18 Agricoltura Mercoledì 11 Aprile 2018Il 28 luglio 2016 è stata adottata in Italia una legge (n....

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18 Mercoledì 11 Aprile 2018 Il ministero dell’ambiente denuncia il contrasto tra norme italiane e Ue Sfalci e potature? Rifiuti Stop a usi alternativi. La legge sarà cambiata DI CINZIA DE STEFANIS E LUIGI CHIARELLO L a normativa che estende la deroga al regime dei rifiuti agli sfalci e pota- ture di giardini e parchi va cambiata per adeguarla alla normativa Ue. Questo perché, secondo la commissio- ne europea, sfalci e potature rientrano nella definizione di «rifiuto organico». Lo sostiene il ministero dell’ambiente, in una nota del 15/3/2018. Nel mirino la possibile non confor- mità della normativa italiana alla nozione di rifiuto (art. 185, comma 1, lettera f) del dlgs 3 aprile 2006, n. 152) per le at- tività di gestione di giardini, parchi, campi. La definizione di rifiuto organico è conte- nuta nella direttiva 2008/98. All’art. 3 i rifiuti biodegrada- bili di giardini e parchi («sfalci e potature») sono inclusi nella definizione. E, secondo l’art. 7, non possono essere esclusi da quest’ambito. Il 28 luglio 2016 è stata adottata in Italia una legge (n. 154), che modifica varie disposizioni esistenti, tra cui il dlgs 152/06. All’art. 41, la legge in questione mo- difica lo status quo esistente e ricomprende anche «sfalci e potature» tra i materiali da escludere dalla definizione di rifiuto. Di conseguenza, a par- tire dal 25 agosto 2016 e solo in Italia, «sfalci e potature» posso- no non essere più considerati rifiuti organici e, quindi, posso- no essere destinati a usi che la direttiva 2008/98 proibirebbe. Il ministero dell’ambiente, con la nota in oggetto, sostiene, da un lato, che l’art. 185, del dlgs 152/2006 - per come modificato dalla legge 154/2016 - è in net- to contrasto con la direttiva Ue 2008/98 sui rifiuti e, dall’altro, che nel disegno di legge euro- pea 2018 il dicastero proporrà il cambiamento della stessa norma, per adeguarla alle di- sposizioni Ue. Così da evitare una procedura d’infrazione. Dopo l’antitrust europeo, anche il dipartimento di giustizia Usa ha deciso di dare via libera condizionato al mega-deal da 60 mld di dollari per l’acquisizione di Monsanto da parte di Ba- yer. L’operazione sarà con- clusa solo dopo che le due società avranno mantenuto la promessa di cedere gli asset supplementari, per assicurarsi l’approvazione dell’Antitrust. Lo dicono fonti vicine al dossier. La notizia ha fatto balzare ini- zialmente il titolo di Mon- santo del 6%. Bayer, colosso chimico-farmaceutico tede- sco, è leader nei pesticidi, mentre Monsanto è un pla- yer Usa, chiave nell’indu- stria delle sementi ogm. Il deal, annunciato a settem- bre 2016, renderebbe Bayer il maggior fornitore al mon- do di pesticidi e sementi per l’agricoltura. Nonostante il colosso tedesco avesse già ceduto alla connaziona- le Basf alcuni asset il cui campo d’azione coincideva con quello di alcune attività Monsanto, l’Antitrust sta- tunitense ha sollevato altri dubbi sul possibile ostacolo alla competizione negli Sta- ti Uniti. Anche dopo l’appro- vazione del deal da parte dell’Ue. Come parte dell’ac- cordo con i regolatori Usa, secondo le medesime fonti, Bayer cederà altri asset di semi e concia delle sementi e farà concessioni relative al suo business di agricoltura digitale. La competitor Basf acquisirà anche tali asset. Non risulta, però, ancora chiaro quando l’approvazio- ne degli Usa potrà ritenersi completa. «Prevediamo di chiudere il deal nel secondo trimestre 2018», ha dichia- rato in proposito Bayer. La fusione tra i due colossi sa- rebbe il terzo di una serie di mega-deal che hanno rimo- dellato il mercato globale nel settore chimico e delle sementi, dopo quello tra le divisioni agricole di Dow Chemical e DuPont e quello tra Syngenta e China National Chemi- cal. L’operazione tra Bayer e Monsanto deve ancora rice- vere l’approvazione di altri regolatori, tra cui quelli di Canada e Messico. DOPO QUELLO UE Deal Bayer Monsanto, c’è l’ok Usa Girolomoni si costruisce il molino e la cooperativa mar- chigiana potrà chiudere la filiera, dal seme al piatto. Si tratta di un progetto da oltre 3 milioni di euro e consenti- rà alla cooperativa di Isola del Piano (PU) di controllare la lavorazione del grano in ogni fase, dalla coltivazione alla raccolta, dalla pulitura alla macinazione. Quello che verrà realizzato dalla Ocrim di Cremona, azienda 100% italiana come la Gino Girolomoni Cooperativa Agricola che conta 200 agricoltori soci, è il più piccolo molino industriale a cilindri che si possa costruire e ha una potenzialità di 100 tonnellate al giorno. «È una scelta stra- tegica molto importante. Quello di avere un nostro molino è sempre stato uno dei sogni di mio padre Gino, ma fino a pochi anni fa non potevamo realizzarlo perché mancavano i numeri per garantirne l’efficienza», afferma il presidente Giovanni Girolomoni. L’edificio che ospiterà il molino sarà costruito con il minimo l’impatto ambientale, avrà un ascensore in vetro con vista su San Marino, pannelli fotovoltaici sul tetto e al suo interno verrà costruito anche un mulino a pietra per alcune farine e semole speciali. Girolomoni ha un fatturato di 12 milioni di euro, oltre l’80% dovuto all’export. Girolomoni chiude la filiera Annata amara per il miele italiano. Il 2017 è stato particolar- mente difficile tra cali di produzione, -13% e dell’export -14%, e con la crescita delle importazioni,+3%. Secondo le stime diffuse dal gruppo di Miele di Aiipa, l’associazione delle industrie dei prodotti alimentari, nel 2017 la produzione apistica ita- liana si è attestata attorno alle 9mila e cinquecento tonnellate. Nel 2016, che già non era stato un anno generoso, erano state circa 11mila. Leggermente in calo anche i consumi totali con un volume di 26mila tonnellate, contro le 26.284 del 2016. La caduta della produzione apistica nazionale ha inciso anche sul volume dell’export di miele italiano, che nel 2017 è stato pari a 6.398 tonnellate, -14% rispetto alle 7.284 tonnellate esportate l’anno precedente. A ciò è corrisposto un leggero incremento delle importazioni, salite a 23.413 tonnellate nel 2017, +3% rispetto alle 22.568 tonnellate del 2016. Le importazioni si con- fermano per circa il 65% da Paesi membri dell’Unione europea (15.117 tonnellate), con Ro- mania e Spagna ai vertici. Le restanti 8.296 tonnellate arrivano invece da Paesi ex- traeuropei (Cina, Argentina e Ucraina). Annata amara per il miele IN EDICOLA CON I GUIDA PRATICA AI SINISTRI STRADALI SINISTRO? NIENTE PANICO! IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA Agricoltura contrasto tra norme itali a OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL Oggi Oggi Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO [email protected] no essere destinati a usi che la 152/2006 - per come modificato pea 2018 il dicastero proporrà Il 2017 anno record delle esportazioni or- tofrutticole. Per la 1° volta è stato superato il muro dei 5 mld di euro (5,1 per la precisione, +2,5%) che portano il settore al 2° posto in valore nell’agroalimentare italiano (fonte Ice Agenzia). Solo il vino ha fatto meglio, con 6 mld; tutto il resto viene dopo con conserve e succhi vegetali (a quota 3,2 mld), anch’essi cresciuti sebbene in misura minore (+1%). La quota maggiore dell’export è rappresentata dalla frutticoltura (3,7 mld), minore ma di la quota orticola (1,4 mld). I primi 10 paesi destinatari di prodotti italiani sono europei, con la Germania ad assorbire quasi metà dal prodotto (42%, con un +5,8%). A seguire Francia (14% del totale, +9,5%) e Austria (8%). Il paese dove si è registrata la miglio- re performance dell’export italiano è stato la Spagna con +12,8%. Sul versante produtti- vo, nel 2017 l’Italia ha prodotto circa 18,4 mln di tonnellate di ortofrutta per il consumo fresco; +3% rispetto al 2017 (fonte Cso). Oltre 6 mln riguardano la frutta fresca (-5% sul 2016); 9,5 mln, invece, interessano gli ortaggi, +8% sul 2016 di cui circa 1,4 mln di tonnel- late di patate. Gli agrumi con circa 2,9 mln di tonnellate sono saliti del 5% rispetto al 2016. Alla luce di questo quadro, la filiera ortofrutticola italiana farà sistema alla 35° edizione di Macfrut 2018. L’appuntamento è alla Fiera di Rimini, dal 9 all’11 maggio: 55mila mq di spazi occupati (+10% sul 2017, +100% in quattro anni), 8 i padiglioni e oltre 1.100 gli espositori di cui il 25% esteri (+40% in 4 anni), con 1.500 buyer invitati da tutto il mondo. E dopo Perù (2016) e Cina (2017), il paese partner 2018 sarà la Colombia, ca- pace di produrre oltre 9 mln di tonnellate di ortofrutta, tra cui banane, ananas, avocado e mango. Export da record per l’ortofrutta italiana E d d l’ f i li Il fatturato dell’industria alimentare ha raggiunto 137 mld di euro, in crescita del 3,8%. L’export, però, cresce di oltre il 6% e ormai pesa complessivamente per oltre 41 mld; di questi, oltre 32 mld derivano da pro- dotti finiti (dati 2017, Federalimentare e Osservatorio CibusExport). L’Italia, invece, manifesta consumi alimentari ancora debo- li. Così, nel 2018, Anno del Cibo Italiano, la filiera dell’agroalimentare si riunirà alla 19° edizione di Cibus: la rassegna di Parma ospiterà 3.100 espositori presenti (+100 ri- spetto all’edizione 2016) e più di 135.000 mq espositivi (+5.000 mq rispetto al 2016). Attesi 80.000 visitatori professionali, di cui il 20% dall’estero, e, tra questi, 2.500 top buyers. Mille i nuovi prodotti esposti. L’elenco verrà pubblicato a fine aprile sul sito Cibus.it. Il food made in Italy fattura 137 miliardi 114097115115101103110097115116097109112097064097103101110122105097105109112114101115115046105116 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente '[email protected]' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente '[email protected]' - http://www.italiaoggi.it

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18 Mercoledì 11 Aprile 2018

Il ministero dell’ambiente denuncia il contrasto tra norme italiane e Ue

Sfalci e potature? RifiutiStop a usi alternativi. La legge sarà cambiata

DI CINZIA DE STEFANIS E LUIGI CHIARELLO

La normativa che estende la deroga al regime dei rifi uti agli sfalci e pota-ture di giardini e parchi

va cambiata per adeguarla alla normativa Ue. Questo perché, secondo la commissio-ne europea, sfalci e potature rientrano nella defi nizione di «rifi uto organico». Lo sostiene il ministero dell’ambiente, in una nota del 15/3/2018. Nel mirino la possibile non confor-mità della normativa italiana alla nozione di rifi uto (art. 185, comma 1, lettera f) del dlgs 3 aprile 2006, n. 152) per le at-tività di gestione di giardini, parchi, campi. La defi nizione di rifiuto organico è conte-nuta nella direttiva 2008/98. All’art. 3 i rifi uti biodegrada-bili di giardini e parchi («sfalci e potature») sono inclusi nella defi nizione. E, secondo l’art. 7, non possono essere esclusi da quest’ambito. Il 28 luglio 2016 è stata adottata in Italia una legge (n. 154), che modifica varie disposizioni esistenti, tra cui il dlgs 152/06. All’art. 41, la legge in questione mo-difi ca lo status quo esistente e ricomprende anche «sfalci e potature» tra i materiali da escludere dalla defi nizione di rifi uto. Di conseguenza, a par-tire dal 25 agosto 2016 e solo in Italia, «sfalci e potature» posso-no non essere più considerati rifi uti organici e, quindi, posso-

no essere destinati a usi che la direttiva 2008/98 proibirebbe. Il ministero dell’ambiente, con la nota in oggetto, sostiene, da un lato, che l’art. 185, del dlgs

152/2006 - per come modifi cato dalla legge 154/2016 - è in net-to contrasto con la direttiva Ue 2008/98 sui rifi uti e, dall’altro, che nel disegno di legge euro-

pea 2018 il dicastero proporrà il cambiamento della stessa norma, per adeguarla alle di-sposizioni Ue. Così da evitare una procedura d’infrazione.

Dopo l’antitrust europeo, anche il dipartimento di giustizia Usa ha deciso di dare via libera condizionato al mega-deal da 60 mld di dollari per l’acquisizione di Monsanto da parte di Ba-yer. L’operazione sarà con-clusa solo dopo che le due società avranno mantenuto la promessa di cedere gli asset supplementari, per assicurarsi l’approvazione dell’Antitrust. Lo dicono fonti vicine al dossier. La notizia ha fatto balzare ini-zialmente il titolo di Mon-santo del 6%. Bayer, colosso chimico-farmaceutico tede-sco, è leader nei pesticidi, mentre Monsanto è un pla-yer Usa, chiave nell’indu-stria delle sementi ogm. Il deal, annunciato a settem-bre 2016, renderebbe Bayer il maggior fornitore al mon-do di pesticidi e sementi per l’agricoltura. Nonostante il colosso tedesco avesse già ceduto alla connaziona-le Basf alcuni asset il cui campo d’azione coincideva con quello di alcune attività Monsanto, l’Antitrust sta-tunitense ha sollevato altri dubbi sul possibile ostacolo alla competizione negli Sta-ti Uniti. Anche dopo l’appro-vazione del deal da parte dell’Ue. Come parte dell’ac-cordo con i regolatori Usa, secondo le medesime fonti, Bayer cederà altri asset di semi e concia delle sementi e farà concessioni relative al suo business di agricoltura digitale. La competitor Basf acquisirà anche tali asset. Non risulta, però, ancora chiaro quando l’approvazio-ne degli Usa potrà ritenersi completa. «Prevediamo di chiudere il deal nel secondo trimestre 2018», ha dichia-rato in proposito Bayer. La fusione tra i due colossi sa-rebbe il terzo di una serie di mega-deal che hanno rimo-dellato il mercato globale nel settore chimico e delle sementi, dopo quello tra le divisioni agricole di Dow Chemical e DuPont e quello tra Syngenta e China National Chemi-cal. L’operazione tra Bayer e Monsanto deve ancora rice-vere l’approvazione di altri regolatori, tra cui quelli di Canada e Messico.

DOPO QUELLO UE

Deal BayerMonsanto,c’è l’ok Usa

Girolomoni si costruisce il molino e la cooperativa mar-chigiana potrà chiudere la fi liera, dal seme al piatto. Si tratta di un progetto da oltre 3 milioni di euro e consenti-rà alla cooperativa di Isola del Piano (PU) di controllare la lavorazione del grano in ogni fase, dalla coltivazione alla raccolta, dalla pulitura alla macinazione. Quello che verrà realizzato dalla Ocrim di Cremona, azienda 100% italiana come la Gino Girolomoni Cooperativa Agricola che conta 200 agricoltori soci, è il più piccolo molino industriale a cilindri che si possa costruire e ha una potenzialità di 100 tonnellate al giorno. «È una scelta stra-tegica molto importante. Quello di avere un nostro molino è sempre stato uno dei sogni di mio padre Gino, ma fi no a pochi anni fa non potevamo realizzarlo perché mancavano i numeri per garantirne l’effi cienza», afferma il presidente Giovanni Girolomoni. L’edifi cio che ospiterà il molino sarà costruito con il minimo l’impatto ambientale, avrà un ascensore in vetro con vista su San Marino, pannelli fotovoltaici sul tetto e al suo interno verrà costruito anche un mulino a pietra per alcune farine e semole speciali. Girolomoni ha un fatturato di 12 milioni di euro, oltre l’80% dovuto all’export.

Girolomoni chiude la fi lieraAnnata amara per il miele italiano. Il 2017 è stato particolar-

mente diffi cile tra cali di produzione, -13% e dell’export -14%, e con la crescita delle importazioni,+3%. Secondo le stime diffuse dal gruppo di Miele di Aiipa, l’associazione delle industrie dei prodotti alimentari, nel 2017 la produzione apistica ita-liana si è attestata attorno alle 9mila e cinquecento tonnellate. Nel 2016, che già non era stato un anno generoso, erano state circa 11mila. Leggermente in calo anche i consumi totali con un volume di 26mila tonnellate, contro le 26.284 del 2016. La caduta della produzione apistica nazionale ha inciso anche sul volume dell’export di miele italiano, che nel 2017 è stato pari a 6.398 tonnellate, -14% rispetto alle 7.284 tonnellate esportate l’anno precedente. A ciò è corrisposto un leggero incremento delle importazioni, salite a 23.413 tonnellate nel 2017, +3% rispetto alle 22.568 tonnellate del 2016. Le importazioni si con-fermano per circa il 65% da Paesi membri dell’Unione europea (15.117 tonnellate), con Ro-mania e Spagna ai vertici. Le restanti 8.296 tonnellate arrivano invece da Paesi ex-traeuropei (Cina, Argentina e Ucraina).

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Agricoltura

l contrasto tra norme italia

OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL

OggiOggi

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

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no essere destinati a usi che la 152/2006 - per come modificato pea 2018 il dicastero proporrà

Il 2017 anno record delle esportazioni or-tofrutticole. Per la 1° volta è stato superato il muro dei 5 mld di euro (5,1 per la precisione, +2,5%) che portano il settore al 2° posto in valore nell’agroalimentare italiano (fonte Ice Agenzia). Solo il vino ha fatto meglio, con 6 mld; tutto il resto viene dopo con conserve e succhi vegetali (a quota 3,2 mld), anch’essi cresciuti sebbene in misura minore (+1%). La quota maggiore dell’export è rappresentata dalla frutticoltura (3,7 mld), minore ma di la quota orticola (1,4 mld). I primi 10 paesi destinatari di prodotti italiani sono europei, con la Germania ad assorbire quasi metà dal prodotto (42%, con un +5,8%). A seguire Francia (14% del totale, +9,5%) e Austria (8%). Il paese dove si è registrata la miglio-re performance dell’export italiano è stato la Spagna con +12,8%. Sul versante produtti-vo, nel 2017 l’Italia ha prodotto circa 18,4

mln di tonnellate di ortofrutta per il consumo fresco; +3% rispetto al 2017 (fonte Cso). Oltre 6 mln riguardano la frutta fresca (-5% sul 2016); 9,5 mln, invece, interessano gli ortaggi, +8% sul 2016 di cui circa 1,4 mln di tonnel-late di patate. Gli agrumi con circa 2,9 mln di tonnellate sono saliti del 5% rispetto al 2016. Alla luce di questo quadro, la fi liera ortofrutticola italiana farà sistema alla 35° edizione di Macfrut 2018. L’appuntamento è alla Fiera di Rimini, dal 9 all’11 maggio: 55mila mq di spazi occupati (+10% sul 2017, +100% in quattro anni), 8 i padiglioni e oltre 1.100 gli espositori di cui il 25% esteri (+40% in 4 anni), con 1.500 buyer invitati da tutto il mondo. E dopo Perù (2016) e Cina (2017), il paese partner 2018 sarà la Colombia, ca-pace di produrre oltre 9 mln di tonnellate di ortofrutta, tra cui banane, ananas, avocado e mango.

Export da record per l’ortofrutta italianaE d d l’ f i li

Il fatturato dell’industria alimentare ha raggiunto 137 mld di euro, in crescita del 3,8%. L’export, però, cresce di oltre il 6% e ormai pesa complessivamente per oltre 41 mld; di questi, oltre 32 mld derivano da pro-dotti fi niti (dati 2017, Federalimentare e Osservatorio CibusExport). L’Italia, invece, manifesta consumi alimentari ancora debo-li. Così, nel 2018, Anno del Cibo Italiano,

la fi liera dell’agroalimentare si riunirà alla 19° edizione di Cibus: la rassegna di Parma ospiterà 3.100 espositori presenti (+100 ri-spetto all’edizione 2016) e più di 135.000 mq espositivi (+5.000 mq rispetto al 2016). Attesi 80.000 visitatori professionali, di cui il 20% dall’estero, e, tra questi, 2.500 top buyers. Mille i nuovi prodotti esposti. L’elenco verrà pubblicato a fi ne aprile sul sito Cibus.it.

Il food made in Italy fattura 137 miliardi

114097115115101103110097115116097109112097064097103101110122105097105109112114101115115046105116

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19Mercoledì 11 Aprile 2018MercoM E R C AT O A G R I C O L ORadiografi a Nomisma su consumi e tendenze nei calici del Belpaese. In risalita anche il rosè

L’85% degli italiani beve vinoI baby boomers amano i fermi, i millennials le bollicine

DI LUIGI CHIARELLO

L’85% degli italiani beve vino. Il nettare di Bacco è una bevanda naziona-le che oggi attraversa le

generazioni dello Stivale, anche grazie a nuove modalità di con-sumo, trainate dagli sparkling e dal fenomeno degli eno-cocktail; una tendenza, quest’ultima, che lo scorso anno ha appassionato oltre 6 consumatori su 10. E ha conquistato addirittura il 70% dei millennials: i giova-ni nati tra gli anni 80 e il 2000, in piena rivoluzione tecno-logica. A tracciare una radiografia dei consumi è un estratto dell’in-dagine sui vini di tendenza; ana-lisi realizzata da Nomisma Wine Monitor per il Con-sorzio vini Piceni, che ItaliaOggi ha avuto modo di leggere in anteprima. E che sarà presentata integral-mente lunedì 16 aprile prossi-mo, nel corso del Vinitaly. La survey si rivolge a un campione rappresentativo di 1.200 consu-matori sul territorio nazionale. E fotografa una nuova tendenza nel gustare vino che, pur rima-nendo un pilastro a tavola, è sempre più calice da aperitivo (49% contro 45% di tre anni fa) per il consumo fuori casa (54%). Soprattutto grazie allo sparkling, ormai il nettare più

bevuto fuori casa e non solo, con ben tre italiani su quattro ad averlo degustato nell’ultimo anno. E con un tasso di penetra-zione sul mercato pari al 74%, superiore, dunque, sia ai bian-chi, sia ai rossi fermi, appaiati al 72%. E il rosè? È in risalita nei consumi, al 59%.

LA SCOMPOSIZIONE DEL CAM-PIONE: dal report emerge come i rossi e i bianchi fermi resti-

no i vini privilegiati dai maschi baby bo-omers (i nati nel secondo dopoguer-ra, tra il 1945 e

il 1964), men-tre sparkling e rosè siano

appannaggio della nuova ge-

nerazione. Tra i vini «trendy» in te-

sta alla classifi ca c’è il Prosecco, che aumenta

in notorietà e consumi rispetto a veri e propri totem enologici italiani, come Chianti, Pinot Grigio, Verdicchio e Vermen-tino; la Passerina, invece, è il vino che negli ultimi cinque anni, si è fatto più conoscere dai consumatori. Ma la survey pre-mia anche il Pecorino, eletto come «vino più innovativo» del panel proposto da Nomisma. Le sorprendenti tendenze di crescita di questi due autoctoni piceni sono confermate anche dall’escalation verifi catasi sugli scaffali della gdo; secondo i dati Iri sulle vendite nella grande

distribuzione, negli ultimi tre anni Passerina e Pecorino han-no registrato un vero e proprio boom, una crescita esponenzia-le, rispettivamente del 92 e del 55%. Peraltro, il 2017 ha con-fermato l’incremento in doppia cifra della Passerina (+15%) e del Pecorino (+10,5%), a cui fa da amplifi catore anche un rile-vante posizionamento sul ver-sante del prezzo medio. Infatti, i valori sono quasi doppi rispet-to al complesso dei vini bianchi venduti in gdo (5,2 e 5,5 euro al litro i prezzi di Passerina e Pecorino, contro una media dei bianchi di 3 euro/litro).

FOCUS MARCHE. Volendo focalizzare poi l’attenzione su questa regione, dalla rinnova-ta crescita enologica, al Sud la maggior produzione riguarda il Rosso Piceno che nel 2018 fe-steggia 50 anni della denomina-zione con 3,13 mln di bottiglie prodotte); segue l’Offi da docg (circa 2 mln), il Falerio (1,83 mln) e la piccola denominazio-ne Terre di Offi da (33 mila). Oltre agli autoctoni, il Piceno negli ultimi anni si è dedicato con grande attenzione alla pro-duzione di vini biologici: «Oggi i due terzi del vigneto Doc piceno sono bio», spiega Giorgio Savi-ni, presidente del consorzio dei vini Piceni. «Per questo lunedì, al Vinitaly, il Consorzio dedi-cherà in mattinata due focus sull’importanza del biologico e sulle nuove tendenze dei consu-matori italiani».

CONCENTRAZIONE NEL SETTORE CASEARIO. La mar-chigiana Sabelli (123 mila tons latte lavorato

l’anno, tre stabilimenti, circa 150 mln euro di fatturato) ha acquisito la maggioranza

del Caseifi cio Val d’Aveto, azienda dell’entroterra genovese specializzata negli yogurt colati e nella produzione

di formaggi freschi e stagionati d’alta qualità, con un giro d’affari di circa 4 mln euro.

È PARTNERSHIP FRA IL CASEIFICIO GROSSETANO Il Fiorino e il produttore genovese di pesto Pesto Rossi. L’azienda casearia ha presentato alla recente edizione di Taste Firenze il pecorino aromatizzato al pesto e maturato in cella per almeno 30 giorni.

I CDA DI GLENALTA, spac quotata all’Aim Italia di Borsa Italiana, e di Cft, produttore parmense di macchinari per l’industria food&beverage con un giro d’affari di circa 200 mln euro, hanno approvato la business combination mediante un’operazione di reverse take-over rappre-sentata dalla fusione per incorporazio-ne di Cft in Glenalta. L’operazione, vede quest’ultima sborsare 10 mln euro per acquisire una partecipazione del 10,4% in Cft e altri 88 mln euro per fi nanziare lo sviluppo dell’azienda parmense.

CONCENTRAZIONE NELLE AMERICHE nel settore delle carni bovine. Il colosso brasiliano Mafrig Global Foods (4,6 mld euro) conta di fi nalizzare entro il primo semestre di quest’anno l’acquisizione da Leucadia National Corp del 51% dell’americana National Beef Packaging Co

(5,7 mld euro) a fronte d’un esborso di 787 mln euro. L’operazione dovrebbe consentire a Mafrig di rag-giungere gli 8,3 mln di capi macellati l’anno e un

giro d’affari di 10,3 mld euro, di consolidare il suo presidio sull’importante mercato nord

americano delle carni e d’entrare nei mercati giapponese e sudcoreano, oggi preclusi alle carni brasiliane. Leucadia National Corp, manterrà una quota del 31% in

National Beef, Us Premium Beef un altro 15%. Gli azionisti minori ne controlleran-

no il restante 3%.

NUOVO AUMENTO DI CAPITALE PER TANNICO (11 mln euro) che, fra l’altro, punta al canale horeca col nuovo portale dedicato Tannico.biz. La startup delle vendite online di vini italiani (oltre 12 mila etichette di più di 2 mila cantine), ha appena aumentato di altri 2,5 mln euro, portandolo a 8 mln comples-sivi, il capitale sociale. Il 50% della nuova liquidità proviene dal nuovo socio Nuo Capital, società d’investimenti costi-tuita dalla famiglia d’imprenditori di Hong Kong Pao che già ha investito in Italia nel settore del vino (30% di Terra Moretti Distribuzione).

VINVENTIONS ACQUISISCE LE CHIUSURE A VITE ALPLAST, che entrerà a far parte del gruppo Vinventions a partire dal 1° maggio. Con questa partnership Vinventions amplia così il proprio portfolio di Soluzioni Complete per le chiusu-re con oltre 200 milioni di tappi a vite 30x60 e rag-giunge il terzo posto a livello mondiale tra i pro-duttori di questa tipologia di chiusure. Alplast continuerà a produrre i tappi a vite 30x60 per conto di Vinventions nello stabilimento di Tigliole (At), in Italia, mentre Vinven-tions ne gestirà la vendita il marketing e la distribuzione. Alplast è stata fondata nel 1953 da Renato Goria e Maddalena Rigamonti a Torino per produrre tappi di alluminio per l’industria degli alcolici; la società è al 100% di proprietà della famiglia Goria. Vinventions è stata fondata nel 2015 da Marc Noël assieme a Bespoke Capital Partners e Heino Freudenberg. Dal gennaio 2015, ha acquisito Nomacorc, Ohlinger Group e Syntek Bouchage e ha creato partnership strategiche con Cork Supply (sughero naturale) e Alplast (tappi a vite).

Luisa Contri

RISIKO AGRICOLO

Ice investe 20 mln nella promozione del vino italiano in Usa e la Doc delle Venezie chiede che siano spesi per con-fermare il mercato. Come sostiene il pre-sidente del Consorzio, Albino Armani: «Auspico che queste risorse siano ben spese per consolidare le nostre produzio-ni di punta e rafforzare la presenza e lo sviluppo dei vini italiani presenti negli Stati Uniti». La campagna si chiama «Italian Wine – Taste the Passion» e prevede un investimento di 20 milioni di euro nei prossimi tre anni per raffor-zare nel mercato statunitense la cono-scenza dei vini italiani e migliorarne il posizionamento. La Doc delle Venezie, nata uffi cialmente in aprile 2017, opera nel Triveneto, la più grande area vita-ta a Pinot grigio nel mondo dove viene attualmente prodotto l’85% del Pinot grigio italiano. «Gli Stati Uniti sono il nostro mercato di riferimento con una quota del 37% sul totale dell’export, se-guiti da Gran Bretagna con il 27% e

Germania con il 10%», conclu-

de Armani.

Doc delle VenezieRotta sugli States

Il Monopolio Canadese in Québec, ovvero la Società degli Alcolici del Quebec (Saq), punta sui vini della Sicilia. Assovini ha ac-colto nei giorni scorsi due delegati in cerca di nuovi prodotti da mettere in lista. L’obiettivo del viaggio era degustare nuovi vini siciliani per eventualmente listarne alcuni e farli entrare così nell’assortimento del Monopolio. Durante la visita, tutte le 86 aziende socie di Assovini hanno potuto presentare al massimo tre referenze fra bianchi e rossi. L’attenzione che il Canada ha rivolto al continente vinicolo siciliano dimostra la costante crescita qualitativa delle produzio-ne enologica dell’isola che spazia da Pantelleria all’Etna. Il Québec, in particolare, si rivela come uno dei più grandi conoscitori del vino italiano, seguito da Ontario, Alberta e British Columbia. Secondo gli ultimi dati Ismea, con 4,1 milioni di ettolitri il Canada rappresenta il sesto mercato al mondo per importazione di vino italiano; nel 2018, inoltre, sarebbe prevista un’ulteriore cresci-ta di 10 punti in percentuale. L’Italia sarebbe il primo Paese esportatore in volumi con 730 mila ettolitri di vino e il terzo per ricavi che, nel 2016, si sono attestati a 330 milioni di euro. La Sici-lia produce oltre il 10% del vino italiano ed è la quarta regione per produzione, dopo Veneto, Pu-glia ed Emilia-Romagna. I vini Dop e Igp hanno raggiunto l’80% della produzione regionale. La Sicilia è la prima regione italiana per superfi cie a vite biologica con 38.935 ettari (37,6% della su-perfi cie nazionale), seguita da Puglia e Toscana, con una crescita del 21% su base annua.

Arturo Centofanti

I canadesi a caccia di vini made in Sicily

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20 Mercoledì 11 Aprile 2018 M E R C AT O A G R I C O L OPrimo bimestre 2018: superata la Spagna e i fermi francesi a prezzo medio

Il vino sfonda in CinaL’export made in Italy sale del 35% (in valore)

DI LUIGI CHIARELLO

La Cina brinda col vino straniero. Nel primo bimestre 2018 volano le importazioni nell’ex Ce-

leste impero: dopo aver chiuso lo scorso anno con l’ennesimo trend di crescita (+15,1%), si manifesta anche un boom dell’import in valore pari al 19,7%. E l’Italia, stavolta, è sugli scudi. Trainato dai rossi (un colore considerato fortuna-to dell’anno del cane cinese), lo Stivale enologico fa segnare addirittura un +34,7% (sempre in valore); è la performance mi-gliore nella top fi ve dei princi-pali paesi importatori. Di più: il Belpaese guadagna anche una posizione in classifi ca, superan-do la Spagna e collocandosi al quarto posto tra i principali produttori che vendono vino ai cinesi. Il dato emerge a pochi giorni dal Vinitaly ed è frutto dell’ultima analisi dell’Osser-vatorio del vino Paesi ter-zi di Business Strategies, effettuata sulle elaborazioni realizzate in collaborazione con Nomisma-Wine Moni-tor. Attenzione, i dati import sono particolarmente affi -dabili perchè usano come fonte i fl ussi registrati dalle dogane cinesi, aggiornati al primo bimestre 2018.

L’ANALISI. In det-taglio, il report rive-la che, tra gennaio e febbraio, l’Italia ha su-perato i 30 mln di euro in

valore di esportazioni in Cina; ciò che più conta, però, è che ha dato uno scossone signifi cati-vo alla propria quota di mer-cato, attualmente al 7% (era al 6,2% a fi ne 2017). In più, per la prima volta le aziende vitivinicole hanno superato al fotofi nish la Francia sul fronte del prezzo medio dei vini fermi imbottigliati (4,24 euro contro 4,23 al litro), che rappresenta-no il 91% dell’intero mercato delle importazioni.

«Sempre di più», ha com-mentato la ceo di Business Strategies, Silvana Bal-lotta, «mentre gli Stati Uni-ti sembrano voler chiudere i propri fronti commerciali i cinesi aprono autostrade di libero scambio, non solo nel settore enologico. E il discorso (di ieri per chi legge, ndr) del

presidente Xi Jin-ping al Forum eco-nomico di Boao - la Davos asiatica - in cui annuncia nuove

aperture sul sistema cinese e abbassamenti delle barrie-re commerciali, conferma un cambio di rotta molto signifi -cativo del business globale. La strada del nostro vino in Cina», ha concluso Ballotta «è appena iniziata, è ancora lunga, e pas-sa attraverso un’azione di cono-scenza della cultura enologica italiana, che stiamo portando

avanti anche in partnership con lo Shanghai Mor-ning Post, il principale media della metropoli asiatica».

IL TREND DEL MERCA-TO. Complessivamente a gennaio-febbraio la Cina

ha importato vino in valo-re di quasi 430 milioni di

euro, con una crescita degli ordini da tutti i principa-

li player del mercato. Rallenta però il

market leader,

la Francia, che fissa l’incre-mento a +12,1% (164 milioni di euro), con l’Australia, aiutata dai dazi ridotti, in prepotente rimonta (+28,2%, a 110 milioni di euro). Seguono il Cile, (+12,7, 49 milioni di euro) e l’Italia, che con 30 milioni di euro di ven-dite supera di quasi 2 milioni di euro la pur lusinghiera per-formance spagnola (+22,7%). Prosegue infine, seppur con numeri ancora estremamente limitati, la crescita della do-manda di sparkling (+39,9), con una partita sin qui a due: la Francia che conduce con un controvalore di 5,2 milioni di euro (+30,9) e l’Italia, in recu-pero a +43,9% e 3,3 milioni di euro di vendite. Un segmento, quello degli sparkling, che sof-fre meno la concorrenza del mercato interno, che soddisfa – occorre ricordarlo - quasi i due terzi della domanda di vino nel Paese del Dragone.

Controsorpasso dell’Italia ai danni della Francia nei calici degli States. Secondo le elaborazioni su base doga-nale di Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nel primo bimestre 2018 il vino italia-no è cresciuto in valore del 3,8%, contro il +3,4% dei transalpini. Il testa a testa vede ora primeggiare il made in Italy con 243 mln di euro e la Francia al seguito con 227 mln. A determinare il controsorpasso, l’exploit dei soliti sparkling (+18,3%) e il contemporaneo crollo dello champagne (-23,1%); sui fermi imbottigliati il trend italiano è stabile (+0,8%), mentre Parigi mette a se-gno un +16,6%, complici i rosé de Provence. La perfor-mance italiana è ancor più signifi cativa se si considera il contesto non positivo della domanda Usa nel primo bi-mestre, con l’import di vino diminuito del 2,3%. Dietro ai due paesi leader la Nuova Zelanda (+33,9%), lontana con un valore di quasi 4 volte inferiore a quello del Belpaese. Male Australia (-23,3%) e Spagna (-5,4%). «Il dato è molto parziale», ha chiosato il direttore genera-le Veronafi ere, Giovanni Mantovani, «ma la positiva reazione dei nostri operatori al sorpasso dello scorso anno è di buon auspicio anche per il Vinitaly (15-18 aprile), in cui il focus-Paese è dedicato proprio agli Usa».

NEGLI STATI UNITI

Vini d’Italia al sorpasso sui francesi

aperture sul sistema cinese e la Francia che fissa l’incre-

Un nuovo più potente ente pubblico assumerà le competenze oggi detenute in Cina dall’Aqsiq cinese, l’Agenzia di supervisio-ne, ispezione e quarantena che fi nora autorizzava l’import export di prodotti animali, vegetali e alimentari nella Repubblica popolare cinese. Il 17 marzo scorso, l’Assemblea nazionale popolare della Cina ha approvato un piano di ristrutturazione delle autorità governative, che prevede la nascita della Smra, l’ente statale regolatore del mercato, che ingloberà, oltre all’Aq-siq, il Cac, ente per la certifi cazione e accreditamento, il Sac, quello della standardizzazione e il Cfda, l’autorità di vigilanza sugli alimenti e i farmaci. La riorganizzazione, che si compirà nell’arco dei prossimi mesi, prevede la costituzione di altre due autorità: la Commissione nazionale per la salute e il ministero dell’agricoltura e degli affari rurali.

Super autorità per Pechino

ANTONIO PALUMBO nuovo presidente dei giovani agri-coltori di Confagri-coltura della Cam-pania. Palumbo, 32 anni, è al timone di un’azienda agri-cola di Battipaglia (Sa) ad indirizzo frutticolo (kiwi) e orticolo (insalate da IV Gamma). [email protected]

ELEONORA MARCONI è il nuovo eno-logo di Masseto. Lavorerà sotto la supervisione di Axel Heinz, direttore

dell’azienda della famiglia Frescobal-di. Marconi, padre italiano e madre australiana, ha scoperto la propria passione per il vino al liceo, quando si è

formata come sommelier. Ha studiato per una laurea in enologia presso l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, quindi uno stage presso la cantina Frescobaldi al Castello di Ni-pozzano e quindi un impiego a tempo pieno come enologo per 6 anni.

KATY MASTORCI, 35 anni, di Vittorio Veneto, laureata in Biotecnologie

Mediche a Padova, è la nuova respon-sabile provinciale di Donne Impresa di Coldiretti Treviso. Mastorci, che succede a Teresa Pamio, è titolare dell’azienda agricola VitiOviTec di Fregona. Nel nuovo consiglio di-rettivo anche due vice responsabili, Patricia Crema e Silvia Busatto e le consigliere Carla Campeol, Nicoletta Rizzante, Aurora Barro, Nadia Man-zato, Nadia Rossetto, Lorenzo Vidotto, Luisa de Giorgi, Elsa Bernardi, Ste-fania Bigolin, Ida Lorenzon, Vanessa Follador, Denise Adami, Antonella Bordin, Renza Torresan. [email protected]

GIORGIA MICHIELETTO alla guida dell’Agia-Cia di Padova. Imprendi-trice cunicola di Massanzago, succede a Luca Trivellato. Presidente della Cia di Padova è Roberto Betto, direttore Maurizio Antonini. [email protected]

MATTEO PAGLIARANI è il nuovo coordi-natore di Agia Romagna. Classe 1994, Pagliarani è socio della cooperativa agricola Clorofi lla di Mercato Sara-ceno. Pagliarani è stato coordinatore provinciale Agia

Forlì-Cesena (prima della nascita di Cia Romagna) e ha fatto anche parte del consiglio di amministrazione della Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Forlì-Cesena. Succede a Stefano Francia.

DONNE IMPRESA COLDIRETTI REGGIO CALABRIA ha eletto Maria Rosa Pa-palia, imprenditrice di Delianuova, nuova responsabile provinciale. Pa-palia è impegnata in attività sociali nel proprio comune, presidente di una cooperativa sociale al femminile alla quale aderiscono 75 donne. Al suo fi anco Giuseppina Arfuso, Car-melina Calabrò, Faustina Ceravolo, Mariella D’Andrea, Placida Guerrera, Giuseppina Guerrera, Giuseppina Guadagnino, Elvira Leuzzi, Rita Lica-stro, Rossana Pansera, Sara Papalia, Simona Procopio, Rita Perucca, Paola Romeo, Caterina. [email protected]

MARIA BONO, di Pancalieri è la nuova responsabile di Coldiretti Donne Im-presa Torino. Maria Bono, 53 anni, due fi glie, aiuta il marito Giacomino Ga-leazzo nell’azienda di famiglia. Maria Bono subentra a Daniela Bruno. Fan-no parte del coordinamento, le due vice Cristina Danna e Paola Chicco oltre a Nilde Caldieraro, Daniela Giglio,

Tiziana Cordera; Renata Fiorina, Elena Gariglio, Marina Cavallino, Franca Trinchero, Tiziana Merlo, Daniela Bruno, Cinzia Bricco, Valeria Demonte, Nicla Roggero, Caterina Mulassano. Daniela Giglio è stata nominata come rappresentante di Torino all’interno del Coordinamento Donne Impresa Piemonte. [email protected]

CAMILLA DESTRO, 26 anni, è la respon-sibile di Coldiretti Donne Impresa della provincia di Mantova. Titola-re di un’azienda agricola a Ponti sul Mincio, laureanda in Lingue Stranie-re, è subentrata due anni fa nella con-duzione dell’azien-da di famiglia. Due le vicepresidenti Marta Morselli, che è la responsabile uscente, e Vilma Cavallini. Alice Perini, 31 anni, è la nuova delegata regionale. Fanno parte del comitato ristretto Silvia Frigoni, Valentina Filippi, Adriana Zampedri e Francesca Bianchera. Quello pro-vinciale è composto anche da Marisa Barana, Anna Maria Bonora, Rosa Novello, Samanta Roveri, Daniela Or-tombina, Roberta Zampolli, Patrizia Ziliani. [email protected]

POLTRONE IN ERBA

Xi Jinping

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21Mercoledì 11 Aprile 2018MTECNOLOGIA & INNOVAZIONEI prodotti a marchio Firmato dagli agricoltori italiani fi niscono nella catena tedesca

Coldiretti va sugli scaffali LidlPatto di vendita per l’equa remunerazione agli agricoltori

DI ANDREA SETTEFONTI

Venti prodotti 100% made in Italy, a mar-chio Firmato dagli Agricoltori Italiani

(Fdai), distribuiti dalla cate-na di discount Lidl. È il frutto dell’accordo tra Filiera agri-cola italiana spa, società di Coldiretti, e l’insegna tedesca della grande distribuzione. Un accordo in via sperimentale, che andrà avanti da maggio a settembre, con tre campagne consecutive. E che interesserà gli oltre 600 punti vendita Lidl presenti in Italia, dove sarà in vendita la nuova linea di pro-dotti caratterizzata dall’utilizzo di materie di prima scelta, in-teramente italiane e tracciabili. A raccontare a ItaliaOggi l’ac-cordo è Stefano Albertazzi direttore di Filiera agricola.

Domanda. Come nasce l’idea di mettere questi pro-dotti tutti italiani?

Risposta. Ci siamo incrocia-ti con Lidl, col presidente e con la direzione. E abbiamo deciso di intraprendere questo test, nel quale proviamo a costruire

una serie di prodotti che diano equa remunerazione a tutti gli attori della fi liera. In special modo alla parte agricola, spes-so più penalizzata e sempre meno valorizzata.

D. Un tema, questo, molto caro a Coldiretti.

R. Coldiretti porta avanti questa battaglia da sempre. Si pensa che, con la razionalizza-zione di tutti i passaggi della fi liera, si possa rimanere nei prezzi giusti per il consumatore fi nale e si abbia la giusta re-munerazione per gli agricoltori. Speriamo che questa scelta sia

apprezzata dai consumatori.D. Perché vi siete rivolti

a un player straniero per promuovere i prodotti ita-liani?

R. Si è dimostrato subito un operatore della grande di-stribuzione molto sensibile a questi temi. Molto rapidamen-te abbiamo scritto l’accordo a quattro mani. Non è l’unica catena con cui ragioniamo, ma quelli di Lidl si sono dimostra-ti particolarmente ricettivi. E molto veloci nel concretizzare l’accordo. Hanno grandi dispo-nibilità e aperture.

D. Il marchio con cui sa-ranno distribuiti è di fan-tasia?

R. Si, i venti prodotti - molti dei quali Igp o con riconosci-menti territoriali, come il riso del Delta del Po, l’olio toscano Igp, le clementine di Calabria o la pasta 100% da fi liera di grano lucano - saranno tutti a marchio Fdai, che è il sigillo fi rmato dagli agricoltori italia-ni.

D. Tutti prodotti realiz-zati con materia prima ita-liana?

R. Il marchio Fdai, oltre alla completa tracciabilità della fi liera, attesta l’impiego di materie prime interamente italiane, di matrice agricola e prodotte in coerenza con la vo-cazione produttiva italiana.

D. Quanto prodotto pen-sate di immettere sul mer-cato?

R. In questa prima fase pen-siamo di vendere prodotti per qualche centinaio di migliaia di euro di valore, misurato alla produzione.

D. Si tratta di una speri-mentazione fi no a settem-bre. Pensa che potrà essere ripetuta?

R. Ovviamente si deve aspettare la reazione del con-sumatore fi nale, il suo apprez-zamento. Quello che vogliamo è che questi accordi abbiamo un seguito e possano essere in-crementati. Si tratta indubbia-mente di uno strumento im-portante e innovativo, che da una parte valorizza i prodotti agroalimentari dei territori italiani e dall’altro favorisce tutti i componenti della fi liera dal campo alla tavola.

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Vino, olio, salumi, mozzarella di bufala nella top 20 dei distret-ti industriali. Con il 3° posto del Prosecco di Co-negliano-Valdobbiadene, il 4° dei salumi di Parma e il 6° per i vini del Ve-ronese, a cui si aggiun-gono il 16° dei vini delle Langhe, il 19° di olio e pasta del barese fi no al 20° della mozzarella di bufala campana; i di-stretti agroalimentari si confermano un punto di forza dell’economia ita-liana. È quanto emerge dal rapporto annuale di Intesa Sanpaolo su economia e fi nanza dei distretti industriali, da cui emerge la dinami-cità dei distretti agroa-limentari col +29,2% di crescita del fatturato tra il 2008 e il 2017. Distretti che sfruttano know-how e forza commerciale delle produzioni Dop e Igp ita-liane dal momento; all’in-terno dei distretti il 72% delle aziende appartiene a un’area a indicazione geografica. A commen-tare il rapporto Intesa Sanpaolo è il direttore del consorzio della mozzarella di bufala, Pier Maria Saccani. «I dati di Intesa sui di-stretti industriali sono la nuova testimonianza di una crescita senza sosta della bufala Dop. Export e tutela sono le chiavi del successo del nostro pro-dotto. Anche il 2018 è ini-ziato con i migliori au-spici, visto che a gennaio la produzione segna un aumento del 13,5% dopo l’anno record del 2017, che ha visto superare la soglia dei 47 milioni di chili di bufala Dop sulle tavole di tutto il mondo». Il rapporto analizza i bilanci di quasi 18mila imprese appartenenti a 153 distretti industriali e di quasi 54 mila im-prese non-distrettuali attive negli stessi settori di specializzazione. Nella top 20 prevalgono i di-stretti del Nordest (10) e del Nordovest (5). Il Centro e il Mezzogiorno sono presenti rispettiva-mente con due e tre di-stretti. Tutte le principa-li fi liere produttive sono rappresentate, anche se emerge una prevalenza dei distretti dell’agro-alimentare (6) e della metalmeccanica (7).

Andrea Settefonti

Cibo motoreindustriale

UN NUOVO ROSÈ

Da Siddùra il Cannonau tutto Nudo

Si chiama «Nudo» ed è l’ultima novità della col-lezione della Cantina Sid-dùra di Luogosanto. Si tratta di un Cannonau.

«È un rosé, che ha già riscosso una risposta entusiastica dal popolo di appassionati e la cui principale caratteristi-ca è descritta nel nome. Nudo», spiega Massimo Ruggero, a.d. dell’azien-da, «è un Cannonau sin-cero, diretto, destinato a stupire il mercato e il palato dei consumatori. Il suo colore rosa pallido non induce a pensare ai tannini tipici del Canno-nau che invece, sorpren-dentemente, si sprigiona-no in bocca». E ancora: «È un vino piacevole e pro-fumato, che seduce con le note fruttate e con il suo gusto volutamente fresco».

Nudo completa la linea dei vini della cantina; le uve provengono da un piccolo campo soleggiato della vallata di Siddùra esposto a est, verso il mare della Costa Smeralda.

Nel 2017 la medesima azienda aveva lanciato sul mercato il passito «Nùali».

Stefano Albertazzi

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DOPO il Vinitaly lo speciale visore torna a«Vernaccia di San GimignanoWineExperience» alla Rocca di Montestaffoli.

Lo speciale visore torneràalla Rocca di Montestaffoli

di FABRIZIO CALABRESE

OPERATORI e pubblico avran-no la possibilità di sorvolare lacampagna sangimignanese, entra-re nei filari durante la vendem-mia e in cantina per la vinificazio-ne. Un sogno? Assolutamente no.Si chiama realtà virtuale ed il bi-glietto da visita,ma anche la novi-tà, con cui il Consorzio della Ver-naccia di San Gimignano porta alVinitaly di Verona quarantunoaziende e la relativa filiera produt-tiva legata ad una delle bottigliepiù famose al mondo. Si tratta diuno speciale visore provenienteda «Vernaccia di San GimignanoWine Experience». La nuova saladegustazione dedicata alla promo-zione del vino simbolo del territo-rio, inaugurata dal Consorzio loscorso annonellaRoccadiMonte-staffoli della città turrita, dove èospitata. Ci sarà sicuramente damettersi in fila per vivere questaesperienza che porterà inmanieravirtuale l’accreditata manifesta-zione all’interno del mondo dellaVernaccia. Chi non lo conosce, in-fatti, lo farà adesso direttamenteda Verona.

IL VINITALY rappresenta ilpiù importante appuntamentoper presentare agli operatori na-zionali e internazionali le nuoveannate della Vernaccia di San Gi-mignano Docg e del San Gimi-gnano Doc. In tutto, in realtà, leaziende del territorio presenti a

Verona saranno quarantacinque,di cui quarantuno con i vini in de-gustazione al banco di assaggiodello stand del Consorzio dellaDenominazione San Gimignano.Il Consorzio condivide gli oltreduecento metri quadri di superfi-cie dello stand C14 situato nel pa-diglione 9 con quattordici azien-de associate: vale a dire, CantineGuidi, Casa alle Vacche, Cesani,Fattoria Poggio Alloro, La La-stra, Il Lebbio,Mormoraia, Pode-

ri Arcangelo, Poderi Paradiso,Ponte alle Ruote, SanQuirico, Si-gnano, Teruzzi, Tollena. Al ban-co di assaggio del Consorzio sa-ranno in degustazioni i vini diquarantuno produttori. Oltre aiquattordici citati sopra, ci sono an-che: Alessandro Tofanari, CasaleFalchini, Castello di Montauto,Fattoria di Fugnano e Bombere-to, Fattoria di Pancole, Fattoria ilPalagio, Fattoria SanDonato, Fat-toriaMelini, Fornacelle,Guicciar-

dini Strozzi, Il Colombaio di San-ta Chiara, Il Palagione, La Rocca-ia, Casa Lucii, Massimo Daldin,Montenidoli, Palagetto, Panizzi,Pietraserena, PodereCanneta, Po-dere La Casa Rossa, Podere LeVolute, Rubicini, San Benedetto,TenutaLa Vigna, Tenuta Le Cal-cinaie,Vagnoni.Oltre a queste, al-tre quattro aziende saranno pre-senti a Verona con il loro standprivato, ovvero, Cappellasantan-drea,Monteoliveto, Gattavecchi eFontaleoni.

Vernaccia protagonista al VinitalySanGimignano: 41 aziende a Verona per presentareDoc eDocg

Esperienzain 3D

ECCO, tanto per rendersi contodi cosa stiamo parlando, inumeri della Vernaccia di SanGimignano. Nonostante il 2017sia stato un anno non troppofecondo. La minore produzionedi uva e la siccità, infatti, hannoabbassato drasticamente laproduzione di Vernaccia di SanGimignano nella vendemmia2017, calata del 25,69 per centorispetto al 2016. Si è persa unabottiglia su quattro.

DAI 720 ETTARI di vignetorivendicati per la produzione diVernaccia di San Gimignano,sono stati prodotti 31.651ettolitri di vino. Nel 2017 sono

state prodotte ben 5.138.603bottiglie di Vernaccia di SanGimignano delle annate 2016 eprecedenti. Dato, questo, cheregistra una leggera flessionerispetto alla media degli anniprecedenti. Il giro di affari delladenominazione si attesta suisedici milioni di euro, circa ilquaranta per cento del valoretotale del settore vinicolo a SanGimignano.

NEL 2017 è restata pressochéinvariata anche la percentualedi Vernaccia di San Gimignanodestinata all’export, pari al 52per cento, di cui il 27,5 almercato europeo, il 18,9 al

mercato americano, il 4,7 aquello asiatico. In Europa ilmaggiore mercato si confermaquello tedesco che da soloassorbe il 9,8 per centodell’esportazione, seguito daSvizzera (3,8), Inghilterra (2,7) eOlanda (2,6). Ma il miglioremercato in assoluta resta quellostatunitense, a cui è destinato il16,3 per cento della produzione.Il 42 per cento di Vernacciadestinata al mercato italianoviene principalmente venduta aSan Gimignano, il 19 dalleaziende in vendita diretta ecirca il 16 negli esercizicommerciali del territorio.

Fabrizio Calabrese

La Vernaccia di San Gimignano sarà in vetrina al Vinitaly di Verona

UN NETTARE che vieneda lontano. Nessun vino ita-liano può vantare una storialunga secoli come la Vernac-cia di SanGimignano.Alla fi-ne del Duecento appare inEuropa sulle mense dei re,dei papi, dei ricchimercanti.È un vino bianco, il coloredella regalità: «Coppe, nap-pi, bacini d’oro e d’argento /Vin greco di riviera e di ver-naccia», recita il poeta sangi-mignanese Folgòre all’iniziodel Trecento. Con ogni pro-babilità il nome Vernacciaderiva da Vernazza, luogod’imbarco della produzioneligure. E proprio la Vernac-cia è il vino più ricercato eprezioso. Le gabelle di SanGimignano lo segnalano giànel 1276: una «salma vini devernaccia ad mulum, soldi3». SalimbenedeAdamlode-scrive prodotto nelle CinqueTerre nel 1285, molti poetifrancesi del periodo lo canta-no come il vino più prezio-so: «in verità, di tutti i vini èil non plus ultra» scrivonoJeofrois de Wateford e Ser-vais Copale.

LASTORIA

Una tradizionevinicola descrittagià nella poesiaduecentescadi Folgòre

Operatori e pubblicopotranno entrare nei filarie in cantina grazie allarealtà virtuale

VINITALY giunge quest’annoalla sua 52ª edizione ed è inprogramma a Verona dal 15al 18 aprile. E’ la più grandemanifestazione italianadedicata al mondo del vinodove produttori,importatori, ristoratori,tecnici, giornalisti e opinionleader si danno ogni annoappuntamento. Quest’annoci sono 4.319 espositori da33 Paesi e 13.000 viniiscritti. Gli operatoriprofessionali provengono inmedia ogni anno da 140nazioni.

Focus

Espositori in arrivoda tutto ilmondo

ILCASOGLI EFFETTI DI SICCITA’ E MINORE PRODUZIONEDI UVA

Perduta una bottiglia su quattro

Calo della produzione

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Page 6: 18 Agricoltura Mercoledì 11 Aprile 2018Il 28 luglio 2016 è stata adottata in Italia una legge (n. 154), che modifica ... A ciò è corrisposto un leggero incremento delle importazioni,

Div no saporePer informazioni e segnalazioni scrivere a [email protected]

Le bottiglie tipiche regionali crescono nei supermarket:crescono nei supermarket:crescono nei supermarket:crescono nei supermarket:crescono nei supermarket:

lo dice una ricerca nella Gdofatta per l’imminente Vinitaly

Le bottiglie tipiche regionali crescono nei supermarket:

lo dice una ricerca nella Gdofatta per l’imminente Vinitaly

Etichette unite d’ItaliaEtichette unite d’ItaliaLorenzo FrassoldatiVERONA

PIÙ VENDITE DI VINO, in particolarebottiglieDoc-Dop, bollicine e vini tipi-ci regionali. In crescita il segmentodel-le etichette col marchio della grandedistribuzione e la nicchia del biologi-co. Ma in vista anche aumenti di prez-zo, causa la scarsissima vendemmia2017. È questo il sentiment dei buyer vi-no della grande distribuzione per l’an-no in corso in attesa dell’evento «GdoBuyers’ Club» organizzato da Verona-fiere al Vinitaly che apre domenica aVeronaFiere. Da qualche anno sugliscaffali dei supermercati le bottiglie da0,75 aumentano di prezzo: nel 2017 lamedia è stata di 5 euro. Un valore che,quest’anno, potrebbe essere ulterior-mente ritoccato al rialzo.Il rischio di una riduzione degli acqui-sti c’è, commenta Francesco Scarcellidi Coop Italia: «L’invito che facciamoalle cantine è quello di essere flessibili,cercando di proporre listini in lineacon il valore reale del prodotto».Gli au-menti dovrebbero colpire più i vini di

uso quotidiano che quelli a denomina-zioned’origine, secondo l’analisi diVa-lerioFrascaroli di Conad: «L’aumentodei prezzi è già in atto e proseguirà suiprodotti da tavola. Saràmeno evidentesui prodotti di fascia medio/medio-al-ta, dove buona parte degli incrementisarà assorbita dai distributori».La questione della definizione delprezzo è semplificata nei vini offerticol marchio dell’insegna distributrice,settore che nel 2017 ha pesato per il13,7% sulle vendite (dati Iri, supermer-cati, iper, libero servizio piccolo) e sul

quale diverse insegne puntanoper il fu-turo. «La nostra linea di vini a denomi-nazione di origine a marchio ‘GrandiVigne’ – riferisce Marco Peduzzi diIper, la Grande I – presenta una fasciadi prezzomolto ampia, tra i 4 e i 40 eu-ro.Nel 2017 abbiamo venduto 1milio-ne di bottiglie, in un’offerta completache comprende anche vino biologico,senza solfiti ed anchemezze bottiglie».

ANCHE il Gruppo Selex (Famila,A&Oed altri) ha investito sulmarchio‘Le vie dell’uva’, spiega Dario Triari-co: «Sugli scaffali presentiamo 59 eti-chette con una fascia di prezzo da 3 a 5euro per i vini più comuni e dai 6 euroin su per le eccellenze enologiche re-gionali. Nel 2017 abbiamo avuto unacrescita delle vendite del 12% a volu-me». Buone prospettive per le bottigliebio, oggi su un prezzo medio di 6 eu-ro/litro e un valore di vendite di circa24milioni di euro. EcorNaturaSì è otti-mista: «Nel 2017 abbiamo registratoun incremento a volume del 9%, congli spumanti oltre il 15% - spiega Mi-chele Bonato – Ma questo è un settoreancora ‘giovane’, che crescerà».

I Carmelitani scalzi debuttano con il loronettare a Vinitaly: solo 1.500 bottiglieprodotte nel Giardino mistico di Venezia,dietro la chiesa di Santa Maria di Nazarethche si affaccia sul Canal Grande.Lunedì il primo assaggio dell’etichetta dei fratinello stand del Consorzio Vini Venezia (ore11.30, al padiglione 4).

VERONATUTTOPRONTO per la nuovaedizione del Vinitaly, la numero 52,che apre domenica aVeronaFiere(www.vinitaly.com). La più grandekermesse dedicata almondo delvino vedrà quest’anno un aumentodel 25%degli espositori esteri, e ci siaspetta di battere l’affluenza del2017, che sfiorò le 128mila presenze,di cui 48mila provenienti da 142nazioni. Saranno presentati incontrie ricerche, comequella sulla gdoche illustriamo oggi.

SCRITTORIEREGISTISEDOTTI DAL LAMBRUSCO

UN INSERTO speciale dedicato al Vinitaly e almondo del vino uscirà in omaggio con Qn - Restodel Carlino - Nazione - Giorno - Telegrafo venerdì13 aprile. Si tratta di un dossier di 80 pagine cheparte dalla presentazione della kermesse di Verona(domenica 15 - mercoledi 18) per raccontare anchei numeri del vino, le tendenze, i consigli degliesperti. Vinitaly 2018 è anche lo specchio delmomento felice che sta vivendo l’indottoeconomico legato alle imprese vinicole. Cresconoinfatti gli espositori stranieri e nello stesso tempovive un boom l’export dei grandi gruppi ma anche

delle aziende di nicchia, a testimonianza dellaqualità del prodotto italiano. Molto interessante èanche il «Fuori salone», una galleria di eventidistribuiti tra il centro di Verona e piazze tipichecome Soave, Bardolino, Valeggio e altre. In unaintervista il presidente di Veronafiere,MaurizioDanese, spiega che oggi è più chemai importante«educare al valore del vino». Lo chefMauroUliassi, invece, illustra la sua filosofianell’accostare cibo e vino. Poi ci sono tante storiedi imprenditori che testimoniano la vitalità e lapassione che animano questo settore economico.

INOMAGGIOCONQN - RESTODEL CARLINO - NAZIONE - GIORNO - TELEGRAFO

Venerdì speciale di 80 pagine sul mondo del vino

di LUCABONACINI

Debutta il vino con la tonaca

A LLA VIGILIA del Vinitaly, il Lambrusco simette in abito da sera, pronto ad accogliere imilioni di appassionati che saranno a Verona

a partire da domenica. È tra i vini italiani piùvenduti almondo, con una storia plurimillenaria, eun’affermazione internazionale che continua amietere successi nelle guide di settore, inparticolare con i 4 Lambrusco della provincia diModena riuniti nel ConsorzioMarchio Storico deiLambruschiModenesi.Un vitigno conosciuto già da Virgilio, che ciconferma come la Vitis Labrusca, da cui si ricavavauna bevanda succosa e aspra, fosse già nota 2.000anni fa. Ne parla il filosofo Catone, giudicando ilterritoriomodenese fra i più fertili. Plinio nedescrive le foglie, i tralci e il colore dei grappoli. IlPetrarca lo elogerà qualche secolo dopo, eNapoleone Bonaparte saprà apprezzarlo nel 1796quando prenderàModena, tanto da farselo spedirea Parigi e in seguito all’Elba. Un vino schietto esincero di cui PaoloMonelli, scriverà nel “GhiottoneErrante”, che saprà convincere l’esigente palato delgiornalista Gianni Brera, al ristorante Bianca, epersuadere Guido Piovene, che ne darà conto nelsuo Viaggio in Italia. Lo scrittore e registaMarioSoldati, ne farà oggetto di una famosa trasmissionetelevisiva; Luigi Veronelli, ne trarrà spunto per isuoi articoli controcorrente; i giornalisti RobertParker ed Eric Asimov, nelle loro autorevolipubblicazioni. Estimatori di ogni ordine e grado,sapranno apprezzare il Lambrusco, da FrancescoGuccini a Carlo Petrini; da Luciano Ligabue a VascoRossi, mentre il costruttore Enzo Ferrari e il tenoreLuciano Pavarotti, ne diverranno involontariambasciatori nel mondo. E lo chefMassimo Botturane farà un ingrediente della sua cucina creativa.«È un vino che racconta un territorio – afferma ErmiBagni, presidente del ConsorzioMarchio Storico deiLambruschiModenesi, – oggi declinato in versioniancestrali, o in raffinatiMetodo classico, che sipotranno assaggiare al 52° Vinitaly, con i numerosiproduttori». Tanti gli eventi al padiglione EmiliaRomagna: «Il 15 aprile, alle 11, sarà presentato ilvolume “La viticoltura nelle terre dei Lambruschi”,– continua Bagni –mentre alle 13 (e il 17.04 alle12), ci saranno due verticali di Parmigiano sposatea diverse tipologie di Lambrusco. Il 16 aprile, alle15 verrà presentata la rivista Bubble’s condegustazione di Lambrusco brutmetodo classico. Il17 aprile alle 11 presso la Sala Iris, ci sarà unamaster class conMichele Shah».

Calici& calici

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Page 7: 18 Agricoltura Mercoledì 11 Aprile 2018Il 28 luglio 2016 è stata adottata in Italia una legge (n. 154), che modifica ... A ciò è corrisposto un leggero incremento delle importazioni,

Paolo PellegriniCASTELNUOVO BERARDENGA(Siena)

PARTÌdi notte,mentre i suoi dor-mivano.Unanotte del ’56, lui ave-va appena vent’anni e ne avevagià abbastanza della suaGarfagna-na, «una terra che sapeva solo disudore», e che ancora per decenninon avrebbe conosciuto le ribaltedel turismo e dell’enogastrono-mia. Partì alla chetichella, senzaarte né parte, tanto che appenamesso piede in Nord America sisarebbe ritrovato a dare lo strac-cio in terra in una bottega e a cam-pare a pane e marmellata, primadi passare a puliremotori nel gara-ge dello zio in Canada. E, di lì, ilprimo balzo con il primo camion,poi un altro e un altro ancora. Fi-no a costruire un impero nei tra-sporti, laTransXcon 2.000dipen-denti, 3.000 tir e 1.100 bilici, «ungiro d’affari che vale quanto tuttoil Chianti Classico».

PARTÌ CONTADINO, PierluigiTolaini. Con quattro promesseben appuntate in mente: mai piùpovertà, mai più polenta di casta-gne, mai più vino cattivo. E un ri-torno, ma «per fare un grande vi-no, un grandeChianti». E contadi-

no, alla fin fine, è tornato.Ma con-tadino-padrone: un bel gruzzoloin tasca, un investimento da 30milioni di euro a Pievasciata, nelComune di Castelnuovo Berar-denga, per le tenute Montebello eSan Giovanni, acquistate dal1998. La favola bella dell’emigra-to che torna e investe, l’ha sempredetto senza mezzi termini, per fa-re unworld class wine.E allora gli perdoni tante cose, ilmarmo di Carrara per la copia delBacco di Donatello e per i duesplendidi leoni ai lati del vialettoverso la villa del Seicento diventa-ta quartier generale: lì dentro c’è

una cantina ipertecnologica, sen-za il minimo stress per l’uva, e dapochi anni un selezionatore otti-co per gli acini, che scarta quellinon idonei con un semplice soffiod’aria compressa. Davanti un belprato, e là sotto la barricaia, in unsilenzio che sa di meditazione.

MALAFAVOLAbella dell’emigra-to che torna pieno di soldi non èsolo poesia e retorica. C’è un’im-presa, e anche coraggiosa, inmez-zo alle vigne tra le quali sbuca lag-giù all’orizzonte laTorre delMan-gia. Accanto a sé, per fare il suoworld class wine, Pierluigi Tolaini

volle da subito l’enologo numerouno al mondo, e con Michel Rol-land ha progettato le vigne conprecisi criteri di zonazione, perrealizzare anzitutto grandi Super-tuscan, con una densità di 11.300piante a ettaro per i Cabernet(Franc e Sauvignon) e il Merlot,all’uso francese. E alta densità –7.300 piante a ettaro – anche an-che per il Sangiovese, il vitignoprincipe del Chianti Classico, cheha avuto più attenzione da quan-do aPierluigi si è affiancata la vul-canica Lia, la maggiore dei tre fi-gli, e infine, dal 2017, il nuovoenologo, LucaD’Attoma, toscanocongrande passione per il Sangio-vese. Condivisa da Lia, che è tito-lare anche dell’azienda che impor-ta Tolaini in Nord America: unabella fetta delle 200mila bottiglie(l’80% delle 250mila totali da 50ettari di vigne) che ogni anno par-tono per l’estero a portare il sapo-re dei vini di Tolaini. Sono dueChianti Classico (annata e GranSelezione, 100% di Sangiovese),poi Al Passo (85 % Sangiovese e15%Merlot), Valdisanti (75% Ca-bernet Sauvignon, 20% Sangiove-se, 5% Cabernet Franc) e il topdella gamma, il Picconero fattocon65%diMerlot e 35%diCaber-net Franc. La Toscana in bocca,nella favola bella dell’emigrante.

DIVINOSAPORE

HA SEMPRE puntato sulla tecnologia per la sua azienda, Pier-luigi Tolaini. Sia che si trattasse di scavare pozzi per assicurar-si irrigazione di soccorso, nelle vigne in cui i disciplinari nonla vietano, sia che ci fosse da pensare a una cantina assoluta-mente antistress per l’uva. Lui stesso, diventato negli anniesperto di meccanica, ha creato il trattore per le sue vigne, ri-battezzato Rossetto: un trattorino bassissimo, con un paio dicongegni per lavorare contemporaneamente con lemani e coni piedi, qualunque sia l’operazione da svolgere sulla vite, dallalegatura alla potatura fino alla vendemmia.

SI CHIAMA ‘ROSSETTO’

Il trattore realizzato in casa

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I Ha fatto fortuna in Nord Americapoi è tornato in Italia a coltivare la terra

Ora Pierluigi Tolaini produce un Chianti di livello mondiale

Ha fatto fortuna in Nord Americapoi è tornato in Italia a coltivare la terra

Ora Pierluigi Tolaini produce un Chianti di livello mondiale

L’emigrante che fece l’impresaL’emigrante che fece l’impresa

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SANMAURO PASCOLI (Cesena)

ROMAGNA TERRA DI SPUMANTE.Lo erastata tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900.Ritornerà ad esserlo nei prossimi anni: ieri aVilla Torlonia-La Torre è stato presentato Bolé,primo testimonial del progetto Novebolle. Sitratta di uno spumante al 100% Trebbiano, unajoint venture tra i due principali gruppicooperativi della Romagna (Caviro e Terre

Cevico), con il sostegno dell’Alleanza delleCooperative. L’obiettivo è lasciare il segno sulmercato nazionale e internazionale, rilanciandoun prodotto che può tornare ad essere unabandiera della Romagna nel mondo.Hanno partecipato alla presentazione GiordanoZinzani, presidente del Consorzio Vini diRomagna, e lo storico Beppe Sangiorgi, con illibro fresco di stampa “Champagne e Spumantidi Romagna”. Poi Ruenza Santandrea (nella

foto a sinistra), numero uno di Bolè, con ipresidenti Marco Nannetti (Terre Cevico) eCarlo Dalmonte (Caviro).

LA NUOVA denominazione Novebolle sisostanzierà nella revisione del disciplinareRomagna Doc Spumante, con l’obiettivo ditraguardare la viticoltura romagnola,guardando al futuro e dando risposte concretealle nuove generazioni e ai mercati globali.

CAVIROETERRECEVICO I DUE PRODUTTORI COOPERATIVI RILANCIANO LA TRADIZIONEDELLE BOLLICINE

Bolé, dal Trebbiano lo spumante che rappresenta laRomagna

I quattrogioiellidella casa

Rosso rubinobrillante conaromi di fruttirossi, liquiriziae vaniglia,spezie e pepe

Igt ToscanaAlPasso2014

Euro 16

Note di ciliegiae di tabacco,con tanninielegantiche regalanostruttura

Aromi di fruttasecca, vaniglia,peperone ecannella,per un vino benstrutturatoemorbido

Igt ToscanaValdisanti 2014

Vinointernazionaledal colorerubino e dagliaromi intensidi frutti rossi

GTToscanaPicconero2011

Chianti ClassicoGranSelezione2014

Euro 24

Euro 27

Euro 66

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