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L’immagine di copertina è un mural realizzato, con gruppi di giovani e partecipanti ai vari corsi del Centro, da Anne Stick el ricercatrice del Departamento Ecuménico de Investigación – DEI , Costa Rica, con cui la Fondazione Guido Piccini collabora da tempo. «I murales sono un’espressione del presente, la visualizzazione del desiderio, la rappresentazione di ciò che più si desidera, una anticipazione del futuro. Il mural custodisce la memoria e concilia, nel presente, il passato e il futuro. Veder prender forma in un mural la meta verso cui ci si incammina, in-fonde forza e speranza nel cammino». Maryse Brisson

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1980 – 2010 trenta anni “caminando América Latina”

La solidarietà internazionale, l’America Latina (in particolare) si sono sempre intrecciate, fin dalle origini, nella nostra esperienza e nella nostra geografia sto-rica e morale, ma il 1980 segnò per noi un momento decisivo, un salto di qualità (e quantità) nel nostro ideale/sogno/utopia con i popoli latinoamericani. Gli incontri si intensificarono e, con gli incontri, si allargò la conoscenza, il desi-derio, la “nostalgia” di quelle terre e di ogni volto di cui si andava scoprendo la ricchezza di energie, speranze e utopie nella lotta secolare e quotidiana contro un’ingiustizia di cui noi, figli della “civiltà cristiana”, portavamo la colpa e la ver-gogna…

30 anni: il ricordo si fa crocicchio di strade percorse – di incontri fatti… di sogni rotti, come illusioni che si spezzano dentro; di ricordi che rallegrano il cuore o che oscurano un tratto di strada; di memoria che continua a farci andare, a da-re spessore al nostro esser testimoni… testimoni perché abbiamo visto, vissuto, lottato, pianto, abbracciato, gioito in cammini intrecciati di sconfitte-tradimenti-vittorie-sogni realizzati, da cui nascevano nuove utopie, più alte, più lucide, più incarnate… con una luce davanti:

Un día los graneros se colmaran de justicia y de trigo pues la gente había sembrado sus razón y sus sueños (ilsa)

Un giorno i granai si colmeranno di giustizia e di gra-no perché la gente aveva seminato la sua ragione e i suoi sogni

30 anni… e ti ritrovi dentro un groviglio di volti, di giorni, di lotte, di strade, di sogni, di tradimenti, di utopie costruite, di speranze illusioni delusioni… che ci hanno fatto essere così come siamo oggi…

Ricordiamo ancora con emozione gli occhi lucidi di un taxista di Città del Gua-temala – contadino dell’Altiplano per nascita e vocazione e costretto al fumo, alla paura e alla solitudine della città – quando ci disse: «El sueño es el pan del alma»… e, forse, proprio per questo profumo di pane, che è profumo di vita, so-no diventate per noi cronaca del nostro vissuto quotidiano le parole di George Bernard Shaw: «Qualcuno vede le cose come sono e si chiede: perché? Io so-gno cose non ancora esistite e mi chiedo: perché no?».

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Abbiamo vissuto in 30 anni tanti sogni… troppi forse… ma non sapremmo rinun-ciare a nessuno perché si sono intrecciati ai nostri passi, si sono fatti strada nel nostro cuore, hanno messo radici nella nostra ragione (e nelle nostre ragioni)… Non sapremmo rinunciare a nessuno perché li tradiremmo tutti e perché sono la sorgente della nostra presenza e della nostra solidarietà.

30 anni: un intreccio di volti, di nomi, di storie, di luci e di ombre, di uomini e donne, adulti e bambini che ci hanno dato “identità”, fatta dei sogni e della storia di tutti, delle sconfitte e dei diritti di tutti, di tante inevitabili notti e dei più splendidi arcoiris dopo ogni temporale. Per condividere, con i tanti che ce l’hanno chiesto, il ricordo/memoria di questi 30 anni, abbiamo tentato di fissare in qualche parola e immagine un percorso di solidarietà e un progetto di umanità che abbiamo intrecciato con la parte più esclusa (e assurdamente estranea) al nostro sistema-mondo e, proprio per que-sto, più ricca di vita, di speranza, di un futuro nuovo.

Queste poche pagine vogliono anche essere un GRAZIE – MATYOX dicono i nostri amici cakchiqueles – per tutti coloro che con noi hanno creduto e credo-no che, come scrisse Pablo Neruda,

«Ci capiremo tutti. Andremo avanti insieme.E questa speranza è irrevocabile».

Calvagese della Riviera, novembre 2010

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La solidarietà: le idee e le opere

La Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo ha come ragion d’essere e pone al centro dei propri interessi e finalità

la persona umana, i suoi diritti, i suoi valori – l’ascolto delle sue esigenze – la conoscenza della sua storia e dei suoi drammi – la sua cultura – il suo futuro

la solidarietà - tra gli uomini, tra le nazioni, tra i po-poli - come strumento fondamentale per costruire un mondo il più possibile a dimensione d’uomo.

Opera, anche nel campo della solidarietà, secondo due direttive:

una linea culturale-politica un settore progettuale concreto

La linea culturale-politica I principi su cui si basa la nostra solidarietà La solidarietà per essere efficace deve basarsi su una conoscenza della situazione dove, in particolare, si concretizza la propria pre-senza, una conoscenza reale e più ampia possibile sul piano cultu-rale, politico, sociale e religioso, aggiornata e oggettiva per evitare il pericolo di gravi errori di lettura (spinti da legami sentimentali, va-lutazioni superate, visioni non veritiere…): occorre sempre un’evoluzione razionale.

La Fondazione Guido Piccini sceglie su questi presupposti il suo campo d’intervento:

⇒ progetti che puntano ad aiutare la dimensione culturale-politica-professionale-sociale della gente, soprattutto dei gio-vani

⇒ allargamento della solidarietà alle varie regioni dell’America Latina, visto il forte cambiamento che sta avvenendo in quei

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paesi che può offrire soluzioni alla crisi di tutto il mondo; ⇒ un dialogo più ampio e definito tra la cultura, la politica,

le trasformazioni socio-economiche dell’America Latina e la nostra società… È necessario aggiungere allo sforzo organiz-zativo e finanziario una maggiore attenzione “culturale”; vie nuove, anche per noi, potrebbero venire dalle scelte di quei popoli.

Concretamente:

• interventi ben determinati per la formazione di gruppi dirigenti e di base sostenendo organizzazioni nelle zone più povere, so-prattutto indigene e rurali

• aiuto ai centri culturali impegnati tra la gente • sul piano sociale-professionale: sostegno alla scuola e

all’educazione • sul piano politico: sostegno ai movimenti dei diritti umani, don-

ne, indigeni, giovani; al movimento sindacale; alle lotte per la giustizia sociale, l’indipendenza, il lavoro, l’autonomia…; ap-poggio alle lotte di “resistenza e liberazione”

• sul piano culturale e della conoscenza: la ricerca di maggior dialogo attraverso pubblicazioni, convegni, incontri interperso-nali con finalità precise cercando di creare una “cultura comu-ne” su specifici argomenti e tematiche tra il movimento latino-americano e i nostri movimenti – sindacato – intellettuali – as-sociazioni – ecc…

Soprattutto, la nostra solidarietà più che porsi l’obiettivo di ri-solvere le conseguenze di povertà, esclusione, isolamento, sfrutta-mento… intende colpire le cause

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La solidarietà con l’America Latina

La nostra solidarietà, in tutti i suoi aspetti, dialogo culturale-politico e realizzazioni concrete, ha scelto come zona d’intervento il continente latinoamericano.

Il motivo essenziale di questa scelta è dovuto allo stretto legame tra la nostra storia, cultura, civiltà europea e questo continente.

Le condizioni di povertà e schiavitù dei paesi latinoamericani so-no dovuti al secolare dominio, iniziato con la conquista del 1492, attuato dal mondo europeo, soprattutto cattolico.

Accanto, quindi, all’affinità culturale-politica e religiosa v’era pu-re un debito contratto da secoli.

La scelta della “solidarietà concreta” fu realizzata soprattutto in Centro America e, in modo particolare, in Guatemala.

La Fondazione (e, prima della sua costituzione, come Comunità di

Calvagese - BS) ha compiuto in Guatemala – un paese centroameri-cano la cui storia è profondamente segnata da violenza e discrimi-nazione contro la popolazione indigena, discendente dai maya, che rappresenta il 67% dell’intero popolo – una serie di interventi e pro-getti di sviluppo.

Il Guatemala è il paese dell’America Latina, in particolare del Centro America, dove più forti e vive sono le tradizioni delle popola-zioni indigene, difese e conservate dopo la conquista spagnola.

Ogni intervento avviene nel pieno rispetto della cultura delle 22 etnie maya (insieme agli xincas e ai garifunas) che costituiscono an-cora – nonostante una storia di emarginazione e genocidio – le radici più vive e peculiari del popolo guatemalteco.

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La Fondazione ha seguito, fin dall’inizio, alcuni principi fonda-mentali:

salvaguardia della tradizione popolare: importanza della terra nella cultura indigena

accanto ad una “nuova” forma culturale che abbia come perno centrale la salvaguardia dei valori pur nel loro inserimento nell’attuale realtà mondiale: v’è una modernità/globalizzazione con cui queste popolazioni debbono fare i conti; perché non ne siano travolte definitivamente è necessario trovare, insieme a lo-ro, le possibili strade per conservare il proprio patrimonio cultu-rale e la propria cosmovisione.

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PROGETTI REALIZZATI

1986-1992 Progetto di sviluppo e formazione agricolo, zootec-nico ed artigianale per i campesinos e le donne dell’etnia cackchiquel nella zona di Chimaltenango, avendo come controparte la Cooperativa Kato-Ki [in lin-gua cackchiquel “Aiutiamoci”], in collabo-razione con il Movimento Laici America La-tina - MLAL -. Ad esso hanno partecipato, per 4 anni, due famiglie della comunità. Il progetto ha cambiato il volto di intere zone ed ha innestato un processo di cam-biamento “strutturale” che ha permesso una svolta importante per ampi settori po-polari [vedi, ad esempio, Paxorotot]. Inoltre, l’attenzio-ne e la formazione per le donne e il sostegno a piccole imprese comunitarie (soprattutto nel settore della tessitura e dell’allevamento) ha aperto nuovi orizzonti alla partecipazione della donna. Da diversi anni, il progetto continua a operare con profitto ed è gestito direttamente dalla Kato-Ki.

1991-2002 Centro di formazione agricolo-artigianale per giova-ni k’echís San Juan Chamelco - Cobán - Altaverapaz È un centro residenziale che ospita annualmente circa 200 giovani, offrendo loro scuola e preparazione tecnica; i giovani che trovano facilmente occupa-zione o aprono piccole iniziative artigianali; da tempo punto di riferimento per numerose orga-nizzazioni ed esperienze, non solo in Guatemala, ma in tutto il Centro America. L’improvvisa scomparsa di Roberto, quando già P. Bartolo aveva lasciato il Guatemala, rese necessaria una nuova sistemazione per la continuità del Centro.

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Nel 2001/2002 si tennero vari incontri per analizzare la situazione del progetto, verificarne le potenzialità e decidere sulla sua attivi-tà/presenza futura. Questo percorso coinvolse persone interessate al suo funzionamento e finalità (per il Guatemala: Consejo Directivo del Centro, la Fundación Bartolo Perlo, i rappresentanti dei genitori degli alunni, la parrocchia di San Juan Chamelco, la diocesi di Ve-rapaz, la Cooperativa Kato-Ki, altre persone che hanno condiviso fin dall’inizio l’esperienza; sul fronte italiano: vari membri del Comitato Direttivo e del Consiglio Generale della Fondazione Piccini, rappre-sentanti di gruppi di solidarietà che hanno contribuito al finanzia-mento e mantenimento). Da tale monitoraggio, è emersa la necessità di far intervenire un or-ganismo locale che si facesse garante del suo funzionamento e del suo “rilancio”; tale ente è stato individuato nella Diocesi di Verapaz, poiché il nuovo vescovo di Cobán – mons. Rodolfo Valenzuela – dà piena garanzia del rispetto e attuazione delle finalità per cui il pro-getto ha avuto inizio, in quanto il Centro viene considerato una ric-chezza che non può assolutamente andar persa per il bene e il fu-turo dei giovani, l’avvenire dell’intera zona, di tutto il territorio della diocesi e, in prospettiva, dell’intero paese. Dal gennaio 2003 la proprietà e la gestione del Centro sono andate alla Diocesi che se ne è fatta totalmente garante.

1994-2002 Progetto di Alfabetizzazione e Formazione Professionale nei villaggi indigeni k’ekchís come completamento del lavoro del Centro di formazione, su richiesta dei Comites delle Co-munità sono state aper-te e vengono assistite alcune scuole tecnico-pro-fessionali diretta-mente nelle aldeas, la grande maggioranza molto distanti da San Juan Chamelco.

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1998-1999 Sostegno dopo l’uragano Mitch

L’uragano Mitch colpisce duramente il Guatemala e la Fondazione è chia-mata a intervenire dal Consejo Direc-tivo della Cooperativa Kato-Ki, i cui soci hanno subito gravi danni: oltre 8000 persone – di cui 3/4 bambini/e e giovani – sono ridotti alla fame. La Fondazione lancia la campagna: per un anti-ciclone della solidarietà e, soprattutto con il contributo determi-

minante del sindacato unitario di Brescia (CGIL – CILS – UIL), fu possibile aiutare centinaia di contadini delle aldeas dove opera la Kato-Ki; in particolare: Caliaj, Chiarmira, Choaatalun, Coma-lapa, El Refugio, El Tejar, Estancia de la Virgen, La Buena Espe-ranza, Los Jometes, Monte Cristo, Monte de los Olivos, San Mar-cos Pacoc, Panabajal, Panimacoc, Parraje Potreria, Patacabaj, Pa-tzaj, Paxorotot, Pueblo Viejo, San Antonio El Cornejo, San Juan Comalapa, San José Las Flores, San José las Minas, San Martín Jilotepeque, San Miguel Chautalun, Santiago Atitlán, Saquitacaj, Tecpan, Varitac, Varitas La Giralda, Xechivoy, Xejuyu, Xepac. Il primo sostegno per affrontare l’emergenza, permise di “soprav-vivere per un anno”, di comperare mais, fagioli, sementi e conci-mi per i loro piccoli appezzamenti di terreno. Ma l’unica vera so-luzione, perché questa gente riesca a risollevarsi e intraprendere un cammino di sviluppo è l’attenzione ai giovani. Per questo fu presa in esame la possibilità di costruire, anche nella zona di Chimaltenango, un

Centro di preparazione scolastica, professionale e tecnica

È necessario portare la scuola al centro dei villaggi, un segno for-te perché queste popolazioni, tra le più povere ed emarginate, percepiscano il valore della loro dignità e il rispetto dei loro diritti più elementari: la scuola che “va” da loro e non il contrario, ren-dendo così più facile l’accesso all’educa-zione. Si è pensato a un centro scolastico che insegni gli elementi di ba-se e un po’ di formazione tecnico-professionale per poter affron-tare con nuovi mezzi e strumenti, e con le proprie forze, il futuro. È la strada per conquistarsi il posto nella società, dando il pieno

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contributo ad uno sviluppo integrale del Guatemala; è indispensa-bile una formazione umana, sociale, politica, economica che li ren-da, nelle loro comunità e nella società intera, agenti moltiplicatori delle conoscenze apprese e soggetti attivi per il cambiamento dell’intero paese. Tale preparazione permetterà di inserirsi nel mondo del lavoro, sia aprendo personalmente micro o piccole-medie imprese sia fornendo manodopera qualificata nelle varie unità produttive che si stanno sempre più diffondendo; chi lo vorrà avrà anche la possibilità di ac-cedere a tutti i vari livelli scolastici. Nasce, così, il Centro Educativo Monte Cristo.

2005 Sostegno Emergenza Uragano Stan

intervenendo soprat-tutto nelle comunida-des con cui lavoria-mo da anni a rico-struire le piccole e-scuelitas, le case e per assicurare le nuove semine e i rac-colti.

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2001-2005 Proyecto Monte Cristo. Centro di formazione scolare, professionale, agricola e di prima assistenza sanitaria

in parte finanziato dall’Unione Europea, realizzato in collaborazione con la Fondazione Sipec

e il Sindacato Unitario di Brescia

Il Proyecto Monte Cristo, presentato all’Unione Europea tra-mite la Fonsipec, fu approvato alla fine del 2001.

Nel 2002 furono iniziate e pressoché terminate le infrastrutture e la costruzione dei vari edifici:

sezione educativa: aule – biblioteca – centro direzionale settore tecnico-professionale con i laboratori per le va-

rie aree: meccanica e saldatura – falegnameria – elettricità – panetteria e cucina – calzoleria – sartoria – tessitura

area della mensa (salone ad uso multiplo) – cucina – dispensa – lavanderia

settore sanitario dotato di sala di attesa – ambulatorio – farmacia – sala d’analisi – camere di degenza

area agro-zootecnica

3 marzo 2003: inizio del primo anno della scuola media

21 marzo 2003: inaugurazione del Centro, con la presenza di autorità locali, de-legazioni italiane e, soprattutto, con una grande partecipazione popolare. Il Centro Educativo Monte Cristo – CEMOC – è divenuto pun-to di riferimento, anche a livello nazionale, dei movimenti più vivi del paese.

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Intervento nelle aldeas cackchiqueles del comprensorio del Centro Monte Cristo

Contatt i con le scuole di pre-primaria – pr imaria - media

secondo le diverse necessità e urgenze, compreso lo stipendio di alcuni insegnanti a contratto per rispondere meglio al diritto allo studio di un maggior nume-ro di bambine/i e ragazze/i.

Microprogett i per energia elettrica, acqua potabile, risanamento am-bientale… Si ritiene, infatti, indispensabile attivare nell'intera zona un interven-to più basilare e capillare per innalzare il livello di vita di tutta la popolazione.

Costruzione di complessi scolast ici, di aule ,

r istrutturazione di strutture fat iscent i

Monte de Los Olivos ⇒ costruzione – in interventi di-

versi – di alcune aule per la scuola elementare innalzando di un piano la costruzione

⇒ compera di un terreno poco di-stante dall’edificio scolastico per creare semplici infrastrut-ture sportive e ricreative.

Una parte del terreno potrebbe essere utilizzata per costruire alcune aule per dare respiro all’attuale struttura, oltre a spazi per gli insegnanti, una mensa, un salone per tutta la comunità.

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Caserío Monte Cristo – Chimaltenango

⇒ costruzione dei servizi sanitari, del muro di cinta, della cucina e della mensa della scuola ele-mentare

⇒ compera delle relative attrezza-ture

Paxorotot – Tecpán ⇒ costruzione – in interventi diversi – di

nuove aule per permettere condizioni logistiche migliori per i numerosissi-mi alunni della scuola elementare

⇒ compera del terreno e costruzione di un Centro Scolastico di Educazione Media a indirizzo professionale

Panabajal – Comalapa

⇒ costruzione di tre aule per la scuola elementare

⇒ compera del terreno per la co-struzione di un Centro di Educazione Media a

indirizzo professionale inaugurato nel 2007.

San Antonio El Cornejo – San Martín Jilotepeque. ⇒ costruzione del muro di protezione della scuola e ristruttu-

razione di alcune aule per permettere un miglior livello di istruzione elementare, in una realtà isolata e con pressoché nulle possibilità di collegamento con centri più grossi e for-niti di migliori servizi scolastici.

Xejuyú – San José Poaquil

⇒ acquisto di un terreno per la costruzione della scuola ele-mentare, dell’istituto medio, la mensa, il centro di salute, un salone, utilizzabile per le necessità di tutta la comunità, alcune infrastrutture per l’attività fisica.

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2000-2002 Proyecto Chisiguán per un gruppo di desplazados interni

– aiuti generali per il reinserimento nella società e in una vita “normale”

– sostegno per migliorare le condizioni dell’insediamento, in si-tuazioni estremamente precarie

– infrastrutture: pozzo per l’acqua potabile e rete di distribu-zione; energia elettrica

– assistenza sanitaria di base – compera di un terreno confinante per sistemare altre famiglie – assistenza giuridica per la rivendicazione dei loro diritti con il

coinvolgimento di vari organismi di difesa dei diritti umani – compera di un terreno a El Llano per la costruzione della

Comunidad Piero Morari. dal 2002

Comunidad Piero Morari con la collaborazione, in particolare, di APASCI,

AMICI di PIERO MORARI, scuole di Brescia

– costruzione delle infrastrutture e delle abitazioni nell’al-dea La Nueva Esperanza, El Llano Zaragoza, per i desplaza-dos di Chisiguán

– 5 agosto 2002: inaugurazione della Comunidad Piero Morari

– attività , a vario livello, per realizzare l’obiettivo di creare un’aldea pilota che può servire da esempio per future espe-rienze di nuovi insediamenti con un nuovo modello di convi-venza e di sviluppo

– sostegno socio-culturale-psicologico-sanitario – introduzione di microprogetti comunitari soprattutto per

giovani e ragazze/i per abituarli ad attività comuni, piccola imprenditorialità e gestione solidaria.

2004 Escuela Primaria Piero Morari

Nel gennaio 2003, nel terreno della Comunidad Morari inizia una “escuela de autogestión”, aperta anche ai bambini dell’aldea La Nueva Esperanza e di altri insediamenti vicini, in una struttura poverissima, in una situazione assolutamente precaria.

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Si decide di costruire un edificio sco-lastico idoneo alle esigenze. I lavori inizieranno nel mese di

ottobre 2003

5 agosto 2004: inaugurazione della Escuela Piero Morari

Dal 2004 ci si è fatti carico dello stipendio per alcune insegnanti, dei costi per l’aggiornamento, materiale didattico e varie ne-cessità per il funzionamento del-la scuola, sostegno scolastico per i bambini che hanno maggior difficoltà nell’apprendimento, as-sistenza sanitaria con un’azione capillare di prevenzione.

dal 1986 Collaborazione con la Cooperativa Kato-Ki

– sostegno per il microcredito per rendere possibile la concessione di prestiti ai suoi soci -4.500 cam-pesinos e donne- per la loro attivi- tà agricola e artigianale

– sostegno nei progetti di formazione agricola per i soci e altri gruppi interessati per raggiungere migliori risultati senza dan-neggiare l’ambiente e il suolo

– progetti di reintroduzione di agricoltura biologica e sostenibile nella tradizione maya

– aiuti consistenti per gli strumenti e le attrezzature necessarie all’attività della Cooperativa

– collaborazione nelle iniziative, soprattutto inerenti alla forma-zione civile e sociale.

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I VALORI E I DIRITTI DELLA PERSONA

UMANA Le ragioni della nostra solidarietà

L’intervento della Fondazione Guido Piccini è costituito da un pro-getto complessivo della sua azione in difesa dei diritti umani nella loro complessità perché la lotta per i diritti della persona è la lotta per la vita, la dignità, l’uguaglianza, la libertà, la giustizia.

Per maggior chiarezza e facilità di lettura, abbiamo suddiviso il no-stro intervento in cinque settori che riteniamo fondamentali in un percorso di solidarietà.

DIRITTO AL PROPRIO SVILUPPO

DIRITTI UMANI DIRITTO ALL’ISTRUZIONE

DIRITTO AL BUEN VIVIR

PER UN NUOVO MONDO POSSIBILE

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DIRITTO AL PROPRIO SVILUPPO

«Il diritto allo sviluppo è un diritto inalienabile dell'uomo in virtù del quale ogni persona umana e tutti i popoli hanno il diritto di partecipare e di contribuire ad uno sviluppo economico, sociale, culturale e politico, in cui tutti i diritti dell'uomo e tutte le libertà fondamentali possano ve-nire pienamente realizzati, e beneficiare di tale sviluppo».

Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo – 4 dicembre 1986 – art. 1

La giustizia «intesa come uguaglianza di libertà» (V. Uranga) è un obiettivo quotidiano di una ricerca comune che porta all’incontro con gli altri e al rifiuto radicale delle emarginazioni, delle sofferenze e degli ostacoli che ogni emarginazione porta.

Si potrà avanzare nello sviluppo e nel progresso reali e per tutti solo in una umanità che si pone l’obiettivo di trasformarsi radical-mente verso priorità condivise, nella costruzione di una base mini-ma e comune di bisogni soddisfatti, verso forme di vita e di convi-venza create sul rispetto, l’integrazione, la giustizia.

In questa ottica,l’intervento della Fondazione non può porsi con-fini.

A questo risponde la solidarietà culturale-politica. Mettere in mano ai giovani – il che, nel Terzo Mondo, vuol dire la maggioranza di uomini e donne – gli strumenti di conoscenza culturali e politici, per essere protagonisti nella ricerca di una via peculiare al proprio sviluppo e al proprio progetto di paese e di vita. Senza di loro ben poco si potrà fare: solo chi prova sulla propria pelle la sofferenza e l’ingiustizia, si rende capace di ogni sacrificio per l’avvento di un tempo di equità.

Senza la loro presa di coscienza, – “loro”, e solo loro, possono ini-ziare una nuova storia per le proprie comunità – la nostra solidarie-tà durerà il tempo di un giorno senza lasciare alcun segno.

Solidarietà è creare le condizioni perché ogni persona, comunità, popolo si ponga con responsabilità di fronte alle proprie scelte pur difficili e gravi che siano. È necessaria, quindi, da parte nostra, una solidarietà intelligente e consapevole, frutto di una conoscenza sempre aggiornata del terreno dove lavoriamo. Un altro grave e urgente motivo storico ci spinge a una nuova presa di coscienza solidale culturale e politica... è il disastro del nostro modello di società, frutto di una globalizzazione assurda e suicida per l’umanità intera.

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La globalizzazione ha in sé un traguardo ideale: creare un’unica famiglia umana nella piena armonia, libertà e diversità, ma la glo-balizzazione attuale è stata costruita senza l’uomo, senza il volto umano, senza il coinvolgimento, come costruttori, di tutti gli uomi-ni, le donne, i giovani che pur dovranno assicurarle il futuro.

Una casa comune dove i 2/3 dell’umanità ne sono fuori, esclusi da ogni collaborazione, è una macabra illusione; una globalizzazio-ne prodotta da un processo storico incompleto, imprigionato in si-stemi culturali, politici, economici, dove i valori umani sono un in-ciampo e le divisioni tra culture, realtà e/o classi sociali, sono di-ventate divisioni di popoli, di continenti e scontri di civiltà.

La nostra solidarietà deve tradursi in un lavoro che fa parte di questa comune responsabilità culturale-politica.

Per questo i continui contatti con i centri culturali e politici, con i movimenti dei giovani, donne, indigeni, campesinos, con gli orga-nismi sindacali, dei diritti umani... sono essenziali per una solida-rietà aperta, cosciente e proficua.

Come pure sono importanti gli incontri che organizziamo con lo-ro, qui, da noi, per sentire direttamente qual è il loro cammino e co-sì non disperdere né le loro né le nostre fatiche: o insieme si crea un futuro di speranza e di utopia o l’orizzonte si farà sempre più buio per tutti... e loro di speranza e utopia se ne intendono... tutto ciò sarà utile pure a noi per capire i nostri errori e intraprendere vie nuove.

La solidarietà è il valore che fa di una coscienza singola una co-scienza universale perché rompe ogni steccato, supera ogni divisio-ne, mettendo in gioco se stessi con gli uomini di ogni colore, razza, fede.

Il pianto di un bambino, la libertà oppressa di un uomo, il grido di giustizia di un povero o di un popolo è una condanna per il “no-stro mondo” ed è una denuncia alla nostra ingiustizia che noi con-fondiamo con la salvaguardia delle nostre tradizioni.

La solidarietà non può avere confini né geografici né etici né sto-rici, da qui nasce il nostro contatto con numerosi centri culturali-politici-religiosi, sia per un aiuto concreto, sia, soprattutto, creando un dialogo e uno scambio indispensabile in un mondo globalizzato, dove la vecchia Europa perde sempre più spazio e rischia di essere sepolta sotto le macerie della sua tanta proclamata civiltà laica e cristiana.

Si attua, così, la “ricchezza” della “solidarietà di ritorno”.

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SOSTEGNO e/o PARTECIPAZIONE–

– secondo le modalità richieste – a

MOVIMIENTOS e ASSOCIAZIONI

Questa solidarietà accompagna tutta la “solidarietà concreta” svolta in Guatemala per poi estendersi ai vari paesi dell’America Latina, a contatto con comunità di base, centri laici e religiosi, università… Nonostante le difficoltà e le oscurità, grazie ai suoi movimenti civili popolari, sempre più estesi e diffusi, in quantità e qualità, il Guatemala è chiaramente e definitivamente rivolto al futuro.

SOCIEDAD CIVIL

Gli Accordi di Pace, firmati il 29 dicembre 1996, contemplano l’istituzionalizzazione della partecipazione e incidenza della so-cietà civile in alcune decisioni dello Stato, nell’ambito della leg-ge di decentramento. La Società Civile deve saper occupare gli spazi istituzionali che le competono, come gruppo di pressione con analisi e deci-sioni proprie, conservandosi indipendente per favorire l’intermediazione tra società e Stato. In questa ottica, accanto a vari interventi meno strutturati e più informali, che rispondono all’emergere di esigenze specifi-che, la Fondazione ha dato appoggio, in particolare, al progetto di costituzione di un:

Comitato Coordinatore per la Crescita della Società Civile del Dipartimento di Chimaltenango

con sede presso la Cooperativa Kato-ki, la quale offre supporto lo-gistico ed amministrativo • una piattaforma di confluenza di attori sociali organizzati, con

una presenza diretta e/o indiretta nel Comune; • nella valorizzazione e rispetto della realtà interculturale e plu-

rilingue della società e delle sue organizzazioni; • una forza sociale di promozione e sostegno dello sviluppo civi-

le e per la costruzione di una società più giusta e rispettosa dei diritti umani.

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MOVIMIENTO JOVANES Il coinvolgimento, a tutti i livelli, di ragazze, ragazzi e giovani nel progetto di una nueva Guatemala dimostra che questa nuova gene-razione ha il potenziale per cambiare il domani. La scelta della Fondazione, con i suoi interventi a favore dei giova-ni, secondo le loro esigenze e richieste, esprime la sua opzione per un cambiamento profondo perché entrino realmente in vigore lega-lità e giustizia, contro impunità, discriminazione, esclusione, soli-tudine. I giovani sono sempre stati in prima linea nella storia di resistenza del Guatemala nei lunghi anni di guerra e contro le dittature che si sono succedute. Basta pensare – solo per citarne qualcuno – agli studenti dell’Universidad San Carlos, ai giovani campesinos del CUC, ai giovani operai appartenenti ad un sindacato, ai giovani indigeni che hanno preso le armi per difendere la loro terra, la loro cultura, la loro vita… una presenza pagata duramente con la mor-te, la scomparsa, il carcere, l’esilio… Così come, ora, sono presen-ti in ogni movimento della società civile, dal Movimiento de los De-rechos Humanos ad ogni organizzazione e associazione in cui si sta ricostruendo il tessuto stracciato della società guatemalteca in una presa di coscienza delle proprie possibilità e capacità. In tutti i settori, si afferma sempre più l’azione e la presenza dei giovani indigeni, come elemento centrale nella salvaguardia delle conoscenze vincolate alla loro eredità culturale e naturale, con la capacità di contribuire allo sviluppo dell’intero paese, senza rinun-ciare alla loro peculiarità e identità, in un progetto di nazione in-terculturale e multietnica.

MOVIMIENTO MUJERES • Difesa dei diritti della donna e promozione per la sua autostima • Preparazione di donne come leader comunitarie • Corsi di formazione per le promotrici dei villaggi • Incontri nelle comunità • Educazione sanitaria preventiva, curativa e di pianificazione

familiare • Corsi per comadronas (ostetriche popolari che permettono di

avvicinare praticamente tutte le donne di un luogo) • Promozione e partecipazione alla mesa de género • Assistenza a gruppi di donne impegnate in microimprese arti-

gianali • Finanziamento di varie attività e per permettere la partecipazio-

ne a manifestazioni e incontri

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MOVIMIENTO INDIGENA Sostegno a varie richieste e attività per l’affermazione della presenza indigena nella società e il rispetto della loro cultura in ogni campo e livello di vita «Siamo uomini e donne, giovani, vecchi e bambini organizzati. Cominciamo dal basso. Nella lotta ci siamo fatti compagni. Por-tiamo avanti la lotta per il nostro territorio, l’acqua, le sementi tradizionali, il nostro lavoro. Nascem-mo nelle selve, nelle gole dei monti e sulle montagne. Nascemmo anche nelle città. Siamo tutti parte della terra perché sentiamo che la terra non ha padro-ni. Lavoriamo proteggendo la natura perché ci dà il cibo, le pian-te per la nostra salute, le case, gli strumenti di lavoro».

[Movimiento Nacional Campesino Indígena]

FORTALECIMIENTO DEL PROCESO DEMOCRATICO EN GUATEMALA

Progetto di monitoraggio delle elezioni presidenziali guatemalteche e di sostegno

alla società civile locale, in particolare indigena

Dipartimenti di Chimaltenango e di Sololá Organizzazioni della società civile guatemalteca, prime tra tutte AGAAI – Asociación Guatemalteca de Alcaldes y Autoridades Indígenas –, hanno chiesto una presenza internazionale a garanzia del corretto svolgimento del processo elettorale. La Fondazione ha inviato alcuni Osservatori Inter-nazionali per monitorare lo svolgimento delle ele-zioni politiche e presidenziali del 9 settembre 2007. Il progetto ha l’obiettivo di sostenere l’azione della società civile volta alla formazione di osservatori indipendenti e promotori giuri-dici locali per garantire l’accesso ai seggi elettorali da parte della popolazione dei villaggi rurali. Enti di riferimento in Guatemala: AGAAI - Coordinadora Juvenil de Comalapa - Cooperativa Las

Ilusiones di San Martín Jilotepeque

La Fondazione Piccini continuerà la collaborazione e lo scambio con le organizzazioni indigene, anche in altri paesi.

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dal 2008

Resistencia a la minería a San Marcos, in sostegno alle comunità indigene nell’azione di resistenza a-gli sfratti forzati da parte delle multinazionali mi-nerarie e alla lotta popolare per la vita contro lo

sfruttamento nel loro territorio.

PROYECTO: NUESTRO ORO ES EL AGUA

con la Diocesi di San Marcos, affidata a mons. Álvaro Ramazzini, uno dei vescovi guatemaltechi più impegnati in difesa della giusti-zia e della dignità della sua gente. L’organo di riferimento è COPAE – Comisión Pastoral Paz y Ecología – che lavora sul campo in sostegno alle comunità indigene e al movimento popolare nell’azione di resistenza agli sfratti forzati da parte delle multina-zionali minerarie, attraverso una capillare presenza e informazio-ne. Il progetto si sviluppa, da una parte, secondo 4 obiettivi essenziali:

Monitoraggio ambientale (controllo del suolo e dell’acqua)

Ricerca e Comunicazione Sostegno legale

Resistenza pacifica

e, dall’altra, contro la criminalizzazione della resistenza popolare e sociale, il disconoscimento delle consulte comunitarie, la violazio-ne dei diritti umani, lo sfruttamento delle risorse naturali, le mi-niere a cielo aperto…

I territori indigeni e la democrazia guatemalteca stanno vivendo pe-ricolose pressioni.

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DIRITTI UMANI

Vennero senza permesso, nessuno li invitò […] Finanziarono la guerra, finanziarono la morte, la fame e il

dolore di tutto il nostro popolo, falsi padroni del mondo. Volevano ucciderci il coraggio, e non ci riuscirono Volevano ucciderci i sogni, e non ci riuscirono Volevano ucciderci la speranza, e non ci riuscirono. E qui stiamo, e qui siamo, armate e armati di

coraggio sogni e speranze. Qui siamo, più vivi che mai. [Andrea Aragón- Sandra Morán]

La Fondazione Guido Piccini da diversi anni sostiene il Movimien-to por los Derechos Humanos

sia sul piano culturale nel processo di analisi e discussione per affrontare le grandi sfide ed aprire spazi sempre più vasti nella ed alla società civile che è fiorita con la firma della pace;

sia nel sostegno economico delle varie attività.

Il Movimiento è estremamente capillare e diffuso, con innumerevoli presenze: forum, rapporti, campagne, attività di formazione, sensibi-lizzazione, pubblicazioni, denuncia e sostegno alle vittime, manife-stazioni… in una logica di coinvolgimento della popolazione, nella convinzione che le soluzioni concrete a problematiche tanto com-plesse si possono trovare solo con la partecipazione di tutti. Il prin-cipale obiettivo è la ricerca e la difesa della verità contro ogni amne-sia storica e impunità. seguito, fin dall’inizio, alcuni principi fonda-mentali.

Il disegno è di Daniel Hernández. Ogni parte presenta un angelo con ali,

che in realtà sono scapole umane, ritrovate in un massacro.

Il primo angelo si chiude la bocca perché ha paura a parlare; il secondo non vuol vedere la crudeltà della guerra;

il terzo non vuol più sentir nulla; il quarto parla, grida, perché

TUTTI SAPPIANO LA VERITÀ

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Nel 1998 la Fondazione ha pubblicato l’edizione italiana di GUATEMALA NUNCA MAS.

L’intervento si può così riassumere: Sostegno all’attività istituzionale del Coordinamento di

Chimaltenango Aiuto economico per la formazione di Promotori per i Di-

ritti Umani, la pubblicazione di informazioni e testi, la partecipazione dei delegati e aderenti al Movimento alle varie iniziative

Assistenza giuridica: accompagnamento nelle denunce e processi

Ricerca della verità sul periodo del conflitto Sostegno alle vittime della violenza Sostegno al Movimiento nel processo di analisi e discus-

sione per affrontare le grandi sfide e aprire spazi più vasti al movimento popolare e alla società civile.

Proyecto de FORTALECIMIENTO DEL MOVIMIENTO DE DERECHOS HUMANOS a cui partecipano Asociación Monseñor Gerardi – Asociación de De-sarrollo Social y de Derechos Humanos – Comité Espirito de Maíz – Centro de Desarrollo Integral Guatemalteco – Junta Municipal de Pro-tección a la Niñez y Juventud.

Il gruppo lavora da tempo in azioni di salvaguardia, difesa e diffu-sione dei Diritti Umani per una cultura di pace e ricomposizione del tessuto sociale, in un costante accompagnamento delle realtà più deboli e compromesse.

Il progetto prevede

• azioni di monitoraggio sul rispetto dei Diritti Umani e l’attuazione degli Accordi di Pace

• diffusione di informazione e formazione sui diritti umani con una presenza capillare in tutte le località, anche le più lonta-ne ed isolate, per il coinvolgimento diretto delle comunità e, in particolare, dei giovani

• azioni di salvaguardia, difesa e diffusione dei Diritti Umani, per una cultura di pace in un costante accompagnamento delle realtà più deboli e compromesse

• preparazione di Promotori Giuridici e Animatori della Riconcilia-zione allo scopo di dotare le comunità con persone preparate

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in temi legali e giuridici, diritti umani e riconciliazione; • formazione e moltiplicazione di tecniche e processi di salute

mentale per aiutare centinaia e centinaia di vittime della “vio-lencia”;

• attivazione e promozione di una rete degli organismi della so-cietà civile che agiscano direttamente nel campo dei diritti u-mani integrali.

La chiusura di MINUGUA – Misión de Verificación de las Naciones Unidad en Guatemala (1997–2004) – lascia al Movimiento de los De-rechos Humanos il compito di verificare il rispetto e compimento degli Accordi di Pace e monitorare le violazioni ai diritti umani. In questa ottica è stato chiesto alla Fondazione il sostegno culturale-economico per la

COORDINADORA DEPARTAMENTAL DE DERECHOS HUMANOS de CHIMALTENANGO

che ha questo incarico nella zona dell’Altiplano.

SUPPORTO AL PROGETTO di RICONCILIAZIONE REMHI di SAN MARCOS, CHIMALTENANGO E NAZIONALE

«L’unica vendetta è la memoria».

Il REMHI è un cammino coraggioso e veritiero verso la riconciliazione sociale, attraverso un processo di ricostruzione personale, comunitaria e sociale.

L’obiettivo principale del progetto è accompagnare le persone nella riconquista della loro dignità e le comu-nità nella lotta per ricomporre il tessuto della società lacerato dalla repressione, dal conflitto armato, dall’ingiustizia e per la costruzione della pace attraver-so la partecipazione delle comunidades, contro l’impunità e l’oblio, affinché non avvenga più, come si denuncia da più parti: la gente aspetta giustizia ma trova solo carità.

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DIRITTO ALL’ISTRUZIONE

In un paese dove esistono e vivono molteplici lingue e culture, il sistema educativo tende, in-vece, a uniformare la cultura con un’e-vidente violazione della dignità e dell’i-dentità della mag-gioranza della popo-lazione. Per rispondere a que- sta esigenza, la Fondazione appoggia essenzialmente scuole e ini-ziative che seguono programmi di educazione bilingue (spagnolo e lingua maya della zona) per conservare l’identità di ogni settore del-la popolazione e garantirne la continuità storico-culturale. Non è, però, sufficiente un’uguaglianza di accesso alla scuola è ne-cessario salvaguardare un’uguaglianza di opportunità per rimanervi e completarla. Una permanenza stabile si garantisce mediante con-dizioni economiche, sociali, culturali e pedagogiche che superino le attuali disuguaglianze e discriminazioni e riducano le differenze. Per rispondere all’emergenza scuola, la Fondazione ha operato e opera in vari aspetti:

Proyecto de Educación para niñas y niños indigenas cackchiqueles

prevede un aiuto mensile per un gruppo di bambini/e e ragaz-zi/e poveri, in età scolare ai quali assicurare un sostegno che permetta loro di frequentare e terminare il grado di scuola che stanno seguendo.

Sostegno economico al diritto allo studio per chi non può completare i vari livelli (primaria – basico – corsi professionali – università…)

Adozione di classi o di gruppi Bolsas escolares Attrezzature e materiale per le scuole Corsi di formazione e aggiornamento per gli inse-gnanti Corsi di formazione per il personale non docente

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Stipendi insegnanti di scuola primaria/basico le scuole dove v’è stata maggior continuità di intervento sono: Comunidad Piero Morari – Labor de Falla – Mancheren Grande – Monte Cristo – Monte de los Olivos – Panabajal – Paxorotot – San Marcos Pacoc…

Strutture più dignitose con la ristrutturazione di edi-fici fatiscenti e la costruzione di nuovi complessi sco-lastici

dal 2003 presso il Centro Monte Cristo

Programa Descubriendo Valores Infantiles: Concurso de Dibujo y Pintura Infantil

(il primo anno in collaborazione con La Pinacoteca dell’Età Evolutiva di Rezzato-BS)

2005-2006

Una biro, un quaderno. Campagna di raccolta per le scuole alluvionate del Guatemala dopo l’Uragano Stan

Da questa occasione deriverà dal 2006 il Proyecto Intercultura Progetto di Sostegno all’Istruzione primaria e di Educazione Interculturale

interscambio e attività comuni tra scuole in Italia e in Guatemala nell’ambito dello stesso modulo didattico.

Una solidarietà che varcherà i confini del Guatemala: NICARAGUA al

Progetto di riabilitazione educativa per le Comunità Indigene di Waspan colpite dall’uragano Felix

MESSICO - CHIAPAS Cooperazione per uno sviluppo integrale: diritto all’educazione

su richiesta di Semilla del Sur – ONG con sede a San Cristóbal de Las Casas. Il progetto è rivolto alla popolazione di alcune comunità indigene delle zone più emarginate del sud-est del Chiapas

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DIRITTO AL BUEN VIVIR «para que no cayera la esperanza» (Otto René Castillo)

Global izz iamo i bambini non importa i posti dove sono nati; trasformiamoli come l’Amazzonia o il Louvre in un patrimonio dell’umanità in modo da proteggerli non tenendo conto dei colori, delle lingue, delle religioni diverse. Globaliz-ziamoli per non permettere che lavorino quando devono studiare e che muoiano di malattie banali o di sfinimento quando devono vivere.

[Cristováo Buarque, rettore Università di São Paulo]

Nell’area rurale del Guatemala – dove vive la maggioranza della po-polazione – essere bambine/i, ragazzi/e significa responsabilità, la-voro, fatica. «Non c’è – si afferma – infanzia, non c’è adolescenza tra le zolle avare del Guatemala». Fin da piccoli la loro vita quotidiana è machete, zappa e mecapal, cargar i fratellini sulle fragili spalle, camminare – quasi sempre in silenzio – a lungo… perché tutto è lontano: l’acqua, la milpa (il campo di maiz), la legna, il puesto de salud… Ma più lontano ancora sono il gioco, la scuola e… i sogni; per questo c’è ben poco tempo. Già “adulti” per le responsabilità, stanchi e sommersi di difficoltà e preoccupazioni più grandi di loro non hanno – o hanno troppo po-che – opportunità per il loro sviluppo, per creare il loro domani. Anche la maggioranza di chi riesce ad andare a scuola, prima di terminarla deve abbandonare lapis e colori ed impugnare la zappa, cercare di vendere qualcosa nei mercati, trasportare con il mecapal carichi sempre più pesanti…

Su nombre es hoy Muchas de las cosas que necesitamos pueden esperar El niño no puede. El momento es justo ahora. Sus lunas se están formando Su sangre se esta creando Y sus sentidos se están desarrollando. A el no podemos contestarle «mañana». Su nombre es «hoy». (Gabriela Mistral)

Il suo nome è oggi. Molte delle cose di cui abbiamo bisogno possono aspettare. Il bambino non può. Il momento è proprio ora. Le sue lune si stanno formando. Il suo sangue si sta creando. E i suoi sensi si stanno sviluppando. A lui non possiamo rispondere: «domani». Il suo nome è «oggi».

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Alguien

«Fernando Silva dirige l’ospedale per bambini di Managua. Alla vigilia di Natale – la noche buena – rimase a lavorare fino a molto tardi. […] Mentre faceva un ultimo giro per le corsie per vedere se tutto era in or-dine, sentì che qualcuno lo seguiva. Dei passi ovattati: si girò e scoprì che uno dei suoi piccoli ammalati gli andava dietro. Era un bimbo solo, un bimbo che non aveva nessuno. Fernando riconobbe il suo visino già segnato dalla morte e i suoi occhi che chiedevano scusa o forse – chis-sà – chiedevano permesso. Fernando si avvicinò ed il bambino lo sfiorò con la mano: «Dì a… – sussurrò il bambino – dì a qualcuno che io sono qui».» [E.G]

Abbiamo sempre cercato di far sapere a qualcuno che «loro sono qui».

La Fondazione si è anche impegnata di dare risposte “immediate” per far fronte alla carenza di necessità primarie della vita quotidiana che creano situazioni di sofferenza, disagio ed emarginazione. PROGRAMMA DE SEGURIDAD ALIMENTARIA Y NUTRICIONAL

contro la denutrizione per il diritto alla vita

«Non era ammalato… ma non giocava più… le se quitó la vida y se murió»… mi dice sottovoce, piangendo, la mamma di Chepito mentre accarezza con tenerezza e disperazione il suo bimbo composto su un misero giaciglio, illuminato dalla debole luce di qualche candela… e dentro ti senti un gelo più freddo di quel corpicino… e non trovi parole, speri che il tuo ab-braccio possa dire qualcosa, ma negli occhi dei fra-tellini che mi si stringono intorno - e hanno la stessa fame, e hanno la stessa fragile vita che rischia di spengersi - leggi una domanda a cui non potrai mai rispondere… e ti sembra che tutto sia diventato buio e inutile… e ingiusto… e assurdo. Non sai cosa fare, ma poi capisci che devi gridare a tutti e dappertutto che un bimbo è morto e che non doveva, non pote-va morire.

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Nell’area di attività con il Movimiento de los Derechos Humanos e del Proyecto Monte Cristo si continua a collaborare al Programma di sicurezza alimentare con l’obiettivo di contribuire ad un miglioramento generale dell’alimentazione. Mensas escuelitas

Nell’ottica del DIRITTO AL BUEN VIVIR la Fondazione fin dai primi anni di presenza in Guatemala ha finanziato microprogetti di infrastrutture primarie: acqua, energia elettrica, scuole, mense scolastiche, assistenza sanitaria, ma-teriale didattico, risanamento ambientale, ecc… e interventi di sostegno al processo di coscientizzazione e promozione uma-na, soprattutto tra i settori più fragili ed emarginati. Oltre ad interventi sporadici, in risposta a situazioni di parti-colare urgenza:

Colonias marginales di Città del Guatemala dalla fine anni ‘80

Oltre ad una presenza conti-nuativa di collaborazione con El Limón, alcuni interventi in varie colonias marginales di Cit-tà del Guatemala: El Mesquital finanziamento per la compera di un camion per iniziare una piccola impre-sa di trasporti; El Milagro soprattutto per la piccola clinica locale e varie ne-cessità più urgenti; altre colonias per affrontare le più varie emergenze con cui de-ve convivere chi vive in situazioni così estreme…

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Collaborazione con il gruppo “Vivir juntos” di Chimaltenango –anni ‘90

⇒ costruzione di alcune casitas per i membri del gruppo che vivevano in baracche

⇒ sostegno per le varie attività di intervento e pre-senza nella realtà locale

⇒ aiuto per piccole iniziative di apprendimento (al-fabetizzazione – tecniche di pittura – attività di lavoro…).

Caserío Monte Cristo – dal 1996 ⇒ finanziamento delle spese per l’in-

troduzione dell’energia elettrica ⇒ pozzo, serbatoio e rete di distribu-

zione ⇒ dal 2003, mensa scolastica per i

bambini della scuola elementare e capillare attenzione sanitaria presso le strutture del Centro Educativo Monte Cristo

Los Jometes – dai primi anni ‘90 ⇒ a escavazione di due pozzi ⇒ costruzione di due serbatoi ⇒ compera di una pompa con maggior forza

per servire anche le abitazioni più lontane ⇒ rete di distribuzione L’acqua abbondante può permettere l’in-

troduzione di nuove coltivazioni, per le quali è indispensabile un impianto d’irrigazione per uscire da un’agricoltura di sussistenza

⇒ sostegno al Comité Pro Mejoramiento per il risanamento delle abitazioni più povere.

Paxorotot – dal 2000 ⇒ compera di un terreno ricco di sorgenti, che potrà essere uti-

lizzato, un domani, anche per la costruzione di strutture ne-cessarie alla comunidad.

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⇒ contributo per il progetto dell’ac- quedotto, per la distribuzione del- l’acqua in tutto il villaggio

⇒ aiuto per la costruzione di un saloncino per la comunità.

Xetonox – 2004

⇒ compera di un terreno dove si trova una

sorgente, indispensabile per reperire ac-qua per uso domestico e irrigazione

⇒ aiuto per la scuola elementare.

La Buena Esperanza ⇒ un gruppo di campesinos, che vivevano an-

cora nelle condizioni dell’encomienda nella finca La Merced, ci avevano chiesto – sin dall’inizio degli anni ‘90 – aiuti per la scuola dei figli, un piccolo prestito, un ac-compagnamento nella rivendicazione di un po’ di terra… ma potevamo fare davvero poco per loro… poi la situazione migliora e la possibilità di acquistare il terreno divie-ne sempre più possibile

⇒ 2005 aiuti a fondo perduto e un prestito – come microcredito – a un gruppo di 25 fa-miglie per la compera del terreno nella fin-ca

⇒ assistenza tecnica e formazione per cam-biare una parte delle coltivazioni e per ap-prendere metodi diversi e più produttivi.

Patzaj – Grupo de viudas y huerfanos - 1986 aiuto con la distribuzione di sementi di maíz (le loro, che con-servano anno per anno, erano state distrutte dall’incursione di militari che avevano dato fuoco ai loro campi) e richiesta di un po’ di maíz per le tortillas necessarie a togliere un po’ di fame ai propri figli per giungere al nuovo raccolto… allora avrebbero re-stituito quanto anticipato: una grande dignità e coraggio contro una violencia che voleva cancellarle dalla storia.

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Nel corso degli anni: interventi simili in altre aldeas e caserios

in risposta alle richieste dei comites e dei rappresentanti comunita-ri. San Antonio Aguas Calientes

⇒ A sostegno al Proyecto de artesania del Grupo Mujeres San Antonio Aguas Calientes

MEETING SPORTIVO DEL DIPARTIMENTO DI CHIMALTENANGO

2004 Fundación Guido Piccini: Campeonato “por una juventud libre”

Il progetto è rivolto a scuole e gruppi frequentati da bambini/e ragazze/i e giovani in condizioni disagiate o di rischio perchè tutti possano aver accesso ad attività ricreative senza alcuna differenza di etnia, condizione sociale, appartenenza culturale affinchè attraverso lo sport si giunga ad habitus di rispetto e reciproca comprensione per giungere ad una reale cultura di pace.

2005 Fundación Guido Piccini por la juventud de Chi-maltenango: Por una juventud en paz y proactiva Obiettivo:

• creare una cultura sportiva • tener lontana la gioventù da

bande e droga • coordinare un’attività sportiva

con le principali scuole del Dipartimento

Participanti: San Juan Comalapa, Patzun, Tecpán, Itzapa, El Tejar, Zaragoza, Chimaltenango. In totale 32 squadre con oltre 6.000 concorrenti.

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Interventi in situazioni di

EMERGENZA

in ogni ambito

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PER UN NUOVO MONDO POSSIBILE

In America Latina affermano: «Se un nuovo mondo è necessario, allora è possibile!»

Rientra in questo sentido il nostro intervento con: i ragazzi di strada: privati del diritto più elementare il diritto di essere semplicemente bambini.

«Perché inali quella colla?» chiede un operatore ad un niño de calle di Città del Guatemala, «PER DIMENTICARE DI ESISTERE!».

«La strada non è né buona né cattiva. Bisogna saperla attra-versare», afferma Claudia, una niña de calle di 10 anni.

Il nostro coinvolgimento è per aiutarli ad “attraversare” la strada.

In Nicaragua interventi sporadici con gli huelepega di Mana-gua.

In Guatemala

PROYECTO MO.JO.CA Movimiento de Jovenes de Cal le Un progetto ideato e gestito da Gerard Lutte (già docente di psicologia all’Università La Sa-pienza di Roma) per il reinserimento dei jova-nes de calle di Città del Guatemala. L’asso-ciazione è gestita direttamente dai ragazzi con il supporto di un comitato di adulti. Il progetto acquista particolare importanza a causa dell’intensificarsi di azioni di “pulizia sociale” da parte delle forze di sicurezza pri-vate e pubbliche, che colpiscono indiscrimina-tamente i ragazzi di strada considerati solo dei delinquenti. «Alla fine del racconto della propria storia, un quindicenne mi chiese: «Perché non intitola il li- bro I SOGNATORI DI STRADA?». «È bello - dissi -

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ma che significa?”. “Vuole dire che noi, ragazzi di strada, abbiamo tan-ti sogni, ma che non possiamo realizzarli senza incontrare una perso-na che ci aiuti”. Ho accettato il suggerimento, aggiungendo la parola PRINCIPESSE, che richiama le regine maya, il loro tragico destino e quello del loro popolo». Il progetto MOJOCA intende dare protagonismo e voce «a ragazze e ragazzi di strada perché solo loro possono aprirci le porte del loro mondo interiore e farci capire il vissuto della strada che non è solo vi-olenza, fame, malattie, umiliazioni, dolore, sterminio da parte di poli-ziotti, vigilanti, militari e squadroni della morte, ma anche casa, fami-glia, amicizia, amore, solidarietà, autonomia, ribellione e festa»1. La Fondazione conosce da tanti anni Gerard Lutte; l’abbiamo incon-trato molte volte insieme alle “principesse” ed ai “sognatori” delle strade di Guatemala. Il MOJOCA nasce nel 1996, quando un’assemblea di 80 jovanes de calle, animata da Gérard Lutte, decide di fondare un proprio movi-mento per aiutare le ragazze ed i ragazzi di strada ad organizzarsi per difendere i propri diritti e migliorare la qualità della vita, con la finalità ultima di dare a tutti l’opportunità di formarsi e di diventare responsabili del proprio futuro attraverso un graduale allontana-mento dalla strada.

La Fondazione ha ritenuto necessario dare il proprio contributo sia per la gravità del problema dei niños e jóvenes de calle, sia per la modalità dell’intervento del MOJOCA che riesce a coinvolgere, fin dall’inizio, chi entra nel progetto facendo diventare ogni ragazza e ragazzo soggetto delle proprie scelte e protagonista nel processo di aiuto per chi vive ancora nella strada.

1 Gerard Lutte, Principesse e sognatori nelle strade del Guatemala,

KAPPA 1994.

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COLLABORAZIONE E CONTATTI CON CENTRI CULTURALI LATINOAMERICANI

Nell’impossibilità di enumerare i tanti centri con cui la Fondazione collabora ne segnaliamo, in particolare, alcuni:

La Fondazione collabora con il DEI – Departamento Ecuménico de In-vestigaciones – di Costa Rica da moltissimo tempo (il primo incontro risale al 1986).

Finanziamento del Seminario di formazione socio-politica per i responsabili di organizzazioni, movimenti popolari e gruppi di base provenienti da tutta l’America Latina

Sostegno alle pubblicazioni del DEI La formazione non è possibile senza un forte ap-poggio teorico, per questo nel DEI, accanto a un’équipe di ricercatori e studiosi ad alto livello, vengono pubblicate riviste e libri come strumenti di formazione e di diffusione di idee al passo con i tempi. Per mancanza di risorse, molti libri, già pronti, non possono essere pubblicati o la lo-ro pubblicazione ritarda molto tempo. Questi libri vengono poi diffusi in tutta l’America Latina o tramite nuove stampe nei vari paesi o a prezzi di costo. Di alcuni testi la Fondazione ha pubblicato l’edizione italiana:

Franz Hinkelammert, Il debito estero dell’America Latina, 1990

Fernando Mires, In nome della croce. Dibattito teologico-politico sull’olocausto degli indios nel periodo della Conquista, 1991

Fernando Mires, Ecologia e politica in America La-tina, 1992

Pablo Richard, La forza spirituale della Chiesa dei po-veri, 1993

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Pablo Richard, Apocalisse: la ricostruzione della spe-ranza, 1996

Pablo Richard, Memoria del “movimento storico di Gesù”, 2011

Attraverso il SERPAJ – Servicio Paz y Justicia - dell’Ecuador la Fondazione contribuisce all’incontro la-tinoamericano del Forum Mondiale delle Alternative; un’occasione che permette anche di rinnovare o aprire nuovi canali di contatto con la rete sudamericana dei centri di ricerca. Continua la collaborazione per pub-blicazioni e incontri.

FLACSO – Facultad Latinoamericana de Cien-

cias Sociales - Area de Movimientos Sociales

Simona Violeta Yagenova – Coordenadora O b s e r v a t o r i o d e M o v i m i e n t o s D e m a n d a s y A c c i ó n C o l e c t i v a Tramite FLACSO: sostegno culturale-politico

al sindacato guatemalteco

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OBSERVATORIO INTERNACIONAL DE LA CRISIS

L’America Latina è un laboratorio in frenetica e piena attività nella ricerca e nella costruzione di nuovi cammini a livello economico, so-ciale, politico, e sta trovando vie nuove per società differenti in una visione globale, consapevoli che, ormai, nessun popolo, nessun con-tinente può fare da sé dinanzi all’immane ingiustizia creata sull’ideologia del mercato, del profitto, della competitività, del dena-ro facile, dello sfruttamento selvaggio dell’habitat naturale, in un as-surdo “scontro di civiltà” e sotto il potere del dio mercato. In questa visione, preziosa pure per il vecchio mondo, è nato l’Observatorio Internacional de la Crisis. Un gruppo d’intellettuali latinoamericani, impegnati nella ricerca di una nuova via, sul piano politico-economico, per uscire dalla secola-re crisi di dipendenza dal sistema neoliberale, hanno dato vita ad un osservatorio internazionale sulla situazione attuale. Alcuni promotori dell’iniziativa, con i quali da tempo lavoriamo, hanno chiesto la collaborazione della Fondazione per un’analisi che deve farsi davvero globale… La crisi attuale non riguarda un settore, ma la complessità del processo storico ed è impossibile affrontarla dividendo le differenti crisi, ma va vista nel suo complesso, come una crisi di civiltà e del sistema-mondo, nella ricerca di una tran-sizione al post-capitalismo. E proprio su questo si basa il Documento preparato dal-l’Observatorio e presentato anche all’Assemblea dell’ONU il 30 ot-tobre 2008. La prima riunione dell’Osservatorio si svolse presso la sede della Fondazione, a Calvagese della Riviera, dal 21 al 25 settembre 2008, e fu l’inizio, a livello mondiale, di questa iniziativa. La Fondazione si è dichiarata disponibile a dare il proprio supporto, anche logistico e –nei limiti del possibile– economico, alle varie ini-ziative e proposte che verranno via via avanzate.

Le linee d’intervento, obiettivi e finalità sono raccolti nel 4° Quader-no della Fondazione:

Observatorio Internacional de la Crisis, La grande depressione del XXI secolo. Cause, carattere, pro-spettive, 2010

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RETE GLOBALE D’INFORMAZIONE E RIFLESSIONE STRATEGICHE

È un progetto che intende favorire scambi d’informazione strategi-ca, riflessioni, studi e ricerche su temi precisi suggeriti dal progres-sivo approfondimento della crisi e dalle necessità concrete di movi-menti di base e di governi. Sono temi legati alla congiuntura di ca-rattere finanziario, politico, militare, ecc… o piuttosto di temi di portata più generale, anche di carattere teorico però di grande utili-tà per l’azione nel presente. Ciò permette di creare una “cultura comune” tra movimenti e realtà progressiste latinoamericane, ita-liane/europee (sindacati, intellettuali, movimenti popolari, associa-zioni di ogni ordine e tipo…), di ogni continente per affrontare una sfida comune, in uno scambio globale di riflessioni, informazioni, proposte, attività…

Il progetto 1. funziona come una rete globale di scambio di in-

formazioni, organizza conferenze, seminari e incontri di riflessione, studi e ricerche, corsi di formazione ed altre attività con diffusione di massa o ristretta

2. raggruppa ricercatori e protagonisti sociali e poli-tici di tutti i continenti intorno a temi concreti, ben delimitati, imposti dalla congiuntura o come parte di riflessioni a più lungo termine, sulla base di richieste concrete (di movimenti sociali, governi, ecc…) o deci-se in modo indipendente dalla Rete.

3. tratta un ventaglio molto ampio di possibili temi motivati dal processo della crisi globale e della ne-cessità di alternative in grado di superare il sistema.

I risultati di queste attività possono essere utilizzati nell’elabo-razione di azioni e strategie di governi popolari e movimenti sociali e politici. Alcune (di diffusione di massa) possono aiutare a neutraliz-zare manipolazioni mediatiche globali o regionali.

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I QUADERNI DELLA FONDAZIONE GUIDO PICCINI

Vogliono essere la “memoria” scritta delle idee, del sentire culturale, politico e morale della Fondazione, il suo sforzo e la sua tensione ideale perché un nuovo mondo sia possibile e la solidarietà diventi il valore che salva e unisce l’umanità in un’unica famiglia. Vogliono, inoltre, essere uno strumento di diffusione del dibattito culturale in atto alla ricerca di analisi e soluzioni per uscire da un sistema-mondo che esclude la maggioranza dell’umanità.

QFGP 001 Renato Piccini, Teologia della Liberazione. Una riflessione profetica, 2008

QFGP 002 Renato Piccini (a cura), Teologia della Liberazione. La voce dei suoi teolo-

gi, 2008 QFGP 003

Wim Dierckxsens, La crisi mondiale del XXI secolo. Opportunità di transizione al postcapitalismo, 2009 QFGP 004

Observatorio Internacional de la Crisis, La grande depressione del XXI seco-lo. Cause, carattere, prospettive, 2010 QFGP 005

Renato Piccini-Paola Ginesi, Memoria di un cammino di solidarietà. Dalla carità alla giustizia, 2010 QFGP 006

Pablo Richard, Memoria del Movimento Storico di Gesù, 2011

I Quaderni della Fondazione Guido Piccini È venuto il tempo in cui i grandi problemi umani, la fame, la pace, la libertà, la giustizia, vanno affrontati non con “archeologia cattedratica”, che nulla fa se non nascondere un colossale inganno, ma a livello di una nuova co-scienza, che può generare una diversa cultura, politica e, quindi, una nuo-va società. Indispensabile diventa il coraggio della verità, della chiarezza. Alla caduta del muro di Berlino s’è detto, e con ragione, è fallito il socialismo storico. Da lì, forse con troppa interessata fretta, s’è concluso che il neolibe- ralismo, nell’assoluta libertà e supremazia del mercato, era la strada per un benessere globale e per quei diritti civili che si chiamano libertà per ognuno e per tutti in una democrazia compiuta. Perché oggi, di fronte a cotanto disastro, dove non solo è sepolto il benes-sere per tutti, ma è cresciuta la fame globale e minacciata la sopravviven-za umana, non si ha lo stesso coraggio della verità: il neoliberalismo, questo sistema-mondo così com’è, è fallito? Quale conscia o inconscia oscurità ci impedisce di guardare in faccia la realtà? Forse la delusione di un eden perduto e la paura del futuro ci impediscono la serena valutazione di una amara sconfitta?... come se le speranze che l’umanità da sempre custo-

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disce nelle infinite risorse della sua storia, non fossero sicura sorgente di un nuovo e diverso futuro. Non pensarlo sarebbe identificare l’uomo con il denaro, il profitto, il merca-to, cioè con un sistema che aveva fatto una semplice operazione: sostituire alla centralità dell’uomo, alla sua persona, alla sua dignità, quella di un as-surdo, distruttivo, ingiusto egoismo individuale. Senza la verità non sarà possibile una nuova presa di coscienza. E tutto ciò richiede la capacità di guardare il mondo reale, quello concreto e globale in cui siamo immersi, e provare, se v’è coraggio, a proiettarlo nel domani. Certo, è pur vero che da tempo la “comprensione del mondo”, proprio perché globale, s’è fatta sempre più difficile. C’è stato, si potrebbe dire, un rimescolio di carte. Si pensava di aver diviso il mondo in parti ben distinte, il Nord e il Sud; il pri-mo sviluppato, pieno dei valori essenziali dalla libertà ad un progresso senza fine, il mondo che conta…; l’altro, tenuto come un supporto, utile nella mi-sura in cui è necessario al cammino del primo mondo, fornitore della mate-ria prima sia umana che “naturale”… Quasi improvvisamente, però, le distinzioni sono scomparse, ricchezza e po-vertà, bisogni essenziali, come sole, acqua, aria… sono un dramma per tutti e, proprio tutto, s’è fatto globale. Capire e farsi interpreti di questa storia, da qualsiasi angolatura la si guardi, è un compito arduo. E, ancora una volta, si ha la tentazione di partire dal “centro”, da quello che, finora, contava, dalle sue regole. È necessario invertire il punto di visuale e iniziare da quelli che noi abbiamo classificato i lontani, gli ultimi, gli esclusi. Solo le donne e gli uomini resi liberi da una storia carica di ingiustizie e che non portano le colpe di questi tempi oscuri e drammatici, hanno la lucidità mentale e la forza necessaria per quelle speranze e utopie di cui noi siamo ormai incapaci.

I Quaderni della Fondazione Guido Piccini vogliono essere proprio questa fine-stra, questa voce che, partendo dalla nostra oscurità guarda verso l’orizzonte dove è possibile la luce di un nuovo cammino. L’abbiamo voluta globale la nostra terra, il nostro cielo, la nostra storia… e allora globale non potrà che essere il nostro futuro. Facciamo nostre le parole di Ernesto Sábato:

«Non si può rinviare la decisione di comprometterci dinanzi alla terribile crisi che attra-versa il mondo. Il fondamento di una speranza sorgerà da questa nostra immersione, da questo nostro coinvolgimento. Dobbiamo penetrare nella notte e, come sentinelle, rima-nere in guardia per coloro che sono soli e soffrono l’orrore provocato da questo sistema mondiale perverso. Abbiamo il dovere di resistere e di essere complici della vita anche nel-la sua immondizia e miseria. Un gesto di assoluta fiducia nella vita e d’impegno con l’altro. Così riusciremo a costruire un ponte sull’abisso».

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Per versare il nella denuncia dei redditi (senza alcun costo) indicare il codice fiscale:

x 1ooo

CF 93006670173

Eventuali contributi possono essere inviati tramite:

* bonifico sul c/c bancario: IBAN IT 95 U 03500 54081 000000005013

ubi banco di Brescia–filiale bedizzole 2 intestato a fondazione guido piccini

* CCP n. 92141118 in tes ta to a Fondaz ione Gu ido P icc in i per i d i r i t t i de l l ’uomo on lus

* assegno non trasferibile intestato alla Fondazione

* vaglia postale indirizzato alla Fondazione

I contributi destinati alla Fondazione sono detraibili dalla denuncia dei redditi.

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Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo onlus via Terzago, 11 25080 Calvagese della Riviera – BS

tel. 030.601047 / 030.6000038 fax 030.601563 / 030.6000039

[email protected] [email protected] www.fondazionegpiccini.org