122 IV 2014 - Comunità Magnificat – Con Gesù, su...

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122 IV 2014 Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via dell’Unità d’Italia, 1 - 06055 Marsciano (PG) Una copia 4,50 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Perugia

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122 • IV • 2014

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo

al servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo

al servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

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PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità,non vuol essere una rivista riservataad una cerchia ristretta di lettori,ma si propone di essere:

una voce profetica per annunciare ciò che il Signoresuggerisce alle Comunità del RnS,che ha suscitato all’interno della sua Chiesa;

un servo fedele della specifica vocazionecomunitaria carismatica,attento ad approfondire i contenutispecifici del RnS;

un ricercatore scrupoloso delle ricchezzedella spiritualità della Chiesa:dai Padri al recente Magistero;

un agile mezzo spirituale di collegamentoed uno strumento di unità per presentarevita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnSal fine di accrescere la conoscenza e la reciproca stima;

una finestra perennemente apertasulle realtà comunitarie carismatichedi tutto il mondo per ammiraree far conoscere le meraviglie che il Signorecontinua a compiere in mezzo al suo popolo.

Direttore responsabileOreste Pesare

CaporedattoreDon Davide Maloberti

Collaboratori di redazioneFrancesca Acito, Elisabetta Canoro

Maria Rita Castellani,Valentina Mandoloni,

Francesca Tura Menghini

Comunità CorrispondentiLe Comunità

del Rinnovamento nello Spirito Santo

Direzione Viale Molière 51P1 - 00142 Roma

Tel. e Fax 06.5042847

RedazioneVia Vescovado, 5 - 29121 Piacenza

Tel. 0523.325995 - Fax 0523.384567e-mail: [email protected]

Segreteria e servizio diffusionec/o Fausto Anniboletti

Via dell’Unità d’Italia, 1 - 06055 Marsciano (PG)tel. e fax 075.8748927

e-mail: [email protected]

Resp. AmministrativoSegreteria generale della Comunità Magnificat

IconografiaArchivio Venite e VedreteArchivio Il Nuovo Giornale

StampaBottega Tipografica - Arezzo

ProprietàRivista trimestrale di proprietà

dell’Associazione Venite e VedreteAut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998

QUOTE ABBONAMENTO 2012(diritto a quattro numeri)

Ordinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15,00Straordinario . . . . . . . . . . . . . . . . 30,00Sostenitore . . . . . . . . . . . . . . . . . 60,00Estero (Europa) . . . . . . . . . . . . . . 20,00Estero (altri Paesi) . . . . . . . . . . . . 28,00

Vanno inviate a:

C/C postale 16925711 intestato a:Associazione “Venite e Vedrete”

Via dell’Unità d’Italia, 1 - Marsciano (PG)

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1Venite e Vedrete 120 - II - 2014

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SOMMARIO

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EDITORIALE

AFFERRATI DA DIO…Oreste Pesare

NATI DA UNA PROFEZIATarcizo Mezzetti

NUTRITI DA UNA REGOLA DI VITAGiancarlo Giordano

GLI STATUTI: LA LEGGE CUSTODISCE L’AMOREPaolo Bartoccini

GESÙ CRISTO, MODELLO UNICOLuigi Montesi

DALL’ARCHIVIO DI VENITE E VEDRETE

SCELTI, CHIAMATI, INVIATI DA DIOa cura di Francesca Tura Menghini

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ DI ALLEANZA

LA COMUNITÀ MISSIONARIA DI CANAa cura di Francesca Acito

L’ANNO DELLA VITA CONSACRATA

MADRI E PADRI NELLO SPIRITO SANTOa cura di don Davide Maloberti

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

LA FRATERNITÀ DI CASSANO ALLO IONIOI fratelli della Fraternità di Cassano

TESTIMONIANZE E NEWS

PREGHIAMO PER...

COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA

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Signore, tu conosci il mio cuore,tu sai che il mio unico desiderio

è di donare agli altri tutto quello che mi hai dato.

Che i miei sentimenti e le mie parole,i miei svaghi e il mio lavoro,

le mie azioni e i miei pensieri,i miei successi e le mie difficoltà,

la mia vita e la mia morte,la mia salute e le mie infermità,

tutto ciò che sono e tutto quel che vivo,che tutto sia loro, che tutto sia per loro,

perché tu stesso non hai disdegnato di prodigarti in loro favore.

Insegnami dunque, Signore, sotto l’ispirazione del tuo Spirito,a consolare coloro che sono afflitti,

a ridare coraggio a quelli che non ne hanno a sufficienza,a rialzare quelli che cadono,

a sentirmi debole con i deboli, e a farmi tutto a tutti.

Metti sulle mie labbra parole rette e giuste,affinché cresciamo tutti nella fede,

nella speranza e nell’amore, nella purezza e nell’umiltà,nella pazienza e nell’obbedienza, nel fervore dello spirito e del cuore.

Donami la luce e le competenze di cui ho bisogno.Aiutami a sostenere i timidi e i timorosi

e a venire in aiuto a tutti coloro che sono deboli.

Fa’ che sappia adattarmi a ciascuno dei miei fratelli,al suo carattere, alle sue disposizioni, alle sue capacità come ai suoi limiti,

secondo tempi e luoghi, come tu giudicherai bene che sia, Signore.

Aelredo di Rievaulx

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“Lasciatevi trasformare”

PREGHIAMO

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Afferrati da Dio…nizio queste mie riflessioni riportando unostralcio dell’articolo dei primi tempi dellarivista a firma di Rosaria Bellezza, una deipionieri della nostra comunità a Perugia,‘Scelti, chiamati, inviati’, ripreso dall’archivio

di Venite e Vedrete e ripubblicato nel presente numero:“È importantissimo che ognuno di noi scopra, se anco-ra non l’avesse scoperto, che non si trova in Comunitàper caso perché un giorno ha incontrato qualcuno chegli ha fatto l’annuncio, oppure perché è entrato in unachiesa dove c’era gente che pregava… queste sono statele occasioni materiali di cui Dio si è servito per “affer-rarci”, ma Dio fin dal seno materno ci ha chiamati e ciha detto: “sarai mio testimone”. Dove? Come? Non dasoli, non per conto nostro, ma come membra di un cor-po vivo”…

È proprio vero che molte volte i nostri occhi non ve-dono al di là del nostro naso e che il contingente si an-tepone all’orizzonte dell’eternità… Ma poi, arriva unasorella che ci scuote con una semplice frase e ci ricordache gli avvenimenti di ogni giorno non sono che ‘occa-sioni materiali’ perché si manifesti a noi l’amore squisi-to e fedele di Dio, il quale ci ha scelti fin dal senomaterno per essere suoi testimoni… Afferrati da Dio!

Afferrati da Dio fin dall’eternità, anche se ce nesiamo realmente accorti forse solo dopo aver speso varianni della nostra vita lontano da Lui…

Afferrati da Dio, che ha messo tutta la Sua divina ge-nialità e il Suo divino amore per crearci proprio cosìcome siamo, con le nostre pochezze e le nostre aspetta-tive e speranze…

Afferrati da Dio, che ci fa sentire parte di un proget-to incredibilmente grande che racchiude l’umanità in-tera… come un grande puzzle dove ognuno ha il suoposto ben preciso ed i contorni di ogni pezzo, se purapparentemente disomogenei, calzano perfettamente

nell’insieme per formare un capolavoro…Afferrati da Dio, che ci ha salvato da storie di morte

e desolazione per proporci una vita ed una eternità difelicità con Lui…

Afferrati da Dio…Mi viene da ripetere ad alta voce il canto di Davide

delle ascensioni (Salmo 123): “Se il Signore non fossestato con noi, - lo dica Israele - se il Signore non fossestato con noi, quando uomini ci assalirono, ci avreb-bero inghiottiti vivi, nel furore della loro ira. Le acque ciavrebbero travolti; un torrente ci avrebbe sommersi, ciavrebbero travolti acque impetuose. Sia benedetto il Sig-nore, che non ci ha lasciati in preda ai loro denti. Noisiamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cac-ciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. Ilnostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo eterra”.

Afferrati da Dio… per essere membra di un corpo vi-vo, il corpo della Chiesa, il corpo di Gesù… Per questoil sogno di Dio mette radici e si concretizza in una realtàvisibile… umana e divina insieme: la comunità cris-tiana… la Comunità Magnificat… per essere testimoni…insieme… tra noi e con i Suoi Pastori.

Lasciamoci afferrare ancora da Dio… in questo tem-po di Avvento… ripensando al bel camino che abbiamopercorso finora con il Signore sia singolarmente checome Comunità Magnificat. La lettura degli articoli diquesto numero della rivista ci propone, infatti, diripuntare il nostro sguardo sulla chiamata essenziale diDio. Lasciamoci afferrare ancora dal Suo amore, dal Suoprogetto che ha per te… per noi.

Lasciati afferrare da Dio… ancora…! Maranatha,vieni Signore.

Buona lettura. Dio ti benedica,

Oreste Pesare

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EDITORIALE

Venite e Vedrete 122 - IV - 2014

I

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Nati da una profeziaè stato un tempostraordinario nellamia vita quando ilSignore mi si rivelòe cambiò tutto: i

miei pensieri, il mio futuro, i miei af-fetti e così via. L’avvenimento cam-biò inoltre non solo la mia vita, maanche quella di mia moglie che era

ebrea e che, in quello stesso giorno,fu così toccata dal Signore che deci-se subito di voler diventare cattolica.Eravamo stati sposati da un venten-nio con il rito misto e i nostri tre figlierano già nati, anzi già frequentava-no gli incontri di preghiera del Grup-po carismatico di Perugia, insiemealle mie sorelle e alle loro cuginette.

La nostra famiglia si riempì digioia, mentre io avevo così tante dif-ficoltà nello scoprire e nel gestirequesta mia esperienza, sorprendentee gioiosa, ma tutta nuova, in cui mirendevo conto che il volante non lotenevo io tra le mie mani. Era in ma-no al Signore.

Dopo la prima sconvolgente

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“Da un sogno di Dio a una Regola di Vita”

> Tarcisio Mezzetti *

C’

Giovani di Perugia durante il Seminario di effusione negli scorsi anni.

IN ASCOLTO DEL SIGNORE

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IN COPERTINA

esperienza, che aveva cam-biato tutta la vita della miafamiglia, i miei figli mi re-galarono una croce di le-gno da appendere al colloe subito ciò cadde sotto lacuriosità dei miei studentiall’università. Volevano sa-pere perché la portavo equale fosse il significato. Afine lezione si radunavanointorno a me perché dove-vo spiegare la mia espe-rienza e a questo punto co-minciarono fatti sorpren-denti: alcuni scoppiavanoa piangere, altri mi chiede-vano come poter fare essistessi la mia esperienza, al-tri dove potessero trovareun confessore adatto a loroe così via.

Avvenne così che alcu-ni cominciarono a frequen-tare l’incontro settimanaledi preghiera.

Il fondatore dei GruppiMaria, di cui io facevoparte, Alfredo Ancillotti, fe-ce un incontro in un alber-go di Roma per annunciarea tutti i Gruppi Maria d’Ita-lia che era nata la Comu-nità Maria e che quindichi voleva poteva entrare afarne parte. Io sentii imme-diatamente che questa erala mia chiamata e lui midisse che avrei potuto co-minciare con una comu-nità di studenti. Al ritornone parlai con la responsa-bile di Perugia, che non fumolto contenta.

Nello stesso periodo il mio parro-co mi chiese se me la sentissi di par-lare di Gesù una sera a settimana astudenti universitari della parrocchia.Mi apparve subito che rifiutare nonsarebbe stato qualcosa che sarebbepiaciuto a Dio e perciò accettai subi-to. Pensando a come svolgere il mio

compito, credetti di far bene comin-ciando a parlare ogni settimana di unmiracolo di Gesù, come questi veni-vano riportati nel Vangelo di Luca.

Cominciai la prima settimana consette studenti, ma dopo poco ci do-vemmo trasferire nel salone della par-rocchia perché gli studenti erano di-ventati un centinaio. Io ero stupefatto.

Naturalmente, se richiesto, li in-vitavo a frequentare ciò che chiama-vo Comunità Maria, senza pensarealle possibili reazioni della responsa-bile; infatti subito sorse la voce cheio mandavo gli studenti perché cosìmi stavo costruendo una maggioran-za per essere eletto responsabile alleprossime elezioni.

In alto, il primo gruppo di Papiano che ha preso parte nel 1980 alla convocazione del Rinnova-mento a Rimini. Si risconoscono, tra gli altri, Stefano Ragnacci, Paolo e Luca Bartoccini. Sopra,un’immagine del campeggio della Comunità dei primi anni.

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Quando ripenso a quelle voci re-sto stupito che la spinta che stavo se-guendo, e che mi sembrava si po-tesse chiamare solo evangelizzazio-ne, agli occhi di qualcuno apparissecome ricerca di potere personale.

Nacquero così tanti problemi; al-cuni fratelli non mi parlavano più emi evitavano, altri mi contraddiceva-no se pregavo in assemblea, infine cifu persino chi contestò versetti dellaScrittura quando pregavamo su qual-che fratello o sorella. Io non capivoche cosa stesse succedendo e soprat-tutto da dove nascesse il problema.

Poi si arrivò a fare un Seminariodi Vita nello Spirito e membri del Pa-storale vennero anche a fare inse-gnamenti. Il giorno della effusionedello Spirito, tutti i membri del Pasto-rale parteciparono ai gruppetti chepregavano sugli studenti. Sembravatutto molto bello e i problemi risolti.

Quando ci radunammo per fare igruppetti, un padre Passionista, mol-to amico della responsabile, comin-ciò a minacciarmi di gravi castighi daparte di Dio se non avessi rimandatotutti gli studenti che avevano fatto ilseminario a fare parte della Comu-nità Maria già esistente. Per me nonera un problema, perché non avevomai voluto staccarmi dal gruppo incui avevo fatto la più bella esperien-

za della mia vita. Non ebbi quindi al-cun problema ad affermare che que-sto era ciò che volevo anche io. Aquesto punto il religioso cominciò agridare: “Miracolo!... Miracolo!...”; iocredevo veramente che si trattasse diun fenomeno psichiatrico, ma co-minciai a sospettare anche quale eral’origine di tutte le cose sgradevoliche avevo vissuto recentemente.

Al successivo incontro di preghie-ra comunitaria andai molto tranquil-lo, e alla fine della celebrazione eu-caristica fui avvicinato dal marito del-la responsabile che mi disse di anda-re dopo cena a casa sua con mia so-rella Agnese (membro del Pastorale).Molto tranquillamente andammo. Cifu un momento di preghiera comuni-taria, poi il padre Passionista prese laparola e ci disse che il Pastorale ave-va deciso in preghiera che da quelgiorno la Comunità Maria di Peru-

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“Da un sogno di Dio a una Regola di vita”

La preghiera di invocazione dello Spirito su Tarcisio Mezzetti durante un convegno naziona le della Comunità Magnificat a Mon-tesilvano.

“C’è stato un tempostraordinario nella mia vita

quando il Signore mi si rivelò

e cambiò tutto”

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IN COPERTINA

gia era sciolta; rimanevano solo la re-sponsabile e suo marito che poi a-vrebbero scelto coloro che ne pote-vano far parte... gli altri erano fuori.Non ci fu permesso nemmeno dichiedere perché eravamo stati cac-ciati. Tornando a casa con mia sorel-la cominciammo a piangere in mac-china, letteralmente sconvolti. Io cre-devo che era il Signore ad averci cac-ciati, non gli uomini. Sentivo nel cuo-re un dolore spaventoso e piangem-mo così, con un fiume di lacrime,per ore, sotto la casa di Agnese, finoltre le 2 di notte, quando suo mari-

to cominciò a chiamarla gridando dalbalcone.

Allora Agnese mi abbracciò eandò a casa. Io andai a casa mia do-ve tutti dormivano e cercai di andarea letto, ma per molto tempo non po-tevo dormire. Quando mi alzai, misedetti sul divano e continuai a pian-gere per tutto il giorno, senza pren-dere cibo. Non riuscivo nemmeno amangiare, mi sentivo distrutto da ciòche credevo, cioè che Dio mi avessecacciato. Per tutto il giorno i miei fi-gli sedettero accanto a me cercandodi consolarmi.

Dopo le 22 andarono tutti a letto,coprendomi di baci e rimasi solo.Dopo un poco, cercando di pregare,ebbi l’immagine di essere nel Getse-mani, in ginocchio accanto a Gesùdurante la sua agonia. Gesù sudavasangue e mi diceva: “Perdona... Per-dona...”. Mi ritrovai perciò come sesul petto avessi una grande ferita ret-tangolare sopra cui stavano tantegrandi garze e capii che ognuna rap-presentava una persona da perdona-re. Cominciai quindi da coloro chenon mi avevano fatto nulla e, perdo-nandoli, li staccavo con facilità; maman mano che andavo avanti mi sipresentavano alla mente quelli chedovevo perdonare e ad ogni garzasuccessiva era un dolore crescente.Quando arrivai a staccare l’ultima,che naturalmente era la responsabi-le, il dolore era indicibile.

A questo punto però una paceinattesa mi riempì il cuore e avendosmesso di piangere, pieno di gratitu-dine, ringraziando Gesù, andai in ca-mera per dormire. Misi il pigiama,poi prima di entrare nel letto mi ingi-nocchiai sul tappeto per dire ancoragrazie a Gesù. E avvenne l’inaspetta-to.

Appoggiai i gomiti sull’imbottita esubito mi trovai dove si faceva lapreghiera della Comunità Maria,nella piazza centrale di Perugia, nel-la cappella al terzo piano del vecchioSeminario Vescovile. Il pavimentonon era però di mattonelle come do-veva, ma era coperto di erba e anda-

Nella foto in alto, mons. Antonelli consegna la Regola alla Comunità. Sopra, un mo-mento di preghiera al convegno nazionale di Montesilvano.

“Una voce chiara e forte mi disse:

«Con Gesù, su Gesùcostruisci».

Mi voltai per vederechi era...”

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“Da un sogno di Dio a una Regola di Vita”

va leggermente in discesa. Come po-teva esistere una cosa così strana esenza senso? Le sedie erano dispostecome sempre, ma c’era un'altra stra-nezza: al posto dell’altarino smonta-bile di formica e ferro c’era un bloc-co di marmo bianco di circa 6 metridi lunghezza e largo circa 40 cm.Tutto era vuoto, solo che sull’estre-mo del blocco, alla mia sinistra, c’erauna patena con un’Ostia Magna, chestava diritta e, accanto, un calice conil vino. Perché stavano all’estremodel marmo e non al centro? Incurio-sito, mi avvicinai per vedere mentremi domandavo come potessi riceve-re l’Eucaristia se non c’era nessun sa-cerdote. Quando fui davanti all’Euca-ristia sentii che mi veniva messo inmano, a destra, qualcosa; l’alzai: erauna piccola cazzuola d’oro, comequella che usavano i vescovi per por-re la pietra santa sull’altare alla con-sacrazione di una nuova chiesa. Unavoce chiara e forte mi disse: “ConGesù, su Gesù, costruisci”.

Mi voltai per vedere chi era e mitrovai inginocchiato accanto al letto.

Mi convinsi che avevo avuto un’allu-cinazione e, tremando e battendo identi, mi infilai sotto le coperte, manon riuscivo a dormire.

Ero sconvolto. Mi rassicurai soloquando l’arcivescovo mons. Lambru-schini mi mandò a chiamare, la mat-tina dopo, informato dal parroco conil quale io avevo parlato, e mi dissemolto chiaramente che non si tratta-va di un’allucinazione, ma che daquel momento in poi avrebbe volutoessere informato ogni settimana sututto quello che sarebbe successonella nascente Comunità. Lui ci

avrebbe guidato e così fece. Forsesiamo l’unica Comunità che sia natasotto la guida della Chiesa.

Non riuscivo però a capire per-ché l’Eucaristia stava ad un estremodel marmo e quindi non capivo nem-meno le parole ricevute. Ma ci pensòil Signore qualche settimana più tar-di, quando Susanna, la figlia di miasorella Agnese, durante la preghieralesse dalla Lettera agli Efesini: “Cosìdunque voi non siete più stranieri néospiti, ma siete concittadini dei santie familiari di Dio, edificati sopra ilfondamento degli apostoli e dei pro-feti, e avendo come pietra angolarelo stesso Cristo Gesù. In lui ogni co-struzione cresce ben ordinata peressere tempio santo nel Signore; inlui anche voi insieme con gli altri ve-nite edificati per diventare dimo-ra di Dio per mezzo dello Spirito”(Ef 2, 19-22).

Grazie Signore Gesù.

*Anziano della Fraternità di Marsciano, Perugia

“In lui ogni costruzione

cresce ben ordinataper essere

tempio santo nel Signore”

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IN COPERTINA

uando ho rice-vuto l’invito ascrivere questoarticolo per pri-ma cosa sonoandato a pren-

dere una copia del nostro Statuto,che preferiamo chiamare “Regola”con un pizzico di orgoglio.

Ho incominciato a sfogliare il “de-posito” della nostra vocazione conuna certa sicurezza, convinto di sa-permi orientare bene fra le afferma-zioni di quel breve scritto, io che ad-dirittura ho partecipato alla sua ste-sura….

Invece, iniziando a leggere, hoavuto la sensazione di trovarmi da-vanti alla Regola per la prima volta eche essa potesse parlarmi oggi conparole nuove. Questo è il mistero diogni Regola, che pur essendo scrittaattraverso le mani di poveri uomini,ha in sé la capacità di toccare diretta-mente il cuore di chi l’ha riconosciu-ta come volontà di Dio per la propriavita!

La prima condizione affinché laRegola ci nutra è che non sia nasco-sta in uno scaffale, ma rimanga sem-pre a portata di mano, sul comodinoo in borsa insieme alla Bibbia. È mol-to utile, infatti, meditarne di frequen-te qualche riga, anche solo per pochiminuti, come il pescatore che di tan-to in tanto tocca fugacemente la cor-

da dell’ancora per assicurarsi che siaaggrappata bene al fondo…

Ben più autorevolmente di meesprime questo concetto san France-sco d’Assisi: “Voleva che tutti ne aves-sero una copia e la sapessero a men-te, e che nelle loro conversazioni ifrati ne parlassero di frequente, perevitare lo scoramento, e ne meditas-sero dentro di sé per richiamare ilgiuramento pronunciato. Prescrisseche la Regola fosse sempre davanti alloro sguardo, a rammentare il loroideale di vita e a stimolo di osservan-za. E, più ancora, volle e insegnò aifrati di morire con essa”. (Specchiodi perfezione, 76).

Ma a cosa serve una Regola? Per-ché da san Pacomio in poi (IV sec.)nessuna comunità ha avuto una vitaduratura senza avere una propria Re-gola?

Per rispondere a questa domanda

possiamo chiamare in aiuto il grandepadre del monachesimo d’Occiden-te: san Benedetto. Nel prologo dellasua Regola, che in qualche modo èla madre anche del nostro Statuto,egli scrive: “Chiedi a Dio, con co-stante e intensa preghiera, di portarea termine quanto di buono ti propo-ni di compiere!”. La Regola, per sanBenedetto, è la via attraverso cui ilproposito iniziale si compie, nellamortificazione della propria volontàper accogliere quella di Dio.

Quando celebriamo un’alleanzacon Dio, infatti, l’assunzione dell’im-pegno è solo l’inizio di un cammino.L’atto della promessa non si esauri-sce in sé, ma attraverso la grazia di-viene relazione stabile tra Dio e l’uo-mo. Ecco perché c’è bisogno di unmemoria scritta di quella promessa,perché essa è contemporaneamenteatto di volontà, espresso in un datomomento della storia, e primo passosulla strada per il Paradiso.

Riprendendo le parole di san Be-nedetto, possiamo definire la Regolacome la cartina dove è indicata lastrada particolare che Dio ci ha asse-gnato, nell’ambito del più generalecammino di tutto il suo popolo. Noiun giorno abbiamo deciso di percor-rere questa strada, ma se non ci sof-fermassimo di tanto in tanto a guar-dare la cartina, se non ascoltassimo

> Giancarlo Giordano*

“Quando celebriamoun’alleanza con Dio,

l’assunzionedell’impegno è solo l’inizio

di un cammino”

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Nutriti DA UNA REGOLA DI VITA

Venite e Vedrete 122 - IV - 2014

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“Da un sogno di Dio a una Regola di vita”

frequentemente la voce del Pastoreche ci guida, non ci ritroveremmopresto a vagare senza meta?

La prima funzione di una Regolaè chiarire l’identità dei monaci che laseguono. Proprio per questo il primocapitolo della Regola di san Benedet-to è dedicato all’elenco dei vari tipidi monaci, per sottolineare che essasi riferisce solo ai cenobiti.

E noi, membri della ComunitàMagnificat, chi siamo? Se qualcunovolesse una definizione breve dellanostra identità non ci sarebbero pa-role migliori di quelle offerte dall’art.3,1 dello Statuto (non riporto la nor-ma così andate a cercare anche voi lavostra copia dello Statuto…).

Da che deriva il nostro nome?“Noi crediamo che il nome Magnifi-cat indichi che ciascun membro del-la Comunità intende unire la con-templazione all’azione, come Mariache, appena ricevuto in sé il dono diGesù, si affrettò a portarlo ad Elisa-betta” (Statuto della Comunità Ma-gnificat, Premessa). Effettivamente èun nome impegnativo: cerchiamo diimitare Colei che è riuscita ad “unire”ciò che nella nostra vita si presentaspesso come una apparente contrad-

dizione! Penso che potremmo medi-tare ogni giorno questo pezzettinodella Regola per esserne nutriti ognivolta in modo nuovo. Ed è solo unesempio.

Vi siete mai chiesti, per fare un al-tro esempio, se nella nostra Regolasia prevista l’ipotesi dell’estinzionedella Comunità? Sì, all’art. 35,1: “L’As-sociazione può essere sciolta solo perprovvedimento della Autorità eccle-siastica”. È solo una formula di rito?No. L’articolo esprime due concettiprofondissimi. Il primo è che la Co-munità riconosce pienamente l’auto-rità dei Pastori della Chiesa, tanto daessere disposta ad accettarne finan-che un provvedimento estremo chela estinguesse. In secondo luogo si

afferma che nessun membro dellaComunità, fosse pure l’ultimo super-stite, ha il potere di decretarne loscioglimento, perché la si riconoscecome un’opera di Dio e non comecosa propria. Le riflessioni che di-scendono da questi due principi po-trebbero essere innumerevoli…

Non sprechiamo dunque il donodella Regola, la quale con parolesemplici ed adatte a noi ci conducesul sentiero della nostra vocazione,ma accogliamo piuttosto il consigliodi sant’Agostino: “Perché poi possia-te rimiravi in questo libretto come inuno specchio, onde non trascurarenulla per dimenticanza, vi sia lettouna volta la settimana. Se vi trovere-te ad adempiere tutte le cose che visono scritte, ringraziatene il Signore,donatore di ogni bene. Quando in-vece qualcuno si avvedrà di esseremanchevole in qualcosa, si dolga delpassato, si premunisca per il futuro,pregando che gli sia rimesso il debi-to e non sia ancora indotto in tenta-zione (Regola di sant’Agostino, 8,49).

*membro alleato della Fraternità di Pompei-Napoli-Salerno

“La prima funzione di una Regola

è chiarire l’identità

dei monaci che la seguono”

La firma del “Libro dell’Alleanza” al convegno naziona le della Comunità Magnificat a Montesilvano.

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IN COPERTINA

Gli Statuti: ancora vivo nel miocuore il ricordo diquando, nel 1979, ioquindicenne e gli altrifratelli, poco più gran-di di me, venimmo

convocati nelle sale sotto la chiesa diElce, a Perugia, per ascoltare la pre-sentazione di un piccolo testo di po-

che pagine, con una copertina di co-lore grigio: su di essa spiccava in bluun logo che per anni è stato il logodella Comunità Magnificat.

Quella era la prima stesura delloStatuto che l’arcivescovo di Perugiamons. Ferdinando Lambruschiniavrebbe approvato da lì a poco.

Poi, negli anni Ottanta, sotto la

spinta del suo successore, l’arcive-scovo mons. Cesare Pagani, lavoram-mo a varie stesure di una ulteriore,corposa Regola di vita, la cui coperti-na non era più grigia ma rossa, e lecui pagine erano così numerose dacostituire quasi un libro; tuttavia sia-mo dovuti arrivare al 1995 per avereil nostro primo Statuto, approvato da

LA LEGGE CUSTODISCE L’AMORE

> Paolo Bartoccini*

È

La gioia tra i fratelli durante la celebrazione dell’Alleanza al convegno naziona le della Comunità Magnificat a Montesilvano.

Venite e Vedrete 122 - IV - 2014

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“Da un sogno di Dio a una Regola di Vita”

mons. Ennio Antonelli, allora ammi-nistratore apostolico della diocesi diPerugia-Città della Pieve. Con l’ap-provazione di questo documento,egli riconobbe ad experimentum laComunità Magnificat come Associa-zione privata di fedeli.

Il resto è storia recente, forse piùnota a molti: l'approvazione definiti-va dello Statuto e dell’Associazioneè avvenuta alla vigilia di Natale del2004, ad opera dell’arcivescovomons. Giuseppe Chiaretti.

Da dove nasce l’esigenza di unoStatuto, di un documento che dicachi siamo? Perché è necessario scri-vere una serie di norme?

Una domanda del genere neglianni Ottanta avrebbe ottenuto unasemplice risposta, quella che il Si-gnore ci donava continuamente inprofezia: “Tu, figlio dell'uomo, de-scrivi questo tempio alla casa d’I-sraele, perché arrossiscano delle loroiniquità; ne misurino la pianta e, sesi vergogneranno di quanto hannofatto, manifesta loro la forma diquesto tempio, la sua disposizione,le sue uscite, i suoi ingressi, tuttii suoi aspetti, tutti i suoi regola-menti, tutte le sue forme e tutte lesue leggi: mettili per iscritto da-vanti ai loro occhi, perché osservinotutte queste leggi e tutti questi regola-menti e li mettano in pratica. Que-sta è la legge del tempio: alla som-mità del monte, tutto il territorio chelo circonda è santissimo; ecco, questaè la legge del tempio” (Ez 43,10-12).

Era una parola martellante che il

Signore ci ripeteva in ogni incontrodei responsabili: “…descrivi questotempio… la forma, la disposizione, leuscite, gli ingressi, le leggi, i regola-menti...”.

Oggi la sostanza delle cose noncambia, anche se, forse, siamo menodisposti ad accogliere le ispirazioniprofetiche.

È necessario che si sappia chi sia-

mo, come il Signore ci ha pensati edisegnati, come ci vuole, come cichiede di vivere; è necessario che chisi sente chiamato ad essere membrodi questa Comunità, lo sappia e siaconvinto che il Signore vuole questoda noi.

Tra le tante cose che abbiamo im-parato dal carissimo fratello, padreRaniero Cantalamessa, c’è anche

In alto, Susanna Bettelli e Giuliana Saetta a Montesilvano durante la loro promessadi castità per il Regno, alla presenza dell’arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti.Sopra, una ricostruzione del tempio di Gerusalemme.

“Il Signore ci donavaquesta Parola:

«Tu, figlio dell'uomo,descrivi questotempio alla casa

d’Israele»”

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IN COPERTINA

questa semplice verità: la legge cu-stodisce l’amore.

Se ad un certo momento della tuavita percepisci che sei stato raggiun-to da una chiamata, dietro alla qualec’è la voce amorevole di Dio e la ma-nifestazione della sua volontà, se nelcuore hai la certezza che Lui ti sce-glie per farti camminare su una de-terminata strada, se sperimenti l’a-more di questa esperienza che Gesùmette nel tuo cuore, sia questa unostato di vita o una vocazione partico-lare, se sei consapevole che tutto ciòè la manifestazione dell’amore diDio per te, allora potrai desideraresolo di mantenere viva questa espe-rienza.

Proprio per questo tu decidi di le-garti a una legge che ti ricordi conti-nuamente il progetto di Dio e ti aiutia rimanere “appiccicato” a questafonte di grazia.

Questa legge ci aiuterà a custodi-re l’amore rivelato a noi nel donodella chiamata ricevuta secondo ilprogetto che il Signore ha messo neinostri cuori e nel quale abbiamo per-cepito l’amore di Dio per noi.

Questo è vero anche per la chia-mata a vivere in una comunità cheha un nome, uno stile di vita, un luo-go in cui si incarna, dei fratelli con iquali condividere il dono di grazia.

Gli Statuti non sono vuote regoleo norme sterili, ma sono un mezzoattraverso il quale ci viene reso pos-sibile proseguire il cammino checrediamo il Signore ci abbia indica-to.

Perciò è bene che ci sia uno Sta-tuto; esso, per una realtà come lanostra, si rende necessario ancheperché sia sottoposto all’autorità deinostri pastori, i quali possono cosìaccogliere o meno il percorso di vitache ci proponiamo e, approvandolo,confermare la bontà del progetto diDio, operando un discernimento checi guidi a fare la sua volontà.

Ricordo bene anche l’esperienzache feci, quando proprio io ricevettidalle mani di mons. Antonelli la co-pia dello Statuto da lui approvato;per me significò prendere consape-volezza del fatto che la Chiesa ci di-ceva: “Questa strada va bene pervoi! Anche la Chiesa ritiene che vel’abbia indicata il Signore. Seguite-la!”.

Proprio per questo è importanteche gli Statuti indichino uno stile divita concreto e vivibile, e non irrag-giungibile, perché le indicazionicontenute in essi non possono esse-re considerate teoriche, ma devonoessere pratiche e fattibili.

Nel percorso di revisione degliStatuti oggi in atto, non c’è il deside-rio di stravolgere qualcosa, ma deveesserci la consapevolezza di lasciareaperta la porta alla novità dello Spi-rito: solo Lui conosce il pensiero diDio, e perciò ci può condurre a ca-pire come adattare il cammino a unanovità che ci precede sempre. Affin-ché questo si possa realizzare, è ne-cessario che dietro ci sia un ascoltodi Dio e dei fratelli e che venganomesse in atto tutte le condizioni, af-finché questo ascolto si realizzi.

*Anziano della Fraternità di Marsciano (Perugia), Responsabile generale

Lavanda dei piedi, Duccio di Boninsegna: Gesù mostra ai suoi la via per crescere nel-l’amore.

“Deve esserci la consapevolezza di lasciare aperta

la porta alla novità

dello Spirito”

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“Da un sogno di Dio a una Regola di vita”

er me infatti il vi-vere è Cristo e ilmorire un guada-gno” (Fil 1,21).Proviamo a fare

profondamente nostra questa frase, ainnamorarcene. La conosciamo be-ne, essa ci fa intravedere la meta delnostro peregrinare: Cristo.

Lui e Lui solo, infatti, è l’uomonuovo, Lui è la meta e Lui solo la viada percorrere per raggiungerla. E co-me durante il seminario di vita nuovaci viene ricordato che non basta acco-gliere Gesù come nostro salvatore maoccorre proclamarlo come Signore ditutta la nostra vita, così anche qui ci èchiesto di diventare Cristo così comel’apostolo Paolo. Non un vestito, macarne della Sua carne.

Ma quanto questa frase di Paoloci coglie in difetto? Quanto la procla-miamo e non la pratichiamo? A pen-sarci bene, scopriamo di essere in di-fetto non solo nella sua attuazionepratica ma anche nelle aspirazionidel nostro cuore. E mentre professia-mo con la bocca questa frase, il desi-derio del nostro cuore indugia, an-che lui, nella sua accoglienza pienaperché è forte questo dire, è coinvol-gente tanto da non ammettere com-promessi. E cosi, parafrasando Ago-stino d’Ippona, diciamo: “Signore fa’che il mio vivere sia Cristo e il mori-

re diventi addirittura qualcosa dapreferire alla vita, un guadagno…ma… non ancora!”.

Ahimé, purtroppo viviamo questalimitatezza! Eppure “l’amore del Cri-

sto ci spinge, al pensiero che uno èmorto per tutti e quindi tutti sonomorti” (2Cor 5,14), e di fronte a talenovità rivoluzionaria per la nostra vi-ta, anche la morte perde il propriocarattere di irreparabilità. Non c’è piùil contrasto tra vita e morte, tra il vi-vere ed il morire, ma tra il vivere perse stessi o il vivere per il Signore.“Egli”, infatti, “è morto per tutti, per-ché quelli che vivono non vivano piùper se stessi, ma per colui che è mortoe risuscitato per loro” (2Cor 5,15).

L’amore del Cristo ci spinge...Verrebbe da domandarsi da qualeamore siamo spinti se incespichiamoproprio là dove invece dovremmo

“Non c’è piùcontrasto tra la vitae la morte, ma tra

il vivere per sestessi o il vivere per il Signore”

“P

Gesù Cristo, MODELLO UNICO

> Luigi Montesi*

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IN COPERTINA

correre. Ma questa è la no-stra condizione e se anchesiamo spinti dall’amore perLui, scopriamo che dobbia-mo crescere ancora moltonella piena accoglienza delSuo amore per noi. Non cipuò essere amore per Cri-sto, infatti, se prima non c’èl’Amore di Cristo nei nostricuori. È la vecchia lezioneche ci fa sempre bene ricor-dare: per amare occorre cre-scere sempre più nel lasciar-si amare.

Non può essere solo ilfrutto di una decisione del-l’uomo anche se da lì devepartire. Non certo l’abitualee pur buona dimestichezzacon le cose di Dio; il fatto diessere vicini anche fisica-mente a Gesù, infatti, nonsignifica necessariamenteessere toccati da Lui, ce loinsegnano i Vangeli.

No, amare e lasciarsiamare nasce da una decisio-ne che continua nella quoti-diana perseveranza ma chesi può alimentare e crescere solostando con Gesù.

Noi, il mondo e la storia abbiamobisogno di questa verità, abbiamonecessità di vivere di Cristo per se-minare ed essere seminati da Lui,ogni giorno.

Bene, dunque, ha visto il Signorequando – nel chiederci come Comu-nità di vivere la sequela con questaradicalità, che, sì, è difficile da attua-re, ma non per questo il Signore sitrattiene dal chiedercela – ci ha an-che legato così strettamente all’Euca-restia vissuta, celebrata e adorata. Luisa ciò che ci chiede e ci dà i mezziper realizzare ciò che desidera.

Il Suo mezzo, quindi? L’Eucaristia,Lui stesso! “La nostra partecipazioneal corpo a al sangue di Cristo” infatti“non tende ad altro che a farci di-ventare quello che mangiamo” (Leo-

ne Magno, Sermone 12 sulla Passio-ne).

La domanda che ci si pone da-vanti, come al giovane ricco, è sem-pre la stessa: non se puoi essere per-fetto, ma se lo vuoi!

E, inevitabilmente, ritorniamo aquel desiderio da cui siamo partiti.Quel desiderio che abbiamo scoper-to difettare, ma che adesso, forse,possiamo guardare con occhi diversi,o meglio, con cuore diverso. Nonpiù con quello dell’Agostino ancorapeccatore prima della conversioneche diceva “…non ancora”, bensìcon la preghiera che egli, ora sìsant’Agostino, recitava: “concedimiquello che mi chiedi e poi chiedimiquello che vuoi”.

Per grazia infatti, siamo semprepiù coscienti che con Gesù e su Ge-sù possiamo sicuramente costruire. E

saremmo miopi se non ci ac-corgessimo che la regola di vi-ta che ci caratterizza e quelleprofezie che ci hanno dato vi-ta continuano ad avverarsi, astupirci, e si rivelano semprepiù con diverse sfaccettature;che dietro di loro c’era e c’èmolto di più da scoprire diquello che fin qui abbiamocompreso, un pozzo senzafondo, un tesoro dal quale sia-mo chiamati a tirar fuori sem-pre cose nuove. “Quantoprofondi per me i tuoi pensieri,quanto grande il loro numero,o Dio; se li conto sono più dellasabbia, se li credo finiti, con tesono ancora” (Sal 139,17-18).Non siamo stati noi che abbia-mo scelto questo progetto, mail Signore lo ha fatto per noi.Né siamo stati noi a sceglierecome modello lo stesso Cristo,o decidere di cercare di viverenon per noi stessi ma per Co-lui che è morto e risuscitatoper noi. No, è stato sempre Luia sceglierlo per noi.Come faremo, dunque, noi, po-

vere creature, a vivere per Lui e peril suo progetto?

Se lo vogliamo, ci riusciremo:mangiando di Lui! Sta scritto infatti:“Chi mangia di me, vivrà per me”(Gv 6,57). Fa’, Signore, che sia così!Amen.

*Anziano della Fraternità di Cortona

“La domanda che ci poniamo

è sempre la stessa:non se «puoi»

essere perfetto, ma se lo «vuoi»!”

Sant’Agostino. È sua l’invocazione a Dio: “concedimiquello che mi chiedi e poi chiedimi quello che vuoi”.

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DALL’ARCHIVIO DI VENITE E VEDRETE

Scelti, chiamati, n questa sezione si era soli-ti produrre materiale trattodall’archivio del Rinnova-mento, ma in questo ulti-mo numero del 2014 della

nostra rivista abbiamo scelto tra vec-chi articoli pubblicati su “Venite e Ve-drete”, che però di vecchio nel conte-nuto non hanno nulla. Quello che ri-portiamo ci sollecita ancora una vol-ta con tutta l’attualità della Parola diDio.

Pubblichiamo l’articolo scritto daRosaria Bellezza tratto dal numero13 di “Venite e Vedrete” del 1985. Lasorella che lo scrisse vive la Comunitàfin dal suo inizio e come noi può con-statare la forza dell’esortazione diDio valida anche oggi per la nostraComunità. Vorremo farne tesoro? Cirimetteremo dunque con più respon-sabilità di fronte alla nostra chiama-ta?

“Non ero profeta, né figlio di pro-feta; ero un pastore e raccoglitore disicomori; il Signore mi prese di die-tro al bestiame e il Signore mi disse:Va’, profetizza al mio popolo Israele”(Amos 7, 14-15). “Paolo, servo di Cri-sto Gesù, apostolo per vocazione,prescelto per annunciare il Vangelodi Dio” (Romani 1, 1). Due uomini,due storie differenti, due diverseepoche, ma una sola vocazione: es-

sere profeta e annunciatore della Pa-rola di Dio. Amos e Paolo hanno lachiara consapevolezza che non percaso sono apostoli e profeti ma peruna specifica vocazione.

Chi entra a far parte di una Co-munità Magnificat a volte non ha insé la convinzione di essere chiamatoda Dio: forse Dio ci ha chiamato du-rante la notte, come ha fatto con Sa-

> a cura di Francesca Tura Menghini

I

L’Apostolo Paolo di fronte a Gesù. Di sè diceva: “servo di Cristo Gesù, apostolo per vo-cazione, prescelto per annunciare il Vangelo di Dio”.

INVIATI DA DIO

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muele, e gli abbiamo anche risposto:“eccomi, parla Signore” ma forse almattino abbiamo dimenticato.

Gesù ha detto: “Non voi avetescelto me, ma io ho scelto voi e vi hochiamati perché andiate e portiatemolto frutto”. Ci crediamo? Cioè, cre-diamo di essere stati scelti, non diavere scelto? Può sembrare che ladifferenza non sia poi così importan-te, ma lo è, lo è perché se siamo sta-ti scelti significa che anche a noi Dioha detto: “Sei degno di stima e io tiamo” (Is 43,4); se siamo stati scelti, ose, meglio, comprendiamo che Diostesso ci ha scelti, sappiamo di averricevuto, oltre a questo onore straor-dinario una enorme responsabilità.

Dio ci ha amati al punto di acco-glierci nella Sua famiglia e nel Suopopolo, ci ha liberati, come Israele,dalla schiavitù del peccato, non solo,ma noi: noi tutti della Comunità sia-mo condotti insieme da Dio attraver-so il deserto verso la terra promessa.

Dio non ha liberato un singolo, maun popolo, che ancora non ha nean-che una piena consapevolezza di es-sere popolo.

Quando Dio ci ha liberati dallaschiavitù del peccato, abbiamo pen-sato che questo avvenimento riguar-dasse noi soltanto, oppure abbiamocompreso che Dio ci stava liberandoperché potessimo essere Chiesa congli altri? E se non l’abbiamo capito al-lora, ora, l’abbiamo capito? Siamoconsapevoli del fatto che Dio ci chia-

ma ad essere Chiesa?È importantissimo che ognuno di

noi scopra, se ancora non l’avessescoperto, che non si trova in Comu-nità per caso perché un giorno ha in-contrato qualcuno che gli ha fattol’annuncio, oppure perché è entratoin una chiesa dove c’era gente chepregava… queste sono state le occa-sioni materiali di cui Dio si è servitoper “afferrarci”, ma Dio fin dal senomaterno ci ha chiamati e ci ha detto:“sarai mio testimone”. Dove? Come?Non da soli, non per conto nostro,ma come membra di un corpo vivo:“E in realtà noi tutti siamo stati bat-tezzati in un solo Spirito per formareun solo corpo, Giudei o Greci, schia-vi o liberi, e tutti ci siamo abbeveratiin un solo Spirito. Ora il corpo nonrisulta di un membro solo ma di mol-te membra” (1 Cor. 12, l3-14).

Se ancora non l’avessimo, dob-biamo chiedere a Dio la coscienzache noi tutti della Comunità siamo“membra di Cristo” e, ognuno per lasua parte, concorriamo a formare ilcorpo di Cristo Risorto, cioè: siamorisorti con Cristo. Se avessimo in noiquesta coscienza, se questa fosse l’i-dea-guida della nostra vita, alloracercheremmo “le cose di lassù”,avremmo un grande rispetto per laComunità, perché sentiremmo pernoi le parole di Paolo “santo è il tem-pio di Dio che siete voi” e alloraavremmo orrore di qualsiasi cosa chepossa in qualche modo togliere pu-rezza a questo corpo (chi prendereb-be il corpo di Cristo per unirlo a unaprostituta? - I Cor 6, 15). Qualche an-no fa, in un momento in cui la Co-munità era dilaniata da discordie,una nostra sorella, una notte, sognòil corpo di un uomo che aveva deimovimenti terribili, innaturali e acausa di questi stava per spezzarsi.Questa sorella si sveglio piangendoper l’angoscia.

Questo sogno profetico mi è ri-masto impresso nel cuore e a distan-za di anni non posso dimenticarlo. Io

“È importantissimoche ognuno di noi scopra

che non si trova in Comunità per caso”

Nel battesimo avviene il passaggio dalla schiavitù del peccato alla vita della Grazia.

DALL’ARCHIVIO DI VENITE E VEDRETE

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sono sicura che noi tutti amiamo Cri-sto e quando contempliamo la suaagonia sulla croce siamo addolorati einorriditi per le sue sofferenze, sonosicura che piangiamo sinceramentesulle sue piaghe; bene fratelli: pen-siamo che ogni volta che mormoria-mo contro i fratelli, contro il pastora-le o contro direttive stabilite dallaComunità noi siamo quel dito o quel-l’occhio che vogliono andare perconto proprio; stiamo rovinando oaddirittura uccidendo itl corpo di Cri-sto. È questo che vogliamo? Sono si-cura di no.

E allora impariamo a dirci la ve-

rità, impariamo a parlare direttamen-te ai fratelli o ai responsabili (agli an-ziani), impariamo a essere trasparen-ti, perché il corpo di Cristo possa es-sere sano e venire edificato nella pa-ce di Lui. Siamo stati scelti e chiama-ti nella Comunità Magnificat perchéil Signore vuole che tutti insiemeamiamo Dio, ci amiamo gli uni gli al-tri, amiamo tutti gli uomini. La caritàè il centro della nostra vocazione,scriveva santa Teresa di Gesù Bambi-no nella sua autobiografia: “Compre-si che la Chiesa ha un corpo compo-sto di varie membra, ma che in que-sto corpo non può mancare il mem-bro necessario e più nobile. Compresiche la Chiesa ha un cuore, un cuorebruciato dall’amore. Capii che solol’amore spinge all’azione le membradella Chiesa e che, spento questoamore, gli apostoli non avrebberopiù annunciato il Vangelo, i martirinon avrebbero più versato il loro san-gue”.

Dio ci ha affidato come Comunitàuna missione specifica: far conoscerea tutti gli uomini il Suo Amore e lasua salvezza, essere servi della Sua

Chiesa ed anche essere soldati suoi,per il Suo Regno; ora: “Quando unofa il soldato non perde tempo con iproblemi della vita comune: si preoc-cupa soltanto di far contento il suocomandante” (2 Tim 2,4).

“Voi infatti siete morti e la vostravita è nascosta con Cristo in Dio”(Col 3, 3). Chi vuol fare parte delCorpo deve avere la mentalità del“servo di Dio”, deve essere cioè ungeneroso di cuore che ha deciso di“perdere la sua vita” per trovarla.

Inoltre deve aver capito che èchiamato né più né meno degli altria “edificare il corpo” e che è respon-sabile verso Dio per la sua parte.

Sa che Dio gli ha fatto dei doni:alcuni per sé, altri per i fratelli e sache di questi fratelli Dio gli chiederài frutti, per questo si mette al serviziodegli altri e del corpo, ed è chiaroquindi che servirà nell’area dove Diolo ha chiamato e non in altre perchéil nostro Dio “non è un Dio del disor-dine ma della pace” (1 Cor 14,33);avrà sempre presente quello chePaolo dice ai suoi “effervescenti” Co-

rinzi nel capitolo l4della sua prima lette-ra, per cui cercheràqual è realmente ilsuo posto nel corpo,lo chiederà a Dioogni giorno della suavita, sempre pronto eaperto ad ogni nuovastrada che Egli gliaprirà davanti.

Saprà sempre che ilcorpo ha un solo ca-po: Cristo (cfr. Col 1,18a) e che solo que-sto capo deve guida-re tutte le membra,soltanto lui può gui-darla con grazia e sa-pienza “perché piac-que a Dio di far abi-tare in Lui ogni pie-nezza” (Col 1,19).

Rosaria Bellezza

“Dio ci ha affidatocome Comunità una missione

specifica: far conoscere a tutti

il suo amore”

DALL’ARCHIVIO DI VENITE E VEDRETE

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LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

La Comunità Missionaria a grazia dell’effusionedello Spirito Santo pro-duce molti frutti anchein Africa. In questo nu-mero, presentiamo

“due o tre perle” della ComunitàMissionaria di Cana, come siesprime l’autrice suor MyriamOsée de Jésus, consacrata dellaComunità, oggi a Roma a serviziodell’Ufficio dell’ICCRS e ora in pro-cinto di lasciare l’Italia per il Ca-merun.

Voglio condividere con voi “due otre perle” della Comunità Missionariadi Cana, fondata a Yaoundé, in Came-run, nel 1982 da Baba Claude. L’im-magine che definisce i suoi membri èquella dei servitori al banchetto dinozze del Signore. Infatti, la parolaprofetica ricevuta al momento dellafondazione è “Cana sarà il luogo diraduno dove si anticiperanno le Noz-ze dell’Agnello”. È questa la visioneprofetica ricevuta il 30 settembre1982, come si legge nella “Regola diVita” della Comunità. Scrive in essa ilfondatore: “Fin da quando ottenem-mo la grazia dell’effusione dello Spiri-to, ricevemmo la rivelazione dell’A-gnello-Sorgente d’Acqua Viva-Sorgen-te di Vita. Con Gv 2, 1-12 ritrovammoquesta parabola del banchetto dellenozze eterne, dove l’Agnello Immola-to si dona, non solo per saziare la fa-

me e la sete del mondo, ma ancheper imprimere con il segno della Vitacoloro che lo accolgono” (Regola divita dei fedeli di Cana, p. 7, edizionerivista del 1999).

Tutto è cominciato con la grazia dellʼeffusionedello Spirito Santo

Come un fiume arricchito da piùaffluenti, la Comunità di Cana nascedall’esperienza dell’effusione dello

DI CANA

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ DI ALLEANZA

> a cura di Francesca Acito

L’immagine che definisce i suoi membri

è quella dei servitorial banchetto

di nozze del Signore

L

Foto di gruppo con l’allora Nunzio apostolico in Camerun S.E. mons. Antonio Eliseo Ariotti.

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Spirito Santo offerta dal Rinnovamen-to Carismatico appena nato in Came-run. Nel 1976, il padre gesuita came-runese Meinrad Pierre Hebga condivi-de, nella casa San Francesco Saverioche confina con la cappellania uni-versitaria, i frutti della sua esperienzaamericana. È infatti in quel gruppoche il nucleo di giovani che sarà all’o-rigine della Comunità di Cana, speri-menta la grazia dell’effusione delloSpirito Santo, la preghiera comunita-ria intensa e la fraternità ecclesiale. Lameraviglia provata nella contempla-zione di Dio, rende insopportabile lachiusura di questo gruppo nell’estatedel 1981.

Tre giovani, tra cui Baba Claude,si ritrovano quasi ogni giorno a pre-gare insieme, a leggere la Parola diDio, ad assaporarla in uno scambiocontinuo. È così che scoprono gli Attidegli Apostoli, con l’esperienza dellaprima comunità cristiana, e non vor-ranno più lasciarsi. Nasce così nei lo-ro cuori la domanda: “Perché non po-tremmo anche noi mettere tutto in co-mune per il Regno?”. È l’inizio dell’av-ventura di Cana, un’avventura che nelcorso degli anni conoscerà una cre-scita che svelerà progressivamente ledimensioni specifiche della grazia difondazione.

Dimensione cristologicadel carisma di Cana

I fedeli di Cana contemplano l’A-gnello e lo Sposo. Gesù, l’Agnello diDio, è prima di tutto colui che vienedesignato da Giovanni Battista: “Eccol’Agnello di Dio” (Gv 1, 29). È il com-pimento del “Servo di Jahvè” che Isaiadescriveva nei quattro poemi (Is 42,1-9; Is 49,1-9; Is 50,4-9; Is 52,13-53,12).È il Servo sofferente e vincitore con lasua morte e resurrezione. Invitati gra-tuitamente alle nozze, i membri diCana seguono un cammino che li fapassare da servi ad amici, in un’inti-mità e somiglianza a Gesù nella vita enei sentimenti profondi. Sulla paroladi Gesù, essi invitano a loro volta tut-

ti i poveri della terra per la festa dinozze. In ascolto delle parole di Mariaalle nozze di Cana: “Fate tutto quelloche vi dirà”, vivono l’ideale della radi-calità dell’obbedienza a Gesù nellaChiesa. Consacrati come servi di Dioe del suo popolo, il loro destino per-sonale viene legato a quello del po-polo verso il quale essi sono inviatiper essere consolazione.

Dimensione ministeriale,pastorale, sociale

I primi ad aver ricevuto l’effusionedello Spirito sono subito inviati nei lo-ro propri ambienti per parlare ai gio-vani. Baba Claude e i suoi amici sen-tono una forte compassione per i gio-vani in difficoltà affettive, per i giova-ni emarginati dalla società come leprostitute, i prigionieri e i condannatia morte. I giovani non scolarizzati, la-sciati a sé stessi, sembrano a loro ungrido del Signore che vuole trasfor-marli in missionari. Creano così unacellula missionaria per preparare igiovani a tenersi pronti per la missio-ne, con la formazione nella preghiera.Guarito lui stesso miracolosamente

nel corso di una preghiera di adora-zione da un tumore al piede, il fonda-tore comprende che il Signore lo chia-ma a portare a questa fonte di conso-lazione tutti gli storpi e gli infelici. Imiracoli di trasformazione della vitadelle persone si moltiplicano davantiai loro occhi, nel corso dell’adorazio-ne del Santissimo Sacramento o du-rante la Messa.

Nasce allora nella cappella dell’O-spedale Centrale di Yaoundé il servi-zio di intercessione per i malati e i bi-sognosi. La gioventù missionaria si or-ganizza con il nome di Joyeuse Lu-mière (Luce Gioiosa) e comincia del-le missioni all’università, nelle scuolee nelle campagne e villaggi. Su invitodei vescovi, si impegnano in missioniecclesiali nella foresta equatoriale delCamerun. L’apostolato nasce dallacompassione di Dio per il suo popoloche non ha più vino, un popolo im-poveritosi della sua propria dignità difigli di Dio. Questa compassione èvissuta nella missione con una pre-senza d’amore che condivide da vici-no la miseria del popolo sofferente,percorrendo insieme il cammino diredenzione aperto dal Signore pre-

Due diaconi della Comunità con l'arcivescovo di Yaoundé mons. Victor Tonye Bakote il fondatore della Comunità Baba Claude.

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

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sente nel suo popolo. La compassio-ne fa nascere anche delle strutture so-ciali ad un livello adatto ai poveri, coni poveri.

Dimensione della fecondità

Nella Regola di Vita di Cana, ilfondatore scrive: “Il fondatore è dun-que uno dei più poveri strumenti nel-le mani del Signore. A causa della fra-gilità di questo dono, gli servirà laprotezione della Comunità intera edella Chiesa”. Baba Claude trasmetteai suoi amici, prima di tutto, il donodella Parola di Dio. Una parola inmissione, ricevuta nell’umiltà per per-metterle di realizzare ciò per cui èuscita dalla bocca del Signore. Il pri-mo nucleo di persone si scopre vera-mente convocato, radunato dalla Pa-rola di Dio. Essi la leggono insieme, lacondividono senza sosta, e ne testi-moniano gli effetti nella loro vita enella vita di coloro che incontrano. Ilnucleo, poi, si allarga. Ai primi si uni-scono anche dei giovani studenti.

Si costituisce così un gruppo par-rocchiale al quale, alla domanda delparroco che vuole avere un nomecon cui chiamare questo gruppo digiovani che ha invaso la parrocchia,danno il nome di Comunità di Cana.Ognuno di loro decide quindi di la-sciare la propria famiglia per abitareinsieme. Molto rapidamente, alcuni diloro sentono il desiderio di vivere lavocazione al presbiterato, alla vitaconsacrata o rimanendo laici. Si rimet-tono quindi nelle mani dell’Arcivesco-vo di Yaoundé perché li rassicuri chenon si sono persi, e perché li aiuti atrovare il modo adatto di vivere insie-me, come si sentono chiamati dal Si-gnore a fare: preti, consacrati e laici.Nel 1996, ricevono il primo ricono-scimento canonico ad experimentum,e nel 2004 il riconoscimento definiti-vo come associazione privata di fede-li.

Per loro la vita di servizio è uncammino di santità e la guarigione diogni servitù esistenziale. A partire dal

primo gruppo (due laici, una consa-crata e quattro consacrati) nascono itre rami della stessa famiglia spiritualeche riconosce lo stesso fondatore Ba-ba Claude. Oltre alla Regola di Vita diCana, egli trasmette loro anche La Mi-stica del Servo; La Croce ogni giorno;Il Vangelo del perdono e Il diario deiprimi tempi della Comunità, che èsempre in costruzione.

Oggi la Comunità è presente incinque diocesi del Camerun, e ci sonodue progetti attivi nella RepubblicaCentroafricana. Dal punto di vista sta-

tutario, i membri effettivi sono dodiciconsacrati, cinque preti e trentacin-que membri laici. Essi assumono del-le responsabilità pastorali che sonoloro affidate in diocesi (Media Cattoli-ci: radio e stampa, Caritas diocesana,educazione cattolica), sviluppano l’a-postolato della Comunità (pastoralefamiliare, Gioventù Missionaria, In-fanzia Missionaria) e offrono dei luo-ghi di formazione e di spiritualità (riti-ri, sessioni di formazione, evangeliz-zazione di massa) a un grande nume-ro di persone.

La Comunità alla Maison Saint Laurent.

Suor Nadine guida il programma Radio Jeunesse.

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

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A TU PER TU CON...

Madri e padria Chiesa, su iniziativa diPapa Francesco, si prepa-ra a vivere l’Anno dellavita consacrata che pro-seguirà fino al 2 febbraio

2016. L’apertura ufficiale è avvenutain concomitanza con l’inizio dell’Av-vento sabato 29 novembre con unaveglia di preghiera nella basilica di S.Maria Maggiore a Roma e domenica30 con la messa in San Pietro. Temadell’Anno, “Sfide e profezia della vitaconsacrata nella Chiesa e nel mondodi oggi”. Ne parliamo con padre Leo-nello Leidi, bergamasco, sacerdotedal 1990, capo ufficio della Congre-gazione pontificia per gli istituti di vi-ta consacrata e le Società di vita apo-stolica. Con lui riflettiamo sull’espe-rienza della vita consacrata in Italia enel mondo.

— Padre Leidi, partiamo dal suolavoro alla Congregazione per gliIstituti vita consacrata e le Societàdi vita apostolica. Di che cosa si oc-cupa il suo ufficio?

Seguiamo i nuovi istituti, parten-do dal loro sorgere fino all’approva-zione pontificia; e poi occupandocidi loro nella fase discendente nei ca-si di fusione, unione ed anche disoppressione. Curiamo anche gli isti-tuti secolari, le cosiddette forme nuo-ve di vita consacrata e quelle indivi-

duali, come le vergini consacrate egli eremiti.

A guidare il dicastero è il cardina-le prefetto, il brasiliano João Braz deAviz; coadiuvato da un ArcivescovoSegretario e da due sottosegretari,uno dei quali è una donna, suor Ni-coletta Vittoria Spezzati, delle SuoreAdoratrici del Sangue di Cristo. L’80%della vita consacrata, infatti, è rap-presentata da consacrate.

— Quali sono gli obiettivi dell’An-no della vita consacrata?

Il Papa lo ha annunciato nel no-vembre 2013 per sottolineare un an-niversario importante, i 50 anni delConcilio Vaticano II e della pubblica-zione del decreto “Perfectae Carita-tis” sul rinnovamento della vita con-sacrata.

Gli obiettivi di questo Anno sonotre: fare memoria grata del passato,nella consapevolezza dei punti diforza e delle debolezze, rendendograzie per il percorso di fedeltà e se-quela; vivere il presente con passio-ne, “evangelizzando” la propria vo-cazione e testimoniare al mondo la

L’ANNO DELLA VITA CONSACRATA

> don Davide MalobertiLNELLO SPIRITO SANTO

Nelle foto, religiosi durante alcuni momenti di condivisione e preghiera.

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A TU PER TU CON...

bellezza della sequela di Cristo; terzoabbracciare il futuro con speranza difronte a tanti “profeti di sventura”.

— Quanti sono i religiosi nel mon-do?

Circa un milione, con quasi due-mila Istituti di diritto pontificio. Aquesti vanno aggiunti tutti i membriappartenenti agli Istituti religiosi dio-cesani, alle associazioni in itinere,cioè in attesa di diventare Istituti divita consacrata o Società di vita apo-stolica.

— Quale fu la svolta sancita dalConcilio vaticano II?

Fu un Concilio di rinnovamento eapertura al mondo, di svecchiamentodelle strutture e di dialogo. Sappiamoperò che tale apertura è stata a volte

eccessiva o male intesa, con il rischiodi perdere la propria identità e le ra-gioni del proprio essere.

— Il Concilio sancì la posizione de-gli Istituti secolari tra le forme di vi-ta consacrata. Qual è la loro fina-lità?

Sono gli ultimi arrivati in ordinedi tempo. Furono approvati nel 1947.Rispetto alla “separazione dal mon-do” vissuta dai religiosi, in un conte-sto secolarizzato, i membri degli Isti-tuti secolari intendevano operare nelmondo dal di dentro, dando testimo-nianza del Vangelo all’interno dellasocietà, come il lievito nella pasta,senza quegli aspetti di visibilità pro-pri dei religiosi come l’abito o la vitacomune. I secolari di diritto pontifi-cio sono circa 30mila nel mondo.

— Qual è oggi la missione dei reli-giosi?

Essere, nel mondo, una buonanotizia. Il Santo Padre insiste sul te-stimoniare la gioia che viene dal Van-gelo, sull’essere persone profetiche,radicate in Cristo, capaci di andarecontrocorrente.

— La fiction “Che Dio ci aiuti”, conElena Sofia Ricci tra i protagonistinei panni di suor Angela, sta ri-scuotendo grande successo. Perchésecondo lei?

Al di là del pericolo di peccare dileggerezza e del rendere le figure deireligiosi delle macchiette, penso che

“La gente è colpitadalla figura dei religiosi,

dalla loro vitafraterna

e dal loro servizio”

Un primo piano del passionista berga-masco padre Leonello Leidi.

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A TU PER TU CON...

sotto a questo ci sia una stima e undesiderio di conoscenza. La gente èinteressata a questa vita fraterna, allalibertà che i religiosi vivono comegeneroso distacco da sé, alla loro vi-ta abbracciata con letizia, con spiritodi servizio e nell’accoglienza miseri-cordiosa dell’altro, anche se lontano.

— Però le vocazioni calano. Comesi vede dal Vaticano questo feno-meno?

È un fatto di tutta evidenza nelmondo occidentale. In 50 anni moltiistituti si sono dimezzati. Sta soffren-do molto la vita consacrata femmini-le, in particolare quelli sorti nel seco-lo XIX, dediti all’educazione e all’as-sistenza.. La ragione è legata alla cri-si della fede e della pratica religiosa.Nei contesti di recente evangelizza-zione, la crescita vocazionale è anco-ra salda. Ciò che appare chiaro è chelo Spirito Santo sa suscitare rispostediverse a seconda dei veri bisogni diogni tempo.

— Alla Congregazione valutateanche i nuovi Istituti religiosi chenascono. Che caratteristiche han-no rispetto al passato?

Si può parlare di nuove o rinno-

vate forme di vita consacrata. È unfenomeno in pieno fermento, pre-sente un po’ ovunque, ma soprattut-to là dove la vita consacrata tradizio-nale fa più fatica, come in Europa edAmerica.

Si tratta di gruppi composti dauomini e donne, da chierici e da lai-ci, anche famiglie, che seguono stilidi vita a volte tradizionali (sul mo-dello delle realtà monastiche, conabiti propri e vita comune) e a volteinseriti appieno nelle esigenze dellasocietà odierna con la presenza nelmondo della marginalità. Tutti sonoorientati alla vita comunitaria, allapovertà e alla preghiera, con una for-te radicalità.

— “Siate madri e non zitelle”, am-moniva Papa Francesco nel 2013rivolto alle religiose. Qual è la visio-ne del Santo Padre della vita con-sacrata.

La visione del Santo Padre è chia-ra: essere nel monto testimoni dellagioia del Vangelo e uomini e donneprofetici, con una visione della realtànon legata a interessi particolaristicima a quella di Dio, capace di andareoltre le cose.

Se il mondo va verso l’afferma-

zione di sè in un’ottica di profitto eguadagno, il religioso si pone in at-teggiamento contrario, facendo at-tenzione alla marginalità. Ha grandestima dei consacrati. Ma bacchetta,per così dire. chi si lega solo allestrutture e alla regola senza lo spiri-to.

— E la sua vocazione di passioni-sta, com’è nata?

È nata per “attrazione”, poi diven-tata conoscenza e consapevolezzadella chiamata. Tutto ha preso avvioin ambito parrocchiale per la presen-za di un missionario passionista.

— Quali sono le differenze tra gliIstituti di vita consacrata e le So-cietà di vita apostolica?

Gli Istituti di vita consacrata sonoquelli che, in forma istituzionale,professano i consigli evangelici mo-dellati sulla vita di Gesù, mediante ivoti di castità, povertà e obbedienza.Le Società di vita apostolica perse-guono un fine apostolico proprio,conducendo vita fraterna in comunesenza professare i voti religiosi. Alcu-ne Società, come ad esempio le Fi-glie della Carità, assumono i consiglievangelici che rinnovano ogni anno.

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La FraternitàLo prese sulle sueali... lo educò, ne eb-be cura, lo custodìcome pupilla dei suoiocchi...”.

È questo ciò che ha vissuto e ciòche vive la Fraternità di Cassano.

Tutto inizia nel 1988: invitati damons. Silvio La Padula, parroco dellaCattedrale di Cassano allo Ionio, al-cuni fratelli di Foggia della ComunitàMagnificat si recano in questo picco-lo paesino della Calabria, con lo sco-po di rispondere a una proposta dievangelizzazione, e attraverso un’in-tensa attività fatta di catechesi, ado-razione, preghiere comunitarie, fan-no conoscere la spiritualità del Rin-novamento nello Spirito. È così chedopo nove mesi, il 4 giugno 1989,nasce il gruppo “Magnificat” che cre-sce, anno dopo anno, di numero masoprattutto di esperienza spirituale.

È il 1996: quattro coppie e alcunifratelli sentono l’esigenza di andareoltre, si sentono chiamati ad altro,ma non sanno a cosa...

Cominciano a riunirsi nelle caseper momenti di preghiera, di condi-visione, di agape fraterna... ed è inquesto clima di comunione fraternache esce la parola “comunità”.

Lo stesso anno, durante un con-vegno a Rimini, alcuni visitano lo

stand di Venite e Vedrete e attraversoi fratelli della Comunità Magnificatapprofondiscono il concetto di co-munità. Dopo l’incontro di Rimini,durante la preghiera, il Signore co-mincia a parlare di una “cosa” nuo-va, per cui alcuni fratelli, senza pen-sarci troppo, si recano a Perugia perconoscere meglio questa realtà e percomunicare ai Responsabili della Co-munità il desiderio di fare questaesperienza. È dopo questo incontroche, nel 1997, parte a Cassano la

“Scuola di Comunità”, la cui forma-zione viene affidata alla Fraternità diSalerno nella persona di GiancarloGiordano e di altri fratelli più vicinilogisticamente.

Inizia un’avventura nuova e me-ravigliosa e, giorno dopo giorno, at-traverso il sacrificio mensile dei fra-telli di Salerno e mediante una nutri-ta collezione di audio cassette dellostesso Giancarlo, il Signore ci intro-duce nel cammino di comunità.

Ma, come sempre accade, insie-

DI CASSANO ALLO IONIO

“...

Alleati della Fraternità di Cassano allo Ionio al Convegno di Montesilvano.

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

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me alla gioia di camminare non man-ca la fatica: qualcuno inizia a rinun-ciare. Solo noi, le quattro coppie, ri-maniamo ancorati al progetto, iniziaun percorso difficile, fatto di prove,di tentazioni e di crisi assistendo,inevitabilmente, alla divisione delgruppo del Rinnovamento che si eracostituito.

Il nostro Nemico era riuscito coninganni e menzogne a distruggere, adisorientare, a creare sofferenza edolore; abbiamo vissuto momenti dideserto, relegati, insieme ad altri fra-telli che avevano deciso di rimanerecon noi, in una chiesetta abbandona-ta dove i topi erano di casa, nellaquale facevamo adorazione davantiad un tabernacolo che, a nostra insa-puta, a volte era anche vuoto.

Sostenuti dalla grazia del Signoreche, senza rendercene conto, hasempre avuto in mano il timone del-la nostra barca, abbiamo rinunciato acombattere con le nostre forze met-tendo sotto i piedi il nostro orgoglioe ci siamo completamente abbando-nati a Lui; abbiamo così sperimenta-to che “chi confida nel Signore nonrimane deluso”: Egli ha ricostruitosulle nostre rovine accompagnando-ci passo dopo passo con la sua Paro-la, con il suo amore, facendoci vive-re esperienze forti ed edificanti, com-

piendo meraviglie e prodigi, insiemea tribolazioni e prove, uscendonesempre vittoriosi.

Nel 2001, dopo quattro anni discuola di comunità, iniziamo il novi-ziato e il 5 gennaio del 2004 viviamofinalmente il momento tanto attesodella celebrazione della nostra al-leanza; era l’inizio di un nuovo cam-mino anche questo purtroppo ac-compagnato da un altro periodobuio, fatto di dubbi e di delusioni,d’incertezze e scoraggiamenti. Comesempre, Gesù “ha redento Giacobbe,lo ha riscattato dalle mani del piùforte di lui”. Ci siamo rialzati, più for-ti e più cresciuti, con la consapevo-lezza che “chi ci separerà dall’amoredi Dio? Forse la tribolazione, l’ango-scia... in tutte queste cose noi siamo

più che vincitori in virtù di Colui checi ha amati...”.

Nel 2011 il gruppo diviene “Fra-ternità di Cassano” ricevendo, pergrazia, la benedizione sia del Comi-tato Regionale di Servizio che delCoordinatore Diocesano del Rinno-vamento nello Spirito Santo.

In questo stesso periodo decidia-mo di far conoscere più da vicino ilnostro cammino a tutti coloro chepartecipavano al nostro incontro dipreghiera, invitandoli alla catechesidella nostra tappa e all’agape frater-na suscitando, nel cuore di alcunifratelli questa vocazione; da questaesperienza nasce il primo camminodi Discepolato.

Quest’anno dopo tante preghierefatte al Signore, il nostro vescovomons. Nunzio Galantino, attuale Se-gretario Generale della CEI, ci ha da-to una sede, un luogo dove la Frater-nità si riunisce. Dopo l’instancabilelavoro di ristrutturazione di alcunigenerosi fratelli, la sala è inauguratail 15 febbraio alla presenza del no-stro parroco mons. Giuseppe De Cic-co e del nostro referente di comunitàFausto Anniboletti.

Oggi, per grazia, siamo ancoraqui, certi che il Signore è dalla nostraparte e con la sua benedizione e conla potente azione dello Spirito Santo,non ci abbandona mai. Siamo ottomembri alleati, due gruppi di disce-polato per un totale di ventuno fra-telli, e circa venti amici. Sono pre-senti e operanti all’interno della no-stra Fraternità i ministeri di interces-sione, della preghiera e della musicae canto. Alcuni fratelli servono il Si-gnore attraverso il ministero straordi-nario dell’Eucaristia, dell’Accolitato;operiamo attivamente in parrocchiae in sintonia con la diocesi di Cassa-no.

“...Il nostro cuore esulta nel Si-gnore, la nostra fronte si innalzagrazie al nostro Dio, perché godiamodei suoi benefici; non c’è Santo comeil Signore...”. Alleluia! Momenti di vita della Fraternità di Cassano allo Ionio.

Dopo l’incontro di Rimini, durante

la preghiera, il Signore comincia a parlare di una“cosa” nuova,

VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

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VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Venite e Vedrete 122 - IV - 2014

La Fraternità di Cassano si riunisce

- Mercoledì ore 19,00per il momento di ado-razione;

- 1° mercoledì diogni mese per la S. Mes-sa;

- Sabato ore 18,30per il momento dellapreghiera comunitaria;

- Il ritiro mensile unavolta al mese;

- Il 1° sabato di ognimese: Preghiera di lodee S. Messa presso la par-rocchia di Cammarata inCastrovillari, come mo-mento di evangelizza-zione.

I fratelli della Fraternità

di CassanoAltare preparato per gli incontri della comunità.

Padre Santo autore della vita, chevuoi sempre il bene dei tuoi figli,ti presentiamo fratelli e sorelle chehanno bisogno di guarigione fisicae di forza per affrontare le pesantiterapie. Nelle tue mani, per lemani di Maria, poniamo Andrea,Anna, Lina, Uliana, Irma,

Marco, Fabrizio e i loro familiari perché con laforza dello Spirito Santo possano affrontare la lorostoria. Abba, Padre!

Gesù, figlio di Dio e fratello nostro, ti consegniamotutti quei bambini che non hanno potuto vivereun’infanzia serena per le liti e le violenze dei lorogenitori. Non possiamo dirti i tanti nomi, ma sicuri deltuo amore li portiamo a te perché possano vivere unanuova esistenza nel tuo abbraccio e guarire dalleproprie ferite. Maranatha!

Spirito Santo ti affidiamo i sacerdoti, specie quellianziani, malati e soli, quelli scoraggiati, quelli confusi,quelli che hanno perduto il senso profondo dellapropria vocazione o che l’hanno confusa dietro vanimiraggi di beni terreni. Sii tu la luce e la forza di unanuova vita in Te, e fa’ che ci sia sempre qualcuno cheaccanto a loro sia segno concreto della tuamisericordia. Amen.Vieni, Spirito!

Vergine benedetta, Madre di Dio e madre nostra,Stefano ed Elisa hanno vissuto un’esperienzastraordinaria dell’amore di Dio passando anche per laporta stretta del dolore. Ora che due nuove creaturegemelle sono nel grembo di Elisa, veglia su di loro efa’ che vedano la luce della vita nella gioia dei genitorie di tutti coloro che attendono questo evento. Oclemente o pia o dolce Vergine Maria!

Preghiamo per...

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News

News dalla Comunità

Per la prima volta, la ComunitàMagnificat è stata invitata a parteci-pare ad un Congresso mondiale deimovimenti ecclesiali e delle nuovecomunità, organizzato dal PontificioConsiglio per i Laici. Quello tenutosidal 20 al 22 novembre 2014, è statoinfatti il terzo di una serie di con-gressi che il dicastero vaticano, re-sponsabile di queste nuove realtà ag-gregative, aveva già tenuto nel 1998e nel 2006: occasioni straordinarie direspiro internazionale, dove cono-

scere e confrontarsi con tante altrerealtà più o meno grandi, diffuse intutti i continenti, come il Movimentodei Focolari, Comunione e Liberazio-ne, il Cammino Neocatecumenale ola Comunità Nuovi Orizzonti, la Co-munità Cattolica Shalom del brasilia-no Moysés Azevedo, l’AssociazionePapa Giovanni XXIII.

È ormai oltre un anno che la Co-munità Magnificat, tramite i suoi Re-sponsabili generali, ha iniziato undialogo con il Pontificio Consiglio

per i Laici; e non possiamo dimenti-care neppure le quattro occasioni incui ai Convegni generali della Comu-nità (a Fiuggi in un’occasione, a Mon-tesilvano nelle altre tre), il Presidentedel dicastero, il cardinale StanisławRyłko, è stato ospite d’eccezione.Contatti che prima o poi avrebberoportato necessariamente la Comunitàad affacciarsi su un orizzonte semprepiù vasto, come sempre più ampistanno diventando i confini della Co-munità.

Il Terzo Congresso mondiale deimovimenti ecclesiali e delle nuovecomunità si è quindi tenuto a Romasul tema “La gioia del Vangelo: unagioia missionaria…”. Parole del San-to Padre Francesco, che nella “Evan-gelii gaudium” esorta tutto il popolo

La Comunità Magnificat al Congresso mondiale dei movimenti a Roma

Alcune foto del terzo Congresso mondiale dei movimenti; sopra, a sinistra, Daniele Mezzetti, moderatore generale della ComunitàMagnificat, mentre saluta Papa Francesco. A destra, i responsabili generali presenti al Congresso, insieme a Oreste Pesare, diret-tore ICCRS, mentre attendono l'arrivo del Papa nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.

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News

di Dio ad una conversione missiona-ria, a divenire “Chiesa in uscita”.Conferenze di alto livello, con relato-ri – tra gli altri – dello spessore delcardinale Marc Ouellet, di padre Ra-niero Cantalamessa, padre AmedeoCencini e Mary Healy, del Rinnova-mento carismatico statunitense, han-no fatto da apripista a dibattiti sem-pre molto interessanti da parte deipartecipanti, tra i quali figuravanofondatori o responsabili internazio-nali dei vari movimenti.

Nella giornata conclusiva delCongresso, sabato 22 novembre, pa-pa Francesco ha ricevuto nella SalaClementina del Palazzo Apostolicotutti i trecento delegati di queste di-verse realtà ecclesiali. “Preservare lafreschezza del carisma”, la comunio-ne “sigillo dello Spirito Santo”, “ri-spettare la libertà delle persone”: suquesti temi in particolare il Santo Pa-dre si è soffermato, per offrire indi-cazioni preziose per continuare aportare frutti ancora più grandi. “An-date avanti: sempre in movimento …

Non fermatevi mai! Sempre in movi-mento!”, ha esortato infine.

A Daniele Mezzetti, Moderatoregenerale della Comunità, l’onore disalutare papa Francesco a nome ditutta la Comunità. Lo accompagnava-no al Congresso Francesco Fressoia eAndrea Orsini.

Il testo del discorso del Papa,quelli delle conferenze e le foto delCongresso si possono trovare nel si-to www.laici.va.

La FraternitàCattolica in udienza dal Papa

A un anno dalle elezioni dei nuo-vi vertici della Fraternità Cattolicadelle Comunità Carismatiche di Al-leanza, il cui nuovi presidente – pre-

sentato sul nr. 4 di Venite e Vedretedello scorso anno – è il brasilianoGilberto Gomes Barbosa, della Co-munità “Ecco tua Madre”, numerosidelegati delle comunità membro sisono riuniti a Roma per la 16a Con-ferenza internazionale sul tema “Lo-de e adorazione carismatica per unanuova evangelizzazione”. Il raduno,che si è tenuto dal 30 ottobre al 2 no-vembre 2014, è stato preceduto dal-l’incontro del Comitato esecutivo edal Consiglio. A quest’ultimo incon-tro, era prevista anche la partecipa-zione del moderatore generale dellaComunità Magnificat Daniele Mez-zetti, il quale ha inviato come suodelegato Oreste Pesare, responsabiledella Fraternità di Roma e direttoredi “Venite e Vedrete”.

Tra i relatori alla Conferenza in-ternazionale José Prado Flores, Mi-chelle Moran, il vescovo brasilianoAlberto Taveira Corrêa, assistenteepiscopale della Fraternità Cattolica,e padre Raniero Cantalamessa.

La celebrazione iniziale del con-

Papa Francesco saluta Gilberto Barbosa, neo presidente della Fraternità Cattolica.

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News

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vegno è coincisa con la messa di rin-graziamento della Comunità CançãoNova per l’approvazione definitivadegli Statuti ottenuta dal PontificioConsiglio per i Laici.

La Conferenza, alla quale hannopartecipato circa cinquecento dele-gati delle oltre ottanta comunità cari-smatiche membro della FraternitàCattolica, ha affrontato il tema dellanuova evangelizzazione a partire dal-le parole di san Paolo (cfr. 1Cor 14,24-25) che spiegano l’uso dei carisminell’assemblea cristiana, un uso chediviene esso stesso evangelizzazioneper chi entra e partecipa per la primavolta in questi incontri.

Ma il momento forte e che ha da-to un tono unico alle giornate roma-ne è stato senza dubbio l’udienzache papa Francesco ha concesso aidelegati il 31 ottobre, all’inizio dellaConferenza Internazionale. Nel suodiscorso il Papa, facendo riferimentoanche al discorso tenuto allo StadioOlimpico lo scorso 1° giugno ai par-

tecipanti alla Convocazione del Rin-novamento nello Spirito Santo, e allaquale hanno partecipato espressionicarismatiche del mondo intero, hatoccato ancora il tema dell’unità:“L’uniformità non è cattolica, non ècristiana”, ha detto con decisione,spiegando che, paradossalmente, lostesso Spirito che fa la diversità è an-che Colui che fa l’unità. “Fa le duecose: unità nella diversità”. Visto,inoltre, il tema della Conferenza del-la Fraternità Cattolica, papa France-sco ha parlato anche della lode edella preghiera, usando l’immaginedella respirazione per spiegare ciòche accade in una vera opera dievangelizzazione: “Quando inspiria-mo, nella preghiera, riceviamo l’arianuova dello Spirito e nell’espirarloannunciamo Gesù Cristo suscitatodallo stesso Spirito”.

L’evento della Fraternità Cattolicaè avvenuto dopo aver stabilito conl’International Catholic CharismaticRenewal Services (ICCRS) la condivi-

sione della stessa sede, a Palazzo SanCalisto in Vaticano, e il Papa nel suodiscorso ha voluto mettere in eviden-za anche questa particolare “testimo-nianza di unità”, di cui si è congratu-lato con i presenti.

In rumeno tre volumi del Consiglio per i laici

Degna di essere conosciuta è l’i-niziativa organizzata a Bucarest il 4ottobre 2014 dalla Fraternità localedella Comunità, quando sono statipresentati tre volumi sui movimentiecclesiali. I libri, tradotti in rumenoda padre Victor Dumitrescu e Agne-za Timpu, sono stati pubblicati dallagiovane casa editrice che la Comu-

Sopra, Daniele e Francesca insieme ad alcuni fratelli della Romania davanti alla nuova casa Agnus Dei. A pagina 31, mons. Damiansaluta mons. Clemens all'inizio dell'incontro per la presentazione dei tre volumi.

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nità Magnificat lì presente ha apertoa Bucarest, la Editura Ruah.

Per aiutare la Chiesa rumena e isuoi Pastori a comprendere questenuove realtà aggregative, compreso ilRinnovamento, sulle quali c’è benpoco di scritto in rumeno, è statoscelto di tradurre tre volumi editi dalPontificio Consiglio per i Laici: gli at-ti del Congresso dei movimenti eccle-siali del 1998, tenutosi subito primadello storico incontro di queste realtàcon san Giovanni Paolo II in piazzaSan Pietro (I movimenti nella Chie-sa); e gli atti di due seminari di studioper vescovi che il Pontificio Consiglioper i Laici ha organizzato nel 1999 enel 2008 (I movimenti ecclesiali nellasollecitudine pastorale dei vescovi ePastori e movimenti ecclesiali).

Con la collaborazione della Nun-ziatura apostolica e dell’Arcidiocesidi Bucarest, con la disponibilità dellaFacoltà di Teologia romano-cattolicadell’Università di Bucarest e soprat-tutto con l’impegno di Agneza e pa-dre Victor, dei fratelli e delle sorelle

delle Fraternità e missioni rumene, lepubblicazioni sono state presentateufficialmente nell’Aula magna dellaFacoltà di Teologia romano-cattolicadell’Università di Bucarest nel pome-riggio di sabato 4 ottobre. All’incon-tro, padre Victor e Agneza hanno in-vitato il Segretario del Pontificio Con-siglio per i Laici, il vescovo mons. Jo-sef Clemens, ed era presente anche ilvescovo ausiliare dell’arcidiocesi,S.E. mons. Cornel Damian.

Presenti anche il moderatore ge-nerale della Comunità Magnificat,Daniele Mezzetti, e Francesca Acito,della Fraternità di Roma. L’incontro èstato l’occasione per radunare – perla prima volta! – membri di diversimovimenti ecclesiali. Ognuno di essiha avuto l’opportunità di presentarsie di raccontare qualcosa del proprioingresso in Romania: Comunione eLiberazione, il Movimento dei Foco-lari, il Rinnovamento carismatico conla Comunità Magnificat, la Comunitàdi Sant’Egidio e il Movimento eccle-siale carmelitano.

Mons. Clemens nella mattinatadel sabato, aveva già incontrato imembri della Comunità Magnificatrumena. Padre Victor e Agneza ave-vano organizzato, infatti, un incontrocon lui per presentargli la nostrarealtà. Il momento è iniziato con untempo di preghiera di lode e seguitodalla meditazione di mons. Clemenssui frutti dello Spirito nella comunitàcristiana.

In questa occasione, Daniele hapotuto rivolgere a mons. Clemens ilringraziamento della Comunità Ma-gnificat per aver accettato l’invito eper aver dato alla nostra realtà l’op-portunità di organizzare un eventocome quello che si sarebbe tenutonel pomeriggio.

Il viaggio di Daniele e Francescaè stato anche occasione per visitareed essere ospitati nella Casa AgnusDei di Bucarest, di recente apertura,dove ora vive Agneza, e che funzio-na da centro di raduno e formazioneper tutta la Fraternità di Bucarest.

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Una retesempre piùcolma di pesciLa formazione per gli animatori del “Discepolato”

Settembre, per la Comunità Ma-gnificat, sta diventando il mese dedi-cato alla formazione; anche gli ani-matori del Discepolato hanno avutola possibilità di ricevere un week-end dedicato a loro per essere aiuta-ti a servire sempre meglio le tantepersone che il Signore ci invia per-ché, una volta fatta l'esperienza del-l'effusione, possano mettere radicinella Vita nuova.

Sono stati tre gli incontri organiz-zati dal neonato ministero generaledel Discepolato, uno per le Frater-nità del centro Italia (a Perugia, SanManno), uno per quelle del nord (aPiacenza), uno per quelle del sud (aPagani, provincia di Salerno).

I due giorni hanno previsto unamodalità volutamente “sorprenden-te” per i partecipanti, infatti, a loroinsaputa, invece di assistere a dottelezioni su come si deve fare un cam-mino discepolato, sono stati trattati...da discepoli! Infatti, hanno ricevutouna catechesi (breve, mirata e corre-data da una dinamica), hanno poidovuto farci una condivisione sopra.Lì per lì non capivano benissimo co-sa stesse accadendo, ma poi, sonostati guidati a riflettere su quello cheavevano vissuto e hanno potuto ve-dere il discepolato dalla “parte oppo-sta”, cioè quella dei discepoli, ren-dendosi conto di ciò che funziona edi ciò che invece funziona meno...

Su questa base, si è così potutipassare alle lezioni “teoriche” chehanno centrato l'attenzione sugliobiettivi di questo cammino, declina-

ti tappa per tappa, sulle modalitàsperimentate per proporlo, avendocome sicuro riferimento un assioma:il discepolato non è un camminopreconfezionato da usare indistinta-mente, ovunque con tutti, ma è unostrumento vivo, nelle mani degli ani-matori, da calibrare, aggiustare e ca-rismaticamente inventare, per queisingoli e irripetibili gruppi di fratellie sorelle che il Signore ci dona daservire.

Complessivamente hanno parte-cipato ai week-end circa duecentoanimatori, un numero enorme se siconsidera che si trattava di circa ilsessanta per cento di coloro che svol-gono questo servizio... In questocomputo mancano gli animatori del-le Fraternità rumene che faranno laloro formazione nel giugno 2015.Cosa significano questi numeri? Che,attualmente, considerando una me-dia di tre discepoli per ogni animato-re, la Comunità sta accompagnando,solo in Italia, circa un migliaio di per-sone in un cammino di formazioneper vivere in modo stabile la vita cri-stiana... una rete sempre più colmadi pesci!

Giuseppe Piegai

Tanti cuori e volti nuovidal ParanàUn seminario di guarigione svoltosi in Argentina

Forse pochi fratelli della grandeComunità Magnificat sanno che inArgentina, a Paranà entre Rios, viveuna Fraternità che sta percorrendo agrandi passi il nostro cammino. Do-po il seminario di vita nuova ed untuffo nel ritiro di Montesilvano 2012,molti di loro hanno deciso di intra-

prendere il discepolato sulla scia delpercorso spirituale che è già vissutoin Italia e Romania, mentre quest’an-no parte un secondo discepolato.

Ai missionari del primo tempo –Oreste, Andrea e Stefania – si sonoaggiunti, lo scorso luglio, Francescae Luigi. I cinque alleati della Comu-nità si sono recati dunque nell’altroemisfero, per permettere ai fratelliargentini di vivere l’esperienza di unseminario di guarigione interiore.Settantacinque persone di età diversahanno inziato una “full immersion”nella Parola di Dio e nella dottrinadella Chiesa, per sperimentare nellapropria storia personale l’opera risa-natrice dell’amore di Dio, che passaattraverso il perdono.

Siamo stati accolti da loro con uncalore veramente fraterno, dopo ven-tidue ore di viaggio! È stato un verotoccasana e abbiamo potuto comin-ciare a servire senza sentire il pesodella stanchezza.

Loro erano tutti lì in piedi a can-tare, battere le mani in armonia colcanto, sorridenti o con gli occhi chiu-si, assorti in preghiera, un popolo fi-ducioso in attesa dell’opera di Dio,vivendo la preghiera di lode e il can-to in lingue con una intensità chemolti di noi hanno dimenticato o for-se mai vissuto… La Parola di Dioscandiva profondamente le cateche-si, mentre le testimonianze di vita deimissionari fornivano nel vissuto uncontrappunto realizzato di questapresenza d’Amore che tocca e risana.Anche in Argentina come in tutto ilmondo le ferite più profonde sonoprovocate dall’amore non ricevuto oimposto e comunque vissuto maleanche a livello sessuale, con conse-guenti stati di depressione o rabbia erancore laceranti.

Dopo la lavanda dei piedi, dopoche proprio lì qualcuno ha potutoperdonare e/o chiedere perdono rel-mente alla persona con cui era statavissuta la ferita, i volti erano diversi.Abbiamo avuto colloqui personali

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con quasi tutti ed eranoaperti e fiduciosi, anchequando il passato da affron-tare pesava come un maci-gno.

Gesù è passato ancorauna volta fra la gente toc-cando e sanando i cuori e levite disastrate di tanti uomi-ni e donne che non riusci-vano a perdonare il malefatto o ricevuto e si sentiva-no per questo schiacciati daun peso immane.

Ritornare ad essere, osentirsi per la prima volta,figli di Dio amati immensa-mente dal Padre celeste, haguarito la grande ferita del-l’amore non ricevuto da unpadre terreno a volte nep-pure conosciuto; perfino laviolenza sessuale subita o laconfusione della propriaidentità di genere segnatadal peccato, ha trovato nel-l’amore di Dio e nel mo-mento della lavanda dei pie-di il riscatto della personanella riscoperta della perso-nale dignità.

Chi ha lavato i piedi eperdonato concretamente edirettamente la persona cheaveva causato questa perdi-ta di dignità, ci ha poi testi-moniato gli effetti beneficidi questo passo nella pro-pria vita.

Una coppia che non riusciva a vi-vere gioiosamente la propria unionee la sessualità ha testimoniato di averriscoperto la gioia del matrimonio;madri, padri e figli hanno ritrovatoaffetto e rispetto gli uni per gli altri.

Infanzie e adolescenze violatestanno ritrovando un percorso disperanza ed un nuovo sguardo versochi fu responsabile di questa graveferita spesso con conseguenti tentati-vi di suicidio, per la perduta capacitàdi accettare la vita.

Le e-mail che ricevo a tutt’oggi te-stimoniano come ancora il Signorecontinua a guarire e risollevare dallaschiavitù uomini e donne che dellapropria vita conoscevano solo il pe-so e la mortificazione, e che vivendoil cammino di discepolato stannopassando da tempi di entusiasmo aduna più profonda e reale conoscenzadi sé per crescere nella speranza enella fiducia in questo Padre ricco dimisericordia.

Al termine del seminario de “sa-nacion” ho trovato questa frase su uncartoncino sulla mia sedia: “…Aquì

se estrechan la mano Dios y el hom-bre. Pero el hombre aprende que nopuede dar la mano con el puño cer-rado; hay que abrir el corazon”:“…Qui si stringono la mano Dio el’uomo,ma l’uomo impara che nonpuò dar la mano con il pugno chiu-so, bisogna che apra il cuore”.

Questo è ciò che è avvenutoquando il cuore si è lasciato toccaree aprire dall’amore di Cristo l’uomoha potuto dare la mano a Dio e conlui veramente all’altro uomo.

Francesca Tura Menghini

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In alto, il manifesto del seminario di guarigione interiore svoltosi in Argentina; sopra, un momen-to della preghiera comunitaria.

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Comunità Magnificat, gli incontri di preghieraFraternità di BIBBIENA:

giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento dei Cappuccini(Ponte a Poppi, AR)

Fraternità di CORTONA: - giovedì ore 21,30 - Sala parrocchiale di Camucia- giovedì ore 21,00 - Parrocchia di Sant ’Andrea Corsini(Montevarchi - AR)

Fraternità di Foggia-San Severo “BETANIA”:- lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria (Foggia)- lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Giuseppe Artigiano(San Severo, FG)

Fraternità di MAGIONE/AGELLO (PG) “Santa Mariadella Misericordia”:

giovedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Maria delle Grazie(Magione, PG)

Fraternità di MAGUZZANO:- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Maria Assunta

(Maguzzano - BS)

Fraternità in formazione di MARTI (PI):lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa Maria Novella(Marti, PI)

Fraternità di MILANO-PIACENZA:- lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signora di Lourdes(Piacenza)

- martedì ore 21,00 - Casa Betania delle Beatitudini (Se-veso, MI)

Fraternità di ROMA: martedì ore 19,30 (a seguire, S. Messa) - Parrocchia SanGiuseppe al Trionfale (Roma)

Fraternità di SIRACUSA: lunedì ore 19,00 - Parrocchia dei Santi Giovanni e Mar-ciano (Siracusa)

Fraternità di TORINO:- mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Santissima Ausi-

liatrice-Ateneo Salesiano (Torino, via Piazzi, 25)- giovedì ore 20,30 - Parrocchia San Cristoforo (Vercelli)

Fraternità di TREVISO: mercoledì ore 21,00 - Chiesa Beata Vergine Immacolata(Treviso)

ZONA DI PERUGIA:- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di Città di Castello -Chiesa San Giuseppe alle Graticole (Città di Castello, PG)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Foligno - Chiesa diSan Feliciano (Foligno, PG)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Marsciano - Orato-rio Santa Maria Assunta (Marsciano, PG)

- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di San Barnaba - Par-rocchia di San Barnaba (Perugia)

- mercoledì ore 20,30 - Fraternità di San Donato all’El-ce - Parrocchia di San Donato all’Elce (Perugia)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte Felcino“Betania” - Chiesa di San Felicissimo, cappella-cripta(Ponte Felcino, PG)

- mercoledì ore 20,45 - Fraternità in formazione di Pila- Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (Pila, PG)

Fraternità in formazione di CAMPOBASSO:lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apostolo (Campo-basso)

Fraternità in formazione di CASSANO ALLO IONIO (CS):

sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria di Loreto (Cas-sano allo Ionio, CS)

Fraternità in formazione di GENOVA: martedì ore 21,30 - Chiesa di Santa Caterina da Genova(Genova)

Fraternità in formazione di POMPEI-NAPOLI-SALERNO:

- giovedì ore 20,00 - Parrocchia di S. Giuseppe (Pompei)- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia San Francesco d’Assisi,Napoli (Vomero)

- mercoledì ore 20,00 - Parrocchia Maria Ss.ma Immaco-lata, piazza San Francesco, 33 - 84125 Salerno

ROMANIAFraternità di BUCAREST:

mercoledì ore 19,30 - Fraternità Misericordia - Cappelladella Cattedrale cattolica S. Giuseppe (Bucarest)

Fraternità in formazione di BACAU: mercoledì ore 19,00 - Fraternità in formazioneShalom - Parrocchia romano-cattolica S. Nicola (Bacau)

Fraternità in formazione di RAMNICU VALCEA: mercoledì ore 19,30 - Chiesa greco-cattolica, in chiesa(Ramnicu Valcea)

Gruppo di preghiera di ALBA IULIA: giovedì ore 19,00 - Chiesa romano-cattolica “S. Spirito”(Alba Iulia)

Gruppo di preghiera di POPESTI LEORDENI: venerdì ore 19,00 - Parrocchia romano-cattolica, sala dicatechesi (Popesti Leordeni)

TURCHIAMissione di ISTANBUL:

domenica ore 16,30 (durante l’ora legale alle 17,30) -Sent Antuan Kilisesi, Istiklal Caddesi, 171

Gruppo di preghiera “VICTORIOUS”: mercoledì e venerdì ore 18,30 (in lingua inglese)

ARGENTINAMissione di PARANÁ:

venerdì ore 20,30 - Parrocchia Nuestra Señora de la Pie-dad, Italia 370 - 3100 Paraná - Entre Ríos, Argentina

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n. 123 - I - 2015Chi ha visto me, ha visto il Padre

Speciale Convegno Generale 2015

n. 124 - II - 2015Adorate Dio, il Signore

n. 125 - III - 2015Avvicinatevi, per favore!

n. 126 - IV - 2015Non abbandonarcialla tentazione

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