19-04-03 RASSEGNA STAMPA...Eurodeputato: votato contro per tutelare agricoltori e cittadini (ANSA) -...

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19-04-03 RASSEGNA STAMPA 19-04-02 NOTIZIE DA AGRAPRESS 19-04-02 OK COMMISSIONE PARLAMENTO UE PROPOSTE PER MIGLIORARE PAC OLTRE 2020 Radiocor 19-04-02 PAC. DE CASTRO, PASSI AVANTI MA NON SUFFICIENTI Ansa 19-04-02 RIFORMA PAC, ULTIMO ATTO DELL’EUROPARLAMENTO PRIMA DI AZZERARE TUTTO. BUDGET PERMETTENDO Agrisole 19-04-02 C’E’ ANCHE L’AGROALIMENTARE NELLA MISSIONE DI CONTE IN QATAR Agrisole 19-04-03 EFFETTO BREXIT La Repubblica 19-04-03 GUERRA DEI DAZI E FRENATA GLOBALE AZZOPPANO IL COMMERCIO Il Sole 24 Ore

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19-04-03RASSEGNASTAMPA19-04-02NOTIZIEDAAGRAPRESS

19-04-02OKCOMMISSIONEPARLAMENTOUEPROPOSTEPERMIGLIORAREPAC OLTRE2020Radiocor

19-04-02PAC.DECASTRO,PASSIAVANTIMANONSUFFICIENTIAnsa

19-04-02RIFORMAPAC,ULTIMOATTODELL’EUROPARLAMENTOPRIMADI AZZERARETUTTO.BUDGETPERMETTENDOAgrisole

19-04-02C’E’ANCHEL’AGROALIMENTARENELLAMISSIONEDICONTEINQATAR Agrisole

19-04-03EFFETTOBREXITLaRepubblica

19-04-03GUERRADEIDAZIEFRENATAGLOBALEAZZOPPANOILCOMMERCIO IlSole24Ore

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19-04-02

CONTE RICEVE JUNCKER E GLI CHIEDE DI NON TAGLIARE FONDI PAC

2722 - roma (agra press) - RIPRODUZIONE VIETATA - il presidente del consiglio giuseppe CONTE ha ricevuto oggi a palazzo chigi il presidente della commissione ue jean claude JUNCKER. tra i temi discussi, ha spiegato CONTE in una conferenza stampa al termine dell'incontro, c'e' stato anche il quadro finanziario pluriennale dell'ue, riguardo al quale - ha detto CONTE - "ho espresso la premura italiana che non siano decurtati i fondi destinati alla coesione e alla politica agricola, che si mantiene nel nostro paese su un equilibrio molto delicato, ed per la quale e' di vitale importanza non ridurre i finanziamenti". 02:04:19/15:40

PAC: GIANSANTI (CONFAGRI), BENE POSIZIONE DI CONTE CONTRO RIDUZIONE FONDI

2726 - roma (agra press) - "diciamo grazie al presidente del consiglio, giuseppe CONTE, per la posizione forte e chiara contraria alla riduzione dei fondi da destinare alla politica agricola comune (pac) nei prossimi anni; ci fa piacere constatare che il governo ha raccolto il nostro appello", afferma il presidente di confagricoltura, massimiliano GIANSANTI, dopo l'incontro del presidente del consiglio giuseppe CONTE con il presidente della commissione ue, jean-claude JUNCKER, sul quadro finanziario dell'unione per il periodo 2021-2027. "complessivamente la riduzione per l'agricoltura italiana ammonterebbe a circa 3 miliardi di euro; una proposta assolutamente inaccettabile e contraddittoria, anche alla luce dei nuovi impegni per la sostenibilita' ambientale richiesti alla imprese; in effetti la commissione ha proposto di far pesare sugli agricoltori europei le conseguenze della brexit", sottolinea GIANSANTI. confagricoltura ricorda che "un ampio numero di stati membri, tra i quali francia, spagna, irlanda, finlandia e portogallo e il parlamento europeo, hanno gia' chiesto l'invarianza dei fondi europei da destinare all'agricoltura". "nelle proposte della commissione sulla riforma della pac ci sono altri aspetti critici da correggere, per non compromettere la competitivita' delle imprese e sui quali abbiamo gia' richiamato l'attenzione del governo; e' il caso del plafonamento, della degressivita' e della convergenza esterna degli aiuti diretti della pac; spettera' al nuovo parlamento europeo respingere questi strumenti dannosi per le strutture che investono e creano posti di lavoro", prosegue GIANSANTI. "i negoziati in corso sul nuovo quadro finanziario della ue e sulla riforma della pac saranno al centro di una serie di incontri, a bruxelles, del presidente GIANSANTI e della giunta di confagricoltura", conclude la confagricoltura. 02:04:19/13:12

PAC: DE CASTRO, IN COMAGRI PE FATTI PASSI AVANTI SU RIFORMA MA NON BASTA

2731 - roma (agra press) - "numerosi passi avanti in commissione agricoltura del parlamento europeo sulla proposta di regolamento sui 'piani strategici' per la futura riforma della pac, ma non sufficienti per tutelare i nostri agricoltori e cittadini come avremmo voluto", dice paolo DE CASTRO, primo vice presidente della commissione agricoltura, spiegando il voto negativo espresso, insieme a quasi il 40% dei suoi colleghi, sul testo approvato dagli eurodeputati ma che lascia le mani libere alla futura assemblea europea per modificarlo. "abbiamo migliorato in molti punti la proposta del commissario HOGAN fissando un tetto agli aiuti ue sopra i 100mila euro, che pero' esclude le aziende agricole cooperative, e sottrae al calcolo i costi di lavoro che gli agricoltori devono fronteggiare; non solo: abbiamo introdotto una maggiore flessibilita' negli obblighi ambientali per i nostri produttori (con l'eliminazione dell'obbligatorieta' per misure quali le aree ad interesse ecologico e la diversificazione colturale, sostituite da interventi piu' ambiziosi come la rotazione delle colture), salvaguardato il finanziamento delle campagne di promozione delle eccellenze agroalimentari, in particolare il vino, e introdotto ulteriori misure in favore dei giovani e delle donne in agricoltura", sottolinea l'eurodeputato. "ma non basta - afferma DE CASTRO - alla futura riforma mancano ancora elementi politici che non sono patteggiabili: in primo luogo l'eliminazione del rischio di ri-nazionalizzazione della pac e le possibili distorsioni di concorrenza tra agricoltori di diversi stati membri; dobbiamo anche ottenere il pieno riconoscimento del ruolo delle regioni che, seppur rafforzato rispetto alla proposta iniziale grazie ai nostri emendamenti, deve tornare centrale nella predisposizione dei piani di sviluppo rurale; non possiamo poi accettare l'accelerazione eccessiva nel processo di convergenza del valore degli aiuti ai produttori, sia a livello nazionale che comunitario, per dare ai nostri agricoltori il tempo necessario ad adeguarsi a nuovi regimi". "dopo il voto di ieri sul regolamento ocm e quello odierno, l'ultimo passaggio avra' luogo l'8 aprile, con il voto sulla riforma delle norme di gestione finanziaria, di audit e di controllo della pac", evidenzia DE CASTRO. "anche in questo caso puntiamo a salvaguardare la dimensione comune e la capacita' finanziaria necessarie alla pac per sostenere le grandi sfide del settore agroalimentare", conclude DE CASTRO. 02:04:19/16:30

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CARABINIERI TUTELA AGROALIMENTARE SEQUESTRANO 1000 TONNELLATE DI GRANO DURO E OLTRE 1 DI LEGUMI

2686 - roma (agra press) - un comunicato stampa informa che i carabinieri della tutela agroalimentare, in collaborazione con l'asl di avellino, benevento e militari dell'arma territoriale, hanno sequestrato 100 tonnellate di grano duro in provincia di benevento, risultate stoccate in una struttura priva della prevista registrazione della competente asl; oltre 937 tonnellate di grano duro in cattivo stato di conservazione in provincia di catania, detenute all'interno di locali ove sono stati rinvenuti ratti e piccioni morti; 1,25 tonnellate di legumi vari in provincia di avellino, a loro volta stoccati in una struttura priva della prevista registrazione della competente asl. 02:04:19/00:31

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ITALMOPA, L'11 MAGGIO SECONDA EDIZIONE DI "MOLINI A PORTE APERTE"

2691 - roma (agra press) - "a seguito del successo della prima edizione svoltasi nell'aprile 2018, torna, sabato 11 maggio, 'molini a porte aperte'", informa un comunicato stampa dell'italmopa. "l'evento, ideato da italmopa-associazione industriali mugnai d'italia, mira a diffondere la conoscenza del processo di trasformazione del frumento tenero e duro per la produzione di farine e semole, attraverso la visita di uno dei 25 molini che, dal trentino alto adige alla sicilia, hanno aderito all'iniziativa e che apriranno pertanto le loro porte al pubblico", prosegue l'italmopa. "molini a porte aperte", precisa cosimo DE SORTIS, presidente italmopa "si pone l'obiettivo di raccontare, a tutti coloro che sono interessati, il processo di macinazione del grano. un processo di natura meccanica rimasto sostanzialmente invariato nei secoli ma che si avvale ora di tecnologie all'avanguardia in grado di garantire la produzione di sfarinati rispondenti a tutte le esigenze degli utilizzatori, oltre a possedere prerogative assolute in materia igienico-sanitaria". maggiori dettagli qui. 02:04:19/00:02

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AGRICOLTURA: OK COMMISSIONE PARLAMENTO UE PROPOSTE PER MIGLIORARE PAC OLTRE 2020 AGENZIA SEZIONE ECONOMIA AGRICOLTURA: OK COMMISSIONE PARLAMENTO UE PROPOSTE PER MIGLIORARE PAC OLTRE 2020

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Bruxelles, 02 apr - Lacommissione agricoltura dell'Europarlamento ha approvato unaserie di proposte per migliorare la politica agricola europeavotando gli emendamenti al regolamento strategico con 27 si',17 no e un'astensione. Ieri aveva approvato le regole perl'organizzazione del mercato agricolo. Dovrebbero essereridotti i pagamenti alle aziende piu' grandi e sarannosostenuti i produttori minori, giovani e donne. Gli Statifisseranno i pagamenti diretti annuali agli agricoltori allivello di centomila euro ma potrebbero permettere loro didedurre il 50% dei salari dal totale dell'importo prima dellariduzione. Inoltre gli europarlamentari vogliono che siadestinato almeno il 5% dei pagamenti diretti nazionali allepiccole e medie imprese. Almeno il 2% dei pagamenti nazionalidiretti dovrebbe andare ai giovani e ulteriore sostegno perloro e' previsto dai fondi per lo sviluppo rurale.

Aps

AGRICOLTURA: OK COMMISSIONE PARLAMENTO UE PROPOSTE PER MIGLIORARE PAC OLTRE 2020 -2-

AGENZIA SEZIONE ECONOMIA

AGRICOLTURA: OK COMMISSIONE PARLAMENTO UE PROPOSTE PER MIGLIORARE PAC OLTRE 2020 -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Bruxelles, 02 apr - Iparlamentari insistono sulla necessita' che tutti i pagamentiper ettaro ai coltivatori debba raggiungere almeno il 75%della media dei sussidi diretti entro il 2024 e il 100% entroil 2027.Il cosiddetto nuovo modello fondato sui piani nazionalistrategici dovrebbe essere rinviato di un anno fino al 2022per dare piu' tempo agli Stati per adattarvisi. Infine, ideputati europei vogliono che almeno il 30% del bilanciodello sviluppo rurale sia destinato a misure ambientali erelative al clima e non meno del 20% ai pagamenti direttiagli schemi ecologici volontari che dovrebbero sostenere nonsolo l'ambiente ma anche il benessere degli animali.Il testo approvato oggi deve passare al vaglio del

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Parlamento nel suo insieme e cio' accadra' dopo il votoeuropeo.Ieri la commissione Agricoltura aveva approvato le nuoveregole sull'organizzazione del mercato comune dei prodottiagricoli dopo il 2020. Lo schema attuale sull'aiuto aiproduttori di latte che producono volontariamente meno neiperiodi di grave squilibrio di mercato per stabilizzare iprezzi dovrebbe essere esteso a tutti i settori, secondo glieurodeputati. E se la situazione non migliora la Commissionedovrebbe poter imporre un prelievo su tutti i produttori cheaumentano le consegne.Inoltre gli eurodeputati sostengono che vanno estese lenorme che consentono una regolamentazione limitata nel tempodell'offerta di formaggi, prosciutti e vini protettigeograficamente, a tutti gli altri prodotti che beneficianodell'indicazione geografica protetta (IGP) o delladenominazione di origine protetta (DOP).Per migliorare la trasparenza del mercato ed essere quindimeglio preparati alle potenziali turbolenze del mercato, ideputati suggeriscono di istituire un unico osservatorio Ueper i mercati agricoli, che si concentrerebbe su un'ampiagamma di settori, compresi cereali, zucchero, olio d'oliva,frutta e verdura, vino, latte e carne. L'osservatoriodovrebbe raccogliere dati statistici sulla produzione,l'offerta, i prezzi, i profitti, le importazioni e leesportazioni ed emettere precocemente allarmi sui turbamentidel mercato.Inoltre andrebbe ampliata la rete di sicurezza del mercatoconsentendo l'intervento pubblico (uno strumento di gestionedel mercato utilizzato quando i prezzi scendono oltre uncerto livello) per i nuovi prodotti, come lo zucchero bianco,la carne ovina, la carne suina e il pollo.Per il vino i deputati vogliono che sia prolungato ilregime di autorizzazione delle piantagioni di vite fino al2050 e insistono sul fatto che le informazioni nutrizionali,o almeno i valori energetici, dovrebbero essere aggiunte alleetichette dei vini.Il testo approvato dai deputati della commissione perl'agricoltura deve essere esaminato dal Parlamento nel suocomplesso, cosa che accadra' dopo il voto del 23-26 maggio.

Aps

(RADIOCOR) 02-04-19 17:43:31 (0520)FOOD,EURO,FONUE 5 NNNN

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RIFORMA PAC: DE CASTRO, PASSI AVANTI MA NON SUFFICIENTI AGENZIA ANSA-R SEZIONE ECONOMIA Eurodeputato: votato contro per tutelare agricoltori e cittadini(ANSA) - BRUXELLES, 2 APR - «Numerosi passi avanti oggi inCommissione agricoltura del Parlamento europeo sulla proposta diRegolamento sui 'Piani strategicì per la futura riforma dellaPac, ma non sufficienti per tutelare i nostri agricoltori ecittadini come avremmo voluto». Così Paolo De Castro, primovice presidente della Commissione Agricoltura, spiega il propriovoto negativo espresso, insieme a quasi il 40% dei suoicolleghi, sul testo approvato dagli eurodeputati, ma che lasciale mani libere alla futura Assemblea europea per modificarlo.«Abbiamo migliorato in molti punti la proposta delCommissario Hogan - indica l'eurodeputato Pd - fissando un tettoagli aiuti Ue sopra i 100mila euro, che però esclude le aziendeagricole cooperative, sottrae al calcolo i costi di lavoro degliagricoltori, introduce più flessibilità negli obblighiambientali per i nostri produttori, salvaguardato i fondi per lapromozione, in particolare il vino, oltre a misure per giovani edonne».Per De Castro, tuttavia, alla futura riforma mancano elementipolitici non patteggiabili come l'eliminazione del rischio diri-nazionalizzazione della Pac e le possibili distorsioni diconcorrenza tra agricoltori di diversi Stati membri. Dobbiamoanche ottenere - prosegue De Castro - il pieno riconoscimentodel ruolo delle Regioni che, seppur rafforzato, deve tornarecentrale nella predisposizione dei Piani di Sviluppo Rurale. Nonpossiamo neppure accettare l'accelerazione eccessiva nelprocesso di convergenza del valore degli aiuti tra produttori«.L'8 aprile si terrà il voto sulla riforma delle gestione deifinanziamenti Pac, in cui puntiamo - conclude De Castro - asalvaguardare la sua capacità finanziaria». (ANSA).

LEN02-APR-19 17:17 NNNN

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C'è anche l'agroalimentare nella missione di Conte in Qatar Nicola Filippone

La visita del presidente del Consiglio, da stasera a domani, ha una valenza significativa con il Food Made in Italy tra i settori più promettenti per il futuro delle relazioni commerciali tra Roma e Doha

Consolidare la relazione strategica con un partner importante, che vive una fase complicata a livello regionale: la visita del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da stasera a domani in Qatar, ha una valenza significativa, con risvolti politici ed economici interessanti. L'incontro di domani con l'emiro Tamin bin Hamad Al Thani, classe 1980, in carica dal 2013 segue la visita di Stato di Al Thani a Roma. Che Doha riservi una grande considerazione nei confronti del Governo italiano, fanno notare fonti diplomatiche, lo testimoniano l'invito ufficiale e il pranzo che Conte avrà con l'Emiro, un trattamento di solito riservato ai capi di Stato piuttosto che di Governo. Negli ultimi mesi i rapporti con l'Emirato sono stati dinamici, con contatti istituzionali molto frequenti: proprio la settimana scorsa il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è stata in visita a Doha, dove ha incontrato il vicepremier e ministro per gli Affari della Difesa, Khalid bin Mohammed Al-Attiyah, per parlare, ha spiegato il Ministero in una nota, di «rafforzamento del dialogo per la stabilità regionale, relazioni industriali, cooperazione bilaterale nei settori della formazione e dell'addestramento».

Peraltro, fanno notare le stesse fonti diplomatiche, «la fiducia che il Capo dello Stato qatarino nutre nei confronti dell'Italia deriva anche dalla linea di moderazione ed equidistanza mantenuta dal nostro Paese nei momenti più complicati delle relazioni fra Doha e i suoi vicini». Quanto alla dimensione economica, si fa notare che «il nostro sistema industriale è riuscito negli anni a conquistare nell'Emirato un grande credito che ha consentito all'Italia di entrare nel novero ristretto dei Paesi europei (assieme a Francia, Germania e Regno Unito) con cui Doha intrattiene cooperazioni economico-commerciali privilegiate». Lo confermano i dati che analizza Alessandro Terzulli, capo economista di Sace, che a Radiocor spiega: «Nonostante un contesto regionale che ha registrato alcune criticità il Qatar continua a rappresentare un mercato di sbocco in crescita per l'export italiano, avendo superato 1,1 miliardi di euro nel 2018, +17,3% rispetto ai 931 milioni registrati nel 2017. A farla fa protagonista è il settore della meccanica strumentale con i suoi 198 milioni di euro registrati nel 2018, che pesa per il 18,2% sul totale».

Le fonti diplomatiche italiane fanno notare che «la presenza di nostre imprese di grandi dimensioni e le importanti commesse nel settore delle grandi opere sono abbinate a flussi significativi di investimenti qatarini in Italia. In Qatar le imprese italiane sono presenti nel settore delle infrastrutture, agroalimentare ed energetico». Peraltro, «Doha guarda all'Italia come modello produttivo e non soltanto come partner commerciale, con un forte apprezzamento per il "Made in Italy", declinato nelle sue componenti innovative e creative, oltre a quelle produttive». Del resto, ci sono diversi

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settori «nei quali è possibile sviluppare iniziative di collaborazione, a partire da quelle culturali, passando per lo sport, specie in vista degli imminenti Mondiali di Calcio del 2022».

Conte arriverà a Doha in tarda serata. Domani alle 11,30 inconterà l'Emiro Al Thani, alla presenza del primo ministro, Sheikh Abdullah bin Nasser bin Khalifa Al Thani e del vice primo ministro e ministro degli Esteri, Sheikh Mohamed bin Abdulrahman Al Thani. Dopo le 13 visiterà il nuovo Museo Nazionale, inaugurato la scorsa settimana, quindi la stazione metropolitana Decc, realizzata da imprese italiane. Nel pomeriggio inaugurerà la sede della nuova ambasciata e saluterà l'istituzione del Comitato Qatar della Società Dante, alla presenza di una rappresentanza di imprenditori italiani e di una rappresentanza del contingente militare in Qatar. Infine, alle 16,30 visiterà un ipermercato della multinazionale Lulu Group, dove sono esposti per la prima volta prodotti al 100% italiani, un'iniziativa a cura della Coldiretti. L'agroalimentare è una delle tracce più interessanti nel futuro delle relazioni commerciali tra Roma e Doha.

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19-04-02

Riforma Pac, ultimo atto dell'Europarlamento prima di azzerare tutto budget permettendo A.R.

Via libera della commissione Agricoltura (con molti voti contrari) alle proposte sui piani strategici nazionali. De Castro vota contro, ma il vero negoziato partirà dopo le europee di maggio

Nel giorno in cu il presidente del Consiglio "blinda" la spesa agricola Ue schierandosi apertamento contro i tagli proposti dalla Commissione europea ai fondi Pac post 2020 in occasione dell'incontro con il presidente dell'Esecutivo comunitario Juncker, dall'Europarlamento arriva l'ultimo, debole segnale a favore della riforma prima delle elezioni europee di maggio che riporteranno a zero le lancette di un negoziato infinito. Tra Brexit, nuovo Parlamento e prossima Commissione, il destino della prima politica economica europea è più che mai incerto. Proroga, con meno fondi, delle regole attuali e revisione quasi a metà percorso, non prima del 2023. Questa sembra la prospettiva più realistica. Intanto però la commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha votato oggi il progetto di relazione della deputata Esther Herranz García che contiene le proposte sul sostegno ai piani strategici che gli Stati membri sono chiamati a redigere nell'ambito della futura Pac (27 voti favorevoli, ben 17 contrari e un'astensione). Un altra pietra sulla via della rinazionalizzazione secondo i critici. L'unico modo di mantenere in piedi una politica comune con 27 Stati membri con strutture, costi ed esigenze produttive profondamente diverse fra loro. In ogni caso si tratta di uno dei rapporti che ridefiniscono la Pac in vista della prossima programmazione e da cui, giocoforza, la nuova Assemblea dovrà ripartire, anche se nulla ormai nell'arena europea è scontato.

Capping, ovvero tetto ai pagamenti oltre i 100mila euro annui, convergenza interna (pagamenti diretti uguali per tutti all'interno di ogni Stato membro entro il 2027), regime speciale per i piccoli produttori e, soprattutto, piani strategici nazionali restano i quattro pilastri della proposta concepita dalla Commissione ormai da tempo e riveduta e corretta oggi dall'Europarlamento. Con molti voti contrari, va detto: circa il 40% tra cui il vicepresidente della commissione Agricoltura Paolo De Castro. «Abbiamo votato contro perché volevamo di più per i nostri agricoltori e cittadini», spiega. «Abbiamo migliorato in molti punti la proposta del commissario Hogan – sottolineal'ex ministro – fissando un tetto agli aiuti Ue sopra i 100mila euro, che però esclude le aziende agricole cooperative, e sottrae al calcolo i costi di lavoro che gli agricoltori devono fronteggiare. Non solo: abbiamo introdotto una maggiore flessibilità negli obblighi ambientali per i nostri produttori (con l'eliminazione dell'obbligatorietà per misure quali le aree ad interesse ecologico e la diversificazione colturale, sostituite da interventi più ambiziosi come la rotazione delle colture), salvaguardato il finanziamento delle campagne di promozione delle eccellenze agroalimentari, in particolare il vino, e introdotto ulteriori misure in favore dei giovani e delle donne in agricoltura».

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La Pac post 2020 secondo le proposte sul tavolo manterrà i pagamenti diretti agli agricoltori ma, al contempo, il primo e il secondo pilastro saranno fusi nei piani strategici nazionali, che rappresentano la vera grande novità della proposta della Commissione europea, con cui gli Stati membri (e le Regioni) potranno scegliere come investire i fondi per raggiungere gli obiettivi fissati a livello comunitario, in particolare su ambiente e clima. La riforma comporta di fatto la fine dei "pagamenti verdi" obbligatori, il cosiddetto "greening", molto criticato sia dagli agricoltori che dalle associazioni ambientaliste perché complesso e inefficace. Particolarmente interessante è poi l'approvazione dell'emendamento che chiede una convergenza dei pagamenti all'interno dello Stato membro del 100 per cento. «Se questa misura verrà confermata nelle prossime fasi legislative, gli Stati membri dovranno fornire un aiuto uniforme su tutto il territorio nazionale – sottolinea l'eurodeputato sudtirolese Herbert Dorfmann –. È una misura per la quale mi sono battuto e che garantirà più risorse all'agricoltura di montagna».

Dopo il voto di oggi, preceduto ieri da quello sul regolamento relativo all'Ocm unica, l'ultimo passaggio è previsto l'8 aprile, con il voto sulla riforma delle norme di gestione finanziaria, di audit e di controllo della Pac. «Anche in questo caso – spiega De Castro – puntiamo a salvaguardare la dimensione comune e la capacità finanziaria necessarie alla Pac per sostenere le grandi sfide del settore agroalimentare». Il vero scontro sarà quello sui soldi, ma è una battaglia che aspetta il prossimo Parlamento, la prossima Commissione e molti nuovi governi, in giro per l'Europa.

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Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Data 03/04/2019

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Foglio 1

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eugenio occorsio

«Bisognerà fare in fretta. Co-munque vada a finire, e peggioche mai con un No Deal, ri-schia di abbattersi sull’exportitaliano una pioggia di dazi ta-le da spiazzare interi settori diimportanza primaria come l’a-groalimentare, la pelletteria,le calzature». È venata di ango-scia la voce di Alessandro Ter-zulli, capo economista della Sa-ce, società pubblica per il so-stegno all’export. «E poi ci so-no i danni indiretti», rincaraLuigi Scordamaglia, che oltrea essere a capo della Inalca diModena (2 miliardi di fatturatocon la carne) presiede FilieraItalia, associazione che riuni-sce coltivatori e industriali delfood. «L’Irlanda è un gran pro-duttore di prosciutto — spiega— e lo esporta in Gran Breta-gna. Se gli verrà chiusa la portain faccia, lo riverserà in Euro-pa con il risultato di inflaziona-re il mercato e abbattere lequotazioni».

L’Italia ha esportato nel2018 per 23,4 miliardi in GranBretagna. L’import da Londraè stato di 11,1 miliardi, con unsurplus di oltre 12 miliardi,una performance di rilievo sesi pensa che l’avanzo dell’ex-port italiano (500 miliardi in to-tale) è di 39 miliardi. Ecco la po-sta in palio della Brexit.

Le impreseLa Brexit traumatica è una pro-spettiva che atterrisce l’indu-stria. Uno studio della Bancad’Italia quantifica, basandosisulle medie e sui precedentidel Wto, i possibili dazi: in me-dia del 5%, che già sarebbe unrincaro in grado di spiazzaremolti esportatori, con puntedel 13% sull’agroalimentare,dell’11% sulla pelletteria,dell’8,8% sulle auto. Eppure difronte a questo tsunami an-nunciato, da un rapido sondag-gio presso gli imprenditorinon emergono soluzioni. «Co-sa fare?», allarga le bracciaMaurizio Stirpe, vicepresiden-te della Confindustria. La suaazienda di componenti auto,dopo aver aperto stabilimentiin Germania, Austria, Slovac-chia, ha rilevato due anni fadue fabbriche a Londra e Car-diff, 150 dipendenti sui 3000del gruppo. «Forniamo parti —racconta — a Mini, Jaguar,Land Rover. Ora andranno pro-babilmente rivisti i piani com-merciali alla luce anche dellaprobabile recessione in GranBretagna».La Granarolo, che fattura 1,3miliardi con il latte delle coo-perative che ne detengono lamaggioranza ha invece rileva-to l’anno scorso la MidlandFood Group per migliorare ladistribuzione in territorio bri-tannico. La Gran Bretagna è co-sì rapidamente salita al secon-do posto (dopo la Francia) nelfatturato del gruppo con 140milioni di latte e formaggi. Masulle prospettive si incrocianole dita. «C’è poi il problema —aggiunge Andrea Montanino,capo economista di Confindu-stria — delle aziende che si fi-nanziano con obbligazioniemesse sul mercato inglese, se-condo il loro diritto, che devo-no rivedere le procedure».

La DifesaLeonardo, la ex-Finmeccanica,è una potenza in Gran Breta-gna, dove dà lavoro a 7.000persone che fanno elicotteri aYeovil nel Somerset, radar e

sensori a Edimburgo, softwaredi cybersecurity a Bristol. Il ca-po azienda Alessandro Profu-mo ha avviato una campagnasui media britannici sulla la pe-ricolosità di disperdere i pro-

grammi comuni, come il pro-getto satellitare da 10 miliardiGalileo dal quale Londra ha an-nunciato il ritiro per la partemilitare. Ora si aspettano lemosse sul prossimo Euro-

fighter che dovrebbe costruireun pool di Paesi: Leonardo ènel progetto con Bae Systemse Rolls-Royce ma Francia e Ger-mania hanno annunciato pro-grammi alternativi.

Il governoLunedì primo aprile è iniziatala discussione al Senato di undecreto pubblicato in Gazzet-ta il 25 marzo sulle misure diemergenza per banche e assi-curazioni. «Tanta sollecitudi-ne sembra un po’ azzardata»,commenta Angelo Baglioni,economista internazionale al-la Cattolica. «Ancora non si co-noscono i termini dell’intesa.L’unica certezza è che le istitu-zioni finanziarie perderannola possibilità di operare conuna sola licenza in tutta Euro-pa. Il decreto dispone il perio-do transitorio prevedendo chele banche inglesi possano con-tinuare a gestire i conti esisten-ti in Italia, dietro autorizzazio-ne di Bankitalia, per un anno emezzo, senza poterne apriredi nuovi. Più rigide le disposi-zioni per assicurazioni e fondicomuni d’investimento».Necessariamente provvisoriaperché non si conoscono lecondizioni di reciprocità, è ladisciplina del “dopo” la transi-zione: come saranno gestite,per esempio, le richieste ex no-vo di autorizzazione a operarein Italia. Per questo e per tantialtri aspetti occorre aspettareil “Deal” definitivo, ammessoche ci sia.

Clarke, veterano della Camera“Mai vista tanta follia nel Paeseora non resta che rimandare”

Dal nostro corrispondenteantonello guerrera, londra

È la svolta clamorosa di TheresaMay sulla Brexit, a dieci giorni dal“No Deal”, l’uscita senza accordodall’Ue con conseguenze poten-zialmente gravissime per l’econo-mia britannica. Dopo una marato-na del suo consiglio dei ministrilunga ben sette ore, ieri pomerig-gio la premier è tornata in direttatv dopo il disastroso discorso popu-lista di due mercoledì fa, ancora ve-stita di nero. Ma stavolta ha chia-mato «all’unità nazionale per l’inte-resse nazionale», perché il RegnoUnito è «spaccato» e «così non sipuò andare avanti». È il May-day diMay, che rinuncia a convinzioni ecocciutaggine: Londra chiederàall’Ue un ulteriore rinvio della sca-denza del 12 aprile per evitare il“No Deal”; la premier inizierà, ap-pena possibile, un dialogo con l’o-diato leader dell’opposizione Jere-my Corbyn (che si è detto felice dilavorare con May) per trovare unasoluzione comune sulla Brexit; e,terzo, se questa strada sarà fruttuo-sa, si andrà verso una Brexit soft,cioè morbida, moderata. Una scel-ta che farà imbufalire la falange eu-roscettica del suo governo e delsuo partito.

Ma Theresa May ieri aveva capi-to di essere finita nell’ennesimo vi-colo cieco del labirinto della Bre-xit, forse quello politicamente fata-le. E così è passata all’azione, met-tendosi però nelle mani di Corbyn.Ora il leader Labour potrà costrin-gere la premier all’unione dogana-le Ue — il suo piano preferito, che aBruxelles piace molto perché risol-verebbe pure la questione del con-fine irlandese — da portare al pros-simo Consiglio europeo straordina-rio del 10 aprile. Una soluzione,questa, esecrata da buona partedel governo May e del partito con-servatore, che così potrebbero dila-niarsi. I colloqui, in ogni caso, ini-

zieranno il «prima possibile», dico-no da Downing Street. Se andran-no male, si andrà di nuovo a sonda-re il Parlamento sui singoli piani.

Ma l’Ue accetterà un rinvio? Seun piano bipartisan passasse inParlamento a Londra entro il 10aprile, non ci sarebbero problemi.Ma se May quel giorno andasse aBruxelles con un pugno di moschein mano, allora la linea dura Bar-nier-Macron (che ieri ha parlato diUe «ostaggio») si scontrerebbe conle posizioni più morbide di Merkele Tusk (che invece invoca «pazien-za»). Fonti di Downing Street fan-no capire che May, anche se ieri haparlato di estensione «più brevepossibile», potrebbe in realtà chie-dere all’Ue un rinvio lungo (di al-meno 9 mesi) che però si interrom-

perebbe appena ci sarà un accordoapprovato dal Parlamento di Lon-dra. E anche se dopo il 12 aprile bi-sogna organizzare per forza le te-mutissime (e qui per molti umilian-ti) elezioni europee, il governo èconvinto di approvare un piano en-tro il 22 maggio (data limite) perpoi pagare una sanzione e annulla-re la sua partecipazione al voto Ue.Insomma, un caos senza fine. «Orabasta divisioni. Possiamo e dobbia-mo trovare un compromesso», haribadito May. Altrimenti, si aggirasempre il No Deal. Anche perché,dopo un asse May-Corbyn, i brexi-ters conservatori potrebbero fareostruzionismo e spingere il Paesenello strapiombo dell’uscita senzaaccordo.

Dal nostro corrispondenteLONDRA

«Il rinvio chiesto da May eral’unica soluzione possibile.Perché io non ho mai visto unasituazione più folle di questanel mio Paese». E non lo diceuno qualunque, ma KennethClarke, 78 anni, il “Padre dellaCamera” dei Comuni perchéveterano più longevo di tutti ideputati di Westminster.Storico conservatoremoderato, è stato ministro intutti i governi Thatcher eMajor, ex Cancelliere delloScacchiere e soprattutto padrefondatore dell’europeismobritannico: fu lui a convincerediversi laburisti, decisivi nel

voto alla Camera dei Comuni,per l’ingresso del Regno Unitonella Comunità europea,l’antenata dell’Unioneeuropea. Non solo: Clarke duesere fa è stato autore di unpiano alternativo della Brexit,quello sull’unione doganale,che ha sfiorato l’approvazionein Parlamento per soli tre voti.Sarebbe stato il coronamentodella sua carriera, limitare laBrexit con una versione “soft”,“morbida”. Invece, niente,delusione. «Qui nessuno sadavvero quello che stafacendo», lamenta Clarke,detto anche il “Buddhabritannico”, con l’amato abitogrigio, mentre sprofonda nellapoltrona del suo studio sotto

un quadro di WinstonChurchill.

Mr. Clarke, il rinvio oramai èuna realtà. O, almeno, larichiesta di May.«Ci sarà una maggioranza inParlamento per approvarlo.Anzi, dovremmo chiedere unrinvio fino al 2021 per negoziareogni aspetto di prima di lasciarel’Ue. Mi spiace moltissimolasciare l’Europa, è un disastrocompleto per il mio Paese, chedopo la Brexit sarà più povero.Ma fino al mio ultimo giorno,rimarrò per sempre uneuropeista: anche se la Brexitsarà una catastrofe e questo miintristisce molto a 78 anni, dopotutto quello che ho fatto per ilprogetto europeo e dopo tutti ivantaggi economici che ha avutoLondra nell’Ue».

E ora che cosa succederà?«Per minimizzare il più possibilei danni economici che subiremoper la Brexit, dobbiamorimanere nel mercato unicoeuropeo e nell’unione doganale.Per i danni politici, invece, cisarà poco da fare: la nostra

influenza nel mondo crollerà».Che probabilità ci sono di

un accordo May-Corbyn suBrexit?«Io sono di un’ideologiatotalmente differente rispetto aquella del leader Labour ma ilsuo piano per la Brexit, cheprevede unione doganale e unasorta di allineamento al mercatounico Ue, mi pare un’ottimabase, difatti l’ho votato inParlamento in passato».

Quale futuro attende ilRegno Unito?«A fine legislatura, nel 2022,andrò in pensione. Ma non mene vado affatto tranquillo, anzi.Abbiamo i partiti principalispaccati, un populismo chespaccia soluzioni semplici perproblemi molto complessi. Illivello di dibattito politicooltremanica e in Occidente oggiè patetico e irritante. Civorrebbero politici democraticiche sanassero le spaccature delPaese e che non pensassero soloa twittare. Ma ora non ne vedo,mi spiace».

le perdite

4 mld €Secondo l’istituto Bertelsmannil “No Deal” costerebbe agli italiani4 miliardi di euro l’anno

Effetto

Continua a incombere lo spauracchio di un’uscita dalla Ue del Regno Unitosenza un accordo. Lo scenario del cosiddetto “No Deal” (letteralmente“Niente accordo”) scatterà il 12 aprile a meno che Londra non approvi unpiano, Bruxelles non conceda un ulteriore rinvio della scadenza o la Brexitvenga abolita. Secondo gli analisti, il “No Deal” avrebbe effetti catastroficiper l’economia perché prevederebbe l’imposizione da un giorno all’altrodi dazi e controlli doganali. Per scongiurare il “No Deal”, il governo May stacercando opzioni alternative: la “soft Brexit” (Brexit morbida) che prevederapporti economici tra Londra e Bruxelles; un secondo referendum su“lasciare” la Ue o “restare” nell’Unione; un rinvio della Brexit di parecchimesi. Nel caso di secondo referendum o “rinvio lungo”, la Gran Bretagnadovrebbe partecipare alle parlamentari europee di maggio.

I dazi

5% In caso di No Deal i dazi sarebberoin media del 5%, con puntedel 13% sull’agroalimentare

Regno Unito

La svolta soft di May:intesa con Corbynper il divorzio dalla UeOra chiederà un altro rinvio. L’ipotesi di un piano condiviso alla CameraIl leader laburista: felice di lavorare con la premier. Tusk: siamo pazienti

Intervista

I partiti sono divisi,il populismo spacciasoluzioni semplici per problemi complessiE il dibattito politicoè patetico e irritante

Brexit

Un attivista contro la Brexit protesta di fronte a Westminster

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il punto

Che cosa vuol dire “No Deal”e quali sono le alternative

L’export e l’import

23,4L’anno scorso l’export italianoin Gran Bretagna è stato di 23,4miliardi, l’import di 11,1 miliardi

La protestaManifestanti anti-Brexitdavanti alla Cameradei Comuni: nei cartellii volti di May e Corbyn

©RIPRODUZIONE RISERVATA

WIKTOR SZYMANOWICZ/GETTY IMAGES

“Padre” della CameraKenneth Clarke, 78 anni

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Emailredazionemondo

@repubblica.it

Capodella redazione

MondoMarcoMadoni

NIKLAS HALLE’N / AFP

I numeri

No Deal

Il borsino della Brexit

L’opzione preferita dalcapo dell’opposizioneè quella di un’Unionedoganale con la Ue

E ora le imprese italiane?Un decreto tutela le banche

ma sarà il caos sui dazi

10Mercoledì3 aprile2019

MONDO

eugenio occorsio

«Bisognerà fare in fretta. Co-munque vada a finire, e peggio che mai con un No Deal, ri-schia di abbattersi sull’export italiano una pioggia di dazi ta-le da spiazzare interi settori di importanza primaria come l’a-groalimentare, la pelletteria, le calzature». È venata di ango-scia la voce di Alessandro Ter-zulli, capo economista della Sa-ce, società pubblica per il so-stegno all’export. «E poi ci so-no i danni indiretti», rincara Luigi Scordamaglia, che oltre a essere a capo della Inalca di Modena (2 miliardi di fatturato con la carne) presiede Filiera Italia, associazione che riuni-sce coltivatori e industriali del food. «L’Irlanda è un gran pro-duttore di prosciutto — spiega — e lo esporta in Gran Breta-gna. Se gli verrà chiusa la porta in faccia, lo riverserà in Euro-pa con il risultato di inflaziona-re il mercato e abbattere le quotazioni».

L’Italia ha esportato nel 2018 per 23,4 miliardi in Gran Bretagna. L’import da Londra è stato di 11,1 miliardi, con un surplus di oltre 12 miliardi, una performance di rilievo se si pensa che l’avanzo dell’ex-port italiano (500 miliardi in to-tale) è di 39 miliardi. Ecco la po-sta in palio della Brexit.

Le impreseLa Brexit traumatica è una pro-spettiva che atterrisce l’indu-stria. Uno studio della Banca d’Italia quantifica, basandosi sulle medie e sui precedenti del Wto, i possibili dazi: in me-dia del 5%, che già sarebbe un rincaro in grado di spiazzare molti esportatori, con punte del 13% sull’agroalimentare, dell’11% sulla pelletteria,dell’8,8% sulle auto. Eppure di fronte a questo tsunami an-nunciato, da un rapido sondag-gio presso gli imprenditori non emergono soluzioni. «Co-sa fare?», allarga le braccia Maurizio Stirpe, vicepresiden-te della Confindustria. La sua azienda di componenti auto, dopo aver aperto stabilimenti in Germania, Austria, Slovac-chia, ha rilevato due anni fa due fabbriche a Londra e Car-diff, 150 dipendenti sui 3000 del gruppo. «Forniamo parti — racconta — a Mini, Jaguar, Land Rover. Ora andranno pro-babilmente rivisti i piani com-merciali alla luce anche della probabile recessione in Gran Bretagna».La Granarolo, che fattura 1,3 miliardi con il latte delle coo-perative che ne detengono la maggioranza ha invece rileva-to l’anno scorso la Midland Food Group per migliorare la distribuzione in territorio bri-tannico. La Gran Bretagna è co-sì rapidamente salita al secon-do posto (dopo la Francia) nel fatturato del gruppo con 140 milioni di latte e formaggi. Ma sulle prospettive si incrociano le dita. «C’è poi il problema — aggiunge Andrea Montanino, capo economista di Confindu-stria — delle aziende che si fi-nanziano con obbligazioniemesse sul mercato inglese, se-condo il loro diritto, che devo-no rivedere le procedure».

La DifesaLeonardo, la ex-Finmeccanica, è una potenza in Gran Breta-gna, dove dà lavoro a 7.000 persone che fanno elicotteri a Yeovil nel Somerset, radar e

sensori a Edimburgo, software di cybersecurity a Bristol. Il ca-po azienda Alessandro Profu-mo ha avviato una campagna sui media britannici sulla la pe-ricolosità di disperdere i pro-

grammi comuni, come il pro-getto satellitare da 10 miliardi Galileo dal quale Londra ha an-nunciato il ritiro per la parte militare. Ora si aspettano le mosse sul prossimo Euro-

fighter che dovrebbe costruire un pool di Paesi: Leonardo è nel progetto con Bae Systems e Rolls-Royce ma Francia e Ger-mania hanno annunciato pro-grammi alternativi.

Il governoLunedì primo aprile è iniziata la discussione al Senato di un decreto pubblicato in Gazzet-ta il 25 marzo sulle misure di emergenza per banche e assi-curazioni. «Tanta sollecitudi-ne sembra un po’ azzardata», commenta Angelo Baglioni, economista internazionale al-la Cattolica. «Ancora non si co-noscono i termini dell’intesa. L’unica certezza è che le istitu-zioni finanziarie perderanno la possibilità di operare con una sola licenza in tutta Euro-pa. Il decreto dispone il perio-do transitorio prevedendo che le banche inglesi possano con-tinuare a gestire i conti esisten-ti in Italia, dietro autorizzazio-ne di Bankitalia, per un anno e mezzo, senza poterne aprire di nuovi. Più rigide le disposi-zioni per assicurazioni e fondi comuni d’investimento».Necessariamente provvisoria perché non si conoscono le condizioni di reciprocità, è la disciplina del “dopo” la transi-zione: come saranno gestite, per esempio, le richieste ex no-vo di autorizzazione a operare in Italia. Per questo e per tanti altri aspetti occorre aspettare il “Deal” definitivo, ammesso che ci sia.

Clarke, veterano della Camera“Mai vista tanta follia nel Paeseora non resta che rimandare”

Dal nostro corrispondenteantonello guerrera, londra

È la svolta clamorosa di TheresaMay sulla Brexit, a dieci giorni dal“No Deal”, l’uscita senza accordodall’Ue con conseguenze poten-zialmente gravissime per l’econo-mia britannica. Dopo una marato-na del suo consiglio dei ministrilunga ben sette ore, ieri pomerig-gio la premier è tornata in direttatv dopo il disastroso discorso popu-lista di due mercoledì fa, ancora ve-stita di nero. Ma stavolta ha chia-mato «all’unità nazionale per l’inte-resse nazionale», perché il RegnoUnito è «spaccato» e «così non sipuò andare avanti». È il May-day diMay, che rinuncia a convinzioni ecocciutaggine: Londra chiederàall’Ue un ulteriore rinvio della sca-denza del 12 aprile per evitare il“No Deal”; la premier inizierà, ap-pena possibile, un dialogo con l’o-diato leader dell’opposizione Jere-my Corbyn (che si è detto felice dilavorare con May) per trovare unasoluzione comune sulla Brexit; e,terzo, se questa strada sarà fruttuo-sa, si andrà verso una Brexit soft,cioè morbida, moderata. Una scel-ta che farà imbufalire la falange eu-roscettica del suo governo e delsuo partito.

Ma Theresa May ieri aveva capi-to di essere finita nell’ennesimo vi-colo cieco del labirinto della Bre-xit, forse quello politicamente fata-le. E così è passata all’azione, met-tendosi però nelle mani di Corbyn.Ora il leader Labour potrà costrin-gere la premier all’unione dogana-le Ue — il suo piano preferito, che aBruxelles piace molto perché risol-verebbe pure la questione del con-fine irlandese — da portare al pros-simo Consiglio europeo straordina-rio del 10 aprile. Una soluzione,questa, esecrata da buona partedel governo May e del partito con-servatore, che così potrebbero dila-niarsi. I colloqui, in ogni caso, ini-

zieranno il «prima possibile», dico-no da Downing Street. Se andran-no male, si andrà di nuovo a sonda-re il Parlamento sui singoli piani.

Ma l’Ue accetterà un rinvio? Seun piano bipartisan passasse inParlamento a Londra entro il 10aprile, non ci sarebbero problemi.Ma se May quel giorno andasse aBruxelles con un pugno di moschein mano, allora la linea dura Bar-nier-Macron (che ieri ha parlato diUe «ostaggio») si scontrerebbe conle posizioni più morbide di Merkele Tusk (che invece invoca «pazien-za»). Fonti di Downing Street fan-no capire che May, anche se ieri haparlato di estensione «più brevepossibile», potrebbe in realtà chie-dere all’Ue un rinvio lungo (di al-meno 9 mesi) che però si interrom-

perebbe appena ci sarà un accordoapprovato dal Parlamento di Lon-dra. E anche se dopo il 12 aprile bi-sogna organizzare per forza le te-mutissime (e qui per molti umilian-ti) elezioni europee, il governo èconvinto di approvare un piano en-tro il 22 maggio (data limite) perpoi pagare una sanzione e annulla-re la sua partecipazione al voto Ue.Insomma, un caos senza fine. «Orabasta divisioni. Possiamo e dobbia-mo trovare un compromesso», haribadito May. Altrimenti, si aggirasempre il No Deal. Anche perché,dopo un asse May-Corbyn, i brexi-ters conservatori potrebbero fareostruzionismo e spingere il Paesenello strapiombo dell’uscita senzaaccordo.

Dal nostro corrispondenteLONDRA

«Il rinvio chiesto da May eral’unica soluzione possibile.Perché io non ho mai visto unasituazione più folle di questanel mio Paese». E non lo diceuno qualunque, ma KennethClarke, 78 anni, il “Padre dellaCamera” dei Comuni perchéveterano più longevo di tutti ideputati di Westminster.Storico conservatoremoderato, è stato ministro intutti i governi Thatcher eMajor, ex Cancelliere delloScacchiere e soprattutto padrefondatore dell’europeismobritannico: fu lui a convincerediversi laburisti, decisivi nel

voto alla Camera dei Comuni,per l’ingresso del Regno Unitonella Comunità europea,l’antenata dell’Unioneeuropea. Non solo: Clarke duesere fa è stato autore di unpiano alternativo della Brexit,quello sull’unione doganale,che ha sfiorato l’approvazionein Parlamento per soli tre voti.Sarebbe stato il coronamentodella sua carriera, limitare laBrexit con una versione “soft”,“morbida”. Invece, niente,delusione. «Qui nessuno sadavvero quello che stafacendo», lamenta Clarke,detto anche il “Buddhabritannico”, con l’amato abitogrigio, mentre sprofonda nellapoltrona del suo studio sotto

un quadro di WinstonChurchill.

Mr. Clarke, il rinvio oramai èuna realtà. O, almeno, larichiesta di May.«Ci sarà una maggioranza inParlamento per approvarlo.Anzi, dovremmo chiedere unrinvio fino al 2021 per negoziareogni aspetto di prima di lasciarel’Ue. Mi spiace moltissimolasciare l’Europa, è un disastrocompleto per il mio Paese, chedopo la Brexit sarà più povero.Ma fino al mio ultimo giorno,rimarrò per sempre uneuropeista: anche se la Brexitsarà una catastrofe e questo miintristisce molto a 78 anni, dopotutto quello che ho fatto per ilprogetto europeo e dopo tutti ivantaggi economici che ha avutoLondra nell’Ue».

E ora che cosa succederà?«Per minimizzare il più possibilei danni economici che subiremoper la Brexit, dobbiamorimanere nel mercato unicoeuropeo e nell’unione doganale.Per i danni politici, invece, cisarà poco da fare: la nostra

influenza nel mondo crollerà».Che probabilità ci sono di

un accordo May-Corbyn suBrexit?«Io sono di un’ideologiatotalmente differente rispetto aquella del leader Labour ma ilsuo piano per la Brexit, cheprevede unione doganale e unasorta di allineamento al mercatounico Ue, mi pare un’ottimabase, difatti l’ho votato inParlamento in passato».

Quale futuro attende ilRegno Unito?«A fine legislatura, nel 2022,andrò in pensione. Ma non mene vado affatto tranquillo, anzi.Abbiamo i partiti principalispaccati, un populismo chespaccia soluzioni semplici perproblemi molto complessi. Illivello di dibattito politicooltremanica e in Occidente oggiè patetico e irritante. Civorrebbero politici democraticiche sanassero le spaccature delPaese e che non pensassero soloa twittare. Ma ora non ne vedo,mi spiace».

le perdite

4 mld €Secondo l’istituto Bertelsmann il “No Deal” costerebbe agli italiani 4 miliardi di euro l’anno

Effetto

Continua a incombere lo spauracchio di un’uscita dalla Ue del Regno Unitosenza un accordo. Lo scenario del cosiddetto “No Deal” (letteralmente“Niente accordo”) scatterà il 12 aprile a meno che Londra non approvi unpiano, Bruxelles non conceda un ulteriore rinvio della scadenza o la Brexitvenga abolita. Secondo gli analisti, il “No Deal” avrebbe effetti catastroficiper l’economia perché prevederebbe l’imposizione da un giorno all’altrodi dazi e controlli doganali. Per scongiurare il “No Deal”, il governo May stacercando opzioni alternative: la “soft Brexit” (Brexit morbida) che prevederapporti economici tra Londra e Bruxelles; un secondo referendum su“lasciare” la Ue o “restare” nell’Unione; un rinvio della Brexit di parecchimesi. Nel caso di secondo referendum o “rinvio lungo”, la Gran Bretagnadovrebbe partecipare alle parlamentari europee di maggio.

I dazi

5% In caso di No Deal i dazi sarebbero in media del 5%, con punte del 13% sull’agroalimentare

Regno Unito

La svolta soft di May:intesa con Corbynper il divorzio dalla UeOra chiederà un altro rinvio. L’ipotesi di un piano condiviso alla CameraIl leader laburista: felice di lavorare con la premier. Tusk: siamo pazienti

Intervista

I partiti sono divisi,il populismo spacciasoluzioni semplici per problemi complessiE il dibattito politicoè patetico e irritante

Brexit

Un attivista contro la Brexit protesta di fronte a Westminster

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il punto

Che cosa vuol dire “No Deal”e quali sono le alternative

L’export e l’import

23,4 L’anno scorso l’export italiano in Gran Bretagna è stato di 23,4 miliardi, l’import di 11,1 miliardi

La protestaManifestanti anti-Brexit davanti alla Camera dei Comuni: nei cartellii volti di May e Corbyn

©RIPRODUZIONE RISERVATA

WIKTOR SZYMANOWICZ/GETTY IMAGES

“Padre” della CameraKenneth Clarke, 78 anni

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Capodella redazione

MondoMarcoMadoni

NIKLAS HALLE’N / AFP

I numeri

L’opzione preferita dalcapo dell’opposizioneè quella di un’Unionedoganale con la Ue

E ora le imprese italiane?Un decreto tutela le banche

ma sarà il caos sui dazi

11Mercoledì3 aprile2019

MONDO

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Page 13: 19-04-03 RASSEGNA STAMPA...Eurodeputato: votato contro per tutelare agricoltori e cittadini (ANSA) - BRUXELLES, 2 APR - «Numerosi passi avanti oggi in Commissione agricoltura del

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Data 03/04/2019

Pagina 17

Foglio 1

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Il Sole 24 Ore Mercoledì 3 Aprile 2019 17

Mondo

Guerra dei dazi e frenata globaleazzoppano il commercioIL RAPPORTO ANNUALE

La Wto taglia di un puntole stime di crescita degli scambi 2018 e 2019

Tensioni e incertezzepesano sulle decisionidi consumatori e imprese

Gianluca Di Donfrancesco

L’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) ha tagliato le stimedi crescita degli scambi internazionalidi oltre un punto percentuale, abbas-sando le previsioni per il 2019 al 2,6%.Il segretario generale, Roberto Azeve-do, ha affermato che il risultato non dovrebbe cogliere nessuno di sorpre-sa, «date le tensioni commerciali» de-gli ultimi due anni. Al di là dei dazi e delle restrizioni commerciali effetti-vamente adottate, ha sottolineato la Wto, la sola minaccia di tariffe «può avere effetti reali, aumentando l’in-certezza e scoraggiando gli investi-menti». In precedenza, la stima di cre-scita per il 2019 era stata ipotizzata al3,7%. Per l’anno prossimo, la Wto si aspetta un modesto rimbalzo al 3%.

Sabato a Bucarest, i ministri delleFinanze della Ue dovrebbero firmareun documento che, tra le altre cose, mette in guardia sui rischi delle guer-re commerciali. Il report dovrebbe es-sere presentato al G20 in programmaa Washington l’11 e 12 aprile.

Secondo il capo economista dellaWto, Robert Koopman, il peggio po-trebbe ancora arrivare, se il presiden-te degli Stati Uniti, Donald Trump, portasse avanti il suo piano di impor-re dazi sulle importazioni di auto. «L’interscambio tra Usa e Cina vale il3% del commercio mondiale. Il com-mercio del settore auto vale circa l’8%», ha sottolineato Koopman.A pesare, però, non è solo la guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti su vari fronti (dalla Cina, al Mes-sico, all’Europa): nel suo rapporto an-nuale, presentato ieri nel quartier ge-nerale di Ginevra, la Wto fa infatti rife-rimento anche al rallentamento globa-le, alla volatilità dei mercati finanziarie al cambio di modello economico del-la Cina, che sta cercando di spostare il

proprio baricentro dall’attività mani-fatturiera ai consumi e ai servizi.Sulle prospettive del commercio mondiale pende anche l’incognita della Brexit. Gli effetti del divorzio, se-condo la Wto, dipenderanno dalla na-tura dell’accordo che alla fine saràraggiunto tra Bruxelles e Londra (se cene sarà uno). In ogni caso, «una ridu-zione degli investimenti nel Regno Unito è probabile nella gran parte de-gli scenari della Brexit e questo con-durrà a una riduzione della capacità produttiva nel Paese».

Nel 2018, il commercio è cresciutodel 3% (secondo le stime preliminari diffuse ieri), molto al di sotto delle previsioni del 3,9% rilasciate a settem-bre e dopo il 4,6% del 2017. È stato de-terminante il quarto trimestre, quan-do gli scambi sono addirittura dimi-nuiti dello 0,3%. Uno dei pochi ele-menti a sostenerli, si legge nella notadiffusa dalla Wto, è stata la crescita delle importazioni degli Stati Uniti, salite del 5% nel 2018, nonostante i da-zi applicati e minacciati dalla Casa Bianca. «Le tensioni commerciali - haprecisato la Wto - non possono spie-gare per intero la frenata registrata nel2018, ma indubbiamente hanno gio-cato un ruolo importante, spingendoconsumatori e imprese ad anticiparegli effetti delle misure» restrittive.Azevedo ha poi difeso il ruolo dellaWto e del sistema multilaterale, mi-nacciato dalla aggressiva politicadell’Amministrazione Trump, che, tra l’altro, ne sta boicottando il siste-ma di soluzione delle dispute, fino aportarlo sull’orlo del collasso. «Se di-mentichiamo l’importanza fonda-mentale di un sistema commercialebasato su regole certe, rischiamo diindebolirlo e questo - ha sottolineatoAzevedo - sarebbe un errore storicocon ripercussioni su occupazione, crescita e stabilità».

Gli economisti della Wto hannocercato di misurare l’impatto nel me-dio termine di un conflitto commer-ciale ad ampio raggio, con dazi impo-sti da tutti Paesi. Questo «peggiorescenario possibile» porterebbe a unaperdita di 2 punti percentuali di Pilmondiale e a un calo degli scambi commerciali del 17%. Peggio dell’im-patto avuto dalla crisi finanziaria nel2009, quando il Pil arretrò del 2% e il commercio del 12%.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il leader del partito del Congresso, Raul Gandhi, ha presentato il manifesto elettorale in vista del voto di aprile: tra le promesse, più occupazione e reddito minimo

IndiaIl Congressopromettereddito minimoe posti di lavoro

Lo sfidante.Il leader del Congresso, Raul Gandhi

O armi russe, o armi americane. Il Pentagono è stato di paro-la. Aveva minacciato di interrompere i rifornimenti di partidei caccia F 35 destinati alla Turchia se il Governo turco nonavesse abbandonato l’accordo con il Cremlino per acquistarei suoi sistemi missilistici s-400. Davanti alla non disponibili-tà di Ankara, lunedì ha rotto gli indugi: «Gli Stati Uniti sonostati chiari: l’acquisto da parte della Turchia degli s-400 è inaccettabile», ha tuonato il portavoce del Pentagono Char-les Summers Jr, specificando che gli Usa hanno fermato leconsegne dei manuali e di alcune componenti necessarie allaTurchia per il programma di realizzazione degli F-35. Un risposta secca a quanto venerdì aveva detto il ministro degli

Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu: l’accordo sugli s-400 è «cosa fatta». Ankara ha più volte sottolinea-to che intendeva portare avanti i due accordi si-multaneamente, con gli Usa e con la Russia.

Per comprendere meglio questa vicenda oc-corre tornare indietro al 2017, quando fu confer-mata la notizia di un accordo con il Cremlino peracquistare sofisticate batterie missilistiche s-400.Un pacchetto da 2,5 miliardi di dollari che include-va anche i sistemi radar, le rampe di lancio e il cen-tro commando. La prima consegna era previstaper luglio 2019. Ma c’era - e ancora c’è - un partico-lare. Che non è un dettaglio. La Turchia fa partedella Nato, all’interno di cui rappresenta il secon-do esercito. Comprare armi dal nemico numerouno della Nato è subito apparso inaccettabile agliUsa. Se la Turchia andrà avanti con l’accordo –avevano subito ammonito i vertici del Pentagono

- rischierà l’espulsione dal programma Nato sui caccia F35.Il Governo turco avrebbe dovuto acquistare 100 F35

dagli Stati Uniti. Non solo. Washington non ha esitato a minacciare le sanzioni contemplate dall’America’s Adver-saries Through Sanctions Act, che colpisce le transazionicon il settore della Difesa russa.

Il Pentagono può anche espellere Ankara dal program-ma Lockheed Martin F 35 Lightning II e impedire che con-tinui a fabbricare i componenti di questo caccia. Ma po-trebbe dover restituire un miliardo di dollari ad Ankara peril suo contributo nel programma di costruzione degli F 35.Senza contare che per rimpiazzare le aziende turche, cheforniscono circa 800 componenti dell’F 35, con un altro fornitore, ci vorrebbero, secondo gli esperti, due anni. Inquesto scenario a farne le spese sarebbero proprio tutti. Anche gli altri Paesi nato che dovrebbero ricevere gli F35.

Il segretario Usa alla Difesa, Patrick Shanahan, si è dettofiducioso di risolvere la disputa. Il Dipartimento di Stato ave-va già approvato un possibile accordo con la Turchia per lavendita dei sistemi missilistici Patriot per 3,5 miliardi di dol-lari. Avrebbero in parte fatto comodo ai turchi. Ma il presi-dente Recep Tayyip Erdogan non vuole rimangiarsi la parolacon i russi. Alla fine sembra che cederà alle pressioni degli americani. Lo ha fatto intendere il presidente della Commis-sione Difesa della Duma Vladimir Shamanov. Che ha dettodi non escludere che la Turchia possa far saltare l’accordo.Dopo aver subito una batosta elettorale nelle amministrati-ve, Erdogan dovrà digerire un altro boccone indigesto.

—Roberto Bongiorni© RIPRODUZIONE RISERVATA

TE NS I ONI NE L L A NATO

Presidente.Recep Tayyip Erdogan è al potere dal 2003 senza interruzioni

DOPO L’ACCORDO DI ANKARA CON MOSCA

Turchia, gli Usa interrompono

le forniture per gli F 35

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2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019* 2020*

PIL MONDIALE

CRESCITA MEDIA DEL COMMERCIO 2000-2018

CRESCITA MEDIA DEL PIL 2000-2018

Dati in percentuale

(*) previsioni. Fonte: Wto

COMMERCIO MONDIALE

In frenata

Il capo di stato maggiore dell’esercito algerino, il generale Ahmed Gaed Salah, ha chiesto di avviare subito la procedura per dichiarare «inadatto» al ruolo il presidente Abdelaziz Bouteflika

AlgeriaL’esercito chiede la destituzione immediata di Bouteflika

LAGARDE IN VISTA DELLE PREVISIONI FMI

Ripresa fragile nella seconda metà del 2019

L’Fmi si prepara a tagliare le stime di crescita per il 2019. Lo ha detto ieri il direttore generale, Christine Lagarde, parlando a Washington a pochi giorni dall’inizio della sessione primaverile dei lavori del Fondo monetario e della Banca mondiale. A gennaio, l’Fmi prevedeva una crescita globale del 3,5% per il 2019 e il 2020. «Da allora - ha detto Lagarde - l’economia ha perso ancora slancio e lo vedrete dalle nostre previsioni aggiornate che pubblicheremo la prossima settimana». «Solo due anni fa - ha aggiunto - il 75% dell’economia mondiale era in crescita. Per quest’anno, prevediamo che il 70% dell’economia mondiale subirà un rallentamento». Sul rischio di una nuova crisi, Lagarde ha affermato di non vedere «una recessione nel breve termine. Anzi prevediamo una ripresa della crescita nella seconda metà del 2019 e nel

2020». Ad alimentare questo rimbalzo sarà il più cauto ritmo di normalizzazione monetaria da parte delle principali banche centrali e l’aumento delle misure di sostegno, soprattutto in Cina. «Ma questo rimbalzo - ha sottolineato il direttore del Fondo - rimane precario ed è vulnerabile a rischi al ribasso, incluse le incertezze legate alla Brexit e quelle più generali, come l’alto indebitamento in alcuni settori e Paesi (e l’Italia è uno di questi, ndr), le tensioni commerciali e sui mercati finanziari». L’Fmi ha ribadito come l’alto debito pubblico e i bassi tassi di interesse «lasciano pochi margini di manovra» di fronte alle inevitabili inversioni del ciclo economico. Un irrigidimento delle condizioni finanziarie più marcato del previsto, ha avvisato Lagarde, «potrebbe creare seri problemi per molti Governi e aziende in

termini di rifinanziamento e servizio del debito, che potrebbero amplificare i movimenti dei tassi di cambio e le correzioni dei mercati finanziari. L’attuale fase congiunturale è considerata «delicata» e l’economia globale «instabile».Il rallentamento della crescita dipende in gran parte dalle tensioni commerciali e della stretta finanziaria nella seconda metà del 2018. Sul commercio, Lagarde è tornata a difendere la globalizzazione. Uno studio dell’Fmi ha misurato l’impatto di dazi al 25% su tutto l’interscambio tra Usa e Cina: uno scenario che costerebbe agli Usa fino allo 0,6% del Pil ogni anno e alla Cina fino all’1,5%. Il Fondo ha poi anche valutato i costi economici della corruzione, stimandoli in 1.500 miliardi di dollari l’anno, il 2% del Pil mondiale.

—G.D.D.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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