1948-2013 Il racconto dei primi 65 anni.

1948Dopo la pioggia

1960L’alambicco dei ricordi

1970Vino, vin, Wein, wine

1980La strategia del gatto

1990Coltivare l’amicizia

2000Vini di carattere

2013Note sul presente

1948-2013 Il racconto dei primi 65 anni.

Le 7 vite di Carretta Vini

One cat just leads to another. Ernest Hemingway

- Stammi a sentire, lascia stare questo noioso gioco che fai sul computer, e gioca con me invece.- Non sto giocando, sto la-vo-ran-do.- Mpf. Lavorare, sempre lavorare. Facciamo un gioco intelligente, invece. - Va bene, ma solo cinque minuti. - Dimmi un gatto protagonista di un’opera letteraria.- Aspetta… vediamo…- Non vale guardare su Internet.- Il gatto del Cheshire, lo Stragatto, in Alice nel Paese delle Meraviglie.- Facile. Poi?- Il gatto con gli stivali. Il gatto e la volpe.- Qualcosa un po’ meno per bambini?- Dimmelo tu.- Behemot, il gatto parlante, nel Maestro e Margherita di Bulgakov.- Ah ah ah, me lo ricordo.

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1948 / Dopo la pioggia

Non so se vi sia mai capitato di ricordare un momento che non avete mai vissuto, perché è avvenuto molto tempo prima che voi nasceste.

A pensarci bene è un fenomeno naturale.Nulla si crea e nulla si distrugge e

dunque, la memoria di coloro che sono venuti prima di noi, può improv-visamente balenare dentro di noi.

Un odore, ad esempio, quello del vino e della pioggia, che suscita un

senso di eccitazione, l’impulso di correre, tendere i muscoli, saltare come una molecola impazzita.

Mi hanno detto che qualche anno prima era f inita una grande guerra.

Forse era quello il motivo di tutta quella confusione, botti che rotolavano su lunghe assi, uomini che gridavano, ridevano, si incitavano l’uno con l’altro.


Non solo parlava, ma camminava anche sulle zampe di dietro.- Thomas Stearns Eliot ha scritto Il Libro dei Gatti Tuttofare. Ci hanno fatto anche un musical, Cats. La Gattomachia di Lope de Vega. Io sono un gatto, di Natsume S-oseki. - Le tue letture sono interessanti. Hai mai pensato di fare lo scrittore?- Non ho bisogno di scrivere. I libri mi basta immaginarli.- Allora, immagina il tuo prossimo libro.- Lo farò. Tu intanto, continua a fare quello che stavi facendo.- Va bene. A dopo.- E quanti quadri conosci che raffigurano un gatto?- Ho detto dopo. Tu intanto immagina, sogna.


Era f inita la guerra ed era anche f inito di piovere, ed erano arrivati il vino e la grappa. C’era voglia di bere, mangiare, fare, sentirsi vivi.

Era un mondo diverso, solo apparentemente più ingenuo.

La vita era fatta di strani contrasti.In questo magazzino si trovavano sterminate

quantità di un vino che potremmo definire ancestrale, un elemento allo stato brado, bevanda e alimento allo stesso tempo, in damigiana o in cisterna, per non parlare della grappa, forza motrice per il lavoro dei campi e delle off icine.

Ma c’erano anche nostalgici vini russi e prestigiosi Tokay d’Ungheria, passati attraverso

la cortina di ferro. Per non parlare dello champagne francese, destinato a valicare un altro confine: quello fra la quotidianità e il sogno.

In quel mondo c’erano serate fantastiche, musiche che si mescolavano al fumo di sigaretta, donne bellissime con vestiti che

nessuno oggi sa più creare né indossare, banconote enormi, piaceri sottili e follie colossali.

Che giorni, che notti, che anni. In un mondo o nell’altro.

1960 / L’alambicco dei ricordi

C’è un ricordo in particolare che mi hanno raccontato, con tanta partecipazione e intensità che mi sembra di viverlo in prima persona, attraverso gli occhi di un adolescente.

È la raccolta delle vinacce, dopo la vendemmia, quando arrivavano i contadini della zona, su tutti i mezzi a disposizione.

Carri trainati da possenti cavalli, trattori vibranti e scoppiettanti, autocarri da battaglia che oggi fareb-bero la gioia di un collezionista o di un curatore di museo.

Vinaccia in cambio di grappa, uno scambio che si perpetuava dalla notte dei tempi.

Lo scarto della torchiatura dei grappoli che attraverso le spire dell’alambicco, cambiava la sua struttura f isica e chimica,

diventava una pura e trasparente forza della natura. Era un’alchimia sana e buona, senza strani

prodotti chimici, nella vigna come nella distilleria a cui era destinata quella montagna di vinacce che si ingrossava sempre di più.

Ogni sera, duecento quintali da caricare su grandi camion, a forza di braccia e di forca.

Forse fu una di quelle sere che iniziò a maturare un’idea.


To err is human, to purr is feline. Robert Byrne

- Stai sognando?- Non fermarti sempre alle apparenze. Il fatto che abbia gli occhi chiusi, non vuol dire che stia dormendo. Se osservi bene, aggrotto la fronte, stringo gli occhi o socchiudo l’angolo della bocca, faccio guizzare i muscoli, accenno con le zampe passi di danza, salti, corse.

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Le orecchie si appiattiscono, quasi scompaiono, per poi rizzarsi di nuovo. A volte la mia coda diventa chiaramente un punto interrogativo o esclamativo.- E il fatto che stai russando?- Quello si chiama fare le fusa. È un meccanismo fisiologico che appartiene solo ai felini e a degli strani carnivori esotici, chiamati genette.- Vuol dire che provi piacere, che sei concentrato?- Può darsi. Esistono diverse teorie al riguardo. Ma ora, se vuoi scusarmi,ho ancora molto lavoro da fare.- Certo. Ti dà fastidio se continuo a scrivere sulla tastiera, intanto?- Un po’. Ma non importa.- Grazie. A dopo.- purr.

1970 / Vino, vin, Wein, wine

Dicono che i gatti cadano sempre in piedi, ma questo non vuol dire che non ci voglia comunque coraggio, per tuffarsi da un davanzale, da un albero, oppure per gettarsi ancora una volta in un mondo nuovo, dopo vent’anni.

Ad esempio acquistare un complicato impianto di imbottigliamento, e in più tutti gli strumenti necessario per raccogliere il vino, f iltrarlo, aff inarlo. Selezionare i vigneti, creare una propria etichetta e proporla all’inizio nei dintorni, poi un po’ più lontano, f ino a raggiungere la Germania e l’Olanda.

Durante questa avventura, si incontrano tanti altri produttori, di tanti paesi diversi.

Il vino è un esperanto senza confini, anzi a volte è un linguaggio senza parole, nel quale i concetti di etica ed etichetta hanno sapore e boquet molto simili.

Durante i vari viaggi in giro per l’Italia e per l’Europa, insieme ai propri, si possono portare con sè altri vini, dal Friuli, dalla Toscana, dal Piemonte, per farli assaggiare ad altri intenditori.

Gli affari vanno bene ma soprattutto cresce la conoscenza, l’esperienza, l’amicizia.


È strano pensare come certe cose che un tempo erano per noi fondamentali, ad un certo punto non lo sono più.

L’impianto di imbottigliamento, che aveva accompagnato la vita quotidiana per anni e anni, un giorno si fermò.

Era arrivato il momento di un’altra trasformazione: smettere di produrre vino e proporre invece sempre più vini, provenienti da zone diverse, magari anche poche bottiglie alla volta.

In questo modo anche un piccolo ristorante o enoteca, poteva permettersi di avere una grande carta dei vini.

1980 / La strategia del gatto

Un’idea originale che ebbe subito successo.

Ma era un lavoro paziente e meticoloso, un po’ come sbrogliare un gomitolo fatto di

centinaia di locali distanti fra loro,

per trasformarlo in una rete organica, eff iciente e in continua crescita. Bisognava essere agili, abili, sensibili e

sempre impeccabili.



Carretta Vini distribuisce in 35 paesi del mondo i vini Valentini di Loreto Aprutino, insieme alle proposte di tanti altri pregiati viticoltori ed amici, italiani e stranieri.

Nel tempo la rete si estende f ino ad includere tanti rapporti non solo commerciali, ma anche e soprattutto umani.

Fra questi c’è un’amicizia in particolare, con Edoardo Valentini e suo f iglio Francesco. I loro vini non hanno bisogno di presentazioni, sono capitoli fondamentali del grande libro della vitienologia italiana, esclusivi biglietti da visita in tutto il mondo.

Questa azienda esiste dal 1600, e pensare a quattro secoli di vita

1990 / Coltivare l’amicizia

di una vigna fa venire un po’ le vertigini, sembra per un attimo di precipitare in una storia così grande.

Poi ci pensa a metterti a tuo agio la serenità di un artigiano, uno che per fare i vini migliori d’Italia – lo dicono altri, non lui - segue semplicemente i dettami dell’esperienza, della tradizione e della natura.

Usando parole semplici, buone e per nulla sof isticate.


Quando si parla di vino, si parla in realtà di tanti argomenti. Geograf ia, geologia, botanica, storia, tecnologia, arte ed anche, perché no, f ilosofia.

Sul vino sono stati versati f iumi d’inchiostro e quindi è diff icile resistere alla tentazione di spremere, dalla penna di due storici dell’arte, qualche goccia in più.

Nasce così un libro, stampato nel 2006 a Venezia, che racconta l’evolu-zione della cultura, del signif icato e del piacere del vino, dalla preistoria a oggi. Fra l’altro l’invenzione della stampa è strettamente correlata alla storia del vino.

Il torchio tipograf ico, la prima macchina per stampare creata da Gutenberg nel XV secolo, è derivata dal torchio usato dai vinificatori del Reno.

In effetti, se annusate bene, nei buoni libri c’è sempre un profumo particolare ed unico, proprio come nei buoni vini.

2000 / Vini di carattere

IL VINO – Piacere e Cultura, di Adriano Ciccotosto e Isabella Ottobre. Stampato a Venezia da Corbo e Fiore Editori. La prima iniziativa editoriale promossa da Carretta Vini.


2013 / Note sul presente


You can't own a cat. The best you can do is be partners. Sir Harry Swanson

- Miao. Si è fatto tardi.- Non me me ero reso conto. Che ore sono?- Non lo so, siete voi quelli che contate le ore, i giorni, gli anni. Ma ti posso dire che è sera, il cd che stavi ascoltando è finito da un pezzo, in ufficio non c’è più nessuno, e tu continui a scrivere sul computer.- Finirò domani. In realtà non ho passato tutto questo tempo solo a scrivere. Ti ho anche osservato mentre dormivi.

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La musica è il vino che riempie la coppa del silenzio, disse una volta Robert Fripp, un musicista forse non molto semplce, ma sicuramente molto intelligente. Del resto, non è un caso che nel linguaggio del vino, si usino spesso termini

provenienti dalla musica. Ad esempio armonico, vivace, note.

Ci sono vini che sono una musica per il palato, ma è vero anche il contrario, ovvero la buona musica si può degustare come un vino.

Questa idea è diventata di recente una vera e propria scuola di pensiero, con festival, riviste e blog

2013 / Note sul presente

dedicati alla ricerca dei migliori abbinamenti fra il gusto e l’udito.

Dopo avere assaggiato il mondo dell’editoria, è il momento di provare un’altra ebbrezza, quella di produrre una raccolta di brani originali per pianoforte, con un tocco di violoncello, dedicati al vino rosso.

Rosso Vivo, con Fuoco di Gerardo Felisatti, prodotto da Velut Luna e Carretta Vini (eletto “disco del mese” dalla rivista Audiophile Sound con giudizio 5/5!)


- Mentre immaginavo il mio libro, vuoi dire.- Sì. Sarà stata la luce, l’ombra, la suggestione, ma ad un certo momento mi sei sembrato diverso. Prima più grosso, con le orecchie pelose e il pelo tigrato. Poi snello, femminile, con una mascherina sul muso. E poi… - Era semplicemente la tua fantasia. - Certo. Il tuo libro come sta andando?- Oh, stavo per affrontare il pezzo più emozionante. La descrizione di quando sono rimasto chiuso tutta la notte nel caveau dei vini preziosi.- Bello. Io invece volevo terminare il mio libro, parlando del futuro. Magari un giorno esporteremo i nostri vini su Marte, Giove… tu che ne pensi?- Ci sono gatti sugli altri pianeti?- Io penso di sì.- Chissà. Adesso però andiamo a casa. Domani sarà un’altra giornata importante. - Chiudi tu?- Va bene. Andiamo.

Da decenni faccio un lavoro che riassume in sè diverse nature: manualità, mestiere, creatività, qualcuno dice anche “arte” ma su questo andrei cauta. Per me resta sempre, oltre che un mestiere, un piacere. Comunque, in tanti anni non mi era mai capitato di ricevere una proposta così singolare e gradevole. Quella mattina non ero sola nello stupore, anche l’autore dei testi, con il quale avevo collaborato tante volte, alla fine del colloquio sembrava lievemente stordito… tanto è vero che sulla strada del ritorno, ci siamo persi nella bella campagna di Visnadello. Si dice che la libertà spiazza, ed infatti siamo rimasti spiazzati dall’imprevedibilità del nostro cliente, il signor Michele Carretta, il quale pretendeva che ci dilettassimo in un racconto assolutamente singolare dei primi 65 anni di vita della sua azienda.

Di questo libriccino, i protagonisti avrebbero dovuto essere dei gatti, come spiriti guida, simboli di continuità e trasformazione, eleganti ed agili compagni di lavoro.

Per realizzare questo compito, avevo a disposizione delle tecniche per me sicure e collaudate, come il pastello,

l’acrilico o la tempera. Invece ho scelto l’acquerello, una tecnica che richiede calma (che non ho), attenzione (che vorrei avere), concentrazione e leggerezza (che tutti rincorrono). Dell’acquerello si deve parlare sottovoce.

Gli inglesi lo hanno usato per descrivere terre conquistate e inconsapevolmente ne hanno fatto un’arte.

I francesi se ne sono serviti per raccontare delle storie. Gli americani per mostrare l’ovest all’est. Gli artisti moderni per dichiarare il segno puro ed essenziale. L’acquerello resta un gesto imprevedibile: l ’acqua che in un momento può rovinare tutto, l’eccesso di dettaglio che diventa una macchia. La velocità di esecuzione che non ammette incertezze o ripensamenti.

È una tecnica che non si può dominare (parlo per me ovviamente, non per gli inglesi) e proprio per questo, credo che si sia rivelata la più adatta per ritrarre dei gatti, ed anche per esprimere la personalità piacevole, libera, dinamica e creativa di un cliente speciale. --- G.D.

Due parole dall’illustratrice

ideazione Michele Carretta

testi Daniele Varelli

illustrazioni Giovanna Durì

progetto grafico Alfredo Mardero

finito di stampare presso le Graf iche Menini Spilimbergo, nel mese di ottobre 2013su carta Fedrigoni Old Mill avorio. macchinista Davide Donolo

Carretta ViniSpresiano, località Visnadello (TV)Italia

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