1.6 Il genere cinematografico come modello di rappresentazione sociale e culturale

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1.6 Il genere cinematografico come modello di rappresentazione sociale e culturale MIUR e ANEC-AGIScuola Massimo Locatelli

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Il genere cinematografico come modello di rappresentazione

sociale e culturale

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La teoria critica

Negli anni Quaranta alcuni sociologi emigrati negli USA (Theodor Adorno, Max Horckheimer) studiano l'influenza dei media nei processi di legittimazione del potere politico (“industria culturale”).

Il cinema hollywoodiano sembra a molti un modello negativo di adesione – anche se vi si riconoscono temi e figure contradditori (la dialettica diventa estrema negli anni del cosiddetto maccartismo)

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I Cultural Studies

A partire dagli anni Sessanta la scuola di Birmingham (CCCS) spinge a ridefinire i modelli di costruzione dell'opinione pubblica attraverso i media.

Si riafferisce un ruolo attivo (di decodifica) al fruitore, che - anche se non appartenente alla classe “egemone o dominante”-, può proporre letture alternative anche condivise (subculture/controculture)

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I Cultural Studies

Gli studiosi “culturalisti” (che hanno il CCCS come riferimento) assumono, insieme a strumenti concettuali marxisti, le categorie analitiche della semiotica strutturale.

La loro idea di soggettività è però legata a contingenze storiche (dapprima di classe/ceto, poi successivamente di genere/gender, razza/etnia, infine di consumo/stile di vita) e non più “costruita” passivamente da un “dispositivo”.

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I Cultural Studies

L'approccio culturalista o culturologico permette di porre nuove domande al prodotto mediale.

Il noir può essere interrogato sulla sua capacità di mettere in dubbio il sistema di valori che regge il cinema hollywoodiano (come forma controculturale: logica del low budget, negazione dell'happy ending, tematizzazione e rappresentazione esplicita di traumi, violenze, sessualità)

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I Cultural Studies

Il noir sembra rappresentare in particolare la crisi del soggetto (maschile) di fronte alla modernità:

Sottolinea i modi di rappresentazione soggettiva

Sottolinea i deficit percettivi (stile visivo teso al nascondimento, narrazione poco lineare a volte incongruente, narcotici/sonno/mancamenti/incubi, dissolvenze e fuori fuoco)

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I Cultural Studies

Negli anni Novanta, l'idea di modelli controculturali viene a indebolirsi; anche il noir viene riletto come luogo di contraddizioni (tra serie A e B-movies, ecc.).

Gli studiosi delle rappresentazioni razziali notano come l'universo noir sia tipicamente WASP con stereotipi di cattivi italo- o latinoamericani e praticamente nessun afro-americano.

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I Feminist Film Studies

L'approccio culturalista, multidisciplinare e ormai meno ideologico, viene nel frattempo assunto dalle studiose di area femminista, che superano così a loro volta modelli strutturali più rigidi e intransigenti.

La rappresentazione della donna nel noir diviene un caso di studio centrale, che si gioca sull'asse passività/attività: come dobbiamo giudicare il ruolo della dark lady?

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La questione del reale

All’interno dei dibattiti critici e culturalisti, la questione del rapporto tra rappresentazione e realtà è sempre stata naturalmente centrale.

Il noir offre un perfetto caso di studio: percepito come luogo per eccellenza di stilizzazione, nella sua storia produttiva è stato al contempo spesso sottoposto a spinte verso un maggiore effetto di realtà.

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Il realismo

1941-1942: paure belliche “reali” (psicosi

dell’aggressione gialla)esperienza dell’oscuramento

esperienza della metropoli (L.A.)tradizione del “social problem film”

(I Am a Fugitive From a Chain Gang, 1932, Warner bros., regia Melvyn LeRoy, con Paul

Muni)

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Il realismo

1945: esperienza del cine-giornalismoritorno ai temi di cronacaimpatto del neorealismo italiano

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Il realismo

s’inseriscono temi legati alla cronaca: mafia, corruzione, gioco d’azzardo

e modalità di racconto moralizzanti e veridittive:oggettive, luce naturale in esterni, narrazione onnisciente

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Il realismo

lo studio che cerca di far coincidere la tradizione del “social problem film” con il thriller psicologico è la Universal, con il produttore Mark Hellinger (ex-Warner).The Killers, 1946, Robert SiodmakNaked City, 1948, Jules DassinCriss-Cross, 1949, Robert Siodmak

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Il realismo

seguono 20th Century Fox:The House on 92nd Street, 1945, Henry Hathaway e in particolare MGM:Force of Evil, 1948, Abraham PolonskyThe Asphalt Jungle, 1950, John Huston

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Il realismo

la sentenza antitrust del 1946-1948 che spezza il controllo verticale degli studios apre spazi per produttori indipendenti che si inseriscono in questa linea (un noir impegnato).Un tentativo esemplare è quello di Lang, anche se poco fortunato.Ritorna infatti a Columbia perThe Big Heat, 1952

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Il realismo

1951-1952viene istituita una commissione speciale per indagare sulle scommesse clandestine, la Commissione Kefauver.Il senatore Kefauver stesso compare in serie tv e in The Captive City, 1952, Robert Wise per Aspen prod.

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Il maccartismo

E’ un periodo controverso, in cui la parte politica al potere vuole un controllo totale sull’informazione e sullo spettacolo. Il noir viene pian piano percepito come espressione di crisi e paranoia indotta dallo stesso maccartismo.1947 lista dei Dieci di Hollywood1950 discorso di MacCarthy a Wheeling1954 fine politica di MacCarthy

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Il noir come culto

Dopo la rivoluzione tecnologica del 1953 (cinemascope-stereofonia-technicolor) il noir viene abbandonato dai grandi produttori. Anche il pubblico è cambiato, i giovani cercano storie ed eroi loro più affini.A metà anni ’50 si traduce un saggio francese (di R. Borde ed E. Chaumeton) e si importa negli USA il termine noir: che diventerà sinonimo di sperimentazione, stile e rappresentazione di crisi e paure individuali e collettive.

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