Elia, gli esseni e altre sette, i samaritani, la storia della samaritana, il magnificat

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Gesù e gli Esseni 1 Gesù e gli Esseni Le straordinarie testimonianze di Anne Catherine Emmerich sugli Esseni, la loro origine, i loro costumi, i rapporti di amicizia, parentela e discepolato con Gesù. E poi, il mistero dell’Arca dell’alleanza, i cicli cosmici, la data esatta del Natale e altri segreti che i Vangeli non hanno mai riportato. Traduzione e note in corsivo di Cristoforo Andreoli Dalla versione francese dell’Abbé de Cazalès : “Vie de N.S. Jesus Christ” (1860)

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Gesù e gli Esseni

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Gesù e gli Esseni

Le straordinarie testimonianze di Anne Catherine

Emmerich sugli Esseni, la loro origine, i loro costumi,

i rapporti di amicizia, parentela e discepolato con

Gesù. E poi, il mistero dell’Arca dell’alleanza, i cicli

cosmici, la data esatta del Natale e altri segreti che i

Vangeli non hanno mai riportato.

Traduzione e note in corsivo di Cristoforo Andreoli

Dalla versione francese dell’Abbé de Cazalès : “Vie de N.S. Jesus Christ” (1860)

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I

Esiste una linea di discendenza che va dalla comunità di anacoreti

fondata da Elia nel IX secolo a.C. alla setta degli Esseni presente al

tempo di Gesù. La successione prosegue infine con la comunità di

eremiti che al tempo delle crociate era ancora presente sulle pendici

del monte Carmelo e fu trasferita dalla Terrasanta in Occidente,

dando origine all’ordine dei Carmelitani.

Suor Emmerich non ha delineato questo processo di filiazione per

mezzo di narrazioni consequenziali. Abbiamo dovuto perciò

comporre questa storia selezionando e mettendo insieme le

disparate visioni che la riguardavano, nascoste fra migliaia di altre.

[Qui la veggente sta narrando la vicenda di I Re, 17-18, in cui Elia

predice al re Achab che Dio avrebbe mandato la siccità sulla

regione. Il Profeta, dopo aver vissuto assieme ad una vedova,

assistendo lei e suo figlio per tutto il periodo della siccità, predice

finalmente l’invio della pioggia, ponendo fine alla maledizione

divina. Del lungo e meraviglioso racconto emmerichiano su tale

argomento, riportiamo solo le poche visioni che riguardano

l’argomento di questa pubblicazione.]

…Vidi che, per effetto della preghiera di Elia, la benedizione scese

dapprima sotto forma di rugiada. Poi la nube si abbassò e si

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staccarono da essa fiocchi bianchi che formarono vortici dai bordi

color arcobaleno. Questi poi si mutarono in gocce d’acqua che

caddero sulla terra. Riconobbi là qualcosa che si rapportava alla

manna del deserto, anche se questa, al contrario di quelle gocce, al

mattino si trovava a terra secca e compatta in modo da poterla

conservare. Vidi questi vortici di rugiada andare lungo il Giordano e

fermarsi solo in alcuni punti. Soprattutto ad Ainon, di fronte a

Salem, così come nel luogo dove molto più tardi ebbe luogo il

battesimo di Cristo. Chiesi [alla mia guida angelica] cosa

significassero quei riflessi multicolori e mi fu risposto che ciò

somigliava ad una conchiglia, i cui bordi rifrangono la luce del sole,

finché al suo interno nasce una perla completamente bianca e pura

[la perla, simbolo del compimento della purezza, è preceduta dal

riverbero iridescente, figura del mescolarsi della luce

sovrannaturale con gli elementi materiali].

Mi fu mostrato che quella rugiada e la pioggia che la seguiva non

erano un semplice refrigerio per la terra. Ebbi la netta percezione

che, senza quella rugiada, la venuta della santa Vergine sarebbe

stata differita di almeno un secolo. Al contrario, grazie ad essa e

alla benedizione che arricchì la terra, le razze umane ne furono

rinnovate, e la carne ricevette così anch’essa una benedizione,

divenendo più pura.1

Elia era un uomo alto e magro, con le guance scavate, ma

vermiglie, lo sguardo brillante e penetrante, una lunga barba poco

1 Nel racconto biblico non si percepisce il legame tra il miracolo della pioggia e la futura venuta della Vergine Maria. Nei racconti della veggente invece, non solo questo legame è esplicito, ma si dice persino, come si vedrà fra breve, che i discepoli di Elia, secoli prima della venuta di Gesù, già pregavano incessantemente per la nascita della Madre del Signore.

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folta e il cranio calvo con solo una corona di capelli sul didietro.

Sulla sommità del capo emergevano tre rigonfiamenti a forma di

cipolla: uno al centro e due spostati in avanti sulla fronte2. Munito

di bastone, era vestito di due pelli, aperte di lato, che si riunivano

sulle spalle ed erano legate attorno al corpo con una corda. La

parte anteriore delle sue gambe era molto più scura del viso. Egli

soggiornò [ad Abila, tra il ruscello Crit3 e il fiume Ieromax] nove

mesi, mentre risiedé due anni e tre mesi presso la vedova di

Sarepta4. Viveva in una grotta scavata sul fianco orientale della

vallata, a poca distanza dal ruscello. Dapprima una figura oscura

era uscita dalla terra come un’ombra, offrendogli in cibo un

timballo. Non era né uomo né animale: era il nemico che lo

tentava. Elia rifiutò quel nutrimento rimandando indietro colui che

glie lo portava. In seguito, un uccello simile ad un’oca giunse nelle

vicinanze della grotta tenendo fra le zampe del pane e altri alimenti

che nascondeva con delle foglie. Sembrava che l’uccello

nascondesse quel cibo per sé. Non si trattava di un corvo [come

riportato nella Bibbia], ma di un uccello acquatico, perché aveva le

zampe palmate. La sua testa era appiattita e, ai lati del becco, vi

erano come delle sacche pendenti. Sotto il becco aveva anche una

specie di gozzo e claudicava come una cicogna. Questo uccello

aveva familiarità con Elia, tanto che egli lo chiamava a sé

2 Anche Mosè veniva raffigurato con delle protuberanze sulla fronte. Si sa poco dei segni

corporali che nelle stirpi più antiche indicavano gli individui dotati di specifiche qualità spirituali. Quanto alla nostra suora, ella riferisce delle primissime stirpi umane, antecedenti il diluvio, nelle quali si manifestavano, sulle parti del corpo di alcuni individui, segni simili a lettere o a simboli. Già in età remotissime, secondo la veggente, era invalsa la contraffazione di tali impronte fisiche; e non è escluso che da essa derivi l’antichissimo uso dei tatuaggi. 3 I Re, 17, 3. 4 Idem, 17, 9.

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inviandolo in varie direzioni. Un uccello della medesima specie si

trovò in seguito presso altri anacoreti, come Zosima e Maria

Egiziaca. Quando Elia abitava presso la vedova di Sarepta fu invece

un corvo a portargli sovente del cibo.

…Vidi altrove Elia mentre ingrandiva la grotta sopra la quale aveva

pregato, stabilendo una organizzazione più regolare fra i suoi

discepoli [lett.: fra i suoi figli]. Alcuni di essi pregavano

regolarmente in questa grotta per domandare la venuta della santa

Vergine, onorandola già prima della sua nascita. Vidi questa

devozione alla Vergine perpetuarsi senza interruzione grazie agli

Esseni, quando Maria era già sulla terra. Più tardi, essa fu praticata

dagli eremiti che diedero origine all’ordine del Carmelo.5

…Al monte Carmelo (…) deve essere accaduto qualcosa a Elia che

aveva un certo rapporto col Messia. Non ricordo più bene, ma

penso che il profeta ebbe la visione di una grande figura femminile

che si rapportava alla Vergine [più avanti, la suora specificherà

meglio di cosa si tratta]. Al tempo di Gesù vi erano su quel monte

una fontana e una grotta intitolata a Elia molto simile a una

cappella, fatta con una pietra piuttosto tenera. Di tanto in tanto,

alcuni Giudei vi si recavano a pregare per la venuta del Messia. Vi

erano lì anche degli anacoreti Giudei e più tardi vi furono degli

eremiti cristiani.

5 Questa devozione alla Vergine, di cui parlavamo più sopra, è stato un importante elemento di continuità tra le comunità che, secondo la veggente, si sono succedute in modo ininterrotto da Elia agli eremiti medievali del Carmelo. Per inciso aggiungiamo che, sebbene tradizionalmente i Carmelitani si sono sempre ritenuti discendenti di Elia, in epoca moderna questa linea di successione, non suffragata da documenti o altro, è stata ovviamente messa in discussione, se non completamente screditata.

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…Sul monte Carmelo vi sono diverse grotte abitate da eremiti. Vi è

anche un convento. Ieri notte ho visto molte cose riguardanti quella

montagna [la suora sta ora descrivendo una scena risalente forse al

medioevo]. Gli eremiti erano molto inquieti e pregavano a causa di

rivolte e di combattimenti tra i Turchi e un popolo che abitava nei

pressi del Libano.

Elia, fra le altre cose, venne a conoscenza del fatto che Maria

sarebbe nata nella settima età del mondo6. Egli vide anche la

progenie da cui Maria sarebbe scaturita.7

Vidi che Elia [sul monte Carmelo] con le sue preghiere chiamò su di

sé la benedizione per la quale sarebbero venute le nubi, e che

spartì e guidò le nubi e la pioggia mediante intuizioni interiori, per

evitare inondazioni distruttive. Egli chiese sette volte al suo servo di

salire al Carmelo per avvisarlo dell’arrivo delle nubi portatrici di

pioggia8: ciò alludendo alle sette età del mondo e alle sette

generazioni che dovevano passare fino al tempo in cui la vera

benedizione, di cui questa della pioggia non era che il simbolo,

avrebbe messo radici in Israele. Vide anche, fra quelle nubi,

6 Ritroviamo queste sette età in molte tradizioni, da quelle vediche alla cabala e all’islam. 7 Più avanti, quando assisteremo alle conversazioni di Gesù con l’esseno Eliud, vedremo che la tradizione che riguardava la discendenza di Maria e del Salvatore era presente anche fra gli Esseni. Questo elemento non è certo una prova scientifica della filiazione degli Esseni dal profeta Elia, ma costituisce un importante indizio che accomuna i discepoli di Elia alla setta presente al tempo di Gesù. 8 I Re, 18, 43-44.

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l’immagine della santa Vergine; e gli furono mostrati parecchi

misteri concernenti la sua genealogia e la sua venuta. 9

La padrona di casa che si prendeva cura di Maria aveva cinquanta

anni, si chiamava Noemi ed era la sorella della madre di Lazzaro. La

donna apparteneva alla società degli Esseni, così come le altre che

servivano al tempio.10

…Vidi anche, presso la santa Vergine, molte pie donne che le

rendevano ogni sorta di servigi. Erano delle Essene che abitavano a

poca distanza dalla grotta della Natività, in una gola situata a

oriente della collina. Esse dimoravano tutte insieme, in celle

scavate a grande altezza nella roccia, ove avevano allestito anche

dei minuscoli giardini. Lì esse istruivano i bambini della loro setta.

S. Giuseppe le conosceva fin quando, da giovane, si rifugiava nella

grotta della Natività per fuggire alle molestie dei suoi fratelli.

A Sarepta Elia fu nutrito dalla vedova. A questo episodio si

richiamava una superstizione diffusasi tra Giudei e Pagani in base

alla quale delle pie vedove un tempo avevano alloggiato fra le mura

che circondavano la città. Giudei e Pagani credevano che ciò li

9 La Bibbia riporta solo che Elia, asceso al Carmelo assieme al re Achab, volgendosi verso il mare vi scorse gli indizi della fine della siccità e l’arrivo della pioggia imminente (I Re, 18, 41-46). Invece la nostra veggente afferma chiaramente che il miracolo della pioggia era legato ad una premonizione dell’avvento della Vergine che avrebbe generato il Messia atteso in Israele. 10 Qui la suora riferisce un’usanza, a noi finora ignota, praticata nell’antica Israele. Donne essene, probabilmente le uniche giudee a fare voto di castità per tutta la vita, erano destinate al servizio nel tempio. La castità non doveva essere un’usanza molto praticata né tra gli Israeliti, né fra gli altri popoli dell’antichità. Nel nostro “Le nozze di Cana”, ad esempio, riportiamo un discorso di Gesù sulla castità matrimoniale che doveva suonare quasi incredibile agli orecchi dei suoi uditori. Difatti la suora avverte che Gesù fu molto attento a non urtare la sensibilità dei Giudei e che solo Giacomo e gli altri discepoli esseni di Gesù compresero perfettamente le parole del loro Maestro.

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esulasse dalla condanna divina, dando loro licenza per commettere

ogni genere di disordini. All’epoca di Gesù, il luogo era abitato da

saggi anziani. Presso uno di loro, in una dimora costruita fra le

mura, fu ospitato il Salvatore.

Gesù, prima di recarsi al battesimo di Giovanni, restò un certo

tempo a Sarepta, ospitato da anziani Giudei molto pii che, a causa

di una vecchia tradizione e per onorare la memoria di Elia,

alloggiavano fra le mura della città. Questi anziani si dedicavano

alla meditazione e all’interpretazione delle profezie, pregando per la

venuta del Messia. Gesù diede loro insegnamenti sul Messia e sul

battesimo di Giovanni. Gli anziani, molto pii, avevano tuttavia molte

idee errate, credendo, ad esempio, che il Messia sarebbe apparso

circondato da una pompa mondana. Gesù andava spesso a pregare

da solo nei boschi vicino Sarepta e inoltre insegnava alla sinagoga,

occupandosi dell’istruzione dei fanciulli.

II

Gesù, prima dell’avvenimento più importante che avrebbe

inaugurato la sua predicazione pubblica, ossia, il battesimo da parte

di Giovanni battista, provenendo da Sarepta e diretto a Nazaret, si

ferma a Seforis e a Jezraël, presso i nazirei. Emergono ora le doti

della veggente nel narrare con sorprendente precisione i particolari

geografici e i costumi dei popoli. La curiosità dello storico qui viene

appagata al massimo grado.

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…Ad una lega a nord circa da Nazaret sul versante di Seforis, vi è

un luogo di nome Gofna. Lì, ai tempi della gioventù di Gesù

avevano vissuto i genitori di Giacomo il maggiore e Giovanni. Nei

loro primi anni di vita costoro vissero assieme a Gesù finché i loro

genitori si trasferirono a Betsaida, ove essi stessi divennero

pescatori.

A Nazaret vi era un uomo chiamato Zebedia o Sebadia. Non si

trattava di Zebedeo, il padre di Giovanni e Giacomo. Costui aveva

una figlia sposata ad un esseno, parente di Gioacchino. I coniugi, di

cui non ricordo i nomi, avevano quattro figli, alcuni più giovani, altri

più anziani di Gesù. Si chiamavano Cleofa, Giacobbe, Giuda e

Japhet e divennero discepoli di Giovanni battista. Dopo la morte di

quest’ultimo, si fecero discepoli di Gesù. Infatti Cleofa, assieme a

Luca, fu uno dei discepoli cui Gesù apparve ad Emmaus.

…Seforis era una grande città dove si trovavano Farisei, Sadducei

ed Esseni. Ogni setta aveva una scuola. Di questa città, che ha

dovuto soffrire spesso a causa di guerre, oggi non resta quasi più

nulla.

…La sinagoga più grande [di Seforis] apparteneva ai Farisei, i quali

erano scontenti e mormoravano contro Gesù. Anche le donne

potevano assistere agli insegnamenti. Nell’altra sinagoga, più

piccola, le donne non erano invece ammesse. Si trattava

verosimilmente di quella degli Esseni, dove Gesù fu trattato con

amicizia.

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…Uno dei tre discepoli che accompagnavano Gesù in quel periodo

era figlio di una delle tre vedove e si chiamava Eustachio. Era

esseno e lo vidi spesso uscire da una grotta del Carmelo per

raggiungere Gesù [corsivo nostro].

…Gesù si trovava in quella località [Jezraël] in cui si osservava una

stretta osservanza della legge ebraica. Non si trattava di Esseni, ma

di Nazirei, che usavano fare dei voti temporanei. Essi avevano lì

una grande scuola e numerose abitazioni. I giovani vivevano in

comune in due dimore separate secondo i sessi. Gli individui sposati

facevano voto di continenza per un tempo piuttosto lungo, sicché i

maschi dormivano in una casa vicina a quella dei giovani, mentre le

donne facevano altrettanto presso la dimora delle ragazze. Tutti gli

abitanti avevano abiti bianchi e grigi, mentre il loro superiore aveva

un lungo abito grigio bordato in basso con piume bianche e una

cintura grigia con delle lettere bianche. Attorno al braccio aveva

una banda di stoffa grigia e bianca molto spessa e intrecciata come

un tovagliolo contorto, mentre un corto lembo di stoffa pendeva

terminando con dei fiocchi. L’abito aveva inoltre un colletto o un

piccolo mantello, simile a quello di Argos l’esseno, ma di colore

grigio e aperto sul didietro. L’uomo aveva sul davanti una placca di

metallo lucido fissata dietro le spalle con dei lacci o dei cordoni.

Pezzi di stoffa intagliata gli coprivano le spalle. Egli aveva infine un

berretto nero brillante a forma di cuscinetto con delle lettere sul

davanti e sormontato da un pomo o un bottone. Tutti gli uomini

avevano capigliature e barbe della stessa lunghezza, spesse e

arricciate. Il loro abbigliamento rassomigliava a quello di uno degli

apostoli, ma non saprei dire più quale. Infine, credo che in mezzo

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ad essi vi fosse S. Paolo, ai tempi in cui ancora perseguitava i

cristiani. Lui stesso era uno di loro. Gli appartenenti alla setta

facevano crescere i loro capelli fino al termine del loro voto,

dopodiché li tagliavano e li bruciavano in una cerimonia dove erano

sacrificate anche delle colombe. Fra i Nazirei, ci si poteva fare

carico del voto di un’altra persona. Gesù celebrò il sabato con loro.

…Gesù [presso i Nazirei] insegnò al sabato sul battesimo di

Giovanni. Egli disse che l’ascesi era buona, ma l’esagerazione

dannosa. Affermò che esistevano vie differenti di salvezza. Fra

queste, la vita appartata presso una comunità poteva generare lo

spirito di setta, portando le persone a guardare dall’alto i poveri

fratelli che non possono seguire le stesse regole, ma che tuttavia

devono essere aiutati nel loro progresso spirituale.

Quell’insegnamento era necessario, dal momento che ai confini

della città vi erano alcuni che si erano mescolati ai pagani e non

erano né istruiti, né diretti dai Nazirei, ma anzi da essi tenuti in

disparte. Gesù visitò anche costoro, convocandoli alle sue sedute di

insegnamento e parlando loro del battesimo di Giovanni.

Fu allora che intesi Gesù parlare per la prima volta dell’alleanza

sancita da Abramo. Anche se non posso riportare esattamente le

sue parole, il succo del suo discorso era che tale alleanza aveva una

sua ragion d’essere. Tuttavia questa sarebbe cessata dopo che il

popolo di Dio non fosse più nato nella carne dalla stirpe di Abramo,

bensì generato spiritualmente dal battesimo dello Spirito Santo.

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Diversi Nazirei si fecero cristiani, ma essendo legati alla legge

ebraica, molti fra essi vollero operare un sincretismo tra giudaismo

e cristianesimo, cadendo nell’eresia.

III

Giunto a Nazaret, Gesù si intrattiene specialmente con Eliud, un

anziano esseno che lo accompagnerà anche nel viaggio fino al luogo

in cui il Salvatore sarà battezzato da Giovanni. Tale viaggio, dice la

suora, ebbe luogo durante il primo anno di predicazione di Gesù,

nel mese di settembre. Le conversazioni tra Gesù ed Eliud sono tra

le rivelazioni più sorprendenti della nostra veggente. Vi si parla

dell’Arca dell’alleanza, della cronologia del mondo e dei cicli

cosmici, del significato teologico dell’incarnazione e di molti altri

misteri. La suora infine racconta alcune abitudini degli Esseni,

descrivendo la strettissima familiarità che essi avevano con la

Vergine e la sua famiglia.

Gesù e cinque discepoli, entrati a Nazaret, si fermarono presso

degli Esseni amici della santa Famiglia che alloggiavano sotto le

volte di vecchie mura in rovina. Erano uomini e donne che

conducevano vite separate in celibato. Essi possedevano piccoli orti,

indossavano lunghe vesti bianche e le donne portavano dei

mantelli. In passato essi avevano abitato presso il castello di Erode

nella valle di Zebulon e si erano trasferiti lì a causa della loro

amicizia con la santa Famiglia.

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Gesù si recò presso uno di essi, di nome Eliud, un anziano

venerabile con una lunga barba, figlio di un fratello di Zaccaria.

Vedovo, era accudito dalla figlia. Queste persone conducevano una

vita molto ritirata ed essendo devoti alla santa Famiglia,

frequentavano la sinagoga di Nazaret: dopo la partenza di Maria, la

custodia della sua casa era stata loro affidata. La figlia di Eliud non

abitava con lui, ma dimorava a parte in una grotta scavata nella

roccia. Gli Esseni che abitavano sul fianco della montagna erano

una ventina. Le cinque o sei donne essene, abitavano assieme in

una casa a parte. Tutti costoro onoravano Eliud come loro superiore

e si riunivano con lui ogni giorno per pregare. Gesù consumò con

Eliud un pasto leggero a base di frutta, miele e pesce. Gli Esseni si

occupavano per la maggior parte di tessitura e coltivazione degli

orti.

Al mattino, i cinque discepoli si recarono a Nazaret per fare visita a

parenti e amici e frequentare la scuola. Gesù invece restò presso

Eliud, pregando con lui e intrattenendosi in conversazioni fraterne.

Difatti, quell’uomo semplice era a conoscenza di molti misteri

spirituali.

Intanto Maria, che abitava a Nazaret, aveva con lei quattro donne:

sua nipote Maria di Cleofa, Giovanna Chusa, cugina della profetessa

Anna, Maria madre di Gian Marco e parente di Simeone e la vedova

Lea. Non erano presenti né Veronica, né la moglie di Pietro, che ho

visto di recente nella zona abitata dai pubblicani. Al mattino, vidi la

santa Vergine e Maria di Cleofa recarsi presso Gesù.

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…Egli [Gesù] fu indotto a parlarne [della fuga in Egitto], perché

Eliud gli aveva domandato se il suo regno si sarebbe esteso fino alle

persone buone dell’Egitto che lo avevano visto bambino ed erano

stati colpiti dalla sua presenza.

In quel momento, rividi un viaggio compiuto da Gesù in Egitto

attraverso l’Asia pagana dopo la resurrezione di Lazzaro. Non era

un parto della mia fantasia, poiché Gesù disse ad Eliud che ovunque

le sementi erano state gettate, egli, prima della sua fine, vi si

sarebbe recato a raccogliere le spighe separate.

…La casa di Maria a Nazaret, il cui focolare sembrava trasformato in

un altare, aveva, in sua assenza, una funzione come di cappella. Lì

avevano collocato una cassa su cui era un vaso con della verdura

fresca. Dopo la sua partenza, la dimora sarebbe stata di nuovo

abitata dagli Esseni.

…Vidi Gesù intrattenersi tutto il giorno con Eliud, sul quale appresi

molte cose che ora non riesco a ricordare. Gesù, interrogato da

Eliud, spiegò ogni cosa della sua missione, rivelandogli di essere il

Messia e spiegandogli la sua genealogia umana e il mistero dell’arca

dell’alleanza. Appresi che, prima del diluvio, un oggetto misterioso

fu portato nell’arca di Noè per trasmettere il suo influsso spirituale

di generazione in generazione, venendo poi nascosto in certi periodi

e restituito al culto in altri. Gesù spiegò che Maria, dopo la sua

nascita, era divenuta l’arca dell’alleanza nel mistero. Eliud, che nel

frattempo consultava diversi scritti e annotava certi passaggi dei

profeti che Gesù gli andava spiegando, chiese al Salvatore perché

non fosse venuto prima sulla Terra. Gesù rispose che sarebbe

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potuto nascere solo da una donna concepita senza peccato

originale. Tuttavia, prima di Anna e Gioacchino, non si era ancora

avuta una coppia di sposi sufficientemente pura da generare una

donna simile. Gesù portò a conoscenza dell’anziano tutto ciò che

nella storia umana aveva impedito, ostacolato e ritardato

quest’opera della salvezza.

In tali conversazioni potei apprendere molte cose sull’arca

dell’alleanza e sull’oggetto che essa conteneva. Quando essa stava

per cadere nelle mani del nemico, l’oggetto misterioso fu nascosto

dai sacerdoti, mentre l’arca, pur profanata, conservò la sua santità

al punto che i nemici, ogni volta soggetti a punizioni divine per

averla sottratta, erano stati sempre costretti a restituirla. Vidi

anche che la casata incaricata da Mosè della custodia dell’arca

sopravvisse fino al tempo di Erode. Geremia, al tempo della

schiavitù a Babilonia, fece nascondere l’arca e altri oggetti sacri

presso il monte Sinai, dove non fu più ritrovata. Tuttavia l’oggetto

misterioso che essa conteneva non vi era già più da molto tempo.

Si fece così una imitazione dell’arca dell’alleanza, priva tuttavia del

suo contenuto originario: la verga di Aronne e parte dell’oggetto

misterioso furono custoditi dagli Esseni del monte Horeb. Il

sacramento della benedizione, che aveva consacrato l’arca, fu

ristabilito per la mediazione di non so più quale sacerdote. Vidi le

scene di molte delle cose che Gesù narrava ad Eiud, ma non riesco

a ricordare tutto.

Gesù spiegò come si era incarnato traendo la carne dal germe

benedetto che Dio aveva ritirato da Adamo prima della caduta.

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Disse anche come questa benedizione, perché tutta Israele potesse

meritarla, aveva dovuto trasmettersi per molte generazioni,

dovendo essere talvolta ritirata perché i vasi che la contenevano si

erano appannati. Vidi tutto ciò come nella realtà: vidi gli antenati di

Gesù e i patriarchi che al momento della morte trasmettevano

realmente quella benedizione ai loro primogeniti nel corso di una

cerimonia sacramentale. Seppi anche che il pezzo di pane e la

bevanda contenuta nella santa coppa che l’angelo porse ad Abramo

promettendogli Isacco erano il simbolo del santissimo sacramento

della nuova alleanza. Esso donò a lui e ai suoi discendenti la forza

per cooperare alla formazione della carne e del sangue del futuro

Messia. Vidi la stirpe degli antenati di Gesù ricevere questo

sacramento per concorrere alla incarnazione del Signore. Gesù poi

trasformò la carne e il sangue ricevuto dai suoi antenati in un

sacramento ancora più sublime per restaurare la comunione degli

uomini con Dio11.

Il Signore parlò anche della santità di Anna e Gioacchino e della

concezione sovrannaturale di Maria sotto la porta dorata, ma non

me ne ricordo bene. Egli spiegò che, secondo la carne, egli non era

stato concepito da Giuseppe, ma da Maria, secondo quel germe

puro e benedetto ritirato da Adamo prima della sua caduta e

trasmesso a Giuseppe in Egitto tramite la discendenza di Abramo.

11 Riassumendo: prima della venuta di Gesù, vi era una “benedizione”, ossia una sorta di

iniziazione trasmessa mediante una cerimonia ai primogeniti della generazione che avrebbe dato luogo alla stirpe di David e, tramite, Anna e Gioacchino, alla Vergine e a Gesù. Il potere spirituale di tale iniziazione fu per un certo tempo trasmesso anche a tutto il popolo ebraico, in modo estensivo e provvisorio, per mezzo di un oggetto presente nell’Arca. Con la sparizione di tale oggetto, il potere spirituale in questione permane solo nella stirpe di David che continua a trasmettersi l’iniziazione da un primogenito all’altro. I frutti definitivi di tale potere si avranno tuttavia soltanto in Anna e Gioacchino, genitori della Vergine. In una nota successiva ci dilungheremo sui significati spirituali e cosmici della stirpe di David.

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Quel germe, disposto poi nell’arca dell’alleanza, in seguito si

trasmise ad Anna e Gioacchino.

Dovendo salvare l’umanità, Gesù era stato dotato della stessa

debolezza delle creature umane ed egli spiegava ad Eliud di sentire

e provare tutto ciò che patisce un uomo ordinario. Tuttavia, come il

serpente di Mosè nel deserto, Egli sarebbe stato elevato sulla

montagna del Calvario, dov’era la tomba del primo uomo. Quante

afflizioni avrebbe dovuto provare e quanta sarebbe stata grande

l’ingratitudine degli uomini!

…Eliud lo interrogava con molta semplicità e purezza di cuore, con

una comprensione superiore a quella degli apostoli all’inizio della

loro missione. Egli intendeva il senso spirituale delle parole di Gesù,

ma non si rendeva ancora conto di cosa costui stesse per fare.

Chiese infatti a Gesù dove sarebbe stato il suo regno, se a

Gerusalemme, a Engaddi o a Gerico. Gesù rispose che il regno era

ovunque egli fosse, perché non si trattava di un regno visibile.

L’anziano parlava a Gesù con semplicità e naturalezza,

raccontandogli dei particolari su sua madre, come se questi potesse

ignorarli. D’altra parte, Gesù lo ascoltava con molta benevolenza, e

quando parlò di Gioacchino ed Anna, gli disse che non vi era

nessuna donna più casta di Anna e che i suoi due matrimoni

successivi alla morte di Gioacchino erano avvenuti per volontà di

Dio. Quella generazione infatti doveva raggiungere un numero

determinato di discendenti, numero che ora era stato completato12.

12 Vedi la nota successiva.

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18

…Quando il vecchio Eliud, parlò di un certo avvenimento con Gesù,

lo intesi spiegare in modo mirabile tutto il cantico di Maria [il

Magnificat]; anche se non mi sento del tutto in grado di ripetere

quelle spiegazioni.

…Durante la preghiera di Maria [il Magnificat], vidi uno dopo l’altro

tutti gli antenati della Vergine. Nel corso dei secoli vi furono tre

volte quattordici coppie di sposi che si succedettero e nelle quali lo

sposo era sempre il rampollo del matrimonio precedente.13 Da

ciascuna di queste coppie, vidi uscire un raggio di luce che si

dirigeva su Maria mentre era in preghiera. Questo quadro si

ingrandiva sotto i miei occhi come un albero dai rami di luce di

crescente bellezza, finché, ad un punto contrassegnato di

quest’albero, vidi la carne e il sangue puri di Maria, onde Dio

avrebbe tratto la sua umanità, illuminato da una luce sempre più

vivida. Allora, piena di gioia e di speranza, pregai come un bambino

che vede crescere dinanzi a lui l’albero di Natale. Tutto ciò

simboleggiava l’approssimarsi dell’incarnazione di Gesù Cristo e del

suo santissimo sacramento. Era come assistere alla maturazione

13 Si tratta dei 42 antenati di Gesù e della Vergine che si trovano elencati all’inizio del Vangelo di s. Matteo. Tale testo infatti ordina la sequela di avi in tre serie di quattordici. Gli esegeti hanno spesso discusso il motivo per cui questo Vangelo avesse incluso tale elenco. Il quesito è stato quasi sempre affiancato ad una problematica più generale: a chi era destinato questo Vangelo, di quale “corrente” della primissima cristianità era rappresentativo? La nostra veggente permette di aggiungere a tale dibattito nuove ipotesi legate alla diffusa presenza di Esseni tra gli apostoli, i discepoli e i parenti di Gesù. Possiamo inoltre tentare di riassumere la tradizione essena che risulta dalle parole della veggente, dicendo anzitutto che essa è basata sul numero 7. Sette erano le età del mondo, mentre 42, ossia 6 volte 7, gli antenati, da Abramo a Gesù, suddivisi tradizionalmente in tre serie di 14 (il numero 14 è generato dal prodotto di 3 per 7).

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Gesù e gli Esseni

19

del frumento che avrebbe formato il pane di vita di cui ero

affamata.

[In un’altra visione, suor Emmerich all’improvviso escalmò…]

…Potete leggerlo, vedete, è scritto là : Gesù Cristo nacque prima

che l’anno 3997 del mondo fosse compiuto. I quattro anni, meno

qualcosa, che passarono dall’anno della sua nascita fino al 4000,

caddero in seguito nell’oblio. Perciò ora si fa cominciare la nostra

era quattro anni più tardi. 14

…Appresi [durante le conversazioni di Gesù con Eliud] che il

Salvatore fu concepito nella carne due mesi prima la nostra attuale

festa di Natale.

…Eliud parlò ancora delle virtù praticate da Maria al tempio. Ebbi

una visione di ciò. Vidi che la sua istruttrice Noemi, una essena

parente di Lazzaro, era circa cinquantenne, come tutte le donne che

servivano al tempio. Maria apprese da lei il cucito. Ancora bambina,

già la seguiva quando puliva i vasi e gli utensili sacrificali sporchi di

sangue e riceveva porzioni delle carni degli animali sacrificati;

giacché quelle donne traevano da lì parte del loro sostentamento.

Più tardi, vidi la Vergine aiutarla in quelle cose al tempio; e mentre

14 Altrove, la suora fa intendere che Giobbe e Abramo vissero non oltre il 2000 a.C. Pertanto, altri 2000 anni circa rimontano dalla nascita di Abramo all’inizio del ciclo temporale cui si riferisce la nostra suora. Non è chiaro come debbano intendersi, in relazione ai circa 4000 anni totali di tale ciclo, le sette età del mondo di cui la suora parlava poco sopra. Riguardo alla data precisa della nascita di Gesù, 3997 anni, ci viene in mente che essa è quasi un multiplo di 666. Precisamente: 3997 diviso per 6 è uguale a 666,1666 periodico. Infine, l’anno 2007 corrisponderebbe, a detta della suora, all’anno 2003 effettivo dalla nascita di Cristo. Esso dunque corrisponde esattamente all’anno 6000 del ciclo citato dalla veggente (3997 + 2003 = 6000).

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si trovava lì, veniva spesso visitata da Zaccaria e Simeone. Vidi il

suo modo pio e umile di servire al tempio, così come Eliud lo

descriveva al Signore.

…Essi [i Farisei] gli parlarono poi degli Esseni, definendoli degli

ipocriti, perché non vivevano secondo la legge. Gesù invece fece

loro notare che essi osservavano la legge meglio dei Farisei e

dunque quel rimprovero ricadeva su di loro. Erano giunti a parlare

degli Esseni a proposito delle benedizioni15, che erano molto in voga

in quella setta. I Farisei si erano scandalizzati nel vedere che anche

Gesù benediva dei fanciulli. All’uscita dalla sinagoga infatti, molte

donne gli si erano avvicinate chiedendogli una benedizione per i

propri figli. Quando Gesù ancora abitava a Nazaret, si occupava

spesso dei fanciulli ed anche i più ingovernabili fra questi

diventavano tranquilli e silenziosi, quando lui li benediceva. Lì vicino

ve ne erano alcuni che si rotolavano su se stessi come in preda alle

convulsioni. Anche essi, dopo la sua benedizione, si

tranquillizzarono e da qualcuno di loro vidi anche uscire come un

nero vapore. Gesù mise la mano sulla loro testa benedicendoli al

modo dei patriarchi, ossia tracciando con la mano tre linee che

partendo dalla testa e dalle spalle si univano sul petto. Faceva lo

stesso con le bambine, ma senza l’imposizione delle mani, piuttosto

facendo un segno sulla bocca. Pensai che fosse una esortazione ad

15 Da quanto detto a proposito della stirpe di David e dell’Arca, si deduce che la “benedizione”

fosse all’epoca ben più che una frettolosa benevolenza formale, qual è considerata oggi. Il fatto che Gesù benedicesse i bambini poteva dunque apparire scandaloso solo perché, data l’importanza spirituale che tale gesto implicava, si riteneva necessario che il ricevente fosse dotato di un senso di responsabilità e una serietà che solo un adulto poteva avere. Il senso di questa “avventatezza” di Gesù nei confronti dei fanciulli è chiaro. Da un lato, Egli così indicava la purezza di cuore di questi ultimi come la qualità principale per ottenere i frutti spirituali conseguenti la “benedizione”. Dall’altro, il suo gesto denotava tutta l’Onnipotenza divina di cui era dotato, capace di “sopperire” anche alla debolezza di un fanciullo.

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essere meno chiacchierone, ma in seguito scoprii che ciò aveva un

senso più segreto.

Gesù disse ai suoi discepoli che non avrebbero dovuto sposarsi16.

Essi furono scoraggiati a queste parole e gli parlarono degli Esseni,

fra i quali vi erano persone sposate17. Gesù rispose che gli Esseni

facevano bene a conformarsi alle loro regole, le quali non erano

tuttavia che una preparazione a ciò che i suoi insegnamenti

dovevano in seguito portare a termine.

…La notte tra il 20 ed il 21 settembre, li vidi di nuovo in cammino

[Gesù ed Eliud, diretti al battesimo di Giovanni]. Essi procedevano

talvolta insieme, talvolta separati. Assistetti allora ad una scena

meravigliosa. Eliud parlava a Gesù, che gli camminava dinanzi,

della bellezza e della perfetta conformazione del suo corpo. Al che,

Gesù rispose: “se tu vedessi questo corpo fra due anni, non vi

troveresti più niente di bello, tanto sarà stato sfigurato dagli

oltraggi degli uomini”. Eliud non comprendeva le sue parole, né

capiva il motivo per cui Gesù facesse sempre riferimento al suo

regno come a qualcosa di breve durata. Eliud si immaginava che gli

sarebbero stati necessari almeno dieci o vent’anni per fondare un

simile regno, che si figurava come qualcosa di terreno. Dopo un po’

di cammino, Gesù si arrestò rivolgendosi ad Eliud, tutto pensieroso

dietro di lui, e gli disse di avvicinarsi, perché voleva mostrargli chi

era veramente, qual’era il vero aspetto del suo corpo e cos’era il

16 Una risposta molto esplicita ad un tema oggi assai dibattuto. 17

Gli studiosi hanno discusso a lungo se gli Esseni praticassero o meno il celibato. Qui ci viene

indirettamente suggerito che non tutte le comunità lo praticavano. Più avanti vedremo ulteriori dettagli su questa e altre notizie storiche riguardanti la setta.

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suo regno. Eliud allora si fermò a poca distanza da Gesù, che alzò le

mani al cielo pregando. In quel momento, una nube simile ad una

tempesta discese a coprirli. Non li si vedeva più dal di fuori, ma

all’interno si aprì un cielo luminoso che sembrò quasi abbassarsi su

di loro. In alto vi scorsi come una città fortificata e splendente: era

la Gerusalemme celeste. Tutto al suo interno sfolgorava con i colori

dell’arcobaleno. Vidi poi una forma come di Dio Padre e scorsi Gesù

che partecipava della sua luce. Gesù appariva in una forma umana

luminosa e diafana. Eliud al principio guardava in alto come rapito

in estasi, ma poi si prosternò a terra finche l’apparizione

scomparve. Dopodiché Gesù riprese il suo cammino, seguito da

Eliud, muto e intimidito per ciò che aveva visto. Quella scena era

simile alla Trasfigurazione, con la differenza che non vidi Gesù

innalzarsi al cielo.

…Non credo che Eliud sia vissuto fino alla crocifissione. Gesù si

apriva con lui più che con gli apostoli, giacché l’esseno aveva

ricevuto molte illuminazioni ed era stato iniziato a molti dei segreti

della sua famiglia. Egli lo aveva accolto come un amico fraterno,

accordandogli un grande ascendente su di lui. Eliud fece molto per

la comunità di Gesù. Era uno fra i più istruiti fra gli Esseni, che

all’epoca non abitavano più le montagne, ma si erano diffusi

soprattutto nelle città.

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Gesù e gli Esseni

23

IV

Altre notizie storiche sugli Esseni.

…Pietro e Andrea mettevano in luce i meriti di Giovanni battista,

dicendo che era figlio di una illustre famiglia sacerdotale, era stato

istruito dagli Esseni nel deserto, non tollerava alcun disordine ed

era tanto austero quanto saggio.

…[a Masfa] si trovava il convento degli Esseni dov’era Manahem,

che nella sua infanzia aveva predetto la regalità ad Erode. Il

convento era stato fondato da un esseno di nome Khariot, vissuto

cento anni prima di Gesù. Questi era un uomo sposato di Gerico

che, separatosi dalla moglie, fondò con lei molte comunità di

Esseni, sia maschili che femminili. Egli morì in un convento da lui

fondato a poca distanza da Betlemme. Per la sua santità, alla morte

di Gesù, fu uno dei primi ad apparire fuori dalla sua tomba.

…era un Esseno, di quelli che conservano lo stato coniugale.

…Ad Engannim Gesù aveva dei lontani parenti, Esseni alleati alla

famiglia di s. Anna. Ho appreso nuovamente in quella occasione che

gli antenati di s. Anna avevano frequenti relazioni con gli Esseni ed

alcuni di essi facevano addirittura parte della setta. (…) Essi

dimoravano in un quartiere a parte. Appresi molte cose sul loro

modo di vivere. Quelli che erano sposati vivevano in stretta

comunione fra loro e dopo che la donna aveva partorito,

osservavano una rigorosa continenza. Molti altri vivevano invece nel

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celibato e si riunivano per il pasto come i monaci di un convento.

Gli Esseni di questa città non osservavano l’antica regola in tutto il

suo rigore e vestivano come gli altri Giudei, frequentando le loro

stesse scuole.

…Vidi che gli Esseni avevano una specie di ospedale dove curavano

i malati e davano da mangiare ai poveri su dei lunghi tavoli.

(…) L’ospedale gestito dagli Esseni era pieno di malati provenienti

da ogni dove. Gli Esseni ricevevano tutti coloro che si

presentavano, conferendo loro, oltre alle cure necessarie, anche

degli insegnamenti che li rendevano migliori. La loro istituzione era

ben organizzata. Ad esempio, avevano cura di porre un ammalato o

un povero di cattivi sentimenti in mezzo a due migliori di lui, in

modo che costoro potessero correggerlo ed esortarlo.

…In questi ultimi giorni, e anche oggi, i principi di Adama chiesero a

Gesù cosa pensasse degli Esseni. Essi volevano coglierlo in fallo,

poiché ritenevano che vi fosse una certa rassomiglianza tra i loro

principi ed i suoi. Inoltre, Giacomo il minore, suo parente e

seguace, era anch’egli esseno. I principi mossero diverse critiche

riguardo alla continenza e soprattutto al celibato praticato in tale

setta. Gesù rispose in termini del tutto generali che non si poteva

rimproverare nulla agli Esseni e che se tale era la loro vocazione

era lodevole per loro seguirla. Egli disse che ciascuno ha la sua

particolare vocazione e che se, per esempio, uno zoppo voglia

camminare diritto, non vi riuscirebbe e non gli gioverebbe a nulla.

Quando i principi obbiettarono che essi davano luogo a ben poche

discendenze, egli enumerò molte famiglie di Esseni, parlando della

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buona educazione che elargivano ai figli. Egli discusse inoltre della

buona e della cattiva propagazione delle discendenze. I suoi

interlocutori tuttavia non lo compresero, ma insisterono nel

criticarlo, avendo di mira i membri della sua famiglia che vivevano

anch’essi nella continenza.

Gli Esseni più avanzati degli altri nella via della santità possedevano

conoscenze molto profonde e visioni profetiche riguardanti il

significato spirituale delle osservanze religiose dei Giudei nel loro

rapporto col Messia.

Quattro generazioni prima della nascita della Vergine, la loro setta,

avendo appreso dell’approssimarsi dell’Agnello di Dio, cessò di

offrire sacrifici cruenti. La loro castità e continenza divenne un culto

reso al futuro Salvatore, essendo lo stato umano il tempio dove il

Messia si sarebbe presto insediato.

Sapendo dunque che la venuta della salvezza poteva essere

ritardata dai vizi degli uomini e dalla loro tendenza all’impurità, essi

fecero di tutto per mantenere questo tempio puro e immacolato,

sopperendo con la loro austerità alle mancanze degli altri uomini.

Tutte queste conoscenze, acquisite dalla setta in modo misterioso

per mezzo di svariati profeti, all’epoca di Gesù erano già

misconosciute dalla maggior parte dei suoi aderenti.

Per quanto riguarda i costumi e il culto, gli Esseni possono essere

considerati dei precursori della Chiesa attuale. In tempi remoti, gli

antenati della Vergine e di molte famiglie di santi illustri trovarono

presso di essi le loro guide spirituali. La loro ultima grande opera fu

l’educazione di Giovanni battista durante la sua fanciullezza nel

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deserto. Ai tempi di Gesù, tutti gli Esseni spiritualmente più

illuminati si unirono ai discepoli di Gesù e Giovanni e poi alla

comunità cristiana, nei confronti della quale lo spirito di rinuncia e

la perseveranza in cui erano stati formati servirono sotto certi

aspetti da modello. Essi infatti apportarono alla cristianità i principi

sui quali si sarebbe basata la vita dei primi eremiti e cenobiti.

Al contrario, molti di coloro che non facevano parte del corpo

fruttifero della setta, ma piuttosto del suo legno morto, restarono

attaccati alle loro osservanze, irrigidendosi in esse e introducendovi

suggestioni paganeggianti che diedero vita alle prime eresie della

Chiesa.

Gesù non ebbe con tale ordine alcun rapporto intimo o privilegiato,

né il suo modo di vivere fu mai somigliante a quello praticato dalla

setta. Egli intrecciò legami con alcuni dei suoi aderenti, soprattutto

con gli Esseni sposati alleati della sua famiglia, non più di come fece

con altre persone pie e ben disposte nei suoi confronti.

Non v’è traccia di Esseni nel Vangelo per il semplice fatto che Gesù

riservò loro le stesse parole e rivelazioni destinate a tutti gli altri

uomini, pur non biasimando i costumi da essi praticati. La

circostanza che il Salvatore non abbia mai riferito qualcosa di

particolarmente lodevole nei confronti della setta è dimostrato dal

fatto che, se ciò fosse avvenuto, i Farisei non si sarebbero certo

lasciati sfuggire l’occasione di rinfacciare al Salvatore di farne

parte.18

18

Gli Esseni, a quanto pare, incarnarono l’ascetismo e lo spirito di rinuncia presso gli Ebrei e i primi cristiani. Il ribadire, da parte della suora, l’inesistenza di alcun particolare « occhio di

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27

V

Usi e costumi delle sette degli Erodiani, dei Recabiti dei Caraiti e dei

Sadducei.

…Non so in quale occasione, udii i discepoli parlare di un certo

Agabus, un profeta di Argob, allora residente nei dintorni, che da

molto tempo aveva delle visioni su Gesù profetizzando di recente su

di lui. Egli divenne più tardi suo discepolo. Gesù disse che, essendo

i suoi genitori Erodiani, egli, pur allevato in tale setta, si era in

seguito convertito. Gesù paragonò le sette a sepolcri belli

all’esterno, ma pieni di putredine all’interno.

Gli Erodiani agivano in segreto, incontrandosi di frequente ad est

del Giordano, nella Perea, la Traconide e l’Iturea. Sostenendosi l’un

l’altro, essi fornivano di mezzi di sussistenza anche i poveri

ammessi nella loro società. In rapporti intimi con Erode, essi

avevano un comportamento farisaico e lavoravano di nascosto per

riguardo » di Gesù nei loro confronti induce, a nostro avviso, a riconsiderare il posto privilegiato che crediamo tali qualità debbano avere nell’ambito del modello cristiano. I resoconti di suor Emmerich non lesinano un analogo ridimensionamento allo spirito di comunità e alla tendenza a formare gruppi separati, pur necessari talvolta alla vita della cristianità. Il “Gesù” di suor Emmerich mostra così di rispettare al massimo grado le diverse tendenze e caratteristiche degli individui.

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liberare i Giudei dal giogo dei Romani. La loro società era come

quella dei massoni. Compresi dalle parole di Gesù che essi

affettavano virtù elevate e una grande santità, ma erano al

contrario degli ipocriti.

…A sud di Jotapat si scorgeva una montagna dall’aspetto selvaggio

circondata a destra e a sinistra da ampie gole. Era un luogo strano

e bizzarramente celato alla vista. Molti Erodiani risiedevano a

Jotapat, riunendosi segretamente in un muro della fortezza. Questa

setta era composta solo da gente abile e istruita ed aveva dei capi

segreti e dei segni di riconoscimento. Quando un loro membro

commetteva una delazione, i superiori erano in grado di venirne a

conoscenza, non so più bene come. Essi erano nemici nascosti dei

Romani e ordivano una ribellione a favore di Erode. Erano

segretamente alleati coi Sadducei, ma apparivano come dei Farisei.

In realtà pensavano di poter manovrare le due sette utilizzando le

loro credenze per i loro fini. Sapevano bene di vivere nell’epoca

dell’avvento del re dei Giudei e per certi versi si proponevano di

piegare questa credenza ai loro disegni. Erode li sosteneva.

…I Leviti qui [ad Azon, città nel paese di Basan] sono della setta dei

Recabiti e Gesù li rimproverava di essere troppo severi e rigorosi

nelle loro massime. Egli consigliava al popolo di non tener conto di

molti loro precetti. Egli menzionò i leviti di Betsamea che avevano

guardato senza permesso l’arca dell’alleanza mentre veniva

riportata dal paese dei Filistei (forse tali leviti erano in stato di

impurità o erano stati spinti da vana curiosità) ed erano stati punti

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per questo (non so a cosa la citazione di questo episodio si

raccordava). I Recabiti discendevano da Jetro, il cognato di Mosè.

In passato vivevano sotto le tende, non coltivavano la terra e non

bevevano vino. Al tempio, essi facevano l’ufficio di cantori e di

portieri. I Leviti che a Betsamea avevano guardato l’arca erano

Recabiti che abitavano in quella città. Geremia aveva inutilmente

spinto i Recabiti a bere il vino al tempio e la loro obbedienza ai

propri costumi fu indicata come esempio per gli altri Israeliti.

All’epoca di Gesù essi non vivevano più sotto le tende, ma

conservavano ancora usanze piuttosto singolari. Essi portavano

sulla pelle nuda un ephod, o scapolare, fatto di crine a guisa di

cilicio con al di sopra un abito di pelle avvolto in un vestito bianco

con una larga cintura. Erano meglio vestiti degli Esseni. Avevano

dei precetti esagerati riguardo alla purezza, soprattutto per ciò che

concerne i matrimoni. Tre giorni prima di offrire un sacrificio, essi si

astenevano dall’unione coniugale e si sentivano come macchiati dai

desideri involontari. Quanto al matrimonio, essi, per sapere se un

uomo doveva sposarsi o restare celibe, ne prelevavano il sangue e

traevano il responso da certi indizi contenuti in esso. In tutta la

Palestina, solo ad Ephron ho rivisto un‘usanza del genere. In

origine, essa era diffusa anche ad Argob, a Giabe e nella Giudea. I

Recabiti accettarono con umiltà e benevolenza i rimproveri di Gesù.

Ho idea che quella popolazione giudea che si trova in Abissinia ed è

governata dalla regina Giuditta discenda in parte dai Recabiti. Per la

maggior parte vestiti di abiti in pelle, costoro furono deportati in

Africa come prigionieri [qui la suora si riferisce ad un principato

giudeo situato nelle montagne della Luna in Abissinia. Sovente lei vi

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si è recata in visione instaurando un rapporto con la sovrana, che si

chiamava Giuditta. La suora affermava che costoro non avevano

avuto parte alcuna alla morte di Gesù, essendo venuti in Abissinia

molto tempo prima dell’Incarnazione]19.

…Gesù rimproverava ai Recabiti in special modo la severità

riguardo gli adulteri e gli omicidi, dei quali essi non ammettevano

in alcun modo la riconciliazione.

…I grappoli di vite [coltivate dai Recabiti] erano spesso della

lunghezza di un braccio ed avevano acini grandi come prugne.

Anche le foglie erano più grandi delle piante alle quali siamo

abituati, ma in confronto ai grappoli sembravano più piccole. (…)

I Recabiti si rifiutavano di mangiare con Gesù, perché il vino era

loro interdetto. Gesù allora ordinò loro di non tenere conto di

questo divieto, sostenendo che se con ciò avessero commesso

peccato, sarebbe ricaduto su di lui. Quando essi gli spiegarono la

legge che era loro imposta, Egli ricordò loro che in passato anche

Geremia aveva trasgredito l’ordine di bere vino impartitogli da Dio;

ma stavolta era Gesù stesso ad ordinarlo; così essi alla fine

obbedirono.

…A Jogbéha o Jarbélia, nella valle di Efron, Gesù fu ben accolto

dagli abitanti. Le genti che in quel luogo vivevano appartate erano

19 Questo brevissimo frammento può essere compreso meglio leggendo il saggio di G. Hancock,

“Il mistero del santo graal”, dove si tenta una ricostruzione abbastanza rigorosa della genealogia dei “falasha”, le attuali popolazioni etiopiche di religione ebraica. Di fronte alla teoria accademica più accreditata, che considera i falasha etiopi convertiti da popolazioni yemenite dopo il 70 d.C., Hancock, ricostruendo le diverse dislocazioni geografiche di tali popolazioni nel corso dei secoli, dimostra l’impossibilità di questa ipotesi. L’autore propende invece per un’origine molto più remota dei falasha, affermandone l’origine israelitica e la diffusione africana attraverso le vie terrestri dell’Egitto e del Sudan attuali. Il breve accenno che ne fa la Emmerich sembra dare ragione all’autore.

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membri di una setta chiamata dei Caraiti. Indossavano lunghi pezzi

di stoffa gialla simili a scapolari, pendenti dietro al dorso, con un

abito bianco e cinture di pelle non conciata. I giovani portavano un

abito più corto ed avevano le gambe fasciate. Ve ne erano circa

quattrocento, ma un tempo erano stati più numerosi. Il loro numero

era stato ridotto da molti flagelli occorsi a più riprese nei secoli. Essi

originavano dalla famiglia di Esdra e, prima ancora, da Jethro (…).

Si attenevano rigorosamente alla lettera della Legge e rigettavano

tutte le aggiunte non scritte. La loro vita era semplice e povera ed

avevano tutti i beni in comune. A nessuno di loro era consentito

vivere per conto proprio portando con sé della moneta. Gli indigenti

erano inesistenti fra loro, poiché essi provvedono alla sussistenza

gli uni degli altri e facevano così persino con gli stranieri. Avevano

un gran rispetto per la vecchiaia. I giovani erano ossequiosi con

questi ultimi ed obbedivano a dei preposti cui davano il nome di

anziani. Erano avversari dei Farisei, i quali, al contrario di loro,

approvavano e difendevano le aggiunte tradizionali fatte alla Legge.

…I Caraiti avevano credenze simili a quelle dei Sadducei, ma erano

molto differenti da questi nei costumi, che erano molto austeri. (…)

Non tolleravano alcuna immagine e credevano che le anime dei

morti passassero in altri corpi, persino in quelli di animali, credo, e

che si ricreassero coi begli animali del paradiso20. Essi attendevano

il Messia e pregavano molto per il suo avvento; tuttavia ritenevano

dovesse essere un re temporale e consideravano Gesù solo un

profeta. Erano molto puliti, ma non assegnavano alcuna importanza

alle purificazioni rituali, né a tutte le prescrizioni riguardanti le

20

Interessante questa testimonianza su credenze relative alla metempsicosi presso i Giudei.

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pietanze, i divieti e i precetti che non fossero formalmente scritti

nella Legge. Essi vivevano strettamente secondo la Legge, che però

interpretavano più liberamente dei Farisei. Non tolleravano le

frivolezze e il lusso. Si guadagnavano da vivere con mestieri

semplici. Il suolo produceva molto vinco col quale intrecciavano

cesti e arnie. Infatti nel paese vi erano molte api. Producevano

anche coperte grossolane e vasi di legno leggeri. Lavoravano tutti

assieme sotto una grande tenda.

Essi ristorarono Gesù con miele e pane cotto sotto la cenere. Gesù

diede loro degli insegnamenti. Questa setta era in rapporto ai

Giudei un po’ come i protestanti austeri e pii in rapporto ai cattolici.

Essi però, diversamente dai protestanti, non avevano perso le “cose

sante”21.

Appresi che questa setta esiste ancora a nostri giorni, ma ho

dimenticato tutto ciò che la riguarda.

…I Giudei di Giscala [nei pressi del monte Tabor] celebravano una

festa in memoria della loro liberazione da un oppressore che era

stato anche il fondatore della setta dei Sadducei. Questi era vissuto

più di due secoli prima di Gesù e il suo nome somigliava a Man o

Melan (il suo nome conteneva almeno la sillaba an e cominciava per

m). Anche un certo Antigonus aveva preso parte alla fondazione

della setta, ma costui aveva avuto un ruolo subordinato al primo. Il

fondatore della setta aveva un impiego nel sinedrio di Gerusalemme

ed era incaricato di mantenere le dottrine religiose che erano state

21

La veggente spesso intende con questo termine la possibilità di trasmettere fra gli individui di una comunità o una famiglia una iniziazione o una benedizione autenticamente spirituale. In questo caso specifico, la suora (o chi l’ha ispirata) forse ritiene che i protestanti non possiedano la capacità di trasmettere ai loro affiliati dei sacramenti autentici.

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stabilite al di fuori della legge. Egli tormentava la gente di Giocala,

dicendo che essi, non potendo sperare da Dio alcuna ricompensa,

avrebbero dovuto comportarsi come suoi schiavi. Era originario

proprio di quel paese, i cui abitanti conservavano di lui un ricordo

terribile e vi celebravano una festa in memoria della sua morte. Ho

visto tutta l’origine dei Sadducei, ma l’ho dimenticata. Il

continuatore degli insegnamenti del fondatore fu Sadoch, che era

discepolo di Antigonus e sosteneva che non vi era risurrezione. Egli,

come il fondatore che l’aveva preceduto, era spesso accompagnato

da un Samaritano.

…Vidi giungere quattro discepoli di Giovanni battista. Avevano delle

fasce di pelliccia attorno al collo e delle cinture di cuoio. Pur in

rapporto con i suoi seguaci, essi non erano stati inviati lì da

Giovanni. Infatti costoro si erano allontanati su una falsa via e

coltivavano relazioni segrete con gli Erodiani. La loro missione era

spiare Gesù, soprattutto riguardo ai suoi insegnamenti sul regno.

Essi erano molto più rigorosi e ossequiosi dei discepoli di Gesù.

L’insegnamento di Giovanni battista era stato da loro trasformato,

dando vita a un settarismo molto più rigoroso. Nel loro

abbigliamento, la pelle di montone tipica dei discepoli di Giovanni,

aveva preso la forma di una specie di stola.

…Gesù mise in guardia i discepoli descrivendo coloro da cui

dovevano guardarsi e, facendo ciò, descrisse gli Erodiani in modo

così esplicito che non si poteva non capire di chi parlasse. Parlò

persino del loro abbigliamento, anche se non ricordo molto di

questa parte del suo discorso. Disse che non ci si doveva fidare di

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Gesù e gli Esseni

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coloro che indossavano pelli di pecora e lunghe cinture di cuoio. Egli

diceva: “Guardatevi dai profani abbigliati con pelli di pecora e

lunghe cinture.” Egli intendeva i falsi discepoli di Giovanni, spie

degli Erodiani, che portavano attorno al collo e sul petto una sorta

di stola fatta con pelle di pecora.