#25 - La Città invisibile - Firenze

30

description

La rivista di perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze. Info su http://www.perunaltracitta.org. Un periodico on line in cui si dà direttamente spazio alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile per animare reazioni culturali e conflittualità sociali. Perché il futuro è oltre il pensiero unico. Anche a Firenze e in Toscana

Transcript of #25 - La Città invisibile - Firenze

Page 1: #25 - La Città invisibile - Firenze
Page 2: #25 - La Città invisibile - Firenze

perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

PRIMO PIANO

In ricordo di RiccardoTorregiani, l'uomo che piantavaradici di umanitàdi perUnaltracittà

La Marcia delle Donne e degliUomini Scalzi. Appello per unamanifestazione l'11 settembre

Le dieci cose da sapere, piùcinque, su corruzione e grandiopere di Alberto Vannucci, docentedi Scienze Politiche a Pisa

Strage di Viareggio: No allaprescrizione! di Riccardo Antonini,Assemblea 29 giugno

Aeroporto di Firenze: per ilMinistero una valutazione darifare di perUnaltracittà

Sul progetto per il nuovoaeroporto di Firenzedi Paolo Baldeschi, urbanista

Ah, non siamo scientifici? Larisposta a Corporacion AmericaItalia di Claudio Greppi, docente diGeografia all’Università di Siena

Rifiuti: note critiche su schema didecreto applicativo art. 35 c.d.“Sblocca-Italia” di AA.VV.

Le dieci cose da sapere sul nuovoinceneritore di Firenzedi Gian Luca Garetti, medico

Rifiuti, se il Pd non conosceil principio di Lavoisierdi Antonio Fiorentino. docente diChimica, attivo in perUnaltracittà

Palazzo Vecchio: Scuoladell’Infanzia, ancora un appaltosulla pelle dei lavoratoridi USB Firenze

L’altra faccia della Leopoldadi Moreno Biagioni, Comitatoper la Rinascita della Leopolda

Brigata Sinigaglia... SemprePresenti di Antifascisti/e, Parentie Partigiani della Brigata Sinigaglia

A 71 anni dalla Liberazione lamappa con gli eccidi nazifascistia Firenze e dintorni di CristianoLucchi, giornalista e mediattivista

LE RUBRICHE

Cultura sì, cultura noa cura di Franca Falletti,Nomine ad personamdi F.F.

Pistoia l'altra faccia della Pianaa cura di Antonio Fiorentino,L’oscura vicenda dei laghiPrimavera di Mauro Chessa,geologo

Kill Billy a cura di GilbertoPierazzuoli, Lo scaffale del debito4. David Graeber, Debito. I primi5.000 anni di G.B.

Ricette e altre storie a cura diBarbara Zattoni e Gabriele Palloni,Dolmas Foglie di vite ripienedi B.Z.

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazio

alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita

un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi

di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti

e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire

alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile

per animare reazioni culturali e conflittualità sociali.

Perché il futuro è oltre il pensiero unico.

Anche a Firenze e in Toscana.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

www.cittainvisibile.infowww.perunaltracitta.org/la-citta-invisibile

Testata in attesa di registrazione

EDITORIALE SOMMARIO

Cari/e amici/e,la Città invisibile riprende la pubblicazione dopo unapausa estiva e vi arriverà regolarmente ogni duemercoledì a partire da questo 9 settembre.In apertura abbiamo voluto ricordare Riccardo Torregiani,la cui scomparsa alla fine di agosto ha lasciato sgomentitutti noi. Lo vogliamo rivedere com'era nel video diDagmawi Yimer che lo ha ripreso nel gennaio del 2013mentre curava il luogo, in piazza Dalmazia a Firenze, incui il 13 dicembre 2011 sono stati uccisi da un fascista dueragazzi senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, e con ilricordo della Rete Antirazzista fiorentina. A seguire iltesto con cui 'A piedi scalzi' lancia l'appuntamento dell'11settembre a Venezia proprio sulla terribile situazionedegli immigrati per cui tanto si è battuto Riccardo.Con la formula delle “10 cose da sapere su...” che laredazione della rivista ha introdotto nei numeri scorsi,pubblichiamo qui una scheda su corruzione e grandiopere, augurandoci che si riveli uno strumento utile peruna sintesi in materie complesse. E, concettualmenteconnesso, un contributo che lancia l'appuntamentoromano del 17 settembre contro la prescrizione dei reatiper la strage di Viareggio.Troverete poi tre articoli sull'aeroporto di Firenze, e tresull'inceneritore di Case Passerini: sono contributi chechiariscono da più punti di vista i motivi dell'opposizionealla annunciata realizzazione di queste due opereimpattanti e inutili nel territorio della Piana fiorentina,dove da tempo è attiva una mobilitazione che uniscecomitati storici e centri sociali, nuovi gruppi e singoliabitanti di una zona che andrebbe risarcita dai moltepliciinquinamenti che la opprimono.Le responsabilità del comune di Firenze sull'appalto dellascuoladell'infanzia sono al centro di un articolo a cuiabbiamo fatto seguire uno sullo stato di abbandono di unazona come “l'altra Leopolda”, vicinissima maevidentemente al di fuori dalla luccicante ribaltarenziana.Sul fronte dell'antifascismo militante vengono quilanciate le due giornate 12 e 13 settembre a Fontesantadella Brigata Sinigaglia e, a seguire, nel 71° anno dellaLiberazione, riproponiamo la mappa degli eccidinazifascisti in Toscana.

Nelle rubriche leggerete un intervento sulle discusse nomine deidirettori dei 20 musei più importanti, per la sezione “Pistoia, l'altrafaccia della Piana”, un approfondito intervento sui laghi Primavera,poi nello “Scaffale del debito” la recensione al libro di DavidGraeber Debito, I primi 5.000 anni. Chiudiamo con un'imperdibilericetta settembrina. Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazione

Page 3: #25 - La Città invisibile - Firenze

1 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

PRIMO PIANO

In ricordo di RiccardoTorregiani, l'uomo che piantavaradici di umanitàdi perUnaltracittà

Riccardo Torregiani ci ha lasciato sabato 29 agosto.Compagno e amico in mille battaglie per i diritti dei piùdeboli lo ricordiamo con il video di Dagmawi Yimer[http://youtu.be/XMIdnYcdPE4] che lo ha ripresomentre curava il luogo, in piazza Dalmazia a Firenze, incui il 13 dicembre 2011 sono stati uccisi da un fascistadue ragazzi senegalesi, Samb Modou e Diop Mor e con ilricordo delle compagne e dei compagni della ReteAntirazzista fiorentina che pubblichiamo integral-mente.

Al presidio contro la presenza di Netanyahu aFirenze mancava Riccardo Torregiani, che peranni è stato animatore instancabile delleiniziative per il popolo palestinese. PerchéRiccardo stava spegnendosi all’Ospedale diCareggi, colpito da un male inguaribile. Ci halasciato alle ore 22 di sabato 29 agosto.Lo ricordiamo prima di tutto come persona che havissuto l’intera sua vita avendo sempre presente ilmotto di Vittorio Arrigoni “restiamo umani” esviluppando così affetti, amicizie, relazioni edanche rapporti conflittuali. Una vita condottasecondo una linea coerente di impegno sociale,nel sindacato, nella cooperazione internazionale,nei movimenti antirazzista e pacifista.Nella Firenze dei raid razzisti e delle campagnecontro i Rom, sul finire del secolo scorso, è fra gliorganizzatori di un Coordinamento cittadino fra ivari soggetti dei migranti e dei Rom (o comunqueimpegnati a sostegno dei migranti e dei Rom). Necostituisce la figura principale per molti anni,mentre, nel contempo, partecipa alla costruzionedella Rete Antirazzista – che dal 1995 al 1999porta avanti molte iniziative a livello nazionale,collegando le diverse realtà locali, promuovendomanifestazioni, incontri di riflessione e dielaborazione, campagne, vertenze, proposte dilegge di iniziativa popolare.

Gli interventi con e per gli immigrati sonostrettamente collegati a quelli contro le guerre,fra le cause principali delle condizioni in cuiversano i paesi da cui provengono richiedentiasilo e profughi.Per questo Riccardo è in prima fila nellarealizzazione delle Tende della Pace, che vengonoinstallate in Piazza San Giovanni allo scoppio dellecosiddette guerre umanitarie – in Iraq, nei Balcani… -, nella organizzazione di incontri di confrontoe di elaborazione costruiti in alternativa a quelliistituzionali, nella promozione del Comitatocontro la guerra (che cerca di mettere insiemecon continuità le varie realtà che hanno dato vitaalle Tende ed ai convegni).Si impegna anche all’interno di un partito –Rifondazione – e nei molteplici tentativi di darvita ad una sinistra unita e plurale. Ma anche inquesto cerca, come prima cosa, di inserire neldibattito e nei programmi quei contenuti –l’antirazzismo, la solidarietà con i migranti e con iRom e la lotta per i loro diritti, l’azione contro leguerre – che sono al centro della sua attività dimovimento (e che dovrebbero caratterizzare unaforza autenticamente di sinistra).Frequenti sono le delusioni, le incomprensioni, ilprevalere di piccole logiche di bottega e,ultimamente, il diffondersi di un clima politicosempre più ostile agli ideali che Riccardo haportato avanti per tutta una vita.Ma l’ottimismo della volontà sorregge il suoimpegno, anche in questo ultimo periodo,nonostante i segnali che provengono dalpessimismo della ragione, per cui egli continua adessere attivo – e dovunque è presente porta uncontributo importante, sia di idee, siapratico/organizzativo, senza alcuna smania diprotagonismo – nella Rete Antirazzista fiorentina,nel Comitato contro la guerra (che riesce a fardiventare una consuetudine, in collegamento conl’Istituto De Martino, un’iniziativa anti-militaristacollegata alla Giornata delle Forze Armate del 4novembre), nell’Associazione di Amicizia con ilPopolo Palestinese, nell’Associazione Italia-Cuba,nel Laboratorio per la laicità, nella Casa delPopolo dell’Isolotto. Nonostante il grandissimodolore che lo colpisce quasi due anni fa – laperdita di un figlio.

Page 4: #25 - La Città invisibile - Firenze

2 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Ci vorrebbero più compagne e compagni perportare avanti la mole di lavoro sociale e politicodi cui Riccardo è stato capace. E che hacontribuito a produrre risultati straordinari: nevorremmo ricordare uno per tutti, il ForumSociale Europeo del 2002, con la sua grandemanifestazione conclusiva contro la guerra.Da questo quadro sintetico e incompleto di comee per cosa Riccardo si è impegnato, rimane inombra una parte importantissima della suaesistenza, fatta di affetti, di amicizie, di relazioni,di rapporti conviviali, che si è intrecciata con ladimensione più strettamente politica, rendendoanche questa, come si è accennato all’inizio,profondamente umana (e facendo sì che in tante etanti lo si apprezzasse e gli si volesse bene).E’ nostra convinzione che grazie a persone comeRiccardo rimane credibile, al di là della durezzadella situazione attuale, l’obiettivo di un altromondo possibile. E che i segni del suo operarerimarranno sempre fra di noi.

La Marcia delle Donnee degli Uomini ScalziAppello per una manifestazione l'11 settembre

E’ arrivato il momento di decidere da che partestare. E’ vero che non ci sono soluzioni semplici eche ogni cosa in questo mondo è sempre piùcomplessa. Ma per affrontare i cambiamentiepocali della storia è necessario avere unaposizione, sapere quali sono le priorità per poterprendere delle scelte.Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi.Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo inpericolo per poter sperare di vivere o disopravvivere. E’ difficile poterlo capire se non haimai dovuto viverlo. Ma la migrazione assolutarichiede esattamente questo: spogliarsicompletamente della propria identità per potersperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto,mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figlidentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel esperare che arrivi integro al di là, in un ignoto cheti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questigli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con

loro. Le loro ragioni possono essere coperte dadecine di infamie, paure, minacce, ma è incivile edisumano non ascoltarle.La Marcia degli Uomini Scalzi parte da questeragioni e inizia un lungo cammino di civiltà. E’l’inizio di un percorso di cambiamento che chiedea tutti gli uomini e le donne del mondo globale dicapire che non è in alcun modo accettabilefermare e respingere chi è vittima di ingiustiziemilitari, religiose o economiche che siano. Non èpensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, alcontrario aiutarli significa lottare contro quelleingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre,significa ripudiare la guerra e costruire la pace.Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazionireligiose, etniche o di genere, significa lottare peri diritti e le libertà di tutte e tutti. Dareaccoglienza a chi fugge dalla povertà, significanon accettare le sempre crescenti disuguaglianzeeconomiche e promuovere una maggioreredistribuzione di ricchezze.Venerdì 11 settembre lanciamo da Venezia laMarcia delle Donne e degli Uomini Scalzi. Incentinaia cammineremo scalzi fino al cuore dellaMostra Internazionale di Arte Cinematografica.Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre cittàd’Italia e d’Europa.Per chiedere con forza i primi tre necessaricambiamenti delle politiche migratorie europee eglobali:1) certezza di corridoi umanitari sicuri pervittime di guerre, catastrofi e dittature2) accoglienza degna e rispettosa per tutti3) chiusura e smantellamento di tutti i luoghi diconcentrazione e detenzione dei migranti4) Creare un vero sistema unico di asilo in Europasuperando il regolamento di DublinoAppuntamento 11 settembre, ore 17.00, PiazzaSanta Maria Elisabetta al Lido di Venezia.

Primi firmatari e indirizzo mail per adesioni:[email protected] Annunziata, Don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin,

Marco Bellocchio, Don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Ler-

ner, Giulio Marcon, Valerio Mastandrea, Grazia Naletto, Giusi

Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Norma Rangeri,

Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino,

Jasmine Trinca, Daniele Vicari, Don Armando Zappolini

Page 5: #25 - La Città invisibile - Firenze

3 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Le dieci cose da sapere,più cinque,su corruzione e grandi operedi Alberto Vannucci

docente di Scienze Politiche a Pisa

Al Forum internazionale contro le Grandi Opere Inutilie Imposte – Bagnaria Arsa (UD) tra il 17 e 19 luglioscorso – si è tenuto un’intervento di Alberto Vannucci,autore dell'”Atlante della corruzione”, Edizioni GruppoAbele (Torino 2012) di cui pubblichiamo una sintesi in15 punti.

1) Le nuove forme della corruzione sistemica inItalia: non più e non solo un’attività illecita, unaviolazione del codice penale, ma un meccanismocomplesso, consolidatosi nel tempo, realizzatocon modalità sofisticate frutto di un lungoprocesso di apprendimento, attraverso il quale unpiccola minoranza di soggetti che appartengonoalla classe dirigente (politici e burocrati corrotti,imprenditori, professionisti, faccendieri) esoggetti criminali (organizzazioni mafiose) siimpossessano congiuntamente di beni comuni,attraverso una privatizzazione di fatto di risorsedi proprietà collettiva: risorse di bilancio, maanche ambientali, paesaggistiche (consumo diterritorio), politiche (reinvestimento dei proventiper acquistare consenso), ecc.. La realizzazionedella grande opera permette di accrescereconsiderevolmente la scala di questo processo diappropriazione criminale di rendite parassitarie,concentrando le opportunità di profitto illecitoentro sedi istituzionali e processi decisionalicircoscritti e più facilmente controllabili,minimizzando così i rischi delle corrispondentiattività illecite.2) Corruzione e pressioni politiche per larealizzazione di grandi opere (denominate nellaletteratura internazionale “white elephants” –elefanti bianchi – per la loro capacità di gravarecon costi insostenibili su una comunità) sisviluppano in simbiosi. Grande opera è spessosinonimo di grande corruzione, e viceversa. Lapresenza di un tessuto di corruzione capillare e leaspettative di guadagno illecito dirottano quotecrescenti di bilancio verso i settori nei quali sono

attesi maggiori profitti illeciti, come quello dellegrandi opere (oltre a forniture militari, etc.). Lefasi di progettazione, finanziamento, realiz-zazione, etc. delle grandi opere presentano a lorovolta molteplici passaggi particolarmente vulne-rabili alla realizzazione di scambi occulti.3) La natura intrinsecamente criminogena dellegrandi opere. Nella letteratura scientifica sonostati individuati una serie di fattori (sintetizzabiliin una “formula della corruzione”) che descrivonole condizioni nelle quali è più alta la probabilitàche vi sia corruzione. Tutti questi fattori, senzaeccezione, convergono nel rendere più redditiziee meno rischiose le opportunità di corruzione nelcaso di grandi lavori pubblici. Molto brevemente,la probabilità che si realizzino scambi occulticrescono se:4) Il soggetto che prende decisioni pubblicheopera in un regime di monopolio, e chi vogliaconseguire quello specifico beneficio non ha altricui rivolgersi. La grande opera non ha alternative,la sua realizzazione è programmata, progettata,deliberata, realizzata sotto la supervisione di ununico soggetto pubblico di fatto monopolista, chepotrà “capitalizzare” in tangenti la sua posizioneprivilegiata rispetto agli imprenditori e agli altrisoggetti privati che partecipano alla procedura diaggiudicazione dei corrispondenti contratti.5) Le rendite create tramite le decisioni pubblichesono consistenti. La grande opera permette persua stessa natura la gestione di ingenti, taloraestremamente ingenti, talora colossali quantità dirisorse pubbliche, facile preda degli appetiti dicorrotti e corruttori. Lo “spread etico” che separai paesi più corrotti da quelli meno corrotti èquantificabile nel differenziale del costo mediodelle opere nei paesi dove le tangenti sono laregola (vedi ad esempio linee Tav, passanteferroviario, Mose, etc., costati in Italia tra ildoppio e sei volte tanto rispetto a equivalentirealizzazioni in altri paesi).6) L’opacità dei processi decisionali, dalla fasedella giustificazione e del finanziamento a quelladella realizzazione, che si lega alla grandecomplessità degli aspetti tecnici, al fatto che moltidi quei passaggi – stante la strutturaleinefficienza delle strutture tecniche pubblicheche dovrebbero gestirli, particolarmente marcata

Page 6: #25 - La Città invisibile - Firenze

4 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

nel caso italiano – sono di fatto delegati a soggettiprivati, o utilizzano forme pseudo privatistiche(project financing, general contractor) che difatto sottraggono alla trasparenza dei processidecisionali pubblici i corrispondenti passaggidecisionali. Informazioni confidenziali possonocosì diventare una risorsa di scambio nellacorruzione. Particolarmente preoccupante èl’opacità che investe la fase di definizione dellestesse esigenze collettive e dei bisogni pubbliciche la grande opera dovrebbe soddisfare, resapossibile dall’ambiguità che circonda moltiparametri utilizzati nei calcoli dei “costi-benefici”dell’eventuale realizzazione, che permette aidecisori di accampare un qualche reale “interessepubblico” come motivazione della decisione diinvestire ingenti risorse in quella specificarealizzazione, che appare invece di dubbia utilità(o nel peggiore dei casi di sicura nocività).7) L’elevata discrezionalità dei processidecisionali, che spesso si associa alle condizioni dipseudo-emergenza costruite fittiziamente o atavolino (emergenza legata anche alle vischiositàdei corrispondenti processi decisionali “ordinari”,che possono essere aggirati solo tramiteordinanze in deroga a tutte le disposizioni vigenti,secondo il modello “cricca della protezionecivile”). Nella grande opera le iniziali decisioni difondo sono altamente discrezionali – quali“grandi opere” siano meritevoli di finanziamentoper la realizzazione – e un analogo livello didiscrezionalità accompagna molti altri passaggi.Naturalmente la decisione discrezionale puòessere più facilmente “venduta” dagliamministratori e dai politici corrotti in cambio ditangenti.8) L’indebolirsi dei controlli, di tutti i meccanismidi supervisione e sanzione delle condotte deviantie della corruzione (non solo il controllogiudiziario, ma anche quello amministrativo,contabile, politico, sociale, concorrenziale). Nellegrandi opere spesso i controlli istituzionali sonolargamente vanificati dalle caratteristiche“straordinarie” adottate in molte procedure diaggiudicazione e di gestione dei lavori, oltre chedalla estrema complessità dei contenuti tecnicidei corrispondenti atti e provvedimenti, dalmoltiplicarsi di soggetti istituzionali e di attori

pubblici coinvolti (che offusca le responsabilitàindividuali nella decisione finale). Il controllopolitico (oltre che dal reinvestimento nellacreazione di reti clientelari di consenso deiproventi degli scambi occulti) è vanificato dalcemento invisibile delle reti di corruzione: ilreciproco potere di ricatto che fa sì che si formiun “partito unico degli affari”, avente naturabipartisan dato il coinvolgimento di soggetti diogni colore politico, che protegge i corrotti, nefavorisce l’ascesa nelle rispettive carriere, sicompatta assicurando un convergente appoggioquando occorre, ossia nelle diverse fasi deiprocessi decisionali che accompagnano larealizzazione delle grandi opere. Il controlloconcorrenziale è vanificato dall’orientamentocollusivo largamente prevalente tra gliimprenditori, specie tra i pochi di dimensioni talida poter partecipare alle gare per la realizzazionedi grandi opere: nessuno denuncia l’altruicorruzione, preferendo aspettare il proprio turnoin una spartizione che assicura a tutti ingentimargini di profitto, irrealizzabili in un contestoeconomico aperto e concorrenziale.9) L’utilizzo estensivo nel discorso pubblico diargomenti di ordine simbolico legati al unpresunto valore intrinseco delle grandi opere,accompagnati spesso da una retoricagiustificatrice che si accompagna al richiamo alleesigenze del “progresso” o all’”orgoglio di patria”nella loro realizzazione (vedi il caso della diga delVajont, la più alta diga al mondo con quellecaratteristiche tecniche, “orgoglio dell’ingegneriaitaliana”) produce un duplice effetto: (a) crea unclima favorevole (ovvero non ostile) in settoridell’opinione pubblica in ordine alla suarealizzazione, attenuando ulteriormente ilcontrollo sociale; (b) può attenuare neipartecipanti ai corrispondenti processi decisionali– tramite un meccanismo psicologico di auto-giustificazione – le barriere morali alcoinvolgimento in attività illecite, che finirannoper essere ritenute in qualche modo funzionali al“bene superiore” per gli interessi collettivi dellarealizzazione dell’opera.10) La grande opera si associa spesso a lunghitempi di realizzazione. Si dilatano i tempi anche aseguito delle frequenti lacune progettuali

Page 7: #25 - La Città invisibile - Firenze

5 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

(causate dalla debolezza dell’amministrazione) edel fatto che per sua stessa natura la realizzazionedella grande opera espone a una probabilità piùelevata – per la sua complessità progettuale, perl’alto impatto sui territori, etc. – di incorrere indifformità rispetto a quanto inizialmenteprevisto. Questi fattori costringono a interruzionie ritardi legati all’esigenza di rinegoziare itermini contrattuali. La rinegoziazione espone diper sé a un ulteriore rischio corruzione, mentrel’allungamento dei tempi giustifica inefficienzenella realizzazione che diventano il “serbatoio”cui attingere per prelevarvi le risorse di scambiodella corruzione.11) Grande opera significa anche grandecomplessità e difficoltà tecniche nella gestioneche si proiettano nei futuri lavori dimanutenzione. Questo è un valore aggiunto nellaprospettiva di corrotti e corruttori, i quali sannoche una volta completata la realizzazione dellagrande opera potranno comunque continuare acontare su un flusso ininterrotto e costante ditangenti grazie appunto alle successive forniture,opere di supporto, contratti per la manutenzione,etc. (vedi caso Mose).12) L’inutilità della grande opera è un valoreaggiunto quando la sua finalità è l’arricchimentodi pochi. Infatti la grande opera utile, cherisponde a un concreto bisogno sociale dasoddisfare, crea aspettative e attese nellapopolazione, e dunque un diffuso controllosociale su tempi e costi della realizzazione. Ma lagrande opera inutile, quando si siano vinte leresistenze degli (talora sparuti) oppositori che necontestano le ragioni, diventa semplicemente un“bancomat” cui attingere per l’arricchimentoillecito dei corrotti e dei corruttori, senza che visiano pressioni dal basso per accelerarne eneppure completarne la realizzazione.13) L’infiltrazione mafiosa è più facile nel corsodella realizzazione di grandi opere, perché isoggetti criminali possono inserirsi facilmente inquei lavori in subappalto e forniture a bassaintensità tecnologica, riciclandovi capitali,sversandovi rifiuti tossici (vedi realizzazionedell’autostrada Bre-Be-Mi) e soprattutto possonofornire utili servizi di “regolazione interna” nelletransazioni illegali che coinvolgono un’estesa rete

di corrotti e corruttori. I protagonisti delle estesereti di corruzione e di scambio illecito che siformano attorno alle grandi opere, in altritermini, formulano una “domanda di protezione”nei loro scambi occulti che può essere soddisfattadalle organizzazioni mafiose, le quali siinseriscono stabilmente in quel tessuto criminalidandogli forza e stabilità – vedi i casi Mose(alcune piccole imprese subappaltanti confiscateper mafia), Salerno-Reggio Calabria, (irrealizzato)Ponte sullo stretto.14) Grande opera significa grande rischio didisastro: disastro ambientale od ecologico (vediMose), ma anche catastrofe in termini di viteumane – si veda il caso della diga del Vajont.15) Come spezzare il nesso simbiotico che legagrandi opere e grande rischio corruzione?Difficile credere nella palingenesi di soluzioni edefficaci proposte anticorruzione calate dall’alto –nelle sedi istituzionali dove troppo spessodominano lobbies, cricche, comitati d’affari chegrazie alla corruzione hanno costruito le propriefortune, e di quella realtà criminale sonopartecipi, beneficiari o conniventi. Occorrepiuttosto sostenere, promuovere e valorizzaretutte le esperienze di anticorruzione dal basso, alivello di comunità e di enti locali, attraverso laconoscenza della reale natura di questi fenomenicriminali, della zavorra insostenibile che essirappresentano degradando la qualità della vitacivile e dei servizi pubblici, cancellandoopportunità di sviluppo economico, conducendoall’affievolirsi o all’espropriazione di fatto deidiritti politici e civili. Movimenti, gruppi,associazioni, comitati di cittadini possono edevono contribuire a riallacciare i circuiti dicontrollo democratico che li legano ai loroamministratori locali e ai decisori pubblici,elaborando insieme le migliori strategie diprevenzione e controllo delle distorsioni e delledegenerazioni nella gestione della cosa pubblica edel bene comune.

Page 8: #25 - La Città invisibile - Firenze

6 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Strage di Viareggio:No alla prescrizione!di Riccardo Antonini

Assemblea 29 giugno

Il disastro ferroviario del 29 giugno 2009,trasformatosi in strage con 32 Vittime e feritigravissimi, rischia la prescrizione. Alcuni reati,con 3 anni di prescrizione, sono già decaduti (gliarticoli del Testo unico Dlg. 81/08 sulla sicurezzanei luoghi di lavoro). Altri, come incendio colposoe lesioni gravi e gravissimi, sono a rischio. Ilprocesso in corso, al Polo fieristico di Lucca, èiniziato il 13 novembre 2013 e sul processo, pendela spada di Damocle della prescrizione. E’(sarebbe) inaccettabile e impensabile che il reatodi incendio colposo, motivo per cui hanno persola vita 32 bambini, ragazze, donne e uomini, possaessere prescritto.Per questo l’Associazione dei familiari “Il mondoche vorrei” e Assemblea 29 giugno (nata dopo lastrage) hanno deciso di essere giovedì 17settembre di fronte a Montecitorio per unaprotesta forte e chiara (da Viareggio partiràalmeno un pullman), per dire che non si puòscherzare, che non si può giocare, su questaimmane tragedia. I familiari, per tre anni, hannochiesto un incontro al precedente capo delloStato, Napolitano, che si è sempre rifiutato; hannochiesto un incontro al nuovo capo dello Stato,Mattarella, che ha risposto di non poterliincontrare perché c’è un processo in corso. Lostesso Mattarella che in questi mesi ha incontratopiù volte il cav. Moretti, principale imputato nelprocesso, si rifiuta di guardare negli occhi ifamiliari delle 32 Vittime.Coerenti, Napolitano e Mattarella, con il fatto chelo Stato non si è costituito parte civile nelprocesso, che i governi Berlusconi e Letta hannorinnovato la nomina a Moretti di Ad delle ferroviee che il governo Renzi lo ha addirittura promossoAd in Finmeccanica con una retribuzionemilionaria (si parla di euro, naturalmente).Giovedì 17 settembre a Montecitorio, e dopo difronte al Quirinale per (tentare di) essere ricevutida Mattarella. La strage ferroviaria, ovviamente,riguarda la mancanza di sicurezza o, meglio, una

politica di abbandono sulla sicurezza. Il cav.Moretti ha sempre dichiarato che non vi è unproblema sicurezza e che “Viareggio” è stato uno“spiacevolissimo episodio”. Neppure il coraggio didefinirlo incidente. Invece, proprio sullasicurezza, accadono incidenti gravi e gravissimi.Il 20 luglio di quest’anno, una porta di salita deltreno regionale 3171 (Jazz) Firenze-Arezzo si èstaccata ed è volata via mentre percorreva lagalleria S. Donato sulla “direttissima”. Unincidente potenzialmente gravissimo. La notte del4 agosto, a La Spezia, nello scalo ferroviarioportuale, durante le manovre di un convogliomerci, Antonio Brino, 28 anni, dipendente dellasocietà SerFer, è rimasto schiacciato tra ilconvoglio e i respingenti del binario. Soccorso esottoposto a delicati interventi chirurgici, il suofisico ha resistito alcuni giorni, ma la mattina del18 agosto si è arreso. Dal 2006, sui binari delleferrovie hanno perso la vita 56 lavoratori! Unastatistica drammatica ed impressionante. Il 25agosto, a Napoli, un treno di pendolari eviaggiatori va in fiamme. La prontezza delpersonale evita il peggio. Il 29 agosto, l’ultimovagone di un treno con 150 passeggeri è uscito daibinari alla stazione di Piombino Marittima (Li).Grazie alla bassa velocità il convoglio non si èribaltato. Il macchinista lo ha fermato a pochimetri dall’ingresso nella stazione.Solo per citare gli ultimi fatti di cui siamo aconoscenza. Su altri, che avvengono sicuramente,riescono ancora a nasconderli. Ma già questi fattimostrano quanto sia un optional la sicurezza inferrovia, e che competitività, mercato e profittinon possono e non debbono essere subordinatialla sicurezza, alla salute e ad un servizio proprioal servizio dell’intera collettività.

Page 9: #25 - La Città invisibile - Firenze

7 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Aeroporto di Firenze:per il Ministero unavalutazione da rifaredi perUnaltracittà

Sedici pagine di richiesta di integrazione alladocumentazione di VIA prodotta dall’ENAC. IlMasterplan è avulso dal contesto che prevede unnuovo inceneritore, un nuovo reticolo idrograficoe il raddoppio dell’autostrada. E la pista non èunidirezionale. Il Ministero dell’Ambiente vuolesapere ben più di 10 cose sul nuovo aeroporto diFirenze e conferma le critiche espresse da IlariaAgostini, urbanista del Laboratorio politicoperUnaltracittà, nell’articolo Le 10 cose da saperesul nuovo aeroporto da noi pubblicato su “La Cittàinvisibile” lo scorso 8 luglio. La richiestaministeriale di integrazioni alla documentazionedi VIA prodotta dall’ENAC dà la misura dellecarenze del Masterplan per il nuovo aeroporto diFirenze (valutato positivamente invece dallaRegione Toscana che pare essersi piegataplatealmente alle volontà del giglio magico).Mentre Carrai (presidente della ToscanaAeroporti) e Naldi (Corporacion America Italia)minacciano querele all’autrice dell’articolo, ilMinistero richiede al proponente chiarificazionisu «le interazioni, le correlazioni e la coerenzadelle opere idrauliche previste dal Masterplanoggetto della procedura di VIA con i progettiattesi dalle altre pianificazioni-programmazioniche insistono nella area di influenzadell’aeroporto» (punto 2.2). Ossia con:l’autostrada A11, l’inceneritore, il PIT, lapianificazione dei comuni coinvolti, i vari pianiidrici (di bacino, lo “Stralcio Riduzione RischioIdraulico”, PAI e PGRA). Non è poco.Dal punto di vista sanitario è tutto da rifare: «leconclusioni del Proponente sono esposte inmaniera qualitativa (!) e per alcuni aspetticontraddittorie e/o imprecise» (4.1.8). I valori diinquinamento di fondo non sono presi inconsiderazione (4.1.9) e «gli inquinanti analizzatidal Proponente sono quelli per cui non esiste unvalore limite/obiettivo stabilito dalla normativa»(4.1.2). Inoltre il Ministero invita il proponente avalutare l’«ipotesi bidirezionale della pista [e la]

diversa distribuzione dei decolli» (4.4.2). La pistaperciò non sarà unidirezionale. Perdono del tuttosignificato le affermazioni di Naldi-Carrai-Eurnekian: altro che va tutto bene, che anzil’aeroporto riduce il rischio idraulico della piana eche abbassa i livelli di inquinamento acustico(“Corriere fiorentino”, 18 luglio 2015). Lemotivazioni scientifiche non mancavano a gufi,comitati e università, mancavano invece alProponente!Nel Masterplan non ci sono dati sufficienti peruna valutazione propriamente detta: data la moledelle integrazioni, il Ministero obbliga ilproponente a ripubblicareil Masterplan, che saràsottoposto a nuove osservazioni e,auspicabilmente, come sarebbe previsto perlegge, anche a un’inchiesta pubblica. Restal’illegittimità di una VIA su un Masterplananziché su un progetto definitivo.

Sul progetto per il nuovoaeroporto di Firenzedi Paolo Baldeschi

urbanista

I sostenitori del nuovo aeroporto di Firenzechiedono che le contestazioni siano fatte su solidebasi scientifiche. Perché no? Ma non si sonoaccorti della mole di dati e osservazioniscientifiche che il mondo accademico ha giàprodotto e messo a disposizione. Ricordiamoliallora questi dati, perché il nuovo aeroporto diFirenze non è un intervento qualsiasi: incideràinfatti fortemente sulla salute e la sicurezza degliabitanti e modificherà le condizioni di vita nellaPiana e nei comuni limitrofi. Ecco alcune dellenumerose osservazioni al progetto:1) non è definitivo, come richiede la legge, masolo un Master Plan;2) la pista di 2400 è difforme rispetto ai 2000 metriprevisti dalla pianificazione regionale, e perciòsono altrettanto difformi le modifiche al reticoloidraulico e alla viabilità;3) il progetto non valuta adeguatamentel’efficienza del nuovo sistema di smaltimento

Page 10: #25 - La Città invisibile - Firenze

8 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

delle acque alte e basse ed è da dimostrare il nonaggravio delle attuali condizioni di rischioidraulico;4) non sono stati valutati gli effetti cumulatividell’inquinamento provocati dall’eserciziocontemporaneo dell’aeroporto e del termo-valorizzatore di Case Passerini, altra opera di cuisi prevede tra breve la realizzazione.Sono solo alcune delle segnalazioni di criticità ecarenze del progetto che provengono non da‘comitatini’ o da ‘gufi’, ma dal Nucleo divalutazione di impatto ambientale della RegioneToscana e dall’Università di Firenze. È beneriportare le conclusioni del documentodell’Ateneo fiorentino: “Si ritiene che, già sind’ora, nella procedura di valutazione dell’impattoambientale relativa al progetto siano rilevabilievidenti profili di illegittimità tali da giustificareun parere negativo da parte dell’Autoritàcompetente”. Evidenti profili di illegittimità: nonsi tratta di bazzecole, se dall’Università, quindi insede scientifica, viene segnalata addirittura “lacarenza degli elaborati rispetto al rischio dicatastrofe aerea”.In un paese normale, in cui leggi e procedurefossero rispettate, la Commissione VIAchiederebbe integrazioni al progetto,sospendendone l’iter autorizzativo fino a che nonfossero superate le criticità evidenziate.Viceversa, sembra che la strategia sia diapprovare il progetto così come è, rimandando leeventuali modifiche alla fase esecutiva dove icontrolli sono praticamente impossibili. Così èstato fatto per la Tav nel Mugello, con leconseguenze che tutti conosciamo: sarebbe unavera iattura se altrettanto si facesse per il nuovoaeroporto di Firenze. È doveroso, perciò, che ilprogetto, in questa fase non definitiva, sia portatoa conoscenza delle popolazioni interessate da unsoggetto ‘super partes’ e sottoposto a dibattitopubblico o a una forma ampia ed effettiva dipartecipazione: così si era impegnata la RegioneToscana che ora sembra dimenticare quantoprescritto nella variante al Pit che ha dato il viaall’aeroporto (con pista – ricordiamolo – di 2000metri). Un comportamento che non ispira fiducianelle istituzioni rappresentative e cui, si spera, ilPresidente Rossi vorrà ovviare mantenendo fede

alle proprie determinazioni.Infine, un’ultima considerazione: nella mole deidocumenti, ancorché incompleti, presentati dalproponente ne manca uno fondamentale: unostudio serio e approfondito sui vantaggi e i costidel nuovo aeroporto. Finora sono stati prodottidall’IRPET due documenti: uno contiene unalgoritmo, mutuato dalla letteraturainternazionale, che correla passeggeri conoccupazione diretta e indotta per l’areainteressata, come se tutte le situazioni, New Yorko Peretola, fossero uguali! L’altro si limita a direche, col nuovo aeroporto vi sarà un risparmio ditempo per i viaggiatori diretti a Firenze (circa 20minuti rispetto a Pisa). Veramente troppo poco!Ma cosa importa. Adf conosce benissimo i proprivantaggi e perciò, insieme alla maggior partedella stampa, a tutti i politici o quasi, ripete che ilnuovo aeroporto porterà “lo sviluppo”. Quale eper chi non viene detto. Ma noi lo sappiamobenissimo: soldi per il privato, magari conqualcosa che potrebbe finire in tasca ai politici.Sviluppo del rischio idraulico, dell’inquinamento,del rumore e dei sorvoli su Firenze. Ma cosaimporta! Basta per mettere a tacere i gufi,l’Università e qualche Comune dissidente. E se poiil progetto incompleto e sbagliato costerà ildoppio, cari contribuenti preparatevi a contribui-re.

Ah, non siamo scientifici?La risposta a CorporacionAmerica Italiadi Claudio Greppi

architetto, docente di Geografia all’Università di Siena

“Non siete scientifici”. Così Roberto Naldi,presidente di Corporacion America Italia, futurovice presidente in pectore della nuova societàunica Toscana Aeroporti, su Repubblica, inrisposta all’intervento di Ilaria Agostini dell’8luglio, "Le dieci cose da sapere sul nuovoaeroporto di Firenze" [http://goo.gl/5dnCeq],pubblicato su La Città invisibile e ripreso daEddyburg e Repubblica.it.

Page 11: #25 - La Città invisibile - Firenze

9 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Allora vediamo che cosa dicono gli espertidell’Università di Firenze, che il 25 maggio (inpiena campagna elettorale per le amministrative)hanno presentato un corposo pacco diosservazioni a nome del Rettore. Si tratta dimembri del Dipartimento di IngegneriaIndustriale (Prof. Ing. Monica Carfagni , Dott. Ing.Francesco Borchi, Ing. Chiara Bartalucci, Ing.Alessandro Lapini), del Dipartimento diIngegneria Civile, Edile ed Ambientale (Prof. Ing.Lorenzo Domenichini , Dott. Giovanni Pedaccini,Prof. Ing. Enio Paris, Dott. Ing. SimonaFrancalanci) e del Dipartimento di Fisica eAstronomia (Prof. Giovanni Modugno). Si tratta diun documento di 300 pagine (troppe, per i nostripolitici?) articolato in 11 osservazioni e uncongruo numero di allegati tecnici.Da notare che altre osservazioni, come quellapresentata dalla Rete dei comitati, contestavanola procedura seguita nel procedimento VIA,considerando il progetto del tutto illegittimo: èstata più volte denunciata (si vedano gli articoli diPaolo Basldeschi del 4 giugno e del 13 giugno) lasistematica confusione fra progetto preliminare edefinitivo così come la mancanza di occasioni dipartecipazione e dibattito sul progetto come eraprevisto dalla Regione. I colleghi dell’Universitàdi Firenze entravano invece nel merito delprogetto stesso, sviluppando una serrata analisicritica degli elaborati proposti (preliminari odefinitivi che fossero) con una competenzaspecifica in materia di Ingegneria per la Tuteladell’Ambiente e del Territorio, Ingegneria deiTrasporti, Ingegneria Idraulica, Acustica.Quella che segue è una sintesi delle osservazionipresentate dall’Università di Firenze. Per MasterPlan 2014-2019 si intende la variante al PIT chenel luglio 2013 definiva i termini per la“qualificazione dell’aeroporto di Firenze”. Per SIAsi intende lo Studio di Impatto Ambientalepresentato da Aeroporto di Firenze (ora ToscanaAeroporti), in vista di una VIA affidata ad Autoritàcompetente.Si noterà che se alcune osservazioni prevedonoeventuali adeguamenti e rimedi, altre sono deltutto incompatibili con qualsiasi progetto di pistaparallela.La prima si riferisce alla “definizione di aeroporto

strategico”, che non risulta applicabile al caso diFirenze: questa infrastruttura infatti sarebbe ameno di 70 km da altre due similari (Pisa eBologna), con le quali entrerebbe dunque inconflitto: mancano i requisiti di cui alRegolamento UE n. 1315 del 2013[1]. In sostanzaquesta previsione “non è stata preceduta daun’adeguata pianificazione finanziaria eun’adeguata ottimizzazione dell’uso di fondipubblici”. L’osservazione contesta quindi laviolazione del Regolamento UE citato e dunque lapossibilità di accedere ai finanziamenti destinatialle infrastrutture aeroportuali. In più se nededuce che una simile mancanza di adeguatapianificazione preventiva non potrà comunqueessere rimediata a posteriori.La seconda contesta la mancata osservanza delleprescrizioni del PIT della Regione, cioè del MasterPlan 2014-2019, in quanto il SIA “non ha previstoun percorso di integrazione fra gli aeroporti diPisa e Firenze che garantisca l’utilizzazione piùsostenibile, dal punto di vista ambientale edeconomico, della capacità aeroportualecomplessiva”, e addirittura si sarebbe basato “suun’errata costruzione dei modelli previsionali disviluppo, non coerenti con la dimensionedell’aeroporto proposta dal Master Plan 2014-2019[2]”. I modelli previsionali non tengono contodelle caratteristiche di City Airport a cui èdestinato lo scalo fiorentino.La terza osservazione contesta la metodologiaseguita nel calcolo del coefficiente di utilizzazionedella nuova pista. Il tema è molto tecnico:riguarda l’orientamento della pista rispetto aiventi dominanti. L’osservazione introduce allasuccessiva.Qui si ritorna sull’incoerenza del progetto con ilPIT della Regione che come è noto stabiliva unalunghezza di 2000 metri e in particolare imponevaun utilizzo esclusivamente monodirezionale.Dagli allegati si evince che l’uso monodirezionale,con provenienza solo da e per Prato, ridurrebbe ilcoefficiente di cui sopra: dunque aumenterebbe –anche rispetto all’attuale pista del Vespucci – ilrischio di dover dirottare voli su altri scali.L’inconveniente sarebbe rimediabile solo se lapista potesse essere utilizzata occasionalmenteanche in direzione di Firenze: si stima questa

Page 12: #25 - La Città invisibile - Firenze

10 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

eventualità nell’ordine del 12 % dei voli. Dunquela molto sbandierata assicurazione dellamonodirezionalità non è altro che un bluff: unvolo su otto potrebbe sorvolare Firenze. Va da séche se la nuova pista si giustifica solo nell’ipotesidi utilizzo “prevalentemente” e non“esclusivamente” monodirezionale, tutte levalutazioni di impatto e di rischio andrebberocompletamente riviste.Qui si considera l’impatto del progetto sullasicurezza, rispetto al rischio di catastrofe aerea,dei frequentatori delle aree vicine e in particolaredel Polo Scientifico. Si osserva che il progetto nontiene sufficientemente conto di questi rischi. Lecarenze in questo caso riguardano sia Il PIT che ilSIA.Analogamente non sono stati adeguatamentevalutati i rischi dovuti ai pericoli per lanavigazione aerea presenti nell’area, quali edificiprevisti come l’inceneritore di Case Passerini.Negli allegati si considera in particolare il rischiodel bird strike, dovuto alla presenza delle areenaturalistiche, anche di quelle che il progettoritiene di poter spostare.Sull’impatto del progetto sull’equilibrioidrogeologico e idrografico della Piana di Sesto.Qui si tocca un punto decisivo per quantoriguarda l’assetto del territorio. L’osservazionerileva rilevanti criticità, che sono bendocumentate negli allegati. In particolare ladeviazione del Fosso Reale, che raccoglie tutto ilsistema delle acque alte, comporterebbe undelicatissimo sottopasso dell’autostrada A11 inprossimità del casello di Prato est, dovemancherebbe l’altezza necessaria per assicurareun manufatto adeguato al regime delle piene.Nell’allegato tecnico si dimostra che il problemapotrebbe essere risolto solo alzando il livellodell’autostrada di almeno 70 cm. Non è compitodegli osservanti valutare i costi aggiuntivi di unasimile operazione, ma viste le carenze delprogetto anche dal punto di vista delle previsionieconomiche e finanziarie, non c’è dubbio che sitratterebbe di un ulteriore aggravio piuttostorilevante.Per quanto riguarda l’inquinamento acustico siosserva che gli elaborati presentati non tengonoconto delle particolari criticità legate alla

presenza nel Polo Scientifico di attrezzaturedidattiche e scientifiche, per le quali non sonopreviste (e non sarebbero neppure prevedibili)efficaci misure di mitigazione.Altre carenze riguardano il riassetto dellaviabilità a seguito dell’inserimento della nuovapista fra autostrada e rete urbana della Piana diSesto. Soluzioni migliori possono essere studiate,sempre però con relativo aumento dei costi.Al punto 10 si mette in evidenza come la nuovapista metterebbe in crisi non solo l’attuale assettodel territorio, ma in particolare gli sviluppi giàprogrammati del Polo Scientifico fino allacompiuta realizzazione delle strutture didattichee tecnologiche previste (e finanziate).L’ultima osservazione riguarda la “difformità delprogetto presentato per la VIA rispetto al PITdella Regione Toscana e alle prescrizionipresentate in sede di VAS”. E dunque “se nedesume che il progetto di qualificazionedell’Aeroporto di Firenze non può essere ritenutoassentibile in questa sede”Le conclusioni sono drastiche: “Alla luce di tuttoquanto rilevato, si ritiene che, già sin d’ora, nellaprocedura di valutazione dell’impatto ambientalerelativa al progetto siano rilevabili evidenti profilidi illegittimità tali da giustificare un parerenegativo da parte dell’Autorità competente”.Come sono state accolte le osservazionidell’Università? Con sufficienza, naturalmente:lasciamoli dire, tanto poi si adegueranno; neterremo conto come prescrizioni da affrontare insede di esecutivi. Del resto anche l’Università, chenel frattempo ha eletto il nuovo Rettore, non si èfatta più sentire. Lanciato il sasso, ritirata lamano? Viene da pensare che siano state offerteadeguate contropartite, se vogliamo pensar male.Ma noi vogliamo pensar bene: crediamo che icolleghi che hanno esaminato e demolito ilprogetto della nuova pista siano davvero imigliori esperti scientifici su questi temi. Certo,Ilaria Agostini è urbanista, come Paolo Baldeschi,Tomaso Montanari è storico dell’arte: io poi sonoun geografo esperto di paesaggi e cartografia. Masappiamo riconoscere un discorso scientifico daun minestrone politico-affaristico, quale ilprogetto della nuova pista.Credetemi, alla mia età posso ben dire di aver

Page 13: #25 - La Città invisibile - Firenze

11 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

visto cose che voi umani …: una pista sulla vettadella Calvana (1963, qualcuno la prendeva sulserio), un’altra a San Giorgio a Colonica vicino aPoggio a Caiano (1965, ma disturbava la ciminieredei lanifici di allora). Ma il tempo porta consiglio,e la soluzione piano piano è venuta da sola, in uncerto senso: l’aeroporto c’è già ed è quello di Pisache una volta si chiamava di San Giusto. Neglianni Settanta si poteva fare il check-in a SantaMaria Novella e arrivare in treno fin dentrol’aeroporto. Troppo comodo. In seguito hannofatto di tutto per smantellare i collegamentiferroviari, fino a eliminare il raccordino stazionedi Pisa – aeroporto per sostituirlo in futuro con uncosiddetto people-mover, tanto per evocarequalcosa di molto moderno.La soluzione ci sarebbe: ristabilire il collegamentoferroviario delle città toscane (non solo Firenze)con l’aeroporto Galilei, investire sulla rete delferro che non serve solo i Vip ma anche ipendolari.

Note[1] “Gli aeroporti sono conformi ad almeno uno deiseguenti criteri:a) per gli aeroporti adibiti al traffico passeggeri ilvolume totale annuo del traffico passeggeri è almenopari allo 0,1 % del volume totale annuo del trafficopasseggeri di tutti gli aeroporti dell’Unione, a meno chel’aeroporto in questione si trovi fuori da un raggio di100 km dall’aeroporto più vicino appartenente alla reteglobale o fuori da un raggio di 200 km se la regionenella quale è situato è dotata di una rete ferroviaria adalta velocità;.b) per gli aeroporti adibiti al traffico merci il volumetotale annuo del traffico merci è almeno pari allo 0,2 %del volume totale annuo del traffico merci di tutti gliaeroporti dell’Unione.”[2] “Articolo 5 bis. Obiettivi strategici per laqualificazione Aeroporto di Firenze-PeretolaSulla base del quadro conoscitivo, con riferimentoall’intervento di qualificazione dell’aeroporto diFirenze-Peretola, il presente masterplan individua iseguenti obiettivi strategici:− l’aumento dei livelli di competitività del territorioregionale, con particolare riferimento all’areametropolitana, in coerenza con la programmazioneregionale;

− l’integrazione del sistema aeroportuale fiorentino conlo scalo pisano attraverso forme di coordinamentooperativo, e gestionale delle infrastrutture e dei servizi;− la qualificazione dell’aeroporto con funzioni di city-airport nell’ambito del sistema aeroportuale toscano,migliorandone la funzionalità;”

Rifiuti: note critiche su schemadi decreto applicativo art. 35c.d. “Sblocca-Italia”di AA.VV.

Lo schema di Decreto è costruito in modo davalutare le “necessità di ulteriore capacità diincenerimento” nelle diverse aree. Il documentopresenta diversi errori, sia concettuali chefattuali.A) sul piano generale (errore di impostazioneconcettuale): lo Schema di Decreto presuppone divolere rispondere alle criticità presenti sulterritorio nazionale, onde evitare procedure diinfrazione per mancato rispetto delle Direttive. Cisi riferisce, con ogni evidenza, alla Direttiva 99/31sulle discariche, ed in particolare al mancatorispetto (in alcune parti del territorio nazionale)dell’obbligo di pretrattamento, sancito dall’art. 6,punto a) (“solo il rifiuto trattato viene collocato indiscarica”, obbligo poi ripreso dal Dlgs. 36/03 direcepimento della Direttiva).Il problema è che lo Schema di Decreto assumeche tale obbligo vada rispettato mediante sistemidi trattamento termico, e che il rifiuto urbanoresiduo (RUR) debba dunque passare attraversosistemi di incenerimento (o co-incenerimento):questo non è condivisibile, né corretto, in quantonon c’è nulla che attesti un tale obbligo nelleDirettive UE, ed esistono invece altri sistemi dipretrattamentoB) nel merito tecnico (errori e distorsioni fattuali)tanti passaggi di calcolo sono errati,artificiosamente errati, ed al solo scopostrumentale di massimizzare il calcolo dellenecessità di ulteriore incenerimento. Tra ledistorsioni di calcolo ed assunti erroneifondamentali elenchiamo:

Page 14: #25 - La Città invisibile - Firenze

12 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

- si assume il conseguimento del 65% di RD (e nonun decimo di percentuale di più, come se talelivello fosse il livello massimo e non minimo di RDprevisto dalle disposizioni nazionali; sappiamoinvece che ulteriori scenari virtuosi e livelliincrementali di RD si aprono sempre, quando siconsolidano schemi basati su RD porta a porta etariffazione puntuale)- non si tiene conto di quei Piani Regionali che giàda tempo prevedono comunque obiettivi di RDsuperiori, ed in certi casi (es. Veneto)marcatamente superiori al 65%: le Regioniverranno costrette a rivederli al ribasso?- non vengono minimamente considerati glieffetti quantitativi di programmi diprevenzione/riduzione del rifiuto (si assume solouna “invarianza del quantitativo di RU”), chesono però resi obbligatori dalla Direttiva 2008/98,art. 29 (la citazione delle Direttive da parte deldocumento è dunque decisamente sbilanciata, el’impianto del documento stesso ci mette a rischioinfrazione quando invece dichiara di volerleevitare), dallo stesso Programma Nazionale diPrevenzione dei Rifiuti, incluse le indicazionifornite dal Comitato Tecnico Scientifico perl’attuazione del Programma Nazionale diPrevenzione viene impropriamente computatauna necessità di incenerimento del 10% deimateriali da raccolta differenziata, quando lepercentuali di scarti, nei modelli domiciliari(quelli di riferimento per il conseguimento degliobiettivi nazionali di RD e soprattutto per quelliincrementali ora in discussione nell’ambito deldibattito su Economia Circolare a livello UE) sonoinferiori, a volte marcatamente inferiori, nontutti gli scarti da attività di riciclaggio sonoinceneribili (es. scarti da vetrerie), gran partedegli scarti inceneribili sono anche, in modo piùcoerente con le gerarchie UE, e con miglioreprofitto economico, riciclabili (es. plasticheeterogenee) si assume una produzione del 65% diCSS dagli impianti di pretrattamento (datoartificiosamente al rialzo, rispetto alla realtà deglistessi impianti di preparazione CSS, che pure nonrientrano nelle strategie che noi condividiamo)- pur non condividendo noi la strategia del co-incenerimento, occorre rilevare che gli stessiquantitativi avviati a co-incenerimento, che

vanno dunque in detrazione al computo dellenecessità complessive di incenerimento, sonolargamente sottostimati, essendo basati sui dati2013 che non tengono conto degli effettiincrementali determinati dal “Decreto Clini”- nell’ultimo biennio, soprattutto, non siprevedono assolutamente scenari operativialternativi, come gli impianti a freddo conrecupero di materia (cosiddette “Fabbriche deiMateriali”) che non solo sono praticabili epraticati, anche per la riconversione di vecchiimpianti di TMB (per i quali lo Schema di Decretoassume invece la continuazione della produzionedi CSS), ma si stanno diffondendo nelleprogrammazioni locali in molte parti d’Italia inmodo da rispondere da subito all’obbligo dipretrattamento, farlo secondo declinazionivirtuose e rispettose della primazia del recuperomateria, farlo con minore impegno di risorsefinanziarie per unità di capacità operativainstallata (i costi di investimento specifici di taliimpianti sono di 300-500 Euro/t.anno, contro1000-1500 Euro/t.anno necessari per gli impiantidi incenerimento) il che consente di riservaremaggiori risorse alla attivazione dei sistemi di RDed all’impiantistica dedicata al riciclo ed alcompostaggio, mantenere flessibilità nel medio-lungo termine, grazie alla convertibilità di taliimpianti a trattare materiali da RD, il checonsente di accompagnare la crescita delleraccolte differenziate e la minimizzazioneprogressiva del RUR C).C) infine, e questo è il maggiore difetto di analisidello Schema di Decreto (errore di prospettiva),non si prendono neanche in minimaconsiderazione gli scenari incrementali direcupero materia attualmente in discussione alivello UE, nel corso del dibattito sulla “EconomiaCircolare”; scenari che con ogni probabilitàporteranno ad un aumento degli obiettivi direcupero materia (70% rispetto all’attuale 50%,assunto dallo Schema di Decreto). Evidentemente,la cosa non potrà coesistere con una situazione diinfrastrutturazione “pesante”, come previstodallo Schema di Decreto, mediante impianti cherichiedono alimentazione con flussi di RURgarantiti per 20-30 anni. Questo sarebbe lo stessoerrore fatto negli anni ’90 dai Danesi, che tuttavia

Page 15: #25 - La Città invisibile - Firenze

13 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

se ne sono accorti e non a caso hanno adottatouna strategia nazionale di gestione delle risorseche prevede ora una “exit strategy”dall’incenerimento al grido di “ricicliamo di più,inceneriamo di meno”.

Nota di RilascioCome esperti e ricercatori che agiscono in supporto allecampagne per una evoluzione virtuosa dei sistemi digestione dei materiali post-consumo, secondo ledirettrici di una strategia Rifiuti Zero ed in coerenzacon la visione di una Economia Circolare, ci è statochiesto di predisporre alcune note di valutazionecritica dello Schema di Decreto applicativo dell’art.35del cosiddetto “Sblocca-Italia”, fornendo al contempoevidenze e valutazioni sugli errori fattuali e concettualidello stesso.Questa nota è il prodotto delle riflessioni da noicondivise, e viene messa a disposizione di chi, decisore,attivista, amministratore, cittadino che ha a cuore iltema, intende informare in modo corretto il dibattitolocale, e stimolare la formazione di posizioniistituzionali (a partire dalle Regioni, destinatarie dellaproposta di Decreto) avverse allo schema di Decreto, econcordi con i principi di sostenibilità e beneficioeconomico e sociale alle comunità locali.Gli estensori della nota mettono a disposizione la stessaper tutte le azioni e valutazioni di conseguenza, e sonodisponibili per gli eventuali approfondimenti.

Natale Belosi- Coordinatore Scientifico Ecoistituto di FaenzaAgostino Di Ciaula- Medico, Coordinatore Comitato Scientifico ISDEEnzo Favoino- Scuola Agraria del Parco di Monza, CoordinatoreScientifico ZWE – Zero Waste EuropeBeniamino Ginatempo- Professore Ordinario di Fisica, Università diMessinaAndrea Masullo- Ingegnere Ambientale, Direttore ScientificoGreenaccordPiergiorgio Rosso- Ingegnere Esperto Sistemi IndustrialiFederico Valerio- Chimico Ambientale.

Le dieci cose da sapere sulnuovo inceneritore di Firenzedi Gian Luca Garetti

attivo in Medicina Democratica e perUnaltracittà

In dieci punti tutto ciò che non torna nella narrazionedelle pubbliche amministrazioni in merito allacostruzione del nuovo inceneritore di Case Passerini aFirenze. Sapevate, ad esempio, che per il Programmadelle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) riciclareconsente di occupare un numero 10 volte maggiore dipersone rispetto all’incenerimento di quella preziosarisorsa che sono i rifiuti? Leggeteli, indignatevi,attivatevi e fate conoscere a chi vi è vicino i buonimotivi per sostenere le campagne dei cittadiniorganizzati a favore di una virtuosa gestione attraversola Strategia Rifiuti Zero.

1) «Andiamo avanti. Penso che l’inceneritore siaun’opera utile, non farà male ai cittadini, ma saràutile anche all’ambiente» con queste parole ilsindaco di Firenze e presidente della Cittàmetropolitana, Dario Nardella, benedice il nuovoimpianto di Case Passerini (7 agosto 2015). Unatipica azione di greenwashing, cioè spacciare persostenibile/utile l’incenerimento quando non èaffatto sostenibile per la salute, per l’ambiente,per l’economia ed è invece utile solo a Qtermo spa(Quadrifoglio più Hera) la società che lo gestirà. InToscana, non c’è nessuna emergenza rifiuti, listiamo addirittura importando dalla RegioneCalabria e dalla Regione Liguria.2) Il primo ministro Matteo Renzi lancia un Pianoche prevede 12 nuovi inceneritori in Italia (2 inToscana da 150.000 t/anno), con uno schema didecreto ai sensi dell’art.35 dello “Sblocca italia”,da far approvare a settembre dalla ConferenzaStato-Regioni. ignorando i trend in atto(riduzione consumi, riduzione imballaggi,aumento raccolta differenziata, innovazionetecnologica per recupero di materia) che fannodiventare “rifiuti zero in discarica” non più unoslogan utopistico ma piuttosto una frontieraraggiungibile. Pregustano lauti guadagni lemultiutility A2A, Iren, Hera, Acea.3) Con le raccolte differenziate che superano l’80%– ove siano attuate come di dovere e non come a

Page 16: #25 - La Città invisibile - Firenze

14 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Firenze – non rimane che il Rifiuto urbanoresiduo (RUR), ovvero quanto resta a valle delprocesso di differenziazione. Ma non esistenessun obbligo di incenerimento del RUR,nessuna direttiva UE che lo giustifichi. Dal RUR èpossibile estrarre ancora molti materialiriciclabili, per cui non c’è alcuna giustificazioneper l’incenerimento. Intanto, mentre siprogrammano nuovi inceneritori, infuria la lottacontro gli impianti di riciclaggio: 18 roghi dolosinegli ultimi due mesi. Cui prodest? (vedi puntodue).4) L’inceneritore di Firenze non chiuderà affatto ilciclo dei rifiuti dell’ATO Toscana Centro, comevorrebbe far credere la retorica dei varigreenwashers, perché produrrà tra 30.000 e50.000 tonnellate/anno di ceneri e scorie, di cuinon si vuol dichiarare la destinazione. Per cuiavremo dipendenza da discariche per rifiutipericolosi, conseguente riduzionedell’autosufficienza dell’ATO e diffusione diinquinanti tossici e persistenti nell’ambiente. Perle criticità ambientali e sanitarie conseguenti alla‘valorizzazione dei residui’, vedi quanto scritto daIsde Italia nel documento intitolato “La gestionesostenibile dei rifiuti solidi urbani” uscito loscorso 15 agosto.5) L’inceneritore di Firenze non può fare a menodelle discariche. La frazione delle cenericosiddette leggere, circa 9.000 tonnellate/anno,considerate rifiuto pericoloso, dovranno esserecollocate in discariche idonee all’estero. Ma è incorso una ri-classificazione dei residui solidi degliinceneritori, che potrebbe diminuirel’autosufficienza dell’ATO e comportare ingenticosti aggiuntivi, che ovviamente ricadrebbero suicittadini. La Città Metropolitana di Firenze, nellaConferenza dei Servizi del 6 agosto 2015, anche suquesto problema, ha lasciato carta bianca aQtermo spa.6) “Se si vuol ridurre al minimo l’impattoambientale nella gestione di un inceneritore sidevono inviare tutti i residui da incenerimento adiscarica“, S.Larini su www.inforifiuti.com.Questo perché l’alternativa alla discarica, ilcosiddetto riciclo/valorizzazione dei residui solidinell’edilizia (cioè la produzione di materiali, comecemento, mattoni, argilla espansa e manufatti)

diventa un metodo di diffusione incontrollata dipericolosi inquinanti persistenti, cancerogeni,mutageni (diossine, furani, metalli pesanti, IPA)nell’ambiente. (Di Ciaula A and Gentilini P.Utilizzo delle scorie da incenerimento di rifiuti erischi per la salute e l’ambiente. Professione &Clinical Governance 2011;6:7.).7) L’inceneritore fiorentino avrà ripercussioninegative sulla salute dei cittadini, in particolaredei bambini. L’origine di molte patologiecronico/degenerative tipiche dell’età adulta è daricondursi ad esposizioni ad agenti inquinantidurante la vita intrauterina (Gluckman PD,Hanson MA, Cooper C et al. Effect of in utero andearly-life conditions on adult health and disease.New England Journal 2008;359:61-73). Non si èvoluto istruire una nuova VIS, non si è valutata lapressione combinata del nuovo aeroporto edell’inceneritore, che avrà pure un impattonegativo, sul sistema delle zone umide facentiparte della Rete Natura 2000, zone di grandeinteresse naturalistico.8) Questo inceneritore emetterà inquinanti chepossiedono azione tossica, mutagena,cancerogena. Molte di queste sostanze sono ancheinterferenti endocrini, sono persistenti ebioaccumulabili, entrano nella catena alimentaree sono trasmissibili alle future generazioni.Quindi ci saranno ricadute neoplastiche e nonneoplastiche sulle popolazioni interessate, speciesui bambini. Vedi l’ampia letteratura scientificasu Progetto Ambiente e Tumori, AIOM: 2011, e suLa gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani,Isde Italia: 20159) Il rispetto dei limiti di legge delle emissioni alcamino non significa affatto non avere alcuneffetto sulla salute. Si sta parlando di un micidialecocktail di diossine, furani, PCB, metalli pesanti,particolato ultrasottile, per i quali, molto più delleconcentrazioni di emissione normalizzate per m3di fumi al camino, conta la quantità totale diinquinanti emessi per unità di tempo, che sonoresponsabili dei processi di bioaccumulo nel lungoperiodo.10) “Il riciclo è meglio dell’incenerimento“,rispetto ai gas clima alteranti (The dirty truths-incineration and climate change, Friends of theEarth, Eunomia), così “riciclare e compostare è

Page 17: #25 - La Città invisibile - Firenze

15 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

meglio che incenerire” (Executive Summary diWaste management options and climate change,UE) – rispetto all’occupazione riciclare da unnumero 10 volte maggiore di posti di lavoro(UNEP. Towards a Green Economy: pathways tosustainable development and poverty eradication.Vol. ISBN: 978-92-807-3143-9.; 2011). L’energiaelettrica ottenuta dall’inceneritore, è una quotadel tutto marginale, nel 2013 ha rappresentatosolo l’1,4% rispetto alle altre fonti.

Rifiuti, se il Pd non conosceil principio di Lavoisierdi Antonio Fiorentino

docente di Chimica, attivo in perUnaltracittà

Il dibattito sull’impiego degli inceneritori,sollecitato dalle vicende fiorentine emeritevolmente ospitato da la Repubblica e a cuihanno contribuito le ottime Mamme NoInceneritore con la lettera aperta al sindacoNardella intitolata “Accettiamo la sfida delprogresso, non costruendo l’impianto“, moltospesso avviene sulla base di considerazioniapprossimative o addirittura antiscientifiche,cosicché le conclusioni cui si perviene spessopeccano di ignoranza se non di mala fede.Affermare che l’incenerimento dei rifiuti, come faSergio Gatteschi del Partito Democratico (partitodell’incostituzionale Salva Ilva) nel suo intervento“Quattro motivi per dire sì all’inceneritore”, è unapratica virtuosa che consente di chiudere il ciclodei rifiuti per consegnare un pianeta migliore ainostri figli mi fa sobbalzare sulla sedia e micostringe a tirare fuori dal cassetto delleconoscenze del liceo il buon vecchio Lavoisier e ilsuo Principio di conservazione della massa. Cometutti noi abbiamo studiato, ma sembra cheGatteschi abbia dimenticato, sappiamo che innatura nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto sitrasforma. Legge universale con la quale non sipuò non concordare.L’incenerimento dei rifiuti, in qualsiasi quantità,urbani o industriali, secchi o umidi, materieplastiche o organiche, ecc., è una reazione

chimica di combustione in cui i rifiuti, la“monnezza”, bruciano in presenza dell’ossigeno e,guarda caso, le sostanze che si producono nonscompaiono, non si trasferiscono nell’iperuranio,ma restano, qui sulla nostra testa, sulla nostraPiana fiorentina, sotto forma di polveri, compostichimici altamente pericolosi e cancerogeni,anidride carbonica e migliaia di altri composti dicui difficilmente si potrà prevedere lacomposizione visto che l’ambiente della reazionenon è controllabile.Il 70% della “monnezza” si trasformerà quindi inaria sospesa sulle nostre case o sarà trasportanoin aree limitrofe a seconda della circolazionelocale dei venti. Il restante 30% si trasformerà inceneri, il cui contenuto di inquinanti, metallipesanti, ecc., sarà molto concentrato e checomunque saremo costretti a smaltire e spero anon dover riciclare, come Gatteschi afferma. Peresempio, su 100 tonnellate di rifiuti bruciati,l’impianto di Case Passerini molto probabilmenteprodurrà 30 tonnellate di ceneri pericolosissime(dove le mettiamo?) e ben 70 e passa tonnellate discarichi e fumi che il camino disperderànell’atmosfera. Il tanto decantato bosco dellaPiana – vera operazione di greenwashing per ifautori dell’inceneritore – potrà mai mitigare unsimile impatto?La barbara e micidiale pratica dell’incenerimentonon chiude il ciclo dei rifiuti, ma li trasforma nellasperanza che diventino invisibili, ma sempre“monnezza” restano, “monnezza” saremocostretti a respirare, “monnezza” saremocostretti a mangiare. Come le persone piùavvedute sanno, i migliori rifiuti sono quelli nonprodotti. Nostro compito è quello di superare ilmodello distruttivo di società dell’”usa e getta” edi considerare i rifiuti come materie primeseconde da utilizzare per innumerevoli nuovi ciclidi impiego. In tutto il mondo si chiama StrategiaRifiuti Zero, è adottata da innumerevolimetropoli, ma a Firenze si sa, a volte in politicaultimamente è utile essere provinciali,approssimativi e lontano dalla modernità.

Page 18: #25 - La Città invisibile - Firenze

16 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Palazzo Vecchio: Scuoladell’Infanzia, ancora un appaltosulla pelle dei lavoratoridi USB Firenze,

Unione Sindacale di Base

E’ arrivato settembre ed è venuto il momento difare i conti con la riforma delle scuoledell’infanzia fiorentine, che tanto ha fattodiscutere nei mesi passati.Purtroppo dobbiamo constatare che i timoriespressi qualche mese fa e che hanno dato vita adaccese polemiche e a molte partecipatemanifestazioni ignorate completamente daipalazzi del potere, si sono avverate: 56 sezionidella scuola comunale dell’infanzia, di fatto nelpomeriggio non saranno più scuola. Sono stateappaltate le ore pomeridiane ai privati e lecooperative che hanno vinto il bando nonapplicheranno un contratto valido per i docenti,ma il contratto delle cooperative socialiinquadrando il personale nel profilo di educatore.Questo significa due cose: assunzione di personalequalificato, con esperienza e abilitato che peròviene demansionato e sottopagato (650-700 €). Eche i bambini e le bambine delle sezioniinteressate il pomeriggio non faranno scuola,ftma qualcosa che scuola non è, perché manca lafigura professionale che della scuola è il perno:l’insegnante. In più i lavoratori e le lavoratrici cheaccetteranno questo lavoro non potrannoneanche avere un punteggio nella graduatoriadelle insegnanti.Non si può fare a meno di dire che avevamoprevisto le gravi falle di questo sistema,pubblicizzato dall’Amministrazione come ilmigliore che ci sia, ma che in realtà nasconde unanuova fabbrica di precari, differenze tralavoratori e oggi per la prima volta anche trafruitori, perché i bambini e le bambine delle 56sezioni appaltate non faranno scuola nelpomeriggio, come tutti gli altri. Ma soprattuttonasconde la vera grande piaga odierna dellapubblica amministrazione: l’appalto, che nonserve a risparmiare ma solo a prendere la giustaretribuzione di un onesto lavoratore edimezzarla, per far arricchire i soggetti terzi che

si interpongono tra il reale datore di lavoro (ilComune in questo caso) e il lavoratore.L’USB ribadisce che una situazione del genere èinaccettabile, e chiede a gran voce che, come giàsuccesso a Bologna e ad Arezzo, il Comune facciaun passo indietro ed assuma direttamente leinsegnanti della scuola dell’infanzia.Altri sindacati hanno preventivamente siglatointese con le cooperative che hanno vinto ilbando, anche se i lavoratori ancora non sono statidi fatto assunti. Noi invece vogliamo che siano ilavoratori stessi a rivolgersi al sindacato e ascegliere insieme al sindacato la strada miglioreper far valere i propri diritti, perché non c’èsindacato che non parta dai lavoratori!Perché non siamo sudditi, siamo cittadini einsieme siamo invincibili.

L’altra faccia della Leopoldadi Moreno Biagioni

Comitato per la Rinascita della Leopolda

Matteo Renzi ha reso celebre in tutta Italia laLeopolda con le sue iniziative di grande effettoscenico, tutte “chiacchiere e lustrini”. Proprio daquesto luogo, un mix di memoria storica (lastazione ferroviaria del Granduca Leopoldo) e dieventi contemporanei (la moda, le rassegnemusicali etc.), il piccolo Caudillo ha preso slancioper il suo percorso politico da Firenze a PalazzoChigi.Ma la Leopolda, dietro il proscenio sfavillante, haanche un’altra faccia, in cui predominano incuriae degrado, proprio a ridosso del Teatro dell’Opera,il Nuovo Teatro Comunale, ancora incompiuto(punto centrale di quello che dovrebbe diventareil Parco della Musica).Passano i sindaci – a Renzi è seguito Nardella – mail degrado che caratterizza “l’altra faccia dellaLeopolda” è ancora ben presente, senza peraltroche si prospettino soluzioni adeguate. Eppure siaper Renzi che per Nardella risulta prioritaria lalotta senza quartiere ai lacci ed ai lacciuoli postidalla burocrazia e dalle lungagginiamministrative (o i lacci e lacciuoli che essiintendono eliminare sono soltanto quelli che

Page 19: #25 - La Città invisibile - Firenze

17 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

riguardano le imprese, e che spesso coincidonocon i diritti di chi lavora?).

Uno stato di abbandonoScendiamo allora nel merito del caso dellaLeopolda (quella dietro le quinte). E’ possibile cheuna zona abitata da migliaia di persone viva daoltre 5 anni in uno stato di abbandono e che leindispensabili opere di urbanizzazione (ilcompletamento di una piazza, i collegamentistradali, la realizzazione degli spazi verdi previsti,l’illuminazione, la realizzazione di una pistaciclabile e di un minimo di arredo urbano –cestini, panchine -) siano rinviate di anno in anno,con un degrado (dovuto anche allo stato diabbandono in cui versano i capannoni, ancoradelle Ferrovie, al di là dei binari), cheprogressivamente porta ulteriore degrado einsicurezza?E’ accettabile che l’area accanto a piazza Bonsanti,destinata all’edificazione da una lottizzazionepoco attenta alla qualità della vita (altrimentisarebbe stata destinata a verde e non adaccrescere il cemento), sia oggi un terrenoincolto, da bonificare, sempre più assimilabile aduna discarica? E che mentre si facevano, tre annifa, turni notturni di lavoro per portare a parzialecompimento il Teatro (in modo da giustificare laprima inaugurazione) e successivamente si sonoavuti turni continui per finire nei tempi previstila grande piazza davanti al Teatro stesso, rimanganella sua condizione di eterno cantiere lo spazio a100 metri di distanza?In che modo un’amministrazione opera a favoredella cittadinanza, se non è in grado di fareffettuare alle ditte costruttrici, a cuispetterebbero [la CEPA, poi fallita, il ConsorzioACLI/Giotto] o di effettuare essa stessa, leindispensabili opere di urbanizzazione? Oppureesistono cittadini di serie B, ed anche Z, chehanno minori diritti e che non vengonominimamente ascoltati quando presentano le lororichieste e le loro proposte al Comune?

Il Comitato per la Rinascita della LeopoldaIn effetti le persone che abitano alla Leopolda,dopo aver portato a lungo pazienza, si sonoorganizzati, da circa tre anni, in un Comitato – il

Comitato per la Rinascita della Leopolda – edhanno denunciato la situazione, fatto assemblee,incontri in Palazzo Vecchio, sopralluoghi insiemeagli amministratori, raccolto firme su petizioni,richieste, proposte, messo in atto varie forme diprotesta. Ma le questioni principali che essiponevano e pongono rimangono irrisolte, névengono indicati dei tempi certi per la lorosoluzione. Occorre, ovviamente, eliminare ildegrado, ma anche sanare una condizione chevede la mancanza di luoghi di aggregazione, diservizi, di spazi verdi adeguati.Non devono più esistere due Leopolde, quellaluccicante di Renzi ed un’altra (“l’altra facciadella Leopolda”) in stato di abbandono. La zonadenominata Leopolda deve essere un tutt’uno ecostituire una parte, piccola ma importante, dellacittà, sia dal punto di vista culturale (va portato atermine, finalmente e davvero, al di là delle varieinaugurazioni parziali, il Parco della Musica), chenell’ottica abitativa ed urbanistica (dopo anni dilatitanza delle istituzioni, si impone larealizzazione di un ambiente che ponga al primoposto la qualità della vita di chi vi abita).

Un’urbanistica al servizio di venditori (di terreni) ecostruttoriDalle vicende, tutto sommato assai limitate, diuna piccola zona di Firenze è possibile trarrealcune indicazioni su quella che è stata, econtinua ad essere, la politica urbanistica delComune di Firenze (e, più in generale, ai criteriche hanno impostato le politiche urbanistichenella maggior parte delle città) durante gli ultimidecenni.La zona denominata Leopolda è sorta sui terrenidelle Ferrovie (un tempo c’erano delle officine perla riparazione di locomotive e vetture) messi invendita dall’Azienda e resi disponibili per nuoveedificazioni dal piano di urbanizzazione comunaleredatto al tempo della giunta Domenici, conGianni Biagi Assessore all’Urbanistica. Il pianoprevedeva lo sviluppo di strutture abitative, equindi l’arrivo di centinaia e centinaia di abitanti,senza individuare alcuno spazio per servizisociali, con il verde ridotto ai minimi terminidelle aiuole spartitraffico e di alcuni fazzoletti diterra fra un edificio e l’altro.

Page 20: #25 - La Città invisibile - Firenze

18 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Ne viene fuori una prima considerazione:l’Amministrazione, nel predisporre i propriinterventi di pianificazione urbanistica, hapresenti in primo luogo gli interessi dei venditoridei terreni e dei costruttori, mentre le esigenzedella cittadinanza (di avere un ambiente dotato diservizi e di verde) rimangono sullo sfondo, magariper essere citate nelle relazioni cheaccompagnano i piani. Ma il prevalere di taliinteressi non si limita alla fase dellapianificazione.

Le opere di urbanizzazioneAi costruttori spettano le opere di urbaniz-zazione, ma le abitazioni vengono messe invendita prima che tali opere vengano realizzate (èquello che si è verificato nella zona Leopolda, manon credo che sia un caso isolato). Cosicchèquando le case cominciano ad essere abitate leopere di urbanizzazione sono ancora ben lontanedall’essere completate. Nella situazione dellaLeopolda ciò continua ad essere realtà a distanzadi 5 anni da quando l’ultimo palazzo è stato finito.L’Amministrazione, così sollecita nel garantire idiritti di edificazione garantiti dalla piani-ficazione urbanistica, si mostra impotente difronte alle inadempienze dei costruttori. In tuttociò si registra una notevole continuità dicomportamenti fra la Giunta Domenici e quelleche l’hanno seguita.

Risposte politiche, risposte tecnicheUltimamente, di fronte alla richiesta del Comitatoche l’Amministrazione provveda a sanare undifetto di partenza riconvertendo a verde l’areasu cui non è stato costruito l’edificio previsto acausa del fallimento della CEPA, la dittacostruttrice, l’Assessora all’Urbanistica ElisabettaMeucci (oggi Consigliera regionale) aveva detto diessere politicamente d’accordo, salvo poi passarela parola ai tecnici che hanno invece messo inevidenza l’impossibilità di procedere in tal senso.Ma il Sindaco non dovrebbe avere anche funzionivolte a tutelare la salute e la sicurezza dellepersone? Va sottolineato che la realizzazionedell’immobile in questione si basava su unaconvenzione con il Ministero dell’Internoprobabilmente non più in funzione a distanza di

tanti anni e che sta nei poteri del Comune nonrinnovare la concessione e definire, con unavariante, una diversa destinazione dell’area.Il ricorso all’utilizzo della cauzione perl’esecuzione delle opere di urbanizzazione acarico della CEPA, divenuto obbligatorio dopo ilsuo fallimento, ha comportato oltre un anno ditrattative con l’Assicurazione (trattative che nonsi sono ancora concluse). Altro che eliminazionedei lacci e lacciuoli quando si tratta di darerisposte concrete alle esigenze della cittadinanza!Sull’altro costruttore che dovrebbe provvederealle opere di urbanizzazione, il ConsorzioACLI/Giotto, l’Amministrazione, sempre a dettadei tecnici a cui l’Assessora demanda le risposte,vuole esercitare una “moral suasion” (ma vistoche sono anni che tale opera di persuasione è inatto e che i risultati non sono stati certosignificativi, non c’è molto da sperare per ilfuturo).

I progetti di sviluppo oltre la ferroviaIl destino della Leopolda è strettamente collegatoai progetti urbanistici riguardanti gli spazi oltre ibinari, quelli ancora in possesso delle Ferrovie.Dai primi elementi che abbiamo si tratterà diun’ulteriore processo di cementificazione, fral’altro, con edifici molto alti. L’Amministrazione siera impegnata ad un’ampia consultazione sui suoiprogetti, ma per ora si sono avuti continui rinviidelle date previste al riguardo.Se il confronto non sarà solo d’immagine – com’èstato nell’operazione “cento luoghi” -, sarànecessario battersi per cercare di ridurre i volumiprevisti, e le altezze degli edifici, per garantire ilcollegamento con Le Cascine, per recuperare neinuovi spazi le strutture socializzanti e per iservizi sociali che mancano completamente nellazona della Leopolda.Tali posizioni potranno essere portate avanti dalCoordinamento delle realtà di base esistentinell’area Porta a Prato-San Jacopino, di cui ilComitato per la Rinascita della Leopolda fa parte.E’ soltanto sulla base di progetti costruiti in modopartecipato, quindi insieme alla cittadinanza, chesi potrebbe operare una svolta nella politicaurbanistica comunale, facendo della Leopolda edell’area oltre la ferrovia un virtuoso intreccio di

Page 21: #25 - La Città invisibile - Firenze

19 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

funzioni culturali, ambientali, residenziali edando così vita ad una cerniera attiva e vitale frala zona centrale e la parte ovest di Firenze.Per un’urbanistica non più non più solo al serviziodei venditori (di terreni) e dei costruttori.

Brigata Sinigaglia...Sempre Presentidi Antifascisti/e, Parenti e Partigiani della Brigata

Sinigaglia

C’è chi decise di tradire mettendosi al serviziodell’occupante nazista e di repubbliche fantocciocomplici dei peggiori eccidi che la nostra storiaricordi, di torturare, di sparare dai tetti dellanostra città contro civili inermi. C’è chi decise dicombattere per la libertà e la giustizia, perl’uguaglianza, in clandestinità, nelle città comenei boschi, convinto che solo assumendosi il pesodella lotta si può sperare, oggi come ieri, in unasocietà migliore. Abbiamo raccolto il lorotestimone e al loro fianco continueremo acamminare verso la libertà. Tutte le iniziative sisvolgeranno alla casina di Fontesanta: da SanDonato in Collina (Bagno a Ripoli) seguire a destraper Parco di Fontesanta.

Sabato 12 /9- ore 15:00 camminata sui sentieri della resistenzadalla casina di Fontesanta verso Panzalla conarrivo al cippo della Marescialla- ore 19:00 al ritorno dalla camminata merenda- ore 20:00 cena- ore 20:30 spettacolo teatrale del gruppo Operinaribelle dal titolo “E come potevamo noi cantar”- ore 22:00 concerto con I canti radagi

Domenica 13/9- ore 11:00 appuntamento al cippo partigiano per icaduti della Brigata Sinigaglia in località Lonchio(Antella) con la presenza de Il coro del 900. Aseguire il pranzo

A 71 anni dalla Liberazione lamappa con gli eccidi nazifascistia Firenze e dintornidi Cristiano Lucchi

giornalista e mediattivista

Oltre sessanta luoghi mappati a Firenze edintorni. Per ognuno di essi un eccidio compiutodai nazifascisti durante la lotta partigiana per laLiberazione. Oltre sessanta storie collettive, chehanno provocato centinaia di vittime oggiricordate da un’infografica multimediale ricca diinformazioni a scopo divulgativo.La mappa storica interattiva, intitolata “1944:Geografia degli eccidi nazifascisti a Firenze edintorni”, è visibile alla paginahttp://goo.gl/LJLLps è prodotta dalla rivista “LaCittà invisibile” insieme al giornale l’Altracittàdella Comunità delle Piagge. La mappatura ècentrata sugli eventi dell’ultima fase dellaSeconda Guerra Mondiale, in particolare tral’aprile e l’agosto del 1944 quando tutta laToscana fu teatro della “ritirata aggressiva”dell’esercito tedesco compiuta per bloccarel’avanzata degli Alleati prima degli Appenninitosco-emiliani.Si apre la fase delle stragi di civili el’annientamento di intere comunità, culminatanegli eccidi di Sant’Anna di Stazzema eMarzabotto, ma costellata di sanguinosi episodi dirastrellamenti, rappresaglie, “punizioni”esemplari, che hanno interessato praticamente latotalità del territorio toscano, come del restodell’Italia centrale. Una lunga e continua scia diviolenza e di sangue di cui è necessariomantenere viva la memoria, insieme a quella dellaresistenza partigiana e delle popolazioni civili. Inquesti mesi i partigiani toscani, e fiorentini nelmerito, si organizzarono e riuscirono a costospesso della vita, a cacciare l’invasore nazistadalle proprie città e campagne; un’invasoresempre accompagnato, va ricordato, dalle armi edalle infamie dei fascisti italiani della RepubblicaSociale Italiana.La maggior parte dei dati raccolti proviene daglistudi pubblicati dalla Regione Toscana nel portaleStorie e memorie del Novecento. In particolare le

Page 22: #25 - La Città invisibile - Firenze

20 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

ricerche “Geografia delle Stragi” e “Azionitedesche contro i civili in Toscana”. In alcuni casisono state utilizzate fonti come l’Istituto Storicodella Resistenza in Toscana, altri siti dedicati allaResistenza in Toscana o Wikipedia. In particolaresegnaliamo il grande lavoro di documentazionecompiuto dal sito ufficiale della FederazioneRegionale Toscana delle Associazioni Antifascistee della Resistenza di cui fanno parte fra le altreANPI, ANED e FIAP.La mappa “1944: Geografia degli eccidi nazifascistia Firenze e dintorni” dispone di un codice apertoe gratuito che può essere richiesto per essereincluso nei siti di chi vorrà ospitarla. Se siregistrassero degli eventi assenti dalla mappa èpossibile inviare una segnalazione all’[email protected].

LE RUBRICHE

Cultura sì, cultura noa cura di Franca Falletti

storica dell'arte

Nomine ad personamdi F.F.

Le recenti nomine dei nuovi direttori/managersdei venti musei ritenuti di maggior interesse dalMinistero dei Beni Culturali, già commentate conampiezza e puntualità di argomenti in numerosiarticoli fra cui si segnalano quelli di TomasoMontanari, credo meritino anche una riflessionedi taglio più politico. Perché ritengo che essesiano in primo luogo un atto politico che segue unpreciso disegno i cui contorni vannocompletandosi via via che l’attuale governoconclude le sue così dette “riforme”.Se ci chiediamo in cosa differiscano i nuovidirettori dai precedenti – lasciando perdere laquestione dell’essere o meno italiani su cui meritatornare in altro contesto – siamo sicuri che nondifferiscono in quanto a maggior livello dicompetenza e di titoli posseduti, come è statoampiamente dimostrato e come ci aspettiamo chevenga ancor più ribadito se e quando verrannocomunicati i nomi delle famose terne all’internodelle quali il Ministro ha operato la sua scelta.Aggiungiamo, semmai, che la maggior parte deinominati non ha esperienza di direzione di grandie complessi musei analoghi a quelli che si accingea dirigere. Questi sono fatti e non si puòulteriormente cercare di celarli dietro le fanfaredi una millantata grande innovazione.La vera grande differenza che resta è la seguente:i direttori precedenti erano funzionari di carriera,il che non significa che fossero dei burocrati conla testa quadra come vuol far credere il MinistroFranceschini, ma significa che avevano unaposizione lavorativa tale da permetter loro diesprimere un parere anche quando contrario aquello del Ministero, facoltà che hanno esercitatopiù volte opponendosi (o quantomeno tentando di

Page 23: #25 - La Città invisibile - Firenze

21 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

opporsi) a decisioni che sulla base della lorocompetenza ritenevano dannose per le opered’arte, soprattutto nel campo dei prestitiinternazionali o degli interventi di restauro.Non diciamo nulla di nuovo se diciamo che ilnostro Primo Ministro non ama perdere tempocon chi dissente e nemmeno più di tanto con chichiede il dialogo e per eliminare questi fastidi,dopo essersi costruito un governo modellato conle sue mani, sta procedendo a sostituire anchenell’apparato pubblico (nei grandi museiesattamente come nella scuola, ad esempio) tuttele voci libere e potenzialmente dissenzienti,collocando ai vertici persone che siano debitrici alui solo della loro posizione.Ecco a cosa è servita davvero la riforma dei ventimusei: a fare sì che il nostro Ministro e chi locomanda non debbano più trovarsi a discuterecon direttori che non sono d’accordo con loro.

Pistoia l'altra faccia della Pianaa cura di Antonio Fiorentino

urbanista, attivo in perUnaltracittà

L’oscura vicendadei laghi Primaveradi Mauro Chessa, geologo

Prosegue la serie di interventi sui temi più scottantidella realtà pistoiese. In questo numero si fariferimento alla temuta distruzione di un’area, quelladei Laghi Primavera, vera e propria oasi naturalistica apochi passi dalla città, molto amata e frequentata dagliabitanti. È un luogo di grande diletto che potrà esserespazzato via da una cassa di espansione dell’Ombrone,resasi necessaria per compensare i volumi del NuovoOspedale costruito in area di allagamento del fiume! Èin corso una mobilitazione e una raccolta di firme perbloccare l’inutile e dannoso intervento.

La storia della cassa di laminazione dei laghiPrimavera a Pistoia comincia in maniera oscura.In un primo momento, la localizzazione per unacassa d’espansione viene individuata molto a valledei laghi: pare avere le caratteristiche

morfologiche e idrauliche adeguate, ma vienepresto accantonata. C’è chi dice che toccasse lasensibilità e gli interessi di un politico, chi checostasse troppo per gli espropri. Fatto sta che nonse ne fa nulla.A monte ci sono altre aree papabili. La miglioredal punto di vista morfologico e idraulico, è quelladel campo di volo ma… dove starebbe una cassad’espansione dell’Ombrone, viene costruito ilnuovo ospedale: il luogo ha la conformazione diuna vasca da bagno, a ridosso dell’argine delfiume, su di un terreno che quando piove sembrauna palude, e che dialoga con la città attraverso laBreda e il raccordo autostradale. Nasce quindil’esigenza di operare anche per la messa insicurezza dell’ospedale, come sta scritto a chiarelettere sullo stesso progetto dei laghi Primavera.L’Autorità di Bacino del Fiume Arno individua evincola, a monte del campo di volo, dieci areedove è virtualmente possibile la realizzazione dicasse di laminazione: viene scelta quella dei Laghi.Non è la migliore dal punto di vista idraulico, maha il vantaggio di non interessare terreniproduttivi e quindi ridurre il costo dell’esproprio.Ha anche alcuni “difetti”, tra i quali quello diessere un’area di particolare interesse ambientalee sociale, molto frequentata dai pistoiesi, ditrovarsi in corrispondenza di una zona dove lafalda è particolarmente superficiale e che, con leoscillazioni causate dalla cassa, potrebbe creareproblemi non trascurabili.Ma l’aspetto che anche i non esperti possonofacilmente comprendere (comprendere comeincomprensibile) è che l’area è postasensibilmente a quota più alta dell’alveodell’Ombrone, quindi il progetto prevede la lucidafollia ingegneristica di realizzare unosbarramento nel letto dell’Ombrone, cosicchédurante le piene il flusso dell’acqua vengaostacolato ed il livello si alzi fino a consentire latracimazione nelle aeree casse d’espansione.Inoltre il progetto – se letto con attenzione e noncon la strumentale miopia di certi paladini dellasicurezza idraulica miracolosa – mostra debolezzeinsostenibili, a partire dalla strana forma data allosviluppo degli argini, anzi all’inviluppo degliargini che catturano un fabbricato residenzialeimprigionandolo. Già, si tratta di un escamotage

Page 24: #25 - La Città invisibile - Firenze

22 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

per evitare l’esproprio e la demolizione di unacolonica antica e di pregio, una bega da risolvereimbozzolandola dentro una convoluzione di muridi terra che neanche la fantasia di Carroll,l’autore di “Alice nel paese delle meraviglie”,avrebbe saputo disegnare.Ma la cosa più eclatante è l’assai dubbia efficaciadi questo intervento per l’obbiettivo della messain sicurezza della piana dalle frequenti alluvioni.I confronti pubblici, le discussioni nelle sediistituzionali hanno costantemente evidenziato ladebolezza, per non dire l’assurdità di quellascelta, se valutata con il raziocinio del rapportocosti/benefici.Persino le osservazioni presentate dalla Regionecriticano aspramente la soluzione dei LaghiPrimavera: il parere firmato nel dicembre scorsodal nucleo di valutazione regionale rileva«carenze documentali significative» nellaprogettazione, tanto che la Regione ha chiesto alMinistero di pretendere una lunga serie diintegrazioni da parte dei proponenti dell’opera,mentre emergono contraddizioni e ritardi in sededi Valutazione dell’Impatto Ambientale presso ilMinistero.Ma l’iter prosegue come un fiume carsico, unmeccanismo burocratico sordo e cieco che avanzamotu proprio. Perché? La risposta, la miapersonale risposta, l’ho consolidata partecipandoa un convegno fiorentino proprio sulle grandiopere inutili. Non che questa sia una grandeopera, ma per dimostrarne l’inutilità ci ho spesoun po’ di impegno senza ricevere sostanzialismentite. In quel convegno, dove tra i relatorierano presenti docenti universitari, che hanno ehanno avuto ruoli istituzionali, ed esperti capacidi snocciolare cifre e dati verificabili da chiunque,è emersa chiara la logica che sta dietro a certeoperazioni tecnicamente, economicamente esocialmente surreali.Apparentemente queste scelte sono il frutto di unmisto tra insipienza e arroganza amministrativa,cioè l’incapacità di chi ci governa, ad ogni livelloistituzionale, di valutare correttamente ilrapporto costi/benefici. Ma se così fosse siarriverebbe al momento della verità, quandol’evidenza dell’insostenibilità di una scelta larenderebbe impraticabile, persino dannosa per le

ambizioni personali di chi la sostiene. Se questonon succede, se non accade che si voglianoseriamente considerare le alternative anche difronte a obiezioni fondate, quando si piegano o siazzerano i momenti istituzionali di confronto epartecipazione significa che c’è una volontàprecisa, la precisa volontà di alimentare e nonsmentire un sistema perverso, capillarmentediffuso in questa nostra sempre più tristeNazione.È un sistema codificato a livello centrale con attinormativi inequivocabili, come la Legge obiettivo,lo Sblocca Italia e il complesso regolativo delproject financing (quello che sta dietro larealizzazione dei nuovi ospedali toscani), attinormativi su cui si sono espressi esperti eistituzioni europee e nazionali per segnalarne lapericolosità.Queste operazioni spregiudicate, dove un serioconfronto tecnico viene sistematicamente eluso edisinnescato, sono un modo efficace per “fargirare l’economia”: una certa economia. È unmodo per impegnare professionisti, tra quelli difiducia, incaricare ditte, tra quelle di fiducia, dareincarichi, appalti, consolidare quindi quel sistemadi potere che cresce rigoglioso nell’area grigiache, nei paesi di debole democrazia, sta tra lapolitica e la società civile. È un modo efficace perprivatizzare profitti (a volte nemmeno finanziarima riconducibili a rendite di posizione e carrierepolitiche) socializzando le perdite, non soloeconomiche, queste tutto sommato sono le menorilevanti perché rimarginabili nel tempo; perditedi territorio, di qualità della vita, di coscienza,quella che dovrebbe impegnare ogni generazionea consegnare alle future una Terra non violentata.E allora avanti tutta, che lo Sviluppo non puòarrestarsi per dar retta a dei pazzi che sioppongono persino agli ospedali e alle casse d’e-spansione!

Page 25: #25 - La Città invisibile - Firenze

23 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

attivo in PerUnaltracittà

Lo scaffale del debito 4David Graeber, Debito.I primi 5.000 annidi G.B.

Tra i sei testi che vi stiamo proponendo aproposito del concetto di debito, questo è il piùvoluminoso proprio perché tenta di raccontarnela storia lunga ben 5000 anni. L’autore è unantropologo già insegnante a Yale ora allaGoldsmiths University of London, attivo neimovimenti americani da Seattle a Occupy. Lachiave di lettura antropologica apporta a questistudi storici un contributo che serveprincipalmente a smascherare la gratuità delleaffermazioni che economisti di varia scuolahanno detto in rapporto alla storia che riguarda ilmercato, la moneta e il baratto. Ne consegue unaindagine e una riflessione sui ruoli della coppiaconcettuale di stato e mercato rapportati a quellodi debito. In discussione è l’attuale problematicaconnessa con l’indebitamento degli stati. O,meglio, è la ricetta proposta da alcuni stati e daorganizzazioni sovranazionali per ottemperarealla restituzione dei debiti contratti. Essa, intermini semplicistici, consisterebbe in una formadi austerità accompagnata con l’obbligo delpareggio di bilancio. Il risultato di questa politicaè una contrazione del welfare e l’apertura apseudo riforme che incidono sui rapporti dilavoro contraendo salari, contributi e dirittiacquisiti. Questa situazione di per sé daconsiderarsi un’assurdità, è però giustificata daun concetto profondamente radicato nel sensocomune che afferma che i debiti devono esserepagati. Si entra perciò in un circolo vizioso per ilquale, comunque e al di là degli evidenti effetticollaterali negativi dell’applicazione della ricetta,essa ci appare incontestabile. Il carattere morale enon strettamente economico di questipresupposti, conducono anche ad ampliare leragioni originarie del problema. Siamo cioè inquesta situazione perché abbiamo fatto il passo

più lungo della gamba e altre congetture e giudizimorali che sono poi per esempio sfociati in unadescrizione che tende a considerare i paesi delsud Europa esser stati immeritevoli e scialacquonicon anche una presupposta bassa efficienzalavorativa e di aver goduto così di privilegi che ilaboriosi abitanti del centro nord Europa non sisono potuti permettere (per altro questaaffermazione è, come abbiamo visto in altrarecensione, smentita dai dati oggettivi).A smontare l’affermazione che i debiti devonoessere saldati, è l’osservazione che, se così fosse, ese tutti i crediti dovessero essere garantitieliminando ogni carattere di rischio, non cisarebbe nessuna ragione per non concedere unprestito stupido (p. 11). Nasce quindi, fin dalleprime pagine, un’ipotesi che vede il debito essereuno dei caratteri fondanti dell’esperienza socialeche anticipa e poi accompagna gli altri elementiche compongono l’insieme dei caratteri precipuidel comparto economico con la notazione – da cuiconsegue il suo ridimensionamento – chequest’ultimo non abbia avuto i caratteri tali perpoter da solo rendere conto di tutti gli aspettisociali e psicologici delle relazioni tra gli umani.Per questo si amplia il campo semantico deldebito fino a fargli comprendere anche leobbligazioni morali, con l’unica differenza chequest’ultime non possono essere esattamentequantificabili. Primo risultato di questo approccioè la “scoperta” che il baratto non ha preceduto loscambio monetizzato e che la propensione umanaagli scambi affermata da Smith (ma accettata datutti gli economisti classici) è semplicemente unaltro mito duro a morire. Si scopre invece chetutti i documenti etnografici escludono di fattol’esistenza di società costruite intorno al sistemadel baratto, ma anche – contrariamente appunto aquel che pensava Smith – che le istituzioni“politiche” (le organizzazioni sociali) precedono enon seguono la proprietà, il denaro e i mercati enon sono il modo di organizzarli e garantirli.Nasce da questo ambito di riflessioni il concettoche fa del denaro soltanto un metro divalutazione del quale inizialmente è difficilecapire che cosa misura se non un qualcosa diparticolare che non è altro che il debito. «Inquesto senso, il valore di un’unità di una data

Page 26: #25 - La Città invisibile - Firenze

24 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

moneta non è la misura del valore di un oggetto,ma la misura della fiducia che si ha negli altriindividui» (p. 50). Proseguendo sullo stessoterreno di indagine di stampo storicoantropologico, di nuovo si smentisce ilpresupposto dell’economia classica che vede statoe mercato in opposizione, constatando invece chele società senza stato tendono a essere anchesocietà senza mercati e che fondamentalmentesono stati gli stati a creare i mercati i quali hannopoi bisogno degli stati stessi per esistere. (p. 73)Presso alcune popolazioni si ha come unapervasività del debito che fa percepire lasensazione che le intere vite siano un prestitotemporaneo concesso dalla morte. Sarebbe questoun debito che per essere ripagato prevedrebbel’annichilimento che viene invece sostituitosoltanto con dei pagamenti parziali, una sorta diinteressi sborsati tramite il sacrificio animale.Questa originaria visione con aspetti fondativi,permea nel sottofondo ogni tipo diorganizzazione sociale costruendo intorno aldebito i suoi caratteri moraleggianti, costituendocosì il riferimento organizzante di una specie diinconscio collettivo che si dipana tutto intorno aldebito, alla colpa e alla redenzione. Il significatooriginario di redenzione è infatti riacquistare,riottenere, saldare un debito. L’idea utilitaristadell’agire umano che permea i ragionamenti delpensiero moderno, viene smentita da altre formedi pensiero quale quello ad esempio che si puòattribuire a popolazioni di cacciatori raccoglitoriper i quali la dimensione pienamente umanarifiuta i calcoli economicistici rifiutandosi dimisurare e voler ricordare chi ha dato cosa a chi,riducendo così l’umano, tramite il debitocontratto, a schiavo del suo creditore. Là doveinvece il debito creava schiavitù, si inventò ildispositivo del Giubileo attraverso il quale ognidebito veniva cancellato, le terre ridistribuite e glischiavi per debiti liberati, consci che altrimenti isistemi sociali e le relazioni tra individui,sarebbero collassate. D’altra parte la relazione informa di debito, rimane un modo dellaresponsabilizzazione reciproca. Ciò che rende larelazione di debito diversa da altre forme discambio è che essa si presuppone avvenga trauguali e non tra soggetti gerarchicamente

determinati. Il credito presuppone un rapporto difiducia che soltanto tra uguali può essereveritiero, a differenza dello scambio commercialeche è invece caratterizzato dal fatto di esseretotalmente impersonale.Muovendosi in questo ambito, Graeber, raccontaanche una storia della moneta che ci si mostra daun lato non preso in considerazione nemmeno daM. Amato (qui), quello usato per organizzare imatrimoni nei quali esso rappresenta non tantoun pagamento, ma la testimonianza di un debitocontratto nel passaggio di un soggetto da un clanall’altro, memoria di un debito e non una suaquantizzazione: denaro come pegno e non comemisura. Parallelo al matrimonio c’è l’istituto delguidrigildo dove egualmente il denaro ha funzionisimboliche e non di valore perché le vite umanepossono essere scambiate soltanto con altre viteumane e mai con oggetti fisici (p. 142) proprio perquesto gli schiavi essendo privati dalle reti dimutua obbligazione che permettevano di dareloro identità pubblica, si potevano vendere ecomprare. Questi esempi immettono nelleconsiderazioni sullo scambio elementi nonmercantili quali l’onore che comunque, in alcunicasi, poteva esso stesso prezzato. Il termine può infatti essere tradotto ora con“prezzo”, ora con “onore”. A questo propositol’autore conia la locuzione “economie umane”nelle quali i beni più importanti di una personanon si possono vendere o comprare, essendooggetti caratterizzati dall’essere coinvolti in unarete di relazioni con gli esseri umani i quali nonpossono essere oggetto anch’essi di nessunacompravendita. Qui, una persona strappata dalproprio contesto, di fatto scompare.Se si prendono in considerazione i concetti dimoneta, mercato, debito, guerra e schiavitù sipossono distinguere età diverse nelle quali il lororapporto è indicativo dei caratteri stessidell’epoca relativa. L’età assiale (termine preso inprestito da Jasper ed esteso sino all’ 800 d.C.) vedela nascita della coniazione e l’uso della monetametallica per pagare i mercenari che usati inguerra producono schiavi che possono essereutilizzati nelle miniere di oro e argento cheserviranno per la produzione delle monete stesse.In età assiale videro anche la luce le merci e i

Page 27: #25 - La Città invisibile - Firenze

25 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

mercati in contemporanea con la nascita dellereligioni universali. Sempre secondo Graeber,nell’età successiva – nel Medioevo – queste dueistituzioni iniziarono a fondersi. Anche in questocaso l’analisi spazia dall’India, alla Cina,all’Europa. In India, ad esempio, si trova l’istitutodel prestito ad interesse che riesce a comprendereanche “l’interesse corporeo” del lavoro cioè diquello da rendere fisicamente nella casa o neicampi del creditore sino all’esaurimento deldebito stesso. In Cina si mostra altresì il connubiotra burocrazia statale e promozione dei mercatiche smentisce una volta di più l’ipotesi che esistauna conflittualità di fatto naturale tra i duecomparti. Quello che è anche da sfatare è ilmatrimonio consensuale tra mercato e capitaleche – come dimostra Braudel citato da Graeber –vede quest’ultimo alla ricerca di situazionimonopolistiche che di fatto limitano lacompetizione del mercato. Sempre in Cina, inquesto periodo, si manifesta il concetto della vitacome un debito infinito spesso proveniente davite precedenti, ma comunque mitigato dalleperiodiche amnistie. Un altro aspetto ancora checaratterizza il Medioevo asiatico è l’influsso delBuddismo che permise l’accumulo di veri e propricapitali in forma dei tesori che i monasteri e itempli accumularono in seguito ai lasciti e alledonazioni che detta dottrina praticamenteimponeva. Il Medioevo è dunque l’età che vede lascomparsa degli stati centralizzati con l’oro el’argento che prendono la strada verso i luoghisacri determinando una situazione nella qualel’accettazione del prestito a interesse oscilla tral’equiparazione dell’interesse stesso con il rischioe il suo rifiuto in toto, con la posizione intermediache condanna soltanto l’interesse predefinito che,in quanto tale, elimina il rischio.Eccoci all’età dei grandi imperi capitalistici cheper Graeber andrebbe dal 1450 al 1971 (l’ultimadata l’avevamo già incontrata e segna il momentoin cui Richard Nixon scollega il dollaro dallacopertura costituita dalla riserva aurea). Si ha uninizio nel quale la moneta si rarefà in Europa,mentre si espande in Cina tanto da poterassorbire la nuova disponibilità dei metallipreziosi provenienti dal nuovo mondodeterminando anche la possibilità di un florido

mercato tra Europa e Cina.Verso il Capitalismo. I prodromi del capitalismo sipossono manifestare a seguito di una serie dieventi concatenati. Una delle cause fu lapromozione della moneta metallica a scapito delsistema di fiducia locale che si basava invece sucambiali o semplicemente sulla registrazione dichi era in debito con chi. L’imposizione forzatadella moneta metallica provocò un aumento deiprezzi che si accompagnò alle recinzioni delleterre comuni (vedi anche M. Bloch, La fine dellacomunità e la nascita dell’individualismo agrario,Jaka Book, Milano 1978), fenomeni che produsseroquella massa di disoccupati che fornirono lamanodopera e costituirono l’esercito di riservaper la nascente industria. «Quasi tutto questo fucompiuto attraverso una manipolazione deldebito» (p. 304) dichiara Graeber e confrontaquesta situazione con quella dei villaggi inglesiprima della rivoluzione industriale nei quali ilcredito rimaneva una questione di onore ereputazione e dove ogni sei mesi o una voltaall’anno, le comunità organizzavano una giornatapubblica di “resa dei conti” nella quale,compensati i debiti tra loro, si pagava in moneta oin merce soltanto il debito residuo. Le cosefunzionavano perché immerse in un quadromorale di massa che ne costituiva la costolaeconomica, ma che era figlio di quella convivialitàche si ritrovava e si definiva all’interno direlazioni costruite anche dentro le feste popolariquali il Natale e le Calende di maggio. Adillustrare i cambiamenti dell’etica pubblica figliadi queste trasformazioni sociali è l’accoglimentodi un termine quale il ”self-interest” (interessepersonale) che voleva descrivere la pulsionedominante dell’uomo di Hobbes. Concetto che fuaccolto come cinico e machiavellico, ma che nontardò a diventare senso comune, con il risultatoper il quale si pensò che la maggior parte delledecisioni importanti fosse basata su un calcolorazionale di vantaggio materiale. Curioso chetutto questo venisse descritto con un termine cheriguardava la penale per il ritardato pagamento diun prestito. Si passa così da un’economia dicredito a un’economia di interesse. Le radici diquesta forma di pensiero hanno però un carattereteologico. L’uso del termine “interesse

Page 28: #25 - La Città invisibile - Firenze

26 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

individuale” risale a Francesco Guicciardini chel’usò quale sinonimo o eufemismo per il concettoagostiniano di “amor proprio” opposto ad “amoredi Dio”. Quest’ultimo ci porterebbe allabenevolenza verso gli altri, mentre quello propriotestimonierebbe la presenza di un desiderioinsaziabile di autogratificazione. Ma desiderioinfinito in un mondo finito significanocompetizione senza fine. Concetto teologico chi sisecolarizza, diventando ricerca infinita di profittoper soddisfare un interesse personale. Laprecedente rete di relazioni basate sullareputazione si scardina e l’affermazione di Smith– per la quale possiamo accedere all’acquisto dicarne o di birra non in relazione ad un atto dibenevolenza dei negozianti, ma al tornaconto cheessi troveranno per soddisfare il loro egoismo –diventa plausibile. Affermazione questa che noncorrispondeva ancora allo stato dei fatti e cheinvece diventerà veritiera soltanto poco dopo,quando la nozione di credito fu separata dallerelazioni di fiducia tra individui e si potevaprodurre moneta con un tratto di penna. Questopoteva però portare a situazioni di grandeoscillazioni dei prezzi; il sistema, in Inghilterra, sistabilizzò quando si adottò il gold standard (1717).Da allora in poi i meccanismi di assoggettamentodel debito si faranno sempre più efficaci, è questoil caso di aziende locate lontano dalle abitazionidei loro dipendenti che affiancano alla loro lineadi produzione negozi e servizi ai quali è possibileaccedere a credito con la possibilità di estinzionedel debito contratto attraverso il lavoro prestato.Il dipendente «è completamente alla mercé delsuo signore» (p. 339). Alla schiavitù per debiti sisostituì la servitù per gli stessi. Il matrimoniosbandierato tra capitalismo e libertà non può cheliquidare come incidenti di percorso «tutti queimilioni di schiavi, servi, coolies e debitorischiavizzati» (pp. 340-341).Il meccanismo del debito rende conto di più tipi dicondizione, il rapporto di subordinazione traoperaio e padrone non ne esaurisce le possibilità.Graeber fa notare che nella Londra dei tempi diMarx – come lui certamente sapeva – «c’erano piùlustrascarpe, prostitute, soldati, maggiordomi,venditori ambulanti, spazzacamini, fioraie,musicisti di strada, galeotti, nutrici e tassisti (…)

che non operai (p. 344).Ma eccoci ai giorni d’oggi, a quei giorni successiviall’operazione di Nixon che dichiara la nonconvertibilità del dollaro. La prima conseguenzafu di far schizzare alle stelle il prezzo dell’oro conla conseguenza simmetrica della svalutazionerelativa del dollaro con l’ulteriore conseguenza diun enorme trasferimento di ricchezza dai paesipoveri, che non avevano riserve auree, ai paesiricchi quali ad esempio Stati Uniti ed Inghilterrache mantenevano riserve in oro. L’indebitamentosuccessivo porterà ad una nuova forma dicolonialismo e di subalternità per gran parte deipaesi cosiddetti in via di sviluppo. Il dollarodiventa la moneta di riserva globale. Qui entra ingioco un ulteriore meccanismo. Attraverso speseper armamenti superiori ad ogni altro paese e peri consumi largamente promossi, gli Stati Unitihanno un enorme deficit di bilancia commerciale,per questo una grande quantità di dollari circolaall’estero e, con questi, le banche centrali esterepossono soltanto comprare titoli del tesoroamericano. Ma questi pagherò del tesoroamericano sono parte integrante della basemonetaria mondiale e quindi non saranno mairimborsati, ma saranno continuamenterifinanziati. Il resto del mondo invece dovevaosservare politiche monetarie restrittive eripagare scrupolosamente i propri debiti.«Quando Saddam prese la decisione unilaterale dipassare dal dollaro all’euro nel 2000, seguitodall’Iran nel 2001, presto il suo paese fubombardato e occupato dalle forze statunitensi»(p.356). Graeber racconta anche i modi dellosviluppo delle relazioni debitorie e delle loroconseguenze sociali. Lo stop al finanziamento delwelfare fu giustificato con la possibilità di potersitutti permettere una casa di proprietà attraversouna richiesta di prestiti incoraggiata dai governiliberisti che, nello stesso tempo, non solo nonarginavano le avventatezze finanziarie, maincoraggiavano tutti a giocare in borsa. Nei soliStati Uniti ci sono oltre 401.000 fondi pensioneusati spesso per fare scommesse finanziarie.L’indebitamento è ormai universale e nondeterminato da persone che giocano ai cavalli oche scialacquano in cianfrusaglie e questo avvieneperché si è messo in atto un dispositivo culturale

Page 29: #25 - La Città invisibile - Firenze

27 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

per il quale «le relazioni umane non possonoessere messe in stand-by nello stesso modo delleimmaginarie “spese discrezionali”: una figliacompie cinque anni una sola volta» e cose così. (p.454, nota 31). La macchina della speranza è statasabotata e molti non si possono immaginare unfuturo al di fuori del capitalismo e del “liberomercato”.Ma proprio sulla speranza che si dipanano alcunetra le ultime pagine. Ad esempio sul ripristino deicodici di onore, sulla fiducia, sulle comunità e sulmutuo supporto sui quali si erano basate lecosiddette economie umane. Sullosmascheramento dei meccanismi di assog-gettamento che svelano che la differenza tradovere a qualcuno un favore e dovergli un debito,sia che l’ammontare del debito può essereprecisamente calcolato. Ma questo calcolorichiede un’equivalenza tra esseri umani del tuttoparticolare. Un’equivalenza che li estrapola dalproprio contesto così tanto da poter esseretrattati come identici a qualcosa d’altro. Anche imercati hanno una loro fisionomia. I primimercati nascevano intorno alla possibilità discambiarsi le merci preziose. Preziose perchésaccheggiate e rese anonime. Anonime perchénon avevano una storia e quindi potevano essereaccettate dappertutto senza fare domande. Ma poiil mercato, allontanato dalla violenza originariache l’aveva fondato, si sviluppa in qualcosa dicompletamente diverso, in reti di onore, fiducia erelazioni, dimensione questa da dover forserecuperare.Con una impellenza lasciata sullo sfondo siconclude questa storia del debito, con unaaspettativa, una richiesta, forse un programma alquale ci piacerebbe associarsi: «c’è da tempobisogno di un giubileo del debito in stile biblico,che riguardi tanto i debiti internazionali quantoquelli dei consumatori» (p. 378).Un giubileo laico che torni all’origine della suaistituzione nella quale venivano rimessi i debiti enon i peccati (ma anche ridistribuite le terre), dausare come parola d’ordine che cresca sull’ondadi quello mediatico che si scatenerà tra poco inrelazione a quello “santo” proclamato per il 2016,per infine comunicare e pretendere, oltre e nonsolo la misericordia* annunciata, ma i diritti e gli

interessi degli ultimi.*La misericordia è il tema del prossimo giubileostraordinario che Francesco ha proclamato per il2016.David Graeber, Debito. I primi 5.000 anni, ilSaggiatore, Milano 2012. Pagine 455 notecomprese, escluso indici e bibliografia. Euro 23.00.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef

Dolmas Foglie di vite ripienedi B.Z.

Settembre e riparto con le mie “molestieculinarie” augurando a me e a voi un autunnopieno di foglie rosse, di sottoboschi palpitanti eodori, di humus in fermento, di voglia di“cucinare a dovere” chi lo merita e di lasciare allebocche riconosciute, il meglio del nostro sapere.Dei nostri ricordi, di tempi meno avari di tempo. Ecosì nella nostra virtuale tavola condivisa da quasiun anno, propongo un “riciclo” storico, nel sensodi un tempo davvero lontano, ma sempredivertito e guizzante, come la nostra memoria saessere:Estate, Grecia, giovinezze a scapicollo tra odori ecolori dei posti di mare, quelli mediterranei. Laprima “salata monotomata”, il primo bicchiere dimoscato di Samos, il più ostico Retsina, il polpolesso divorato ai tavolini del porto e i primiinvoltini di vite: i Dolmas.Potevo non approfittare delle belle foglie e noncimentarmi in una versione meno levantina?Le ho staccate e ho tolto loro il picciolo, ho sceltole più piccole, giovani e con le costole menotenaci. Lavate, sbollentate in acqua per 2 minuti eben asciugate le ho adagiate sul banco con laparte opaca verso di me. Ho scelto un ripieno più“polpettoso”, lavorando in un recipiente dellacarne macinata di manzo mescolata a patate lesseschiacciate, uovo, parmigiano e un trito di timo enepitella. Messa una cucchiaiata d’impasto per

Page 30: #25 - La Città invisibile - Firenze

28 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #25 del 9 settembre 2015

foglia, si va a chiudere il nostro fagottino con unostuzzicadenti o legandolo con del filo. Versiamoin una padella poco olio extravergine e spicchid’aglio schiacciati e facciamo rosolare da ambo leparti i dolmas. Si sfuma con vino bianco e unavolta ritirato, si aggiunge salsa di podoro, finendodi cuocere coperto per 20 minuti. Diciamo pureche la foglia è una scusa e che il ripieno puòinfinitamente variare (solo vegetariano, riso,orzo, maiale, cinghiale, agnello) ma val la penaprovare e non solo per bearsi nell’arte del ricicloma perché il gusto della foglia è davverocurioso.dolmas 2Ho poi scoperto che il piatto è assai citato nelfumetto di Astrerix e Obelix, che non si cibavanodi solo cinghiale, ostriche, verze, formaggio corsoe altro, come ci racconta la GASTRONOMIA DIASTERIX e riporto per amor di storia, la ricetta,ingredienti per 6 persone:- Una tazza d’olio d’oliva- Una tazza di riso- Una tazza di uvetta di Corinto- 500 g di cipolle fresche tagliate a pezzetti- Un mazzetto di menta fresca o di aneto- 2 cucchiai di pinoli- Un limone- 30-40 foglie di vite fresche- Sale, pepeFare rosolare le cipolle in una padella con la metàdell’olio e lasciare cuocere finché non diventanomorbide. Aggiungere il riso, coprire e lasciarecuocere cinque minuti prima di aggiungerel’uvetta, la menta oppure l’aneto, i pinoli, sale epepe. Lasciare cuocere a fuoco lento ancora percinque minuti e, quindi, far raffreddare.Preparare le foglie di vite: sciacquarle in acquafredda e sbollentarle per cinque minuti.Sgocciolarle bene prima di raffreddarlerapidamente sotto l’acqua fredda. Posarle con illato lucido riverso verso il basso e mettere alcentro di ciascuna foglia un cucchiaio di ripieno.Ripiegare ogni foglia, senza stringere troppo,poiché durante la cottura il riso aumenterà divolume. Mettere man mano le foglie ripiene in untegame poco profondo. Innaffiare con il succo dilimone, il resto dell’olio e mezza tazza di acquacalda. Mettere un piatto sul tegame preparato,per evitare che i pacchetti si aprano durante la

cottura. Lasciare cuocere per un’ora a fuoco lento,quindi far raffreddare nel tegame. Servire comeantipasto freddo. I dolmas possono esserepreparati in abbondanza, poiché è possibileconservarli per qualche giorno in frigorifero.