con l'EPS ed even-tualmente l'adozione di stratificazioni integrative diprotezione.La geometria e la morfologia della copertura, qualo-ra comportino l'insorgenza di numerosi 12 punti sin-golari, possono complicare l'applicazione dello stra-to di tenuta o moltiplicarne i giunti con maggiorerischio di perdita prestazionale in termini di imper-meabilità.La posa in opera deve essere effettuata su supportiasciutti, privi di asperità e in generale in condizioniatmosferiche caratterizzate da basso tasso di umidi-tà e temperatura sopra zero; in corrispondenza dispigoli e risvolti è opportuno realizzare raccordiarrotondati con eventuali rinforzi.Lo strato di tenuta deve essere protetto contro il sol-levamento per carico di vento. Se l'impermeabilizza-zione è posata in indipendenza occorre prevedere lozavorramento mediante uno strato di ghiaia (nelcaso di copertura non praticabile) o una pavimenta-zione pesante, con funzione anche di protezionesuperficiale.La tabella seguente fornisce i valori del carico dizavorra da tenere in considerazione in funzione del-l'altezza dell'edificio.

Protezione contro il sollevamento per caricodovuto al vento Nel caso del tetto rovescio il carico di zavorra deveessere anche superiore alla spinta di gal-leggiamento (10 kg/m2 per ogni cm di spessore diEPS).Il raccordo delle membrane con le zone perimetralideve essere realizzato in modo da impedire l'infiltra-zione del vento.Nel caso di posa in semiaderenza o in aderenza,sia che l'applicazione avvenga mediante incollaggioo meccanicamente, è necessario che sia verificatauna notevole resistenza allo strappo; in presenza difissaggio meccanico, in genere sono da prevedersi4 fissaggi per m2 di superficie, mentre in corrispon-denza dei bordi e degli angoli tale frequenza deve

essere di almeno 6 e 9 fissaggi per m2 rispettiva-mente il raccordo con le superfici verticali deveavere un'altezza di almeno 15 cm al di sopra dell'ul-timo strato; la membrana deve essere vincolata albordo e protetta superiormente con dispositivi mec-canici (scossaline) o opportune sagomature deglielementi murari (gusci, sguinci, scanalature, ecc.)onde evitare infiltrazioni di acqua di dilavamentodella parete verticale.

7. Lo strato di protezione, qualora realizzato conpavimentazione in quadrotti di cemento o piastrellesu sottofondo in malta, deve essere frazionato insuperfici non maggiori di 6 m2 e presentare un giun-to perimetrale di almeno 2 cm in corrispondenza ditutti i risalti.È consigliabile l'adozione di uno strato separatore(sabbia, membrane sintetiche, ecc.). Nel caso diforte sollecitazione (traffico pesante) la protezionedeve avvenire con massetto di calcestruzzo o lastreprefabbricate (2,5 mx2,5 m) il cui dimensionamentodipende dai carichi di esercizio.

8. I raccordi con emergenze tecniche (camini, esa-latori, ecc.) devono essere realizzati con anelli ditenuta, flange adesive o flange di serraggio in rela-zione al tipo di membrana impermeabile adottata ealle caratteristiche delle emergenze.

MANUTENZIONE

Manutenzione ordinariaLa manutenzione ordinaria ha la funzione di veri-ficare con periodicità che le caratteristiche iniziali difunzionamento della copertura siano sostan-zialmente inalterate; essa si esplica attraversosopralluoghi, con frequenza generalmente annualeo dopo eventi atmosferici eccezionali, finalizzati adevitare che piccoli guasti limitati si trasformino inpatologie rilevanti per assenza di interventi di ripri-stino localizzati.Mediante operazioni di manutenzione ordinaria èpossibile procedere all'asportazione di detriti edepositi vari che si accumulano per effetto delvento e degli utenti (nel caso di copertura pratica-bile), al mantenimento in efficienza del sistema dievacuazione idrica e dei dispositivi di realizzazionedei punti singolari.Inoltre, con minore periodicità, la manutenzioneordinaria permette di ripristinare le sigillature trascossaline, pannellature cementizie, giunti di fra-zionamento e dilatazione così come i rivestimentiprotettivi dello strato di tenuta.

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Manutenzione straordinaria

Si effettua in genere dopo qualche decennio di vitadella copertura (in funzione della durabilità deimateriali impiegati e del verificarsi di eventi mete-reologici eccezionali) e comporta la sostituzionesistematica di porzioni anche consistenti di compo-nenti che per usura o invecchiamento risultanodegradati al punto da compromettere l'affidabilitàdell'intero sistema.Questo tipo di manutenzione richiede in genereI'intervento di manodopera specializzata e l'ausilio diopere provvisionali e di attrezzature di cantiere con-sistenti. In considerazione di ciò si può osservarecome l'impiego di prodotti particolarmente durevoli eresistenti agli agenti aggressivi, a fronte di un mag-giore investimento iniziale, possa ritardare anche dimolto il rifacimento delle parti ammalorate; cosicome l'attenzione progettuale e la corretta esecuzio-ne del sistema allunga la periodicità degli interventimanutentivi.L'intervento di manutenzione straordinaria può esse-re anche l'occasione per attuare nel modo più eco-nomico un rafforzamento dell'isolamento termicodella copertura.

DETTAGLI COSTRUTTIVI

Di seguito vengono riportati alcuni significativi detta-gli costruttivi relativi ai più comuni sistemi di copertu-ra continua, con particolare attenzione ai punti sin-golari più ricorrenti.

LEGENDA

1 elemento di tenuta

2 massetto di pendenza

3 EPS

4 solaio

5 barriera al vapore

6 strato di diffusione del vapore

7 ghiaia

8 strato di scorrimento

9 scossalina

10 sigillatura

11 supporto continuo in legno

12 elemento di tenuta autoprotetto

13 guarnizione in neoprene

14 pavimentazione in quadrotti prefabbricati

15 supporto mobile

16 soglia

17 parapetto

18 elemento di coronamento prefabbricato

19 fiorera prefabbricata

20 strato di livellamento

21 strato filtrante

22 strato drenante

23 strato antiradice

24 rete di ancoraggio radici

25 terreno di coltura

26 strato di ventilazione

27 listellatura

28 bocchettone

29 pioviale

30 tubo di troppo pieno

31 torrino di evaporazione

32 riccio parafoglie

COPERTURA ISOLATA - NON VENTILATA

Fig. 14 Coronamento sez. verticale

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Fig. 15 Coronamento sez. verticale Fig. 16 Soglia sez. verticale

Fig. 17 Giunto di dilatazione sez. verticale Fig. 18 Attraversamento impiantistico sez. verticale

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Fig. 19 Fioriera sez. verticale Fig. 20 Parapetto sez. verticale

Fig. 21 Volume emergente sez. verticale Fig. 22 Lucernario sez. verticale

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Fig. 23 Torrino di evaporazione sez. verticale Fig. 24 Tubo di troppo pieno sez. verticale

Fig. 25 Bocchettone di scarico sez. verticale Fig. 26 Giardino pensile sez. verticale

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Fig. 27 Copertura rovescia-particolare di coronamento sez.verticale

Fig. 28 Copertura rovescia-bocchettone sez. verticale

Fig. 29 Coronamento sez. verticale Fig. 30 Bocchettone sez. verticale

COPERTURA ISOLATA - VENTILATA

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PATOLOGIE ED ERRORI

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ISOLAMENTO DEI TETTI A FALDE

CON EPS

10.

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INTRODUZIONE

Il tetto a falde è caratterizzato, nella massima partedei casi, da una copertura costituita da elementi dipiccole o medie dimensioni, comunemente designa-ta come "copertura discontinua". Secondo la norma-tiva vigente con il termine di "copertura discontinua"si intende una chiusura superiore costituita da uninsieme di elementi suborizzontali in cui l'elemento ditenuta assicura la tenuta all'acqua solo per valoridella pendenza della superficie di copertura maggio-re di un minimo, prevalentemente in funzione delmateriale impiegato.La definizione si basa essenzialmente sul comporta-mento all'acqua; altri tipi di classificazione possonoessere effettuati secondo altri criteri, ad esempio inbase al grado di accessibilità, alle caratteristiche del-l'elemento portante e dei materiali, alla geometriadegli elementi, ma tali metodologie possono conte-nere il rischio, da un lato di perdere la generalitàdell'impostazione che garantisce la completezza

della trattazione, dall'altro di trascurare gli aspettifunzionali a vantaggio di approcci descrittivi e per-tanto poco connotanti il comportamento dell'ele-mento in questione.Le coperture discontinue risultano costituite dallasuccessione di strati ed elementi funzionali che, diper sé o in correlazione reciproca, concorrono al sod-disfacimento dei requisiti imposti alla copertura; que-sti strati possono essere presenti in tutto o in parte aseconda del grado di complessità della soluzioneadottata e del comportamento globale richiesto inrapporto alle sollecitazioni di esercizio: la presenza omeno degli elementi o strati, in rapporto a schemi fun-zionali diversi, determina una matrice di possibilisoluzioni conformi (v. QUADRO 1), intese come se-quenza ordinata di elementi e strati funzionali tale daassicurare il corretto funzionamento di ogni singoloelemento o strato e del sistema di copertura. Lanorma classifica gli schemi funzionali, con riferimentoalla metodologia di controllo del comportamento ter-moigrometrico, in quattro categorie e precisamente:

QUADRO 1

Coperture discontinue (matrice delle soluzioni conformi)

F - elemento o strato fondamentale (sempre presente).E - elemento o strato eventualmente necessario.

* Nei sistemi discontinui si è spesso in presenza di una microventilazione sottotegola; qualora il sistema dal puntodi vista termoigrometrico si affidi solamente a tale ventilazione viene considerato “non ventilato”.In ogni caso lo strato di microventilazione sottotegola viene considerato con l’elemento di sopporto.

Schemi funzionali

Copertura con elemento Copertura senza elementotermoisolante termoisolante

Denominazione Con strato Senza strato Con strato Senza stratodi ventilazione di ventilazione di ventilazione di ventilazione

Elemento di collegamento E E E E

Elemento di sopporto* F F F F

Elemento di tenuta F F F F

Elemento portante F F F F

Elemento termoisolante F F

Strato schermo vapore/barriera vapore F

Strato di irrigidimento E

Strato di pendenza integrato integrato integrato integrato

Strato di protezione E E E E

Strato di tenuta all’aria E E E E

Strato di ventilazione F F

Elemento o strato funzionale

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1. copertura senza elemento termoisolante, senzastrato di ventilazione: la copertura non controlla ilcomportamento termoigrometrico e non controllala trasmissione del calore; Figura 1A.

2. copertura senza elemento termoisolante, constrato di ventilazione: la copertura controlla ilcomportamento termoigrometrico attraverso lostrato di ventilazione e non controlla la tra-smissione del calore; Figura 1B-C.

3. copertura con elemento termoisolante, senzastrato di ventilazione: la copertura non controlla ilcomportamento termoigrometrico attraverso lostrato di ventilazione e controlla la trasmissionedel calore attraverso un apposito elemento ter-moisolante; Figura 1D-E.

4. copertura con elemento termoisolante, con stra-to di ventilazione: la copertura controlla il com-portamento termoigrometrico attraverso lo stratodi ventilazione e la trasmissione del calore attra-verso un apposito elemento termoisolante;Figura 1F-G.

Le odierne esigenze di isolamento termico, sia permotivi di benessere abitativo che di risparmio ener-getico hanno naturalmente portato a fissare l'atten-zione sugli schemi funzionali con elemento termo-isolante. Particolarmente nei casi, sempre più fre-quenti sia nelle nuove costruzioni che nelle ristrut-turazioni, in cui si vuole sfruttare a scopo abitativolo spazio immediatamente sottostante al tetto afalde, I'impiego dell’EPS si è rivelato uno dei piùconvenienti, tecnicamente ed economicamente, intutte le diverse modalità applicative che questoVolume sinteticamente illustra.

DESCRIZIONE DEGLI STRATIE DEGLI ELEMENTI

La norma fornisce un quadro completo degli ele-menti e strati funzionali delle coperture sia continueche discontinue, specificandone la necessità odeventualità di impiego in relazione al livello presta-zionale che si vuole ottenere.Nel Quadro 2 sono schematizzate alcune soluzioniconformi significative.Si può notare come una differente successione dellestratificazioni possa comportare sia complessificaz-ione costruttiva, sia obbligo di adozione di elementiintegrativi onde assicurare l'adeguato livello presta-zionale della copertura. Quindi diventa molto impor-tante individuare per tutti gli strati concorrenti a for-mare il sistema il loro specifico ruolo e le caratteristi-che funzionali, prestazionali e intrinseche perché sene ottimizzi l'impiego.

Fig. 1

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QUADRO 2 - ESEMPI DI SOLUZIONI CONFORMI DI COPERTURE DISCONTINUE

LEGENDA 1 - Strato di tenutaI - Isolato 2 - Strato isolanteNI - Non isolato 3 - SupportoV - Ventilato 4 - Elemento di collegamentoNV - Non ventilato 5 - Strato portante

6 - Strato di barriera al vapore7 - Strato di tenuta all’aria aggiuntivo8 - Strato di ventilazione9 - Strato di protezione

10 - Accessori11 - Microventilazione sotto tegola

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STRATO DI TENUTA

Ha la funzione di conferire alla copertura la imper-meabilità all'acqua meteorica, resistendo alle solleci-tazioni fisiche meccaniche e chimiche indotte dalcontesto ambientale e dall'uso. L'elemento di tenuta può essere il più esterno dellacopertura (collocato all'estradosso della stessa), nel-l'ipotesi di utilizzo di elementi discreti interconnessiper semplice sovrapposizione, oppure trovarsi sotto-posto allo strato di protezione nel caso di impiego diguaine bituminose o manti sintetici. I materiali piùcomunemente impiegati possono cosi distinguersi:- prodotti di piccole dimensioni:

• tegole in laterizio, cemento, metallo, vetro, plastica• tegole bituminose (tipo canadesi)• piccole lastre in pietra (ardesia, serpentino, ecc.)• piccole lastre in fibrocemento piane o nervate• scandole lignee

- prodotti di medie dimensioni:• Iastre ondulate in fibrocemento• Iastre fibrobituminose• Iastre in materia plastica (PVC, poliestere rinfo-zato, ecc.)• Iastre metalliche profilate o non

- prodotti di grandi dimensioni:• tegoli metallici polistrato• Iastre grecate metalliche• pannelli isolanti tipo sandwich• canaloni autoportanti in fibrocemento• nastri di rame continui.

Oltre a questi, si può menzionare l'uso di guaine(PVC, EPDM, ecc.) rinforzate, più o meno protetteda strato metallico superiore, le quali sono di per sémateriale privilegiato per coperture continue ma conparticolari accorgimenti costruttivi possono essereimpiegate anche per tetti a falde o a padiglione.La scelta del prodotto e di fondamentale importanzaper il comportamento all'acqua della copertura, maanche per le implicazioni costruttive e formali cheessa determina.Tale scelta progettuale deve tener conto dei seguen-ti aspetti:- pendenza delle falde da realizzare (v. Tabella 1).

Va tenuto presente che pendenze superiori aquelle consigliate per ogni materiale determinanolo scorrimento degli elementi, a meno di non rea-lizzare vincoli meccanici, cosicome pendenzeinferiori possono provocare infiltrazioni idriche traun elemento e l'altro richiedendo pertanto unostrato aggiuntivo di impermeabilizzazione;

- estensione delle falde nel senso della pendenza:per lunghezze oltre i 10 m circa e necessario inter-rompere la continuità della falda oppure aumen-tarne la pendenza;

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- eventi atmosferici: in presenza di vento forte, oltreal fenomeno di infiltrazione conseguente a piog-gia battente, sono da tenere in conto gli effetti didepressione che possono determinare l'asporta-zione o la movimentazione degli elementi; anchela possibilità che si verifichino grandinate di forteintensità deve essere tenuta presente nellavalutazione della resistenza meccanica;

- impegno statico dell'elemento portante: soprattut-to in situazioni di recupero del patrimonio edilizioesistente il peso dell'elemento di tenuta (v.Tabella 2) può incidere in maniera anche signifi-cativa sulla resistenza o sul dimensionamentodella sottostruttura:

- condizioni ambientali: in situazioni di grave inqui-namento atmosferico è necessario verificare ladurabilità degli elementi impiegati sotto l'effetto diagenti chimici aggressivi; inoltre il contesto urbanoove si inserisce la copertua puo motivare l'esclu-sione di prodotti ritenuti di tipo non tradizionale.

STRATO TERMOISOLANTE

Ha la funzione di portare al valore richiesto la resi-stenza termica globale della copertura. Deve essereadottato in tutti quei casi in cui si richiedono condi-zioni termoigrometriche particolari nei vani sottostan-ti la copertura, il contenimento dei disperdimentienergetici in base ai valori richiesti dalla normativa,la riduzione delle mobilità termiche dello strato por-

tante, I'attenuazione dei fenomeni di condensazionesuperficiale verso l'ambiente interno.A seconda della conformazione geometrica, della mor-fologia del sistema di copertura, nonché del comporta-mento termoigrometrico prefigurato, I'elemento termoi-solante può trovare differenti collocazioni, anche inrapporto alla presenza o meno di strato di ventilazione.In particolare si può evidenziare quanto segue:

Copertura isolata e non ventilataNel caso in cui il vano sottostante la copertura vengaabitato e non sia possibile creare uno strato di ventila-zione sottoposto allo strato di tenuta, I'isolamento ter-mico può essere realizzato con applicazione di EPS:- all'intradosso dello strato portante (Figg. 2, 3);- all'estradosso dello strato portante con funzione di

supporto dello strato di tenuta o della listellatura diancoraggio degli elementi di tenuta (Figg. 4, 5);

- fra gli elementi discreti dello strato portante quandoquesto è di tipo discontinuo ad orditura (Figg. 4, 6);

- fra listelli distanziatori all'estradosso dello stratoportante (Fig. 7).

Mentre nei primi due casi lo strato isolante può esse-re di tipo continuo, assicurando un isolamento termi-co uniforme, nelle altre due disposizioni la disconti-nuità determinata dalla presenza di elementi di ordi-tura induce eterogeneità termiche con presenza diponti termici lineari; ciò va considerato attentamentein sede progettuale, al fine di evitare perdite presta-zionali anche significative.

Fig. 2 Fig. 3

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Fig. 4 Fig. 5

Fig. 6 Fig. 7

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Fig. 8

Fig. 9

Copertura isolata e ventilata

La presenza dello strato di ventilazione migliora laprestazione in oggetto dal punto di vista del com-portamento, sia invernale (smaltimento del vaporein uscita dall'ambiente sottoposto), che estivo(lavaggio termico superficiale). In Figura. 8 è ripor-tato lo schema di un tipico "tetto freddo" con sotto-tetto non abitabile, mentre in Figura 9 è sche-matizzata una variante in cui questo può essereadibito ad abitazione. È da sottolineare come inentrambi i casi la presenza di ponti termici in cor-rispondenza delle continuità strutturali richieda l'a-nalisi attenta dei fenomeni connessi.In alcuni casi lo strato termoisolante, a seconda deimateriali che lo costituiscono e alla conformazionee localizzazione, può svolgere anche una o più fun-zioni integrative, quali costituire l'elemento portanteo il supporto dello strato di tenuta, oppure migliora-re l'isolamento acustico dell'ambiente. Per la sceltadel tipo di coibente da adottare è necessario consi-derare attentamente le caratteristiche della coper-tura da isolare, sia in rapporto alle possibili per-meazioni idriche, per le quali si consiglia un mate-riale non idrofilo, sia in riferimento alla tenuta all'a-ria, per la quale occorre che I'isolante sia scarsa-mente permeabile onde potersi opporre ad even-tuali filtrazioni di aria fredda attraverso le stratifica-zioni esterne.A tali requisiti l’EPS di qualità risponde perfetta-mente.In genere, per isolare le coperture discontinue ven-gono impiegate lastre di dimensioni non superiori am 0,60 x 1,20, con bordi lisci o battentati, che rea-lizzano una migliore continuità dello strato coiben-te. Le lastre EPS sono facilmente adattabili allediverse situazioni specifiche di applicazione, inquanto possono venire sagomate in cantiere par-tendo dai formati standard.Il dimensionamento minimo dello spessore del-I'elemento termoisolante deve essere conforme aquanto prescritto dalla Legge n. 10 del 9191 per ilcontenimento dei consumi energetici.

ELEMENTO DI SUPPORTO

Assolve alla funzione di sostegno dello strato ditenuta ed è sempre presente, anche se a volte puòessere integrato ad altri elementi o strati.Il supporto può trovarsi subito sotto lo strato di tenu-ta o al di sotto dell'elemento termoisolante, dellostrato di ventilazione o della barriera al vapore.L'elemento di supporto varia in funzione della sualocalizzazione, del materiale impiegato e della tipo-

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logia degli strati sovrapposti; esso può essere con-formato con elementi a sviluppo lineare oppuresuperficiale.Elementi di supporto a sviluppo lineare sono:a) orditura di listelli di legno con andamento paralle-

lo alla linea di gronda ed interasse variabile inrelazione alla pendenza della falda e alle dimen-sioni longitudinali degli elementi di tenuta;

I'adozione di tegumento in coppi richiede unadoppia orditura ortogonale.I listelli possono essere retti direttamente daipuntoni oppure da un'orditura secondaria (ter-zere) in funzione delle dimensioni della copertu-ra e della tipologia della struttura ("alla lombar-da", "alla piemontese", a capriata, ecc.) (Fig.10);

Fig. 10

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b) orditura di profilati metallici normali o chiodabili,con sezione a C, L, U, omega, oppure arcarecci.Per quanto concerne gli elementi di supporto asviluppo superficiale, occorre sottolineare che adessi si deve o meno sovrapporre una listellaturacomplementare (in legno, ferro, malta) a secondadel tipo di tegumento adottato; si possono indivi-duare le seguenti tipologie costruttive:

a) pianelle o tavelline forate in laterizio;b) solaio inclinato laterocementizio o in calcestruzzo

pieno;c) pannelli di EPS preformati (Fig. 11);d) tavolato in legno chiodato su terrere o puntoni

oppure su listellatura integrativa;e) pannellatura in legno o agglomerato ligneo;f) lastre metalliche nervate.La tabella seguente indica quali sono gli elementi disupporto più appropriati per i diversi tipi di elementodi tenuta.

In alcuni casi l'elemento di supporto, in rapporto allasua conformazione, alle sue caratteristiche e alla col-locazione che occupa nella successione di strati puòassumere anche una o più funzioni integrative, quali:1. Sotto lo strato di tenuta- ancoraggio dell'elemento di tenuta mediante

impiego di elementi di collegamento;- elemento portante;- strato termoisolante;- strato di ventilazione:- finitura interna.2. Sotto lo strato termoisolante- ancoraggio dello strato termoisolante mediante

impiego di elementi di collegamento;- elemento portante.3. Sotto lo strato di barriera al vapore- elemento portante;- strato di ventilazione.4. Sotto lo strato di ventilazione- elemento portante.Devono comunque essere garantite le caratteristichegenerali del materiale che costituisce il supporto; inparticolare, per gli elementi in legno è necessario

che il tipo impiegato garantisca nel tempo stabilitadimensionale e resistenza meccanica soddisfacenti,senza presentare alterazioni biologiche o difetti talida compromettere la sezione resistente; una prote-zione con prodotti insetticidi, funghicidi e, se neces-sario, ignifughi è sempre raccomandabile; le connes-sioni tra supporto e struttura devono essere realizza-te mediante profilati in acciaio inossidabile con spes-sore minimo pari a mm 1,5; la malta costituente cor-doli o sottofondo è preferibile sia a base di calce obastarda.

ELEMENTO DI GOLLEGAMENTO

Può essere costituito da un elemento o da un insie-me integrato di elementi e riveste la funzione di assi-curare il collegamento tra strati o elementi contigui,per impedirne l'asportazione dovuta all'azione degliagenti atmosferici, come vento o neve, o della gravi-tà nel caso di pendenze di falda elevate. In partico-lare nelle coperture discontinue, qualora se neriscontri la necessità, tale elemento viene impiegatoper collegare lo strato di tenuta al supporto, oppureserve per vincolare quest'ultimo alla struttura portan-te anche attraverso eventuali strati interposti.Il collegamento può venire attuato mediante diversisistemi quali chiodi, ganci, graffe, malta di alletta-mento, adesivi, denti di arresto; a seconda delle con-dizioni di impiego, questi possono essere distinti in:1. Elementi occorrenti solo in condizioni particolari,

quali pendenza elevata e comunque superiore aquella prevista per lo strato di tenuta adottato,zone particolarmente esposte a vento, ecc;

Fig. 11

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2. Elementi occorrenti in ogni caso; in condizioniparticolari il numero degli ancoraggi potrà essereincrementato oppure si dovrà provvedere a modi-ficare il sistema.

Il tipo e il numero di elementi di collegamento viene ingenere fissato da prescrizioni specifiche per i singoliprodotti, mentre il sistema di ancoraggio deve comun-que permettere piccoli movimenti differenziali di origi-ne termica ed elastica tra l'elemento di tenuta ed ilsupporto: questo tanto più quanto maggiore è il coef-ficiente di dilatazione termica del materiale, le suedimensioni e il pericolo di brusche variazioni termiche.In Figura 12 sono rappresentati alcuni tipi di anco-raggi meccanici per a) tegole, b) lastre di fibroce-mento.

ELEMENTO PORTANTE

Ha la funzione di sopportare i carichi permanenti edi sovraccarichi della copertura e pertanto deve esse-re dimensionato in rapporto ad essi in base alla nor-mativa specifica (vedi norma CNR UNI 10012).È un elemento sempre presente che viene general-mente collocato al di sotto degli elementi di tenuta edi supporto, oppure può essere integrato con essi.Lo strato portante può essere realizzato mediantedifferenti tecniche costruttive che danno origine adiverse tipologie di copertura, proprie della cultura etradizione costruttiva locale, oltre che di destinazionid'uso differenziate.

Fig. 12

La struttura della copertura può essere classificata aseconda del materiale che la costituisce, oppure inbase alla forma o alla schematizzazione statica dibase; le tipologie più comunemente adottate sonoquelle che originano falde più o meno inclinate, costi-tuite in genere da solette gettate in opera di calce-struzzo armato normale o alleggerito, da solai latero-cementizi, da lastre prefabbricate di calcestruzzoarmato normale o precompresso, da strutture inlegno o in acciaio. La pratica costruttiva italiana pre-dilige l'impiego di strutture laterocementizie, anchese in alcune regioni e in interventi di recupero edili-zio si utilizza ancora il legno. Più specificatamente, sipuò distinguere quanto segue:1. Strutture in calcestruzzo armato pieno o lateroce-

mentizie:- lastre piane o nervate;- solaio misto gettato in opera;- solaio misto con travetti prefabbricati (tipo

"Varese" o altro) e tavelle di laterizio o lastre dicalcestruzzo prefabbricate;

- solaio in laterizio armato;- struttura con nervature in laterizio o scanalature

sagomate per aggancio tegole;- pannelli in c.a.p. assembiati in opera;- travi e tegole in c.a.p. (per grandi luci).

2. Strutture in legnoSono costituite da un'orditura principale e unasecondaria ortogonale con funzione di irrigidimentooltre che di supporto degli strati sovrapposti.- travi a sezione piena;- travi in legno lamellare (per luci grandi);- travi composte (per luci medie);- pannelli portanti;- capriate (per luci medie e grandi).

3. Strutture in acciaio- profilati metallici a C o a doppio T;- travi a traliccio (per medie e grandi luci);- capriate (per medie e grandi luci).L'elemento portante, in funzione dei materiali costi-tuenti, delle caratteristiche chimico fisiche e dellaconformazione, può assolvere anche ad altre funzio-ni, quali, ad esempio, quella propria dell'elemento ditenuta, di supporto, termoisolante oppure quella diisolamento acustico e di protezione contro gli incen-di provenienti dall'esterno.

STRATO DI BARRIERA AL VAPORE

Ha la funzione di impedire il passaggio del vapored'acqua per controllare il fenomeno della condensa-zione all'interno della copertura.

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Tale strato viene impiegato quando sopra lo stratocoibente vi sono strati che impediscono la diffusionedel vapore verso l'esterno e contemporaneamente vi èla formazione di rilevante umidità negli ambienti sotto-stanti la copertura oppure il materiale termoisolante èsensibile all'umidità. La barriera al vapore deve venireposta sempre al di sotto del coibente; la caratteristicadella sua impermeabilità al vapore è funzione del coef-ficiente di resistenza alla diffusione del vapore propriadel materiale µ e del suo spessore; per ottenere buoneprestazioni occorre utilizzare barriere di elevata imper-meabilità, perfettamente stese e senza soluzioni dicontinuità. Lo strato può essere realizzato medianteapplicazione, con tecniche diverse, di membrane infogli, rotoli o simili a base di bitumi, elastomeri o pla-stomeri, oppure mediante prodotti sotto forma di pasteo liquidi stesi in opera in modo da realizzare uno stratocontinuo ed uniforme, di spessore costante, eventual-mente con l'interposizione di armature specifiche costi-tuite da lamine metalliche o veli di vetro. Tra i materialicostituenti le membrane, quelli maggiormente impiega-ti sono i prodotti a base bituminosa, il polietilene, il poli-vinile cloruro, il polipropilene; mentre i principali pro-dotti liquidi o in pasta vengono distinti in: bituminosi,epossidici, poliuretanici, acrilici, vinilici, ecc. In ognicaso devono venire applicati essenzialmente materialiqualificati secondo norme e controlli specifici. I sistemidi applicazione dello strato di barriera al vapore sonomolteplici: generalmente le membrane vengono incol-late al supporto per punti, a strisce o su tutta la super-ficie, oppure semplicemente stese; e necessario faremolta attenzione alla risoluzione di punti singolari; adesempio in corrispondenza di raccordi è opportuno farrisvoltare il materiale fin sopra l'elemento isolante efarlo aderire allo strado di tenuta. Se il supporto è costi-tuito da lamiera grecata di acciaio è opportuno preve-dere una barriera al vapore costituita da membranatotalmente incollata, con spessore minimo di mm 4,armata con tessuto. L'incollaggio deve avvenire conprodotti idonei e compatibili con la superficie metallicadel supporto, oppure mediante un sistema di saldaturaa fiamma, facendo attenzione di non danneggiare laprotezione anticorrosiva della lamiera. Per supporticostituiti da elementi in legno o materiali legnosi, il fis-saggio deve essere meccanico mediante chiodatura,predisponendo però uno strato di separazione tra i dueelementi. Per lo strato di barriera al vapore la normaUNI 8178 evidenzia la possibilità che tale elementosvolga anche la funzione integrativa di tenuta all'aria.

STRATO DI TENUTA ALL'ARIA

Ha la funzione di controllare il passaggio dell'ariadall'esterno verso gli ambienti sottostanti la copertura,

in relazione alle caratteristiche dell'elemento di tenu-ta e delle condizioni ambientali esterne.Lo strato di tenuta all'aria, costituito generalmente daelementi piani in laterizio, fogli bitumati o fogli sinte-tici, viene collocato sotto l'elemento termoisolanteoppure al disotto dello strato di tenuta ma separatoda questo mediante uno strato di ventilazione.In funzione della sua conformazione, dei materialiche lo costituiscono e della sua localizzazione aldisotto dello strato di tenuta, tale elemento puòassolvere anche la funzione di strato secondario ditenuta all'acqua.

STRATO DI VENTILAZIONE

Ha la funzione di contribuire al controllo delle carat-teristiche igrotermiche della copertura attraversoricambi d'aria naturali o forzati. Non è necessaria-mente sempre presente ma, anche nelle coperturediscontinue non ventilate è opportuno prevederecomunque una microventilazione al disotto dellostrato di tenuta, per evitare ristagni di umidità egarantire una ventilazione sulla superficie esternadell'eventuale strato termoisolante.Nel caso della "copertura ventilata" lo strato ha lafunzione di smaltire, nella stagione fredda, il vaporeproveniente dagli ambienti interni e, nella stagionecalda, di ridurre attraverso moti di aria convettivi ilcalore che altrimenti potrebbe raggiungere i localisottostanti la copertura. Lo strato di ventilazione, chedeve sempre venire collocato tra l'elemento di tenu-ta e l'eventuale strato termoisolante, vienegeneralmente realizzato mediante elementi distan-ziatori, che possono anche assolvere funzione por-tante per lo strato di tenuta, costituiti da listelli dilegno, profilati metallici, pannelli di Iegno, lateriziforati, muricci e tavelloni, o altri elementi.Lo strato di ventilazione deve avere spessore minimodi cm 10 nel punto più basso, ma può anche esserecostituito da un'intercapedine di spessore costantelungo tutta la falda, con altezza utile fino a cm 60.In ogni caso e necessario garantire una ventilazionecostante e generale di tutto il volume, con aperturecollocate generalmente in corrispondenza dellagronda e del colmo, per far si che le uscite dell'ariasiano sempre in posizione più elevata rispetto aquelle di entrata. Per dimensionare tali aperture ènecessario considerare che nel caso di strati di ven-tilazione di altezza ridotta la sezione utile dovràessere di almeno 1/500 della superficie di copertura;mentre per falde molto estese si prevedono general-mente 100 cm2 di aperture (in ingresso e in uscita)ogni m3 di volume da ventilare. Qualora l'intercapedi-ne abbia sezione costante è necessario verificare

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che non si determinino variazioni di spessore causa-te da impianti, strutture, ecc. Le aperture vengonorealizzate mediante appositi elementi integrati conquelli che costituiscono lo strato di tenuta, concepitiin modo da impedire infiltrazioni idriche dovute apiogge di stravento. Sono in ogni caso da preferireelementi che realizzino aperture continue, tipo feri-toie, che garantiscono un contatto diretto tra esternoe camera d'aria e che siano provvisti di reti di prote-zione per impedire l'intrusione di animali.È necessario inoltre che la superficie inferiore garan-tisca la tenuta all'aria verso gli ambienti sottostanti epertanto, qualora il materiale che lo costituisce nonsia in grado di garantire tale requisito deve essereposto uno strato di tenuta all'aria che contribuisca adimpedire infiltrazioni negli ambienti sottoposti.

STRATO DI PROTEZIONE

Ha la funzione di controllare le alterazioni dellostrato di tenuta conseguenti a sollecitazioni mecca-niche, fisiche, chimiche; e più eventualmente assol-vere funzione decorativa; viene collocato, qualorase ne ravvisi la necessità, al disopra dell'elementodi tenuta, generalmente come protezione da agentiatmosferici. Lo strato di protezione può essere rea-lizzato mediante apposite vernici o pitture, smalticeramici e vetrosi, materiali in scaglie o granuli incor-porati nella superficie dell'elemento di tenuta.

ELEMENTO DI FINITURA INTERNA

Ha la funzione di conferire la qualificazione forma-le interna della copertura nel caso di sottotetto abi-tabile. In talune soluzioni tecniche l'elemento di fini-tura è integrato ad altre stratificazioni, con il vantag-gio di ridurre le procedure di realizzazione del siste-ma. Tecnologie costruttive e materiali di uso più cor-rente, in rapporto alla tipologia strutturale e alla col-locazione dell'isolante termico, sono sintetizzati nelquadro seguente:

Collocazioneisolante Continua Discontinua

estradossale - pitturazione - struttura a vista e - rivestimento stoffa perlinatura intermedia- rivestimento carta- verniciatura - struttura a isolante- perlinatura a vista

- perlinaturasotto-struttura

intradossale - perlineatura - perlinatura- isolante prefinito - isolante prefinito

intermedia - perlinatura- isolante prefinito

Struttura

ELEMENTI COMPLEMENTARIED ACCESSORI

Hanno il compito di collaborare con l'elemento ditenuta e la struttura della coperturaper assolvere alle prestazioni principali, nonché disvolgere funzioni che completano o migliorano quel-le di pertinenza delle stratificazioni.La loro presenza ed importanza e la morfologia spe-cifica dipendono essenzialmente dalla tipologia dellacopertura e dalle condizioni al contorno, general-mente in relazione al contesto meteorico.Le norme individuano tra gli elementi complementaridelle coperture i seguenti:1. Elementi di raccolta e convogliamento delle

acque, comprendenti canali di gronda, profili dibordo, converse, pluviali, doccioni, scarico di trop-po pieno, scossaline di raccordo con elementiverticali.In zone climatiche a forte precipitazione e percoperture con inclinazione tra i 18o e 60o è neces-sario predisporre elementi di tenuta della neve(paraneve) dislocati opportunamente lungo lefalde, onde evitare la caduta di massa nevosa ablocchi in prossimità delle linee di gronda.

2. Elementi traslucidi e/o apribili con funzione diilluminare e/o areare i volumi sottostanti lacopertura, oppure di consentire l'accesso all'e-sterno.Si tratta essenzialmente di abbaini che permetto-no l'affaccio, lucernari a filo di falda botole dimanutenzione.

3. Elementi terminali di impianti con funzione di con-sentire l'emissione di aeriformi in atmosfera:

• camini, costituiti da elementi integrati nellacopertura la cui morfologia dipende dalle caratte-ristiche dello strato di tenuta; possono essere dilaterizio, calcestruzzo, lamiera di forma e tecno-logia di raccordo molto variabili;

• aeratori, che consentono il passaggio di aria dae verso l'atmosfera agevolando la microventila-zione sottotegola; in tale circostanza è opportu-no posizionarli verso la linea di colmo e ogni 20m2 circa di copertura, munendoli di dispositivi attiad impedire l'intrusione di animali o materialeestranei;

• sfiati, che assicurano l'evacuazione di gas prove-niente dai servizi igienici;

• terminali dei camini che, posizionati nella parteterminale dei camini, ne assicurano il tiraggiomigliorando il disperdimento dei prodotti dellacombustione e proteggendo le canalizzazioni sot-tostanti dagli agenti atmosferici.

4. Elementi di coronamento, con funzioni di riparo,difesa e/o decoro della copertura.

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REQUISITI E PRESTAZIONI

Il sistema costituente una copertura discontinuadeve essere in grado, sotto l'effetto degli agentiesterni e secondo le specifiche condizioni di impiego,di fornire un insieme di prestazioni in relazione allasicurezza, al benessere, alla fruibilità e di assicurar-ne il mantenimento nel tempo.

STABILITÀ E RESISTENZA MECCANICAIl sistema di copertura deve essere in grado di sop-portare le sollecitazioni dovute all'azione di carichisia statici che dinamici previste in sede di progetto,senza che si verifichino deformazioni o rotture tali dacompromettere il funzionamento dell'insieme e l'in-columità degli utenti.Il compito di assicurarne la stabilità e resistenzameccanica è essenzialmente svolto dagli elementistrutturali che devono essere dimensionati in basead ipotesi di carico che dipendono dalle presuntecondizioni di esercizio e dal contesto meteorico in cuila copertura si colloca, in conformità a quanto previ-sto dalla normativa vigente.La copertura deve quindi poter resistere alle sol-lecitazioni meccaniche imposte, oltre che dal pesoproprio, dai sovraccarichi generati da agenti naturaliquali neve, pioggia, vento, grandine, o artificialidovuti alla presenza di sovrastrutture, impianti, ecc.;alle sollecitazioni dovute a movimenti trasmessi dallacostruzione sottostante, come assestamenti, oscilla-zioni e vibrazioni, o a stati tensionali anomali oppureincrinature della struttura portante per effetto dei pro-cessi di indurimento ed essiccazione.Occorre considerare che il carico dovuto alla pre-senza di neve sulla copertura non può essere tenutoin conto come un carico uniformemente distribuito, inquanto la conformazione e l'esposizione delle faldepossono causare accumuli e quindi sovraccarichilocalizzati.Sotto l'azione di fenomeni di pressione e depres-sione del vento la copertura e gli elementi che lacostituiscono devono resistere senza subire danni ditraslocazione, asportazione di parti, distacco di stra-ti dai relativi supporti, deformazioni permanenti.Si devono tenere presente in proposito:• pendenza e morfologia delle falde;• rigidezza e tenuta all'aria delle stratificazioni con-

tinue sottoposte al tegumento (elemento di sup-porto, elemento portante, strato isolante, strato ditenuta all'aria);

• Iocalizzazione della copertura (in zona costiera,rurale, urbanizzata, città; vicinanza di edifici alti,di rilevati naturali o artificiali, di vegetazione per-manente frangivento, ecc.);

• disposizione dei bordi, dei colmi e dei volumiemergenti (camino, vano scala, abbaino, ecc.);

• peso e meccanismi di giunzione degli elementi ditenuta.

Nelle zone particolarmente ventose occorre fissarequegli elementi di tenuta che solitamente prevedonola sola posa o aumentare il numero degli ancoraggiper quelli solitamente posti in opera con fissaggio.Gli strati più esterni della copertura, infine, devonoresistere agli urti che possono venire causati datransito di persone addette alla manutenzione o daoggetti che possono accidentalmente cadere (nelcaso, ad esempio, di coperture sottostanti a viadotti).

COMPORTAMENTO AL FUOCO

L'insieme degli elementi e degli strati costituenti lacopertura deve resistere all'azione del fuoco mante-nendo inalterate le condizioni di sicurezza, senzacrolli o distacchi di parti, per il tempo necessarioaffinché gli utenti possano mettersi in salvo.In relazione alle destinazioni d'uso dell'edificio ed inparticolare degli ambienti sottostanti la copertura, lanormativa italiana vigente richiede tempi specifici diresistenza al fuoco delle strutture in genere e, quin-di, anche di quelle relative alla copertura.La normativa in materia di sicurezza antincendi nonimpone particolari prescrizioni relative alle coperturené ai materiali che ne costituiscono gli strati, ma ècomunque necessario che gli elementi posti all'e-stradosso non contribuiscano alla propagazionedelle fiamme, anche in relazione ad incendi pro-venienti dall'esterno. In presenza di copertura venti-lata occorre tenere in conto anche l'eventualità chela camera d'aria, per effetto camino, possa provoca-re una propagazione del fuoco incontrollata.

ISOLAMENTO TERMICO

Il sistema di copertura deve contribuire all'ottenimentodel comfort ambientale interno e al risparmio energeti-co conformemente alla vigente normativa in materia diriduzione dei disperdimenti termici invernali. Sotto ilprofilo del benessere termico estivo, inoltre, esso devegarantire adeguati livelli di smorzamento e di sfasa-mento dell'onda termica relativa all'irraggiamento sola-re; in questo caso risultano determinanti ai fini di unbuon funzionamento della copertura la inerzia termicae la ventilazione eventualmente presente, ma anchel'isolamento termico. Questo è essenzialmente legatoalla presenza dello strato termoisolante, alla sua cor-retta collocazione e alle caratteristiche del materiale.L'esempio 1 ne mostra una applicazione. Un prodotto

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caratterizzato da basso valore di conducibilità termicae notevole stabilità nel tempo quale è l'EPS risulta par-ticolarmente idoneo al soddisfacimento del requisito inoggetto anche in termini di durabilità.L'isolamento termico del sistema di copertura è stret-tamente legato alla tenuta all'aria dello stesso.Si devono pertanto evitare migrazioni d'aria dall'e-sterno all'interno e viceversa ed eliminare la possibi-lità che si inneschino moti convettivi a ridosso dellostrato isolante che ne riducano il livello di prestazio-ne. La tenuta all'aria può essere affidata agli stessipannelli isolanti se di tipo stagno, quali quelli EPS.In questo caso l'impiego di strato di tenuta supple-mentare può risultare superfluo, a meno che l'inter-ferenza con elementi differenti e i raccordi con partidi copertura possano costituire giunti non a tenuta edare origine a flussi d'aria incontrollati.

CONTROLLODELLA CONDENSAZIONE

Il sistema di copertura deve garantire il controllo deifenomeni di diffusione del vapore acqueo, così daevitare la formazione di condensa sia sulle superficieche all'interno degli strati.La localizzazione dello strato isolante e l'eventualepresenza di dispositivi di freno o barriera al vapore,insieme allo strato di ventilazione, sono fondamen-tali ai fini del soddisfacimento del requisito in ogget-to; nelle Figg. 13 e 14 è stato schematizzato quali-tativamente l'andamento delle curve di pressioneeffettiva del vapore e di saturazione nei casi in cuil'isolante termico è posto all'esterno o all'interno

dello strato portante (supposto continuo di tipocementizio).Si nota come la dislocazione all'estradosso delsolaio ottimizzi il comportamento del sistema sotto ilprofilo termoigrometrico, dal momento che nessunastratificazione le pressioni effettive di vapore rag-giungono il punto di saturazione; inoltre, in tal modosi ottiene un incremento dell'inerzia termica dellacopertura (circostanza questa che è molto importan-te in situazione estiva e con assenza di strato di ven-tilazione) e una riduzione delle mobilità degli strati edelementi sottoposti al coibente.Diventa, pertanto, assolutamente necessario infase progettuale analizzare la diffusione del vapore(ad esempio attraverso l'uso del metodo di calcolodi Glaser) in rapporto alla soluzione tecnica previ-sta, alla successione delle stratificazioni funzionalie alle loro caratteristiche di permeabilità al vapore,alle condizioni termoigrometriche esterne ed inter-ne di esercizio, con riferimento alle circostanze piùgravose anche se meno frequenti.Da ciò deriverà la corretta localizzazione e sceltadei prodotti, nonché la necessità eventuale di adot-tare una barriera al vapore. In questo caso occorreche essa sia posata a contatto della superficie del-l'isolante rivolta verso l'interno e senza soluzione dicontinuità per evitare pericolose localizzazioni difenomeni condensativi.Qualora si renda necessaria l'applicazione di unostrato di tenuta all'aria o all'acqua disposto al disopra dello strato isolante (per porosità dei mate-riali, scarsa pendenza delle falde, cattiva tenuta deigiunti fra gli strati continui, ecc.) questo può altera-re il processo diffusivo e comportare il rag-

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Fig. 13 Fig. 14

giungimento dei valori di condensazione all'internodelle stratificazioni sottoposte.A tal proposito, si può evidenziare come un correttoimpiego di EPS può rendere assolutamente super-flua l'adozione della suddetta barriera impermeabile,grazie alle spiccate proprietà intrinseche di non idro-filia e scarsissima permeabilità all'aria. Nel QUADRO3 si è sintetizzato a titolo esemplificativo il risultato dialcune prove sperimentali svolte al CentreScientifique et Tecnique de la Construction (CSTC,Bruxelles) su coperture discontinue isolate non ven-tilate, finalizzate ad individuare soluzioni tecnichenelle quali non si possano verificare condensazionisuperficiali ed interne; i risultati, pur riferentisi a tipo-logie e condizioni climatiche proprie del Belgio, tutta-via evidenziano come l'utilizzazione di pannelli diEPS possa escludere nella maggior parte dei casi laprevisione di barriera al vapore e di strato di tenutaall'aria.

TENUTA ALL'ACQUA

Il sistema di copertura deve impedire il passaggio diacqua sia meteorica che eventualmente presenteper svariate cause attraverso le stratificazioni funzio-nali, onde evitare infiltrazioni all'interno degli ambien-ti sottoposti e il degrado di altri elementi.La tenuta all'acqua dell'insieme è determinata dal con-corso di numerosi fattori quali pendenza e lunghezzadi falda, geometria della superficie, sovrapposizione

degli elementi costituenti il tegumento, loro permeabi-lità e morfologia, ubicazione della copertura.La lunghezza della falda può assumere valori mas-simi, in genere individuati dai produttori degli ele-menti di tenuta, oltre i quali è necessario prevedereun'interruzione con raccolta intermedia di acquaonde evitarne l'eccessivo accumulo in cor-rispondenza del piede di falda.Anche la pendenza è in rapporto ai prodotti impiega-ti; già in precedenza si è sottolineato come al di sottodi valori minimi consigliati occorra adottare uno stra-to di tenuta aggiuntivo sottoposto al tegumento.In genere, poi, diminuendo la pendenza è neces-sario incrementare la lunghezza di sovrapposizio-ne degli elementi, specie in localizzazioni in cuil'effetto vento può produrre infiltrazioni per pom-paggio in condizioni di bassa velocità di ruscella-mento: ciò comporta un incremento del carico per-manente e un maggior "consumo" di elementi perunità di superficie (condizioni particolarmente gra-vose nel caso di piccoli elementi ad alto pesospecifico).Per quanto concerne la configurazione geometricadella copertura, soluzioni semplici riducono le dis-continuità e l'uso di pezzi speciali, limitando di con-seguenza la possibilità di permeazione a livello dipunti singolari.La permeabilità degli elementi può generare infiltra-zioni anche notevoli in condizioni di piovosità intensae pendenza ridotta, così come il profilo può agevola-re sensibilmente il ruscellamento di falda.

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Al fine di evitare o almeno limitare la presenza diumidità al di sotto del tegumento, causata da infil-trazioni meteoriche accidentali, dalla porosità deglielementi, da fenomeni condensativi, ecc., è utile per-mettere una microventilazione nell'interspazio frastrato di tenuta e strato continuo sottoposto (ele-mento di supporto, portante, termoisolante).Lo spazio di ventilazione sottotegola può essereottenuto con la listellatura di ancoraggio (supporto asviluppo lineare) (Fig. 15).La microventilazione si innesca attraverso la pre-disposizione di opportune aperture (elementi specia-li, cuffie, torrini, ecc.), I'interconnessione non stagnacon elementi costruttivi (camini, muri di raccordo,ecc.), le luci offerte dalla sagomatura degli elementidi tenuta a livello di linea di gronda e, in certe solu-zioni tecniche, la conformazione del colmo.La tenuta all'acqua deve essere verificata anche inrelazione all'accumulo di neve in punti critici dellacopertura: in particolari situazioni (ad esempio a livel-lo di cornicione non riscaldato che sporga da faldasovrapposta ad ambiente riscaldato) il ristagno dineve e ghiaccio può generare, in fase di disgelo, infil-trazioni dovute a risalite di acqua in fusione. Fig. 16.

Fig. 15

Fig. 16

DURABILITÀLa durata nel tempo di livelli di prestazione accet-tabili deve essere garantita dal sistema di coperturanel suo complesso e dai singoli elementi compo-nenti.In tal senso, la copertura deve poter resistere alleazioni indotte da:

- formazione di gelo dovuto a ristagno idrico inpunti singolari critici;

- alternanza del fenomeno di gelo e disgelo;- shock termico dovuto a repentini sbalzi di tempe-

ratura;- deformazioni cicliche degli elementi di tenuta per

effetto delle dilatazioni da irraggiamento e deirigonfiamenti da imbibizione;

- attacco di agenti biologici di degrado di origineanimale o vegetale;

- attacco di agenti chimici aggressivi;- presenza di acqua meteorica che possa inne-

scare corrosioni elettrochimiche;- corrosione galvanica per effetto del contatto fra

prodotti chimicamente non compatibili;- operazioni di manutenzione che possono pro-

durre deformazioni permanenti o punzona-menti.

Per quanto riguarda lo strato coibente, la durabilitàdell'EPS, correttamente posato (in pratica se nonè esposto direttamente alla radiazione solare) èormai provata da più di 30 anni di esperienza appli-cativa.La sua assoluta inerzia chimica garantisce poi chel’EPS non provoca degradi nemmeno nelle altre partidella copertura con cui è a contatto.

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PRESCRIZIONIPER LA PROGETTAZIONEE LA COSTRUZIONELe problematiche relative alla progettazione e costru-zione di coperture inclinate risultano molto complessee articolate a causa sia della diversità degli schemifunzionali adottabili, sia della molteplicità e specificitàdei prodotti utilizzabili per ciascuna delle stratificazionie della variabilità delle combinazioni possibili: questiaspetti esigerebbero una trattazione analitica e diffe-renziata che esula dall'impostazione e dall'ambitostesso dei presenti Quaderni. Tuttavia, oltre alle con-siderazioni a carattere progettuale e applicativo svol-te già nei capitoli precedenti, è possibile evidenziarealtre indicazioni di carattere alquanto generale.

1. La concezione della copertura non può prescinderedall’analisi delle condizioni locali atmosferiche e clima-tiche, con individuazione degli eventi meteorici piùsignificativi, della loro intensità e frequenza, nonché deltempo di ritorno di quelli critici. Anche la possibilità chesi verifichino effetti combinati deve essere valutataattentamente: I'azione del vento, ad esempio, può pro-vocare risalita di acqua meteorica nel giunto fra gli ele-menti di tenuta, così come depositi localizzati di neve oghiaccio che determinano carichi concentrati anomali.

2. La pendenza di falda deve essere scelta essen-zialmente in rapporto alla idoneità della copertura asmaltire l'acqua meteorica, con riguardo alla abitabi-lità o meno del volume di sottotetto e agli aspetti for-mali d'insieme dell'edificio. A tal proposito, giovaricordare come un tetto a falde in vista risulti ele-mento che connota fortemente sia l'edificio sia ilcontesto ambientale in cui si inserisce.La determinazione della pendenza in sede progettualedeve tener conto di diversi fattori che interessanoaspetti strutturali, formali e di tenuta all'acqua. In loca-lizzazioni geografiche caratterizzate da nevicate inten-se e frequenti, la pendenza deve essere tale da evita-re ritorni d'acqua in fase di disgelo e nel contempo limi-tare la componente verticale del carico per ridurnel'incidenza statica sulla struttura, agevolando il Ientoscivolamento della neve lungo le falde senza provoca-re movimentazioni anomale degli elementi di tenuta.Analogamente, in rapporto alla tenuta all'acqua dellacopertura, la scelta della pendenza viene ad essereinfluenzata dall'eventualità che si verifichino pioggeintense in presenza di vento forte (ad esempio in zonecostiere o interessate da fenomeni temporaleschi),situazione questa che, influenzando il normale ruscel-lamento lungo le linee di massima pendenza, può pro-vocare infiltrazioni per pompaggio a livello dei giunti fragli elementi di tenuta. A titolo orientativo si possono

considerare i seguenti valori: per pressione cinetica qdi 60, 75, 100, 120 Pa la pendenza minima consiglia-bile p è rispettivamente del 30, 35, 40, 45%.In ogni caso tali considerazioni assumono rilevanzaspecifica in relazione al materiale e alle caratteristi-che morfologiche dello strato di tenuta. Così, adesempio, per l'impiego di tegole in laterizio sono con-sigliabili pendenze comprese tra il 30% e il 40%:valori inferiori possono provocare infiltrazioni idrichee richiederebbero uno strato aggiuntivo impermeabi-le, valori superiori impongono particolari accorgi-menti per la posa in opera. Accanto a queste valuta-zioni, la determinazione della pendenza è ancheinfluenzata da consuetudini locali e da sceltecompositive connesse alle forme dell'architettura.

3. L'inclinazione della linea di massima pendenzadetermina differenti meccaniche di comportamento allaneve. In generale per pendenze superiori a 60o lamassa nevosa tende a scivolare con continuità egradualmente a mano a mano che si accumula lungole falde; per pendenze inferiori a 18o essa tende a sta-zionare sulla copertura, mentre per inclinazioni inter-medie si possono verificare distacchi improvvisi diblocchi nevosi, specie in presenza di elementi di tenu-ta lisci e di sottotetto riscaldato. A tal proposito, èopportuno prevedere l'impiego di accessori fermanevei quali, oltre ad evitare lo scivolamento repentino conpericolo di incolumità per mezzi e persone, impedi-scono l'accumulo di neve in corrispondenza dello spor-to di gronda e le conseguenti sollecitazioni anomaleallo sbalzo stesso, al canale di gronda e agli elementiterminali. Al fine di evitare l'accumulo di i neve e laformazione di ghiaccio in situazioni critiche (adesempio converse, gronde, bocchettoni, ecc.) èpossibile impiegare sistemi di sbrinamento elettrico.

4. L'importanza della ventilazione sotto gli elementi ditenuta (microventilazione) è già stata evidenziata inprecedenza. C'è inoltre da sottolineare come l'impiegodi strati aggiuntivi di tenuta all'aria o all'acqua (lastre,membrane impermeabili, ecc.) non deve in alcun modoimpedire la circolazione naturale sottotegola in misuratale che essa possa evitare la condensazione intrados-sale, ridurre l'umidità e migliorare il comportamento ter-moigrometrico della copertura in situazione estiva edinvernale Figura 17.

5. I materiali impiegati per la realizzazione dei i varistrati funzionali devono essere fra loro compatibili econgruenti alla soluzione tecnologica prevista. In par-ticolare, è da evitare l'interazione di prodotti metallicitale da originare corrosione elettrolitica, come nelcaso di contatto fra zinco e rame oppure fra rame ealluminio, fra ferro e acciaio inossidabile, fra piombo e

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prodotti cementizi. Qualora risultasse impossibile evi-tarne l'interconnessione, è bene prevedere l'impiegodi strato separatore (foglio di polietilene, cartonfeltrobitumato, tessuto non tessuto, vernici, ecc.).Infiltrazioni idriche, ristagni prolungati di umidità o rei-terati fenomeni condensativi possono indurre situazio-ni di degrado agli elementi lignei e metallici costituen-ti la copertura non adeguatamente protetti.

6. Per effetto dell'irraggiamento solare e degli shockstermici, gli elementi di tenuta subiscono dilatazioniche, nel caso di prodotti metallici di grande dimensio-ne caratterizzati da elevati coefficienti di dilatazionepossono risultare considerevoli. Queste deformazionidevono essere tenute in conto nella progettazionedegli ancoraggi delle lastre al supporto, onde evitaretensionamenti anomali che producono imbozzamenti,strappi, lesioni tali da compromettere la tenuta e lastabilità del tegumento; i fissaggi devono pertanto per-mettere i movimenti differenziali tra elementi di tenutae supporto. C'è da notare come la collocazione dellostrato termoisolante subito a ridosso dello strato ditenuta esalta i suddetti fenomeni di dilatazione termi-ca dello strato di tenuta.

7. La posa in opera degli elementi di supporto (listel-li, arcarecci, ecc.) deve garantire l'ancoraggio mec-canico degli stessi alla struttura sottoposta e lacostanza dell'interasse.I listelli lignei possono essere applicati:• su struttura discontinua: mediante chiodatura;• su struttura continua: mediante chiodatura o ade-

sivo cementizio.Impiegando taluni elementi di tenuta (ad esempiotegole in cemento o in laterizio) i listelli possonoessere sostituiti da cordoli in malta su struttura con-tinua; questi devono essere complanari, a spigolovivo e dovranno risultare ben asciutti prima di rice-vere la posa degli elementi del tegumento, per evita-re adesioni e deformazioni anomale.

8. La realizzazione dei punti singolari deve essere moltoaccurata, essendo possibili vie di infiltrazione d'acqua. Inparticolare le converse dei compluvi, i raccordi con muriperimetrali e pareti in genere, i risalti dei bordi devonoessere congegnati in modo che l'acqua in essi convo-gliata deve poter scorrere verso i canali di gronda senzaprovocare infiltrazioni al di sotto del tegumento.L'adozione di scossaline può essere utile in situazione diraccordo verticale. (Figura 18).Gli elementi speciali di colmo devono essere assicu-rati alla copertura mediante incollaggio cementizio ostaffatura metallica o, se il colmo è di tipo ventilato,opportuna chiodatura o bullonatura; la posa dei colmideve avvenire con sovrapposizione nel verso oppo-

Fig. 17

Fig. 18

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sto ai venti dominanti. Al fine di evitare infiltrazionidovute ad acqua di fusione è conveniente disporreuno strato di tenuta supplementare in corri-spondenza dello sporto di gronda. I raccordi con tor-rini, esalatori, antenne, camini, ecc., devono essererealizzati possibilmente impiegando pezzi specialipredisposti, quali grembiuline, faldali, ecc.

9. L'isolamento termico della copertura, oltre cheimposto dalla vigente normativa in materia, in realtàapporta un contributo significativo all'isolamento glo-bale dell'edificio tanto più quanto maggiore è l'inci-denza dello sviluppo superficiale della coperturarispetto al volume totale sottoposto. Così, ad esem-pio, in costruzioni basse provviste di tetto a falde amedia o forte pendenza e sottotetto abitabile l'insuf-ficienza o I'errata posa in opera di prodotti coibentidetermina, oltre alla riduzione del comfort ambienta-le interno, anche notevoli disperdimenti energeticicon aggravio di costi di esercizio degli impianti diriscaldamento.A seconda dello schema funzionale adottato (coper-tura non ventilata o ventilata), dalla destinazioned'uso del volume sottotetto (non praticabile, pratica-bile, abitabile) e della tipologia e caratteristichecostruttive dell'elemento strutturale (solaio continuoa base lignea o cementizia, struttura discontinualignea o metallica, ecc.) la modalità di posa e la col-locazione della stratificazione isolante può differireanche notevolmente. L'impiego di pannelli in EPS,grazie alla versatilità del prodotto e alle notevoli pro-prietà chimico-fisiche, meccaniche e termiche, tendea semplificare le procedure in molte applicazioni con-crete.È consigliabile posare i pannelli EPS il più possibileverso l'estradosso della copertura, al di sopra dellostrato di supporto, per i guadagni di carattere igro-termico e di trasmissione del calore già descritti.L'anigroscopicità e la stabilità dimensionale di EPSne consente la collocazione anche in presenza dieventuale umidità e di sollecitazioni termiche rilevan-ti. Laddove lo richiedano le condizioni termoi-grometriche può essere necessario posizionare unabarriera al vapore verso il lato caldo dello stratocoibente. I pannelli EPS dovranno essere possibil-mente posati in duplice strato e a giunti sfalsati nelcaso in cui presentino bordi lisci; viceversa se ne puòpredisporre un solo strato se essi hanno bordi bat-tentati. Nel caso in cui le lastre EPS siano collocateal di sopra degli elementi strutturali, esse vengonoinserite fra una listellatura con funzione distanziatri-ce; in questo caso, si sottolinea che l'altezza deilistelli deve essere almeno uguale a quella dell'iso-lante previsto affinché non sia impedita la micro-ventilazione sottotegola; qualora si renda necessario

disporre di una lama d'aria più consistente, è oppor-tuno che detta altezza superi di 3-5 cm quella delcoibente. L'impiego di EPS consente anche di appli-care la listellatura direttamente sullo strato isolantequalora si utilizzino pannelli sandwich o pannelliautoportanti con notevole resistenza a compressionee flessione; la posa di queste lastre permette anchedi evitare la realizzazione di uno strato portante con-tinuo di supporto (assito ligneo, solaio laterocemen-tizio, ecc.). In tal caso occorre osservare che:• i giunti fra i pannelli devono essere perfettamente

chiusi onde attuare un'efficace barriera all'aria eall'acqua;

• un eventuale strato superiore continuo di tenutaimpedisce la diffusione del vapore e pertantorichiede necessariamente una barriera al vaporesotto il coibente;

• le prescrizioni specifiche di posa, ancoraggio, fis-saggio, ecc. fornite dai produttori devono esserescrupolosamente seguite.

Nel caso di strato portante discontinuo (puntoni dellecoperture alla piemontese, terzere di quelle alla lom-barda, arcarecci metallici, ecc.) i pannelli EPS pos-sono essere applicati anche sotto gli elementi strut-turali, oppure nell'interspazio. In entrambi i casi sipuò evidenziare quanto segue:• le lastre di EPS con elevata rigidezza e resisten-

za a flessione sono preferibili ad altri prodotti conbassa resistenza meccanica;

• i giunti fra i pannelli devono essere stagni all'ariacosì come le connessioni fra pannelli ed elementidi contorno (struttura, muri, elementi tecnici);

• se possono prevedersi infiltrazioni idriche attraver-so lo strato di tenuta, occorre proteggere lo stratoisolante mediante interposizione di strato imper-meabile aggiuntivo. In questa circostanza, co-munque, occorre garantire la microventilazionesottotegola e, possibilmente, la ventilazione dellasuperficie esterna delI'isolante, nonché la posa dibarriera al vapore qualora la suddetta ventilazionesia irrealizzabile o insufficiente.

Se il volume di sottotetto non è abitabile, le lastre diEPS possono essere collocate sopra l'ultimo solaiopiano: esse dovranno essere coperte da pannelli dicompensato (8-10 mm) o truciolare (16-20 mm), cheoltre a proteggerle, consentiranno il calpestio permanutenzione; particolare cura andrà posta alla bat-tentatura delle interconnessioni e alla continuità dellostrato isolante. Si fa notare come questa soluzionetecnica, a fronte della semplicità esecutiva, soprat-tutto in situazioni di recupero del patrimonio edilizioesistente e adeguamento alla normativa sul conteni-mento energetico, risulti la meno affidabile dal puntodi vista igrotermico e richieda generalmente l'impie-go di barriera al vapore.

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PARTICOLARI APPLICAZIONI DELL'EPS

In virtù della particolare tecnologia produttiva di stam-paggio dell'EPS, mediante la quale è possibile pre-formare manufatti di geometrie diverse dalla sempli-ce lastra piana a superfici parallele, e grazie alla pos-sibilità di preassemblare in stabilimento pannelli mul-tistrato a funzioni integrate, il mercato dei prodotti inEPS da impiegare nella realizzazione dello strato iso-lante di coperture discontinue si è notevolmente am-pliato e diversificato; esiste, cosi, una vasta gamma dimanufatti, interessanti dal punto di vista della conce-zione, mirata ad ottimizzare le prestazioni di un mate-riale alquanto versatile: questi manufatti consentonosoluzioni tecnologiche avanzate e la possibilità di cor-relare la risoluzione del problema igrotermico a quel-la di alcuni aspetti costruttivi propri delle coperture afalde tra cui la realizzazione del supporto dello stratodi tenuta e della finitura interna di sottotetti abitabili, lapedonabilità di sottotetti non abitabili, la perfetta tenu-ta delle interconnessioni, sia dei pannelli stessi, siatra pannelli ed elementi di contorno. Tra gli impieghipiù significativi del EPS stampato, in i relazione allaintegrazione di funzioni diverse in un unico elemento,si possono menzionare i seguenti.

Pannello drenanteÈ possibile realizzare un tetto-giardino anche sucoperture a falde utilizzando quale strato drenantespeciali pannelli in EPS sinterizzato; tale strato devefavorire l'eliminazione rapida dell'acqua meteorica enel contempo poterne trattenere una quantità suffi-ciente ad evitare operazioni di innaffio nei periodi nonpiovosi. I pannelli in EPS stampato assolvono a que-sta funzione grazie ad una particolare conformazione:all'intradosso i presentano una maglia ortogonale dicanali di drenaggio, all'estradosso sono dotati di cana-li di raccolta dell'acqua i cui argini sono caratterizzatida denti spaziati; le protuberanze sostengono le stra-tificazioni sovrapposte, mentre negli spazi sono rica-vati i fori di drenaggio dell'acqua in eccesso e di aera-zione della terra di coltivo (Figg. 19-20).

Pannello sottotegolaViene posato appena al di sotto degli elementi ditenuta (tegole, coppi, lastre ondulate) con funzione disupporto degli stessi, oltre che di isolamento termico:il pannello presenta una particolare sagomaturaall'intradosso per l'applicazione alla listellatura diappoggio e all'estradosso per I'ancoraggio dei manu-fatti del tegumento, con un sistema di drenaggio del-l'umidità di infiltrazione e di condensa: i bordi sonobattentati per interconnessione ad incastro (Fig. 21).Grazie all'anigroscopicità del materiale, questi pannel-li costituiscono ulteriore tenuta all'acqua. Tale sistemaunisce alla rapidità e semplificazione delle operazioni

costruttive la possibilità di realizzare un isolamentoesterno senza soluzione di continuità e di protezionecompleta degli elementi e strati sottoposti. È bene,comunque, che la conformazione dei manufatti garan-tisca la microventilazione sottotegola. Qualora sia richiesto un livello di impermeabilità parti-colarmente elevato, esistono pannelli sottotegolaprovvisti di idoneo contenitore a vaschetta in materia-le plastico (PVC), a giunti battentati, che garantisce laperfetta tenuta all'acqua della stratificazione ed inoltresi configura come possibile finitura interna qualoranon sussistano particolari esigenze formali (ad esem-pio per volumi adibiti a locale gioco, ripostiglio, ecc.).Se il sottotetto è inaccessibile, pur in modo saltuario,è sempre da verificare che l'inerzia termica e la resi-stenza acustica del sistema siano compatibili conlivelli di comfort accettabili. Un'interessante variante

Fig. 19

1. Solaio; 2. Strato di tenuta; 3. Strato di protezione; 4.Drenaggio in pannelli di EPS; 5. Strato filtrante; 6. Terreno di

Fig. 20

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Fig. 21

di questi prodotti è rappresentata da elementi di EPSautoportanti di lunghezza fino a m 6, armati con listel-li di acciaio incorporati, idonei ad essere applicati suorditura con interasse fino a cm 120 senza bisogno dillistellatura aggiuntiva di supporto (Fig. 22).

Pannello autoprotettoOffre la possibilità di evitare lo strato di supporto all'iso-lante e finitura interna e l'eventuale barriera al vapore,essendo le rispettive funzioni integrate nel medesimoelemento. Inoltre, come nel caso precedente, il pannel-lo consente l'isolamento esterno continuo ed attua laprotezione agli agenti atmosferici e agli shok termici ditutte le i stratificazioni sottoposte. Al di sopra della pan-nellatura viene realizzata la listellatura di supporto deglielementi di tenuta con microventilazione (Fig. 23). Un particolare tipo di pannelli è impiegato per l'appli-cazione a pavimento in sottotetti non abitabili macomunque pedonabili (per manutenzione o utilizzo delvano ad uso di sgombero, ripostiglio, stenditoio, ecc.):si tratta di manufatti bistrato autoprotetti, caratterizzatidalla presenza di una lastra rigida in legno pressato olaminato plastico preincollata all'estradosso del EPScon funzione di ripartizione dei carichi (Fig. 24).

Pannello"elastico"La lastra di EPS è provvista di strette scanalature lon-gitudinali alternate sulle due superfici, le quali impri-mono una certa elasticità in direzione ad esse per-pendicolare consentendo l'applicazione del pannelloentro le luci dello strato portante discontinuo, senzafissaggio meccanico o supporto continuo e con per-fetta chiusura dei giunti. I bordi possono presentarebattentatura per connessione ad incastro (Fig. 25).

Fig. 22

Fig. 23

Fig. 24

Fig. 25

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DETTAGLI COSTRUTTIVI

Di seguito vengono riportati alcuni dettagli costruttivirelativi ai più comuni e diffusi sistemi di coperturainclinata con riferimento alla sezione corrente e aiprincipali punti singolari (Figg. 26 a 45).Il panorama delle soluzioni presentato non può enon deve ritenersi esaustivo, ma può orientare ad

un'analisi di un sistema, la cui progettazione e rea-lizzazione ancor oggi troppo spesso è affidata alcaso o, alla meglio, alla perizia artigiana di car-pentieri e posatori, senza che siano stati appro-fonditi tutti quegli aspetti funzionali e quelle implica-zioni di carattere scientifico e tecnologico chegarantiscono qualità, affidabilità e durata al prodottoedilizio.

26-30 • Strato isolante al di sopra della struttura• Strato di tenuta all'aria• Struttura in vista

31-32 • Strato isolante al di sopra della struttura• Strato di tenuta all'aria• Struttura non in vista

33-34 • Strato isolante tra gli elementi strutturali• Strato di tenuta all'acqua aggiuntivo

LEGENDA1. Struttura discontinua in legno2. Solaio3. EPS4. Supporto continuo in legno5. Elemento di tenuta aggiuntivo6. Listellatura7. Tegole8. Canale di gronda9. Strato di finitura interna

10. Strato di protezione11. Elementi metallici per conversa12. Volume emergente13. Camino14. Scossalina di raccordo15. Colmo16. Cuffia di ventilazione17. Barriera al vaporeFig. 26 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di gronda

frontale

Fig. 27 - Sez. corrente perpendicolare alla faldaFig. 28 - Sez. perpendicolare alla falda in corrispondenza dellosporto di gronda laterale.

COPERTURA ISOLATA - NON VENTILATA

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Fig. 29 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di gron-da frontale

Fig. 30 - Sez. perpendicolare alla falda in corrispondenza dellosporto di gronda laterale

Fig. 31 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di grondafrontale

Fig. 32 - Sez. corrente perpendicolare alla falda

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Fig. 33 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di gron-da frontale

Fig. 34 - Sez. perpendicolare alla falda in corrispondenza dellosporto di gronda laterale

COPERTURA ISOLATA - VENTILATA

35 • Sottotetto non abitabile• Strato di tenuta all’aria

36 • Sottotetto non abitabile• Strato isolante protetto

37 • Sottotetto non abitabile• Strato isolante protetto• Strato di tenuta all’aria

Fig. 35 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di gron-da laterale

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Fig. 36 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di gron-da frontale

Fig. 37 - Sez. verticale in corrispondenza dello sporto di gron-da frontale

Fig. 38 - Raccordo con caminoSez. verticale

Fig. 39 - Raccordo con caminoSez. perpendicolare alla falda

PUNTI SINGOLARI

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Fig. 40 - Raccordo con volume emergenteSez. verticale/prospetto

Fig. 41 - ConversaSez. verticale

Fig. 42 - Raccordo con muratura perimetraleSez. verticale superiore

Fig. 43 - Raccordo con muratura perimetraleSez. verticale inferiore

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Fig. 44 - Colmo di copertura ventilataSez. verticale

Fig. 45 - Colmo di copertura non ventilataSez. verticale

PATOLOGIE ED ERRORI

La presunta semplicità progettuale e la praticacostruttiva delle coperture discontinue, in relazionealla molteplicità delle soluzioni tecniche adottabili edei materiali innovativi impiegabili, inducono spessoalla sottovalutazione di fenomeni che viceversa èbene analizzare preventivamente e compiutamente:la conoscenza delle prestazioni dei prodotti e dei lorolimiti di impiego, dei requisiti di comportamento, dellecondizioni meteoriche e termoigrometriche, delle tec-nologie costruttive e del funzionamento delle tipologie

impiegabili, può evitare il degrado precoce e acceleratodel sistema e delle sue parti. A guasto avvenuto, la dia-gnosi delle cause concorrenti e le successive soluzioni diripristino devono essere attuate con molta attenzioneonde evitare l'inefficacia della riparazione o, peggio,I'incremento della patologia dovuto ad intervento inade-guato. Di seguito è riportata una sintesi dei più frequentierrori di progettazione, esecuzione e gestione che origi-nano, in rapporto a specifici agenti, effetti e degradi fun-zionali anche molto significativi: la conseguente disatti-vazione di uno o più requisiti rimanda il più delle volte aconcause di non sempre immediata individuazione.

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MANUTENZIONE

Il sistema di copertura è direttamente e costante-mente sottoposto alle notevoli e variabili solleci-tazioni derivanti da pressoché tutti gli agenti che inte-ressano un organismo edilizio (atmosferici, chimico-biologici, meccanici, igrotermici, ecc.); conseguente-mente, esso evidenzia nel corso della durata utile deiprodotti stessi comportamenti anomali che possononel tempo comprometterne l'affidabilità. Molte gravipatologie riscontrabili sia a livello di copertura (ad es.il degrado irreversibile della struttura) sia il degradodelle finiture interne agli ambienti sottoposti o quellodegli elementi di facciata sono da attribuire a guastitrascurati di alcuni elementi o interconnessioni deltegumento: questi, originati da cause differenti,magari di modesta consistenza sono in grado diindurre danni difficilmente riparabili se non a costo diinterventi massicci di ristrutturazione caratterizzatida investimenti notevoli.Pertanto, è buona norma eseguire periodicamenteoperazioni manutentive che, se anche possono risul-tare elementari e a prima vista anche superflue, tut-tavia possono evitare l'apparizione di anomalie; que-ste procedure di controllo dello stato di fatto vannodeterminate in termini di entità, accuratezza e fre-quenza in relazione alla soluzione tecnica adottata ealle condizioni ambientali e climatiche, ben sapendoche alcune tipologie di copertura e certi materiali emorfologie necessitano di attenzione maggiorerispetto ad altri.

Manutenzione ordinaria

È per lo più a carattere conoscitivo, con funzionericognitiva di verifica che le condizioni iniziali costrut-tive della copertura e intrinseche dei prodotti sianosostanzialmente inalterate; consta di ispezioni perio-diche con frequenza annuale, biennale o comunquedopo eventi meteorici straordinari, seguita dall'even-tuale sostituzione o integrazione di elementi danneg-giati, ammalorati o scomposti, nonché di operazioni

di pulizia. Attraverso la manutenzione ordinaria èpossibile verificare che:• non siano intervenute rotture o fessurazioni dei

prodotti (per urto da grandine, masse nevose maldistribuite, ecc.);

• non ci siano state traslocazioni degli elementi ditenuta (per vibrazioni aeree, vento, rottura diancoraggi meccanici, ecc.);

• non si siano prodotte piegature o strappamentidegli elementi di tenuta o dei pezzi speciali di rac-cordo e convogliamento acqua (per vento);

• non siano intervenute corrosioni per contatto acci-dentale di prodotti chimicamente incompatibili (perrottura o spostamento dello strato separatore);

• I'acqua meteorica non trovi impedimenti ad esse-re smaltita (per depositi di sporcizia e accumulo didetriti all'interno degli elementi di convogliamentoe in corrispondenza dei pluviali);

• gli strati ed elementi funzionali sottoposti a quellodi tenuta siano ben conservati.

Manutenzione straordinaria

Si effettua in genere dopo qualche decennio di vitadella copertura (in funzione della durabilità deimateriali impiegati e del verificarsi di eventi meteo-rici eccezionali) e comporta la sostituzione siste-matica di porzioni anche consistenti di componentiche per usura o invecchiamento risultano degradatial punto da compromettere l'affidabilità dell'interosistema.Questo tipo di manutenzione richiede in genere l'in-tervento di manodopera specializzata e l'ausilio diopere provvisionali e attrezzature di cantiere consi-stenti. In considerazione di ciò si può osservarecome l'impiego di prodotti particolarmente durevoli eresistenti agli agenti aggressivi, a fronte di un mag-gior investimento iniziale, possa ritardare anche dimolto il rifacimento delle parti ammalorate; cosìcome l'attenzione progettuale e la corretta esecuzio-ne del sistema allunga la periodicità degli interventimanutentivi.

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Finito di stampare nel mese di Giugno 2004

Jona S.r.l. 20037 Paderno Dugnano (Milano)