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Consiglio Nazionale dei Geologi 19 novembre 2019

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Consiglio Nazionale dei Geologi

19 novembre 2019

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19-11-20191+8/9GAZZEITA DI PARMA

Emergenza piene «Più rischise manca la manutenzione»Grido d'allarme del presidente dei Geologi e della Protezione civile:«Fiumi, la pulizia degli alvei fondamentale per prevenire alluvioni»

PARMA Un bollettino di guer-ra: i danni da maltempo ognianno più ingenti. «E sarà sem-pre peggio», avverte France-sco Peduto, presidente delConsiglio nazionale dei geo-logi. Per uscire dalla logicadell'emergenza, chiede al Go-verno un piano «pluridecen-nale». Ma attenzione ancheverso i piccoli interventi dimanutenzione, come la rimo-zione dei tronchi e delle pian-te cresciute in alveo. «Se unalbero cresce nel corso d'ac-qua deve essere tagliato». PerGabriele Alifraco (Protezionecivile) «sono cambiate le con-dizioni climatiche, quindi vacambiato il modo di proget-tare gli interventi».

DALLAPINA alle pagine 8-9

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TRA PONTE CAPRAZUCCAE PONTE DI MEZZO

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19-11-20191+8/9GAZZETTA DI PARMA

EMERGENZA PIENE«Alluvioni, sempre peggioPiù cura per i corsi d'acqua»L'allarme del presidente nazionale dei geologi: «I danni vanno oltre i 6o miliardidal dopoguerra ad oggi. Con la prevenzione i costi sarebbero stati ridotti di io volte»

PIERLUIGI DALLAPINA

■ Neve e black out in Appen-nino, sottopassi e scantinatiallagati in città. L'ondata dimaltempo del fine settimanaha seminato danni anche aParma e provincia, dopo avercausato devastazioni ben piùgravi in giro per l'Italia: Ve-nezia sott'acqua, allagamentida Reggio Emilia alla Riviera,fiumi che fanno paura in To-scana a partire dall'Arno e fra-na in Val Pusteria, con tanto dibosco in fiamme per gli albericaduti, per il peso della neve,sui fili dell'elettricità. Insom-ma, anche questa volta, hapiovuto tanto e il giorno dopoè un bollettino di guerra. «Esarà sempre peggio. l forti ac-quazzoni, chiamati bombed'acqua, non possiamo piùconsiderarli eventi eccezio-nali e dato che sul territoriomanca la manutenzione, i lo-ro effetti saranno sempre piùgravi perché colpiranno zoneche sono già degradate». L'al-larme arriva da chi, per lavo-

Il geologoPeduto, l'espertoche difendel'Italia fragile

■ È l'esperto rincorso dagiornali etelevisioni, perchéin quest'epoca di meteoestremo c'è bisogno di coor-dinate per riuscire a inter-pretare il cambiamento. Dal2015 Francesco Peduto è ilpresidente del Consiglio na-zionale dei geologi, dopo es-sere stato vicepresidenteprima e presidente poi, del-l'Ordine regionale dei geo-logi della Campania.

ro, studia la fragilità dell'Italiae i modi per metterla al riparodalle emergenze, ma anchecome riuscire a gestire le crisiquando l'uomo non può nullacontro la forza della natura.«Il rischio alluvioni aumenteràentro la metà del secolo e i fe-nomeni più intensi si verifi-cheranno una volta ogni diecianni, mentre fino ad ora si ve-rificavano in media una voltaogni 16 anni», avverte France-sco Peduto, presidente delconsiglio nazionale dei geolo-gi, l'esperto ricercato dai gior-nali di tutta Italia nel tentativodi capire come provare a sal-vare il Belpaese dai danni cau-sati dal clima impazzito.«Nel 2017 l'Ispra ha recensito800mila frane in tutta Euro-pa. Di queste, 630mila sono inItalia. Non ci saranno mai ab-bastanza soldi per stabiliz-zarle tutte», ammette inter-vistato dalla Gazzetta di Par-ma, suggerendo poi, per l'en-nesima volta, l'importanzadella prevenzione in un Paese

che, al contrario, si muove so-lo in caso di emergenza. «Seinvece di riparare i danni ognivolta, cercassimo di prevenir-li, spenderemmo circa diecivolte di meno. E per questoche serve un piano plurien-nale di intervento», suggeri-sce ricordando, allo stessotempo, che a fare la differenzasono anche i piccoli gesti, co-me la pulizia dei corsi d'acquadalle piante che crescono lun-go l'alveo dei fiumi e dei ca-nali. Compresi quelli chescorrono in città, come dimo-strano le foto paradossaliscattate sia lungo la Parma (amonte e a valle di ponte Ca-prazucca) che nei pressi diGaione.«Se uno o più alberi cresconoal centro del corso d'acqua,quella è vegetazione che può edeve essere tagliata, magariapprofittando delle magreestive», spiega, facendo poiun esempio molto frequente.«Se durante una piena cadeun tronco che poi va ad ostrui-

re l'arcata di un ponte, queltronco va rimosso».Il presidio territoriale è unastrategia che può preveniremolti disastri, peccalo che lapolitica, spesso, ci metta lozampino. «In Campania, dopola frana diSarno,sono statifor-mati geologi e ingegneri graziea fondi europei per fare pre-sidio territoriale a fini di pro-tezione civile. I presidianti so-no stati formati, ma non ven-gono utilizzati. E questo per-ché è una cattiva abitudine ita-liana quella di disfare ciò cheha fatto chi ci ha preceduto».Lo scenario però è impressio-nante: «Dal dopoguerra ad og-gi i danni hanno superato i 60miliardi. L'Ocse ha calcolatoche dal '63 al 2012 circa 800Comuni hanno subito inonda-zioni e frane con danni ingentie a volte anche vittime». Dellaserie: ilcampanello d'allarme èsuonato da un pezzo e conti-nua a suonare tutte le volte chepiove.

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19-11-201919

• il Quotid•icanodel SudIlinNIA

I Geologi chiamanoal confronto al GoletoSANT'ANGELO L. - Sarà l'abbazia del Goleto adaccogliere il 23 novembre, a partire dalle 8.30, ilconvegno "Irpinia 1980: quasi quaranta... e nonsentirli! Sui luoghi di uno dei terremoti più violentidel Mezzogiorno", promosso dall'Ordine dei Geo-logi della Campania, Consiglio Nazionale deiGeologi, in convenzione con Università degli Stu-di del Sannio-DST, Università degli Studi di Na-poli Federico II-DiSTAR con il patrocinio del Tou-ring Club Italiano (Club di Territorio 'Paesi d'Irpi-nia). Interverranno Egidio Grasso (Presidente —Ordine dei Geologi della Campania) che cerche-rà di comprendere se "Siamo pronti per affrontareil prossimo terremoto —, Lorenzo Benedetto(Consigliere — Consiglio Nazionale dei Geolo-gi)analizzerà il rischio sismico e l'evoluzione nor-mativa, Stefano Sorvino (Commissario Straordi-nario ARPAC) ricostruirà il ruolo della ProtezioneCivile, nel rapporto con l'ambiente e l'evoluzioneterritoriale, Sabatino Ciarcia — Università degliStudi del Sannio) si soffermerà sull'inquadramen-to geologico del territorio del sisma Stefano Vitale— Università degli Studi di Napoli Federico II) ana-lizzerà "Le principali strutture tettoniche", AngeloVerderosa — Fondazione Italiana per la BioArchi-tettura) parlerà di "Miglioramento ed adeguamen-to sismico nel recupero del Borgo biologico di Cai-rano", Italo Giulivio della Regione Campania sisoffermerà su "II terremoto del 1980 e la nascitadella protezione civile", Francesco Maria. Guada-gno dell'Università del Sannio analizzerà "La val-le dell'Ofanto: il terremoto, le frane, la diga" . Acoordinare i lavori Carmine De Cicco e DomenicoSessa dell'Ordine dei Geologi Campani

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MUSEQ

Chiusi a lungoPalazzo Fortunye Ca' Pesaro/ A PAG.10

Per Ca' Pesaroe Palazzo Fortunychiusura a tempoindeterminatoAlla Galleria d'Arte Moderna problemi statici e distruzioniNella casa-museo di Mariano pavimenti staccati dall'acqua

VENEZIA. Dopo la grande ac-qua alta della scorsa settima-na, hanno riaperto ieri i Mu-sei Civici Veneziani, ma restala ferita profonda peri dannisubiti di Ca' Pesaro e di Palaz-zo Fortuny, destinati invece arestare ancora chiusi a lungoperi danni subiti.ACa'Pesaro, sede della Gal-

leria Internazionale d'ArteModerna, dopo il corto circui-to provocata dall'acqia alta dimartedì none negli impiantielettrici collocati a piano ter-ra che ha provocato un princi-pio d'incendio, prontamentespento dai vigili del fuoco. Estato necessario il puntella-

Riaperti regolarmentegli altri musei civiciDanni per la Scuoladell'Evangelista

mento di un pianerottolo dicollegamento tra piano terrae primo piano e per questo ilmuseo resta per inagibile, co-sì come ilMuseo d'Arte Orien-tale collocato all'ultimo pia-no. Una situazione delicata, acui si aggiungono le devasta-zioni compiute dall'acqua alpiano terra del museo. Crolla-to il guardaroba, fuori uso labiglietteria, praticamente di-strutti anche la caffetteria e ilbookshop. Aldilà dunque deiproblemi statici per consenti-re ai visitatori di utilizzare lascala d'accesso, si impone lanecessità di un intervento diristrutturazione di tutta l'a

rea.«A Ca' Pesaro si è rischiato

un altro incendio come quel-Io della Fenice - ha dichiaratoanche il sindaco Luigi Brugna-ro -AErano partiti due gruppidi continuità e per fortunache una squadra della polizialocale passava di là, ha senti-to odore di bruciato, è tornataindietro e ha dato l'allarme.Tenete presente che lì c'è unatromba delle scale che avreb-be fatto "effetto camino" co-me un'altra Fenice. Avete pre-sente l'incendio di Notre Da-me? Lì è tutto legno. Lì abbia-mo un I limt da 200 milioni.Cerano già i pompieri in fun-zione per l'acqua alta, sono ar-rivati e hanno cominciato abuttare acqua fino alle duedel pomeriggio successivo.Faremo la conta dei danni,ma abbiamo salvato milionidi opere d'arte. Per fortunadopo l'anno scorso abbiamoportato ai piani superiori tut-te le opere d'arte, per cui ci èandata bene».Pesante anche la situazio-

ne di un museo-gioiello comePalazzo Fortuny, che avrebbecomunque dovuto chiudere il24 novembre per una pausadi alcuni mesi alla sua attivitàe che ha anticipato la chiusu-ra proprio per i danni subiti.L'acqua alta è stata fatale

per i pavimenti in legno delpiano terra museo che si sonoletteralmente scollati e chedovranno essere perciò re-staurati o forse parzialmentesostituiti.

Aperti invece regolarmen-te Palazzo Ducale, Museo Cor-

ORDINE GEOLOGI

Bartolomei avvisa:«Manca impegnoper il territorio»

VENEZIA. «Ma siamo davverovittime della natura e del cli-ma violento e brutale? Piutto-sto siamo vittime di noi stes-si, della mancanza di lungi-miranza e di impegno nellagestione del territorio e di ciòche è pubblico, ciò che va tu-telato e gestito in modo com-petente, serio e soprattutto.onesto per lasciarlo alle futu-re generazioni». A dichiarar-lo è la presidente dell'OrdinedeiGeologi del Veneto, Tatia-na Bartolomei. «Grandi pro-getti come il Mose, tecnica-mente ed economicamentemolto impegnativi, sono so-stenibili solo se è garantita lafunzione per cui sono statiprogettati, cioè la salvaguar-dia di Venezia, e se sono rea-lizzati entro le scadenze pre-viste», spiega. Bartolomeiprecisa che in altri paesi le ter-re sottratte al mare (PaesiBassi) o lambite dal mare(Miami-USA) sono oggettodi soluzioni all'avanguardia,da cui prendere esempio. Lavia è solo una: leggi regionaliaggiornate che, a partire dal-la normativa tecnica statale,stabiliscano «regole locali darecepire e applicare da partedella pubblica amministra-zione, a vari livelli. Il Venetone ha l'urgente necessità», di-cela presidente.

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19-11-20191+10/1la Nuova

rer e Torre dell'Orologio, conil Museo del Vetro a Murano eil Museo del Merletto a Bura-no. Il Museo di Storia Natura-le di Venezia Giancarlo Liga-bu e e il Museo di Palazzo M o-cenigo Centro Studi di Storiadel Tessuto, del Costume edel Profumo riapriranno rego-larmente oggi.

Il Museo del Settecento Ve-neziano di Ca' Rezzonico ria-prirà mercoledì, giovedì ria-pre invece Casa Goldoni (gior-no di chiusura il mercoledì).La Fondazione Musei Civiciin una nota ringrazia «chi inquesti difficili giorni ha soste-nuto i Musei. Tutti i lavorato-ri del circuito museale, le isti-tuzioni cittadine a partire dalComune, la Polizia Municipa-le, i Vigili del Fuoco, Veritas egli addetti del pronto inter-vento, le persone che sponta-neamente si sono messe a di-sposizione, e tutte le personee le istituzioni che hanno in-viato i loro messaggi di solida-rietà». Per quanto riguarda ilpatrimonio artistico e archi-tettonico della città, restamolto pesante la situazionedelle chiese - quasi tutte colpi-te dall'acqua alta e per le qua-li si sta cercando di stilare unastima complessiva dei danni,con alcune situazioni di emer-genza in particolare per la Ba-silica di Santa Maria Assuntaa Torcello, con i mosaici pavi-mentali a rischio di distaccosotto l'azione dell'acqua. - An-che la Scuola Grande San Gio-vanni Evangelista di Veneziaha subito gravi danni a causadell'acqua alta che ha colpitoVenezia in questi giorni, magrazie all'impegno del perso-nale e dei confratelli, la strut-tura è già fruibile e pienamen-te operativa. Tutte le aree delpiano terra, sono state coin-volte. In particolare, la chiesadi San Giovanni Evangelista èla parte che ha subìto più dan-ni, con l'acqua che ha bagna-to i dossali (le antiche pareti li-gnee) e le storiche pancheche, galleggiando, hannosbattuto sulle pareti e su altrimanufatti e fatto cadere a ter-ra alcuni candelabri antichi,che a causa dell'urto si sonospezzati. Rovinata dall'acquaanche la grotta della Madon-na di Lourdes, che risulta esse-

re la prima costruita al mon-do.,,-3,)BYNC ND ALCUNI DIRIFFIRISERVATI

I vigili del fuoco intervenuti l'altro giorno a Ca Pesalo •

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Cala la marea, onda di polemicheIl commissario Nlose :tirai tacco

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19-11-20196LIBERTA:~

Il peggioè alle spalleIn Lagunatorna la vita

Volontari al lavoro a Venezia

I valori del Centro maree per oggiprevedono acqua non oltreil metro per tutta la giornata

VENEZIAIlpeggio è alle spalle e Vene-

zia può ora respirare e ripren-dere avita, mentre siiniziaafa-re la conta dei danni. I valoridell'acqua alta, rilevano dalCentro maree, nei prossimigiorni saranno contenuti e su-perano di poco i 100 centime-tri. I più «rilevanti» indicano100 centimetri per le 6.10 e le14.55 di oggi 105 centimetri al-le 6.05 di mercoledì. Sullavice-da è intervenuta la presidentedell'Ordine dei Geologi delVe-neto, TatianaBartolomei: «Masiamo davvero vittime dellana-tura e del clima violento e bru-tale?- siè chiesta-.Piuttosto sia-mo vittime di noi stessi, dellamancanza di lungimiranza edi impegno nella gestione delterritorio e di ciò che è pubbli-co, ciò che va tutelato e gestitoin modo competente, serio esoprattutto onesto per lasciar-lo alle future generazioni.Grandi progetti come il Mose,tecnicamente ed economica-mente molto impegnativi - haaggiunto Bartolomei - sono so-stenibili solo se è garantita lafunzione per cui sono stati pro-gettati, cioè la salvaguardia diVenezia, e se sono realizzati en-tro le scadenze previste».

1-Pane in llto Adigeisolate alcune vallideraglia nn treno

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Rassegna del: 19/11/19 Edizione del:19/11/19 NAZIONE SIENA

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Rassegna del: 19/11/19 Edizione del:19/11/19 QUOTIDIANO DEL SUD ED. COSENZA

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Rassegna del: 19/11/19 Edizione del:19/11/19 QUOTIDIANO DEL SUD ED. COSENZA

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Rassegna del: 19/11/19 Edizione del:19/11/19 GAZZETTA DEL SUD

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Rassegna del: 19/11/19 Edizione del:19/11/19 SICILIA CATANIA

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Martedì 19 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore

Primo Piano Conti pubblici

Fuoco amico sulla manovraPlastic tax giù a 80 centesimiPioggia di ritocchi. Al Senato 4.550 emendamenti, il 40% dalla maggioranza, 250 dal Governo Anche auto, bevande e Flat tax sotto tiro. Iv : stop a Quota 100. Gualtieri: Pil 2020 meglio del 2019

Marco MobiliMarco RogariROMA

Dall’alleggerimento di plastic e su-gar tax, all’allentamento dellastretta sulle auto aziendali e all’ob-bligo di pagamento dell’Imu per laChiesa fino allo stop di Quota 100:è un vero assalto alla diligenza, acolpi di 4.550 emendamenti, quelloalla manovra, colpita anche da unintenso “fuoco amico”. Sono infattioltre 1.700 le proposte di modificadepositate dalla maggioranza incommissione Bilancio al Senato,alle quali vanno aggiunti i circa 250ritocchi messe a punto dai ministe-ri. In tutto, dunque, 2000 corretti-vi, che equivalgono a oltre il 40%delle richieste di restyling piovutesulla Commissione. Con il Pd a gio-carsi la palma del gruppo parla-mentare più attivo: 921 gli emenda-menti targati anche se il primato vaa Forza Italia con 1.105 modifiche.Dal gruppo parlamentare dei de-mocratici al Senato si fa comunquenotare che l’elevato numero di pro-poste di correzione della manovraè «in linea» con gli anni passati edè derivato anche dalla volontà diaccogliere «le tante istanze venutedalle categorie».

Lo stesso ministro dell’Econo-mia, Roberto Gualtieri, che si dicenon preoccupato del fiume di ritoc-chi, afferma che la manovra è «pro-gressista e riduce le tasse» e confer-ma che cambieranno le misure su“plastica” e ”auto”. A “Otto e mezzo”il ministro si dichiara ottimista sullacrescita 2020: potremo crescere«anche più» della stima dello 0,6%.

I 921 correttivi del Pd sono in ognicaso più del doppio dei 435 deposi-tati a Palazzo madama dai Cinquestelle. Altri 240 sono arrivati da Ita-lia viva e circa 150 da Leu. Una mas-sa imponente anche se, con tuttaprobabilità, come tutti gli anni lapartita si giocherà su non più di5/600 correttivi.

Nel mirino della maggioranzasoprattutto le tasse ambientali. Co-me annunciato, la posizione piùnetta è quella di Iv che chiede l’abo-lizione della plastic tax, così comedella sugar tax e della stretta sulleauto aziendali in uso ai dipendenti.Sulla “plastica” il M5S non prevedeuna vera retromarcia e per rilancia-re il tema della tutela dell’ambientepropone nuove misure incentivan-ti: anzitutto il vuoto a rendere concauzione per gli imballaggi in vetroe per i contenitori in plastica, accia-io e alluminio. E inoltre il recuperodegli imballaggi riutilizzabili non-ché un ampliamento delle esenzio-ni dall’imposta come ad esempioper tutti i dispositivi monouso me-dico-sanitari e di protezione indivi-

duale. Al momento il testo del Ddl dibilancio prevede l’esenzione soloper le siringhe.

Una modifica mirata arriva dalPd con un emendamento (primo fir-matario il capogruppo Andrea Mar-cucci) che punta a ridurre l’impostadi consumo da un euro a 80 centesi-mi il chilogrammo ampliando allostesso tempo la gamma di manufat-ti esentati dalla plastic tax: vengonoesclusi non solo i prodotti compo-stabili ma anche quelli che presen-tano una percentuale crescente neltriennio (dal 60% del 2020 all’80%del 2022) di materiale riciclabile.

A Palazzo Madama si riapre an-che il dossier sulle auto aziendali.Con i Cinque stelle che chiedono in-centivi per i produttori di auto ibri-de ed elettriche e il Pd che spinge peruna stretta più soft con un fringebenefit sull’auto elettrica e ibrida inuso al dipendente del 15% (rispettoal 30% del testo attuale della mano-vra) e del 40% per tutti gli altri veico-

li con un’emissione di monossidopari a 95 grammi per chilometro. Unprimo punto di incontro è già statotrovato con l’applicazione dellenuove soglie solo ai contratti stipu-lati dal 1° gennaio 2020.

Sulla sugar tax, che non è toccatada proposte di modifica dei Cinquestelle, Italia Viva chiede la soppres-sione del prelievo sulle bevandezuccherate mentre il Pd si limita auna revisione riducendo l’impostada 10 a 8 euro per ettolitro e da 0,25a 0,20 euro per chilogrammo.

C’è anche la Flat tax a tenere ban-co. Dal M5S arriva la precompilataper le partite Iva in regime forfetta-rio che utilizzano per tutte le lorooperazioni la fattura elettronica estrumenti di tracciabilità con boni-fici bancari o card. Un meccanismoche affida alle banche la liquidazio-ne come sostituti dell’imposta del15%. Sempre sul versante fiscale i 5Stornano alla carica con un emenda-mento che obbliga la Chiesa a paga-

re l’Imu sui suoi immobili adibiti abar, ristoranti, alberghi e ancheospedali. I pentastellati chiedonopoi l’Iva agevolata al 10% per profi-lattici maschili e femminili.

I Cinque stelle continuano poi adifendere Quota 100, al centro de-gli emendamenti di Italia Viva e diPiù Europa che ne prevedonol’abolizione. Sempre da Iv arrivanodue correttivi per Venezia: una de-trazione Irpef per le erogazioni li-berali in favore della città lagunaree l’istituzione di un fondo da 50 mi-lioni per impermeabilizzare PiazzaSan Marco. Nel pacchetto di Italiaviva anche il ritorno dei voucherper il lavoro domestico e per quelloaccessorio. Molti gli emendamentisugli affitti: il Pd sollecita l’aumen-to di 50 milioni il Fondo per il so-stegno all’accesso alle abitazioni inlocazione; i Cinque vogliono laproroga al 2020 della cedolare sec-ca sui negozi.

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Le quattro tasse al centro del confronto nella maggioranza

1 Si allenta la strettaLa rimodulazione della stretta sulle auto in uso promiscuo ai dipendenti è targata Pd: per i veicoli elettrici e ibridi la soglia di tassazione passa da 30 a 15%, mentre per le vetture con emissioni di monossido fino a 95 grammi per chilometro il 60% attuale di fringe benefit scenderebbe al 40%.I Cinque stelle da una parte puntano a favorire la

riconversione all’ibrido e all’elettrico , nonché a prevedere l’applicazione della stretta sulle auto aziendali solo ai dipendenti con retribuzione lorda superiore ai 70mila euro annui. Italia Viva è contro la nuova tassazione delle auto aziendali e per questo ne chiede con un suo emendamento l’abrogazione. Punto di incontro tra Pd e M5S è la salvaguardia dei contratti in essere

Più esenzioni e prelievo ridottoLe tasse ambientali non piacciono a Italia viva che chiede lo stop della nuova imposta di consumo sui manufatti monouso. Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, rivendica la matrice ambientalista della manovra di bilancio e chiede al Governo di sostenere con incentivi meccanismi di riciclo e compostaggio dei prodotti in plastica. Oltre al vuoto a rendere i 5S

sollecitano l’ampliamento delle esenzioni a prodotti monouso medico/sanitari in aggiunta alle siringhe e alla presenza in misura percentuale (25%) di materiale riciclabile. Percentuali su cui scommette il Pd secondo cui vanno escluse dalla plastic tax i manufatti con valori del 60, 70 e 80%, a crescere nel triennio, di materiale riciclabile. Per il Pd la nuova imposta dovrebbe scendere da 1 euro a 80 cent al kg

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3 Sugar tax più dolceResta complicata la partita parlamentare sulla sugar tax. Nella maggioranza le posizioni continuano a essere diverse. Con Partito democratico intenzionato ad addolcire il prelievo sulle bevande analcoliche, il Movimento 5 Stelle deciso a favorire campagne promozionali e di comunicazione istituzionale per il consumo di

succhi al 100% di frutta. E Italia viva che mantiene il suo “no” alla tassa con tanto di emendamento che ne prevede l’abolizione. A rendere più soft la tassa è dunque il Pd che con una proposta di modifica prevede la riduzione della nuova impostadi consumo da 10 a 8 euro per ettolitro e da 0,25 a 0,20 euro per chilogrammo. L’emendamento interviene anche sulla data di entrata in vigore

Un regime premiale Con il deposito degli emendamenti dei gruppi parlamentari in commissione Bilancio al Senato torna di attualità la battaglia sulla Flat tax per le partite Iva con compensi e ricavi fino a 65mila euro che ha caratterizzato le fasi di preparazione della manovra. A scoprire le carte al momento sono i 5 stelle che con una proposta di correzione

al disegno di legge di bilancio puntano a introdurre una precompilata per il regime forfettario a patto che i contribuenti utilizzino solo la fatturazione elettronica e per gli acquisti procedano con pagamenti tracciati da bonifici o moneta elettronica. A liquidare il prelievo del 15% per questi soggetti penseranno gli istituti di credito che opereranno come sostituti d’imposta.

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AUTO AZIENDALI

PLASTIC TAX

SUGAR TAX

FLAT TAX

921EMENDAMENTIDEL PDDal Pd il maggior numero di emendamenti della maggioranza, dai Cinque Stelle ne sono arrivati 435 e altri 240 da Italia Viva di Matteo Renzi

67ANNILa scorsa settimana pubblicato il decreto ministeriale che conferma a 67 anni fino a fine 2021 il requisito anagrafico per il pensionamento di vecchiaia

Roberto Gualtieri. Il ministrodell’Economia si dice non preoccupato del fiume di ritocchi, afferma che la manovra è «progressista e riduce le tasse» e conferma che cambieranno le misure su “plastica” e ”auto”. Si dichiara infine ottimista sulla crescita 2020: potremo crescere «anche più» della stima dello 0,6%

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Il Sole 24 Ore Martedì 19 Novembre 2019

La crisi dell’acciaio Primo Piano

Conte-Mittal, diplomazie al lavoroVenerdì l’incontro Negoziato. Ieri pre-vertice tra Patuanelli, Mittal jr e l’ad Morselli Governo più fiducioso ma in caso di rottura imputerebbe costi di uscita. Verso norma sullo scudo, non escluso già giovedì in Cdm

Carmine FotinaManuela PerroneROMA

L’appuntamento è fissato: venerdì alle 18.30. Il premier Giuseppe Conte, il mini-stro dello Sviluppo economico StefanoPatuanelli e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri incontreranno di nuo-vo Laskhmi Mittal, fondatore di Arcelor-Mittal, ed il figlio Aditja. Quest’ultimo è arrivato a Roma già ieri con gli avvocatidella multinazionale e ha avuto un pri-mo confronto tecnico, insieme all’a.d. Lucia Morselli, con Patuanelli. Tutto questo proprio mentre le procure sonopartite all’assalto del gruppo e mentre ilgiudice civile Claudio Marangoni chiededi non spegnere gli altiforni dell’impian-to. In serata, dopo l’incontro al Mise, è ar-rivato il segnale distensivo che il governosi attendeva per ritenere riaperto il dialo-go: sospensione della procedura di spe-gnimento e riapertura del commerciale.

Da giorni Conte tesse sottotraccia latela della trattativa, lasciando a Patua-nelli il compito di tenere alta la pressio-ne su ArcelorMittal con le dichiarazionipiù dure. Se in questi giorni non si con-cretizzerà l’accordo, il governo sarebbeanche pronto a valutare un’uscita con-cordata ma facendo pesare quelle che ritiene delle gravi violazioni commessedall’azienda, ed oggetto tra l’altro delleipotesi al vaglio della magistratura, adesempio sul depauperamento del ma-gazzino sia per le materie prime sia peri prodotti finiti ricevuti all’atto dell’in-

gresso nello stabilimento, un anno fa. Incaso di uscita di scena dei Mittal il pianodi emergenza passerebbe comunque per la gestione commissariale sotto lo Sviluppo economico e per un prestito ponte dello Stato.

In entrambi i casi, accordo o falli-mento del dialogo, la convinzione ma-turata a Palazzo Chigi è che il ripristinodell’immunità legale si renderà neces-saria come condizione minima per pro-cedere. A confermarlo anche il ministroGualtieri. Il Pd lo ribadisce, forte dell’or-dine del giorno approvato dall’assem-blea nazionale domenica a Bologna. I firmatari - tra cui il vicepresidente dellacommissione Attività produttive della Camera, Gianluca Benamati, e la capo-gruppo in commissione Lavoro e vice-presidente del partito Debora Serrac-chiani - chiedono al segretario Nicola Zingaretti, ai ministri dem e ai gruppi diCamera e Senato di «porre in atto al piùpresto ogni misura di carattere legislati-vo, normativo e giuridico per tutelare»la produzione. L’ipotesi cui si lavora è undecreto legge (o un emendamento allalegge di bilancio), da blindare con la fi-ducia, che reintroduca uno scudo “dige-ribile” da parte dei Cinque Stelle, validoerga omnes e ancorato o all’articolo 51 del Codice penale o alla legge sugli eco-reati. E non si può escludere che il decre-to approdi già al Cdm di giovedì, dandoun segnale chiaro prima dell’incontro.Per quanto riguarda gli altri punti, ci so-no margini di intesa sui costi di affitto esu una piattaforma di ammortizzatori

sociali. Nella lettera di recesso del 4 no-vembre, Mittal faceva riferimento «allaprolungata difficoltà di accedere ai livel-li necessari di misure sociali che sono indispensabili al fine di mitigare i costidel lavoro». Per risolvere la questione del funzionamento dell’altoforno 2, si confida sia decisiva la richiesta di proro-ga dei tempi di adeguamento che sarà presentata dagli attuali commissari del-l’Ilva. A completare il pacchetto ci po-trebbe essere il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti nel cosiddetto “cantiere Taranto” (si veda l’articolo a pagina 8) sul quale le proposte dovreb-bero arrivare entro una settimana. Delresto, si fa strada nel governo l’idea chedifficilmente, con Arcelor o senza, si possa andare avanti senza rivedere il piano industriale e iniziative economi-che parallele, da portare avanti nel terri-torio, potrebbero nel lungo termine consentire almeno un parziale assorbi-mento occupazionale dopo l’utilizzo temporaneo della cassa integrazione. Ilfuturo sarà molto probabilmente quellodi una piccola Ilva, non in grado di man-tenere 10.700 lavoratori, come emersodall’intervista al Sole 24 Ore di domeni-ca in cui il ministro Patuanelli ha parlatodi permanenza dell’area a caldo così co-m’è solo nel breve termine. Un ridimen-sionamento al quale l’esecutivo accom-pagnerebbe un più generale piano na-zionale per la siderurgia, per rivedere lamappa della produzione, come fu fattonel secondo dopoguerra.

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Nodo ex Ilva. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte vedrà i vertici di Arcelor Mittal venerdì prossimo alle 18.30

UN VUOTO COLMATO DAI MAGI S TR A TI

—Continua da pagina 1

Magari mascherandola conun buon condimento di re-torica contro le “multina-zionali predatorie”, o “i ca-

pitalisti addirittura arrivati dal terzo mondo”. Lo stato di diritto e la demo-crazia liberale non funzionano senzala separazione ed equilibrio dei poteridello Stato. La vicenda Ilva è segnatadallo scontro tra i poteri dello Stato esu una mancanza di equilibrio tra glistessi. Anche per questo è stato di grande importanza l’incontro tra i tresegretari generali Furlan, Landini e Barbagallo e il Presidente della Re-pubblica Mattarella.

L’ultima comunicazione di Arcelor-Mittal aveva confermato il programmadi spegnimento degli Altoforni. L’in-terruzione della procedura di spegni-mento dell’Altoforno 2 giunta ieri seraè frutto di un po’ di buon senso nel-l’ascoltare tutte le parti prima di proce-dere ad una ordinanza. Al momento l’azienda conferma che esaurito il per-corso previsto dall’art.47 il 3 dicembre,dal giorno successivo non sarà lei a proseguire il piano di spegnimento e spetterà all’amministrazione straordi-naria. Mentre per l’Afo2 è la Procura diTaranto a chiederne lo spegnimento;per quanto riguarda Afo1 e Afo4 lo spe-gnimento può avvenire solo per analo-gia poiché hanno lo stesso problema tecnico ovvero l’automazione del cam-po di colata per evitare il contatto di-retto del lavoratore in caso di ostruzio-ne del foro o di rilevazione della tem-peratura. È chiaro che se per il 4 dicem-bre l’Ilva in amministrazione straordinaria non riassumerà celer-mente tutto il personale, la situazionediventerà ancora più drammatica. L’azienda ha interrotto lo sbarco dellematerie prime, sta portando le bram-me prodotte in stabilimento, gli ordinisono dirottati su altri siti.

Nel mentre, l’unica operazione cheil Governo poteva fare celermente, ov-vero l’introduzione dello scudo pena-le con portata generale, non solo nonviene realizzata ma sparisce dall’ordi-ne del giorno. L’area a caldo inquina,

bisogna metterla a norma, nessuno lofarà se rischia la galera.

La Procura di Milano ha deciso ve-nerdì 15 novembre di esercitare il di-ritto/dovere di intervento in giudizioex art.70 c.p.c. nella causa civile di “re-scissione” del contratto d’affitto da parte di ArcelorMittal, procedendo al-l’apertura di un fascicolo.

È una notizia importante, che ilProcuratore riconosca un interesse pubblico occupazionale, ambientaleed economico produttivo da tutelarenella causa promossa da ArcelorMit-tal. Ma è un paese normale quello in cui per ravvisare un interesse pubbli-co preminente serve una Procura? Lostesso giorno i commissari dell’Ilva inamministrazione straordinaria pre-sentano un ricorso d’urgenza ex arti-

colo 700 c.p.c. al fine di ottenere un provvedimento cautelare avverso alloscioglimento del contratto di affitto che viene richiesto da ArcelorMittal.

Poi arriva il fascicolo d’indagineavviato dal procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, a carico di igno-ti, che ipotizza la violazione del-l’art.499 del Codice penale (“Distru-zione di materie prime o di prodotti agricoli o industriali ovvero di mezzidi produzione”). La stessa Procura diTaranto che aveva chiesto il sequestrodi Afo2 nel 2015 dopo la morte di Ales-sandro Morricella, 3 anni prima del-l’arrivo di ArcelorMittal. E la stessa cheaveva chiesto lo spegnimento di Afo2.O meglio: a chiederlo è stato il custodegiudiziario, l’ingegner Barbara Valen-zano, che oltre a scrivere le prescrizio-ni per la procura è allo stesso tempo dirigente ambiente della Regione Pu-glia, nominato da Michele Emiliano. Ilquale adesso dice che per legge Mittalnon può spegnere impianti. Mentre

fino a ieri sosteneva che è una fabbrica«totalmente illegale».

Praticamente siamo al paradosso:se Mittal fa quello che gli ha impostola procura di Taranto, la Procura diMilano procede all’iscrizione di un fa-scicolo. E siccome il Governo dice cheè illegale lo indaga pure la procura diTaranto, che però glielo ha chiesto. ArcelorMittal, non esente da respon-sabilità ma responsabile di quel che accade in Ilva da un anno, deve co-munque scegliere se tenere accesi glialtiforni rischiando il reato di disastroambientale (secondo una Procura) ospegnerli rischiando il reato di sabo-taggio (come sostiene l’altra Procura).Il Codacons chiede l’imputazione di estorsione dei vertici Mittal e il loro arresto. È chiaro che sarà sempre piùdura trovare qualcuno disponibile in-vestire su un impianto sotto sequestroe in uno Stato senza certezza del dirit-to. Un cortocircuito giudiziario che ri-schia di devolvere agli uffici di procu-ra le valutazioni di politica economica.

Non so se questo potrà salvare iposti di lavoro, in compenso farà ter-ra bruciata della credibilità naziona-le. Dichiarare di non avere un pianob e per questo di “trascinarli in procu-ra”, come ha gridato Luigi Di Maio, consegna alla tempistiche della giu-stizia una responsabilità che è tuttapolitica e che può trovare la soluzioneeconomica, occupazionale e ambien-tale solo riaprendo il confronto e fa-cendo rispettare l’accordo del 6 set-tembre 2018. Un Governo deve esseregarante ma cessa di essere tale cam-biando le norme ogni sei mesi. Senzaun ruolo di garanzia, siamo tutti piùdeboli. A questo dovrebbero pensarei ministri e non a dichiarazioni diguerra con lo scolapasta in testa.

Il mercato dell’acciaio non dormemai e neanche le sostanze inquinantiche non aspetteranno i tempi di una politica pavida e incompetente. La vi-ta, l’ambiente, il lavoro e lo sviluppo non si salvano con la demagogia ma con scelte coraggiose a assunzione diresponsabilità.

Segretario generale Fim Cisl© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marco Bentivogli

Un Governo deve essere garante ma cessadi essere tale cambiandole norme ogni sei mesi

INCONTRO AL QUIRINALE CON I SINDACATI

Il pressing del Colle sul Governo: ora più determinazione e impegno Sul tavolo il nodo scudo Mattarella: Ilva centraleper industria e lavoro

Lina Palmerini

Il solo fatto che Sergio Mattarella liabbia ricevuti è stato già un segna-le. E nemmeno banale visto che èpiuttosto inedito che i sindacati va-dano al Colle per incontrare il capodello Stato e riferirgli della crisi diuna grande impresa, in questo casodi Ilva. È vero che, come spieganoi tre segretari di Cgil, Cisl e Uil, sonoandati a dare conto su quali sianocomplessivamente le situazioni diemergenza sul fronte industriale eoccupazionale, ma è innegabile chevicenda Arcelor Mittal sia in primopiano date le conseguenze cheavrebbe la chiusura della prima ac-ciaieria europea, il punto e mezzodi Pil che lo smantellamento com-porterebbe sull’economia naziona-le, il contraccolpo su più di 10milalavoratori e i riflessi sulla manifat-tura italiana, a cominciare dallameccanica. Dunque, senza parolema con il solo “gesto” di ascoltarli,Mattarella ha esercitato una forma

di pressione sul Governo affinchéci sia un chiarimento nella maggio-ranza sui nodi politici più stretti -innanzitutto la questione delloscudo penale - e si trovi il modo disbloccare l’impasse nella vertenzacon gli indiani. E sarà un caso maquasi in contemporanea con il col-loquio è arrivata la notizia dell’in-contro tra Conte e Mittal venerdìprossimo.

Dal Colle fanno sapere che il capodello Stato ha ascoltato e che nonpuò suggerire come risolvere la crisima raccontano anche che considera«l’Ilva un grande problema nazio-nale che va risolto con tutto l’impe-gno e la determinazione per le im-plicazioni occupazionali e per il pe-so sul sistema industriale italiano».Ecco, proprio in quelle espressioni- «impegno e determinazione» - sisente la “spinta” su maggioranza ePalazzo Chigi a non perdere piùtempo, a mettere sul tavolo propo-ste concrete per riavviare una ver-tenza che, come gli hanno spiegatoi sindacati ieri, non c’è ancora stata.Nel colloquio Landini, Furlan e Bar-bagallo hanno lamentato propriol’assenza di una trattativa industria-le e invece hanno sottolineato che losforzo fatto dal Governo è stato tut-

to sul doppio fronte giuridico-legalee comunicativo con molte ambigui-tà sulla necessità di dare l’immunitàpenale. E se su questo punto non c’èchiarezza se ne capisce la ragione: ilrischio che, ripristinando la normasullo scudo, manchino i numeri peril dissenso di una parte dei grilliniguidati da Barbara Lezzi e che il Go-verno cada. Qui sta il nocciolo.

Ma è anche vero, come dicono itre leader sindacali, che l’Esecutivonon potrebbe reggere di fronte allapossibile chiusura degli impianti diTaranto. Per Cgil, Cisl e Uil servivaquindi alzare il livello del confrontoandando a bussare alla porta più al-ta dei vertici istituzionali e parlarecon chi viene ritenuto più affidabiledei vari interlocutori politici. «Nonè norma discutere di crisi aziendalicon il presidente della Repubblica,ma il fatto che ci abbia immediata-mente visto significa che condividel’eccezionalità della situazione e lanecessità che si trovi una soluzionein tempi rapidi», ha detto Landini.Eanche Annamaria Furlan ha «rin-graziato» per l’incontro «significache il tema è davvero rilevante pertutto il sistema Paese», stesse paroleper il leader Uil Barbagallo.

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QUANDO LA POLITICA NON C’È

Sergio MattarellaPer il presidente della Repubblica l’Ilva è un grande problema nazionale che va risolto in tempi rapidi e con determinazione per le implicazioni occupazionali e per il peso sul sistema industriale italiano

I punti della trattativa: immunità, cassa inte-grazione, costi di affitto, Altoforno 2 e progetti per Taranto

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Il Sole 24 Ore Martedì 19 Novembre 2019

Norme & Tributi

Acconti, con l’avvento degli Isa la modalità di calcolo raddoppia DECRETO FISCALE

Il conteggio dovrà tener conto sia della tipologia del soggetto sia degli indici

Il metodo previsionalediventa più appetibile ma l’applicazione si complica

Pagina a cura diGiorgio Gavelli

Opportunità e insidie nel calcolo del secondo acconto per il periodo d’im-posta 2019 il quale, va ricordato, non fruisce di alcuna rateizzazione: mai co-me quest’anno quella che dovrebbe es-sere un semplice operazione “mecca-nica” comporta, per imprese e profes-sionisti, una serie di riflessioni.

La rimodulazioneIl primo elemento da considerare è larisoluzione 93/E del 12 novembre scorso, con cui l’Agenzia ha chiaritol’applicazione dell’articolo 58 del Dl 124/2019, il cui testo lasciava adito apiù di una perplessità. In sintesi, i con-tribuenti hanno avuto la conferma chela facoltà di rideterminare l’acconto dinovembre, fermo restando quanto versato in sede di primo acconto: riguarda tutti i soggetti già destina-tari del rinvio dei versamenti previstidall’articolo 12-quinquies, commi 3 e4, del Dl 34/2019, e quindi anche i for-fettari, i soggetti in regime di vantag-gio e tutti coloro (imprese e autono-mi) con attività per cui sono stati ap-provati gli Isa, anche se concreta-mente non applicabili per effetto delle varie cause di esclusione (inizioo cessazione attività nel 2018, deter-minazione forfettaria del reddito,ecc.), ad eccezione del superamentodel limite di 5.164.569 euro di ricavi/proventi nel 2018; si applica a tutte le imposte sostituti-

ve e addizionali di Irpef, Ires e Irap, comprese la cedolare secca sugli affit-ti, l’Ivie e l’Ivafe (ma non ai contributiprevidenziali); spetta anche a chi è facoltizzato da-gli importi a debito a versare solo l’ac-conto di novembre.

Resta che, dall’anno prossimo, con-tribuenti (e software) dovranno gestirecon attenzione una doppia modalità dicalcolo degli acconti, basata sulla tipo-logia di soggetto e sulle cause di appli-cabilità o meno degli Isa: una compli-cazione in più di cui (probabilmente) sipoteva fare a meno, tenendo presente,peraltro, che il possibile effetto finan-ziario di un momentaneo risparmio del 10% sul totale dell’acconto versato

(che rappresenta il vero scopo della norma per gli effetti sul gettito erariale“traslato” al 2020) è limitato al 2019 e non si ripeterà a regime.

RicalcoloRisolto il “rebus interpretativo” del-l’articolo 58 del Dl 124, per chi sceglie ilmetodo storico di calcolo occorre con-siderare le “solite” regole che obbliga-no alcuni contribuenti – come ad esempio i benzinai - al ricalcolo (si ve-da lo schema in pagina).

Quest’anno non dovrebbero creareproblemi le norme su super e iper am-mortamenti, tranne il caso molto par-ticolare delle imprese che, nel periododi riferimento dello “storico”, hanno già investimenti per i quali si applica lariapertura prevista dall’articolo 1, com-mi 60 e seguenti, della legge 145/2018.

Metodo previsionaleL’ennesima “stretta” sulle compensa-

zioni recata dall’articolo 3 del Dl 124/2019 – che renderà possibile dal 2020 la compensazione orizzontale dei crediti relativi alle imposte direttee Irap superiori ai 5mila euro annui so-lo a decorrere dal decimo giorno suc-cessivo alla presentazione della relati-va dichiarazione – comporta sicura-mente maggiore attenzione sui versa-menti. Al di là di alcune affermazioni ottimistiche, infatti, appare ben diffici-le che la presentazione della dichiara-zione possa realisticamente avveniregià a partire dal mese di maggio (altri-menti non si comprenderebbe per quale motivo il termine di trasmissio-ne sia stato da poco posticipato al 30 novembre), per cui è concreta la possi-bilità che quanto versato in eccesso re-sti immobilizzato per mesi (la stessa relazione tecnica al decreto legge, delresto, quantifica questo slittamento forzoso a danno dei contribuenti).

Se questa disposizione sta portan-do molte imprese a valutare il ricorsoal metodo previsionale (in particolareladdove il reddito imponibile 2019 è stimabile in calo rispetto al 2018), nonvanno dimenticati gli ostacoli di un calcolo che deve fare i conti con le novi-tà 2019 già in vigore, come il nuovo meccanismo di deducibilità degli inte-ressi passivi (articolo 96 Tuir) per effet-to del decreto Atad 142/2018, l’ipotiz-zato ritorno all’Ace con contestuale abrogazione “sul nascere” della mini-Ires, l’avvio ritardato (dal 1° aprile 2019)dei super ammortamenti, ecc. Insom-ma, un percorso “minato”, con le uni-che ancore di salvezza costituite dallapossibilità di ravvedere spontanea-mente (con risparmio di sanzioni) un’eventuale carenza di acconto resaevidente dai calcoli definitivi e dallaprassi delle Entrate (ad esempio, riso-luzione 176/E/2003) secondo cui il contribuente che ha versato un accon-to inferiore al dovuto a causa di una successiva modifica normativa (comel’abrogazione Iri per il 2018) non può essere sanzionato.

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IL RICALCOLO CON IL METODO STORICO

1. BenzinaiMessa «a regime» delladeduzione forfettaria dalreddito d'impresa: articolo 34della legge 183/2011

2. Imprese sottoposte aprocedure di crisiEsclusione da imposizionedelle liberalità ricevute:articolo 14 del decreto legge18/2016

3. Possessori di imbarcazionie navi da diportoProventi derivanti dalnoleggio occasionale –

Regime fiscale agevolato: articolo 49-bis, comma 5, del decreto legislativo 171/2005

4. Titolari di determinateobbligazioniIrrilevanza parziale delleritenute subite: articolo 13,commi 1 e 2, del decretolegislativo 239/1996

5. Iper ammortamentiPrevisione dell'iperammortamento per il periodod'imposta 2019: articolo 1,comma 65, della legge145/2018

L’IPOTESI DI CARENTE VERSAMENTO

L’integrativa inviatadopo il 2 dicembre salva dalle sanzioniVa versata la differenzase le correzioni «a sfavore»sono presentate prima

Come influiscono sul calcolodegli acconti eventuali dichia-razioni integrative presentatedal contribuente con effettosull’imposta dovuta per l’annoprecedente? Se è intuibile cheuna “integrativa a favore” pre-sentata prima di versare il se-condo acconto possa inciderepositivamente sul calcolo, an-dando a sostituire la dichiara-zione originariamente presen-tata, meno scontato è il casodell’integrativa “a sfavore”, af-frontato (e risolto in modo con-divisibile) dall’Agenzia con lacircolare 42/E/2016.

In essa, superando preceden-ti posizioni, l’Agenzia distinguetra dichiarazioni presentateprima o dopo la scadenza di ver-samento del secondo acconto(attualmente coincidente con lascadenza di presentazione delladichiarazione dell’anno prece-dente), che diventa dunque ladata “spartiacque” per ragiona-re correttamente.

Applicando quanto chiaritoin tale sede alle ipotesi concreteche possono verificarsi in que-ste settimane, si può conclude-re come segue: se la dichiarazione integrati-va “a sfavore” (per il 2018) èpresentata dopo la scadenza delsecondo acconto (ossia dopo il2 dicembre prossimo), alloranon potrà essere applicata alcontribuente la sanzione del30% per carente versamentodell’acconto sulla differenza le-gata all’integrazione; se la dichiarazione integrati-

va “a sfavore” (per il 2018) èpresentata prima della scaden-za del secondo acconto (ossiaprima del 2 dicembre prossi-mo), il contribuente non verràsanzionato se, entro tale termi-ne, viene versata la differenzarispetto al primo acconto, rical-colato sulla base dell’impostadovuta con la dichiarazione in-tegrativa presentata per l’annoprecedente (2018). In questo ca-so, pertanto, l’acconto com-plessivamente versato con ilmetodo storico deve essere parial 100% (90% per i soggetti Isadi cui all’articolo 58 del Dl124/2019) dell’imposta dovutaper l’anno precedente come ri-cavabile dall’integrativa pre-sentata, imposta che, presumi-bilmente, è stata già oggetto diravvedimento operoso sull’im-porto dovuto a saldo.

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Q UO T IDIANO

DEL FISCO

CRISI D’IMPRESA

I tributi locali restanoesclusi dalla transazioneLe nuove disposizioni contenute negli articoli 63 e 88 del Dlgs 14/2019 seguono la linea dell’articolo 182 -ter della legge Fallimentare, confermando l’esclusione dei tributi locali dal perimetro di applicazione della transazione fiscale e del trattamento dei crediti tributari e contributivi, nonostante questi ultimi – con le sanzioni e accessori ad essi collegati – spesso

rappresentano una parte ingente del debito dell’impresa in stato di crisi (si pensi alle società immobiliari o edili). La questione è particolarmente rilevante, in quanto la presenza nel patrimonio del debitore di crediti di questa natura può ostacolare il ricorso alla transazione fiscale. La nuova normativa, come la precedente, circoscrive l’ambito di applicazione della transazione fiscale ai tributi gestiti e amministrati dalle «agenzie fiscali». In base all’articolo 57, comma 1, Dlgs 300/1999 per «agenzie fiscali» si intendono Entrate, Dogane e Monopoli e il Demanio.

— Lorenzo Lodoli—Benedetto Santacroce

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Il testo integrale dell’articolo su:quotidianofisco.ilsole24ore.com

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Sul sito del Sole 24 Ore l’e-book dedicato alla doppia scadenza del 2 dicembre. «Dichiarazioni e acconti 2019» affronta le ultime verifiche necessarie per l’invio della dichiarazione dei redditi, Irap e dei modelli Isa ma anche il quadro in vista degli acconti dopo la riduzione dell’importo al 50% per soggetti Isa, minimi e forfettari.

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NORME & TRIBUTIFOCUS Mercoledì 13 Novembre 2019

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di Raffaele Rizzardi

La chiarezza e la trasparenza delle disposizioni tributarie, oltre a essere una regola di buon senso,è la rubrica dell’articolo 2 dello Statuto del contribuente, la sem-pre più vituperata legge 212 del 2000, che andrebbe invece raf-forzata specie nel momento attuale in cui si intende crimina-lizzare in modo più incisivo anche il delitto di infedele dichia-razione, nel quale il maggior imponibile accertato diventa evasione fiscale anche quando potrebbe essere frutto della diversa interpretazione di una disposizione poco chiara. Più in dettaglio lo Statuto prescrive che la rubrica dei singoli articoli deve menzionare l’oggetto delle dispo-sizioni ivi contenute.

l’ultima modifica

1 Concentriamo la nostra attenzione sulle disposizionidi cui ci occupiamo in questo

Focus: il differimento a settembre del versamento a saldo e in primo acconto per i contribuenti sog-getti agli indici sintetici di affida-bilità, o Isa, è contenuto nei com-mi 3 e 4 dell’articolo 12-quinquies del decreto crescita (Dl 34/2019), la cui rubrica recita: «Modifica all’articolo 2 del decreto legislati-vo 5 agosto 2015, n. 127, in mate-ria di trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi». E quando il nuovo decreto fiscale (Dl 124/2019) deve disporre in tema di acconto per questi contribuen-ti, lo fa all’articolo 58 indicandone come destinatari «i soggetti di cui all’articolo 12-quinquies, commi 3 e 4 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modi-ficazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58».

l’assenza di chiarezza

2 Questa citazione è la viola-zione di un’altra disposi-zione dello Statuto, il

comma 3 dell’articolo 2, secondo cui i richiami di altre disposizio-ni tributarie si fanno indicando anche il contenuto sintetico della disposizione alla quale si intende fare rinvio. La chiarezza della norma tributaria ne deve essere un requisito essenziale, anche perché la fiscalità è diven-tata un fenomeno di massa: ogni anno si aprono mezzo milione di partite Iva, la maggior parte di persone fisiche o piccole società dove lavorano solo i titolari, che devono conoscere e capire le disposizioni in modo diretto e immediato.

Continua u pagina 2© RIPRODUZIONE RISERVATA

GUIDA ALLA SCADENZA DEL 2 DICEMBRE

Dichiarazionie acconti 2019

ILLUSTRAZIONE DI STEFANO MARRA

ALL’INTERNO

Lo Statutodimenticatoe l’incertezzadel diritto

IL METODO PREVISIONALE

Interessi passivial primo testsul Rol fiscaleLuca Gaiani - pagina 4

IL CAMBIO DI REGIME

Il passaggio al forfaitsenza altri redditievita il versamentoMatteo Balzanelli - pagina 5

PAGELLE FISCALI

Con l’integrativaè preclusoil premio degli IsaPegorin e Ranocchi - pagina 12

ADEMPIMENTI COLLEGATI

Addio all’obbligodella stampa registrientro tre mesiLuca De Stefani - pagina 13

Chiuso in redazione il 9 novembre 2019

MANOVRA2020

Il Dl prevede chele compensazioni

siano esercitatedopo la

dichiarazione

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19 novembre 2019 10:47 - NEWS

Nuova esondazione del fiume Idice, nel BologneseIl comune di Budrio ordina l'evacuazione delle strade vicino agli argini. Lento ritorno alla normalità in Alto

Adige

- Redazione ANSA -

Il maltempo continua a imperversare su gran parte dell'Italia, con piogge intense e rischi di allagamentie esondazione.

Il fiume Idice è nuovamente esondato nel Bolognese, nel territorio di Budrio già colpitodomenica. Lo comunica il Comune di Budrio, anche sui social, ordinando l'evacuazione immediata distrade in prossimità degli argini. Il nuovo innalzamento del livello del fiume è stato provocato dallepiogge della notte. La fuoriuscita di acqua dalla 'falla' è, a quanto si apprende, di portata inferiore aquella di due giorni fa. Al lavoro diverse squadre di vigili del fuoco, protezione civile, forze dell'ordinee volontari.

Lento ritorno a normalità in Alto Adige,ancora 1.200 senza luce. Dopo le intense precipitazioninevose dei giorni scorsi si registra un lento rientro alla normalità. L'ultima ondata di precipitazionifortunatamente è stata meno intensa del previsto. In mattinata è stata riaperta la strada statale della valBadia, isolata da giorni. Sono comunque ancora 36 le strade statali e provinciali chiuse per motivi disicurezza. Alle 4 di notte a Chiusa, in valle Isarco, nei pressi del casello autostradale, una colata difango e sassi è finita su una strada provinciale già chiusa al traffico. In alta val Martello 47 persone,evacuate nei giorni scorsi, per il momento non possono fare ritorno nelle loro abitazioni. Sonoancora 1.200 le utenze in tutta la provincia colpite dal blackout. In val d'Ultimo nella notte sono caduti10 centimetri di neve fresca, nel corso della giornata sono attesi altri 10 e poi la perturbazionedovrebbe spostarsi. Restano chiusi per motivi di sicurezza Passo della Mendola, Passo Giovo,Passo Lavazè, Passo Gardena, Passo Sella, Passo Pordoi, Passo Campolongo (versante bellunese),Passo Valparola, Passo Falzarego, Passo delle Erbe e Passo Furcia, come anche l'accesso a PassoStelvio tra Gomagoi e Trafoi. Chiusure con deviazioni locali e sensi unici alternati vengono segnalatedalla statale della Val Venosta e quella della Val Pusteria. Restano bloccate la SS 48bis tra Misurina eCarbonin, la statale di passo Rombo dal bivio per Stulles, la statale Alemagna tra Dobbiaco eCimabanche e la statale della Val Gardena a Plan. In Val Martello si circola solo fino a Ganda e in valSenales fino a Vernago. E' ancora lungo l'elenco di strade provinciali chiuse.

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Allagamenti e scuole chiuse nell'Alessandrino. Pioggia e neve continuano a cadere in provincia diAlessandria soprattutto nelle zone appenniniche, al confine con la Liguria, e fino a bassa quota sulle

valli Erro e Bormida. La protezione civile segnala allagamenti anche nell'Alessandrino e in AltoMonferrato. Le scuole sono chiuse in 36 Comuni. Ad Alessandria le lezioni sono state sospese nellascuola media del sobborgo di Spinetta Marengo. A Bosco Marengo i vigili del fuoco sono intervenutiper un'automobile bloccata in un sottopasso: al loro arrivo, nella vettura non c'era nessuno.

Rischio smottamento, evacuate due famiglie vicino Roma. Evacuate due famiglie ieri a Lanuvio,vicino Roma, a causa del maltempo. I carabinieri della stazione di Lanuvio e i vigili del fuoco sonointervenuti in via Ezio Tarantelli dove, a causa delle forti piogge, si è aperta una voragine incorrispondenza della rete fognaria. Secondo quanto si è appreso, l'amministrazione comunale hastabilito lo sgombero di due nuclei familiari per il pericolo di uno smottamento del terreno. Le famigliesono state accolte in un agriturismo della zona.

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Pioggia in Piemonte fino a sabato, pericolo valanghe in montagna

Neve abbondante su Alpi Liguri e Appennino, pioggia sotto i millemetri d'altitudine

di VALENTINA ACORDON

Un passante in piazza Castello a Torino

19 novembre 2019

Non può piovere per sempre, ma almeno finoa sabato sì e solo nel corso della prossimasettimana le perturbazioni inizieranno aconcedere qualche tregua, prima di unpossibile ritorno dell’alta pressione adicembre.

Oggi intanto il Piemonte si sveglia ancorauna volta sotto una pioggia battente perl’ennesima forte perturbazione che da ierisera crea qualche preoccupazione sui settoripiù meridionali della regione. Qui nella notteuna fitta nevicata si dovrebbe essere spintafin quasi in pianura sul Cuneese e a quote dibassa collina su Astigiano e Alessandrino. La

neve è attesa abbondante, ma umida e pesante, sulle Alpi Liguri e sull’Appennino, maquesta mattina verrà rapidamente sostituita dalla pioggia sotto i 1000 metri anche convento forte lungo i crinali e con qualche temporale in risalita dalla Liguria dove sarannopossibili dei nubifragi.

Le forti precipitazioni ingrosseranno quindi i livelli di fiumi e torrenti e la Protezione Civileha emanato l’allerta arancione sui bacini di Belbo, Bormida e Scrivia per possibili localiesondazioni, frane, smottamenti e disagi per la nevicata sui rilievi. Altrove la situazione èmeno preoccupante, ma pioverà comunque forte soprattutto sul Piemonte orientale connevicate in rialzo fino a 1000 metri in mattinata, mentre l’interno della Valle d’Aosta e lealte vallate del Piemonte occidentale rimarranno un po’ al margine del peggioramento conprecipitazioni più deboli e discontinue. Le piogge si attenueranno nel pomeriggio a Torinoe sul Piemonte occidentale, mentre proseguiranno diffuse altrove e solo domattina èattesa una tregua con una parentesi asciutta e possibilità persino di qualche timida

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schiarita in giornata.

Le Alpi riceveranno così una nuova abbondante nevicata, con più di mezzo metro di nevefresca tra le Alpi Liguri e l’Appennino e tra le valli del Rosa e l’Ossola, 30-50 cm in quotatra il Canavese e le Valli di Lanzo, 20-30 cm altrove con una nevicata più modesta sullavalle d’Aosta occidentale e sull’alta Valle di Susa. L’Arpa Piemonte segnala quindi unrapido aumento del pericolo valanghe tra oggi e domani, che, anche per il brusco rialzotermico, salirà fino al grado 4 (forte) sulle Alpi Liguri e sul Piemonte settentrionale,marcato (grado 3) altrove, con possibili valanghe spontanee di grandi dimensioni.

Non è finita, perché nella seconda parte della settimana sono attese nuove perturbazioni,inizialmente non particolarmente intense e con nevicate solo sui rilievi, oltre i 1400-1500metri giovedì, in calo fino a 1000-1300 metri venerdì. Sabato, ma la previsione diventaincerta, possibili forti piogge e nevicate abbondanti in montagna e tendenza a schiaritesolo da domenica mattina. Nel corso della prossima settimana la vasta circolazionedepressionaria che da inizio mese abbraccia mezza Europa diminuirà la sua influenza sulMediterraneo e le perturbazioni si diraderanno, ma per un deciso miglioramento contempo più stabile, soleggiato e mite bisognerà attendere l’inizio di dicembre.

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Maltempo Bologna oggi, centinaia gli evacuati. Nuova esondazione a Budrio I comuni della Bassa in ginocchio. La Regione: "Calamità nazionale". Pronto l’intervento dell’Esercito. Danni milionari tra campi e allevamenti

di NICOLA BIANCHI

Ultimo aggiornamento il 19 novembre 2019 alle 10:12

Bologna, 19 novembre 2019 - L’allerta resta rossa. «L’intero sistema di Protezione civile – dicono dalla centrale operativa – è all’opera per affrontare le conseguenze degli eventi meteo (foto). Stiamo lavorando soprattutto per riparare l’argine dell’Idice (che si è rotto domenica all’altezza del civico 56 di via Viazza, nel comune di Budrio)». E intanto questa mattina c'è stata una nuova esondazione del fiume Idice, sempre nel territorio di Budrio già colpito domenica. Lo comunica il Comune di Budrio, anche sui social, ordinando l'evacuazione immediata di strade in prossimità degli argini. Il nuovo innalzamento del livello del fiume è stato provocato dalle piogge della notte. La fuoriuscita di acqua dalla 'falla' è, a quanto si apprende, di portata inferiore a quella di due giorni fa. Al lavoro diverse squadre di vigili del fuoco, protezione civile, forze dell'ordine e volontari.

I fiumi

Altro fronte è il torrente Quaderna (Ozzano) dove è in corso un intervento su una seconda falla. «Siamo costantemente in contatto – spiega il presidente della Regione, Stefano Bonaccini –, con i tecnici che stanno lavorando ininterrottamente per ripristinare i danni. Ho sentito al telefono anche i sindaci di Budrio, Finale Emilia e Medicina, per valutare insieme come far fronte alle necessità più urgenti. Chiederemo il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale». Compresi i rimborsi per i danni di privati e aziende. Tantissimi. A partire da quelli subiti dalle centinaia di persone evacuate o

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pronte per esserlo. Come è successo a Budrio (209) e a Malalbergo (15), e come potrebbe accadere presto agli abitanti di Selva Malvezzi.

Gli sfollati

Seicento persone della frazione di Molinella che continuano a osservare con allarme ciò che succede al canale di scolo Sesto alto, messo sotto pressione dall’Idice ferito assieme al Sesto basso. «E in alcuni punti – spiega Michele De Vincentis, comandante provinciale dei vigili del fuoco – ha già iniziato a tracimare». Solamente domenica, erano al lavoro 150 vigili e 26 squadre con «personale arrivato anche da Piacenza, Ravenna, Rimini, Parma». Con loro, numerosi sono stati gli interventi di carabinieri, poliziotti, finanzieri e vigili urbani.

La Bassa

Se la città al momento sembra non avere grossi problemi (sacchi sono stati messi per precauzione in via Giunio Bruto, a Borgo Panigale), è la gran parte della Bassa che continua a restare con il fiato sospeso. «L’allarme rosso rimane, tutti i Centri operativi comunali continuano a lavorare h24», continua De Vincentis. Per fare fronte all’emergenza, è stato chiesto anche l’intervento dell’Esercito con tanto di procedura già attivata. E tra le tante criticità, ai primi posti ci sono le strade con «centinaia di migliaia di euro di danni soprattutto in montagna».

Le strade

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Ancora chiusa a scopo precauzionale la SP 6 Zenzalino per l’esondazione dell’Idice; in Appennino, problemi sulla SP 85 Fondovalle Savena, a Pianoro e a Loiano, dove è stata installata segnaletica di pericolo con riduzione della larghezza della carreggiata. Sulla Futa, al chilometro 76, sempre nel comune di Loiano, problemi per uno smottamento della scarpata e il cedimento della banchina (transito a senso unico alternato). Stessa sorte sulla SP27 in Valsamoggia, nel comune di Savigno, dove è crollato un tratto di strada di 40 metri. In ginocchio anche le coltivazioni, con la Coldiretti che lancia l’allarme asfissia, e gli allevamenti, con centinaia di animali morti.

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19 Nov 2019

Appalti, frenata a ottobre ma il mercato 2019rimane in crescita: bandi +4% e valori +40%Alessandro Lerbini

Rallenta a ottobre il mercato dei lavori pubblici ma il risultato dei primi 10 mesi rimane positivosoprattutto per i valori delle opere andate in gara. Secondo i dati forniti dall'osservatorio CresmeEuropa Servizi il mese scorso sono stati promossi 2.227 bandi per un importo di 2,162 miliardi:rispetto a ottobre 2018 il numero dei bandi perde il 13,1% e il valore il 21,5 per cento.Con questi risultati il totale del settore degli appalti raggiunge quota 18.879 bandi per 29,079miliardi, pari a un incremento del 4% per la quantità di procedure e del 40,4% per gli importi abase d'asta.

Amministrazioni comunali e ferrovie fanno da traino nella classifica delle stazioni appaltanti. Icomuni si confermano al primo posto con 11.107 appalti (+4,6%) per 5,337 miliardi (+10,5%), leopere ferroviarie pur perdendo il 59,5% (117 gare) mettono a segno un incremento del 23,5%(4,643 miliardi) grazie soprattutto ai 5 lotti Telt dell'ammontare di circa 3,3 miliardi per lacostruzione del tunnel di base della sezione transfrontaliera del collegamento ferroviario Lione-Torino a partire dagli attacchi lato Francia.Da segnalare anche il ritorno dell'Anas che ha promosso 345 bandi per 2,479 miliardi(rispettivamente +39,1% e +207,7%).Da gennaio a ottobre sono solo due gli enti appaltanti che hanno chiuso il periodo con segnientrambi negativi: le regioni (-17% per le gare e -41% per gli importi) e le province (-4,4% e-14,7%).

Le grandi opere oltre i 50 milioni rappresentano oltre un terzo del valore complessivo promossonel corso dell'anno. In particolare sono stati promossi 51 bandi (+15,9%) per 11,9 miliardi (+146%).Tutte in crescita le altre classi d'importo tranne quella tra 5 e 15 milioni (-2,8% per i bandi e-9,8% per gli importi) e per i piccoli lavori fino a 150mila euro (-9,5% e -14,3%).

Il Cresme presenterà il XXVII Rapporto Congiunturale e previsionale il 29 novembre nel Palazzodella Cultura e dei Congressi di Bologna. La presentazione si terrà nelle modalità organizzativetradizionali tenute dal Cresme, ma nell'ambito della collaborazione con il Consiglio nazionaledei Geometri e Geometri laureati per il 45° Congresso «Geometri - Connessi al Futuro.Progettiamo il domani», organizzato nel 90° dell'istituzione ufficiale della figura tecnica delgeometra.

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19 Nov 2019

Condominio, l'aspetto architettonico puòessere definito dal regolamentoLuana Tagliolini

L’aspetto architettonico è cosa diversa dal decoro architettonico ed è un bene comune la cuitutela compete anche ad ogni singolo condomino. Ma soprattutto può essere definito dalregolamento condominiale contrattuale anche in modo più preciso di quanto afferma il Codicecivile.

Il principio, enunciato dalla Cassazione nell’ordinanza n. 28465/2019 (relatore Antonio Scarpa)è stato generato da un contenzioso avviato dalla proprietaria di un immobile in uno stabilecondominiale che aveva convenuto in Tribunale i due usufruttuari e la nuda proprietaria diun’unità confinante che era stata “porticata” per ottenere la loro condanna alla rimozione dellastruttura in legno e del casotto realizzati su due lati del “porticato”, infissi nel cornicione ed aipilastri del fabbricato perché tali opere violavano l’articolo 1102, comma 2 del Codice civile masoprattutto il regolamento di condominio che sanciva il divieto assoluto di apportare qualsiasimodifica alle parti esterne o nelle zone comuni dell’edificio che comunque avrebbero alteratol’aspetto architettonico dell’immobile. Dal canto loro, i condòmini sotto accusa avevano chiestola rimozione delle grate messe dalla condòmina che aveva avviato la causa.

In sede di legittimità, la Cassazione ha confermato la sentenza d’appello (che condannava tuttialla rimozione dei manufatti), perché il decoro architettonico caratterizza la fisionomiadell’edificio condominiale e differisce dall’aspetto architettonico, giacché quest’ultimo sottendeil riferimento allo stile del fabbricato, alla fisionomia ed alle linee impresse dal progettista, inmodo percepibile da qualunque osservatore. Quindi il regolamento del condominio puòcontenere il divieto assoluto di apportare qualsiasi modifica alle parti esterne o nelle zonecomuni, potendo addirittura dare del decoro architettonico una definizione più rigorosa diquella accolta dal Codice civile arrivando al punto di imporre la conservazione degli elementiattinenti alla simmetria, all’estetica ed all’aspetto generale dell’edificio e validamente derogarealle disposizioni del Codice civile

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19 Nov 2019

Distanze, deroghe locali possibili solo trapiù costruzioni viste come un unico edificioMauro Salerno

Le deroghe alle distanze minime tra gli edifici sono possibili soltanto quando è in gioco unpiano particolareggiato che includa più fabbricati, che è possibile considerare come unacostruzione unica ai fini dell'assetto urbano. Il principio è stato ribadito dalla Corte diCassazione, con la sentenza numero 29867/2019, depositata ieri.

A far nascere il caso, il piano proposto da due proprietari che, a fronte di un'istanza comune,avevano ottenuto una concessione edilizia per ampliare le rispettive porzioni di un edificio.Ottenuto il permesso, uno dei due proprietari aveva sopraelevato la propria costruzione senzarispettare il limite minimo della distanza di 10 metri lineari dalle pareti finestrate. Secondo laricostruzione della difesa, il superamento del limite era reso possibile dal fatto di averpresentato un «progetto unitario» insieme all'altro proprietario e questo sarebbe stato elementosufficiente a far scattare la deroga prevista dal Dm 1444/1968 (articolo 9, ultimo comma)secondo cui «sono ammesse distanze inferiori a quelle indicate nei precedenti commi, nel casodi gruppi di edifici che formino oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionatecon previsioni planovolumetriche».

La Cassazione ha bocciato questa interpretazione, ricordando che il regime delle distanze tra lecostruzioni private appartiene alla legislazione esclusiva dello Stato. Le Regioni «possonoderogare solo con previsioni più rigorose, funzionali all'assetto urbanistico del territorio».Stabilito il principio i giudici della Corte ricordano che eventuali deroghe da parte deglistrumenti urbanistici sono legittime quando fanno riferimento «a una pluralità di fabbricati("gruppi di edifici") che siano oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate,con previsioni planivolumetriche che evidenzino una capacità progettuale tale da definire irapporti spazio dimensionali e architettonici delle varie costruzioni, considerate come se fosseroun edificio unitario e siano finalizzate a conformare un assetto complessivo di determinatezone». Tutto questo, spiega la sentenza, perché la legittimità alla deroga del principio delladistanza minima di 10 metri «è strettamente connessa al governo del territorio e non, invece, airapporti tra edifici confinanti isolatamente intesi».

La conseguenza, dunque, è che non basta un piano unitario tra due privati a far scattare laderoga. Perché un piano simile «non è equiparabile ad un piano particolareggiato e ad unalottizzazione convenzionata, risolvendosi, come è stato osservato, in una istanza congiunta diconcessione edilizia relativa a singole costruzioni e non concernente in alcun modo l'assettourbanistico di un'intera area del territorio comunale».

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Cause da esclusione, mezzi di prova e dies a quo: nuove indicazioni dal Consiglio di Stato

19/11/2019

Quali sono i mezzi adeguati affinché una stazione appaltante può legittimamente escludere un operatore per violazione delle norme in materia di salute esicurezza sul lavoro? e quali sono i termini per l'impugnazione dell'aggiudicazione?

Ha risposto a queste domande il Consiglio di Stato con la sentenza n. 7387 del 28 ottobre 2019 con la quale ha affrontato il ricorso presentato in primogrado dal ricorrente ma che i giudici del TAR non avevano trattato per erronea irricevibilità del ricorso. In particolare, la sentenza affronta due interessantiargomenti:

la decorrenza dei termini per l’impugnazione del provvedimento di aggiudicazione;i mezzi di prova necessari per l'esclusione dalla gara per violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Decorrenza dei termini per l’impugnazione del provvedimento di aggiudicazione (dies a quo)In riferimento al dies a quo, la giurisprudenza amministrativa ha già affrontato l'argomento (leggi articolo) che con la nuova sentenza del Consiglio diStato si arricchisce di nuovi particolari. È pacifico, infatti, che i termini per l'impugnazione dell'aggiudicazione decorrono soltanto a seguito dellacomunicazione prevista dall’art. 76, comma 5 del D.lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti), avente ad oggetto la comunicazione dell’aggiudicazionedefinitiva a tutti gli interessati. Nel caso di specie, però, la stazione appaltante aveva comunicato l'aggiudicazione della gara senza specificare le ragioni dipreferenza dell'offerta dell'aggiudicataria (e senza accompagnare la comunicazione con l'allegazione dei verbali di gara), senza, quindi, rendere esplicite lemotivazioni in ordine alle ragioni di preferenza dell'offerta vincitrice.

Alla comunicazione aveva prontamente risposto la seconda classificata con una richiesta di accesso agli atti, a cui la stazione appaltante aveva rispostosolo a distanza di tempo. In particolare, a fronte dell’istanza presentata l’11 aprile 2018, la stazione appaltante aveva indicato quale data per l’accesso il 7maggio 2018, ossia una data distante ventisei giorni, a soli quattro giorni per la scadenza del termine per la proposizione del ricorso, e, successivamente,dinanzi all’impedimento manifestato dall'attuale ricorrente, aveva posticipato l’accesso di altri otto/nove giorni fino a giungere al 16 maggio 2018.

Considerata la tempestiva istanza di accesso del ricorrente - presupposto imprescindibile per procedere ad ogni successiva verifica - i giudici di PalazzoSpada hanno accertato quali ragioni abbiano impedito l’accesso ai documenti di gara in tempo utile alla proposizione del ricorso. È necessario, cioè,accertare se sia imputabile alla stazione appaltante il rifiuto illegittimo all’accesso, o, comunque, l’adozione di un comportamento ingiustificatamente

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dilatorio che non abbia consentito l’immediata conoscenza degli atti di gara.

Nel caso di specie, secondo il Consiglio di Stato, è imputabile alla stazione appaltante una condotta dilatoria che non ha consentito la tempestiva conoscenza degli atti di gara o, comunque, la conoscenza in tempo utile per la presentazione del ricorso nel termine di quarantacinque giorni dalla comunicazione del provvedimento di aggiudicazione. Decisiva, in tal senso, è la circostanza che la stazione appaltante abbia individuato la data per l’accesso di ventisei giorni successiva al giorno di presentazione dell’istanza di accesso.

A nulla vale la giustificazione della stazione appaltante in riferimento al fatto di aver indicato la data per l’accesso nel rispetto del termine di trenta giorni dalla presentazione dell’istanza di accesso come previsto dall’art. 25, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241. I giudici del Consiglio di Stato avrebbero potuto consentire l’accesso “semplificato” di cui all’art. 76, comma 2 del Codice dei contratti conformemente al principio di lealtà e buona fede che deve presiedere alle relazioni tra amministrazione e privato, consentire l’accesso nel termine di 10 giorni, senza formalità, e, dunque senza interpellare le imprese controinteressate.

Cause da esclusione e mezzi di provaIn riferimento alla violazione dell’art. 80, comma 5, lett. a), lett. f-bis) e lett. c) del Codice e, quindi, all'esclusione della vincitrice, la ricorrente ha evidenziato che un dipendente della vincitrice, durante l’attività lavorativa, aveva perso la vita. Pertanto, avrebbe dovuto integrarsi la causa di esclusione di cui all’art. 80, comma 5, lett. a) del Codice in presenza di “gravi infrazioni debitamente accertate alle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro” e ciò in quanto, da un lato, l’omicidio colposo era certamente una “grave infrazione” e, dall’altro, la responsabilità della società poteva ritenersi“debitamente accertata” in base agli atti provenienti dalle autorità amministrative interessate dalla vicenda e, segnatamente, il rapporto dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro del Distretto socio sanitario, oltre che alla relazione di consulenza medico legale.

Il Consiglio di Stato ha chiarito che la morte di un dipendente durante lo svolgimento dell’attività lavorativa costituisce, senza meno, una “grave infrazione” alle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro se addebitabile alla responsabilità del datore di lavoro. E’ consentita l’esclusione dell’operatore dalla procedura di gara qualora la presenza di una grave infrazione sia stata “debitamente accertata”; per espressa previsione normativa, l’accertamento può avvenire “con qualunque mezzo adeguato”. Per disporre l’esclusione dell’operatore economico dalla procedura di gara la stazione appaltante è onerata, dunque, di accertare, con ogni mezzo di prova a sua disposizione, non solo che la violazione sia accaduta, ma, specialmente, che di essa ne abbia responsabilità il concorrente.

La giurisprudenza amministrativa ha in più occasioni affrontato la questione dei mezzi di prova dai quali la stazione appaltante può trarre convincimento nel senso della responsabilità dell’operatore economico della grave infrazione verificatasi ritenendo valido mezzo di prova una sentenza penale non ancora passata in giudicato, come pure il “verbale ispettivo dell’Ispettorato del lavoro”.

In definitiva, vale il principio per cui può essere considerato “mezzo adeguato” all’accertamento della “grave infrazione” delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ai sensi dell’art. 80, comma 5, lett. a) del codice dei contratti pubblici, ogni documento, anche se proveniente dall’autorità amministrativa (e non solo dall’autorità giudiziaria), che consenta un giudizio sulla responsabilità dell’impresa nella causazione dell’evento alla luce della qualificata ricostruzione dei fatti ivi contenuta.

Il caso di specieNel caso di specie, la stazione appaltante ha sostenuto non essere presente, negli atti redatti delle autorità pubbliche interessate dalla vicenda in esame, alcun accertamento della responsabilità della vincitrice per l’episodio mortale verificatosi nel suo cantiere, tanto più che, alla data di ammissione degli operatori economici alla gara, il procedimento penale era ancora in corso di svolgimento in attesa di celebrazione dell’udienza preliminare. Per questo, continua la stazione appaltante, in sede di verifica dei requisiti di partecipazione degli operatori, si era ritenuto, sia pure senza darne esplicitamente atto nei verbali di gara, che la vicenda penale non potesse integrare la causa di esclusione prevista dall’art. 80, comma 5, lett. a) del Codice.

ConclusioniNel caso di specie non è posta tanto la questione dell’idoneità dei documenti ad essere considerati “adeguati mezzi di prova”, quanto quella della possibilità, alla luce del loro contenuto, di esprimere un giudizio di responsabilità dell’operatore economico per la “grave infrazione” contestata.

I documenti citati dalla ricorrente come mezzi di prova dell’accertamento della grave infrazione fornivano una ricostruzione incerta e dubbia dei fatti accaduti nel cantiere e della dinamica dell’incidente mortale, come tali ma non erano idonei ad elaborare un attendibile giudizio sulla responsabilità della società.

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Anche nel rapporto dell’A.S.L.– a quanto è dato apprendere dalla sintesi che ne fa il giudice penale, non essendo lo stesso presente agli atti del giudizio –si ipotizzava solamente quale potesse essere stata la dinamica dell’incidente (“il lavoratore era probabilmente caduto dalla zona laterale sinistra delmezzo, probabilmente passando con il corpo nell’incavo tra i due montanti” con la conclusione che “gli scriventi non sono in grado di stabilire concertezza se la caduta sia stata causata dallo scavalcamento della vaschetta metallica che contiene il gancio sollevatore per raggiungere il lato motoredella macchina (operazione questa che viene effettuata abitualmente dagli operatori macchine”).

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A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati

Sentenza Consiglio di Stato 28 ottobre 2019, n. 7387

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Punteggio offerta economica: legittima la sterilizzazione dei ribassi ad opera della stazione appaltante

19/11/2019

Considerato l'assunto per il quale la stazione appaltante gode di ampia discrezionalità nel determinare le formule in base alle quali attribuire il punteggioper la valutazione dell’offerta economica, è legittima la formula che prevede la "sterilizzazione" dei ribassi.

Lo ha chiarito il Consiglio di Stato con la sentenza n. 7389 del 28 ottobre 2019 che ha accolto il ricorso presentato avverso la decisione del TAR cheaveva accolto la censura sull’illegittimità della formula adottata dalla stazione appaltante per l’attribuzione del punteggio economico (c.d. indipendenteparabolica).

In particolare, la stazione appaltante aveva indetto una gara utilizzando come criterio di valutazione l'offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV),con attribuzione al punteggio tecnico di un massimo di punti 70 ed a quello economico di un massimo di punti 30. In riferimento all'offerta economica èstata impiegata una formula matematica “parabolica” ed “indipendente”, ovverto:

F = 1 - (1-R)

dove

Fi è il coefficiente attribuito all’offerta i-esima;R è il valore numerico assoluto dello sconto di ciascun offerente rispetto alla base d’asta, cioè il ribasso percentuale dell’offerta i-esima;5 è l’esponente, di modo che il valore 1- il ribasso d’asta venga elevato alla quinta potenza.

Formula che non consente l’utilizzo dell’intero possibile differenziale (da 1 a 30 punti) previsto per la valutazione dell’elemento prezzo e sancendo di fattouna sterilizzazione dei ribassi e che è stata ritenuta illegittima dai giudici di primo grado.

La decisione del Consiglio di StatoI giudici di Palazzo Spada hanno rilevato che seppure la formula “indipendente - parabolica (od esponenziale)”, con l’esponente pari a 5, limita ledifferenziazioni tra le varie offerte economiche, a fronte di ribassi apprezzabilmente diversi, non può tuttavia sostenersi che escluda un collegamentoproporzionale tra l’entità del ribasso ed il punteggio attribuito.

Inoltre, non appare corretto ritenere che l’unico legittimo criterio di attribuzione del punteggio economico sia quello che assegna il punteggio massimo almaggiore ribasso ed un punteggio pari a zero al minore ribasso. Anche applicando tale criterio infatti, che pure consente una maggiore estensione delpunteggio nel range attribuito all’offerta economica, si avrebbe l’effetto di produrre estreme valorizzazioni delle offerte economiche anche ove il minimoribasso e quello massimo si differenziassero per pochi punti percentuali.

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Il criterio utilizzato nel caso di specie dalla Stazione Appaltante è finalizzato a rendere marginale il peso degli elementi economici, o, meglio, il valoreponderale della progressione del ribasso ai fini dell’aggiudicazione (nell’ambito di un criterio di aggiudicazione che riserva comunque il trenta per centodel punteggio all’offerta economica), allo scopo, evidente, di attribuire importanza centrale alle componenti qualitative dell’offerta. L’attenzione sullecomponenti qualitative si giustifica in un appalto ad elevato tasso tecnico, come quello oggetto di controversia.

Secondo il Consiglio di Stato, il punteggio economico può essere graduato secondo criteri di proporzionalità o di progressività, a condizione che sianotrasparenti ed intellegibili. Nel caso di specie tale condizione è stata rispettata in quanto la formula matematica “indipendente” adottata consentiva ad ogniconcorrente di individuare ex ante il punteggio che sarebbe stato applicato alla propria offerta, a prescindere da quelle degli altri concorrenti, ed, ancoraprima, di evincere il c.d. punto di flesso, oltre il quale l’offerta non è conveniente.

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A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati

Sentenza Consiglio di Stato 28 ottobre 2019, n. 7389

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Regione Sardegna: stabiliti i criteri per la ripartizione di dieci milioni ai piccoli comuni

19/11/2019

Sono stati stabiliti i criteri attraverso cui la Regione Sardegna destinerà la somma di 10 milioni di euro da ripartire tra i Comuni dell’interno fino a 2 milaabitanti per lavori di manutenzione e messa in sicurezza della rete viaria. I criteri, oggetto di delibera approvata dalla Giunta regionale su propostadell’assessore dei Lavori Pubblici, Roberto Frongia, sono il frutto “di un lavoro teso a destinare i fondi in maniera oggettiva".

"Si tratta di risorse - ha spiegato l’esponente della Giunta Solinas - derivanti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020-patto Sardegna chel’assessorato dei Lavori Pubblici metterà a disposizione in chiave di sostegno allo sviluppo e contro lo spopolamento".

L’individuazione dei beneficiari del finanziamento in possesso dei requisiti richiesti è il risultato dell’analisi del Nucleo di Valutazione e Verifica degliInvestimenti Pubblici della Regione Sardegna (NVVIP-RAS).

L’analisi poggia sul documento tecnico di indirizzo "Strategia nazionale per le Aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance" ed estende alcontesto regionale la metodologia per l’individuazione delle aree interne del territorio nazionale proposta dall’Unità di Valutazione degli investimentipubblici (DPS-UVAL) su dati di Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione e Ferrovie dello Stato Italiane.

"I 126 Comuni - sottolinea Frongia - sono stati classificati sulla base della loro distanza dai centri in grado di offrire servizi essenziali nel settoredell’istruzione, dei servizi sanitari e dei trasporti, misurata a partire dai tempi di percorrenza impiegati, nelle seguenti quattro tipologie: comuni dicintura, comuni intermedi, comuni periferici e comuni ultra periferici".

"Abbiamo seguito - ha concluso l'assessore Frongia - un iter di classificazione specifico, oggettivo che ci ha consentito la ripartizione". Nello specifico, lerisorse sono destinate all’attuazione di un "Piano straordinario di messa in sicurezza delle strade nei piccoli comuni delle aree interne" finalizzato ainterventi straordinari riguardanti le strade secondarie a gestione comunale. In sostanza, gli interventi consentiranno ai Comuni che potranno accedere albeneficio di procedere con interventi di adeguamento e manutenzione della rete viaria, con evidenti benefici in termini di maggiore sicurezza stradale.

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Ecobonus, possono ottenerlo anche gli immobili ‘merce’ Cassazione: l’obiettivo della norma è la riqualificazione energetica dell’intero patrimonio edilizio nazionale. No alle restrizioni

Foto: Dmitry Kalinovsky ©123RF.com

19/11/2019 – L’obiettivo dell’ecobonus è incentivare la riqualificazione energetica di tutto il patrimonio edilizio nazionale. Partendo da questo presupposto, la Corte di Cassazione con la sentenza 29164/2019 ha riconosciuto la detrazione fiscale al miglioramento energetico degli immobili ‘merce’ delle imprese.

Ecobonus: immobili ‘merce’ e strumentali

Nel caso preso in esame, una società aveva effettuato la riqualificazione energetica, con sostituzione di infissi, di alcuni immobili di sua proprietà concessi in locazione a terzi. Per le spese sostenute aveva chiesto e ottenuto la detrazione fiscale del 55% (oggi 65%).

Secondo l’Agenzia delle Entrate, la società non avrebbe avuto diritto alla detrazione. Alla luce di soluzioni interpretative sulla normativa, l’Agenzia

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sosteneva che fossero agevolabili gli interventi di riqualificazione energetica effettuati sugli immobili strumentali dell’impresa, ossia quelli utilizzati per l’esercizio dell’attività, ma non sugli immobili ‘merce’, cioè destinati a produrre reddito attraverso la vendita o la locazione.

Sulla base di questi motivi, l’Agenzia delle Entrate, dopo i controlli del caso, aveva revocato l’ecobonus e inviato alla società una cartella di pagamento.

Ecobonus per gli immobili ‘merce’

Il contenzioso si è risolto a favore della società. Sia la Commissione Tributaria della Regione Piemonte sia la Cassazione, in un secondo momento, hanno riconosciuto la detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili "merce" della società.

Nella ricostruzione della normativa sull’argomento, la Cassazione ha ricordato come l’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione 340/E/2008, abbia negato l’ecobonus agli interventi di efficientamento energetico eseguiti sugli immobili "merce", limitandola ai lavori sui beni strumentali.

I giudici hanno sottolineato che, sul piano giuridico, la risoluzione “è solo un parere formulato dall'Agenzia in risposta ad uno specifico quesito di un contribuente, che non vincola né il destinatario né a maggior ragione il giudice”.

“La ratio legis del bonus fiscale – si legge nella sentenza - consiste nell'intento d'incentivare gli interventi di miglioramento energetico dell'intero patrimonio immobiliare nazionale, in funzione della tutela dell'interesse pubblico ad un generalizzato risparmio energetico”.

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Per questi motivi, ha concluso la Cassazione, anche se la norma non lo afferma chiaramente, la detrazione fiscale deve essere riconosciuta. Un’interpretazione contraria sarebbe infatti contraria alla volontà del legislatore.

Ecobonus, sarà in vigore fino al 31 dicembre 2020

Ricordiamo che gli incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici sono una misura a tempo, che viene prorogata di anno in anno.

Nel disegno di legge di Bilancio per il 2020 è stata inserita la proroga della detrazione fiscale fino al 31 dicembre 2020. Quasi sicuramente non ci saranno modifiche nel funzionamento della detrazione, che continuerà ad avere aliquote e tetti di sepsa differenziati a seconda degli interventi effettuati. La proroga riguarda solo i lavori sulle singole unità immobiliari. Per le parti comuni degli edifici condominiali, la deadline per usufruire della detrazione è stata fissata 31 dicembre 2021.

Ecobonus, come funziona la detrazione fiscale

Sono incentivati con un bonus del 65% gli interventi di riqualificazione energetica globale, i lavori sull’involucro, l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie a condensazione in classe A e contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti, la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria, l’acquisto e posa in opera di micro-cogeneratori in sostituzione degli impianti esistenti.

Accedono ad una detrazione fiscale del 50% la sostituzione delle finestre comprensive di infissi, l’acquisto e posa in opera delle schermature solari, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie a condensazione in classe A, la sostituzione di impianti di

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climatizzazione invernale con impianti a biomassa.

SCARICA LA GUIDA DI EDILPORTALE ALL'ECOBONUS

Per gli interventi di riqualificazione energetica delle parti comuni di edifici condominiali che interessino almeno il 25% dell’involucro, spetta la detrazione del 70%, che sale al 75% se con l’intervento di miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva si consegue almeno la qualità media di cui al DM 26 giugno 2015.

Il rimborso della detrazione avviene in dieci quote annuali di pari importo.

Norme correlate

Risoluzione 01/08/2008 n.340/E

Agenzia delle Entrate - Istanza d’Interpello ai sensi dell’articolo 11 della legge n. 212 del 2000 – Immobiliare ALFA. – IRPEF/IRES – Agevolazioni fiscali per gli interventi volti al risparmio energetico (art. 1, commi 344 e seguenti, legge 27 dicembre 2006, n. 296)

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Subappalto, il tetto del 40% non salva i contratti pubblici dalla criminalità Anac e UE suggeriscono un sistema con limiti variabili, decisi dalla Stazione Appaltante, bilanciato da controlli immediati sui possibili subappaltatori

Foto: Katarzyna Bialasiewicz©123RF.com

19/11/2019 – Il subappalto può essere limitato, ma non nel modo stabilito dalla normativa italiana. Ad affermarlo è l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che, con un atto di segnalazione, ha invitato il legislatore a rivedere la norma sui contratti pubblici.

La raccomandazione arriva dopo che la sentenza della Corte di Giustizia Europea, emessa a settembre, ha giudicato il tetto massimo al subappalto non solo illegittimo, ma anche inutile a contenere i rischi di infiltrazioni criminali nei contratti pubblici.

Subappalto, UE: il tetto non è l’unico strumento di controllo

Secondo la Corte di Giustizia Europea, la normativa italiana sul subappalto restringe la concorrenza e, allo stesso tempo, non mette al riparo i contratti pubblici da potenziali infiltrazioni criminali.

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Da una parte esiste un tetto del 40% alle lavorazioni subappaltabili. Dall’altra, per effetto del decreto Sblocca Cantieri, fino al 31 dicembre 2020 è stato sospeso l’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in fase di offerta.

I giudici europei pensano invece che un efficiente sistema di controllo dovrebbe essere strutturato in senso opposto. Il limite al subappalto potrebbe quindi essere rimosso, ma dai documenti di gara dovrebbe emergere l’intenzione di subappaltare e i subappaltatori proposti, di modo che l’amministrazione sia posta in condizioni di verificare le loro capacità in occasione della valutazione delle offerte e della selezione dell’aggiudicatario.

L’UE ritiene in sostanza che in presenza di obblighi informativi e di adempimenti procedurali per i quali l’impresa subappaltatrice può essere assoggettata a controlli analoghi a quelli che ricadono sull’impresa aggiudicataria, il limite al subappalto non costituisce lo strumento più efficace e utile per assicurare l’integrità del mercato dei contratti pubblici.

Subappalto, le proposte di modifica dell’Anac

Secondo l’Anticorruzione, la normativa italiana dovrebbe essere riscritta. Partendo dal presupposto, spiega, che l’UE non sembra sancire la possibilità di ricorrere illimitatamente al subappalto, bisognerebbe dare alle Stazioni Appaltanti la possibilità di fissare i limiti al subappalto in base al settore economico e alla natura dei lavori o dei servizi da svolgere.

L'Anac propone quindi il mantenimento del divieto di subappalto dell’intera commessa o di una sua parte rilevante, ma, contemporaneamente, l’obbligo a carico della Stazione Appaltante di motivare adeguatamente un eventuale limite al subappalto in relazione allo

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specifico contesto di gara.

Per bilanciare la maggiore libertà di subappalto, Anac propone l’obbligo di indicare i subappaltatori già in fase di gara al fine di consentire alla stazione appaltante di conoscere preventivamente i soggetti incaricati e di effettuare le opportune verifiche.

In caso di limiti al subappalto adeguatamente motivati ma entro determinate soglie, si potrebbe confermare l’attuale sistema della mera indicazione della intenzione di subappaltare alcune parti del contratto e di verificare il subappaltatore in fase di autorizzazione. Oltre determinate soglie, invece, si potrebbe prevedere la verifica obbligatoria dei subappaltatori anche in fase di gara.

L'Anac conclude suggerendo che questo meccanismo dovrebbe essere applicato sia alle gare sotto la soglia comunitaria sia a quelle di importo superiore.

Norme correlate

Atto di regolazione 13/11/2019 n.8

Autorità Nazionale Anticorruzione - Atto di segnalazione concernente la disciplina del subappalto di cui all’art. 105 del d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50

Sentenza 26/09/2019 n.C-63/18

Corte di Giustizia Europea - Rinvio pregiudiziale – Articoli 49 e 56 TFUE – Aggiudicazione degli appalti pubblici – Direttiva 2014/24/UE – Articolo 71 – Subappalto – Normativa nazionale che limita la possibilità di subappaltare nella misura del 30% dell’importo complessivo del contratto

Legge dello Stato 14/06/2019 n.55

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Sblocca Cantieri)

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In Lombardia ‘recuperare l’esistente sarà più vantaggioso che costruire ex novo’ Approvata la legge per la rigenerazione: sconto fino al 60% sugli oneri di urbanizzazione e incrementi volumetrici fino al 20%

Foto: Andrey Bayda ©123RF.com

19/11/2019 – Facilitare e rendere più convenienti gli interventi di rigenerazione urbana nelle aree dismesse e di recupero edilizio degli edifici rispetto alle costruzioni ex novo.

Questo l’obiettivo della Legge per la rigenerazione urbana, approvata lo scorso 12 novembre dal Consiglio Regionale delle Lombardia, che modifica la Legge 12/2005 a completamento della strategia regionale per la riduzione del consumo di suolo.

Rigenerazione urbana: cosa prevede la nuova legge

La legge individua misure di incentivazione come riduzione di oneri o bonus volumetrici, così da rendere più convenienti i progetti di

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rigenerazione urbana e di recupero del patrimonio edilizio. Tra gli incentivi previsti, uno sconto fino al 60% sugli oneri di urbanizzazione e la possibilità di incrementi delle volumetrie fino al 20%, a fronte di tutta una serie di prescrizioni che comporteranno, in sostanza, il miglioramento delle condizioni degli edifici innanzitutto dal punto di vista energetico e della sicurezza.

Introduce semplificazioni procedurali per rendere più veloci i processi (procedura per individuare gli ambiti di rigenerazione, per recuperare immobili dismessi, per i cambi d’uso, normativa sugli usi temporanei). Si riallinea alla normativa edilizia statale con deroghe alle norme edilizie (distanze, altezze). Punta a facilitare gli interventi di rigenerazione urbana e il recupero del costruito.

Sono, inoltre, stati previsti l’istituzione di un fondo per finanziare interventi di rigenerazione, studi di fattibilità e strumenti finanziari innovativi per il partenariato pubblico privato. Gli interventi si pongono l’obiettivo di risanare singole case o porzioni di quartieri, realizzando iniziative di rigenerazione con ricadute positive su abitabilità e attrattività dei centri abitati (anche in termini turistici e non solo urbanistici), nonché sul piano della sicurezza e della vivibilità urbana.

Viene incoraggiata la trasformazione di aree con spazi verdi, servizi e infrastrutture. I progetti dovranno rientrare nelle previsioni dei piani territoriali, rispettando la già operante legge sul consumo del suolo. E dovranno essere in armonia con la carta di consumo del suolo che i Comuni dovranno realizzare, una sorta di censimento degli immobili abbandonati o dismessi da aggiornare annualmente.

Rigenerazione urbana: il ruolo della Regione

La Regione assumerà il ruolo di “regista” e coordinerà le operazioni, lasciando il potere di dare il via all’iniziativa ai privati proprietari e ai

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Comuni. I primi potranno segnalare situazioni di particolare criticità (edifici fatiscenti e non abitati da almeno cinque anni), mentre i secondi potranno vagliare le istanze e inserire il progetto di recupero negli appositi piani annuali. Il privato che non dovesse procedere nei tempi dati a fronte di un progetto di rigenerazione che risolva problemi di sicurezza o di degrado, potrà essere destinatario di penali, fino all’esproprio nei casi più gravi.

Altro obiettivo la legge si prefigge di raggiungere, è la lotta alla burocrazia per garantire agli investitori tempi certi per la realizzazione degli interventi, una volta dichiarato lo stato di degrado di un immobile attraverso perizia giurata e asseverata. La norma finanziaria prevede un primo stanziamento iniziale di due milioni di euro, che serviranno per promuovere soprattutto i censimenti comunali. Poi si procederà con piani annuali cui concorreranno le risorse statali e regionali per somme da definire in base alle necessità.

Patrimonio esistente: se valorizzato diventa una leva importante

“Questa normativa – ha commentato l’assessore regionale al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni – vuole avere un effetto shock sullo sviluppo urbanistico, segnando una linea di Demarcazione precisa e avendo un impatto immediato. Dal giorno dopo l’entrata in vigore della legge, recuperare l’esistente diventerà più vantaggioso che costruire ex novo”.

“Il patrimonio immobiliare può essere una leva di sviluppo per il territorio se sapremo valorizzarlo, rispondendo ai bisogni reali delle persone che lo abitano. Senza l’incentivo del taglio degli oneri di urbanizzazione il settore edile continuerebbe a restare fermo”.

In tema di bonus volumetrico del 20% sul costruito, l’assessore Foroni

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ha confermato che “non sarà automatico ma legato alla qualità dell’intervento, in base a criteri che stabilirà la Giunta regionale con un’apposita delibera”.

Legge Lombardia, le critiche al provvedimento

Ma le Legge approvata dalla regione non ha messo d’accordo tutti, provocando dure critiche, soprattutto da parte del Partito Democratico. Ad esempio, il consigliere regionale Matteo Piloni ha evidenziato le criticità della Legge che non agisce in maniera organica sulla rigenerazione urbana ma si concentra solo sulle ristrutturazioni degli edifici, regalando volumetria.

Dure critiche al provvedimento anche da parte dell’assessore all’urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran che ha commentato: “Pensare che qualcuno investa in capannoni e aree difficili solo perché regali volumi o tagli i costi è pure utopia. Per riuscirci serve un progetto di sviluppo delle aree che dentro una visione pubblica coinvolga i privati, il che è più difficile che un regalo generalizzato che rischia di essere usato nelle periferie di Milano, dove le cose succederanno comunque, togliendo ulteriori investimenti al resto della Lombardia”.

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L'equo compenso arriva anche nelle Marche: parcelleproporzionate alle prestazioni per legge Peppucci Matteo - Collaboratore INGENIO  18/11/2019 

Il Consiglio regionale delle Marche ha approvato all’unanimità la legge per l’equo compenso, che punta a promuovere e valorizzare le attività professionali attraverso il riconoscimento del diritto ad un equo compenso

L'equo compenso nella Regione Marche, approvato con l'ok alla legge diriferimento (disponibile in allegato), sarà proporzionato alla quantità, allaqualità, al contenuto ed alle caratteristiche della prestazione resa, oltreche conforme ai parametri applicabili alla specifica professione, cosìcome stabilito anche dal legislatore nazionale.

Non solo: gli stessi parametri dovranno essere utilizzati, quale criterio o basedi riferimento, ai fini dell’individuazione dell’importo da porre a base digara e nei contratti di incarico professionale non dovranno essere inseriteclausole vessatorie.

Equo compenso: il punto della situazioneLa Regione Marche segue a ruota, in materia di equo compenso,

Calabria, Basilicata, Piemonte, Campania, Sicilia, Lazio, Abruzzo, Puglia, Veneto che hanno già legiferato in tal senso.

Fondazione Inarcassa chiede una legge nazionale sul tema“Siamo molto soddisfatti - ha affermato Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa, la Fondazione architetti eingegneri liberi professionisti iscritti ad Inarcassa - che anche la Regione Marche abbia dato il via libera ad unprovvedimento, sollecitato in primis dagli ordini professionali, che ha l’obiettivo di assicurare compensi proporzionali allaquantità e qualità della prestazione professionale”.

“È ormai evidente che l’equo compenso non possa più rimanere appannaggio delle iniziative delle singole regioni, maci auspichiamo che presto Governo e Parlamento lavorino insieme per una legge nazionale che affronti in manierasistematica il tema. La proposta in campo c’è. Possiamo ripartire dal ddl a prima firma del sen. Santillo che rappresenta unprimo passo importante per restituire fiducia e dignità all’intera categoria professionale” ha concluso il Presidente.

LA LEGGE DELLE MARCHE SULL'EQUO COMPENSO E' DISPONIBILE IN FORMATO PDF

 Allegato

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Lunedì 18 Novembre 2019

presentato un emendamento per estendere l’Art Bonus

Acqua alta a Venezia: presentato un emendamento per estendere l’Art BonusIl ministro Franceschini: “Abbiamo presentato un emendamento per estendere l’art bonus,l’incentivo fiscale per chi dona per il recupero del patrimonio culturale, anche a tutto il patrimonioecclesiastico di Venezia”“Abbiamo presentato un emendamento per estendere l’art bonus, l’incentivo fiscale per chi donaper il recupero del patrimonio culturale, anche a tutto il patrimonio ecclesiastico di Venezia.

Lo ha annunciato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, altermine del sopralluogo nell’area marciana e a Palazzo Ducale.

“Sono tante le chiese che hanno avuto danni e sono state invase dall'acqua. In Parlamentoauspico che tutte le forze politiche convergano su questa proposta che non deve avere colorepolitico”, ha detto Franceschini.

Leggi anche: “Venezia sott'acqua, Ance: subito il Commissario già previsto dallo Sblocca-cantieri”

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Lunedì 18 Novembre 2019

La BEI dal 2021 non finanzierà più i progetti legati aicombustibili fossili

La BEI dal 2021 non finanzierà più i progetti legati ai combustibili fossiliLa Banca europea investirà circa 1.000 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030 a sostegno delleiniziative sul climaIl 14 novembre scorso la Banca europea per gli investimenti (Bei) ha annunciato, per bocca delsuo vicepresidente Andrew McDowell, lo stop entro la fine del 2021 ai finanziamenti per i progettilegati ai combustibili fossili.

Lo stop non riguarderà i progetti che la Commissione europea ha già autorizzato, come adesempio i gasdotti Tap e Poseidon.

La Bei investirà circa 1.000 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030 a sostegno delle iniziative sulclima.

La Banca europea per gli investimenti intende inoltre portare al 50% entro il 2025 la quota difinanziamenti dedicata alla salvaguardia dell’ambiente e investire in progetti di transizioneenergetica in dieci Paesi dell'Unione europea, con finanziamenti fino a una quota del 75%.

Negli ultimi 5 anni la Bei ha stanziato oltre 65 miliardi per le fonti rinnovabili, l'efficienza energeticae la distribuzione.

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MEF: BENE NUOVA POLITICA ENERGIA BEI. "Accogliamo con soddisfazione l'approvazioneda parte della Bei della nuova politica dell'Energia, che testimonia l'ambizione dell'Europa nelperseguire la lotta ai cambiamenti climatici, accelerando la fuoriuscita dalle fonti fossili nellaproduzione di energia”, ha commentato il ministro dell'Economia e delle Finanze, RobertoGualtieri. “Una scelta coerente con il Green New Deal europeo promosso dalla nuovaCommissione Ue, al quale si è ispirata l’azione del Governo, come testimonia l'impegno assuntocon la Legge di Bilancio verso un'economia più verde e orientata ad una crescita più sostenibile.L'Italia ha votato a favore della nuova strategia, consapevole della assoluta necessità di unaazione forte e risoluta a favore dell'ambiente", ha aggiunto Gualtieri.

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Lunedì 18 Novembre 2019

Esenzioni dalla Direttiva sulla Valutazione dell’ImpattoAmbientale (VIA): novità dall'UE

Esenzioni dalla Direttiva sulla Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA): novità dall'UEPubblicata una Comunicazione della Commissione europea che aiuta le autorità nazionalinell’applicazione delle esenzioni ai sensi della Direttiva VIA (Direttiva 2011/92/UE modificata dallaDirettiva 2014/52/UE)Sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea n. C 386/12 del 14 novembre scorso, è statapubblicata la Comunicazione della Commissione europea 2019/C 386/05 recante “Documento diorientamento relativo all’applicazione delle esenzioni ai sensi della direttiva sulla valutazionedell’impatto ambientale (direttiva 2011/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, modificatadalla direttiva 2014/52/UE) — articolo 1, paragrafo 3, e articolo 2, paragrafi 4 e 5”.

Questo documento contiene informazioni aggiornate in merito all’applicazione dell’articolo 1,paragrafo 3, e dell’articolo 2, paragrafi 4 e 5, della direttiva 2011/92/UE concernente lavalutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (direttiva VIA),modificata dalla direttiva 2014/52/UE. Questi articoli prevedono esenzioni dal disposto delladirettiva VIA. Il presente documento di orientamento contiene il precedente documento dellaCommissione che chiarisce l’applicazione dell’articolo 2, paragrafo 3, della direttiva VIA(Clarification of the application of Article 2(3) of the Environmental Impact Assessment Directive),aggiornandolo, ove necessario.

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L’articolo 1, paragrafo 3, della direttiva VIA prevede la possibilità di esentare dal suo ambito diapplicazione progetti, o parte di progetti, qualora il loro unico obiettivo sia la difesa o la rispostaalle emergenze che riguardano la protezione civile. Se le condizioni di questa disposizione sonosoddisfatte, gli Stati membri non sono tenuti ad applicare la direttiva.

L’articolo 2, paragrafo 4, della direttiva VIA prevede che gli Stati membri, in casi eccezionali e acondizione che siano rispettati gli obiettivi della direttiva, possono esentare determinati progettidalle disposizioni della direttiva, qualora l’applicazione di tali disposizioni incida negativamentesulla finalità del progetto. La direttiva VIA specifica le procedure che gli Stati membri e laCommissione devono seguire quando si invoca un’esenzione dalla valutazione dell’impattoambientale ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 4. Tuttavia, la direttiva non fornisce alcunaindicazione su come si debba interpretare il termine «casi eccezionali» e l’esperienza dimostrache possono sorgere dubbi su quando sia legittimo invocare le disposizioni dell’articolo inquestione. Nell’applicazione di tale esenzione devono essere rispettate altre condizioni (fattosalvo il disposto dell’articolo 7 e tenuto conto della necessità di rispettare gli obiettivi delladirettiva).

L’articolo 2, paragrafo 5, della direttiva VIA prevede la possibilità di esentare un progetto dalledisposizioni in materia di consultazione pubblica, qualora lo stesso sia adottato mediante un attolegislativo nazionale specifico. Come per le esenzioni di cui all’articolo 2, paragrafo 4,nell’applicazione di tale esenzione devono essere rispettate altre condizioni (fatto salvo il dispostodell’articolo 7 e tenuto conto della necessità di rispettare gli obiettivi della direttiva).

Scopo della presente comunicazione è aiutare le autorità nazionali nell’applicazione della direttivaconcernente la valutazione dell’impatto ambientale. Solo la Corte di giustizia dell’Unione europea(CGUE) è competente a fornire un’interpretazione vincolante del diritto dell’Unione.

Per poter ricorrere a tali esenzioni, gli Stati membri devono provvedere al pieno recepimento delledisposizioni della direttiva nel proprio diritto nazionale.

SINTESI DEI PUNTI PRINCIPALI

- Le esenzioni alle regole generali devono essere interpretate e applicate in modo restrittivo.

- La difesa o la risposta a emergenze che riguardano la protezione civile di cui all’articolo 1,paragrafo 3, devono rappresentare l’unico obiettivo del progetto in questione ai fini dellaconcessione dell’esenzione generale dall’ambito di applicazione della direttiva.

- L’esclusione della «risposta a emergenze che riguardano la protezione civile» probabilmentenon si giustifica se il suo scopo è far fronte a una situazione che poteva essere sia anticipata, siaprevenuta.

- Il termine «casi eccezionali» di cui all’articolo 2, paragrafo 4, deve essere interpretato in sensorestrittivo; per essere considerato «eccezionale», lo Stato membro deve dimostrare che il rischio(ad esempio per la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica) è «ragionevolmenteprobabile» e che il progetto previsto è sufficientemente urgente.

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- Un criterio importante per giustificare il ricorso all’articolo 2, paragrafo 4, è il fatto che la pienaconformità alla direttiva non è possibile, e non solo che si tratta di un caso eccezionale.

- Nel valutare il ricorso all’articolo 2, paragrafo 4, è opportuno considerare la possibilità disvolgere una valutazione parziale o un’altra forma di valutazione, purché gli obiettivi della direttivavengano rispettati.

- Gli Stati membri devono intervenire rapidamente (prima della concessione dell’autorizzazione)per fornire alla Commissione le motivazioni a giustificazione dell’esenzione.

- L’esenzione di cui all’articolo 2, paragrafo 5, si riferisce solo alle prescrizioni in materia diconsultazione pubblica.

- Nell’applicare un’esenzione, gli Stati membri devono comunque garantire il rispetto degli altriobblighi previsti dalla direttiva (ad esempio, consultazioni transfrontaliere, disposizioni relativeall’accesso alla giustizia) o delle prescrizioni di altre direttive.

Allegati dell'articolo

Comunicazione-della-commissione-2019_386-direttiva-via.pdf

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PIANO OPERATIVO DI SICUREZZA, COMESI GESTISCONO I SUBAPPALTI?Quale documentazione serve per la presenza contemporanea in cantiere di addetti dell’impresa e di addetti delle imprese subappaltatrici? Come redarre il verbale di sopralluogo?

Il Piano Operativo di Sicurezza (POS) deve essere redatto

obbligatoriamente da tutti i datori di lavoro in appalto o in

subappalto in caso di cantiere temporaneo o mobile, come

determinato dal Titolo IV del d.lgs. 81/2008 e s.m.i.

Il Piano Operativo di Sicurezza (POS) è il documento che il

datore di lavoro di ciascuna impresa esecutrice deve redigere in

riferimento al singolo cantiere e al contrario del PSC, deve

essere sempre redatto da tutte le imprese che hanno dei

dipendenti in qualunque forma contrattuale (sono esclusi

soltanto i lavoratori autonomi) e che entrano in un cantiere temporaneo o mobile per svolgere il proprio lavoro.

Inoltre il POS deve essere sempre presente in cantiere a disposizione degli attori del cantiere stesso (Direttore

tecnico, capocantiere, CSE, datore di lavoro (DdL), lavoratori, lavoratori autonomi, ecc.) e degli organi di vigilanza.

Si tratta sostanzialmente dell’insieme delle procedure di dettaglio, predisposte nel rispetto delle indicazioni del

PSC e necessarie alla corretta realizzazione delle attività in cantiere dell’impresa.

Ma come funziona il caso della gestione del subappalto? Vediamolo in dettaglio.

POS, come si gestiscono i subappalti?

Il POS è la valutazione dei rischi delle attività che l’impresa esecutrice dovrà svolgere in cantiere, rispettando le

indicazioni del PSC e analizzando dettagliatamente le fasi specifiche per la realizzazione di quelle determinate

opere, rispetto alle proprie capacità organizzative, alle attrezzature a disposizione e al personale in forza.

Il comma 4 dell’art. 100 del d.lgs. 81/2008 e s.m.i. definisce che: “I datori di lavoro delle imprese esecutrici

mettono a disposizione dei Rappresentanti per la sicurezza copia del Piano di sicurezza e di coordinamento e

del Piano operativo di sicurezza almeno dieci giorni prima dell’inizio dei lavori”.

Di Redazione Tecnica - 19 novembre 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi anche: Coordinatore per la Sicurezza, che ruolo ha in fase di progettazione e di esecuzione

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Inoltre il comma 3 dell’art. 101 del d.lgs. 81/2008 e s.m.i. stabilisce che: “Prima dell’inizio dei rispettivi lavori

ciascuna impresa esecutrice trasmette il proprio Piano operativo di sicurezza all’impresa affidataria, la quale, previa

verifica della congruenza rispetto al proprio, lo trasmette al Coordinatore per l’esecuzione. I lavori hanno inizio

dopo l’esito positivo delle suddette verifiche che sono effettuate tempestivamente e comunque non oltre 15 giorni

dall’avvenuta ricezione”.

Gli articoli precedentemente citati obbligano il DdL a redigere il POS prima dell’inizio dei lavori, in

collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e il Medico Competente (MC),

e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). Il POS andrà poi consegnato dal

DdL dell’impresa esecutrice al DdL dell’impresa affidataria, che a sua volta lo trasmetterà al Coordinatore della

Sicurezza per l’Esecuzione (CSE).

Normalmente, quindi, è un documento che viene verificato almeno due volte: deve essere coerente con quanto

riportato nel PSC e congruo con i contenuti del POS dell’affidataria.

>> Questo articolo è tratto da Guida ai piani di sicurezza 2.0 di Luca Lenzi, Carmine Moretti, Francesco Loro

Gestione dei subappalti, come funziona?

Si riporta un caso operativo ad esempio della procedura.

La direzione aziendale ha individuato la necessità di subappaltare parte delle lavorazioni per le quali è stata

incaricata. Non avendo riscontrato elementi ostativi al subappalto inseriti nella procedura di gara, la stessa ha

provveduto alla richiesta di nulla osta al subappalto previa verifica dell’idoneità tecnico-professionale delle

imprese e dei lavoratori autonomi in relazione ai lavori da affidare, verificando sia l’avvenuta iscrizione alla Camera

di Commercio o all’Albo Artigiani, sia il curriculum aziendale di ogni singolo subappaltatore, in relazione alla

tipologia del lavoro da svolgere, con particolare riferimento alle esperienze pregresse omogenee o similari.

La direzione aziendale provvederà inoltre a verificare per tutte le imprese esecutrici e i lavoratori autonomi

l’idoneità tecnico-professionale.

Approfondisci con: Dispositivi antisismici, NTC2018 e Circolare esplicativa. Cosa prevedono?

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Il datore di lavoro trasmetterà alle imprese subappaltatrici tutta la documentazione della sicurezza relativa al cantiere

in oggetto, inclusi i verbali delle decisioni prese durante le riunioni per la sicurezza e i sopralluoghi svolti dal

responsabile dell’impresa assieme al Coordinatore per l’esecuzione.

Vista inoltre la presenza contemporanea in cantiere di addetti dell’impresa e di addetti delle imprese subappaltatrici,

è stata ravvisata la necessità di coordinare strettamente i rispettivi servizi di prevenzione e protezione, al fine di

evitare tutti i possibili rischi derivanti da detta sovrapposizione. A tal fine, la direzione aziendale fornirà agli

esecutori dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui sono destinati a operare e

sulle misure di prevenzione ed emergenzaadottate in relazione alla propria attività, attraverso il PSC, il POS

dell’impresa affidataria e il presente POS.

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CONTRO L’ACQUA (ALTA) COSA PUÒ FAREIL PROFESSIONISTA TECNICO?Si può fare fare qualcosa contro l'acqua alta, e in generale l'acqua, per preservare i nostri edifici? Il MOSE non sembra essere la soluzione per Venezia (al momento...)

Non solo San Marco, a Venezia, ha bisogno di essere “salvata”

dall’acqua. Il suo valore è indubbio, ma quando

la marea raggiunge in laguna i 160 cm, allora qualcosa non va.

L’acqua è, oltretutto, “pesante”. Basti pensare che in un terrazzo

di 100 m2, esposto ad una pioggia di 200 mm, si scaricano 20

mila litri d’acqua che pesano 20 tonnellate. Tale massa oltre al

proprio peso, genera nel suo movimento degli effetti di spinta

rilevanti, sposta degli oggetti, ne fa galleggiare degli altri e

trascina con forza tutto ciò che trova.

Questi eventi possono avere effetti talvolta devastanti sulle opere edili, e sul loro “contenuto”. È possibile fare

qualcosa preventivamente? Quali soluzioni adottano i veneziani contro l’acqua alta? Specie perché cemento e acqua

salmastra non vanno proprio d’accordo…

Acqua (alta), quali soluzioni?

Consideriamo il calcestruzzo, materiale di elezione per l’edilizia. La sua impermeabilità è una delle prerogative

essenziali per la durabilità delle strutture nel tempo, ed è assimilabile per natura a una pietra

naturale compatta. L’acqua introdotta nell’impasto di calcestruzzo, per l’idratazione e per la lavorabilità richiesta

dalla messa in opera, lascia nella matrice del calcestruzzo, dopo maturazione, una rete di fitti cunicoli determinando

una porosità della pasta cementizia, costituita dai pori del gel e dai pori capillari.

Cementi osmotici

Forse non per Venezia, ma i cementi osmotici a penetrazione capillare sono dei materiali forniti in polvere, che

vengono miscelati con acqua in proporzioni precise per formare una boiacca da applicare sulle superfici di

Di Redazione Tecnica - 18 novembre 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi anche: Infiltrazioni di acqua negli edifici: come leggere i segni

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calcestruzzo fresco o già maturo. Per mezzo dell’acqua e dell’umidità, penetrano nelle porosità del materiale per poi

realizzare delle reazioni chimiche irreversibili, con la formazione di cristalli insolubili all’interno dei pori.

Generalmente la profondità di penetrazione del prodotto è nell’ordine di qualche centimetro ed il processo è

irreversibile e definitivo. Sono applicabili sul calcestruzzo già indurito sia in spinta che in controspinta. In esercizio

sopportano elevate pressioni di colonna d’acqua, fino a 200 m (20 bar). Non necessitano di alcun tipo di protezione

ulteriore sulle superfici.

Si impiegano con successo in situazioni di presenza d’acqua continuativa, anche se marina. Non possono entrare

a contatto con oli o solventi, ma sono molto adatti al contatto con acque potabili e di scarico.

>> Queste informazioni sono tratte da Impermeabilizzazioni in edilizia di Marco Argiolas

Il calcestruzzo impermeabilizzato in controspinta si trova ad essere permanentemente a contatto con l’umidità del

terreno. Questo fatto non ha alcun effetto negativo sulla sua durabilità, che è all’incirca pari a quella dello stesso

calcestruzzo asciutto, impermeabilizzato in spinta.

“Si può concludere, quindi, che il rischio di corrosione in strutture permanentemente immerse è dal punto di vista

ingegneristico praticamente nullo”.

Prof. Ing. Luigi Coppola, Docente presso la Facoltà di Ingegneria e Scienze applicate dell’Università di Bergamo.

Materiali innovativi e norma UNI EN 206-1

La norma UNI EN 206‐1 introduce, al punto 3.1.23, il concetto di “aggiunta”, definita come materiale finemente

suddiviso usato nel calcestruzzo allo scopo di migliorare certe proprietà o di ottenere proprietà speciali.

La presente norma considera due tipi di aggiunte inorganiche: le aggiunte praticamente inerti (tipo I) e le

aggiunte pozzolaniche o ad attività idraulica latente (tipo II). Al punto 5.2.5.2.1, della stessa norma viene altresì

inserito il concetto del valore k (da non confondersi con l’omonimo parametro di permeabilità). Il concetto k riferito

alle aggiunte, consente che le aggiunte di tipo II vengano prese in considerazione sostituendo il termine “rapporto

acqua/cemento” (definito in 3.1.31) con il termine “rapporto acqua/cemento + k aggiunta”, nel requisito del

dosaggio minimo di cemento (vedere 5.3.2). L’effettivo valore di k dipende dalla specifica aggiunta.

Agenti cristallizzanti

Sono additivi basati sulla peculiare azione catalitica nell’ambito reologico del mix design del calcestruzzo, dosati

per circa l’1% in peso rispetto al peso del cemento. Permettono di sigillare i vuoti e le microfessurazioni fino a 400

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micron, attraverso una reazione cristallina capillare che sfrutta i composti minerali ancora presenti dopo la reazione

principale del calcestruzzo, operando in combinazione con l’acqua e con l’umidità presenti nella matrice cementizia.

Si tratta di tecnologie innovative che oltre a determinare drastiche riduzioni della permeabilità del calcestruzzo e del

“suo” ritiro igrometrico, già nei primi 28 giorni di maturazione, promuovono una vera e propria capacità “auto

cicatrizzante” della matrice cementizia. I processi reattivi accennati non richiedono rapporti acqua/cemento specifici

o particolarmente ridotti, poiché la loro efficacia è comunque assicurata anche con valori A/C dell’ordine di

0,50/0,60, decisamente più usuali in cantiere.

Acqua alta a Venezia, quale soluzione oltre al MOSE?

Muratura storica e acqua: il caso di Venezia è esemplare per esporre il problema grave del degrado chimico-fisico.

Le murature immerse especialmente delle sponde e prospicienti ai canali sono sottoposte a condizioni molto

gravose, sia per le azioni chimico-fisiche dell’acqua, sia per quelle di carattere fisico-meccanico dovute ai moti

ondosi.

Ciò che determina la stabilità e la durabilità degli immobili è dunque la compatibilità dell’intero sistema

acqua/muratura/terreno.

A Venezia, i modelli di sponda rispondono molto bene alle esigenze della città, anche se c’è un forte bisogno di

manutenzione periodica, ciò che negli ultimi anni sembra essere mancato (in favore, si vocifera, di un unico macro-

intervento chiamato anacronisticamente Modulo Sperimentale Elettromeccanico, alias MOSE).

>> Se vuoi saperne di più sul MOSE leggi: Mose di Venezia

L’uso di lastre di pietra d’Istria ha da sempre avuto funzioni molto precise, le quali possono venire meno quando

cambiano le condizioni al contorno, con l’aumento del livello dell’acqua e con l’ondosità (come frequenza,intensità,

altezza) così come conosciute dai costruttori. Indubbio è che per le murature l’elemento debole del sistema è

costituito dalle malte di allettamento.

Acqua (alta) di mare, quali danni diretti?

Di certo sono funzione del livello dell’acqua stessa.

Si può così distinguere:

– la zona dove il muro è sempre immerso e quindi sempre bagnato;

– la zona sottoposta a bagnasciuga con un’azione periodica di bagnato;

– la parte superiore, in cui l’azione dell’acqua è discontinua.

Approfondisci con: Impermeabilizzazione in edilizia: come posare le guaine bituminose

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La risalita capillare dell’acqua

Si manifesta invece in maniera indiretta tramite il processo di risalita, logicamente molto attivo e intenso nelle

murature immerse nell’acqua, come sono quelle degli edifici, e più ridotto nelle rive di sponda, dove l’acqua con una

certa frequenza bagna tutta o quasi la muratura, evitando o per lo meno limitando tale fenomeno.

Infatti la risalita capillare per manifestarsi ha bisogno di sistemi porosi come le murature, ma per svolgere un

effetto negativo deve verificarsi l’evaporazione, la quale determina una certa accumulazione dei sali presenti

nell’acqua assorbita che migra nella muratura.

Quali conclusioni?

Le ultime indagini eseguite sulle murature a Venezia hanno dimostrato che i principali processi di comportamento a

seguito dell’azione dell’acqua di mare sono:

– processi chimici sul laterizio, molto ridotti e senza conseguenze per il materiale;

– processi di degrado fisico.

Distinguendo l’area di bagnasciuga da quella superiore, si rileva nella parte di livello medio-mare un’azione di

abrasione sui capillari dei mattoni esposti che comporta forti perdite di materia – la porosità arriva anche a

raddoppiare – ma il fenomeno riguarda solo i primi centimetri di spessore. Molto più intenso è invece il degrado

nelle parti più alte dove insiste il fenomeno della risalita capillare, che comporta una grave azione meccanica dovuta

alla elevata presenza di sali nella muratura, che tramite noti meccanismi di cristallizzazione polverizzano i laterizi.

Significativo è anche il rapporto diretto tra quantità di sali presenti nella muratura e crescita della porosità.

Questi processi andrebbero studiati ulteriormente valutando in modo più approfondito le varie situazioni, in

particolare l’azione ondosa, sia per l’effetto meccanico/abrasivo, sia per l’estensione in altezza della superficie

soggetta a tali fenomeni. Anche l’azione dell’acqua alta merita di essere valutata in rapporto alla sua frequenza.

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Dal 2010 in poi è aumentata la velocitàglobale del vento. Era in calo dagli anni‘80Una buona notizia per l’energia eolica: grossi incrementi almeno per i prossimi 10 anni[19 Novembre 2019]

Secondo lo studio “A reversal in global terrestrial stilling and itsimplications for wind energy production” pubblicato su NatureClimate Change da un team di internazionale di ricercatori, dopodecenni di declino, a livello globale le velocità dei venti sonoaumentate notevolmente a partire dal 2010 e gli scienziati ritengonoche alla base di questa accresciuta velocità ci siano i cambiamentinei modelli dell’oceano e della circolazione atmosferica.

Secondo i ricercatori «La scoperta è un’ottima notizia per l’industriadell’energia eolica» e sono convinti che «con venti più rapidivedremo crescere l’energia prodotta di circa il 37%».

A partire dagli anni ’80, gli scienziati avevano rilevato una marcatariduzione della velocità dei venti in tutto il mondo, un fenomeno cheera stato definito “quiete terrestre” e che, se si fosse protratto finoalla fine di questo secolo, avrebbe fatto diminuire del 21% la velocità del vento globale, dimezzando la quantità di energiadisponibile per l’industria eolica. Su cosa stesse causando questo declino c’era molta incertezza: secondo una teoria, l’inverdimentodella Terra, o la crescita dell’urbanizzazione, stava aumentando la rugosità superficiale e frenando la velocità del vento. Ma il nuovostudio dice che, da sola l’idea della rugosità, non è sufficiente per spiegare i cambiamenti.

Osservando i dati di 9.000 stazioni meteorologiche terrestri incrociandoli con modelli statistici, i ricercatori dimostrano che nel corsodegli anni dal 2010 a oggi i venti sono cresciti “significativamente” di intensità in tutto il mondo e con un tasso di aumento dellavelocità che è di tre volte superiore a quello di diminuzione della velocità dei venti prima del 2010. Gli autori dello studio ritengonoche «a ragione dell’aumento sia più legata ai cambiamenti nell’oceano e ai modelli di circolazione atmosferica e non alla solarugosità superficiale» e uno di loro, Adrian Chappell dell’Università di Cardif, spiega che «Per circolazione atmosferica oceanicaintendiamo il riscaldamento della superficie terrestre che crea gradienti di pressione e quindi vento. I cambiamenti in questecircolazioni hanno cambiato la velocità del vento. La causa alternativa e/o contribuente alla variazione della velocità del vento èdovuta al cambiamento della rugosità della superficie terrestre. E’ molto improbabile che il solo cambiamento della rugosità abbiacausato il cambiamento della velocità del vento. Resta plausibile che la combinazione di circolazione su larga scala e variazionedella rugosità abbia causato la variazione della velocità del vento».

La scoperta aiuta a spiegare perché la produttività del parco eolico statunitense sia aumentata del 7% in un decennio. Si presumevache alla base di questo miglioramento ci fosse l’innovazione tecnologica fosse ma, secondo il nuovo studio, è solo un componente:«Il 50% dell’aumento è dovuto all’aumento della velocità del vento».

Secondo i ricercatori, «Nel complesso, la scoperta è una buona notizia” per l’industria dell’energia eolica» e Chappell aggiunge che«Il ribaltamento della quiete terrestre globale fa ben sperare per l’espansione nel prossimo futuro dei sistemi di produzione dienergia eolica su larga scala ed efficienti nei Paesi a media latitudine»-

Se questo trend persistesse anche nel prossimo decennio, nel 2024 l’energia eolica aumenterebbe a 3,3 milioni di chilowattora, conun aumento complessivo del 37%.

Gli autori dello studio ritengono che in futuro l’aumento della velocità del vento diminuirà di nuovo, ma continuerà per almeno iprossimi 10 anni.

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Basta con la retorica dell’emergenzamaltempo, dobbiamo affrontare la crisiclimatica in corsoNegli ultimi vent’anni l’Italia ha speso circa il quadruplo per “riparare” i danni del dissesto idrogeologico rispetto a quanto investito per prevenirli[18 Novembre 2019]

diLuca Aterini

Dopo l’alta marea che ha affogato Venezia, e le alluvioni che hannocolpito prima il sud e poi il centro Italia – la Giunta toscana haappena dichiarato lo stato di emergenza regionale – è evidentecome sia sempre più improprio parlare di semplice emergenzamaltempo: l’impatto crescente della crisi climatica in corso sulterritorio nazionale rappresenta un fenomeno strutturale e come taleva riconosciuto, per poter ambire a mettere in sicurezza il Paese.

L’ultimo rapporto Dissesto idrogeologico in Italia, realizzatodall’Ispra, mostra che 7.275 comuni (il 91% del totale) sono a rischioper frane e/o alluvioni, e che il 16,6% del territorio nazionale èclassificato a maggiore pericolosità; oltre 6 milioni di abitanti vivonogià oggi in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovveroalluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni),e l’avanzata dei cambiamenti climatici porta con sé un aumentodegli eventi meteorologici estremi coi quali stiamo solo iniziando a fare i conti. Se a Venezia le emergenze legate all’acqua alta sonoraddoppiate rispetto agli anni ’90, solo nell’arco del 2018 si contano 148 eventi meteo estremi che hanno flagellato il Paese.

Sempre il 2018 ha rappresentato (finora) l’anno più caldo da oltre due secoli per l’Italia, con un aumento della temperatura mediaglobale rispetto al periodo 1961-1990 pari a +0,98°C a livello mondiale e +1,71°C nel nostro Paese, che di fatto si trova tra quelli piùcolpiti dal riscaldamento globale in corso. Solo che ancora non se n’è reso conto.

Per contrastare la tendenza in atto sono infatti due i pilastri sui quali possiamo contare per un’azione incisiva: ridurre le emissioniclimalteranti per mitigare i cambiamenti climatici, e aumentare la resilienza del territorio per adattarsi a quella parte di cambiamentodel clima ormai inevitabile. Eppure l’Italia non sta facendo grandi progressi su nessuno dei due fronti, anzi.

Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, in Italia non diminuiscono da cinque anni: erano pari a circa 426 Mt di CO2eq nel2014, lo stesso dato registrato nel 2018, con l’Ispra che stima ulteriori aumenti nell’anno in corso. Anche il Piano nazionale integratoenergia e clima (Pniec) che dovrà essere approvato entro fine anno mostra un livello d’ambizione ampiamente insufficiente, con unmodesto target di riduzione delle emissioni al 2030 (-37% circa) rispetto a quello cui si sta avviando l’Ue (-50%).

E se questo è lo stato dell’arte nella mitigazione ai cambiamenti climatici, sul fronte dell’adattamento va anche peggio. Due anni emezzo fa è stato sottoposto a consultazione pubblica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), ma daallora del documento si sono perse le tracce.

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fronte di circa 20 miliardi di euro spesi per “riparare” i danni del dissesto (un miliardo all’anno in media, considerando che dal 1944ad oggi sono stati spesi 75 miliardi di euro).

Per non rimanere bloccati nella retorica della “emergenza maltempo” occorre sapere a cosa l’Italia sta andando incontro: nelpeggiore dei casi, ovvero quello in cui si contemplano «i danni da eventi alluvionali nel contesto emissivo più elevato», il Pnaccstima che «nel 2050 le perdite annue sono comprese tra 4.5 e 11 miliardi e tra i 14 e i 72 miliardi nel 2080, a seconda dello scenariodi sviluppo economico considerato». Senza dimenticare che «i danni diretti, non considerati nello studio citato, di solito sono tra ledue e le tre volte più consistenti degli effetti sul Pil», arrivando fino all’incredibile cifra di 288 miliardi di euro. Uno scenariocatastrofico, che stiamo continuando colpevolmente a ignorare.

Eppure prevenire permetterebbe di attivare investimenti virtuosi in green economy, sostenere posti di lavoro qualificati e infineconseguire cospicui risparmi in termini di finanza pubblica: al proposito Legambiente osserva che dal 1998 al 2018 l’Italia ha spesocirca 5,6 miliardi di euro (300 milioni all’anno) in progettazione e realizzazione di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, a

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A che punto sono le iniziative del Governo contro ildissesto idrogeologicoCosta: «Il maltempo che sta investendo l’Italia in queste settimane sta aggredendo un territorio molto fragile» [18 Novembre 2019]

Secondo i dati messi in fila dall’European severe weatherdatabase (Eswd) ed elaborati da Coldiretti «a novembre in Italia cisono stati 6 nubifragi al giorno con tempeste di pioggia, vento,trombe d’aria e grandine con un aumento record del +57% rispettoallo stesso periodo dello scorso anno». Un dato che riguarda davicino la più grande organizzazione agricola europea, secondo laquale l’ondata di maltempo ancora in corso «ha fatto salire a milionidi euro i danni nelle campagne da nord a sud del Paese».

«L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la normaanche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenzaalla tropicalizzazione che – evidenzia Coldiretti – si manifesta conuna più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamentistagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapidopassaggio dal sole al maltempo. Una situazione che preoccupasempre più gli italiani con 3 su 4 (75%) spaventati dai cambiamenti climatici secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’».

Un contesto nel quale le istituzioni nazionali continuano a offrire soluzioni più che deficitarie, sia sul fronte della mitigazione deicambiamenti climatici sia su quello dell’adattamento del territorio. «Il maltempo che sta investendo l’Italia in queste settimane staaggredendo un territorio molto fragile – commenta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – Occorrono progetti esecutivi per aprire icantieri e mettere in sicurezza il Paese. I fondi ci sono e vanno spesi».

A luglio di quest’anno il ministro ha firmato un Piano Stralcio che stanzia 315 milioni di euro per finanziare progetti esecutivi di tuteladel territorio dal dissesto idrogeologico, che prevede 263 interventi in tutte le regioni: dal ministero sottolineano che si tratta di operedi estrema urgenza e indifferibilità, che hanno già ottenuto l’avallo dei commissari straordinari per il dissesto idrogeologico. Ilproblema, come documentato proprio nei giorni scorsi dalla Corte dei conti, è che anche quando i soldi ci sono spesso non vengonospesi perché rimangono impigliati nelle maglie della burocrazia. Su questo fronte il Consiglio dei ministri ha approvato ad aprile ilcosiddetto Cantiere ambiente, ovvero un ddl per velocizzazione gli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico, la cui portatarimane però tutta da verificare: al momento è fermo all’esame del Senato.

«Complessivamente – aggiunge Costa – il Governo ha stanziato 11 miliardi di euro per il triennio 2019-2021, nell’ambito del Pianonazionale Proteggi Italia, per la messa in sicurezza dal rischio di dissesto idrogeologico, con i primi 3 miliardi di euro disponibilinell’ambito del Piano stralcio 2019 per opere immediatamente cantierabili».

Visto lo stato dell’arte la prima sfida, dunque, è quella di riuscire effettivamente a spendere i soldi resi disponibili; la seconda èquella di individuare le altre, molte risorse necessarie. Sappiamo quante ne occorrono: è stato lo stesso ministero dell’Ambiente, nel2013, a stimare in 40 miliardi di euro e 15 anni di lavori il necessario per mettere sotto controllo il rischio idrogeologico lungo loStivale. Possono sembrare molti, ma negli ultimi vent’anni l’Italia ne ha spesi la metà – circa 20 miliardi di euro – solo per “riparare” idanni legati al dissesto idrogeologico: anche in questo caso, dunque, prevenire conviene.

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Il colpo di frusta climatico: in aumentol’altalenare di condizionimeteorologiche estremeMentre il mondo si riscalda, si intensificano i bruschi cambiamenti nei modelli meteorologici. siccità seguite da gravi alluvioni o improvvise fluttuazioni delle temperature. Ulteriori impatti su uomini e natura[18 Novembre 2019]

Jim Robbins, un noto giornalista ambientale statunitense e autoredel recente libro “The Wonder of Birds: What they Tell Us about theWorld, Ourselves and a Better Future”, ricorda su Yale Environment360 che «Dal 2011 al 2016, la California ha vissuto cinque anni diestrema siccità, durante i quali sono stati infranti numerosi recorddelle e alte temperature. Questi anni caldi e secchi sono stati seguitidall’inverno estremamente umido del 2016-2017, quando, daottobre a marzo, è caduta sullo tato una media di 31 pollici dipioggia, la seconda più alta piovosità invernale mai registrata». Unapioggia così abbondante ha portato a una crescita eccezionale dierba e di altra vegetazione, che, con il ritorno di condizioni calde esecche, ha contribuito a produrre un mix combustibile che ha svoltoun forte ruolo nei gravi incendi che hanno incenerito grandi areedella California negli ultimi due anni.

Robbins spiega che «Queste oscillazioni selvagge da un tempo estremo all’altro sono sintomatiche di un fenomeno, noto in varimodi come “colpo di frusta climatico” o “colpo di frusta del tempo”, che secondo gli scienziati è probabile che aumenti con ilriscaldamento del mondo. L’intensità degli incendi in questi giorni in luoghi come la California è un sintomo del cambiamentoclimatico, dicono gli esperti, ma l’effetto del colpo di frusta pone una serie diversa di problemi per l’uomo e i sistemi naturali».

Nel recente studio “Increasing precipitation volatility in twenty-first-century California” pubblicato su Nature Climate Change unteam di ricercatori dell’università della California – Los Angeles prevede che, se i gas serra continuano ad aumentare, entro la finedi questo secolo la frequenza di queste improvvise transizioni tra umido e secco aumenterà del 25% nella California settentrionale eraddoppierà nella California meridionale. E il principale autore dello studio, il climatologo Daniel Swain. conferma: «Partivamo dalpresupposto che, sulla West Coast, la cosa principale che dovessimo affrontare con i cambiamenti climatici fosse l’aumento delletemperature, la riduzione del manto nevoso, un aumento del rischio di incendi. Queste cose sono ancora vere, ma c’è un’altradimensione che dovremo affrontare: l’aumento del rischio di inondazioni e siccità estreme e le rapide transizioni tra le due cose».

Nel 2018 a Montecito c’è stato uno dei peggiori incendi della California, qualche settimana dopo, sul terreno nudo e bruciato sonocadute piogge torrenziali, causando frane che hanno travolto case e provocato 21 vittime. Un fenomeno ben conosciuto in Italia. InEuropa quest’anno le gelate tardive che hanno danneggiato le colture sono state seguite da forti piogge che hanno spazzato via iraccolti e inondato i campi per settimane.

Secondo Robbins e gli scienziati, «In futuro, il colpo di frusta climatico potrebbe significare un intenso anno di siccità seguito dapiogge record che non consentono la semina o che dilavano i fertilizzanti nei corsi d’acqua. Nei climi settentrionali, oscillazioniestreme tra il congelamento e lo scongelamento possono uccidere i germogli sugli alberi o portare a piogge, seguite da un climagelido, formando una barriera di ghiaccio che impedisce il foraggiamento e ad animali come i caribù di realizzare la loro migrazioneinvernale».

In Europa, i dati degli anelli degli alberi mostrano un significativo aumento della volatilità climatica negli ultimi 60 anni. Il NorthAtlantic Jet Stream fluttua tra i Balcani a sud e la Scozia a nord e circa 300 anni di campioni di anelli di alberi prelevati in entrambi iluoghi di mostrano che negli ultimi 6 decenni è diventato molto più variabile e più estremo, il che si traduce in eventi climatici piùgravi e uno spostamento più rapido tra gli estremi su base annuale, ma anche per le tempistiche mensili e settimanali. ValerieTrouet, del Laboratory of Tree-Ring Research dell’università dell’Arizona dice che «Tutto questo suggerisce che si tratta dicambiamenti antropogenici».

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Meteorologi e climatologi sono convinti che una delle cause del colpo di frusta climatico siano le modifiche del vortice polare, che asua volta influenza il flusso del jet stream. Il vortice è un muro di vento che circonda costantemente l’Artico e impedisce all’ariacalda di penetrare nelle regioni fredde e all’aria fredda di spostarsi a sud. Quando è stabile, il vortice polare produce un climanormale e stagionale. Ma un vortice polare instabile provoca condizioni meteorologiche anomale ed estreme. Un esempio è lacosiddetta “flash drought”, il fenomeno delle siccità improvvise che esisteva anche prima ma che negli ultimi decenni è diventato piùintenso e variabile. Mentre una siccità normale si sviluppa gradualmente a causa della mancanza di precipitazioni, una flash droughtavviene rapidamente a causa di temperature insolitamente alte, venti forti e giorni di cielo sereno che consentono un aumento delleradiazioni solari. Questo porta ad alti livelli di evapotraspirazione e le temperature diventano rapidamente così calde che il terrenoemette grandi quantità di umidità, mettendo a rischio i raccolti. A fine settembre negli Usa meridionali si sono avute flash droughtsubito dopo che piogge torrenziali avevano allagato la regione. In un’intervista a E&E News, Eric Luebehusen, un meteorologo delDipartimento dell’agricoltura Usa, ha evidenziato che «E’ successo tutto in 60-90 giorni. La popolazione è passata moltovelocemente dal molto umido al molto secco»,

L’olandese Sebastian Bathiany dell’università di Wageningen è convinto che l’aumento della variabilità delle temperature influirà inmodo sproporzionato sui paesi meno sviluppati: «L’umidità nel suolo svolge un ruolo centrale nella moderazione degli estremi delletemperature e il riscaldamento climatico sta prosciugando i suoli. E quando si hanno condizioni più asciutte, allora le fluttuazioni ditemperatura non sono più tollerabili, quindi si ha una maggiore variabilità delle temperature. La variazione sarà più pronunciata inAmazzonia, nel sud-est asiatico e in alcune parti dell’Africa, i luoghi più umidi del mondo e anche alcuni dei più poveri e meno ingrado di gestire gli impatti.

Mentre la ricerca sugli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali è appena all’inizio tra gli scienziati è diffusa laconvinzione (e le evidenze) che questi cambiamenti siano un ulteriore stress al quale molte specie non riusciranno adadattarsi. Bryan Black, del tree-ring lab dell’università dell’Arizona, spiega che «In teoria, gli estremi influiscono negativamente sullacapacità di recupero di una popolazione. Il flip-flop da un estremo all’altro influenza la resilienza e la biologia è meno in grado diriprendersi dopo un flip-flop agli estremi. Questo è quel su cui stiamo lavorando ora». Insomma, insieme alla compromissioneantropica degli ecosistemi, gli impatti climatici possono essere gravi, fino a portare a estinzioni.

Lo studio di riferimento su variabilità climatica e impatti sull’ecosistema è “Climate change hastens population extinctions”,pubblicato nel 2002 su PNAS, e che riguardava il caso della farfalla checkerspot della Baia (Euphydryas editha bayensis), unasottospecie estintasi nella baia di San Francisco, in parte a causa della perdita del suo habitat ma anche a causa della volatilitàdelle precipitazioni e delle temperature annuali che hanno causato un gap tra la comparsa delle larve e le piante di cui si nutrono. Ibruchi delle checkerspot della Baia si schiudevano ad aprile, ma morivano di fame se non riuscivano a crescere abbastanza primadell’inizio della siccità estiva, quando appassivano le piante stagionali da cui dipendevano. Uscite dai loro bozzoli, le farfalleriprendevano a nutrirsi a novembre quando iniziano le piogge. Uno degli autori dello studio, John McLaughlin della WesternWashington University. Evidenzia che «Queste popolazioni di farfalle sono state portate all’estinzione a causa della variabilità delleprecipitazioni. Dovremmo prestare molta più attenzione a questo tipo di cose».

Un altro scenario da colpo di frusta è emerso sulle montagne della Sierra Nevada, in California, grazie allo studio“Fluctuations inannual climatic extremes are associated with reproductive variation in resident mountain chickadees” pubblicato nel 2018 su RoyalSociety Open Science e che si è svolto dal 2012 al 2017, un periodo nel quale ci sono state sia intense nevicate e la peggioresiccità della storia della California che ha colpito duramente la fascia collinare, riducendo il successo riproduttivo delle chickadees(cinciarelle), mentre la neve ha colpito le chickadees di alta quota. Gli autori dello studio sottolineano che «Considerando che lafrequenza delle oscillazioni climatiche estreme tra siccità e neve è prevista in aumento, tali oscillazioni possono avere effetti negativisulle popolazioni di chickadees attraverso l’intero gradiente altitudinale. È troppo presto per fare previsioni specifiche, tuttavia inostri dati suggeriscono che anche le specie più comuni potrebbero essere sensibili».

I colpi di frusta climatici stanno avendo effetti sulla qualità dell’acqua nel Midwest Usa, con impatti sia sulle attività umane che sullanatura: uno studio ha dimostrato che i fertilizzanti azotati che gli agricoltori hanno utilizzato sui campi durante e dopo la semina sonorimasti nel terreno negli anni di siccità, Negli scenari di precipitazione normali, l’azoto verrebbe espulso dal terreno durante l’interoanno vegetativo, ma quando un terreno viene colpito da un’inondazione – come nel 2012-2013 – l’azoto viene espulso dai campitutto in una volta, e il risultato è un picco dei livelli di azoto nei fiumi e nei corsi d’acqua che inquina l’acqua potabile e fa crescere lealghe, danneggiando i pesci e altri organismi acquatici. Uno degli autori dello studio, Adam Ward, idrologo della O’Neill school ofpublic and environmental affairs dell’Indiana University, fa notare che «Il problema è che le nostre attuali pratiche agricoleinteragiscono in modi inaspettati con il cambiamento del tempo e del clima, producendo conseguenze più frequenti e gravi».

Mentre numerosi ricercatori esaminano settorialmente questi fenomeni, il progetto biennale Winter Weather Whiplash and ItsImpacts on Socio-Ecological Systems esamina gli impatti su larga scala: un team di una dozzina di ricercatori – ecologi, sociologi edeconomisti – sta esaminando cosa significano gli eventi colpo di frusta per le persone e il mondo naturale e in uno studio in corso distampa definisce quattro tipi di colpi di frusta invernali: due durante l’inverno stesso e due durante le transizioni autunnali eprimaverili. Secondo una delle ricercatrici del team, Alexandra Contosta dell’università del New Hampshire, «La natura altalenante

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di [questi eventi], soprattutto tra condizioni di congelamento e scongelamento, può avere un impatto smisurato sui sisteminaturali. per il nostro concetto di colpo di frusta climatico invernale è fondamentale che il punto di congelamento dell’acqua è unadelle soglie fisiche più difficili in natura e quando si ha un evento meteorologico invernale si ha un superamento estremo di quellasoglia, con molti cambiamenti dinamici. Nell’inverno 2017/18 i ricercatori hanno identificato due eventi: il riscaldamento che porta afar cadere pioggia sulla neve, che può causare inondazioni e il dilavamento dei nutrienti, un’ondata di caldo invernale, come quelloche ha colpito il New England nel febbraio 2017 con temperature di oltre 21° C che ha fatto “risvegliare2 gli alberi dalla dormienza e,quando le temperature sono calate di nuovo ha causato una forte mortalità delle piante.

Questi eventi del colpo di frusta hanno un carattere diverso rispetto ai fenomeni di colpo di frusta invernale perché le foglie deglialberi, le erbe e altra vegetazione crescono attivamente. La Contosta conclude. «Una tempesta di neve tardiva in primavera o unatempesta di neve precoce in autunno possono avere molti impatti: alberi che cadono, linee elettriche che crollano e mortalità per lavegetazione. Se in futuro questi eventi diventeranno più frequenti, potrebbe esserci molta mortalità e questo, ad esempio, potrebbecompensare la quantità di carbonio che una foresta assorbe per un intero anno».

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Sono stati approvati progetti per gli Appennini centrali,meridionali, settentrionali, Alpi orientali, bacino del fiume Poper un totale di 25 milioni di euro

Approvati i primi progetti esecutivi che riguardano la tutela e lamessa in sicurezza di tutto il territorio nazionale, per un totale di 25milioni di euro iniziali. Lo ha annunciato il ministro dell'AmbienteSergio Costa che ieri ha riunito al Ministero tutte le Autorità di bacino

distrettuali facendo un focus sui fiumi e corsi d’acqua.

"In questi giorni - scrive Costa su Facebook - l’Italia sta soffrendo, tutta,

da Nord a Sud, per il maltempo. Un maltempo anomalo, decisamente,

anomalo per frequenza di questi fenomeni e per la loro evidente

violenza. Sono proprio le conseguenze dei cambiamenticlimaticiannunciate dagli scienziati dell’Ipcc nei loro report ufficiali.

Prevenire con la tutela del territorio e la messa in sicurezza è

fondamentale".

Sono stati approvati progetti per gli Appennini centrali,meridionali, settentrionali, Alpi orientali, bacino del fiume Po.

"Siamo solo all’inizio - afferma il ministro -, servono progetti cantierabili

da parte delle Regioni. Per troppi anni sono stati dati soldi a pioggia

che spesso neanche arrivavano alla giusta destinazione, cioè quella

della messa in sicurezza del territorio. Allora adesso i soldi ci sono, e

questi 25milioni potrebbero arrivare a 38 se gli ulteriori progetti

presentati saranno immediatamente cantierabili: io ti do i soldi edomani apri il cantiere".

Costa aggiunge che i tempi avranno una priorità assoluta: devono

essere ristrettissimi e ricorda che è in parlamento la norma'Cantiere ambiente' che "deve essere approvata rapidamente e serve

per sburocratizzare tutti i processi e avviare i lavori con più velocità".

red/mn

(fonte: Pagina Facebook Sergio Costa)

Maltempo, Costa: "Priorità messa in sicurezzaterritorio: approvati primi progetti esecutivi"Martedi 19 Novembre 2019, 08:44

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Redazione ANSA ROMA 18 novembre 2019 19:14

Maltempo: Costa, 25 milioni contro dissesto arginifiumiApprovati progetti esecutivi per la manutenzione

Progetti esecutivi che riguardano tutto il territorio nazionale, per un totale di 25 milionidi euro - che fanno parte del piano stralcio 2019 di opere di manutenzione ordinaria estraordinaria - sono stati approvati oggi in una riunione convocata dal ministrodell'Ambiente Sergio Costa. L'emergenza maltempo, spiega il ministero, riguarda tuttal'Italia, in particolare gli argini dei fiumi, ed "è importante intervenire per rafforzare eaccelerare gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza dal rischio idrogeologico".

Le risorse "potrebbero arrivare a 38 milioni di euro se gli ulteriori progetti presentatisaranno immediatamente cantierabili", spiega il ministero in una nota precisando chela decisione è stata presa nel pomeriggio dalla Conferenza istituzionale permanentedelle Autorità di bacino convocata da Costa. "I progetti e i soldi ci sono - ha ribadito ilministro Costa - Considero una priorità assoluta i tempi, che devono essereristrettissimi. Questi fondi sono per la prevenzione del dissesto e devono essere

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considerati un investimento". Facendo appello alla "massima collaborazione tra isoggetti coinvolti", Costa osserva che agire rapidamente è "un tassello importante delnostro grande disegno contro il dissesto idrogeologico del Paese che stiamocontrastando anche con la norma 'Cantiere ambiente', che deve essere approvatarapidamente, e con il Piano Stralcio, con il quale abbiamo già stanziato 315 milioni dieuro nel 2019 per oltre 260 interventi in tutte le regioni". Poiché l'emergenza maltempodi questi giorni riguarda tutta l'Italia, spiega il ministero, "in particolare gli argini deifiumi, è importante intervenire prioritariamente su questo fronte per rafforzare eaccelerare gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza dal rischio idrogeologicoladdove siano stati già presentati progetti esecutivi". Alla riunione, presieduta dallostesso ministro, sono intervenuti rappresentanti delle Regioni e delle Autorità di bacinodistrettuali (Appennino settentrionale, Alpi orientali, fiume Po, Appennino centrale,Appennino meridionale).

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Redazione ANSA ROMA 18 novembre 2019 19:54

Amazzonia:Greenpeace, via area come 1,4 milionicampi calcioGreenpeace, deforestazione in Brasile in un anno per oltre 9.762 kmq

La deforestazione nell'Amazzonia brasiliana ha raggiunto tra agosto 2018 e luglio 2019il tasso più alto registrato dal 2008: ben 9.762 chilometri quadri, secondo i dati delProgramma di monitoraggio satellitare della foresta amazzonica brasiliana (Prodes)dell'Istituto brasiliano di ricerche spaziali (Inpe). Lo afferma Greenpeace, indicando chel'area è grande quanto 1,4 milioni di campi di calcio e spiegando che un indicesviluppato da questo Istituto mostra che nei primi tre mesi del monitoraggio (agosto-ottobre 2019) è aumentata del 100% l'area interessata da allarmi di deforestazionerispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. "La politica del presidente Bolsonaro sta annientando la capacità del Brasile dicombattere la deforestazione, favorendo chi commette crimini ambientali eincoraggiando le violenze verso Popoli Indigeni e comunità forestali tradizionali"dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia.

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"Agire per porre fine alla deforestazione - dell'Amazzonia e di tutte le foreste delPianeta - deve essere un obiettivo globale della Comunità Internazionale. Il governobrasiliano deve proteggere la foresta e i suoi abitanti, mentre governi nazionali e Uedevono impegnarsi concretamente e proporre una legislazione in grado di garantireche il cibo che mangiamo e i prodotti che utilizziamo non vengano prodotti a scapitodei diritti umani e delle foreste del Pianeta". La distruzione delle foreste è una delle principali cause del cambiamento climatico edella massiccia estinzione delle specie a cui stiamo assistendo, ribadisce Greenpeace.Proteggere le foreste e promuovere pratiche agricole sostenibili ed ecologiche, èfondamentale per affrontare la crisi climatica che stiamo attraversando.

L’Unione Europea, durante l’ultimo G7, ha dichiarato di voler difendere l’Amazzoniastanziando fondi contro gli incendi ma, al tempo stesso - ricorda Greenpeace -, haelaborato, a fine luglio, un Piano d’azione contro la deforestazione che non affronta icosti ambientali e umani delle politiche commerciali e agricole dell’Ue, continuando apermettere a una manciata di multinazionali di accedere a nuovi mercati a scapito dellanecessità di valutare il costo ecologico, climatico e umano degli accordi commerciali incui l’Ue è coinvolta.

“L’Accordo di libero scambio Ue-Mercosur, che coinvolge il Brasile e altri tre stati delSud America (Argentina, Paraguay e Uruguay), almeno così com’è, aumenterà leimportazioni di materie prime agricole in Europa (a cominciare da carne e soia), conconseguenze devastanti per il clima, le foreste e i diritti umani, sacrificati ancora unavolta sull’altare del profitto” conclude Borghi. Greenpeace chiede che l’Accordo UE-Mercosur sia sospeso finché le foreste non saranno adeguatamente protette e checomprenda misure efficaci per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, la Convenzionesulla diversità biologica e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. La distruzionedelle foreste è una delle principali cause del cambiamento climatico e della massicciaestinzione delle specie a cui stiamo assistendo. Proteggere le foreste e promuoverepratiche agricole sostenibili ed ecologiche, è fondamentale per affrontare la crisiclimatica che stiamo attraversando.

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Giornata nazionale degli alberi, l’allarme degli esperti: “Nel 2019 incendi quintuplicati”

Secondo il PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes, l’ente normatore della certificazione di gestione del patrimonio forestale) le cause del disboscamento non sono solo i cambiamenti climatici, ma anche il degrado, l'abbandono e l'aumento incontrastato dei roghi dolosi

di Luisiana Gaita | 18 NOVEMBRE 2019

Non solo cambiamenti climatici e incendi, ma anche abbandono e illegalità sono tra le cause che stanno mettendo a rischio le foreste nel mondo. A lanciare l’appello, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi che si celebra il 21 novembre, è il PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), l’ente normatore della certificazione di gestione del patrimonio forestale.

GLI INCENDI – Secondo l’ESA nell’agosto 2019 si è verificato un numero di incendi cinque volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2018. La missione Copernicus Sentinel-3 ha infatti registrato 79mila roghi, contro i 16mila rilevati lo scorso anno, il 49% dei quali è stato rilevato in Asia, circa il 28% in Sud America, il 16% in Africa, seguiti da quelli in Nord America, Europa ed Oceania. È di questi giorni, inoltre, l’ultima catastrofe che sta colpendo l’Australia, che arriva a pochi mesi dai devastanti incendi che hanno colpito Siberia e Amazzonia. “L’esplosione di incendi nel 2019 mette tutto il mondo di fronte alla necessità di prendere subito decisioni rapide e azioni concrete per porre un freno alle fiamme che stanno radendo al suolo

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i polmoni verdi del pianeta” dichiara Maria Cristina d’Orlando, presidente del PEFC Italia.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI – “Le cause di questi fenomeni sono le più disparate – aggiunge – ma il ruolo dell’uomo è decisivo. I cambiamenti climatici hannoinfatti reso la stagionalità imprevedibile e i fenomeni atmosferici più rari,improvvisi e drastici”. Come è accaduto nel caso della tempesta VAIA che unanno fa, tra il 28 e il 29 ottobre, colpì una superficie di circa 40mila ettari, traLombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. “Le foreste,inoltre, sono particolarmente esposte ai cambiamenti climatici – aggiunge ilpresidente di PEFC – perché le piante hanno cicli di vita che spesso superano i100-150 anni e quindi quelle che ora sono adulte sono nate in un clima diverso”.

DEFORESTAZIONE E ABBANDONO – Senza contare che le aree danneggiate dal fuoco sono spesso anche colpite da deforestazione e abbandono. Nell’Amazzonia brasiliana il disboscamento è cresciuto del di quasi il 100% nei primi otto mesi del 2019: secondo dati ufficiali dell’Inpe (Istituto nazionale per le ricerche scientifiche) questa foresta tropicale avrebbe perso oltre 1700 chilometri quadrati nel solo mese di agosto. In Italia, invece, la superficie forestale è fortemente aumentata dagli anni 60, ma contemporaneamente i boschi e le aree interne sono state completamente abbandonate senza più nessuno che le gestisca.

IL TRAFFICO ILLEGALE DI LEGNO – “Agli incendi, all’abbandono e alla deforestazione si aggiunge infine la questione del traffico illegale di legno – sottolinea Maria Cristina D’Orlando – che, stando agli ultimi dati Interpol, assicura al crimine organizzato internazionale un fatturato tra i 30 e i 100 miliardi di euro ogni anno, giro d’affari secondo solo al commercio di droga e superiore anche al traffico di rifiuti e di fauna selvatica”. E l’Italia è coinvolta, suo malgrado, nelle attività di importazione illegale di legno. Questo, nonostante la recente direttiva UE 995/2010 che obbliga le aziende a conoscere l’origine del legname. “Come PEFC – spiega il segretario generale Antonio Brunori – stiamo lavorando da anni in tutto il mondo per sensibilizzare aziende e consumatori su questi temi: l’acquisto di legno, carta e altri prodotti certificati rappresenta la massima garanzia della loro origine legale e sostenibile, perché la certificazione forestale è strumento di mercato basato sull’etica e sulla trasparenza”.