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moriremo segnati da un’esperienza di sof-ferenza. Queste pagine ci possono aiutaread esprimere la nostra fiducia in Dio quan-do è così difficile trovare delle parole peresprimerla! Ci danno la certezza di nonessere soli nel momento della croce, ma c’èsempre Gesù accanto a noi! E accanto aGesù ci sono tutti coloro che prima di noihanno sperimentato il dolore senza soc-combere alla tentazione della disperazionee del rifiuto di Dio!

Fra Gianni PioliMinistro Provinciale OFMCap.

ISBN 9 7 8 - 8 8 - 8 4 0 4 - 0 0 9 - 1

8245

Cop."Signore l'amico.."211107 21-05-2010 14:51 Pagina 1

Collana: IL FIGLIO

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Testi: a cura di Padre Adriano da Cingoli, Cappuccino

© Editrice Shalom 10.07.2005 Santa Veronica Giuliani

ISBN 9 7 8 8 8 8 4 0 0 0 9 1

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INDICE

Prefazione .......................................................................... 7A te, che sei malato .......................................................... 9Perché la sofferenza? ...................................................... 11Preghiera per tutti gli uomini che soffrono ...................... 15Assidui nella preghiera .................................................... 16La preghiera .................................................................... 17Ciò che conta .................................................................. 18Grandezza del silenzio .................................................... 20

PREGHIERE ................................................................ 23Preghiere del mattino ................................................ 24Preghiere di ogni giorno............................................ 29Preghiere della sera .................................................. 32

PREGHIERE VARIE .................................................... 39

PREGHIERE DEL MALATO .................................... 105Il santo Rosario........................................................ 162Litanie Lauretane .................................................... 197Via Crucis francescana .......................................... 200Via Crucis di Mons. Tonino Bello .......................... 223

PREGHIERE DEL CADINALANGELO COMASTRI .. 249

PREGHIERE FRANCESCANE ................................ 259

I SACRAMENTI “CON” E “PER” I MALATI ...... 277L’Eucaristia .............................................................. 278La Riconciliazione .................................................. 287L’Unzione dei malati ................................................ 297Santa Messa per i malati .......................................... 310

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TESTIMONIANZE ...................................................... 333San Camillo de Lellis .............................................. 334La speranza di Michele .......................................... 341Benedetta Bianchi Porro ........................................ 351San Pio da Pietrelcina ............................................ 354Beata Madre Teresa di Calcutta ............................ 358Elisabetta Pradarelli................................................ 362Cristiana .................................................................. 372

LA PAROLA DELLA CHIESA .................................. 377Messaggio del Concilio Vaticano II ...................... 378Salvifici Doloris ...................................................... 380Discorsi di Giovanni Paolo II ................................ 385Messaggio di Benedetto XVI ................................ 391Mons. Tonino Bello ................................................ 394

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PREFAZIONE

Una delle esperienze che tutti noi facciamo, ma che non vor-remmo mai fare, e che probabilmente ci accompagnerà per tutta lavita, è quella del limite: limite fisico, psico-affettivo e spirituale.Siamo nati soffrendo e facendo soffrire e… moriremo segnati daun’esperienza di sofferenza.

Tante volte abbiamo visto persone che soffrono e abbiamo sof-ferto della loro sofferenza!

La nostra società sta facendo di tutto per eliminare l’esperien-za del dolore e fa di tutto, nella formazione, perché i figli non ven-gano a contatto con tale realtà. In questo modo certamente non lisi aiuta a saper affrontare e vivere il limite: ci si illude solo di esor-cizzarlo.

Quando ci troviamo a confrontarci con tale realtà, vorremmoavere accanto a noi qualche persona, un amico, un fratello, che ciaiutino a non essere soli, ad avere la speranza che il dolore pas-serà presto… E’ più facile accettare e vivere la croce quando…non siamo soli!

La sofferenza, soprattutto quando è unita alla solitudine, mettein crisi anche la nostra fiducia in Dio, che… potrebbe interveniresecondo noi, ma non interviene e non ci toglie quel fardello insop-portabile che rende meno bella la nostra vita.

Ma non sempre e non a tutti, per grazia di Dio, la sofferenza hatolto la fede!

Ci sono state e ci sono, nella storia, persone che sono statecapaci di crescere attraverso l’esperienza della croce.

Il confratello cappuccino p. Adriano Scalini, che ha fatto espe-rienza di croce all’interno della sua famiglia e che è vissuto tantianni accanto ai malati, ci offre una raccolta di preghiere per aiu-tarci nei momenti di dolore.

Queste preghiere sono l’espressione più evidente che è possibi-le vivere la sofferenza in un modo diverso, con fiducia, speranza eabbandono nelle mani di un Altro. Un Altro che si è incarnato, si èfatto uomo, per accogliere tutto il limite dell’uomo, anche la croce!Un Dio che incarnandosi in Gesù ci ha fatto comprendere come sia

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possibile vivere la croce senza perdere la fiducia in Dio, come siapossibile essere crocifissi senza imprecare contro chi ci ha croci-fisso, come sia possibile trasformare un male in bene, come siapossibile avere pazienza ed attendere con speranza la salvezza.

Chi ha scritto queste preghiere ha vissuto il dolore alla manie-ra e con la forza di Gesù! Quello che Lui ha fatto è possibile rivi-verlo oggi nella forza dello Spirito che ci è stato donato nel batte-simo!

Queste pagine che ci vengono consegnate ci possono aiutaread esprimere la nostra fiducia in Dio quando è così difficile trova-re delle parole per esprimerla! Ci danno la certezza di non esseresoli nel momento della croce, ma c’è sempre Gesù accanto a noi!E accanto a Gesù ci sono tutti coloro che prima di noi hanno spe-rimentato il dolore senza soccombere alla tentazione della dispe-razione e del rifiuto di Dio!

Che tu possa accogliere queste pagine con la stessa fiducia,amore e passione con cui p. Adriano te le ha preparate!

Fra Gianni PioliMinistro Provinciale OFMCap.

Ancona, 8 giugno 2005memoria di Fra Nicola da Gesturi

cappuccino, amico e consolatore dei poveri

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A TE, CHE SEI MALATO

Carissimo/a,busso alla tua porta. Vengo a trovarti dove sei, a casa, in ospe-

dale, in clinica, al ricovero. Spero che la visita possa essere gradi-ta. Ho avuto tante visite anch’io durante la malattia. Tutte eranoun dono, una consolazione. Mi viene spontaneo ricordare quelloche Marta e Maria mandano a dire a Gesù: “Quello che tu ami stamale”. Neppure dicono il nome, basta così, tanta era la certezzadell’amore. Desidero fermarmi un po’con te. Darti la mano. Guar-darti con affetto e amicizia. Ascoltarti con rispetto e confidenza.

Sicuramente hai molte cose da dire, anche se a volte è un biso-gno di silenzio. Anch’esso, nel dolore, è parola, condivisione ecomunicazione del cuore. Provo però a dire al Signore: “Signore,chi sta male è tuo amico, una persona alla quale tu vuoi bene”.

Mi permetto di dirla anche a te questa parola. Lo so bene:quando si sta male vengono tanti dubbi e tante paure. Nasconotanti perché? Subentra la sfiducia sulla vita che improvvisamentesvela la sua debolezza e provvisorietà. Viene da dubitare anche diDio, della Sua paternità e Provvidenza. Scoppia anche la ribellio-ne e la rabbia: Perché a me? Ma cosa ho fatto di male? Anzi, contutto il bene che ho sempre cercato di fare e le preghiere che hodetto, perché?

Non stupiscono queste cose. La malattia è un tempo di difficileprova. Ha sempre la sua durezza e la sua fatica. Sradica dalla nor-malità e fa entrare in un cammino d’incertezza e di bisogno. Tantopiù quando comporta il ricovero in ospedale e tutto pare interrom-persi e fermarsi penosamente.

Con semplicità oso dire: coraggio! Accettare le visite, le dia-gnosi, le cure con pazienza e fiducia.

Ogni terapia ha bisogno anche di noi, evitando avvilimenti ocercando magari, come qualche volta avviene, soluzioni magiche esuperstiziose, che peggiorano più che offrire un aiuto.

Hai certamente persone che ti sono vicine e condividono lepreoccupazioni e le speranze: sii riconoscente con loro. Per quan-to puoi aiutale anche tu con la tua serenità.

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Ti ricordo che anche Dio ti è vicino. Ti vuol bene, anche per-mettendo questo momento di sofferenza. Ti pensa e ti ama, non tiabbandona. Invocalo con confidenza.

Nella vicinanza di molti senti anche la sua presenza.Confido che tu possa fare esperienza di una grande verità: che

la sofferenza sa “sprigionare” amore, attorno a te, ma anche daparte tua.

Puoi aprirti a Dio, che è Padre, ritrovando le preghiere abitua-li, ma che adesso sembrano ancora più intense e vere, che vengonoda dentro.

Puoi aprirti anche a quelli di casa e a quanti offrono servizi ecure e testimoniano amicizia.

Anche da questa esperienza puoi uscirne più ricco umanamen-te. Certi valori come l’umiltà, la povertà, il senso di fiducia, di for-tezza, di abbandono, di riconoscenza, s’imparano anche attraver-so questa difficile strada. Aspetta la guarigione con speranza, lottaper la salute senza mollare, ma intanto non perdere questo miste-rioso tempo: è anch’esso stagione di vita e ha sapore di dono: lemani sono vuote. Da piccolo, la mamma sicuramente ti ha inse-gnato l’Ave Maria e l’Angelo Custode. È consolante credere che laMadre di Gesù è vicina e carezza il volto, prende per mano.

È certezza riconoscere che l’angelo da buon amico è vicino eveglia.

Dà sollievo pensare, infine, che veglia accanto a te anche sanGiuseppe, così benedetto per aver avuto accanto a sé Maria eGesù sino alla fine della vita.

Con questa bella notizia ti saluto e con affetto ti benedico nelnome del Signore.

� U. D. Bianchi

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PERCHÉ LA SOFFERENZA?

È un discorso difficile quello della sofferenza,della malattia e della morte.Chi sta bene, non ci pensa; chi sta male, non ci vuol pensare, e spera in ogni caso di cavarsela.

Tuttavia è un discorso necessario, perché la sofferenza,la malattia e la morte fanno parte della nostra vita,come la nascita, la famiglia, il pane...

E come l’uomo ha diritto di sapere perché è venutoal mondo, che ci sta a fare, qual è il suo destinoquello prossimo e anche quello ultimo;così deve sapere perché lavora, perché soffre,perché si ammala, perché muore.

Possiamo tentare una spiegazione.

Tutto ciò che sta nel mondo ha vita, è in continua evoluzione:non c’è nulla di definitivo,tutto è provvisorio.

Ogni cosa nasce, cresce, si trasforma, si esauriscee viene eliminata secondo leggi in gran parteancora sconosciute.

Tutto ciò, chi l’attribuisce al caso o a forze ciechee spietate, chi a una mano invisibile che guida lavita secondo un ordine meraviglioso e tiene contodi ogni creatura con infinita bontà: Dio.

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Anche l’uomo partecipa a questo universaleprocesso di evoluzione, perché anche lui è parte diquesto mondo materiale, è composto degli stessielementi dei quali è composta la terra su cui vive.

Il nostro corpo, perciò, si sviluppa, si trasforma,si logora, invecchia giorno dopo giorno, senza che nessuno possa prevedere quando e comeavrà esaurito la sua funzione e toccherà a lui essere eliminato.

Ad aggravare questa nostra situazione si aggiungonole imprudenze, i vizi, le condizioni precariedi vita creata dalla società...

Quale atteggiamento assumeredi fronte a questa inesorabile realtà?

Lungo i secoli la saggezza umana ha tentato lerisposte più impensate, senza offrire alcun rimedio.

Solo “dall’alto” è possibile avere una rispostarivelatrice e il coraggio per accettarla.Guarda il Crocifisso della tua stanza.

Alla domanda angosciosa dell’umanità che chiede“perché la sofferenza, perché la morte?” Dio nonrisponde, ma si fa uomo in Cristo, soffre, muore,e poi risorge, offrendoci così un esempio e unmodello: come Cristo, così ogni uomo.

Ma a condizione che l’uomo accetti il rischio diCristo, il quale non gli offre altra grazia che sé

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stesso: “Chi vuol essere mio discepolo, prendaogni giorno la sua croce e mi segua”. Con lui, la speranza di un approdo; senza di lui, la disperazione.Da allora, chi crede in Cristo accoglie la sofferenzae la morte come un passaggio obbligato per giungere alla vita, alla risurrezione.

Il cristiano “accoglie la sofferenza”, ma nonl’accetta passivamente e senza reazione, quasifosse fatalità, o con rassegnazione come se fossevolontà di Dio.

Dio è Padre che ama, che vuole la vita, la felicitàdella sua creatura.Ce lo garantisce anche la “beata speranza” del paradiso,verso la quale è diretto il cammino di ogni uomo.

Perciò, è dovere del cristiano lottare contro lasofferenza e la morte con tutti i mezzi che lascienza e le sue possibilità gli offrono.Ma, è anche dovere del cristiano ricordare che il tempo della sofferenza è tempo della sua vita,tempo prezioso, dono di Dio come tutta la vita, occa-sione da valorizzare al massimo in unione con Cristo, che nella passione e morte operò la salvezza dell’umanità.

E quando, stremato dalla lotta, cade vinto, egli sache, al di là della morte, c’è ancora la vita.È anche questa la promessa di Cristo al suo discepolo:“Io sono la risurrezione e la vita... Chi crede in me ha la vita eterna

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e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.Tutto più chiaro, allora, alla luce della fede.La vita presente è un cammino sofferto alla ricerca di Dio, la morte è l’incontro con lui, l’eternità è l’estasi di un possesso senza fine.

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PREGHIERA PER TUTTI GLIUOMINI CHE SOFFRONO

Signore,tu conosci tutti i tuoi figli,li ami e vivi con loro.Ti pregoper i malati che sono amati e curati,ma soprattuttoper quelli che sono soli e abbandonati;per tutti i morentiche oggi ritorneranno a te,per i bimbi che entrano nella vitae sono respinti,per gli anziani emarginati nei ricoveri,per gli sposi che non si amano più;per tutte le vittime della violenza,per gli oppressi, i poveri, i baraccati,per quelli che hanno fame di pane,per i molti di più che hanno fame d’amore;per i disoccupati,per i disperatiche si danno al vizio, alla droga.Ti prego, o Signore,rendimi capace di amare tutti,affinché più nessuno si senta soloperché senza amore... come ami tu, Signore.

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