1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione...

200
A08 126

Transcript of 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione...

Page 1: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

A08126

Page 2: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 3: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

SISTEMI ABITATIVIDI PERMANENZA TEMPORANEA

Tiziana Firrone

Page 4: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Copyright © MMVIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–1037-2

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: febbraio 2007I ristampa aggiornata: dicembre 2010

Page 5: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Indice

Introduzione.............................................................................................................................................7

1. Campi di applicazione........................................................................................................................17

2. Tipologie............................................................................................................................................37

2.1. Sistemi ad involucro flessibile.....................................................................................................41

2.1.1.La tenda..................................................................................................................................41

2.1.2. Strutture pneumatiche............................................................................................................45

2.1.3. Sistemi a pantografo e tensostrutture.....................................................................................50

2.2. Sistemi ad involucro rigido.........................................................................................................54

2.2.1. La roulotte.............................................................................................................................54

2.2.2. La mobile home.....................................................................................................................61

2.2.3. Il container.............................................................................................................................70

2.2.4. Il prefabbricato......................................................................................................................77

2.3. Sistemi misti...............................................................................................................................84

3. La memoria........................................................................................................................................89

4. Lo stato dell’arte..............................................................................................................................125

5. La sostenibilità delle scelte tecnologiche e costruttive nell’impatto con le risorse ambientali:

l’esperienza di Shigeru Ban nella progettazione di sistemi abitativi transitori................................143

6. Sistemi abitativi trasferibili e criteri di progettazione per nuovi insediamenti temporanei..............153

6.1. Insediamenti temporanei per l’emergenza.................................................................................164

7. Il benessere ambientale nell’architettura temporanea......................................................................177

7.1. Il contributo delle fonti rinnovabili allo sviluppo urbano sostenibile.......................................179

7.2. Energia e materie prime nell'edilizia.........................................................................................180

7.3. Integrazione involucro edilizio-impianto..............................................................181

7.4. Metodologia di Energy Audit....................................................................................................183

7.5. Dati necessari all'esecuzione di un energy audit.......................................................................184

7.6. Comfort termoigrometrico nello spazio confinato....................................................................184

7.7. L'edificio come collettore solare................................................................................................187

7.8. Il contributo del solare fotovoltaico...........................................................................................190

Riferimenti bibliografici..................................................................................................................... 193

Page 6: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 7: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Introduzione

La costruzione a carattere tempo-

raneo ha origini remote e segue un per-

corso parallelo all’evoluzione del genere

umano ed al suo modo di vivere ed inte-

ragire con l’ambiente. Il concetto di

transitorietà abitativa si pone in antitesi

con quello di permanenza che invece

definisce, generalmente, la naturale ten-

denza di ogni individuo a fissare la pro-

pria dimora e la sede delle proprie attivi-

tà lavorative, culturali, religiose, di

svago, in insediamenti stabili ed organiz-

zati. C’è un etimo del verbo abitare (dal

latino habitare), che rinvia alla continui-

Le piramidi di Ghiza in Egitto.

Il Partenone in Grecia, 448 a.C., (da Storia dell’arteItaliana, G. C. Argan).

La casa come la cometa progettata da Hideo Mori nel 1980. La tenda è stata piantata nell’erba a 1600 m s.l.m.,sotto la montagna Kirigamine, poco distante da Tokyo, (Abitare n.230, 1984).

7

Page 8: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

tà: trovarsi, stare, avere stabilmente una

presenza in un luogo1.

La transitorietà di un’opera con-

trasta anche con il tradizionale concetto

di architettura, vincolata ai canoni classi-

ci dell’oggetto ed espressione della dure-

volezza e della permanenza, nel tempo e

nel luogo, del costruito, inteso sia nella

sua essenza materiale, sia in quella stori-

ca, culturale e simbolica. La tradizione

dell’architettura, come viene comune-

mente intesa, prende infatti le mosse da

contesti sociali e culturali le cui esigenze

sono quelle di avere un riparo permanen-

te e durevole, resistente a tempeste e ter-

remoti2, a fuoco e alluvioni. Viene così

affidata l’organizzazione dello spazio a

soluzioni strutturali solide e massicce,

realizzate con materiali da costruzione

resistenti e durevoli nel tempo.

In Italia viviamo in contesti dove

la monumentalità rappresenta il simbolo

della stabilità. L’architettura “classica” è

firmitas e soliditas e l’abitazione è consi-

derata, ancora oggi, nei cosiddetti paesi

industrializzati, uno status symbol, un

bene in grado di determinare emozioni e

di conferire prestigio all’individuo, un

valore socio-culturale di grande impor-

tanza. È per tale motivo che il passare del

tempo non ha determinato, nell’ambito

della cultura occidentale, mutamenti

sostanziali nella struttura architettonica

delle forme dell’abitare, rimanendo quasi

1- Vocabolario della lingua italiana Zingarelli.

La Ca’ D’Oro a Venezia.

8

2 - Oggi sappiamo che le azioni sismiche sonopiù facilmente contrastate da strutture leggere eflessibili.

Page 9: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

del tutto inalterata da secoli, ad eccezione

dell’involucro esterno e dei materiali

impiegati. Questo tipo di architettura,

però, può essere soggetta a tutta una serie

di critiche: culturalmente può essere trop-

po enfatica, economicamente troppo

costosa, funzionalmente priva di flessibi-

lità e, dal punto di vista ambientale, inca-

pace di fornire le prestazioni che la socie-

tà contemporanea si attende; e benchè la

casa, in genere, rappresenti un bene pre-

zioso, spesso realtà culturali e antropolo-

giche, caratterizzanti particolari situazio-

ni locali, privilegiano valori che vanno

oltre l’attaccamento o l’esigenza di pos-

sedere un’abitazione, come nel caso di

molti Paesi emergenti, in via di sviluppo,

9

Palazzo Medici Riccardi a Firenze.

La reggia di Versailles in Francia, XIII secolo.

Andromeda Tower di Wilhelm Holzbauer, Vienna1998.

Page 10: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

o di popoli nomadi per i quali l’abitazio-

ne rappresenta un bene temporaneo,

mutevole e legato ai cicli stagionali, agli

spostamenti o al ripetersi di calamità che

si possono manifestare periodicamente in

alcuni territori del nostro pianeta. Per cul-

ture come queste la casa può essere anche

una tenda, una capanna, una baracca

costruita con i materiali reperibili sul

luogo.

Queste abitazioni traggono le loro

origini dalle prime forme di riparo

costruite sin dall’età paleolitica, quando

l’uomo era costretto a spostarsi continua-

mente da un territorio all’altro, per procu-

rarsi il sostentamento. A questo periodo

risalgono alcuni rifugi temporanei, come

la cosiddetta capanna aurignaciana

(dalla grotta di Aurignac, in Francia), for-

mata da un’intelaiatura autoportante di

10

Capanne di un villaggio in Etiopia.

Capanna a pianta rettangolare, comune a molte regionidell’Asia (Thailandia, Cambogia, India), ma anche inAfrica, America Latina e Oceania.

Villaggio Masai in Tanzania.

Costruzione di una capanna di un villaggio in Kenia.

Page 11: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

rami saldamente infissi nel terreno,

secondo una pianta circolare, con le cime

curvate verso il centro, intrecciate e lega-

te insieme in modo da ottenere una strut-

tura continua a cupola che veniva coperta

con pelli cucite. A questa segue la capan-

na maddaleniana (dalla grotta di La

Madeline a Tursac, Dordogna, Francia),

la prima vera costruzione leggera di

capanna abitata temporaneamente duran-

te il periodo estivo.

Le culture nomadi, ancora oggi

presenti in tutti i continenti e spesso mal

tollerate dagli attuali governi, sono in

continuo movimento, alla ricerca di

nuove risorse per far fronte ai più ele-

mentari bisogni. Queste comunità, ognu-

na con la propria storia, le proprie tradi-

zioni, le proprie pratiche di vita quotidia-

na, sono tutte testimonianza di una per-

fetta armonia tra uomo e ambiente e por-

tatrici di un immenso patrimonio cultura-

le. Le loro costruzioni presentano diver-

se tipologie che vanno dalle semplici

strutture trasportabili, a quelle in parte o

interamente ricostruibili.

I pastori nomadi Kinghisi si spo-

stano da un punto all’altro del territorio

mongolo dell’Asia Centrale, trasportando

sui loro cammelli gli elementi che com-

pongono lo yurt3: tradizionale riparo, uti-

lizzato da migliaia di anni e la cui tecnica

costruttiva è stata tramandata sino ai

nostri giorni. Lo yurt è forse la “tenda”

più ingegnosa che sia mai stata concepi-

ta: una piccola struttura circolare, del dia-

metro di circa 4 m (ma può arrivare anche

a 10 m), alta circa 3 m, composta di pare-

Ricostruzione di una capanna estiva aurignaciana, (daArchitettura del legno, M. Collura).

Tipo di capanna maddaleniana del periodo 14.000-10.000 a.C., (da Architettura del legno, M. Collura).

11

3 - “yurt” in russo; “ger” in mongolo.

Page 12: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ti allungabili, ottenute da un reticolo di

bastoncini di legno incrociati, legati da

cerniere di cuoio ed estensibili a panto-

grafo.

La copertura, anche questa in

legno, termina in sommità con una ruota

in legno forata, con raggi convessi verso

l’alto, alla quale si innestano le pertiche

inclinate. La corona permette l’uscita del

fumo prodotto dal focolare, posto al cen-

tro della tenda. Il pavimento è coperto

con pellicce o tappeti di lana. Tutta la

struttura è isolata termicamente con un

rivestimento in feltro di lana e pelli.

I materiali naturali, impiegati tra-

dizionalmente per la realizzazione di que-

sti ripari, sono oggi sostituiti con altri che

pur avendo caratteristiche di leggerezza,

ai fini del trasporto, non differiscono

sostanzialmente, nelle peculiarità, da

quelli originari.

Negli Stati Uniti sono oggi in

commercio versioni hi-tech dello yurt,

destinate ai cosiddetti “nuovi nomadi”

che, per scelta, per casualità o per neces-

sità, sono sottoposti a continui sposta-

Esploso della proposta statunitense di un’abitazionetransitoria realizzata sul modello dello yurt mongolo.

12

Yurt mongolo.

Schema degli elementi costruttivi che compongonouno yurt.

Page 13: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

menti da un capo all’altro del globo. Si

tratta di abitazioni in legno e lattice o in

materiale sintetico, dotate di ogni com-

fort e facilmente trasportabili e montabili.

La pelle di bisonte che in passato

rivestiva il Teepe4 indiano viene oggi

sostituita dalla tela di canapa, materiale

utilizzato anche per realizzare le tende

nere al posto dei tradizionali teli in lana

di capra; entrambi i materiali consentono

di ottenere una buona ombreggiatura ed

una soddisfacente ventilazione, anche se

la tela di canapa ha costi più elevati

rispetto a quella ottenuta con la lana di

capra.

La pelle di foca del Tupiq, capan-

na usata dal popolo degli Inuit, è oggi

sostituita da un tessuto di natura sinteti-

ca, utilizzato in campo nautico per la rea-

lizzazione delle vele.

13

Pelli di bisonte dipinte a mano, utilizzate in passatoper la costruzione delle tende indiane.

Moderna tenda indiana cheyenne.

Tenda nera dei beduini del deserto.

4 - Struttura conica costruita con un numerovariabile di pali e ricoperta con pelli di bisonte.

Page 14: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Ancora oggi, per le comunità abo-

rigene australiane, la capanna è preferita

alla tenda perchè è una struttura elastica

ma resistente, capace di contrastare la

violenza dei cicloni che spesso si abbat-

tono su questi territori. L’architetto Peter

Myers, nel 1973, ha cominciato a lavora-

re con le comunità dell’ovest e del nord

del continente australiano.

Nella sua opera, volta al recupero

della cultura di una popolazione origi-

naria, tendenzialmente nomade ed oggi

14

Famiglia di Inuit davanti la loro tenda. Okak, Labrador, 1896.

La capanna progettata da Peter Myers per gli aborigeni australiani, (Domus n. 605).

Page 15: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

15

in via di estinzione,

rientra lo studio di

una casa-capanna

in legno e corteccia

di eucalipto. Questa

abitazione non è

trasportabile ma è

facilmente rico-

struibile, in qualsia-

si punto del terri-

torio di caccia,

perchè il materiale

con cui è realizzata

è facilmente reperi-

bile e la costruzio-

ne è razionale ed

elementare: tronchi per la struttura, lastre

di corteccia grosse e sottili, rispettiva-

mente, per l’involucro e per i giacigli,

sabbia per il pavimento.

Nei Paesi tecnologicamente avan-

zati le problematiche generate dal concet-

to di temporaneità e di flessibilità del

costruito hanno rappresentato, nella sto-

ria della ricerca scientifica, alcuni tra gli

aspetti più interessanti della tecnologia,

dell’industria e dei processi di industria-

lizzazione. Ne sono prova le strutture leg-

gerissime, facilmente montabili, traspor-

tabili e riconvertibili ed il loro impiego

per ottenere ambienti che nei tempi pas-

sati venivano costruiti soltanto in durevo-

le muratura. Oggi, il concetto di transito-

rietà, quindi, si può considerare come un

allontanamento dalla firmitas vitruviana,

intesa come valore della permanenza

temporale piuttosto che come stabilità

Disegni della capanna di Peter Myers, (Domus n. 605).

Tradizionali capanne aborigene.

Page 16: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

fisica. Diversi sono gli esempi di architet-

tura transitoria, progettata per l’uso tem-

poraneo: la tenda; le costruzioni leggere,

in materiale riciclabile o riciclato come,

ad esempio, il cartone o l’alluminio; i

sistemi intelaiati in legno; le strutture

gonfiabili ad aria compressa o estensibili

attraverso sistemi a pantografo, a com-

passo e, ancora, sistemi telescopici e ten-

sostrutture metalliche. Meccanismi

essenzialmente semplici che possono

essere alla base di soluzioni molto inno-

vative e per certi versi avvenieristiche.

16

Page 17: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

1. Campi di applicazione

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Page 18: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 19: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Il concetto di transitorietà rac-

chiude oggi temi di estrema attualità che

pongono in luce problemi impellenti ed

urgenti.

Il mondo occidentale contempo-

raneo è caratterizzato da una condizione

di instabilità sociale dovuta ai cambia-

menti che in particolare, nel corso degli

ultimi decenni, hanno sconvolto la vita

dell’umanità ed hanno determinato

nuove esigenze di mobilità sul territorio,

espressione di vitalità e progresso econo-

mico, ma anche risultato di migrazioni di

massa di popolazioni in fuga dai loro

paesi d’origine ed in cerca di situazioni di

maggiore solidità economica e di sicurez-

za sociale.

Questi popoli abbandonano la

loro casa, le loro radici, la loro storia,

affrontando viaggi al limite della soprav-

vivenza e disagi indescrivibili, pur di rag-

giungere un Paese che possa offrire loro

un lavoro ed una vita più sicura.

Ma i pochi centri di accoglienza,

allestiti per ospitare i sopravvissuti

durante i primi giorni dal loro arrivo nel

nostro Paese, sono insufficienti a far fron-

te all’emergenza che in alcuni periodi

dell’anno raggiunge dimensioni straordi-

narie.

A tutto ciò si aggiunge il perpe-

tuarsi di eventi eccezionali e calamità

naturali che si manifestano con sempre

maggiore frequenza sul nostro pianeta e

che ci obbligano a considerare il concetto

stesso di straordinarietà del fenomeno

emergenziale in un contesto più ampio e

articolato.

Le ripetute crisi locali, i conflitti

civili e militari, le emergenze umanitarie

di sempre più grandi proporzioni ed i

19

Profughi africani del Burundi in fuga dal loro Paesedilaniato dalla guerra civile.

Profughi provenienti dal Sudan.

Page 20: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

continui disastri1 ambientali, provocati

spesso da superficiali gestioni politiche e

territoriali, ci dimostrano con sempre

maggiore evidenza che l’emergenza non

è più un fenomeno eccezionale ma piut-

tosto un evento che rientra nella normali-

tà della vita quotidiana. Ma nonostante i

fenomeni naturali siano una delle cause

più evidenti degli eventi imprevedibili ed

incontrollabili che possono abbattersi sul

nostro pianeta, spesso la natura è la meno

responsabile delle dimensioni che può

assumere una catastrofe provocata dagli

errori e dalle omissioni di chi opera nelle

trasformazioni e nello sfruttamento delle

risorse dell’ambiente2.

2 - I disastri vengono distinti, in base alle lorocause primarie in:- disastri causati da fenomeni naturali (calamitànaturali);- disastri causati da attività dell’uomo (man-made disaster). I primi vengono attribuiti ad eventi imprevedibilied incontrollabili ed includono: i disastri meteo-rologici (cicloni, uragani, grandinate, tornadi,tifoni, bufere, gelate, siccità); i disastri topologicied idrogeologici (valanghe, frane, smottamenti,alluvioni, erosione, bradisismi, ecc.); i disastritellurici e tettonici (terremoti, maremoti, eruzionivulcaniche, ecc.); i disastri biologici (sciami d’in-setti, epidemie di malattie infettive, ecc.). Tra idisastri prodotti dall’uomo vi sono: i sommovi-menti civili (rivolte, dimostrazioni di massa vio-lente, scontri fra fazioni, ecc.); le guerre conven-zionali (bombardamenti, assedi, ecc.); le guerrenon convenzionali (nucleari, chimiche, biologi-che); gli atti di terrorismo; i movimenti forzati diprofughi da un Paese ad un altro; gli incidenti(con mezzi di trasporto, per cedimento di struttu-re, ad impianti nucleari, per inquinamenti di indu-strie chimiche, per incuria o uso improprio); eco-nomico-politici (crisi economiche, carestie, ecc).Tratto da “La vulnerabilità dell’ambiente costrui-to agli eventi eccezionali: genesi analisi e proble-matiche dei disastri”, di Corrado Latina inAmbiente costruito e calamità, ed. Ente Fiere diBologna, 1982.

20

Lo tznunami che ha colpito le coste indonesiane nel2004.

1 - Secondo Philip O’ Keefe, economistadell’Unità di Ricerca sui Disastri dell’Universitàdi Bradford, il termine disastro può essere defini-to come:”interfaccia tra un azzardo naturale ocausato dall’uomo (es. un terremoto) ed una con-dizione di vulnerabilità (es. edifici mal costruiticon una cattiva dislocazione)”.La letteratura sociologica internazionale di fonteanglosassone, definisce il disastro come un“mutamento distruttivo dell’ambiente fisico esociale che determina la rottura del contestosociale in cui individui e gruppi si muovono”.

Page 21: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Negli ultimi decenni le cause di

potenziale calamità annoverano nuovi

fattori di rischio che, pur non provocando

la distruzione delle abitazioni, sono all’o-

rigine di emergenze che a volte impongo-

no l’abbandono, da parte dei residenti, di

Conseguenze dell’alluvione del 1996 nella zona di Cardoso, in Versilia.

Fotografia di un tornado.Effetti di cicloni, piogge ed inondazioni abbattutisi inMozambico nel marzo del 2000.

21

Page 22: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

intere aree urbanizzate, per periodi più o

meno lunghi o definitivamente, come nel

caso di inquinamenti da gas tossici o

radioattivi che si verificano puntualmente

in ogni parte del mondo.

Ma accanto a queste esigenze di

natura emergenziale, vi è anche una ten-

denza, sempre più forte, di dare all’abi-

tazione un’interpretazione dinamica e in

divenire. Secondo D. Chenut la casa va

intesa come “machine à habiter”, uno

spazio indipendente dalla struttura e

regolabile in pianta e in alzato, in base

alle necessità dell’utenza, al trascorrere

del tempo ed alle modificazioni del

nucleo familiare. Uno spazio che, al di là

della flessibilità interna, può essere

ampliato in più direzioni, crescendo

anche verso l’esterno, attraverso l’aggre-

gazione di ulteriori moduli strutturali o

elementi estensibili già presenti nel

nucleo originario.

Alla luce di quanto fin qui espo-

sto, costruire secondo il paradigma della

transitorietà è dunque quasi una necessi-

tà, a causa del crescente bisogno di solu-

zioni edilizie flessibili, a carattere tempo-

raneo, atte a rispondere a tutte le esigen-

ze dettate dalle nuove forme e dai nuovi

modi di abitare.

Il campo delle possibilità di appli-

cazione diventa sempre più ampio: lo stu-

dio e la realizzazione di costruzioni tem-

poranee, con particolari requisiti, può

costituire la soluzione del problema delle

abitazioni ad ampia destinazione funzio-

nale, così come nel caso delle emergenze

abitative, che rappresentano l’esempio

più evidente attraverso cui si manifesta la

transitorietà, ma anche per le abitazioni

destinate a profughi, esuli, migranti,

nomadi, ai “senza tetto”, ecc.; ed ancora,

per le case-parcheggio, impiegate duran-

te i cicli di riconversione e recupero urba-

no o per edifici destinati ad ospitare tem-

poraneamente le funzioni normalmente

svolte in costruzioni permanenti, in attesa

di essere ricostruite o ristrutturate: edifici

per civile abitazione, ospedali, scuole,

ecc. come, ad esempio, le residenze tem-

poranee CON.TE.IN.E.R., progettate nel

22

Crollo di un edificio in c.a. per effetto sismico. Kobe,1995. (da Kimiro Meguro - INCEDE).

Page 23: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

1977, in occasione di un concorso di idee

indetto dal consorzio I.A.C.P. dell’Emilia

Romagna.

Si tratta di containers industriali

attrezzati, atti ad ospitare provvisoria-

mente gli inquilini delle abitazioni da

ristrutturare; facilmente trasportabili ed

impiantabili nelle aree attigue agli edifici

oggetto dell’intervento.

La modularità dei containers con-

sente l’aggregazione degli alloggi in un

elevato numero di combinazioni e varian-

ti, in funzione delle esigenze degli utenti

e delle dimensioni e geometrie delle aree.

Gli alloggi si ottengono dall’accostamen-Progetto CON.TE.IN.E.R.: assonometria dello schemadi assemblaggio. (Domus 580).

23

Progetto CON.TE.IN.E.R.: sezioni e particolari costruttivi. (Domus 580).

Page 24: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

to di due o più containers, sovrapposti su

due piani e disposti su due file parallele,

divise da un corridoio centrale, con

copertura trasparente. I corridoi costitui-

scono le vie di comunicazione interne che

collegano tra loro gli alloggi ed i servizi

collettivi, anche questi ottenuti dall’acco-

stamento di containers attrezzati.

La stessa tecnologia viene oggi

impiegata per la cantieristica e per i

campi di lavoro all’estero, dove è diffici-

le trovare un alloggio per la manodopera

di provvisoria immigrazione.

Agli anni settanta risalgono anche

le proposte di survival kits per homeless

presentate da Krzystof Wodjczko e

Michael Rakowitz.

L’Homeless Vehicle di Wodjczko

è una sorta di carrello della spesa, dove

riporre oggetti trovati per strada o dormi-

re al riparo.

Il paraSITE di Michael Rakowitz,

è un rifugio metropolitano gonfiabile; un

igloo realizzato con sacchi di plastica per

la spazzatura, che si collega agli sfiatatoi

dei sistemi di ventilazione degli edifici di

New York, sfruttandone il calore emesso

e altrimenti sprecato.

Anche le strutture ricettive per il

turismo itinerante, come stabilimenti bal-

neari con configurazioni variabili ed

adattabili alle esigenze stagionali, sono

state oggetto di interesse da parte di pro-

gettisti come l’architetto Arturo Lopez

Fernandez che propone, nel 1977, una

struttura turistica mobile costituita da cel-

lule attrezzate, prodotte industrialmente e

facilmente trasportabili perchè compatte

e autonome. Le cellule trovano alloggia-

mento all’interno di uno scheletro struttu-

rale prefabbricato, anche questo traspor-

24

Homeless Vehicle di Krzystof Wodjczko.

Il paraSITE progettato da Michael Rakowits nel 1973.

Page 25: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

tabile, che accoglie i moduli abitativi

inseriti come cassetti, su più elevazioni.

Il progetto si è fermato alla fase di

studio preliminare in quanto, pur posse-

dendo caratteristiche di temporaneità e

trasportabilità, determinava un forte

impatto ambientale sia per le dimensioni

sia per i materiali adottati.

Prima di lui, Jean Prouvè proget-

ta, nel 1935, la casa per il week-end e per

le vacanze BLPS.

La proposta di A. L. Fernandez per la realizzazione diun impianto turistico mobile. (Domus n.576/77).

Piante e sezioni delle cabine mobili. A. L. Fernandez.(Domus n.576/77).

25

Particolare delle cabine attrezzate. (Domus n.576/77).

Page 26: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Un’unità abitativa di 10 mq, con-

cepita “per liberare dalle dipendenze

dell’Hotel”, trasportabile e montabile

rapidamente, per semplice incastro dei

componenti.

Negli anni cinquanta Andrew

Geller comincia a progettare le sue Beach

Houses: si tratta di piccole abitazioni per

vacanze, di minimo impatto ambientale e

dall’architettura avvenieristica. Facili da

montare ed altrettanto facili da smontare

alla fine della stagione. Il prototipo di

queste case è la A-Frame house, cono-

sciuta anche come Reese House.

A questa seguono le case-palafitta

Pearlroth House e Hunt House, quest’ul-

tima progettata in collaborazione con

Irving Hunt; la Lynn House, la Jossel

House e la Eileen Hunt House.

Uno studio sui modelli insediativi

26

Abitazione per vacanze BLPS di J. Prouvè, 1935. Reese House di A. Geller, 1957.

Pearlroth House, Dune Road, Westampton, NY 1958.

Hunt House.

Page 27: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

temporanei per vacanze, è stato portato

avanti da Claude Galliard, in collabora-

zione con J. M. Françoise e M. Donne. Il

progetto è stato condotto nell’ambito di

una ricerca su sistemi temporanei, con

particolare riferimento alla tutela del-

l’ambiente naturale. Unità abitative auto-

nome, liberamente aggregabili ed adatta-

bili a qualsiasi configurazione orografica,

sono ottenute dall’integrazione di gabbie

strutturali metalliche che costituiscono i

componenti di base, con sistemi flessibili

di chiusura che ne consentono l’ampliabi-

lità. Ogni unità abitativa è completa di

impianti di captazione e accumulo di

energia solare ed eolica che ne permette

una parziale autonomia funzionale.

La destinazione turistica della

maggior parte delle coste italiane ed il

sempre crescente interesse per la fruizio-

ne diretta del mare, hanno indotto nel

passato verso politiche speculative di

forte impatto ambientale, con la realizza-

zione di strutture ricettive balneari a

carattere permanente, che hanno determi-

nato profonde alterazioni del paesaggio

costiero, con stravolgimenti della morfo-

logia del luogo, danneggiamento della

macchia mediterranea, inquinamento

ambientale. Oggi, la sempre crescente

domanda di sviluppo turistico si accom-

pagna, fortunatamente, ad una nuova

27

Lynn House.

Jossel House, Davis Park, Fire Island, NY 1959.

Eileen Hunt House.

Page 28: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

coscienza ambientale che pone in eviden-

za l’esigenza di operare in termini di

“turismo sostenibile”, così come è defini-

to dalla Carta di Lanzarote del 1995, nel

rispetto delle risorse naturali, culturali e

sociali.

La situazione attuale delle coste

siciliane è un chiaro esempio di quanto

poco sia stato ancora fatto in questo

ambito sia nell’aspetto della riqualifica-

zione del territorio, sia in tema di valoriz-

zazione delle risorse e sviluppo qualitati-

vo del turismo balneare.

Una soluzione al problema della

riqualificazione delle coste e della pro-

gettazione di attrezzature balneari è,

senza dubbio, l’applicazione dei criteri

legati al concetto di architettura tempora-

nea che permette di realizzare strutture

per attività turistiche a basso impatto ed

in equilibrio con l’ambiente. Ad un

modello pesante e permanente, che carat-

terizza la quasi totalità delle attrezzature

per la balneazione presenti nelle zone

costiere, è necessario sostituire un model-

lo improntato ai principi della tempora-

neità e della reversibilità.

Strutture transitorie vengono

impiegate anche come sistemi di suppor-

to alle manifestazioni di massa, come nel

caso degli alloggi temporanei, a bassissi-

mo grado di impatto ambientale, proget-

tati da Kenzo Tange per i pellegrini della

Mecca che, periodicamente, si recano sul

luogo sacro.

In prossimità della città di Muna,

sede della Mecca, si trova una vasta pia-

nura di 3 km2, nella quale i pellegrini si

accampano con tende e mezzi di fortuna.

Tange propone un sistema composto da

tre moduli di cui due destinati ad alloggi

ed il terzo a servizi. I moduli-alloggio

sono costituiti da una parte fissa, ad invo-

lucro rigido, e da una o due parti mobili,

ad involucro flessibile, ampliabili a sof-

fietto o a ventaglio, in funzione della

diversa fruizione. I moduli ampliabili a

soffietto sono destinati a dormitorio

comune; quelli ampliabili a ventaglio

costituiscono alloggi mono o bi-familiari.

28

Alloggi transitori per i pellegrini della Mecca: moduli-dormitorio a soffietto.

Page 29: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Il progetto prevede l’impiego di

queste abitazioni temporanee anche in

caso di recupero o adeguamento del

patrimonio edilizio dei centri urbani.

A questo scopo è stato progettato

anche il Blue Box: un sistema studiato

per offrire uno spazio provvisorio e fles-

sibile atto a garantire, anche per un breve

periodo, benessere e comfort ai clienti ed

agli impiegati di una banca a

Norimberga, nell’attesa della ristruttura-

zione della sede originaria. Il sistema è

composto dall’aggregazione di moduli, di

3x9 mq, realizzati con un’intelaiatura

lignea. Strutture simili vengono impiega-

te per attività culturali temporanee, centri

d’informazione mobili e per stands com-

Il modulo Blue Box, con caratteristiche di reversibilità,impiegato come sede temporanea di una banca aNorimberga. (Detail 04.2001).

29

Alloggi transitori per i pellegrini della Mecca: modu-li-alloggio a ventaglio.

Il Transportable Space One.

Page 30: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

merciali. Il Transportable Space One è

un prodotto australiano che può essere

utilizzato singolarmente, come stand

commerciale, o assemblato ad altri

moduli per ottenere una varietà di confi-

gurazioni e dimensioni.

Non mancano proposte per alber-

ghi, come nel caso del Mobile Hotel, pro-

gettato dall’architetto viennese Gernot

Nalbach nel 1972 e presentato alla ITB

(Internationale Tourismus Borse) di Berlino.

L’albergo può essere montato e

smontato in un solo giorno ed impiegato

in occasione di fiere, congressi, gare

sportive, festivals, ecc. Viene trasportato

su un camion speciale, fornito di gru che,

sollevata, costituisce la struttura portante

dell’edificio, alla quale vengono aggan-

ciati i moduli prefabbricati, trasportati da

un secondo camion.

L’impiego di moduli prefabbricati

per la realizzazione di alberghi è stato

riproposto nel 2001, in occasione del-

l’ampliamento di un hotel a Bezau per il

30

Fasi di realizzazione del nuovo corpo di fabbrica di unhotel a Bezau. (Detail 04/2001).

Trasporto di una camera-cellula. (Detail 04/2001).

Il Mobile Hotel di Gernot Nalbach. (Domusn.514/1972).

Page 31: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

quale era necessario realizzare un ulterio-

re volume con camere e sala congressi.

Camere-cellule di 7,5x4 mq, con impian-

ti preinstallati, sono state trasportate ed

accorpate alla struttura preesistente.

Questo è solo un esempio della

nuova tendenza, particolare ed innovati-

va, che si sta affermando negli ultimi anni

e che prevede l’inserimento di unità abi-

tative modulari in edifici già esistenti,

creando delle appendici che consentono

l’ampliamento degli spazi.

All’interno dello storico sito della

scuola delle Belle Arti di Parigi, sono

stati installati alcuni edifici provvisori,

costituiti da moduli prefabbricati, tra-

sportati e sistemati per creare uno spazio

utilizzabile, nell’arco di tempo di sei

anni, dagli studenti della scuola. Questi

locali provvisori, ideati da Nicolas

Michelin e posti a servizio dello storico

edificio della scuola, rispondono ad un’e-

sigenza semplice ed urgente, senza vel-

leità stilistiche particolari.

Attenzione particolare allo styling

è invece testimoniata dagli architetti

Exilhauser, progettisti del sistema

Zusatzraum (letteralmente il nome signi-

fica “camera extra”), presentato alla

biennale di Arte Contemporanea di

Anghien-les-Bains. Si tratta di un ele-

mento mobile, in vetro e tessuto, che può

essere aggiunto a qualsiasi edificio già

esistente ed adattabile a diverse situazio-

ni, permettendo di ottenere nuovi

ambienti polifunzionali.

31

Edifici provvisori per la scuola di Belle Arti, Paris-Malaquais. (LABFAC).

Page 32: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

32

Anche il designer tedesco Stefan

Eberstadt con la sua Rucksack House

(ovvero Casa Zaino) propone una cabina

di 9 mq, in acciaio, legno e plexiglas, che

può essere appesa alla facciata di ogni

edificio residenziale, al fine di aumentare

la superficie disponibile di un normale

appartamento. Questo piccolo vano addi-

zionale può quindi essere smontato,

quando i proprietari decidono di trasferir-

si e rimontato sul prospetto di un altro

edificio, sempre che i regolamenti edilizi

locali lo consentano. La scatola viene

appesa, attraverso cavi in acciaio, al

solaio di copertura.

La crescente richiesta di apparta-

menti in aree metropolitane come

Londra, Tokyo o New York, ed il conse-

guente aumento dei prezzi degli immobi-

li, ha indotto l’architetto tedesco Tobias

Huber a progettare delle unità abitative

La Rucksack House di Stefan Eberstadt in due diffe-renti installazioni. Germania, 2004.

La Rucksack House di Stefan Eberstadt. Monaco 2004.

Sistema Zusatzraum (Materia n.40/ 2003).

Page 33: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

che, alloggiate come cassetti all’interno

di uno scheletro strutturale, possono esse-

re accorpate a costruzioni esistenti,

installandole sia sui tetti, sia sui fianchi

degli edifici.

Sono previste unità abitative con

cucina e bagno o con camera da letto e

bagno ma possono essere realizzate

anche in altre configurazioni, in base alle

esigenze dei fruitori.

Nell’autunno del 2004, l’architet-

to giapponese Shigeru Ban realizza,

insieme ai suoi studenti, uno studio tem-

poraneo al sesto piano del Centro

Pompidou a Parigi, per ospitare il team

di progettazione del nuovo Centro

Pompidou a Metz.

La struttura è formata da 29 archi

realizzati con tubi in cartone, tecnica già

impiegata dall’architetto in altre occasio-

33

Unità abitative Polis di Tobias Huber.

Spaccato delle unità abitative Polis di Tobias Hubercon diverse destinazioni d’uso.

Page 34: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ni, quali la realizzazione del Padiglione

giapponese all’ expo di Hannover nel

2000. Gli archi scandiscono lo spazio

interno della costruzione e sono rivestiti

esternamente con pannelli in legno su cui

è stesa una membrana impermeabile in

politetrafluoroetilene.

Cocobello è il nome dato da Peter

Haimerl per il progetto di un atelier

mobile che in fase di trasporto è contenu-

to in un volume di 3x6x3,5 mc. Giunto a

destinazione, il modulo base si espande

orizzontalmente e verticalmente, attra-

verso un sistema di guide e pistoni tele-

scopici, fino ad ottenere una struttura che

si sviluppa su due elevazioni, pronta ad

ospitare uno show room, una galleria,

uno studio.

34

Paper Temporary studio di Shigeru Ban. Parigi, 2004.Vista laterale.

Cocobello mobile Atelier di Peter Haimerl, 2001. (Fotodi Daria Fleige).

Paper Temporary studio di Shigeru Ban. Parigi, 2004.Vista frontale.

Page 35: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Cocobello mobile Atelier di Peter Haimerl, 2001. (Fotodi Daria Fleige).

Cocobello mobile Atelier: fasi di apertura del modulo.(Peter Haimerl, 2001).

35

Page 36: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 37: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

2. Tipologie

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Page 38: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 39: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Nel campo dei sistemi abitativi

per uso temporaneo non esiste oggi una

soluzione idonea a tutte le esigenze; non

esiste un modello di abitazione adattabile

indifferentemente a diverse tipologie di

utenze. Di contro, la risposta scientifica,

tecnologicamente avanzata ed innovativa

in un settore di questo genere, deve offri-

re prestazioni adeguate all’ampia casisti-

ca di richieste, al fine di potere interpre-

tare i bisogni della società attuale e di

fare architettura compatibilmente con le

risorse materiali, tecnologiche e produtti-

ve oggi disponibili. Tutto ciò è estrema-

mente complesso in quanto emergono

molteplici aspetti con implicazioni meto-

dologiche e disciplinari talmente vaste da

apparire spesso conflittuali e di non faci-

le armonizzazione. Si spazia, infatti, dalla

sociologia dei disastri al design, dalla

pianificazione del territorio alla gestione

delle risorse ambientali.

Le soluzioni finora adottate, nel

caso particolare delle emergenze abitati-

ve, evidenziano, in gran maggioranza,

una prolungata stasi evolutiva e la loro

inadeguatezza sotto molteplici aspetti; e

nonostante esistano numerose proposte

alternative, con logiche strategiche molto

differenti tra loro, sia in forma di prodot-

to già in commercio, sia di studio proget-

tuale, pochi sono i modelli abitativi che

rispondono ai principali requisiti necessa-

ri per un intervento a carattere tempora-

neo e sono quasi inesistenti quelli che li

soddisfano simultaneamente tutti.

Le tipologie dei sistemi di abita-

zione temporanea, fino ad oggi proposti,

si possono ricondurre a due sistemi strut-

turali fondamentali: il sistema ad involu-

cro flessibile ed il sistema ad involucro

rigido. Da questi deriva poi un sistema

misto in cui elementi flessibili si integra-

no ad elementi rigidi, generando soluzio-

ni particolarmente interessanti sia dal

punto di vista tecnologico, sia formale.

Ai sistemi flessibili appartiene la

tenda, espressione delle culture nomadi,

insieme a tutte quelle strutture leggere,

estensibili e/o gonfiabili, quali strutture a

pantografo, pneumatiche o, ancora, ten-

sostrutture. Ai sistemi rigidi si fa risalire

la casa, simbolo di culture stanziali, da

cui derivano il container ed il prefabbri-

cato, ma anche la roulotte ed il camper.

Da queste matrici della tradizione

architettonica ha origine la vasta e varie-

gata produzione oggi presente sul merca-

to. In particolare, i ricoveri, tuttora preva-

lentemente utilizzati durante le fasi di

intervento in caso di calamità, sono clas-

sificabili in quattro tipologie: la tenda, la

roulotte, il container e la casa prefabbri-

cata, alla quale segue l’edificio definitivo.

39

Page 40: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

La tenda resta insostituibile come

primo riparo di emergenza, ma la roulot-

te, il container ed il prefabbricato, hanno

subito evidenziato tutte le loro incon-

gruenze a causa della totale assenza dei

parametri fondamentali per una adeguata

fruibilità. E questo perchè si tratta, quasi

sempre, di unità abitative progettate per

usi specifici e che vengono adattate ad

esigenze diverse da quelle per le quali

sono state concepite. Queste tipologie

fanno capo ad una classificazione, elabo-

rata dalle Agenzie Internazionali di

Soccorso, che prevede tre categorie di

intervento in caso di calamità: emergen-

za, provvisorio, permanente. Questa

distinzione si basa sulla durata dell’abita-

zione e sul periodo del suo utilizzo.

L’intervento di emergenza preve-

de l’adozione di unità abitative di pronto

intervento e pronto impiego, atte cioè a

rispondere ad esigenze determinate da

quelle situazioni che si presentano subito

dopo il manifestarsi di un evento calami-

toso. Si tratta quindi di rifugi di emergen-

za quali tende e roulottes, fruibili teorica-

mente per un periodo di tempo brevissimo.

L’intervento a carattere provviso-

rio prevede invece l’impiego di sistemi

abitativi destinati ad un utilizzo tempora-

neo, volto ad ospitare le popolazioni nel-

Roulottes e tende in un campo sportivo.

Tendopoli allestita nella piazza di un paese dell’Irpiniadopo il sisma del 1980.

Una delle numerose baraccopoli costruite nella Valledel Belice dopo il sisma del 1968.

40

Page 41: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

l’attesa della ricostruzione. Le abitazioni

impiegate in questa fase sono i contai-

ners, le baracche o i prefabbricati.

L’intervento permanente è, infine,

quello corrispondente alla fase di rico-

struzione e quindi alla realizzazione di

abitazioni a carattere definitivo.

2.1. Sistemi ad involucro flessibile

2.1.1. La tenda

Con il termine tenda si definisce:

“Riparo trasportabile costituito da un

telo impermeabile sorretto da pali e fis-

sato al terreno con picchetti, usato da

campeggiatori, militari o nomadi”1 o,

ancora: ”Padiglione trasportabile costi-

tuito da teli di vario materiale impermea-

bile, montati su apposite armature facil-

mente smontabili, utilizzato come abita-

zione da popolazioni nomadi, come rico-

vero dei soldati negli accampamenti, o

dai turisti nei campeggi”2.

41

Una recente fotografia della cittadina di Salaparuta,nella Valle del Belice, dopo la ricostruzione a seguitodel sisma del 1968.

Abitazioni provvisorie a struttura metallica. (da Lecase dell’emargenza di Corrado Latina, Modulon.120/1986.).

Campo di tende militari.

1 - Vocabolario della lingua italiana Zingarelli.2 - Dizionario della lingua italiana G. Devoto-G.C. Oli.

Page 42: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

La tenda ha rappresentato, sin

dalla seconda metà dell’ottocento, un

componente essenziale dell’equipaggia-

mento militare avendo assunto già a quel-

l’epoca, in America, caratteristiche di

modularità, riproducibilità seriale, pluri-

funzionalità e componibilità.

Fino agli anni cinquanta del seco-

lo scorso, la tenda militare ha costituito

l’unico riferimento anche per gli usi civi-

li, in quanto rappresentava un prodotto

tradizionalmente ad alto grado di trasferi-

bilità. In seguito, cominciano a farsi stra-

da, negli Stati Uniti, alcune proposte

innovative finalizzate alla sperimentazio-

ne di morfologie e tipologie strutturali

più organiche, in grado di conciliare i

requisiti della resistenza e della stabilità

con quelli della leggerezza e della mobi-

lità. Lo scopo era quello di pervenire ad

un prodotto in grado di sostituire la tenda,

considerata una soluzione non sufficien-

temente confortevole, specialmente nei

casi di emergenza. Un prodotto morfolo-

gicamente e tecnologicamente innovati-

vo, ottenuto operando all’interno del suo

stesso principio tipologico, attraverso

opportune integrazioni e reinterpretazioni

atte a potenziarne e qualificarne i livelli

prestazionali. Tra le proposte più interes-

santi vi è quella di Bill Moss: si tratta di

una tenda-rifugio per l’emergenza, realiz-

zata con una membrana in nylon e fiber-

glass, sostenuta da una struttura ad

ombrello. Questa è ottenuta dall’unione

di aste flessibili che, in fase di esercizio,

mettono in tensione l’involucro su uno

La tenda-rifugio di B. Moss. Fasi di trasporto, montag-gio ed esercizio.

42

Page 43: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

schema planimetrico di base ottagonale

componibile.

Una grande struttura ad ombrello,

in alluminio estruso e teli in poliestere

rivestito con PVC, viene proposta dalla

londinese Future System, come ricovero

di emergenza, in grado di accogliere 200

persone, come centro medico o centro di

raccolta e distribuzione di viveri e medi-

cinali. A questa seguono numerosi studi

portati avanti sia in Europa sia negli Stati

Uniti, con lo scopo di sperimentare ele-

menti preconfezionati in grado di sosti-

tuire la tenda non soltanto in caso di

emergenza ma anche in altre situazioni

d’uso temporaneo, come la realizzazione

di strutture mobili per spazi polifunziona-

li destinati ad eventi culturali, esposizio-

ni, sport e turismo.

Negli anni settanta, in Germania

vengono proposte soluzioni tipologiche

innovative sul tema dell’architettura tem-

poranea per il turismo. Le proposte, pre-

sentate dagli studenti della Scuola di

Architettura di Rosenheim, si basano sul-

l’impiego di strutture ed involucri legge-

ri, facilmente smontabili e trasportabili,

da impiegare in sostituzione delle tradi-

zionali tende.

Tra il 1973 ed il 1974, il gruppo

francese Aerolande presenta lo studio di

un sistema per spazi polifunzionali otte-

nuti mediante una nervatura metallica ad

archi, passante all’interno di un doppio

telo in tessuto sintetico, armato con polie-

stere e rivestito in PVC; la struttura veni-

va quindi messa in tensione dando vita ad

un sistema a membrana flessibile, alta-

mente resistente alle azioni del vento. La

geometria dei moduli generatori è quella

del triangolo, del quadrato e del poligo-

no; queste possono essere variamenteRicovero d’emergenza della Future System.

43

Page 44: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

combinate tra loro permettendo la realiz-

zazione di aggregazioni di varia dimen-

sione e molteplici soluzioni planimetriche.

Nel 1975 viene progettata, a

Londra, una grande tenda provvisoria per

festeggiare una nuova attività della

British Petroleum. Il principio strutturale

adottato è quello di una membrana a dop-

pia curvatura, ottenuta attraverso partico-

lari strutture metalliche ad ombrello,

sostenute da fusti di diversa altezza. Le

strutture metalliche sono composte da

una raggiera di otto pale in legno com-

pensato che, spingendo da sotto o da

sopra, determinano il profilo del telone

rettangolare in cotone rinforzato con fibre

di poliestere.

Ancora, nel 1975, a Madrid, in

occasione del XII Congresso dell’UIA,

viene presentato il risultato di una ricerca

sull’habitat di emergenza, condotta da J.

De Giacinto e A. Loisier, nell’ambito

della Scuola di Architettura di Bordeaux.

Lo studio prevede tre fasi di intervento e

l’impiego di due tipologie di riparo prov-

44

Prospetto, pianta e sezione della Grande Tenda.(Domus n.557/1976).

La struttura ad ombrello della Grande Tenda, progetta-ta dal Design Research Unit di Londra, in collabora-zione con Ove Arup e Frei Otto. (Domus n.557/ 1976).

Page 45: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

visorio: “tende-comunitarie”, con servizi

collettivi da allestire entro 24 ore dall’e-

vento calamitoso; e “tende individuali”,

per singole famiglie, da montare entro

trenta giorni dal disastro.

Le due tipologie presentano strut-

ture di supporto differenti, che prevedono

l’impiego di materiali e tecnologie diver-

sificate, in funzione delle prestazioni

offerte. La tenda comunitaria prevede una

struttura di supporto gonfiabile, realizza-

ta con sfere pneumatiche in PVC che

sostengono il telone di copertura. La

tenda individuale presenta invece una

struttura tradizionale, con scheletro

metallico e copertura in tela che può esse-

re sostituita, nella terza fase, con un rive-

stimento realizzato con materiali locali.

2.1.2. Strutture pneumatiche

Si tratta di strutture gonfiabili ad

aria compressa, il cui principio statico

utilizza l’aria quale mezzo resistente3.

Questi sistemi, detti anche pressostatici,

sono facilmente immagazzinabili, tra-

sportabili e realizzabili.

A partire dagli anni sessanta una

nuova generazione di architetti, come gli

Archigram o i cosiddetti “architetti radi-

cali” si fanno interpreti di una rivoluzio-

ne ideologica che coinvolge la società di

quel periodo e che promuove un nuovo

stile di vita rilanciando la tradizione

nomadica americana. Michael Webb pro-

getta il Cushicle, un’abitazione da porta-

re addosso, composta da un’ossatura

metallica che costituisce il telaio e da un

45

3 - I sistemi pneumatici rappresentano ancora unatecnologia in via di sviluppo anche se le peculia-rità che li caratterizzano, prima fra tutti la possi-bilità di ottenere involucri di differente grandezzae facilmente adattabili all’orografia del terreno,fanno ipotizzare per il futuro un’applicazione diquesta tecnologia in larga scala.

Disegno del Cushicle in fase di trasporto.

Disegno del Cushicle in fase di esercizio.

Page 46: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

involucro gonfiabile. La struttura portan-

te serve anche da supporto agli accessori

che completano il modulo abitativo,

come cibo, riserva di acqua, sistema di

riscaldamento per un’autonomia di quat-

tro ore. Il casco contiene la radio e la TV.

Jean Louis Lotiron e Pernette

Martin-Perriaud, nel 1968 presentano

un’unità abitativa che in viaggio si riduce

al puro volume del kit dei servizi. Questo,

montato su ruote, può essere facilmente

trasportabile e, giunti sul luogo della

sosta, la cellula si sviluppa in una cupola

abitabile, di circa 25 mq, realizzata con

una tenda che viene velocemente gonfia-

ta con un semplice compressore collega-

to al motore del mezzo di trasporto.

46

Trasporto della cupola abitabile di J. L. Lotiron e P.Martin-Perriaud, (Architecture d’Aujourd’hui, aprile-maggio 1968).

Modello del Cushicle in fase di esercizio.

La cupola abitabileideata da J. L.Lotiron e P. Martin-Perriaud. Le paretidel kit dei servizi siribaltano, forman-do il pavimento apianta esagonale,mentre la coperturatraslucida si solle-va, liberando latenda gonfiabile.( A r c h i t e c t u r ed ’ A u j o u r d ’ h u i ,a p r i l e - m a g g i o1968).

Page 47: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Sempre nell’ambito del concetto

di involucro flessibile rientra la “Cellula

pneumatica abitabile”, ideata da Bernard

Quentin, in collaborazione con P. Vernier.

Lo scopo è, ancora una volta, quello di

superare il tradizionale concetto di tenda

ed in questo caso l’intento viene raggiun-

to impiegando un’ossatura portante gon-

fiabile, costituita da tre cerchi tubolari

pneumatici a tutto sesto raccordati, in

sommità, da un anello pneumatico tubo-

lare. I tubolari sono in nylon mentre gli

elementi di chiusura sono in vinile. La

pianta è triangolare, con lato di 7 m e pre-

senta un’altezza massima, al colmo, di

3,50 m. Il peso, di appena due quintali, ne

permette un facile trasporto.

Una delle proposte più interessan-

ti è la struttura pneumatica progettata nel

1974 da J. J. Montero, uno studente della

California State University. Montero

propone un sistema di spazi interconnes-

si a più livelli, all’interno di una stessa

membrana continua pressurizzata, realiz-

zata in PVC trasparente dello spessore di

2 cm. In fase di trasporto, il modulo abi-

tativo si riduce ad un cubo di 2,75 m di

lato che, una volta gonfiato, riesce a

coprire una superficie di 185 mq, ottenu-

ta dall’intersezione di quattro cupole

intorno ad un nucleo centrale a doppia

altezza.

Strutture pneumatiche vengono

oggi impiegate per allestimenti tempora-

nei, spazi fieristici e sale congressi ma

anche la Protezione Civile e la Croce

Rossa Italiana fanno largo uso di questi

sistemi anche per la realizzazione di

ospedali da campo da allestire in aree di

emergenza.

L’architetto Cameron McNall e il

designer Damon Seely, sono gli ideatori

del sistema pneumatico Urban Nomad

Shelter, un ricovero temporaneo per gli

47

Sezione e pianta della cupola abitabile di Lotiron eMartin-Perriaud. (Architecture d’Aujourd’hui, aprile-maggio 1968).

Page 48: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

homeless, pensato “sia come atto umani-

tario sia come provocazione sociale”.

Atto umanitario in quanto sistema legge-

ro, facilmente trasportabile ed economi-

co, concepito per proteggere dal freddo e

dalla pioggia; provocazione sociale per-

chè realizzato con l’intento di distribuire

migliaia di questi ripari allo scopo di

avviare un dialogo sull’invisibilità e la

marginalizzazione degli homeless.

48

Sala congressi in struttura pneumatica, realizzata inGermania. Gli elementi a Y esterni sono dei puntoniche raccolgono le forze vertcali trasmesse dai cavi disostegno della copertura.

Ospedale da campo della C.R.I.

Sala operatoria allestita all’interno di una strutturapneumatica per l’emergenza.

Urban Nomad Shelter di Cameron McNall e DamonSeely.

Igloo gonfiabile temporaneo realizzato per ospitaremostre o celebrazioni.

Page 49: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

All’interno di questi ripari in PVC

dai colori brillanti ed esteticamente gra-

devoli sia per gli occupanti sia per i pas-

santi, è impossibile passare inosservati.

La forma ricorda la larva di un insetto che

rappresenta un momento transitorio della

vita dell’animale, così come transitoria è

la funzione di questo riparo. Il prototipo è

stato presentato al Museum of Modern

Art di New York in occasione della

mostra “SAFE: Design takes on risk”.

Una proposta molto originale nel-

l’ambito dei sistemi gonfiabili è quella

del giovane designer basco Martin Ruiz

de Azua che presenta la “Casa Basica”,

realizzata in poliestere metallico e ripie-

gata al punto da potere essere portata in

tasca. Viene gonfiata con l’aria o con il

calore del corpo e si trasforma in un pic-

colo rifugio di 2x2x2 m. È reversibile nel-

l’uso delle due superfici in quanto una

superficie è argentata e protegge dal caldo,

l’altra è dorata e protegge dal freddo.

Nel 2005 due studenti di ingegne-

ria del Royal College of Art di Londra,

hanno presentato una tenda composta da

una superficie interna gonfiabile, impre-

gnata esternamente con cemento. La

“casa portatile” è ripiegata dentro un

involucro di plastica del peso di 230 kg.

Aperto l’involucro, si procede con l’in-

sufflaggio di una miscela di aria e di

acqua che, reagendo con il cemento

forma un guscio solido e resistente, uti-

49

Urban Nomad Shelter di Cameron McNall e DamonSeely, lungo i marciapiedi di New York.

La Casa Basica di M. Ruiz de Azua.

Page 50: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

lizzabile dopo dodici ore dalla presa del

legante.

Il rifugio, di circa 16 mq, può

essere impiegato in situazioni di emer-

genza, laddove le tende non garantiscono

una sufficiente protezione dal freddo.

2.1.3. Sistemi a pantografo e tensostrut-

ture

I sistemi costruttivi a pantografo

utilizzano il dispositivo dei parallelo-

grammi articolati, attraverso i quali è

possibile variare le dimensioni di un

oggetto. Le cupole estensibili di C.

Hoberman adottano questo antico princi-

pio, richiudendosi su se stesse per ridurre

il volume, in fase di trasporto, ed espan-

dendosi fino a raggiungere la configura-

zione definitiva, attraverso il movimento

dei giunti.

Il principio del pantografo è stato

utilizzato anche per rendere mobile e

modificabile la copertura di strutture

come l’Iris Dome, il cui modello è stato

esposto, nel 1994, al Museo di Arte

Moderna di New York.

50

La Concrete Canvas proposta da Crawford e Brewin èun sistema sterile e può essere impiegata anche comesala chirurgica per piccoli interventi di emergenza.

Studio delle possibili configurazioni dell’Iris Dome.

Page 51: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Sistemi a pantografo possono

essere impiegati anche nell’ambito del-

l’architettura transitoria in quanto presen-

tano alcuni dei requisiti fondamentali per

questo tipo di progettazione, quali legge-

rezza, facilità di trasporto con minimi

ingombri, facilità di montaggio e di

estensione della superficie abitabile.

Ed infine, le tensostrutture4

metalliche, smontabili, a volte molto

complesse ma capaci di creare spazi a

carattere temporaneo o semipermanente,

anche se non è esclusa la possibilità di

realizzare opere permanenti e durevoli

come la grandiosa “Cupola del

Millennio”, progettata da Richard Rogers

e realizzata a Greenwich, per ospitare le

celebrazioni dell’anno 2000.

51

Sistema di copertura temporanea realizzata con unastruttura a pantografo protetta da una membrana inPVC.

Le fasi di apertura dell’Expanding dome di C. Hoberman.

4 - “Struttura, quale una membrana o una rete difuni, capace di resistere solo a sollecitazioni ditrazione e usata, per es., per coprire stadi e audi-tori o per sorreggere l’impalcato dei ponti sospe-si”. Da Vocabolario della lingua italianaZingarelli.

Page 52: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Si tratta di una delle più grandi

tensostrutture realizzate al mondo, con

uno sviluppo in circonferenza di 1 km ed

80.000 mq di superficie coperta.

Si potrebbe continuare a lungo

nella descrizione di strutture a carattere

temporaneo con involucro flessibile, tutte

proposte originali, sia dal punto di vista

morfologico sia tecnologico, caratterizza-

te da migliori standards di climatizzazio-

ne, resistenza e risparmio economico ma

che, di contro, rendono più complesse le

operazioni di immagazzinamento, tra-

sporto e fruizione. È per questo motivo

che in Italia e nel resto del mondo, anco-

ra oggi così come nel passato, in caso di

emergenza, si continuano ad impiegare le

tradizionali tende militari con le quali

vengono allestite le cosiddette tendopoli5

di pronto intervento, così come testimo-

niato anche in occasione dei recenti even-

ti calamitosi che continuano a manifestar-

si un pò ovunque.

52

5 - Il vocabolario della lingua italiana Zingarellidefinisce con il termine tendopoli: ”campeggiomolto esteso e affollato”, oppure, in senso lato:“agglomerato di tende di grandi dimensioniinstallate, insieme a servizi igienici, centri sani-tari e simili, per accogliere un gran numero dipersone che abbiano dovuto abbandonare le lorocase in seguito a calamità o ad altra situazione diemergenza”.

Veduta aerea del Millenium Dome di R. Rogers.

Allestimento di una tendopoli in Umbria, 1997.

Tende in Irpinia, 1980.

Page 53: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Un esempio di quanto la tenda sia

la soluzione più immediata in caso di

emergenza è la proposta di una tenda-

rifugio da inviare in aiuto ai due milioni

di profughi del Ruanda, scampati al

genocidio e rifugiati in Tanzania e in

Congo. La proposta presentata da

Shigheru Ban, manifesta la grande sensi-

bilità dell’architetto giapponese nei con-

fronti delle situazioni di emergenza; sen-

sibilità che è anche testimoniata dalla sua

attiva collaborazione con l’Alta

Commissione delle Nazioni Unite per i

rifugiati, per la quale opera attivamente.

La tenda si sviluppa su una super-

ficie di 16 mq ed è composta da un telo

di plastica di 4 x 6 m, con struttura in tubi

di cartone. La scelta del cartone, anche in

questo caso è dettata da numerosi fattori

tra cui: limitare il taglio degli alberi che,

generalmente in questi casi, vengono

impiegati per realizzare i ripari; impiega-

53

Fotografia di uno dei tanti campi profughi allestiti insituazioni di emergenza. (foto tratta da Shigeru Ban diMatilda McQuaid, Phaidon Press Limited 2003).

I bambini di San Giuliano di Puglia si recano a scuolanella tendopoli allestita dopo il terremoto del 2002.

Fasi di montaggio delle tende al campo profughiByumba, in Ruanda. (foto tratte da Shigeru Ban diMatilda McQuaid, Phaidon Press Limited 2003).

Page 54: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

re un materiale economico, leggero, facil-

mente reperibile. Furono realizzati tre

prototipi, tra il 1995 e il 1996, di diffe-

renti dimensioni e forme, che vennero

sottoposti a prove di durabilità e resisten-

za, anche alle termiti. Il modello prescel-

to fu quindi inviato ai campi, provvisto di

un manuale per il montaggio, redatto

dallo stesso progettista.

2.2. Sistemi ad involucro rigido

2.2.1. La roulotte

La roulotte

fa parte delle

cosiddette unità

abitative semo-

venti, composte

cioè di un con-

tainer adattato ad abitazione e trasportato

da un vettore trainante, che può essere

incorporato nel veicolo (camper) o esser-

ne separato (roulotte e carrello trainabile

attrezzato).

In queste abitazioni semoventi lo

spazio interno è suddiviso secondo i cri-

teri del minimo ingombro ed in alcuni

casi, può essere ampliato mediante il

ribaltamento delle pareti, dando luogo a

configurazioni diverse.

In particolare, con il termine fran-

cese roulotte si indica un: “rimorchio per

autovetture, attrezzato come un’abitazio-

ne per campeggio o per viaggiare; è

usato talvolta anche come abitazione d’e-

mergenza oppure come ambulatorio

medico, mostra di libri, bar e simili”6.

54

6 - Vocabolario della lingua italiana Zingarelli.

Camper e roulotte di nuova generazione.

Page 55: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Negli Stati Uniti la roulotte o

trailer, viene considerata un “recreatio-

nal vehicle”, cioè un veicolo dotato di

mobilità e destinato essenzialmente a

scopo turistico.

Durante gli anni della depressio-

ne, le drammatiche esigenze derivanti

dalla crisi economica che si abbattè sulla

popolazione americana, comportarono

continui spostamenti di interi nuclei

familiari, costretti ad abbandonare la pro-

pria casa in cerca di lavoro. La roulotte

sostituì in quell’occasione la dimora per-

manente, trasformandosi in abitazione

transitoria, anche se ancora priva di

accessori quali il servizio igienico. A

quell’epoca la roulotte veniva costruita

prevalentemente in compensato e maso-

nite e poteva essere acquistata ad un

costo variabile tra i 1000 e i 2000 dollari.

Allo scoppio della seconda guerra mon-

diale il governo americano comprò

migliaia di roulottes per ospitare le fami-

glie degli operai occupati nell’industria

bellica. Con il passare del tempo gli stan-

dards dei trailers si elevarono e con essi

anche i costi. Verso gli anni cinquanta si

Roulotte di emigranti. Issy-les-Moulineaux, Francia1934.

Roulotte d’epoca negli Stati Uniti.

55

Airfloat del 1937.

Page 56: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

producevano roulottes accessoriate con

blocco bagno.

Oggi è presente sul mercato una grande

quantità e varietà di prodotti di alta quali-

tà sia tecnologica sia estetica, accessibili

ad ogni tipologia di utenza, dai più esi-

genti dal punto di vista prestazionale, a

quelli più legati alle tradizioni o all’origi-

nalità del prodotto.

56

La Sairauto Roller 300: proposta italiana di roulotte trainata da una Seicento. (da Prefabbricazione. Case unifa-miliari prefabbricate di tutto il mondo. V. Chiaia, Bari 1963).

Silver Streak 1953.

Fiera di Boston 1948.

Modelli di roulottes attualmente presenti sul mercato.

Page 57: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Nel 2004 lo studio di progettazio-

ne GmbH (Knaus Tabbert Groups) ha

vinto il Red Dot Design award con la rou-

lotte YAT (Young Activity Trailer). È un

trailer compatto, multifunzionale, realiz-

zato con materiali leggeri e resistenti. I

due letti possono essere ribaltati lungo le

pareti laterali, mentre il tavolo è aggan-

ciato al retro della porta. Questo permet-

57

Modelli di roulottes attualmente presenti sul mercato.

Interni del Young activity trailer del gruppo GmbH.

Young activity trailer del gruppo GmbH.

Page 58: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

te la fruizione dello spazio disponibile in

funzione delle esigenze del momento.

In Inghilterra una compagnia lon-

dinese, la Double Decker, sta comprando

i famosi autobus a due piani messi in dis-

uso per trasformarli in abitazioni mobili

autosufficienti, fornite anche di impianto

ad energia solare.

Le roulottes sono state spesso

impiegate in tutto il mondo per far fronte

a situazioni di emergenza ma, nella mag-

gior parte dei casi, si sono rivelate inade-

guate, mostrando incoerenze simili a

quelle delle baracche, con l’aggravante di

costringere interi nuclei familiari a vivere

troppo a lungo in spazi angusti, creati per

brevi vacanze.

L’unico vantaggio che forse le

roulottes offrono è dato dalla presenza

dell’arredamento, che permette una

prima razionale utilizzazione degli spazi;

ma i particolari materiali impiegati, scelti

in funzione della loro leggerezza, al fine

di agevolare il trasporto del rimorchio,

pongono sovente in evidenza la loro fra-

gilità.

In molti casi si è constatato che i

costi per le riparazioni da eseguire per

rendere nuovamente fruibile la roulotte,

superano notevolmente il suo valore di

mercato, con inutile spreco di materiale e

di mano d’opera, includendo così anche

queste, come le baracche, tra i vuoti a

perdere. Ma, nonostante tutto, ancora

58

Trasporto di una roulotte con l’elicottero.

Autobus londinesi adattati ad abitazioni mobili.

Page 59: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

oggi si continua a fronteggiare le emer-

genze anche con l’impiego di queste abi-

tazioni mobili, così come è avvenuto

recentemente, in occasione del disastro

provocato dall’uragano Katrina abbatuto-

si nel 2005 sugli Stati Uniti.

Il Dipartimento per la Sicurezza

della Nazione, (FEMA - Federal

Emergency Management Agency), ha

inviato centinaia di roulottes e mobile

homes nelle aree colpite dall’uragano e

sono stati installati numerosi insediamen-

ti temporanei che ospitano ancora oggi, a

distanza di più di un anno dall’evento

calamitoso, coloro che hanno perso la

loro casa.

Anche in questo caso sono sorti

numerosi problemi, primo fra tutti quello

della tossicità di queste unità abitative, a

causa dell’alta concentrazione di formal-

deide riscontrata all’interno delle roulot-

tes. Si tratta di una sostanza che agisce in

sinergia con la temperatura e l’umidità

relativa dell’ambiente.

L’accensione di impianti di riscal-

damento, insieme all’umidità relativa

provocata dalla presenza di persone in

ambienti chiusi, favorisce il passaggio

della formaldeide presente nelle resine,

dallo stato solido allo stato gassoso.

Questo gas dall’odore pungente, può

essere assorbito per via respiratoria ed in

Insediamento di trailer del FEMA a Biloxi, Mississipi,ottobre 2005.

59

Campo di roulottes in Irpinia.

Page 60: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

minima quantità anche per via cutanea;

può determinare irritazioni a carico delle

mucose, dermatiti da contatto e asma

bronchiale, nausea, senso di soffocamen-

to, cefalee, ecc.

La formaldeide è classificata

come Cmr3, ossia “cancerogena, muta-

gena e tossica per la riproduzione”

dall’International Agency for research on

Cancer.

Oggi la formaldeide è usata nella

produzione di una vastissima gamma di

prodotti per l’edilizia: essa si trova infat-

ti in alcuni materiali impiegati per l’isola-

mento termico delle abitazioni, nei col-

lanti utilizzati per la realizzazione dei

cosiddetti derivati del legno quali trucio-

lari, compensati, listellati, nelle vernici,

nelle pitture, nei rivestimenti plastici,

ecc., tutti ampiamente usati soprattutto

per la realizzazione di componenti pre-

fabbricati leggeri, facilmente trasportabi-

li e quindi utilizzabili nella realizzazione

di abitazioni flessibili e temporanee.

L’esposizione continua a tale

sostanza determina nel tempo conseguen-

ze negative, specialmente se in sinergia

con altre sostanze nocive presenti nel-

l’ambiente quali polveri, particelle e fibre

minerali, PVC, PCB, benzeni e così via:

un cocktail di veleni che sembra essere

confezionato su misura. E poichè, com’è

noto, il livello di concentrazione delle

sostanze nocive è tanto maggiore quanto

minore è lo spazio di un ambiente

costruito questo problema assume carat-

tere di grande pericolosità nel caso delle

abitazioni temporanee che, per la loro

precipua caratteristica, presentano

dimensioni particolarmente contenute.

60

Interno di una roulotte del 1953.

Interno di una roulotte di nuova generazione.

Page 61: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

2.2.2. La mobile home

Dal 1956 comincia a formalizzar-

si la distinzione tra recreational vehicles

(roulottes) e mobile homes7, queste ulti-

me molto più vaste di dimensioni e desti-

nate, di fatto, alla residenza permanente,

una volta uscite (sia pure con le proprie

ruote) dalla fabbrica.

Si affermano negli Stati Uniti

come una reale alternativa alla tradizio-

nale casa unifamiliare e già, nel 1975,

oltre sette milioni di americani vivono in

case mobili che costituiscono il 50%

delle case unifamiliari costruite negli

Stati Uniti.

Questo notevolissimo incremento

nell’uso di case trasportabili su ruote, ha

determinato la nascita di un nuovo tipo di

insediamento residenziale, profondamen-

te differente rispetto al camping per rou-

lottes; si tratta di aree perfettamente

attrezzate di servizi in cui i lotti, di

dimensioni e sistemazione del tutto simi-

li a quelli della tradizionale edilizia per

ville unifamiliari, sono venduti o affittati

a lungo termine ai proprietari delle mobi-

le homes.

Definita da Paul Rudolph il “mat-

tone del XX secolo”, la mobile home può

essere considerata contemporaneamente

sia un veicolo, nel momento del trasporto

dalla fabbrica al luogo di impiego, sia

un’abitazione nel momento dell’uso.

7 - La mobile home è stata definita in vari modi,sia dal punto di vista costruttivo, sia da quello giu-ridico e dell’uso. Si riportano di seguito, integral-mente, alcune delle definizioni più autorevoli deltermine:1. “La mobilehome è un veicolo progettato eattrezzato per uso residenziale, rimorchiabile conun veicolo a motore”.2. “Le mobile homes sono case costruite intera-mente in fabbrica su telai con ruote. Esse sonomobili nel senso che possono essere trasportate sustrada, ma solo una piccola percentuale traslocauna volta installata. Esse non devono conformar-si ai normali regolamenti edilizi e sono finanziatee tassate come beni mobili”.3. “Una mobile home è una casa senza fondazionidefinitive e che può essere spostata. Essa è pro-gettata per essere rimorchiata sul suo telaio edessere collegata ai servizi come un’abitazionepermanente. La mobile home può avere partiripiegabili, ribaltabili o orientabili telescopica-mente durante il trasporto per aumentare la cuba-tura. Essa può consistere in due o più parti tra-sportate separatamente per essere poi collegate inuna unica unità pronta per essere nuovamenteseparata in vista di successivi traslochi”.4. “La mobile home è una casa industrializzatadotata di cucina, gabinetto e altri servizi, che puòessere rimorchiata da un’auto o da un camion.(...). Le mobile homes possono essere usate comeunica abitazione o come seconda casa. Esse sonoanche state usate come abitazioni provvisoriedurante operazioni di rinnovamento urbano perospitare temporaneamente famiglie senza casa”. Villaggio di mobile homes negli Stati Uniti.

61

Page 62: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Per le particolari caratteristiche

che la contraddistinguono (flessibilità di

pianta, componibilità orizzontale e verti-

cale, addizionabilità), Charles Abrams,

alla fine degli anni sessanta, ne propone

una utilizzazione come elemento fonda-

mentale nei programmi di edilizia “self-

help” nei Paesi in via di sviluppo.

L’idea di Abrams consiste nel-

l’impiegare la mobile home come “nucleo

centrale attrezzato”, attorno a cui svilup-

pare l’ambiente adatto al proprio habitat,

in funzione delle esigenze di ogni singo-

lo caso.

Dal punto di vista costruttivo, la

mobile home, nonostante il suo aspetto

veicolare, è del tutto simile alla struttura

di una casa unifamiliare o al dingbat, cioè

una costruzione a balloon frame, realiz-

zata prevalentemente in compensato, con

telaio e struttura volvente8 in acciaio e

rivestimenti esterni in alluminio.

Esploso di una mobile home: 1. Basamento isolante; 2. Travature di pavimentazione; 3. Rivestimento del pavi-mento; 4. Condotti per canalizzazioni; 5. Pannelli di pavimentazione; 6. Pannelli smontabili; 7. Prese per elettri-cità e idraulica; 8. Pannelli-parete modulari; 9. Rivestimento isolante del tetto; 10. Pannelli di rivestimento ester-no in alluminio. (Casabella n. 403/1975).

8 - Il telaio costituisce la struttura portante della mobi-le home, mentre la struttura volvente, composta dagliassiali, dalle balestre e dalle ruote, è quella che ne con-sente la mobilità.

62

Page 63: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Come sopra detto, le mobile

homes possono essere singole o combina-

te orizzontalmente e verticalmente.

Quelle doppie sono generalmente accosta-

te in modo da raddoppiare la larghezza,

lasciando costante la lunghezza, anche se

in certi modelli l’accostamento può essere

sfalsato, aumentando così la lunghezza

totale del manufatto.

Dal punto di vista distributivo, la

mobile home singola ha una pianta del

tutto simile a quella di una roulotte: ad

un’estremità è sistemato il soggiorno con

la cucina, all’altra trova alloggiamento la

zona notte con il bagno. Un corridoio di

collegamento laterale unisce le due zone.

Un ampliamento dello spazio

interno può essere ottenuto anche con

l’impiego di appendici (additions) che

vengono aggiunte in testata o lateralmen-

te. Le due additions più comuni sono il

garage ed il covered patio, cioè una pensi-

63

Blutrolly del 1962.

Distribuzione planimetrica di una mobile home singo-la. (Casabella n. 403/1975).

Accostamento sfalsato di due mobile homes. (Casabellan. 403/1975).

Page 64: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

64

lina coperta che funge da portico, molto

comune nei mobile home parks califor-

niani. L’impiego di questi accessori tende

a far perdere il carattere veicolare della

mobile home originaria, conferendole

l’aspetto di una casa “permanente”. Il

problema della standardizzazione legata

alla produzione seriale, è stato risolto

dalle case produttrici americane attraver-

so il cosiddetto “adornment”9, adoperato

come mezzo di persuasione per convince-

re l’acquirente a comperare mobile

homes disegnate secondo gli stili più

vari, dal classico all’esotico.

Spaccato assonometrico di una mobile home. (da Prefabbricazione. Case unifamiliari prefabbricate di tutto ilmondo, V. Chiaia, Bari 1963).

Esempio di covered patio laterale.

Trasporto di una mobile home. (Living 2002).

9 - Termine coniato da Morris Lapidus, massimoteorico dell’analisi delle tecniche di persuasionetipiche dell’architettura nell’ambiente consumi-stico.

Page 65: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Dal punto di vista del trasporto,

che si limita al trasferimento del manu-

fatto dalla fabbrica al luogo d’impiego,

tutta la legislazione è concorde a conside-

rarlo come un veicolo e pertanto, sogget-

to alla normale regolamentazione fissata

dal codice stradale.

Negli Stati Uniti le mobile homes

vengono impiegate anche in situazioni di

crisi, come nel caso del già accennato

uragano Katrina. In quell’occasione il

FEMA ha inviato anche un gran numero

di mobile homes per fronteggiare l’emer-

genza che si è subito rivelata di enormi

proporzioni.

Il tema della “Casa in viaggio”,

diventa, tra la fine degli anni sessanta e

gli inizi degli anni settanta, oggetto di

interesse di numerosi progettisti, anche

europei, i quali propongono una serie di

idee molto interessanti, nate come evolu-

zione del concetto di mobile home, come

quella di Wilfried Lubiz, a quei tempi

ancora studente alla Werkkunstschule di

Krefeld, in Germania. Lubiz presenta un

modulo abitativo completamente attrez-

zato, le cui pareti, in parte ripiegate,

fanno da contenitore per il trasporto.

L’abitazione è composta di due unità con-

tenenti tutte le attrezzature ed i mobili.

La casa viaggiante di Lubiz. (Domus 467/68).

Un convoglio di mobile homes in viaggio per raggiun-gere le aree devastate dall’uragano Katrina, negli StatiUniti.

Mobile homes fornite dal FEMA alle famiglie rimastesenza tetto dopo l’uragano.

65

Page 66: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

66

Queste, a differenza delle tradizionali

mobile homes, non sono fornite di ruote,

ma possono essere trasportate su qualsia-

si mezzo, per via terrestre, marittima,

aerea.

La mobile home progettata da J.

Vredevoogt è, invece, una casa completa-

mente attrezzata che, trasportata su

camion, si ancora al terreno e si espande

telescopicamente attraverso semplici

traslazioni, longitudinali e trasversali, su

una piattaforma incorporata, anche que-

sta ampliabile. L’abitazione è composta

di otto unità scatolari, infilabili l’una nel-

l’altra, per una lunghezza totale di 10,30

m in fase di trasporto e 19,50 m in eserci-

zio. Le unità scatolari sono realizzate con

pannelli sandwich in lamiera di alluminio

sulla faccia esterna, materiale plastico

sulla faccia interna ed isolamento in

schiuma di poliuretano.

Un’alternativa ai tradizionali vil-

laggi per mobile homes viene proposta,

nei primi anni settanta, dal designer

inglese Alan Boutwell il quale prevede la

realizzazione di grandi incastellature

entro cui inserire le case trasportabili su

ruote che, giunte sul luogo, vengono sol-

Casa mobile progettata da Vredevoogt: sezioni e pian-ta.

La casa viaggiante di Lubiz: spaccato assonometrico.(Domus 467/68).

Page 67: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

levate ed alloggiate per mezzo di gru. Le

cellule sono formate da un nucleo di ser-

vizi (bagno, cucina e lavanderia) e da

contenitori che racchiudono sia l’involu-

cro pneumatico, da gonfiarsi in situ e che

costituirà il soggiorno e la zona notte, sia

l’arredamento, anche questo pneumatico.

Sul tema delle case mobili

Helmuth Schulitz propone una formula di

abitazione modulare su ruote, scomponi-

bile in parti fisse ed in parti mobili. Il

sistema comprende un grande contenitore

centrale fisso, inserito in una struttura di

servizio a più piani e collegato agli

impianti. A questo contenitore vengono

agganciati i contenitori mobili, attrezzati

per funzioni specifiche (cellula letto, cel-

lula bagno, cellula cucina), e variamente

combinabili tra loro in base alle diverse

esigenze. Tra le cellule mobili è prevista

anche la cellula automobile che funge

anche da motrice al rimorchio, costituito

dagli altri contenitori mobili.

In Italia, Gino Gamberini propone

nel 1976, la mobile home Amplia. È una

casa prefabbricata unifamiliare dotata di

ruote che ne permettono il trasporto.

L’unità abitativa è completa di servizi e

arredamento e viene installata su fonda-

zioni regolabili che ne consentono l’adat-

tabilità a qualsiasi tipo di terreno di posa.

Lo spazio, di 8,50x2,50 m, può essere

ampliato attraverso il ribaltamento di

parte di una parete, che diventa pavimen-

to di un vano di circa 12 mq. La versatili-

tà del modulo ne permette anche l’impie-

go come ambulatorio medico, mensa,

negozio, abitazione per villaggi turistici o

per cantieri.

Nel 1991, Vito Acconci progetta

la Mobil Linear City, un sistema telesco-

pico, facilmente trasportabile con un

rimorchio, composto di sei unità abitative

che si possono aprire fino a raggiungere

la lunghezza di cinquanta metri. Ciascuna

Trasporto della Mobile Linear City di Vito Acconci edinstallazione a Vienna.

67

Page 68: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

68

unità viene fatta scorrere lungo un bina-

rio fino ad ancorarsi al modulo preceden-

te. L’ultimo modulo, il più piccolo, è adi-

bito a centro servizi per la comunità.

Oggi, le problematiche legate alla

sostenibilità ambientale ed al risparmio

energetico sono dei temi molto ricorrenti

anche nell’ambito dell’architettura trans-

itoria e, fortunatamente, non tutti i pro-

gettisti che studiano e sperimentano

nuove soluzioni in questo campo ricorro-

no a materiali e tecnologie che non ten-

gono nella giusta considerazione la tutela

dell’ambiente.

Un’azienda britannica, produttri-

ce di abitazioni mobili, ha recentemente

realizzato il progetto di Buckley Gray

Yeoman per un nuova mobile home dal-

l’aspetto molto elegante e minimalista.

Materiali ecosostenibili, impiego limitato

di materie plastiche ed altre sostanze arti-

ficiali, caratterizzano le Retreat Homes,

per le quali è previsto anche l’impiego di

impianti ad energia solare per la fornitu-

ra dell’energia elettrica, per la climatiz-

zazione e la dotazione di acqua calda

sanitaria.

Sempre sul tema del risparmio

energetico e della sostenibilità ambienta-

le, Andy R. Thomson e Daniel Hall pre-

sentano in Canada il mini-home SOLO:

un trailer “ecologico”, completamente

autosufficiente ed adattabile a qualsiasi

clima. Come le tradizionali mobile

homes, anche il mini-home SOLO è clas-

sificato come “travel trailer” e quindi,

Retreat Homes di Buckley Gray Yeoman. Mini-home SOLO di Andy R. Thomson e Daniel Hall.

Page 69: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

secondo la legge canadese, non richiede

la scorta della polizia per il trasporto stra-

dale.

Il vantaggio offerto dalle abitazio-

ni trasportabili su ruote non è passato

inosservato a Jennifer Siegal, fondatrice

dell’Office of Mobile Design (OMD), che

affronta le problematiche inerenti la pro-

gettazione di sistemi trasportabili monta-

bili e reversibili.

Fin dal 1998, anno della fonda-

zione dell’OMD, Jennifer Siegal ed i suoi

collaboratori hanno progettato numerose

strutture mobili molto interessanti, tra le

quali il Mobile Eco Lab, prodotto in col-

laborazione con l’Hollywood Beautification

Team. Utilizzando in gran parte materiali

riciclati, incluso un rimorchio per roulot-

te, hanno realizzato una classe itinerante

che visita le scuole del distretto di Los

Angeles ospitando di volta in volta i gio-

vani studenti per insegnare loro l’impor-

tanza del recupero e della protezione del-

l’ambiente.

Per conto della Venice Community

Housing Corporation, Jennifer Siegal ha

realizzato il Portable Construction

Training Center, un laboratorio itinerante

dove ragazzi disadattati e con problemi di

inserimento nella società, possono impa-

rare attività manuali come la carpenteria,

la pittura o lavori da elettricista e idrauli-

co. Il modulo è composto di un ambiente

comune per gli incontri collettivi e di

69

Mobile Eco Lab.

Mobile Eco Lab.

Portable Construction Training Center.

Page 70: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

70

postazioni di lavoro dove gli apprendisti

possono svolgere le loro attività. Anche il

Training Center, come l’Eco Lab, si può

espandere con pensiline e passerelle dalle

quali gli istruttori possono osservare il

lavoro dei loro allievi.

2.2.3. Il container

Con il termine container (conteni-

tore), si definisce un: “grande cassone

metallico di misure unificate, adatto al

trasporto di merci in mezzi di trasporto

terrestri, aerei e marittimi”10.

Fino a pochi anni fa, il maggior

numero dei containers impiegati nel set-

tore dell’habitat provvisorio proveniva da

altre destinazioni d’uso ed è per tale

motivo che questo prodotto mal si adatta-

va ad essere utilizzato a fini residenziali.

Containers pronti per l’imbarco.

10 - Vocabolario della lingua italiana Zingarelli.

Interni del Portable Construction Training Center.

Portable Construction Training Center.

Page 71: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Il trasferimento delle tecnologie

del container al settore dell’edilizia ha

determinato la rinuncia al soddisfacimen-

to dei più elementari requisiti ambienta-

li, primo tra tutti il benessere psico-fisico

dell’utenza.

Il blocco container viene preas-

semblato in fabbrica e quindi le sue

dimensioni sono vincolate alla sagoma

massima di trasporto internazionale; que-

sto ha determinato la produzione di tipo-

logie spesso ai limiti dell’abitabilità, con

prestazioni ridotte all’essenziale. Gli

standard dimensionali bloccati, spesso

eccessivamente contenuti, impongono

una destinazione d’uso per nuclei di 4-6

persone, l’eliminazione di ambienti filtro

verso l’esterno e la rinuncia a spazi come

ripostigli e depositi. Le funzioni cucina-

pranzo-soggiorno vengono concentrate in

un unico spazio e la zona notte viene

ridotta alle dimensioni minime essenziali,

così come la dotazione dei servizi sanita-

ri che si compone di lavabo, doccia e

vaso. In molti casi, per motivi di spazio,

l’apertura dei serramenti è verso l’ester-

no. Di contro, la tecnologia dei containers

industriali attrezzati garantisce un nume-

ro di reimpieghi illimitato ed il trasporto

degli elementi senza l’ausilio di mezzi

speciali.

Un altro vantaggio offerto dal

container è quello di non necessitare di

opere di fondazione ma soltanto di un ter-

71

Insediamento di emergenza a Gualdo, allestito con con-tainer.

Container adattato ad alloggio provvisorio. (da Le casedell’emergenza di Corrado Latina, Modulon.120/1986.).

Container monoblocco.

Page 72: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

72

reno pianeggiante e compatto; questo

agevola enormemente la fase di impianto,

laddove l’orografia del terreno lo consen-

ta o l’area destinata all’insediamento sia

stata preliminarmente preparata con

appositi massetti in calcestruzzo armato.

Anche il costo risulta vantaggioso, se si

considera un tempo di utilizzo minimo di

due anni, ma che solitamente raggiunge i

cinque anni.

La tipologia base, impiegata fin

dagli anni settnta ed ancora oggi in pro-

duzione, con le opportune modifiche con-

sentite dall’evoluzione delle tecnologie

nel settore, deriva dalla riconversione

degli alloggiamenti provvisori destinati a

cantieri di lavoro ed è fondata su unità

modulari ad involucro standardizzato,

variamente aggregabili, al fine di ottene-

re alloggi unifamiliari o collettivi, mense,

unità sanitarie, servizi sociali, ecc.

Queste unità vengono imballate in invo-

lucri costituenti la stessa struttura del

container e contengono tutti gli elementi

necessari per il montaggio.

La struttura è composta di un

telaio in acciaio e pannelli sandwich

Vecchio container impiegato nella cantieristica.

Tipologie insediative di abitazioni-container.

Page 73: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

autoportanti, con copertura generalmente

piana. Materiali e tecniche di montaggio

sono coerenti alla tipologia ed alle neces-

sità di riutilizzo. I materiali impiegati

sono infatti dotati sia di resistenza mec-

canica intrinseca, sia di resistenza all’u-

sura, per consentire lo smontaggio degli

elementi ed il loro reimpiego con la mini-

ma manutenzione. I pannelli sono in

vetroresina, materiali sintetici o in lamie-

ra zincata preverniciata, in genere nerva-

ta o grecata. Gli impianti di climatizza-

zione sono, generalmente, ad alimenta-

zione elettrica.

L’impianto idrico è incorporato

nelle pareti attrezzate e l’impianto elettri-

co è canalizzato in guaine inserite all’in-

terno dei pannelli o in canaline esterne.

Oggi, però, la ricerca e le speri-

mentazioni sull’edilizia modulare basata

sull’elemento container hanno raggiunto

risultati interessanti grazie all’attenzione

mostrata nell’ultimo decennio, da parte di

una nuova generazione di progettisti che

porta avanti un interessante discorso sul-

l’architettura mobile multifunzionale.

Tra i primi a proporre il container

come oggetto di una ricerca architettoni-

ca va ricordato Wes Jones ed i suoi pro-

getti di originali moduli abitativi a carat-

tere temporaneo.

73

Progetto di un modulo abitativo containerizzato, propo-sto da Wes Jones.

Telaio portante di un container. Modello di un modulo abitativo containerizzato, propo-sto da Wes Jones.

Page 74: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

74

Dopo di lui, architetti come

Giuseppe Lignano e Ada Tolla, conosciu-

ti professionalmente come LOT-EK, pro-

gettano nel 1999 il modulo MDU (Mobile

Dwelling Unit), il cui prototipo è stato

esposto alla mostra organizzata dalla

University Art Museum, nell’Università

della California, a Santa Barbara. I due

progettisti integrano l’economia dell’abi-

tazione modulare alla mobilità del contai-

ner, ottenendo volumi trasportabili di ele-

vata funzionalità. Il container (largo 8

piedi, alto 9,6 e lungo 40), racchiude al

suo interno ulteriori volumi, contenenti il

bagno, la cucina e le camere da letto.

Questi, dopo il posizionamento del con-

tainer, vengono estratti dal volume prin-

cipale ampliando così lo spazio fruibile.

Il gruppo Foba propone nel 2003

il sistema Containment che prevede l’im-

piego di containers per la realizzazione di

abitazioni per studenti o homeless e l’e-

ventuale inserimento dei moduli abitativi

in una struttura articolata come un albero,

i cui rami ospitano i containers che costi-

tuiscono le stanze dell’abitazione. Gli

ambienti possono così essere modificati

smontando i moduli, riposizionandoli

secondo un nuovo schema o integrandoli

con altri elementi.

A questi esempi seguono molte

altre realizzazioni di sistemi abitativi

containerizzati come, ad esempio, lo

Space Box di Mart de Jong. Si tratta di

unità modulari, equipaggiate con cucina e

bagno e adibite a studi residenziali.

Il sistema può essere installato e

rimosso in brevissimo tempo in quanto le

unità abitative vengono posizionate una

sull’altra con l’ausilio di una semplice

gru che ne garantisce un facile e veloce

posizionamento. Si ottengono così abita-

Il Mobile Dwelling Unit progettato dal gruppo LOT-EKnel 1999.

Progetto Containment. Gruppo Foba (Materia n.40/2003).

Page 75: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

zioni di elevata flessibilità compositiva,

facilmente inseribili in qualsiasi contesto

urbano. Attualmente questo sistema è

impiegato in Olanda per la realizzazione

di campus universitari.

Idea simile è quella della società

anglo-americana Urban Space

Management che, per fronteggiare il pro-

blema delle abitazioni sempre più care,

propone un sistema costruttivo modulare,

chiamato Container City, che si basa sul riciclo di container utilizzati per il tra-

sporto marittimo e opportunamente

modificati.

Sono stati realizzati a Londra tre

complessi destinati a centro culturale,

con studi per artisti e spazi espositivi.

Un’altra proposta di Container

City è quella del famoso studio olandese

di architettura e urbanistica MVRDV (ini-

ziali dei nomi degli associati Maas, Van

Rijs e de Vries). Gli architetti propongo-

no una container city fatta di 3500 ele-

75

Sistema Space box,Utrecht, 2004.

Sistema Space box, Amersfoort, 2004.

Container City della Urban Space Management.

Container City proposto dallo studio MVRDV.

Page 76: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

76

menti, da realizzare nel porto di

Rotterdam, come sede delle attività cen-

trali della prima biennale di architettura

olandese. Le unità abitative sono inserite

entro percorsi che comprendono spazi

comuni utilizzati come piccoli belvedere.

Una rivisitazione del progetto

MDU di LOT-EK è stata proposta al con-

corso internazionale di idee “Living box -

l’unità abitativa del futuro”, bandito nel

2005 e dedicato alla “progettazione di

una unità abitativa prefabbricata tra-

sportabile su strada o per via aerea,

capace di interpretare lo stile di vita con-

temporaneo”.

La tipologia del container vince

anche il primo premio, ex-aequo, con il

Progetto Mokka di Alessandro Baldo. BOX2 unità abitativa prefabbricata presentata al con-corso Living box.

Page 77: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

progetto Mokka del giovane designer di

Bassano del Grappa, Alessandro Baldo:

una versione modificata del container in

cui porzione delle pareti longitudinali

ruotano verso l’esterno, ampliando lo

spazio centrale del modulo abitativo.

Sempre nel 2005 l’architetto giap-

ponese Shigeru Ban, presenta a New

York il Nomadic Museum, una costruzio-

ne temporanea realizzata per ospitare la

mostra itinerante del fotografo canadese

Gregory Colbert. La struttura itinerante è

ottenuta dalla composizione di 148 con-

tainer che ne definiscono il perimetro; 37

container contengono tutti gli elementi

che compongono il museo, durante il tra-

sporto; i restanti 111 sono affittati nel

luogo di destinazione. Gli elementi di

sostegno del soffitto ed i pilastri sono rea-

lizzati con tubi di carta riciclata del dia-

metro di 30 e 76 cm.

2.2.4. Il prefabbricato

Il prefabbricato leggero segna un

passo avanti nella storia dei sistemi abita-

tivi per l’emergenza, ma si tratta soltanto

di un container “migliorato” nella forma

e nelle dimensioni, in quanto presenta

una maggiore flessibilità del volume utile

disponibile, rispetto ai condizionamenti

dimensionali e morfologici di un involu-

cro bloccato quale quello di un container.

Una via di mezzo tra il container a

dimensioni vincolate ed il prefabbricato,

è la cosiddetta baracca11, da cui deriva il

termine “baraccopoli”, tristemente noto

in diverse regioni del nostro Paese, colpi-

te da eventi calamitosi. Questa tipologia

presenta scarse possibilità di riutilizza-

zione in quanto gli alloggi vengono mon-

tati in loco ed il recupero degli elementi,

per successivi impieghi, è reso pertanto

più problematico.

Le baracche si distinguono in due

tipologie: a capanna e tipo canadese. Le

baracche a capanna hanno la forma di una

77

11 - “Costruzione di legno o metallo per ricoveroprovvisorio di persone, animali, materiali e attrez-zi.”. (Vocabolario della lingua italiana Zingarelli).O, ancora, “Costruzione provvisoria di pronta efacile esecuzione, generalmente in legname, abi-tata in condizioni di emergenza.”. (Dizionariodella lingua italiana G. Devoto-G. C. Oli).

Nomadic Museum di Shigeru Ban al Park’s Pier 54 delfiume Hudson, New York.

Page 78: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

78

casetta a pianta rettangolare o quadrata,

di dimensioni variabili, atte ad ospitare

anche più famiglie. Possono essere rea-

lizzate in legno, ma più spesso viene uti-

lizzata una struttura metallica portante e

pannelli sandwich costituiti da due strati

Tipologia di baracca a capanna allesti-ta per il ricovero della popolazionedella valle del Belice, colpita dal sismadel 1968.

Baracca con lastre di copertura in cemento-amianto.Santa Margherita Belice, 2004.

Suggestiva immagine delle baracche di Gibellina realiz-zate dopo il terremoto del 1968.

Page 79: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

di lamiera zincata o laminato metallico,

con intercapedine in lana di vetro. La

copertura è spesso realizzata con lastre

ondulate di cemento-amianto12, fissate su

un’orditura lignea. La posa in opera di

queste baracche richiede la realizzazione

di un massetto livellante in calcestruzzo

di cemento armato. Lo spazio disponibile

per una famiglia di quattro persone è di

circa 25-35 mq.

Le baracche canadesi, che fino a

qualche anno fa si potevano ancora

incontrare sul territorio della valle del

Belice, sono costruzioni a profilo semici-

lindrico, in lamiera ondulata opportuna-

mente sagomata ai fini della rigidezza.

La posa in opera di queste abita-

zioni è estremamente veloce, grazie

all’impiego di viti o chiodi di fissaggio

all’orditura portante metallica, che viene

posizionata su elementi di appoggio iso-

lati, generalmente costituiti da blocchi

sovrapposti di pietra squadrata.

Le baracche, essendo realizzabili

in loco, non presentano i limiti dimensio-

nali del container monoblocco ma, non-

ostante ciò, consentono la fruizione di

spazi molto contenuti, dipendenti dalla

modularità dei fabbricati.

Il basso livello di comfort igro-

termico, la scarsa qualità fruitiva, l’im-

patto di tipo psicologico sulle popolazio-

ni, alle quali viene imposto un oggetto

impersonale e con scarse possibilità di

79

Pianta, prospetto e sezione di una baracca tipo canade-se.

12 - Il cemento-amianto, conosciuto con il nomecommerciale di Eternit, è oggi bandito dalla listadei materiali da costruzione in quanto, com’ènoto, le particelle di amianto che si distaccanodagli elementi, a causa dell’azione erosiva degliagenti atmosferici, sono altamente dannoseall’organismo umano.

Page 80: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

80

variazione tipologica, costituiscono solo

alcune delle problematiche legate a que-

sto tipo di progettazione che spesso, pur-

troppo, non tiene conto delle reali diffi-

coltà di fronte le quali ci si può trovare in

situazioni di emergenza. E questo perché,

molto spesso, si considera il “provviso-

rio” come una condizione momentanea,

senza pensare che a questa situazione si

vanno ad aggiungere precarie condizioni

di vita e forti stress psico-emotivi e fisici,

come avviene, per esempio, nel caso

delle popolazioni rimaste senza dimora in

conseguenza di eventi calamitosi, quali

terremoti, alluvioni, frane e costretti a

vivere in unità abitative di pronto inter-

vento.

È significativo a tale proposito il

film di Francesca Archibugi, “Domani”,

ambientato in un insediamento provviso-

rio in Umbria, dove viene descritta la vita

degli abitanti di un paesino che, costretti

ad abbandonare le proprie case dopo il

terremoto, convivono nella precarietà e

nella promiscuità dettata dall’emergenza.

La mancanza dei normali punti di riferi-

mento come la propria casa, la comunità,

la piazza, il luogo di lavoro, sconvolgono

totalmente la vita di ogni persona che

molto spesso viene colta da una forma di

fatalismo dettato dal convincimento del-

l’impossibilità di reagire ad un evento

così drammatico. Sono questi i segni di

una condizione ormai nota come “sindro-

me da disastro”.

Interno di una baracca.

Baracche a struttura metallica, tipo canadese, fornitedagli Stati Uniti per la realizzazione di un quartieredella baraccopoli di Salaparuta.

Page 81: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

La sensazione di provvisorietà

diventa sinonimo di precarietà anche nel

caso di situazioni che non sono determi-

nate necessariamente dall’emergenza,

come avviene, ad esempio, per le popola-

zioni nomadi ed i loro insediamenti costi-

tuiti, nella maggior parte dei casi, da ripa-

ri di fortuna realizzati con tavole di legno,

fogli di compensato, cartone o quanto

altro raccattato tra i rifiuti.

Accanto alle baracche si può

identificare un’altra tipologia di prefab-

bricato a pianta libera, con materiali e

morfologia molto più vicini all’immagine

tradizionale delle abitazioni civili. Ma

anche questa soluzione, come per le

baracche, non si è mostrata soddisfacente

non solo per l’impatto che questi sistemi

provocano sul territorio (reti infrastruttu-

rali, materiali non ecocompatibili), ma

anche per la irreversibilità dei processi

realizzativi impiegati.

A prestazioni e costi più elevati, a

finiture più curate, ad una maggiore fles-

sibilità e ricchezza tipologica, si contrap-

pone una minore attenzione ai problemi

relativi alla trasportabilità, al montaggio,

smontaggio e stoccaggio, in vista di un

successivo reimpiego.

Questi prefabbricati, concepiti per

altre finalità, quali case per vacanze, cha-

let, ecc., richiedono pesanti strutture di

fondazione, con vespaio, isolamento e

impermeabilizzazione, che negano il con-

cetto stesso di provvisorietà, tanto quanto

le opere di urbanizzazione che questi

sistemi abitativi necessitano e le installa-

81

Campo nomadi a Milano.

Baracche del campo nomadi a Palermo.

Page 82: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

82

zioni elettriche ed idrosanitarie che inci-

dono notevolmente sui tempi di realizza-

zione e sui costi.

La struttura è generalmente sepa-

rata dagli elementi di tompagnamento ed

è costituita da un’intelaiatura in legno o

metallica. Le pareti sono realizzate con

pannelli sandwich, con strato esterno

generalmente in legno (soprattutto trucio-

lare nobilitato, perlinato, compensato,

ecc.), trattato con antiparassitari e ignifu-

ghi. Molto usato è stato per anni anche il

cemento-amianto, preferito addirittura al

legno per i migliori requisiti meccanici e

di resistenza al fuoco. Le lastre di cemen-

to-amianto venivano impiegate sia per la

copertura degli alloggi, sia per i pannelli

di tamponamento che presentavano un

rivestimento interno con lastre di carton-

gesso. I pannelli con lastre esterne in

legno, hanno invece un rivestimento

interno, anche questo in legno, ma con

spessori più sottili.

Gli elementi prefabbricati sono

isolati con poliuretano espanso o polisti-

rene, mentre per quelli da assemblare in

opera si impiegano materassini in lana

minerale.

Le partiture interne sono dello

stesso materiale dello strato interno dei

tamponamenti e gli infissi sono in legno o

in profilati metallici. L’impianto di riscal-

Tre tipologie di prefabbricato tra le più diffuse neglianni ottanta: a) della Valentina (base in travi in abete;pareti esterne in perlinato di legno; manto di copeturain lamiera preverniciata; b) Industrie Carniche (struttu-ra in legno, tetto a falde, copertura in onduline); c)Sicel (struttura portante in acciaio, manto di coperturain fibro-cemento ondulato, pareti perimetrali in pannel-li sandwich). (da Le case dell’emergenza, di CorradoLatina, Modulo n.120/1986).

Page 83: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

damento è realizzato con stufe a legna o a

cherosene.

Infine, l’esperienza ci mostra

come i prefabbricati, a parte gli alti costi

legati alla durata media di dieci anni, e la

lentezza di reperimento, invio ed installa-

zione, creano seri problemi di riciclaggio.

Alcuni materiali impiegati richiedono,

infatti, la posa in opera di rivestimenti o

particolari finiture dei giunti che rendono

difficoltoso un eventuale recupero degli

elementi.

La maggior parte dei manufatti

prefabbricati sono dei vuoti a perdere,

spesso inservibili a causa della mancanza

di manutenzione. Intere città prefabbrica-

te vengono rese inutilizzabili o recupera-

bili solamente a costi elevatissimi.

Spesso, inoltre, si verifica una

situazione di rigetto nei confronti di que-

ste sistemazioni provvisorie; non sempre

gli utenti accettano una condizione abita-

tiva provvisoria, come nel caso della

Casa Istantanea impiegata dalla Croce

Rossa tedesca dopo il terremoto che nel

1972 colpì il Nicaragua. In quell’occasio-

ne furono realizzati migliaia di igloo in

poliuretano espanso, donati dalla Bayer a

gran parte dei senza tetto. Le abitazioni

misuravano 5 m di diametro, 3 m di altez-

za e comprendevano un unico locale con

una superficie di circa 20 mq. Nessuno li

utilizzò mai come abitazioni, bensì come

luoghi di ricovero per attrezzi, animali o

scorte alimentari.

I difetti maggiori riscontrati in

questi alloggi furono: di carattere

ambientale, perchè soffocanti in quanto le

cupole si surriscaldavano al sole ed il

poliuretano espanso, noto isolante termi-

co, impediva la traspirabilità delle parti-

ture; culturali, perchè completamente

estranei alle tradizioni abitative locali;

economici, perchè dieci volte più cari

delle tende e non recuperabili. La popola-

zione locale si rifiutò di restituirli, inte-

grandoli alle case ricostruite ed utilizzan-

doli come depositi.

Fenomeni analoghi si sono verifi-

cati in Irpinia, dopo il terremoto del 1980:

in alcuni casi l’installazione dei prefab-

bricati su terreni scoscesi aveva imposto

83

Casa prefabbricata unifamiliare in legno. (da Le casedell’emergenza, di Corrado Latina, Modulon.120/1986).

Page 84: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

84

la creazione di scantinati in calcestruzzo

armato; molta gente preferì vivere in que-

sti seminterrati, usando il soprastante pre-

fabbricato come deposito.

Il difficile adattamento all’allog-

gio di emergenza appare evidente anche

dall’esame delle numerose modifiche

apportate dagli utenti, nel corso degli

anni, alle strutture originarie. Molti

hanno modificato sensibilmente standard

e dotazioni delle abitazioni, poichè risul-

tavano estremamente limitati per una

fruizione a lungo termine; sono innume-

revoli le trasformazioni funzionali e dis-

tributive, gli ampliamenti e le sostituzio-

ni di parti, effettuati secondo criteri ed

esigenze soggettive ed al di fuori da ogni

controllo da parte delle amministrazioni

locali. Fino a qualche anno fa le tendenze

di sviluppo della produzione di costruzio-

ni a carattere temporaneo erano essen-

zialmente due: una è quella che ricalca il

modello tradizionale di edilizia abitativa

residenziale; l’altra si basa, invece, sul-

l’impiego di tecnologie più evolute e pro-

cessi produttivi di tipo industriale. Oggi

si è affermata la seconda tendenza che

privilegia lo studio di sistemi abitativi

profondamente innovativi sul piano tec-

nologico, garantendo anche una migliore

qualità abitativa. Il tentativo è quello di

unificare le fasi roulotte, container e casa

prefabbricata in una tipologia edilizia di

tipo mobile home, realizzata con tecnolo-

gie avanzate e che consenta una perma-

nenza provvisoria anche per periodi

medio-lunghi, nell’attesa della ricostru-

zione edilizia.

La condizione di provvisorietà del

manufatto si riferisce fondamentalmente

al suo insediamento sul territorio, preve-

dendone anche un possibile trasferimento

altrove. Le proposte progettuali oggi dis-

ponibili sono riconducibili principalmen-

te a questa logica che aggiunge ai para-

digmi tradizionali della progettazione,

nuovi parametri come, appunto, la trans-

itorietà e la reversibilità.

2.3. Sistemi mistiIl sistema misto è una particolare

tipologia ibrida che integra la compattez-

za e la resistenza strutturale di un sistema

rigido, in fase di trasporto, alla flessibili-

tà ed alla leggerezza di un sistema flessi-

bile, in fase di esercizio. Anche in questo

ambito le proposte progettuali sono

numerose e molto interessanti, a partire

dalla casa flessibile, elaborata da un

gruppo di studenti giapponesi, guidati da

Masayuki Kurokawa.

L’abitazione è concepita come

unità indipendente, costituita da due sca-

tole rigide raccordate da un elemento

Page 85: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

flessibile che si espande a fisarmonica. Il

progetto è destinato a single o a studenti,

ma può essere organizzato anche per la

fruizione di famiglie o comunità.

Le due scatole contengono tutte le

attrezzature necessarie all’abitazione e si

possono chiudere l’una sull’altra durante

la fase di trasporto.

85

Casa flessibile di M. Kurokawa. Ipotesi aggregative dei moduli base. (Domus 514, 1972).

Casa flessibile di M.Kurokawa. Alcune ipotesidi utilizzazione dello spa-zio interno. (Domus 514,1972).

Page 86: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Nel 1972, al Museum of Modern

Art di New York viene organizzata la

prima e più importante mostra che contri-

buì a far conoscere al mondo il design ita-

liano. La mostra, intitolata “Italy: the new

domestic landscape” comprendeva, tra

l’altro, una sezione dedicata all’abitazio-

ne temporanea, intesa come possibile

soluzione al problema della fuga da una

città inabitabile. Furono presentate solu-

zioni particolarmente dettagliate dal

punto di vista tecnologico; tra queste la

Mobile House di Alberto Rosselli compo-

sta da un nucleo centrale rigido, di

dimensioni minime ai fini del trasporto

che, una volta giunti sul sito, amplia il

suo volume attraverso un sistema a sof-

fietto che scorre lungo opportune guide

telescopiche.

Il Compasso d’Oro 1979 è andato

invece agli studenti dell’Istituto

Superiore per le Industrie Artistiche di

Roma, che si sono cimentati nell’elabora-

zione di un progetto che prevede la rea-

Alloggio di emergenza progettato dagli studentidell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche diRoma.

86

Le fasi di apertura dellacellula spaziale ampliabiledi A. Rosselli, al Museumof Modern Art di NewYork.,1972. (Technique &Architecture n. 299/77).

Page 87: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

lizzazione di moduli abitativi di dimensio-

ni variabili e facilmente ampliabili, attra-

verso il dispiegamento di una struttura

flessibile a cappotta, collegata all’unità

centrale rigida in vetroresina. Le peculia-

rità di questo sistema di emergenza sono:

la possibilità di riutilizzazione per diverse

situazioni, la possibilità di recupero, la

containerizzazione e la riducibilità.

87

Page 88: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 89: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

3. La memoria

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Page 90: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 91: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Nel passato, soprattutto a livello

teorico, personalità e movimenti dell’a-

vanguardia architettonica si sono interes-

sati ed appassionati alle grandi potenzia-

lità che offre un’architettura leggera e

mobile. Basti pensare alle glorificazioni

delle macchine delle avanguardie futuri-

ste e costruttiviste o ai sistemi urbani di

Cedric Price dall’obsolescenza breve e

programmata, fino alle deliranti macro-

strutture del gruppo inglese degli

Archigram, autori di proposte altamente

innovative di unità di abitazione semo-

venti o interi edifici, simili a giganteschi

ragni che si aggirano per le città concepi-

te, anche queste, su principi di totale

mobilità, modificabilità, smontabilità e

trasformabilità, come la nota Città che

cammina del 1964.

L’interesse per un’architettura

caratterizzata dalla temporaneità delle

opere progettate risale a molto tempo fa,

quando particolari strutture, anche di

notevole dimensione, venivano concepite

secondo i criteri della leggerezza, econo-

micità, facilità di montaggio e smontag-

gio. I ponti a struttura reticolare in legno,

illustrati da Palladio nel suo trattato I

quattro libri dell’architettura, sono

esempi molto significativi a riguardo,

così come il Palazzo di Cristallo di

Joseph Paxton, realizzato nel 1851 in

occasione dell’Esposizione Universale di

Londra. Di questa costruzione viene

generalmente sottolineata: la produzione

seriale in scala industriale di parti archi-

tettoniche, la funzionalità della struttura

con gli elementi costruttivi facilmente

riconoscibili, la superficie trasparente,

l’economia del sistema data dai brevissi-

mi tempi di progettazione e di esecuzione

(sette mesi). È stato però messo poco in

evidenza il fatto che l’edificio avesse un

91

Walking city. Archigram 1964.

Page 92: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

carattere prettamente temporaneo;

Paxton prevedeva infatti, per la leggerez-

za degli elementi e per le tecniche di

montaggio e smontaggio, la possibilità di

ricostruire in altro luogo lo stesso edifi-

cio. Lungo 600 metri ed alto in alcuni

punti anche 30 metri, dimostrò di posse-

dere una flessibilità ed una mobilità rivo-

luzionarie rispetto alle teorie architetto-

niche dell’eterno in pietra e della sua rigi-

dità.

Una proposta di casa mobile

appare per la prima volta nella manuali-

stica italiana nelle edizioni Hoepli del

1910. Si tratta di una riproduzione in pic-

cola scala di un’abitazione unifamiliare,

ad una elevazione, opportunamente

sezionata in un numero di parti aventi

dimensioni tali da poter essere trasportate

su ruote, compatibilmente con la viabilità

92

Crystal Palace: prospetto e sezione trasversale.

Crystal Palace: interno. Stampa del 1851, MuseoStorico di Berlino, Germania.

Crystal Palace: veduta panoramica.

Page 93: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

dell’epoca. Bisognerà attendere gli anni

trenta per dare avvio, nel nostro Paese,

alle prime ricerche su strutture smontabi-

li e trasportabili; ricerche condotte nel-

l’ambito del programma di intervento per

il ripopolamento delle colonie fasciste,

durante l’occupazione etiopica.

Intanto, negli anni venti, in

Francia, Le Corbusier profetizzava la dif-

fusione della “casa macchina” e ideava la

Maison Voisin, prototipo di una nuova

tipologia di unità abitativa, frutto dell’in-

tegrazione del concetto di alloggio mini-

mo e quello di automobile.

Negli Stati Uniti, sin dai primi

decenni del ‘900, vengono portate avanti

innumerevoli sperimentazioni sul tema

della casa concepita come insieme di più

parti assemblate, tra queste si ricordano

le cosiddette “case portatili Hodgson”,

prodotte negli Stati Uniti a partire dal

1892: erano costruzioni a struttura lignea,

eseguite con un particolare sistema

costruttivo che ne consentiva la costru-

zione in fabbrica a sezioni.

Ogni sezione, larga 1,80 m era

composta di cinque parti separate (due

pannelli parete, due pannelli copertura,

un pannello pavimento). Le diverse

sezioni, affiancate, venivano successiva-

mente collegate per mezzo di un partico-

lare sistema a cunei.

Simili a queste sono le abitazioni

in legno prodotte dall’agenzia Aladdin

nel Michigan, articolate come veri e pro-

pri kits abitativi da ordinare su cataloghi;

o i modelli abitativi realizzati negli anni

trenta dalla General

Houses Corporation,

fino ai prototipi

House of tomorrow

e Crystal house,

presentati alla

Century of Progress

Exihibition di

Chicago del 1933.

La prima, proposta

dai fratelli Keck, era realizzata con telai

metallici e pareti vetrate e dotata di un

sistema di riscaldamento e condiziona-

mento dell’aria autonomo. La seconda

unità abitativa era invece caratterizzata

da un particolare sistema strutturale che

93

Cataloghi di agenziespecializzate per la ven-dita di case già pronte.(Materia n.40/2003).

Page 94: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ne permetteva un facile e veloce montag-

gio. Grande importanza hanno assunto,

dal punto di vista culturale e dell’innova-

zione tecnica, le prime esperienze della

Casa a Spicchi che nel 1923 anticiparono

gli studi di Richard Buckminster Fuller e

la realizzazione della famosa Dymaxion

House, proposta per la prima volta nel

1928.

La Dymaxion House si può consi-

derare l’evoluzione in chiave unifamilia-

re della Multiple Deck 4D: una torre con

un pilastro centrale al quale sono ancora-

ti dieci solai reticolari. Il sistema, dotato

di climatizzazione autonoma, poteva

essere trasportato con un dirigibile e

piantato al suolo come un albero.

Le case Dymaxion sono la testi-

94

Fasi di costruzione di una casa prefabbricata realizzata per gli operai della società di impianti idroelettriciTennessee Valley Authority. La casa veniva trasportata sul luogo del montaggio a sezioni che venivano poi assem-blate facendole scorrere su rulli. (da Prefabbricazione. Case unifamiliari prefabbricate di tutto il mondo, V.Chiaia,Bari 1963).

Page 95: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

monianza di una nuova cultura dell’abita-

re che si estrinseca nella ricerca di origi-

nali sistemi e procedure di prefabbrica-

zione rapidi e a basso costo, sfruttando le

potenzialità connesse alla produzione

industriale automobilistica ed aeronauti-

ca. Lo studio di Fuller prevedeva anche il

contenimento energetico, la facilità di tra-

sporto e di montaggio e l’impiego di

materiali tecnologicamente avanzati.

Fuller elaborò varie versioni della

Dymaxion House ma tutte fondate sugli

stessi principi che danno origine alla

parola Dymaxion: DY-dinamico, MAX-

massimo, ION-tensione.

La prima Dymaxion House nasce

nel 1927 e dopo una versione duplex,

articolata secondo una pianta rettangola-

re, la successiva proposta si sviluppa su

una base esagonale i cui elementi vengo-

no ripartiti secondo una griglia triangola-

re. La forma scaturisce dall’osservazione

del meccanismo dell’ombrello: così come

in esso vi è un’asta centrale dalla quale si

genera l’intero meccanismo di apertura,

così nella Dymaxion un albero centrale

funge da principio generatore.

La costruzione è sollevata da terra

di circa tre metri e si compone di due ele-

vazioni: la prima costituisce il piano di

95

Multiple Deck 4D.

La Dymaxion House.

Studio della struttura della Dymaxion House.

Page 96: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

abitazione, la seconda la terrazza, pensa-

ta come tetto-giardino. I due solai piani,

con struttura in acciaio a pianta esagona-

le, sono sospesi ad una serie di cavi

agganciati ad un pilone centrale in dural-

luminio.

Il pilone, ancorato al suolo, assi-

cura l’equilibrio statico dell’edificio e

costituisce il fulcro della casa in quanto

contiene un ascensore per il collegamen-

to verticale e tutti gli impianti tecnici, tra

cui un sistema di raccolta dell’acqua pio-

vana, un generatore di energia ed i cavi di

alimentazione e distribuzione dell’aria,

della luce e del calore. All’estremità

superiore del pilastro centrale è posizio-

nato un sistema di lenti per catturare la

luce ed il calore del sole. Alla base del

pilastro sono localizzati la fossa biologi-

ca ed il serbatoio per il carburante.

La cappa protettiva a padiglione,

anche questa sospesa al pilone centrale

con un sistema indipendente di cavi, deli-

mita superiormente la copertura.

L’involucro esterno è costituito da

una doppia parete vetrata con struttura a

piastre triangolari leggerissime ed infran-

gibili. Le partizioni interne sono definite

da un sistema di pannellature mobili

attrezzate con porte pneumatiche con

apertura regolata da cellule fotoelettriche.

Le pareti attrezzate suddividono

l’abitazione, di circa 150 mq, in cinque

ambienti: due camere da letto con bagni

annessi, uno studio con libreria e scaffali

girevoli, una lavanderia, un soggiorno

con divani pneumatici ed un tavolo

sospeso. Il blocco dei servizi è completa-

mente prefabbricato, funziona a secco ed

è concepito come sistema di raccolta dei

rifiuti che vengono impacchettati mecca-

nicamente e trasportati alle industrie chi-

miche.

Il pavimento è formato da pia-

strelle triangolari in bakelite, posizionate

su una base pneumatica che funge da iso-

lante; questa è posta su un tavolato

ligneo che costituisce l’orditura seconda-

ria del solaio.

Tutto il materiale necessario alla

costruzione pesava circa tre tonnellate e,

secondo Fuller, il montaggio, compreso

96

Prospetto della Dymaxion House.

Page 97: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

l’arredo principale, doveva poter essere

realizzato in una giornata.

La Dymaxion House, chiamata

anche 4-D per l’introduzione del concet-

to di tempo come dimensione in architet-

tura, sembrava aver tradotto in realtà il

sogno di Fuller di sfruttare le capacità

produttive dell’industria aeronautica

americana per risolvere la questione del-

l’abitazione. Ma il progetto fallì e la

causa dell’insuccesso non è soltanto attri-

buibile all’impossibilità di provare e per-

fezionare, con fondi insufficienti e con

pochissimi collaboratori, tutte le novità

inventate e tutte le parti mobili del pro-

getto: per la prima volta si parlava di

sistemi di controllo automatico di apertu-

ra e chiusura delle porte, di aspirazione

delle polveri per mantenere pulito l’am-

biente domestico, dell’impiego dell’ener-

gia naturale che veniva tramutata diretta-

mente in luce elettrica o in condiziona-

mento d’aria o accumulata in batterie per

eventuali altri usi, ecc. In realtà la

Dymaxion House non avrebbe mai potuto

essere qualcosa di più di una novità di

breve durata e, a quel tempo, fu forse

azzardato da parte di Fuller pensare che

avrebbe potuto cambiare la tradizione del

costruire. In tutta la sua opera infatti

emerge la realizzazione di proposte archi-

tettoniche futuriste ed una continua ricer-

ca di soluzioni abitative improntate sul-

l’utopismo tecnologico. La concezione

della tecnologia da parte di Fuller è però

molto diversa da quella dei futuristi; que-

sti, infatti, si possono definire fautori di

un’estetica della macchina, della “tecno-

logia per la tecnologia”; Fuller pone

invece la tecnologia al servizio dell’uo-

mo, come strumento per il benessere del-

l’umanità, nel rispetto per l’ambiente.

Egli cerca soluzioni che non alterino peri-

colosamente il sistema ambientale in cui

l’uomo è inserito.

Fuller sostituisce il termine

“architettura” con “design ambientale”,

inteso come la ricerca dell’integrazione

dell’uomo con l’energia e le risorse natu-

rali. Il suo principale obiettivo non consi-

ste soltanto nel razionale impiego del

patrimonio mondiale, ma nel considerare

97

Fuller con il modello della Dymaxion House in unafoto d’epoca.

Page 98: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

questo impiego anche come fonte di rige-

nerazione in quanto deve permettere sia il

riciclo dei materiali, sia la possibilità di

un’utilizzazione ridotta del materiale al

ciclo successivo, nel senso che il consu-

mo non deve essere soltanto fine a se

stesso.

All’affermazione futurista della

caducità e transitorietà dell’architettura,

contenuta nel Manifesto di Sant’Elia: “La

case dureranno meno di noi. Ogni gene-

razione dovrà fabbricarsi la sua città”,

Fuller risponde con le Paperboard

domes, cupole di cartone facilmente

installabili come ricovero di uomini e

mezzi.

Nel 1940 Fuller progetta la

Mechanical Wing, una piccola unità tra-

sportabile con bagno e cucina, paragona-

bile alla roulotte e fornita di unità energe-

tica a motore diesel, generatore elettrico e

scaldabagno. Questa soluzione realizza il

sogno del “nomadismo meccanico”

descritto dal Manifesto dell’architettura

futurista di Volt del 1919: “Gli uomini del

futuro disdegneranno di abitare in case

radicate al suolo (...). La casa futurista

sarà a) indipendente, b) mobile, c) smon-

tabile, d) meccanica, e) esilarante (...).

Le nuove case saranno libere di spostar-

si in tutte le direzioni, scorrendo sulle

gigantesche rotaie che solcheranno il

suolo delle città future (...). Le case più

grandi saranno munite di camere sposta-

bili da una facciata all’altra, come vago-

ni o che si elevino dal pianterreno al

tetto, come vasti ascensori. Queste came-

re potranno all’uopo essere staccate dal-

l’abitazione, per essere caricate su appo-

siti convogli ferroviari, o agganciate alla

navicella di un dirigibile.”.

Nel 1948 Fuller propone

l’Autonomous package, un contenitore

composto di sei pannelli incernierati, con

equipaggiamento domestico standard per

sei persone, completo di servizio igieni-

co, cucina, arredo per il letto ed il sog-

giorno.

La ricerca di Fuller continua nella

direzione della prefabbricazione, seguen-

do l’idea della casa mobile, facilmente

trasportabile, completa di arredi e com-

pletamente autosufficiente. Nasce così la

Whicita House, concepita come abitazio-

ne operaia per i dipendenti dell’industria

aeronautica ed il cui prototipo viene rea-

98

Autonomous package.

Page 99: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

lizzato nel 1949 dalla Beach Aircraft

Company.

La versione definitiva riprende

l’esperienza della Dymaxion House affi-

dando la portanza di tutta la struttura ad

un nucleo centrale costituito da sette tubi

in acciaio inossidabile. Dall’albero cen-

trale si irradiano i cavi di acciaio che

sostengono gli anelli metallici di suppor-

to ai pannelli dell’involucro. I cavi sono

fissati al bordo di una piattaforma di allu-

minio, anche questa ancorata al nucleo

centrale. Lo schema distributivo si svi-

luppa secondo una pianta circolare di

circa 100 mq. I vani sono separati da

gusci di servizio che si dipartono dal

nucleo centrale e contengono appendi

abiti rotanti e ripiani girevoli. Una fine-

stra a nastro, in lastre di plexiglass, si svi-

luppa lungo tutta la circonferenza garan-

99

La Wichita House in una foto d’epoca.

Interni della Wichita House.

Page 100: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

tendo una illuminazione naturale unifor-

memente diffusa. Il nucleo centrale ospi-

ta gli impianti tecnici a servizio dell’abi-

tazione, tra cui un generatore di energia

ed i condotti per la distribuzione di aria,

luce e calore.

La copertura è dotata di un aspira-

tore-ventilatore rotante che, attraverso le

intercapedini del solaio consente il tratta-

mento e la distribuzione uniforme di aria

climatizzata con ricambio orario di 10

volumi. La forma circolare scelta da

Fuller è considerata dal progettista la più

idonea per il raggiungimento della perfe-

zione dal punto di vista biotecnologico.

Infatti, com’è noto, il consumo di energia

di una casa cubica è approssimativamen-

te quattro volte maggiore di quello di una

casa emisferica dello stesso volume.

L’accordo con la Beach Aircraft

Company prevedeva la produzione di 200

abitazioni al giorno; Fuller pensava così

di risolvere la grave crisi degli alloggi e

rinnovare radicalmente il settore dell’edi-

lizia, ma il progetto non ebbe l’esito spe-

rato e delle 60.000 unità previste furono

realizzati solamente due prototipi, acqui-

stati da un collezionista e inglobati in una

Prairie House. Uno di questi, recente-

mente restaurato, è conservato nel museo

Henry Ford nel Michigan.

Le opere, di restauro, iniziate nel

marzo del 1999 e concluse nell’ottobre

del 2001, hanno richiesto l’intervento di

un gran numero di tecnici ed operai spe-

cializzati, impegnati nel recupero di tutte

le parti ammalorate, costituenti l’unità

abitativa, nonchè nel rifacimento di alcu-

100

La Wichita House inglobata nella costruzione di unaPrairie House.

La Wichita House dopo il restauro.

Page 101: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ni elementi che presentavano danni irre-

versibili, come gli elementi lignei non più

recuperabili. Molti elementi in alluminio

erano corrosi a causa del tempo e dell’i-

nefficace trattamento di protezione anti-

ruggine imposto sul materiale metallico.

Le ricerche e le sperimentazioni

che si susseguirono negli anni trenta e

quaranta, basate sul principio della trans-

itorietà, mobilità, flessibilità, smontabili-

tà e dell’interazione con il territorio e con

l’ambiente,

sono state

e f f e t t u a t e

soprat tut to

per conto

delle forze

armate o di

enti di prote-

zione civile

interessati ad

edifici per

utilizzazioni

temporanee,

in relazione

alle calamità

naturali o a

situazioni di

emergenza,

come quella

verificatasi

in occasione

dello scoppio della seconda guerra mon-

diale. Il conflitto mondiale lasciò infatti,

tra le altre conseguenze, una grave crisi di

alloggi dovuta all’inattività edilizia del

periodo bellico, al ritorno dei veterani e

all’incremento di matrimoni e natalità.

Wilson Wyatt, nel 1946, propone il

Veterans’ Emergency Housing Act, che

prevedeva notevoli agevolazioni per i

produttori di case prefabbricate ad uso

temporaneo, ma nonostante ciò il pro-

101

Abitazione pieghevole impiegatadurante il periodo bellico. (daPrefabbricazione. Case prefab-bricate da tutto il mondo. V.Chiaia, Bari 1963).

Abitazione mobile prodotta dalla Terrapin nel 1949.(Daily Herald Archive).

Page 102: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

gramma non ebbe il successo sperato e la

produzione di queste abitazioni non supe-

rò il 9%. Il pubblico era diffidente nei

confronti di queste nuove tipologie abita-

tive anche a causa del cattivo ricordo

delle case prefabbricate realizzate duran-

te la guerra, molto spesso con mezzi di

fortuna e quindi inaffidabili.

Un esempio significativo dell’im-

pegno di progettisti e costruttori europei

del dopoguerra in merito al problema

delle abitazioni è, senza dubbio, l’opera

del francese Jean Prouvè. In seguito a

ricerche progettuali e sperimentazioni

produttive, iniziate già negli anni trenta

su costruzioni industrializzate con preva-

lente impie-

go di lamie-

ra di acciaio,

Prouvè era

in grado di

seguire tutte

le fasi relati-

ve al proces-

so edilizio:

progetto, pro-

duzione, tra-

sporto, mon-

taggio e

smontaggio. Jean Prouvè è uno di quegli

architetti che hanno basato le loro elabo-

razioni progettuali su un approccio spic-

catamente tecnologico, imperniando il

loro lavoro sulla ricerca dei sistemi e dei

processi più idonei a soddisfare le richie-

ste e le esigenze di un’utenza proiettata

verso modelli di vita e di comportamento

non statici e cristallizzati ma dinamici e

flessibili.

Gran parte dell’esperienza di Jean

Prouvè ruota attorno al concetto di tem-

poraneità; in particolare, egli propone

soluzioni progettuali innovative proget-

tando e sperimentando l’impiego di com-

ponenti e di semilavorati industriali per la

produzione di costruzioni per l’emergen-

za. Il modulo abitativo, conosciuto come

il Pavillon 6x6, è realizzato con una strut-

tura in lamiera d’acciaio piegata, compo-

sta di due mezzi portali collegati ad una

trave reticolare di colmo. La copertura

metallica si appoggia su puntoni in lamie-

ra piegata ed è completata con una con-

102

Jean Prouvè.

Pavillon 6x6 di J. Prouvè, 1944.

Page 103: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

trosoffittatura. Il pavimento in legno, sol-

levato da terra, è sostenuto da una inte-

laiatura metallica. Gli elementi di chiusu-

ra verticale sono costituiti da pannelli in

legno con anima in alluminio. Anche se

in alcune soluzioni sono proposti anche

pannelli metallici.

L’unità abitativa è stata concepita

per rispondere alla richiesta di 450 abita-

zioni provvisorie, avanzata dal Ministero

della Ricostruzione francese.

Il Pavillon, oggi restaurato, viene

presentato come mostra itinerante con lo

scopo di offrire un’occasione di confron-

to con un manufatto edilizio concepito

per essere reimpiegabile ed adattabile a

situazioni diverse e con i conseguenti

aspetti progettuali, produttivi e costruttivi

ad esso connessi.

Transitorio-durevole, montabile-

smontabile, adattabilità abitativa: sono i

parametri guida della sua attività proget-

tuale, volta al soddisfacimento delle esi-

genze che ancora oggi costituiscono i

temi fondamentali dell’abitabilità trans-

itoria contemporanea. Le tipologie a cas-

settiera, la copertura ad ombrello o il

tetto-tenda, caratteristico delle abitazioni

progettate per i climi tropicali, sono sol-

tanto alcune delle proposte mirate al

benessere ed alla adattabilità funzionale.

Nel 1937 la Maison du Peuple di

Clichy, in Francia, segna una data storica:

l’edificio, progettato con gli architetti

Beaudouin e Lods, è un meccano tecno-

logico ad assetto variabile, interamente

realizzato in officina, con lamiera d’ac-

ciaio pressopiegata e montato a secco in

cantiere. Una Casa del Popolo ed un mer-

cato coperto in cui un sistema di pareti e

solai mobili possono scorrere, traslare, com-

porsi, per mezzo di un raffinatissimo ma

economico apparato tecnico, trasformando

la disposizione spaziale e funzionale.

Al 1939 risale la Casa 3 x 3 m,

progettata per l’esercito, montabile da tre

uomini e con componenti trasportabili da

un solo uomo. Fu prodotta in serie in

ottocento unità, su commessa del

Ministro della Ricostruzione Dautry.

Nel 1945, progetta, insieme a P.

Jeanneret, un alloggio di emergenza

semovente. Nel 1947 De Gaulle bandisce

un concorso per nuove soluzioni abitative

103

Montaggio del Pavillon 6x6 di J. Prouvè.

Page 104: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

per le colonie francesi. Prouvè propone la

Casa Tropicale: un sistema interamente

prefabbricato, con componenti in allumi-

nio, facilmente realizzabili, trasportabili e

montabili. Il padiglione poggia su quindi-

ci plinti in calcestruzzo che lo sollevano

da terra di circa un metro. Le pareti sono

realizzate in alluminio forato, delle

dimensioni di un metro di larghezza per

tre di altezza. I fori, del diametro di 15

cm, sono in parte protetti da vetri colora-

ti, per attenuare la luce del sole equato-

riale. L’abitazione fu aviotrasportata in

Africa a scopo dimostrativo.

La Casa Sahariana risale, invece,

al 1958: è un prototipo di abitazione per i

climi caldi che inaugura la tipologia del-

104

Alloggio di emergenza semovente progettato da P.Jeanneret e J. Prouvè nel 1945. Modulo base nella fasedi trasporto e ampliato nella fase di esercizio, (inModulo n.121, 1986).

Casa Tropicale. J. Prouvè.

Casa Sahariana. J. Prouvè.

Page 105: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

l’edificio-involucro, facilmente trasporta-

bile e montabile. Pensata per i lavoratori

addetti ai campi petroliferi del Sahara,

l’alloggio si può considerare come una

trasposizione in metallo delle tradizionali

tende tuareg.

Una delle figure più interessanti

tra i progettisti che si sono occupati dello

studio di idonee soluzioni per i problemi

legati all’edilizia provvisoria è Karl

Koch, autore, tra l’altro, di un interessante

libro dal titolo At Home With Tomorrow, in

cui narra le sue esperienze operando nel-

l’ambito della prefabbricazione.

Nel 1945 Koch progetta, in colla-

borazione con gli architetti Callender e

Jackson, la casa pieghevole Acorn, con-

cepita per una produzione di serie da rea-

lizzare completamente in officina.

Il progetto, di concezione rivolu-

zionaria per i tempi, partiva dall’idea di

realizzare una casa pronta all’uso e che

costasse meno di una casa analoga

costruita con metodi tradizionali.

105

La casa pieghevole Acorn di K. Koch. (inPrefabbricazione. Case prefabbricate da tutto il mondo,V. Chiaia, Bari 1963.).

Fasi di montaggio della Acorn House. (inPrefabbricazione. Case prefabbricate da tutto ilmondo, V. Chiaia, Bari 1963.).

Page 106: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

L’originalità consisteva nel fatto

che la casa, completa e ripiegata su se

stessa, caricata su un rimorchio e traspor-

tata sul luogo prefissato, doveva essere

soltanto dispiegata, facendo ruotare le

pareti ed il tetto su apposite cerniere e

avvitando i punti di contatto. Si evitavano

così gli imballaggi dei vari componenti,

riducendo anche al minimo il lavoro da

eseguire sul posto, che consisteva soltan-

to nella preparazione di otto piccoli scavi

per la posa dei plinti di fondazione in cal-

cestruzzo.

Ripiegata, la casa misurava 2,40

metri di larghezza, 6,90 di lunghezza e

2,70 di altezza. Il prototipo fu montato

nel 1948 e destò grandissimo interesse

ma non ebbe il successo che meritava,

forse a causa dell’immaturità dei tempi.

Nel ventennio compreso tra la

metà degli anni sessanta ed i primi anni

ottanta si manifesta, sia in Europa sia

negli Stati Uniti, una notevole fioritura di

idee, progetti e prototipi sperimentali ela-

borati sotto la spinta di un particolare

entusiasmo che coinvolge i progettisti del

periodo, sempre più interessati ad una

architettura svincolata dai canoni classici

dell’oggetto di architettura solido, confic-

cato nel terreno e destinato ai posteri

immutato ed immutabile. Alla base di

questa nuova tendenza non vi è soltanto

una motivazione di tipo funzionale, lega-

ta al problema delle emergenze abitative,

ma una vera e propria rivoluzione ideolo-

gica che coinvolge la società occidentale

agli inizi degli anni sessanta.

Si fa sempre più forte l’esigenza

di un nuovo stile di vita, svincolato dai

tradizionali canoni comportamentali e dai

modi di vita consueti. Un bisogno inno-

vativo profondo, portatore di istanze di

libertà, autodeterminazione, mobilità, che

rilanciano la tradizione nomadica ameri-

cana. Tutto ciò ha un’incidenza non indif-

ferente sul pensiero architettonico del

periodo, influenzando le produzioni di

106

Disegni tecnici della Acorn House. (inPrefabbricazione. Case prefabbricate da tutto ilmondo, V. Chiaia, Bari 1963.).

Page 107: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

numerosi progettisti, interpreti di queste

nuove tendenze ed artefici di opere forte-

mente innovative, concepite sui principi

di totale mobilità, modificabilità, smonta-

bilità, trasformabilità.

Agli inizi degli anni sessanta un

gruppo di giovani archittetti fonda, insie-

me ad alcuni studenti universitari, una

nuova rivista con l’intento di liberare

l’architettura dalla tradizione moderna.

Nel 1964 esce il primo numero della rivi-

sta Archigram che rappresenta il manife-

sto ideologico del gruppo che propone,

attraverso il linguaggio degli artisti pop,

un nuovo concetto di abitare e di persare

la città. Peter Cook è l’animatore del

gruppo inglese, del quale fanno parte

anche Warren Chalk, Ron Herran e David

Greene. Quest’ultimo, nel 1966, progetta

il Living Pod, una capsula abitativa tra-

sportabile, composta di due parti: la scoc-

ca e le attrezzature. La scocca è in vetro-

resina e si sviluppa su due livelli, con

quattro aperture chiudibili ermeticamen-

te.

Le attrezzature si compongono di

due bagni con sistema di pulizia automa-

tica del corpo, un distributore di oggetti

per toilette e di vestiti usa e getta, un dis-

pensatore programmabile di cibo precon-

fezionato ed un sistema per la distruzione

elettrostatica dei rifiuti. A questo si

aggiungono supporti audiovisivi mobili

ed un sistema di climatizzazione.

L’abitazione è dotata di parti gon-

fiabili ed estensibili e prevede la possibi-

lità di connessione ad altre unità analo-

ghe.

Le esperienze condotte in questo

periodo nell’ambito delle case ad assetto

variabile diedero una forte spinta all’in-

novazione dei processi costruttivi e delle

tecnologie della modificabilità. Al 1967

risale il progetto di Alloggi mobili per

studenti sposati, di Paul Rudolph,

107

Living Pod: sezione longitudinale della capsula abitati-va. David Greene.

Modello di studio del Living Pod di David Greene.

Page 108: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

dell’Università della Virginia, sull’idea

della Palace Mobile Home del 1945, uno

dei primi archetipi di container ampliabi-

le. Entrambi i moduli possono triplicare il

volume iniziale attraverso un sistema di

cerniere che permette il ribaltamento dei

pannelli di copertura, pavimento e chiu-

sura verticale.

Tra gli anni sessanta e settanta

Richard Rogers si fa portavoce di una

nuova tendenza nell’ambito dello studio

di moduli abitativi concepiti come abita-

zioni autonome, dotate di tecnologie

attente al risparmio energetico ed in

grado di riciclare acqua e rifiuti. Rogers

mise a punto, nel 1968, il programma Zip

Up che prevedeva la produzione di abita-

zioni sostenibili, ottenute dall’assemblag-

gio di componenti prefabbricati che,

attraverso l’impiego di pannelli scorrevo-

108

Alloggio per studenti sposati: modulo base in fase ditrasporto e modulo triplicato, in esercizio, poggiato suuna struttura lignea.

Palace Mobile Home statunitense. (Modulon.121,1986).

Zip Up House di Richard Rogers.

Page 109: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

li e retrattili, offrivano la possibilità di

ottenere spazi differenziati e personaliz-

zati.

A questi concetti si rifanno anche

gli studenti della Scuola d’Arte di

Hornsey, in Gran Bretagna che, nella

seconda metà degli anni sessanta, pro-

pongono lo studio di un casa ampliabile,

basata sulla flessibilità degli elementi

costitutivi, ottenuta dall’integrazione di

un nucleo centrale rigido con struttura

ribaltabile in acciaio ed un sistema di

chiusure flessibile, in cloruro di vinile,

rivestito con tessuto in nylon.

Nei primi anni settanta vengono

presentate: la Casa pieghevole in plastica

di K. A. Rohe, la Casa mobile di M.

Shieldhelm e il Tilted box di Masayuki

Kurokawa, con la collaborazione di

Kisho Kurokawa e Tateo Kagaya.

La proposta di Manfred

Shieldhelm consiste in un modulo di tra-

sporto di modeste dimensioni, dotato di

una propria motrice o facilmente traspor-

tabile da un qualsiasi mezzo. In fase di

esercizio, il modulo base viene ampliato

meccanicamente ed integrato con unità

funzionali supplementari a struttura

109

Casa Mobile di M. Shieldhelm: modello in fase di eser-cizio.

La casa ampliabile progettata dagli studenti dellaScuola d’Arte di Hornsey: prospetto e vista assonome-trica.

Pianta e sezione del modulo estensibile di Shieldhelm,con struttura pneumatica integrata.

Page 110: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

pneumatica. Tre dei pannelli di chiusura

verticale vengono ribaltati ed impiegati

come piattaforme praticabili. Un sistema

meccanico, a pistone telescopico, consen-

te l’estrazione dal volume principale di

altri volumi, con elementi di chiusura in

parte rigidi (parete esterna di fondo,

copertura e pavimento), ed in parte flessi-

bili (pareti laterali).

Il blocco cucina, rigido, ed il

blocco bagno, di tipo flessibile, vengono

estratti dai lati corti. Una struttura pneu-

matica, termicamente isolata con poliure-

tano, può essere integrata al sistema per

la creazione di spazi complementari.

La Tilted box (casa a ribalta) di

M. Kurokawa e T. Kagaya ha vinto il

primo premio al concorso internazionale

Misawa per case prefabbricate, nel 1972.

La proposta degli architetti giap-

ponesi consiste in un sistema abitativo

facilmente trasportabile e altrettanto

facilmente variabile nel proprio assetto

La Tilted Box: le configurazioni volumetriche dallafase di trasporto a quella di esercizio. (Domus514/1972).

110

Restyling della Casa Mobile di M. Shieldhelm, propo-sto dagli allievi della Facoltà di Architetturadell’Università degli Studi di Palermo. Lo studio preve-de l’impiego di materiali a basso impatto ambientale el’adozione di sistemi ad energia solare per l’approvvi-gionamento elettrico, la climatizzazione e l’uso di acquacalda sanitaria. (Corso di Progettazione Ambientale, a.a.2003-2004, docente Arch. Tiziana Firrone, Turor Arch.Carmelo Bustinto, consulenza impianti Prof. FrancescoCampione, Allievi E. Cammarata, S. Cimilluca).

Page 111: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

spaziale e prestazionale. Il modulo base è

concepito secondo il concetto di architet-

tura containerizzata che, mediante un

adeguato sistema di cerniere, consente

una serie di ribaltamenti a catena, svilup-

pando, in fase di esercizio, un volume di

circa 75 mc, quasi doppio di quello tra-

sportato. Questo consente diverse possi-

bilità di distribuzione dello spazio abitati-

vo, in funzione delle esigenze d’uso.

L’abitazione si sviluppa su due

livelli e contiene i servizi e gli spazi

necessari ad un nucleo di 2-3 persone,

anche se è possibile l’aggregazione di più

unità, per consentire la fruizione di un

numero maggiore di utenti.

All’edizione del concorso di

Misawa del 1973 viene invece presentato

l’Equipaggiamento mobile di Hesse

Richter. Tra le proposte

dell’International Design Study on

Disaster Relief del 1974-77 dell’ICSID,

emergono il Containerized relief system

del Conestoga College of Applied Arts &

Technology in Canada e la First aid emer-

gency unit dello jugoslavo Victor

Popovic.

Nell’ambito della produzione

industriale di serie gli Stati Uniti hanno

dato un notevole contributo nello studio

di modelli derivanti dalle tradizionali

mobile-home a volume rigido. Tra questi,

di particolare interesse sono la Expando

Mobile Home della Fleetwood

111

Tilted Box: ipotesi aggregative di più unità. (Domus514/1972).

Alcune ipotesi distributive della Tilted Box. (Domus514/1972).

Expandable Mobile Homes della Guerdon Industries.

Page 112: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Enterprises, l’Expandable Mobile Homes

della Guerdon Industries ed alcune tipo-

logie per impieghi militari come la USA

Home dell’US-Air Force ed i containers

espandibili della Goodyear Aerospace

Corporation.

In Italia, il cresciuto interesse da

parte degli organi istituzionali, dei centri

di ricerca e del mondo della produzione,

si concretizza con lo studio, la sperimen-

tazione e la realizzazione di nuovi sistemi

abitativi, basati su tecnologie avanzate. Si

tratta di modelli di edilizia trasferibili e di

pronto impiego come la già citata propo-

sta di Rosselli, presente al Museum of

Modern Art di New York, o quella di

Marco Zanuso e R. Sapper, presentata in

occasione della Triennale.

I moduli ad ampliamento telesco-

pico, di Zanuso e Sapper, consistono in

unità abitative costruite interamente in

officina. Le dimensioni contenute e le

caratteristiche strutturali ne consentono

facile trasportabilità e stoccaggio.

Effettuata la collocazione sul terreno,

mediante sistemi di appoggio regolabili,

si ribaltano le pareti laterali, sulle quali

scivolano i due volumi, contenuti all’in-

terno del modulo base in fase di traspor-

to, consentendo così l’ampliamento dello

spazio. Il prototipo, progettato per due

persone, può essere facilmente integrato

con altre unità, fino ad ottenere alloggi

per sei persone. Ogni unità è autonoma

rispetto alle reti fisse di distribuzione e di

scarico, in quanto è dotata di riserva d’ac-

qua, serbatoio di scarico e impianto elet-

trico.

Nel 1979, sempre in Italia, vengo-

no presentati i risultati della nota indagi-

ne condotta dalla Tecnocasa (Società di

ricerche per l’edilizia industrializzata),

allora diretta da Ettore Zambelli, docente

presso il Politecnico di Milano ed ancora

oggi impegnato nella ricerca e nella spe-

rimentazione di sistemi abitativi a rapido

insediamento e ad integrale recuperabili-

tà, non strettamente vincolati alla sola

fase di emergenza. La ricerca, commis-

sionata da aziende industriali e gruppi

finanziari, costituisce uno degli studi più

approfonditi del periodo su abitazioni con

requisiti di flessibilità e trasformabilità

nel tempo; ma il Progetto Ca.Pro. (Case

112

Prototipo sperimentale dei moduli ad ampliamento tele-scopico di Zanuso e Sapper (1972).

Page 113: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Provvisorie), che proponeva la realizza-

zione di un sistema residenziale trasferi-

bile, non ebbe il successo sperato anche

se gran parte degli studi condotti si pos-

sono considerare sostanzialmente validi.

La stessa sorte toccò al Progetto

M.U.R.I. (Moduli Urbani a Rapido

Insediamento), della I.A.S.M., concepito

al fine di stimolare iniziative imprendito-

riali nel Mezzogiorno, per la realizzazio-

ne di sistemi costruttivi per habitat trasfe-

ribili.

Un rinnovato interesse per le abi-

tazioni provvisorie si verifica a seguito

del terremoto che colpì l’Irpinia nel

Novembre del 1980, in concomitanza con

alcuni avvenimenti su scala internaziona-

le. Non è raro infatti che, in tema di sicu-

rezza e prevenzione, l’interesse della

comunità scientifica ed il sostegno da

parte degli organi istituzionali si riattivi

solo a seguito di eventi drammatici, così

come affermava Ian Davis: ”Disasters

are agent of change” cioè “I disastri sono

il motore dei cambiamenti”. Ma, l’alto

numero di vittime, il livello dei danni

causati dal terremoto in Campania e

Basilicata ed il susseguirsi di eventi cala-

mitosi in tutto il mondo, hanno reso più

che mai evidente l’urgenza e l’importan-

za di affrontare il problema dell’emer-

genza come questione globale di rilevan-

113

Progetto Ca. Pro. (in Architetture ad assettovariabile- Modelli abitativi per l’habitat provviso-rio, di C. C. Falasca, Ed. Alinea, Firenze 2000).

Page 114: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

te interesse e non più come fatto episodi-

co, legato al verificarsi di un singolo dis-

astro; e questo perchè gli eventi catastro-

fici non vengono più considerati un feno-

meno eccezionale ma fatti consueti.

La situazione di emergenza, crea-

tasi in occasione del sisma del 1980,

richiamò l’attenzione di progettisti e pro-

duttori di prefabbricati leggeri e di siste-

mi abitativi speciali. Mostre mercato,

convegni sul tema ed iniziative imprendi-

toriali rivolte agli operatori del settore, si

diffusero non solo in ambito nazionale

ma soprattutto sul piano internazionale.

Negli stessi anni si registra un

accresciuto interesse per i temi legati alla

qualità della vita e alla tutela dell’am-

biente.

Uno degli aspetti più interessanti

e significativi in questo periodo è, infatti,

l’affermarsi dell’idea di una concezione

più evoluta dei sistemi abitativi per inse-

diamenti provvisori, considerati fino ad

allora alla stregua di edilizia precaria,

scadente e a basso costo. Questa tenden-

za si traduce nel tentativo di migliorare le

caratteristiche tecnologiche di questi pro-

dotti edilizi, affinchè forniscano livelli

prestazionali più elevati.

Inghilterra, Svezia e Stati Uniti

rilanciano la ricerca nel settore, con parti-

colare riguardo verso le “tecnologie leg-

gere”, insostituibili non solo per far fron-

te alle esigenze di domanda abitativa,

caratterizzate dall’emergenza o da parti-

colari requisiti come la mobilità insedia-

tiva, la trasportabilità, la recuperabilità,

ma anche per la loro versatilità riguardo

le riconversioni e le razionalizzazioni

produttive.

Alla fine degli anni settanta l’ar-

chitetto americano Ray Kappe propone la

Advanced Technology House: un sistema

di moduli abitativi autosufficienti, facil-

mente trasportabili, adattabili a diverse

configurazioni spaziali e a differenti con-

testi ambientali. Sempre negli anni set-

tanta viene affrontata la problematica

delle politiche di intervento e dell’edilizia

di emergenza nel “terzo mondo”, al fine

di instaurare una cooperazione interna-

zionale per promuovere tecnologie

appropriate per i Paesi in via di sviluppo.

Il contributo più significativo è la ricerca

condotta dal 1975 al 1982 dall’agenzia

Undro (United Nation Disaster Relief

Organization), di Ginevra. L’agenzia

ginevrina per il coordinamento dei soc-

corsi in caso di catastrofe, ha il ruolo di

consulente ed informatore dei governi

delle Nazioni Unite.

I risultati della ricerca sono stati

pubblicati nel 1982 e riguardano 50 casi

di studio in tutto il mondo, dai quali

114

Page 115: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

emerge la scarsa conoscenza, da parte dei

soccorritori, delle reali esigenze e condi-

zioni socio-culturali delle popolazioni

colpite da calamità. La critica principale

è stata quella di privilegiare la fornitura

dell’alloggio di emergenza piuttosto che

promuovere l’attivazione di un processo

edilizio che consentisse la ripresa econo-

mica del Paese.

Nel 1982, a Ginevra si inaugura

Emergency, un’importante manifestazio-

ne patrocinata dall’Undro, dall’Unicef,

dalla Inresa (International Relief Supply

Agency), dall’Icdo (International Civil

Defence Organization), dalla lega delle

Croci Rosse e delle Mezzelune Rosse1.

Tra le proposte riguardanti l’edili-

zia di emergenza, particolarmente inte-

ressante è apparso il Sistema Isoshelter,

sviluppato per un concorso organizzato

nel 1981 dalla Protezione Civile

Svizzera. Il sistema permette di realizza-

re unità abitative con una superficie utile

di 30 mq, trasportabili in una cassa della

capacità volumica di 4 mc e montabili in

pochissimo tempo. Su una piattaforma

rigida viene montata una serie di archi

metallici che fungono da struttura portan-

te, sulla quale si stendono dei pannelli

sandwich flessibili, in teli di PVC e polie-

stere, che realizzano un involucro conti-

nuo impermeabile ed isolante.

Nel 1986 Washington ospita il X

congresso del C.I.B. (Conseil

International du Batiment), con una

sezione di lavoro dedicata alla ricerca dal

titolo: Shelter for the Homelesses in

Developing Countries.

115

1 - La mostra-convegno ebbe una successiva edi-zione nel 1984 e l’anno seguente fu trasferita negliStati Uniti, al Convention Center di Washington.

Unità abitativa Isoshelter della Avithea Frutiger.(Modulo 12/’82).

Abitazione provvisoria presentata dalla torinese SpeedHouse a Ginevra nel 1982. (Modulo 12/’82).

Page 116: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

In Italia spiccano le esperienze di

Marco Zanuso, con il sistema Spazio e

quelle di Pierluigi Spadolini sul Sistema

Abitativo di Pronto Intervento (SAPI),

cioè su sistemi che potessero dare una

risposta idonea alle necessità di interven-

ti di emergenza; o, ancora, la Istant

House di Tamino Gaudenti e Associati,

presentata alla XII mostra del Compasso

d’Oro nel 1982.

Il modulo abitativo Spazio, ripie-

gabile su se stesso, prende spunto dalle

tradizionali abitazioni indonesiane e dal

principio costruttivo a pannelli-parete

mobili che, ruotando attraverso un siste-

ma di cerniere, permettono di triplicare lo

spazio del modulo base in pochi minuti.

Il progetto SAPI del 1984, svilup-

pato e realizzato dal gruppo IRI-ITAL-

STAT, è il risultato di uno studio volto

alla qualificazione tecnologica dell’unità

abitativa, in funzione della trasportabilità

e delle variabilità di assetto, al fine di

semplificare la lunga e complessa orga-

nizzazione delle fasi di realizzazione di

insediamenti provvisori che fino ad allo-

ra aveva caratterizzato gli interventi di

emergenza.

Il progetto prevedeva la messa a

punto di un sistema abitativo in grado di

unificare in un solo tipo di unità edilizia

tutte le fasi dell’emergenza (roulotte,

container, prefabbricato), successive alla

tenda. L’unità abitativa era concepita

come modulo pluriuso (MPL) di pronto

intervento, recuperabile, opportunamente

116

Il modulo abitativo Spazio di M. Zanuso, realizzatodalla Volani. (1986).

Tipica capannai n d o n e s i a n a .(Industria dellecostruzioni n.335settembre 1999).

Progetto Sapi: trasporto di un modulo.

Page 117: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

attrezzato, agevolmente trasportabile e

collocabile in sito senza alcuna opera di

fondazione. Facilmente montabile ed

ampliabile attraverso pareti che, ruotando

intorno ad un sistema di cerniere, triplica-

no la superficie ed il volume iniziali del

container.

I moduli, attrezzati in funzione

delle destinazioni d’uso, possono essere

impiegati come alloggi, scuole, inferme-

rie, mense o altro.

Oltre ai moduli pluriuso, il siste-

ma comprende moduli di connessione

(MCO) e moduli di servizio semoventi

(MSS), per il contenimento di generatori

117

Schema delle fasidi apertura delmodulo MPL: 1) posizionamentodel modulo chiusosul terreno tramiteslitte;2) rotazione deibracci metallici disupporto;3) ribaltamentodel piano di calpe-stio;4) ribaltamentodelle pareti longi-tudinali;5) sollevamentodei pannelli dicopertura;6) rotazione dellepareti frontali.

Elementi di connessione del sistema.

Page 118: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

elettrici, serbatoi, centraline, potabilizza-

tori, ecc. Nonostante ciò, il sistema evi-

denzia un limitato grado di aggregabilità

dei moduli base, che non consente di

ottenere configurazioni complesse conti-

nue ma una composizione di unità abita-

tive distinte ed identiche nel loro aspetto

esteriore.

I moduli abitativi, previsti in tre

modelli dimensionali, hanno in dotazione

blocco bagno, blocco cucina, armadio

tecnico. L’impianto di climatizzazione e

l’impianto elettrico, alloggiati nel nucleo

fisso del modulo, sono a distribuzione

centralizzata.

I materiali impiegati sono: estrusi

di alluminio e acciai speciali rullati a

freddo, per la struttura portante; polieste-

118

Le tre tipologie previste per i moduli pluriuso del progetto SAPI di P. Spadolini. I moduli sono concepiti secondotre modelli dimensionali che corrispondono ad uno sviluppo in superficie di circa 44, 55 e 66 mq. (Modulo n.121,1986).

Elementi di arredo del modulo Sapi.

Page 119: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

re rinforzato con fibre di vetro, per la rea-

lizzazione di pannelli sandwich con

anima in polisocianurato espanso, per le

pareti di chiusura esterna; laminato pla-

stico per i divisori interni con nucleo cen-

trale in sughero trattato; profilati in PVC

pigmentati con ossatura in acciaio per gli

infissi; lamiera microforata per le contro-

soffittature.

Il programma che seguì mise in

produzione ben 2000 di questi moduli, di

concezione industriale molto avanzata,

destinati a creare una dotazione fissa di

unità abitative per i centri operativi di

Protezione Civile. Furono poi prodotti in

appena 200 esemplari che sono rimasti

per anni inutilizzati nell’area di Fiano

Romano, stoccati proprio accanto all’au-

tostrada. Nel 1989 furono per la maggior

parte inviati a Spitak, in Armenia, per

creare il Villaggio Italia, realizzato per

soccorrere le popolazioni colpite dal ter-

remoto.

L’insediamento è ancora oggi pre-

sente sul territorio armeno ed i moduli

abitativi non presentano particolari segni

di degrado provocati dall’usura o dal

tempo. Soltanto l’argano, impiegato per

l’apertura dei pannelli, ha risentito qual-

che problema a causa delle basse tempe-

rature che a volte facevano bloccare gli

ingranaggi.

Sono innumerevoli gli esempi che

testimoniano l’interesse di famosi proget-

tisti di tutto il mondo per queste proble-

matiche: dalle abitazioni transitorie ad

igloo ai moduli spaziali, il mercato è oggi

ricco di proposte e soluzioni più o meno

convincenti.

Jan Kaplicky e David Nixon uti-

lizzano le tecnologie del settore aeronau-

119

Progetto Sapi: prelievo di un modulo dall’area di stoc-caggio.

Il Villaggio Italia in Armenia.

Page 120: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

tico e spaziale per mettere a punto un pro-

getto di Casa spaziale.

Nel 1985 viene presentata la Casa

Benthem ad Almere (Olanda). Si tratta di

una struttura completamente smontabile e

rimontabile altrove, frutto di un concorso

di idee. Benthem e Crouwel progettarono

un piccolo padiglione, in acciaio e vetro,

a pianta quadrata, su una superficie di 64

mq, realizzato con elementi prefabbricati

leggeri, assemblabili a secco.

Il pavimento, sollevato da terra, poggia

su un basamento a traliccio metallico con

struttura spaziale, alto circa due metri e

collegato, tramite martinetti idraulici, a

quattro piastre in calcestruzzo, prive di

fondazioni. I pannelli sono realizzati con

una struttura a sandwich, mentre cavi in

acciaio rendono solidali il pavimento e la

copertura, irrigidita da una griglia di

travi.

Si chiama Ape Regina la cellula

abitativa a sezione ellissoidale, proposta

dallo studio CB-CR di Milano e presenta-

ta nel 1990 al Salone Internazionale

dell’Architettura di Parigi. La capsula è

studiata come un modulo abitativo di un

120

Casa Benthem. (L’Industria delle Costruzionin.168/1985).

La casa mobile di J. Kaplicky e di D. Nixon.(L’Industria delle Costruzioni n.133/1982).

Page 121: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

prossimo futuro metropolitano, sempre

più dinamico, in cui l’uomo può muover-

si non “da casa a casa” ma “con la casa”

e questo grazie alle caratteristiche di mas-

sima mobilità della cellula, super attrez-

zata e dotata di tutte le strumentazioni

atte a garantire un microclima ideale.

La capsula è contenuta all’interno

di una macrostruttura architettonica che

ingloba altre unità, ma dalla quale ognu-

na di esse può facilmente sganciarsi per

essere trasportata altrove ed inserita in un

altro blocco madre. I moduli, alloggiati

nel corpo dell’alveare, possono avere

anche funzioni diverse di quelle abitative;

possono infatti ospitare spazi per il lavo-

ro, lo studio, il tempo libero. L’Ape regi-

na fa ritornare alla mente le utopie degli

anni sessanta, le idee rivoluzionarie degli

Archigram secondo i quali le costruzioni

dell’uomo devono essere svincolate dal

luogo, potendosi collocare in qualunque

121

La capsula del progetto Ape Regina in una simulazionedella fase di trasporto. (L’Arca n.50).

Ape Regina: accorpamento delle capsule all’interno delblocco madre. (L’Arca n.50).

Page 122: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

territorio. Si ripropone il mito dell’archi-

tettura industrializzata, concepita con tec-

niche, materiali e sistemi tratti dalla pro-

duzione automobilistica; il mito della

casa-macchina, in cui la tecnologia pren-

de il sopravvento sull’ambiente, inseren-

do l’uomo all’interno di un alveare mec-

canico fatto di spazi abitativi studiati nei

più piccoli dettagli e di sistemi di servizio

con prestazioni sempre più sofisticate,

efficientissime e perfette ma che non ten-

gono conto delle più elementari esigenze

dell’uomo, tra cui la qualità ambientale di

spazi sempre più personalizzati e a misu-

ra d’uomo.

Lo studio trae spunto dalla propo-

sta di Luigi Pellegrin che, agli inizi degli

anni settanta, progettò per la SIR un

modulo abitativo completamente attrez-

zato, il cui prototipo fu realizzato adot-

tando le tecnologie impiegate per la

costruzione di grandi condotte in vetrore-

sina.

Anche Ettore Sottsass si è occu-

pato in passato di progettazione transito-

ria e, nel 1995, il suo team ha presentato

122

Ape Regina: sezione prospettica trasversale. (L’Arca n.50).

Page 123: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

alcuni studi di abitazioni di tipo prefab-

bricato, con struttura prevalentemente

metallica e con caratteristiche di flessibi-

lità e versatilità.

123

Proposte di alloggi transitori, E. Sottsass Associati,1995.

Page 124: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 125: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

4. Lo stato dell’arte

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Page 126: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 127: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Tra la fine degli anni novanta e

l’inizio del nuovo millennio il tema del-

l’architettura temporanea ha catturato lo

spirito e l’immaginazione di una nuova

generazione di architetti e designer che si

sono appassionati nella ricerca e nella

sperimentazione di nuove proposte di

sistemi mobili da assemblare e poi smon-

tare, modulare, allargare, personalizzare

secondo le più disparate esigenze.

Accanto allo studio di sistemi abi-

tativi trasferibili destinati a far fronte alle

situazioni di emergenza, oggi si riscontra

un enorme interesse per un nuovo stile di

abitare, flessibile ed in continua evolu-

zione, che riflette i mutamenti del nostro

tempo, i cambiamenti sociali e culturali,

gli spostamenti da un luogo all’altro del

pianeta, dettati dalle esigenze della new

economy, dalla precarietà della vista stessa.

Il desiderio di distinguersi in que-

sta società sempre più complessa, che

segue il flusso dei nostri tempi, si mani-

festa anche nella scelta dell’abitazione,

considerata ancora oggi uno status

symbol ma che acquisisce nuove connota-

zioni: un rifugio accogliente ma privo di

solide mura, elegante, minimalista ma

nomade e temporaneo come temporaneo

ed in continuo movimento è il nostro

nuovo stile di vita.

Secondo recenti statistiche circa il

3% delle nuove abitazioni costruite ogni

anno negli Stati Uniti sono unità modula-

ri trasferibili. In Gran Bretagna la produ-

zione di abitazioni transitorie produce un

giro di affari di circa 2,5 miliardi di euro,

con un aumento annuo progressivo del

30%.

Attualmente la progettazione di

architetture temporanee segue due ten-

denze principali: quella dei sistemi abita-

tivi a carattere umanitario e quella delle

unità modulari a carattere residenziale e

ricreativo. I sistemi abitativi per l’emer-

genza si attengono ancora oggi ai para-

metri progettuali tradizionali, legati ai

temi della leggerezza, della compattabili-

tà, della facilità di stoccaggio, trasporto e

montaggio, della reversibilità e soprattut-

to dell’economicità. Alla seconda tipolo-

gia appartengono le unità abitative che

pur rispondenti, anche queste, ai requisiti

di leggerezza, facilità di trasporto e posa

in opera, sono improntate al lusso e all’e-

leganza che si manifesta anche con l’im-

piego di materiali pregiati e tecnologica-

mente avanzati, spesso ottenuti con pro-

cessi produttivi che fanno ricorso a fonti

di energia non rinnovabili ed altamente

inquinanti. Il paradosso è che spesso si

commette l’errore di credere che basti

dotare queste abitazioni hi-tech di

impianti ad energia solare per poterle

127

Page 128: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

definire eco-sostenibili, senza pensare

che spesso, per la loro produzione sono

state necessarie quantità enormi di ener-

gia con altrettanti quantità enormi di pro-

dotti di scarto che vengono sistematica-

mente dispersi nell’ambiente.

Parallelamente a questo tipo di

produzione esiste fortunatamente una

nicchia della quale fanno parte tutti quei

progettisti che sentono l’esigenza di fare

un passo avanti, promuovendo anche in

questo ambito un approccio ecologico per

la salvaguardia del nostro pianeta.

Impiego di materiali eco-compatibili,

riciclati e/o riciclabili, cicli produttivi a

basso consumo di energia, utilizzo di

fonti di energia altenative, sono alla base

della loro progettazione, con risultati più

che soddisfacenti.

Si riportano di seguito alcuni

esempi di sistemi abitativi a carattere

temporaneo, progettati negli ultimi anni,

seguendo le diverse tendenze sopra dette

e lasciando che ognuno di noi tragga le

proprie conclusioni.

Il giovane architetto austriaco

Oscar Leo Kaufmann si dedica da anni

allo studio sperimentale di abitazioni

flessibili ed economiche. Al 1997 risale

lo studio di sistemi modulari per unità

abitative di piccole dimensioni, realizzate

in legno e acciaio, con caratteristiche di

flessibilità, leggerezza e velocità di mon-

taggio. Il sistema FRED, elaborato insie-

me al cugino Johannes Kaufmann, è un

modulo compatto, composto di due volu-

mi inseriti l’uno dentro l’altro e che,

giunto sul luogo prefissato si espande

attraverso lo slittamento del corpo più

piccolo lungo apposite guide.

Il modulo può essere posizionato

direttamente sul terreno o può essere sol-

levato da terra per mezzo di pilotis fissa-

ti al suolo.

128

Sistema abitativo mobile FRED: sollevamento e posa inopera del modulo abitativo.

Page 129: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Il sistema SU-SI è invece una

struttura trasportabile e montabile in situ

in sole cinque ore. Può essere adibita a

casa unifamiliare, home addiction, uffi-

cio, spazio espositivo. Occupa un volume

di 100 mc e si sviluppa su una superficie

abitabile di 30 mq. La struttura portante è

in legno, i tamponamenti sono realizzati

con pannelli sandwich, mentre le parti-

zioni interne sono costituite dagli arredi.

129

Sistema abitativo mobile SU-SI: prospetto del modulomontato.(Materia n. 40/2003).

Sistema abitativo mobile SU-SI: interni.

Trasporto del Sistema abitativo mobile SU-SI.

Sistema abitativo mobile FRED di O. L. Kaufmann.

Sistema abitativo mobile FRED su pilotis.

Page 130: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Si chiama Urban Addiction la

soluzione abitativa presentata da

Kaufmann a Milano, in occasione del

Salone del Mobile. È un’abitazione di

nuova concezione per l’ambiente urbano,

costruibile ovunque e, soprattutto, monta-

bile in un solo giorno.

La casa, realizzata in legno, è alta

dodici metri e si sviluppa su una superfi-

cie di 117 mq, che può essere ampliata o

ridotta in funzione della collocazione

specifica. In collaborazione con l’archi-

tetto Johannes Norlander ha progettato

piccole abitazioni prefabbricate, confe-

zionate in kits e pronte per l’uso. Queste

abitazioni, ordinabili via internet dal

cliente, vengono consegnate in poche set-

timane e montate in poche ore.

I prototipi delle Houses A & B

sono stati presentati a Milano nel 2002.

Ancora dall’Austria arriva la pro-

posta degli architetti Rummele Simon e

Strohle Gerharduguale che hanno messo a

punto un Sistema costruttivo flessibile

ispirato ai concetti di ottimizzazione ed

efficienza, adeguabile sia alla realizza-

zione di abitazioni isolate, sia di case a

schiera e di edifici multipiano. Il sistema

prevede la realizzazione di nuclei abitati-

130

Le Houses A & B di Kaufmann e Norlander: l’ingom-bro di un modulo è pari a quello di un posto macchinadi un comune parcheggio cittadino.

Le Houses A & B di Kaufmann e Norlander esposte aMilano.

Le Houses A & B di Kaufmann e Norlander esposte aMilano.

Page 131: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

vi ottenuti dalla composizione di elemen-

ti prefabbricati e standardizzati, inseriti

all’interno di una struttura base sempre

uguale.

Le unità prefabbricate contengo-

no l’intero sistema tecnologico di funzio-

namento dell’abitazione; le tecnologie

passive sono integrate da un impianto ad

aria, con recupero di calore regolato da

un termostato computerizzato, da uno

scaldacqua e da un sistema di accumulo

dell’energia solare. Le pareti di tampona-

mento, opportunamente isolate e comple-

te di finestre e rifiniture interne, sono rea-

lizzate con pannelli in legno, nella parte

interna mentre, esternamente, sono rive-

stite con lastre di resina fenolica antiurto

e antigraffio. I blocchi scala, anche questi

prefabbricati così come i balconi, sono

realizzati in vetroresina.

131

Sistema costruttivo flessibile: posa in opera delle pare-ti di tamponamento. (Detail 4/2001).

Sistema costruttivo flessibile: fasi di montaggio deimoduli. (Materia n.40/2003).

Il Sistema costruttivo flessibile applicato alla realizza-zione di un’abitazione familiare. (Materia n.40/2003).

Sistema costruttivo flessibile: trasporto degli elementiprefabbricati. (Detail 4/2001).

Page 132: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Il 2002 è un anno molto proficuo

in fatto di ricerca e sperimentazione nel-

l’ambito dell’architettura temporanea e

non poteva mancare la proposta del noto

architetto Michael Jantzen, direttore ese-

cutivo del HSII (Human Shelter

Innovation Institute). Si tratta di un istitu-

to no-profit, che ha lo scopo di individua-

re soluzioni alternative al problema delle

abitazioni temporanee, con particolare

riferimento all’impiego di materiali e tec-

nologie innovative, per la realizzazione

di unità abitative a basso costo, autosuffi-

cienti dal punto di vista energetico ed

eco-compatibili.

Il progetto di Jantzen si chiama

Hide Away House ed è composto da gusci

realizzati con pannelli che, ruotando

attraverso un sistema di cerniere, genera-

no spazi con differenti volumetrie in fun-

132

Hide Away House di Michael Jantzen.

Abitazione unifamiliare Ott, realizzata a Voralberg, in Austria, con il Sistema costruttivo flessibile. (Materian.40/2003).

Page 133: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

zione delle necessità dell’utenza. I gusci

contengono anche i sistemi per l’imma-

gazzinamento dell’energia ottenuta attra-

verso l’uso di fonti rinnovabili quali il

sole ed il vento. Sono compresi anche

sistemi per il trattamento dei rifiuti e la

depurazione dell’acqua.

Sempre nel 2002, il Vitra Design

Museum di Berlino organizza la mostra

itinerante Living in Motion: Design and

Architecture for Flexible Dwelling. La

mostra ripercorre, ad ampio raggio, le

tematiche della flessibilità e della mobili-

tà e propone disegni, progetti, prototipi,

ma anche minicase, camper, abitazioni

galleggianti. Il risultato di un secolo di

ricerche sul tema del design e dell’archi-

tettura flessibile.

Il camper Markies di Eduardo

Bohtlingk è solo una delle tante opere

presentate alla mostra; è un sistema misto

in cui la parte rigida, che costituisce il

nucleo centrale trasportabile, si integra

con un sistema flessibile con apertura a

ventaglio che permette l’ampliamento

dello spazio fruibile.

Il progetto ricorda molto il già

citato alloggio di emergenza proposto

dagli allievi dell’Istituto Superiore per le

industrie Artistiche di Roma, vincitore

del Compasso d’oro nel 1979.

Al nomadismo contemporaneo è

dedicato il NeEW PAD: Norhsouth east

west - personal adaptable dwelling, nato

nel 1998 dalla collaborazione di

OPENoffice/cOPENhagen Office e pre-

sente, anche questo, alla mostra Living in

Motion. Nasce da una ricerca sulle regio-

ni del Nord Greenland, abitate dal popo-

lo nomade degli Inuit. Il modulo abitati-

vo è, infatti, il prototipo di un’abitazione

nomade, realizzata con materiali leggeri

e facilmente assemblabili, adatti a diver-

se condizioni climatiche e di ampia fles-

133

Camper Markies di Eduard Botlingk.

Camper Markies di Eduard Botlingk.

Page 134: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

sibilità funzionale. Lo spazio viene con-

fezionato su ordinazione, come se si trat-

tasse di un capo di abbigliamento, secon-

do le esigenze del committente che fa le

proprie scelte attraverso un sito internet e

riceve la sua abitazione racchiusa in una

cassa di 83x143x203 cm. Un sistema di

pannelli in alluminio a nido d’ape, incer-

nierati, costiuisce il kit per il montaggio

che avviene in un solo giorno.

L’ambiente si sviluppa su una superficie

di 3,00x1,80 mq, con un’altezza di 2,00 m.

Sembra una navicella spaziale

posatasi sul tetto di una casa la micro

architettura progettata dal giovane desi-

gner tedesco Werner Aisslinger. Ispirato

ai progetti delle case del futuro degli anni

sessanta-settanta, quando si pensava che

lo sviluppo tecnologico potesse risolvere

tutti i problemi dell’umanità, il LOFT-

CUBE è un’unità abitativa mobile del

peso di 2,5 tonnellate con uno sviluppo

planimetrico di 36 mq di superficie abita-

bilie. Il modulo si può trasportare con l’e-

licottero o sollevare con una gru ed

installare sui tetti degli edifici cittadini,

collegandosi agli impianti tecnici dell’e-

134

LOFT-CUBE di Werner Aisslinger. Berlino, 2003.

NeEW PAD.

Le fasi di montaggio del NeEW PAD.

Page 135: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

dificio che lo ospita. I materiali impiega-

ti sono acciaio, legno, laminati plastici e

nuovi prodotti con elevatissime caratteri-

stiche prestazionali come il corian, bre-

vettato dalla DuPont. Le grandi pareti

vetrate sono in PMMA (polimetilmetacri-

lato), trasparente o opaco e possono esse-

re schermate con frangisole in legno. La

suddivisione delle partiture interne ed

esterne può essere personalizzata dall’u-

tente, anche in funzione della diversa

destinazione d’uso del modulo, previsto

in due versioni: abitazione ed ufficio. In

entrambe le versioni l’unità abitativa pre-

senta un aspetto molto elegante e lussuo-

so. Si prevede anche la possibilità di col-

locare una piccola piscina in copertura. Il

prototipo è stato presentato a Berlino nel

2003.

L’idea di trasportare un’abitazio-

ne con l’elicottero non è affatto nuova se

pensiamo all’architetto finlandese Matti

Suuronen che, nel 1968, presenta il pro-

totipo di una casa per vacanze in polie-

stere, a forma di “UFO”, di 8 metri di dia-

metro e 4 di altezza, sorretta da appoggi

regolabili e trasportabile in elicottero

ovunque.

Circa 50 esemplari furono acqui-

stati e spediti in tutto il mondo.

135

LOFT-CUBE di Werner Aisslinger. Berlino, 2003. (ren-der realizzato dallo studio Aisslinger).

Interni del LOFT-CUBE di Werner Aisslinger. Berlino,2003.

Page 136: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Anche Marcin Panpuch propone

un modulo abitativo da collocare sui tetti

degli edifici ma questa volta il modello

ispiratore è la Dymaxion House di

Richard Buckminster Fuller. Si chiama

Advanced Portable Spherical Dwelling

ed è un modulo sferico realizzato con tec-

nologie sofisticate che lo rendono anche

galleggiabile. Anche qui, come nella

136

Esploso dell’Advanced Portable Spherical Dwelling diMarcin Panpuch.

Interni della Casa del Futuro di Matti Suuronen, 1968.

Esploso dell’Advanced Portable Spherical Dwelling diMarcin Panpuch.

Casa del Futuro di Matti Suuronen, 1968.

Page 137: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Dymaxion House, un nucleo centrale fa

da fulcro a tutto il sistema abitativo che si

sviluppa su tre livelli. Le scale, la cucina,

la camera da letto e il bagno sono inseriti

all’interno del nucleo centrale, mentre il

resto dell’abitazione è organizzata come

un open space ad ampia flessibilità distri-

butiva, in funzione delle diverse esigenze.

Il gruppo degli Alchemy

Architects, fondato da Geoffrey Warner,

propone invece un sistema di prefabbri-

cazione che permette di realizzare una

linea di moduli abitativi compatti, facil-

mente trasportabili e pronti per essere uti-

lizzati secondo le necessità. Queste unità

abitative, chiamate Wee-Houses, possono

essere impiegate come uffici, abitazioni,

bueaurou, ecc. e possono essere collocate

137

Fase costruttiva e trasporto di un modulo Wee-House.

Arado Wee-House (Alchemy Architects).

Assemblaggio di due unità Wee-House.

Page 138: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

su qualsiasi tipo di terreno ed anche sui

tetti delle abitazioni.

La struttura è realizzata in acciaio

e legno e molti materiali utilizzati sono

naturali e riciclabili. Una particolare

attenzione è anche rivolta al risparmio

enegetico.

Porta la data del 2004 il prototipo

della Rotor Hause, progettata da Luigi

Colani per la casa tedesca Hanse Hause.

All’interno dell’abitazione, di 36 mq, è

inserito un cilindro in vetroresina che

ingloba gli ambienti per la cucina, il ripo-

so e la cura del corpo; attraverso la rota-

zone del cilindro è possibile utilizzare

uno dei tre ambienti, accessibili dal

living.

Continuando la nostra indagine

sulla storia e sull’evoluzione nel tempo

dei sistemi di abitazione temporanea,

arriviamo al 2005, con il progetto di

Jeffrey Warren, denominato SHRIMP

ovvero, Sustainable Housing for Refuges

via Mass Production. L’intento del pro-

gettista è quello di trovare una soluzione

idonea alla produzione seriale e massiva

di unità abitative compattabili in un volu-

me molto contenuto al fine di aumentare

il più possibile il numero dei moduli da

138

Il modulo SHRIMP di Jeffrey Warren.

Il cilindro contenente i trespazi funzionali è realiz-zato in vetroresina.

Rotor House di Luigi Colani.

Page 139: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

trasportare. L’unità abitativa SHRIMP

occupa infatti, nella sua configurazione

compattata, solo un quarto del volume di

un container per il trasporto marittimo.

Ancora nel 2005 Richard Horden

progetta il Micro Compact Home m-ch,

un modulo leggero e compatto, adattabile

a differenti tipologie di siti e di circostan-

ze. Il progettista si è avvalso delle tecno-

logie dell’industria aeronautica ed auto-

mobilistica, ottenendo un prodotto di alto

livello tecnologico che è stato sperimen-

tato alla Technical University di Monaco

dove, per l’occasione, è stato allestito un

piccolo villaggio per gli studenti del cam-

pus universitario i quali hanno potuto

testare personalmente le caratteristiche

dei moduli.

Ogni unità abitativa può ospitare

uno o due persone e si sviluppa su due

livelli con un volume complessivo di

2,65 mc. Al primo livello la zona giorno

è composta da un tavolo, un angolo cot-

tura ed un bagno; il secondo livello è

invece occupato da un letto a due piazze.

Sistemi telematici e schermi al plasma

139

Il modulo m-ch di Richard Horden.

La zona notte del modulo m-ch.

Il piccolo campus realizzato alla Technical University diMonaco.

Trasporto del modulo m-ch di Richard Horden.

Page 140: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

completano la dotazione del modulo. Il

progetto è stato presentato anche al

Grand Designs Live 2006 in Inghilterra.

Sempre ispirato al piccolo cubo è

il Golden Cube che Horden vorrebbe far

galleggiare sulla laguna di Venezia. Il

modulo, anche questo di 2,6 mc, è pensa-

to in alluminio anodizzato dorato ed è

fornito di pannelli solari per l’approvvi-

gionamento elettrico.

L’architetto canadese Todd

Sanders ha presentato a Toronto, nel

2005, il Blue Sky Mod, realizzato con

materiali locali e riciclati e con tecnolo-

gie costruttive basate sul concetto del

risparmio energetico.

Il PAC (Padiglione dell’Arte

Contemporanea) di Milano ha ospitato,

nella primavera del 2006, la mostra

LESS-Strategie alternative dell’abitare,

in cui sono state raccolte alcune delle

proposte più interessanti sul tema dell’a-

bitare contemporaneo. Spazi flessibili, ad

assetto variabile, adatti a situazioni di

mobilità, eventualmente di crisi o di

emergenza, esprimono l’opera di diciotto

artisti su un tema che, negli ultimi decen-

ni ha occupato un grande spazio nell’am-

bito della ricerca e della sperimentazione.

Dallo storico, già citato,

Homeless Vehicle di Krzystof Wodjczko

allo Smail Shell System dei danesi N55,

che riunisce casa e mezzo di trasporto in

un modulo a forma di bobina che rotola e

Smail Shell System. N55. (Catalogo LESS-Strategiedell’abitare, 5 continent edition, Milano 2006).

Il Golden cube di Richard Horden.

140

Il Blue Sky Mod di Todd Sanders.

Page 141: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

galleggia, adattandosi a diverse situazioni.

Tra le sperimentazioni artistiche

sul tema dell’abitare si inseriscono anche

le poetiche gocce dell’olandese Dree

Wapenaar, piccole tensostrutture sospese

sugli alberi come nidi.

Nel 2006 è stato realizzato il pro-

totipo della Vivienda de Emergencia Para

Casos Catastroficos, progettata nel 2005

dagli architetti cileni dello studio Cubo

Arquitectos. È un modulo abitativo di

emergenza da impiegare in caso di cala-

mità naturali.

L’idea dei progettisti nasce dall’e-

sigenza di ottenere un sistema abitativo

realizzabile attraverso l’adozione di pro-

dotti standardizzati, già esistenti sul mer-

cato, che vengono inviati sul posto diret-

tamente dai produttori e quindi assembla-

ti in brevissimo tempo.

Sempre dal Cile arriva la proposta

di un modulo trasportabile, adattabile a

Treent, le piccole unità abitative proposte da DreeWapenaar nel 1998. (Catalogo LESS-Strategie dell’abi-tare, 5 continent edition, Milano 2006).

Il Doors Prototype montato a Santiago del Cile nel2006. (Studio Cubo Arquitectos).

Esploso dei componenti del Doors Prototype. (StudioCubo Arquitectos).

141

Tavole di progetto del Doors Prototype. (Studio CuboArquitectos).

Page 142: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

qualsiasi tipo di terreno e pronto per esse-

re abitato. Si chiama Casa Minga ed è

stato progettato dagli architetti Francisco

Vergara e Alejandro Dumay, dello studio

F3 Arquitectos. Il modulo è stato conce-

pito in sette configurazioni diverse che

possono essere scelte dagli acquirenti

insieme ad i materiali da utilizzare per la

realizzazione dell’unità abitativa.

Posizionamento del modulo abitativo Minga. (F3Arquitectos).

Modulo abitativo Minga. (F3 Arquitectos).

142

Page 143: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

5. La sostenibilità delle scelte tecnologiche e costruttive nell’impatto con le risorse ambientali:

l’esperienza di Shigeru Ban nella progettazione di sistemi abitativi transitori

di Carmelo Bustinto*

Paper Log House, Kobe 1995.

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Page 144: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

* Carmelo BustintoArchitetto, è dirigente all’Assessorato al

Turismo, Comunicazioni e Trasporti dellaRegione Siciliana.

Cultore della materia di ProgettazioneAmbientale presso la Facoltà di Architettura diPalermo, ha scritto numerose pubblicazioniscientifiche in ambito nazionale ed internazionalesu temi di ricerca relativi all’architettura tempo-ranea e alle problematiche connesse alla soste-nibilità ambientale.

Attualmente collabora al corso diProgettazione Ambientale, tenuto dalla Prof.ssaT. Firrone, nell’ambito del corso di laurea inArchitettura a ciclo unico 4S, presso la Facoltà diArchitettura di Palermo.

Page 145: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Il concetto di sviluppo sostenibi-

le professa un corretto ed oculato utilizzo

delle risorse disponibili nel rispetto del-

l’ambiente. È ormai noto a tutti che, nel

settore della produzione industriale, quel-

la edilizia è tra le attività che comportano

i più elevati consumi energetici, in parti-

colare nella fase di produzione dei mate-

riali e delle energie necessarie alla realiz-

zazione di componenti e sistemi per l’e-

dilizia in genere.

Per produrre una parete perime-

trale in legno sono sufficienti 6 kWh/mc,

per ottenere lo stesso comfort col lateri-

zio ne servono 150 e se scegliamo invece

il calcestruzzo arriviamo a 225. Per le

finestre in legno la differenza è ancora

più macroscopica, passando dagli 8 ai

250 kWh/mq per le finestre in materiale

sintetico e 800 per quelle in alluminio. E

ancora, per realizzare la copertura di un

tetto con paglia o canne, bastano 3

kWh/mq, contro i 70 se si utilizza la

lamiera zincata, 100 per il rame, 250 per

il piombo, 350 per l’alluminio. A tutto

questo viene aggiunta l’energia necessa-

ria per il trasporto dal luogo di produzio-

ne a quello di realizzazione. Il processo

produttivo, inoltre, provoca inquinamento

che, nel caso di materie plastiche, lane

minerali, cemento, alluminio, ferro, rame,

piombo, ecc., risulta piuttosto consistente.

La bio-architettura promuove da

tempo la ricerca e la sperimentazione di

criteri operativi ed ipotesi progettuali per

un “costruire ed abitare secondo i para-

metri della qualità ecologica”. Questo

comporta l’impiego di materiali e prodot-

ti a basso dispendio energetico, sia in fase

di produzione sia in fase di collocazione,

privi di emissione di sostanze nocive nel

tempo, di facile manutenibilità e con

caratteristiche di riutilizzo e di riciclag-

gio; e non solo: è indispensabile anche

fare riferimento alle materie prime rinno-

vabili o il più possibile di derivazione

naturale.

Questi criteri operativi coinvolgo-

no, ovviamente, anche la progettazione di

sistemi abitativi transitori per i quali

molto spesso, nel passato, sono stati

impiegati materiali che hanno dimostrato

una nocività diretta sull’utenza. Molte

tipologie abitative, ancora oggi in produ-

zione ed in uso, sono realizzate con mate-

riali plastici scarsamente controllati o che

prevedono trattamenti superficiali che

possono risultare dannosi a causa della

nocività delle polveri emesse o delle esa-

lazioni o, ancora, per il rischio di infiam-

mabilità e tossicità in caso di incendio. I

pavimenti vinilici, ad esempio, presenti

in alcuni prefabbricati, hanno provocato

ripetute irritazioni e arrossamenti agli

145

Page 146: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

occhi, in coincidenza con il riscaldamen-

to degli ambienti nella stagione invernale.

Abitazioni provvisorie di partico-

lare interesse, sia per la scelta di alcuni

materiali, sia per la tecnica impiegata per

la loro realizzazione, sono le Paper Log

Houses progettate dall’architetto giappo-

nese Shigeru Ban. Si tratta di unità abita-

tive di emergenza, messe a punto in occa-

sione di tre grandi terremoti che hanno

colpito il Giappone, la Turchia e l’India.

Le Paper Log Houses, si sono rivelate

un’ottima soluzione per rispondere alle

esigenze abitative di centinaia di famiglie

rimaste senza tetto.

Nel gennaio del 1995 un violento

sisma si è abbattuto sulla città di Kobe, in

Giappone, provocando la morte di più di

5.000 abitanti e la quasi totale distruzione

della città. I requisiti principali presi in

considerazione da Ban per le abitazioni

progettate in quell’occasione prevedeva-

no la scelta di materiali economici, la

semplicità del sistema costruttivo, un

buon isolamento termico e la gradevolez-

za estetica. Furono quindi realizzate pic-

cole case con materiali per lo più reperi-

bili in loco, quasi completamente ricicla-

bili ed al costo di appena 250 mila yen

(poco più di 2.200 euro).

Insediamento di emergenza realizzato con le Log Houses di Shigeru Ban. Kobe 1995.

146

Page 147: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

L’abitazione si sviluppa su una

superficie di 16 mq, occupata da un unico

ambiente e delimitata da pareti realizzate

con tubi di cartone riciclato, del diametro

di 108 mm, con spessore di 4 mm.

I tubi, resi impermeabili con un

bagno di resina, sono stati incollati a

pressione, l’uno all’altro, con un nastro di

spugna adesiva impermeabile che assicu-

ra la resistenza alle infiltrazioni d’acqua.

Le fondazioni sono realizzate con

casse di bottiglie di birra riempite con

sabbia. La copertura ed il controsoffitto

sono ottenuti con tende in PVC, con

intercapedine vuota ed opportune apertu-

re, predisposte in corrispondenza dei tim-

Esploso assonometrico.

147

Fasi costruttive della paper log house. (foto tratta daShigeru Ban di Matilda McQuaid, Phaidon PressLimited 2003).

Page 148: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

pani, che consentono la circolazione del-

l’aria ed il raffrescamento dell’ambiente

interno in estate e l’immagazzinamento

dell’aria calda in inverno.

Per nuclei familiari più grandi, o

per esigenze di diversa natura, è possibi-

le collegare due unità abitative attraverso

un modulo di due metri di larghezza, che

costituisce un disimpegno tra i due

ambienti, mediante il quale collegare le

coperture.

Ecco come il progettista parla

della sua opera: ”Ho immaginato delle

case esteticamente accettabili a basso

costo, di facile e rapida costruzione, rea-

lizzate con materiali termoisolanti, sem-

plici da smontare e riciclabili...Credo che

148

Le paper log houses allestite a Kobe.

Fotografia dell’interno (foto tratta da Shigeru Ban diMatilda McQuaid, Phaidon Press Limited 2003).

Page 149: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

la “log house” potrà risolvere i numero-

si problemi che ogni ente locale ha fino-

ra incontrato nelle situazioni di emergenza.”.

La prima unità venne costruita, da

un team di volontari, nel Minamikomae

Park a Kobe; l’abitazione risultò vera-

mente economica e molto più facilmente

assemblabile di altri sistemi a carattere

temporaneo; inoltre, il fatto di possedere

buone caratteristiche di riciclabilità, ha

contribuito enormemente al successo del

progetto, tanto che l’architetto ricevette

l’incarico di realizzarne circa trenta per il

Giappone ed il Vietnam.

L’unico aspetto forse poco tenuto

in considerazione dal progettista è stato

l’impiego del PVC per la realizzazione

delle tende di copertura, essendo questo

un prodotto che non risponde affatto ai

requisiti che caratterizzano un materiale

cosiddetto “ecologico”, sia per la sua

natura sintetica (e quindi non biodegrada-

bile), sia per l’enorme consumo energeti-

co richiesto per la sua produzione; inol-

tre, il PVC, come quasi tutte le materie

plastiche oggi in commercio, è un pro-

dotto ottenuto dalla lavorazione del

petrolio che, com’è noto, costituisce una

fonte di energia in esaurimento. Esso,

infine è difficilmente riciclabile e, se sot-

toposto a riscaldamento può emettere

sostanze nocive all’organismo umano.

Quattro anni dopo Ban partecipò

ai soccorsi nella Turchia occidentale,

dove un catastrofico terremoto causò più

di 20.000 morti e 200.000 senza tetto. In

quell’occasione vennero realizzate abita-

zioni di emergenza, con la collaborazione

dell’organizzazione volontaria locale e

con il supporto economico dei privati.

Sebbene basate sulla tipologia

impiegata a Kobe, le condizioni climati-

che e lo stile di vita locali, imposero alcu-

149

Volontari impegnati nella realizzazione delle fondazio-ni di alcuni alloggi di emergenza in Turchia. (foto trat-ta da Shigeru Ban di Matilda McQuaid, Phaidon PressLimited 2003).

Costruzione della copertura. (foto tratta da ShigeruBan di Matilda McQuaid, Phaidon Press Limited2003).

Page 150: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ne modifiche: la tipologia, infatti, presen-

tava una configurazione un pò più grande

(con una superficie di 3,00 x 6,00 m), in

funzione del maggior numero di compo-

nenti il nucleo familiare. Era necessario,

inoltre, un maggiore isolamento termico

rispetto a quello previsto per le abitazioni

di Kobe; i tubi di cartone delle pareti

furono pertanto riempiti con carta ricicla-

ta e la copertura venne protetta con uno

strato di vetroresina; oltre alla sigillatura

del telaio delle finestre, furono impiegati

fogli di cartone e di plastica per aumenta-

re l’isolamento termico, in funzione delle

esigenze dei fruitori. In un mese dal tra-

gico evento furono realizzate circa settan-

150

Insediamento di emergenza a Kaynasli, Turchia 1999. (foto tratta da Shigeru Ban di Matilda McQuaid, PhaidonPress Limited 2003).

Interno di una paper log house realizzata in Turchia.

Page 151: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ta abitazioni, con l’aiuto dei volontari del

luogo e degli allievi architetti dello stesso

progettista.

Il 26 gennaio del 2001 l’India

subì il più grave terremoto della sua sto-

ria. Oltre 20.000 persone morirono e più

di 600.000 furono i senza tetto a causa di

una scossa, di magnituto 7.9, con epicen-

tro a Bhuj, nell’ovest dell’India.

Anche in questo caso Ban adope-

rò tubi di cartone per le pareti di una

struttura di 3,20 x 4,90 mq, ma incontrò

alcune difficoltà per trovare i materiali

adatti per le fondazioni e la copertura. Le

casse di bottiglie di birra furono utilizza-

te con successo in Giappone e in Turchia

ma era impossibile trovarle a Bhuij. Alla

fine si decise di utilizzare, per le fonda-

zioni, le macerie delle abitazioni distrut-

te, sulle quali imporre il tradizionale

pavimento in terra cruda battuta.

Per l’orditura della volta di coper-

tura furono utilizzate canne di bambù:

intere per le travi di colmo e tagliate a

metà, in senso longitudinale, per le costo-

lonature trasversali; su queste è stata

151

Piante e sezioni della paper log house realizzata in Turchia. (foto tratta da Shigeru Ban di Matilda McQuaid,Phaidon Press Limited 2003).

Page 152: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

posta una stuoia intessuta realizzata con

canne locali, seguita da un telo di plastica

trasparente, a protezione dalla pioggia e

da una successiva stuoia di canne.

La ventilazione avviene attraver-

so i timpani, dove piccoli fori realizzati

sulle stuoie permettono all’aria di circola-

re. Questa ventilazione consente inoltre

di cucinare all’interno dell’abitazione,

con il vantaggio di ridurre la presenza di

mosche e zanzare.

Riferimenti Bibliografici

Falconieri V., “Una drammatica testimonianza

sul terremoto di Kobe del ‘95”, in I Quaderni

Lifeventuno. Per un dialogo sulla qualità della

vita. Ambiente, risparmio, emergenza. Anno I,

n.2, agosto/novembre 2003.

McQuaid M., Shigeru Ban., Phaidon Press

Limited 2003.

Terzi G., “La città di cartone”, in I Quaderni

Lifeventuno. Per un dialogo sulla qualità della

vita. Ambiente, risparmio, emergenza. Anno I,

n.2, agosto/novembre 2003.

Siti web

http://www.shigerubanarchitects.com

http://www.keio.ac.jp

152

Le paper log houses in India. (foto tratta da Shigeru Ban di Matilda McQuaid, Phaidon Press Limited 2003).

Page 153: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

6. Sistemi abitativi trasferibili e criteri di progettazione per nuovi insediamenti temporanei

di Giuliana Leone*

Sistema SAPI

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Page 154: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

* Guliana LeoneLaureata in Architettura presso l’Università

degli Studi di Palermo, ha discusso una tesi daltitolo L’architettura temporanea nell’ottica dellasostenibilità e della reversibilità ambientale.

Ha svolto attività di tirocinio presso l’AgenziaRegionale Protezione Ambientale - RegioneSicilia, avente come oggetto lo studio sui mate-riali e tecniche costruttive riferite alla realizzazio-ne di edilizia eco-sostenibile. Attualmente è cul-tore della materia di Laboratorio I di Costruzionedell’Architettura e collabora al corso diProgettazione Ambientale tenuto dalla Prof.ssa T.Firrone, nell’ambito del corso di laurea inArchitettura a ciclo unico 4S, presso la Facoltà diArchitettura di Palermo.

Page 155: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Con il termine “insediamento” si

indica “l’insieme dei fatti e degli aspetti

connessi alla distribuzione e al raggrup-

pamento delle dimore dell’uomo sulla

Terra”1. La modalità di occupazione di

un territorio da parte di una collettività è

frutto sia di fattori di natura geografico-

ambientale, sia di fattori di natura etnico

-culturale. Il fine è quello di consentire lo

svolgimento delle funzioni necessarie

alla vita e alla nascita di relazioni socio-

politiche più o meno complesse, che nel

tempo determinano lo sviluppo di un

società.

Tradizionalmente si distinguono

due differenti forme di insediamento: una

permanente che si sviluppa a partire dal

Neolitico quando l’uomo, divenuto agri-

coltore, si stanzia in un luogo e inizia ad

organizzarsi in strutture socio-politiche

complesse; l’altra temporanea, la più

antica, che è tipica delle popolazioni

nomadi e affonda le sue radici nell’orga-

nizzazione sociale e produttiva delle

comunità del Paleolitico e del Mesolitico.

L’uomo primitivo, infatti, organizzato in

comunità di cacciatori-raccoglitori, è

costretto, per la propria sopravvivenza, a

spostarsi periodicamente alla ricerca di

terreni ospitali ricchi di vegetazione e di

selvaggina. I suoi insediamenti sono

costituiti, inizialmente, da ingressi di

grotte o da luoghi riparati e, successiva-

mente, da stazioni all’aperto realizzate

con costruzioni leggere, a volte trasporta-

bili. Il nomadismo della fine dell’epoca

glaciale ha continuato il suo cammino nel

tempo, ed ancora oggi, in alcuni casi, i

discendenti di queste comunità continua-

no a vivere in insediamenti temporanei

realizzati con le più svariate forme di

riparo. La tradizione nomade, anche se

spesso tenuta ai margini della società, è

sempre stata una presenza incisiva nella

storia dell’uomo. Si tratta di pastori

(mongoli, beduini, ecc.) o di cacciatori

(boscimani, tribù africane e amazzoniche,

ecc.), nomadi per necessità derivante da

esigenze di sopravvivenza; ovvero di

comunità di rom e sinti, nomadi per

retaggio culturale.

La civiltà europea, fortemente

legata all’idea di stabilità nel luogo e nel

tempo, ne ha sempre preso le distanze,

restando insensibile a stili di vita differenti.

In Italia si comincia a parlare di “campi

nomadi” all’inizio degli anni settanta

quando, con alcune disposizioni ministe-

riali, si invitano i comuni “ad esaminare

la possibilità di realizzare, in appositi

terreni, campeggi attrezzati con i servizi

155

1- Dizionario della lingua italiana Devoto Oli.

Page 156: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

essenziali, al fine di consentire che la

sosta dei nomadi si svolga nelle migliori

condizioni igieniche possibili”. Si comin-

cia così a concentrare tutti gli zingari del

territorio in un’area che, almeno inizial-

mente, non è affatto attrezzata, ma è solo

l’unico posto dove è loro permesso stare.

Si tratta in genere di ritagli di terreno di

nessun valore, alle estreme periferie delle

città, talvolta addirittura di discariche, nei

cui pressi è frequente trovare accampa-

menti zingari.

La maggior parte delle Leggi

Regionali, approvate negli ultimi dieci

anni, si proclama a “tutela dell’etnia

rom” e prevede la costruzione di campi

attrezzati e regolamentati. Il concetto

stesso di campo, in realtà, contrasta aper-

tamente il proponimento di base, in quan-

to sconvolge l’elemento fondamentale

della cultura rom, che si basa sulla flessi-

bilità delle relazioni e delle strutture.

Nel contesto europeo del XX

secolo, invece, la presenza di insedia-

menti temporanei si riferisce essenzial-

mente a situazioni di emergenza abitativa

legata al verificarsi di eventi calamitosi.

Oggi, però, è sempre più diffusa l’idea

che tali insediamenti possano costituire

una rapida ed adeguata risposta alla con-

tinua e frequente domanda di spazi, desti-

nati a impieghi non permanenti e mute-

voli nel tempo. La società moderna è,

infatti, caratterizzata da una crescente

instabilità sociale e da una continua evo-

luzione economica. Ciò comporta nuove

esigenze di mobilità nel territorio, sia in

termini di necessità abitativa, sia in ter-

mini di localizzazione di strutture turisti-

che, commerciali o edonistiche.

I continui cambiamenti delle esi-

genze e delle mode, i flussi di migrazione

di popolazioni in fuga dai loro paesi di

origine, gli spostamenti stagionali di stu-

denti universitari, le manifestazioni di

massa, l’allestimento di mercati, di fiere

espositive e di eventi sportivi, ecc., sono

realtà con le quali, ormai, è uso comune

confrontarsi. Uno degli elementi chiave

di queste nuove tendenze è il dato tempo-

rale: le esigenze cambiano velocemente e

di conseguenza anche le risposte devono

essere date in tempi brevi. Se prima, nel-

l’ottica della stabilità della domanda di

servizi e funzioni, si preferiva costruire

strutture e insediamenti permanenti, oggi,

essendo tale richiesta variabile nello spa-

zio e nel tempo, si è più propensi a rea-

lizzare opere che, in un futuro, possano

essere facilmente e in breve tempo adat-

tate a nuove funzioni o dismesse. Il

nuovo orientamento è ancor più giustifi-

cato dalla continua saturazione dello spa-

zio costruito. Infatti, la realizzazione di

156

Page 157: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

nuove opere localizzabili in maniera

duratura nel territorio, comporta un’alte-

razione dell’assetto di quest’ultimo diffi-

cilmente reversibile, se non a costo di

notevoli oneri economici.

Se lo spazio disponibile è limitato

e la domanda è instabile, una valida solu-

zione al problema potrebbe essere,

appunto, quella di realizzare dei sistemi

insediativi temporanei, caratterizzati da

un dato costante e da un insieme di varia-

bili. Tale tipologia di insediamento sarà

quindi composta da una matrice, costitui-

ta dalle necessarie opere infrastrutturali,

su cui collocare i moduli abitativi (varia-

bile del sistema), con destinazione d’uso

modificabile in funzione della domanda.

L’insediamento potrà così essere facil-

mente dismesso o convertito a nuova

destinazione d’uso, sostituendo i moduli

transitori o modificandone l’organizza-

zione spaziale.

I containers, in particolare, posso-

no essere utilizzati con successo nella

realizzazione di insediamenti provvisori,

grazie alla loro modularità che consente

diverse soluzioni aggregative, alla versa-

tilità di adattamento a differenti utilizzi e

alla trasportabilità che li rende, in breve

tempo, disponibili in tutti i luoghi.

Anche i sistemi insediativi prov-

visori comportano degli impatti sull’am-

biente generati dalle interazioni fra l’in-

sediamento, le singole unità abitative e

l’ambiente stesso nel suo complesso. È

importante quindi considerare, in tutti i

suoi aspetti, l’intero ciclo di vita dell’in-

sediamento, valutando le alterazioni del

territorio, le emissioni di sostanze inqui-

nanti, il consumo di risorse necessarie

alla sua costruzione e gestione, ecc.

Per quanto riguarda le alterazioni

del territorio, è evidente che la realizza-

zione delle opere necessarie a predispor-

re i lotti è un’operazione difficilmente

reversibile. Essa ha conseguenze negati-

ve sul suo assetto, soprattutto se dette

opere sono, in parte o del tutto, da

costruire ex-novo. L’obiettivo da porsi è,

dunque, quello di individuare delle aree

in cui sistema artificiale e sistema natura-

le entrino in equilibrio fra loro, armoniz-

zando aspetti ambientali e tecnologici.

Bisognerebbe, quindi, optare per luoghi

ben integrati nel territorio antropizzato,

in modo che sia garantita a priori l’acces-

sibilità all’area, l’esistenza di impianti di

rifornimento-produzione di energia elet-

trica, la presenza di reti per l’approvvi-

gionamento-smaltimento delle acque,

ecc. L’ideale sarebbe, comunque, riuscire

a rendere tali insediamenti quanto più

possibile autonomi dal punto di vista

impiantistico ed energetico, considerando

157

Page 158: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

globalmente il problema e agendo con-

temporaneamente sui criteri di scelta

delle aree e dei moduli. A livello di piani-

ficazione dell’intervento è, quindi, auspi-

cabile prevedere sistemi di produzione

energetica autonomi (preferibilmente

alternativi), sistemi di depurazione delle

acque e sistemi tecnologici innovativi che

consentono di ridurre la necessità di

opere di urbanizzazione primaria, renden-

do l’intervento maggiormente reversibile.

Anche la scelta delle unità transito-

rie influisce sulla stima degli impatti

ambientali complessivi dell’insediamen-

to. È necessario, infatti, considerare sia

quelli derivanti dalla realizzazione dei

moduli, che si concretizzano nel consu-

mo di risorse naturali e nell’emissione di

sostanze inquinanti; sia quelli dovuti alla

fase di esercizio e sia, infine, quelli che

riguardano la dismissione delle unità

insediative, da valutare in funzione dei

diversi scenari ipotizzabili. Durante la

fase di esercizio, data la sua prolungata

durata nel tempo, si hanno gli impatti di

maggiore entità soprattutto a causa delle

emissioni di sostanze inquinanti derivan-

ti dall’utilizzo degli impianti di climatiz-

zazione.

L’ottimizzazione delle relazioni

energetiche fra i singoli moduli e l’am-

biente naturale dovrebbe essere, quindi,

una delle priorità della progettazione del-

l’insediamento. Bisognerebbe preferire

moduli transitori realizzati con materiali

a bassa conducibilità termica, in modo da

ridurre le dispersioni di calore e, conse-

guentemente, il consumo di energia

assorbita dall’impianto di condiziona-

mento, con tutti i vantaggi che ne deriva-

no (primo fa tutti la riduzione delle emis-

sioni di sostanze inquinanti nell’aria).

Allo stesso tempo, bisognerebbe anche

porre la dovuta attenzione, in fase di pia-

nificazione dell’intervento, alla modalità

di aggregazione dei moduli di base in

funzione di un’opportuna esposizione ai

raggi solari. Infatti, il corretto orienta-

mento, soprattutto delle superfici vetrate,

e la valutazione delle ostruzioni, dovute

alla reciproca interazione fra i moduli e

fra questi e il contesto territoriale nel suo

insieme, permettono di controllare la

quantità di energia termica dovuta all’ir-

raggiamento solare, influendo quindi

sulla stima dei carichi termici estivi e

invernali.

È opportuno sottolineare come

un’unità abitativa “culturalmente” evolu-

ta e dotata di accorgimenti tecnologici,

tali da consentire una diminuzione del

fabbisogno energetico, oltre a ridurre l’e-

missione di sostanze inquinanti nell’aria,

permette anche di ridimensionare il siste-

158

Page 159: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ma di allacciamento alle reti infrastruttu-

rali. Queste ultime potranno quindi esse-

re coadiuvate o, eventualmente, sostituite

da un sistema di produzione energetica

alternativa, rendendo la singola unità e,

quindi, l’intero insediamento più autonomi.

Infine, la scelta di materiali eco-

compatibili contribuisce alla riduzione

degli impatti relativi alla realizzazione e

alla dismissione dei moduli di cui si com-

pone l’insediamento.

Un esempio recente di queste

nuove tendenze riguarda la realizzazione

ad Amsterdam di un complesso da desti-

nare a residenze universitarie (Keetwonen).

Il progetto, redatto da Quinten de

Gooijer, si compone di 1050 container

aggregati in maniera da formare 12 ele-

menti a stecca, destinati a unità abitative,

ristorante, supermarket, uffici e sporting-

area. Questi elementi, in relazione allo

sviluppo del lotto, posto nelle vicinanze

del centro della città, si dispongono

parallelamente l’uno all’altro e possiedo-

no lunghezza variabile in funzione della

profondità disponibile. Ciascuna stecca si

articola, a sua volta, su cinque piani ed è

composta da container incastrati fra loro

orizzontalmente e verticalmente. Una

struttura di copertura a se stante, posta ad

una certa distanza dall’ultimo livello,

permette di risolvere il problema dello

smaltimento delle acque piovane e con-

159

Modello del progetto Keetwonen.

Residenze universitarie ad Amsterdam.Assemblaggio dei moduli abitativi del progettoKeetwonen.

Page 160: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

sente una buona ventilazione che mitiga

gli effetti dell’irraggiamento solare sulla

superficie orizzontale. Il sistema di colle-

gamento verticale, realizzato in una

costruzione separata, è posto trasversal-

mente ai blocchi abitativi, di cui ne costi-

tuisce l’ingresso, e collega fra loro i balla-

toi di ciascun piano di due stecche conse-

cutive.

Di particolare interesse sono i

tempi di costruzione dell’intero insedia-

mento: la prima stecca è stata ultimata

nel settembre del 2005, mentre l’ultima

nell’aprile 2006. La velocità di installa-

zione è stata resa possibile grazie alla

presenza sul territorio di aziende specia-

lizzate nella produzione di container,

adattati a sistemi abitativi modulari. Allo

stato attuale, il complesso ospita con suc-

cesso 1000 studenti, ma se la richiesta di

alloggi dovesse ridursi o aumentare l’in-

tero insediamento, in breve tempo, potrà

essere ridimensionato o riadattato a

nuova funzione, modificando la tipologia

delle unità transitorie o la loro modalità

di aggregazione.

Un altro insediamento provviso-

rio di particolare interesse è stato realiz-

zato a Londra, nell’ambito del progetto

Container City condotto dalla Urban

Space Management Ltd., in accordo con

il più vasto intento di riqualificazione

dell’area dei Docks. I progettisti,

Nicholas Lacey and Partners, hanno pre-

visto la costruzione di tre differenti com-

plessi destinati a centro culturale, dove

localizzare studi per artisti, uffici, spazi

per workshop e ambienti espositivi. I tre

progetti denominati Container City I,

Container City II, The Riverside Building

e realizzati rispettivamente nel 2000,

2001 e 2005, si collocano al centro dei

Dockland londinesi, nella Trinity Buoy

Wharf, in prossimità della famosa Cupola

del Millennio di Rogers.

In relazione alla volontà del

Governo Inglese di diminuire gli impatti

delle nuove costruzioni e di ridurre del

27% le emissioni di CO2, il progetto ha

tenuto nella dovuta considerazione la

problematica ambientale nel suo com-

plesso. La scelta di utilizzare come

moduli costruttivi i container ha permes-

160

Container City II.

Page 161: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

so, infatti, di realizzare un insediamento

che non ha comportato delle alterazioni

permanenti nel sito, non essendosi resa

necessaria la realizzazione di opere di

fondazione rilevanti. Ciascun container è,

infatti, in grado di sopportare 10 volte il

proprio peso, consentendo una sovrappo-

sizione che garantisce, grazie all’elevato

carico raggiunto, l’ancoraggio al suolo

delle singole strutture. Il fatto poi che si

sia scelto di utilizzare moduli riciclati,

con ulteriore riduzione dei già contenuti

costi di esecuzione, è stato un valore

aggiunto nella valutazione dell’impatto

ambientale complessivo dell’intervento.

Gli architetti hanno inoltre intro-

dotto degli accorgimenti progettuali e

tecnologici tali da ridurre il consumo

energetico. Un sistema di ventilazione

naturale consente, infatti, di abolire la

necessità di un impianto di condiziona-

mento estivo; mentre, la presenza di un

doppio strato di isolante nell’involucro e

la scelta di ubicare a sud le pareti vetrate,

161

Progetto Container City II.

Passerelle aeree di collegamento tra i due edifici.

Interni degli edifici del progetto Container City.

Page 162: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

permettono di ridurre il fabbisogno ener-

getico invernale. Anche le aperture sono

state studiate in modo da consentire l’in-

gresso della maggior quantità di luce

naturale, diminuendo l’utilizzo di sistemi

di illuminazione artificiale. La presenza,

in ciascun ambiente, di cellule fotoelettri-

che e di termostati permette, infine, di

ridurre gli sprechi energetici dovuti ad un

non corretto uso degli impianti di riscalda-

mento e di illuminazione.

L’intero insediamento prevede

inoltre la realizzazione di sistemi per la

depurazione delle acque piovane, impian-

ti eolici per la produzione autonoma di

energia elettrica, oltre che sistemi a verde.

La scelta di utilizzare i container

ha reso possibile ultimare ciascuna instal-

lazione in circa una settimana e di ottene-

re, nell’aggregazione delle singole unità,

spazi morfologicamente differenziati, in

accordo con le diverse destinazioni

d’uso. I primi due progetti, destinati agli

studi per gli artisti e realizzati a distanza

di un anno, sono collegati fra loro attra-

verso un sistema di passerelle aeree e si

compongono rispettivamente di 20 e 30

unità di base. Si ottengono, così, com-

plessivamente 15 e 22 ambienti disposti

su 4 e 5 livelli. I container, aggregati

come fossero dei blocchi di Lego, sono

stati colorati con tinte vivaci e caratteriz-

zati dalla presenza di aperture ad oblò.

L’ultimo progetto realizzato, The

Riverside Building, è stato, invece, desti-

nato a uffici. Ciò ha comportato una

diversa modalità di organizzazione spa-

ziale dei moduli di base che vengono

affiancati e sovrapposti per un totale di 5

livelli. Anche il trattamento della superfi-

cie è meno articolato: i container, colora-

ti di giallo, presentano il prospetto rivolto

verso il fiume interamente vetrato, in

modo da creare un rapporto privilegiato

con il paesaggio.

162

Il Riverside Building, realizzato nel 2005.

Page 163: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

In tutti i casi, per integrare i per-

corsi in elevazione, alcuni moduli di base

sono stati utilizzati per costruire i sistemi

di collegamento verticale (scale, ma

anche ascensori adeguati per consentire

l’accesso ai disabili). Le porte dismesse

dei container sono, invece, servite per

realizzare i balconi.

Dopo il successo riscosso dall’in-

tervento londinese, la Urban Space

Management è stata chiamata a progetta-

re altri insediamenti di dimensioni ridot-

te, utilizzando gli stessi principi. Ne sono

esempi: l’ampliamento del Tower

Hamlets College, realizzato nel 2001; gli

studi per artista a Peaton Hill in Scozia

per il Cove Park (2002); e, sempre a

Londra, gli Youth Centres realizzati a

Mile End Park (2003), in Fawood avenue

e a Meath Garden (2005).

Il secondo fra questi, concernente

la realizzazione degli studi per artista a

Peaton Hill, risulta essere di particolare

interesse in relazione alla tematica di

integrazione fra il progetto e il sito.

Cove Park è un centro internazio-

nale per le arti e le industrie creative che

si occupa di promuovere annualmente

programmi di ritiro per gli artisti.

Nell’ambito di quest’attività si colloca il

progetto della Urban Space Management

Ltd., che prevede la realizzazione di tre

unità residenziali, composte ciascuna da

due container affiancati, nei pressi del

lago di Loch Long. Il sito, di particolare

valore paesaggistico, è stato scelto per

assicurare agli artisti un luogo ideale per

163

Studi per artista a Peaton Hill.

Page 164: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

il loro lavoro. La necessità di non com-

promettere l’aspetto naturalistico del

luogo ha quindi indirizzato il progetto

verso la scelta di un insediamento provvi-

sorio che si integrasse in maniera oppor-

tuna con il paesaggio. Le tre residenze,

accostate l’una all’altra sul lato lungo,

formano una piccola schiera che si collo-

ca, sospesa su una piattaforma, lungo la

riva del lago. Sul lato corto dei container

si sono ricavate ampie vetrate d’ingresso

e un affaccio sullo specchio d’acqua che

assicura la relazione spaziale-visiva fra le

abitazioni e il contesto. Sempre per inte-

grare il progetto nel paesaggio, si è scelto

di colorare di verde i container e di

coprirli con un sistema a verde. Anche

questo progetto ha riscosso un grande

successo, cosicché altre tre unità sono

state aggiunte al nucleo originario.

6.1. Insediamenti temporanei per l’emer-

genza

Gli insediamenti provvisori si

sono sempre dimostrati insostituibili al

verificarsi di eventi calamitosi conse-

guenti a fenomeni naturali o all’azione

dell’uomo (disastri idrogeologici, guerre,

ecc.). Questi eventi comportano, oltre ad

un elevato rischio per la vita umana, per-

dita di parte del patrimonio edilizio con

immediata necessità di dar dimora prov-

visoria, sia alla popolazione rimasta priva

dell’abitazione, sia alle funzioni produtti-

ve, sanitarie, ecc. che assicurano il nor-

male svolgimento della vita.

Un esempio emblematico riguar-

da la costruzione di undici insediamenti

temporanei realizzati a San Francisco nel

1907, a seguito di un disastroso terremo-

to che rase al suolo la città americana.

L’evento, seguito da un incendio, oltre ad

aver causato numerosi morti, aveva

lasciato sedicimila persone senza casa.

Vennero quindi realizzati, ad opera del

Department of Landsand Buildings of the

Relief Corporation, undici insediamenti

distribuiti nei parchi e nelle piazze pub-

bliche della città distrutta. Per tutto il

periodo della ricostruzione, circa cinque-

milaseicento abitazioni provvisorie furo-

no affittate ai senzatetto per 2$ al mese.

Si realizzarono, in funzione delle

dimensioni dei nuclei familiari, tre tipo-

164

Mission Park, San Francisco 1907. (foto d’epoca).

Page 165: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

logie principali di cottage. Questi ultimi,

una volta abbandonati dalla popolazione

che rientrava nelle proprie dimore, ven-

nero trasferiti in altre località e riutilizza-

ti come abitazioni, garage, depositi o

negozi. Alcuni dei cottage sono stati

restaurati ed esposti, nell’aprile del 2006,

lungo una strada di San Francisco dove

oltre tredicimila visitatori hanno potuto

conoscere la storia di questi insediamenti.

A circa un anno di distanza un

altro disastroso terremoto (X grado della

scala Mercalli) colpiva le città di Messina

e Reggio Calabria, causando numerosi

morti e ingenti danni. Anche in questa

occasione, le forze armate intervenute

(italiane e straniere) si prodigarono nelle

operazioni di soccorso e nella realizza-

zione di campi di prima accoglienza (ten-

dopoli). Questi furono poi sostituiti da

baracche in legno che diedero vita al

“Villaggio Svizzero” ed al “Villaggio

Norvegese”, la cui costruzione venne

finanziata anche grazie agli aiuti econo-

mici inviati da altri Paesi europei. Le

oltre trentamila baracche messinesi, dis-

poste secondo tracciati geometrici ripro-

posti dal piano regolatore dell’Ing. Borzì,

furono abitati per un lungo periodo e nel

1983 se ne contavano ancora quattromila

regolarmente occupate. Il processo di

ricostruzione, infatti, si protrasse per

molti anni tanto che, la cosiddetta “città

165

Camp Richmond, San Francisco 1907. (foto d’epoca).

Trasporto di un cottage alla fine dell’emergenza. (fotod’epoca).

Villaggio di baracche costruite per ospitare la popola-zione messinese dopo il sisma del 1908.

Page 166: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

di legno” fu abitata ancora per alcuni

decenni.

Altri terremoti si sono succeduti

nel corso del XX secolo in Italia, fra i più

disastrosi si ricordano quello che, nel

gennaio del 1968, distrusse in una notte

sei paesi della valle del Belice, in Sicilia;

il terremoto in Irpinia del 1980, noto

soprattutto per la cattiva gestione dei soc-

corsi e dei fondi stanziati per la ricostru-

zione; quello del Friuli del 1976 e, infine,

quello delle Marche e dell’Umbria del 1997.

In tutte le situazioni di emergen-

za, verificatesi nel nostro Paese, sono

sempre stati allestiti insediamenti tempo-

ranei per ospitare la popolazione nell’at-

tesa della ricostruzione. Ma le residenze,

che avrebbero dovuto essere provvisorie,

sono invece rimaste abitate per un lungo

periodo.

Nel caso specifico della ricostru-

zione edilizia in zone colpite da eventi

calamitosi, l’esperienza storica dimostra

l’enorme difficoltà nell’attivare un pro-

cesso di rapida ricostituzione delle condi-

zioni abitative iniziali. Nonostante l’ema-

nazione di provvedimenti urgenti e di

finanziamenti destinati alle aree colpite,

la ripresa dell’attività edilizia e quindi, la

ricostruzione degli edifici distrutti e la

riparazione di quelli danneggiati, è quan-

to mai lunga e complessa.

Al dicembre del 1981, cinque

anni dopo il terremoto che colpì il Friuli,

le persone alloggiate in case prefabbrica-

te provvisorie erano ancora circa venti-

duemila: un terzo del totale dei senza

tetto. E questo dato si riferisce ad un’e-

sperienza giudicata di notevole efficienza

e capacità organizzativa, tecnica e ammi-

nistrativa. A otto anni dal terremoto del

Belice, i settantamila senza tetto viveva-

no ancora tutti nelle baracche. Ancora

oggi, dopo decenni dagli eventi che cam-

biarono la vita di tanta gente, le baracche

166

Foto d’epoca del Villaggio Svizzero a Messina.

Page 167: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

si mescolano tra i nuovi edifici realizzati

negli anni della ricostruzione. Ed esiste

già una generazione di giovani nati e cre-

sciuti nei container.

Gli insediamenti provvisori per

ospitare popolazioni colpite da eventi

calamitosi hanno, in realtà, una lunga tra-

dizione che percorre la storia delle cata-

strofi ambientali di tutto il pianeta, ma

nonostante ciò, fino a qualche anno fa,

non si era ancora riscontrata alcuna evo-

luzione nei criteri organizzativi e realiz-

zativi di queste strutture ricettive. Le pro-

cedure e le tecniche di realizzazione di

questi insediamenti erano improntate sul-

l’improvvisazione, a causa della totale

mancanza di una normativa in materia e

di una pianificazione preventiva dei crite-

ri di intervento. In conseguenza di quanto

detto, gli organi istituzionali preposti alla

gestione dei programmi di emergenza

(Dipartimenti e strutture locali di

Protezione Civile, Comuni, ecc.), poco

potevano fare se non affidarsi all’espe-

Baraccopoli Vigna Grande nella Valle del Belice.

Insediamento temporaneo nel paese di Santa Rita, inIrpinia, in una recente fotografia.

167

Insediamento temporaneo a San Giuliano di Puglia.

Campo Parma realizzato nel comprensorio del Comunedi Nocera Umbra (PG).

Page 168: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

rienza acquisita nel corso degli anni.

Oggi, in Italia, la progettazione

degli insediamenti provvisori per l’emer-

genza è affidata alla Protezione Civile,

nei cui compiti rientrano le attività di pre-

visione e prevenzione dell’evento e le

attività di soccorso e di superamento del-

l’emergenza che vengono tutte quante

sintetizzate in un Piano. Quest’ultimo

definisce una serie di linee d’intervento,

semplici e flessibili, che servono ad indi-

rizzare le procedure operative, nel caso si

verifichi l’emergenza.

I piani stabiliscono le competenze

dei vari soggetti attuatori e prevedono il

censimento, il reperimento, l’immagazzi-

namento e la manutenzione dell’attrezza-

tura necessaria ad affrontare la crisi e la

successiva ricostruzione.

L’obiettivo finale di tali strumenti

normativi è quello di permettere alla

popolazione di ritornare, nel più breve

tempo possibile, al normale svolgimento

della vita di tutti i giorni. Ciò è attuabile

solo quando si riesce ad assicurare, anche

alle famiglie rimaste senza casa, una con-

dizione abitativa adeguata. In tal senso

uno dei punti cardine del Piano di

Emergenza riguarda la pianificazione di

insediamenti abitativi temporanei da

destinare ai senza tetto.

A seguito delle analisi condotte

sul territorio è possibile individuare l’ubi-

cazione delle “aree di emergenza” (aree

di attesa, di ammassamento e di ricovero)

che diventeranno i nuovi punti di riferi-

mento per la popolazione, al verificarsi

dell’evento e nel periodo della ricostru-

zione. Così come previsto dal Piano,

durante l’emergenza, nelle aree di attesa

confluirà la popolazione; nelle aree di

ammassamento si organizzeranno i soc-

corsi, le risorse e i mezzi e nelle aree di

ricovero si realizzeranno gli insediamenti

abitativi provvisori. In questo modo la

popolazione potrà tornare quanto prima

alle attività consuete e diventare soggetto

attivo del processo di ritorno alla normalità.

La scelta di tali aree, che attiene alle

amministrazioni locali, è condotta prima

del verificarsi dell’evento e deve tener

conto di fattori di natura funzionale, ma

168

Area di ammassamento nel territorio di Catania.

Page 169: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

anche di fattori di natura qualitativa e

ambientale.

Le aree di emergenza devono

essere, innanzitutto, sicure e raggiungibi-

li. Esse, quindi, devono ricadere all’inter-

no di zone non soggette a rischio2 ed

essere poste in posizione baricentrica

rispetto alle aree potenzialmente interes-

sate dall’evento. In particolare, saranno

assolutamente da evitare le aree ricadenti

in zone con fattore di rischio elevato o

molto elevato e, a meno di mancanza di

disponibilità di altre aree e con le dovute

precauzioni, quelle ricadenti in zone con

fattore di rischio di tipo R1 e R2.

Stabilite le aree raggiungibili e

sicure da destinare all’attesa, all’ammas-

samento e al ricovero, è necessario fare

una loro ulteriore cernita, in funzione di

altri importanti requisiti. Bisogna consi-

derare che, in caso di emergenza, il fatto-

re tempo è fondamentale. I soccorsi

devono essere celeri, in modo da poter

mettere al sicuro la maggior parte dei

sinistrati. È quindi necessario che le aree

di ammassamento dei soccorritori e le

2 - La determinazione del livello di rischio di undeterminato territorio è essenziale per la redazio-ne dei Piani di Emergenza. Tale valutazione vienecondotta facendo riferimento a tre parametri fon-damentali: la pericolosità, l’esposizione e la vul-nerabilità. Infatti, il solo verificarsi dell’eventonon rappresenta di per sé condizione di pericolo,se non sono presenti elementi vulnerabili all’in-terno dell’ambito territoriale analizzato. Le con-seguenze risultano perciò variabili. Per poteredeterminare il livello di rischio è opportuno chegli elementi censiti siano catalogati in base alvalore etico e sociale loro attribuito, e in funzio-ne della loro incidenza nel funzionamento delsistema sociale. Uno stesso livello di danno, asso-ciato a categorie differenti, comporta un differen-te impatto in termini di perdite attese all’internodel sistema. Il D.L. 180/98 individua a questoproposito quattro classi di rischio in base allequali il territorio viene zonizzato:

- rischio moderato, caratterizzato da dannipotenzialmente marginali agli edifici, alle struttu-re e al patrimonio ambientale (zona R1);- rischio medio, caratterizzato dalla possi-bile presenza di danni di lieve entità agli edifici,alle infrastrutture e al patrimonio ambientale talicomunque da non comportare rischi per le perso-ne (zona R2);- rischio elevato, caratterizzato da possi-bili danni funzionali agli edifici, alle infrastruttu-re e al patrimonio ambientale, con elevate proba-bilità di pregiudicare l’incolumità delle persone edi interrompere le attività socio-economiche(zona R3);- rischio molto elevato, caratterizzatodalla ipotizzabile presenza di lesioni gravi a per-sone, con possibile perdita di vite umane, dannigravi ad edifici, infrastrutture e patrimonioambientale e, infine, distruzione delle attivitàsocio-economiche (zona R4).

169

Area di ricovero nel territorio di Catania.

Page 170: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

aree di ricovero della popolazione siano

presto pronte all’uso. Queste dovranno,

quindi, essere localizzate in prossimità

delle vie di comunicazione e, allo stesso

tempo, dovranno essere predisposte ad

accogliere i mezzi di soccorso e i moduli

abitativi di emergenza.

Per facilitare il montaggio dei

sistemi di soccorso e delle abitazioni

provvisorie, le aree dovranno essere

regolari, pianeggianti e dotate dei neces-

sari allacciamenti alle reti infrastrutturali

(elettriche, idriche, fognarie, ecc.). È utile

redigere preliminarmente delle linee

guida che sovrintendano alla realizzazio-

ne degli insediamenti temporanei, preoc-

cupandosi anche di individuare aree

abbastanza ampie, tanto da ospitare dalle

100 alle 500 persone, per evitare il fra-

zionamento degli interventi di soccorso e

per ottimizzare i tempi di realizzazione

del campo.

La scelta delle aree, e di conse-

guenza la scelta del tipo di insediamento,

deve inoltre rispondere ad altri requisiti

che riguardano la qualità della vita e il

soddisfacimento delle esigenze psicolo-

giche degli individui, aspetti questi forte-

mente interdipendenti fra di loro. Le linee

guida per gli insediamenti provvisori

dovrebbero prendere in considerazione,

già a priori, la necessità di creare degli

spazi che tendano a riprodurre un

ambiente urbano di qualità. In esso deve

essere possibile ricreare i rapporti sociali

propri del contesto culturale in cui si

opera, in modo da simulare quanto più

possibile una condizione di normalità.

Bisogna, infatti, considerare lo stato psi-

cologico della popolazione colpita che

risulta soggetta allo stress causato dall’e-

vento. A questo si aggiunge, una volta

superata la fase di emergenza, lo stress

psicologico dovuto al venire meno dei

riferimenti della vita di tutti i giorni,

all’interruzione delle attività socio-eco-

nomiche, all’eventuale perdita della pro-

pria casa, luogo della memoria e della

vita familiare.

In questo contesto ridurre la dura-

ta nel tempo della condizione abitativa

anomala è di fondamentale importanza.

In un primo momento, a seguito dell’e-

vento, la popolazione viene alloggiata in

tende o roulotte (o ancora in sistemazioni

autonome presso alberghi o residence).

Queste soluzioni, se da un lato permetto-

no di soddisfare i bisogni più elementari,

dall’altro costituiscono una condizione

abitativa assolutamente precaria, che non

potrà protrarsi oltre qualche settimana.

Dopo il primo periodo si provvede, quin-

di, alla realizzazione degli insediamenti

provvisori, costituiti dall’aggregazione di

170

Page 171: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

moduli abitativi. In questo modo si con-

sente la ripresa delle attività economiche

e uno svolgimento più normale delle atti-

vità di tutti i giorni, mitigando la perce-

zione di una condizione anomala.

Anche per quanto riguarda questa

tipologia di insediamenti provvisori, è

necessario porre l’opportuna attenzione

alle problematiche ambientali, così come

esposte precedentemente. Numerosi pos-

sono essere gli interventi progettuali,

attuabili nell’ambito della progettazione

delle aree in oggetto, che permetterebbe-

ro di diminuire, direttamente o indiretta-

mente, gli impatti ambientali, agendo sia

sulla scelta delle tecnologie impiantisti-

che e infrastrutturali più appropriate, sia

sulla scelta delle singole unità abitative.

È necessario però sottolineare che la scel-

ta di moduli abitativi di alto profilo tec-

nologico e la realizzazione, nelle aree, di

sistemi di produzione energetica alterna-

tivi o di sistemi di depurazione delle

acque ecc., comportano degli oneri eco-

nomici maggiori, non giustificabili se le

opere realizzate rimangono dimenticate

sino al momento dell’emergenza (che

potrebbe anche non verificarsi). Sarebbe

quindi opportuno individuare, in sede di

redazione dei piani regolatori, funzioni

alternative che tali aree possano accoglie-

re in condizione di normalità, contempe-

rando sia i requisiti necessari per ospitare

le funzioni ordinarie, sia quelli per ospi-

tare, in caso di emergenza, le unità abita-

tive temporanee. Anche da un punto di

vista psicologico, bisognerebbe integrare

queste aree nella vita di tutti i giorni, pro-

ponendole come centralità urbane, in

modo da indurre la popolazione a sentirle

come proprie e quindi a viverle meglio

nel momento dell’emergenza.

È necessario, inoltre, considerare

che è inconcepibile dal punto di vista

economico dotarsi di costosi, seppure

efficienti, moduli abitativi destinati ai

magazzini, sino al verificarsi della cala-

mità. Viste le loro caratteristiche di leg-

gerezza, adattabilità, flessibilità e reversi-

bilità, essi potrebbero, infatti, essere uti-

lizzati anche in altri settori, così come

avviene più frequentemente nel resto

d’Europa. In questo modo, nell’immagi-

nario collettivo, il container, da oggetto di

basso profilo, utilizzato per trasportare le

merci o per creare alloggi di dubbia qua-

lità, assumerebbe nuove connotazioni. Si

otterrebbe così una migliore accettazione

tecnico-culturale dello stesso come abita-

zione durante l’emergenza.

Al fine di realizzare dei moduli

abitativi transitori con elevati standard

qualitativi, sono state avviate negli anni

ottanta delle ricerche progettuali, inqua-

171

Page 172: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

drate nell’ambito delle iniziative dello

Stato per lo sviluppo tecnologico e per

quello dell’industrializzazione edilizia.

Tra queste ricerche, gestite dall’Istituto

Mobiliare Italiano (IMI) e dalla società

per azioni Tecnocasa, si ricordano il pro-

getto S.A.P.I., coordinato da P. Spadolini,

e il progetto Ca.Pro., coordinato da F.

Donato.

Lo studio delle soluzioni tecnolo-

giche si affiancava ad una parallela anali-

si riguardante le necessità dell’utenza,

intese non solo a livello funzionale e spa-

ziale, ma anche a livello percettivo-psico-

logico. Le ricerche svolte hanno, quindi,

messo in evidenza l’interdipendenza esi-

stente fra il progetto delle unità transito-

rie e la pianificazione dell’insediamento

nella sua complessità. Anche in questo

caso, non potendosi finanziare una costo-

sa realizzazione di moduli abitativi da

stoccare in attesa di un loro utilizzo, si

pensò a sistemi flessibili che potessero

essere impiegati per altri usi; come ad

esempio nel caso di servizi itineranti, di

residenze turistiche, di alloggi parcheg-

gio, di alloggi di supporto alle forze

armate o ai cantieri extra-urbani, ecc.

172

Sistema Ca.Pro.: unità abitativa ad involucro rigido,(da Architetture ad assetto variabile- Modelli abitativiper l’habitat provvisorio, di Falasca C. C., Ed. Alinea,Firenze 2000).

Sistema S.A.P.I., aggregazione di due unità attraverso ilmodulo di connessione.

Sistema S.A.P.I.

Page 173: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Spadolini propose un sistema

modulare trasportabile e adattabile ad una

pluralità d’usi, grazie alla differente orga-

nizzazione delle partizioni interne e alla

possibilità di comporre le singole unità

fra loro, attraverso elementi modulari di

connessione. Si permetteva così di creare

un insediamento che, utilizzando una sola

tipologia di unità transitoria, rispondeva

alle diverse necessità della popolazione

colpita, creando unità residenziali ma

anche scuole, luoghi di culto, ecc. Del

progetto S.A.P.I. è stata realizzata una

serie limitata di esemplari, oggi utilizzati nel-

l’insediamento Villaggio Italia in Armenia.

Anche il sistema Ca.Pro. rispon-

de all’esigenza fondamentale di ottenere

il maggior numero di configurazioni e

funzioni possibili, sia a livello della sin-

gola unità, sia a livello dell’intero inse-

diamento. Ciò avviene non tanto in fase

progettuale, ma quanto al momento del-

l’assemblaggio, consentendo così di

variare i modi di utilizzo dello spazio al

variare del tempo. A partire dalla distin-

zione fra spazi serviti e spazi serventi, il

progetto di base si compone di una strut-

tura modulare trasportabile e ampliabile

in fase di esercizio, intesa sia come ele-

mento portante, sia come contenitore

degli elementi necessari al completamen-

to della singola unità. I moduli di traspor-

173

Sistema Ca.Pro.: ipotesi aggregative, (da Emergenzadel progetto - Progetto dell’emergenza. Architetturecon-temporanee, di Bologna R., Terpolilli C. (a curadi), Ed. F. Motta, Milano 2005.).

Sistema Ca.Pro., proposta di insediamento, (daArchitetture ad assetto variabile - Modelli abitativi perl’habitat provvisorio, di Falasca C. C., Ed. Alinea,Firenze 2000).

Page 174: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

to si distinguono, quindi, in unità-arma-

dio (che contengono gli elementi di chiu-

sura e di arredo) e unità-ombrello (al cui

interno si trovano le attrezzature per gli

spazi collettivi). Il modulo è, quindi,

inteso come:

1. modulo strutturale che permette di tra-

sferire i carichi al terreno, attraverso i plin-

ti, disposti secondo un tracciato scozzese;

2. modulo d’uso che diventa lo spazio

servente della cellula, dotato dei necessa-

ri elementi impiantistici, a seguito delle

operazioni di apertura della struttura;

3. elemento generatore dello spazio che,

dopo la posa in opera delle chiusure oriz-

zontali e verticali, genera lo spazio abita-

tivo vero e proprio. Il sistema modulare

Ca.Pro. diviene poi generatore dell’inte-

ro insediamento a partire dall’aggrega-

zione di due o più strutture-armadio che,

seguendo il tracciato modulare di base,

permettono di realizzare differenti confi-

gurazioni funzionali, coordinate fra loro

spazialmente. Ciò permette, a sua volta,

di generare differenti tipologie insediati-

ve, dalla semplice disposizione in linea ai

sistemi più complessi, come ad esempio

quello a corte, ecc.

Un sistema insediativo paragona-

bile al Ca.Pro. è quello proposto da R.

Mango e E. Guida. Anche in questo caso

moduli serventi e moduli serviti possono

aggregarsi secondo un tracciato di base, in

modo da realizzare, in fase di esercizio, sva-

riate tipologie abitative, a seconda delle esi-

genze psico-fisiche dei fruitori. Le unità

174

Tipologie di insediamenti secondo lo schema in linea,a corte e a pettine: le frecce rosse indicano gli attraver-samenti veicolari, le frecce verdi i percorsi pedonali.

Page 175: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

residenziali così ottenute si organizzano

in unità d’insediamento, secondo uno

schema che potrà essere in linea, a corte

o a pettine. Il primo consiste in una dispo-

sizione in sequenza degli alloggi, caratteriz-

zata da un rapporto diretto con il sistema

viario e una riduzione al minimo delle aree

esterne comuni. In questo caso la man-

canza di punti focali e luoghi di sosta col-

lettivi genera uno spazio indifferenziato e

poco socializzante. Lo schema a corte,

invece, comporta una separazione gerar-

chica tra i percorsi pedonali, gli spazi

comunitari, gli attraversamenti veicolari

e i luoghi di parcheggio. Si crea così un

sistema insediativo, caratterizzato da spa-

zialità centrali (le corti), su cui prospettano

le abitazioni; sistema che favorisce i rappor-

ti sociali e di vicinato. Nella disposizione a

pettine, le corti aperte sono disposte tan-

genzialmente alle vie interne di percor-

renza veicolare. Ne consegue, da una

parte, un rapporto di territorialità indiffe-

renziata, tipica dello schema in linea, e

dall’altra uno spazio di uso pubblico,

luogo dei rapporti sociali.

In sintesi, è possibile distinguere

due differenti forme di insediamento tem-

poraneo che derivano da due diversi

retaggi culturali. Si tratta degli insedia-

menti realizzati dalle popolazioni tradi-

zionalmente nomadi e di quelli che, inve-

ce, si sviluppano nell’ambito della cultu-

ra europea.

Nel primo caso alla base vi è un

particolare stile di vita, tradizionalmente

inconciliabile con l’idea di stabile dimo-

ra, che dà luogo a insediamenti definibili

transitori sia in termini spaziali che tem-

porali. Questi ultimi, infatti, vengono

spostati, nel corso delle stagioni da un

luogo all’altro, in funzione delle necessi-

tà della comunità.

Nel contesto europeo, invece, gli

insediamenti temporanei nascono per

dare risposta a esigenze sociali contin-

genti, all’interno di comunità fortemente

radicate nel luogo. Essi vengono allestiti

lì dove la comunità è insediata per un

periodo di tempo limitato e pertanto pos-

sono definirsi transitori in termini esclu-

sivamente temporali.

Nell’ambito europeo si distinguo-

no poi insediamenti temporanei realizzati

per i casi di emergenza di più lunga tradi-

zione e ancora oggi usati a seguito del

verificarsi di eventi calamitosi; da quelli

recentemente costruiti o, semplicemente,

progettati per rispondere ad una richiesta

di tipo sociale ed economica diversifica-

ta, che comporta una domanda da spazi

destinati ad impieghi non permanenti.

Entrambe queste tipologie di insediamen-

to transitorio, assolta la funzione cui sono

175

Page 176: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

temporaneamente destinati, vengono

convertiti a nuove destinazioni d’uso o

dismessi.

Riferimenti bibliografici

Bologna R., Terpolilli C. (a cura di), Emergenza

del progetto - Progetto dell’emergenza.

Architetture con-temporanee, Ed. F. Motta,

Milano 2005.

Mango R., Guida E., Abitare l’emergenza: studi

e sperimentazioni progettuali, Napoli 1988.

Wienke U., Manuale di bioedilizia. Tipografia

del genio civile, Roma 2004.

Falasca C. C., Architetture ad assetto variabile-

Modelli abitativi per l’habitat provvisorio, Ed.

Alinea, Firenze 2000.

Siti Web

www.fabprefab.com

www.containercity.com

www.urbanspace.com

www.keetwonen.nl

www.tempohousing.com

www.rinamed.net/docs/result/lg_It.pdf

www.regione.umbria.it/ricostruzione

www.repubblica.it/speciale/irpinia/portante.html

www.wikipedia.it

www.cronologia.leonardo.it/storia/a1908b.htm

176

Page 177: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

7. Il benessere ambientale nell’architettura temporanea

di Francesco Claudio Campione*

Sistemi abitativi di permanenza temporanea

Verso un modello di sviluppo sostenibile

Page 178: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

* Francesco Claudio CampioneLaureato in Architettura presso l'Università

degli Studi di Palermo, ha conseguito il Dottoratodi Ricerca in Fisica Tecnica Ambientale presso ilmedesimo ateneo. Autore e coautore di numerosepubblicazioni scientifiche in ambito nazionale edinternazionale su temi di ricerca sul risparmio esull’efficienza energetica di vari sistemi di produ-zione e conversione dell’energia, attualmente èdocente a contratto della materia “Fisica TecnicaAmbientale”, presso la Facoltà di Architettura diPalermo.

Page 179: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

7.1. Il contributo delle fonti rinnovabili

allo sviluppo urbano sostenibile

L’energia è il fattore guida dell’e-

conomia, di qualsiasi azione si compia

nella nostra vita, purtroppo se ne consu-

ma sempre di più e ci sono forti preoccu-

pazioni per la sicurezza degli approvvi-

gionamenti oggi e in futuro, soprattutto in

Europa. Senza interventi, nel 2030

l’Unione Europea dipenderà dalle impor-

tazioni per il 70% del fabbisogno energe-

tico. Il greggio acquistato fuori sarà il

90% con prezzi in continua fluttuazione.

Bisogna quindi saper gestire il delicato

equilibrio tra la crescente domanda ener-

getica, lo sviluppo economico e l’impatto

ambientale. Nel contesto nazionale attua-

le, emerge una crescente sensibilità verso

la problematica energetica, affiancata

però a conflittualità locali che

impediscono l’accettabilità di

nuove realizzazioni di

impianti alimentati anche da

fonti energetiche rinnovabili.

Una simile situazione deriva

spesso da una scarsa cono-

scenza delle tecnologie utiliz-

zate e dei benefici derivanti

rispetto alle fonti energetiche

convenzionali, nonché dei

progressi in campo tecnico e

gestionale.

Se teniamo presente che oggi il

75% delle risorse mondiali viene utilizza-

to solo dal 25% della popolazione (paesi

industrializzati) e che l’attuale modello di

crescita tende ad esportare anche ai Paesi

terzi il modello di sviluppo dei Paesi più

avanzati, ci si rende immediatamente

conto della insostenibilità di questo

modello e la necessità di individuare e di

percorrere un altro modello.

Relativamente al cattivo uso di

risorse ambientali primarie, si prenderà

ad esempio l’attuale uso e tipologie di

risorse energetiche, oggi essenzialmente

utilizzate e basate sulla produzione di

energia da combustibili fossili. Tale scel-

ta evidenzia non solo la precarietà di un

modello di crescita basato sull’uso di una

risorsa limitata e destinata ad esaurirsi,

179

Modello di sviluppo sostenibile.

Page 180: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

ma anche gli effetti ambientali che la

combustione induce e quasi del tutto

legati alla produzione di CO2 (biossido di

carbonio).

7.2. Energia e materie prime nell’edilizia

Dopo anni in cui le costruzioni

hanno proliferato senza prestare partico-

lare attenzione alla salubrità dell’ambien-

te interno e all’impatto che il costruito

genera sull’ambiente esterno, il settore

sta finalmente prendendo coscienza delle

ingenti risorse energetiche, territoriali e

di materie prime, convogliate nel proces-

so edilizio e di come sia necessario modi-

ficare l’approccio globale da mantenere

nel progettare nuovi edifici.

È utile sottolineare come il consu-

mo di energia è tra i fattori responsabili

del degrado ambientale sia in fase di pro-

duzione che di approvvigionamento di

materie prime. Relativamente all’approv-

vigionamento, basti pensare che i princi-

pali combustibili oggi utilizzati, sono

quelli fossili (petrolio, metano) ed il

legno.

Analogamente a quanto detto

relativamente ai consumi energetici rela-

tivi alle abitazioni, percentuali variabili

tra il 15 % e il 50% di altre risorse pri-

marie, quali: acqua, suolo, materie prime,

etc. vengono utilizzate dal mercato del-

l’edilizia, per cui pensare ad una “proget-

tazione consapevole” degli edifici, all’at-

tuazione del risparmio energetico e delle

materie prime, è divenuto obiettivo pri-

mario di sostenibilità ambientale e quali-

tà abitativa.

La sostenibilità di un materiale si

definisce in relazione alla riduzione ai

minimi termini del suo impatto ambienta-

le riferito all’intero ciclo della sua vita.

Un materiale è tanto più sostenibile quan-

to minore è l’embody energy, da un lato,

e la produzione di rifiuti dall’altro, neces-

sarie per l’estrazione delle materie prime

di cui è fatto, per i cicli intermedi di lavo-

razione, per l’imballaggio, il trasporto e

la distribuzione, per l’applicazione, l’uso

e il consumo e per l’eventuale riutilizzo o

riciclo, ed infine per la sua dismissione o

smaltimento finale. La sostenibilità di un

materiale va valutata quindi “from cradd-

le to grave” (dalla culla alla tomba) attra-

verso un’attenta analisi della sua “biogra-

fia”.

Principi guida per al selezione dei

materiali in edilizia secondo i criteri della

sostenibilità:

1. impiegare materie prime rinnovabili;

2. risparmiare energia nelle fasi di: estra-

zione, produzione e distribuzione;

3. risparmiare risorse (valutare le materie

prime);

180

Page 181: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

4. favorire materiali locali (prodotti nello

stesso luogo di utilizzo).

7.3. Integrazione involucro edilizio-

impianto

L’ambiente confinato all’interno

del quale l’uomo vive e lavora, spesso,

non corrisponde alle sue aspettative non

garantendo affatto quei requisiti di sicu-

rezza, benessere e protezione che sono il

presupposto iniziale. Esiste quindi la

necessaria opportunità di considerare una

vera e propria integrazione tra impianti

ed architettura.

Il concetto di qualità di un edifi-

cio, le esigenze di economizzarne la

gestione ed il benessere degli utenti, sono

tutti aspetti che nel processo edilizio,

hanno assunto una rilevanza particolare.

In effetti, trovano origine da un lato nel-

l’affermarsi dell’industrializzazione e

dall’altra nella crisi del rapporto tra la

società e le risorse di cui disponiamo.

Fare riferimento al comfort termi-

co, al risparmio energetico, al corretto

rapporto con le risorse è un atteggiamen-

to coerente per la sostenibilità ambientale

del processo edilizio.

In un approccio tecnologico atten-

to ai problemi dell’architettura, si presen-

ta oggi l’urgenza di una sempre maggio-

re aderenza delle tecniche costruttive, dei

materiali, dei consumi energetici a quelle

che sono le esigenze di un bilancio

ambientale positivo. Il bilancio ambienta-

le misura l’impatto ambientale al fine di

ridurlo, controllandone i costi.

Il dibattito sulle nuove tecnologie

per la produzione di energia alternativa

da fonti rinnovabili e la definizione di

tecnologie costruttive innovative, impe-

gna in ricerche che vengono orientate al

fine di individuare pratiche, materiali ed

elementi costruttivi che presentino carat-

teristiche di eco-compatibilità. Tutto ciò

in funzione di una visione ecologica ma,

soprattutto “integrale” dell’architettura e

delle tecniche di climatizzazione degli

spazi che concorrono alla formazione di

una più completa metodologia di proget-

tazione edilizia.

L’approccio “ecologico” all’ar-

chitettura è diventato, in questi ultimi

anni, un passaggio fondamentale, un per-

corso di conoscenza ed esperienza obbli-

gatorio.

La progettazione compatibile con

l’ambiente costruito, è connotato dal rap-

porto con il contesto inteso come sistema

fisico ed antropizzato, tale da garantire

condizioni di benessere sia in spazi chiu-

si che aperti, con un ridotto consumo di

risorse ambientali ed un basso livello di

inquinamento atmosferico.

181

Page 182: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Anche le abitazioni transitorie

sinora realizzate non hanno tenuto nella

dovuta considerazione la problematica

ambientale utilizzando materiali plastici,

la cui produzione necessita di un elevato

consumo energetico e che al tempo stes-

so, non essendo traspiranti, contribuisco-

no a creare un ambiente domestico carat-

terizzato da cattive condizioni termoigro-

metriche. L’architettura ecologica si pone

quindi l’obiettivo di progettare e costrui-

re edifici che limitino gli impatti diretti

ed indiretti sull’ambiente.

Per potere valutare le conseguen-

ze sull’ambiente di una costruzione, è

necessario considerare l’intero ciclo di

vita dell’edificio, valutando gli impatti

dovuti alla produzione dei materiali edili-

zi e alla costruzione del fabbricato, gli

impatti che riguardano la sua fase di eser-

cizio e quelli, infine, che concernono l’i-

nevitabile demolizione o, nel caso di ele-

menti assemblabili, lo smontaggio delle

unità tecnologiche.

In quest’ottica, la scelta dei mate-

riali da impiegare nella costruzione,

essendo intimamente connessa al ciclo di

vita dell’edificio, diventa uno degli aspet-

ti fondamentali della progettazione ecolo-

gica. Tale scelta, infatti, influisce non sol-

tanto nella valutazione dell’inquinamento

dovuto alla produzione industriale dei

materiali edilizi e alla loro messa in

opera, ma anche durante la fase di eserci-

zio e dismissione della costruzione, nella

quantificazione degli impatti relativi

all’eventuale necessità di un impianto di

climatizzazione e al consumo energetico

necessario al riciclaggio del materiale e

alla sua dismissione. In generale, quindi,

la scelta dei materiali da impiegare nella

costruzione, deve seguire dei criteri che

riguardano non soltanto le loro prestazio-

ni fisico-meccaniche, ma anche il loro

impatto sull’ambiente.

È evidente, innanzitutto come per

una prolungata durata nel tempo, le con-

seguenze di un cattivo isolamento termi-

co, incidono in maniera determinante sul-

l’impatto ambientale complessivo della

costruzione. Alla scelta dei materiali

caratterizzati da un’alta conducibilità ter-

mica, infatti, corrisponde un innalzamen-

to dei consumi energetici dell’involucro

edilizio; questi si traducono in un mag-

gior carico ambientale, oltre che in un

aumento dei costi di gestione dell’edifi-

cio. Bisogna quindi valutare l’intero pro-

cesso produttivo dall’estrazione e dal tra-

sporto delle materie prime, alla lavora-

zione delle stesse e quindi al trasporto del

prodotto finito, alla sua permanenza nel-

l’edificio e infine al suo smaltimento e

riciclaggio.

182

Page 183: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

7.4. Metodologia di Energy Audit

Con Energy Audit si intende, let-

teralmente diagnosi o indagine energeti-

ca. Nell’ambito di un discorso di pianifi-

cazione energetica, un Energy Audit si

colloca, nella fase di monitoraggio previa

ad un intervento, ovvero nella fase di

individuazione di una ripartizione in usi

finali dei consumi.

Parlando dell’involucro edilizio,

un Energy Audit ha lo scopo, dunque, di

riconoscere tipologie e prestazioni ener-

getiche di impianti-involucro-unità tec-

nologiche che costituiscono quell’edifi-

cio, nonché riconoscere quali sono le

modalità di utilizzo delle tecnologie stes-

se, al fine di ricostruire un bilancio in usi

finali (termici ed elettrici) dell’involucro

edilizio. In verità, la procedura

dell’Energy Audit di un edifico non è fine

a se stessa, nel senso che va seguita da

una valutazione dei possibili interventi di

risparmio da eseguire sull’edificio stesso

e anzi, spesso, col termine di Energy

Audit si identifica, oltre alla fase di moni-

toraggio, anche quella di individuazione

e verifica di possibili interventi. Pertanto,

un Energy Audit integra dati raccolti sul

campo con strumenti di calcolo attraver-

so cui individuare ed analizzare interven-

ti di riqualificazione energetica dell’edifi-

cio. È necessario avere disponibili dei

metodi che consentano di rappresentare

chiaramente le caratteristiche termiche

delle superfici che delimitano l’involucro

Ripartizione dei consumi energetici per usi civili. Consumi energetici dei singoli elettrodomestici.

183

Page 184: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

edilizio e degli impianti, così da poter

conoscere nella maniera più realistica

possibile, i consumi attuali dell’edificio e

poter scegliere quegli interventi di

miglioramento delle prestazioni energeti-

che che consentano un maggiore rispar-

mio di energia. Parliamo, cioè, di quello

che molto sinteticamente viene descritto

come un intervento di Energy Audit e che

più semplicemente potremmo definire

come diagnostica energetica.

7.5. Dati necessari all’esecuzione di un

energy audit

L’esecuzione di un Energy Audit

prevede la raccolta e l’elaborazione di

diversi dati riguardanti:

- il clima (serie orarie annuali di tempe-

ratura esterna, umidità dell’aria, vento,

radiazione solare, piovosità;

- il contesto urbano (microclima,

ombreggiamento dovuto ad ostacoli

esterni, scambi radiativi con l’ambiente

esterno);

- l’involucro dell’edificio (geometria e

materiali);

- gli usi energetici previsti;

- gli impianti per la climatizzazione

invernale ed estiva;

A queste informazioni, vanno

aggiunte indicazioni sugli usi elettrici e

sulla utilizzazione dell’edificio stesso.

Profili di occupazione, carichi e guadagni

legati all’uso di apparecchi elettrici: la

presenza di persone, l’uso di apparec-

chiature elettriche e in generale la presen-

za di fonti di calore interne, influenzano

sensibilmente il fabbisogno energetico di

un edificio (numero di persone presenti

per determinare la produzione di calore

sensibile e latente), la potenza elettrica

installata per illuminazione artificiale, la

potenza termica installata per vari servizi

(produzione di acqua calda, stufette, etc).

7.6. Comfort termoigrometrico nello spa-

zio confinato

L’organismo edilizio rappresenta

l’elemento mediatore tra l’ambiente

interno e quello esterno; entrambi dal

punto di vista fenomenico, possono esse-

re interpretati come un insieme di segni

che, singolarmente o congiuntamente,

forniscono stimoli fisici e percettivi

all'uomo ed hanno complesse rifluenze

sulla sua attività. L’organismo edilizio,

attraverso la sua funzione di traduttore di

questi segnali, ne può accentuare o limi-

tare gli effetti contribuendo, cioè a deter-

minare il comfort o il discomfort nello

spazio. Il concetto di benessere, tradizio-

nalmente riferito prevalentemente all’a-

spetto termoigrometrico, è il risultato di

un insieme molto complesso e molto

184

Page 185: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

intrecciato di relazioni tra l’uomo e l’am-

biente confinato che lo ospita. Entrano in

gioco in modo manifesto i rapporti che

attengono alla fisiologia (ottimizzare i

parametri microclimatici al livello del

metabolismo, relativo alla particolare

attività svolta, garantire un’aria sufficien-

temente “pura”, assicurare attraverso la

vista e l’udito, una regolare comunicazio-

ne con l’ambiente e con gli altri suoi

occupanti, consentire l’igiene ed una sana

alimentazione). Ne consegue che l’edifi-

cio assuma un compito di “filtro”; poiché

essendo un insieme di unità tecnologiche,

è ovvio come le caratteristiche fisico-tec-

niche di ciascun elemento componente,

influenzano il comportamento dell’intero

organismo: alle relazioni di tipo tecnolo-

gico, tra i componenti si associano quelle

di tipo fisico-tecnico, con il risultato di

rendere ancora più complesse ed incerte

le scelte progettuali. Tale complessità

relazionale può definirsi soddisfatta

quando riesce a prevenire i conflitti che

possano verificarsi all’interno del sistema

edificio-ambiente. La determinazione ed

il controllo dei fenomeni fisici che

influenzano il benessere ambientale, nel-

l’ottica della percezione sensoriale, con-

tribuiscono fortemente alla definizione

della qualità ambientale nella progetta-

zione edilizia.

Le condizioni ambientali hanno

una notevole influenza sulle sensazioni di

maggiore o minore benessere fisico sulle

persone che soggiornano nei locali del

manufatto. Essi, infatti, sono l’oggetto di

diversi studi di carattere sperimentale,

per determinare i fattori del cosiddetto

“malessere fisiologico”.

L’organismo umano, com’è noto,

produce una certa quantità di calore, che

varia in funzione di diversi fattori, il più

importante tra i quali è il grado di attività

svolta. Ad esempio, un uomo a riposo

produrrà una quantità di calore totale di

110,46 Watt a differenza di un individuo

in attività motoria, il quale produrrà una

quantità di calore di 139,53 Watt.

Qualunque sia la quantità di calore pro-

dotta, sarà necessario, affinché l’uomo

non avverta sensazione di malessere

fisiologico, mantenere costante la tempe-

ratura corporea che per un individuo è di

36,5°C (condizione indispensabile di

vita). Ciò sarà possibile facendo in modo

che il calore prodotto dall’organismo

umano sia ceduto dal corpo all’ambiente

stesso. Infatti l’organismo umano, dotato

di un esatto sistema di termoregolazione,

avvertirà una sensazione di freddo quan-

do il calore smaltito sarà maggiore delle

quantità prodotte dall’organismo stesso.

Al contrario, quando il calore smaltito

185

Page 186: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

sarà minore delle quantità prodotte avver-

tirà una sensazione di caldo. Notevole

importanza riveste quindi lo scambio ter-

mico tra l’individuo e l’ambiente in cui

esso soggiorna.

L’organismo umano si troverà in

condizione di comfort solo quando si

determineranno i seguenti requisiti:

- quando per potere mantenere costante la

temperatura corporea sarà capace di dis-

sipare una quantità adeguata di calore;

- quando tra le diverse modalità di scam-

bio termico sarà capace di raggiungere i

seguenti valori di:

- 15 - 40 % per convezione (scam-

bio di calore grazie al movimento del

fluido nel quale i corpi sono immersi);

- 40-45 % per irraggiamento

(scambio diretto d’energia termica per

mezzo di onde elettromagnetiche da un

corpo più caldo ad uno più freddo);

- 2-5 % per conduzione (scambio

termico per contatto diretto tra corpi

aventi temperature diverse);

- 30-35 % per evaporazione (un

liquido presente sulla superficie corporea

evapora assorbendo calore);

Un uomo quindi la cui temperatu-

ra è di 36,5°C, richiederà un valore di

temperatura effettiva (valore massimo

che si può dare all’aria per ottenere una

sensazione di benessere) di 20°C per otte-

Scambio termico tra individuo e ambiente.

186

Page 187: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

nere una condizione di massimo benesse-

re invernale e un valore di 22°C per otte-

nere una condizione di massimo benesse-

re estivo. Considerando un diagramma in

cui sull’asse delle ascisse riportiamo la

temperatura ambiente [°C], mentre sul-

l’asse delle ordinate la potenza scambiata

[Watt], tale diagramma ci mostra l’anda-

mento degli scambi latenti e sensibili per

una persona seduta con attività leggera

(potenza totale scambiata 100 Kcal/h).

Secondo tale diagramma, all’aumentare

della temperatura ambiente, l’organismo

umano aumenta la dispersione di calore

latente che si manifesterà con la sudora-

zione. Si nota che se partiamo da un valo-

re di 21°C di temperatura ambiente, l’or-

ganismo umano disperderà circa 34,88

Watt, se aumentiamo ancora la tempera-

tura ambiente fino a 27°C, il corpo dissi-

perà 50 Kcal/h. Viceversa, se un corpo

disperde 70 Kcal/h, la temperatura

ambiente sarà di 21°C, se il corpo umano

disperde 40 Kcal/h, la temperatura

ambiente sarà di circa 27°C.

Nel progetto di edilizia tempora-

nea per ottenere condizioni di benessere e

quindi di comfort, si considerano cinque

grandezze fisiche:

- il grado idrometrico;

- la temperatura media radiante;

- la velocità dell’aria;

- l’attività svolta all’interno dei locali;

- la resistenza termica degli indumenti

indossati.

7.7. L’edificio come collettore solare

Il migliore modo di utilizzare l’e-

nergia solare è quello di progettare l’edi-

ficio come un collettore solare naturale,

per raggiungere questo scopo l’edificio deve

soddisfare tre condizioni fondamentali:

- l’involucro edilizio deve essere proget-

tato e realizzato tenendo presente che

deve comportarsi come un collettore

solare; ossia deve assorbire radiazione

solare quando si ha bisogno di caldo e

deve proteggere da essa quando si ha

bisogno di raffrescare gli ambienti. Ciò si

ottiene principalmente orientando e pro-

gettando l’edificio in modo da lasciar

entrare il sole attraverso pareti e finestre

durante l’inverno e di escluderlo durante

l’estate mediante dispositivi schermanti;

187

Page 188: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

- deve essere un accumulatore di calore,

ossia deve accumulare calore nei periodi

freddi e freddo nei periodi caldi. Gli edi-

fici costruiti con materiali pesanti ad ele-

vata capacità termica assolvono bene

questa funzione;

- deve essere ben coibentato al fine di

minimizzare le dispersioni termiche;

Poiché la radiazione solare colpi-

sce le superfici orientate in modo diver-

so con diversa intensità, l’involucro edili-

zio ne guadagnerebbe se le unità tecnolo-

giche che lo delimitano fossero orientate

in modo tale da ricevere questo calore

durante l’inverno e da non lasciarlo entra-

re durante l’estate. Le scelte architettoni-

che e tecnologiche sono quindi finalizza-

te alla realizzazione di un habitat sponta-

neo e coerente con il suo contorno ecolo-

gico, l’accurato studio dell’orientamento

in relazione all’orografia del luogo ed

alle ombre dei volumi circostanti, per-

mette all’edificio di raccogliere il massi-

mo flusso di energia solare d’inverno ed

il minimo d’estate. L’esposizione privile-

giata dell’irraggiamento solare è quella a

sud per l’emisfero settentrionale. Il sole

si sposta durante l’anno tra due traiettorie

estreme relative ai giorni 21 giugno e 21

dicembre, ed a ogni esposizione corri-

spondono diverse situazione di irraggia-

mento delle superfici verticali.

La quantità di energia che ricade

su una parete verticale, dipende dall’in-

tensità della radiazione solare e dagli

angoli d’incidenza con cui i raggi colpi-

scono la parete, tanto più questi sono per-

pendicolari, tanto maggiore è il flusso di

energia, tanto più essi sono radenti, tanto

minore è il loro flusso. Di conseguenza

ampie superfici vetrate esposte a sud rice-

veranno in inverno un’irraggiamento

solare di debole intensità per via del note-

vole strato d’aria attraversato, ma con

angolo d’incidenza molto piccolo data la

modesta altezza del sole sull’orizzonte, i

due effetti si compensano e ne risulta un

flusso energetico piuttosto elevato.

Viceversa in estate, la notevole intensità

dell’irraggiamento, avrà effetti modestiIncidenza della radiazione solare sull’involucro edili-zio.

188

Page 189: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

dato l’ampio angolo d’incidenza dei raggi

solari quasi radenti sulla parete.

Sebbene il colore, la forma, l’o-

rientamento dell’edificio siano fattori

importanti, la componente più importante

è la finestratura. Nelle abitazioni speri-

mentali la maggior parte delle pareti

rivolte a sud sono fatte di vetro, il rispar-

mio di combustibile che si può ottenere

varia tra il 18 e il 30 % in condizioni otti-

mali. Una grande superficie vetrata

richiede un maggiore costo iniziale per il

costo dell’impianto di riscaldamento ed

un maggiore costo di gestione, inoltre per

una determinata latitudine, l’intensità di

radiazione solare non varia mentre il flus-

so termico varia a secondo della tempera-

tura esterna.

Componente essenziale di un

sistema che utilizza l’energia solare per il

riscaldamento è l’accumulo del calore.

Quando un edificio funziona come un

collettore solare, ha bisogno di un siste-

ma per assorbire ed accumulare il calore.

Il mezzo termo-accumulatore più effi-

ciente è probabilmente il materiale con

cui sono realizzati i muri, il tetto, le pare-

ti divisorie dell'involucro edilizio.

Gli oggetti, le cose accumulano

calore quando vengono riscaldati.

Quando la temperatura circostante si

abbassa, il calore accumulato viene cedu-

to all’ambiente circostante ed i materiali

si raffreddano. Durante il giorno i muri, i

pavimenti, gli arredi assorbono radiazio-

ne solare riscaldandosi. L’aria all’interno

dell’edificio è l’elemento che si riscalda

per primo e contribuisce a distribuire il

calore agli altri elementi. Se però i mate-

riali dell’edificio sono già stati riscaldati

fino alla temperatura dell’aria o non

riescono ad assorbire il calore, l’aria con-

tinua a riscaldarsi provocando una condi-

zione di disagio per le persone. Maggiore

è la capacità di accumulo termico degli

oggetti e dei materiali all'interno dell’edi-

ficio, più tempo ci vorrà prima che l’aria

raggiunga una temperatura elevata.

Quando il sole tramonta ed all’esterno

dell’edificio la temperatura è bassa, que-

st’ultimo comincia a perdere calore, ma

se esso ha una elevata inerzia termica, si

avranno ancora per molto tempo dei valo-

ri elevati di temperatura. Invece negli

edifici realizzati con materiali a bassa

inerzia termica (legno), la temperatura si

abbassa rapidamente, anche se l’involu-

cro è ben coibentato.

I materiali pesanti che possono

accumulare molto calore sono scarsa-

mente coibenti e per utilizzare la loro

capacità di accumulo termico, devono

essere posti all’interno di uno strato iso-

lante che separa l’interno dell’involucro

189

Page 190: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

dall’ambiente esterno. La capacità di

accumulare calore varia da sostanza a

sostanza. Si riportano qui di seguito i

valori della capacità termica di alcuni

materiali:

Il calcestruzzo accumula appena

un quarto del calore accumulato da ugua-

le massa d’acqua, moltiplicando la massa

volumetrica per il calore specifico, si

ottiene la capacità termica per m3 della

sostanza.

Per avere un aumento dell’inerzia

termica dell’involucro, si dovrebbero rea-

lizzare edifici massicci con materiali

pesanti come il calcestruzzo. Però ciò è in

contrasto con altre esigenze quali la leg-

gerezza degli edifici, al fine di diminuire

le sezioni della struttura e di impiegare

minore quantità di materiali con costi più

bassi.

Una finalità della progettazione

sostenibile deve essere quella di ridurre al

minimo gli scambi termici fra l’edificio e

l’ambiente esterno, riducendo in tal modo

le dimensioni dell’impianto di climatiz-

zazione con conseguente minor costo ini-

ziale e minor costo energetico a lungo

termine.

7.8. Il contributo del solare fotovoltaico

Il fotovoltaico è una delle varie

fonti di energia alternativa verso le quali

si dovrà indirizzare la civiltà moderna per

centrare l’obiettivo del vivere in modo

sostenibile. Il fenomeno, detto di conver-

sione fotovoltaica, consiste nella trasfor-

mazione diretta dell’energia solare in

energia elettrica mediante dispositivi a

stato solido (le celle fotovoltaiche) basati

su semiconduttori in silicio. La ragione di

questa scelta, è principalmente dovuta al

fatto che il silicio, a differenza di altri ele-

Valori della capacità termica di alcuni materiali.

190

Page 191: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

menti semiconduttori, è disponibile sul

nostro pianeta in quantità pressoché illi-

mitata e, oltretutto, è largamente utilizza-

to nell’industria elettronica che, con la

rapidissima espansione degli ultimi

decenni, ha agevolato lo sviluppo degli

attuali metodi di lavorazione. Inoltre, gli

scarti della lavorazione dei componenti

elettronici, possono essere riciclati dal-

l’industria fotovoltaica.

In linea di massima, gli impianti

fotovoltaici possono essere raggruppabili

in due macrocategorie gli impianti isolati

dalla rete (detti stand-alone o off-grid) e

gli impianti collegati alla rete elettrica

(detti grid-connected);

Gli impianti isolati (o stand

alone) si impiegano normalmente per ali-

mentare delle utenze difficilmente colle-

gabili alla rete pubblica perché di ubica-

zione particolare e per quelle con bassis-

simi consumi di energia, tali da non ren-

dere conveniente il costo d’allacciamen-

to. In questi sistemi è necessario imma-

gazzinare l’energia elettrica per garantire

la continuità dell’erogazione anche nei

momenti in cui non viene prodotta. Gli

impianti isolati, possono servire anche

per edifici utilizzati solo periodicamente,

come alloggi temporanei, case di campa-

gna o edifici per la villeggiatura.

Gli impianti collegati alla rete (o

grid-connected) consentono ad ogni ope-

ratore che intenda produrre energia elet-

trica da fonti rinnovabili di vendere l’e-

nergia prodotta in eccesso alla Società

elettrica distributrice. L’applicazione di

impianti collegati alla rete è di più recen-

te sviluppo ed è rappresentata dai tetti

fotovoltaici. Questa tipologia di impianti,

si dimostra la più idonea ad una diffusio-

ne di larga scala nei contesti urbanizzati,

essendo adatta all’integrazione dei modu-

li nelle facciate, nelle coperture o in altri

elementi d’involucro degli edifici esisten-

ti e di nuova realizzazione (pensiline,

frangisole, etc.) e, comunque, sfruttando

tutte quelle superfici definite marginali.

Sono impianti generalmente di potenza

contenuta (qualche KW), che immettono

l’energia prodotta in rete e pertanto non

richiedono l’accumulo di energia in

quanto la presenza della rete elettrica

garantisce l’alimentazione delle utenze in

ogni condizione di produzione e carico.Impianto isolato per singoli edifici.

191

Page 192: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

La rete, in questo caso, è vista come un

accumulo che assorbe energia nei perio-

di di maggiore irraggiamento solare e la

restituisce in quelli meno favorevoli (tipica-

mente notturni).

L’inclinazione ideale dei pannelli

solari rispetto al piano orizzontale è di

30°. Per le altre pendenze la perdita va

dal 10% per inclinazioni orizzontali (tetto

piano) al 35% per inclinazioni completa-

mente verticali (pareti esterne), inoltre

rispetto la sole, i pannelli devono essere

esposti a sud per ricevere il massimo

irraggiamento solare.

La durata di vita di un impianto

fotovoltaico è stimata intorno a 30 anni,

con un decadimento della produttività

negli anni piuttosto limitata. Mediamente

un impianto fotovoltaico da 1 KWp(circa 8 m2) produce: 1.100 KWh nel

nord italia, 1.300 KWh al centro italia e

1.600 KWh nel sud italia.

Durante la vita dell’impianto (30

anni), ogni KW di potenza solare fotovol-

taica (ossia ogni 8 m2 di superficie)

installata consente di risparmiare:

Riferimenti bibliograficiAA.VV., Emergenza ambientale,teorie e speri-

mentazioni della progettazione ambientale, a cura

di V.Cangemi, Clean, Napoli 2001;

Campione F., Milone A., La metodologia L.C.A.

(Life Cycle Assessment) applicata al settore delle

Costruzioni, 57° Congresso Nazionale ATI, Pisa

10/20 Settembre 2002;

Campione F., La gestione dei rifiuti da demoli-

zione , rivista Recycling, n.6 / 2006, ed. PEI.

Pietrosi L., Eco-materiali made in Italy, casi i

studi di eco innovazione nelle imprese italiane,

Kappa, Roma 2004;

Wienke U., Manuale di bioedilizia, Roma 2004.

192

Page 193: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Riferimenti bibliografici

AA.VV., Politica edilizia e gestione del territo-

rio: ambiente costruito e calamità, Ed. Ente Fiera

di Bologna, 1982.

AA.VV., Neolite - metamorfosi delle materie pla-

stiche, Ed. Domus Academy, Milano 1991.

AA.VV., JA - The Japan Architect - Shigeru Ban,

n.30/1998.

Banham R., “Neo-nomadismo chic”, in Il

Progetto Domestico, Milano 1966.

Barbisan U., Il terremoto e le tecniche costrutti-

ve a Reggio Calabria e Messina nel 1908, in

Costruire in laterizio 56/97.

Bazan Giordano M., Modulo abitativo,

(Progetto del CBCR Studio) in L’Arca n.50/1991.

Bernstein A. G.., L’Emergency 82 a Ginevra -

Edilizia provvisoria per le calamità, in Modulo

12/82.

Bodem C.,Frank G., Dall’Austria: design per il

disastro, in Domus n.578, 1978.

Bologna R. (a cura di), La reversibilità del

costruire, Ed. Maggioli, Rimini 2002.

Bologna R., Terpolilli C. (a cura di), Emergenza

del progetto - Progetto dell’emergenza.

Architetture con-temporanee, Ed. F. Motta,

Milano 2005.

Boutwell A., Autonomus vehicle homes, in

Domus n. 484/1970.

Boutwell A., Habitation roulante deployable

avec autonomous vehicle homes, in A.A. n.148.

Brino G., Il mito della mobile home, in Casabella

403, luglio 1975.

Buck D. N., Shigeru Ban.

Bustinto C., Firrone T., “L’architettura transito-

ria nella progettazione di attrezzature balneari e

turistico ricettive”, in atti del Convegno

Internazionale Attrezzature temporanee ecocom-

patibili per il turismo nelle aree costiere, a cura di

A. Passaro, ed. Luciano, Napoli 2005.

Bustinto C., Di Natale E., Firrone T.,

“Temporary architecture under the environmen-

tal sustainability and compatibility point of view.

Renewable energy technologies application in

temporary dwelling system planning”, in World

renewable energy congress IX. Full proceedings,

ed. Elsevier, Oxford 2006.

Cetere T., Alia, L’abitabilità transitoria, F.lli

Fiorentino, Napoli 1984.

Cetere T., Guida E., Mango R., L’abitabilità

transitoria - La ricerca architettonica per nuove

strategie abitative, Napoli 1984.

Chiaia V., Prefabbricazione di case unifamiliari

in tutto il mondo, Ed. Leonardo da Vinci, Bari

1963.

Chikuma Shobo, Paper tube. Architecture from

Rwanda to Kobe, Ed. Publishing Co. 1998.

De Giacinto J., Loisier A., Design for disaster,

in Domus n. 559/1976.

De Nardi D., Jean Prouvè. Idee costruttive, Ed.

Testo & Immagini, Torino 2000.

Donato F., Guazzo, Platania M., Abitazioni per

l’emergenza, Ed. Veutro, Roma 1983.

Donato F., Dalla definizione di un sistema resi-

193

Page 194: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

denziale trasferibile al progetto Ca-Pro, 1982.

Dorfles G., L’effimero nell’architettura in L’Arca

n.18, luglio-agosto1988.

Edil.pro/iri-italstat, SAPI. Sistema Abitativo di

pronto impiego, Ed. Eliograf, Roma 1983.

Falasca C., Architetture ad assetto variabile -

Modelli abitativi per l’habitat provvisorio, Ed.

Alinea, Firenze 2000.

Firrone T., “Analisi dei parametri guida per la

progettazione delle cellule di pronto impiego” in

Emergenze e calamità naturali - Edilizia di pron-

to intervento. Studi e Ricerche, M. Turrisi, DPCE

Palermo 1996.

Firrone T., L’evoluzione tipologica e tecnologica

dei sistemi di abitazione transitoria, Università

degli studi di Palermo 2004.

Firrone T.,Turrisi M. (a cura di ), Architetture di

Pronto intervento, Università degli Studi di

Palermo 2001.

Future Systems, Un ombrello per rifugio, in

L’Arca n.42/1990.

AA.VV., Politica edilizia e gestione del territo-

rio: Ambiente costruito e calamità, Ed. Ente Fiera

di Bologna, 1982.

Galliard C., Françoise J. M., Donne M.,

Effimero per vacanze, in Domus n.554.

Gambardella C., La casa mobile, Ed. Electa,

Napoli 1995.

Geltrudi D., Arsizio B., Cellula abitabile mobile,

in Domus n.592/1979.

Giallocosta G., Trippa G., Zannoni G., “La pro-

tezione Civile in Italia”, in Politica edilizia e

gestione del territorio: Ambiente costruito e cala-

mità, Ed. Ente Fiera di Bologna, 1982.

Gilibert A., Maritano Comoglio N., “La casa

industrializzata fra cultura d’impresa e cultura di

progetto: l’opera di Jean Prouvè”, in Atti del

primo convegno do. co. mo. mo., sezione

Piemonte Curare il moderno - I modi della tecno-

logia, Politecnico di Torino, 13-15 luglio 2000.

Imperadori M., Poli T., Dubosc e Landowski -

architettura e industria, Politecnico di Milano,

Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e

Territoriali, Ed. Grafo 1998.

Informazioni/Design, Strutture per il turismo, in

Domus n. 589/1978.

Kurokawa M., Mobile home la casa flessibile, in

Domus n.514/1972.

Kurokawa M., Kurokawa K., Kagaya T., La

casa a ribalta, in Domus n.514/1972.

Lamberti C., Architettura, urbanistica e tecnolo-

gia dal Futurismo a Richard Buckminster Fuller,

in arch’it DADA Architetti Associati.

Latina C., “La vulnerabilità dell’ambiente

costruito agli eventi eccezionali: genesi analisi e

problematiche dei disastri”, in Ambiente costrui-

to e calamità, ed. Ente Fiere di Bologna, 1982.

Latina C., Sistemi abitativi trasferibili, in

Modulo n.121, maggio 1986.

Latina C., Le case dell’emergenza, in Modulo,

aprile 1986.

Latina C., Sistemi abitativi per insediamenti

provvisori, Ed. BeMa 1988.

Latina C., La forma è/e la sostanza: irregolarità

194

Page 195: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

di configurazione e azioni sismiche, in Costruire

in laterizio, 56/97.

Lotiron J. L., Martin Perriand P., La casa in

viaggio, in A.A. n.4 - 5/1968.

Lubitz W., La casa in viaggio in Domus

n.467/1968.

Mc Quaid M., Shigeru Ban, Phaidon Press

Limited, New York 2003.

Mandolesi D., Le architetture di Marco Zanuso,

in L’industria delle costruzioni - Rivista tecnica

dell’A.N.C.E., n.335, settembre 1999.

Mango R., Guida E., Abitare l’emergenza - studi

e sperimentazioni progettuali, Ed. Electa, Napoli

1988.

Mariotti C., Lo Stato è una baracca di cartone -

Il Belice/Inchiesta su una vergogna, in

L’Espresso 02/76.

Marks Robert W., The Dymaxion world of

Buckminster Fuller, Reinhold Publishing

Corporation, New York 1960.

Migliorini P., Calamità naturali, Editori Riuniti,

Roma 1981.

Moss B., Vita nomade, in Domus n. 544/1975.

Nardi G., Prefabbricazione per sistemi e compo-

nenti, Ed. F. Angeli, Milano 1977.

Noja C., Alloggi provvisori: l’esperienza del

Friuli e i prodotti disponibili sul mercato, in

Politica edilizia e gestione del territorio:

Ambiente costruito e calamità, Ed. Ente Fiera di

Bologna 1982.

Norsa A., “Politiche di intervento e prodotti

appropriati per l’edilizia di emergenza: alcuni

casi stranieri”, in Politica edilizia e gestione del

territorio: Ambiente costruito e calamità, Ed.

Ente Fiera di Bologna, 1982.

Pigeon D., Dietschy G., Smontabile, in Domus n.

522/1973.

Platania M. (a cura di), Abit-Azione? Abitare il

duemila su scenari, architetture e tecnologie del-

l’innovazione, DiTAC, Quaderno n.3, Pascara

1997.

Platania M., Abitazioni istantanee - Un sistema

abitativo per l’emergenza, DiTAC, Quaderno n.8,

Pascara 1999.

Roda R., Ancora “Case del futuro” in Modulo

n.120/1986.

Scuola d’Arte di Hornsey, Habitat mobile et

extensible, in A.A. n.124/1966.

Shiedhelm M., Mobil haus, in AD n.10/1971.

Siegel J. (a cura di), Mobile. The art of portable

Architecture, Princeton Architectural Press, 2002.

Simonelli M. M., Gli insediamenti abitativi di

emergenza, DPC, periodico del Dipartimento

della Protezione Civile, n.11, luglio-agosto 1998.

Tange K., Tendopoli per i pellegrini in Domus n.

599/1979.

Turrisi. M., Emergenze e calamità naturali -

Edilizia di pronto intervento. Studi e Ricerche,

DPCE Palermo 1996.

Vitale G., L’effimero tecnologico, Centro

Graficatre s.n.c., Palermo 1993.

Unit R.-Arup O., Otto F., Grande tenda, in

Domus n. 557/1976.

Urbach H., Kronenberg R., Betsky A.,

195

Page 196: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

LOT/EK. Mobile dwelling Unit, Distributed Art

Publishers, 2003.

Vittoria E., De Saint Mihiel C. C., Florio E.,

Tesi universitaria per una Mobile Home, in

Domus n. 518/1973.

Von Vegesac A., Schartz-Claun M. (a cura di),

Living in motion, Catalogo.

Vredevoogd J. D., Espace habitable mobulé,

extensible trasportable, in A.A. n.148/1970.

Wienkw U., Manuale di bioedilizia, Tipografia

del genio civile, Roma 2004.

Zambelli E., Vanoncini P. A., Imperadori M.,

Costruzione stratificata a secco - tecnologie edi-

lizie innovative e metodi per la gestione del pro-

getto, Collana Strumenti, Ed. Maggioli, 1998.

Zung Thomas T. K. (a cura di), Buckminster

Fuller: Anthology for e new millennium, St.

Martin’s Press, 2002.

Periodici

Architectural Design n.11/72.

Architectural Design 1968 - Pneu world.

Casabella n.403, luglio 1975.

Costruire in laterizio, 56/97.

Domus n.467, ottobre 1968 - La casa in viaggio.

Proposte di Wilfried Lubitz e di Jean Louis

Lotiron e Pernette Martin-Perriand.

Domus n.476, luglio 1969 - In futuro tutti zinga-

ri? Mobile housing system.

Domus n.480, marzo 1978 - Alloggi temporanei.

Domus n.484, marzo 1970 - Autonomous vehicle

homes, di Alan Boutwell.

Domus n.514, settembre 1972 - La casa a ribal-

ta. Progetto di Masayuki Kurokawa con la colla-

borazione di Kiyohiko Kurokawa e Tateo Kagaya.

Domus n.514, settembre 1972 - Mobile home -la

casa flessibile. Gruppo di lavoro diretto da

Masayuki Kurokawa.

Domus n.514, settembre 1972 - Albergo mobile,

di Gernot Nalbach.

Domus n.518, gennaio 1973 - Tesi per una mobi-

le home.

Domus n.522, maggio 1973 - Smontabile.

Domus n.544, marzo 1975 - Vita nomade.

Domus n.557, aprile 1976 - Grande tenda- una

grande struttura provvisoria.

Domus n.559, 1976 - Design for disaster di J. De

Giacinto e A. Loisier.

Domus n.568, 1970.

Domus n.578.

Domus n.589, dicembre 1978 - Strutture per il

turismo.

Domus n.592, marzo 1979 - Cellula abitabile

mobile. Tesi di laurea di D. Geltrudi e B. Arsizio.

Domus n.599, 1979.

Domus n.605, aprile 1980 - Progetto di casa

antisismica.

L’Arca n.18, luglio/agosto 1988.

L’Arca n.42.

L’Arca n.50.

L’industria delle Costruzioni, settembre 1999.

Materia n.37, settembre/dicembre 2002.

Materia n.40, gennaio/aprile 2003.

196

Page 197: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Materia n.42, settembre/dicembre 2003.

Modulo n.12, 1982.

Modulo n.120, 1986.

Modulo n.121, maggio 1986.

Tecnique &Architecture n.299/77.

Siti Web

http://www.chilearq.com

http://www.concretecanvas.org.uk

http://www.containercity.com

http://www.designmobile.com

http://www.fabprefab.com

http://www.michaeljantzen.com

http://www.nhew.net

http://www.keetwonen.nl

http://www.offbeathomes.com

http://www.polisation.org

http://www.retreathomes.co.uk

http://www.tempohousing.com

http://www.ts1-project.com

http://www.urbanspace.com

http://www.weehouses.com

http://www.wikipedia.it

http://www.vestaldesign.com

197

Page 198: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
Page 199: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

AREE SCIENTIFICO–DISCIPLINARI

Area 01 – Scienze matematiche e informatiche

Area 02 – Scienze fisiche

Area 03 – Scienze chimiche

Area 04 – Scienze della terra

Area 05 – Scienze biologiche

Area 06 – Scienze mediche

Area 07 – Scienze agrarie e veterinarie

Area 08 – Ingegneria civile e Architettura

Area 09 – Ingegneria industriale e dell’informazione

Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico–letterarie e storico–artistiche

Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

Area 12 – Scienze giuridiche

Area 13 – Scienze economiche e statistiche

Area 14 – Scienze politiche e sociali

Le pubblicazioni di Aracne editrice sono su

www.aracneeditrice.it

Page 200: 1037 interno - Aracne · ISBN 978–88–548–1037-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,

Finito di stampare nel mese di dicembre del 2010dalla «ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.»00040 Ariccia (RM) – via Quarto Negroni, 15

per conto della «Aracne editrice S.r.l.» di Roma