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13. POTERE E STATO MODERNO: IMPOSIZIONE, CONFLITTO E PARTECIPAZIONE FIORENZO PARZIALE SOCIOLOGIA GENERALE UNIVERSITA’ LUMSA -ROMA A.A. 2016-2017 1

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13. POTERE E STATO MODERNO: IMPOSIZIONE, CONFLITTO E PARTECIPAZIONE

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13.1. IL POTERE

Concetto centrale nelle scienze sociali:

manipolazione, forza, influenza, sottomissione, ordine, ma anche legittimazione..

Tante accezioni, vediamo un po’ di definizioni più precise

Innanzitutto il concetto di potere si associa a quello di politica

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Politica come complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari

pubblici’ di una determinata comunità. La prima definizione di "politica" (dal greco

πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis" (città-stato

dell’Antica Grecia)

Organizzazione della società collocata in un dato ambito spaziale (territorio) e

temporale: organizzazione dipende da scelte e decisioni

Ma concretamente esiste/si produce un’asimmetria di risorse tra individui e gruppi

sociali (tale asimmetria dipende dal tipo di società)

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Weber (1922)

POTERE: CAPACITA’ DI OTTENERE OBBEDIENZA A UN COMANDO = CONFORMITA’ DEL

COMPORTAMENTO DEI DESTINATARI DI UNA DATA RICHIESTA ANCHE SE

QUEST’ULTIMA VA CONTRO LA LORO VOLONTA’

IL POTERE E’ ESERCITATO ALL’INTERNO DI UNA RELAZIONE TRA CHI LO ESERCITA E CHI

LO SUBISCE

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Max Weber distingue due concetti: 1. Macht (potenza) = "qualsiasi possibilità di far

valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un'opposizione, la propria

volontà, quale che sia la base di questa possibilità": è presupposta anche la violenza o il

ricatto. Chi esercita potenza è poco interessato alla legittimazione

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2. Herrschaft (dominio/signoria: potere legittimo) = "possibilità di trovare obbedienza,

presso certe persone, ad un comando che abbia un determinato contenuto, e queste

ultime accettano le decisioni altrui perché le riconoscono valide e quindi legittime”

Legittimazione = è richiesto almeno un livello minimo di convinzione sul fatto che vale

la pena conformarsi perché:

a) “conviene” (es. lavoratore salariato accetta ordini da un superiore, perché altrimenti

perderebbe il posto di lavoro vs insubordinazione; es. utente di un ufficio pubblico

esegue le istruzioni del funzionario, anche se sono gravose, perché è interessato a

completare una pratica);

b) è ritenuto moralmente giusto (es. figli “sanno” che i genitori hanno titolo a dare loro

ordini)

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Potere illimitato nelle società non democratiche vs potere limitato, quest’ultimo è delle

società moderne e democratiche

Non solo, in questo secondo tipo di società il potere è anche suddiviso per ambiti:

es. insegnante ha potere sull’alunno in aula, ma non al bar; e in aula, il suo potere è

limitato (può giudicare gli alunni, eventualmente comminando un voto basso, ma non

punendoli corporalmente)

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La potenza (mach) può essere anche la fonte del potere come lo intendiamo noi oggi

nelle società democratiche, ma chi lo detiene ha l’interesse a consolidarlo nel tempo,

per fare questo chiede legittimazione: ogni potere cerca di suscitare e coltivare la fede

nella propria legittimità (Weber, 1922)

Anche un dittatore prova a giustificare il proprio potere in nome di Dio, del destino

della nazione, della lotta a un nemico esterno, minaccia per il popolo rispetto alla quale

il dittatore si pone come difensore

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Es. il presidente della Turchia, Erdogan, ha approfittato del “tentato golpe” per

accentrare il potere (rischio “sultanato”)

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WEBER DISTINGUE TRE DIVERSI TIPI DI PRETESA DI LEGITTIMAZIONE

TRADIZIONE (basato su un racconto proveniente dal passato, su valori/norme

affermatesi nel tempo, religione, etc. = es. monarchie, papato, etc.)

CARISMA (fondato su qualità speciali attribuite alla persona che rompe con la

tradizione)

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POTERE LEGALE – RAZIONALE (fatto derivare da norme impersonali, da conoscenza

razionale, scienza, regole indipendenti dalle persone che concretamente esercitano il

potere in un dato momento)

LEGITTIMAZIONE E IDEOLOGIA

Berger e Luckmann (1966): le istituzioni per funzionare necessitano di “meccanismi di

legittimazione” (es. IDEOLOGIA COME SISTEMA DI IDEE-RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’)

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13.2. LO STATO MODERNO

Potere tradizionale, carismatico e razionale sono compresenti con diversi gradienti, ma

nella società moderna predomina IL POTERE LEGALE-RAZIONALE, AFFERMATOSI CON

LA COSTRUZIONE DELLO STATO MODERNO

LO STATO MODERNO ESERCITA INNANZITUTTO IL POTERE COERCITIVO: E’

L’ISTITUZIONE CHE DETIENE IL MONOPOLIO LEGITTIMO DELLA FORZA FISICA,

GOVERNANDO SU UNA DATA POPOLAZIONE E TERRITORIO

NELLE SOCIETA’ COMPLESSE E DIFFERENZIATE DI OGGI IL POTERE SI DISTINGUE IN:

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1. POTERE ECONOMICO: acquisizione di obbedienza grazie a risorse economiche

Es. imprenditore su operai = rapporto asimmetrico, il primo grazie a risorse

economiche – il capitale – fa lavorare altri al fine di ottenere UN PROFITTO, e gli

altri pur di lavorare DEVONO ACCETTARE QUESTO RAPPORTO (ma LO

LEGITTIMANO, perché conviene loro – lo ritengono giusto): V. SLIDES 07

2. POTERE IDEOLOGICO: capacità di persuasione e definizione della realtà

Es. sacerdoti e indovini nelle società tradizionali vs intellettuali, scienziati e

soprattutto MASS MEDIA oggi: V. SLIDES 11

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3. POTERE COERCITIVO: repressione al fine di confermare – mantenere un dato

ordine politico

LO STATO esercita soprattutto questo tipo di potere

Formazione dello Stato moderno

Lo Stato moderno sorge in Europa. Il monopolio della COERCIZIONE è il risultato di

un lungo processo di ACCENTRAMENTO del POTERE ad opera di un sovrano

rispetto alla frammentazione politica feudale

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L’organizzazione economica feudale nel basso Medio Evo (e in particolare nei secoli

XI-XIV) si associa anche a un certo grado di pluralismo: Impero, Chiesa, liberi

comuni e feudatari in campagna, in quest’epoca nasce l’università come libera

associazione di docenti e studenti.

L’economia feudale si fonda su mercati e monete locali. Con l’aumento della

circolazione dei beni, la crisi dell’organizzazione politica feudataria, il

rafforzamento dei liberi comuni e la nascente borghesia, si creano i presupposti

della nascita dello Stato moderno

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Tratti fondanti lo Stato moderno

Monopolio militare: accentramento ottenuto attraverso forza economica che

permette di finanziare un esercito strettamente dipendente dal sovrano vs esercito

di mercenari

Monopolio giudiziario: unificazione sistemi giuridici locali basati su consuetudine in

quanto il sovrano ha la necessità di controllare in maniera omogenea un territorio

vasto. Ciò riduce lo spazio dell’informalità e rende possibile la RAZIONALIZZAZIONE

DEL SISTEMA GIURIDICO. Inoltre, possiamo dire che un esercito “nazionale”

favorisce la formazione di un sistema giuridico “nazionale” (LA COERCIZIONE OFFRE

IN CAMBIO LA SICUREZZA DEI CONFINI E REGOLE VALIDE OVUNQUE RISPETTO ALLA

STESSA AUTORITA’)

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Monopolio monetario e Monopolio fiscale: imposizione di tributi basata anch’essa

su unico sistema (accentrato e gestito da funzionari, e non più da appaltatori) e

unica moneta. Ciò permette di finanziare l’esercito, la risorsa più importante del re,

e anche l’apparato amministrativo addetto al controllo, amministrazione e alla

gestione finanziaria di questo stesso sistema di prelievo

SOVRANITA’ TERRITORIALE: con la pace di WESTFALIA (1648), che dà fine alla

guerra dei trent’anni tra Spagna (e le mire dell’impero asburgico, cattolico) e le

province unite (I Paesi Bassi ed i principi tedeschi, protestanti, con cui si alleò

anche la Francia cattolica) si afferma non solo il pluralismo religioso, ma anche

l’organizzazione statale moderna.

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INFATTI SI STABILISCE IL MONOPOLIO DEL POTERE DI UNO STATO SUL SUO

TERRITORIO, SENZA INGERENZA DI ALTRI STATI. IL RAPPORTO TRA STATI SI FONDA

COSI’ SU QUESTO PRINCIPIO CHE FINISCE PER SANCIRE CHE SU UN DATO

TERRITORIO L’AUTORITA’ SUPREMA E’ LO STATO. NEL NOVECENTO

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE E GLOBALIZZAZIONE, NON SOLO ECONOMICA, DA’

VITA A UN DIRITTO INTERNAZIONALE CHE RIFORMULA DI FATTO QUESTO

PRINCIPIO (es. LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO NEL 1948)

In generale, dunque, DAL BASSO MEDIOEVO IN POI assistiamo a un’intensificazione

di quel processo di RAZIONALIZZAZIONE E AFFERMAZIONE DELLA BUROCRAZIA

PROFESSIONALE DI CUI PARLA WEBER.

Tra frammentazione feudale e mire espansionistiche di Impero e Chiesa si

affermano, così, gli Stati nazionali

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LE NUOVE ISTITUZIONI STATALI (RELAZIONI SOCIALI CONSOLIDATE, NORMATE E

GESTITE IN QUESTO CASO DA ORGANIZZAZIONI SPECIALIZZATE COME LE

BUROCRAZIE, APPUNTO, STATALI) NECESSITANO DI UN APPARATO “IDEOLOGICO”,

ADDETTO ALLA LEGITTIMAZIONE (E QUINDI GIUSTIFICAZIONE) DELLA NUOVE

COSTRUZIONE SOCIALE

RICORSO A SIMBOLI, RITUALI (NASCE UNA SORTA DI “RELIGIONE LAICA”, NEL

SENSO CHE I MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO SONO SIMILI A QUELLI RELIGIOSI:

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V. SLIDES 12) FINALIZZATI A COSTRUIRE UNA TRADIZIONE E SVILUPPARE

SENTIMENTI DI APPARTENENZA

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13.3. LA DEMOCRATIZZAZIONE

È un processo complesso, non lineare, che si basa su “ondate” (spostamento verso

società democratica-affermazione di regimi autoritari o addirittura totalitari-ritorno ed

eventualmente sviluppo della democrazia)

Novecento = secolo per eccellenza della democratizzazione: nella seconda metà

dell’Ottocento le classi subalterne premevano per maggiore inclusione o

capovolgimento della società “monoclasse” borghese (es. movimento socialista).

Èlites impreparate in Paesi come l’Italia intraprendono strade autoritarie nel Novecento

(es. Fascismo: 1922-1943).

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Dalla Società delle Nazioni (1920), sorta alla fine della Prima guerra mondiale (conflitto

tra Stati nazione per motivi economici e geopolitici), all’ONU (Organizzazione delle

Nazioni unite, sorta nel 1945) dopo la fine della Seconda guerra mondiale

(prosecuzione della Prima guerra mondiale..)

Diritti universali dell’Uomo e Costituzioni nazionali in Occidente vs Stato di diritto

liberale e regimi autoritari o totalitari precedenti e, ancora presenti, in altri Paesi

Democratizzazione: diritti inalienabili di cittadini e persone, dunque anche di minoranze

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È un processo in parte incompiuto, con differenti versioni-gradienti, e comunque

“lento”: es. negli USA schiavitù abolita tardi e segregazione razziale resta addirittura

fino al 1965

Negli anni Sessanta, a seguito delle numerose battaglie condotte dai moltissimi

movimenti per i diritti civili, dall'insurrezionalismo di Malcolm X e alla famosa

marcia pacifica di Martin Luther King, che le leggi sulla segregazione razziale

dei neri negli Stati del sud verranno abolite dal governo federale, a quasi cento

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anni dalla loro entrata in vigore. Ciò avverrà nel 1964 con l'approvazione

del Civil Rights Act e nel 1965 con il Voting Rights Act.

Due strumenti principali di partecipazione democratica: democrazia diretta (oggi

referendum, ma anche consultazione popolare nelle amministrazioni locali) e

democrazia indiretta (elezioni dei decisori politici)

Le decisioni politiche sono prese non solo delegando la gestione della “res pubblica” ai

rappresentanti politici, ma anche attraverso azione di movimenti sociali e politici,

associazioni culturali e di promozione sociale (es. ARCIgay, Amnesty, etc.)

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ALTRA CARATTERISTICA FONDANTE DELLA DEMOCRAZIA E’, DUNQUE, LA PRESENZA DI

UNA SOCIETA’ CIVILE VITALE

Ambrosini e Sciolla (2015): Società civile come insieme di attività e relazioni sociali che

non derivano dallo Stato e dalle sue articolazioni (altri attori legati al potere pubblico-

statale: es. comuni, regioni, etc.). Mentre diplomazia, polizia, burocrazia amministrativa

dipendono dallo Stato (formano direttamente lo Stato), sindacati, associazioni e

movimenti politici, giornali, chiese, famiglie (e teoricamente anche i partiti che non

sono soggetti statali, ma privati) sono FORME DI ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETA’

+ società civile è ampia, differenziata socialmente, attiva, non ristretta ai poteri forti (es. gerarchie economiche e finanziarie, politiche e religiose, culturali) + la democrazia è forte

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13.4. LA PARTECIPAZIONE POLITICA

Partecipazione = prendere parte, essere parte e sentirsi parte (vs apatia, non

riconoscimento, mancata identificazione)

E’ sempre presupposta un’identificazione di tipo collettivo+volontà di influenzare le

decisioni pubbliche (protagonismo sociale)

Democrazia = potere per il popolo: ma il processo di definizione di popolo, e in questo

caso di avente diritto al voto in quanto abitante della polis (cittadino), è sociale ed è

spesso frutto di conflitti anche sanguinosi

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Voto per censo (ricchezza) adulti maschi che pagavano le tasse

(contribuzione al funzionamento concreto delle istituzioni) donne (Italia

1946) giovani 18-20 anni (in Italia prima del 1975 la maggiore età si

raggiungeva a 21 anni) stranieri (es. Ue con comunitari o voto alle

amministrazioni locali in alcuni Paesi)? = questione Stato-Confini, chiusura identitaria

vs globalizzazione della cittadinanza (o meglio fine della distinzione tra cittadini e non

cittadini, in nome dei diritti della persona..V. SLIDES 15)

IL CONFLITTO

Lotte, occupazioni, manifestazioni come forme di partecipazione politica, in diversi

casi represse aspramente dai gruppi dominanti e da chi detiene il potere

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Altre volte il conflitto si basa su pratiche come il boicottaggio

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La partecipazione politica può anche essere non apertamente conflittuale, fondata su

consenso (voto attivo e voto passivo, partecipazione ad associazioni socioculturali e

militanza in partiti politici), ma conflitto e consenso possono mescolarsi e non

necessariamente escludersi a vicenda, anche quando ci riferiamo alla partecipazione

della stessa persona

I PARTITI POLITICI

Sono attori centrali nel funzionamento della democrazia, in particolare dei regimi

parlamentari

Sono organizzazioni che filtrano “la domanda sociale” trasformandola in un ventaglio di

politiche (es. ambientali, lavorative, di cittadinanza, etc.)

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PARTITI DEI NOTABILI

Tipici di società in cui il diritto di voto è ristretto solo a una parte della società (voto per

censo nelle società ottocentesche)

Espressione di notabili (proprietari terrieri, imprenditori, professionisti locali come

avvocati..) che interagiscono tra di loro, formano comitati elettorali e poi decidono

senza avere vincoli con la formazione politica alla quale hanno preso parte al momento

della competizione elettorale

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Attività gratuita, anche perché i notabili sono ricchi e fanno della politica l’attività di

regolazione sociale a favore delle élite di cui fanno parte

PARTITI DI MASSA

Organizzazioni burocratiche, espressione della razionalizzazione moderna e formata da

un alto numero di militanti, alcuni dei quali diventano funzionari e professionisti della

politica

Il partito è un gruppo secondario (finalizzato a certi interessi) ma anche primario

(produce legami sociali e identità anche perché si rivolge ad ampie collettività

socialmente ben identificabili: es. classi sociali, confessioni religiose, etc.)

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È un’agenzia di socializzazione che promuove un’ideologia (VISIONE ORGANICA DELLA

SOCIETA’: Gramsci, ed. 1975) e in cui milioni di persone si identificano

Il partito di massa si radica nella società, coinvolgendo sindacati, associazioni, etc.

Casi esemplari sono i partiti socialisti e comunisti, di ispirazione marxiana

PARTITI PROFESSIONALI-ELETTORALI

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Dagli anni Ottanta, in una società più difficilmente suddivisibile in grandi categorie

sociali e dove più accentuato è pluralismo e individualismo, i partiti di massa si

trasformano, diventano più leggeri (meno funzionari stipendiati), si rivolgono a

categorie ed interessi sociali plurimi (lo stesso partito prova a convincere anche gli

elettori dello schieramento opposto: passaggio dal voto di appartenenza a quello di

opinione). I partiti fanno un uso massiccio dei mass-media ed i leader si appellano

direttamente agli elettori

I politici sono tecnici-specialisti, e ancor più del passato si consolida la professione di

politico

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Le differenze organizzative tra partito di massa e partito professionale-elettorale

Militante funzionario di partito (+

importante del rappresentante politico, come può essere un parlamentare: centralità

partito come organizzazione)

Simpatizzante/elettore “volatile” (può cambiare idea)…………………………………élite di

funzionari di partiti e imprenditori, professionisti o altri soggetti della società civile che,

una volta eletti, hanno + voce dell’organizzazione di militanti e funzionari (questi ultimi

spesso sono “portaborse” degli eletti)

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LEADERSHIP, COMUNICAZIONE E FINE DEL RUOLO DI INTERMEDIAZIONE TRA STATO E

SOCIETA’ DEL PARTITO DI MASSA

In una società molto differenziata, ma al tempo stesso frammentata in molteplici

identità e categorie sociali più piccole di un tempo (o comunque minore del passato è

l’identificazione con grandi collettività perché ognuno si sente cattolico, laico,

conservatore, progressista, operaio, professionista a modo suo), e in cui molto tempo si

passa a lavoro, o si dedica alla sfera privata, il tempo per la vita pubblica e politica si

riduce.

Sono pochi coloro che si dedicano alla politica, specializzandosi (politico carrierista,

ghostwriter, comunicatore politico, esperto di marketing politico)

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I MOVIMENTI SOCIALI

La modernizzazione, per quanto ambivalente, porta con sé diversi aspetti

che possiamo considerare decisamente progressivi: espansione dei diritti e, dunque,

democratizzazione

Le istituzioni politiche, in primis i partiti, possono trarre linfa dai movimenti sociali,

che in quanto tali sono conflittuali rispetto allo status quo, e quindi innovatori (anche

nei simboli: es. abbigliamento, modalità di comunicazione, etc.)

I movimenti possono anche essere conservatori e reazionari (es. nazionalismi nei

Balcani, in parte il movimento polacco di Solidarnosc, gli ayatollah in Iran..), ma spesso

sono riformisti e rivoluzionari

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Anzi, spesso oscillano tra riformismo e rivoluzione a seconda dello sbocco e del

riconoscimento che ottengono dall’ordine sociale vigente

ISTITUZIONALIZZAZIONE DE-ISTITUZIONALIZZAZIONE (ES. PARTITI, CHIESE..)(ES. MOVIMENTI SOCIALI, POLITICI E RELIGIOSI..)

I MOVIMENTI SONO RETI DI INDIVIDUI CHE SI INCONTRANO E ORGANIZZANO IN MANIERA NON RIGIDA,

RIVENDICANDO IL CAMBIAMENTO SU SINGOLE ISSUE (ES. AMBIENTALISTI) O IN MERITO ALL’INTERA

ORGANIZZAZIONE SOCIALE (ES. MOVIMENTO OPERAIO ‘800 ED INIZIO ‘900)

Centralità figure carismatiche, leader che fanno proselitismo

Centralità mezzi di aggregazione (es. Chiese) e di comunicazione (new media per i movimenti

più recenti: es. primavera araba)

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CARATTERISTICHE DEI MOVIMENTI: ORIENTAMENTO AL CONFLITTO,

PARTECIPAZIONE DAL BASSO, COMUNANZA DI VALORI, SVILUPPO DI UNA

IDEOLOGIA, AZIONE NON ESTEMPORANEA (QUINDI NON MERA PROTESTA),

SONO GRUPPI DI FUSIONE (SARTRE) CHE PRODUCONO INDENTITA’

AGISCONO IN VARI MODI: SCIOPERI DAL LAVORO, SCIOPERO DELLA FAME,

BOICOTTAGGIO, OCCUPAZIONE DI LUOGHI. LE AZIONI SONO QUASI SEMPRE ILLEGALI

PERCHE’ IL MOVIMENTO VUOLE CAMBIARE L’ORDINE SOCIALE (ANCHE IL PACIFISTA

GANDHI COMPIVA AZIONI ILLEGALI RISPETTO ALL’ORDINE BRITANNICO).

TALVOLTA L’ILLEGALITA’ SFOCIA IN VIOLENZA. E LO SBOCCO ESTREMO E’ IL

TERRORISMO

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MA TERRORISMO PER CHI? DA QUALE PUNTO DI VISTA?

I terroristi in un momento possono diventare nuova classe dirigente in un

momento successivo

TIPI DI MOVIMENTI

Movimenti che si pongono come obiettivo una nuova società (es. movimento operaio

nell’Ottocento oppure movimento no global inizio anni Duemila, o ancora OccupyWall

Street del 2011) e movimenti legati a singoli temi, più soggettivi (es. nuovi movimenti

post-68 come ambientalisti e femministe)

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Tarrow (1996)

Opposizione alle istituzioni Parziale Totale

Rapporto con le istituzioni

Conflittuale Movimenti espressivi

(movimento operaio che poi si è

sindacalizzato)

Movimenti integralisti (es.

maoisti e castristi)

Pacifico Movimenti di riforma (movimento

gay e movimento femminista)

Movimenti comunitari

(monachesimo, comunità

autarchiche)

13. POTERE E STATO MODERNO: IMPOSIZIONE, CONFLITTO E PARTECIPAZIONE

FIORENZO PARZIALE SOCIOLOGIA GENERALE UNIVERSITA’ LUMSA-ROMA A.A. 2016-2017

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I membri delle classi minacciate di declassamento e quelli delle classi in ascesa sono delusi nei riguardi dell’ordine sociale nel quale hanno creduto; così, seguono strade alternative, volte alla messa in discussione di quest’ordine (Alberoni, 1981)

Gli individui che danno vita a un movimento non sono “periferici” in assoluto; piuttosto sono individui collocati alla periferia del centro con risorse sufficienti a garantire l’attivazione (Melucci, 1977) Poi il movimento può allargarsi ad altri, ed anche favorire ampie fasce sociali non direttamente impegnate in esso