120 dicembre 09 - parrocchiaditorreboldone.it · della definitiva chia - mata e compiuta...

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comunità PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINOVESCOVO SAN MARTINO La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor de i vini l'anime a rallegrar. Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando sull'uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar. (Giosuè Carducci) novembre 2014 O O g gl lo or ri io os so o s sa an n M Ma ar rt ti in no o c ch he e h ha ai i r ri iv ve es st ti it to o d de el l t tu uo o m ma an nt te el ll lo o l lo o s st te es ss so o G Ge es sù ù, , r ri ic co on no os sc ci iu ut to o i in n u un n p po ov ve er ro o, , s st te en nd di i i il l m ma an nt to o d de el ll la a t tu ua a p pr ro ot te ez zi io on ne e s su ul ll la a n no os st tr ra a c co o- - m mu un ni it tà à c ch he e t ti i p pr re eg ga a c co om me e p pa at tr ro on no o e e m mo od de el ll lo o d di i v vi i- - t ta a c cr ri is st ti ia an na a e e p po on ni i d da av va an nt ti i a al l S Si ig gn no or re e l le e f fa at ti ic ch he e e e l le e s sp pe er ra an nz ze e d di i o og gn ni i f fa am mi ig gl li ia a e e d di i o og gn ni i p pe er rs so on na a. .

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comunità

PERIODICO DI RIFLESSIONE, DIALOGO E INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINOVESCOVO

SAN MARTINO

La nebbia a gl'irti collipiovigginando sale,e sotto il maestraleurla e biancheggia

il mar;

ma per le vie del borgodal ribollir de' tini

va l'aspro odor de i vinil'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesilo spiedo

scoppiettando:sta il cacciatorfischiando

sull'uscio a rimirar

tra le rossastre nubistormi d'uccelli neri,com'esuli pensieri,nel vespero migrar.

(Giosuè Carducci)

novembre 2014

OO gglloorriioossoo ssaann MMaarrttiinnoo cchhee hhaaii rriivveessttiittoo ddeell ttuuoommaanntteelllloo lloo sstteessssoo GGeessùù,, rriiccoonnoosscciiuuttoo iinn uunn ppoovveerroo,,sstteennddii iill mmaannttoo ddeellllaa ttuuaa pprrootteezziioonnee ssuullllaa nnoossttrraa ccoo--mmuunniittàà cchhee ttii pprreeggaa ccoommee ppaattrroonnoo ee mmooddeelllloo ddii vvii--ttaa ccrriissttiiaannaa ee ppoonnii ddaavvaannttii aall SSiiggnnoorree llee ffaattiicchhee ee llee ssppeerraannzzee ddii ooggnnii ffaammiigglliiaa ee ddii ooggnnii ppeerrssoonnaa..

COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 169 - NOVEMBRE 2014

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Tempo di Avvento

Il canto del vesproDio, che di chiara lucetessi la trama al giorno,accogli il nostro cantonella quiete del vespro.sabato 29 novembre6 - 13 - 20 dicembre - ore 17,50

Riflessione sul Vangelo domenicalein famiglia o a gruppi nelle caseo dalle Suore in Imotorre e al Centro s. Margheritagiovedì 27 novembregiovedì 4 - 11 - 18 dicembre

Cittadini degni del VangeloIncontri attorno al tema dell’anno pastorale

martedì 2 dicembre ore 20,45Abitare da cristiani la cittàmartedì 9 dicembre ore 20,45L’invito di papa Francesco ad usciremartedì 16 dicembre ore 20,45Educare a una città solidaleGli incontri si tengono in auditorium - Sala gamma

Al culmine dell’AvventoLa notte che si illuminaarte, musica, canto, preghieranelle chiese del vicariatocon invito a passare da una all'altracome segno di comunione e augurioSabato 21 dalle ore 20,30 alle 23

Veglia del Natale e s. Messamercoledì 24 alle ore 23,15

Il sacramento della Penitenzacelebrazione personale– ogni venerdì dalle ore 10 alle ore 11,30– ogni sabato dalle ore 10 alle ore 11,30 e dalle ore 16 alle ore 18– sabato 20 dalle ore 9 alle 11,30 e dalle ore 16 alle ore 18– martedì 23 dalle ore 9,30 alle ore 11,30 e dalle ore 15 alle ore 18– mercoledì 24 dalle ore 9 alle ore 11,30 e dalle ore 15 alle ore 19

celebrazione comunitarialunedì 22 alle ore 16 e alle ore 20,45 (adolescenti e giovani)

L'agnellino Lino raccontaCatechesi del buon Pastoreper bambini da 3 a 6 anni e 1ª elementaredomenica 30 novembre7 - 14 - 21 dicembre dalle ore 9,45 alle ore 11 - in oratorio* domenica 21 dicembre sono invitati anche i genitori

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ra il dram-matico e ilr id ico lo :trovarsi a

camminare in puntadi piedi nel giardino,quasi gesto di rispettoper il green, che è poiil prato verde ben te-nuto, e per i fiori pureben coltivati. Si irrigi-disce colei che è in vi-sita di cortesia all’a-mica dopo la mortedel padre, appena hanotizia che le ceneri,dopo puntuale crema-zione, sono state di-sperse proprio nellaterra del giardino.“Che ti succede?”. “Bè, non vorrei calpestare tuopadre!”. Sa un po’ di barzelletta, ma non lo è, civiene assicurato da chi ci racconta il fatterello.Una certa cultura alla new age e che indulge a

sentimentalismi oltre la ragionevolezza si manife-sta anche con queste scelte. Che vengono indora-te con le più ‘floreali’ motivazioni e date per pos-sedute dopo che la Chiesa ha tolto ogni preclusio-ne alla sepoltura, in ambiente benedetto, o con ilrito della inumazione o in un luogo adatto a cu-stodire l’urna con le ceneri, dopo la cremazione.Questo perché la ‘cremazione’ non sa più di con-trarietà o peggio di disprezzo verso la fede nellarisurrezione e la vita eterna, che i cristiani procla-mano nel ‘credo’. Un tempo, nei rari casi in cuiaccadeva, aveva un po’ questo sapore antireligio-so, oggi non più. Ma da qui a spargere le ceneri diun defunto in qualche luogo familiare e romanti-co o conservare l’urna cineraria tra il vasellamedomestico ce ne corre. E qui la Chiesa non plau-de di certo, non approva, perché si evidenzia unavisione privatistica della fede, in contrasto con lavisione cristiana del vivere e del morire. E perchési scavalca a buon mercato il profondo significatoche da sempre è stato attribuito al cimitero, fin daiprimi tempi, come luogo comunitario del riposodei corpi aspersi con l’acqua benedetta e circon-dati con onore dal profumo dell’incenso, comeavviene appunto nella liturgia. Luogo della pre-ghiera: grande l’angoscia dei familiari quanto incircostanze tragiche affermano appunto di nonavere neppure un luogo di sepoltura su cui pian-gere e pregare! Luogo in cui la comunità dei cre-denti, come popolo in cammino e sempre in co-munione con i propri morti anche attraverso il se-gno sepolcrale, professa e testimonia la fede pa-

squale. Nell’attesadella definitiva chia-mata e compiuta risur-rezione, che coinvol-gerà la persona anchenel corpo, seminatonella terra e che fiori-sce per l’eternità. E’ ilcaso di rileggere concalma, a questo pro-posito, il capitolo 15della1ª lettera di s.Paolo ai Corinti: unabuona meditazionenel mese dei morti!E a proposito di cre-

mazione, legittima aquesto punto, restaqualche perplessitàsulle motivazioni che

spingono soprattutto gli anziani a ‘sceglierla’, lorocosì legati alla tradizione e cresciuti in un contestoche dava senso addirittura alla sepoltura nella terra,in una visione dal sapore genuinamente cristiano.Non è per caso che interferiscono e condizionanoalcune motivazioni estranee al loro pensare, scivo-late nel loro animo dal modo con cui i familiari par-lano di queste cose? Soprattutto là dove i figli sem-brano non gradire troppo l’impegno alla cura diuna tomba e sembrano poco disposti alla spesa chepuò comportare la più tradizionale sepoltura.“Così non creo problemi ai miei familiari!”: a

volte sembra essere il vero motivo, più o menochiaramente espresso. Ma può bastare? Certo ba-sta e avanza quando, e siamo al limite ma purepurtroppo al reale, i familiari si rimandano consdegno l’impegno di dare un’offerta per far cele-brare una messa in suffragio, di porre un fiore inricordo o perfino di pagare il dovuto per il luminoche arde presso il colombario. In tre, quattro, cin-que a… far questione e dividersi i venti o trentaeuro annuali. Mentre i morti dall’alto, ma ormaicon il sorriso di Dio sul volto, rivisitano i sacrifi-ci fatti per crescere e lasciare buona eredità spiri-tuale e a volte anche materiale. A volte vien dapensare al ‘ricco epulone’, di evangelica memo-ria, di cui si legge con frase lapidaria e conclusi-va: et sepultus est! Non una parola in più.A fronte di queste considerazioni sta l’andare

orante e commosso di tante persone tra i sentieridel cimitero, il camposanto, come era chiamato.Campo della speranza e della cristiana ‘comu-nione dei santi’, della solidarietà perenne tra i vi-vi sulla terra e i viventi in Dio. Requiem!

don Leone, parroco

T CAMPOSANTOE GIARDINI PRIVATI

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a scaletta era chiara fin dall’inizio di que-sta rubrica: novembre era dedicato allacronotassi dei parroci. Al di là del suonoinconsueto della parola (che deriva dal

greco antico chronos, cioè tempo, e taxis, cioè ordine)il senso è chiaro: è qualcosa che mette in ordine di tem-po, cioè in ordine cronologico (appunto): e nel nostro ca-so i parroci.Sappiamo che un certo don Pietro Grassi si occupava

della chiesa e della gente del nostro paese, nella primaparte del 1300; ma il primo parroco fu Grazio Guinzar-dis da Rovetta, perché nel 1342, quando Giorgio de’Zoppis lasciò parte delle sue proprietà alla chiesa di S.Martino di Torre, renden-do così possibile la nasci-ta della parrocchia, pre-tese (letteralmente) cheprete Grazio fosse il par-roco, pena l’annullamen-to della donazione. Da allora si succedet-

tero in parrocchia 25parroci, compreso donLeone. Di molti nonsappiamo nulla, anchese i loro cognomi tipi-camente bergamaschice li rendono in qualchemodo famigliari: Arri-goni, Grigis, Borelli,Avogadri, Piccinelli ,Carrara, Marinoni, Bo-lis. E furono propriodon Pietro Marinoni edon Bartolomeo Bolisgli artefici della costru-zione della nuova chie-sa parrocchiale. Nel1776 l’allora parrocoPietro Poloni divenneprevosto perché il Ve-

scovo Marco Molino aveva concesso alla nuova chie-sa il titolo di Prepositurale.Ed eccoci ai prevosti degli ultimi 150 anni, di cui co-

nosciamo la storia e anche l’aspetto esteriore. Partiamo dadon Luigi Migliorini, di cui il Vescovo Speranza ebbe a di-re che “… la sua condotta fu in ogni tempo e luogo edifi-cante, angelica, come pure i suoi sentimenti”. Molto ama-to dalla popolazione, si adoperò per sottrarre molti giova-notti – di alcuni dei quali conosciamo anche i nomi – allaleva obbligatoria austriaca. Molto amico del beato Palaz-zolo, ebbe la gioia di veder nascere proprio a Torre il pri-mo orfanotrofio. Alla sua morte, il parroco di Ranica lo ri-cordò così: “...uomo profondamente colto di lettere Divi-

ne, di scienza, insigne perpietà, carità e prudenza,ovunque e a tutti caro, ve-ramente illustre per inte-grità di costumi…”. DonGino Cortesi dice di luiche “è un parroco cheTorre Boldone deve ricor-dare e venerare”.Don Antonio Bana

successe al suo parroco:era infatti stato curatocon don Migliorini. Nel1883 vinse il concorso(allora c’erano molti sa-cerdoti, e per essere no-minati parroci serviva unconcorso!) e rimase aTorre. Di famiglia bene-stante e profondamentereligiosa (ben 4 fratellifurono sacerdoti) nonbadò a spese per il benedella sua gente e dellachiesa, usando tutto il de-naro che i genitori gliavevano lasciato. Volle ilprimo Asilo per i bimbi,

� Rubrica a cura di Rosella Ferrari

DA GRAZIO AL LEONE DI MONTAGNA

Ci stiamo dedicando a visitare la nostra chiesa parrocchiale, in occasione del 150° anno dalla sua con-sacrazione. Una possibilità per conoscere, o ricordare, una storia che ci appartiene e ci riguarda, per-ché è anche la nostra storia. La storia della Casa posta in mezzo alle nostre case a ricordare una Pre-senza che convoca e raccoglie.

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ma anche un Oratorio (molto semplice) per i giovani, lanuova sagrestia, l’ampliamento della chiesa verso il fon-do. Fece fare la ricca decorazione della chiesa, rifare ilpavimento, acquistò arredi liturgici, paramenti e suppel-lettili che oggi sono il nostro orgoglio. E più volte ri-cordò ai fedeli “tutto fu fatto coi vostri soldi: i ricchi nonmi hanno dato il becco di un quattrino!”. Fece in modoche a Torre nascesse subito l’Azione Cattolica, chiamòesperti (come Rezzara) a parlare alla popolazione (comeaccade oggi…); non amava l’esteriorità ma la sostanza,soprattutto nelle pratiche religiose. Soffrì come un padreper la partenza di ciascuno dei suoi ragazzi per la guer-ra e per ogni morte. Diceva spesso che la guerra l’avreb-be ucciso, e così fu. Morì nel 1918, a 72 anni. Arriviamo così a don Urbani, che fu parroco per qua-

si 40 anni: l’affetto e l’ammirazione della gente per il suoparroco si sono concretizzati anche con la dedicazione diuna strada. Uomo colto e molto intelligente, aveva ancheun carattere schietto e deciso, che lo portava ad atteg-giamenti che oggi ci fanno sorridere, ma che all’epocafecero tremare molte persone. Amò il suo compito diguida e pastore della sua comunità, cui si dedicò con in-finita passione. Aveva il dono dell’eloquenza, scrivevavolentieri e molte volte usò queste sue doti per difende-re con forza le ragioni della sua gente, ma anche per ri-badire con forza ciò in cui credeva. Le proteste col Co-mune per qualcosa che non condivideva, il rifiuto a so-spendere devozioni tradizionali (come le rogazioni), lapersonale lotta contro “l’indecenza” quando, nel primodopoguerra, aspettava sul sagrato coi chierichetti le ra-gazze che passavano in bicicletta e poi li spingeva a cor-rere loro accanto per colpirle con dei rametti sulle gam-be, o quando osteggiò con fierezza l’arrivo in paese delcircolo “dei comunisti”. Altri tempi, certo; ma erano an-che i tempi in cui la campana suonava “l’agonia” a col-pi lenti e ritmati e il parroco usciva dalla chiesa per por-tare il viatico, accompagnato dai chierichetti. E lungo ilpercorso il gruppetto si ingrossava di persone che pre-gando accompagnavano il Signore da un compaesanomorente. In parrocchia erano presenti tutti i gruppi diAzione Cattolica, insieme a confraternite e gruppi. E laribellione del Parroco alla requisizione delle campaneper farne armi si estrinsecò con un ultimo, struggenteconcerto registrato e con un messaggio commovente.Durante il suo servizio come Parroco ebbe la gioia di ve-der nascere molte vocazioni sacerdotali e ogni seminari-sta era seguito con affetto e partecipazione da don Atti-lio, il cui modo di “essere prete” fu il motivo di molte diqueste vocazioni.

Don Carlo Angeloni si trovò a reggere la nostra par-rocchia per obbedienza, perché la sua umiltà gli face-va temere di non essere in grado di occuparsi di una“borgata periferica alla città”. Si fece presto amare dal-la gente, che riuscì presto a scoprire la delicatezza, ladolcezza e la timidezza che si nascondevano dentro unaparvenza di severità e durezza. Fu generoso con tutti(“le tasche del Sacerdote sono la banca cui attingonoi poveri”, diceva), si occupò con passione e amore del-la chiesa, sostituendo il vecchio e rovinato altare di le-gno con quello in marmo trovato in un paese del Pie-

COMUNITÀ TORRE BOLDONERedazione: Parrocchia di S. Martino vescovo

piazza della Chiesa, 2 - 24020 Torre Boldone (BG)Conto Corrente Postale: 16345241Direttore responsabile: Paolo Aresi

Autoriz. Tribunale di Bergamo n. 34 del 10 ottobre 1998Composizione e stampa: Intergrafica Srl

via Emilia, 17 - 24052 Azzano San Paolo (Bergamo)

TELEFONI UTILIUfficio parrocchiale 035 34 04 46“...ti ascolto” 334 3244798don Leone Lussana, parroco 035 34 00 26don Giuseppe Castellani 035 34 23 11don Angelo Scotti, oratorio 035 34 10 50don Angelo Ferrari 035 34 32 90

Informazioni: www.parrocchiaditorreboldone.itDi questo numero si sono stampate 1.900 copie.

monte. Volle con forza il nuovo Oratorio ma, in un mo-mento difficile e di grandi cambiamenti come quelloche seguì il Concilio Vaticano II, si trovò spesso a fron-teggiare chi aveva idee diverse dalle sue. Quando capìche questo avrebbe potuto “minare l’unità stessa deisacerdoti”, con una scelta che la dice lunga sull’amoreper la nostra comunità, nel 1977 rassegnò al Vescovole dimissioni; “quanto profondo sia stato il dolore alasciare la parrocchia è noto solo a Dio” (don E. Ar-tifoni). Don Carlo tornò a vivere a Bonate e a prestareservizio alla Casa dei Ritiri a Botta di Sedrina fino al-la morte, avvenuta nel 1986. Di don Mario Merelli potremmo evitare di parlare, vi-

sto che quasi tutti l’abbiamo conosciuto. Vorrei soloevidenziare qualcosa che ancora oggi molte persone ri-cordano di lui, con profondo rispetto e riconoscenza: ladignità nella sofferenza, mai ostentata ma sempre vis-suta e mai nascosta. Don Mario è stato esempio prezio-so di come un sacerdote, un cristiano vive la malattia, dicome accoglie la morte. In questo nostro tempo, nel qua-le la morte è nascosta dietro un paravento, della qualenon si parla, la sua morte ha riunito tutta la Comunità at-torno al suo Pastore in un abbraccio affettuoso. Nel 1997 arriva da Bratto, dove era stato parroco per

13 anni, un leone di montagna, che si guarda in giro perorientarsi, capire, conoscere. Poi, pian piano, mette ma-no. Oggi, a 150 anni dalla consacrazione della nostrachiesa, Torre Boldone è una realtà viva, forte, ricca diassociazioni e gruppi che lavorano in sintonia seguendoil sentiero comune tracciato con chiarezza dal nostroLeone. E’ il paese degli “ambiti” che animano ogniaspetto della vita e della fede. E’ il paese della “forma-zione continua” come si dice oggi: perché i cristiani de-vono maturare la consapevolezza della propria fede esempre restare al passo coi tempi, per abiate il paese e ilmondo da cittadini degni del Vangelo, attenti a dare ri-sposte alle situazioni e necessità nuove, a precorrere itempi. E con un leone a protezione, di chi avremo pau-ra? Ad multos annos, come dicevano un tempo…

NEWS DAI GRUPPI

CARITÀ SENZA CONFINI� di Loretta Crema

PELLEGRINAGGIO DI CARITÀ

Come da diversi anni ormai, ungruppo di volontari della nostra edi altre parrocchie, facenti partedell'ambito di Animazione Missio-naria, parte per una spedizionespeciale.Dopo aver promosso raccolta di

derrate alimentari ed altro, averleselezionate, confezionate e stivatecon criteri precisi, pensando speci-ficamente ai destinatari, sono par-titi con destinazione Bosnia, latanto martoriata terra balcanica che ancora porta se-gni profondi della terribile guerra subita.Sono partiti il 1° ottobre 57 volontari con 14 furgoni

e 2 pulmini provenienti da diverse località tra Lom-bardia, Piemonte ed Emilia e 8 furgoni e un pulminodel gruppo di Torre Boldone. Varcata la frontierabosniaca si sono divisi per raggiungere destinazionidiverse. I nostri raggiunta Gromiljak hanno scaricanoun furgone alla Casa Annunciazione per i tanti poveridella Suore Ancelle di Gesù Bambino, un altro al Pen-sionato S. Giuseppe di Vitez e un aiuto alle Clarisse diBrejtasko. Il giorno seguente altri due furgoni andran-no ai grandi Ospedali psichiatrici di Drin a Fojnica e diBakovici. Poi a Sarajevo altri aiuti ad un orfanotrofio,ad un'associazione caritativa, alla Caritas locale e alMonastero delle Carmelitane. Ripartiti con destina-zione Medjugorje, sosta a Pazaric per scaricare un fur-gone all'Ospedale psichiatrico.La carità non può essere disgiunta dalla preghiera,

così i nostri amici si sono raccolti sulla collina delleApparizioni a Medjugorje per una sosta di silenzio,meditazione, preghiera. Qui hanno raccolto dalla vo-ce della protagonista e portato nel cuore l'esperienzaincredibile di una guarigione inspiegabile. Carità espiritualità rimangono inscindibili e indispensabiliper poter essere chiamati cristiani autentici. I volon-tari portano negli occhi e nel cuore le immagini ditanta gente martoriata, dilaniata nel fisico e nellamente, tante famiglie distrutte, quest'anno colpitedalle numerose e devastanti inondazioni, bambini ri-masti soli. Miseria e fame, freddo e dolore. Ma giàstanno pensando al prossimo pellegrinaggio, sapen-do che qualcuno li aspetta con trepidazione.

Una goccia nel mare? Ma il mare è fatto di tantegocce.

OTTOBRE MISSIONARIO

Ottobre è da sempre il mese dedicato alla missio-narietà. Un ambito più che mai attuale, in un mondoin cui i confini hanno bisogno di essere superati, ab-battuti, perché l'umanità tutta si incontri e si ricono-sca unita nell’unico Padre.Il gruppo di Animazione missionaria in collabora-

zione con il gruppo di Alfabetizzazione ed Educa-zione alla Cittadinanza, ha promosso un incontro diapprofondimento sul tema, quanto mai attuale del-l'immigrazione. Si è tenuto lunedì 20 ottobre con lapresenza del sociologo Eugenio Torrese, direttoredell'Agenzia per l'Integrazione.L'intendimento è stato quello di entrare più in

profondità ad un argomento così dibattuto oggi, perconoscere e meglio comprenderne tutte le sfaccettatu-re. L'immigrazione sta cambiando e cambia la nostrasocietà e gli immigrati stessi sono cambiati, perchédiverse le estrazioni etniche, i paesi di provenienza, lemotivazioni che spingono all’esodo. E' una realtà incontinuo mutamento, che coinvolge tanti aspetti dellavita sociale: dalla famiglia, alla scuola, dal lavoro allapolitica, dalla cultura all'economia. E' ormai un feno-meno inarrestabile e quindi quanto mai importanteaffrontare e valutare i nostri atteggiamenti e compor-tamenti quotidiani, per aprirci al nuovo e ad un'evolu-zione irreversibile del vivere. Per una società più aper-ta, più solidale, più giusta. Per preparare noi e i nostrifigli, ma anche i figli degli immigrati ad una conviven-

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co, forte di queste sollecitazioni e consapevole che laparrocchia che richiede un continuo rinnovamentoumano e spirituale, prosegue la sua rivisitazione de-gli ambiti operativi, con particolare attenzione all'or-dinarietà della vita personale e comunitaria. Dopol’ambito Famiglia e l’ambito Carità ha preso in con-siderazione l'Ambito Liturgico, analizzando come lacomunità celebra oggi e riflettendo su come far sì chela liturgia coinvolga nel mistero di salvezza celebra-to, nella Parola, nei Sacramenti, nella Preghiera.La Liturgia da intendere come culmine e fonte del-

la vita della Chiesa “perché tutti, diventati figli diDio, mediante la fede ed il battesimo si riuniscano inassemblea e lodino Dio...” (Sacrosantum Conciliumn.10). Il Concilio Vaticano II ha portato ad una con-sapevolezza maggiore e una partecipazione più re-sponsabile tutta l’assemblea del popolo di Dio. Chepoi se celebro, se incontro Cristo ne consegue che daLui vengo condotto sulla strada dove... il campo è ilmondo. Per una testimonianza coerente con quantoho celebrato.

za umanamente evoluta. Le numerose persone pre-senti, anche immigrati, si sono dimostrate molto inte-ressate e disponibili al dialogo, consce del fatto che,intrapreso un cammino di integrazione, questo nonpuò che essere di crescita personale e collettiva, per unmondo che tiene aperte, in modo saggio e generoso, leporte della città e del cuore.

DAL CONSIGLIO PASTORALE

Lo scorso mese abbiamo cambiato il cartellone delprogramma pastorale dell'anno, che questa volta ciinvita a vivere la storia da uomini e donne consape-voli, responsabili, aperti e generosi. Ad andare oltrelo sguardo limitato del nostro orticello per fare delmondo il campo in cui camminare, accogliere, con-dividere. Oltre i confini del villaggio per essere salee luce del mondo e portare il messaggio del Vangelo,che solo dona forza, solidarietà, giustizia ed auten-tica umanità.Il Consiglio Pastorale, nel suo incontrarsi periodi-

VIVERE LA SOBRIETÀ

Può bastare, forse è già troppo: la sobrietà. Que-sto è il titolo del Convegno Vicariale della Caritastenuto lo scorso 25 ottobre, al quale erano invita-ti tutti i gruppi operanti sul territorio e coloro chein qualche modo svolgono attività caritative.Occasione davvero speciale nella quale le voci

e le testimonianze ascoltate hanno aiutato i pre-senti ad analizzare anzitutto il proprio quoti-diano, prima ancora di pensare a quali azioni egesti mettere in atto per essere ed agire in mo-do sobrio. Opportunità per comprendere le co-se essenziali e di qualità. Per riappropriarsi digesti quotidiani semplici e mentali come parla-re, ascoltare, camminare e guardare.

Una sobrietà di atteggiamenti, quindi, che pesuppone silenzio e tempi e spazi adeguati per vedere e gu-stare ciò che ci sta attorno, ciò che è essenziale, ciò che veramente conta. Lontano dai frastuoni e dai ritmifrenetici delle nostre giornate e delle nostre città. Dove la corsa con il tempo non consente la carità: chi cor-re non si accorge del povero, del carcerato, dell'affamato.Tutti possiamo però cambiare lo stile di vita, per essere granelli di senape per far germogliare il bene, scin-

tille nella notte per illuminarla tutta.E se la proposta può sembrare ad alcuni utopistica nella realtà attuale, alcune esperienze che vengono con-

divise danno la conferma dell'esatto contrario. Come le famiglie che vivono nella Cascina Solidale Terra Buo-na di Nembro, dove si vive esercitando accoglienza, apertura, sobrietà e condivisione.O il progetto Asl per recuperare il cibo avanzato dalle mense ed offrirlo a chi non se lo può permettere,

educando così bambini, sensibilizzando genitori, coinvolgendo scuole, collaborando con istituzioni.Per non tralasciare il nostro gruppo “Ti ascolto” che ha aderito alla proposta della Caritas diocesana “Pa-

ne ri-affermo” di cui abbiamo già parlato in questa rubrica e dei tanti altri microprogetti come quello delgruppo “Il Cerchietto” per il riciclo, recupero, baratto e riuso di indumenti ed altro.Granelli di senape che daranno frutto e che speriamo si moltiplichino ovunque per renderci migliori, cit-

tadini di un mondo diverso.

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Il flagello Ebola in Africa

In Sierra Leone l’ebola è arrivata lo scorso mag-gio, e naturalmente quasi nessuno si è reso contodella natura catastrofica di questa epidemia che inpochi giorni può portarti alla tomba. E’ arrivata dal-la Guinea-Conakry, che col suo territorio circondaquasi tutta la Sierra Leone. Non si sa ancora concertezza chi o che cosa produce questo virus. Lafonte più probabile sembrano essere i pipistrelli ole scimmie. L’ebola è stataportata in Sierra Leone dauna donna ‘guaritrice’ diquesto paese che si era fattala fama di essere molto bravaa guarire. Parecchia gentedella Guinea, infettata dalvirus dell’ebola, passarono ilconfine in cerca di guarigio-ne. E la brava guaritricedivenne presto una delle vit-time dell’ebola. Poi l’ebola siè sparsa presto anche in Libe-ria, un altro paese confinantecon la Guinea.Oltre che trovare i governi

totalmente impreparati, l’epi-demia è stata del tutto sotto-valutata e si pensava che si sarebbe presto esauritada sé. Invece si è diffusa in maniera esponenzialemediante contagio, e presto le vittime sono diventa-te centinaia e migliaia. Diversi motivi hanno contri-buito alla diffusione del contagio. Anzitutto moltinegavano – e continuano a negare tuttora – che cifosse l’ebola. Dicevano che era un trucco delgoverno per controllare e sfruttare la gente, quindinon si prendevano precauzioni, si nascondevano gliinfettati, addirittura i parenti andavano in ospedalea portare via di forza i loro congiunti. Ancora oggi,con più di 6.000 morti in questi tre paesi (Guinea,Sierra Leone, Liberia) c’è chi si ostina nel pregiudi-zio e continua a negare. In alcuni villaggi dell’in-terno, la gente si era convinta che ambulanze e Cro-ce Rossa andassero a fare iniezioni per uccidere,non per curare. Quindi tagliavano le strade scavan-do fossati per bloccare i veicoli, e anche aggredi-vano il personale medico. E’ stato dichiarato lo sta-to di emergenza (in Sierra Leone all’inizio di ago-sto) con massiccio intervento dell’esercito e dellapolizia. Si sono fatte campagne di sensibilizzazio-ne: 3 giorni interi tutti fermi in casa (inclusa la

domenica), per controllare ogni abitazione e perfare opera di convinzione personale.Moltissime le vittime anche tra i dottori e infer-

mieri. Una recente vittima illustre è stato un dotto-re chirurgo dei Fatebenefratelli spagnoli del nostroospedale cattolico di Lunsar. La gente ha paura adavvicinarsi a qualsiasi ospedale, anche se i malatidi ebola sono ricoverati in centri isolati e controlla-ti. Un mio confratello ha visto un tale che è saltatofuori da un’ambulanza mentre era per strada inmovimento. Ormai l’ebola non è più solo un pro-

blema dell’Africa. Tutto ilmondo è in allarme. Quindistanno arrivando aiuti massicciin fondi monetari, materialemedico, tute protettive, soldati(per costruire con urgenzalaboratori e centri di assisten-za, posti letto), medici, infer-mieri… da Gran Bretagna,USA, Cuba, Cina… Qui inSierra Leone molte zone sonoin quarantena. Ci sono posti dicontrollo su tutte le strade. C’èil coprifuoco dalle ore 17 alle 9del mattino. Tutto questo costi-tuisce un bel problema per ilcommercio, i rifornimenti, illavoro per chi deve viaggiare.

Le scuole sono sospese, bisogna evitare ogni con-tatto fisico, niente strette di mano. Entrando neinegozi, c’è un secchiello per lavarsi le mani conacqua “clorinata”.“E voi che cosa fate? Come ve la cavate?” mi vor-

rete chiedere. Io dallo scorso giugno sono a Freetown,la capitale. Sono stato mandato qui da Makeni perportare a termine il Noviziato di due nostri giovani.Sono quindi ritornato qui dove iniziai 32 anni fa! Intutta la città ci sono restrizioni, ma la vita e il lavorocontinuano. Possiamo uscire e circolare, andare a ce-lebrare la Messa nelle varie comunità o dalle Suore,ma il lavoro pastorale è rallentato. Non c’è panico. Siprega tutti i giorni ovunque perchè il Signore ci aiutia “sradicare” l’ebola. Attualmente la situazione è que-sta. In Guinea sembra che siano riusciti a contenere ladiffusione del virus. In Sierra Leone sembra che levittime stiano calando anche se il numero delle nuoveinfezioni è alto. Se tutto va come si spera, occorreran-no almeno mesi per debellare questo flagello. E che ilSignore ci protegga!

P. Piero Lazzarini sxFreetown, 4 ottobre

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DAL MONDO DELLA MISSIONE

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Gratitudine dalla Bosnia

Carissimi nostri Amici!Ogni anno che venite tra di noi, voi tutte persone tanto care e

generose, oltre a portarci tanti aiuti materiali di ogni genere eaiuto finanziario, ci offrite la possibilità di condividere con voila gioia dell’amicizia e i momenti molto belli. Così abbiamogoduto il 1° ottobre quando abbiamo incontrato il gruppo di 27persone, salutato persone già conosciute ed incontrato nuovepersone e nuovi amici. Soprattutto è stato un momento moltobello quando abbiamo salutato la nostra Sr. Liberija, Sr. Anna,Simone e Federica in Haiti tramite scype. Tanti sono i beni checi avete portato; spesso è difficile esprimere compiutamente ilsentimento di gratitudine e tutto si riduce ad una sola piccolaparola: grazie! Grazie veramente di tutto! Grazie per i sacrificiche fate per noi, grazie della vostra testimonianza cristiana!Grazie anche a nome di ognuno delle famiglie con le quali con-dividiamo quando ci portate! Anche oggettini e tutta la roba peril nostro mercatino, per le missioni in Haiti dove sono le nostrecare consorelle Liberija e Anna, sono veramente bellissimi.Tutto sarà venduto e i soldi saranno mandati per loro. Cosi anche voi fate una parte importante del nostro apo-stolato per le missioni. È una cosa bellissima! Grazie!Ricordandovi nelle nostre preghiere chiediamo per voi a Dio una particolare benedizione. A tutti voi un caro

saluto da parte della nostra superiora Bertila e altre consorelle. Anche un saluto cordiale al vostro caro parrocodon Leone, di cui mi ha parlato molto Sr. Liberija. Vorremmo anche tanto conoscerlo di persona.

Sr. GenovevaGromiljak, 9 ottobre

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Invito ad Haiti

Dopo mesi di impegno e di quotidiana dedizione prende forma il progetto Ricamare la speranza, condot-to in Haiti dai nostri giovani Simone e Federica. Per coinvolgere ragazzi e giovani in varie attività, for-

mative e ricreative, e offrire alle donne opportunità di incontro e di apprendimento nel campo della sartoriae simili. L’invito, che temo ci troverà presenti solo in modo… spirituale, ma non è poco, è per venerdì 21novembre. Grande festa di inaugurazione degli spazi attrezzati e accoglienti, preparati con sobrietà e pro-prietà. Il nostro microprogetto del s. Martino 2013 ha contribuito a quest’opera. E quindi partecipiamo dop-piamente contenti a questo momento bello e significativo. In attesa di sentirci raccontare direttamente di que-sto anno solidale vissuto dai nostri due giovani, che termineranno il loro servizio verso Natale.

OTTOBRE

� Nel mattino di martedì 14 muore Vergano Giovan-ni di anni 88, ospite alla Casa di Riposo. Originario del-la Malpensata in città, aveva abitato a Redona in viaBuratti. In tanti si sono raccolti per la preghiera di suf-fragio.

� La sera di mercoledì 15 si riunisce il Consiglio pa-storale. Nel cammino di rivisitazione dei vari ambiti divita parrocchiale ci si sofferma sulla Liturgia. Si apre unfruttuoso dialogo su alcuni aspetti e modi del celebra-re, dopo una veloce ma compiuta presentazione del-lʼargomento e dei gruppi che sono coinvolti. Si raccol-gono alcune note sul Settenario e sulle proposte per lefeste del patrono s. Martino.

� Riprende venerdì 17 il cammino ordinario e men-sile della Lectio divina, proposta con passione ecompetenza da don Carlo Tarantini, che è tra noi perquesto momento di meditazione orante della Paroladi Dio da un bel numero di anni. Si tiene il doppio ora-rio, del mattino e della sera, per favorire la parteci-pazione.

� Nella messa vespertina di sabato 18 abbiamo la pre-senza di alcuni immigrati cattolici che propongonoletture e preghiere sia in lingua italiana che in altre lin-gue. Occasione per condividere la celebrazione eorientare la comunità alla accoglienza cordiale di que-sti fratelli nella fede. Predispone per bene il Gruppo dianimazione missionaria.

� Si tiene domenica 19 la Giornata missionariamondiale. Anche noi ci uniamo in preghiera e rifles-sione, stavolta con la testimonianza dei… sacerdotilocali. A dire che la missione non è occasionale, mafa parte del vissuto quotidiano di ogni cristiano e ditutta la comunità. Un ricordo particolare lʼabbiamoper i missionari partiti dalla nostra parrocchia, tra iquali di recente fratel Stefano Turani, inviato in Mo-zambico.

� Nel pomeriggio di domenica 19 un bel gruppo di per-sone segue la visita guidata alla chiesa in Imotorre ealla nostra chiesa parrocchiale, tenuta da Rosella Fer-rari e da altre guide. Una occasione per conoscere ecapire lʼarte nelle e delle chiese, anche al seguito delbel fascicolo stampato di recente tra di noi.

� Gli ambiti Missione e Carità organizzano lunedì20 un incontro, tenuto dal sociologo Eugenio Torrisisullʼimmigrazione nel contesto dʼoggi. Uno squarciointelligente e compiuto, pur nella brevità del tempo,oltre ogni pregiudizio e ogni buonismo. Nello spirito

di una lettura obiettiva della situazione migratoria.Partecipa un centinaio di persone al Centro s. Mar-gherita.

� Viene riproposta venerdì 24 la Giornata per lʼAdo-razione eucaristica. Dalle ore 8 alle ore 22 cʼè la pos-sibilità di sostare in silenziosa contemplazione e pre-ghiera, per un riposo spirituale che fa bene. Alle ore 18si celebra il Vespro e alle ore 21 il Gruppo Missione ani-ma lʼora conclusiva e la benedizione.

� Ormai entrato nella tradizione il Convegno vicaria-le Caritas offerto a tutti i Gruppi caritativi del territorio.Sabato 25 dalle ore 15 alle ore 22 una ottantina di per-sone ascoltano, dialogano, si confrontano. Il tema diquestʼanno è la sobrietà, una volta chiamata tempe-ranza. Ci si trova dai padri Dehoniani ad Albino. Se nescrive più ampiamente nella pagina dei gruppi.

� La sera di sabato 25 in auditorium lʼAssociazioneAmici del Cuore convoca per un momento di festa eper fare dono del frutto di tanto impegno, con spirito so-lidale. Un cammino di numerosi anni che ad ogni tap-pa dice della disponibilità e generosità di tanti volonta-ri, coordinati dal presidente Emilio Colombo con la mi-tica Elvira e un Consiglio in gamba. La domenica 26don Angelo Scotti celebra con loro al santuario dellaBasella in Urgnano.

� La parrocchia si stringe domenica 26 alle Comunitàdi religiose presenti nel paese: per un momento dipreghiera, di riflessione sulla loro vocazione e per ri-cordare anniversari particolari di professione religiosa.Ricordiamo in particolare suor Egilde Petrana e suorStefanina Rota nel 70° anniversario, suor Teodosia Be-lotti, suor Ginalisa Giussani e suor Rosancilla Vedova-ti nel 50°, suor Angelisa Dal Bosco nel 25°.

� Appena trascorso il mezzogiorno di domenica 26muore Bonomi Ermenegildo, detto Zaccaria, di an-ni 82. Nato a Torre vi abitava in via Camillo Benso diCavour 7. Conosciuto e stimato per tanto impegno edisponibilità in parrocchia e in paese. Aveva dato inizioallʼAvis, collaborato in oratorio, era ministro della Co-munione eucaristica, volontario alla Casa di Risposo.Una vita intensa illuminata dalla fede fino allʼultimoistante. Un mare di gente ha partecipato alla liturgia disuffragio, concelebrata da diversi preti.

� Nel primo mattino di lunedì 27 muore Sirtoli MariaLuisa vedova Piccoli di anni 98. Nata a Torre abitavain via Gaetano Donizetti 62. Molte le persone che han-no preso parte alla preghiera di suffragio, ricordando il

IL NOSTRODIARIO

segue a pag. 15

TEMPI DI SPERANZA E DI CROCE NELLE CASE,

DI CELEBRAZIONE E DI VITA NELLA COMUNITÀ.

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DA TORRE A TOURS

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PPiiùù cchhee uunn ggiioocchheettttoo ddii ppaarroollee,, iill ttiittoolloo èè ssiinntteessiieellooqquueennttee ddii uunn bbeenn aarrttiiccoollaattoo iittiinneerraarriioo ggeeoo--ggrraaffiiccoo ee ssppiirriittuuaallee,, cchhee hhaa ppoorrttaattoo uunn bbeellggrruuppppoo ddii ffeeddeellii –– nneell cceennttoocciinnqquuaanntteessiimmoo

aannnnoo ddii ddeeddiiccaazziioonnee ddeellllaa nnoossttrraa cchhiieessaa ppaarrrroocc--cchhiiaallee –– ddaa TToorrrree BBoollddoonnee aa TToouurrss,, ssuullllaa ttoommbbaa ddeell nnoossttrroo ssaannttoo

ppaattrroonnoo SS.. MMaarrttiinnoo.. DDeevvoozziioonnee,, rriinnggrraazziiaammeennttoo,, rriicchhiieessttaa ddii aaiiuuttoo ee ddiibbeenneeddiizziioonnee.. TTuuttttoo qquueessttoo,, ee aanncchhee ddii ppiiùù,, pprreeppaarraattoo ddaa ttaappppee cchhee hhaannnnoottooccccaattoo iill ccuuoorree ddeell mmoonnaacchheessiimmoo oocccciiddeennttaallee ee llee oorrmmee ddii ssaannttii tteessttiimmoonnii..

a mattina è grigia, in Valle d’Aosta,le nubi sono basse e piovigginose ecosì non c’è esitazione a concedersiqualche pisolino, a saldo della leva-

taccia, mentre il pullman viaggia tranquillo ver-so la Francia e Mario l’autista ha guanto di vel-luto sul volante.E’ domenica 5 ottobre, in poco meno di cin-quanta persone siamo partiti per il pellegrinag-gio parrocchiale che, attraverso varie tappe interra francese, ci porterà a Tours, dal nostro S.Martino. Il lungo budello del traforo del Biancosveglia definitivamente e fa zittire anche coloroche non confesserebbero mai che, sì, un certoqual “sgrisolino” allo stomaco c’è, quando siviaggia nel buio con milioni ditonnellate di roccia sopra il ca-po; ma l’uscita è una festa e i re-spiri liberatori raddoppiano, per-ché al di là delle Alpi c’è il solee il Bianco, con le sue cascate diseracchi a portata di occhi e dicuore, è la prima cattedrale checi saluta, quasi logo delle tantecattedrali e abbazie che vedre-mo.Vedremo? Mi correggo subito,ricordando quello che ci ha det-to don Leone nella riunione pre-paratoria: non si va a vedere, maa incontrare, che è qualcosa dipiù intenso, di più coinvolgente;e allora scomodiamo anche

Proust, che non era monsignore ma un insospet-tabile laico: “il vero viaggio è quello dell’ani-ma”, scriveva.“Ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai no-stri occhi”, ci viene da sussurrare con il salmo;e dopo non molte ore, scendendo verso le dolciondulazioni della Borgogna, ci troviamo a Cluny,cuore del monachesimo occidentale.

CLUNY E TAIZE’

Dopo la “lectio magistralis” di Daniele Roc-chetti su Cluny, prima della partenza, pensava-mo di saperne qualcosa; ma qui le pietre, anchequelle ricollocate dopo la dispersione del tempo,

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PELLEGRINAGGIO DI FE

DE E DI STORIA

hanno una loro salmodia che impone il silenzioe l’ascolto.Del X e poi del XIII secolo, l’abbazia di Clunyci offre resti molto mutilati, ma ricomposti nel-l’originario complesso grandioso che sbalordi-sce. Di origine benedettina (S. Benedetto fra ilV e il VI sec. d.C. fu il grande unificatore delmonachesimo occidentale), Cluny, nel cuoredella Francia, era stata il grido di riscossa del-le abbazie dalla soggezione ai feudatari. Obbe-diente solo al Papa e di fatto quasi autonoma,era diventata cuore di un

nucleo abitato importante ecentro propulsore di circatremila abbazie o priorati,sottratti alla servitù feudale.I monaci cluniacensi, attor-niati da numerosissimi con-versi che facevano lavorare,si dedicarono sempre piùalla bellezza delle celebra-zioni liturgiche; finché ilgrande riformatore S. Ber-nardo, rimproverando l’ec-cessivo culto della bellez-za che distoglie da Dio, vera bellezza, riportò imonaci all’essenzialità e al lavoro. Questa, conla fede e la cultura, fu la vera opera di promo-zione sociale e culturale, di portata senza ugua-li, che il monachesimo medioevale regalò allanascente Europa. Un profeta, San Bernardo. Egli splendidi profeti dei capitelli di Cluny spa-lancano ancora le loro bocche di pietra a grida-re il primato di Dio e la passione per l’uomo.Nella vicina Taizé, minuscolo villaggio poco di-stante, ritroviamo la profezia, pur in forme mol-to diverse. Perché la profezia è una linfa che,come una fonte sotterranea, corre nella storiadegli uomini; e quando lo Spirito di Dio vuolemanifestarla, trova qualcuno a cui fa solo cam-biare il saio o l’abito del tempo, non la voce e la

passione, la sapienza del cuore. Frère RogerSchutz, il fondatore di Taizé al termine della se-conda guerra mondiale, è stato certamente unprofeta del nostro tempo. Solo i profeti infattisanno presagire il grande nel piccolo e osare so-gni dai colori impossibili. Così lo sperduto e an-cor oggi piccolo villaggio della Borgogna, graziea Frère Roger e ad alcuni confratelli, è divenu-to luogo catalizzatore di una fede giovane e dal-la forte tensione ecumenica. A migliaia sono i

giovani che ogni anno quiaccorrono, affascinati dallaproposta di una preghieracomunitaria intensa, condi-visa con i fratelli di fede se-parati; da una ritrovata es-senzialità del vivere instrutture semplici e pove-re; dall’urgenza di porredomande e di intesseredialoghi, a cui la comunitàdi questi monaci offre ilsupporto dell’accoglienzae dell’ascolto. Anche noisiamo accolti; e incon-triamo Frère John, statu-

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nitense di origini italiane, che ci parla di questarealtà e della sua esperienza personale. Pocolontano, nel cimiterino attorno all’antica chiesa,Frère Roger, sotto la spoglia croce di legno del-la sua tomba, annuisce e conferma.

ROMANICO E GOTICOALFABETI DELLA FEDE

Il lunedì il sole fa gli straordinari per offrirci lostupore luminoso di due meravigliose abbazie.All’incontro ci ha già preparato con la nota bra-vura la nostra guida e accompagnatrice Rosella;ma il trovarci davanti a quelle pietre che ci par-

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“...e sarai servo di ogniuomo, servo per amo-re, sacerdote dell’u-

manità.” Con queste parole ci strin-

giamo nell’amicizia e nella fe-de a due giovani che nel cor-so di questo anno si prepara-no all’ordinazione sacerdota-le. Matteo Piazzalunga, origi-nario di Torre Boldone e Ste-fano Siquilberti che ha vissu-to con noi l’anno di 2a teolo-gia. Il cammino verso l’ordina-

zione si misura ora con latappa del diaconato (31 ot-tobre per Stefano e 7 dicem-bre per Matteo). Vale a direche per essere preti occorreprima diventare diaconi ov-vero servitori. La grandezzache Gesù propone di vivere èmisurata con il metro del ser-vizio, del “farsi servi” di Dio e dei fratelli. Essere servi significa “lavorare alle dipenden-

ze” di qualcuno, perciò credo che l’immagine chemeglio accompagna la figura del diacono è quel-la della “tuta da lavoro” rappresentata dalla dal-matica, la tunica che il diacono è chiamato a in-dossare durante le celebrazioni, una tuta che sia-mo chiamati a portare (mi ci metto anche io conMatteo e Stefano…) e a lasciare che si sporchiogni giorno nel vivere la fatica e l’estrema bel-lezza del “farci servi” come Gesù, nel metterci inascolto della volontà di Dio, nel rimboccarci lemaniche e nel darci da fare nella testimonianza

del Vangelo e della Carità cri-stiana.I loro passi proseguono ora

nella direzione dell’ordinazio-ne sacerdotale con la consape-volezza che essere diaconi nonsignifica vivere solo alcuni mesiin preparazione alla meta delsacerdozio ma essere stati resiservi di Dio e dei fratelli per tut-ta la vita.La nostra preghiera li ac-

compagni e la loro scelta siadi stimolo per i nostri ragazzie giovani perché mettano inconto che tra le tante stradeche portano alla felicità c’è an-che quella della vocazione sa-cerdotale.

Don Angelo

MMAATTTTEEOO EE SSTTEEFFAANNOO CCOONN LLAA ““TTUUTTAA DDAA LLAAVVOORROO””

Tra le tante proposte per ragazzi e gio-vani è ripartita anche quest’anno l’at-tività sportiva del GRUPPO CALCIO

ORATORIO. Un gruppo che si è ampliato erinnovato anche per la presenza di una nuo-va squadra che insieme a quelle già pre-senti fa crescere sia nei numeri che nellaqualità la passione per quello che è consi-derato lo “sport nazionale”.5 squadre che coinvolgono, tra giocatori

e responsabili, 95 persone. Gli allenamen-ti impegnano il corso serale della settimanae la partita raccoglie l’interesse e il tifo dichi il sabato pomeriggio o la domenica mat-tina si ritrova per sostenere le squadre chia-mate a giocarsi i punti classifica del cam-pionato.L’investimento dell’Oratorio nelle attività

sportive ha come primo risvolto quello edu-cativo per aiutare i ragazzi e i giovani aleggere lo sport come immagine della vita.Gioco di squadra, allenamenti, impegnocostante, fair play, vittorie e sconfitte, tatti-che e strategie messe in azione durante unapartita rappresentano il modo migliore pergiocare poi la partita della vita. E vincere!Sia in campo che nelle sfide quotidiane diciascuno. Vi attendiamo a bordo campo perché il

tifo fa parte degli ingredienti necessari perogni partita e il vostro sostegno allegro e vi-vace ci incoraggia a dare il meglio di noi!

GCO

A TUTTO CALCIO!

DON CARLO ANGELONI

A TUTTO CALCIO!

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DON CARLO ANGELONI

NEL MONDO… UNA CASA PER GESU’

La casa è il luogo per eccellenza dell’acco-glienza, dell’intimità, dei progetti di vita chel’uomo desidera e sogna. Casa che assume

dimensioni diverse nella misura in cui uno decidedi abitare non solo l’edifico in cui risiede ma luo-ghi, situazioni e tempi della vita. Dio in Gesù “met-te su casa” in mezzo agli uomini portando con séquella luce che “illumina ogni uomo”.Il Verbo di Dio che si fa carne “venne nel mon-

do” e continua oggi a venirci incontro in questomondo o meglio nei mondi in cui si cala la nostravita: il mondo della famiglia, degli amici, del la-voro, dello sport e persino nel mondo delle nostrefatiche e del nostro dolore. L’evangelista Giovanni ci racconta che in Gesù viene nel mondo la luce ve-ra… ma il mondo preferisce le tenebre alla luce… Luce che brilla, luce chenon è stata vinta anzi ha vin-to il buio della notte e della morte tanto da far risplendere nella notte del Natale una stella “portatricedi una grandissima gioia”.Tutti questi significati del vivere umano sono condensati nel percorso delle domeniche di Avvento in

cui saremo chiamati a fare del mondo la casa del Signore per lasciarlo abitare in quella casa che è ilnostro cuore. Come Maria e Giuseppe che diventando genitori di Gesù si rendono disponibili a faredella loro vita la casa, il mondo in cui Dio si fa prossimo ad ogni uomo.Dio che si fa bambino e che sceglie il mondo come casa perché ogni uomo trovi posto nel mondo di Dio.Ora qualcuno bussa… è tempo di rispondere e aprire la casa della propria vita al Signore che viene.Buon Avvento!

* S. Messa della domenica per le famiglie (ore 10,00) per adolescenti e giovani (ore 11,30)

* Catechesi del Buon Pastore e percorso di 1ª elementare da domenica 30 novembre (ore 9,45)

* Laboratori di Nataleda giovedì 27 novembre (16,30 - 18 in oratorio)

* Adorazione nella cappellina dell’oratorio:ogni giovedì dalle 15 alle 17,00

* Serata di animazione per adolescenti:sabato 13 dicembre - Film

* Scuola di preghiera per adolescenti e giovani: 19 dicembre* Gruppo giovani vicariale:domenica 21 dicembre a Ranica* Celebrazione della penitenza* Veglia di Natale e Messa di mezzanotte:24 dicembre

PER VIVERE L’AVVENTO:

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PELLEGRINAGGIO DI FE

DE E DI STORIA

lano, a fasi alterne, di solidità o di slancio, dimani laboriose dell’uomo o di fede tradotta conintelligenza nel misticismo di tante forme indi-menticabili, ci regala un supplemento di emo-zione che ciascuno vive con il suo filtro.Fontenay, abbazia cistercense fondata nel XIIsec. e poi segnata variamente dalla storia, rac-conta del culto per l’essenzialità promosso da S.Bernardo, attraverso la nudità romanica dellestrutture interne, dove la luce e la penombra sicontendono l’anima per portarla a Dio. Capitelliscolpiti sobriamente, affinché nulla distraggal’occhio dalla preghiera, nessuna decorazione,perfino nessuna reliquia: solo la statua di NostraSignora di Fontenay, con il suo Bimbo e il suodolce sorriso, svela che in mezzo a quel rigoredimora la gioia.Situata sulla sommità di una collina, la chiesaabbaziale di Vé-zelay sorge suuno dei quattro“cammini” ver-so Santiago diCompos te la .“Montjoie!”,monte dellagioia, escla-mavano i pel-legrini alla vi-sta delle suepietre bion-de; e all’in-terno la gioiatrovava – eancora trova – la spinta verso l’estasi,nella varietà degli alfabeti della fede e della bel-lezza. La navata romanica conduce alla lumino-sa verticalità del coro gotico, la luce tracciacammini di elevazione a Dio; i ritmi degli archie l’eloquenza dei capitelli, tutto richiama lagioia profonda di quel mattino di Pasqua, quan-do a Maria Maddalena, cui la chiesa è dedicata,si aprirono gli occhi e il cuore. “Rabbunì, mae-stro mio!”. Non si fatica ad essere d’accordo conDaniele, per il quale questa chiesa è la più bel-la di Francia.E poi, il giorno seguente, ci troviamo davanti allacattedrale di Chartres. Pausa profonda nelle pa-role, respiro più lungo. Perché Chartres, ancheper chi la rivede, è una cattedrale da urlo, con unodei due campanili lanciato come una freccia a faralzare a tutti lo sguardo verso il cielo. Non è il ca-so di lasciarsi ingannare dalla sobrietà della fac-ciata, con le sue eleganti linee gotiche che rim-proverano al rosone la nostalgia per il romanico.Dentro, non è così. Dentro è come un gorgo che tiavvolge, fatto di luce, di colori, di linee, di deco-

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razioni, di simboli; e se contempli le meraviglio-se vetrate e il paradisiaco rosone, il blu di Char-tres ti dipinge nell’anima le storie di Cristo e diMaria e insieme le storie degli uomini; e tu ti sen-ti di casa nella dorata Gerusalemme come nellasemplice bottega del falegname, perché pietre evetri ti parlano attraverso le fatiche e il genio del-l’uomo, che la storia raccoglie perché una gene-razione le trasmetta all’altra. Davvero, ha dettoRosella, visitando stiamo ridando vita alle pietree alle persone che lì sono passate. Come si dice-va all’inizio, incontriamo.

VERSO L’OCEANO

Ci incontriamo anche fra noi. Le quotidiane tappedi trasferimento, in particolare, sono il salotto del-la nostra casa viaggiante. Quella dove si prega con

le parole dei Salmi, si medi-ta attraversole riflessionidi don Leone;quella doveun caffè con-diviso e gentil-mente servitorallegra e il“questions ti-me” libera do-mande che al-trove magari èmeno sempliceporre. E allora sicomprende il se-greto di un buon

pellegrinaggio: il procedere “insieme”, perché in-sieme, se è una scelta, tutto si moltiplica, si ap-profondisce, e a un capitello puoi attaccare anchelo stupore per la riflessione della tua vicina delmomento, che senza saperlo ti rivela le cattedralinascoste nell’animo umano.A Lisieux, dove il mercoledì mattina viviamola messa con un gruppo di giovani di colore enel francese dei sacerdoti celebranti, la fede sispalanca sul mondo. Ma è la piccola grandeTeresa a sussurrarlo e a raccomandarlo, lei cheriposa lì vicina nella sua urna di cristallo e conla sua “storia di un’anima” ha insegnato cheun piccolo chiostro può diventare cattedraleper tutto il mondo.Lasciamo pian piano i verdi pascoli della Borgo-gna, le basse, ordinate casette, le mucche flem-matiche onnipresenti, per inerpicarci verso l’o-ceano: terre più magre e vento che qui ha la suaresidenza preferenziale. La baia di Arromanchesci accoglie giusto settant’anni dopo il risolutivo

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PELLEGRINAGGIO DI FE

DE E DI STORIA

sbarco in Normandia della seconda guerra mon-diale, dove americani e inglesi contesero il suoloai tedeschi occupanti e ogni corpo caduto diven-ne cippo ideale sulla strada della libertà. I relittidegli zatteroni di sbarco, mai rimossi dal mare emassaggiati dalle maree, raccontano sempre le lo-ro storie di guerra e di speranza; e un reduce deltempo, di novantadue anni, incontrato lì per rarafortuna, testimonia che, sì, quella lotta incredibi-le di bene e di male è tutta vera; così come ci con-fermerà poco dopo il silenzio sacro del cimiteromilitare americano di OmahaBeach, con lequasi diecimilacroci bianchetutte rivolte versola patria oltreo-ceano. La pre-ghiera emozionatache facciamo inmezzo ad esse, congli occhi perdutinell’azzurro delcielo, ci dice che èlì lo sbarco sicuro edefinitivo di queicaduti.Mont-Saint-Michel èun sogno sull’acqua. Quel-l’abbazia benedettina delsec. XI, con la sua sagoma acuspide emergente dall’o-ceano, con le sue pietre im-passibili all’alzarsi e al-l’abbassarsi delle grandio-se maree quotidiane (e cheanche i nostri piedi scalziper alcuni metri devonoconoscere, se vogliamoraggiungerla!), parla disolidità, di bellezza dellafede qui protetta dal suo custode, l’ArcangeloS. Michele. Da alcuni anni essa è abitata dai mo-naci della Fraternità di Gerusalemme, con i qua-li celebriamo nell’essenziale chiesa sulla sommitàdel complesso, e il coro delle giovani monache favibrare di armonia celeste anche le pietre secola-ri. Questi monaci – comunità mista costituitasi dapochi decenni – cercano il deserto nelle città, neiluoghi frequentati dall’uomo: che è la loro catte-drale.

IL CUORE DEL VIAGGIO

Don Leone, nel trasferimento verso Tours, ri-chiamando la loro spiritualità dice che anchenoi siamo una specie di monastero viaggiante;

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monaci chiamati a prendersi cura del mondo,ognuno nel proprio ambito. Sono le parole for-ti della consegna, i “souvenir” più importan-ti del nostro bagaglio.Ne facciamo motivo di preghiera nella Basilicadi S. Martino a Tours, cuore del nostro pellegri-nare. Giù nel silenzio della cripta, attorno al-l’urna con i resti del nostro Patrono, diventiamomonastero anche noi, sublimato nell’Eucare-stia. Martino, vescovo per molti anni a Tours, ma

sempre monaco nelcuore, ci dà voce incapitolo.E così possiamoparlargli della no-stra comunità edel nostro paese,ricordare tutti echiedere larghebenedizioni per-ché i nostri gesti,il nostro cuore eil r i torno allaquotidianità sia-no carichi dellacarità operosa e

del silenzio contempla-tivo che hannocontraddistinto lasua vita. Per contri-buire ad un tessutosociale intrecciatodi buone relazioni,ognuno per la suaparte. Al terminedella s. messa vienea portarci il suo salu-to e quello del vesco-vo di Tours il vicariogenerale della dioce-si, con un gesto squi-sito e cordiale.Di carità ci parla l’ul-

timo giorno Beaune, con il suo magnificoospedale del XV secolo, geniale struttura deitempi, testimonianza dell’attenzione con cui icristiani, la storia lo dice, si sono sempre pre-si cura dei più sofferenti e poveri.Con un saluto, a ritroso nel tempo, all’abbazia diS. Filiberto a Tournus, del VI secolo, chiudiamol’anello del nostro andare per monasteri e catte-drali. Pietre, vetri, paesaggi, incontri ci ruotanodentro, così come tante significative parole rac-colte; saremo capaci di parlarne nel vivere? Dielaborare e di trasmettere? Eh, pòta, s-cecc, di-rebbe Adriana.

Anna Zenoni

COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 169 - NOVEMBRE 2014

suo legame con la comunità e il suo impegno per lemissioni.

� Nel tempo che precede la memoria dei Santi e deiDefunti si offrono alcune opportunità per una celebra-zione comunitaria della Penitenza con i ragazzi, gliadolescenti e i giovani e per la celebrazione persona-le con gli adulti. Lunedì 27 danno bella e numerosa te-stimonianza coloro che partecipano al percorso for-mativo settimanale in oratorio.

� La sera di mercoledì 29 si tiene lʼincontro dellʼambi-to Caritas con i vari gruppi che ne fanno parte. Unosguardo al cammino dei primi mesi dellʼanno pastora-le, al recente Convegno vicariale e alle vicine feste dis. Martino, allʼinsegna della solidarietà.

� In una solenne liturgia la sera di venerdì 31 il Ve-scovo chiama al sacramento dellʼOrdine nel grado delDiaconato cinque seminaristi, tra i quali Stefano Si-quilberti, nipote della nostra suor Luisa, che è stato tranoi per un anno nel fine settimana. Accompagnamocon la preghiera e lʼaugurio.

NOVEMBRE

� Nel giorno dei santi, sabato 1, alziamo lo sguardoalla città del cielo, per raccogliere la bella testimonian-za di tante persone che, nelle varie vocazioni, hannovissuto con fedeltà il Vangelo e che la Chiesa proponecome intercessori ed esempi di vita. Nel pomeriggio inostri passi volgono processionalmente al cimitero perla preghiera di suffragio, nella memoria dei nostri carie di tutti i defunti.

� La domenica 2, memoria di tutti i defunti, riflettiamosulla chiamata alla vita eterna e alla risurrezione al se-guito e con la forza di Gesù Risorto. La sera ricordia-mo, nome per nome, coloro che ci hanno lasciato perlʼeternità in questo ultimo anno. Nello spirito della ʻco-munione dei santiʼ.

� Inizia lunedì 3 la serie di incontri proposti dalle Aclinel nostro auditorium. Un percorso dentro la storia a ri-visitare alcuni volti di persone che hanno segnato inmodo forte e profetico il cammino dellʼumanità e la sto-ria della chiesa. La Sala Gamma sempre gremita conrelatori allʼaltezza del compito.

� Nella tarda sera di lunedì 3 muore Lussana Pietrodi anni 82. Nato a Cenate dʼArgon abitava in via s. Mar-gherita 23. Appassionato del suo lavoro di falegnamee del bel canto aveva anche fondato e seguito la se-zione Atletica della Polisportiva. Molte persone hannopregato per lui nella liturgia di suffragio.

� Giovedì 6 muore Colombi Luigia detta Rina vedo-va Ravasio di anni 90. Originaria di Treviolo abitava invia Piemonte 47. Abbiamo pregato in tanti per lei. Co-sì come abbiamo ricordato in comunità Bitetti Salva-tore di anni 90 morto venerdì 31 a Bergamo, dove si è

segue da pag. 10

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tenuta anche la liturgia di suffragio. Abitava in via Mar-tinella 67.

� Si riunisce mercoledì 5 lʼambito Missione con i va-ri gruppi che lo compongono. Occasione per una veri-fica dellʼintenso ottobre missionario, per uno scorrerenel ricordo dei volti dei nostri missionari, per ascoltarela testimonianza sulle varie iniziative del periodo, inparticolare di coloro che hanno vissuto il pellegrinag-gio di solidarietà in Bosnia.

� Con domenica 9 ci addentriamo nei giorni di festa inonore del patrono, iniziando da s. Martino vecchio conuna giornata di varie e intense iniziative. In settimanavi sono proposte di collaudata tradizione ormai, altre difresca fantasia. Sempre decisiva la collaborazione delGruppo della chiesetta di s. Martino, dellʼAssociazioneAmici del cuore, del Gruppo Alpini, di tutti i gruppi e leassociazioni di volontariato della parrocchia e del ter-ritorio. Se ne parlerà in modo diffuso nel dossier delprossimo numero del Notiziario.

� Nel giorno della festa liturgica di s. Martino, mar-tedì 11, partecipano alla solenne s. messa tanti sacer-doti nativi o che vi hanno esercitato il ministero. A pre-siedere viene chiamato don Tarcisio Cornolti che ricor-da 50 anni di sacerdozio e che di recente è tornato avivere al suo paese, concluso il servizio a Telgate.

NEL TACCUINOIl grazie di questo mese va a tutti coloro che di

persona o con il bollettino di conto corrente o conbonifico bancario hanno rinnovato lʼadesione alNotiziario. E che hanno colto lʼoccasione ancheper un aiuto alla parrocchia per le sue ordinarie estraordinarie necessità. Come anche a chi la so-stiene nelle sue opere di carità e solidarietà, co-me il progetto ʻfamiglia adotta famigliaʼ. NellaGiornata missionaria sono stati raccolti allʼofferto-rio delle messe euro 2.507.

Dobbiamo gratitudine allʼAssociazione Amicidel cuore che ha offerto ben 11.000 euro al

nostro Centro ̒ ... ti ascoltoʼ, per le sue svariate ini-ziative di sostegno a persone e famiglie. Comeanche al Circolo don L. Sturzo per il contributo perla stampa del fascicolo sulla chiesa, donato a tut-ti gli abbonati al Notiziario.

Questʼanno in occasione della festa patronalesi è pensato di tener viva lʼiniziativa di un mi-

croprogetto solidale sostenendo i missionari Sa-veriani in Congo in unʼopera a favore di ragazzie giovani studenti. Tavoli e panche il nome delprogetto, per attrezzare appunto un luogo di in-contro e di accoglienza. Vi terremo aggiornati sulrisultato.

l Sinodo è un'i-stituzione dellaChiesa cattoli-ca, ove Vescovi

e Cardinali, scelti secondo ilcriterio della rappresentanza,si riuniscono per esaminareargomenti relativi alla fede.Il termine deriva dal grecosynodos, (syn = insieme,odòs = cammino), dal ches’intuisce che è una Istituzio-ne avente lo scopo di aiutareil Pontefice a prendere deci-sioni su questioni importanti. Istituito nel 1965 daPapa Paolo VI, ora dichiarato Beato, è sotto la diret-ta autorità del Santo Padre che lo convoca quando loritiene necessario. Come ha fatto quest’anno PapaFrancesco per rivisitare e riproporre le valenze delmatrimonio e della famiglia nella visione cristiana del-la vita e per vagliare alcune questioni relative alle co-siddette “forme imperfette” della famiglia (convivenzeprematrimoniali e divorzi), e decidere quale deve esse-re in merito l’atteggiamento della Chiesa, onde “coo-perare al progetto d’amore” di Dio.

Riguardo alla delicata questione delle coppie difatto, secondo il Card. Erdö, relatore generale del Si-nodo, è necessario un atteggiamento di accoglienzain quanto – ha detto – “la convivenza è spesso sceltaa causa della mentalità ge-nerale, contraria alle isti-tuzioni e agli impegni de-finitivi, ma anche per l'at-tesa di una sicurezza esi-stenziale, come il lavoro eil salario fisso… perchésposarsi è un lusso, cosic-ché la miseria materialespinge a vivere in unionidi fatto”.Da qui la discussione,

tra favorevoli e contrari. Iprimi, ritenendo necessa-

rio passare da una “difesa deivalori” alla speranza fondatasul “piano di Dio”, si sonodichiarati propensi ad unamaggiore apertura nei paesiove sono in calo matrimoni ebattesimi, a condizione chel'accesso alla Comunione sia“preceduto da un camminopenitenziale… e da un impe-gno chiaro in favore dei fi-gli”. Si tratterebbe, quindi, di“un discernimento attuatocaso per caso”. Da applicare

anche nei confronti dei divorziati, specialmente se ri-sposati, che bisogna “accogliere e accompagnarecon pazienza e delicatezza”, riconoscendo loro lapossibilità di accedere alla Comunione, perché “nonè il sacramento dei perfetti, ma di coloro che sono incammino”.In altre parole, alcuni Padri sinodali si dichiarano

favorevoli a regole pastorali nuove, impostate su“ascolto, dialogo e vicinanza alle coppie in diffi-coltà”, da estendere pure nei confronti degli omoses-suali che, secondo Papa Francesco, hanno “doti equalità da offrire alla comunità cristiana”, in quantoi talenti prescindono dall'orientamento sessuale, co-me dimostrato da un’infinità di artisti, scrittori, teo-logi, musicisti e uomini politici. Questo ha spinto il

Card. Erdö a chiedere se“per carità spirituale, sia-mo in grado di accoglierequeste persone, garanten-do loro uno spazio di fra-ternità nelle nostre comu-nità”, pur riconoscendoche non può esserci equi-parazione tra matrimonioe altre forme di unione.Proposta non accolta dachi ritiene necessario “es-sere esigenti per celebrareil matrimonio in chiesa”,

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MATRIMONIO E FAMIGLIA AL CENTROIL PRIMO TEMPO DEL SINODO

Tra valori essenziali da accogliere, annunciare e testimoniare alla luce del progetto di Dio sul matri-monio e sulla famiglia e scelte pastorali che sollecitano attenzione alle persone, alle situazioni relazio-nali concrete con sguardo accogliente e misericordioso. Terminato il Sinodo sulla famiglia la riflessio-ne torna nelle diocesi. Ci si rivedrà fra un anno. Per continuare un dialogo franco e, dalle vedute a vol-te divergenti, ma sempre nella ricerca del bene e nel rispetto vicendevole.

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sacramento che necessita di unaformazione dei futuri sposi, perfar loro comprendere che esso“non è solo un punto di arrivo, maun cammino verso una meta piùalta, una strada di crescita perso-nale e in coppia”. Per cui vanno ri-spettate le regole fondamentali:indissolubilità e apertura alla vita,cioè alla procreazione, quindi al-l’unione di un uomo con una don-na. A sostegno delle quali il Card.australiano George Pell ha ricor-dato che “molti volevano che Ge-sù fosse più morbido nei confron-ti del divorzio. Non lo è stato”, adimostrazione che esiste un fon-damento teologico che proibiscealla Chiesa di accettare modifiche, in quanto parlan-do “solo di misericordia si rischia di smarrire il sen-so del peccato”. Questione già affrontata da Bene-detto XVI sul finire del suo pontificato. E’ stato un dibattito aperto – non c’è da meravi-

gliarsi più di tanto dato che anche gli Apostoli Pietroe Paolo discutevano – il quale finora non ha portatoa delle soluzioni. Infatti, questi temi controversi nonhanno ottenuto la maggioranza dei due terzi, neces-saria per essere accolti ed approvati: l'ipotesi dei sa-cramenti ai divorziati risposati, e a certe condizioni,ha ottenuto 74 no e 104 sì; a favore delle coppie gayda accogliere “con rispetto e delicatezza” si sono re-gistrati 118 voti favorevoli, 62 contrari. Non una boc-

ciatura, quindi, ma una frenata. Papa Bergoglio hachiesto la pubblicazione delle discussioni e del risul-tato finale, nonché invitato i sinodali a resistere alla“tentazione dell'irrigidimento ostile… e a non la-sciarsi sorprendere da Dio”.Il Sinodo sul tema “La vocazione e la missione

della famiglia nella Chiesa nel mondo contempora-neo”, riprenderà nel 2015 e si terrà dal 4 al 25 otto-bre. Forse non ci sarà una vera rivoluzione, in meri-to, ma la dottrina ecclesiale probabilmente cambierà.Per adattare le vie e i metodi alle necessità dei nostrigiorni.

Egidio Todeschinicappellano degli emigranti e giornalista

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l diaconato è il primo grado del sacra-mento dellʼOrdine. Momento decisivodella vocazione, che porterà Matteo ad

essere consacrato prete tra non molti mesi nel-la diocesi di Fidenza.

� Domenica 7 dicembre alle ore 17 nel Duomodi Fidenza il vescovo Carlo Mazza presie-derà la solenne liturgia per lʼordinazione dia-conale.

� Lunedì 8 dicembre, festa dellʼImmacolata, ildiacono don Matteo parteciperà nella nostraparrocchia alle sante Messe delle ore 10 e18,30.

� Eʼ disponibile un pulman per tutti coloro cheintendono recarsi a Fidenza. Ci si iscrive insagrestia o in ufficio parrocchiale. La parten-za è fissata per le ore 14 in via s. Margherita.

IMATTEO PIAZZALUNGA, DIACONO

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ATTORNO AL PRESEPE

LA LIBRERIA CONSIGLIA

� a cura di Rodolfo De Bona

Antonio Bertazzo VERSO IL NATALESENZA STRESS Ed. Messaggero PadovaEuro 8,00Questo agile l ibrettocontiene per ognuno deigiorni dal 1° al 25 di-cembre brevi meditazio-ni in preparazione al Na-tale sia dellʼautore, fran-cescano conventualedocente di psicologia

generale e della religione presso la facoltàteologica del Triveneto di Padova, sia di di-versi personaggi quali Papa Francesco, Ma-dre Teresa di Calcutta, San Francesco, Toni-no Bello, Alda Merini, Etty Hillesum ed altri.Aiutano a ritrovare lʼinteriorità ed a prepararsiallʼincontro con il Cristo che nasce.

Angelo Comastri, cardinaleLA NASCITA DI GESUʼLa luce tra le tenebreSan PaoloEuro 2,90“LʼInfinito ci ama: questa èla grande gioia del Natale.Ci ama al punto tale che hamandato il suo Figlio inquesta storia diventata infi-da e inospitale. No, Dio nonha avuto paura: ha gettatoil Figlio in mezzo a noi chenon siamo più figli… perché

ci ama, perché vuole ridarci il cuore dei figli.”Piccolo libro di grande bellezza, che abbiamoletto e meditato attentamente.

Infine ricordiamo che la bacheca in fondo alla chiesa, che cura la diffusione di alcune riviste,offre tra gli altri anche questi libri: a) la Bibbia completa nellʼultima versione ad Euro 9,90; b) ilvolume + DVD su Paolo VI intitolati “Il primo papa che incontrò il mondo” ad Euro 12,90; c) laserie dei seguenti libri in formato tascabile: 1° Il credo; 2° I sette sacramenti; 3° I dieci co-mandamenti; 4° La preghiera; 5° Questa è la nostra fede, ad Euro 3,50 cadauno. Li suggeria-mo a tutti.

Charlotte GrosseteteNATALEUna storia meravigliosaPaolineEuro 13,00Questo libro con-t iene la stor iadel la nascita edel l ʼ infanzia diGesù raccontataai piccoli con pa-

role semplici ed illustrata in modo gradevoleda Madeleine Brunelet. Il fidanzamento diMaria con Giuseppe, lʼAnnuncio a Maria, lasua visita alla cugina Elisabetta, il Magnifi-cat, il sogno di Giuseppe, il censimento, il ri-fugio in una stalla, la nascita di Gesù, i pa-stori, i Magi e i loro doni, la fuga in Egitto, lʼin-fanzia del Salvatore.

Bethan James - Angela JolliffeIL NATALEGioca e imparaEDBEuro 9,90Anche questo testo èdestinato ai piccoli. Ba-sta che essi leggano ledomande, osservino idisegni e provino a ri-spondere. Poi posso-no far scorrere le fine-strelle, leggere quello

che cʼè scritto e scoprire la storia del primoNatale e del bambino Gesù nato a Betlemme,presentata in modo realmente originale, sem-plice e istruttivo.

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u, nutrice, raccontamela ancora, questastoria. Non mi stancherei mai di ascol-tarla. Ieri ho compiuto dodici anni – lafanciulla solleva compiaciuta il capodalle ginocchia della donna, che la sta

accarezzando – sono ormai adulta e voglio sapere be-ne i fatti che mi riguardano. Sai che la mia famigliaadesso sei tu – continua sommessa – da quando miamadre è mancata un anno fa e mio padre è lontano, peri suoi affari”. “Parlare di tua madre mi procura gioia e insieme do-

lore, Leah. La conoscevo da quando aveva poco piùdella tua età e lei, sposa felice, mi aveva accolto nellasua casa perché mi occupassi del bimbo che sarebbenato. Ma il piccolo non vide mai la luce; anzi, quellagravidanza finita male aveva la-sciato a tua madre un flusso di san-gue che non si arrestava. Tuo padrel’aveva portata da guaritori di ognispecie: erbe, impiastri, pozioni,impacchi, nulla si era rivelato effi-cace, neppure il balsamo di Gilead,ricercato e molto costoso. Se laborsa in tal modo si assottigliava,anche tua madre non era da meno:ogni giorno più magra, più pallidae con due occhiaie del colore dellenubi, quando viene la tempesta. Ilguaio è che anche il carattere cam-biava: da riservata che era, era di-venuta chiusa, taciturna; la ragazzaserena si era trasformata in unadonna triste, spenta. Evitava il piùpossibile di uscire, perché non reg-geva all’umiliazione di vedersiscansare da molti, soprattutto uo-mini: il sangue perduto, tu lo sai,secondo la nostra legge mosaica larendeva impura e l’uomo che l’avesse anche solo ca-sualmente sfiorata si sarebbe a sua volta contaminato.La notte si tormentava al pensiero di possibili colpe daespiare che, dalla sua famiglia, potevano essere rica-dute su di lei; di giorno evitava cognate e cugine, chele avrebbero rinfacciato l’incapacità a generare. Unavolta si era recata dalla nostra Galilea fino al tempio diGerusalemme, con grosse offerte per i sacrifici ritualidi espiazione: ma l’Altissimo con lei sembrava muto.Era disperata; e suo marito, per gli affari, faceva ormaiassenze sempre più lunghe. Cosa fai, Leah, piangi? Nocara, rasserenati, adesso la storia cambia del tutto.

Dopo dodici anni di questa vita infelice, un giorno, dauna delle sue rare uscite, tornò a casa con gli occhi inso-litamente vivi: mi disse che, sulla piazza, aveva uditoparlare il profeta di Nazareth. “Venite a me, voi tutti chesiete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò …”. Quellafrase, mi disse, l’aveva folgorata: non si sentiva più ter-ribilmente sola, aveva recuperato la speranza, pozioni ebalsamo di Gilead non le interessavano più, voleva sol-tanto rivedere quell’uomo. Solo lui – lo sentiva, lo avevacapito – poteva donarle quello che né guaritori né medi-cine sarebbero mai riusciti a procurarle: la gioia di esse-re accettata, il conforto della comprensione, la dignitàdel non essere esclusa e, se l’Onnipotente lo voleva, lasalute. La seguii di nascosto, dopo pochi giorni, quandouna mattina uscì presto di casa: il profeta, aveva sentito

dire, sarebbe tornato su quella piaz-za. La vidi, avvolta in un lungo velo,confondersi tra la folla che attornia-va il rabbì; e poi, quando gli fu allespalle, chinarsi furtivamente quasiad accarezzare un lembo del suomantello. “Chi mi ha toccato il man-tello?” La voce del rabbì aveva fattotacere di colpo le altre. Tua madre,impaurita e tremante, gli si gettò aipiedi, gli spiegò perché era lì e poidisse qualcosa che riempì tutti distupore: il flusso di sangue si erafermato. Ma il rabbì già lo sapeva:“Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’in pace e sii guarita dal tuo male”.Strane quelle parole. L’aveva chia-mata con un nome carico di amore,di libertà, di dignità: l’aveva chia-mata figlia, davanti a tutti. E avevaparlato di fede, non di medicine.Tua madre aveva capito certamente,più di noi, il significato profondo di

quelle parole; e così ha sempre seguito gli insegnamentidi quel profeta e, quando poi sei nata tu, riportando lagioia in questa casa, ha invocato su di te la sua benedi-zione. Anche se lui era ormai lontano, a Gerusalemme”.“Ed è ancora lì, nutrice?”. “Questa è un’altra storia,Leah”, risponde con un sospiro la nutrice, “te la raccon-terò un’altra volta; adesso andiamo a prepararci per lacena, perché tuo padre stasera torna a casa e ti vuolvedere serena, ora che sei tu la luce dei suoi occhi.”

Vangeli di riferimento: Mc 5, 25-34; Mt 9, 20-22; Lc 8, 43-48; Mt 11, 28-30

“S

� di Anna Zenoni

CHI MI HA TOCCATO?

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egli ultimi otto anni più di cento cop-pie hanno frequentato il percorso inpreparazione al matrimonio cheoffre la nostra parrocchia, coppie

non solo di Torre ma anche di altri paesi.Da tempo la Chiesa propone questa inizia-

tiva e ne ritiene necessaria la frequenza per di-sporsi a celebrare conconsapevolezza il Sa-cramento. Probabilmen-te alcune coppie un tem-po si iscrivevano per as-solvere un obbligo, og-gi il questionario anoni-mo di gradimento di fi-ne corso parla un lin-guaggio diverso: “E’una grande opportunitàe ci è stata molto utile”.“Anche se non fosse ob-bligatorio è utile parte-cipare e inviterei anchechi ha solo un’idea ini-ziale di vita in coppia a frequentarlo”. “Anchetra noi due, chi era più titubante ha maturato,grazie al corso, maggior consapevolezza ri-guardo al dono del matrimonio”. “E’ stato tut-to molto interessante, per niente noioso, moltocoinvolgente e lo rifaremmo senza ripensa-menti!”.Il nostro percorso prevede dieci incontri se-

rali e mezza giornata conclusiva di ritiro. Lagran parte delle coppie afferma che sarebbeauspicabile avere anche più tempo per unarestituzione personale dopo le parole dei rela-tori. Qualcuno ha espresso il desiderio di mag-gior tempo per un incontro diretto ed esclusivotra la coppia di fidanzati con una delle coppieaccompagnatrici. Queste ultime, con don Leo-

ne, approntano ed ogni anno rivedono le tap-pe del percorso affinché sia efficace ed ade-guato alla realtà che cambia. Esse accolgonoi fidanzati e si mettono in gioco nel portare lapropria esperienza di coppia e di famiglia (c’èchi è sposato da pochi anni e chi ha già su-perato il 30° di nozze).

I relatori sia laici chepreti stimolano i presen-ti alla riflessione e aldialogo e li coinvolgo-no su molti e vari temi,anche quelli più concre-ti che mettono le coppied’oggi a dura prova.Con l’aumento delle

coppie di conviventi tragli iscritti viene partico-larmente apprezzato ecercato l’approfondi-mento sulle differenzetra il matrimonio cele-brato nella Chiesa co-

me sacramento e le altri forme di unione.Numerosi i fidanzati che dicono di aver ri-

scoperto il senso cristiano della vita e della fa-miglia lungo il percorso, dopo anni di lonta-nanza dalla Chiesa. Non mancano momenti conviviali che facili-

tano la conoscenza tra coppie e un contattopiù personale e significativo, al punto che qua-si tutti desiderano potersi rivedere come grup-po e con gli accompagnatori per affrontare ar-gomenti attinenti la famiglia, la fede e la vitadella comunità. Quasi un presentimento: camminare da soli

è sempre più difficile e rischioso.

Betta e Alberto

NOTA BENEMMEEGGLLIIOO PPRREESSTTOO CCHHEE TTAARRDDII

N

Lo chiamavano ‘corso’: dal tono un po' troppo aziendale o scolastico. Poi lo hanno chia-mato ‘percorso’: già meglio, si innesta l'idea di un cammino più che di una serie di confe-renze. E oltretutto fatto in buona compagnia. Ora si precisa: ‘percorso verso il matrimonioe... anche più in là’. Perfetto: è chiaro che la celebrazione non è l'atto finale, ma quello ini-ziale. Di una scelta tutt'altro che formale. Alla proposta, che prenderà il via giovedì 15 gen-naio, si dà l’ adesione in ufficio parrocchiale entro Natale.

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UNA MOSTRA PER NON DIMENTICARE NUOVI CAMPI DI BOCCE

PENSIONATI E NON SOLO

Dal 10 al 12 ottobre presso il Salonedel Centro S. Margherita si è tenuta

una Mostra fotografica dal titolo “IstriaFiume Dalmazia”, presentata dallaAssociazione Venezia Giulia Dalmazia.

Questa Associazione, fondata nel1947, è la maggiore rappresentante sulterritorio nazionale degli italiani caccia-ti dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmaziaal termine della seconda guerra mon-diale sotto la spinta della pulizia etnicadelle milizie jugoslave. Un esodo di350.000 persone di ogni ceto sociale ela morte violenta di migliaia di innocenti nelle foibe. A 60 anni da quegli eventi, gli Esuli istriani, fiumani edalmati e i loro figli in tutta Italia collaborano e si confrontano per far conoscere quella pagina di storia ita-liana negata per decenni per motivi di politica internazionale. Ora una legge ha istituito il Giorno del Ricor-do che ogni 10 febbraio riporta sotto i riflettori quei dolorosi eventi ma nel contempo anche i valori di iden-tità nazionale, in una fiduciosa prospettiva per il futuro.

a cura di don Angelo F., Alberta D. e Renato T.

Nel pomeriggio di lunedì 20 ottobre il Sindacato deipensionati FNP-CISL della sezione di Torre Bol-

done ha promosso un incontro aperto a tutta la popo-lazione sul tema “Le malattie dellʼocchio nellʼanziano”,in collaborazione con lʼAssociazione amici dellʼoculi-stica dellʼospedale di Seriate. Un bel gruppo di perso-ne ha seguito lʼincontro nella sala parrocchiale delcentro S. Margherita, con grande attenzione e parte-cipazione, raccogliendo preziose notizie e consigli daimedici presenti, il primario dellʼoculistica dott. Mauri-zio Cattozzo e il dott. Ticali Isidoro.

Incontro della Famiglia dei Carlocc

Momoria dei defunti al cimitero

Lunedì 13 ottobre ha avuto luogo nel boc-ciodromo una breve cerimonia di inau-

gurazione dei nuovi campi. La ristruttura-zione si era resa necessaria perché lʼim-pianto rischiava di essere inagibile.

Dopo la presentazione dellʼopera e gli in-terventi del Sindaco Claudio Sessa e delpresidente dellʼAssociazione San MartinoAngelo Bonomi, gli intervenuti hanno assi-stito al taglio del nastro ed al lancio simbo-lico di alcune bocce sui campi.

SOLIDARIETÀ CON GLI AMICI DEL CUORETRACCE DI SPERANZA PER LʼOGGI

Anche questʼanno le ACLI di Bergamo han-no proposto il percorso “Molte fedi sotto lo

stesso cielo” sul tema “Non abbiate paura!Tracce di speranza per lʼuomo di oggi”.

Molte sono le difficoltà e le paure del nostrotempo. Tempo di fatiche, tempo di precarietà,tempo di rinuncia. Tempo di perdita di dirittiche si davano per acquisiti. Tempo di indivi-dualismi e di mancanza di rete sociali. Tempodi perdita di lavoro. Tempo in cui si ha lʼim-pressione di essere tornati indietro e in cui cisi interroga su come ricostruire un Paese sfi-duciato, impaurito, che non riesce ad intrave-dere orizzonti di cambiamento e segnali di ri-presa. Con il rischio di vedere soffocati, inve-ce che sostenuti, i sogni dei più giovani.

Per questo è stato preparato un calendariodi incontri ricco di iniziative volto a presenta-re volti, persone e avvenimenti che alimen-tano la speranza e fanno crescere il bene.

Ospitati dalla parrocchia nel nostro audi-torium, si tengono gli incontri dei “Testimonidella storia: volti e voci del novecento”, unacarrellata di personaggi straordinari dellanostra storia recente.

Sul calendario parrocchiale sono già evi-denziati gli appuntamenti del lunedì sera. Perulteriori notizie si può visitare il sitowww.moltefedisottolostessocielo.it

Serata della Solidarietà lo scorso 25 ottobre, acura dellʼAssociazione “Amici del Cuore”, pres-

so lʼauditorium parrocchiale Sala Gamma. Nellʼoc-casione è stato presentata unʼesilarante commediadialettale: “Putarga che stremèsse”, realizzata dal-la Compagnia teatrale “Isolabella” di Villongo S.Alessandro.

Nellʼintervallo sono state distribuite le sommedestinate ai vari progetti di solidarietà (questʼan-no ben 17) frutto delle iniziative nelle quali lʼAs-sociazione è sempre impegnata, culminate con laFesta del Cuore dello scorso mese di Agosto. Lasomma totale distribuita questʼanno è stata di po-co superiore ai 76.000 Euro mentre è stato ta-gliato, nei 24 anni di storia, i l traguardo di1.000.000 di Euro convogliati nel tempo in manisicure.

Domenica 26 ottobre ha avuto luogo il ritrovo

annuale: santa Messa di ringraziamento ed in ri-cordo degli amici scomparsi celebrata da don An-gelo Scotti, presso il Santuario Santa Maria degliAngeli alla Basella di Urgnano, e a seguire ilpranzo sociale.

Per gli Amici del Cuore non sono comunqueancora terminati gli impegni. Infatti, in collabora-zione con il gruppo “Alpini” di Torre Boldone sonopresenti e operativi dal 9 a 16 novembre in Ora-torio in occasione della Festa di San Martino.Sempre in oratorio ma con la collaborazione delGruppo Calcio e del CSI di Bergamo, verrà infineorganizzata la “Camminata della Solidarietà”,marcia non competitiva di 6-10-14 Km abbinata alNatale dello Sportivo che questʼanno il CSI diBergamo ha assegnato proprio a Torre Boldone.Il programma dettagliato di questa manifestazio-ne verrà reso noto appena disponibile.

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Visita guidata alle chiese

COMUNITÀ TORRE BOLDONE � N. 169 - NOVEMBRE 2014

Da un anno pastorale all’altro:il cammino

della comunità cristianache annuncia, celebra, testimonia