17$08$13!RASSEGNASTAMPA! · 2018-05-03 · tri, se non ben lavati, restano. Inoltre i prodotti...

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170813 RASSEGNA STAMPA 170813 A MILANO PIACE BIO La Repubblica ed. Milano 170813 ALLA CONQUISTA DELL'EST. MOSCA SPINGE A ORIENTE 100 MILA NUOVI CONTADINI La Stampa 170813 GLI ALLARMI SUL CIBO SONO 850 OGNI ANNO. DEFICIT DI REGOLE UE La Stampa

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Page 1: 17$08$13!RASSEGNASTAMPA! · 2018-05-03 · tri, se non ben lavati, restano. Inoltre i prodotti biologici dura-no di più, restano croccanti e fre-schi più a lungo». E gli svantaggi?

   

17-­‐08-­‐13  RASSEGNA  STAMPA  17-­‐08-­‐13  A  MILANO  PIACE  BIO    La  Repubblica  ed.  Milano    17-­‐08-­‐13  ALLA  CONQUISTA  DELL'EST.  MOSCA  SPINGE  A  ORIENTE  100  MILA  NUOVI  CONTADINI    La  Stampa    17-­‐08-­‐13  GLI  ALLARMI  SUL  CIBO  SONO  850  OGNI  ANNO.  DEFICIT  DI  REGOLE  UE  La  Stampa  

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MILANO CRONACA laRepubblica DOMENICA 13 AGOSTO 2017 V

L’ECCELLENZA

Uno dei settori più rinomati è quello vitivinicolo: il distretto della Franciacorta, con i suoi spumanti, è uno dei più importanti a livello europeo

FEDERICA VENNI

TUTTI pazzi per i mercatini, per i gruppi di acquisto e le cassette consegnate sotto casa. La Lom-

bardia è la prima regione in Italia per il consumo di prodotti biologici.

Lo spiega bene AssoBio, l’associa-zione che riunisce le imprese italia-ne di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici e naturali: ogni 100 euro spesi dai consumatori per acquistare bio, 20 provengono dalle tasche dei lombardi, mentre su 1.400 negozi specializzati, 275 sono nella nostra regione. Ed è Milano ad avere il maggior numero di punti vendita: 96, per la precisione, cioè il 35 per cento di quelli lombardi e il 7 per cento di quelli italiani. «Sebbene

a livello di produzione e di ettari colti-vati ci sono regioni con numeri mol-to più alti — precisa Roberto Pinton, segretario di AssoBio — la Lombar-dia, con il traino di Milano, registra un vero boom di consumi». I canali at-traverso cui si acquista sono diversi: c’è la grande distribuzione con le ca-tene più famose e radicate come Na-turaSì, la francese Bio c’ Bon e Piace-re Terra e ci sono i negozietti singoli.

Ma a spopolare sono soprattutto quelle abitudini di shopping alimen-tare alternativo che stanno prenden-do sempre più piede, soprattutto in città. Perché organizzare un gruppo d’acquisto (ce ne sono più di 200 in tutta la regione su un totale italiano di 850) o farsi portare la cassetta a ca-sa con tutto il menù della settimana — dai fagiolini al formaggio fresco al-la bistecca — è divertente. Così come la spesa alle bancarelle può diventa-re anche l’occasione per una gita fuo-ri porta: i mercatini bio d’Italia sono

220, di cui 52 sparsi per tutta la Lom-bardia. «Ultimamente, anche se an-cora non esiste una vera e propria certificazione — precisa Pinton — stanno prendendo piede anche risto-ranti, bio bar e gelaterie. Complessi-vamente in Italia ci sono 550 esercizi di questo tipo, di cui un centinaio so-no lombardi». Tra le prime regioni in Italia per lavorazione e distribuzione

dei prodotti (insieme a Veneto ed Emilia Romagna), la Lombardia sta crescendo velocemente anche dal punto di vista degli ettari coltivati e del numero di produttori: secondo gli ultimi dati del Ministero delle Poli-tiche agricole, le colture sono cresciu-te in un anno del 25,8 per cento (più della media nazionale che si ferma ad un più 20 per cento), passando

dai 29.511 ettari del 2015 ai 37.127 del 2016. In testa ci sono le coltivazio-ni di cereali (16.595 ettari) seguite dai vigneti (3.214 ettari). Ed è pro-prio il vino biologico una delle eccel-lenze lombarde, con la Franciacorta che si conta tra i più importanti di-stretti vitivinicoli bio d’Europa. Ma ci sono anche gorgonzola, riso, be-vande vegetali, olio di semi e qual-che salume come la bresaola.

Anche gli operatori del settore so-no in aumento (più 16,3 per cento): erano 1.921 nel 2015, sono stati 2.235 nel 2016. Un’eredità di Expo? Probabilmente sì. «La sostenibilità è sempre più una chiave centrale di competitività per il sistema agroali-mentare — spiega il ministro Mauri-zio Martina — e la Lombardia segna

una crescita significativa: penso, ad esempio, alla provincia di Bergamo che conta il maggior numero di azien-de e cooperative agricole che, oltre a operare secondo il metodo biologico, si spendono per la promozione del territorio». È proprio qui, infatti, che a metà ottobre si terrà il prossimo G7agricolo ed è proprio qui che è na-to il primo bio distretto dell’agricol-tura sociale in Italia: 23 aziende e coo-perative che coinvolgono circa 200 lavoratori l’anno tra detenuti, profu-ghi, disabili e altre persone svantag-giate.

«Siamo nati il 12 novembre del 2016 — racconta il vicepresidente del distretto Claudio Bonfanti — sul-la scia di Expo e della responsabilità sociale che si lega all’alimentazione. Facciamo rete e speriamo di cresce-re sempre di più. Il nostro è una for-ma di welfare diverso e ne andiamo molto fieri».

L’INTERVISTA/ BALLARANI HA UNA AZIENDA: “I FRUTTI SONO PIÙ BRUTTI E COSTANO DI PIÙ MA VUOI METTERE LA QUALITÀ... I TERRENI SONO INCONTAMINATI”

“Strappiamo l’erba a mano per un prodotto migliore”

ENRICO Ballarani è un agricoltore biologico. La sua piccola azienda,

La Lodoletta, vive all’interno della riserva naturale di Pian di Spagna, a nord del lago di Como e ai piedi di Valtellina e Valchiavenna. Che cosa pro-duce?«Io coltivo più o meno tutti i ti-

pi di ortaggi, dall’insalata ai fa-giolini, e ho diverse piante da frutta: mele, pere, albicocche, pesche e ciliegie. Sono un picco-lo produttore, ho un ettaro di terra».

Che differenza fa, rispetto ad un’azienda non biologica, un chilo di mele o di carote acqui-stato da lei?«Il primo fattore che ci distin-

gue è il trattamento dei terreni che devono essere certificati da enti appositi: per un minimo di tre anni, cioè, non devono esse-re stati “contaminati” con so-stanze chimiche o fitofarmaci. Il secondo step, poi, riguarda piante e semi che vanno acqui-stati da produttori con il bollino bio. Poi bisogna utilizzare sol-tanto fertilizzanti organici, cioè letame, e non sintetici».

Non è consentito alcun pro-dotto chimico?«Non esattamente, si posso-

no utilizzare alcune sostanze, purché siano ammesse dal pro-tocollo del biologico. Un esem-pio: per arricchire un campo po-vero di potassio si possono utiliz-zare alcuni prodotti che lo con-

tengono, purché siano consenti-ti dalle nostre regole. Un altro accorgimento, meno utilizzato dagli operatori convenzionali, è la rotazione delle colture: un buon agricoltore bio produce un po’ di tutto e dove prima col-tivava finocchi poi pianta le ver-ze e via dicendo. Infine, per com-battere gli insetti, si utilizzano in via prioritaria preparati natu-rali come il macerato di ortica o la cenere della stufa».

Quali sono i vantaggi?«Da una parte il minor inqui-

namento di terreni e acque, dall’altra un prodotto più natu-rale per il consumatore. I pro-dotti — anche quelli chimici con-sentiti — che utilizziamo noi, do-po un tot di tempo scompaiono

dalla buccia della frutta, gli al-tri, se non ben lavati, restano. Inoltre i prodotti biologici dura-no di più, restano croccanti e fre-schi più a lungo».

E gli svantaggi?«Dal punto di vista del consu-

matore, il frutto bio è più brutto da vedere. Dal nostro, i costi di produzione sono un po’ più alti, circa del 30 per cento, soprattut-to per quanto riguarda la mano-dopera. L’erba la strappiamo a mano ad esempio, non utilizzia-mo i diserbanti».

Costano molto di più i prodot-ti bio?«No, per molti prodotti la dif-

ferenza è minima». (federica venni)

LE CIFRE

Il record del distrettodi Bergamo. “Abbiamo sfruttato la scia di Expoe sappiamo fare rete”

La ricerca. La Lombardia è in testa ai consumi trainata dal capoluogo. E c’èun segno importante di incremento anche nei punti vendita e nella produzione

I PRODOTTI

A tavola si portano anche il gorgonzola biologico, la bresaola, il riso e le bevande vegetali, insieme all’oliodi semi

LE ABITUDINI

A Milano va di moda farsi consegnare la cassetta a casa: ogni settimana arrivano prodotti misti di stagione, dalla frutta alla carne

LA RISTORAZIONE

Anche se ancora non esiste una vera certificazione, stanno crescendo sia i ristoranti, che i bar che le gelaterie che servono tutto bio

A Milano piace bio

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministro Martina: crescita significativa, la sostenibilitàè sempre più una chiaveper essere competitivi

Dai formaggi alla verdura fino alla carneil primato nazionale del mangiare sano

©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’alimentazione

I TEMI

Tra il 2015 e il 2016 gli ettari lombardi coltivati in maniera naturale sono cresciuti quasi del 26 per cento. Erano 29.511, sono 37.127

37mila

La Lombardia, da sola, conta il 20 per cento dei consumatori di prodotti biologici di tutta Italia. Su 100 euro spesi in totale, 20 provengono dalle tasche lombarde

20 %

Nella nostra regionei negozi specializzati nella vendita di prodotti biologici sono 275, su 1400 circa sparsi su tuttoil territorio nazionale

275

Fuori dai canali di vendita tradizionali, crescono i gruppi d’acquisto: sono 200 in tutto il territorio regionale e ideali per risparmiare

200

LA RISERVA NATURALE PIAN DI SPAGNA

Enrico Ballarani ha l’azienda Lodoletta a nord del lago di Como. «Tra i vantaggi del bio c’è il minor inquinamento»

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LA STAMPADOMENICA 13 AGOSTO 2017 .Estero .17

GIUSEPPE AGLIASTROMOSCA

La storia

CHRISTELLE LEBRUMAN/BIOSPHOTO

La raccolta del fieno nella neve in Kamchatka, nell’Estremo Oriente della Russia 

Alla conquista dell’EstMosca spinge a Oriente100 mila nuovi contadiniPutin regala terre per far crescere l’economia di nove regioni

È boom di richieste per popolare aree povere e disabitate

Magadan

Okhotsk

Skovorodino

Blagoveshchensk

Okha

Korsakov

Komsomolsk on Amur

Vladivostok

Dalnerechensk

Khabarovsk

- LA

STA

MPA

Il «Far East» russo

AmurOblast

SakhaRepublic

SakhalinOblast

ChukotkaAutonomous

Okrug

KamchatkaKrai

JewishAutonomous

Oblast

MagadanOblast

KhabarovskKrai

PrimorskyKrai

100.000le domande già arrivatecon oltre 26.000 terreniregistrati ai nuovi «proprietari»

Sono disponibili145 milionidi ettaridi terreno

5 anniIl termine entro cui il terreno concesso dallo Stato deve essere sviluppato,con una casa, una fattoriao altri insediamenti,perché diventi di proprietà

2035L’anno in cui finiràil programmaattualeche prevededi raddoppiarela popolazione

6,2milionidi abitanti,circa il 4,2%dell’interapopolazione

Le 9 regioni dell'Estremo Oriente russorappresentano

il 36%del territorio

Mosca

VITALIY ANKOV/RIA NOVOSTI

Nelle regioni del Far East, che il Cremlino vuole arricchire, il sogno di molti è di coltivare la terra per aprireun’azienda agricola 

In Russia è iniziata la corsaal Far East. Vladimir Putinha deciso di concedere gra-

tuitamente a ogni cittadinoche ne faccia richiesta fino aun ettaro di terra nelle scarsa-mente popolate regioni del-l’estremo Oriente russo. A pat-to che lo faccia fruttare, e con ildivieto di venderlo o affittarloper i primi cinque anni. A circaun anno dal suo lancio, nel giu-gno del 2016, l’iniziativa perpopolare l’Est sta registrandoun discreto successo, almenoin termini numerici: le doman-de avanzate sono state finoraquasi 100.000 e 26.650 lotti so-no già stati assegnati ai nuovi«pionieri».

Gli scopi del progetto sonodiversi: si va dallo sviluppo del-l’agricoltura e del turismo alrafforzamento delle relazionieconomiche con la Cina, dal fa-re della Russia una potenza

che sia davvero un gigante eu-roasiatico alla modernizzazio-ne di zone remote affinché possano attrarre investimenti.Ma per fare tutto ciò il Cremli-no sa bene che è indispensabi-le aumentare il numero dei russi che vivono nelle regioni più lontane da Mosca. Ed èproprio questo l’obiettivo prin-cipale del programma.

Il piano interessa la Jacuzia,la penisola della Kamchatka, la Chukotka, il Primorskij Kraj, l’oblast di Khabarovsk, la regio-ne dell’Amur e quella di Maga-dan, l’isola di Sakhalin e la Re-gione autonoma ebraica. Un territorio immenso, che rap-presenta oltre un terzo dell’in-tera Russia. Ma dove vivono meno di 6,2 milioni di persone, ovvero appena il 4,2% della po-polazione del Paese più vasto del mondo. Pochissimo. Soprat-tutto se si pensa che la sola pro-vincia cinese di Heilongjiang, al confine con la Russia, conta 38 milioni di abitanti. Per questo alministero per lo Sviluppo del-l’estremo Oriente è stato asse-gnato un compito alquanto im-pegnativo: far crescere la popo-lazione di queste terre fino a 7 milioni di persone entro il 2030.Anche se qualcuno più ottimi-sta, come il vice ministro Artur Niyazmetov, pensa che per quella data si possa arrivare a 8,5 milioni di abitanti.

È decisamente presto percapire se Putin raggiungerà omeno il traguardo che si è pre-fissato. Per riuscirci, i mediadicevano che avesse reclutatoSteven Seagal. L’attore hol-lywoodiano, che non ha mainascosto le sue simpatie perlo «zar», sarebbe dovuto esse-re il protagonista di un realitytv su come ottenere e sfrutta-re un ettaro di terra elargitodal governo. Vi doveva co-struire un complesso sporti-vo, stando ai produttori delprogramma. Ma poi il diretto

interessato ha smentito tutto.Probabilmente al Cremlino

dovranno inventarsi qualche al-tra operazione di marketing.Quasi l’80% delle domande arri-va infatti da chi già vive nel-l’estremo Oriente russo: una quota abbastanza alta, ma fino afebbraio solo i residenti delle zo-ne dell’Est del Paese potevano chiedere l’assegnazione del ter-reno. Dalle altre regioni dellaRussia sono comunque arrivate22.000 richieste: in testa ci sonoMosca con 3.000 e San Pietro-burgo con un migliaio. Dalla cit-tà sulla Neva arriva per esempioYuri Bogaev, un cosacco che ha

messo su un gruppo di 120 «colo-ni» nel Primorskij Kraj. «Lavo-rerò la terra, coltiverò pianta-gioni diverse, costruirò edifici»,ci racconta fiducioso al telefono.

Costruire il proprio futuro inRussia orientale non è però cosìsemplice. Chi vuole trasferirsi lìoggi rischia di veder naufraga-re i suoi sogni perché l’appezza-mento che ha scelto con la pro-cedura automatizzata su Inter-net è acquitrinoso o troppo iso-lato. E inoltre chi vuole metteresu case o alberghi non può farlose mancano le infrastrutture dibase: strade, acquedotti, fogna-ture, linee elettriche.

Nonostante la difficile situa-zione demografica odierna, Mo-sca non ha comunque alcuna in-tenzione di regalare un solo et-taro del proprio territorio a chinon è cittadino russo. Gli stra-nieri che vorranno, dovranno prendere in affitto i terreni, co-me fanno da tempo e con suc-cesso gli imprenditori asiatici,soprattutto cinesi, che dalCremlino affittano circa 600mila ettari di terra.

Mosca e Pechino sembranosempre più in sintonia in politi-ca internazionale e sempre piùdesiderose di stringere accordireciprocamente vantaggiosi.

Gli interessi comuni passanodalla Nuova Via della Seta pro-mossa dalla Cina, dall’Unioneeconomica euroasiatica a tra-zione russa e dal gasdotto «For-za della Siberia», che dovrebbepresto portare in Cina 38 miliar-di di metri cubi di metano l’an-no. Niente di strano dunque sealcuni analisti vedono nel pro-getto per lo sviluppo delle regio-ni orientali anche una strategiadi Mosca per sganciarsi dall’Eu-ropa - con cui i rapporti si sonodecisamente incrinati con la cri-si ucraina - e avvicinarsi ancoradi più a Pechino.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

nLa Russia non è nuova a questi pro­getti per tentare di popolare i territori più arretrati, desolati e disabitati. Nel 1906,  con  la  riforma  agraria  di  Pëtr Stolypin sulla distribuzione delle terre, migliaia di ettari dello Stato furono as­segnati ai contadini, ma solo attraversoun pagamento. In questo modo i conta­dini poveri peggiorarono ulteriormen­te le loro condizioni di vita perché non potevano più accedere alle terre comu­ni, per  il pascolo,  la  legna,  la caccia, l’agricoltura. Si creò così una divisione tra contadini poveri e benestanti, o me­di proprietari (kulaki), che furono per questo, poi, perseguiti da Stalin e di­ventarono nemici dello Stato. Con la ri­forma agraria di  inizio secolo scorso, 130 mila persone si trasferirono nella Russia orientale e in Siberia. 

Già nel 1906Con la riforma agraria di Stolypin

i contadini abitarono la Siberia

Con la CinaL’intenzione 

di Putinè di rafforzare 

i legamicon Pechino, 

anchepopolando

e potenzian­do economi­

camentei territori più 

vicini alla Cina

80per cento

delledomande 

arriva da chi vive già nelle 

regioniorientali. Fino 

a febbraioil programma 

era aperto solo ai

residenti dell’Est del Paese. Per i 

prossimi mesi si attendono 

molterichieste da 

tutta la Russia 

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2 .Primo Piano .LA STAMPADOMENICA 13 AGOSTO 2017

- LA STAMPA

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Numero di segnalazioni per Paese

ITALIA

Germania

Regno Unito

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1.000Allarme

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

Rispostead allarme

2012 2013 2014 2015 2016 2012 2013 2014 2015 2016

523584

725748

821

2.312

2.376

3.280

4.028

4.666

Alimentisegnalati

La top tendelle segnalazioni

Frutta e verdura

Polvere di carne

Noci e semi

Molluschi

Latte e derivati

Confezioni

Pesce e derivati

Carnee sottoprodottiCerealie panetteria

Prodotti dieteticie integratori

Residui di pesticidi

Aflatossine

Mercurio

Aflatossine

Aflatossine

Salmonella

Aflatossine

Aflatossine

Aflatossine

Aflatossine

Turchia

Turchia

Spagna

Iran

Cina

India

Stati Uniti

Turchia

Egitto

India

FRUTTA E VERDURA

NOCI E SEMI

PESCE E DERIVATI

NOCI E SEMI

NOCI E SEMI

FRUTTA E VERDURA

NOCI E SEMI

FRUTTA E VERDURA

NOCI E SEMI

ERBE E SPEZIE

100988375747047423927

77686256494645403232

Notifiche

L'Italiaè il primoPaese per

segnalazioni

Gli allarmi sul cibosono 850 ogni annoDeficit di regole UeNel nostro Paese standard alti di verifichema in Europa poche certezze sulla tracciabilità

Oggi sono le uova al fipronil,ma ieri erano i pesticidi nellafrutta e verdura arrivate dallaTurchia, le aflatossine nellenoci e semi dell’Iran, il mercu-rio nel pesce proveniente dal-la Spagna. Nel 2016 sono state2.993 le segnalazioni inviate alsistema di allerta rapido perla sicurezza alimentare euro-peo Rasff. E di queste 847 era-no classificate come allarmi,ovvero i casi più pericolosi,quelli in cui il rischio per la sa-lute umana e degli animali èalto ed è necessario un imme-diato intervento da parte dei34 soggetti che fanno partedella rete Rasff (32 stati piùl’Ue e l’associazione per il libe-ro scambio Efta).

Il sistema è sicuro? Ci pro-tegge abbastanza? Quanti diquegli alimenti sono arrivatisulle nostre tavole? Domandelegittime, in questo periodo. Eppure, gli ultimi dati dellaRasff sembrano confortanti.Gli allarmi sono andati cre-scendo mentre le segnalazioniminori sono in diminuzione,segno che gli Stati si stannoconcentrando sui casi più gra-vi e agiscono di conseguenza.Quando parte un’allerta, laCommissione europea la valu-ta e la rilancia. Un secondo si-stema di monitoraggio verificai cosiddetti follow-up, le rispo-ste da parte degli altri Stati.Questi sono passati da 2.312 a4.666 tra il 2012 e il 2015, segnoche le maglie della rete sonosempre più fitte.

Eppure, si può fare meglio. Igiornali belgi ieri pubblicava-no una notizia importante: ilConsiglio superiore della sani-tà belga, l’estate scorsa, avevagià avvertito l’Agenzia per lasicurezza alimentare della tos-sicità del Fipronil. Ma l’agen-zia non avrebbe organizzato controlli sistematici per rin-

tracciare la presenza dell’in-setticida nella catena alimen-tare. Ci sono voluti mesi primache l’allarme arrivasse alla Ra-sff e mentre le uova contami-nate già erano finite su quindi-ci mercati europei, Olanda eBelgio hanno iniziato a rimpal-larsi le responsabilità.

«Il sistema di allerta rapidoè uno strumento che funzionaottimamente - avverte SergioVeroli, vicepresidente di Fe-derconsumatori con esperien-za nella sicurezza alimentare -ma prevede regole uniformitra gli Stati e ci sono almenodue buchi legislativi enormi che hanno consentito lo scan-dalo delle uova al fipronil». Pri-

mo: non in tutti i Paesi esiste latracciabilità dei prodotti comeavviene in Italia per le uova (icodici stampati sul guscio for-niscono tutte le informazioni).Secondo: non esiste ancorauna legislazione che prevedala tracciabilità dei prodotti dibase con cui poi vengono con-fezionati alimenti più comples-si, pensiamo per esempio alleuova nelle torte.

«È una battaglia che l’Italiae gli altri Paesi del Mediterra-neo combattono da anni tro-vando però l’opposizione delNord Europa - spiega Veroli -Purtroppo ancora non riuscia-mo a vincerla».

Il nostro Paese è da sempre

al primo posto per numero disegnalazioni, segno di massi-ma attenzione. Nel 2016 ne ab-biamo inoltrate 417 quando al-tri Paesi come il Portogallo sisono fermati a 33. Anche Ger-mania (369), Regno Unito(349) e Francia (194) viaggianosu grandi numeri, mentre i dueStati nel mirino per le uova al-l’insetticida, Belgio e Olanda,sono ferme a 129 e 287.

Il sistema è allenato. In que-sti anni ha dovuto affrontarecrisi come quelle del vino almetanolo in Italia (1986), dellamucca pazza (1995), dei pollialla diossina in Belgio (1999),della polvere di latte cinesecontaminata (2008). Ma sono

superati i tempi del fax o del te-lex, oggi tutti i membri sonoparte di un sistema online co-stantemente collegato e opera-tivo 24 ore su 24, sette giornisu sette.

Tuttavia la globalizzazionee l’industria alimentare digrandi dimensioni continua amettere sotto pressione il si-stema. Frutta e verdura, pe-sce, integratori alimentari,carni, cereali e semi sono leproduzioni più fragili, soprat-tutto a causa dell’arrivo di pro-dotti asiatici. E all’orizzonte siprofilano accordi internazio-nali di libero scambio come ilCeta con il Canada e il Ttip congli Stati Uniti che pongono

RAPHAËL ZANOTTITORINO

«Accetterei visite asorpresa anche tut-ti i giorni. Sono il

primo a chiedere controlli rigo-rosi. Dimostrare che la nostracarne è sicura, garantita e trac-ciabile al 100% è motivo di orgo-glio e ripaga dei tanti sacrifici. Ilproblema è che le regole italia-ne andrebbero applicate anchealla carne che arriva dall’este-ro. Ma al confine passa qualun-que cosa. A rimetterci, sonosempre gli onesti». FedericoSerra, 57 anni, allevatore da tregenerazioni, passeggia tra i boxdella sua stalla di bovini dellarazza Piemontese nell’anticacascina di famiglia, a TettoBianco di Caraglio. Il Cuneese è

“Dalla nascita del vitellino al macellaionoi dobbiamo certificare tutto”

Viaggio nel Cuneese, dove la razza Piemontese è un orgogliola patria di questa carne, moltoapprezzata dai consumatori econtesa dai migliori ristorantidel mondo: 160 mila capi all’an-no degli oltre 270 mila italiani,nascono nella Granda. L’azien-da di Serra ne ha 150, e quasitutti finiscono sui banchi dellamacelleria di famiglia. Una filie-ra corta, a circuito chiuso e checomincia alla nascita del vitelli-no. «Da quando mette il muset-to fuori dalla pancia della mam-ma, la sua vita è documentatain ogni passaggio - dice Federi-co -. Si applica la marca aurico-lare con il codice identificativoall’orecchio. Un veterinario del-l’Asl e un funzionario dell’Apa(associazione provinciale alle-

vatori, ndr) verificano che siasano, ed entra nel libro genealo-gico della razza Piemontese».

Dopo quattro mesi di alimen-tazione a base di latte materno,lo svezzamento: mais, fieno, so-ia, crusca, anche mangime.«Mais e fieno li produciamo noiper l’insilato e sono soggetti acontrolli di qualità - proseguel’allevatore -. Sui prodotti ac-quistati all’esterno dobbiamoconservare un campione e met-terlo a disposizione dell’Asl inqualsiasi momento».

E se un animale si ammala?«Il veterinario lo visita e scrivela ricetta, che va portata in unadelle farmacie veterinarie. Si compilano tre copie: una perl’azienda, una per la farmacia ela terza per il veterinario. Il trat-tamento risulta nel registroaziendale, è documentato dalprimo all’ultimo giorno di cura».

Può accadere che un vitello-ne da carne accusi problemi disalute a pochi giorni dalla ma-cellazione. «Che va rinviata,perché si devono rispettare i

MATTEO BORGETTOCARAGLIO (CUNEO)

Reportage

Federico Serra, allevatore da 3 generazioni nella sua stalla a Tetto Bianco di Caraglio 

3euro al kg

L’accusa dell’alleva­tore della 

Granda: «Dalle fron­tiere passa­no camion di carne da 

3 euro al kg venduta 

come italia­na a 20 euro 

al kg»

2993notifiche

Nel 2016 sono arrivatequasi tremila notifiche

al sistema di allarme rapido

847allerte

L’allerta è la notificapiù grave, quella per 

prodotti già sul mercato

15,6per cento

L’Italia è il primo Paeseper segnalazioni: il 15,6%

tra il 2012 e il 2015

77segnalazioniPer pesticidi in fruttae verdura provenienti

dalla Turchia

FRANCESCO DOGLIO

n Il sistema italiano reagisce alle notizie provenienti da Bruxelles. Venerdì tre lotti di prodotti derivati da uo­va provenienti da Germania, Belgio e Olanda sono stati sottoposti a fermo cautelativo in via precauzionale inEmilia Romagna. Si tratta di un lotto a Bologna e di duea Parma. Nessuna segnalazione è invece arrivata dalla Lombardia. «Ai consumatori mi sento di dire che man­giando le uova italiane non ci sono rischi per la salute ­ha detto ieri Giuseppe Ruocco, direttore generale della sicurezza alimentare del ministero della Salute ­ Per quanto riguarda i prodotti derivati, fermo restando che abbiamo iniziato a fare campionamenti pilota indipen­dentemente dalle segna­lazioni,  una  dieta  variapuò  essere  un’ulterioreprecauzione».

Primi interventiSottoposti a fermo tre lotti

di prodotti derivati in Emilia Romagna

DistruzioneDopo l’esplosione

dello scandalo delle uova al fipronil, in Olan­

da si distruggonole uova contaminate

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