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16-07-2018 Media Monitoring per Rassegna stampa del 14-07-2018

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16-07-2018

Media Monitoring per

Rassegna stampa del 14-07-2018

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Sanità Salerno e provincia 1 .............................................................................................................. «Il registro tumori è fermo a 7 anni fa» 1 ................................................................................. Battaglie, agitazioni sindacali e quel dribbling a Consip 3 .................................................... Pulizie, bocciato il mega appalto dell'Asl 5 ..............................................................................

Sanità Campania 7 ............................................................................................................................... «Asl non trasparente», Maraia chiede la decadenza della manager 7 ................................ «Io, alla festa del primario per beneficenza» 9 ....................................................................... De Luca contro il ministro: «Sanità, decidiamo noi» 10 ......................................................... Donne -medico «Qui non lavoriamo più» 12 ............................................................................. Dottoresse aggredite in ospedale da un paziente con il mal di denti 14 ............................ Il presidente sotto assedio tra partito ko e governo ostile 16 .............................................. L' ex primario Pignatelli vuole chiedere i danni 18 ................................................................. Maddaloni, pronto soccorso sfasciato 19 ................................................................................. Pignatelli e il party Risarcisca il danno di immagine ai bravi medici 20 ............................. Universiadi e sanità offensiva grillina ma De Luca attacca 23 .............................................. Volantini azzurri al Loreto e Villa Betania la «solidarietà» anni '80 del governatore

25 .............................................................................................................................................. Sanità nazionale 27 .............................................................................................................................

«Asl come le aziende, via i manager incapaci valuteremo i risultati» 27 ............................ «Cancro per il talco» Risarcimenti da 4,7 miliardi 30 ............................................................. È record di «figli dell' eterologa» 32 .......................................................................................... Fake news a Modena, prima condanna per attivista no-vax 34 ............................................ Specializzazioni mediche, crescono i posti disponibili 35 ...................................................... Tangenti, l' ex primario patteggia 34 mesi e abbandona il Pini 36 ......................................

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14/07/2018 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 22

«Il registro tumori è fermo a 7 anni fa»

NAPOLI Il registro tumori dell'Asl Salernoè fermo al 2011. La scoperta avvienedurante il questione time in consiglioregionale, quando l'assessore regionalealle Attività Produttive, AntonioMarchiello risponde all'interrogazione diMichele Cammarano, consigliereMovimento 5 Stelle. Un'iniziativaspeculare all'interrogazione depositata inSenato dal parlamentare grillinoFrancesco Castiello, a seguito dei datisul picco anomalo di neoplasie nell'areaa Sud di Salerno. Marchiello precisa cherisalgono a 7 anni fa gli ultimi datitrasmessi dall'Asl Salerno, lo scorsomaggio, alla banca dati del registroregionale dei tumori. L'interrogazionesegnalava al governatore Vincenzo DeLuca l'assenza di «un registro dei tumorinell'Asl di Salerno che permettesse unmonitoraggio dei casi», chiedendo«l'aggiornamento e la pubblicazione deidati sui tumori in provincia di Salerno ». Marchiello precisa che l'Asl fa sapere diavere in corso il completamento dei casi incidenti dell'anno 2012; la codifica dei casidel 2013; l'acquisizione dei referenti di anatomia patologica dell'anno 2014. Unarisposta di cui Cammarano non si dichiara soddisfatto. Ma l'allarme tumori esplodevaalcuni giorni fa. A fornire le cifre per l'interrogazione parlamentare era lacooperativa dei medici di base Parmenide, operativa da Sapri a Eboli. Ad analizzarela prevalenza e l'incidenza delle malattie neoplastiche sono 168 medici, guidati dalpresidente Luigi Di Gregorio. I dati più recenti - aggiornati al 31 dicembre 2017 -arrivano dal monitoraggio di 196.892 assistiti, suddivisi per sesso e aggregati perdistretto sanitario. In tutto, il 53,7%dell'intera popolazione del territorio. Lapercentuale di ammalati di tumore nel Cilento è pari o in alcuni casi superiore allamedia nazionale, con circa tre milioni di pazienti (5% della popolazione) eun'incidenza annuale di 7 persone su mille (0,70%). Dal 2014, anno di partenzadell'indagine, si registra un incremento delle neoplasie. E le ultime rilevazionivedrebbero un aumento considerevole tra 2016 e 2017. Nell'interrogazione aiministri della Salute Grillo e dell'Ambiente Costa, il senatore Castiello osserva che i

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dati «parlano chiaro: nel Cilento, patria della dieta mediterranea, zonaincontaminata, lontana dai grandi complessi industriali, con un inquinamentoatmosferico a livelli bassi grazie alla quasi assenza del traffico automobilistico, ingran parte rientrante nel territorio tutelato di uno dei parchi nazionali più estesid'Italia, un numero preoccupante di persone continua ad ammalarsi e a morire permalattie oncologiche. La media del Cilento in alcuni casi supera addirittura lapercentuale nazionale, come a Vallo della Lucania e Sapri. Sorprende poi che nelnostro territorio la percentuale di tumori sia doppia rispetto a Battipaglia, dove oltreal traffico stradale vi è un livello alto di industrializzazione ». (re. pro.)

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14/07/2018 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 2

Battaglie, agitazioni sindacali e quel dribbling a Consip(s. d.'a.)

L'appalto annullato ha una storia lungaalle spalle, di anni di battaglie eagitazioni, con centinaia di operatoridistribuiti su tutto il territoriosalernitano, da Scafati a Sapri. In vistadella scadenza dell'appalto, a febbraio2018, l'Asl Salerno ipotizzòl'accorpamento dei servizi. Unaprocedura cominciata due anni fa. Dopouna gestione separata che ha creato nonpoche difficoltà ai lavoratori eripercussioni sulla qualità, ci si avviavaal cambio di registro. Per anni le attivitàsono state in capo al Consorzio nazionaleservizi, poi l'Azienda di via Nizza decisedi scorporarle con un doppio appalto. Adaggiudicarseli furono la Dussmann e lacooperativa Ariete. In questo periodo, gliaddetti si sono dovuti sdoppiare tra ledue ditte private. In una parte digiornata si occupavano delle pulizie epoi, giusto il tempo di cambiare divisa,durante il tempo restante aiutavano nei reparti svolgendo mansioni di ausiliario. Unacondizione lavorativa che non solo ha comportato stress, ma anche conseguenze sulservizio e sugli stipendi. Così si ipotizzò l'unificazione. Nell'autunno 2016 arrivò unprimo stop dalla Società regionale alla sanità (Soresa): comunicò all'Asl che il nuovoappalto sarebbe dovuto passare dalla Centrale acquisti della pubblicaamministrazione italiana (Consip). Sindacati e lavoratori temettero il peggio, inparticolare una forte decurtazione degli stipendi. La questione fu portata aconoscenza del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, durante una sua visita aSan Valentino Torio. La battaglia sindacale riuscì a scongiurare il passaggio conConsip. Nel giugno 2017 si cominciò a muovere qualcosa con l'ufficializzazione delnuovo iter, che avrebbe portato al bando unificato pronto in tempo per assicurarel'avvio dei servizi alla scadenza dei vecchi contratti. Così non è stato. Il bandoannullato dal Tar è stato pubblicato lo scorso febbraio e ora si è in proroga. Ladecisione del Tar ha messo i sindacati in agitazione, certamente non resteranno aguardare. L'appalto unificato avrebbe garantito condizioni di lavoro diverse dalleattuali. È certo che a breve verrà chiesto un incontro con i vertici dell'Asl per capire

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come si procederà. Ne va del futuro di centinaia di dipendenti e delle loro famiglie.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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14/07/2018 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 2

Pulizie, bocciato il mega appalto dell'AslSalvatore D'Angelo

Niente appalto unico per le pulizie e lasanificazione nei presidi ospedalieri eterritoriali dell'Asl Salerno. Il Tar haaccolto il ricorso della Lamper Fm srlcontro l'Azienda sanitaria salernitana perl'annullamento del bando di gara perl'affidamento del «servizio integrato dipulizia, sanificazione, disinfezione,ausiliariato, logistica e supporto alleattività sanitarie per l'Asl Salerno». Ilbando, del valore di oltre 145 milioni dieuro, era stato pubblicato in Gazzettaufficiale lo scorso 9 febbraio. Sarebbestato un affidamento triennale coneventuale proroga di altri due anni. Iservizi sarebbero stati effettuati negliospedali, i distretti, i dipartimentidell'Azienda di via Nizza per un totale di30 sedi divise in tre macrolotti. Quelloche per i sindacati e i lavoratorisembrava una conquista dopo anni dilotte, per i giudici amministrativi dellasezione di Salerno non lo è, o meglio la procedura seguita non è stata quellacorretta. La Lamper Fm, si legge nella sentenza del Tar, ha impugnato il bandodell'Asl deducendo la «violazione degli articoli 51 e 83 del Codice dei contrattipubblici». La disciplina di gara, secondo il ricorrente, «precluderebbe alle imprese dipiccole e medie dimensioni, sia singolarmente che in forma associata, la possibilitàdi partecipazione alla competizione poiché è richiesto in capo ai partecipanti ilpossesso di requisiti irragionevoli e sproporzionati rispetto alle prestazioni chedevono essere rese». Il problema sarebbe nella notevole diversificazione dei servizi:pulizia, sanificazione, logistica, supporto alle attività sanitarie. Ma anche le sedi doveespletarli: tre lotti che corrispondono a tre aree geografiche di amplissimedimensioni, «tanto che i presidi da servire per la prestazione dei servizi oggetto digara, distano anche a più di 100 chilometri tra di loro ». Alla base del ricorso ancheun secondo motivo, ovvero «la violazione dei principi di parità di trattamento,trasparenza, buona fede e affidamento». La stazione appaltante, si legge nelpronunciamento del Tar, «è infatti venuta meno anche all'obbligo d'indicareseparatamente i costi della manodopera nel bando o nei documenti ad esso

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allegati». Inoltre il costo del lavoro sarebbe stato calcolato in riferimento ai valoriindicati nel contratto nazionale, mentre dovrebbe essere «calcolato secondo letabelle ministeriali». L'Asl non è stata a guardare, costituendosi in giudizio «hadedotto la inammissibilità del ricorso per omessa impugnativa della determina cheha approvato il bando oggetto di ricorso ». Una posizione risultata perdente. Nelladecisione del Tar si legge che «deve essere disattesa la eccezione di inammissibilitàproposta dalla amministrazione resistente. Il ricorso, infatti, risulta tempestivamenteproposto avverso il bando di gara che rappresenta il primo atto del procedimento». Igiudici amministrativi hanno così valutato fondato nel merito il ricorso, richiamandola «consolidata giurisprudenza la quale afferma che gli appalti pubblici debbonorisultare adeguati a facilitare la partecipazione delle imprese, anche medie e piccole,alle gare e che, a tali fini, è sostanzialmente imposto il ricorso allo strumento dellasuddivisione in lotti, effettuabile su base quantitativa o su base qualitativa, inconformità alle varie categorie e specializzazioni esistenti ». Inoltre, «nel caso inesame, gli atti di gara appaiono violativi delle norme citate in quanto sono finalizzatiad assicurare la partecipazione alla competizione solo ad imprese di grandidimensioni che hanno una organizzazione di mezzi e di persone tale da poterespletare un servizio su vastissime zone di territorio con prestazioni articolate ediversificate tra loro».

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

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«Asl non trasparente», Maraia chiede la decadenza dellamanager

LA SANITÀ Antonello Plati «Revocare ilcommissario straordinario alla SanitàVincenzo De Luca, per mancato rispettodegli standard sanitari e per il possibileverificarsi di danni erariali. Attivare leprocedure disciplinari al fine didichiarare la decadenza del direttoregenerale dell' Asl di Avellino, MariaMorgante, dalle proprie funzioni a causadi una reiterata violazione dellanormativa sulla trasparenza». E quindi:«Valutare la riadozione del Pianoospedaliero regionale». Il deputato irpinodel Movimento 5 Stelle, GenerosoMaraia, scrive al Ministro della SaluteGiulia Grillo e a quello dell' EconomiaGiovanni Tria. Sotto accusa, ilgovernatore De Luca e la manager di viaDegli Imbimbo Morgante. Nella missivaindirizzata ai due dicasteri, l' esponente5 Stelle evidenzia quelle che ritiene le«anomalie» del sistema sanitariocampano: «Il Piano ospedaliero -sostiene Maraia - viola alcuni articoli deldecreto ministeriale: dalla programmazione degli ospedali Dea di primo livello 9 afronte di un fabbisogno minimo necessario di 20 alla concessione dll' accreditamentoa 18 cliniche private polispecialistiche che non raggiungono la soglia minima di 60posti letto per acuti». Dal Piano ospedaliero all' Asl, Maraia attacca pesantemente lamanager Morgante: «L' Asl di Avellino non rispetta le norme sulla trasparenza - diceMaraia - non ha mai provveduto ad aggiornare l' elenco delle strutture accreditatedal 2014 al 2017, quest' anno l' ha fatto solo di recente a seguito di ripetuterichieste. Ciò potrebbe aver favorito la presenza di soggetti che hanno effettuatoprestazioni a carico del Sistema sanitario regionale in modo abusivo così comesuccesso nel caso dell' Aias. Inoltre, non ha mai provveduto a pubblicare il contrattocon la Fondazione Don Gnocchi che gestisce 111 posti letto illegittimamente». Perqueste ragioni, il deputato chiede di «la decadenza del direttore generale dell' Asl e

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la riadozione del Piano ospedaliero». LA REPLICA «Non riesco proprio a capirequando e come sia stata violata la trasparenza», esordisce Morgante, che tiene asottolineare: «Il 28 giugno scorso, a seguito di una richiesta, abbiamo inviato unformale invito di accesso agli atti, ma il deputato del M5S non ha ritenuto opportunorecarsi nella nostra sede». In ogni caso, prosegue la direttrice generale, «tutte leinformazioni che secondo la relazione di Maraia sarebbero assenti sono, invece,disponibili a tutti sul nostro sito internet». Quindi nello specifico, «L' elenco dellestrutture accreditate è stato aggiornato nel 2016, ovvero al rinnovo delleconcessioni che così come previsto dalla normativa avviene ogni 4 anni. In questomomento, stiamo predisponendo gli elenchi per il 2018 e 2019. D' altronde nonpotremmo fare altrimenti, in quanto i portali degli enti pubblici sono sottoposti aperiodici controlli da parte dell' Autorità anticorruzione e passibili di sanzione».Infine, sulla Fondazione «Don Gnocchi»: «Il contratto risale al 2005, mentre perlegge la pubblicazione è obbligatoria dal 2013». E ancora: «I 111 posti letto nonsono illegittimi: sono gestiti dall' Asl tramite l' ospedale di Sant' Angelo deiLombardi. Inoltre la Fondazione è un fornitore di servizi non una strutturaaccreditata», conclude Morgante. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 18 EAV: € 27.698Lettori: 796.905

«Io, alla festa del primario per beneficenza»Vanni Fondi

Eugenio Bennato Il cantautore EugenioBennato era alla festa di FrancescoPignatelli, primario di fresca nomina, poirevocata proprio per-ché, per riempire l'hap-pening, il medico napole-tano hachiuso il suo re-parto all' Ospedale delMare. Perché era alla serata? «Ero lìcome testimonial della sua iniziativa dipre-venzione dell' aneurisma dell' aortaaddominale e con me c' erano altri espo-nenti dello spettacolo». Che serata èstata? «Piacevole, sobria, in riva al lagod' Averno, con tanti aperitivi e anche unabella pasta e fagioli. Il dottor Pignatellimi ha detto che alla festa, organizzataanche per raccogliere fondi (6.000 euro)per l' iniziativa Sanapoli, i medicipresenti erano reperibili e quindi eratutto sotto controllo. Il marasmamediatico che si è creato attorno allaserata lo vedo perciò strano». Cosaintende? «Mi domando perché qualcunosi sia inventato che un paziente è statomandato via dall' ospedale perché il reparto era chiuso se invece è arrivato all'Ospedale del Mare la mattina dopo la festa, col reparto aperto, all' insaputa delprimario Pignatelli che era in sala a operare. Allora è tutto falso». Difende quindiPignatelli anche se per la festa ha svuotato il suo reparto? «Pignatelli ha salvato unmio nipote dall' amputazione della gamba che avrebbe dovuto subire a Pavia,operandolo più volte e tenendolo in cura 6 mesi. E di domenica, mentre altri medicisono al mare, apre i suoi stand per la prevenzione dell' aneurisma. Tanto basta».

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 3 EAV: € 1.274Lettori: 29.750

De Luca contro il ministro: «Sanità, decidiamo noi»Paolo Cuozzo

Il governatore annuncia lo stop alcommissariamento a fine mese e difendela professionalità di Villa Betania NAPOLI«Nella prossima verifica, entro fineluglio, formalizzerò la richiesta di uscitadal commissariamento della sanità dellaCampania». Nella consueta intervista aLira Tv, Vincenzo De Luca torna a parlaredi sanità. «Dopo tre anni - dice - dilavoro duro, e meno di un anno dacommissario, non ci sono più ragioni perrestare nel piano di rientro. Chiederò diuscire sulla base di una lettera motivatache depositerò che riguarda la situazionefinanziaria, i Lea, l' organizzazione e irapporti con la medicina convenzionata.Rientriamo nella normalità. Chiederòperò che, anche uscendo dalcommissariamento, resti l' obbligo direndicontare il lavoro ogni sei mesi.Perché nessuno immagini di ricominciarecon il carnevale dei decenni passati».Duro, e tanto, è stato invece ilgovernatore commentato la visita del ministro della Salute, Giulia Grillo, giorni fa inCampania per un tour negli ospedali della regione. Un' occasione nella quale, per ilpresidente della regione, «c' è stata una propensione alla propaganda e allademagogia insopportabile. L' organizzazione della sanità campana la decide laRegione non il governo nazionale. Su questo non ci siano dubbi». E qui, De Lucarivela: «Avevamo avuto un incontro cordiale nella sede della Regione, dopo qualcheora, mentre il ministro faceva visite agli ospedali male accompagnata (ha dettoriferendosi senza nominarla al capogruppo dei M5S in Regione Valeria Ciarambino,ndr ), c' è stata qualche dichiarazione per me incomprensibile, ci eravamo lasciati inun clima tranquillo». In particolare, il presidente regionale ha definito «improvvida»la critica del ministro Grillo alla decisione di spostare il reparto materno infantiledell' Ospedale del Mare: «Ho ascoltato forme di propaganda stupide e sgradevoli inrelazioni al materno infantile. Quando è stato progettato l' Ospedale del Mare 15anni fa si pensava a un punto nascite. A 900 metri di distanza c' è Villa Betania, cheè un ospedale pubblico a tutti gli effetti essendo una struttura in cui posto letto sono

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equiparati ai posti pubblici. Villa Betania registra 2.200 parti annui con il 23 percento di parti cesarei, tra le più basse d' Italia. È un' eccellenza nazionale. Eraridicolo fare così vicino un punto nascita. Quindi abbiamo deciso di non sguarnire ilcentro di Napoli investendo 7,5 milioni sul Loreto Mare per ammodernare lastruttura. Vogliamo evitare duplicazioni ma non chiudere niente. All' Ospedale delMare non ci sarà il materno infantile, avremo un ginecologo e un' ostetrica h24 manulla più. E su questo, comunque, decide la Regione». Le parole del governatore DeLuca contro il ministro Grillo scatenano la difesa d' ufficio di Valeria Ciarambino:«Messo alle corde, dopo aver incassato la volontà del ministro della Salute che ilPolo materno infantile non sarà mai trasferito dall' Ospedale del mare e alla lucedelle costatazioni del nostro rappresentante di Governo sulle disfunzioniorganizzative del settore sanitario sotto la sua gestione commissariale, a VincenzoDe Luca non rimane altro che propagandare bugie».

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 27 EAV: € 11.189Lettori: 133.364

Donne -medico «Qui non lavoriamo più»MELINA CHIAPPARINO

San Giovanni Bosco `L' accusa di unadelle professioniste «È il risultato deltriage dei bigliettini» IL CASO MelinaChiapparino Un invito cortese adattendere il proprio turno è costato caroa due dottoresse in servizio nel prontosoccorso dell' ospedale San GiovanniBosco. Le due professioniste, entrambemedici internisti, sono state aggredite lanotte tra giovedì e venerdì da unpaziente che gli ha scaraventatoaddosso una scrivania. Non è il primoepisodio di violenza contro sanitari ma laferocia e la facilità con cui si verificanogli assalti tra le mura del nosocomiodella Doganella è direttamentecollegata, secondo le vittime, allecondizioni in cui il personale è costrettoa lavorare. «C' era folla come tutte lesere ma nonostante il caos cercavamo diassistere i pazienti per ordine di urgenza- racconta una delle dottoresse ferite l'uomo che ci ha aggredite avevacominciato con minacce verbali epesanti insulti prima di scatenare la sua furia». In realtà, a differenza delle altrestrutture ospedaliere dotate di Triage, ovvero del sistema che assegna codici dipriorità e si avvale di infermieri specializzati, al San Giovanni Bosco ci si arrangiacon moduli cartacei e procedure fai da te. «Quando lavoriamo nell' area medica cidobbiamo occupare di tutto, persino di reperire barelle vuote, così i tempi siallungano- afferma la dottoressa 37enne, colpita dal lancio della scrivania perquesto molti utenti si arrabbiano e manifestano aggressività». L' AGGRESSIONE Nonè un caso infatti che la scorsa notte, al pronto soccorso in via Briganti, ci siano stateanche altre aggressioni seppure meno cruenti. «Ci hanno minacciato e aggreditoverbalmente diverse volte nel turno di servizio, direi che è quasi una condizioneordinaria per noi» insiste la giovane dottoressa che afferma di «non voler mai piùprestare servizio in questo ospedale». L' aggressione è durata una manciata disecondi ma ha lasciato il segno su entrambe le donne, una di 61 anni ha riportato lafrattura del malleolo e 21 giorni di prognosi, l' altra ha avuto 10 giorni di prognosi

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per contusioni e un ematoma sulla coscia. «Poco prima dell' aggressione avevamochiesto con educazione di aspettare qualche istante al paziente che insisteva peressere visitato prima degli altri» racconta la dottoressa che subito dopo l' invito, si èritrovata travolta dalla scrivania. «L' uomo si è alzato dalla sedia a rotelle dove erastato sistemato in via momentanea perché lamentava vari dolori - racconta il medico- ha afferrato la scrivania e l' ha lanciata colpendoci alle gambe». Tra le urla e laconfusione, sono intervenuti i vigilantes che hanno bloccato l' aggressore, un46enne napoletano successivamente consegnato alla polizia e denunciato a piedelibero per lesioni e trasportato nel centro di Igiene mentale di Scampia dove si èscoperto era già in cura. LA LETTERA A MINISTRO Le ferite passeranno ma la notteda incubo ha traumatizzato le dottoresse. «Ho pensato ai miei due figli piccoli e hotemuto il peggio - conclude la giovane sanitaria - non voglio rischiare la vita e nontornerò più al San Giovanni Bosco». Eppure da tempo medici e infermieri chiedonoaiuto senza ricevere risposte. Pochi giorni fa, tutto il personale sanitario del prontosoccorso medico e del reparto di Psichiatria ha inviato una lettera al Ministro dellaSanità dove viene sottolineato il grande afflusso di pazienti psichiatrici chepuntualmente vengono concentrati nel presidio della Doganella, unico ad avere lospecialista 24 ore su 24. Se c' è chi ritiene che il problema sia dovuto a una mancataeducazione che necessita azioni culturali come i sindacalisti del Cimo Emergenza, c'è chi chiede ufficialmente al Ministro Giulia Grillo di adottare provvedimenti e fareuna legge che riconosca ad hoc lo statuto di pubblico ufficiale ai sanitari comesuggeriscono dall' associazione Nessuno Tocchi Ippocrate' che ha rendicontatoquest' ultimo raid violento come il 49esimo dall' inizio dell' anno in città. Ma lasoluzione potrebbe essere anche più semplice con l' attivazione immediata delTriage come ha chiesto il consigliere regionale Emilio Borrelli. Su questo dato,arrivano rassicurazioni dal manager Asl, Mario Forlenza, che oltre a manifestaresolidarietà nei confronti delle dottoresse aggredite, preannuncia entro settembre l'apertura del Triage e sottolinea la necessità di ripristinare i presidi fissi di polizia all'interno degli ospedali. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

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Dottoresse aggredite in ospedale da un paziente con il maldi denti

Il caso Al San Giovanni Bosco, l' uomo harovesciato la loro scrivaniaIl direttoredell' Asl: occorre riaprire i drappelli con ipoliziotti NAPOLI Aggredite per averassegnato a un paziente, colpito da unbanale mal di denti, il codice bianco. L'ennesimo episodio di violenza, il49esimo dall' inizio dell' anno, vedecome sfortunate protagoniste duegiovani interniste in servizio all' ospedaleSan Giovanni Bosco di Napoli. Tutto èsuccesso a mezzanotte circa, il pazienteera arrivato in pronto soccorsolamentando dolori e raccontando alledottoresse che questa situazioneproseguiva ormai da tempo. Fatta unaprima visita per classificare eventualiemergenze, all' uomo è stato poi chiestodi attendere qualche minuto, cosa che loha mandato su tutte le furie. Prima gliinsulti, poi dalle parole si è passativelocemente ai fatti. «D' improvviso -raccontano alcuni presenti - il pazienteha iniziato ad insultare le dottoresse e a urlare. Una furia incontenibile. Ha sollevatola scrivania e l' ha rovesciata per colpirle». Ovviamente la reazione violenta haterrorizzato le dottoresse e tutti gli altri pazienti che in quel momento erano alpronto soccorso. Solo l' intervento della polizia ha impedito che la situazionedegenerasse. Purtroppo però, nonostante il rapido intervento degli agenti, le duedottoresse sono rimaste ferite: per una la diagnosi è stata di «scollamento delmalleolo», con una prognosi di 21 giorni, l' altra se l' è cavata con escoriazioni, lividie contusioni. E una prognosi di 10 giorni. L' aggressione ha causato anche moltiproblemi in termini di assistenza ai pazienti, visto che non vi era personale che inquel momento potesse sostituire le due dottoresse. Per questo è stato necessarioallertare la centrale operativa del 118. Solo dopo si è scoperto che il paziente era incura presso un centro di salute mentale. Dopo una notte turbolenta, al San GiovanniBosco anche la mattinata non è stata da meno. Sotto gli occhi attoniti di utenti e

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medici, gli agenti del commissariato San Carlo all' Arena hanno dovuto sequestrare ilparcheggio dell' ospedale perché, a quanto pare, era privo di concessione da 8 annied era gestito senza autorizzazione. L' operazione sarebbe nata sia da unasegnalazione fatta dalla direzione generale dell' Asl, sia da lamentele pervenute dautenti che avrebbero avuto più di qualche problema. Intanto, proprio dalla direzionegenerale dell' Asl, il manager Mario Forlenza ha voluto esprimere parole disolidarietà alle due dottoresse aggredite, annunciando di aver già chiesto - e di volerriproporre - la riapertura dei drappelli di polizia negli ospedali di frontiera. Il temadella violenza sulle donne è stato centrale ieri mattina anche in un altro ospedale, ilCardarelli, dove da tempo ormai è attivo il Centro Dafne dedicato ai maltrattamentidi genere. Ieri, pennello alla mano, il Dg Ciro Verdoliva e l' assessore RegionaleChiara Marciani hanno inaugurato la «panchina rossa» dell' ospedale, per tenere altal' attenzione su un fenomeno che ogni anno in Italia miete decine e decine divittime. È d' obbligo ricordare che uno dei primi centri contro la violenza sulle donneè quello sorto all' ospedale San Paolo di Fuorigrotta, che tuttavia oggi ha moltiproblemi anche solo a garantire il normale svolgimento dell' attività chirurgica dielezione. A denunciarlo sono i sindacalisti di Cisl e Uil Fpl che stigmatizzano ladecisione della direzione sanitaria di «disporre lo stop dell' attività di elezione,stavolta per carenza di chirurghi. Assurdo - dicono - che trovati gli anestesisti oramanchino i chirughi». In più i sindacalisti denunciano il fermo tecnico di tutte leattività di urologia (anche in emergenza) a causa del guasto di uno strumento infibra ottica che serve per gli interventi. «Sono anni che abbiamo chiesto lasostituzione dei macchinari, era ovvio che si sarebbero potuti rompere dopo tantotempo di utilizzo. Ormai quest' ospedale è ridotto all' osso e dal nostro punto di vistaè a rischio anche la sicurezza dei pazienti». È su questo scenario, non propriorassicurante, che si sta inasprendo la polemica tra il ministero della Salute e ilgoverno regionale. Anche se a far scattare la scintilla è stato, come noto, lo scandaloche ha travolto il reparto di chirurgia vascolare dell' Ospedale del Mare.

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 23

Il presidente sotto assedio tra partito ko e governo ostileMassimo Adinolfi

Non è facile, la situazione in cui si trovaVincenzo De Luca. E non si tratta solodelle Universiadi, o della sanità: è, più ingenerale, la sensazione che di qui alleprossime elezioni niente e nulla gli saràrisparmiato, mentre il quadro politico lovedrà sempre più isolato, senza spondené a Roma, né a Napoli, né nel partito.Sulle Universiadi, il governo ha tirato iremi in barca. Si andrà avanti, ma laresponsabilità ricadrà tutta sulle autoritàlocali ed in particolare sulla Regione, checi mette i quattrini. Non sembra unonore, quanto piuttosto un onere: perchéi rischi di un fallimento, che avrebbesicuramente ripercussioni politiche serie,ci sono tutti. Che arrivi o no la nomina asupercommissario, per De Luca puòtrattarsi di una polpetta avvelenata.Nelle stesse ore, il governatore si è vistotrascinare in una polemica inaspettatadal ministro della Salute, la pentastellataGiulia Grillo, per la quale la decisione dicancellare il polo materno infantile dell'Ospedale del Mare è sbagliata e inaccettabile. Al di là della questione specifica, sucui De Luca è intervenuto difendendo la scelta regionale, ma soprattuttorivendicando la competenza in materia, è di nuovo risultata palpabile la distanza dalgoverno nazionale. De Luca può vantare un miglioramento dei conti della sanitàcampana, anche se dal lato dei servizi offerti ai cittadini la situazione non è poicambiata di molto. Ma per il ministro la situazione attuale è «illogica, sotto il profiloorganizzativo e programmatorio». In breve questo significa che per i grillini De Lucanon può restare commissario per la Sanità. Uno dei nodi nevralgici del governoregionale finisce così al centro di un' aspra contesa politica. Non è una rondine: sonodue. E non fanno primavera; preannunciano, semmai, burrasca. Quando De Luca fueletto, nel 2015, i Cinque Stelle presero poco più del 17%. De Luca, con il partitodemocratico e le liste collegate, arrivò sopra quota 40%. Lo scorso 4 marzo i CinqueStelle hanno preso circa il 50% dei voti, mentre il partito democratico è finito sotto il15%. I rapporti di forza sono cambiati, e anche se mancano due anni al prossimo

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voto regionale, un bis di De Luca non è affatto il risultato più probabile. A ciò sidevono aggiungere altri due fattori politici per niente trascurabili: da un lato leambizioni di de Magistris, che giocherà anche lui, verosimilmente, la partita perPalazzo Santa Lucia; dall' altro la condizione in cui versa il partito democratico. Conde Magistris, i rapporti sono stati complicati fin da subito: Regione e Comune hannofin qui faticato a trovare un' intesa accettabile sul piano istituzionale, figuriamociche cosa potrà accadere con l' approssimarsi della scadenza elettorale. Con il Pd,anche, le cose non sono andate lisce: De Luca non ha mai sopportato di buon gradole liturgie di partito, né ha mai sentito veramente il Pd come la sua comunità diriferimento. Per questo, non ha mai cercato (e trovato) altro che alleanze tattiche,volte a garantire gli equilibri in consiglio regionale e a decidere le candidature sulpiano nazionale: nient' altro. Il dubbio che serpeggia a Roma, che il partitodemocratico non sia più lo strumento utile a costruire una proposta politica all'altezza della sfida dei populismi al governo, a Napoli è più di un dubbio: è unacertezza. Diviso al suo interno, di fatto appaltato a pochi capi-corrente, il partitodemocratico è in cerca di una identità chiara, riconoscibile e condivisa da tempoimmemorabile. Al suo interno, per giunta, non sono pochi quelli che pensano chebisogna cambiare cavallo, che De Luca si identifica con una stagione ormai passata,e che meglio sarebbe tentare un' operazione di radicale rinnovamento. Ilgovernatore queste cose lo sa, e cerca di non finire nell' angolo. Deve puntare sull'azione amministrativa, concentrarsi sui risultati di governo, ma la Regione, il suopesante corpo burocratico, non è plasmato, come il Comune di Salerno, a immaginee somiglianza del governatore. Ogni iniziativa trova mille resistenze: alcunefisiologiche, altre meno; alcune esplicite; altre, la maggioranza, nascoste. In cerca diun colpo d' ala, De Luca è costretto sempre di più a rintuzzare le polemiche in cui isuoi avversari politici non mancano di trascinarlo: moltiplicando le incertezze,offuscando i risultati. Una settimana esposta al fuoco del ministro Grillo sull'Ospedale del Mare, alle titubanze e allo scaricabarile del governo sulle Universiadi, èsufficiente a mostrare che di qui al 2020, con in mezzo pure il congresso del Pd, perVincenzo De Luca non sarà una passeggiata. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 3 EAV: € 517Lettori: 29.750

L' ex primario Pignatelli vuole chiedere i danniRaf. Nes.

Ospedale del Mare Se la miglior difesa èl' attacco, il dottor Francesco Pignatellipare abbia deciso di difendersi allagrande. E dunque contrattacca. Lanotizia che trapela dagli uffici delladirezione generale è che l' avvocatodifensore dell' ex primario dell' Ospedaledel Mare abbia formalizzato una richiestadi accesso agli atti in possesso dell' Asl,preannunciando possibili azioni dirisarcimento nei confronti di chi ha leso l'immagine del professionista condichiarazioni ed esternazioni varie.Lecito immaginare che richieste dirisarcimento potrebbero essere avanzateanche nei confronti dell' Asl e del suodirettore generale. La notizia, solosussurrata, è però passata da un ufficioall' altro nell' incredulità dei dipendenti.Intanto il governatore Vincenzo De Lucaannuncia «nuovi provvedimenti».Sempre molto forti i toni usati, visto cheil commissario ad acta per la sanità haribadito: «Mi mangio il fegato, abbiamo fatto un lavoro immenso di rinnovamentodella sanità e poi ecco un episodio di imbecillità pura».

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 3 EAV: € 361Lettori: 29.750

Maddaloni, pronto soccorso sfasciato

Nel Casertano Momenti di paura ierimattina anche all' ospedale di Maddalonidove un uomo, che chiedeva di essereassistito, è andato in escan descenze eha sfasciato il pronto soccorso, gettandoin terra numerosi presìdi sanitari. L'uomo ha poi preso un paio di forbici e hacominciato a inveire e minacciarechiunque gli passasse a tiro. Medici einfermieri sono stati costretti a barricarsinelle loro stanze per timore di rimanereferiti. La situazione è tornata allanormalità solo con l' intervento dellapolizia. Il consigliere regionale dei VerdiFrancesco Emilio Borrelli denuncia: «Nonsi possono lasciare gli ospedali in balìadei delinquenti. Se occorre si mobilitino imilitari».

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 1

Pignatelli e il party Risarcisca il danno di immagine ai bravimedici

Franco Di Mare

Quest' anno il servizio sanitarionazionale compie quarant' anni. Non èche prima di quella data nel nostropaese non ci si curasse. La differenzaconsiste nel fatto che prima del 1978 ilsistema di assistenza era diviso fra millecasse malattia, diretta emanazione deglienti assistenziali corporativi, figli delventennio fascista. Cos' è che cambiòcon l' avvento di un unico serviziosanitario nazionale? Fondamentalmenteil fatto che fosse unico e universalistico,vale a dire che curasse tutti, ma propriotutti, mentre prima molte casse silimitavano a garantire le cure e a pagarele spese dei medicinali soltanto ailavoratori che ne facevano parte epagavano le quote associative. Per laprima volta l' assistenza sanitaria venivaestesa anche ai vecchi, ai senza lavoro,ai poveri.L' istituzione del serviziosanitario nazionale costituì una verarivoluzione sociale, una riforma destinataa cambiare la nostra vita e la storia del nostro paese. Quella riforma dava finalmentesenso all' articolo 32 della Costituzione promulgata trent' anni prima, quello in cui sidice che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell' individuo einteresse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Era la primavolta nella storia delle democrazie moderne che il diritto alla salute trovava spazionella Carta dei cittadini. Non fu affatto un' impresa facile, occorre dire. Se andate aleggere gli atti dell' Assemblea costituente (io l' ho fatto e vi garantisco che è unesercizio utile) scoprirete che intorno alla possibilità di iscrivere il diritto alla salutenella Costituzione (e non farne semplicemente una legge ordinaria) ci fu uno scontrodurissimo tra varie forze politiche. Tra i deputati contrari c' era Piero Calamandrei,fondatore del Partito d' Azione, uno dei padri della patria. Ma perché un cattolicocosì attento alle questioni sociali era contrario a iscrivere quel diritto fondamentalenella Carta degli italiani? Per un motivo che non vi immaginereste: temeva che si

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corresse il rischio di deludere gli italiani. Calamandrei lo spiegò così: «Quando iopenso che in Italia in questo momento, e chissà per quanti anni ancora, negliospedali e nelle cliniche operatorie gli ammalati muoiono perché mancano i mezziper riscaldare le sale, e gli operai, guariti dal chirurgo, muoiono di polmonite;quando io penso che in Italia oggi, e chissà per quanti anni ancora, le Universitàsono sull' orlo della chiusura per mancanza dei mezzi necessari per pagare gliinsegnanti, quando io penso tutto questo e penso insieme che fra due o tre mesientrerà in vigore questa Costituzione in cui l' uomo del popolo leggerà che laRepubblica garantisce la felicità alle famiglie, che la Repubblica garantisce salute eistruzione gratuita a tutti, e questo non è vero - e noi sappiamo che questo nonpotrà essere vero per molte decine di anni - allora io penso che a scrivere articolicon questa forma grammaticale possa costituire, senza che noi lo vogliamo, senzache noi ce ne accorgiamo, una forma di sabotaggio della nostra Costituzione!Bisogna evitare che nel leggerla gli italiani dicano: 'Non è vero nulla'». Insomma,non promettiamo quello che non possiamo ragionevolmente mantenere, dicevaCalamandrei. Nonostante i suoi dubbi, il diritto alla salute venne iscritto nella primaparte della Costituzione, quella nobile, quella riservata ai diritti inalienabili. I timoridi Calamandrei (e non solo i suoi) furono sconfitti da una singolare alleanza che siformò in seno all' assemblea: un asse che unì tutti i medici - di destra, di centro e disinistra - che facevano parte dell' assemblea e che concordavano che quel principiodovesse costituire un caposaldo della nascente Repubblica. A gettare le basi delservizio sanitario nazionale di cui godiamo oggi (che è uno dei migliori del mondo, ilsolo che garantisca trapianti e cure oncologiche costose anche all' ultimo dei poveri)è stata dunque la determinazione di decine di medici-deputati che credevano nellaloro professione e nella missione che avevano scelto. Certo (come temevaCalamandrei) ci sarebbero voluti decenni perché il diritto alla salute trovasse unaconcreta e diffusa applicazione. Ci sarebbero voluti anni e anni perché gli ospedaliitaliani passassero dalle camerate a venti letti (di ispirazione conventuale) a stanzecon quattro, finanche due soli letti. Ci sarebbero voluti anni perché la scienza siriprendesse gli spazi fino a quel momento occupati da approssimazione, fatalismo erassegnazione. E questo è senz' altro dovuto all' impegno straordinario digenerazioni di ricercatori, medici, infermieri e specialisti sanitari che si sono spesi econtinuano a spendersi da anni per trovare le cure migliori, le terapie più adeguateper alleviare sofferenza e dolore nelle corsie degli ospedali. Oggi si parla di tayloringterapy , di medicina sartoriale, cucita sulle esigenze dei singoli pazienti, sulla basedella considerazione che ogni malato reagisce in modo diverso a una stessapatologia. Si parla di medicina narrativa, di presa in carico del paziente, diumanizzazione del percorso terapeutico. È per questo che lascia l' amaro in bocca lavicenda del professor Pignatelli il quale, per festeggiare la nomina a primario nelnuovissimo Ospedale del Mare di Napoli, ha chiuso il suo reparto e ha spostatoaltrove i pazienti per consentire a tutto il personale sanitario di raggiungerloserenamente al ristorante. Sull' incredibile vicenda - ci raccontano le cronache -indagano la magistratura, la Regione e presto anche l' ordine dei medici dellaCampania. Se verrà giudicato colpevole, propongo che alle sanzioni previste dallalegge e dal codice deontologico, al professor Pignatelli venga addebitato anche l'

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onere di risarcire il danno di immagine che un comportamento scellerato come il suoha causato a un' intera categoria professionale e alla nostra regione. Mentre il Paeseintero discute su come riportare i pazienti al centro dell' azione medica, il professorPignatelli ha proposto una diversa soluzione. Lui i pazienti non li pone al centro: lisposta altrove, dove non danno fastidio.

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 24 EAV: € 13.551Lettori: 133.364

Universiadi e sanità offensiva grillina ma De Luca attaccaFULVIO SCARLATA

«Chiederemo di uscire dalcommissariamento. E deve essere chiaroche sull' organizzazione della sanità inCampania decide la Regione, non ilgoverno»: Vincenzo De Luca rilancia lasfida sulla sanità dopo essere statoattaccato dal ministro della Salute GiuliaGrillo. I 5Stelle vogliono togliere algovernatore il ruolo di commissario allasanità, invece lo vogliono commissarioper le Universiadi «perché De Luca - diceGennaro Saiello - deve rimediare airitardi che ha provocato». Un ruolo,quello su Napoli 2019, che il presidentedella Campania non vuole anche perché,si fa notare, «oltre a governatore inquesto momento De Luca è giàbicommissario: alla sanità e al terremotodi Ischia». È uno scontro a tutto campo,quello tra i 5Stelle, e degli alleati digoverno leghisti, e De Luca, in vista delleelezioni regionali del 2020. Unaccerchiamento cominciato con la visitadel ministro Grillo in Campania: «Nonvoglio ledere l' autonomia regionale - aveva detto - ma che competenza ha unpresidente della Regione per fare il commissario per la sanità?». IL «CADAVERE» Unadichiarazione che aveva sollevato qualche dubbio, perché se vera il governodovrebbe commissariare tutte le Regioni d' Italia, i cui presidenti, tutti politici, hannocome principale compito proprio la gestione della sanità. Il ministro, però, avevarincarato: «Il presidente della Campania dovrà passare sul mio cadavere prima dismantellare il polo materno infantile dell' Ospedale del Mare». Il vero tema è quellodel commissariamento, tanto che ieri la grillina Valeria Ciarambino ha insistito: «Ilpolo materno infantile non sarà mai trasferito dall' Ospedale del Mare, un reparto dieccellenza non può essere smantellato e trasferito in un ospedale obsoleto come ilLoreto Mare. Il ministro, nostro rappresentante di Governo, ha visto le disfunzioniorganizzative della sanità sotto la gestione commissariale di De Luca».Tecnicamente, però, nominare un altro commissario per la sanità in Campania non ècosì facile. Perché la nomina fu fatta dal Governo Gentiloni con un allegato alla legge

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Finanziaria e, dunque, bisognerà aspettare la prossima Finanziaria a fine anno perintervenire. Intanto, però, De Luca non sta a guardare, cercando di non esacerbare irapporti con il ministro, ma rispondendo in modo netto: «Con il ministro della Saluteha avuto un incontro tranquillo e molto cordiale - dice da LiraTv - poi c' è statoqualche elemento polemico incomprensibile. In termini di principio, l' organizzazionedella sanità in Campania la decide la Regione, non il governo nazionale. Si fa unastupida propaganda sul reparto materno-infantile programmato quando si progettò l'Ospedale del Mare. Ma se a 900 metri c' è Villa Betania, che è una struttura pubblicaa tutti gli effetti, che fa 2200 parti l' anno con il 23% di parti cesarei, dato che è tra ipiù bassi in Italia, e che perciò è un' eccellenza assoluta, è ridicolo fare un altropunto nascita così vicino». IL PROGETTO L' idea di Palazzo Santa Lucia è di allestire ilreparto materno-infantile al Loreto Mare, investendo 7,5 milioni per ristrutturare l'ospedale, in modo da non chiuderlo come era previsto in passato. «I 5Stelle voglionochiudere gli ospedali, noi vogliamo evitare duplicazioni - continua De Luca - All'Ospedale del Mare ci sarà un ginecologo e un' ostetrica 24 ore su 24 ma niente dipiù. E su questo decide la Regione». Sull' accusa ai 5Stelle, Ciarambino rispondesubito: «Noi non vogliamo chiudere nessun ospedale. È De Luca ad averdepotenziato gli ospedali come il Loreto Mare declassato da Dea di primo Livello asemplice pronto soccorso, trasferendo Neurochirurgia, Neurologia, Cardiologia, Utic,emodinamica, Ortopedia». LA LETTERA Visto che il problema è il ruolo dicommissario, De Luca, vuole eliminare la questione: «A luglio formalizzerò larichiesta di uscita dal commissariamento perché non ci sono più ragioni permantenerlo. Presenterò una lettera motivata che riguarda la situazione finanziaria, ilivelli essenziali di assistenza, l' organizzazione, i rapporti con la medicinaconvenzionata. Rientriamo nella normalità». Mentre 5Stelle, e leghisti, voglionotogliere a De Luca il ruolo di commissario alla Sanità, gli vorrebbero affibbiare quellodi commissario per le Universiadi. L' idea era già uscita dopo il vertice di giovedì aRoma quando il sottosegretario Giancarlo Giorgetti aveva annunciato che i poteri dalcommissario prefettizio dovevano passare agli enti locali: «la Regione ci mette i soldi- le sue parole - per mia formazione tocca alla Regione un ruolo maggiore». La lineaè stata ribadita ieri da Gennaro Saiello: «Dopo aver sprecato denaro pubblico perdue anni, di fronte al fallimento delle Universiadi, De Luca aveva implorato il suogoverno di mandargli un commissario su cui scaricare le colpe del flop - dice ilcapogruppo grillino alla Regione - Oggi che un nuovo governo gli ha proposto diriprendersi la patata bollente, De Luca non vuole assumersi le colpe di quella chesarà una delle più grandi figuracce della sua gestione. Ma non può tirarsi indietro. Iguai che ha creato li deve risolvere». La strategia di accerchiamento è evidente. DeLuca la cerca di schivare ribadendo che nessuna proposta ufficiale è arrivata dalgoverno sulle Universiadi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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14/07/2018

Argomento: Sanità Campania

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Volantini azzurri al Loreto e Villa Betania la «solidarietà»anni '80 del governatore

ETTORE MAUTONE

LA POLEMICA Ettore Mautone A primavista, ieri mattina, sono stati interpretaticome uno scherzo i due volantini con illogo della Regione e la firma delgovernatore Vincenzo De Luca. I duefogli, diffusi davanti agli ingressi delLoreto mare e dell' Ospedale evangelicoBetania, esprimono solidarietà alpersonale e agli utenti del Loreto Mare edi Villa Betania. In realtà non di burla si ètrattato ma di una singolare iniziativa dicomunicazione assunta da palazzo SantaLucia per difendere il Piano ospedaliero.De Luca punta il dito su quello che vienedefinito «volgare attacco all' ospedaleLoreto Mare e alla Betania da parte deiCinquestelle». Il riferimento non ècasuale: nel caso fossero accolte leindicazioni del M5S, sposate dal nuovoministro della Salute, le due strutturesarebbero a rischio. Da un lato Betania,che sorge a soli 900 metri dall' ospedaledel mare, perderebbe il ruolo dieccellenza sul territorio conquistato dal1993 nel settore specialistico dell' ostetricia e neonatologia. Dall' altro il Loreto, cheha già delocalizzato il cuore delle sue unità operative a Napoli est avrebbe smarrital' unica mission credibile per restare in piedi. «Una visione ottusa che non passerà»scrive De Luca ricordando i 7,5 milioni previsti per l' ammodernamento del Loreto.Valeria Ciarambino, capogruppo M5S, replica a stretto giro: «menzogne diffuse aspese dei contribuenti» scrive in una nota per poi negare di voler chiudere i dueospedali ricordando, anzi, «di aver sempre cercato di preservare le strutture delcentro storico». VILLA BETANIA Anche il direttore generale dell' ospedale EvangelicoBetania Pasquale Accardo, interviene. «Siamo un ospedale religioso equiparato al100% ad uno pubblico, a cui si rivolgono oltre 50mila pazienti l' anno. Qui nel 2017sono nati 2200 bambini. Tutto il percorso nascita è totalmente gratuito siamo unCentro nascita di terzo livello riconosciuto nell' assistenza materno-infantile, c' è una

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Terapia Intensiva Neonatale specializzata nei nati fortemente pretermine. Nel 2017la mortalità neonatale è stata zero per i nati fino a 1500 gr di peso. Col progettogratuito Prendiamoci cura di lei, diamo assistenza anche alle donne immigrate nonin regola. Solo alcune attività ambulatoriali conclude Accardo - come in tutte lestrutture pubbliche, sono soggette al ticket». Questione tecnica La questione ètecnica oltre che politica: la recente presa di posizione dei ginecologi in difesa dellascelta di portare a Napoli est il polo materno infantile conservando nido e pediatriaall' ospedale del mare, condivisa da altri sindacati come la Cisl e la Cimo, ègiustificata dall' assenza di un pronto soccorso di I livello al Loreto mare. Una donnacon un accidente acuto dovrebbe ricorrere alla sola guardia chirurgica del Loreto o altrasferimento a scapito delle migliori cure. Ma anche le ragioni addotte da PalazzoSanta Lucia sono degne di nota, nell' intenzione di razionalizzare l' offertaassistenziale evitando doppioni. L' unica è sedersi attorno a un tavolo e verificare,con l' aiuto dei sindacati medici e degli operatori, le strade percorribili recuperandoquella collegialità nelle decisioni mancata nella fase di stesura del piano ospedalieroquando commissario era Polimeni. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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14/07/2018

Argomento: Sanità nazionale

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«Asl come le aziende, via i manager incapaci valuteremo irisultati»

Il nuovo direttore generale dell' Agenziaitaliana del farmaco «sarà scelto in basea una selezione pubblica. Ho firmato l'avviso. Scocca l' ora della trasparenza».Il ciclone Grillo, inteso come Giulia Grillo,ministro 5 Stelle della Salute, si abbattesull' Agenzia guidata da Mario Melazzini.Ministro, perché un segnale così forte?«Vogliamo essere il governo delcambiamento non solo nelle parole manei fatti. Quell' incarico è il piùimportante che conferisce il ministerodella Salute: vigila su un fatturato diquasi 30 miliardi di euro e si occupa diatti fondamentali come l' autorizzazioneall' immissione in commercio dei farmacie la farmacovigilanza. Ha enormiresponsabilità economiche e medico-scientifiche in uno dei settori di maggiorinteresse per la spesa del serviziosanitario e per tutti gli assistiti. Giustogarantire la partecipazione non solo agliadepti dei ministri, ma a una plateaampia di cittadini, sia come osservatoriche come candidati». Che cosa cercate? «Curriculum forti e comprovatacompetenza, tecnico-scientifica nella farmaceutica e nella medicina, e manageriale.Libera come sono da qualsiasi influenza o pressione, cercherò di scegliere la personamigliore nella rosa dei candidati, con tanto di dichiarazione di assenza anche solo dipotenziali conflitti d' interesse. Basta appartenenze di bandiera e logiche clientelaridi partito. La sanità pubblica non è una miniera da sfruttare». Vi fermerete qui? «Èsolo il primo passo. Poi toccherà alle nomine nelle Asl e negli ospedali, negli enticontrollati dal ministero, nella scelta dei primari. Daremo spazio alle capacità e aigiovani. Vogliamo cambiare metodo. Avere trasparenza, meritocrazia,partecipazione. Tutti devono potersi proporre fuori dai canali della politica. Per anniho contestato la vecchia gestione dell' AIFA, anche quando è stato sostituito Pani coldirettore Melazzini, ma non è cambiato granché. La prossima settimana farò partire

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un tavolo sulla farmaceutica per la riforma della governance. Avanzerò una propostae mi auguro che la persona da me indicata la porti avanti con coerenza. L' obiettivoè avere i farmaci migliori al miglior prezzo». Altro? «Senza trasparenza degli atticontinuerà a esserci manipolazione politica. Vorrei che fossero pubblici, per gliscienziati come per gli utenti medi, i dati sulle valutazioni delle commissioni per idirettori generali delle Asl. Non conosciamo i punteggi attribuiti, quindi il presidentedella Regione fa le nomine a sua discrezione anche se i parametri noncorrispondono. Così per gli obiettivi dei direttori generali: bisogna sapere comevengono raggiunti e valutati. Sto studiando una modifica per eliminare in tutto o inparte le nomine fiduciarie. I concorsi truccati in Basilicata sono un altro segnale: al dilà degli illeciti, l' operato di chi viene nominato dev' essere misurabile. Io stessaposso non essere illuminata in certe nomine. Vedrà, si ridurranno le attese per visitee analisi quando saranno attribuiti in maniera esplicita ai manager gli obiettivi diriduzione». Per il governatore De Luca certe scelte non spettano allo Stato. «Ipresidenti si assumano la responsabilità di scegliere chi vogliono, ma se nominanogli ultimi della lista dobbiamo saperlo, e loro devono giustificarlo. De Luca certenomine le ha fatte senza neppure le commissioni. Valga nel pubblico ciò che vale nelprivato: il manager va valutato e, se è scarso, mandato via. In Italia c' è un retaggioculturale per cui nella pubblica amministrazione i risultati non contano. Ma leaziende sanitarie sono aziende, devono essere efficienti. Con performancemisurabili». Molti ospedalieri temono si voglia smantellare la sanità pubblica, visti ibudget. «Germania e Francia hanno un sistema assicurativo collegato al lavoro chenoi non potremmo avere, a causa della disoccupazione e dell' alto cuneo fiscale.Spendono di più perché sono diverse le modalità di finanziamento. Le risorse vannoaumentate, ma soprattutto non si possono più tollerare gli sprechi. Non solo al Sud,anche al Nord. Si pensa che il denaro pubblico si possa sprecare. Ma un repartomaterno-infantile come quello dell' ospedale del Mare, con macchinari e struttura damilioni e milioni di euro, non può essere smantellato e convertito in cardiochirurgia.L' autonomia non può diventare autolesionismo: minimi risultati col massimoimpegno». Il presidente dell' ISS dice che, emozionata dalla sua gravidanza, avrebbedato numeri sbagliati sulle coperture vaccinali. Da qui l' autocertificazione. «A partel' uscita assolutamente infelice di Ricciardi, la pensiamo in modo diverso dalprecedente governo sulla scelta fra obbligo e raccomandazione. Sarà il Parlamentoad affrontare a breve la questione con una proposta di legge. Garantirò le coperturedi sicurezza per ottenere l' effetto gregge, avendo bene a mente che oggi c' èancora da tenere alta l' attenzione sul morbillo». Quanto durerà il governo? Troppodiversi voi e la Lega? «Non so, non faccio la veggente. Ci sono differenze tra di noi, èvero, e il tema dell' immigrazione è delicato, spinoso. Ma lavoro in grande sintoniacoi colleghi della Lega nel governo e in Parlamento. Salvini ha sensibilità e modo diesprimersi suoi, che non sono i miei, ma è libero di manifestare il suo pensiero com'è giusto, rientra nelle sue prerogative». Avete incassato l' abolizione dei vitalizi...«Mi aspettavo un' accoglienza più positiva dalla stampa. Ha ragione Di Maio:restiamo sempre i brutti anatroccoli. Abbiamo fatto risparmiare 40 milioni l' annosolo alla Camera, su un tema di giustizia sociale mai prima oggetto di un atto cosìdiretto. Non abbiamo fatto macelleria. Avremmo potuto essere più populisti. Invece

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siano stati razionali e di buonsenso. Sulle pensioni interverremo solo su quelle soprai 4mila euro netti, per applicare a tutte i criteri contributivi. La politica è fatta anchedi etica». Marco Ventura © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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14/07/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 16 EAV: € 39.826Lettori: 796.905

«Cancro per il talco» Risarcimenti da 4,7 miliardi

Sentenza in Usa Maxi-multa al colossoJohnson & Johnson, che dovrà versarecirca 4,7 miliardi di dollari fra dannicompensativi e punitivi alle donne chepuntano il dito sull'«asbesto» (amianto)presente nel suo talco, indicandolo comeresponsabile del loro cancro alle ovaie. Adeciderlo una giuria di St. Louis altermine di un processo durato cinquesettimane. Johnson & Johnson, però, nonci sta e annuncia che farà appello. Lagiuria ha fissato i danni a 25 milioni didollari per ognuna delle 22 donne,mentre i danni «punitivi» sonoquantificati in 4,14 miliardi, portandocosì il totale a 4,69 miliardi di dollari.Johnson & Johnson ha dovuto affrontareoltre 9 mila cause legate al talco inpolvere, ma assicura che il prodotto ècompletamente sicuro e privo diamianto. L' azienda può vantare unalunga serie di successi in sede diappello, con il ribaltamento di precedentisentenze. Il legale delle 22 donne che hanno rivelato di essere affette da cancro alleovaie ha usato parole dure contro il gruppo: «Sapeva che i suoi prodotti al talcocontenevano asbesto e ha nascosto l' informazione», difendendo l' immagine delborotalco per bambini come se fosse la «sua mucca sacra», ha affermato l' avvocatoMark Lanier. «La Johnson & Johnson - ha aggiunto - ha truccato i test per evitare dimostrare la presenza di asbesto», ha aggiunto. L' azienda, che ieri ha subìto unaflessione alla Borsa di Wall Street, ribadisce la propria correttezza. Il legame fratalco, asbesto e tumore ovarico resta controverso: «Non c' è ad oggi unacorrelazione scientificamente provata tra utilizzo di talco e insorgenza di tumore all'ovaio, ma è invece scientificamente noto come l' asbesto sia un agente fortementecancerogeno», afferma il direttore dell' Unità di Oncologia dell' Istituto nazionaletumori Regina Elena di Roma, Francesco Cognetti. Secondo cui «oggi non ci sonoprove scientifiche di una correlazione diretta causa-effetto tra esposizione adasbesto e tumore ovarico». La mancanza di una correlazione diretta tra talco etumore ovarico è sottolineata anche dall' Associazione italiana per la ricerca sul

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cancro (Airc): «Chi ha fatto uso, nel passato, di talco a livello genitale non haparticolari ragioni per allarmarsi. Ma meglio evitarne l' uso a livello perineale-endovaginale».

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14/07/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 10 EAV: € 31.216Lettori: 339.084

È record di «figli dell' eterologa»FRANCESCO OGNIBENE

Con gameti importati in un anno +142%Nati in provetta al 2,9% La fecondazioneeterologa sta decollando anche in Italia.È il dato che spicca nell' annualerelazione al Parlamento sull' attuazionedella legge 40 (che regolamenta lafecondazione artificiale in Italia)depositata dal Ministero della Salute coni dati sul 2016, la prima firmata dal neo-ministro Giulia Grillo (M5s). Sul numerocomplessivo di coppie che hanno avutoaccesso alle varie tecniche diprocreazione medicalmente assistita(77.522, +4,1% sul 2015), di cicli avviati(97.656, +2,6%) e di bimbi nati vivi(13.582, record storico, +5,8%, ormai il2,9% sul totale delle nascita nel nostroPaese) può sembrare marginale l'incidenza della fecondazione con uno oentrambi i gameti esterni alla coppia,tecnica autorizzata dalla sentenza 162con la quale la Corte Costituzionale nel 2014 dichiarò illegittimo il divieto contenutonella legge del 2004. Ma le 5.450 coppie che hanno fatto ricorso a questacontroversa tecnica che consente di far nascere un bambino con il patrimoniogenetico di uno solo dei genitori, o anche di nessuno di loro, costituiscono unaumento del 121% in un solo anno, dato quasi identico a quello dei cicli (6.247,+123% sul 2015) e con un boom dei bambini nati, che da 601 sono passati a 1.457(+142%) con un tasso di successi - dato dal rapporto tra cicli avviati e bambini nati -del 23,3%, assai superiore al 13,9% tramite le tecniche di fecondazione assistitaomologa. Una differenza che va ascritta alla selezione sia dei gameti da parte dellebanche del seme e degli ovociti, che commercializzano (a caro prezzo) solomateriale biologico con precise garanzie di qualità, sia degli embrioni, solo i miglioridei quali vengono effettivamente impiantati nel grembo dell' aspirante madre. Vasottolineato un altro aspetto eclatante della relazione ministeriale: la donna chepartorisce il bambino concepito con fecondazione eterologa solo in poco più dellametà dei casi è anche la sua madre biologica. I cicli avviati con ovociti acquistati sulmercato (la relazione scrive 'donati' per convenzione, ma quasi sempre si tratta dicompravendita operata sia da cliniche private sia da centri pubblici) sono pari al

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46,4% del totale, quelli con seme di 'donatore' il 25,8%, mentre colpisce il 27,8% dicicli di fecondazione eterologa avviati con embrioni «precedentemente formati dagameti donati e crioconservati», casi dunque di figli a tutti gli effetti biologicamentealtrui. Entrando ancora più nel dettaglio, si scopre poi che dei cicli con seme 'donato'l' 84,4% fa ricorso a campioni importati, un dato che cresce fino al 94% se si ricorrea ovociti non ottenuti dall' aspirante madre e acquistati oltrefrontiera. Tradotto,significa che in Italia la 'donazione' di ovociti è limitata a casi episodici, un fatto chespiega la crescente pressione politica, mediatica e culturale per legalizzare forme dicompenso a donne che cedono i propri gameti ad altre in cerca di un figlio. Essendovietata ogni forma di commercio di parti del corpo umano - sangue, organi, cellule eanche gameti -, come ha ribadito pochi giorni fa il Consiglio d' Europa in uno suodocumento di indirizzo ai 47 Stati membri, si dice di voler ricorrere al sistema dei'rimborsi spese', facilmente aggirabile, come mostra l' esperienza dei Pae- si daiquali importiamo le cellule riproduttive (Spagna e Danimarca in testa,rispettivamente per ovociti e sperma) dove il mercato è assai fiorente e ha dato vitaa vere multinazionali della vita umana. Il ricorso agli ovociti di una donna diversa dachi desidera diventare madre, in particolare, si mostra quasi inevitabileconsiderando che l' età media delle donne che ricorrono alla provetta per avere figliè di 36,8 anni, un dato che tende a stabilizzarsi, diversamente da quello delleultraquarantenni, salite al 35,2% (erano il 20,7% nel 2005). L' età media più alta èquella delle donne che ricorrono all' eterologa (41,4 anni), assai superiore a quelladegli uomini (35,2 anni). Merita infine di essere evidenziata la percentuale disuccessi, cioè il rapporto tra cicli avviati e 'bimbi in braccio', passato dal 13,7% del2010 al 17,5% del 2016, includendo l' eterologa. Un tasso record, ma che la dicelunga sull' impressionante fallibilità di una tecnica che promette di soddisfare ildesiderio di avere un figlio ma ci riesce meno di una volta su cinque, con unadifferenza tra cicli e figli pari a 84.074. Se si considera che in ogni ciclo spesso vienecreato ben più di un solo embrione (congelando quelli 'avanzati'), si arrivafacilmente a immaginare a quale sciupìo di vita umana individuale nel suo stadio piùoriginale e indifeso stiamo ancora assistendo. Il 25 luglio 1978 nasceva in InghilterraLouise Brown, prima bambina concepita in provetta: quarant' anni dopo, il crescentespiegamento di tecnologia applicata alla generazione umana semina ancora piùinterrogativi clinici, etici e umani di quanti problemi sia in grado di risolvere.RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero di nascite in Italia da fecondazione assistita aimassimi soprattutto grazie al boom del ricorso alla tecnica con ovociti e seme'donati'. Ma il tasso di successi resta basso: solo il 17,5%

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14/07/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 12 EAV: € 5.859Lettori: 129.749

Fake news a Modena, prima condanna per attivista no-vax

Procurato allarme La prima condanna aun no vax per fake news. Quattrocentoeuro di multa per "procurato allarme" achi aveva esposto cartelloni contenentinotizie false. Lo ha stabilito il giudicePaola Losavio, gip di Modena, neiconfronti di Magda Piacentini. La donnacommissionò l' affissione di una serie dimanifesti sei metri per tre nel febbraio ,con la scritta: "Non speculate suibambini, vogliamo la verità sui vaccini:21.658 danneggiati nel triennio 2014-16secondo i dati Aifa". Ma i dati riportatidalle associazioni "Riprendiamoci ilpianeta-Movimento di resistenza umana"e "Genitori del No Emilia Romagna",attribuiti all' Agenzia Italiana delFarmaco, erano errati poiché siriferivano al totale di segnalazionisospette e non ai bambini che avevanosubito dei danni, come ammisero anche iNo Vax su Facebook. Tuttavia, secondo ilmagistrato, l' errore era irreparabile. L'indagine scattò su esposto della Ausl Modena: "Finalmente un giudice l' ha spiegatoai cavernicoli che diffondendo pericolose bugie ci mettono in pericolo con la loroignoranza e il loro egoismo", commenta Roberto Burioni, professore ordinario diMicrobiologia e Virologia al San Raffaele di Milano".

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14/07/2018

Argomento: Sanità nazionale

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Specializzazioni mediche, crescono i posti disponibiliMICHELE DAMIANI

Aumentano i posti per le scuole dispecializzazione in medicina. Rispetto ai6675 posti riservati lo scorso anno, sono6934 i contratti previsti per il prossimoanno accademico. È quanto stabilito conil decreto del Miur 12 luglio prot. n. 536,il cui avviso è stato pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 160 del 12 luglio. Ildecreto illustra la composizione dellescuole di specializzazione per l' annoaccademico 2017-2018 in vista dell'esame che si svolgerà il prossimo 17luglio. Il bando con la data dell' esameera già stato pubblicato lo scorso 17maggio (si veda ItaliaOggi del 19maggio), ma mancava il riferimento aiposti finanziati dagli enti locali e, quindi,al numero completo dei posti disponibili.Sono 6.200 le borse finanziate conrisorse statali (rispetto alle 6105 delloscorso anno). A queste si aggiungono le640 delle regioni (a fronte delle 499dello scorso anno) e le 94 finanziate con risorse di altri enti pubblici o privati (increscita di 13 unità rispetto al 2017). Per quanto riguarda, invece, i posti riservati,194 saranno destinati ai medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale (210 iposti dello scorso anno), 29 i posti alle esigenze del Ministero della difesa (erano 21nel 2016/2017) e 7 quelli a disposizione della polizia di stato (a fronte dei 4 delloscorso anno). La suddivisione su base regionale ha provocato le critiche dellaFnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgi e degli odontoiatri)che, in una nota di commento al decreto, afferma: «le borse sono ancora insufficientie mal distribuite. Aumentano le disuguaglianze tra regioni». «Resta il rammarico pernon aver saputo incidere attraverso i fondi di piano per aumentare il numero delleborse», è il commento del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. «È di ieri l' ultimoallarme, lanciato dalla Fiaso, secondo cui nei prossimi cinque anni nel Serviziosanitario nazionale mancheranno 11.800 specialisti. La proposta di vincolare unapercentuale dei fondi di piano per finanziare le borse, avanzata dal precedenteMinistro della salute, non è andata a buon fine e le regioni hanno aumentato,secondo le possibilità di ciascuna, i fondi per finanziare le borse».

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14/07/2018

Argomento: Sanità nazionale

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Tangenti, l' ex primario patteggia 34 mesi e abbandona ilPini

GIUSEPPE GUASTELLA

In Tribunale Processo Maugeri, allaRegione tre milioni dal tesorettosequestrato anche a Formigoni Ai dueanni e dieci mesi di reclusione cheottiene con il patteggiamento, a carico diGiorgio Maria Calori si sommano anche300 mila euro da restituire al Pini come«profitto del reato» e otto mesi diinterdizione dalla professione medica ela chiusura del rapporto di lavoro con l'ospedale. L' ex primario è il primo achiudere i conti con la giustizia per lecorruzioni nelle forniture alla strutturasanitaria. Calori lavorava dal 1987 nell'ospedale, uno tra i più rinomati«ortopedici» italiani, fino a quando adaprile scorso non finì agli arrestidomiciliari per corruzione nell' ennesimainchiesta sulla sanità pubblica lombarda.Il suo patteggiamento, ratificato dal gipCarlo Ottone De Marchi, rappresenta unpunto decisivo nel processo per i pmLetizia Mannella ed Eugenio Fusco. Eraaccusato di aver fatto spendere al Pini quasi 186 mila euro tra il 2012 e il 2016 per l'acquisto di 88 kit operatori a un prezzo che, sospettano gli inquirenti, era di diecivolte superiore il valore effettivo dalla società Eon Medica srl di Tommaso Brenicci(che fu arrestato come fulcro della vicenda) con il quale era socio in un' altra societàcon sede in Inghilterra che sfruttava il brevetto Avn ideato dallo stesso Calori. Per l'accusa, da Brenicci il primario ricevette anche oltre 206 mila euro per consulenze,ritenute fittizie, e 128 mila sterline per una transazione della società inglese. I300mila euro versati al Pini per poter accedere al patteggiamento con la Procura,raggiunto da Calori con l' assistenza gli avvocati Nerio Diodà ed Elena Vedani,coprono tutte le irregolarità mentre i danni vengono risarciti con altri 60 mila eurosempre al Pini e altri 10 mila alla Regione Lombardia. Anche Brenicci, che le indaginidella Guardia di finanza delineano come un imprenditore che paga le mazzette perpiazzare i suoi prodotti medicali, assistito dall' avvocato Paolo Tosoni si appresta a

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uscire di scena patteggiando la pena che, nel suo caso, sarebbe intorno ai tre anni direclusione. I magistrati hanno poi chiesto il giudizio immediato per gli altri imputati,il direttore sanitario del Pini-Cto, Paola Navone, il medico dello stesso ospedaleCarmine Cucciniello e altri due del Galeazzi, Lorenzo Drago e Carlo Romanò. Su unaltro fronte, sempre sanitario, quello del processo Maugeri che riprenderà in appelloa settembre e che vede imputato per corruzione anche l' ex governatore RobertoFormigoni (l' accusa ha chiesto per lui sette anni e mezzo di carcere), la Regione,assistita dall' avvocato Domenico Aiello, ottiene dal Tribunale civile che tre milioni dieuro dei fondi sequestrati agli imputati le siano versati direttamente e non vadanonelle casse del Fondo unico della giustizia. È quanto erano stati condannati arisarcire alla fine del processo in primo grado Formigoni e il suo corruttorePierangelo Daccò, condannato a 9 anni e due mesi.