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Cosa è cambiato? L’elemento importante per valutare questi fenomeni è di carattere ge- nerale e quasi direi culturale, pri- ma che politico: il momento attua- le è segnato da una progressiva ca- duta del sentimen- to di appartenen- za, sostituito da una grande mobili- tà dell’elettore. I partiti tradiziona- li, il PLR, il PPD e il PS in Ticino sono tutti e tre “partiti di idee”, nel senso che non solo si ri- fanno ad una tradizione ma pog- giano i loro piedi su un progetto di società: ciascuno la sua, certo, ma comunque tutte caratterizzate da una ricerca di valori da tradurre nella vita politica di ogni giorno. Da questo punto di vista, a loro si possono accostare altri partiti (mi- nori e in limitata crescita) come i Verdi o l’UDC. Non certo la Lega, che mira a sostituire i valori con gli interessi immediati, non più il “be- ne comune” ma “il bene di noi”. E questi interessi li gonfia e perfi- no li crea, al limite dell’egoismo. Questo è il fenomeno che è in at- to in Ticino, con il pericolo che anche gli altri partiti se ne lascino contagiare. Non penso però che l’evoluzione sia inarrestabile. Alcuni episodi storici sono lì a dimostrare che spesso i partiti di questo stampo qua- lunquista si affermano facilmente e altrettanto facilmente si sciolgo- no. In Ticino, la Lega ho finora evitato il pericolo grazie al giuoco diverso che conduce sul tavolo del Governo e nella campagna politi- ca: forse un giorno i ticinesi se ne accorgeranno. Giorgio Zappa Lo tsunami leghista Quando, nell’aprile dello scorso an- no, la Lega dei Ticinesi sfiorò il 30% dei suffragi per l’elezione del Gover- no e conquistò il secondo seggio, a molti venne spontaneo usare la defi- nizione di “tsunami leghista”. I dati numerici di quelle elezioni giustifica- vano in pieno la definizione. In real- tà si sapeva fin d’allora che quei ri- sultati numerici erano solo in parte frutto dell’avanzata della Lega: per un’altra parte erano frutto di un re- galo che l’Unione Democratica di Centro aveva deciso, per sue legitti- me ragioni tattiche, di fare alla Lega, astenendosi dal partecipare alla competizione. Come si sa, in occa- sione delle elezioni federali, la corte- sia fu restituita. Questa considera- zione permette subito una prima conclusione: nell’aprile 2011 la Lega conquistò sì la maggioranza relativa nel Governo, ma ciò non le permet- te di ritenersi (al- meno per ora) maggioranza relati- va nel Paese. Le prove di quanto di- co furono imme- diate; nella con- temporanea elezio- ne del Gran Consi- glio, dove l’UDC era presente, il PLR si affermò come il primo partito, sia per quanto riguarda i suffragi, sia ovviamente per il numero dei seggi conquistati. Questa situazione si ri- peté in seguito in occasione delle elezioni federali di ottobre, nelle quali si registrò anche una nuova ri- distribuzione di voti fra la Lega e l’UDC, a favore di quest’ultima. Una successiva dimostrazione è quella re- cente delle elezioni comunali, dove la Lega fece sì registrare un certo aumento ma in generale finì ridi- mensionata rispetto ai più recenti ri- sultati e comunque non riuscì a met- tere in pericolo le posizioni del PLR, del PPD e del PS. Parliamo dei partiti tradizionali Dal punto di vista dei seggi conqui- stati, le conseguenze dello tsunami leghista sui tre partiti tradizionali fu- rono molto diverse dall’uno all’altro caso. Riassumendo: • il PLR perse un membro del Gover- no, 4 deputati al Gran Consiglio, un consigliere nazionale; difese con successo il rappresentante al Consi- glio degli Stati, • il PPD perse “soltanto” 2 deputati al Gran Consiglio; riscosse un vero trionfo al Consiglio degli Stati. • il PS perse 4 deputati al Gran Con- siglio e un consigliere nazionale. Neppure questa volta riuscì ad en- trare al Consiglio degli Stati. Tenendo conto di questi risultati, si può dire che il partito liberale non è più il “partitone”, ma esso rappre- senta tuttavia ancora il partito di maggioranza relativa nell’elettorato. E il PPD resta il se- condo partito del Cantone. Il discorso è più difficile per quanto riguarda la collocazione del par- tito socialista, perché il suoi risultati sono sempre frutto di somme o di ridistri- buzioni dei vari filoni che gli sono affini (dai verdi ai co- munisti). Per la situazione del nostro partito, le conclusioni possono esse- re diversificate: in base all’elenco che ho riportato il PPD è certo il par- tito meno sacrificato, però è anche l’unico dei tre partiti tradizionali che a partire dalle elezioni del 1991 ha fatto registrare sempre, in ogni ele- zione cantonale, un calo di consensi. Pegaso Inserto di cultura politica e di politica culturale Principia Dalla cristianità all’umanità. Testi di Ernesto Balducci Pagina III Personaggi A vent’anni dalla morte di Padre Ernesto Balducci Pagina IV Famiglia Alla scoperta delle “nuove” famiglie di oggi Pagina VI-VII Pegaso Inserto mensile di Popolo e Libertà no. 72 - 18 maggio Sviluppo Il pesce e la canna da pesca. Due tesi contrapposte Pagina II Primo piano Tre elezioni allo specchio Calo Il PPD è il partito meno sacrificato, però è anche l’unico che dalle elezioni del 1991 ha fatto sempre registrare un calo di consensi Progetto PLR, PPD e PS sono tutti e tre “partiti di idee”, nel senso che poggiano su una tradizione e hanno un progetto per la società

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Inserto mensile di Popolo e Libertà

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Cosa è cambiato?L’elemento importante per valutarequesti fenomeni è di carattere ge-nerale e quasi direi culturale, pri-ma che politico: il momento attua-le è segnato da una progressiva ca-duta del sentimen-to di appartenen-za, sostituito dauna grande mobili-tà dell’elettore.I partiti tradiziona-li, il PLR, il PPD e ilPS in Ticino sonotutti e tre “partitidi idee”, nel sensoche non solo si ri-fanno ad una tradizione ma pog-giano i loro piedi su un progettodi società: ciascuno la sua, certo,ma comunque tutte caratterizzateda una ricerca di valori da tradurrenella vita politica di ogni giorno.Da questo punto di vista, a loro sipossono accostare altri partiti (mi-nori e in limitata crescita) come iVerdi o l’UDC. Non certo la Lega,

che mira a sostituire i valori con gliinteressi immediati, non più il “be-ne comune” ma “il bene di noi”.E questi interessi li gonfia e perfi-no li crea, al limite dell’egoismo.Questo è il fenomeno che è in at-

to in Ticino, con ilpericolo che anchegli altri partiti se nelascino contagiare.Non penso peròche l’evoluzione siainarrestabile. Alcuniepisodi storici sonolì a dimostrare chespesso i partiti diquesto stampo qua-

lunquista si affermano facilmentee altrettanto facilmente si sciolgo-no. In Ticino, la Lega ho finoraevitato il pericolo grazie al giuocodiverso che conduce sul tavolo delGoverno e nella campagna politi-ca: forse un giorno i ticinesi se neaccorgeranno.

Giorgio Zappa

Lo tsunami leghistaQuando, nell’aprile dello scorso an-no, la Lega dei Ticinesi sfiorò il 30%dei suffragi per l’elezione del Gover-no e conquistò il secondo seggio, amolti venne spontaneo usare la defi-nizione di “tsunami leghista”. I datinumerici di quelle elezioni giustifica-vano in pieno la definizione. In real-tà si sapeva fin d’allora che quei ri-sultati numerici erano solo in partefrutto dell’avanzata della Lega: perun’altra parte erano frutto di un re-galo che l’Unione Democratica diCentro aveva deciso, per sue legitti-me ragioni tattiche, di fare alla Lega,astenendosi dal partecipare allacompetizione. Come si sa, in occa-sione delle elezioni federali, la corte-sia fu restituita. Questa considera-zione permette subito una primaconclusione: nell’aprile 2011 la Legaconquistò sì la maggioranza relativanel Governo, maciò non le permet-te di ritenersi (al-meno per ora)maggioranza relati-va nel Paese. Leprove di quanto di-co furono imme-diate; nella con-temporanea elezio-ne del Gran Consi-glio, dove l’UDC era presente, il PLRsi affermò come il primo partito, siaper quanto riguarda i suffragi, siaovviamente per il numero dei seggiconquistati. Questa situazione si ri-peté in seguito in occasione delleelezioni federali di ottobre, nellequali si registrò anche una nuova ri-distribuzione di voti fra la Lega el’UDC, a favore di quest’ultima. Una

successiva dimostrazione è quella re-cente delle elezioni comunali, dovela Lega fece sì registrare un certoaumento ma in generale finì ridi-mensionata rispetto ai più recenti ri-sultati e comunque non riuscì a met-tere in pericolo le posizioni del PLR,del PPD e del PS.

Parliamo dei partititradizionaliDal punto di vista dei seggi conqui-stati, le conseguenze dello tsunamileghista sui tre partiti tradizionali fu-rono molto diverse dall’uno all’altrocaso. Riassumendo: • il PLR perse un membro del Gover-no, 4 deputati al Gran Consiglio, unconsigliere nazionale; difese consuccesso il rappresentante al Consi-glio degli Stati,• il PPD perse “soltanto” 2 deputatial Gran Consiglio; riscosse un verotrionfo al Consiglio degli Stati. • il PS perse 4 deputati al Gran Con-siglio e un consigliere nazionale.Neppure questa volta riuscì ad en-trare al Consiglio degli Stati.Tenendo conto di questi risultati, sipuò dire che il partito liberale non èpiù il “partitone”, ma esso rappre-senta tuttavia ancora il partito dimaggioranza relativa nell’elettorato.

E il PPD resta il se-condo partito delCantone. Il discorsoè più difficile perquanto riguarda lacollocazione del par-tito socialista, perchéil suoi risultati sonosempre frutto disomme o di ridistri-buzioni dei vari filoni

che gli sono affini (dai verdi ai co-munisti). Per la situazione del nostropartito, le conclusioni possono esse-re diversificate: in base all’elencoche ho riportato il PPD è certo il par-tito meno sacrificato, però è anchel’unico dei tre partiti tradizionali chea partire dalle elezioni del 1991 hafatto registrare sempre, in ogni ele-zione cantonale, un calo di consensi.

PegasoI n s e r t o d i c u l t u r a p o l i t i c a e d i p o l i t i c a c u l t u r a l e

PrincipiaDalla cristianità all’umanità.Testi di Ernesto BalducciPagina III

PersonaggiA vent’anni dalla morte di Padre Ernesto BalducciPagina IV

FamigliaAlla scoperta delle “nuove” famiglie di oggiPagina VI-VII

PegasoInserto mensile diPopolo e Libertà

no. 72 - 18 maggio

SviluppoIl pesce e la canna da pesca.Due tesi contrappostePagina II

Primo piano

Tre elezioni allo specchio

CaloIl PPD è il partito menosacrificato, però è anche

l’unico che dalle elezioni del1991 ha fatto sempre

registrare un calo di consensi

ProgettoPLR, PPD e PS sono tutti e tre“partiti di idee”, nel senso

che poggiano su unatradizione e hanno unprogetto per la società

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Sviluppo

Il pesce o la canna da pescaDue tesi contrapposte sull’aiuto allo sviluppo e la necessità dello sforzo locale

Pegaso Venerdì 18 maggio 2012II

Il tema dell’aiuto allo svilupposuscita spesso discussioni e talvoltaprese di posizione inconciliabili. Ri-ducendo ai minimi termini la pro-blematica, si vede rinascere l’aulicoassioma del “meglio offrire unacanna da pesca che un pesce giàpescato”. Chi ha fatto l’esperienzadiretta sul posto nei Paesi più arre-trati, ha visto che - in generale -non si può fornire un aiuto e poiaspettarsi che lo stimolo inizialecontinui ad avere effetti positivi neltempo. È essenziale che l’aiuto ini-ziale sia seguito nel tempo, inse-gnando e sorvegliando l’uso della“canna da pesca”. Al contrario, lafornitura diretta del “pesce”, inte-sa come concretizzazione di unconcetto di solidarietà universale,rischia di favorire soltanto le classidominanti e di non giungere nem-meno alle classi più povere, quindisenza dare un reale contributo,perfino alla soluzione del problemadella fame nelle zone più poveredel mondo.Rappresentanti di queste due tesisi sono affrontati lo scorso anno inuna tavola rotonda organizzatadalla Facoltà di teologia dell’Uni-versità di Friburgo sul tema della“globalizzazione della solidarietà”. Beat Kappeler (ex sindacalista eoggi giornalista economico conver-tito al capitalismo integrale) si dicescettico sull’efficacia di quarant’an-ni di aiuto allo sviluppo, così comeè stato praticato inbase al principiodella solidarietà uni-versale. Sul fronteopposto, AntonioHautle, direttore di“Sacrificio quaresi-male”, sostiene chela cooperazione e lapolitica di svilupposono indispensabili- da un punto di vista della re-sponsabilità cristiana - proprio acausa degli effetti limitati della ra-zionalità del mercato.

La solidarietà: un erroreKappeler afferma che, dopo il pe-riodo del colonialismo, solo l’in-gresso del Sud nell’economia mon-diale ha portato molto a questi

Paesi, grazie agli enormi investi-menti effettuati dal Nord (la cannada pesca).Secondo Kappeler gli elementi del-la società civile, dell’organizzazionedello Stato, del mercato e la pro-prietà privata vanno di pari passo.La ridistribuzione di beni e le of-ferte d’aiuto preconizzate dalle re-ligioni monoteiste vanno sempre afavore dei poveri (il pesce) e a sfa-vore dei ricchi. Ma hanno effettisui comportamenti economici: pre-domina la produzione agricola,

senza aumento diproduttività e sen-za denaro comemezzo di scambio.Secondo lui la no-zione di solidarietàè un errore. Le“elite” del Sudnon hanno credu-to di assumersiquesto dovere. Le

religioni non devono immischiarsi.

Cooperazione necessariaSecondo Hautle - invece - coope-razione e aiuto allo sviluppo sononecessari e indispensabili, soprat-tutto da un punto di vista cristia-no, e proprio perché la razionalitàdel mercato ha un effetto limitatoper il futuro dell’umanità. Una

gran parte del mondo soffre la fa-me, ma se 380 miliardi di franchisono dedicati a sussidi all’agricol-tura nel mondo, 10’600 miliardivanno agli armamenti.Le cause della povertà sono molte-plici: sottosviluppo, assenza di for-mazione, mancanza d’acqua, fa-me, conflitti, assenza dello Stato,ingiustizie, corruzione e mentalitàdi mendicante. Secondo Hautle,l’aiuto allo sviluppo è una partedel problema, ma non il problema.Per risolverlo, la solidarietà cristia-na può coabitarecon una globaliz-zazione dell’eco-nomia di mercatoe il trasferimentodi valori e di cultu-re aiuta i Paesi aprendere il proprioslancio.Ma anche le causedella povertà sonocambiate: i conflitti, il problemadelle risorse spesso in mano agrandi gruppi internazionali. Unacattiva “governance” e la tenden-za a lasciare andare le cose com-portano una marginalizzazioneeconomica. D’altro canto, anche icambiamenti climatici, le crisi fi-nanziarie e alimentari, il debito deiPaesi, gli interessi politici dei Paesi

industrializzati e la crescita demo-grafica provocano nuove esigenzeper l’aiuto allo sviluppo.Pur necessario, quest’ultimo da solonon risolve tutti i problemi. Si devo-no affrontare casi concreti: riduzio-ne della povertà, trasferimento ade-guato delle conoscenze, garantire lasussistenza, aiutare a governare be-ne, lavorare con altre organizzazio-ni. “La solidarietà cristiana significasolidarizzare con i poveri, con loroe con i potenti, cercare soluzioniadeguate per il futuro e la dignità

dell’uomo” conclu-de Hautle.Le soluzioni delproblema non pos-sono certo riassu-mersi in qualcheconsiderazione diquesto tipo. Sulpiano dei concetti,la soluzione possi-bile passa sicura-

mente attraverso la conciliazione ditesi che di per sé appaiono incon-ciliabili. Ma anche sul piano prati-co si vede sempre più la necessitàdi una “terza forza”, quella locale,senza la quale tutti i tentativi sonodestinati a rimanere soluzioni par-ziali, quando non fallimentari.

Ignazio Bonoli

TesiÈ necessario che nei Paesi piùpoveri venga insegnato l’usodella “canna da pesca”: la

sola fornitura del “pesce” nonoffre un contributo sufficiente

SussidiMentre 380 miliardi di franchi

sono dedicati ai sussidiall’agricoltura nel mondo,10’600 miliardi vanno agli

armamenti

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Principia

Dalla cristianità all’umanitàTesti di Ernesto BalducciAlcune massime a vent’anni dalla morte

Venerdì 18 maggio 2012 Pegaso III

Non confondere cristianità e ChiesaAlcuni difendono la sintesi già sca-duta in nome dei valori assoluti delcristianesimo. Essi scambiano laChiesa con la “civiltà cattolica”Senza avvedersene, mentre difen-dono la Chiesa, difendono anche gliestenuati e interessati difensori delpassato.(da “Cristianesimo e cristianità”,Morcelliana, Brescia, 1963, pp. 38-39)

La morte di Papa GiovanniGrazie, Papa Giovanni, non tantodelle tue encicliche, dalle quali puretrarremo per tutta la vita argomentinuovi alle nostre pacifiche batta-glie; non tanto del Concilio ecume-nico, che pure esaudisce attese se-colari e inaugura un nuovo millen-nio; grazie soprattutto della tuagloriosa morte, che ci ha rimessotutti in onore dinanzi a Dio e ci haconsolato per sempre. Tu ci hai fat-to vivere un cristianesimo festivo,non perché meno rigoroso nelle sueesigenze, ma perché sgombro diogni vecchiaia e obbediente ad unagerarchia che ha al vertice la gioiadi amarsi. (da “Papa Giovanni”, Vallecchi, Fi-renze, 1964, p.15)

Chiese e diritti dell'uomoLe Chiese, in particolare la Chiesacattolica, non sono state dalla partedei diritti dell’uomo, anzi man manoche sono esplose le rivoluzioni comeesigenze di affermazione di dirittiumani su di esse è caduta puntualela scomunica della Chiesa. (Ora) laChiesa cattolica in uno specifico Si-nodo internazionale dei Vescovi del1971, e le altre Chiese, in incontriecumenici, hanno fatto della difesadei diritti dell'uomo un modo del-l'annuncio evangelico. (...) Non èforse vero che spesso, con grandeimbarazzo per le sistemazioni storio-grafiche illuministiche e storicistiche,in molti luoghi della terra le Chiesesono il baluardo della difesa dei di-ritti umani? Chi l’avrebbe detto ailaicisti del nostro 800 che le Chiesesarebbero state il luogo di difesa deidiritti umani?(da “La lunga strada dei diritti del-l'uomo”, in “Testimonianze”, n.326, giugno 1990)

Gesù, uomo planetarioLa qualifica di cristiano mi pesa. Midà soddisfazione sapere che i primicredenti in Cristo la ignoravano. Iltermine fu inventato ad Antiochia,nel 43, dai burocrati e dai militari ro-mani che, per ragioni di ordine pub-blico, avevano bisogno di identifica-re in qualche modo certe comunitàpoco conformi alle regole della so-

cietà. Dunque, un'invenzione del po-tere, che distingue per meglio domi-nare. “Non sono che un uomo”: ec-co un’espressione neotestamentariain cui la mia fede meglio si esprime.È vicino il giorno in cui si compren-derà che Gesù di Nazareth non inte-se aggiungere una nuova religione aquelle esistenti ma, al contrario, vol-le abbattere tutte le barriere che im-pediscono all'uomo di essere fratelloall'uomo e specialmente all'uomopiù diverso, più disprezzato.(da “L’uomo planetario”, Cumania,Brescia, 1985, p. 201)

L’umanità, ultimo traguardoLa Dichiarazione universale dei dirit-ti dell’uomo ha proliferato un nume-ro rilevante di testi normativi a ca-rattere sovranazionale - nel loro in-sieme, virtualmente, un vero e pro-prio codice giuridico mondiale - checonferiscono al cittadino perfino lacompetenza a chiamare in giudizio ilsuo Stato. (…) Soggettivamente si èsviluppato, in corrispondenza al de-clino delle sovranità statuali, il sensodi appartenenza a una comunità so-pranazionale (...). È la comunitàmondiale che sta nascendo e sta na-scendo in forza delle leggi evolutivedella specie, quelle stesse leggi chehanno portato dalla tribù alla città,dalla città allo Stato-nazione.(da “La terra del tramonto”, EdizioniCultura della pace, Fiesole, 1992, p.211-212)

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Personaggi

A vent’anni dalla mortedi padre Ernesto Balducci4 agosto 1922, Santa Fiora (Grosseto) - 25 aprile 1992, Cesena

Padre Ernesto Balducci morì il 25aprile 1992 all’ospedale di Cesena, aseguito di un incidente della circola-zione avvenuto presso Faenza, mentreritornava a Fiesole, dopo alcuni impe-gni pubblici quale conferenziere.Nato a Santa Fiora sul Monte Amiata il4 agosto 1922, primogenito cui segui-rono tre sorelle, in una famiglia pove-ra, ma non “misera”: il padre faceva ilminatore e “aveva una busta pagamensile”. Avviato al lavoro a dodicianni, nel novembre 1934 gli viene of-ferto un posto gratuito nel collegio diEmpoli degli Scolopi, un Ordine dedi-to specialmente all’insegnamento. Nel1945 si iscrive alla facoltà di lettere aFirenze, si laurea nel 1950 con una te-si su Antonio Fogazzaro, il 27 agostoviene ordinato sacerdote, e inizia l’at-tività come insegnante di religione nelliceo dell’istituto. Gli studi e le difficol-tà del tempo di guerra, lo avevano dis-taccato dall’ambiente nativo che ricu-pererà negli anni della maturità.Nella Firenze del dopoguerra, Balduc-ci sembra trovare un ambiente parti-colarmente stimolante, cui lo avevanopreparato le letture personali degli an-ni degli studi che gli permisero di eva-dere dall’ambiente culturalmente limi-tato del seminario. Fu collaboratore didiverse riviste, comprese quelle famo-se di Giovanni Papini, stabilendo unarete di relazioni e di amicizie che nonsaranno mai completamente interrot-te; nella seconda metà degli anni '50collabora ad iniziative culturali dellaRAI, soprattutto radiofoniche, su temidi cultura filosofica e religiosa, propo-nendo ad esempio il pensiero di Teil-hard de Chardin, di Charles de Fou-

cauld, di Maritain, Congar, Daniélou,ecc. Docente di lettere nelle Scuole Piefiorentine, Balducci nei primi anni ‘50fu un apprezzato conferenziere negliambienti ecclesiali ufficiali, anche seda essi prese progressivamente le di-stanze, mentre restò molto vicino al-l’esperienza culturale e politica diGiorgio La Pira che sarà costituente,deputato e sindaco di Firenze.Nel 1952 Balducci fonda il “Cenaco-lo”, con sede in Via Capponi, una sor-ta di associazione di carità (durata finoal 1968), costituita da giovani che si ri-univano a leggere il Vangelo. Nel 1958promosse la rivista “Testimonianze”,destinata a divenire un punto di riferi-mento del cattolicesimo progressista edi una parte della sinistra italiana, di cuifu direttore fino all’agosto 1961 e difatto sempre il principale animatore.Nel 1959, su pressione del S. Uffizio,venne trasferito a Frascati e, dopo po-chi mesi, a Roma, dove insegnò storiadella Chiesa nellostudentato teologiconazionale degli Sco-lopi. A Roma visse lastagione del pontifi-cato di Roncalli (cuidedicò la biografiaPapa Giovanni, Val-lecchi, Firenze 1964)e del Concilio, stabi-lendo rapporti conteologi di rilievo come Congar, Chenu,De Lubac, Küng, Gauthier e Karl Rah-ner. Pubblica allora il volume “Cristia-nesimo e cristianità” (Morcelliana, Bre-scia 1963), tipico prodotto del climaconciliare, che contiene spunti sulla cri-si della pastorale cattolica, ma ancheaperture mondialiste che saranno lar-gamente riprese successivamente. Nel1963 venne processato e condannatodalla Corte d’appello di Firenze peraver sostenuto l’obiezione di coscienzaal servizio militare, in occasione del ca-so di Giuseppe Gozzini, il primoobiettore di coscienza cattolico in Ita-lia. Divenne così anche figura di pri-mo piano del movimento pacifistanegli anni ‘70 e ‘80.Nel 1964, dopo un colloquio privatocon Paolo VI, era stato autorizzato atornare a Firenze e a insegnare filoso-fia nel Liceo delle Scuole Pie fiorentine,pur risiedendo alla Badia Fiesolana, in

territorio della diocesi di Fiesole. Sonogli anni del postconcilio, in cui Bal-ducci e “Testimonianze” si fanno“propagandisti” delle novità e dellesperanze suscitate dal Vaticano II, an-che con l’organizzazione di due con-vegni, a Firenze su “Responsabilitàdel laicato dopo il Concilio”(1966) ea Bologna su “La coscienza del popo-lo di Dio. Premesse per un rinnova-mento” (1967), anticipando la sta-gione dei “gruppi spontanei” e della“contestazione cattolica”.Nel 1968 partecipa alla vicenda dell’I-solotto, cercando una mediazione trail vescovo Florit e la parrocchia direttada don Mazzi, espulsa dalla chiesa delquartiere operaio e costretta a cele-brare la Messa in una piazza; nel 1969è eletto Assistente provinciale degliScolopi e nel 1970 ha un vivace scon-tro televisivo, di fronte a milioni di te-lespettatori, con il cardinale Daniélouche aveva attribuito la crisi della Chie-

sa al clero progressi-sta e alla contesta-zione del celibato;mentre per Balducci“è vedere la Chiesain contraddizione colVangelo. I preti sonoannunciatori di giu-stizia in una Chiesache questa giustizianon si preoccupa di

realizzare al suo interno, che parla aipoveri senza essere povera, che par-la agli oppressi senza domandarsi senon abbia per caso collusioni con lepotenze che li opprimono” (citato daCecconi).Nel 1974 partecipa a Copenaghen alTribunale dei Popoli per la guerra inVietnam e si reca in Unione Sovieticacome membro dell’Associazione ItaliaURSS. Lasciato nel 1979 l’insegna-mento, promuove nel 1981 il primo diuna serie di convegni “Se vuoi la paceprepara la pace”, cui segue nel 1986la fondazione delle Edizioni Culturadella Pace (ECP), di cui fu presidente fi-no alla morte. Le pubblicazioni furonoinaugurate da un suo volume sul sin-daco La Pira; sempre per le ECP usci-rono le biografie di Gandhi (1988) e diFrancesco d’Assisi (1989), e “La terradel tramonto” (1992), in cui la finedell’Occidente diviene una sorta di

profezia di una vera e propria muta-zione antropologica; il filone era statoinaugurato dal volume “L’uomo pla-netario” (Camunia, Milano 1985) cheviene generalmente considerato comeun testamento spirituale di Balducci: sitratta di una impegnata testimonianzadi ecumenismo interreligioso, leggibi-le come espressione di un auspicatocattolicesimo autenticamente mon-dialista, ma suscettibile anche di unalettura “post-cristiana”.In collaborazione con P. Onorato pub-blica il manuale di educazione civica“Cittadini del mondo” (Principato, Mi-lano 1981), e il manuale di storia dellafilosofia, dal significativo titolo “Storiadel pensiero umano” (Cremonese, Fi-renze 1986), che è stato uno dei primitesti scolastici italiani dichiaratamentenon eurocentrici.Oratore sacro e conferenziere fecon-do, percorre generosamente l’Italiamantenendo il contatto diretto conmigliaia di amici (fu parecchie volte inTicino); nel settembre del 1991 è a Ve-rona, accanto all’amico Turoldo (chemorirà il 2 febbraio seguente) e al pre-mio Nobel Rigoberta Menchù, per ilconvegno promosso da “Beati i Co-struttori di Pace”.La liturgia funebre si svolse, presiedu-ta dall’arcivescovo Piovanelli, nella cat-tedrale fiorentina gremita di migliaia dipersone; la salma è sepolta nel cimite-ro di S. Fiora. A differenza di Turoldo,non ebbe riconoscimenti ecclesiasticiin vita, e anche le esequie nella catte-drale di Firenze non furono prive dipuntigliose riserve curiali.

Questa scheda biografica riprodu-ce quasi interamente la voce “Bal-ducci” di A. Gaudio, in “Dizionariostorico del Movimento Cattolico.Aggiornamento 1980 - 1995”, Ma-rietti, Genova 1997; è stata com-pletata con informazioni desuntedalla vasta biografia compilata daAndrea Cecconi nel volume “Erne-sto Balducci. Cinquant’anni di at-tività” (Libreria Chiari, 1996, Fi-renze, pp.340), che introduce labibliografia e una antologia degliscritti, e l’intervista autobiografica“Il cerchio si chiude”, a cura di Lu-ciano Martini (Marietti, Genova1986, 2000).

Pegaso Venerdì 18 maggio 2012IV

PacifistiNel 1963 venne processato e

condannato per aversostenuto l’obiezione di

coscienza al servizio militare:fu uno dei primi pacifisti

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Dal 20 al 22 giugno 2012 si svol-gerà a Rio de Janeiro (Brasile) laConferenza delle Nazioni Unite sul-lo sviluppo sostenibile “Rio+20”.I temi principali di questo verticesono l’esame del contributo che l’e-conomia verde può dare allo svilup-po sostenibile e alla riduzione dellapovertà e il rafforzamento delle isti-tuzioni che si occupano dello svi-luppo sostenibile a livello interna-zionale. Le Nazioni Unite intendonoinoltre rinnovare e rafforzare l’im-pegno politico a favore dello svilup-po sostenibile. Si tratta della quartamanifestazione di questo tipo degliultimi quarant’anni dopo Stoccolmanel 1972, Rio nel 1992 e Johanne-sburg nel 2002. Il vertice si era giàriunito a Rio nel 1992 motivo per ilquale è stato denominato“Rio+20”. Quello del 1992 era in-centrato sullo sviluppo durevole eha favorito la nascita di parecchieconvenzioni importanti delle Nazio-ni Unite per la protezione della bio-diversità, del clima e contro la de-sertificazione. Ciò non ha comun-que impedito un’accelerazione del-la distruzione di risorse naturali,che continua tuttora. Le speranzedi un mondo più giusto nel quale iproblemi dell’ambiente e dello svi-luppo potessero occupare un postodi primo piano nel dibattito politicosono svanite. Il fossato tra ricchi epoveri è più profondo che mai: og-gi il 20% dei più ricchi del pianetapossiede il 70% delle risorse mon-diali; il 20% dei più poveri ne detie-ne poco più del 2%.

Il contributo della Svizzera La delegazione svizzera si impe-gnerà, nei termini stabiliti dal man-dato del Consiglio federale, affin-ché la comunità internazionale siaccordi su una serie di obiettivi emisure concreti per un'economiaverde (Green Economy Roadmap)nel contesto dello sviluppo sosteni-bile e della riduzione della povertà,e fissi delle scadenze per la lororealizzazione. Se possibile, questaprocedura deve essere definita inuna tabella di marcia per l’econo-mia verde. La Svizzera si impegne-

rà per un accordo su obiettivi e mi-sure concreti, tra l’altro nei se-guenti ambiti:• perfezionamento dell’efficienza del-le risorse e riduzione dell’inquinamen-to ambientale dovuto alle attività eco-nomiche lungo tutto il loro ciclo;• maggiore considerazione e rendi-contazione dello sviluppo sostenibileda parte delle principali aziende pub-bliche e private;• miglioramento della trasparenzadel mercato e del commercio me-diante informazione sull'inquinamen-to ambientale dei prodotti lungo l'in-tero ciclo di vita e della possibilità didifferenziare i prodotti in base allecondizioni di fabbricazione;• soppressione graduale dei sov-venzionamenti per i vettori energe-tici fossili.Il piano d’azione deve conteneremisure concernenti la sicurezza ali-mentare, l’acqua, l’energia, la ridu-zione dei rischi di catastrofe, laformazione e le pari opportunitànonché le cosiddette professioniverdi (green jobs).

Miglioramento e rafforzamento della governance della sostenibilitàPer realizzare uno sviluppo sosteni-bile ci vogliono istituzioni corri-spondenti a livello nazionale e in-ternazionale. Le istituzioni create inoccasione di vertici precedenti, os-sia il Programma delle Nazioni Uni-te per l’ambiente (UNEP) nel 1972e la Commissione delle NazioniUnite per lo sviluppo sostenibile(CSD) nel 1992, non sono abba-stanza efficaci e devono quindi es-sere riorganizzate.La Svizzera si impegnerà per un raf-forzamento della governance inter-nazionale dello sviluppo sostenibile.I progressi vanno quindi verificati ascadenze regolari e trattati ai massi-mi livelli politici. Inoltre, la Svizzerasi impegna affinché la società civilesia meglio coinvolta nella discussio-ne, nello sviluppo e nella realizza-zione della politica sullo svilupposostenibile. Auspica pure la creazio-ne di un Consiglio mondiale per losviluppo sostenibile (Global Sustai-

nability Council) subordinato diret-tamente all'Assemblea generaledelle Nazioni Unite.

I lavori preparatori proseguono a rilentoLa prima tornata di discussioni perpreparare la bozza del documentonegoziale della Conferenza si èsvolta a New York dal 19 al 27marzo 2012. Le delegazioni hannodiscusso del cosiddetto “zerodraft” preparato dall’ONU e hannopresentato le proprie idee e propo-ste per il documento finale cheverrà adottato a Rio de Janeiro il22 giugno 2012. Le visioni dei Pae-si sono tuttora molto lontane leune dalle altre. Basti pensare chele modifiche e le aggiunte propo-ste hanno fatto aumentare a dis-misura il numero delle pagine del-la bozza della dichiarazione, passa-te da una ventina a circa 200. Agiudizio della Svizzera, i risultatiche si stanno delineando non sonoancora soddisfacenti.Anche numerosi Paesi in via di svi-luppo mostrano scetticismo neiconfronti del piano per l’economiaverde; per questo, non sono ancorapronti a partecipare all'elaborazio-ne di proposte specifiche e concre-te per giungere a un accordo.Tutti i Paesi partecipanti sono co-munque concordi nel riconoscere lanecessità di un’istituzione efficiente

tramite la quale sostenere e indiriz-zare in seno all’ONU l'attuazione elo sviluppo dell'agenda per lo svi-luppo sostenibile. Non è ancoracerto se si procederà tramite lacreazione di un Consiglio mondialeper lo sviluppo sostenibile, quindisecondo la proposta portata avantidalla Svizzera, oppure attraverso al-tre misure come il rafforzamentodel Consiglio economico e socialedell’ONU (ECOSOC). La Svizzera èfavorevole all’elaborazione di obiet-tivi globali di sviluppo sostenibile, iquali dovranno sostituire gli obietti-vi di sviluppo del millennio. Essiconsentirebbero di rafforzare l’im-pegno nel settore dello sviluppo so-stenibile, di sostenerne l’attuazionee di verificare i progressi compiuti.Questa proposta gode sostanzial-mente di un forte appoggio. Unadecisione di principio riguardo agliobiettivi globali per lo sviluppo so-stenibile potrebbe essere uno deiprincipali risultati della Conferenzadi Rio. In merito a questo punto, inegoziati si sono dimostrati alquan-to complessi e si trovano pertantoancora a uno stadio poco avanzato.

Pierfranco Venzi

Fonti: www.rio20.ch; Le MondeSWISSAID, N° 2, aprile 2012; AdistaNo 8, 3 marzo 2012.

Venerdì 18 maggio 2012 Pegaso V

Sviluppo

L’impegno delle Nazioni Unitea Rio per lo sviluppo sostenibileIn giugno il vertice sarà incentrato su povertà e ambiente

Per saperne di più...

• “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che riesce a soddisfare i bisognidelle generazioni attuali senza ridurre per le generazioni future le possibili-tà di far fronte ai propri bisogni” (Commissione Brundtland, 1987). 

• L’economia verde intende esaminare come ottenere uno sviluppo econo-mico che gestisca in modo parsimonioso le risorse naturali e causi il minorimpatto ambientale possibile, contribuendo in tal modo a una società so-stenibile. Non si occupa per contro di giustizia sociale, di parità uomo-don-na e di diritti umani.

• Per “governance della sostenibilità”, si tratta di discutere come struttura-re in modo efficiente gli organismi delle Nazioni Unite competenti in mate-ria di sostenibilità e di ambiente e come migliorare il coinvolgimento dellasocietà civile in tali processi.

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Religioni

Per vivere nel pluralismo religiosoDio non ha più un solo nome nella nostra società globalizzata

La domanda su Dio accompagnala storia dell’Occidente cristiano,contribuendo in modo decisivo a se-gnarne il destino. Sulla sua esisten-za, la sua natura, la possibilità o me-no di conoscerlo, vederlo, definirloe, se possibile, invocarlo si sono in-terrogati i pensatori più insigni, daAgostino e Tommaso a Cartesio eKant. Contro la possibilità stessa del-la sua esistenza si sono scagliati, so-prattutto in epoca moderna, altret-tanto insigni pensatori, da Marx eFeuerbach a Nietzsche e Freud, chesono andati a ingrossare la schiera,un tempo esigua, degli atei, di colo-ro che ne negano qualunque possi-bilità di esistenza. Dio, comunque, èsempre rimasto al centro non solodella vita dei credenti, ma anche del-l'interesse e delle passioni degli uo-mini che non credono in Lui, costret-ti a confrontarsi in questo modo conla questione fondamentale del sensodella vita (e della morte): che sensoha una vita priva di Dio? II Dio in questione, protagonista invi-sibile della nostra storia, è stato finoa oggi il Dio cristiano, della tradizio-ne biblica, di Abramo, Mosè, Gesù.Oggi la sua indiscussa egemonia è,però, messa radicalmente in discus-sione dal fatto cheaccanto a Lui, neiluoghi più impen-sabili, ci troviamoa convivere conpersone e gruppiche credono sì, main un Dio diverso,talmente diverso elontano che vienespontaneo doman-dar loro e domandarci: “ma di cheDio sei?”. Per certi aspetti familiare,come il Dio dell’lslam, erede del Diodella tradizione giudaica e cristiana,questo nuovo Dio presenta, però, unvolto non familiare ai più e, perciò,inevitabilmente inquietante. Dio,nella nostra società globalizzata, èdiventato plurale. Con questo non si vuol certo direche, dopo secoli di dominio di unafede monoteistica, con cui la mag-gior parte della popolazione dellevarie società occidentali si riconosce-va nell’unico Dio cristiano, si sia ri-

tornati al politeismo che aveva ca-ratterizzato le società antiche, dall’E-gitto all’impero babilonese, dallaGrecia all'impero romano, un tipo difede cioè basato sulla credenza nel-l'esistenza di una molteplicità di dèi.Il problema è un altro. Nella societàin cui viviamo sono presenti ormairappresentanti di fedi diverse, mo-noteiste e politeiste, con una storiamillenaria alle spalle o sorte recente-mente, ognuna portatrice di una suapretesa di verità ed esclusività. Nonc'è più spazio per un centro: lo spa-zio religioso è diventato policentrico.Dio non ha più un solo nome, matanti che sembrano contraddirsi oelidersi vicendevolmente. La storia religiosa dell’umanità haconosciuto altri periodi storici in cui,ad esempio in seguito al sorgere diun impero a tendenza universalisti-ca, una situazione di monopolio reli-gioso è stata più o meno violente-mente interrotta, si è rotto brutal-mente il legame tra un popolo e lasua religione e si è posta, prima ditutto dal punto di vista del poterepolitico, la necessità di trovare mo-dalità di rapporto tra le varie fedicompresenti nel nuovo impero. Ingenere la soluzione praticata per

rendere possibile lacoesistenza di popo-lazioni con tradizioniculturali e religiosemolto diverse è con-sistita nel permette-re loro di conservar-le, purché non en-trassero in conflittocon la fede dei vinci-tori che rimaneva

comunque egemonica: una pluralitàdi fedi, dunque, che non metteva indiscussione il primato del Dio impe-riale di turno.Oggi la situazione, nelle modernedemocrazie rappresentative, è radi-calmente diversa. La democrazia ga-rantisce la possibilità, assicurando lalibertà di religione e di culto insiemea quella di coscienza (uno dei dirittifondamentali conquistati dalle mo-derne rivoluzioni americana e fran-cese), che ogni singolo cittadinopossa seguire il proprio credo e pra-ticare la propria religione, purché

non entrino in conflitto con gli ordi-namenti dello Stato di appartenen-za; lo stesso vale per i gruppi religio-si riconosciuti giuridicamente. Si vie-ne, in questo modo, inevitabilmentea creare un contesto - il pluralismoreligioso - che mette progressiva-mente a confronto le tradizioni reli-giose più diverse, ognuna delle qualiè legittimata a in-vocare il proprioDio. I processi diglobalizzazione,con le loro gigan-tesche e incontrol-labili ondate mi-gratorie, non han-no fatto che ac-centuare e accele-rare in mododrammatico una tendenza in attonelle società europee almeno daglianni ‘70. Il risultato è ormai sotto gli occhi ditutti. Dal punto di vista religioso sista consumando un duplice irreversi-bile processo. Il nuovo mondo glo-balizzato ci pone a contatto conti-nuo e diretto con il “diverso”, equindi nella duplice necessità da unlato di comprendere l'identità diquesto “altro” un tempo lontano, edall’altro di ripensare la nostra stessaidentità di appartenenza. Oggi sia-mo continuamente confrontati con

fedi anche profondamente diversedalla nostra, che incontriamo nellanostra città, nel nostro quartiere,nelle scuole dei nostri figli, nelle saled’attesa del medico o negli ospedali.I tanti volti degli immigrati e delleimmigrate, con cui entriamo quoti-dianamente in contatto, sono spessolo specchio che rifrange un'immagi-

ne di un Dio “stra-niero” o, se la fedeè la stessa, il modoprofondamente di-verso in cui essa èvissuta. Questa di-versità può esserevissuta in modo ne-gativo, come minac-ciosa, pericolosa perl’integrità e la purez-

za della nostra. Ma può anche esse-re vissuta in maniera più positiva ecreativa, come modo per ripensarela propria identità religiosa, in vistadi un suo possibile arricchimento.Ed è per contribuire a questo scopoche il libro è stato concepito e scrit-to dai due autori, accomunati dauna convinzione di fondo: chi puòaffermare di conoscere veramente ilnome di Dio?

Giovanni Filoramo - Flavio Pajer,“Di che Dio sei? Tante religioni un

solo mondo”, SEI 2011.

Pegaso Venerdì 18 maggio 2012VIII

DiversitàOggi conviviamo con

persone che credono ad unDio diverso, talmente

lontano da chiedere loro:“ma di che Dio sei?”

IdentitàDal punto di vista religioso

abbiamo bisogno dicomprendere l’”altro” e diripensare la nostra stessaidentità di appartenenza

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Recensioni

Venerdì 18 maggio 2012 Pegaso IX

Ricordi dal Concilio vaticano IIMons. Capovilla, segretario personale di Giovanni XXIII,rievoca gli anni della sua collaborazione con il PonteficeAll’indomani del compimento

dei suoi ancora lucidissimi 95 anni,mons. Capovilla, indimenticato se-gretario personale di GiovanniXXIII, ritorna in questa articolataintervista sul suo personale, pro-lungato rapportocon Roncalli pa-triarca di Venezia epoi pontefice, e so-prattutto sul Conci-lio vaticano II, di cui- a cinquant’annidai suoi inizi - sot-tolinea la perma-nente attualità.Sollecitato dall’in-tervistatore, Ernesto Preziosi (eglistesso attento studioso del movi-mento cattolico del Novecento),

mons. Capovilla rievoca gli annidecisivi della sua collaborazione conGiovanni XXIII, ricordandone in pagi-ne di grande suggestione l'umiltà, lamitezza, la bontà, l'abbandono filia-le alla Provvidenza. Di particolare In-

teresse le pagine 34e seguenti, nellequali l'intervistato ri-costituisce il climadella Curia pontificianei giorni del sor-prendente annun-zio dell’intenzionedi convocare il Con-cilio. Non emergonoelementi di partico-

lare novità, ma si illumina, per cosìdire dall’interno, una vicenda ormaiesplorata dagli storici.

Il libro-intervista non è tuttavia ri-piegato sul passato. Da grandeestimatore di Mazzolari (Capovillapuò ormai essere considerato l’“ul-timo mazzolariano”), l'antico se-gretario di Giovanni XXIII esprimela sua fiducia nelfuturo della Chie-sa, in modo chesuperati i momentidi “amarezza” cheegli riconosce pre-senti nella Chiesaattuale (cfr. p. 143),la stessa Chiesapossa recuperarequella fiduciosa at-tenzione al mondo, quell'aperturaal dialogo, quella capacità di rin-novare se stessa che vengono con-

siderati i frutti maturi del VaticanoII: si tratta di “non sminuire in nul-la il depositum fidei, di non arren-dersi alle mode incalzanti, di nonrinserrare il dinamismo apostolicodentro soffocanti contenitori, di

non sognare l'evan-gelizzazione comecrociera di diporto”(p.149).

Giorgio Campanini

Loris F. Capovilla,“Ricordi dal Conci-lio… Siamo appe-na all’aurora”, a

cura di E. Preziosi, La Scuola,

Brescia, 2011, p. 160

AnnuncioL’intervistato ricostruisce ilclima della Curia pontificia

nei giorni dell’annunciodell’intenzione di convocare

il Concilio

Le opere di narrativa e di poesiaper le quali Giovanni Orelli ottiene,con pieno merito, il Grande PremioSchiller, sono caratterizzate da unnotevole spessore culturale.Le pagine hanno a volte come oc-casione ispiratrice una lettura, op-pure un quadro (come accade ne Ilsogno di Walaceck), contengono ci-tazioni o, più spesso, allusioni abrani d’autore, chiamati a com-mentare un episodio. La pagina diOrelli insomma non mette tra pa-rentesi la grande cultura dello scrit-tore. Anche come critico Orelli dàla stessa impressione di un solidospessore culturale. Orelli è critico,prima di tutto, militante, con re-censioni frequenti, sempre vive eoriginali, affidate alle pagine diAzione, che parlano di letteraturama sanno anche andare oltre, toc-cando svariate discipline (la storia,la linguistica, la filosofia) e coinvol-gendo pure l’attualità, in una criti-ca di stampo morale, che è la mi-gliore eredità lasciata da certi letto-ri dell’Ottocento (De Sanctis) e del

Novecento (Giacomo Debenedetti).Nel 1986 Orelli ha preparato ancheun’antologia, Svizzera italiana,uscita per la casa editrice brescia-na La Scuola. Un’antologia - hascritto Sanguineti - può essere unmuseo, che ordinatamente sistemagli autori, li inca-sella e li commen-ta. Lo sono, perforza di cose (pro-grammi e relativavigilanza su di es-si, esercitata in va-ri modi), le antolo-gie scolastiche: pu-lite, paludate, se-veramente asetti-che. Ma l’antologia può essere an-che un manifesto o un pamphlet.Orelli, pur scrivendo un libro per lascuola, ha scelto la seconda stra-da. Nel profilo storico introduttivoOrelli espone, con grande onestàintellettuale, alcune tesi che poicondizioneranno le scelte. Peresempio fa capire le sue riserve ri-spetto al primo Novecento, perché

è caratterizzato da “un certo con-formismo linguistico (…) e conser-vatorismo sul piano ideologico”.Oppure avverte che “la cultura del-la Svizzera italiana ha avuto i suoimomenti di maggiore vivacitàquando si è agganciata al suo re-

troterra culturale, oandando verso l’I-talia (…) o acco-gliendo esuli dalsud in contingenzeparticolari”: parolevere allora (1986),più che mai neces-sarie oggi, in tem-pi di localismi esa-sperati e di partico-

larismi. Inoltre Orelli ha costruitonon solo una storia del Ticino let-terario, ma anche un quadro piùvasto, esteso a tutta la cultura del-la Svizzera italiana. Di qui l’inclu-sione, insolita per un’antologia let-teraria, di storici (Gilardoni, Marti-nola, Emilio Motta), naturalisti (La-vizzari), critici letterari (Janner, pa-dre Pozzi), chiamati ad affiancare i

letterati puri, ma, a ben vedere,letterati essi stessi per l’alta qualitàdelle loro pagine. Esercitando il do-loroso dovere, proprio di ogni an-tologista, di escludere e di include-re, bocciare o promuovere, Orellispiega di aver voluto “far luogo,un po’ come in un parlamento, avarie tendenze”. Pur assecondandola giusta necessità di offrire un li-bro equilibrato e pluralista, Orelli siaffaccia con i suoi umori, le simpa-tie e le perplessità, dando aperta-mente dei giudizi di valore. Con-sultando l’antologia, il lettore trovanumerose osservazioni puntuali suitesti accolti ed è invitato a veder-ne altri dai parallelismi tracciati fral’uno e l’altro autore. È dunqueaiutato ad essere più consapevole,ma soprattutto è scosso da un li-bro che mette in forse diversi giu-dizi collaudati.

Flavio Mediciarticolo apparso sul Giornale del Popolo, pubblicato per gentile

concessione dell’autore

A Giovanni Orelli il Premio SchillerIl solito spessore culturale del poeta e scrittore ticinese

QuadroOrelli ha costruito non solo

una storia del Ticino, maanche un quadro più vasto,

esteso a tutta la culturadella Svizzera italiana

FiduciaMons. Capovilla esprime lasua fiducia nel futuro dellaChiesa, convinto che essa

potrà recuperare la capacità di rinnovarsi

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Recensioni

Il cattolicesimo italiano oggiDue recenti pubblicazioni offrono una panoramica sul comportamento religioso nella vicina Penisola

Due recenti pubblicazioni dell’e-ditrice Il Mulino di Bologna, pre-sentano una indagine sul cattolice-simo italiano, tramite inchieste so-ciologiche, condotte da due affer-mati ricercatori, Roberto Cartocci,ordinario di scienza politica all’uni-versità di Bologna (“Geografia del-l’Italia cattolica”, 2011, pp. 178), eFranco Garelli, professore di socio-logia delle religioni all’università diTorino (“Religione all’italiana. L’ani-ma del paese messa a nudo”,2011, pp. 243). I dati e le conside-razioni esposti possono facilmentetrovare paralleli nella realtà ticine-se, sempre più coinvolta nelle tra-sformazioni sociali e culturali dellavicina repubblica; ma sono ancheinteressanti per gli elementi che idue ricercatori hanno utilizzato perdescrivere il comportamento deicattolici italiani.Così è per la “distribuzione sche-matica della popolazione sulla ba-se degli orientamenti cattolici”(Cartocci, p. 23) che indica un10% di cattolici militanti, un 20%di cattolici con assidua pratica reli-giosa, un 50% con ridotta praticareligiosa, un 10% di non cattoliciche hanno fiducia nella Chiesa, eun 10% di non cattolici, indiffe-renti o anticlericali. Sommando iprimi tre gruppiabbiamo un 80%che entra in chie-sa almeno qual-che volta all’an-no, mentre un30% (i due primigruppi) parteciparegolarmente allamessa festiva:una media supe-riore a quella accertata nelle inda-gine relative alle popolazioni divecchia evangelizzazione. Analisipiù dettagliate, come per età e ti-tolo di studio, non sono altrettan-to rallegranti (p. 39, Tab. 2.3): con-siderando la formazione scolastica,i frequentanti diminuiscono dal44,3% per chi ha solo la licenzaelementare, al 29% per chi possie-de una laurea; nella scomposizionedel dato nazionale per le diverseregioni, in testa sono Campania e

Puglia con il 42,8% rispettivamen-te 41%, mentre la minore parteci-pazione si registra in Toscana(21,7%), Emilia Romagna (22,8%),Valle d’Aosta e Liguria (23%), Friuli-Venezia Giulia (23,7%). Mentre lepercentuali minori delle “regionirosse” non costituiscono una sor-

presa, il calo regi-strato in regioni cat-toliche del Nord di-mostrano probabil-mente il grande ri-mescolamento dipopolazione verifica-tosi in Italia nella se-conda metà del No-vecento. Interessante il tenta-

tivo del prof. Cartocci di misurareil “grado di secolarizzazione” (cap.8, pp. 127 ss.) utilizzando quattroindicatori di un comportamento“anticattolico”, e cioè i matrimonicivili, i nati fuori dal matrimonio, inon avvalentisi dell’ora di religio-ne, e coloro che non indicano laChiesa cattolica quale beneficiariadell’8% delle imposte. Coordinan-do i quattro indicatori in uno solo,le regioni italiane più secolarizzaterisultano la Romagna, la Valle

d’Aosta, la Toscana, la Liguria e ilPiemonte (dal 1. al 5. posto), maanche Friuli-Venezia Giulia, Lom-bardia e Lazio sono tra le più se-colarizzate (6.,8. e 9. posto), men-tre le meno secolarizzate risultanola Calabria e la Basilicata (19. e 20.posto).Molto più ampiala ricerca condottadal prof. Garelliche ha indagatoanche sui giudizimorali e sul com-portamento politi-co dei cattolici ita-liani. Un capitoloviene dedicato alrapporto tra reli-gione e politica (pp. 193 ss.), rile-vando che solo il 7,2% ritiene chei cattolici dovrebbero votare per unsolo partito cristiano, il 16,8 sonoper partiti con valori cristiani, e il31% scelgono partiti per portarvivalori cristiani, mentre il 45% ri-tengono che i cattolici possono vo-tare per tutti i partiti senza proble-mi. Circa poi i comportamenti mo-rali aventi relazione con la sferapubblica, secondo Garelli “emergeun quadro diffuso di rispetto delle

norme che regolano la vita civile ela comune convivenza dei cittadi-ni“ (il 73,1% condanna l’evasionefiscale, 82,4% il profittare illecita-mente dello Stato); mentre moltodifferenziato è il giudizio tra i di-versi gruppi di cattolici (convinti eattivi, cattolici per tradizione, cat-tolici a modo proprio), con variantidal 43,8 al 16,4% nel condannarel’aborto, e dal 45,6 all’83,8% neldirsi favorevoli alla contraccezione. Merita infine una segnalazione laricerca, condotta dall’Osservatoriosocio-religioso triveneto (riassuntain IL REGNO, Bologna, 15 febbraio2012), sul comportamento dei cat-tolici del Nord-est dell’Italia, certa-mente più comparabile con la cat-tolicità ticinese. Sono stati intervi-stati oltre 2000 cattolici, di età trai 18 e i 75 anni, selezionati concriteri scientifici, con un formularioche presentava 92 domande “a ri-sposta chiusa”. Il comportamentoreligioso e morale dei cattolici delTriveneto non si distanzia significa-tivamente da quello dell’intera cat-tolicità italiana. Circa la frequenzaalle cerimonie liturgiche, in parti-colare alla messa domenicale, èconfermata la diminuzione percen-tuale della frequenza con l’abbas-samento dell’età; si va dalla fre-

quenza del 48,1%negli anziani tra i60 e i 74 anni, al13,4% nei giovanitra i 18 e i 29 an-ni, mentre non c’èun importante scar-to nel comporta-mento tra i sessi.Dato preoccupante,rilevato dall’inchie-

sta veneta, è che le donne con su-periore livello di istruzione (laurea-te o diplomate) manifestano unmaggiore distacco dalla Chiesa ri-spetto ai coetanei maschi, ciò checonferma constatazioni fatte altro-ve (come in Francia) per cui ledonne postmoderne avvertonomaggiormente e in modo negativoil “maschilismo” della Chiesa cat-tolica.

Alberto Lepori

Pegaso Venerdì 18 maggio 2012X

RimescolamentoIl calo della partecipazionecattolica nel Nord Italia è

probabilmente dovuto ad ungrande rimescolamento

di popolazioni

DistaccoLe donne con superiore

livello di istruzionemanifestano un maggiore

distacco dalla Chiesarispetto ai coetanei maschi

www.sxc.hu

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Riviste

Rivista delle rivisteAGGIORNAMENTI SOCIALI, mensile di ricerca e di intervento socialedi ispirazione cristiana, redatto da un gruppo di gesuiti e di laici delCentro Studi sociali di Milano e di Palermo, Piazza S. Fedele 4, 20121Milano. Nel numero 4-2012 (aprile) una descrizione della politica in Germania, protago-nista della scena internazionale. Il direttore padre Costa invita a pagare le tasse,modo di partecipazione politica.

BOLLETTINO STORICO DELLA SVIZZERA ITALIANA, Archivio di Statodel Canton Ticino, Edizioni Salvioni, Bellinzona.Il secondo fascicolo del 2011 pubblica gli atti della Giornata di studio, svoltasi adAirolo il 22 agosto 2010, su “Giuseppe Motta (1971 - 1940). Uno statista ticine-se tra democrazie e fascismi”, organizzata dal Centro culturale “L’Incontro” diMendrisio, con relazioni di Carlo Moos, Fabrizio Panzera, Luisa Rima Cassina, Flo-riano Eitel. Due saggi e un’appendice sono dedicati ai rapporti tra Ticino e Italia,in occasione del Centenario, in relazione alla crisi del 1862, suscitata da un di-battito al parlamento italiano a proposito di un eventuale (progettato) incorpo-ramento del Ticino all’unificato Regno d’Italia. Sandra Sulmoni presenta la que-stione delle maestre in Ticino tra il 1920 e il 1939, Francesco Scomazzon rico-struisce lo sviluppo e la diffusione del nazionalsocialismo in Svizzera negli annitrenta e quaranta. Segue la sezione “Beni culturali”con sei contributi (circa cen-to pagine) su artisti ticinesi.

COMUNITÀ FAMILIARE, periodico di informazione e riflessione.Il numero di maggio 2012 pubblica le relazioni presentate il 17 aprile sul tema:“La cura come attenzione”, con relazioni del direttore avv. Deborah Solcà, del-l’avv. Paolo Bianchi del Dipartimento sanità e socialità, del prof. Eugenio Borgnadell’Ospedale maggiore di Novara e del prof. Graziano Martignoni, psichiatra epsicoanalista.

DIALOGHI di riflessione cristiana, Tipografia Offset Stazione S.A., Lo-carno.Il n. 221 (aprile 2012) è dedicato nella prima parte dal rapporto tra eucarestia ecomunità cristiana, di cui si evidenzia la necessità di un aggiornamento “in lin-gua corrente”; nella seconda parte il filosofo Virginio Pedroni tratta di “fede, ra-gione, laicità e rapporti tra Stato e Chiesa”. Ricca come sempre la parte informa-tiva ecclesiale ed ecumenica.

IL DIALOGO, bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Sviz-zere, Via Balestra 19/21, 6900 Lugano.Il fascicolo di aprile è dedicato al tema dei frontalieri: non solo in Ticino, ma cir-ca 260’000 in Svizzera, e ben 136’000 provenienti dalla Francia. Avverte fra Mar-tino: “Essere straniero non è una colpa!”.

IMPEGNO, Rassegna di religione, attualità e cultura, rivista della Fon-dazione don Primo Mazzolari, 46012 Bozzolo (Mantova).Il primo fascicolo del 2012 celebra il trentesimo della Fondazione che cura me-moria e diffusione della figura di don Mazzolari. Giorgio Vecchio presenta un pro-filo del patriottismo di don Primo, dalla partecipazione alla Grande Guerra, aquella della Resistenza, al rifiuto di ogni guerra con “Non uccidere”. Un ampiosaggio è dedicato al politico Nino Martinazzoli, conoscitore ed estimatore di Maz-zolari; viene riprodotta parte dell’epistolario di Giulio Vaggi, direttore di “Ades-so” con il suo fondatore, e la lettera del cardinale Montini che costrinse al silen-zio il quindicinale nel 1960.

KOINONIA, periodico mensile Piazza S. Domenico 1, 51100 Pistoia.Nel numero di gennaio 2012 si inizia a ricordare il Concilio vaticano II, aperto cin-quant’anni fa, con la recensione del libro dello storico Miccoli, “La Chiesa del-l’anticoncilio”(Laterza, 2011). Del vescovo francese Jacques Noyer viene riporta-to l’articolo, pubblicato dalla rivista “Esprit et Vie“ su “Annunciare il Vangelo inuna società laica”. Nel numero di marzo, un ricordo di padre Turoldo, a vent’an-ni dalla morte, con il suo invito (nel 1985!) a “ritornare ai giorni del rischio” an-che per l’Europa. Padre Alberto Simoni si chiede “Quale fede per l’Europa” e Ra-niero la Valle “La fede, ma come?”; il domenicano Gabriel Nissim descrive la “Sfi-da 2012: i cristiani e l’Europa”.

Venerdì 18 maggio 2012 Pegaso XI

Segnalazioni

MILANO, 30 maggio - 3 giugno, Incontro mondiale delle famiglie. LaPastorale famigliare diocesana organizza la possibilità di partecipazione(Corso Elvezia 25, 6900 Lugano; [email protected]).

VERONA, 9-10 novembre, Biblioteca civica, “Chiesa e società a Vero-na. A cinquant’anni dal Concilio vaticano II”. Venerdì pomeriggio: Giovan-ni Miccoli, Chiesa e mondo, da Pio XII a Giovanni XXIII; Giovanni Vian, LeChiese locali venete di fronte al Concilio; Enrico Baruzzo, Laicato cattoli-co, rinnovamento conciliare e società veneta. Sabato mattina: Rino Cona,Il vescovo Carraro e la novità del Concilio vaticano II; Concilio e postcon-cilio: testimonianze e bilanci; Riflessioni conclusive di Ilvo Diamanti.

IL MARGINE, mensile dell’Associazione culturale Oscar Romero, C.P.359, 38100 Trento.Nel terzo fascicolo del 2012, un saggio sul filosofo Max Picard (1888 - 1965),vissuto in Ticino dal 1919 alla morte, autore di “La fuga davanti a Dio”, un’o-pera per riflettere sulla modernità. Segue una riflessione di Giuseppe Morotti“In dialogo con la cultura postmoderna”, che invita a riconoscere “Nuove esconvolgenti visioni del mondo, dell’umanità e di Dio, che sono state rimessein luce proprio dalla nuova sensibilità che la cultura moderna sta maturandoin noi e attraverso noi”.

LA POLITIQUE, Magazine d’opinione, C.P. 5835, 3001 Berna.Il numero di aprile-maggio 2012 ricorda la fondazione a Lucerna, il 22 aprile1912, del Partito conservatore democratico svizzero, riunendo in una sola fe-derazione i preesistenti partiti cantonali, dopo tentativi infruttuosi durati ven-t’anni. Al segreto bancario e alla funzione del Parlamento sono dedicati duetesti di approfondimento.

RIVISTA TEOLOGICA DI LUGANO, quadrimestrale, C.P. 4663, 6900 Lu-gano.Il terzo fascicolo del 2011 (novembre) reca quattro testi della “settimana in-tensiva” svoltasi presso la facoltà di teologia nella scorsa primavera su “JohnHenry Newman, un Padre della Chiesa per il mondo moderno”, recentementebeatificato e grande “promotore” della coscienza, alla quale brindava primache al Papa! Purtroppo due dei testi sono in lingua tedesca e similmente unaltro contributo: per una rivista luganese è forse troppo. Nella rubrica “Vitadella Facoltà” viene ricordato il conferimento del dottorato honoris causa almetropolita Hilarion il 29 ottobre 2011, con interventi del vescovo Grampa,del rettore Chiappini e la lectio magistralis del dottorato.

IL TETTO, bimensile di religione, politica e cultura, Piazzetta Caria-ti 2, 80132 Napoli.Nel numero gennaio-febbraio 2012, il direttore Pasquale Colella introduce leriflessioni a cinquant’anni del Concilio vaticano II; vengono inoltre riportati igiudizi, presentati in occasione del trentesimo del Concilio, di alcuni perso-naggi che avevano vissuto quel momento eccezionale della Chiesa cattolica ene valutavano speranze e delusioni.

VERS UN DEVELOPPEMENT SOLIDAIRE, mensile della Dichiarazionedi Berna, rue de Genève 52, 1004 Losanna.Il dossier speciale del numero 221 (aprile 2012) è dedicato ai pericoli cherappresentano i pesticidi nell’agricoltura. Il foglio d’informazione “Svilupposolidale” della sezione ticinese annuncia che una assemblea, convocata per il23 giugno, deciderà la fusione delle tre sezioni linguistiche in un’unica Di-chiarazione di Berna svizzera.