#19 - La Città Invisibile - Firenze

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La rivista di perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze. Info su http://www.perunaltracitta.org. Un periodico on line in cui si dà direttamente spazio alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile per animare reazioni culturali e conflittualità sociali. Perché il futuro è oltre il pensiero unico. Anche a Firenze e in Toscana

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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #19 del 29 aprile 2015

PRIMO PIANO

Incalza, “babbo” dell’AltaVelocità di Firenzedi Cecco Angiolieri‘focoso’ osservatore criticofiorentino

Vicenza: l’urbanistica per piccolerivoluzioni quotidianedi Francesca Lederurbanista, Osservatorio UrbanoTerritoriale di Vicenza

Comune irrilevante, a Firenzelo smog lo "annusa" minutoper minuto una cooperativadi scienziatidi Redazione

I pesticidi che mangiamoe cosa ci sta dietrodi Gian Luca Garettimedico, attivo in MedicinaDemocratica, Isde eperUnaltracittà.

Allarme pesticidi: Italia maggiorconsumatore europeodi Patrizia Gentilinioncoematologa, membro di Isdee di Medicina Democratica

L’antinomia di Enrico.La nuova-vecchia sanità toscanadi Corrado Catalanimedico, dirige l’U.O. di MalattieInfettive della ASL 3 di Pistoia

Dove mi curo meglio? Disparitàregionali della sanità italianadi Andrea Terlizzidottorando in Scienza della Politicapresso la Scuola Normale Superiore

Ingegneria senza Frontiere:obiettivi e progettidi Ingegneria Senza FrontiereFirenze

Affaire Nidiaci: la storia ufficialee quella nascosta - INCHIESTAdi Alessio Brandiattivo nell'associazioneAmici del Nidiaci in Oltrarno

Nasce l'Osservatorio popolaresull'acqua e i beni comunidi Cristiano Lucchigiornalista e attivistadi perUnaltracittà

Il 25 aprile non è una ricorrenzadi Maurizio De Zordoattivista di Firenze Antifascistae di PerUnaltracittà

LE RUBRICHE

Cultura si, cultura noa cura di Franca Falletti,ex direttrice della Galleriadell'Accademia di FirenzeOpificio delle Pietre Dure, addio!di F.F.

Dal Palazzoa cura di Giacomo Trombi,consigliere comunale Firenzea sinistraIl parco giochi di Renzidi G.T.

No Expoa cura di Roberto Spini, attivo inperUnaltracittà e in Attac ItaliaLe cinque giornate di Milanodi R.S.

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli,attivo in perUnaltracittàLa borsa valori dell'urbanistica.«Le città fallite» di Paolo Berdinidi Ilaria Agostiniurbanista, insegna all'Universitàdi Bologna. Fa parte del gruppourbanistica di perUnaltracittà

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattonie Gabriele Palloni, chef attiviin perUnaltracittàFrittelle di fiori di acaciadi G.P.

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazio

alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita

un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi

di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti

e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire

alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile

per animare reazioni culturali e conflittualità sociali.

Perché il futuro è oltre il pensiero unico.

Anche a Firenze e in Toscana.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

www.cittainvisibile.infowww.perunaltracitta.org/la-citta-invisibile

Testata in attesa di registrazione

EDITORIALE SOMMARIO

Cari/e amici/e,

sulla rivista che state sfogliando, giunta al numero 19,

avrete la possibilità di leggere nella sezione 'Primo piano'

articoli scritti per La Città invisibile da soggetti, singoli e

collettivi, impegnati sui fronti della sanità, ambiente,

inquinamenti, corruzione nelle grandi e piccole opere,

diritti e alcune esperienze positive di autogestione;

troverete molto altro nella sezione 'Rubriche', dedicate

questa volta a manifestazioni NoExpo, al movimento

contro gli appalti nella scuola materna, alla situazione

dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, al libro 'Le città

fallite' di Paolo Berdini e all'immancabile ricetta.

Infine, in basso, potrete leggere, la dichiarazione d'intenti

che la Redazione ha pensato come presentazione della ri-

vista.

Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazione

1 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #19 del 29 aprile 2015

PRIMO PIANO

Incalza, “babbo” dell’AltaVelocità di Firenzedi Cecco Angiolieri

‘focoso’ osservatore critico fiorentino

E’ azzardato affermare che Incalza sia il “babbo”dell’Alta Velocità di Firenze e che ne abbiacondizionato fortemente non solo l’appalto, comeappurato dalla magistratura, ma anchel’approvazione del progetto?Dalle indagini della Procura di Firenze emergonoelementi interessanti e, se si fanno alcunericostruzioni e collegamenti, si ottiene un quadropiù chiaro delle responsabilità dirette e indirettedi Incalza. Intanto è stata cruciale la posizione diIncalza al ministero dei Trasporti, prima dal 2001come capo della segreteria tecnica del ministroPietro Lunardi, e poi dal 2008 come braccio destrodel ministro Altero Matteoli, con l’incarico dicapo della struttura tecnica di missione, incaricoche Incalza ha ricoperto fino al dicembre 2014.“Come emerge dalle indagini – si leggenell’ordinanza della Procura di Firenze – Incalzadirige con attenzione ogni grande opera,controllandone l’evoluzione in ogni passaggioformale: è lui che predispone le bozze della leggeobiettivo, è lui che, di anno in anno, individua legrandi opere da finanziare e sceglie quali bloccaree quali mandare avanti, da lui gli appaltatori nonpossono prescindere”. E senza di lui, si dice in unaintercettazione telefonica, “al 100% non si muoveuna foglia… sì sempre tutto lui fa… tutto tuttotutto!”.C’è l’intervento di Incalza anche sulla “nuova”stazione Foster? Il progetto definivo è statoapprovato nella seduta della conferenza deiservizi del 23 dicembre 2003, tenutasi perl’appunto presso il ministero dei Trasporti, con ilministero dell’Ambiente (con a capo Matteoli,ministro dal 2001 al 2006) che ritenne nonnecessario un nuovo procedimento di Valutazionedi impatto ambientale. E ancora sulla mancanzadell’autorizzazione paesaggistica? I pm scrivonoche “Incalza si attivava per attestare falsamente

che l’autorizzazione paesaggistica non erascaduta e che i lavori erano iniziati entro i cinqueanni”, mentre in una intercettazione telefonica laex presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti (giapresidente Pd dell’Umbria) si rivolge a Incanzadicendo: “Ercole volevo ringraziarti perché va bèinsomma una cosa complicata come quelladell’autorizzazione paesaggistica se non c’avessipreso per mano e accompagnato …”.E sull’approvazione del progetto del tunnel daparte dell’Osservatorio Ambientale il 5 febbraio2010? Fra i sottoscrittori del parere c’è anche ilrappresentante del ministero dei Trasporti EzioRonchieri, che era pure segretario particolare delministro Matteoli, di cui Incalza era già bracciodestro: Ronchieri, su imput di Incalza, potrebbeaver condizionato il parere dell’Osservatorio,anche favorendo Nodavia per l’uso di una solafresa, la “Monnalisa”, anzichè due, risparmiandosui costi?I pm sostengono che Incalza avrebbe agevolato ilconsorzio Nodavia proprio nei lavori dell’altavelocità di Firenze, insieme alla Lorenzetti. Per laprocura di Firenze l’appalto per il tunnel e lastazione sotterranea dell’alta velocità ferroviariaè un concentrato di illegalità, di scambi di favori,di sottomissione dell’interesse pubblico a quellodei privati costruttori, ma anche la faseprecedente, quella procedurale e progettuale,potrebbe essere non da meno? Dalleintercettazioni telefoniche e dalle notiziepubblicate sui giornali si è dedicato moltaattenzione ad aspetti politici nazionali, comequelle legate al ministro Lupi e alle sueconseguenti dimissioni, e meno ai possibiliintrecci e connessioni sull’opera fiorentina.Sarebbe interessante “scavare” di più sulleimplicazioni tecniche e politiche (vedi anche il“trasferimento” del dirigente ‘scomodo’dall’ufficio VIA della Regione), che potrebberoanche portare a una più forte co-responsabilitàpolitica dei “nostri” amministratori sull’AltaVelocità fiorentina e così sarebbe per loro piùdifficile continuare nella convinzione di ripartirecon i cantieri per l’opera del “babbo” Incalza.

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Vicenza: l’urbanistica perpiccole rivoluzioni quotidianedi Francesca Leder

urbanista, Osservatorio Urbano Territoriale di Vicenza

Dietro ogni esperienza di opposizione a scelteurbanistiche che considerano il territorio comesupporto indifferente per operazioni che poco onulla hanno a che fare con gli interessi della cittàsi cela, a mio parere, una grande occasione dicrescita culturale e civica. La sfida vera è quella disaperla riconoscere.È quanto stiamo sperimentando a Vicenza, cittàdella provincia veneta nota per la sua voglia diprimeggiare sul campo economico, anche peressere stata culla dell’opera palladiana, moltomeno, forse, per la capacità di mettere in campoazioni che dimostrino l’esistenza concreta di uninteresse diffuso, univocamente condiviso, per ciòche riguarda il suo destino.L’orizzonte urbanistico non ci aiuta: ma questaperò non è una peculiarità vicentina. Seguardiamo indietro, scorrendo gli ultimi duedecenni, constatiamo che c’è stato un proliferaredi strumenti di gestione del territorio, tuttifondamentali per comprendere come si sianoprodotti i territori che abitiamo, eppureassolutamente incomprensibili alle personecomuni, sia nei contenuti che nei fini: strumentiche per lessico sintassi sembrano essere staticoncepiti per escludere una vera partecipazionedei cittadini allo sviluppo condiviso della culturaurbana e per offrire agli esperti del mestiere uncampo d’azione esclusivo, il monopolio assoluto,dove esercitare indisturbati il loro potereprofessionale.Il diritto alla città, come ci ricordano Lefebvre epoi Harvey, e più vicino a noi ci aiuta acomprendere con semplicità e limpidezzaEdoardo Salzano, si concretizza necessariamentesecondo due modalità: quella che consente diaccedere a ciò che la città può offrire, come luogodi svolgimento della nostra vita sociale; e quellache esprime il diritto a partecipare al suo governointeragendo con coloro ai quali è affidato ilcompito di amministrare, ovvero di prendersicura dell’organizzazione e della gestione di un

bene collettivo.La consapevolezza che l’impegno civico e lapartecipazione alle realtà associative che sioccupano di ambiente, territorio, patrimonioculturale, possano davvero inciderepositivamente e far emergere, in tutta la suagravità, il danno collettivo prodotto dal“vantaggio effimero di un’azione speculativa”(Vallerani, Varotto, 2005), non è ancora del tuttomatura. E non lo è di certo in un contesto comequello vicentino che ancora oggi, malgrado tutti icambiamenti avvenuti, continua adautorappresentarsi come realtà operosa,mediamente colta, poco incline alla ribalta e allapolemica troppo diretta.In questo contesto, qualche anno fa è nato OUT –Osservatorio Urbano Territoriale di Vicenza: unapiccola è dirompente novità in un panorama fattodi un associazionismo vivo ma forse ancoratroppo autoreferenziale e dunque incapace, dicostruire un’adeguata massa critica.OUT è un tavolo di discussione che aggregaassociazioni ambientaliste locali (Civiltà delVerde, Italia Nostra, Legambiente) a comitati ecittadini nell’intento di trovare uno spazio perapprofondire, e quindi verificare e correggere, lescelte urbanistiche messe in attodall’Amministrazione comunale. Sin dall’iniziol’attenzione è stata posta su alcune questioniurbanistiche più scottanti, poco conosciute o maleillustrate alla città, che hanno fatto comprendereai partecipanti alle attività dell’Osservatorioquanto difficile potesse prospettarsi il lavoro checi apprestavamo a fare.I nostri due più importanti e delicati cavalli dibattaglia, che spiccano tra molti altri altrettantoimportanti, sono diventati oggetto di interessenazionale portando Vicenza, forse suo malgrado,ad occupare le pagine dei giornali nazionali. Duequestioni distinte ma paradigmatiche.La prima dà conto dell’esito devastante diun’operazione di cosiddetta riqualificazioneurbana che ha interessato l’area dove sorgeva,operante sino agli inizi degli anni ’80, uncomplesso industriale (Cotorossi). A quello che sisa l’area è passata dalle mani di note e solidefamiglie vicentine a quelle di società immobiliaririconducibili al gruppo di Berlusconi e

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trasformata, a totale scapito della fragilitàambientale e paesaggistica del contesto e inviolazione di varie norme, in luogo doveincautamente costruire l’edificio del nuovotribunale provinciale (una massa edilizia, rozza eindifferente al contesto, che svetta su tutto loskyline urbano) e un complesso multifunzionale,commerciale, residenziale, terziario che occupa larestante parte dell’area creando uno spartiacquefisico e visivo dove storicamente, proprio perchéin anche presenza di due fiumi, si aveva un lentodegradare dalla collina alla campagna. E non unacollina e una campagna anonime, bensì il contestoche inquadra e fa da sfondo alla Rotonda delPalladio!La seconda riguarda invece la questione delpassaggio dell’Alta Velocità/Alta Capacità nelterritorio vicentino, come tratto dicompletamento della linea Milano-Venezia:un’occasione offerta alla città non per discuteresull’opportunità e utilità dell’opera, quantopiuttosto per rilanciare in modo surrettizioprogetti urbanistici stagnanti, bisognosi di nuovovigore che viene trovato tra le pieghe del progettodi questa opera infrastrutturale e delle sue operecomplementari.La città sinceramente non ha ancora capito ilsenso di quello che l’Amministrazione comunaleha chiesto di avere come contropartita allasocietà ferroviara. È chiaro che si vuole rilanciarel’area della Fiera collocandovi una nuova,megastazione ferroviaria, e dismettere l’attuale incentro storico rimettendo in gioco con progetti divalorizzazione urbanistica le aree di pertinenzaferroviaria; che si vuole costruire una secondastazione in zona tribunale (Borgo Berga), ad usodella linea ferroviaria regionale, così da nonconsiderare del tutto inutile il megacomplessoedilizio costruito dove leggi e buon senso diconoancora oggi che non si sarebbe dovuto edificare;infine che si vuole realizzare un tratto di filobusurbano per collegare le due future stazioni egarantire che queste non si trovino troppo isolate.Ma la città, fatta di persone sempre più informatee sensibili ha cominciato a far sentire la sua voce ea muoversi. E così si sono intensificati gli incontripubblici, le assemblee nei quartieri e le occasioniper approfondire la conoscenza di questioni che

interessano tutti e che tutti hanno diritto dimettere in discussione.Così, mentre tutto ciò ancora è in divenire,vengono in mente le parole di Le Corbusierquando affermava «non si rivoluziona facendo lerivoluzioni, si rivoluziona presentando possibilisoluzioni». Ed è proprio questo il compito chemolti di noi si sono dati: quello di fornireoccasioni e strumenti per provare a porredomande, sollecitando curiosità e voglia di capire,per ricostruire quel dialogo orizzontale traamministrazioni, progettisti e cittadini checonsente, come ci ricordava De Carlo (Marini2013), di ridurre gli errori per rendere lapartecipazione davvero possibile.

Comune irrilevante,a Firenze lo smog lo "annusa"minuto per minuto unacooperativa di scienziatidi Redazione

La polemica tra cittadini consapevoli, associazioniambientaliste e Comune di Firenze sullamisurazione dello smog in città è cosa vecchia.L'accusa principale che si fa all'amministrazione èche le centraline che "annusano" le polveri finisono dislocate in luoghi ameni come il giardino diBoboli, alle pendici della verde collina di Fiesole,se non addirittura fuori dal territorio comunale, aScandicci. Già nel 2011 perUnaltracittà proposeuna mozione affinché fossero ricollocate in luoghipiù rappresentativi per l'esposizione dei cittadiniallo smog.Come se non bastasse, e a conferma delleinefficaci politiche nazionali sull'inquinamentoatmosferico, nel settembre scorso, come ha scrittoMaurizio Da Re su queste pagine, la Commissioneeuropea ha aperto una nuova procedura diinfrazione nei confronti dell'Italia per ilsuperamento dei limiti delle polveri sottili in dieciregioni, fra cui la Toscana.Le polveri fini, il particolato (PM10, PM2,5 aseconda della dimensione), sono i termini genericicon il quale si definisce il mix di pericolose

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particelle solide e liquide che si trovano insospensione nell'aria originate soprattutto daiprocessi di combustione e dal trafficoautomobilistico. Gli studi epidemiologici hannodimostrato una correlazione tra le concentrazionidi polveri in aria e la manifestazione di malattiecroniche alle vie respiratorie, in particolare asma,bronchiti, enfisemi ma anche malattiecardiovascolari e tumori.Per garantire la massima trasparenza su questidati, spesso assente, è nato il progetto "PM 2.5Firenze" che si concretizza in una centralina dirilevamento posizionata nel cuore della città, neipressi di santa Maria Novella, e in un sito[www.pm2.5firenze.it] che monitora minuto perminuto, e rende pubbliche in tempo reale, lepolveri fini che siamo costretti a respirare,un'attività di sorveglianza epidemiologico-ambientale promossa e condotta da cittadiniresidenti a Firenze e realizzata con il supportodella Cooperativa Epidemiologia e PrevenzioneG.A.Maccacaro. Si tratta di un'esperienza diricerca partecipativa, dove tutti coloro che, avario titolo, sono coinvolti in una ricercaepidemiologica - cittadini, ricercatori e istituzioni- sperimentano un modo nuovo di mettersi inrelazione l'uno con l'altro. Inutile dire quantosarebbe importante per una maggioreconsapevolezza dei cittadini, con le relativeimplicazioni tra conoscenza e democrazia, chequesta innovativa modalità fosse adottata dalComune di Firenze in sostituzione del tradizionalee insufficiente sistema di rilevazione.La qualità dei dati e la loro immediatarappresentazione è infatti al centro del progetto.Non appena entrate nel sito trovate alcuni graficidinamici che rappresentano il PM2.5 rilevatonegli ultimi 60 minuti e in tempo reale, conaggiornamenti tra i 60 e i 120 secondi, oltre allemedie orarie delle ultime 49 ore. Tutti i dati sonosempre e comunque parametrati ai limiti previstidalla normativa italiana e a quella raccomandatadall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Èpossibile anche visualizzare i dati di uno specificointervallo di giorni e le medie giornaliereconfrontate con le medie fornite dalle centralinedell'ARPAT (via Gramsci e via Bassi).Annibale Biggeri, professore di Statistica medica

presso l'Università di Firenze e presidente dellaCooperativa Maccacaro, è una garanzia per laqualità del progetto. Dal curriculumrilevantissimo è stato tra i consulenti dellaProcura di Taranto che ha svelato il drammadell'Ilva e, a Firenze, ha il merito di aver condottouna ricerca, pubblicata su Epidemiologia ePrevenzione, sugli effetti devastanti dell'incene-ritore di San Donnino sulla salute di chi viveva inquella zona (+84% l'aumento del rischio di morteper i linfomi non Hodgkin; +126% per il rarissimosarcoma dei tessuti molli).

I pesticidi che mangiamoe cosa ci sta dietrodi Gian Luca Garetti

medico, attivo in Medicina Democratica, Isde e perUnaltracittà.

In Toscana (dati 2012) è un erbicida, chiamatoglifosato, la sostanza attiva più venduta (oltre 100tonnellate) per uso agricolo dopo lo zolfo. Anchenel Chianti i vigneti (come del resto quasiovunque dai cigli delle strade alle ferrovie)vengono diserbati con questo composto che lasciadietro di sé una striscia orange, e che è coinvoltoanche nelle culture di organismi geneticamentemodificati (Ogm), come mais, colza e barbabietole.Recentemente l'OMS, su indicazione dello IARC(Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro)ha riconosciuto il glifosato (insieme ad altripesticidi come il malathion ed il diazinone)probabile cancerogeno (2A), cioè capace diindurre Linfomi NH nell'essere umano e cancrinegli animali da esperimento. E, tanto perchiarire, il glifosato è il principio attivo deldiffusissimo erbicida della Monsanto.L'estrema diffusione di questa sostanza, la siritrova anche nelle acque superficiali (vedirapporto ISPRA), negli alimenti (è presente nel10,9% dei campioni alimentari controllati a livelloeuropeo, Efsa 2014), che oltretutto vienericercato, insieme al suo metabolita Ampa solo inLombardia. La recente scoperta della suacancerogenità ci ha indotto a pubblicare (subitodopo questo) l'articolo della oncoematologa

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Patrizia Gentilini per fare il punto sulleripercussioni che queste sostanze denominatepesticidi, erbicidi, fungicidi, disseccanti, possonoavere sull'alimentazione e sulla salute umana, siaa livello di tumori che di disfunzioni ormonali.Siamo esposti ormai in modo cronico, nell'aria,nell'acqua, nei cibi ad un cocktail di sostanze dicui nessuno è in grado di predire la tossicitàcomplessiva. E' importante diffondere taliconoscenze per individuare politiche agricole piùrispettose della salute e dell'ambiente. A dispettodelle multinazionali, come la Monsanto,produttrici di queste molecole killer, chedefiniscono "spazzatura" queste ricerche, e chechiede addirittura all'OMS di ritirare lo studio cheincriminava il glisofato. Resta la domanda: perchésolo dopo anni che viene usato l'OMS dice che ilglisofato è cancerogeno mentre tutti valutatorifinora se n'erano ben guardati? Un'altraagricoltura deve essere possibile!"

Allarme pesticidi: Italiamaggior consumatore europeodi Patrizia Gentilini

oncoematologa, membro di Isde e di Medicina Democratica

Alimentazione e sicurezza alimentare, anchegrazie ad EXPO, sono argomenti di estremaattualità: correlati a questi temi sono usciti inquesti giorni due comunicati stampa diparticolare rilievo in quanto affrontano i rischiper la salute e l'ambiente rappresentatidall'utilizzo di pesticidi in agricoltura. Il primo,datato 30 gennaio u.s. ed inviato alle Autoritàcompetenti, è dell'Associazione dei Medici perl'Ambiente ed affronta il tema delle deroghe perl'utilizzo di principi attivi già messi al bando perla loro pericolosità.Il problema è di estrema attualità in quanto inquesti giorni, ad esempio, la Regione Veneto stavalutando se concedere deroghe per 26 sostanze:si pensi che ben 598 sono i pesticidi giàautorizzati in deroga nel nostro Paese fino al 31Maggio 2015 (1). Si ricorda anche che l'ultimorapporto ISPRA (2)  sui pesticidi nelle acque

italiane evidenzia una "ampia diffusione dellacontaminazione" ed il rilevamento di ben "175sostanze diverse, un numero più elevato deglianni precedenti". Nel suddetto rapporto vienetrattato, come in passato, il tema delle miscele disostanze e vi si afferma che "la valutazione dirischio, infatti, nello schema tradizionaleconsidera gli effetti delle singole sostanze, e nontiene conto dei possibili effetti delle miscele chepossono essere presenti nell'ambiente.C'è la consapevolezza, sia a livello scientifico, sianei consessi regolatori, che il rischio derivantedalle sostanze chimiche sia attualmentesottostimato e si impone una particolare cautelaanche verso i livelli di contaminazione più bassi."ISDE Italia ribadisce che è ormai assodato chel'esposizione a pesticidi comporta non solo gravied irreversibili alterazioni a carico dell'ambientee della biodiversità, ma può correlarsi anche agravi conseguenze sulla salute umana.Questi effetti, già evidenziati nelle categorie dipersone esposte professionalmente, riguardanooggi tutta la popolazione umana, stante l'utilizzosempre più massiccio e diffuso di questi agenti inogni parte del pianeta. Le conseguenze di taliesposizioni possono rivelarsi particolarmentegravi - anche a basse dosi - in particolare se siverificano durante la vita embrio-fetale e nellaprima infanzia, aumentando il rischio di dannicerebrali e di malattie che possono manifestarsianche nelle fasi più tardive della vita. Vi è ormaievidenza (3) di forte correlazione fra esposizionea pesticidi e patologie quali cancro, malattierespiratorie, malattie neurodegenerative comeParkinson, Alzheimer e sclerosi lateraleamiotrofica (SLA), autismo, deficit di attenzioneed iperattività, diabete, disordini riproduttivi,malformazioni fetali, disfunzioni tiroidee.La possibilità che alcune di queste malattieagiscano modificando alcune funzionifondamentali delle cellule, comprese le celluledella linea germinale, non può che accrescere lepreoccupazioni per la salute pubblica. È quindipiù che mai importante promuovere praticheagronomiche sostenibili in grado di soddisfare ibisogni alimentari di tutti. La Direttiva2009/128/CE, di cui il PAN (Piano di AzioneNazionale) costituisce recepimento e appli-

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cazione, prevede che "gli utilizzatori professionalidi pesticidi adottino le pratiche o i prodotti chepresentano il minor rischio per la salute umana el'ambiente tra tutti quelli disponibili per lo stessoscopo": ciò conferma la necessità di promuoveretecniche agronomiche radicalmente alternativealle attuali. Le Autorità competenti non possonoessere complici della legittimazione di pratiche eprodotti chimici di sintesi già vietate per ragionidi sicurezza. Il Principio di precauzione, sancitodall'Unione Europea, deve guidare anche a livellonazionale e locale ogni decisione in materia diattività e sostanze pericolose.Il secondo comunicato (4) è del 17 febbraio ed è afirma del Tavolo delle associazioni ambientaliste edell'agricoltura biologica di cui fanno parte: Aiab,Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, FAI,Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu,Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione ProNatura, SIEP, UpBio WWF. In questo comunicatocongiunto si fa notare come l'Italia sia il maggiorconsumatore europeo di pesticidi per unità disuperficie coltivata dell'Europa occidentale, conun consumo pari a 5,6 chili per ettaro ogni anno, valore doppio rispetto a quelli della Francia edella Germania. Si riprendono anche i datidell'ISPRA circa la contaminazione delle acque esi riportano le sostanze che più spesso hannodeterminato superamento dei limiti: glifosate,metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina.Le associazioni suddette lanciano pertanto unallarme sul tema del Piano di Azione Nazionalesull'utilizzo sostenibile dei pesticidi previsto dalladirettiva europea del 2009 e adottato in Italia solonel 2014 ed affermando che: "Il Piano italiano noncontiene proposte concrete per tutelare la salutedei cittadini e dell'ambiente". Non è prevista unasensibile riduzione delle sostanze chimiche inuso, ma solo l'obbligo dal novembre 2015 dirispettare ciò che andrebbe rispettato per legge,ossia le prescrizioni contenute sulle etichettedegli agrofarmaci"."Il rischio è che le multinazionali della chimicacontinuino a condizionare l'applicazione dellepolitiche europee nel nostro Paese e ladestinazione di miliardi di euro di soldi pubbliciche verranno spesi da qui al 2020 conl'applicazione della PAC, la politica agricola

comunitaria. La stessa nuova programmazione deiProgrammi di Sviluppo Rurale dalle Regioni per lemisure agroambientali rischia di essere destinatasempre più a pratiche agronomiche cheprevedono l'uso massiccio di pesticidi. Bisognainvece favorirne la reale riduzioneprincipalmente attraverso la conversione albiologico, premiando quelle aziende agricole ingrado di fare a meno dei pesticidi e  cheproducono  benefici per tutti: cibo sano, tuteladell'ambiente e della biodiversità agricola enaturale". Il Tavolo conclude chiedendo "che iprovvedimenti in attuazione del PAN seguano uniter trasparente visto che riguardano temifondamentali per tutti i cittadini come la tuteladella salute delle persone e dell'ambiente, chedovranno essere in primo piano per il nuovoperiodo della programmazione dei fondicomunitari. Per questo il tavolo delle Associazioniha chiesto un incontro al Ministro dell'Agri-coltura e alle Regioni ma le lettere inviateall'inizio di dicembre non hanno ricevuto ancoranessuna risposta". Quanto affrontato nei duecomunicati è di cruciale importanza perché, comericordato nel comunicato dei Medici perl'Ambiente, anche sul piano delle rese econo-miche, l'agricoltura basata sulla chimica di sintesiè stata messa in discussione. Una recentemetanalisi (5) dell'Università di Berkeley, che haesaminato 115 ricerche scientifiche perconfrontare agricoltura biologica e conven-zionale, ha concluso che non vi sono provesufficienti per affermare che l'agricolturaconvenzionale sia più efficiente e dia resemaggiori rispetto a quella biologica, affermandoche: "È importante ricordare che il nostro attualesistema agricolo produce molto più cibo di quantosia necessario per sfamare il pianeta.Per sradicare la fame nel mondo è necessarioaumentare l'accesso al cibo, non solo laproduzione. Inoltre, aumentare la percentuale diagricoltura che utilizza metodi biologici esostenibili non è una scelta, è una necessità. Nonpossiamo semplicemente continuare a produrrecibo senza prenderci cura del nostro suolo,dell'acqua e della biodiversità".L'agricoltura biologica è purtroppo molto spesso

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bistrattata, ma recenti ampie indagini hannoevidenziato che, ad esempio, una alimentazione ditipo biologico in gravidanza riduce in modosignificativo il rischio di complicanze gravidichequali l'eclampsia (6) e di malformazioni qualil'ipospadia (7). Ciò non deve stupire se pensiamoche i principi attivi presenti in un gran numero dipesticidi possono agire come interferentiendocrini a dosi estremamente basse specie inperiodi cruciali  quali la vita intrauterina: sonoormai decine e decine gli studi che confermano irischi connessi all'esposizione a tali sostanze.Ad esempio una revisione (8) di 13 studi caso-controllo pubblicati fra il 1987 e 2009 perindagare il rischio di leucemia infantile correlatoad esposizione residenziale a pesticidi haevidenziato che il rischio più elevato, oltre ildoppio dell'atteso, si aveva per esposizionedurante la gravidanza anche a pesticidi per usodomestico; da  un'altra  revisione (9) del 2013 cheha preso in esame gli effetti dei pesticidi sulneurosviluppo (in particolare sulla sferasensoriale, motoria, cognitiva, su QI e sullamorfologia cerebrale con risonanza magnetica) èemerso che 26 su 27 studi evidenziano effettineurocomportamentali, con una relazione dose-risposta in 11 su 12 studi; inoltre 10 studilongitudinali, che hanno valutato l'esposizioneprenatale, hanno riscontrato effetti comporta-mentali all'età di 7 anni ed alterazioni motoriespecie nei neonati;  addirittura in 2 gruppi di 20bambini ciascuno, con livelli medio/alti emedio/bassi di clorpirifos valutato  alla nascitasul cordone ombelicale, una risonanza magneticanucleare eseguità in età scolare ha evidenziatoalterazioni cerebrali anche per i bambini espostiai più bassi livelli di clorpirifos (10). Di quali altreevidenze abbiamo bisogno per capire che èurgente invertire la rotta?Perché non  promuovere da subito e senzaesitazioni una agricoltura che utilizza metodibiologici, la sola in grado di rispettare, ancorprima dell'ambiente, la salute umana ed in specialmodo quella delle generazioni a venire?

NOTE1)http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=18412)http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/rapporto-nazionale-pesticidi-nelle-acque.-dati-2011-2012.-edizione-20143) Mostafalou S Abdollahi M.  2013 Toxicol ApplPharmacol. Apr 15;268(2):157-77. Pesticides and humanchronic diseases: evidences, mechanisms, andperspectives4) http://www.federbio.it/comunicati-stampa.php?nid=9195) http://rspb.royalsocietypublishing.org/6) Torjusen H1, Brantsæter AL, et al, 2014 BMJ Open.2014 Sep 10;4(9). Reduced risk of pre-eclampsia withorganic vegetable consumption: results from theprospective Norwegian Mother and Child Cohort Study.

7) Christensen JS, Asklund C, et al 2013 J Urol.Mar;189(3):1077-82 Association between organicdietary choice during pregnancy and hypospadias inoffspring: a study of mothers of 306 boys operated onfor hypospadias8) Van Maele-Fabry G, Lantin AC, et al. 2011 EnvironInt. Jan;37(1):280-91 Residential exposure to pesticidesand childhood leukaemia: a systematic review andmeta-analysis9) Munoz-Quezeda MT, Lucero BA, et al  2013Neurotoxicology, (39) 158-168 Neurodevelop-mentaleffects in children associated with exposure toorganphosphate pesticides: a systematic review10) Rauh VA, Perera FP, 2012  Proc Natl Acad Sci U S A.May 15;109(20):7871-6. Brain anomalies in childrenexposed prenatally to a common organophosphate pe-sticide.

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L’antinomia di Enrico. Lanuova-vecchia sanità toscanadi Corrado Catalani

medico, dirige l’U.O. di Malattie Infettive della ASL 3 di Pistoia

L’antinomia è una modalità espressiva logico-linguistica di derivazione filosofica che, inqualche modo, attiene al paradosso ed allacontraddizione. Enrico è propriamente EnricoRossi, governatore della Toscana.Il tema che implicitamente lega nel titolo EnricoRossi e l’antinomia è quello della sanità pubblica –ambito con il quale si è sempre fortementeidentificato e qualificato. Ed in particolare glieffetti di provvedimenti recentemente adottatidalla Giunta regionale, fortemente voluti dallostesso che li ha accompagnati e spiegati con unacerta enfasi. “Cambiare con coraggio per salvarela sanità pubblica” che su Facebook viene lanciatoin maniera molto personalizzata come “vogliosalvare…” e che in alcuni incontri pubblici èdiventato qualcosa del tipo “fare di più e megliocon meno…” oppure ancora qualcosa di simile a“dimagrire per non morire”. In estrema sintesi ilrimedio consisterebbe nella riduzione del numerodi Aziende Sanitarie con l’obiettivo di arrivare atre (ma il ministro Lorenzin solo pochi giorni fadichiarava che la cosa non sarebbe poi moltoutile!) e nel mettere in esubero un paio di migliaiafra medici, infermieri ed operatori sanitari dialtro tipo. Traduzione: il danno l’ha fatto qualcunaltro ma fidatevi di me. In breve: la necessità difare ricorso alla cura dimagrante è dovuta ai taglioperati dal Governo centrale sui bilanci delleRegioni ed il merito delle soluzioni cheporteranno al salvataggio è assolutamente auto-referenziale.Il tutto puzza molto di vecchia politica in quanto alinguaggio ed a modalità. Inoltre, è piuttostomediocre sul piano della comunicazione. Tantoche il recente collaudo in una Casa del popolo delcomprensorio pistoiese, cioè in senso politico a“casa” del presidente Rossi, non ha avuto un esitopositivo visto il tono degli interventi di dipen-denti ed utenti. I primi esasperati da carichi econdizioni di lavoro insostenibili aggravatidall’enorme confusione generata in ambito

ospedaliero dal nuovo modello organizzativo “perintensità di cure” ed i secondi da tempi di attesabiblici, esodi verso ospedali lontani sempre menoaccessibili e ticket salati anche perchéartificiosamente gonfiati (vedi contributo per ladigitalizzazione). E la reazione piuttosto risentitadello stesso, che evidentemente non ama esserecontraddetto non si è fatta attendere. Perché èavvenuto questo? Appare evidente che il motivo èda ricercare nella distanza enorme che esiste fra ilvissuto quotidiano di dipendenti ed utenti ed icontenuti dei provvedimenti adottati insieme allemodalità di presentazione che con l’impiego dellalogica e della intuizione più elementari risultanopoco credibili.Fin qui le chiacchiere. I dati e la realtà docu-mentata sono impietosi a partire dal fatto che diaccorpamenti e mega-asl se ne parlava già neipiani sanitari varati da una decina d’anni a questaparte. E per chi ha un po’ di memoria, quindi,appare evidente che questo profilo riorga-nizzativo è la conclusione di un percorso già dalungo tempo avviato che poco ha che fare con itagli del Governo centrale. Questi, al massimopossono aver funzionato da acceleratore se non,addirittura, da alibi. La faccenda non è proprioindifferente considerata l’appartenenza politicadi chi presiede il Governo centrale e di chipresiede il Governo regionale toscano. Poiché loscopo di questo contributo è quello di spostare losguardo da quello che si è deciso di fare con lalegge regionale di riordino del sistema sanitario,recentemente approvata, a quelli che saranno ipossibili effetti dei provvedimenti adottati, è utilericorrere al supporto di alcuni dati.Preliminarmente può essere utile mettere a fuocoalcuni stereotipi.

Gli stereotipi1. La sanità costa troppo – La spesa sanitariaitaliana rappresentava nel 2012 il 9,2% del P.I.L.,percentuale molto vicina alla media OCSE che eradel 9,3% e, comunque, ridotta del 3% in terminireali. Inferiore nell’ordine a Stati Uniti, PaesiBassi, Francia, Svizzera, Germania, Austria,Danimarca, Canada, Belgio, Giappone, NuovaZelanda, Svezia, Portogallo, Spagna, Slovenia,Norvegia, Regno Unito e Grecia per un

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differenziale compreso fra lo 0,1% ed il 7,7%.Inoltre, quando si parla di spesa sanitaria bisognaprecisare che si intende la somma di quello che èfinanziamento pubblico e finanziamento privato(ticket, assicurazioni, pagamento diretto dellaprestazione) e può essere interessante notare chela partecipazione del pubblico in Italia è inferiorea quella di quasi tutti i paesi elencati compresi gliUSA (OECD Health Statistics, 2014). Con rife-rimento alla Toscana la spesa privata pro-capitenello stesso anno risulta, peraltro, più alta dellamedia nazionale e caratterizzata da una ripa-rtizione nettamente sbilanciata fra beni (oltre il60%) e servizi. In conclusione una domanda: mapoi è corretto considerare la Sanità un costo? Inuna realtà come quella italiana non sarebbe piùadeguato inquadrarla come fattore di sviluppo?2. Troppi ospedali e troppi posti letto – La stessafonte (OECD Health Statistics, 2014), conriferimento al 2014, riporta un valore medio di 3,4posti letto/1.000 abitanti in Italia a fronte di4,8/1.000 in area OCSE. La Toscana si colloca sottoi 3,2 posti letto/1.000 abitanti. Questo vuol direche se si prende a riferimento la media OCSE cisono circa 84.000 posti letto in meno in Italia e5.600 in meno in Toscana. Quest’ultima,comunque, ha 700 posti letto in meno rispetto allamedia nazionale dell’anno 2012 e 1.750 in menorispetto ai più recenti standard indicati dalMinistero della Salute (3,7 p.l./1.000 abitanti).3. Troppo personale in sanità – I medici in Italiasono 3,9/1.000 abitanti a fronte di 3,2/1.000abitanti in area OCSE mentre gli infermieri sonorispettivamente 6,4 contro 8,8. Una caratteristicadel SSN è che la componente medica è formata dasoggetti che afferiscono ad aree contrattualidiverse (con costi pro-capite molto differenti):medici di medicina generale, pediatri di liberascelta e medici di guardia medica (rispet-tivamente 45.878, 7.718, 12.104 secondo l’ISTAT) arapporto di tipo parasubordinato; il resto mediciospedalieri dipendenti ed universitari, a lorovolta con contratti differenti. In Toscana al 2011risultavano attivi 2.931 medici di medicinagenerale e 444 pediatri convenzionati con 1.113 e880 pazienti pro-capite. Drammatica, d’altraparte, la carenza degli infermieri al punto che inToscana anche se venissero impiegati tutti gli

iscritti al Collegio professionale IPASVI sisupererebbe di poco il valore del 7/1.000.4. Si spende troppo in farmaci – In Italia la spesaper farmaci è scesa in termini reali del 14% fra il2008 ed il 2012. Questa riduzione è probabilmentedovuta ad una serie di fattori: il contenimento deitetti di spesa a livello regionale, la riduzione deimargini per grossisti e farmacie, il taglio deiprezzi dei farmaci generici il cui consumo è inaumento (dal 6% nel 2008 al 9% nel 2012) purrestando a livelli sensibilmente inferiori di quelliosservati in altri paesi OCSE. Nei primi 9 mesi del2014 dei 19.875 milioni di Euro spesi, il 41,5% eraascrivibile alla convenzionata lorda, il 22,5%connessa all’attività di strutture ospedaliere epenitenziari, il 24,4% privata di vario titolo(automedicazione, farmaci di classe C con ricettaecc.) (OSMED, 2015). Poiché la spesa in farmacinon ha necessariamente una corrispondenzadiretta con i consumi mettendo in relazione iconsumi in termini di dosi standard (DDD/1.000abitanti die) con la spesa pro-capite nelcomparare la situazione su scala inter-regionale,emerge un quadro caratterizzato da unaimportante variabilità. In questo ambito laToscana risulta essere una delle regioni in cui si èavuta la contrazione più significativa dei consumie della spesa.

La qualità dei servizi. La salute dei cittadiniL’analisi di alcuni dati correnti rende ragione delfatto che una delle caratteristiche del SistemaSanitario Toscano è la disomogeneità delladistribuzione di risorse, della mobilità ospe-daliera, dei dati di salute, ecc. sul territorioregionale. Prendendo a riferimento le AziendeUnità Sanitarie Locali come unità di analisiattraverso alcuni indicatori semplici ma robustiemerge un quadro fatto di sperequazioni più omeno grandi. Partendo dal fatto che ilfinanziamento delle Aziende territoriali in formadi quota capitaria non è omogeneo in terminiassoluti e nemmeno differenziato per effetto dellacorrezione apportata a compensazione distrutture demografiche differenti (distribuzioneper fasce di età e per genere) ma diverso perragioni “storiche” di allocazione di risorse neibilanci, l’analisi dei flussi dei ricoveri “importati”

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dalle tre Aziende Universitarie (Firenze, Pisa eSiena) e pagati dalle Aziende territoriali rendeevidente un rilevante elemento di squilibrio dellarete ospedaliera che ha ricadute onerose anchesulla disponibilità delle loro risorse economiche.Anche questo fenomeno conosciuto comune-mente come “fuga” dei pazienti dalle struttureospedaliere dei territori di residenza ha livelli digrande disomogeneità: nell’ambito delle singoleAree Vaste ha valori complessivi annuali chevanno dal 4% all’ 8% circa a Siena, fino ad unrange dell’ 8 – 19% a Pisa ed hanno conosciuto unandamento pressoché costante di crescita (conl’eccezione di Siena) a partire dal 2002. Questo èdiventato un elemento di carattere strutturaleche non è finalizzato a concentrare le risposte aiproblemi di maggiore complessità su strutture dielevata specializzazione ma deriva in larga partedalla insufficiente dotazione di posti lettoospedalieri che in alcuni ambiti arriva a sfiorare i2/1.000 abitanti e non è in grado di dare rispostaanche ai bisogni assistenziali di bassa e mediacomplessità sommata ad un’organizzazioneterritoriale assolutamente inadeguata a farefronte a queste necessità. Anche i tempi di attesaper alcune prestazioni ambulatoriali nel 2014risultano fortemente sperequati. Ad esempio,prendendo a riferimento la percentuale di visitecardiologiche prenotate entro 15 giorni (conriferimento all’indicatore tempo effettivo) si vadall’8,8% dell’Azienda Ospedaliero Universitariasenese al 63,4% dell’Azienda Sanitaria Localefiorentina.Ovviamente non è il solo caso perché si registranovalori simili per altre visite specialistiche e per ladiagnostica per immagini. Anche i tassi dimortalità generale e per singole causestandardizzati (la standardizzazione consente dineutralizzare gli effetti della diversa strutturademografica sulla mortalità) e non, così come gliultimi dati disponibili riferiti alla mortalitàevitabile (Banca dati mARSupio, AgenziaRegionale di Sanità della Toscana) tracciano unquadro di importanti inomogeneità.

ConclusioneIn conclusione, la preoccupazione è che ilriordino del Sistema basato sulla concentrazione

di alcune funzioni gestionali e tagli di personalepiuttosto che sulla capacità di governare ecoordinare i processi assistenziali nel sensodell’efficienza e dell’appropriatezza, applicato aduno scenario come quello sommariamentedescritto ed in un contesto di grave crisieconomico-occupazionale possa ulteriormenteaggravare squilibri ed iniquità. Il possibiledepotenziamento della capacità di rispondere aibisogni di salute rischia di introdurre fra icittadini una discriminante di tipo economicoconforme alla Sanità di un passato che si pensavadefinitivamente tramontato.D’altra parte già nel 2002 lo “Studio LongitudinaleToscano” concludeva che “… tutti gli indicatoriusati sono risultati associati significativamente adun eccesso di mortalità. (…) I tumori, le malattiedell’apparato digerente, le malattie dell’apparatorespiratorio, le cause evitabili sono fortementeassociate alle condizioni socio-economiche. (…) Ilsecondo paradosso che caratterizza ledisuguaglianze è che queste tendono ad aumenta-re”.

Dove mi curo meglio? Disparitàregionali della sanità italianadi Andrea Terlizzi

dottorando in Scienza della Politica presso la Scuola Normale

Superiore.

Nel 1978 l'Italia ha adottato un Servizio SanitarioNazionale (SSN), ponendo fine ad un frammentatosistema mutualistico caratterizzato dalla presenzadi numerosi enti mutualistici (casse mutue), conpropri regolamenti e procedure, ed una coperturalegata alla condizione lavorativa e dunquedifferenziata per categorie occupazionali. Ilnuovo sistema post-'78, il quale abbandona unmeccanismo di finanziamento prevalentementecontributivo per passare ad uno fondato sutassazione generale, assicura invece unacopertura universale, garantendo accesso a tutti icittadini (e non solo ai lavoratori ed ai lorofamiliari), indipendentemente dallo status socio-economico ed dal luogo di residenza. Riguardo

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quest'ultimo punto in particolare, la legge n. 883del 1978, istitutiva del SSN, annovera tra i suoiobiettivi proprio «il superamento degli squilibriterritoriali nelle condizioni socio-sanitarie delpaese». L'equità geografica nell'accesso ai servizisanitari è dunque un principio cardine del nostrosistema. Nei primi anni duemila, l'OrganizzazioneMondiale della Sanità poneva il sistema sanitarioitaliano al secondo posto al mondo in termini diperformance generale, preceduto dal sistemafrancese.Una più recente classifica stilata da Bloombergvede l'Italia al terzo posto al mondo perefficienza. Tuttavia, queste (generalissime)classifiche dicono ben poco su quella che è lasituazione interna al Paese, ossia sull'esistenza didisparità regionali nel godimento del diritto allasalute, diritto sancito nell'articolo 32 dellaCostituzione. A distanza di quasi quarant'annidalla sua nascita, c'è da chiedersi in che misura ilnostro sistema, passato attraverso un marcatoprocesso di decentramento (o regionalizzazione)e aziendalizzazione (ossia l'introduzione dilogiche di gestione di aziende private neimeccanismi di governance della sanità), garan-tisca uniformità di accesso ai servizi sanitari sututto il territorio nazionale. Quanto c'è di"Nazionale" nel nostro Servizio SanitarioNazionale? Sin dalla sua introduzione, le regioni egli enti locali hanno svolto un ruolo importante.L'architettura del neonato sistema si fondava, e sifonda tuttora, su tre livelli: il governo centrale, igoverni regionali e le Unità Sanitarie Locali (oggiAziende Sanitarie Locali).Tuttavia, fino alle riforme degli anni novanta(1992-93 e 1997-2000) ed alla modifica del Titolo Vdella Costituzione nel 2001, i governi sub-nazionali godevano di (ristrette) competenzepolitico-amministrative. I processi di riformahanno rafforzato il ruolo delle regioni sia dalpunto di vista politico-amministrativo che fiscale.Attualmente, infatti, buona parte delfinanziamento del sistema (circa il 36% nel 2012)proviene da due tasse regionali: un'impostaregionale sulle attività produttive (IRAP) edun'addizionale regionale all'imposta sul redditodelle persone fisiche (addizionale IRPEF). Leragioni che stanno dietro al processo di

decentramento sono diverse: contenimento deicosti, efficienza, efficacia. In breve (ed in teoria), idecisori locali possiedono una miglioreconoscenza riguardo i bisogni del territorio, esono dunque in grado di offrire servizi "più viciniai cittadini". Tuttavia, decentramento vuol direanche differenziazione geografica, e ciò poneserie sfide al principio di eguaglianza nell'accessoai servizi sanitari. Diseguaglianze possono esseregenerate da differenze nella capacità fiscale delleregioni (dovute a disparità territoriali nella baseimponibile) che possono tradursi in una diversacapacità di finanziamento dei servizi, o dadifferenze nelle scelte e nelle preferenze deigoverni (regionali o locali).L'Italia è un paese caratterizzato da forti disparitàeconomiche tra regioni. Il Mezzogiorno presentalivelli di Pil pro capite nettamente inferioririspetto al Centro-Nord. Nel 2012 il Pil pro capitein termini reali nel Mezzogiorno è inferiore del43,2 % rispetto a quello del Centro-Nord, e del 33,4% rispetto alla media nazionale. Le regioni con ilPil pro capite più basso sono la Calabria e laCampania (circa 14.000 euro per abitante). LaProvincia Autonoma di Bolzano e la Valle D'Aostapresentano invece i valori più elevati(rispettivamente circa 32.000 e 30.000 euro perabitante) (dati Istat 2015). Tali differenze siriflettono nel sistema sanitario. In termini dispesa sanitaria pro capite, nel 2013 la Valled'Aosta registra la spesa più alta (2.160 euro),seguita dal Molise (2.095 euro).La spesa pro capite risulta più contenuta inVeneto (1.724 euro), Campania (1.686 euro) eCalabria (1.715 euro) (dati Istat 2014). Talevariabilità nei livelli di spesa è testimonianza nonsolo di disparità economiche, ma anche di diversimodelli di gestione degli ormai Sistemi SanitariRegionali. Il quadro delle diseguaglianze regionalisi complica se si guarda all'erogazione dei LivelliEssenziali di Assistenza (LEA), ossia le prestazioniche devono essere fornite a tutti i cittadini,gratuitamente o dietro pagamento di una quota dicompartecipazione (ticket).Nel 2012, il monitoraggio dell'erogazione dei LEAad opera della Direzione Generale dellaProgrammazione Sanitaria del Ministero dellaSalute offre un quadro variabile. Su sedici regioni

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monitorate, dieci (tra cui la Toscana) sonodichiarate "adempienti", cinque "adempienti conimpegno su alcuni indicatori" (ad esempioassistenza residenziale per anziani ed appro-priatezza dell'assistenza ospedaliera), e per unaregione (la Campania) la situazione è definita"critica". Differenze permangono anche intermini di importo del ticket. Per l'erogazionedella medesima prestazione la compartecipazioneal costo può variare a seconda della regione in cuisi risiede. Addirittura, se il ticket per leprestazioni specialistiche ambulatoriali e per gliaccessi di pronto soccorso inappropriati èprevisto in tutte le regioni, in cinque regioni(Valle d'Aosta, Trento, Friuli Venezia Giulia,Marche, Sardegna) il ticket non si paga per leprestazioni farmaceutiche convenzionate.Vi sono differenze anche rispetto alle esenzioni.Alcune regioni hanno infatti esteso le esenzionipreviste a livello nazionale ad ulteriori condizioni(di salute o di altro genere). Ad esempio, se inalcune regioni sono esenti tutti i disoccupati e ilavoratori in cassa integrazione, in altre sonoesenti gli infortunati sul lavoro per il periododell'infortunio o affetti da malattie professionali.Come sottolineato da Isabella Morandidell'Agenzia Nazionale per i Servizi SanitariRegionali, «è evidente che la variabilità deisistemi di compartecipazione al costo puòdeterminare condizioni di non equità tra icittadini in relazione alla residenza, in cui ipazienti possono essere chiamati a corrispondereimporti differenti a fronte della stessaprestazione».Di fatto, nell'erogazione di cure dovute a tutti inquanto rientranti nei LEA, vi sono discriminazionitra cittadini per il solo fatto di vivere in regionidifferenti. Diseguaglianze regionali sonoconfermante dalla percentuale di persone che sidicono molto soddisfatte dell'assistenza ospe-daliera, percentuale che varia da regione aregione. Nel 2013, la percentuale più alta (64.67%)si è registrata in Trentino-Aldo Adige e quella piùbassa in Sicilia (17.64%). In Toscana il dato è del35.77 % (dati Istat 2014). Tutti ciò si traduce nellacosiddetta migrazione sanitaria, ossia nelfenomeno che vede i cittadini cercare curesanitarie in una regione diversa da quella di

residenza. «Nel corso del 2012 sono stati oltre 770mila gli italiani ricoverati in una regione diversada quella di appartenenza. Il Nord assorbe oltre il55 % della mobilità attiva. All'opposto, al Sudtutte le regioni hanno un saldo negativo» (VeraMartinella, Corriere.it, 10 luglio 2014). Il quadroche è emerge è preoccupante ed è legittimochiedersi quanto il decentramento in sanità siacoerente e compatibile con un Servizio SanitarioNazionale, che dovrebbe garantire eguale accessoa tutti i cittadini senza alcuna discriminazione,tantomeno territoriale.In altri Paesi come Norvegia e Danimarca (ed inmisura minore anche Svezia e Finlandia),comunque caratterizzati da una lunga e fortetradizione di decentramento, durante gli anniduemila sono state implementate strategie di(ri)accentramento proprio per ragioni legate adiseguaglianze geografiche. La questione centralenon è tanto se il decentramento sia la stradagiusta da perseguire, quanto come perseguirla nelmodo giusto. In Italia se ne parla, ma ancoratroppo poco.

Ingegneria senza Frontiere:obiettivi e progettidi Ingegneria Senza Frontiere Firenze

Ingegneria Senza Frontiere Firenze è statafondata nel 2002 all’interno dell’Università da ungruppo di studenti, dopo la nascita di altre sedi inalcuni atenei italiani. I soci dell’associazione sonovolontari studenti e professionisti del mondodell’ingegneria e delle scienze applicate, ed essa èsenza fini di lucro, indipendente da qualsiasipartito politico, interesse economico e credoreligioso. I fondi di cui è a disposizione derivanointeramente da attività di autofinanziamento edonazioni.L’intento di ISF è di contribuire alla crescita diuna coscienza critica complementare allaformazione universitaria, in grado di fornirestrumenti per una riflessione sulle conseguenzeambientali e sociali dello sviluppo tecnologico escientifico. È in quest’ottica che porta avanti

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progetti tecnici, di ricerca e di formazione inItalia e all’estero volti a diffondere praticheingegneristiche che favoriscano la pienarealizzazione degli individui di tutte le comunitàumane.ISFDa 13 anni ISF mantiene una presenza costantein facoltà, dove ha le proprie radici e in cuivengono organizzate conferenze per tutti glistudenti, e da cui partono e vengono portatiavanti progetti che mirano a fornire sostegnotecnico al Sud del mondo, inteso come ogni realtàin cui non sia garantito per tutti l’accesso allerisorse materiali e culturali.Tra le principali attività degli ultimi anni:- Acqua Bene Comune per Tutti in Burkina Faso,progetto concluso all’interno del quale sono statiportati avanti uno studio del bacino idrologico,delle risorse idriche e della qualità dell’acquadestinata al consumo umano nel Comune diTougouri, la produzione di materiale formativo eeducativo ad un uso consapevole della risorsaidrica e lo studio di tecnologie appropriate per lapotabilizzazione dell’acqua.- il progetto Madagascar, concluso l’anno scorsodopo 8 anni di attività con l’obiettivo di realizzareuna radio comunitaria, ha visto l’esecuzione distudi di fattibilità per la progettazionedell’impianto di trasmissione ad alta frequenza,dello studio radiofonico e dei relativi sistemiinformatici e delle soluzioni energetiche piùappropriate e sostenibili per l’alimentazione dellaradio e degli apparecchi riceventi a disposizionedelle comunità rurali.- il progetto Carcere, tuttora attivo, di assistenzadidattica nei confronti di alcuni detenuti delCentro Penitenziario di Prato iscrittiall’Università di Firenze nell’ambito dell’ormaiavviato Polo Universitario Penitenziario.- il Premio di laurea Tattarillo per tesi di laurea edi dottorato sul tema “Tecnologie appropriate eSud del Mondo”, in memoria dell’amico studenteTommaso Fiorentino, venuto a mancare nelnovembre 2003.L’associazione ha inoltre aderito attivamente acampagne nazionali come Acqua Bene Comune,per il referendum del 2011 sulla gestione e sulsistema tariffario del servizio idrico.Dal 2012 esiste ISF Italia, associazione di

associazioni al momento composta da 14 sediuniversitarie, di cui fa parte anche quellafiorentina.L’associazione si riunisce circa settimanalmentealla sede degli Anelli Mancanti (via delPalazzuolo) o della facoltà (via di Santa Marta, 3).Si basa sulla partecipazione attiva dei volontari,senza nessuna selezione sul curriculum o sul tipodi formazione, e chiunque sia interessato econdivida i principi dell’associazione è invitato apartecipare. Per partecipare o seguire le nostreattività: www.isf-firenze.org, www.isf-italia.org

Affaire Nidiaci: la storia ufficialee quella nascosta - INCHIESTAdi Alessio Brandi

attivo nell'associazione Amici del Nidiaci in Oltrarno

Il primo aprile di quest'anno, il ConsiglioComunale ha votato per togliere i vincoli all'areadetta Nidiaci, consegnando così in mani privateuno dei beni più preziosi dell'Oltrarno.[1] Amaggio 2014, in piena campagna elettorale,l'allora sindaco reggente, Dario Nardella, avevafatto visita al giardino Nidiaci, con un ampioseguito tra cui l'assessore all'urbanistica,Elisabetta Meucci. Entrambi avevano promesso diespropriare la parte dell'area occupatadall'Amore e Psiche Holding e di trovare anche isoldi per farlo. Il 12 luglio, nel corso della"Maratona dell'ascolto" dell'Oltrarno, l'assessoreMeucci aveva ribadito l'impegnodell'amministrazione "di agire esclusivamente sumandato dei gruppi... non deve deciderel'amministrazione. La volontà di agire secondo ilmandato dei residenti. Questo lo ribadisco, noinon prenderemo decisioni che non provengano dachi abita nella zona."

Robine, Spoerri, BondeInvece, il 24 novembre, le realtà dell'Oltrarnosono state convocate in Palazzo Vecchio, dovehanno appreso che l'amministrazione avevadeciso di accettare una proposta fatta dall'Amoree Psiche Holding: nessuno, nemmeno i consiglieri

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di maggioranza, ha mai potuto vederne il testo[2].Nel contempo, veniva bocciata un'articolataproposta dell'ADUC - Associazione per i Dirittidegli Utenti e dei Consumatori - per un'azionelegale che avrebbe permesso al Comune dirientrare in possesso di tutta l'area. Una propostarespinta non perché l'azione non fosse fondata,ma perché era, a dire dell'avvocatura del Comune,"difficile" e "dall'esito incerto" - come se nonfosse ancora più "incerto" l'esito per il privato,che avrebbe quindi avuto ogni motivo per trattaree restituire qualcosa in più. Contro l'accordo, sisono espresse tutte le realtà del quartiere, daicomitati ai Bianchi di Santo Spirito, e le "genti diSan Frediano e Santo Spirito" sono scese in piazzacon un corteo senza precedenti per dimensioni evivacità. Sul tema, i consiglieri dell'opposizionehanno presentato numerose interrogazioni. Perevitare di rispondere, l'assessore all'urbanistica èuscita dall'aula un lunedì e non si è nemmenopresentata il lunedì successivo.Tra il 31 marzo e il 1 aprile 2015, la maggioranzadel Consiglio Comunale ha respinto uno dietrol'altro ogni emendamento teso a salvaguardare ivincoli sull'area detta Nidiaci. Mentre i pochiconsiglieri che peroravano il punto di vista degliabitanti dell'Oltrarno presentavano dettaglia-tamente la questione, i consiglieri di maggioranzaparlavano al cellulare o abbandonavano i lorobanchi, ritornando solo il tempo per un velocevoto contrario. Così, l'Amministrazione Comunaleha rinunciato unilateralmente alle uniche armiche aveva: i vincoli e la possibilità di un'azionelegale; in cambio di un accordo il cui testo restaignoto a chi ha votato. In particolare, il pubblico èrimasto colito a vedere l'assessore all'urbanisticagirare la propria sedia in modo da rivolgere lespalle ai consiglieri che parlavano del Nidiaci.Nel corso della discussione - unilaterale, visto ilsilenzio della maggioranza - è avvenuto unepisodio significativo: la presidente del consigliocomunale ha rivendicato in aula come una "sceltaesclusivamente politica" quella fatta dall'Ammini-strazione di rinviare oltre i termini l'azione legaleper rivendicare una striscia di terreno occupatadal privato (in una maniera che l'ex-vicesindacoSaccardi aveva definito "al limite della legalità"),

scelta che ha portato l'Amministrazione a perderel'unica causa intentata contro il privato. A questopunto, è lecito chiedersi quale forza abbia spintol'amministrazione a rischiare non solo diinimicarsi un intero quartiere, ma anche dirischiare sul piano legale, visto che l'ADUC hapresentato un dettagliato esposto alla Corte deiConti e alla Procura sulla questione.Può essere un utile esercizio esplorare il sito dellaLeggiero Real Estate, di cui fa parte anche l'Amoree Psiche Holding. Non per arrivare a rispostecerte, ma soltanto per cogliere una certaatmosfera che evidentemente conta per chiprende le decisioni a Firenze. Vediamo che la LREristruttura, vende o ha già venduto numerosipalazzi significativi a Firenze, suddivisi tra variesocietà: l'Amore e Psiche Holding ad esempio sioccupa tra l'altro di Palazzo Santarelli, quello chefino a tre anni fare era la ludoteca di SanFrediano. [3]Un'occhiata al curriculum di Salvatore Leggiero cirivela che si tratta di un ex-venditore dienciclopedie proveniente da Napoli. Deve avernevendute molte, visto che a un certo punto hadeciso "di fare l'imprenditore" comprando unaserie di scuole (che poi diventeranno la base dellanota CEPU), aprendo il ristorante in Piazza delCarmine poi venduto a Roberto Cavalli e fondandoassieme a Roberto Re la HRD Corporate srl chevende corsi motivazionali per manager timidi;inoltre, il sito descrive come "iniziative speciali"della LRE l'iniziativa "Pasta & Sugo - Italian StreetFood - la buona cucina italiana nel mondo" e"Coworking - scrivanie in affitto in centro aFirenze".Ma forse nel quartiere si è parlato troppo diLeggiero e troppo poco di altri. Apprendiamoinfatti dal curriculum di Leggiero che nel 2009, "Ilmio caro amico Sauro Bartolucci compra metàdella mia Amore & Psiche ed insieme investiamoin palazzi nel centro di Firenze; facciamo via dellaPergola, Palazzo Remedi, Corso Tintori, BorgoPinti, e l'importante complesso di via dellaChiesa." Sauro Bartolucci risulta infattivicepresidente della LRE. Troviamo un suodettagliato curriculum sul sito di IntermediaIniziative, "Società di consulenza direzionale efinanziaria" con sede a Firenze. da cui emerge che

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Bartolucci opera tra Firenze, Londra - dove dirigela City Fund Management Limited - e Madrid.[4].L'altro vicepresidente della LRE si chiama GustaveBonde, descritto come "consulente di grandigruppi di investimento" che opera a " Ginevra,Lussemburgo, Monaco e Madrid."[5]. Quando sicerca il nome di Gustave Bonde su Google, lo sitrova quasi esclusivamente in due contesti. Ilprimo è quello del Club des Leaders, l'altro è diun'iniziativa denominata The Children for Peace.Quale sia il rapporto tra il vicepresidente dellasocietà che si è impossessata del "Nidiaci" equeste iniziative non emerge ovviamente daun'occhiata a Google, ma è pur sempreinteressante. Nel Club des Leaders, poi, non èfacile cogliere quale sia il ruolo di Bonde, che peròcompare in numerose foto nonché nel videodell'inaugurazione della sede londinese del Club(avvenuta alla presenza del primo ministroCameron). Il Club des Leaders si presenta comeun'organizzazione che mette insieme affari epolitica, decisamente di destra, visto che il suopresidente, Jean-Sébastien Robine, è consiglierepersonale del Conte di Parigi, il ricchissimopretendente al trono di Francia; Robine, che sidichiara "ambasciatore della jeunesse doré diParigi" e sostiene di avere tra i propri clientianche la banca Rothschild e la Ferrari.Vicepresidente del Club invece è un certoGiovanni S. Rondanini, che nella vita gazzettiera èanche compagno di Maria Gabriella di Savoia e"Consigliere della Fondazione Umberto II e Maria-José di Savoia", con sede nel paradiso fiscale diVaduz. Con tono compiaciuto, il Club siautodefinisce "una potente rete internazionaleche raggruppa personalità in tutti i campi nellamisura in cui occupano posizioni importanti nellasocietà. Il Club conta cinque antenne a Ginevra,Gstaad, Monaco, Londra e Lussemburgo."Soprattutto, "il Club offre ai propri invitati lapossibilità di incontrare personalità di primopiano in un ambiente intimo ed elegante. Il Club èuno strumento di qualità che permette ai proprisoci di sviluppare relazioni performanti".Anche facendoci la tara, il Club raccogliecomunque personaggi che le genti di SanFrediano e Santo Spirito difficilmente potrebbemettere insieme. In una rapida occhiata al sito del

Club, troviamo politici (rigorosamente di destra)come Henri Guaino, Michèle Alliot-Marie e Jean-Pierre Raffarin, imprenditori come LaurentDassault ed Edmond de Rothschild, e unapittoresca sfilata di sovrani in dorata disgrazia(sempre definiti con i loro presunti titoli) come"Sa Majesté le Roi Fouad II d'Egypte", "S.A.R. laPrincesse Marie Gabrielle de Savoie", "le PrinceCharles-Philippe d'Orléans" il re della Jugoslavia o"S.A.I. le Grand-Duc George de Russie" .The Children for Peace è invece un'iniziativa chesi presenta come filantropica, con vari progettinel mondo, anche se il sito sembra soprattutto unpalcoscenico per VIP e personaggi dellospettacolo. Gustave Bonde appare come membrodel "Comitato Esecutivo Internazionale" di TheChildren for Peace, assieme a Debbie Mace,Massimo Leonardelli, Claudie Stolz, Alice deJenlis, Nour Gorani e altri. Senza entrare in meritoad attività che non conosciamo, c'è una certaironia nel fatto che il vicepresidente di unasocietà che si arricchisce privando i bambini diSan Frediano del loro storico spazio si impegniper l'infanzia in luoghi lontani.

NOTE[1] Riassumiamo brevemente la storia: - nel 1915, ilComune prende in affitto l'area per farne una scuolaelementare; - nel 1920, la Croce Rossa Americana dona ifondi per acquistare tutta l'area e farne un "centro dieducazione popolare" per il rione più povero di Firenze,assegnando l'incarico all'avvocato Umberto Nidiaci e aCarlo-Matteo Girard; - il figlio di Umberto Nidiaci poi fascivolare nelle proprie mani il titolo di proprietà sugliedifici e parte del giardino, ma entrambi restanoininterrottamente nell'uso pubblico, variamente comeasilo, centro anziani, case per famiglie bisognose, luogoper l'adolescenza e ludoteca per i bambini piccoli; -nel2008, gli eredi Nidiaci vendono all'Amore e PsicheHolding, che nel 2012 inizia a fare lavori pertrasformare tutta l'area in appartamenti di lusso,ottenendo immediatamente tutti i permessi necessari,persino quello di usare la parte pubblica del giardinocome passaggio per i propri camion. Nell'autunno del2012, un provvidenziale incidente porta alla chiusura"temporanea" della ludoteca, che viene trasferita inVia Maffia.[2] A detta (verbale) dell'amministrazione, l'accordo

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prevederebbe la rimozione di ogni vincolo all'area daparte del Comune e un cambiamento al regolamentourbanistico del Comune tale da permettere al privato dicostruire un parcheggio interrato. In cambio, il privatoavrebbe restituito uno spicchio in fondo al giardino,dove la Holding avrebbe pagato se stesso per costruireuna palazzina.[3] Da visura camerale, il capitale dell'Amore e PsicheHolding è diviso tra due società legate a Leggiero e laFincentro Società Fiduciaria S.r.l. di Alfredo Ceccarelli.[4] Sauro Bartolucci "ha rilevato complessi immobiliaridi particolare interesse storico o architettonico comecasali, dimore storiche, ville e castelli. Da venticinqueanni svolge attività di advisor in operazioni di MBO,LBO, dacquisition e corporate finance per conto digrandi Gruppi operando in Italia in Inghilterra eSpagna." Tramite la Gherardini Real Estate, SauroBartolucci è anche l'amministratore del sito web diVilla Cassia di Baccano, altra iniziativa della LRE.[5] "Formatosi lavorando in banche private e corporatecon alcune delle principali istituzioni finanziarie aGinevra, Lussemburgo, Monaco e Madrid. Oggi è unconsulente di grandi gruppi di investimento e disviluppo internazionale nel settore immobiliare e dellahospitality industry, nonché un senior advisor delconsiglio di amministrazione di una catena alberghieraleader a livello mondiale."

Nasce l'Osservatorio popolaresull'acqua e i beni comunidi Cristiano Lucchi

giornalista e attivista del laboratorio politico perUnaltracittà

La mercificazione e privatizzazione delle nostrevite è un fatto certo. Solo chi si nutre diinformazioni del mainstream può non esserneconsapevole e si convince che viviamo - seppurnella crisi - nel migliore dei mondi possibili dove ènecessario sostenere il dominante di turno soloperché "non ci sono alternative" e quindi va beneil partito o il politico "meno peggio", capace diilludere un popolo ormai privo di strumenticulturali per una più o meno breve stagionepolitica. A contrastare questa tendenza da ormaiuna ventina di anni ci sono movimenti, gruppi,

comunità che analizzano un sistema liberista cheaffianca alla ricerca del profitto a tutti i costil'erosione dei diritti della persona e dellademocrazia.Nasce in questo contesto, in particolaredall'esperienza decennale del Forum italiano deimovimenti per l'acqua, l'Osservatorio popolaresull'acqua e i beni comuni. I movimenti perl'acqua in questi anni hanno prodotto saperi,competenze e forme di partecipazione - culminatecon il referendum del 2011 - che costituisconouno straordinario patrimonio culturale, sociale epolitico, capace di contrastare il pensiero unicodel mercato e di prospettare un'alternativa aiprocessi in corso di privatizzazione efinanziarizzazione dell'economia e della vitastessa su scala globale. E l'acqua è uno dei nodistrategici dell'attuale crisi del modello liberista,una vertenza che nel dibattito pubblico ha saputoinnescare prima, e animare poi, il tema più vastodei beni comuni: dalla sanità all'istruzione,dall'energia alla cultura, passando dal diritto allacasa e dal diritto ad un lavoro dignitoso.Tra le realtà che promuovono l'Osservatorioalcune da sempre in difesa dei beni comuni comeAcqua Bene Comune, A Sud, Attac Italia, laFederazione della Chiese Evangeliche e laFondazione Basso Tutte le organizzazioni checondividono i principi dell'Osservatorio possonocomunque diventarne socie. Di seguito un estrattodallo Statuto fondativo:"Il tema dell'acqua rappresenta uno dei nodistrategici dell'attuale crisi del modelloneoliberale: quello del controllo delle risorse inuna fase di crisi strutturale insieme economico-finanziaria, sociale e ambientale. Ma l'acqua non èsolo un bene in sé: è anche un paradigmaculturale e sociale. Non a caso, la battaglia controla sua privatizzazione ha fatto irrompere nellasocietà il nuovo tema dei beni comuni, ovvero diquei beni naturali necessari alla vita e di quei benisociali necessari alla sua qualità e dignità, il cuiaccesso e universalità costituiscono la garanzia didiritti inalienabili e non sottoponibili alle leggidel mercato. Il conflitto in atto si pone dunque difronte a questo bivio: da una parte vi è il modelloneoliberale che, per potersi perpetuare, ha lanecessità di consegnare al mercato l'intera vita

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delle persone, mercificando e privatizzando tutti ibeni e i servizi; dall'altra vi sono le mobilitazionisociali che, attraverso la costruzione collettiva delnuovo paradigma dei beni comuni, praticano lasottrazione di questi beni e servizi al terreno dellafinanziarizzazione, rivendicandone lariappropriazione sociale. In questo senso, lanostra proposta di costituire un osservatorio, puravendo il suo baricentro sul tema dell'acqua,contempla la progressiva estensione della propriaattività all'intera tematica dei beni comuni, comestrumento di analisi, documentazione eriflessione su questo nuovo paradigma e sullepotenzialità di trasformazione sociale che il suodispiegamento implica. Le battaglie a difesa deibeni comuni rappresentano infatti, ad oggi, sia unargine sul binario delle privatizzazione e dellafinanziarizzazione, sia un laboratorio di saperi epratiche in grado di delineare nuovi assettieconomici e politico-istituzionali. La riflessionesui processi di privatizzazione dell'acqua, difinanziarizzazione dei beni comuni, è quindistrettamente connessa a quella sulle forme e laqualità della democrazia. Emerge qui uno dei nodisostanziali alla base del patto socialenovecentesco: chi decide su che cosa. Il processodegenerativo che ha visto il principio dellarappresentanza declinarsi in delega e infine insospensione della democrazia è uno dei puntifocali delle battaglie per i beni comuni e unulteriore ambito di analisi e ricercadell'osservatorio."

Il 25 aprile non è una ricorrenzadi Maurizio De Zordo

attivista di Firenze Antifascista e di PerUnaltracittà

Anche quest'anno, 70 anniversario dellaliberazione dal nazifascismo, l'impegno è quellonon di celebrare un rito ormai stanco, ma direndere ancora vivi gli ideali di quella liberazione,della lotta partigiana, perché non si dimentichinoin questo giorno come in tutti gli altri. Perché chinon ha memoria non ha futuro. Un 25 aprile cheha i colori e le voci della manifestazione di sabatoscorso a Coverciano, contro la apertura della

"libreria" di Casa Pound, e contro ogni tentativodelle organizzazioni neofasciste di rialzare latesta e conquistare spazi che, per loro, qui, non cisaranno mai. Mazzieri al servizio, come sempre,di un sistema basato sulla disuguaglianza,sull'esclusione, sul dominio e lo sfruttamento,finti "ribelli" pronti, oggi come ieri, a cavalcarel'odio verso il diverso, il debole, l'emarginato,scatenando, con i degni compari della Lega, unaguerra fra poveri, una rivalsa dei penultimi sugliultimi, senza mai dar noia al manovratore.Un 25 aprile contro il progressivo scempio dellacostituzione ed il quotidiano attacco del governoRenzi Alfano ad ogni minima misura di tutela esostegno delle classi subalterne, contro losmantellamento delle conquiste del movimentooperaio, dello stato sociale, dello spazio pubblico.Un 25 aprile contro il dominio, che si vorrebbesenza confini, del capitale e del profitto, dominiodei pochi che si arricchiscono enormemente sullavoro, la povertà e la vita stessa dei tanti. Ma èanche un 25 aprile con il sapore acre dell'acquasalata di quel mediterraneo divenuto unaimmensa fossa comune per migliaia di disperatiche cercano di fuggire  dalle guerre e dallemiserie che l'imperialismo occidentale scatena acasa loro, respinti da quello stesso occidente chesi concede a spese loro uno stile di vita altrimentiinsostenibile, con le atroci parole d'ordine delrespingimento, del bombardamento, delle ruspe,ma che non esita a sfruttarli doppiamente con illavoro nero e sottopagato. Un 25 aprile chepasseremo, come sempre, in Piazza Santo Spiritoinsieme alla Firenze antifascista.Ora e sempre resistenza!

Il comunicato di Firenze Antifascista

A 70 anni di distanza dal 25 Aprile 1945, le ragioni cheportarono i partigiani a prendere le armi sono piùattuali che mai. Durante la Resistenza gran parte delleformazioni partigiane affrontavano fascisti e nazistiarmi in pugno non solo per farla finita con la dittatura,ma per un mondo libero da ingiustizia, sfruttamento eguerra. La loro era una battaglia contro i padroni nonmeno che contro i loro tirapiedi fascisti. Oggiaffrontiamo gli stessi nemici. I padroni cheapprofittano della crisi per sfruttarci sempre di più, e ci

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minacciano o ci licenziano se lottiamo per i nostridiritti.Il governo Renzi che, come tutti quelli che si sonosucceduti nei decenni, attacca le condizioni di vita e dilavoro di operai, pensionati, disoccupati, studenti concontroriforme come il Jobs act o la cosiddetta "buonascuola", con il piano casa, i tagli alla sanità, le grandiopere. Le forze della repressione, sempre pronte acolpire con denunce, arresti, processi chi si oppone atutto questo. E infine i fascisti, che mai sono scomparsidal panorama politico di questo paese, e dal 1945 hannocontinuato ad occupare posti chiave nello Stato, dallamagistratura, alla polizia, all'esercito, coprendo lebombe, gli omicidi, le aggressioni degli squadristi chemai sono cessate contro lavoratori, migranti eantifascisti. Il compito che i fascisti sono chiamati oggia svolgere dal capitale è di dividere le classi popolari,fomentando l'odio contro l'immigrato con paroled'ordine populiste e razziste, e scatenando così unaguerra tra poveri, mentre non una parola viene spesacontro chi sfrutta o delocalizza all'estero, contro leaggressioni militari e il saccheggio delle risorse chespingono migliaia di proletari ad emigrare.Ricordiamo che proprio in questa città il fascistaCasseri, militante di Casapound, ha messo in pratica lesue idee razziste uccidendo due lavoratori senegalesi eferendone gravemente un terzo. E ora Casapound stacercando di mantenere aperta una sede a Coverciano,camuffata da libreria, la cui presenza è statachiaramente rifiutata dal quartiere. La questura harisposto alla mobilitazione antifascista primaproteggendo notte e giorno la sede e militarizzando ilquartiere, e poi con le denunce contro gli antifascisti. Ifascisti alzano il tiro anche perché si sentonolegittimati da decenni di propaganda revisionista edalla sistematica diffamazione della Resistenzaalimentata da tutti i partiti istituzionali. In particolareCasapound cerca oggi una piena agibilità istituzionaleattraverso l'alleanza elettorale con la Lega di Salvini.Non si può negare il diritto di parola a chi si presentaalle elezioni, dicono istituzioni e giornalisti, e così la"libertà di espressione" dovrebbe diventare, secondoquesti soggetti, lo scudo per far circolare liberamentenei quartieri popolari la propaganda fascista di Lega,Forza Nuova, Casapound, e per coprire le loro azionisquadriste. Secondo le istituzioni chi si oppone airazzisti si pone contro la legalità, e questo non puòmeravigliarci perché la legge è sempre e soltanto uno

strumento nelle mani delle classi dominanti. L'unicoantifascismo che conosciamo, e l'unico che realmenteproduce risultati, è quello quotidiano, vissuto neiquartieri, che non conosce deleghe.Un antifascismo che non ha nulla a che spartire con chinel giorno della Liberazione vorrebbe provoca-toriamente sfilare a Milano accanto agli oppressori delpopolo palestinese, sotto le bandiere sionisteresponsabili dei massacri di Gaza; né con chi, dalgoverno e dall'opposizione, promuove e sostiene leaggressioni militari in Siria, Libia, come già inJugoslavia, e appoggia i gruppi nazisti in Ucraina. Perquesto il nostro 25 Aprile non avrà nulla di rituale, masarà una giornata di solidarietà militante verso tutti gliantifascisti, e in particolare Emilio, del centro socialeDordoni di Cremona, gravemente ferito dagli squadristidi Casapound, e sarà una giornata di mobilitazioneanticapitalista, perché la Liberazione arriveràveramente solo quando gli ideali sociali che hannoguidato la Resistenza saranno realizzati e losfruttamento cancellato definitivamente dalla Storia.Firenze Antifascista

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RUBRICHE

Cultura si, cultura noa cura di Franca Falletti

ex direttrice della Galleria dell'Accademia di Firenze

Opificio delle Pietre Dure,addio!di F.F.

Fra le grandi istituzioni culturali che stannoestinguendosi nella pressoché totale indifferenzadel Governo e in parte anche dell'opinionepubblica c'è l'Opificio delle Pietre Dure, che con isuoi Laboratori di via degli Alfani e della Fortezzada Basso ha fatto per decenni di Firenze edell'Italia un punto di riferimento primario pertutto il mondo nel campo del restauro, sotto ilprofilo della ricerca pura e applicata e dellaformazione, affiancandosi, in una gara dieccellenza, all'Istituto Centrale per il Restauro diRoma.Di questo problema si è parlato e si parla troppopoco, ma soprattutto non si dice quali sono i realitermini della perdita che stiamo rischiando e chein parte è già irrecuperabile, perché la questionepassa per la solita mancanza di fondi che rallentae porta verso la paralisi l'attività di un Istitutoimportante. Ma non è così. L'Opificio delle PietreDure in anni e anni di lavoro, a partire dal 1932quando fu fondato come Gabinetto di restaurodella Soprintendenza alle Gallerie e ancor piùl'alluvione fiorentina del 1966, ha accumulato untesoro inestimabile di esperienza, che senza lanecessaria continuità è destinato ad andareirrimediabilmente perso, perché per esseretrasmesso ad altri ha bisogno di tempo e dicondivisione.Si sta distruggendo quindi un sapere costruitodall'intelligenza, dalla sensibilità e dall'impegnodi una serie finora ininterrotta di studiosi eoperatori, che hanno fatto la storia del restaurodalle sue origini come scienza ad oggi.Si tratta di un sapere che solo in parte si puòcomunicare tramite la parola scritta, essendofatto principalmente di osservazione e di

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comunicazione interpersonale diretta, con tempie modalità che si fanno sempre più veloci, cosìche perdere il ritmo significa essere fuori gioco,perché da decenni ormai fare restauro ad altolivello significa condividere l'impegno con altrecompetenze sempre più specifiche e sempre piùvarie, da quelle chimiche, fisiche e biologiche aquelle ingegneristiche e informatiche; ma d'altraparte significa ancora quello che è sempre stato,cioè tenere l'occhio e la mano allenati a stare incontatto con la materia.Molti settori di attività dell'Opificio delle PietreDure stanno già chiudendo per la totale mancanzadi restauratori: arazzi, tessuti, mosaico,terrecotte; il settore dipinti da 24 operatori checontava qualche anno fa ne ha ora 11 e comunquesi tratta di personale di età media intorno ai 55anni. E' così che Firenze e l'Italia stanno perdendosenza battere ciglio un'altra eccellenza, cheancora la comunità scientifica internazionale ciinvidia e sul cui futuro seguita a fare affidamento,perché non può nemmeno immaginare che unanazione sia così ottusa da lasciarla morire di ine-dia.

Dal Palazzoa cura di Giacomo Trombi

consigliere comunale Firenze a sinistra

Il parco giochi di Renzidi G.T.

Con una mossa che ha la delicata agilità dell'orcain mare aperto, la vicesindaco Giachi ha estrattodal cilindro la cosiddetta riorganizzazione dellascuola dell'infanzia, in realtà l'avanguardia di unariforma ben più sostanzia le di quanto non sivoglia far credere, che si è schiantata sul consigliocomunale come un maglio. In due parole, lariforma prevede che - per il prossimo anno, poiovviamente si vedrà (e si estenderà aggiungo io) -il pomeriggio di un certo numero di sezioni dellescuole dell'infanzia comunali sia dato in appalto asoggetti privati esterni.La scelta è esclusivamente politica, e mira adazzannare un settore redditizio e promettente del

pubblico non ancora elargito ai privati:l'istruzione. La cosa presenta numerosi vantaggi:oltre ad avere infatti un nuovo soggettointermedio che farà profitti, e dunque poten-zialmente un nuovo grande elettore, oltre adingrossare le fila dei precari non-sindacalizzati edisorganizzati - privi dunque di qualsiasi forzanegoziale, di diritti e di garanzie, oltre a snellirela macchina comunale, si potrà anche cominciaread agire in maniera più incisiva, attiva e selettivasull'elettorato di domani.Non è infatti difficile immaginare quali potrannoessere le linee educative non scritte cheguideranno i nuovi insegnanti - precaridell'istruzione - impiegati da soggetti privatifacenti capo, ad esempio, a Comunione eLiberazione. Firenze, poi, è la piazza migliore persperimentare cose del genere: già playground diMatteo Renzi, la città presenta l'indolenzanecessaria per cimentarsi in imprese deGiacomoTrombi genere, una Giunta con poco nerbo e unamaggioranza compatta al punto giusto. Iconsiglieri, ma soprattutto le consigliere, del PD sisono ritrovati di punto in bianco intasati daincandescenti telefonate, messaggini, chat diwhatsapp in cui mamme inferocite (mi si perdonila generalizzazione di genere, ma più o meno èandata così) chiedevano ragione di una riforma dicui però nessuno le aveva preventivamenteinformate. Giunti in consiglio, gli esponenti delPD si sono ritrovati con mezza città contro e unadelegazione agguerrita di genitori/insegnanti. Lacosa ha fatto montare una notevole irritazionenelle fila della maggioranza: c'era chi mormoravasconsolato "oggi abbiamo perso le elezioni"[regionali N.d.R.], salvo poi ribadire che"comunque la strada è quella" [dellaprivatizzazione N.d.R]; chi ci ha ringraziato peraver evitato, con le nostre 4 interrogazioni, che laGiachi facesse una comunicazione in consiglio"perché col cazzo che io l'avrei difesa"; chidubitava delle capacità intellettive dellamedesima con epiteti anatomici che mi seccariportare fedelmente; chi minacciava addiritturadi non votare il bilancio - ovvero di uscire dallamaggioranza. La cosa pare sia stata poi affrontatain una rovente riunione di gruppo consiliare PD,in merito alla quale alcuni testimoni oculari (o

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meglio auricolari) hanno riferito che "si sentivanole urla da fuori". Il solito molto rumore per nulla,verrebbe da dire col senno di poi. La Giachi si èpresa il cazziatone ma ha continuato imperterritae quasi indisturbata. Il sindaco, invece, è rimastoprudentemente in disparte, pur confermando lasostanza della scelta dell'amministrazione,consolidando l'ormai tradizionale strategia del se-faccio-finta-di-nulla-i- Mentre la città era infermento e si formava quello che poi è divenuto ilcomitato "L'infanzia non si appalta!", in consiglioabbiamo deciso di scrivere due emendamenti allarelazione del bilancio preventivo 2015 perspuntare i coltelli che la Giachi tiene in mano. Gliemendamenti erano per altro molto soft,tralasciavano valutazioni politiche di ampiorespiro e avrebbero sostanzialmente permesso diguadagnare tempo, senza dare addosso allaGiunta. Insomma, erano votabilissimi anche daparte del PD senza dare scandalo. L'epilogo ènoto, ma è bene ricordarlo: altro che votarecontro il bilancio! Dopo aver bocciatocompattamente i nostri due emendamenti, laminoranza del PD contraria alla riforma hacoraggiosamente scritto e votato un ordine delgiorno dai toni fortissimi, pesante nei contenuti emolto critico nei confronti della riforma dellaGiachi, ma nella pratica semplice carta igienica. Enemmeno delle più ruvide. La Giunta infatti hatutte le carte in regola per poter procedereserenamente sulla strada della privatizzazione, enon v'è nessun atto che formalmente glielo possaimpedire. Dunque è bene ribadirlo per chi avessedubbi: il PD, anche quello locale, anche quellominoritario, anche quello critico, alla fine leprivatizzazioni - quando non le ama - se le facomunque piacere. E se le fa piacere tutte, anchele più scellerate: quelle che riguardanol'istruzione dei nostri figli.

No Expoa cura di Roberto Spini

attivo in perUnaltracittà e in Attac Italia

Le cinque giornate di Milanodi R.S.

A pochi giorni dal via di Expo 2015, inizia anche ilconto alla rovescia per le mobilitazioni all'insegnadella critica radicale alla "esposizione universalepiù screditata della storia", come la definisconogli attivisti della rete No Expo. E' stato messo incampo un fitto calendario di eventi, azioni,mobilitazioni, che avranno inizio con il corteostudentesco internazionale del 30 aprile,proseguono con il rituale Mayday del 1 maggio(quest'anno però inquadrato completamente nelparadigma Expo), le azioni del 2 maggio, ilcampeggio No Expo dal 1 al 3 maggio, l'assembleadel 3 maggio che dovrà decidere le iniziativediffuse per i prossimi sei mesi, in concomitanzacon lo svolgimento dell'evento.L'organizzazione delle cinque giornate milanesi èil risultato del contributo di una miriade disoggetti che da tempo portano avanti un'idea dicostruzione di territori e città contrapposta atutto ciò che rappresenta Expo. L'alternativaall'evento e al contenuto di Expo 2015 viene cosìassunto da reti di movimenti sociali, precari,studenti, contadini, lavoratori, sindacati,collettivi, centri sociali, produttori, ecologisticome il momento centrale e unificante dellapropria azione. Non si tratta di costruire sempliciproteste: la sfida è di far diventare il territoriomilanese prima, durante e dopo l'inaugurazionedi Expo, un laboratorio sociale di resistenze ealternative. Il progetto Expo, dati alla mano, nonha portato nulla di buono: 10 miliardi di soldipubblici finiti nelle tasche dei privati, oltre 1000ettari di terreni agricoli cementificati, unaventina di arresti per tangenti per un volume di 2milioni di euro, quasi 50 le imprese vicino a mafiae a 'ndrangheta pizzicate nei cantieri, tantivolontari al posto dei 37 mila posti di lavoropromessi.Il tutto gestito da un commissario straordinariocui è permesso derogare le leggi. Questo progetto

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è portatore di un sistema destinato ancora adurare molto oltre il tempo dell'evento. Ha avutoil merito però, di unire forze e intelligenzecontrapposte all'evento in tutto il paese, cheanimeranno i primi cinque giorni di mobilitazioniin contemporanea con l'inizio di Expo. A Milano illavoro di coinvolgimento della città è partito datempo. Ignorato dai media, c'è stato un lavorocollettivo passato da assemblee cittadine, dossierdi ricerca, social media, battaglie legali. Dueesempi tra i tanti: il libro collettivo Expopolis(http://www.offtopiclab.org/expopolis/) dellaboratorio politico Offtopic e del giornalista diRadio Popolare Roberto Maggioni, in cui è statorestituito sotto forma di evoluzione del celebregioco Monopoli il contenuto di iniziative, articoli,opuscoli, realizzati in tanti mesi di attività; lavertenza dei cittadini contro il progetto delle vied'acqua (canali che dovevano attraversare iprincipali parchi della città fino al luogodell'evento), che si è risolta con la rinuncia delComune all'opera e lo spostamento dei fondi alrisanamento del fiume Seveso.Adesso c'è il primo maggio. Da una parte la sfilataper la città in corteo, per la quale sono attesi 40mila partecipanti, con relative attenzioni innegativo dei media per le preoccupazioni perl'ordine pubblico, unico modo per non entrare nelmerito delle questioni sollevate e delle propostealternative portate dai movimenti. Dall'altral'inaugurazione di Expo, con un concerto allaScala e una cerimonia di apertura da 20 milioni dieuro modello Olimpiadi. Ma non tutti i paesisfileranno: è il caso della Lettonia che ha dovutorinunciare al suo padiglione perché il governonon aveva abbastanza soldi.Questo è lo spirito di Expo: prende la parola solochi ha le risorse, a partire dalle multinazionali"partner" dell'evento. La parola ultimamente piùin voga è "camouflage": la gara d'appalto del 13marzo scorso per posare gli allestimenti con cuinascondere ai visitatori le opere che quando siaprirà l'esposizione non saranno terminate,sembra il simbolo dell'effetto vetrina di Expo, concui si vuole mostrare un mondo perfetto, in cui lemultinazionali fanno il bene di tutti perché"nutrono il pianeta". Quanta distanza dalle vitenascoste ma reali che proveranno a rubare la

scena all'inaugurazione di Expo!E la Toscana? Se diverse realtà toscane inopposizione a Expo si organizzano per lapartecipazione al Mayday, quella istituzionaleentra di diritto nella classifica delle ridicolezzedell'evento, con un'immagine già diffusissima inrete. Un cartellone che campeggia nell'area deiristoranti tra i padiglioni di Expo recita: "Toscana,i borghi più belli d'Italia", ma nella cartina cheaccompagna lo slogan viene evidenziata laregione Emilia Romagna. Pare che l'errore sia diun grafico di Eataly, il cui patron è sempre prontoa dare lezioni sull'origine geografica dei prodotti.O quello che, come dice Crozza, "in una tasca ha illardo di Colonnata, nell'altra la verità. Quando loincontri ti accontenteresti anche del lardo diColonnata, invece ti becchi un pippone sullalezioncina".

Ecco il programma della cinque giorni di Milano, controe oltre il modello Expo 2015: 29 APRILE MILANO SIOPPONE ALLA MARCIA FASCISTA - coordinamentoFascisti e Razzisti No Grazie | 30 APRILE: CORTEOSTUDENTESCO NAZIONALE - INIZIO CAMPEGGIOINTERNAZIONALE NOEXPO che durerà fino al 3maggio con dibattiti e workshop | 1 MAGGIO:NOEXPOMAYDAY ore 14 piazza XXIV MAGGIO | 2MAGGIO: MOBILITAZIONI DIFFUSE CONTRO EXPO (tracui la pedalata No Expo dal parco di Trenno) | 3MAGGIO: ASSEMBLEA PLENARIA GENERALE di lanciodella mobilitazione durante i 6 mesi di Expo | DAL 3MAGGIO IN AVANTI: 6 MESI DI ALTEREXPO, conflitto,incontro e alternativa contro il modello Expo e oltre igrandi eventi.

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Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

attivo in perUnaltracittà

La borsa valori dell'urbanistica.«Le città fallite» di PaoloBerdinidi Ilaria Agostini

urbanista, insegna all'Università di Bologna. Fa parte del

gruppo urbanistica di perUnaltracittà

Che il fallimento del comune di Roma e degli altricentottanta comuni italiani sia il risultatocoerente e legittimo di un sistema economico-politico esso stesso fallimentare, e nonl'accidentale disfatta legata al malaffare o alleruberie di qualche amministratore, è illustratocon lucidità nell'ultimo libro di Paolo Berdini: Lecittà fallite. I grandi comuni italiani e la crisi delwelfare urbano (Donzelli). Con dovizia di esempil'autore dimostra come, nel «ventennio liberista»,la gestione della polis - l'urbanistica - abbiaacquisito assoluta centralità nelle scelte politichedi un paese in cui il «mattone di carta» e laprivatizzazione dei servizi al cittadino hannoaggravato la miope scelta dell'edilizia comemotore dell'economia nazionale.Il condono craxiano, il primo della tripletta 1985-1994-2003, è «lo spartiacque». A distanza di pochianni, nel pieno di Mani pulite e in «clima difastidio per le regole», la L. 179/1992 introducenella pratica urbanistica la contrattazionepubblico-privato «che diventa immediatamentearbitrio»: l'interesse comune è, da allora inavanti, legalmente sottordinato all'interesse deiparticolari. I valori immobiliari aumentano, sullaloro crescita si fonda il consenso politico:l'«urbanistica scellerata» si rivelerà infattistrumentale «a nascondere i tagli delle pensioni, ilicenziamenti, il contenimento degli stipendi e laprecarizzazione del lavoro».La diminuzione dei trasferimenti statali aicomuni, unita all'opera demolitoria di Bassanini(che nel 2001 devasta la legge Bucalossi), dà il vialibera alla cementificazione dei territori comunaliin risposta alle penurie di cassa. L'economianeoliberista peninsulare si orienta quindi

francamente sul mattone (quello vero e quellomodernissimo «di carta»). È il prodromo dellabolla edilizia, alimentata dai crediti elargiti alleimprese edili in base al loro capitale fisso (ossia inbase al costruito): in un circolo vizioso, le impresecostruiscono ormai solo per poter continuare acostruire.Con «un milione di alloggi nuovi invenduti», ilconsumo di suolo in Italia doppia generosamentela media europea. La legittimità dello sfascioterritoriale e della contrazione del welfare urbanoè il tratto caratteristico del ventennio descrittonel libro che segue il passaggio gradualedall'abuso classicamente inteso, di cui Berdini èriconosciuto esperto (si veda la sua Breve storiadell'abuso edilizio in Italia, 2010), all'abuso comestrumento amministrativo dell'«urbanisticascellerata».Leggi criminogene (l'esempio più chiaro è laLegge obiettivo del 2001) e speculazionefinanziaria rendono la città un grosso affareeconomico a detrimento della sua cultura, dellerelazioni sociali che vi si intessono, dei cittadiniche vi abitano e vi proiettano le proprieaspirazioni di vita. L'erogazione dei serviziurbani, privatizzati e mercificati, drena enormiricchezze e diventa l'occasione privilegiata per il«finanziamento occulto del famelico mondo dellapolitica».Facendo seguito alla crisi dei subprime, i valoriimmobiliari arrivati alle stelle nel 2008 cadono inpicchiata: le famiglie italiane che avevano accesomutui a buon mercato «finanziati dall'economiadi rapina», si ritrovano a pagare l'abitazione a unprezzo iniquo. O a vedersela pignorare perinsolvenza. Così, le «città infelici delneoliberismo» diventano «sempre più grandi epiù ingiuste». All'aumento della superficie urbanasegue infatti l'incremento delle spese per itrasporti, per asfaltare le strade, per acquedotti,fognature etc. e, «se aggiungiamo anche i costi diesercizio quotidiano che durano un tempoindefinito - scrive Berdini -, cogliamo il disastroprovocato dall'urbanistica liberista».Dunque: più la città cresce, più si indebita facendoricorso agli strumenti finanziari «che hannodeliberatamente rotto lo storico patto sociale sucui è fondata la vita della città» (i debiti a lunga

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scadenza intaccano peraltro il patto gene-razionale). In questa spirale, le casse comunalicollassano: con un debito di 22 miliardi di euro,nell'aprile 2014 il comune di Roma dichiarabancarotta. Per la sua gravità, la vicenda passasotto silenzio. Viene adottata una «soluzionegeniale» presa a prestito dal copione del liberismoeconomico: istituire, secondo il modellosperimentato per l'Alitalia, una bad company incui far confluire i debiti, e «creare una nuovasocietà pulita» - Roma Capitale - con gli stessiconfini amministrativi del precedente comune. Ilpiano di rientro dal debito, nel segnodell'austerità, crea nuove sofferenze urbane, benrappresentate dal taglio di più di cinquanta lineedi autobus verso le «periferie dolenti».La svendita del patrimonio comune, in principionon «alienabile, usucapibile, espropriabile», èl'ulteriore pesante elemento di pauperizzazionedelle città italiane; i cittadini vengono espropriatidel fondativo diritto alla proprietà collettiva,come ricorda nelle belle pagine introduttive allibro Paolo Maddalena. Da questo dirittofondamentale nasce l'ipotesi del progetto coraledelineato da Berdini per la ricostruzione della«città pubblica», l'«abbellimento» delle periferiee per la nuova vita delle aree interne, neglette dalmodello metropolitano. Il «lievito spontaneo chele salverà» è già pronto: la rete delle esperienzedei comitati e delle associazioni «ha messo a fuocoi problemi, costruito ipotesi collettive disoluzione». Il suo auspicato «salto di qualità»rappresenta la speranza concreta per uscire dalfallimento neoliberista.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef attivi in perUnaltracittà

Frittelle di fiori di acaciadi G.P.

Da aprile e maggio le acacie fioriranno e per unbreve periodo potremo godere di questo semplicema gustoso piatto tradizionale.Questa la mia versione vegan con dosi per quattropersone, gli ingredienti:- 100 gr di fiori di acacia- 100 gr di farina 00- 50 gr di farina di grano saraceno- mezzo bicchiere di pasta madre- un cucchiaio di olio evo- poca scorza di arancia grattugiata- sale- olio per friggerePulite i fiori dal loro rametto e metteteli in unrecipiente con acqua fredda.A parte preparare una pastella con il lievito dipasta madre, le due farine, l'olio, la scorza diarancio e il sale. Amalgamare con acqua freddafino ad ottenere un impasto cremoso non tropposodo. Scolate i fiori dall'acqua e uniteli allapastella. Friggete in olio ben caldo aiutandovi condue cucchiai per formare delle frittelle. Fatedorare bene, scolate dall'olio e servitele calde conun pizzico di sale in superficie.Se invece preferite realizzarne un dessert provateaggiungendo un cucchiaio di zucchero di canna edella vaniglia alla pastella. Una volta realizzate lefrittelle servitele con dello zucchero a velo,oppure con dello sciroppo di agave o di acero.