19 Mercoledì 18 Luglio 2018 AgricolturaVia i dazi sui vini, giù su carni e formaggi. Scudo per 45...

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19 Mercoledì 18 Luglio 2018 Via libera al Jefta, patto commerciale per 600 mln di persone. Anche su servizi, appalti, dati Libero scambio col Giappone Via i dazi sui vini, giù su carni e formaggi. Scudo per 45 IG DI LUIGI CHIARELLO U na zona di libero scam- bio per un mercato da oltre 600 mln di perso- ne. L’accordo commer- ciale più vasto mai negoziato dall’Unione europea. Si tratta del partenariato economico tra Unione europea e Giappone (Jefta), firmato ieri a Tokyo, dal presidente della commis- sione europea Jean-Claude Juncker, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal primo ministro del Giappone, Shinzo Abe. Cuore dell’intesa è proprio il compar- to agricolo europeo, che, spiega Cecilia Malmström, commis- sario Ue per il commercio: «Po- trà beneficiare dell’accesso al vasto mercato giapponese (127 mln di consumatori, ndr) e della protezione di oltre 200 prodotti alimentari e bevande, come lo Champagne e il prosciutto di Parma». L’intesa elimina gran parte dei dazi (per un valore di 1 mld di euro), pagati ogni anno dalle imprese europee che esportano in Giappone. E sop- prime tutta una serie di ostacoli normativi all’export, ad esem- pio sulle auto. Le denominazioni italiane tutelate saranno 45 (19 pro- dotti agroalimentari e 26 tra vini e alcolici). Produzioni che, secondo stime Agrinsieme «rappresentano il 90% del va- lore dell’export agroalimentare delle denominazioni del nostro Paese». Il sodalizio agricolo evi- denzia, inoltre, che il patto «ren- de illegale la vendita di prodotti di imitazione», ma denuncia de- bolezze sul versante della tute- la delle Indicazioni geografiche. E, in effetti, già Assolatte, mesi fa, aveva denunciato l’attribu- zione della qualifica di termini generici a denominazioni dop come Parmesan, Padano (ma non Grana, stando all’ultima versione del trattato), Pecorino Romano (si veda, da ultimo, Ita- liaOggi dell’11/7/2018). Ora la palla passa alla Die- ta giapponese e al Parlamento europeo, che dovranno appro- vare definitivamente l’accordo, affinché entri a regime. Il Jef- ta, infatti, non necessita del via libera di tutti i parlamenti degli stati dell’Unione europea, a differenza del Ceta (l’intesa di libero scambio tra Europa e Canada). Questo perché gli ese- cutivi dei singoli stati Ue hanno già dato luce verde all’accordo, all’unanimità. Così, se il via li- bera giungerà a breve, il libero scambio tra il Sol levante e i 27 paesi dell’Unione del Vecchio Continente sarà operativo dal 2019. Ma andiamo con ordine L’accordo sul versante alimentare. Per le esporta- zioni agricole dall’Ue, il Jefta prevede: • l’azzeramento dei dazi giapponesi su molti formaggi (oggi al 29,8%, ma il range va fino al 40%) nonché sui vini (del 15% in media); • la possibilità, per l’Ue, di aumentare in modo rilevante export e import di carni bovine col Giappone, senza modifica- re le norme Ue su trattamento con ormoni e ogm. Le carni di maiale saranno, invece, esen- ti da dazi per il trasformato e quasi esenti per il fresco; • in Giappone sarà garan- tita la protezione di oltre 200 prodotti agricoli europei di alta qualità (IG); uno scudo recipro- co, visto che anche l’Unione europea proteggerà tutta una serie di IG giapponesi. Ma il Jefta interessa an- che altri settori: il mercato dei servizi, in particolare finan- ziari, del commercio elettronico, delle tlc e dei trasporti. In più, • garantisce alle imprese Ue accesso agli appalti di 48 gran- di città giapponesi ed elimina le barriere sulle gare nel setto- re ferroviario; • prevede per settori europei sensibili, come quello automo- bilistico, periodi di transizione (fino a 7 anni) prima che i dazi doganali vengano soppressi. Infine, sul versante della protezione dei dati, il 16 lu- glio scorso, Bruxelles e Tokyo hanno chiuso i negoziati sulla reciproca adeguatezza, per completare l’accordo di parte- nariato economico. Le due par- ti hanno deciso di riconoscere come «equivalenti» i reciproci sistemi di protezione dati, per consentire un flusso in sicu- rezza delle informazioni tra l’Ue e Giappone. Una intesa che, nei fatti, crea il più vasto spazio di flusso sicuro di dati al mondo. Due numeri sul merca- to. Il Giappone è il 6° partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Ue, con un surplus commerciale di 2,4 mld di euro. L’Italia esporta verso il Sol Levante beni per circa 6,6 mld e importa per 4,2 mld. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono vino, olio d’oli- va, pomodoro, pasta e aceto. Bloccato Nero d’Avola made in Australia venduto in In- ghilterra. A fermare le vendite è stato l’Icqrf, l’ispettorato del ministero delle Politiche Agricole, che ha avviato una proce- dura per il sospetto di non conformità dopo aver verificato che venti siti internet del Regno Unito hanno pubblicizzato e immesso sul mercato Ue vini prodotti in Australia che utiliz- zano la menzione della varietà di uva Nero d’Avola che invece è riservata unicamente ai produttori delle denominazioni di origine siciliane. Nell’atto di notifica sulle irregolarità riscon- trate, inviato al Dipartimento dello sviluppo, degli alimenti e delle politiche rurali (Defra) e alla Food Standards Agency (Fsa) del Regno Unito, l’Icqrf sottolinea come «l’evocazione di vini Dop italiani è provocata sia dall’utilizzo di una varietà di vite che il consumatore europeo percepisce come legata al territorio siciliano, sia con il continuo uso dei termini «Sicily» e «Sicilian» che spesso sono usati per descrivere e pubblicizzare i vini australiani sui siti web segnalati». L’Icqrf ha chiesto alle autorità del Regno Unito di «attivare gli opportuni controlli per far cessare ogni possibile illecita commercializzazione». Uk, stop Nero d’Avola Aussie Il Montepulciano d’Abruzzo festeggia il 50° anniversario dalla sua denominazione. E ci arriva come uno tra i vini a denominazione più diffusi in Italia e nel mondo: 100 milio- ni le bottiglie prodotte ogni anno. Il 2017 ha visto l’export in crescita: +13% rispetto all’anno precedente. Premiato, in particolare, l’orientamento delle aziende vinicole verso i mercati internazionali, principalmente Usa, Canada, Ger- mania e Regno Unito. Oggi l’Abruzzo è la quinta regione in Italia per la produzione di vino con oltre 3,2 milioni di ettolitri all’anno. «E da dicembre 2018», rivela Valentino Di Campli, presidente del Consorzio tutela vini d’Abruzzo, «il consorzio adotterà il contrassegno dello stato per la Doc del Montepulciano d’Abruzzo». 50 anni di Montepulciano Lotta alla contraffazione, anche online, delle deno- minazioni Valpolicella sui mercati internazionali gra- zie al protocollo firmato da Icqrf, l’Ispettorato Repres- sione Frodi del ministero delle Politiche agricole, e il Consorzio tutela vini Valpolicella. L’accordo prevede azioni per ostaco- lare le vendite e-commerce, fino al sequestro, di prodotti evocanti e usurpanti i nomi «Amarone», «Valpolicella», «Valpolicella Ripasso» e «Recioto della Valpolicella» in Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Irlanda, Danimar- ca e in altri Paesi scandina- vi a regime di monopolio, principali mercati delle de- nominazioni veronesi. Valpolicella contro i falsi Mezzo milione di bottiglie per il Moscato Canelli, denominazione in crescita del 90% in pochi anni. Dal primo anno di produzione, il 2011, la produzione della sottozona del Moscato d’Asti docg è passata da poco più di 95 mila bottiglie, alle 410 mila del 2017. «5 anni di crescita continua. Ormai è un obiettivo certo andare ol- tre le 500 mila bottiglie nel 2018, per puntare al milio- ne di bottiglie in pochi anni», commenta Gianmario Ce- rutti, presidente dell’Asso- ciazione Produttori Mo- scato Canelli. Nel 2018, il Moscato Canelli conferma tra gli 80 e i 100 ettari di su- perficie vitata Il 50% viene consumato all’estero. 500 mila per Canelli IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA Agricoltura per 600 mln di persone A n OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL Oggi Oggi Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO [email protected] DI LUIGI CHIARELLO fa aveva denunciato lattribu europea proteggetutta una g m d c i z è o t e ( v d t e i a p Ecco cosa cambia con il nuovo partenariato economico Sugli alimenti importati dall’Ue oggi il Giappone impone dazi del: 30-40% sul formaggio (oggi il dazio è al 29,8%); 38,5% sulle carni bovine; 15% su vini e alcolici; fino al 24% sulla pasta; fino al 30% sul cioccolato; 8,5% sulle carni suine trasformate; 4,3% (in media) sulle carni suine fresche; Con l’accordo di libero scambio, il Giappone eliminerà i dazi su oltre il 90% delle importazioni agricole dall’Ue sin dal primo giorno. In particolare: - eliminerà subito i dazi su vino e alcolici; - ridurrà di molto i dazi sull’export Ue di carni suine (per valore l’esportazione più importante dell’Ue in Giappone); - ridurrà i dazi sulle carni bovine (fino al 9%, ma solo dopo 15 anni); - aprirà il mercato giapponese ai formaggi europei, portando a zero i dazi dopo 15 anni; - aumenterà i contingenti applicati dal Giappone alle esportazioni di malto, fecola di patate, latte scremato in polvere, burro e siero di latte dell’Ue; - aprirà gli scambi di prodotti trasformati, come pasta, cioccolato, dolciumi e biscotti, il cui valore per l’export Ue in Giappone ammonta a 500 mln di euro l’anno 114097115115101103110097115116097109112097064097103101110122105097105109112114101115115046105116 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente '[email protected]' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente '[email protected]' - http://www.italiaoggi.it

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19Mercoledì 18 Luglio 2018

Via libera al Jefta, patto commerciale per 600 mln di persone. Anche su servizi, appalti, dati

Libero scambio col GiapponeVia i dazi sui vini, giù su carni e formaggi. Scudo per 45 IG

DI LUIGI CHIARELLO

Una zona di libero scam-bio per un mercato da oltre 600 mln di perso-ne. L’accordo commer-

ciale più vasto mai negoziato dall’Unione europea. Si tratta del partenariato economico tra Unione europea e Giappone (Jefta), firmato ieri a Tokyo, dal presidente della commis-sione europea Jean-Claude Juncker, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal primo ministro del Giappone, Shinzo Abe. Cuore dell’intesa è proprio il compar-to agricolo europeo, che, spiega Cecilia Malmström, commis-sario Ue per il commercio: «Po-trà benefi ciare dell’accesso al vasto mercato giapponese (127 mln di consumatori, ndr) e della protezione di oltre 200 prodotti alimentari e bevande, come lo Champagne e il prosciutto di Parma». L’intesa elimina gran parte dei dazi (per un valore di 1 mld di euro), pagati ogni anno dalle imprese europee che esportano in Giappone. E sop-prime tutta una serie di ostacoli normativi all’export, ad esem-pio sulle auto.

Le denominazioni italiane tutelate saranno 45 (19 pro-dotti agroalimentari e 26 tra vini e alcolici). Produzioni che, secondo stime Agrinsieme «rappresentano il 90% del va-lore dell’export agroalimentare delle denominazioni del nostro Paese». Il sodalizio agricolo evi-denzia, inoltre, che il patto «ren-de illegale la vendita di prodotti di imitazione», ma denuncia de-bolezze sul versante della tute-la delle Indicazioni geografi che. E, in effetti, già Assolatte, mesi

fa, aveva denunciato l’attribu-zione della qualifi ca di termini generici a denominazioni dop come Parmesan, Padano (ma non Grana, stando all’ultima versione del trattato), Pecorino Romano (si veda, da ultimo, Ita-liaOggi dell’11/7/2018).

Ora la palla passa alla Die-ta giapponese e al Parlamento europeo, che dovranno appro-vare defi nitivamente l’accordo, affi nché entri a regime. Il Jef-ta, infatti, non necessita del via libera di tutti i parlamenti degli stati dell’Unione europea, a differenza del Ceta (l’intesa di libero scambio tra Europa e Canada). Questo perché gli ese-cutivi dei singoli stati Ue hanno già dato luce verde all’accordo, all’unanimità. Così, se il via li-bera giungerà a breve, il libero scambio tra il Sol levante e i 27 paesi dell’Unione del Vecchio Continente sarà operativo dal 2019. Ma andiamo con ordine

L’accordo sul versante alimentare. Per le esporta-zioni agricole dall’Ue, il Jefta prevede:

• l’azzeramento dei dazi giapponesi su molti formaggi (oggi al 29,8%, ma il range va fi no al 40%) nonché sui vini (del 15% in media);

• la possibilità, per l’Ue, di aumentare in modo rilevante export e import di carni bovine col Giappone, senza modifi ca-re le norme Ue su trattamento con ormoni e ogm. Le carni di maiale saranno, invece, esen-ti da dazi per il trasformato e quasi esenti per il fresco;

• in Giappone sarà garan-tita la protezione di oltre 200 prodotti agricoli europei di alta qualità (IG); uno scudo recipro-co, visto che anche l’Unione

europea proteggerà tutta una serie di IG giapponesi.

Ma il Jefta interessa an-che altri settori: il mercato dei servizi, in particolare fi nan-ziari, del commercio elettronico, delle tlc e dei trasporti. In più,

• garantisce alle imprese Ue accesso agli appalti di 48 gran-di città giapponesi ed elimina le barriere sulle gare nel setto-re ferroviario;

• prevede per settori europei sensibili, come quello automo-bilistico, periodi di transizione (fi no a 7 anni) prima che i dazi doganali vengano soppressi.

Infi ne, sul versante della protezione dei dati, il 16 lu-glio scorso, Bruxelles e Tokyo hanno chiuso i negoziati sulla reciproca adeguatezza, per completare l’accordo di parte-nariato economico. Le due par-ti hanno deciso di riconoscere come «equivalenti» i reciproci sistemi di protezione dati, per consentire un fl usso in sicu-rezza delle informazioni tra l’Ue e Giappone. Una intesa che, nei fatti, crea il più vasto spazio di fl usso sicuro di dati al mondo.

Due numeri sul merca-to. Il Giappone è il 6° partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Ue, con un surplus commerciale di 2,4 mld di euro. L’Italia esporta verso il Sol Levante beni per circa 6,6 mld e importa per 4,2 mld. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono vino, olio d’oli-va, pomodoro, pasta e aceto.

Bloccato Nero d’Avola made in Australia venduto in In-ghilterra. A fermare le vendite è stato l’Icqrf, l’ispettorato del ministero delle Politiche Agricole, che ha avviato una proce-dura per il sospetto di non conformità dopo aver verifi cato che venti siti internet del Regno Unito hanno pubblicizzato e immesso sul mercato Ue vini prodotti in Australia che utiliz-zano la menzione della varietà di uva Nero d’Avola che invece è riservata unicamente ai produttori delle denominazioni di origine siciliane. Nell’atto di notifi ca sulle irregolarità riscon-trate, inviato al Dipartimento dello sviluppo, degli alimenti e delle politiche rurali (Defra) e alla Food Standards Agency (Fsa) del Regno Unito, l’Icqrf sottolinea come «l’evocazione di vini Dop italiani è provocata sia dall’utilizzo di una varietà di vite che il consumatore europeo percepisce come legata al territorio siciliano, sia con il continuo uso dei termini «Sicily» e «Sicilian» che spesso sono usati per descrivere e pubblicizzare i vini australiani sui siti web segnalati». L’Icqrf ha chiesto alle autorità del Regno Unito di «attivare gli opportuni controlli per far cessare ogni possibile illecita commercializzazione».

Uk, stop Nero d’Avola Aussie

Il Montepulciano d’Abruzzo festeggia il 50° anniversario dalla sua denominazione. E ci arriva come uno tra i vini a denominazione più diffusi in Italia e nel mondo: 100 milio-ni le bottiglie prodotte ogni anno. Il 2017 ha visto l’export in crescita: +13% rispetto all’anno precedente. Premiato, in particolare, l’orientamento delle aziende vinicole verso i mercati internazionali, principalmente Usa, Canada, Ger-mania e Regno Unito. Oggi l’Abruzzo è la quinta regione in Italia per la produzione di vino con oltre 3,2 milioni di ettolitri all’anno. «E da dicembre 2018», rivela Valentino Di Campli, presidente del Consorzio tutela vini d’Abruzzo, «il consorzio adotterà il contrassegno dello stato per la Doc del Montepulciano d’Abruzzo».

50 anni di Montepulciano

Lotta alla contraffazione, anche online, delle deno-minazioni Valpolicella sui mercati internazionali gra-zie al protocollo fi rmato da Icqrf, l’Ispettorato Repres-sione Frodi del ministero delle Politiche agricole, e il Consorzio tutela vini Valpolicella. L’accordo prevede azioni per ostaco-lare le vendite e-commerce, fi no al sequestro, di prodotti evocanti e usurpanti i nomi «Amarone», «Valpolicella», «Valpolicella Ripasso» e «Recioto della Valpolicella» in Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Irlanda, Danimar-ca e in altri Paesi scandina-vi a regime di monopolio, principali mercati delle de-nominazioni veronesi.

Valpolicella contro i falsi

Mezzo milione di bottiglie per il Moscato Canelli, denominazione in crescita del 90% in pochi anni. Dal primo anno di produzione, il 2011, la produzione della sottozona del Moscato d’Asti docg è passata da poco più di 95 mila bottiglie, alle 410 mila del 2017. «5 anni di crescita continua. Ormai è un obiettivo certo andare ol-tre le 500 mila bottiglie nel 2018, per puntare al milio-ne di bottiglie in pochi anni», commenta Gianmario Ce-rutti, presidente dell’Asso-ciazione Produttori Mo-scato Canelli. Nel 2018, il Moscato Canelli conferma tra gli 80 e i 100 ettari di su-perfi cie vitata Il 50% viene consumato all’estero.

500 mila per Canelli

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

Agricoltura

per 600 mln di persone An

OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL

OggiOggi

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

DI LUIGI CHIARELLO fa aveva denunciato l’attribu europea proteggerà tutta una

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Ecco cosa cambia con il nuovo partenariato economico

Sugli alimenti importati dall’Ue oggi il Giappone impone dazi del:30-40% sul formaggio (oggi il dazio è al 29,8%); 38,5% sulle carni bovine; 15% su vini e alcolici; fi no al 24% sulla pasta; fi no al 30% sul cioccolato; 8,5% sulle carni suine trasformate; 4,3% (in media) sulle carni suine fresche;

Con l’accordo di libero scambio, il Giappone eliminerà i dazi su oltre il 90% delle importazioni agricole dall’Ue sin dal primo giorno. In particolare:- eliminerà subito i dazi su vino e alcolici; - ridurrà di molto i dazi sull’export Ue di carni suine (per valore l’esportazione più importante dell’Ue in Giappone); - ridurrà i dazi sulle carni bovine (fi no al 9%, ma solo dopo 15 anni); - aprirà il mercato giapponese ai formaggi europei, portando a zero i dazi dopo 15 anni; - aumenterà i contingenti applicati dal Giappone alle esportazioni di malto, fecola di patate, latte scremato in polvere, burro e siero di latte dell’Ue;- aprirà gli scambi di prodotti trasformati, come pasta, cioccolato, dolciumi e biscotti, il cui valore per l’export Ue in Giappone ammonta a 500 mln di euro l’anno

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20 Mercoledì 18 Luglio 2018 M E R C AT O A G R I C O L OGli allevatori guardano all’export verso l’ex Celeste impero. Boom in Vietnam (+78%) e Russia

Per le carni l’Eldorado è in CinaConsumi in crescita. E l’Occidente arretra (ma non gli Usa)

DI ANDREA SETTEFONTI

Gli allevatori di carne suina guardano alla Cina. È qui che si con-centrano le maggiori

aspettative per l’esportazioni. Sono le considerazioni emerse alla Pig Conference 2018 di Interpig e Agribenchmark Pig, organizzata quest’anno dal Crpa, Centro ricerche pro-duzioni animali, a Reggio Emilia. L’analisi della doman-da dal 2005 al 2016 ha messo in evidenza trend differenziati. Alla sostanziale stagnazione del consumo nei Paesi occidentali si contrappone un forte aumento in Russia (58%), Vietnam (71%), Messico (36%) e Corea del Sud (41%), con margini di ulteriore crescita. Nonostante una so-stanziale stabilità o un leggero calo dei consumi, tra il 2014 e il 2017 i maggiori consumatori di carne suina si sono confermati gli europei, con la Danimarca a 55 kg pro capite, seguita da Spagna con 53 kg, Germania con 49 kg, Repubblica Ceca (42 kg) e Polonia (40 kg). Primo Pa-ese non europeo in classifi ca è la Cina con 39 kg pro capite. «Il

consumo mondiale di carne su-ina è rimasto sostanzialmente invariato tra il 2014 e il 2017. Quello a cui stiamo assistendo è una redistribuzione tra le di-verse aree, con arretramenti del consumo pro capite nei Paesi occidentali, ad eccezione degli Usa dove stanno lievemente crescendo, e forti aumenti in Russia e Asia, specie in Cina, Vietnam e Filippine. Diffi cile però quantifi care quanto sarà l’incremento futuro», spiega a ItaliaOggi Kees de Roest, ri-cercatore Crpa spa, referente italiano di Interpig. Per quan-to riguarda l’Italia, «è il quin-to produttore di carne suina

in Europa, con una specifi cità legata alla sua industria salu-miera, che nei disciplinari dop/igp prevede l’utilizzo di suini pesanti, macellati a un’età minima di 9 mesi». In Europa «la produzione di carne suina destinata alla realizzazioni di salumi dop vale il 4% della pro-duzione suinicola complessiva. Si tratta di una piccola quota, realizzata prevalentemente in Italia e Spagna. In Italia questo tipo di produzione rappresenta il 70% del totale». Alla conferen-za di Reggio Emilia una analisi specifi ca è stata dedicata alla Russia, ormai vicina alla com-pleta autosuffi cienza dopo l’in-troduzione dei dazi sull’import. La produzione domestica è pas-sata da 1,5 milioni di tonnellate del 2005 a 3,5 milioni di tonnel-late nel 2017 e le importazioni si sono ridotte da 1,2 milioni di tonnellate fino a 150 mila tonnellate. Unici fornitori di carne suina sono rimasti Cile, Serbia, Argentina e Bielorussia, mentre per i produttori italiani ed europei non sono prevedibi-li spazi di mercato. Maggiori opportunità si intravedono sul mercato cinese che rappresenta

oltre il 20% dell’export di carni suine dell’Unione europea, il 30% del Canada e il 28% delle

esportazioni Usa. Questo nono-stante importi solo il 7% del suo fabbisogno complessivo.

oltre il 20% dell’export di carni esportazioni Usa Questo nono-

Sinergia tra piccoli produttori artigiani e grandi aziende. È questo, secondo lo studio realizzato per Assolatte dal Centro di ricerca su retailing e marketing (REM Lab) dell’Uni-versità Cattolica di Milano, il modello vincente del sistema lattiero-caseario italiano. Mediamente, alle aziende leader va il 43,3% del giro d’affari realizzato dai prodotti lattiero-caseari nella gdo italiana. Ma in alcuni prodotti, dice Assolatte, la for-bice tra le due tipologie di aziende è molto ampia. Nei formaggi dolci le aziende leader totalizzano l’85,6% delle vendite contro il 10% degli altri produttori, nei formaggi freschi industriali il confronto è tra una quota del 78% per i primi e del 18,3% per i secondi. La situazione si ribalta, spiega Assolatte, se si prendono in considerazione altri prodotti. Come il burro, dove ai produttori tradizionali va il 60,1% delle vendite a valore contro l’8,9% delle marche più importanti in altri segmen-ti, lo yogurt da bere (rispettivamente 69,8% contro 29,5%) e quello intero (64,9% contro 19,9%), il latte fresco (56,1% con-tro 26,3%) e i formaggi da grattugia (rispettivamente 44,7% contro 18,1%). A completare lo scenario competitivo, aggiunge Assolatte, ci sono le private label, che complessivamente con-trollano il 19,1% delle vendite a valore del comparto. Anche qui si rifl ette il modello «a tandem» del comparto, che vede sia i produttori leader che le altre aziende lattiero-casearie quali partner delle catene della gdo.

Lattiero-caseario, alle bigil 43,3% del giro d’affari

JOERN SCHNEIDER nuovo presidente del gruppo biodiesel di Assitol, l’associazione dell’indu-stria olearia aderente a Confi ndustria. Ammi-nistratore delegato della Masol Continental Biofuel, Schneider è nato nel 1977 a Saint Ingbert (Germania), è laureato in Economia aziendale a Sa-arbrücken e ha una lunga esperienza nel comparto. Oltre che di Masol Continen-tal Biofuel, è ad anche della italiana IM Biofuel, oltre che delle spagnole Campa Iberia, Masol Iberia e Masol Cartagena. [email protected]

È FILIPPO ANTONELLI il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco. 58 an-ni, Antonelli guida l’azienda Antonelli San

Marco dal 1986. Succede Amilcare Pambuffetti. Sarà affi ancato dal vice presidente Peter Robert Heilbron e dai consiglieri Paolo Bartoloni, Corrado Dal Piaz, Antonio Donato, Liù Pambuffetti, Giampaolo Farchioni, Ales-

sandro Mariani, Alessandro Meniconi, Giusy Moretti e Giampaolo Tabarrini. [email protected]

STEFANO MARIOTTI è il nuovo ad di Manifatture Sigaro Toscano. L’assemblea dell’azienda lo ha nominato consigliere d’amministrazione e a seguire il Cda gli ha attri-buito le deleghe di ammini-stratore. Il 27 aprile scorso l’assemblea aveva nominato il nuovo cda, di cui Luca di Montezemolo è presidente, mentre Gaetano Maccaferri e Aurelio Regina sono i vicepresidenti. Mariotti dal 2014 ha ricoperto in Manifatture Sigaro Tosca-no il ruolo di direttore generale. Ha lavorato per Ibm, Philip Morris e Bat.

PINA TERENZI è la nuova presidente nazionale di Donne in Campo della Cia. Imprenditrice vitivinicola di Serrone, nel frusinate, 47 anni, già vicepresidente vicaria, succede a Mara Longhin. [email protected]

ANTONIO MAIS è il nuovo delegato provinciale di Coldiretti Giovani Cagliari. Prende il posto di Laura Zucca di Carbonia. Mais, ha 28 anni ed è di Gonnosfanadiga dove, insieme alla fa-miglia conduce una azienda che alleva ovini, suini e bovini, oltre a produrre olive. Il Comitato provinciale che affi ancherà Mais vede sette gio-vani agricoltori e allevatori: Valentina Murru, Paolo Secci, Arianna Basciu, Spartaco Atzeni, Sonia Melis, Matteo Pilleri e Piero Sarritzu. [email protected]

LUCIANA PEDRONI, imprenditrice agricola di Cavriago (Re), è la nuova responsabile di Col-diretti Donne Impresa dell’Emilia Romagna.

Perito aziendale specializ-zata in commercio estero, la Pedroni ha lavorato in azien-de industriali fi no al 2004 quando ha affi ancato il ma-rito Matteo Catellani nella gestione dell’azienda Grana d’Oro. Pedroni è subentrata

a Lorella Ansaloni. Vice responsabili sono state elette Laura Cenni e Monia Della Libera mentre vice-delegata al coordinamento nazionale è Lisa Paganelli. [email protected]

ROBERTO CABIALE, vitivinicoltore di Mon-calvo e già presidente di Coldiretti Asti, è stato nominato presidente del Consorzio “Terre di Qualità”. Roberto Cabiale succede a Marco Reggio. Con Cabia-le, sono entrati a far parte del nuovo consiglio di ammini-strazione, Silvano Giachino, imprenditore agricolo di Coazzolo e Marco Perfumo, imprenditore agricolo di Nizza Monferrato.

POLTRONE IN ERBA

Sostegno per la conservazione, l’uso e lo sviluppo sosteni-bili delle risorse genetiche in agricoltura. Con la possibilità di presentare domande di pagamento intermedie per stati di avanzamento delle attività. Arrivano le regole Ismea per le domande di aiuto. La richiesta di pagamento fi nale va prodotta al termine delle attività oggetto di sostegno. E deve essere presentata entro e non oltre il 30 giugno 2020, fatte salve eventuali proroghe motivate concesse dall’autorità di gestione. A disciplinare il tutto è una circolare Agea del 12 luglio 2018 (n. 39).

La domanda di pagamento potrà essere presentata se rife-rita a una richiesta di sostegno defi nito ammissibile tramite provvedimento di concessione, giuridicamente vincolante, emesso dall’autorità di gestione. Una eventuale modifi ca di una ruchiesta iniziale già presentata permetterà, inoltre, di correggere e adeguare la domanda precedentemente pre-sentata e gli eventuali documenti giustifi cativi forniti dal benefi ciario, in caso di errori palesi riconosciuti dall’autorità competente.

Nella domanda di modifi ca occorrerà indicare il numero della domanda precedente che si intende modifi care e sosti-tuire. E qualora vengano presentate, entro i termini stabiliti dalla normativa, più domande di modifi ca, sarà considerata valida l’ultima pervenuta. Invece, qualora un benefi ciario necessiti di apportare al progetto approvato una variante, questo sarà consentito senza aumento della spesa ammessa. E a condizione che non sia compromesso il raggiungimento degli obiettivi del progetto stesso. In più, saranno consentite compensazioni tra le singole voci di spesa nel limite del 10% di ciascuna voce. E nei casi di compensazioni, apportate du-rante l’esecuzione progettuale, il benefi ciario sarà tenuto a darne informazione all’autorità di gestione al momento della presentazione della domanda di pagamento. L’esecuzione di varianti realizzate, senza la necessaria autorizzazione preventiva da parte dell’autorità di gestione concedente, comporterà il mancato riconoscimento delle relative spe-se sostenute. O la revoca del contributo concesso, qualora

queste varianti determinino la mancanza dei requisiti di ammissibilità e del punteg-gio di merito, che consente la permanenza dell’iniziativa nella medesima posizione in graduatoria.

Risorse genetiche, Ageadetta i tempi di sostegno

Kees de Roest

La circolare sul sito www.italiaog-gi.it/documenti-italiaoggi

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21Mercoledì 18 Luglio 2018TECNOLOGIA & INNOVAZIONEReti in polietilene sperimentate in campo aperto riescono a contenere l’avanzata del batterio

Schermi agrotessili anti Xylella Bloccano il contatto tra insetti vettori e alberi di ulivo

DI ANDREA SETTEFONTI

Per proteggere gli olivi dalla Xylella Fastidio-sa una soluzione può arrivare dall’impiego

di schermature agrotessili. Si tratta del risultato del proget-to «SI.PRO.XY.NET - Sistemi di protezione dagli insetti vettori di Xylella» che ha vi-sto coinvolti le Università di Bari, di Foggia e quella del Salento, e l’azienda Arrigo-ni attraverso la propria con-trollata Sachim di Putignano (Ba). In pratica, il progetto ha dimostrato che gli agrotessili Arrigoni, sviluppati da Sa-chim, sono pienamente effi ca-ci per impedire il contatto tra gli insetti potenziali vettori del batterio della Xylella e la pian-ta stessa. A spiegare la novità a ItaliaOggi è Giuseppe Sta-race, ingegnere, consulente di Arrigoni.

Domanda. Come nasce l’idea di utilizzare una rete anziché metodi chimici?

Risposta. Si tratta della collaborazione tra università e noi, che siamo costruttori di schermi protettivi come reti antivento, antigrandine, per l’ombreggiamento. È stato individuato uno schermo pro-tettivo, una barriera fi sica che evita così l’impiego di prodotti

chimici. È un vantaggio per evi-tare l’inquinamento.

D. Con quale materiale sono realizzate le reti?

R. Si tratta di schermi protet-tivi in polietilene ad alta densi-tà. È come un tessuto la cui tra-ma impedisce il passaggio degli insetti vettori del batterio della Xylella. Gli insetti, la sputac-china, non attraversano la rete e non raggiungono la pianta e quindi non la infettano. Il metodo è bidi-rezionale. Evi-ta il contagio dall’esterno, ma impedisce anche che una pianta infetta contagi le al-tre.

D. Dunque, se non passa-no gli insetti, si potrebbe pensare di riuscire a frenare mol-to la malattia?

R. Lo studio ha guardato l’in-setto responsabile del contagio, come si nutre, come avviene il meccanismo del contagio, at-traverso il trasporto del bat-terio dai vasi linfatici di una pianta all’altra. Nella fase di

sperimentazione abbiamo no-tato che se gli insetti non rie-scono a raggiungere la pianta per nutrirsi, muoiono e quindi si potrebbe pensare di ridurre di molto la diffusione della Xy-lella.

D. Ci sono svantaggi per la pianta?

R. Il tessuto ovviamente con-sente la permeabilità della aria e dell’acqua. Si ha l’isolamento

della pianta senza compro-metterne la salubrità e la crescita.

D. Questi schermature sono di facile utilizzo?

R. Si usa-no come una qualsiasi altre rete di scher-mo, vuoi per ombregg ia -mento o contro la grandine. L’importante

è fare attenzione che ci sia te-nuta e non ci siano passaggi. Si pensava addirittura a un kit per l’ingabbiamento, viste anche le dimensioni degli olivi secolari che arrivano fi no a 5 metri di altezza.

© Riproduzione riservata

INALCA (71,6% gruppo Cremonini-28,4% Iq Made in Italy Investment Co.), attraverso a controllata Inalca Food & Beverage, ha acquisito una quota del 60% nella

società polacca Mille Sapori (20 mln euro previsti per quest’anno), specializzata nella distribuzione

al food service di prodotti alimentari italiani. Luciano Pavone, l’imprenditore italiano che ha fondato Mille Sapori 8 anni fa, mantiene il restante 40% delle quote societarie e la

gestione operativa, in qualità di ceo. Il settore della ristorazione in Polonia è in crescita e

muove oggi circa 6,5 mld euro.

LA MULTINAZIONALE VERALLIA, terzo produttore mondiale di bottiglie e vasi in vetro per il food&beverage (2,5 mld euro), investirà 80 mln euro in Italia per il rinnovamento dell’im-pianto di Villa Poma-Mn, dove costruirà un nuovo forno così da far fronte alla crescente domanda della clientela naziona-le. Forno che sarà operativo dal secondo semestre 2019.

CARREFOUR ITALIA (5,5 mld euro), Gruppo Pam (2,4 mld euro) e Gruppo VéGé (6,2mld euro) hanno dato vita a una nuova centrale d’acquisto comune che si chiama Aicube, acro-nimo di Associazione imprese Internazionali indipendenti, e che è un’entità giuridica nuova, seppure mantenga il nome della centrale d’acquisto formata anni fa dai gruppo Pam e VéGé. Aicube rappresenterà in fase di negoziazione 5.179 punti vendita in tutta Italia, per una superfi cie commerciale totale di oltre 3 mln di mq e un fatturato complessivo al consumo di 14,1 mld euro, che la posiziona al quarto posto fra le centrali d’acquisto italiane.

PASSA DI MANO FORNO D’ASOLO, specialista trevigiano nei prodotti da forno surgelati. La società di private equity di Alessandro Benetton, 21 Investimenti, ha ceduto a BC Partners la sua partecipazione nell’azienda asolana che aveva acquisito nel 2014 e che nel frattempo a contri-buito a far crescere sul mercati italiano ed estero. Il fatturato di Forno d’Asolo è passato da 130 mln euro nel 2013 a 280 mln euro nel 2017.

FATTURATO A QUOTA 222 MLN DI EURO e utile di 1,2 mln euro. Sono i risultati della cooperativa di produttori bieticoli Co.Pro.B., conseguiti nonostante il crollo del prezzo dello zucchero dal settembre scorso in concomitanza con il termine del regime delle quote di produzione zucchero in Europa. Il fatturato consolidato del gruppo è stato pari a 280 mln euro, per un utile di 3 mln euro. Co.Pro.B. punta a raggiungere nella campagna in corso una resa di 10 tons/ha di zucchero.

LA FONDAZIONE EDMUND MACH-IASMA, in stretta collabora-zione col C3A, e il Centro Int’l di Alti Studi Agronomici Me-diterranei, sono i partner italiani di Relacs, progetto europeo di ricerca quadriennale del programma Horizon 2020, con un budget di circa 4 mln euro, il cui obiettivo è individua-re alternative a principi attivi controversi in agricoltura biologica. Fra questi il rame in viticoltura e gli insetticidi in frutticoltura. Il progetto, cui partecipano altri 12 centri di ricerca di nove paesi europei, è coordinato dallo svizzero Forschungsinstitut für Biologischen Landbau Stiftung.

TULIP, SPECIALISTA IN PRODOTTI CARNEI controllato da Danish Crown, ha acquisito l’olandese Baconspecialist Zandbergen, con l’obiettivo d’ampliare la sua proposta sul mercato europeo nel settore del bacon. La neo controllata ha

in corso lavori d’ampliamento del proprio stabilimento di Haarlem per potenziare la capacità produttiva.

KETTLE FOOD INVESTIRÀ oltre 3 mln euro (di cui 1,1 mln fi nanziati dal programma di sviluppo

rurale dell’Ue) per realizzare entro la prossi-ma estate una nuova area di ricevimento prodotto accanto al suo impianto di Nor-wich (Anglia orientale). A fi ne dello scorso

anno Kettle Food (114 mln euro) era stata ac-quisita dal gruppo americano Campbell’s.

Luisa Contri

RISIKO AGRICOLO

Contrastare i cambiamenti climatici e neutralizzare le emissioni di gas serra si può fare anche attraverso l’uso di pal-let sostenibili. Conad e Chep, fornitore di soluzioni per la supply chain, han-no attivato con Pefc Italia (ente per la promozione della certifi cazione forestale sostenibile) un progetto di pioppicoltura con piantagioni in pianura padana per lo sviluppo di benefi ci ambientali, come l’assorbimento di anidride carbonica e la riduzione dell’inquinamento. I pioppi ser-viranno a Chep per realizzare i pallet im-piegati da Conad per la movimentazione delle proprie merci. Per Andrea Mantelli di Conad, «questo progetto avrà impatti positivi a livello ambientale, ma anche economici e sociali. Il fi nanziamento avrà infatti importanti ricadute sul territorio,

promuovendo pratiche gestionali che ridu-cono l’inquinamento da fertilizzanti e da pesticidi, e porterà benefi ci economici per le comunità coinvolte». Anche Marco Mo-ritsch, direttore generale di Chep Italia, evidenzia che «il progetto Emissioni Zero conferma il nostro impegno a continuare a portare concreti benefi ci per il territorio e le comunità in cui operiamo». Chep e Conad hanno quantifi cato in 1.231 ton-nellate di CO2 l’impatto ambientale della gestione dei pallet e hanno affi dato a Pefc Italia l’identifi cazione di imprese agrico-le che assorbano un quantitativo pari e superiore a tonnellate di CO2 equivalenti. Le aziende agricole che partecipano al pro-getto, coordinate da Foragri, associazione produttori forestali e agroalimentari, si trovano in Piemonte e Lombardia.

Pallet sostenibili per Conad. Fatti coi pioppi

Una schermatura agrotessile

Giuseppe Starace

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22 Mercoledì 18 Luglio 2018 TECNOLOGIA & INNOVAZIONEPatto di sistema per la nutraceutica, la nutrigenomica, la medicina personalizzata e predittiva

Allungare la vita. Con i big dataNasce l’alleanza tra operatori del food e della farmaceutica

DI LUIGI CHIARELLO

Partire da modelli positi-vi, come la Dieta medi-terranea, per dare con-cretezza e praticabilità

a concetti come «dieta persona-lizzata» e «medicina persona-lizzata, predittiva, preventiva e partecipata (P4)». Percorrere, cioè, le nuove frontiere della ricerca sulla salute, che hanno nell’alimentazione uno snodo fondamentale, attraverso disci-pline come nutraceutica e nu-trigenomica. E indagare il rap-porto tra sport, benessere, nutrizione e diagnostica preventiva. Sono i po-stulati dell’accordo che vedrà la luce domani, al Poli-tecnico di Milano, tra due realtà innovative della ricerca made in Italy:

- il cluster CL.A.N. : un parte-nariato di 107 soci, tra

imprese, atenei, centri di ri-cerca, rappresentanze territo-riali e stakeholder della fi liera agroalimentare, con ambizioni di vera e propria cabina di regia dell’agrifood nazionale. A pre-siederlo, dal 2017, è Luigi Pio Scordamaglia;

- e il cluster tecnologico nazionale Scienze della Vita ALISEI (Advanced Life Science in Italy, ndr), nato nel 2012 per promuovere l’intera-zione tra sistema della ricer-ca multidisciplinare, tessuto industriale farmaceutico-bio-

medicale e istituzioni pubbli-che nel settore salute. Il

presidente, dal 2016, è Diana Bracco.

LA SINERGIA TRA LE DUE REALTÀ ha due obiettivi di-chiarati:

- attraverso il rapporto con tra

consorzi di ricerca pubblici e

privati si punta a

sviluppare la raccolta e la si-stematizzazione di big data e attività bioinformatiche sup-portate da tecnologie machine learning;

- dare vita ad una piattafor-ma multi-stakeholder che tuteli e migliori il nostro modello di «stile di vita» per «aggiungere vita agli anni».

Sullo sfondo, le capacità ac-quisite nel settore dall’ecosi-stema italiano. E certifi cate dal Bloomberg global health index, che ha posizionato lo Stivale al vertice mondiale dei paesi con popolazione maggiormente in

salute, grazie ai suoi modelli di lifestyle e qua-lità alimenta-re, che hanno beneficiato di maggiore attenzione a seguito di

Expo Milano 2015.

«Anche il mondo agricolo può prendere parte alla fi -liera del biometano». A dirlo, nel corso di un workshop organizzato da Agroenergia a Cremona Fiere, è stato Piero Mattirolo, amministratore delegato di Agro-energia, commentando così le indicazioni diffuse dal Gestore dei Servizi Energetici GSE nella procedura applicativa per la qualifi ca degli impianti di produzione e l’incentivazione del biometano. «Parlando di biometano avanzato i recentissimi chiarimenti hanno specifi cato che una serie di prodotti o sottoprodotti agro-industriali sono da considerare come ammissibili. Ci sono i presup-posti perché il mondo agricolo, e non soltanto quello dei rifi uti, possa partecipare alla fi liera del biometano». E a proposito della possibile conversione di impianti da biogas a biometano aggiunge che «È vero che la fi nestra temporale per la conversione è abbastanza stretta, vero è che l’occasione non è alla portata di tutti, ma impianti che abbiano una dieta autorizzata con quote importanti di sottoprodotti, come i refl ui zootecnici, non mancano in alcune zone come per esempio proprio quella del Cre-monese». Mattirolo prova anche a fare previsioni. «Sicu-ramente nasceranno per primi impianti molto grossi a rifi uti nel nord Italia, ma si faranno anche impianti nel sud, sia a rifi uti, sia a sottoprodotti. Inoltre, nel Sud vi è un’ampia disponibilità di sottoprodotti agroindustria-li, che con il nuovo decreto sarà possibile utilizzare per biometano avanzato».

L’agricoltura in prima fi lanella fi liera del biometano

Valorizzare la fi liera degli agrumi di Si-cilia. Con l’innova-zione. Così Agra-

gliette, progetto di impresa per la produzione di scaglie dagli scarti di produzio-ne degli agrumi, ha vinto «Agrorà Innovation», la call per idee innovative lanciata sul portale Agrorà (www.agrora.distrettoagru-midisicilia.it) nell’ambito del progetto di social farming rea-lizzato dal Distretto Agrumi di Sicilia e Alta Scuola Arces con il contributo di The Coca-Cola Foundation. Agragliette è stato

presentato da Simone Forte in team con Francesca Cam-panella e Daniela Trippa. L’idea è produrre scaglie dagli scarti della produzione dei suc-chi, attraverso un meccanismo di pressione delicata, da impie-gare nell’industria dolciaria. Se-condo classifi cato è il progetto

Seltz Soda, per la produzione di una bibita/integratore deri-vato dal tradizionale seltz limo-ne e sale dei chioschi catanesi. A proporlo due giovani impren-ditori del comparto agrumicolo

del Limone dell’Etna, Giu-seppe Russo e Salvatore Leonardi. Terzi ex aequo i progetti MyBioFruits, ide-ato da Francesca Calde-raro, Giacomo Librizzi, e Luciano Alessandro Ipsaro Palesi, per agricol-tura biologica condivisa per la creazione di una piatta-forma digitale per adottare alberi e poi fruire dei frutti

freschi o trasformati e Facile Ordinare, piattaforma web capace di incentivare la for-mazione di Gruppi di Acquisto Solidale e l’incontro con produt-tori d’eccellenza messo in piedi da Francesco Corsentino, Lorenzo Pinna e Fabrizio Lipani.

Le innovazioni per valorizzare la filiera

Agrumi di Siciliae scarti milleusi

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

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Andrea BonziSIENA

UNA BOTTIGLIA d’oro e argentomassicci, che contiene uno deipiù selezionati Chianti toscani. Sichiama Anima Aurea, e celebra,di fatto, le nozze tra la secolare abi-lità degli artigiani fiorentini e latradizione vitivinicola italiana.L’idea è venuta a SalvatoreValen-ti, per anni ricercatore alla facoltàdiFarmacia dell’Università di Sie-na.«Avevo studiato l’effetto neuro-protettivo dell’oro e del vino nellemalattie degenerative – raccontaValenti, amministratore delegatodi Anima Aurea –. Mi chiedevo:possibile che nessuno abbia stu-diato gli effetti dell’invecchiamen-to del vino nell’oro?Ho verificatoche, in effetti, non ci aveva maipensato nessuno. Così, quandonel 2010 ho deciso di abbandona-re la carriera accademica e ho vo-luto cambiare settore, ho sviluppa-to il progetto Anima Aurea, chepoi ho brevettato».

MA C’ERA ANCORA una doman-da a cui rispondere: il gusto del vi-

no migliorava se invecchiato acontatto con l’oro? Valenti pensa-va che ilmetallo pregiato assorbis-se l’acido sulfidrico, «il principaleresponsabile del cattivo saporedel vino durante l’invecchiamen-to»,ma ci voleva una conferma au-torevole. Così, si è però rivolto adue specialisti, gli enologi di famaVittorioFiore eBarbaraTamburi-ni, a cui ha sottoposto un Amaro-ne Valpolicella invecchiato nellasua invenzione.«Sono stati condotti dei blind test,e il nettare migliore è risultato es-sere quello contenuto in Anima

Aurea – spiegano i due, nel videodi presentazione della bottiglia ex-tralusso –. Siamo rimasti moltosorpresi, era il coronamento diuna ricerca per certificare se ele-menti estranei al vino, come ap-punto il contenitore, limitasserol’evoluzione del prodotto.Le veri-fiche ci hanno confermato risulta-ti che, con l’invecchiamento in ve-tro, non eravamo mai riusciti adottenere».

COSÌ, Anima Aurea è stata riem-pita: il vino contenuto è il Chian-ti Poggio Scalette «prodotto da

uve iperselezionate» dallo stessoFiore. La preziosa bottiglia, inte-ramente realizzata a amano in Ita-lia dagli artigiani toscani, è in ar-gento puro (999,9) all’esterno edoro puro (24 carati) al suo inter-no. «In più, per avvolgere comple-tamente il vino nell’oro, abbiamoricoperto anche il tappo con unalamina d’oro – precisa Valenti –.Sottolineo che la bottiglia è stataforgiata conunprocesso totalmen-te green e naturale, siamo riuscitia fare un’opera d’arte».

OVVIAMENTE,non si tratta di unoggetto alla portata di tutti: il co-sto di Anima Aurea è di 25milaeuro. «Parte del ricavato, però, sa-rà destinato a finanziare la ricercacontro ilmedulloblastoma, un tu-more cerebralemaligno che aggre-disce soprattutto i bambini», ag-giunge Valenti. Proprio per inter-cettare un pubblico esclusivo,AnimaAurea sarà presentata oggial Forte Village Pula, in Sardegnae il 13 agosto alWaterfront di Por-toCervo, in Sardegna, in un even-to alla galleria Mazzoleni ArtEvents. L’8 settembre, infine,Anima Aurea sarà premiata comeeccellenza del Made in Italy alGran Galà di Venezia.

DIVINOSAPORE

La Romagna - con unacerimonia a Faenza - hapremiato i migliori Albana.A vincere la categoria‘Albana Dèi’ è stato‘Cinquecento 2017’ di TenutaDiavoletto di Bertinoro (FC).Nella sezione ‘L’Indigenodel Cuore’ si è imposto‘Vitalba 2017’ dell’aziendaTre Monti di Imola (BO).

ImiglioriAlbanapremiati aFaenza:ecco chihavinto

L’agronomo friulano MarcoSimonit che, insiemeal socio Pierpaolo Sirch,ha recuperato un vecchiometodo di potatura soffice,ha vinto il Premio Nobeldella letteratura vitivinicola2018. Il riconoscimentoalla versione francesedel «Manuale di potaturadelle vite: Guyot».

Libri&viticoltura:ilPremioNobelvaaun italiano

Il produttore FilippoAntonelli, 58 anni, è il nuovopresidente del Consorziotutela vini Montefalco. Allaguida dell’azienda AntonelliSan Marco dal 1986, nel suoterzo mandato ai verticiconsortili sarà affiancato dalvice presidente Peter RobertHeilbron dell’azienda TenutaBellafonte.

MontefalcoAntonelli allaguidadelConsorzio

In breve

ISERNIAAL PRIMO impatto sembra un oggetto di design,invece è un brevetto che consente di ridurre i tempi per laspumantizzazione del vino, secondo il metodo Charmat,migliorandone la qualità. Il brevetto – un’autoclave dinamicafatto di materiale elastico – è di Antonio Valerio, architettoe fondatore di ‘Campi Valerio’, un’azienda vitivinicoladi Monteroduni (Isernia) che produce 100mila bottigliel’anno e nota soprattutto per ‘Opalia’, vino ottenutodal vitigno autoctono Tintilia del Molise.

BREVETTODA ISERNIA

Spumantizzazione più rapida

Una creazione di arte orafa fiorentinache, secondo gli esperti, esalta il gusto del vino:

ideata dal ricercatore Salvatore ValentiAnima Aurea è un’esclusiva da vip

Una bottiglia tutta d’oro

Una bottigliatutta d’oro

Una creazione di arte orafa fiorentinache, secondo gli esperti, esalta il gusto del vino:

ideata dal ricercatore Salvatore ValentiAnima Aurea è un’esclusiva da vip

ANCONASCOCCA L’ORA del Vermouth a CasalFarneto.Nel cuore del territorio del Verdicchio deiCastelli di Jesi Classico, sulle colline di Serra De’Conti, CasalFarneto produce vini pluripremiatida oltre 20 anni. La tenuta, fondata nel 1995 erilevata nel 2005 dal gruppo guidato da PaoloTogni (nella foto a sinistra), è una «fattoriatecnologia» scavata nella collina per ridurrel’impatto ambientale, realizzata in materiali

naturali, ed è dotata dei più moderni einnovativi accorgimenti per garantire la migliorequalità dei suoi vini, tra i quali il Verdicchio haun ruolo di primo piano.Una nuova declinazione di questo vino è ilVermouth, prodotto legato al momentodell’aperitivo, reinterpretato artigianalmente inchiave moderna.«Questo prodotto, che mira a valorizzaresoprattutto il Verdicchio, realizza un sogno della

mia infanzia – spiega Togni –, quando nellevisite con mio padre agli spumantifici piùimportanti d’Italia. È un vino aromatizzato, cheoggi sta riscoprendo una seconda giovinezza: inSpagna, e a Madrid in particolare, il Vermouth èl’aperitivo più in voga».Commercializzato nelle due versioni rosso ebianco, il Vermouth di CasalFarneto vienedistribuito in tutta Italia e comincia a essereesportato in Europa.

LANOVITÀ LACASAMARCHIGIANAGUIDATADA PAOLOTOGNI LO PRODUCECONUVEDI VERDICCHIO

CasalFarneto rilancia ilVermouth: «Torna l’aperitivo italiano»

35MERCOLEDÌ18 LUGLIO 2018

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2 MERCOLEDÌ18 LUGLIO 2018

Fabrizio RatigliaROMA

ÈUNATTACCO durissimo alMa-de in Italy e a gran parte delle ec-cellenze della produzione enoga-stronomica italiana. L’Organizza-zione mondiale della sanità stapensando di tassare olio d’oliva,Parmigiano reggiano,Grana, pro-sciutto e persino il vino, equipa-randoli ai cibi dannosi per la salu-te e scoraggiandone il consumo.Presto, in gran parte del mondo,questi prodotti potrebbero essereaccompagnati da immagini choce da etichette che ne sottolineanoi rischi.Un tocchetto diParmigia-no come un pacchetto di sigarettementre, al contrario, sarebberosalvi tutti i prodotti dietetici e po-veri di zuccheri delle multinazio-nali, come ad esempio le bibite

gassate ricche di aspartame. Il pa-ragone fa venire i brividi e sebbe-ne l’iniziativa sia meritoria – ri-durre di un terzo entro il 2030 lemalattie che favoriscono il can-cro, il diabete e lemalattie cardio-vascolari – la risoluzionedell’agenzia delleNazioniUnite èpotenzialmente esplosiva per l’ex-

port agroalimentare della peniso-la che nel 2017 ha raggiunto il re-cord di 41 miliardi.

L’INTERA filiera è sul piede diguerra. La Ferrero è mobilitatada tempo, al pari dei produttori disalumi dell’Emilia e agli altri no-strimarchi storici. E chi della pro-

mozione del Made In Italy ne hafatto un programma di governo èletteralmente su tutte le furie:«Siamo alla pazzia pura – ha com-mentato GianMarco Centinaio –.Non posso credere che i nostri ec-cellenti prodotti vengano conside-rati come i prodotti chimici chespesso vengonovenduti nei super-

mercati americani. Se davvero sia-mo sotto attacco – ha sottolineatoil ministro – sono pronto a con-trattaccare, non intendo fare al-cun passo indietro». Furiosi an-che tutti i rappresentanti delmon-do agricolo. Secondo il presidentedi Coldiretti Roberto Moncalvo«all’ Onu sotto il pressing di po-

che multinazionali si cerca di af-fermare un sistema di etichettatu-ra fuorviante e discriminatorioche finisce per escludere parados-salmente dalla dieta alimenti sanie naturali che da secoli sono pre-senti sulle nostre tavole, per favo-rire prodotti artificiali di cui in al-cuni casi non è nota neanche la ri-cetta, si arriva addirittura a colpi-re anche l’extravergine di oliva,considerato un elisir di lunga vitae il simbolo della dietamediterra-nea».

ILPRESIDENTEdiCopagri Fran-co Verrascina «invita il governo amobilitarsi per evitare una tassache, secondo uno studio dell’Isti-tuto di affari economici, compor-terebbe una maggiore spesa an-nua di circa 546 euro per fami-glia». Il presidente diConfagricol-turaMassimilianoGiansanti spie-ga: «Siamo preoccupati. Un prov-vedimentodi questo genere avreb-be effetti devastanti proprio sulladieta mediterranea, patrimoniodell’umanità Unesco». Qualcosadi simile è successo con le etichet-te a semaforo in Gran Bretagna eFrancia. Dino Scanavino, presi-dente di Cia annuncia: «Siamodavvero stupiti di questo attacco.I veri prodotti Made in Italy sonosani e garantiti da una filiera diproduzione definita e certificata».Il D-Day di questa battaglia saràil 27 settembre quando i Capi diStato e di Governo saranno pre-senti a New York all’Assembleadelle Nazioni Unite per prendereuna decisione.

Lara FerrariREGGIO EMILIA

UN ATTACCO diretto al Parmigiano Reggia-no e alle altre principali eccellenze Dop e Docalimentari italiane, che andrebbe a danneggia-re i consorzi di riferimento. L’Onu e l’Oms insettembre potrebbero decidere di applicaresui prodotti made in Italy una nuova tassa eun’etichettatura allarmistica simile a quelladei pacchetti di sigarette. Perché? Per combat-tere diabete, cancro emalattie cardiovascolari.È già in trincea Riccardo Deserti, direttoreconsorzio Parmigiano Reggiano.Deserti, che cosa ne pensa?

«È una presa di posizione che si muove sullafalsariga di un sistema di etichettatura a sema-fori, applicata in Inghilterra e poi in Francia.Già da questa esperienza si nota che non esisteunprotocollo unico,ma ci simuove con la scu-sa di adottare delle politiche sulla salute dellepersone».È un problema dimetodologie?

«Quello che valutiamo è che questi sistemi silegano al contenuto dei prodotti».E invece, secondo lei, in che modo do-vrebbe essere garantita la tutela sull’eti-

chetta?«Normalmente si usano le informazioni nutri-zionali per 100 grammi di quantitativo. Cosìfacendo, la cioccolata viene confrontata con ilParmigiano. Una modalità scorretta e fuor-viante. Perché quello che conta è la dose gior-naliera assunta. Nel Parmigiano non ci sonozuccheri. Il tema è il sale, di poco superioreall’1%. Peccato che la dose consigliata sia di 20grammi».

Quindi che fare?«C’è un approccio troppo semplicistico da par-te dell’Oms nel trattare i rischi per la salute.Non è che si vogliono difendere per diritto iprodotti agroalimentari, ma bisogna fornire leinformazioni più educative possibili. Un altroesempio? Si parla di prodotti animali con leproteine. Mentre non c’è nessun accenno allaquantità di sale damettere nell’acqua di cottu-ra della pasta di semola. Vedremmo, in questocaso, che il contributo di sale è molto maggio-

re rispetto ai 20 grammi del Parmigiano. Nonsi devono innalzare barriere inutili».Se questa proposta dovesse essere ap-provata dall’Onu e poi applicata dai sin-goli Stati, l’Italia rischierebbe di perdereoltre 41miliardi di export e potrebbe ar-rivare un rincaro nella spesa delle fami-glie.

«Bisognerà valutare i diversi orientamenti cheprenderanno i diversi Paesi. Però c’è un pro-blema all’origine. Unamossa che potrebbe fa-vorire le industrie di additivi o sostituti chimi-ci. È un pericolo concreto. Il punto da capireè: l’effetto finale per il consumatore qual è?Grassi saturi e sale in eccesso creano undannoalla salute, il tema è corretto. Ma si rischia dipenalizzare cibi che in etichetta riportano lediciture esatte».La soluzione quale sarebbe?

«O l’Oms adotta una visione complessiva delproblema o i ristoranti, chemettono a tavola ilsale libero, devonopagare una tassa.Ma entria-mo nel regno dell’assurdo. Comunque l’obiet-tivo per noi è di andare sotto la soglia dell’1%di sale. È chiaro, però, che per dei prodottinon stagionati e più freschi come il Parmesandiventerebbe molto più facile rispettare que-sto paletto, con la conseguenza di agevolare leimitazioni dei Dop».

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L’Onu vuole tassare olio e formaggiIlministroCentinaio: pura folliaLeNazioni unite pensano anche a etichette choc: dannosi come il fumo

ASSEDIOALMADE IN ITALY

Inghilterra

Precedenti

Il governo si mobilitiEffetti devastantisulla dieta mediterraneae la spesa delle famiglieaumenterebbe

«Così si favoriscono solo le imitazioni»Il consorzio reggiano: per chi stagiona come noi sarà difficile rispettare i paletti

Agricoltoriin rivolta

Anche Oltralpe vigeun sistema simile a quelloinglese: cinque coloridiversi, dal verdeall’arancione, e cinquelettere per aiutarenella scelta degli alimentiritenuti più salutari

Francia

DECISO RiccardoDeserti,direttore del consorzioParmigiano Reggiano

LA PROVOCAZIONE«Simetteranno a tassare i ristorantidove il sale in tavola è libero?»

A Londra è in vigoreun sistema per identificarei cibi più salutari:sulle confezioni si trovanoetichette con i coloridel semaforo per identificarei prodotti, in teoria, miglioriper il nostro benessere

DURO Il ministroDURO Il ministrodell’Agricoltura,dell’Agricoltura,GianMarco CentinaioGianMarco Centinaio

LA RACCOMANDAZIONEL’Oms vuole limitareil consumodi grassi e salenelle nostre diete

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Page 7: 19 Mercoledì 18 Luglio 2018 AgricolturaVia i dazi sui vini, giù su carni e formaggi. Scudo per 45 IG UDI LUIGI CHIARELLO na zona di libero scam-bio per un mercato da oltre 600 mln

3MERCOLEDÌ18 LUGLIO 2018

I NUMERI41 MILIARDI DI EUROL’export agroalimentare italiano nel 2017, con una crescita del 7% rispetto all’anno precedente. Il Paese verso cui esportiamo di più sono gli Usa

546 EURO IN PIÙL’aumento del costo della spesa per una famiglia italiana, se dovesse entrare in vigore la tassa del 20% sui cibi considerati pericolosi dall’Oms

29,7 GRAMMILa quantità di grassi contenuti in 100 grammi di Parmigiano Reggiano, di cui 19,6 saturi, 9,3 monoinsaturi e 0,8 polinsaturi

IL 27 SETTEMBRE l’Onu discuteràle raccomandazioni deldocumento ‘Time to deliver’, cheaffronterà limitazioni per sale,tabacco e alcol. Per ora sonostati stralciatigrassi e zuccheri, ma l’Italiateme che all’ultimo questi dueargomenti possano tornare indiscussione. Se dovessesuccedere, anche l’olio d’olivapotrebbe finire sotto la mannaiadell’Assemblea generale. Ma purele famose olive greche, secondo le

indiscrezioni, rischiano di esserecolpite dalla risoluzione

«Troppi grassi»Olive in pericolo

«Latticini salati»Rischia la bufala

L’OMS discute da anni di aggredire glialimenti considerati responsabiliogni anno di troppe malattie emorti, chiedendo ai singoli Paesidi bandire determinatiingredienti per usare invecealternative giudicate piùsalutari. Il Parmigiano reggianorischia di finire nel mirino,perché sui 100 grammi contieneun 1% di sale in più rispetto aquanto raccomandato. Anche altrilatticini, come la mozzarella di bufala,potrebbero finire sotto la lente, se nelladiscussione dovessero rientrare anche lelimitazioni che riguardano i grassi

I PRODOTTINEL MIRINO

Affettati e pizzaSi teme la stangata

LA GEOPOLITICA gastronomica èimpazzita. È notizia di ieri laproroga dell’embargo russo pertutto il 2019 sui prodottiagroalimentari occidentali acausa delle sanzioni per lavicenda ucraina. I prodottieuropei (Italia in prima fila)sono grandemente penalizzatipropriomentre Russia e StatiUniti hanno deciso di fidanzarsiin chiave anti-europea (eanti-cinese). Ci si mette anchel’Onu dove il 27 settembre andràai voti una proposta che punta amettere nuove tasse sui prodottialimentari contenenti grassi,sale e zuccheri e l’inserimento diavvisi di pericolo sulleconfezioni (come sulle sigarette).Una crociata salutistica in pienaregola. Il tuttomentre i dazi diTrump rappresentano unaminavagante: si parte da acciaio ealluminio, ma si potrebbe finirecolpendo i vini e le altredelikatessen europee. Sull’annodel cibo italiano nel mondo (il2018, per chi non lo sapesse) siaddensano nuvoloni tempestosi.Tutto il mondo cerca il foodmade in Italy (quello vero) ma sele sanzioni dell’Onu andasseroin porto a essere colpitesarebbero proprio le nostreeccellenze più esportate: ilParmigiano Reggiano, il GranaPadano, il prosciutto di Parma,ma anche l’olio extravergine dioliva emagari anche l’acetobalsamico. Il moralismogastro-alimentare dell’Onu, chedice di preoccuparsi dellanostra salute inmancanza dicose più serie a cui pensare,prefigura una ‘etichettatura asemaforo’ basata sul merocontenuto in zuccheri o grassiche dà il via libera alle bevandegassate zero calorie, mametteall’indice i capolavorialimentari dell’enogastronomiaeuropea, frutto di secolaretradizione, cultura e storia.Vietato vietare, verrebbe da direai burocrati dell’Onu, cui sfuggeil valore della dietamediterranea, che è buona e chefa bene, due concetti luminosiche discendono dalla Greciaclassica. Esemplificati nellalunga vita dei pastori centenaridell’interno della Sardegna chesono cresciuti a salsiccia epecorino, senza preoccuparsi digrassi e sale. I tanti e legittimidubbi sull’utilità dell’Onu sonoconfermati da queste ultimestravaganti iniziative. Se siimpegnano, i burocrati dentro alPalazzo di vetro newyorchesepossono essere anche dannosi.

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Anche i nostri vinifiniscono sotto la lente

SECONDO le indiscrezioni, tra le misure al vagliodell’Assemblea generale c’è anche un sistema dietichette con avvisi di pericolo simile al modelloadottato per le sigarette. I cibi troppo salati, comegli affettati o la pizza potrebbero finire per esserepenalizzati dalle raccomandazionidell’Organizzazione mondiale della Sanità, cheagisce sotto l’egida delle Nazioni Unite. Perquanto riguarda la specialità culinaria cotta alforno più amata nel mondo si registrerebbe uncurioso conflitto di interessi: la pizza napoletanapochi mesi fa è stata inserita nella lista deipatrimoni dell’umanità dell’Unesco, un’altraagenzia dell’Onu.

TRA le proposte al vaglio dell’AssembleaGenerale, c’è anche quella di istituire una supertassa sui prodotti ritenuti pericolosi per la salute.C’è chi ha parlato di un rincaro fino al 20%.Secondo alcune stime, questo aumentoprovocherebbe una spesa extra di circa 546 europer ogni famiglia italiana. Tra i prodotti cherischiano ci sono anche i pregiati vini italiani.La tanto celebrata, anche dall’Organizzazionemondiale della sanità, dieta mediterraneadiventerebbe praticamente sinonimo diun’alimentazione scorretta e che mette a rischioil nostro benessere

ASSEDIOALMADE IN ITALY

ILCOMMENTO

SCORPACCIATADIMORALISMO

di LORENZO FRASSOLDATI

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Giovanna Mezzana

9on c’è regione del Belpaese che sia più verde della Tosca-na: dalla Lunigiana

alla Maremma, dalle Colline del Chianti alla Val d’Elsa, il 90 per cento del territorio to-scano è coperto da colline e montagne. Tale primato ne porta altri con sé: perché la col-tivazione della terra – in Tosca-na – non è solo una tradizione ma anche una portentosa fon-te di ricchezza, foriera di pro-spettive di sviluppo per il futu-ro. Il settore agricolo e agroali-mentare toscano produce 3,2 miliardi di euro di valore ag-giunto – l’indicatore che misu-ra se e quanto sia virtuoso il le-game tra impiego di capitale e lavoro – di cui il 30%, 1 miliar-do e 200 milioni, è da attribui-re all’agroalimentare tout court il cui export vale 1,8 mi-liardi; 75mila sono le imprese – di cui 5mila agro-industriali – che danno lavori a 51mila oc-cupati con lo “status” di dipen-denti. È l’identikit disegnato da Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione econo-mica della Toscana, che è emerso dalla Terza Conferen-za regionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale svoltasi a Lucca, a dieci anni dalla pre-cedente edizione (“Coltivia-mo il futuro”, 2006). C’è poi l’indiscussa leadership nelle produzioni di eccellenza dete-nuta in Italia dall’agroalimen-tare toscano: 89 sono i marchi tra Dop e Igp, 58 legati al vino e 31 al cibo, che rappresenta-no l’11% del paniere naziona-le di questi brand. E dopo un biennio difficile – quello tra il 2010 e il 2012 – nell’ultimo lu-stro la Toscana rurale sembra aver ritrovato un certo dinami-smo – sul fronte delle esporta-zioni e dell’occupazione, del valore della produzione e del-la razionalizzazione dei costi all’interno delle imprese – gra-zie anche al sostegno della Re-gione Toscana che ha investi-to più di 960 milioni di euro nelle azioni previste dal Pro-gramma di Sviluppo Rurale 2014-2020: «Il nostro obietti-vo – dice il governatore tosca-no Enrico Rossi – è quello di permettere alle imprese di mi-gliorare la propria competitivi-tà, di contribuire alla conser-vazione dell’ecosistema, e allo sviluppo economico e sociale dei territori».

MENO IMPRESE MA PIÙ GRANDI Nell’ultimo decennio lo scena-rio rurale toscano è cambiato: balza all’occhio, rileva Irpet, la diminuzione del numero delle aziende – passate da 80mila nel 2006 a 70mila nel 2016 (a cui devono essere ag-giunte 5. 200 imprese agro-in-dustriali) – e, al contempo, l’aumento della dimensione media cresciuta da 9 a 10, 5 et-tari.

POCHI GIOVANI MA CAPACI Gli occupati in agricoltura in Toscana sono 51mila: dal 2012 sono in costante crescita e il trend è ancora più eclatan-te – secondo Irpet – se messo a confronto con le altre regioni del centro nord. Oltre la metà degli agricoltori ha più di 60 anni mentre i giovani sotto i 40 anni sono meno del 10% del totale ma le aziende con-dotte da loro hanno una pro-duttività più alta – in media del 7% – rispetto alle altre, an-che nelle produzioni tradizio-nalmente punta di diamante della Toscana rurale – l’olio e il vino – che restano i prodotti più venduti direttamente in azienda, oltre ad essere quelli che fanno faville sui mercati esteri.

VINO, LA LOCOMOTIVA DELL’EXPORTEra il 2013 quando le esporta-zioni del settore agricolo to-scano subirono una decisa

contrazione: il borsino dell’ex-port segnò l’8% in meno, ma negli anni successivi è arrivata la ripresa, grazie soprattutto alle esportazioni agroalimen-tari che nell’ultimo decennio – rileva Irpet – sono aumentate del 21%: valgono 1,8 miliardi di euro, corrispondono al 7% delle esportazioni del Grandu-cato e al 6% dell’export agroa-limentare tricolore e gli Stati Uniti si confermano gli acqui-renti per antonomasia. Ad assi-curare la performance sui mer-cati esteri è il comparto “be-vande”, ovvero il vino – e non solo quello delle etichette brandizzate – le cui esporta-zioni in due lustri sono cresciu-te del 24% e la produzione del 20%. Oggi il vino toscano rap-presenta il 12% della produ-zione italiana di bottiglie di al-ta qualità: un’indagine Ismea del 2014 ha riconosciuto del resto alla Toscana – insieme al Piemonte – la palma d’oro per numerosità di denominazio-ni: 52 vini Dop e sei Igp.

OLIO, IL CRUCCIO DELL’ABBANDONO Stati Uniti ma anche Germa-nia, Regno Unito e Canada so-no i grandi importatori di un altro gioiello che arriva per lo più dalle dolci colline intorno a Firenze, dalla costa marem-mana e dal Senese, e che resta la coltura più diffusa in Tosca-na: parliamo dell’olio, la cui produzione vale 130 milioni di euro (+200% nel 2015), se-condo l’ultimo rapporto con-giunturale Irpet 2016, e il cui prezzo segna una dinamica più che positiva con un rialzo di circa il 30%. Cinque sono le denominazioni toscane di oli extravergini di oliva ricono-sciute dall’Unione Europea: Toscano Igp, Chianti Classico Dop, Terre di Siena Dop, Luc-ca Dop e Seggiano Dop. Pro-prio a Firenze e Grosseto, regi-ne della produzione olearia re-gionale, si riscontra però la più alta percentuale di oliveto non in produzione, che in en-trambe le province è stimato nel 30% circa della superficie totale; si tratta di un fenome-no che porta con sé implicazio-ni ambientali e paesaggisti-che: secondo gli esperti, biso-gnerà tenerlo sott’occhio per comprendere se e quanto que-sto abbandono sia congiuntu-rale, dovuto cioè alle particola-ri situazioni produttive del 2015, e se e quanto gli oliveti dormienti torneranno ad esse-re produttivi. –

FOCUS/AGROALIMENTARE

Gli under quaranta sono meno del 10% ma le loro aziende hanno una produttivitàpiù alta del 7%

Terra del LavoroLa Toscana foodvola con l’exporte ha più occupatiLe vendite del vino all’estero trascinano tutto il compartoMeno imprese ma più grandi. E si rivedono i giovani

I DATI. OGGI IL VINO TOSCANO RAPPRESENTA IL 12% DELLA PRODUZIONE ITALIANA

FocUs/resistere

I nuovi presididi Slow Foodin Toscana

IRENE ARQUINT / PAG. 4-5

iL credito

Più prestitima pochi rischi:solo a chi è sano

MANOLO MORANDINI / PAG. 20

L’aPProFondimento

Le aziende toscane apronole porte ai robot

ILENIA REALI / PAG. 16-17

FocUs/innoVare

La frontiera delle etichetteintelligenti

LUCA SIGNORINI / PAG.10-11

FocUs/comUnicare

L’agricoltoreche combattecon l’ironia in rete

FEDERICA SCINTU / PAG.12-13

L’interVista

Mister Ipersoapun sergentaccio di successo

ILENIA REALI /PAG. 15

Lo sHiPPing

Crociere e yachtun businessper la costa

ANNA CECCHINI / PAG. 18-19

FocUs/ cooPerare

Uniti si vinceCosì si risponde alle sfide globali

ALFREDO FAETTI / PAG. .6-7

toscana economia

IN QUESTONUMERO

2 ECONOMIA-TOSCANA MERCOLEDÌ 18 LUGLIO 2018IL TIRRENO

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COME INNOVARE

2a Smartvino app: ba-sta avvicinare il cellu-lare all’etichetta del-la bottiglia per acce-

dere a informazioni di detta-glio relative al prodotto. Wi-nefinger (per il Brunello di Montalcino), Fishtrack (per il pesce), Tosco Magnatum Trace (per il tartufo bianco): attraverso l’analisi del dna, sarà possibile tracciare il pro-dotto e smascherare le frodi alimentari. Tra i vari progetti d’innovazione nel settore agroalimentare toscano, ci sono anche quelli che hanno come principale obiettivo la valorizzazione delle proprie-tà nutraceutiche dai benefici effetti sulla salute. È il caso della Toscolata: prodotti a base di cacao associati a olio di camelia, olio extravergine

di oliva e frutti essiccati, da testare su soggetti con fattori di rischio cardiovascolare su cui saranno valutate le pro-prietà antiossidanti e cardio-protettrici. Oppure Nutrifo-roil per olio extravergine di oliva e formaggi ovini, da cui ricavare oli e sanse ad eleva-to contenuto in polifenoli, e l’elisir di oliva da utilizzare nell’industria alimentare e cosmetica. E ancora la com-parazione tra le qualità nutri-zionali e nutraceutiche di frutti di mirtillo spontaneo dell’Appennino Pistoiese nonché prodotti di trasfor-mazione quali integratori e succhi, che verranno utilizza-ti in uno studio su pazienti af-fetti da carcinoma prostati-co. La Regione Toscana negli ultimi anni ha finanziato una

ventina di progetti di ricerca portati avanti da Università e aziende del comparto, per un investimento pubblico di oltre 2 milioni di euro. Non manca la produzione della birra, che nel progetto Tila in-sieme ai liquidi alimentari freschi, in particolare il latte crudo, viene sottoposta a pro-cessi di cavitazione idrodina-mica. Ci sono anche percorsi di valorizzazione delle pro-duzioni agricole con la storia e il paesaggio, lo sviluppo dell’agricoltura urbana con l’utilizzo di celle di coltura a basso impatto, e una campa-gna di educazione alimenta-re che si baserà sui dati e sul-le abitudini degli studenti che frequentano la mensa dell’Università di Pisa.

LUCA SIGNORINI

le scoperte

Etichette parlantiper vino e tartufo biancoe cibi “nutraceutici”La Regione Toscana ha finanziato una ventina di progettidi Università e aziende investendo oltre due milioni

MERCOLEDÌ 18 LUGLIO 2018

IL TIRRENO11ECONOMIA-TOSCANACopia di b7f0cc1f965ed36277e86019f619b000

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FOCUS/AGROALIMENTARE

L’ironia e i socialCosì l’agricoltoreporta avantile sue battaglieDepredato dagli ungulati, osteggiato dalla burocraziaRiccardo ha inventato #adottauncontadino e ha fatto boom

Federica Scintu

2Žagricoltura toscana è sempre più social. È sulle pagine Face-book e nelle stories

di Instagram che viaggia il nuovo manifesto della Vita Agra: a colpi di hashtag come “#adottauncontadino” o #agricolturabioeroica ma an-che selfie sul trattore e in abiti bistrattati dal mestiere, le mi-croaziende si aprono, a costo zero o quasi, grazie alla Rete: è così che combattono l’isola-mento e si fanno conoscere guadagnando un nuovo ap-peal. Foto, video e slogan effi-caci consentono loro di fare promozione dal basso, di esse-re attraenti per le nuove gene-razioni e per i potenziali clien-ti ma anche di lanciare campa-gne di denuncia in grado di smuovere - grazie alle decine di migliaia di visualizzazioni ottenute sui social, enti e isti-tuzioni. Un fenomeno sempre più diffuso, non solo in Tosca-na che apre nuovi scenari nel-la comunicazione della picco-la impresa agroalimentare che su questo tema può fare scuola alle big che invece si af-fidano a un marketing più tra-dizionale.

UN PROGETTO AGRI-COMICO

Lo sa bene il trio di Greve in Chianti “DuOva” nato sulla spinta dell’agricoltore Riccar-do Lupino, col musicista Gio-vann Degl’Innocenti e il regi-sta Daniele Palmi i quali, stan-co di sentirsi isolato e incom-

preso ha deciso di realizzare dei video-denuncia; video che hanno ottenuto un ottimo riscontro raggiungendo un pubblico tale da convincere ad esempio il Conzorzio Chianti classico a riservare lo-ro uno spazio durante la ker-messe organizzata a febbraio alla Leopolda di Firenze. «Il nostro è un progetto di sen-sibilizzazione agri-comica - spiega Lupino, 38 anni - nato dalla voglia di un giovane agri-coltore del Chianti, che poi so-

no io, di raccontare la propria campagna e la propria visione della società. Nove anni fa - racconta - ho lasciato il posto fisso da magazziniere e ho co-minciato a fare l’agricoltore. Ho iniziato sbagliando tanto anche perché, nonostante avessi frequentato l’istituto agrario, nessuno mi aveva mai fatto vedere come si pota-va un olivo. Le persone credo-no che fare agricoltura in Chianti significhi avere l’agri-turismo con la piscina e inve-ce non è così. Noi piccoli con-tadini dobbiamo faticare tan-to anche perché siamo del tut-to abbandonati dalle istituzio-ni».

UNGULATI: #ADOTTAUNCONTADINO

Dalla troppa burocrazia al problema degli ungulati sfo-ciato nello slogan #adottaun-contadino, dai messaggi in di-fesa dei prodotti tipici toscani e di stagione (#JesuisFava) al “Seitan tour”, velata (neppu-re troppo) critica alla visione vegana.

«Ogni giorno trovavo i miei ortaggi mangiati dai cinghiali o dai daini - spiega Lupino - e nonostante avessi già fatto presente più volte e in diverse sedi l’aggravarsi di questo pro-blema, nessuno è mai interve-nuto con misure efficaci per li-mitare i danni soprattutto eco-nomici. Non mi sono arreso e ho deciso di puntare sull’iro-nia. Al mercato del sabato di Greve in Chianti ho portato una cassetta di verdure man-giate dal capriolo con un car-

tello appeso: “Per gli animali-sti prodotti in vendita a dieci euro” suscitando finalmente qualche reazione. Così, sfrut-tando la mia vena artistica, ho ideato il progetto dei video e ho puntato sulla forza dei so-cial per far arrivare il messag-gio a una platea più vasta pos-sibile». In poco più di un minu-to e mezzo, il video dei DuOva #Adottauncontadino centra meglio di qualsiasi altra com-pagna il problema degli ungu-lati raccontando le storie e mo-

strando i volti di tanti contadi-ni toscani che hanno avuto il raccolto danneggiato dagli animali. Questo video ottiene oltre 100.000 visualizzazio-ni.

LE REGOLE DI MERCATO...

Poi c’è il problema della gestio-ne dei mercatini rionali e il te-ma della riscoperta dei pro-dotti tipici e di stagione che, secondo l’agricoltore-cantan-te, sono due aspetti cruciali se si vuole puntare davvero sulla

qualità. «Ci vogliono delle re-gole chiare - spiega - è inutile fare le campagne promozio-nali se poi nel banco accanto al mio c’è chi vende frutta e or-taggi fuori stagione, non colti-vati da lui ma comprati al mer-cato di Novoli. Il ritorno ai mercati rionali c’è ed è il pun-to di partenza ma il piccolo produttore deve essere davve-ro tutelato altrimenti non può competere. La nostra “Campa-gna di rivalutazione della fa-va” con l’hashtag #JeSuisFa-

Riccardo Lupiha attirato l’attenzionesui problemidel settore, come quello degli ungulati

#ADOTTAUNCONTADINO

UN FRAME DEL VIDEO E LUPI NELLA SUA AZIENDA

Azienda agricola biologica Floriddia Località Cedri - 56030 Peccioli (Pisa) - Tel. +39 0587 697184 - www.ilmulinoapietra.it

• L’azienda dal 2008 coltiva e trasforma solo grani antichi e legumi.

• Ha un mulino a pietra, un pastificio ed un forno tradizionale.

• Dal 2015 ha stipulato un contratto di rete con sei aziende biologiche coni nantiper garantire al mulino (che può macinare i no a 400 tonnellate l’anno)la piena produzione di farine semintegrali e semolati.

• L’azienda attualmente sta investendo sull’informazione e la cultura

del buon mangiare, grazie alla collaborazione di agronomi e medici.

• È in atto la messa a dimora di un piccolo frutteto e orto didattico di antiche varietà, corredato da un percorso ginnico e “suoni d’acqua”.

Azienda agricola biologica a 4 km

da Villamagna, adagiata tra le colline

dell’Alta Valdera ed Alta Valdicecina.

Meglio una carica di buon cibo oggi che una ricca ricarica telefonica domani.

12 ECONOMIA-TOSCANA MERCOLEDÌ 18 LUGLIO 2018IL TIRRENO

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COME COMUNICARE

va è nata proprio dalla necessi-tà di rimarcare l’importanza e la necessità della salvaguar-dia del prodotto tipico tosca-no. I baccelli sono uno di que-sti e hanno sfamato l’umanità per millenni. Ora è tanto se si mangiano 15 giorni all’anno col pecorino...».

SCHIACCIATI DALLA BUROCRAZIA

In più, sempre secondo Lupi-no, sia la Regione che le varie associazioni di categoria, sba-gliano perché non aiutano più

gli agricoltori, soprattutto dal punto di vista burocratico. «Partire da zero per chi vuole mettere su un’impresa agrico-la è difficilissimo - conclude - bisogna avere le spalle coper-te anche perché le misure di sostegno tipo il programma di sviluppo rurale arrivano fino a un certo punto. Poi sono dav-vero troppo complesse tanto che alla fine ci si sente scorag-giati e si preferisce lasciar per-dere. Eppure spazio nelle cam-pagne ce ne sarebbe...» . —

“La Fragola” in Garfagnana

Frutta e verdura si vendonograzie ai post su Facebook

Sono i contadini irri-ducibili, gli allevato-ri che resistono ma anche piccoli artigia-

ni coraggiosi. Vivono in montagna: Alta Versilia, nel comune di Stazzema. E lavorano tutti insieme per salvaguardare le specificità del territorio con i prodotti della terra e del bestiame. Senza dimenticare le poten-zialità dei social network.

“Bio-eroi”: così si fanno chiamare i pochissimi soste-nitori della cosiddetta “agri-coltura di presidio” pratica-ta in queste frazioni d’altu-ra della provincia di Lucca. Un movimento ribattezza-to con uno slogan vincente: #agricolturabioeroica. «Di-mostriamo che c’è ancora qualcuno che ha voglia di coltivare il territorio - spie-gano - la nostra è una zona bellissima, tra il mare e la montagna e lo spazio non manca. Basti pensare che ci sono 600 ettari di castagne-to abbandonato». Il grup-po, molto attivo su Face-book, si occupa non solo della produzione ma anche della vendita e della promo-zione di frutta e ortaggi, di miele e altri prodotti tutti “bio-eroici”.

«C’è un ritorno alle cam-pagne; del nostro gruppo fanno parte anche ingegne-ri e professori. Oggi chi sce-glie di fare l’agricoltore è il professionista che ha stu-diato e che non ha trovato lavoro in città. Il nostro obiettivo, oltre a quello di far conoscere i nostri pro-dotti, è quello di far capire alle persone che la frutta o la verdura sana non è per forza quella bella».

Anche i bio-eroi però, si sentono parecchio ignorati dalle istituzioni. «La verità è che non ci considera nes-suno; ma noi andiamo avanti e ci mettiamo la fac-cia per garantire la qualità dei nostri prodotti. Eviden-temente è un approccio che premia, visto che abbiamo molte più richieste rispetto alla nostra produzione». —

F.S.

Federico e Marusca de “La Fragola”. Simone in azienda con le galline (FOTO FACEBOOK)

La faccia pulita di due ventenni innamorati, il sorriso contagioso stampato sulla bocca

mentre lavorano insieme sul trattore alle 6 del mattino. Momenti immortalati nell’al-bum della vita che per Federi-co Frugoli, 23 anni, e la sua compagna Marusca Gonnel-la, 20, sono perlopiù trascorsi in mezzo ai campi a Lucigna-na, nel cuore della Garfagna-na, in quella che è sì la loro azienda “La Fragola” ma an-che la più grande scommes-sa. «È soprattutto Federico che si occupa dell’azienda - spiega Marusca, originaria di

Barga che a Lucignana ci si è trasferita per amore - io gli do una mano e per imparare an-che qualcosa in più mi sono iscritta alla facoltà di agraria a Firenze. Sono stati i genitori di Federico che ci hanno aiu-tato economicamente nella fase di avvio dell’azienda altri-menti non ce l’avremmo mai fatta ». Nelle foto pubblicate sulla pagina Facebook “azien-dale”, i due giovanissimi rac-contano le loro giornate fati-cose, fatte di “alzatacce” ma anche di tante soddisfazioni di fronte ai frutti del loro lavo-ro. «Noi produciamo sia or-taggi che frutta - spiega Maru-

sca - ma certo il terreno non ci aiuta perché è parecchio sco-sceso quindi è ancora più diffi-cile da lavorare. È stato Fede-rico a insegnarmi a guidare il trattore e anche se per noi or-mai non esistono più né saba-ti né domeniche, siamo mol-to contenti di questa avventu-ra». All’inizio a unirli è stata soprattutto la passione per i cavalli: poi è arrivata la deci-sione di dedicare la vita alla campagna. «Per il momento non partecipiamo a nessun mercato - conclude Marusca - i nostri prodotti si possono comprare solo qui in azienda ma grazie a Facebook è molto semplice trovarci e noi siamo anche disposti a fare la conse-gna a domicilio. Non ci possia-mo permettere di comprare il furgone per il mercato; così andremo in trattore come si faceva un tempo».—

F.S.

alta versilia

Agricolturadi presidioEcco i “Bio-eroi”

MERCOLEDÌ 18 LUGLIO 2018IL TIRRENO

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