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Parrocchia S. Maria della Visitazione Pace del Mela IL NICODEMO Anno XII - Numero 109 pro-manuscripto Ottobre 2003 Fogli della Comunità v http://web.tiscali.it/smariavisitazione [email protected]

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ParrocchiaS. Maria

della VisitazionePace del Mela

IL NICODEMO

Anno XII - Numero 109 pro-manuscripto Ottobre 2003

Fogli della Comunità

http://web.tiscali.it/smariavisitazione [email protected]

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Beata Teresa di Calcuttadi Emanuela Fiore

Quando l’amore e la caritàalimentano tutta una vita…Quella stessa vita “spesa” aservizio degli altri, senza

nul la per sé , pro ie t ta ta versol’Assoluto.

Tu t t o i n u n a s o l a d o n n a ,all’apparenza tanto esile e fragile dadare l’impressione di un uccellino daproteggere, ma con una forza tale davoler vivere quotidianamente accantoalla sofferenza. Così quello sguardointenso, segnato dal tempo e dai dolori“divisi” assieme agli ultimi degli ulti-mi, balza subito alla mente, anche dichi ne ha sentito parlare solo per caso.Madre Teresa di Calcutta è la voce , so-litaria ed impetuosa, che si leva nel“deserto” dei nostri giorni.

Una voce che grida il suo “eccomi”e vibra di fede autentica, vivendo in-tensamente, come Maria ai piedi delCristo Crocifisso, accanto al letto didolore di lebbrosi, emarginati, poveri,diseredati, dimenticati al loro destino.

Sicuramente tanto vicini a Dio, se purnella loro dimensione umana… Cosìriflettevo qualche giorno fa… Mi sonodetta: “se Madre Teresa non è una san-ta, chi lo può essere oggi?” La mia do-manda scontata ha lasciato peròsubito il posto ad un diverso commen-to. Siamo noi che, vivendo di bricioledi tempo, non riusciamo a dare il verocolpo d’ala per elevarci fino a Dio.

La chiesa ha compreso subito latempra unica di questa serva di Dio ene ha celebrata la beatificazione. Negliuomini c’è comunque la coscienzadella totale abnegazione di questa ec-cezionale donna e dell’amore “semi-nato”per le strade del mondo percurare e sfamare i propri fratelli fra glistenti ed il sacrificio perenne.

In quella ridente domenica di Otto-bre il calore di una folla immensa (300mila fedeli da tutto il mondo e 3 milapoveri giunti da tutta Italia) ha inon-dato piazza S. Pietro ed unendosi alsuggestivo e solenne canto dell’alleluia

ha “proclamato” beata l’umile mes-saggera del Vangelo. Una felicitàincontenibile che traspare e riempie icuori della gente che si commuove alleparole di un Papa stanco e avanti neglianni ma pronto a ringraziare Dio delpatrimonio che con Madre Teresa havoluto regalare all’umanità. Proprioquella stessa sera è andata in onda laprima delle due puntate del film sullavita e le opere della missionaria di Cal-cutta: un successo annunciato e sor-prendente allo stesso tempo (un totaledi 9 milioni di spettatori con punte di11 milioni).

Pur nella nostra “sterile” umanità,tutti siamo rimasti inchiodati alla tele-visione per “gustare” e comprendere afondo la santità di Madre Teresa. Dif-ficile da raggiungere… significa lan-ciarsi in Dio vedendolo in ogni uomoche si incontra.

Così meravigliose pagine di storia lavedranno protagonista e modello: haincarnato pienamente la povertà evan-gelica, votandosi ad una “ricchezzasenza eguali”; una suora in trincea,pronta a dare un aiuto a chi crede chenon si possa più sorridere. “Voglio es-sere apostola della gioia”, sono le sueparole, che ribadiscono quella decisio-ne irrinunciabile a continuare dirittaper quell’Unica Strada, chinata su ognisofferenza umana, donando fiducia esperanza per riportare alla “Vita”.

Quando Madre Teresa entra a farparte, giovanissima, delle suore di Lo-reto, si rende presto conto che il con-vento non è per lei; l’Onnipotente lachiama invece per un impegno che lavede “combattere” ai margini della so-cietà. Un compito arduo. “Io sonosolo una matita nelle mani di Dio, èLui che scrive”. Madre Teresa credequindi di essere la più piccola e miseradella creature ed è soprattutto questoche l’ha resa una grande donna, tantopiù agli occhi di Dio. Animata da unoSpirito Eterno, sarà la fondatrice delleMissionarie della Carità ed inaugureràcase di accoglienza in ogni parte delmondo.

Un’alba di Luce, preludio di un tra-monto senza fine.�

Sommario

2 - Beata Teresa di Calcutta (Emanuela Fiore)

3 - Medugorje, un’esperienza da fare (Suor Marcella Palazzolo)

4 - Il pianto di Maria (Anna Cavallaro)

5 - Ci siamo sentite a casa (Apostole Vita Interiore)

6 - Le radici cristiane dell’Europa (Anna e Giusy Cavallaro)

7 - Nessuna Strega (Claudia Schepisi)

8 - Intervista a Marina Marsala (a cura di Franco Biviano)

10 - Gesù, Zaccheo e noi: spunti di riflessione

12 - I miei ricordi di giovane Balilla (Mimmo Parisi)

13 - Statuto siciliano e cristianesimo (Angela Calderone)

14 - La Madonna dell’Abbondanza (Lillo Romano)

15 - Nino Parisi, l’uomo che amava insegnare (Pina Tuttocuore)

16 - I fatti nostri (a cura di Franco Biviano)

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Medugorje: un’esperienza da faredi Suor Marcella Palazzolo

Le comunità di Pace del Melaed Archi, guidati dal parro-co Padre Giuseppe Trifirò,quest’anno hanno fatto

l’esperienza del pellegrinaggio aMedugorje. Descrivere ciò che siè provato non è facile, non si tro-vano parole adatte, è una tappadella vita che va fatta e vissuta.Adesso capisco i veggenti, gli ar-tisti, i pittori e la difficoltà chehanno a far capire agli altri la bel-lezza delle loro visioni. Il lorodire è: “la Madonna è di una bel-lezza indescrivibile”. E chi ese-gue l ’ ope r a non r i e s c e adescrivere tale bellezza. Così èper Lourdes, così per tutti i postiin cui la Madonna ha voluto farsivedere.

Perché la Madre di Dio è ap-parsa a Medugorje, terra marto-riata dal regime comunista, dalladittatura di Tito, dalla guerra,dalla povertà? Senza meno, difronte a tanta sofferenza, la Vergi-ne Santissima è scesa dal cielo econ materna tenerezza ha volutoaccarezzare e consolare i suoi fi-gli. Nei veggenti ha trovato l’umiltà e lasemplicità. A Medugorje la Donna be-nedetta tra tutte le donne si presentapuntualmente ai veggenti per parlare aisuoi figli. Figli tutti, non solo bosniaci:francesi americani, cinesi, italiani, inuna parola tutti coloro che camminanosulla superficie della terra.

Tutti i giorni la Madonna, tramite iveggenti, parla a noi. Come fece nellosposalizio a Cana di Galilea, quandodisse ai servi “Fate quello che vi dirà!”(Giovanni 2,5), la stessa cosa dice anoi. La Madonna chiede preghiera,conversione, digiuno.

Nei giorni che siamo stati a Medu-gorje non abbiamo visto la Madonna,l’abbiamo sentita dentro e abbiamosperimentato la sua protezione e la suamaterna carezza.

La Regina della Pace, così come leistessa ha detto di chiamarsi, da venti-due anni e tre mesi puntualmente ap-pare ai sei veggenti: Ivanka IvankovicElez, Mirjana Dragicevic Soldo, Vicka

Ivankovic Mijatovic, Marija PavlovicLunetti, Ivan Dragicevic Jakov Colo.Essi hanno tutti una propria famiglia,risultano dagli esami e test effettuati

sani psicologicamente, moralmente,spiritualmente e fisicamente. Sonostrumenti nelle mani di Dio e dellaVergine Maria per divulgare e far cre-scere nel mondo l’amore e la pace.

Uno strumento molto usato perfare arrivare i messaggi a tutti è RadioMaria. Cosa chiede la Madonna a tuttinoi? La pace, la fede, la conversione,la preghiera, il digiuno. La Madonnainvita e consiglia tutti ad amare il suofiglio Gesù.

I giorni trascorsi in quell’angolo diParadiso, lì dove il Cielo si incontracon la terra, sono stati un soffio. Sonostati giorni di preghiera di adorazione,di lode e di ringraziamento. Il giorno12 settembre, alle ore 22 siamo statipresenti alla Croce Azzurra sulPadbrdo all’apparizione che ha avutoIvan. Lì nessuno è straniero, i pellegri-ni arrivano da ogni angolo della terra,si prega in tutte le lingue e si sente lavera fraternità. Quella sera la Madon-na è arrivata sorridente e compiaciuta,dicendo a tutti: “Grazie per aver rispo-

sto alla mia chiamata”. Ha chiesto dipregare per ottenere i doni e le grazieche il suo figlio Gesù è pronto a conce-dere a tutti noi. Partecipare alla Santa

Messa, recitare il Santo Rosario,preferibilmente in famiglia, sono imomenti di preghiera che Mariaconsiglia e predilige.

Il giorno 13, di fronte ad una im-mensa folla con il Santissimo Sa-cramento esposto, si è pregato perbuona parte della notte. Il 14 siamoandati sul monte Krizevac, circa50.000 persone. È un luogo privile-giato sia per le apparizione dellaRegina della Pace, sia per la Croce,alta otto metri e mezzo, che è statainnalzata nel 1933 dagli abitanti delposto. Il cammino per arrivare sulKrizevac è durato due ore, durantele quali si è recitato ininterrotta-mente il Santo Rosario e si è medi-tato con le stazioni della Via Crucis.

Questo cammino ha offerto adogni pellegrino forti emozioni emotivi di riflessione: il sentiero, lepietre, il cuore dei pellegrini mihanno fatto pensare al faticosocammino che ogni uomo deve af-

frontare nella vita per raggiungere laCasa del Padre.

Il viavai sul Krizevac è continuo,non c’è né notte né giorno, né caldo néfreddo. Ai piedi della Croce c’è stata laconcelebrazione della Santa Messa.Tutti abbiamo spezzato il Pane dellaVita. Su quella collina, quante confes-sioni, quante comunioni. Abbiamogustato un pezzo di Paradiso.

Altro momento forte è statol’incontro con la veggente Vicka. Haparlato agli italiani in lingua italiana,ha fatto la sua testimonianza sulle ap-parizioni, ha pregato per noi e su di noiper venti minuti. Alcuni abbiamo avu-to la fortuna di salutarla, parlarle, ba-ciarla. Padre Giuseppe ha dato unbacio a Vicka per tutta la comunitàperché lo portasse alla Madonna.

Voglio qui riportare il messaggiodel 25 settembre: “Cari figli, ancheoggi vi invito ad avvicinarvi al mio cu-ore, solo così comprenderete il donodella mia presenza qui in mezzo a voi.

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Desidero guidarvi, figliuoli, al cuore dimio figlio Gesù, ma voi fate resistenzae non volete aprire i vostri cuori allapreghiera. I vi invito di nuovo, figliuo-li. Non siate sordi, ma comprendeteche il mio invito è salvezza per voi.Grazie per aver risposto alla mia chia-mata”.

Questo è l’ultimo dei messaggi.Anche la catechesi e l’accorato appelloalla conversione di Padre Iozo è statoun forte richiamo. E per concludere,dulcis in fundo, abbiamo sostato e ce-lebrato ala Santa Messa a Lanciano, inprovincia di Chieti, dove nell’VIII se-colo d.C. c’è stato il famoso miracolo

eucaristico.Noi, che abbiamo avuto il dono di

questa esperienza, chiamati dalla Ma-donna, abbiamo il compito e il doveredi essere nella nostra comunità sale elievito, suscitatori di preghiera, dipace e di opere di carità.�

IL PIANTO DI MARIAdi Anna Maria Cavallaro

Cinquant’anni fa, a Siracusa,dal 29 agosto al primo set-tembre 1953, un quadro ingesso raffigurante il Cuore

Immacolato di Maria, appeso al ca-pezzale del letto di due giovani sposi,Antonina Giusto e Angelo Iannuso,versò lacrime, in Via degli Orti, 11.

Al fenomeno, a parte la famigliaIannuso, assistettero migliaia di testi-moni. Tante di quelle persone hannoanche avuto modo di raccogliere edasciugare le lacrime che sgorgaronodagli occhi della Madonna di gesso.Dell’evento esistono pure un filmatoad opera del Sig. Scala, di Modica(RG), e le foto ufficiali scattate dalSig. Grazia, fotografo di servizio checollaborava con il Sig. Nino Carbone,corrispondente da Siracusa del quoti-diano “La Stampa”.

La Curia Arcivescovile di Siracusanominò immediatamente una com-missione medico-scientifica (compo-sta anche da non credenti) e disposedelle indagini tendenti ad accertareeventuali manomissioni del quadroe/o condensazioni di vapori, trasuda-zione dell’acqua contenuta nel gessoetc. e l’analisi chimico-fisica del liqui-do, circa trenta gocce, prelevato dagliincaricati alla presenza delle autoritàcivili, militari e del pubblico.

Gli esami di laboratorio, “compiutipresso strutture pubbliche ed impar-ziali” esclusero qualsiasi mistificazio-ne e giunsero a questa conclusione:“… l’aspetto, l’alcalinità e la compo-sizione inducono a far ritenere il li-qu ido esamina to d i ana logacomposizione del secreto lacrimaleumano”.

Il 12 dicembre 1953 il cardinale diPalermo, Ernesto Ruffini, a nomedell’episcopato siciliano, dichiarò: “… che non si può mettere in dubbio

la realtà della lacrimazione”, che sitrattò di “una manifestazione dellaMadre celeste” ed auspicò “la sollecitacostruzione di un santuario che per-petui la memoria del prodigio”.

Oggi il Santuario della Madonnadelle Lacrime, con la sua imponenza,domina la città di Siracusa. La costru-zione a pianta circolare ospita la Crip-ta, inaugurata nell’agosto del 1968,ove sono conservati resti archeologicirisalenti al VI secolo avanti Cristo,scoperti nel corso dei lavori di costru-zione dell’opera, ed il Santuario vero eproprio ove, al centro, sull’altare mag-giore, è posto il quadro del CuoreImmacolato di Maria e sono conserva-ti il reliquario con le lacrime ormai cri-stallizzate ed altri preziosi reperti.

Nel 2002 la Santa Sede ha elevato ilSantuario della Madonna delle Lacri-me a Basilica Minore proprio per sot-tolineare lo stretto legame che esistecon la cattedra di Pietro e lo stessoPapa Giovanni Paolo II.

La chiesa siracusana, per preparar-si al 50° anniversario della lacrimazio-ne della Mamma celeste ha indetto, dal

29 agosto 2002 al 1° settembre 2003,un anno mariano affinché “i fedelinelle parrocchie e i pellegrini che ap-prodano in Santuario, raggiuntidall’amore e scossi dalle lacrimedella Madre, vivano un cristianesi-mo adulto e pratichino una devozio-ne mariana illuminata e matura”.

Dal 29 settembre al 3 ottobre 2003,a conclusione dell’anno mariano, si ètenuto a Siracusa il “XIII Colloquiointernazionale di Mariologia”, pro-mosso dall’arcivescovo Mons. Giu-seppe Costanzo e dall’AssociazioneMariologica Interdisciplinare Italiana,con l’obiettivo di “approfondire il sen-so di quel pianto”.

Papa Pio XII, già nel lontano 17 ot-tobre 1954, in un radiomessaggio, ri-conoscendo la veridicità del piantodella Madonna a Siracusa, si chiese:“Comprenderanno gli uomini l’arcanolinguaggio di quelle lacrime?”.

A cinquant ’anni di dis tanzadall’avvenimento la domanda è estre-mamente attuale. Perché Maria hapianto a Siracusa e quale valore attri-buire a quelle lacrime?

Siracusa, fondata dai Greci nel 743a. C., è stata una delle principali cittàdella Sicilia ed importante centro cul-turale e commerciale dell’area medi-terranea. Il “segno” offerto da Maria,quindi, è rivolto al mondo intero e nonad una limitata area geografica. Cer-tamente non è senza significato che lalacrimazione sia avvenuta in una fami-glia provata dalla sofferenza: la mam-ma, in attesa del primo figlio, èsoggetta a convulsioni ed a gravi di-sturbi visivi, il futuro papà non ha unlavoro. Nonostante le difficoltà vivonodignitosamente in un quartiere poverodella città. In un momento di crisi del-la famiglia e dei rapporti interpersona-li la Madre di Dio, da un lato condivide

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il dolore e le preoccupazioni dei giova-ni sposi, dall’altro, come alle nozze diCana, fa pressione sul Figlio affinchéanticipi i “segni” della sua Pasqua.

Papa Pacelli ha suggerito altre inter-pretazioni: “Piange ella ancora per lerinnovate piaghe prodotte nel CorpoMistico di Gesù? O piange per tantifigli, nei quali l’errore e la colpa han-no spento la vita di grazia, e che gra-vemente offendono la maestà divina?O sono lacrime di attesa per il ritar-dato ritorno di altri suoi figli, un dì fe-deli, e ora trascinati da falsi miraggifra le schiere dei nemici di Dio?”

Papa Giovanni Paolo II, il 6 novem-bre 1994, durante l’omelia tenuta a Si-racusa in occasione della dedicazionedel Santuario della Madonna delle La-crime, ci ha donato altri spunti di rifles-sione: “Sono lacrime di dolore per

quanti rifiutano l’amore di Dio, per lefamiglie disgregate o in difficoltà, perla gioventù insidiata dalla civiltà deiconsumi e spesso disorientata, per laviolenza che tanto sangue ancora fascorrere, per le incomprensioni e gliodi che scavano fossati profondi tragli uomini e i popoli. Sono lacrime dipreghiera: preghiera della Madre chedà forza a ogni altra preghiera, e sileva supplice anche per quanti nonpregano perché distratti da mille altriinteressi, o perché ostinatamentechiusi al richiamo di Dio. Sono lacri-me di speranza, che sciolgono la du-r e zza de i cuo r i e l i ap ronoall’incontro con Cristo Redentore,sorgenti di luce e di pace per i singoli,le famiglie, l’intera società”.

Domenica 31 agos to 2003,all’Angelus, Giovanni Paolo II, ricor-

dando lo straordinario evento accadu-to cinquant’anni fa a Siracusa, haribadito che le lacrime di Maria “ par-lano di dolore e di tenerezza, di con-forto e di misericordia divina … esono il segno di una presenza mater-na, un appello a convertirsi a Dio,abbandonando la via del male per se-guire fedelmente Gesù Cristo”. Nellastessa occasione il Papa ha affidato laChiesa e il mondo intero alla Madonnadelle Lacrime : “Guarda a chi ha piùbisogno di perdono e di riconciliazio-ne; reca concordia nelle famiglie epace tra i popoli. Asciuga le lacrimeche l’odio e la violenza provocano inmolte regioni della Terra, specialmen-te in Medio Oriente e nel Continenteafricano…”

Qual é la nostra risposta al piantodella Mamma celeste?�

Ci siamo sentite a casaLe Apostole della Vita Interiore

Partire per una missione èsempre una sfida per lafede. Preparando la vali-gia, offriamo al Signore

quello che siamo, tutti i doni che ciha fatto, perché li metta a disposi-zione di chi vuole Lui. Nello stessotempo, però, la consapevolezza deilimiti e delle debolezze che ci por-tiamo dietro, ci ricorda che nonpossiamo contare sulle nostre for-ze per fare la Sua volontà, ma dob-biamo prima di tutto affidarci.

E, davvero, nella settimana cheabbiamo trascorso con voi, Pacedel Mela è stato per noi il posto piùbello del mondo.

Qui, infatti, abbiamo riscopertouno degli aspetti più importantidella vita del cristiano: l’ospitalità.

Tutti siamo chiamati ad abban-donare le nostre paure per crederenell’amore di Dio. Perché questo sirealizzi, tuttavia, è necessario farespazio all’incontro con l’Altro. La-sciare che ci sia una parte della no-stra “casa” in cui lo Stranierovenga accolto come ospite e comeamico. Non è facile né scontato.

Il più delle volte preferiamo bar-ricarci dentro, chiuderci nelle po-che certezze che ci sembra di avereacquistato.

Il modo in cui ci avete accolto èstato per noi una grande testimo-nianza di fede.

Entrando nelle vostre abitazionio incontrandovi in chiesa, vedeva-mo i vostri sorrisi che ci incorag-giavano a mostrarci per quello cheeravamo, liberamente. Quanti ge-sti di attenzione avete avuto neinostri confronti! Dalle tavole im-bandite alle domande su come citrovassimo, se avessimo bisogno diqualcosa, ai tanti gesti di affetto edi generosità.

Tutto questo ha creato il climafavorevole perché le nostre giorna-te si trasformassero in una pre-g h i e r a d i r i n g r a z i a m e n t o a lSignore che ci permetteva di “sen-tirci a casa”, di essere noi stesse,con voi.

Siamo partite cariche di “doni”per la nuova missione, portandocon noi il ricordo di questi giornipreziosi.

Vi lasciamo con questa promes-sa del Signore: “Chiunque vi daràda bere un bicchiere d’acqua nelmio nome, perché siete di Cristo,vi dico in verità che non perderà lasua ricompensa” (Mc 9, 41).�

Bilancio della Missione

Gli esercizi spirituali sono stati pen-sati come un incontro a tappe, tuttisono stati invitati a tutti gli incontri.

Tutti i giorni, alla Messa, piccolopensiero. Al pomeriggio centrid’ascolto nelle famiglie

PROGETTI INIZIATI: nessuno,solo l’idea di stabilire contatti con i po-chi giovani conosciuti

OSSERVAZIONI: abbiamo notatola mancanza assoluta dei giovani, an-che alla messa domenicale. I nostrisforzi di contattarli (chiacchiere, invi-to a una merenda) sono stati vani.Sono stati molto partecipati i centri diascolto, ma da persone adulte o anzia-ne.

C’è stato un gruppo di buona vo-lontà che ha partecipato a tutti gli in-contri, ma non sono state raggiuntealtre persone, più distanti dalle attivitàdella parrocchia.

L’orario, ore 21, non favoriva lapartecipazione, sarebbe stato megliotenere gli incontri alle 21.30.

In previsione di un’altra missionevorremmo proporre una missione for-mativa, rivolta ai genitori e agli opera-tori pastorali, in cui chiarire le ideesulle basi della nostra fede e in cui visia spazio per il confronto.

Per raggiungere i giovani si pensavadi insistere per poter andare nelle scuo-le superiori e di farci invitare ad una fe-sta, tramite Benedetto Marchetta, unragazzo molto disponibile.�

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LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPAdi Anna e Giuseppina Cavallaro

Il mancato inserimento, nelpreambolo della costituzio-ne europea, del richiamoa l l e r a d i c i c r i s t i a n e

dell’Europa, richiesto con insistenzadal Papa Giovanni Paolo II, ci pone uninterrogativo.Per quali ragioni i politi-ci europei non vogliono riconoscerel’apporto dato dal cristianesimo allanascita ed allo sviluppo della culturaeuropea?

Forse tale contributo è stato ed è ir-rilevante? L’ipotesi non ha alcunfondamento in quanto se l’Europaè sinonimo di civiltà lo deve pro-prio al cristianesimo che, per pri-mo, ha sancito l’affermazione delladignità trascendente della personaumana ed inculcato gl’ideali di li-bertà, fraternità, uguaglianza e de-mocrazia. La giustizia sociale, lapace, la sicurezza sul lavoro, i valo-ri della solidarietà, della condivi-sione e del dialogo, come mezzo diarricchimento spirituale e per su-perare eventuali contrasti di opi-nioni, la valorizzazione delled i f f e renze ne l l ’un i tà , sonogl’emblemi distintivi della culturaeuropea. Il cristianesimo, oltre, a por-re le premesse per il superamento delrazzismo tra i popoli e ad attribuirealla donna il ruolo che le compete infamiglia e nella società, ha condannatol’usura, ha istituito gli ospedali, ha di-m o s t r a t o c h e l ’ u o m o ,nell’espletamento delle sue attività,collabora all’azione creativa di Dio eche, pertanto, deve bene amministraree tutelare l’ambiente in cui vive, ancheal fine di partecipare all’equa distribu-zione dei beni della terra. È in virtù delmessaggio cristiano che gli Europeihanno imparato a riconoscere ed ap-prezzare “la bellezza” in tutte le sueespressioni; infatti, non a caso, interipatrimoni architettonici, storici, arti-stici e culturali sono stati recuperati etramandati a noi.

Siamo di fronte ad una verità stori-ca innegabile: i valori cristiani fannoparte della tradizione europea perchéla fede è “vita”, testimonianza ches’incarna nel quotidiano e diventa cul-

tura.Forse i politici europei temono

l’influenza del Vaticano nella politica?In verità la Chiesa cattolica ha più vol-te riconosciuto ed accettato la laicitàdello Stato e con l’inserimento de quonon ha certo chiesto un atto di fede re-ligiosa.

Forse hanno ragione coloro che af-fermano che non dire la specificità cri-stiana dell’Europa fa pensare “adun’inaccettabile pregiudiziale cultura-

le ed ideologica”?Forse non si vuole alcun riferimen-

to a l la re l ig ione per i l futurodell’Europa al fine di attribuirle sol-tanto uno spessore di mercato, senzaconsapevolezza delle sue radici. Uncontinente non è un insieme geomor-fologico-paesaggistico e/o geopoliti-co, ma un territorio animato da valorie da un progetto culturale: ha la suastoria, diverse etnie, le sue vocazioni,esprime varie professionalità, ha le suefestività, gli antichi mestieri e saperi, letradizioni locali, le sue logiched’accoglienza, in una parola una suachiara “identità”.

Forse si vuole creare una società eu-ropea senza Dio sia con la secolarizza-zione che con la scristianizzazione,“addomesticando” le diverse chieseentro ambiti ben definiti, in modo chenon contrastino con la società con-temporanea e futura? Sembra esserneconvinto Papa Giovanni Paolo II chein occasione della ricorrenza dei1.200 anni dell’incoronazione di Car-

lo Magno ha detto:”Non si può di-menticare che fu la negazione di Dioe dei suoi comandamenti a creare,nel secolo passato, la tirannide degliidoli, espressa nella glorificazione diuna razza, di una classe, dello stato,della nazione, del partito, in luogodel Dio vivo e vero. È proprio allaluce delle sventure riversatesi sulventesimo secolo che si comprendecome i diritti di Dio e dell’uomos’affermino o cadano insieme”.

Per l’interrogativo inizialepossono essere formulate tantealtre risposte e possono esseresvolte approfondite analisi poli-tiche, sociologiche e storichesull’argomento, ma, al di là delmancato inserimento del richia-mo alle radici cristiane d’Europanella Costituzione europea, chepure dovrebbero garantire la li-bertà di coscienza, la convivenzacivile ed evitare tentazioni fon-damentalistiche ed integralisti-che, l’essenziale per i cristiani èessere nel terzo millennio donnee uomini di fede, che impregna-no con questa linfa la storia e le

istituzioni europee.In es t rema s intes i ques to è

l’auspicio di Giovanni Paolo IInell’esortazione apostolica “Ecclesiain Europa”, emanata il 28 giugno2003, nella quale, con abbondanza diriferimenti biblici, espone le linee gui-da per l’evangelizzazione dell’Europanel terzo millennio, spaziando dal pas-sato remoto del continente al futuro. IlPapa è consapevole che “La Chiesanon ha titolo per esprimere preferen-ze per l’una o l’altra soluzione istitu-zionale o costituzionale dell’Europae perciò vuole coerentemente rispet-t a r e l a l eg i t t ima au tonomiadell’ordine civile. Tuttavia, essa ha ilcompito di ravvivare nei cristianid’Europa la fede nella Trinità…”.Giovanni Paolo II invita le comunitàcristiane a “riscoprirsi quale donocon cui Dio arricchisce i popoli chevivono nel Continente…”, nella con-vinzione che l’Europa, intesa come unconcetto prevalentemente culturale e

�Strasburgo, sede del Parlamento Europeo

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storico, debba ”riconoscere e ricupe-rare con fedeltà creativa quei valorifondamentali alla cui acquisizioneil cristianesimo ha dato un contri-buto determinante”. Chiede chel’espansione dell’Unione Europea”avvenga in modo rispettoso di tut-ti, valorizzando le peculiarità stori-che e culturali, le identità nazionalie la ricchezza degli apporti che po-tranno venire dai nuovi membri” eche si tenga conto che “l’Unionenon avrà consistenza se fosse ridot-ta alle sole dimensioni geograficheed economiche”.

Il 31 agosto 2003, Papa GiovanniPaolo II, ricordando il 50° anniversa-rio della lacrimazione del CuoreImmacolato di Maria a Siracusa, haaffidato alla Vergine il destinodell’Europa augurandosi che il Vec-chio Continente diventi: “… una sin-fonia di nazioni … impegnate acostruire la pace”.�

Nessuna stregadi Claudia Schepisi

Ne l l ’ a p r i l e d iquest’anno è nata aPa c e d e l M e l al’associazione cul-

turale “ALDEBARAN” cheprende il suo nome dalla stellapiù luminosa della costellazio-ne del Toro. L’associazione hacome presidente Antonio Ami-licia che si avvale dell’aiuto didiversi collaboratori: Maria-Concetta Napoli, Tonina Pari-si, Caterina Renda, NataliePalme, Giuseppe Pagano ePippo Trifirò.

Ma la vera forza dell’associazione èrappresentata dai 18 attori di età com-presa tra i 6 e i 13 anni. Essi si sono im-pegnati provando costantemente perdue mesi in vista del debutto, che è av-venuto il 9 Agosto in piazza S. Mariadella Visitazione, in occasione dei fe-steggiamenti di S. Giuseppe. A distan-za di una settimana, poi, lo spettacoloè stato riproposto a Soccorso. Il giudi-zio del pubblico è stato decisamentepositivo e diverse persone hanno det-to di aver provato delle emozioni parti-colari.

Lo spettacolo che i ragazzi hannomesso in scena è intitolato “NessunaStrega” e l’autore, Guido Quarzo, èmolto noto in questo campo. Le trefiabe di cui è composto sono molto di-vertenti e hanno i seguenti titoli: Peppore, La conferenza della professoressaAmbarabà e infine Nessuna strega, dacui prende il nome l’intera opera.

Nella prima fiaba, Peppo re, ci sono5 personaggi: Peppo, Peppina, Ostes-sa, Cecco Ceccone e il lupo Molosso. Iprimi 4 personaggi avendo trovato unbiglietto nel cortile, dove c’era scrittoil loro nome affiancato ad un titolo re-ale, decidono di incamminarsi verso ilcastello; durante il viaggio, però, in-contrano il lupo che, affamato, decidedi mangiarseli. I quattro però, tra millesotterfugi, riescono a scappare la-sciando il lupo a bocca asciutta.

Nella seconda fiaba, La conferenzadella professoressa Ambarabà, si narradi una professoressa tutta matta checerca di convincere il suo pubblico ad

acquistare il prodotto di una sua fa-mosa scoperta: l’acqua calda. Quandosembra che l’imbroglio sia riuscito, èlo stesso pubblico che si ribella recla-mando indietro i propri soldi.

Nella terza ed ultima fiaba non c’èuna vera e propria trama: assomigliadi più ad una insalata di fiabe. I prota-gonisti sono: la narratrice, la strega, illupo, cappuccetto rosso, il capocomi-co, il capo indiano/cacciatore e la fati-na. Gli attori non riescono a mettersimai d’accordo sulla fiaba da rappre-sentare finchè non giunge la fata cheminaccia di trasformarli in tanti ra-nocchi. La persona che incute più ti-more della strega, del lupo e della fataè, tuttavia, il capocomico, ed alloratutti decidono di ribellarsi.

Intervistando poi alcuni protagoni-sti delle fiabe, sono venute fuori le se-guenti impressioni: Stefano Grillo (inarte Cecco Ceccone) ha detto chequesta è stata una bella esperienza;Katia e Cristina Cafeo (assistenti dellaprofessoressa Ambarabà) riferisconodi essersi divertite e di aver strettoamicizia con gli altri; Greta Sofia, Eli-sabetta Colosi e Roberta Perrone(spettatrici della conferenza) diconodi aver provato delle forti emozioni; iprotagonisti di “Nessuna strega” af-fermano invece di essere soddisfatti,contenti di aver partecipato a questerappresentazioni e decisi ad impe-gnarsi già per il prossimo anno. Perquest’inverno i ragazzi hanno già, co-munque, programmato di portare ingiro per i paesi e le scuole questospettacolo.�

APPUNTAMENTI

Ogni lunedì dalle ore 16 alle ore17 nei locali della Parrocchia si tie-ne un corso di formazione sul Cate-chismo della Chiesa Cattolica.

Ogni Giovedì dalle ore 21 alleore 22 nella Chiesa Parrocchiale haluogo un incontro di preghiera eu-caristica.

Mercoledì 29 ottobre, ore 17,Barcellona, Oratorio dei Salesiani –Presbiteri, diaconi, religiosi, opera-tori pastorali e aggregazioni laicalisono chiamati a partecipare allapresentazione del programma pa-storale del triennio 2003-2006“Alla sorgente zampillante per rin-novare la parrocchia”. Nel primoanno (2003-2004) l’attenzionesarà particolarmente rivolta alle fa-m i g l i e , n e l s e c o n d o a n n o(2004-2005) l’azione pastoralesarà indirizzata soprattutto alle nu-ove generazioni, nel terzo anno(2005-2006) l’evangelizzazionesarà rivolta al territorio parrocchia-le nella sua complessità umana esociale.

Domenica 9 novembre, ore9, Messina, Fiera - ConvegnoCatechisti.�

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INTERVISTA AL VICE SINDACOMARINA MARSALA

a cura di Franco Biviano

Nella precedente legislatu-ra, Lei ha ricoperto il ru-olo di Presidente delConsiglio Comunale.

Adesso è Vice Sindaco e responsabi-le del settore Igiene, Sanità eAmbiente. Che cosa ha comportatoper Lei questo passaggio da unafunzione di indirizzo politico a unafunzione esecutiva?

Il ruolo di Presidente del ConsiglioComunale da me ricoperto nella pre-cedente legislatura, è stato un mo-mento molto significativo. Ho svoltoquesto mandato convinta che essonon poteva avere come unica preroga-tiva la conduzione dei lavori consiliari,ma, soprattutto, una funzione propo-sitiva, di raccordo, di confronto congli altri organi istituzionali dello stessocomune e del comprensorio.

Il passaggio, ora, ad una funzioneesecutiva, è per me molto stimolanteperché impone una conoscenza più di-retta delle varie problematiche anchese, il compito è sicuramente ancorapiù impegnativo e complesso. È cam-biato l’approccio con tutto ciò che è“cosa pubblica”. Predomina ora lafase decisionale, esecutiva e quindi diresponsabilità più diretta nel rispettodelle indicazioni del Consiglio Comu-nale e del programma elettorale.

Lei è la prima donna a portareavanti un incarico amministrativonel Comune di Pace del Mela.

Quali sono, secondo Lei, i motiviche allontanano le donne dalla po-litica? E quali sono gli effetti posi-tivi che una presenza femminilepuò apportare nella gestione diun’istituzione pubblica?

Una donna difficilmente vede nellapolitica un modo per esprimere il pro-prio potenziale.

Una donna, specialmente se è an-che lavoratrice, al di fuori della consu-eta occupazione è prevalentementemadre e moglie. Per indole, ma, so-

prattutto, per un fattore culturale de-lega all’uomo la politica.

La presenza femminile nelle istitu-zioni, a mio avviso, è di completamen-to, perché fornisce risorse nuove chescaturiscono proprio dall’essere don-na, dal suo senso pratico, dalla sua ca-pacità di sacrificio e di abnegazione.

Fra le varie deleghe assessoriali,a Lei è toccata quella a più direttoimpatto con le aspettative della po-polazione. Vorrei soffermarmi aparlare delle problematiche con-nesse alla gestione dei rifiuti. Po-trebbe fare, per i lettori de “IlNicodemo”, un quadro della situa-zione nel nostro Comune?

La mia delega assessoriale compor-ta la gestione di un settore molto com-plesso e variegato, caratterizzato daun ampio raggio di azione, da stru-menti operativi non sempre adeguati,da una collaborazione degli altri entiterritoriali non sempre sufficiente e daun sistema legislativo macchinoso.

Sicuramente le aspettative sonotante e tutte legittime, ma, altrettantograndi e non sempre di facile risolu-zione sono le diverse questioni.

La presenza di una zona industria-le, di un depuratore consortile, il cen-tro abitato di Gabbia intrappolato frale industrie bastano per fare intuire laportata e la mole di lavoro che bisognaaffrontare.

Purtroppo la gestione dei rifiuti èun problema annoso, legato anche aenormi ritardi accumulati dalla Re-gione Siciliana commissariata da di-versi anni.

Il nostro Comune attualmentesmaltisce i rifiuti solidi urbani a Vene-tico ed effettua il servizio sia con mez-zi e personale propri sia servendosi diditte esterne.

L’impegno finanziario del nostroComune in questo settore è molto cor-poso, ma si è cercato di non gravare ilcittadino di maggiori tributi.

Da gennaio 2004 entreranno in

funzione gli A.T.O. (ambiti territorialiottimali), a cui passa la gestione dei ri-fiuti urbani in termini di raccolta, direcupero, riciclo e di impiantistica ne-cessaria sulla base delle direttive delpiano regionale.

Sul loro funzionamento, sulla qua-lità dei servizi offerti e soprattutto sul-la tariffa che applicheranno, leperplessità e le preoccupazioni sonoveramente tante. Questa amministra-zione comunale, per quanto di propriacompetenza, adotterà ogni strumentoper la salvaguardia dei diritti dei citta-dini.

Parliamo di raccolta differen-ziata. Perché, secondo Lei, questoservizio non riesce a raggiungere lequote prefissate, malgrado le pena-lità imposte dall’Unione Europea?Si sta muovendo qualcosa nel no-stro Comune in questo settore?

La raccolta differenziata stenta adecollare perché non è ancora convin-zione di tutti che buona parte del rifiu-

�Il vice sindaco Marina Marsala

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to è risorsa se lo si fa entrare in unsistema di riciclaggio e riuso. Sicura-mente dovrà essere intensificatal’informazione per creare la culturade l r i f iu to- r i sor sa , ma anchel’espletamento del servizio deve essereperfezionato.

A tal proposito rendo noto ai lettoridel Nicodemo, che è stata siglata unaconvenzione con apposita ditta auto-rizzata che, nelle more dell’effettivaentrata in funzione dell’ATO, si occu-perà, a titolo completamente gratuito,della raccolta dei rifiuti non pericolosiprovenienti dalla differenziazione del-le frazioni recuperabili, quali carta,cartone, vetro, plastica, legno, metalliferrosi, su tutto il territorio comunale,zona ASI compresa. A breve sarà av-viata un’idonea campagna di informa-zione e sensibilizzazione.

Ai cittadini viene richiesta collabo-razione perché maggiore sarà la quan-tità di raccolta differenziata, minoresarà quella da avviare in discarica, connotevole riduzione dei costi.

L’opinione pubblica vorrebbecontrolli più severi sulle emissionidelle industrie inquinanti. Qualisono gli effettivi poteri del Comunesotto questo punto di vista e comevengono messi in atto?

Il Comune per poter effettuare ilcontrollo sulle emissioni inquinantidegli opifici industriali, deve necessa-riamente avvalersi del supporto di al-tre strutture pubbliche (A.R.P.A. e tuttigli organismi ad essa collegati, igienepubbl ica). Sono esse deputateall’accertamento dei livelli e della qua-lità delle emissioni in atmosfera.

Il Comune, comunque, sollecital’immediato intervento delle citatestrutture a seguito di segnalazioni o dipropria iniziativa, quando l’ufficioambiente e il conseguente interventodei vigili urbani evidenziano situazionidi grave nocumento all’ambiente e allasicurezza dei cittadini.

Il mio assessorato sta anche elabo-rando un’attività di screening di ogniindustria della zona ASI per verificareil rispetto, in senso lato, di tutte le nor-me vigenti in materia ambientale.

Vale la pena di sottolineare, anche,che le centraline di raccolta dei datisulla qualità dell’aria a disposizionedegli organi di controllo sono fatiscen-

ti o addirittura inesistenti.

Il Comune di Pace del Mela hacreato un Ufficio specifico per se-guire le problematiche relativeall’ambiente. Al tempo stesso, per-sonale che dovrebbe curare la vigi-lanza ambientale viene utilizzatoin mansioni burocratiche. Come siconciliano questi che sembrerebbe-ro orientamenti contraddittori?

L’Ufficio Ecologia, Igiene e Sanità,creato da qualche anno nel nostro Co-mune per la complessità delle questio-ni ambientali del territorio, si è rivelatoun indispensabile strumento a sup-porto di una politica incentrata sulladifesa dell’ambiente e della salute deicittadini. Il personale applicato è cre-sciuto tantissimo in termini di profes-sionalità e competenza contando,anche, sulla preziosa collaborazione diesperti del settore.

Sicuramente la figura del vigile am-bientale, all’interno di questo conte-s to , è un cons is tente tasse l lomancante. Questo è, però, dipeso solodall’esigenza di coprire il posto vacan-te di istruttore amministrativonell’Area Amministrativa e Servizi Ge-nerali. Nel prossimo futuro tutta lamateria potrebbe essere riconsiderata.

C’è una grande attesa, mista a ti-tubanza, rispetto ai provvedimenticonsequenziali alla dichiarazionedi area a rischio. Quanto è credibi-le, a Suo parere, un reale risana-mento della nostra area e da chidipende renderlo più realizzabile?

Da Presidente del Consiglio misono sempre battuta affinché il nostrocomprensorio fosse dichiarato area adelevato rischio di crisi ambientale, ri-conoscendo questo strumento comequello più idoneo per l’accertamentodella gravità della situazione ambien-tale e la predisposizione di un adegua-to piano di risanamento.

L’industrializzazione selvaggia de-gli ultimi decenni, l’incapacità di saperconiugare sviluppo economico-socialecon il rispetto delle naturali vocazionide l terr i tor io e del l ’ambiente ,un’asfissiante disoccupazione, la leggedel profitto a qualsiasi costo hanno re-almente compromesso la vivibilità delnostro paese e le prospettive future.

Finalmente si è capito che il com-prensorio del Mela è malato. Quantolo sia ancora non è facile dirlo perché,allo stato attuale mancano studi com-pleti nei vari comparti, acqua, suolo,aria. La dichiarazione ottenuta per-metterà di capire qual è lo stato di fattoe quali sono le misure da adottare.

Credo che la buona riuscita di que-sto strumento dipenda molto dalla vo-lontà politica dei superiori organiistituzionali coinvolti, dalla capacita’,dall’impegno, dall’intuizione, dallalungimiranza delle amministrazionicomunali interessate , delle forze so-ciali e ambientaliste esistenti nel terri-torio e di tutti gli altri soggetti cheparteciperanno al progetto. Le perples-sità non mancano, ci sono interessicontrastanti, ma non possiamo per-metterci di sprecare questa occasione.

Il ruolo di questa amministrazionesarà un ruolo propositivo e trainanteper fare un patto nuovo conl’ambiente.

La ringrazio per il tempo che havoluto gentilmente dedicare ai no-stri lettori e le auguro buon lavoro.

Grazie a voi per l’opportunità offer-tami. Cordialmente saluto la redazio-ne e tutti i lettori del Nicodemo.�

RIFIUTI FERROSIECCO IL CALENDARIO

Lo spettacolo delle nostre stradenon è sempre gradevole, soprattuttoper la presenza di materiali vari acca-tastati attorno ai cassonetti o nelleimmediate vicinanze.

Per rimediare in parte a questosconcio e per incrementare la raccol-ta differenziata, l’assessorato comu-nale all’Igiene e alla Sanità hapredisposto un calendario per il ritirodei MATERIALI FERROSI NONP E R I C O L O S I ( E S C L U S IFRIGORIFERI, TELEVISORI EMATERASSI).

Il ritiro sarà effettuato da una dittaautorizzata nelle giornate del 28 ot-tobre, 14 novembre, 28 novembre,15 dicembre e 30 dicembre 2003. Irifiuti dovranno essere posizionati inprossimità dei cassonetti LA SERAPRECEDENTE AL PASSAGGIO.

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Gesù, Zaccheo e noi:spunti di riflessioneDal 29 settembre al 2 ottobre sono state tra noi tre Apostole missionarie della Vita Interiore

(Suor Celestina, Suor Maurizia e Suor Noemi) che hanno tenuto un corso di esercizi

spirituali. Proponiamo ai nostri lettori il nucleo centrale del secondo incontro, imperniato

sull’episodio evangelico di Zaccheo.

Dal Vangelo secondo Luca(Lc 19, 1-10)

Entrato in Gerico, (Gesù) attra-versava la città. Ed ecco un uomodi nome Zaccheo, capo dei pubbli-cani e ricco, cercava di vedere qua-le fosse Gesù, ma non gli riusciva acausa della folla, poiché era picco-lo di statura. Allora corse avanti e,per poterlo vedere, salì su un sico-moro, poiché doveva a passare dilà. Quando giunse sul luogo, Gesùalzò lo sguardo e gli disse: «Zac-cheo, scendi subito, perché oggidevo fermarmi a casa tua». In fret-ta scese e lo accolse pieno di gioia.Vedendo ciò, tutti mormoravano:«È andato ad alloggiare da un pec-catore!». Ma Zaccheo, alzatosi,disse al Signore: «Ecco, Signore, iodò la metà dei miei beni ai poveri: ese ho frodato qualcuno, restituiscoquattro volte tanto». Gesù gli ri-spose: la salvezza è entrata in que-sta casa, perché anch’egli è figliodi Abramo: il Figlio dell’uomo in-fatti è venuto a cercare e a salvareciò che era perduto».

Riflessione guidata

Contesto: Gesù sta salendo a Geru-salemme, luogo in cui avrebbe vissutola sua Passione per la salvezza degliuomini. Passando per Gerico incontrail cieco Bartimeo e lo guarisce restitu-endogli la vista. Circondato dai suoidiscepoli e dalla folla sta attraversandola città quando accade un episodio al-quanto insolito.

“Un uomo di nome Zaccheo, capo

dei pubblicani e ricco”: nella città c’eraun uomo di nome Zaccheo, conosciu-to da tutti per essere ricco poiché era ilcapo dei pubblicani (cioè di coloro cheriscuotevano i tributi da parte dei Ro-mani e che erano considerati peccatoriper eccellenza poiché frodavano lagente) il quale cercava di vedere chifosse Gesù. Probabilmente ave-va sentito parlare di quest’uomoche pronunciava parole inconsu-ete, affascinanti, nuove, checompiva miracoli e spesso ban-chettava coi suoi colleghi “pec-catori”.

Pochi versetti dopo, si leggenel Vangelo che Zaccheo decisedi dare la metà dei suoi beni aipoveri e di restituire quattro vol-te tanto a chi era stato da lui fro-da to . Cos ’è avvenuto ne lfrattempo? Gesù non aveva for-se detto che era più facile che uncammello passasse per la crunadi un ago piuttosto che un riccoentrasse nel Regno di Dio? (cfrMc 10, 25). Sì, ma Gesù avevaanche aggiunto: “Impossibilepresso gli uomini ma non pressoDio”. E Dio anche questa volta siè messo all’opera!

Zaccheo era ricco. Egli, se-condo la mentalità della gente avevatutto: potere e denaro. Non si spiegaallora questo cambiamento se lui nonavesse coltivato nel cuore desideri piùgrandi, forse perché in fondo era in-quieto, insoddisfatto: si rendeva contoche quello che possedeva non gli pro-curava la pienezza del vivere, la gioia ela serenità che per fortuna non si erastancato di cercare. Però era anchebasso di statura e non riusciva a vedereGesù a causa della folla. A tornare in-dietro non ci pensava nemmeno: eral’unica occasione della sua vita e non

poteva farsela sfuggire!Zaccheo così non rimane imprigio-

nato nel suo desiderio, ma lo trasfor-ma in progetto: si distacca dalla folla,corre e sale su un sicomoro, appostan-dosi per riuscire a vederlo. I suoi limitilo hanno reso ancora più audace. Nongli importa di mettersi in ridicolo o di

quello che avrebbero pensato di lui:ora c’è in gioco la sua vita e non puòperdere tempo perché Gesù sta pas-sando.

Avviene allora il miracolo! “Sel’anima cerca Dio, molto di più il suoAmato cerca lei... l’attrae e la fa corre-re verso di sé, cioè le invia le sue ispira-zioni e i suoi tocchi divini” (G. C. F3,28): Zaccheo che voleva vedere siaccorge di essere visto. Il suo sguardos’incontra con quello di Gesù che lochiama per nome e gli dice di scenderesubito, perché quel giorno deve fer-

�Zaccheo era un uomo ricco...

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m a r s i a c a s a s u a . P r o p r i oquest’espressione sta ad indicare il de-siderio di un’amicizia, di una comu-nione e relazione personale che Gesùvuole realizzare con Zaccheo e conogni uomo. È per questo che si è incar-nato!

Il coraggio e la determinazione delnostro amico sono state premiate oltreogni aspettativa e da quest’incontroscaturisce per Zaccheo una nuovavita. Egli ha saputo cogliere il momen-to favorevole: obbedisce in fretta al co-mando, scende dall’albero e loaccoglie pieno di gioia. È la gioia chesboccia nel suo cuore perché si è senti-to amato, perdonato, conquistato daGesù, che riconosce come il Bene piùgrande.

La folla mormora: la misericordiadi Gesù stupisce ed irrita i “benpen-santi”. Gesù del resto li aveva preavvi-sati: “Beato chi non si scandalizzerà dime” (Lc 7,23). Per loro però Zaccheoera un peccatore, non era degno di ri-cevere la visita di Gesù e mai si sarebbepotuto salvare. Ignoravano che la sal-vezza non viene dall’uomo ma da Dio,il quale è in grado di creare figli di Diodalle pietre. Zaccheo, invece, non silascia scoraggiare dai suoi peccati,non piange sulle proprie colpe, ma ac-coglie la salvezza.

Inizia così per lui un cammino diconversione. L’incontro con Gesù lo fasentire amato e lo apre agli altri: ilprossimo non è più qualcuno da fro-dare ma un fratello da amare e a cuichiedere perdono. Il Maestro ha illu-minato la sua coscienza ma egli nonvuole semplicemente sgravarsi da giu-sti sensi di colpa, perché fa molto dipiù di quanto la legge poteva esigere:non solo dona la metà dei suoi beni aipoveri ma restituisce quattro volte tan-to a chi aveva frodato (secondo Lv 5,24 era prescritta invece la restituzionepiù un quinto). Le ricchezze e il mododisonesto di procacciarle sono ormaisolo un ostacolo all’amicizia conGesù, la perla preziosa per la qualevale la pena “vendere tutto”.

Agli occhi del mondo tutto ciò puòapparire una pazzia, ma non è che larisposta all’amore folle di un Dio chesta andando a morire a Gerusalemmeper salvare ciò che era perduto. “Oggila salvezza è entrata in questa casa”.

Riflessione personale

Sono contento del mio rapportocon me stesso, con Dio e con gli altri os p e r i m e n t o a v o l t e u n s e n s od’insoddisfazione e un desiderio che lamia vita cambi? Posso dire di essere inricerca di un Bene più grande?

Quanto questo mio desiderio mimuove per creare la situazione favore-vole in cui incontrare il Signore?Quanto le diverse occupazioni dellagiornata, le opinioni della gente, la pa-ura dei miei limiti mi bloccano a terra?Ho il coraggio di identificare e di ar-rampicarmi sul “sicomoro” di cui hobisogno: un sacerdote, un amico spiri-tuale, un luogo di preghiera, i Sacra-menti?

Sono convinto che la preghiera nonsia solo uno sforzo dell’uomo ma unlasciarsi trovare da Dio e amare daLui? Alla fine del mio incontro conDio sperimento in me la gioia e unaforza più grande per amare gli altri?

Q u a l i “ r i c c h e z z e ” o g g im’impediscono di vivere un’amiciziapiù grande col Signore: il mio orgo-glio, alcuni peccati ai quali sono affe-zionato, certe abitudini cattive, lapigrizia nella preghiera, la preoccupa-zione eccessiva per i beni materiali...?

Quali doni ho invece da condividerecon gli altri: il mio tempo, le mie capa-cità di ascoltare, istruire sulla fede,consolare...?

Se ho commesso qualche torto neiconfronti del prossimo mi sento spintoa porvi rimedio oppure mi ripiego suimiei errori disperando di ogni perdo-no? Ricorro ogni giorno alla preghierache mi dà la forza di amare anche nellesituazioni più difficili?

Credo che nulla sia impossibile aDio per cui non dò mai nessuno perspacciato nella sua conversione e miimpegno ad amare questa personacome fa Dio così da darle la forza dicambiare?�

ANAGRAFE PARROCCHIALEAgosto-Settembre 2003

Battesimi16/08 - Pantaleo Cartica24/08 - Lo Iacono Mirko24/08 - Rizzo Gabriele

Defunti01/08 - Ragno Giuseppe Vincenzo05/08 - Sturniolo Giuseppe13/08 - Bartolone Francesco23/08 - Parisi Antonino24/08 - Giunta Venera24/09 - Vertucci Francesca Annunziata

Matrimoni01/08 - Bove Josè Gabriel e La Rocca Maria Gabriella16/08 - Composto Francesco e Costanzo Fresco Elisabetta Michelina16/08 - Pantaleo Filippo e Raimondi Giuseppa13/09 - Caminiti Giovanni e Cassisi Anna27/09 - Bandieramonte Antonio e

Parisi Maria Gabriella

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I miei ricordi di giovane Balilladi Mimmo Parisi

“Fischia il sasso, il nomesquilla, del ragazzo diPortoria e l’intrepidoBalilla sta gigante nella

storia”.In queste parole, che segnavano

l’inizio di uno dei tanti inni fascisti, lanostra cara maestra di terza elementa-re, signorina Giovanna Bisazza diMessina, ci metteva tutta la sua animae passione per inculcare nelle nostregiovani menti il valore di quel “regi-me” che, a dire il vero, a noi ragazzinon sembrava tale. Nati e cresciuti inquel clima ed all’oscuro di qualsiasi al-tra forma democratica di governo, noipensavamo giustamente che quellafosse la migliore, e la martellante pro-paganda di quel tempo contribuiva inmaniera determinante a darci questacertezza.

L’inno traeva origine dalla leggen-daria figura di un adolescente genove-se , Giovan Bat t i s ta Per asso ,soprannominato Balilla, che nel lonta-no 1746, nel quartiere di Portoria,aveva lanciato il primo sasso contro glioccupanti austriaci, dando così origi-ne alla rivolta cittadina.

Da quell’episodio Mussolini trasselo spunto per definire “Balilla” tutti gliadolescenti italiani compresi tra gliotto e i quattordici anni, gli stessi cheerano già stati denominati “Figli dellaLupa” nelle prime due classi delle ele-mentari. Ma la carriera non si fermavalì, perché dopo i quattordici anni si di-ventava “Avanguardisti” o “Marina-retti”, per approdare infine al grado di“Giovani Fascisti” che completaval’iter di una formazione premilitare.

Anche le donne facevano parte diquella organizzazione, dapprimacome “Piccole Italiane” e poi come“Giovani Fasciste”. Per noi uomini erad’obbligo la camicia nera, per le donneinvece quella bianca su gonna nera.Pantaloncini corti per “Figli dellaLupa” e “Balilla”, pantaloni lunghi oalla zuava per “Avanguardisti” e “Gio-vani Fascisti”, ricavati tutti da unastoffa alquanto grezza, di colore gri-gioverde. Per copricapo gli uomini in-dossavano un fez di colore nero,

mentre i comandanti si distinguevanoper l’orbace che portavano in testa,anch’esso di colore nero. Eraquest’ultimo un ruvido copricapo diorigini sarde, sulla cui destra pendeva-no tante piccolissime frange. Sul pettodei “Figli della Lupa” pendeva unagrossa “M”, come Mussolini. Per tutti,uomini e donne, c’era l’obbligo allafrequenza del “sabato fascista” che civedeva impegnati in tutti i pomeriggidi quel giorno in addestramenti vari edi preparazioni di saggi ginnici.

Ricordo che ipiccoli moschetti,privi di otturato-re, non erano suf-ficiente per tutti equindi molti dinoi Balilla aveva-mo avuto in dota-zione dei leggeribastoncini di le-gno, ugualmenteutili per impararei vari movimentic o n i l f u c i l ed u r a n t el’addestramento.

I miei ricordipersonali si fer-mano al grado diBali l la, esatta-mente nell’anno1943, in coinci-denza della cadu-ta del Fascismo edell’occupazionedella nostra isola da parte delle truppeangloamericane. Avevo tredici anni e iquasi otto di militanza fascista aveva-no, senza dubbio, lasciato qualche se-gno nel mio carattere di adolescente.

Le cose che maggiormente mi da-vano fastidio in quei pomeriggi del sa-bato erano le scarpe, non sempreadatte alle marce, ed i pantaloncini dit e l a g r e z z a c h e , s f r e g a n d osull’inguine, mi procuravano fastidio-se irritazioni. In tutte le manifestazio-ni di scuola o di piazza non mancavamai la maestra Bisazza che, in tutto ilcorpo insegnante era la più accanita econvinta sostenitrice del regime. Da

lei abbiamo appreso la maggior partedelle canzoni patriottiche di quel tem-po. Per le rimanenti ci pensava una ra-dio con altoparlante che, dalla sede delFascio, dopo il “bollettino di guerra”,dispensava giornalmente a tutto volu-me canzoni di guerra e di regime.Oltre l’inno di Balilla menzionatoall’inizio di questo scritto, c’era quelloche inneggiava alla giovinezza comeprimavera di bellezza e quell’altro checon le parole “Vincere, vincere e vin-ceremo in cielo, in terra e in mare”, ci

dava quasi la certezza della vittoria fi-nale. Le parole di quest’ultima canzo-ne, sbiadite e quasi cancellate daltempo, si potevano leggere fino a nonmolti anni fa sulla facciata della caset-ta che fu di Don Peppe Vaccarino, allo-ra tabaccaio, ancora esistente sulla viaRegina Margherita, di fronte alla vi-nella che porta in contrada Fossie.

Tante altre scritte in nero e a carat-tere cubitale campeggiavano sui muridel nostro piccolo paese per richiama-re alla memoria dei cittadini le frasi piùcelebri di Mussolini, del tipo: “Èl’aratro che traccia il solco, ma è laspada che lo difende”, oppure “Noi ti-reremo diritto!” o quell’altro che, qua-

�Foto del periodo fascista. Al centro, l’insegnante Giovan-na Bisazza

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si in forma imperativa ci incitava a“Credere, Obbedire, Combattere”.

In tutti i locali pubblici e nelle sta-zioni ferroviarie faceva bella mostra disé un grande manifesto propagandi-stico che rappresentava un signore se-duto ad un tavolo che fingeva dileggere un giornale, ma che in realtàstava lì con le orecchie tese a carpirequalche segreto che poteva sfuggire achiunque nel corso di una conversa-zione. Si trattava cioè di una spia e ladidascalia in fondo al foglio ammonivacon le seguenti parole: “Taci! Il nemi-co ti ascolta!”.

Le sedi del Fascio e della G. I.L.(Gioventù Italiana del Littorio) si tro-vavano ambedue nell’attuale PiazzaMunicipio, quasi l’una di fronteall’altra, la prima in una parte del pa-lazzo La Spina, dietro la fontanellapubblica; la seconda in una casettabassa di certi Castiglia, dove attual-mente c’è lo studio del dottor France-sco Pagano. Una piccola stanza diquest’ultima era stata perfino adibita aprigione, dove finivano i più indiscipli-nati e dove la pena detentiva più lungadurava al massimo tre o quattro ore,giusto il tempo dedicato al sabato fa-scista. Ricordo alcuni di quei prigio-

nieri, passati ormai a miglior vita, cheforse preferivano quel forzato riposoalle marce e agli addestramenti cuierano sottoposti gli altri. Tra questi inomi di Sciotto, Bartuccio e Pellizzeri,che più di una volta forzarono la porti-cina poco resistente della prigione, sa-lirono al piano superiore, e da lì,comodamente seduti, si godettero lospettacolo di coloro che marciavano.

Si sentivano spesso nella piazza leurla dei vari comandanti che distribui-vano epiteti o minacce di ogni genereai loro subordinati, del tipo: “Vi sve-glio io, rammolliti!” oppure usavanoun aggettivo qualificativo allora invoga che iniziava per “mi” e finiva in“ne”, e ad ogni giustificazione del de-stinatario rispondevano con un sono-ro “me ne frego!”.

I comandanti più di spicco scelti tracoloro che avevano già svolto il servi-zio militare come graduati. Erano i si-gnori: Nino Amorosia, GiovanninoAlessi, Giuseppe Merenda, Rocco Fu-mia, l’insegnante Pietrino Schepis edaltre di cui non ricordo il nome.

A capo di tutta l’organizzazionec’era il segretario politico CiccinoSchepis che in realtà si distinse più peratti di clemenza che di prevaricazione,

tanto che alla caduta del Fascismo nonfu nemmeno epurato. Fu grazie al miointervento che un certo Amendolia,residente in via Roma, si risparmiòqualche po’ di galera quando vennesorpreso da un carabiniere a cantaredentro le pareti di casa sua l’inno co-munista. Mancava poco più di unmese alla caduta del Fascismo.

Tra i vari ricordi di quel tempo, valela pena menzionare quello di don Pep-pino Campagna, oggi ottantacinquen-ne, ispiratore di alcuni miei raccontipubblicati sul Nicodemo. Fu quando,anche lui intruppato in un plotoncinodi Giovani Fascisti, dopo una serie di“nuppi e nuppi” e come lui stesso defi-nisce i comandi della marcia, dovettecoprire l’intero percorso Pace-Giam-moro e ritorno, solo perché il suo gra-duato si era invaghito di una teatranteche dava spettacolo in quella frazione.Arrivati sul posto, il graduato ordinòdi rompere le righe, avvertendo che dalì a mezz’ora ci sarebbe stata l’adunataper il rientro a Pace. Ebbene, a quellosfortunato comandante furono suffi-cienti quei trenta minuti di convegnoamoroso per portarsi appresso delleserie conseguenze che lo perseguita-rono per il resto dei suoi giorni.�

Statuto siciliano e cristianesimodi Angela Calderone

Fare o no riferimento al Cri-stianesimo nel nuovo Sta-t u t o s i c i l i a n o ? Èl’interrogativo che si stan-

no ponendo in queste settimane i de-putati dell’isola. Perché, se è vero che ilnostro è ormai uno Stato laico, nelquale tutte le religioni godono di paridignità, non si può negare che il Cri-stianesimo è il collante intorno al qua-le si è si è sviluppata la cultura dellaSicilia.

Alla bozza (che deve fondere cin-que diverse proposte di maggioranza eopposizione) sta lavorando una com-missione speciale guidata dall’ex Pre-sidente della Regione VincenzoLenza. La proposta di inserire il Cri-stianesimo quale valore fondamentaledello Statuto arriva direttamente dal

Presidente della Regione, SalvatoreCuffaro. Gli schieramenti politicisull’argomento sono divisi. Secondoalcuni, i valori del Cristianesimo, maanche della famiglia, della sussidiarie-tà e della cooperazione internazionalenon possono essere esclusi. Secondoaltri, invece, ogni riferimento al Cri-stianesimo è inopportuno.

È stato detto che ci troviamo in unperiodo storico di multirazzialità, unfenomeno che abbraccia più di una re-ligione. Che messaggio si darebbedunque se si privilegiasse il Cristiane-simo piuttosto che altri valori? Nonsono pochi coloro che sostengono cheil Cristianesimo nello Statuto andreb-be contro la nostra storia. Anzi, secon-do la corrente d i pens iero inquestione, l’obiettivo della riforma do-vrebbe essere la laicità dello Statuto, in

modo da poter garantire a tutti la li-bertà di culto. C’è chi si chiede addirit-tura quale possa essere il nesso tra ilCristianesimo e lo Statuto. La religio-sità è un fatto interiore, individuale.Lo Statuto è invece la Costituzione deisiciliani. Di conseguenza, la propostadi Cuffaro sarebbe fuori luogo. L’isolatra l’altro ha subito nei secoli la conta-minazione di arabi e normanni. La no-stra civiltà è perciò un miscuglio diculture e religioni diverse dal Cristia-nesimo.

C’è chi è di avviso opposto. “Sonofavorevole ad inserire il Cristianesimonello Statuto per la ragione storica che

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il Vangelo si riassume nell’esaltazionedell’amore e della fratellanza”, ha det-to un deputato regionale che è anchedocente universitario. È necessario,secondo altri, che le istituzioni ricono-scano che il Cristianesimo è stato ed èancora un fattore di crescita e di svi-luppo di tutto il popolo siciliano e dellasua capacità di accoglienza.

Richiamare i principi su cui si fondala nostra fede significa condividere unatto di civiltà culturale. Al di là dellevalutazioni politiche, è opportuno,proprio da cristiani, soffermarsi a ri-flettere e fissare alcuni punti fonda-mentali. Intanto, sembra che ildibattito sull’argomento sia ristrettonelle aule dell’assemblea regionale.Pochissime le persone che ne sono aconoscenza e soprattutto quelle real-mente interessate. Non ci sono dubbisul fatto che la religione è un fatto indi-viduale, un rapporto intimo tra la no-stra coscienza e Dio. Ma c’è da direche fin dalle origini del Cristianesimo

la religione è stata con-cepita anche come unfatto valore universaleperché Dio è uno ed èallo stesso tempo Padredi tutti gli uomini. Oggiperò l’evoluzione dellaciviltà ha fatto sì che ve-n i s s e r o m e n ol ’ i n t r a n s i g e n z a el’intolleranza che untempo avevano portatoa delle situazioni estre-me. Gli appartenentialle varie religioni con-vivono pacificamente,sono liberi di professareil loro culto. Tuttavianon bisogna dimentica-re le nostre radici cri-stiane e soprattutto ivalori che ne sono allabase. Ecco perché è im-portante la proposta delpresidente Cuffaro.�

La Madonna dell’Abbondanzadi Lillo Nicola Maria Romano

“Madonna mia, aiu-t a m i ! ” Q u e s t esono state le paro-le che ho pronun-

ciato quando mi sono preparato alrestauro di una bella statua, la Ma-d o n n a d e l l ’ A b b o n d a n z a d iCamastrà.

Sono contento e onorato del la-voro che mi si è dato e che ho por-tato al termine. Senza voleredecantare il mio impegno, devodire che non è stata una cosa facile,ma nemmeno difficile, poiché ciòche si fa con amore e devozione, ri-sulta meno faticoso.

Il primo giorno osservai la sta-tua e riscontrai un degrado gene-rale della struttura decorativa. Fuallora che esclamai: “Madonnamia aiutami!”. Vi assicuro, le paro-le uscivano dal profondo, certa-mente per me, era ed è unparticolare avvenimento.

Prima di ogni lavoro, la preghie-ra era d’obbligo.

I giorni passavano; osservavo edanalizzavo, passo dopo passo,l’evolversi e i risultati. La statua si

abbelliva per opera di devozione eguida della santa assistenza. Eroda solo, ma mi sentivo in compa-gnia, spesso il silenzio mi concede-va riflessione, nella misura cheogni credente ritiene opportunodare, secondo la disponibilità difede.

Un giorno dovevo applicare lefoglie d’oro 4K e con tutte le nor-me tecniche adottate, non ho avutoriscontro. Ebbene, il giorno dopouna bella preghiera metteva in li-nea il mio lavoro. Forse la preghie-ra del giorno prima era stataparolaia. La parte finale l’ho riser-vata al volto di madre e figlio. Do-vevo procedere con grandeattenzione, perché l’espressionedel volto è determinante. Ma misono detto: “Se fin qui tutto è an-dato bene, perché il resto non deveriuscire?”.

Riporto le parole della preghierache ho rivolto alla Vergine in quellaoccasione: “Madonna, le mie manihanno decorato questa statua chevuole raffigurare la tua immacolataimmagine, ma nel volto, ne alcuno

e tanto meno io ha la facoltà e lapresunzione a operare, perché latua bellezza è una prerogativa cele-stiale. Se vuoi, guida la mia manoaffinché tutti quelli che la guarde-ranno, pregheranno sapendoti incielo come generosa Madre e ispi-ratrice delle cose buone”.�

�PIAZZA DELLE SANGUISUGHE – È questa la nu-ova denominazione attribuita alla Piazza Municipioda quando l’acqua della fontana pubblica è diven-tata stagnante per mancanza di zampilli. Allo spet-tacolo lugubre e tetro dell’illuminazione cimiterialee alle trappole per gli anziani, si aggiunge adessoil rischio igienico per i bambini che giocano tran-quillamente, proprio davanti al Municipio, con que-sti pericolosi parassiti.

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Nino Parisi,l’uomo che amava insegnare

di Pina Tuttocuore

Parlare del professore Parisimi mette un po’ a disagio.Forse perché mi ricordoquanto tenesse alla corretta

grammatica e quanto odiasse i periodibrevi, oppure perché lo vedevo sem-pre restio quando si trattava di rac-contare di sé.

La prima volta che mi sono recatanel suo studio per imparare il latinoavevo circa tredici anni. Ero la piùpiccola di un discreto gruppo di ra-gazzi, l’unica che andasse ancoraalle scuole medie. Le mie compagnedi classe mi prendevano in giro,chiedendomi come mai non prefe-rissi passeggiare o fare sport, piutto-sto che star chiusa – a fine primavera– in uno studio polveroso e pieno dilibri.

Non riesco a spiegarmelo neppu-re adesso. Ma so che studiare latinomi piaceva molto. In tre mesi finim-mo il programma del primo anno diginnasio, da rosa, rosae alla conse-cutio temporum. Ma non per questosmisi di andarci. E ogni estate, dalle8.30 alle 11.00 di mattina, lezionedi latino. Cambiavano i compagnidi studio, ma non il metodo. Si rico-minciava sempre dall’inizio; il profes-sore, infatti, era convinto che repetitaiuvant. E così ogni anno mi toccavasempre declinare asina e ripetere leeccezioni della terza declinazione.

Non andavamo d’accordo su moltecose, ma la timidezza dei primi tempimi impediva di sostenere con convin-zione le mie opinioni, fino a quando,una volta, dovette darmi ragione su unpasso di una traduzione. Fu a quelpunto, credo, che la sua stima nei mieiconfronti crebbe molto. E anche la mianei suoi, perché ammise di aver avutotorto. Litigavamo anche quando siparlava del mio futuro, quando mi di-ceva che dovevo studiare lettere classi-che e fare l’insegnante e io glirispondevo che volevo fare la psicolo-ga. Mi sorrideva bonariamente e midiceva che era una professione inutile,mentre l’insegnante aveva un compito

serissimo: formare i ragazzi, dare lorogli strumenti necessari per imparare,trasmettere loro la conoscenza.

Non so quanti – credo in verità piùdi qualche centinaio – siano andati da

lui d’estate per riparare a settembre la-tino, greco o italiano, o per essere aiu-tat i nel la stesura del la tesi . I lprofessore non chiedeva mai nulla incambio: amava insegnare. Alcune vol-te, in preda alla più profonda dispera-zione, ci si recava da lui per risolvereuna versione, anche in tarda serata;era sempre pronto ad aiutare, lasciavai suoi libri, e stava lì a riflettere fino aquando non trovava la soluzione piùcorretta.

Si divertiva anche a mostrare i suoilibri; ne parlava per ore ed ore: questol’aveva comprato a Roma su una ban-carella, quell’altro lo aveva ritirato dauna casa editrice sconosciuta ai più.Ne aveva centinaia e centinaia, copierare che teneva nella sua libreria comepreziosi tesori. Non gettava mai nulla.Raccoglieva i quotidiani in un’enormestanza, che qualche volta gli riorganiz-

zavamo, sempre facendo attenzione anon sconvolgere troppo quello che erail suo disordine-ordine. Ricordo diaver avuto in mano molte edizioniteubneriane, de “Les Belles Lettres”, e

anche alcune cinquecentine e sei-centine. E ogni volta che si aspet-tava qualcuno per iniziare lalezione, lui prendeva dalla libreriauna nuova grammatica latina ogreca, per farci esercitare ogni vol-ta in maniera diversa. I suoi librierano sempre pulitissimi: né unsegno di matita, né un fogliosgualcito.

Amava molto la glottologia.Oltre al latino e al greco studiava ilsanscrito, l’ebraico e l’arabo. Co-nosceva il tedesco, il francese, lospagnolo e il russo, anche se non liparlava correntemente. “Basta ri-salire alle radici delle parole”, di-ceva, “è semplice!”. Non glipiaceva molto l’inglese, che consi-derava una lingua rozza, anche sestava diffondendosi così tanto.

Non so dire quando smisi di an-dare da lui, credo al liceo. Divennidel tutto indipendente e autono-ma. Mi aveva dato gli strumenti

per imparare da sola.So per certo che, così com’è stato

felicissimo di sapermi laureata in lette-re classiche, altrettanto lo sarebbeadesso, vedendomi lavorare in mezzoai libri. Penserebbe, a ragione, che for-se è un po’ anche “colpa” sua!�

�Il prof. Nino Parisi(1/2/1923 - 23/8/2003)

IMPARAREA SUONARE GRATIS

Sono aperte le iscrizioni per ilcorso musicale gratuito 2003/2004presso l’Associazione Musicale“Città di Pace del Mela”.

Per informazioni rivolgersi alPresidente, sig. Giuseppe Sajia (tel.090-933129) oppure direttamentealla sede dell’Associazione, in ViaAuditorium, ogni giovedì dalle ore17.00 alle ore 20.00.

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I FATTI

NOSTRIa cura di Franco Biviano

�REGALI ALLA SOCIETÀ AUSONIA.Quattromila euro sono stati assegnati dallaGiunta Municipale per l’installazione e lapiombatura di contatori dell’acqua, opera-zioni affidate alla ditta Ausonia Servizi Tri-butari S.p.A. di Palermo. Evidentemente ilpersonale comunale addetto al servizio ac-quedotto non è più in grado di installare icontatori e di curarne la piombatura, comeha fatto in passato. Ricordiamo chel’Ausonia è quella intoccabile società allaquale è affidato il servizio di fatturazione eriscossione dei consumi idrici, malgradoche più volte il Consiglio Comunale abbiadeliberato che tali incombenze possonoessere svolte con i mezzi e con il personaledel Comune.

� “L’INFORMAZIONE” CHE NONESCE. Vi ricordate “L’Informazione”, orga-no ufficiale del Comune di Pace del Mela,la cui pubblicazione era prevista ogni tremesi? Siamo ancora in attesa di leggere ilnumero di giugno e quello di settembre2003. Non è che la sua mancanza sia parti-colarmente avvertita, ma ci chiediamo se ilcompenso annuale di 3500 euro, attribuitoal direttore responsabile prelevandolo dal-le tasche dei cittadini, sia effettivamentemeritato.

� UN ESPERTO INUTILIZZATO. Condetermina del 12 agosto 2003, il Sindaco haconferito al dott. Giuseppe Zaffino l’incaricoper una consulenza ambientale specifica inrelazione al decreto di istituzione dell’areaad elevato rischio di crisi ambientale delcomprensorio del Mela. L’incarico, giustifi-cato dall’esigenza di fornire un supportotecnico qualificato nell’ambito dei lavoridell’apposita Commissione Stato-Regio-ne-Provincia-Enti Locali, si estende fino al31 dicembre 2003 e prevede un compensodi 5.000 euro. Purtroppo, malgrado le robo-anti promesse dell’assessore regionale alterritorio ed ambiente, Mario Parlavecchio,la Commissione ha tenuto fino ad oggi unasola riunione, quella dell’insediamento.

� ATO E NUOVE TARIFFE ACQUA.Dal primo gennaio 2004 la gestione del ser-vizio idrico dovrebbe passare agli ATO

(Ambiti Territoriali Ottimali), nuovi organi-smi creati per unificare le varie competenzerelative all’intero settore. Molte sono le titu-banze sull’efficienza e sull’economicità de-g l i ATO. Se da un lato dovrebberoa b b a s s a r s i , i n f a t t i , l e s p e s e p e rl’acquisizione e la distribuzione dell’acqua,dall’altro ci saranno maggiori spese per ilpersonale dirigenziale e per gli uffici dellenuove strutture. Inoltre sorge qualche dub-bio sulla tempestività degli interventi in casodi guasti. Le prime indicazioni tariffarie si at-testano su una media di euro 1,056 per mc,più elevata rispetto all’attuale media di tutti iComuni della Provincia, che è di euro 0,68.

� LA REGIONE BATTE CASSA PER ILAVORI AL VERSANTE EST. Il Comunedeve restituire alla Regione, fra capitale edinteressi maturati, la bella cifra di euro53.687,95 perché, all’epoca dei lavori diconsolidamento e stabilizzazione del ver-sante est del centro abitato, venne indebita-mente liquidato alla ditta ICOT S.p.A. diRoma, esecutrice dei lavori, un premio di in-centivazione non spettante. La Giunta hadato incarico all’avv. Raffaele Tommasiniper un parere legale.

� IL PONTILE DELLA DISCORDIA.Maggioranza e minoranza sono contro la re-alizzazione del pontile del Consorzio ASI aGiammoro, ma le due posizioni non collima-no perfettamente. Comunque sia, il Consi-gl io ha dato mandato al Sindaco dipresentare ricorso al TAR, ove possibile, edi sollevare il problema nell’ambito dellaCommissione per l’area a rischio. La mino-ranza avrebbe voluto introdurre la previsio-ne di provvedimenti risarcitori e di garanziefinanziarie, ma la proposta è stata conside-rata inopportuna.

� LA VORAGINE DEI RIFIUTI. La ge-stione dei rifiuti solidi urbani continua ad as-sorbire una fetta molto consistente dellerisorse comunali. L’ultimo salasso di 110mila euro è stato approvato dal ConsiglioComunale il 29 settembre: 60.000 eurosono stati ricavati dall’avanzo di ammini-strazione dell’esercizio 2002 e altri 50.000sono stati reperiti attraverso variazioni al bi-lancio dell’esercizio 2003. Per fronteggiarequesta voragine, tutti i componenti dellaGiunta Munic ipale hanno r inunciatoall’indennità di carica a cominciare dal mesedi ottobre 2003.

� I FASTIDI DELLA DITTA ESI. Nellaseduta del 29 settembre 2003, il Consiglio

Comunale ha deliberato all’unanimità diavviare un’azione legale nei confronti delladitta E.S.I. di Giammoro, la cui attività, con-sistente nell’estrazione del piombo dallebatterie fuori uso, provoca notevoli disagialle persone che vivono e lavorano nei pa-raggi dell’opificio industriale. La delibera sicollega a ripetute segnalazioni di esalazio-ni gassose superiori alla normale tollerabi-lità provenienti dal suddetto opificio.Particolari disagi sono stati denunciati da-gli atleti che frequentano gli impianti sporti-vi di Giammoro e dagli operai della dittaSiciltermica, alcuni dei quali hanno dovutof a r e r i c o r s o a l p r o n t o s o c c o r s odell’ospedale di Milazzo.

� IL BUSINESS DEI RIFIUTI. Il perso-nale ecologico comunale non riesce a gesti-re la massa dei rifiuti prodotti dai cittadinipacesi. L’amministrazione è stata costretta,quindi, a ricorrere al “supporto” di una dittaesterna (Siculcoop di Rometta Marea).L’affidamento del servizio è avvenuto attra-verso una gara d’appalto alla quale ha par-tecipato la sola ditta affidataria con unribasso del 2% sull’importo a base d’asta.Costo dell’operazione: euro 83.561,66 piùIVA al 10%. Per un Comune che non ha sol-di, è un bel lusso. Prima domanda: se nelnostro Comune funzionasse la raccolta dif-ferenziata dei rifiuti, potremmo fare a menodella Siculcoop? Seconda domanda:l’importo a base d’asta è stato calcolato te-nendo conto che i rifiuti andavano conferiti aTripi. Adesso che i rifiuti vengono conferiti aVenetico, chi lucra sulla differenza? Terzadomanda: l’affidamento riguarda il periododal primo settembre 2003 al 31 agosto2004. Ma dal primo gennaio 2003 non do-vrebbe subentrare l’ATO nella gestione delservizio?

� LA GIUNTA HA PERSO VALORE. Inquesto Comune non c’è fortuna per gli as-sessori allo sport. Nel giro di otto anni neabbiamo cambiati cinque: Antonino Alac-qua, Giancarlo Fiumicello, Francesco Tor-re, Michele Isgrò, Concetto Caruso.Anche Salvatore Valore, il giovane asses-sore della Giunta Catalfamo, non ha fattoeccezione: cartellino rosso, senza appel-l o , d o p o a p p e n a q u a t t r o m e s idall’insediamento. Lui dice di essere statocacciato perché il sindaco “dittatore” nonaccetta critiche. Il primo cittadino gli rim-provera di non essersi ricordato che i pan-ni sporchi s i lavano in famigl ia. Laverità…dove stia nessun lo sa.�

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