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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 10 - Anno XXIII - 26 novembre 2015 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 C iò che porto nel cuore, ed è la sensazio- ne che ho colto in tutti i partecipanti che ho potuto avvicinare, è che più di un convegno di studio, di approfondimento e di programmazione (cose tutte che comunque ci sono state), abbiamo vissuto una profonda esperienza di Chiesa, un con-venire, sì, da di- verse parti e percorsi di vita ed ecclesiali, ma con un “comune sentire”, con un essere, nella diversità, “un cuor solo e un’anima sola” attor- no all’unico maestro, Gesù Cristo. Ho sentito più vera e viva che mai la frase di San Paolo che ho usato come titolo della mia lettera pastorale “Siamo membra gli uni degli altri”! E ciò, sotto la guida sicura del Successore di Pietro, Papa Francesco. Proprio la sua parola, nel lungo e ac- corato discorso ai Delegati nel Duomo di Santa Maria del Fiore, la cattedrale di Firenze, e la Santa Messa da lui presieduta allo stadio Arte- mio Franchi, gremito da oltre 50.000 fedeli, ha dato impronta e ali all’evento fiorentino. La sua è stata una parola forte ed esigente, quando ha rivolto l’invito a cambiare mentalità e atteggia- mento di fronte alle grandi sfide poste alla Chie- sa dall’attuale contesto storico, a non chiudersi nelle proprie cittadelle e nelle proprie comodi- tà egoistiche, ma ad “uscire” nel mare aperto delle periferie esistenziali dell’uomo d’oggi, so- prattutto quelle della povertà materiale, ma an- che morale e sociale. Ed è stata anche una pa- rola dolce e incoraggiante quando ci ha invitati ad aprire il cuore all’amore e alla misericordia di Dio, e ad esserne a nostra volta testimoni e por- tatori nella comunità degli uomini, abbattendo le barriere della paura e non lasciandoci condi- zionare dalle fragilità umane. Il Papa ha posto l’accento su tre atteggiamenti, oggi particolar- mente richiesti ai cristiani e capaci di generare rapporti interpersonali e sociali costruttivi e umanizzanti: l’umiltà, il disinteresse, la beatitu- dine. Richiamando le parole di San Paolo, che dice “ciascuno di voi, con tutta umiltà, conside- ri gli altri superiori a sé stesso” (Fil. 2, 6), il Pa- pa ci ha esortati a superare “l’ossessione di pre- servare la propria gloria, la propria “dignità”, la propria influenza”. Atteggiamenti e senti- menti che creano distanza, dividono, umiliano gli altri. L’altro atteggiamento è quello del dis- interesse. E’ sempre San Paolo che dice: “Cia- scuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri” (Fil 2,4). Ciò, dice il Papa, comporta che “dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sem- pre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenzia- le. Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di sé stesso, allora non ha più posto per Dio. Evitiamo, per favore, di “rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezio- ne, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli.” Essere uomini e donne secondo il cuore di Gesù, significa uscire da noi stessi, es- sere capaci di donarci agli altri. Il terzo senti- mento ricorda il Papa è la beatitudine, cioè l’in- vito rivoltoci da Gesù ad essere felici, ad avere la gioia del cuore. Questa, tuttavia, la si rag- giunge se facendo esperienza dell’amicizia con Gesù, abbiamo anche noi un cuore aperto. “La beatitudine – aggiunge il Papa - è una scom- messa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e ap- prendimento, i cui frutti si raccolgono nel tem- po, regalandoci una pace incomparabile” L’e- sperienza vissuta a Firenze, si può riassumere in una parola che frequentemente è riecheggia- ta nel Convegno, ma di cui tutti abbiamo fatto significativa esperienza, ed è la parola “sinodali- tà”. Essa vuol dire “camminare insieme”, uniti dalla stessa fede, dalla stessa carità, dalla mede- sima speranza. Vescovi, religiosi e laici, ci siamo ritrovati seduti allo stesso tavolo per un con- fronto sereno e costruttivo, desiderosi soltanto di essere fedeli al richiamo di Cristo e al suo in- vito. Invito che, Papa Francesco, richiamandosi a tre atteggiamenti appena citati, ha così rias- sunto: “questi tratti dicono qualcosa anche alla Chiesa italiana che oggi si riunisce per cammi- nare insieme in un esempio di sinodalità. Que- sti tratti ci dicono che non dobbiamo essere os- sessionati dal “potere”, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso. Se li assume, invece, sa essere al- l’altezza della sua missione. I sentimenti di Ge- sù ci dicono che una Chiesa che pensa a sé stessa e ai propri interessi sarebbe triste (…) Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umil- tà, disinteresse, beatitudine – è una Chiesa che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente. L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: «preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicu- rezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di es- sere il centro e che finisce rinchiusa in un gro- viglio di ossessioni e procedimenti» (Evangelii gaudium, 49). Sebastiano Sanguinetti Servizi sul Convegno di Firenze nelle pagine 7-8-9-10. Nella foto: Apertura del Giubileo 2015 a Ban- gui in Centro Africa. Più che un convegno, un’esperienza viva di una Chiesa viva Notifica apertura giubileo della Misericordia S i rende noto che sabato 12 dicembre 2015, alle ore 17,00, si terrà a Tem- pio Pausania l’apertura della porta della Misericordia. La celebrazione inizierà nella chiesa di sant’Antonio presso il colle omonimo e poi con il rito della Messa Sta- zionale ci si recherà processionalmente ver- so la Cattedrale. Domenica 13 dicembre 2015, alle ore 11,00, la stessa celebrazione si svolgerà a Castelsardo per la forania dell’Anglona. La celebrazione inizierà con rito stazionale par- tendo dalla chiesa di Santa Maria verso la Cattedrale. Sempre domenica 13 dicembre, alle ore 17,00, ci sarà l’apertura della Porta della Mi- sericordia nella città di Olbia. Il rito stazio- nale partirà dalla chiesa di San Paolo verso la basilica di San Simplicio. Come ricordato durante l’ultimo ritiro del clero, durante le celebrazioni episcopali so- no soppresse all’interno della stessa forania le Messe parrocchiali, onde favorire la parte- cipazione dei sacerdoti e dei fedeli che lo desiderano. Don Efisio Coni, cerimoniere diocesano

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GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 10 - Anno XXIII - 26 novembre 2015 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

Ciò che porto nel cuore, ed è la sensazio-ne che ho colto in tutti i partecipanti cheho potuto avvicinare, è che più di un

convegno di studio, di approfondimento e diprogrammazione (cose tutte che comunque cisono state), abbiamo vissuto una profondaesperienza di Chiesa, un con-venire, sì, da di-verse parti e percorsi di vita ed ecclesiali, macon un “comune sentire”, con un essere, nelladiversità, “un cuor solo e un’anima sola” attor-no all’unico maestro, Gesù Cristo. Ho sentitopiù vera e viva che mai la frase di San Paolo cheho usato come titolo della mia lettera pastorale“Siamo membra gli uni degli altri”! E ciò, sottola guida sicura del Successore di Pietro, PapaFrancesco. Proprio la sua parola, nel lungo e ac-corato discorso ai Delegati nel Duomo di SantaMaria del Fiore, la cattedrale di Firenze, e laSanta Messa da lui presieduta allo stadio Arte-mio Franchi, gremito da oltre 50.000 fedeli, hadato impronta e ali all’evento fiorentino. La suaè stata una parola forte ed esigente, quando harivolto l’invito a cambiare mentalità e atteggia-mento di fronte alle grandi sfide poste alla Chie-sa dall’attuale contesto storico, a non chiudersinelle proprie cittadelle e nelle proprie comodi-tà egoistiche, ma ad “uscire” nel mare apertodelle periferie esistenziali dell’uomo d’oggi, so-prattutto quelle della povertà materiale, ma an-che morale e sociale. Ed è stata anche una pa-rola dolce e incoraggiante quando ci ha invitatiad aprire il cuore all’amore e alla misericordia di Dio, e ad esserne a nostra volta testimoni e por-

tatori nella comunità degli uomini, abbattendole barriere della paura e non lasciandoci condi-zionare dalle fragilità umane. Il Papa ha postol’accento su tre atteggiamenti, oggi particolar-mente richiesti ai cristiani e capaci di generarerapporti interpersonali e sociali costruttivi eumanizzanti: l’umiltà, il disinteresse, la beatitu-dine. Richiamando le parole di San Paolo, chedice “ciascuno di voi, con tutta umiltà, conside-ri gli altri superiori a sé stesso” (Fil. 2, 6), il Pa-pa ci ha esortati a superare “l’ossessione di pre-servare la propria gloria, la propria “dignità”,la propria influenza”. Atteggiamenti e senti-menti che creano distanza, dividono, umilianogli altri. L’altro atteggiamento è quello del dis-interesse. E’ sempre San Paolo che dice: “Cia-scuno non cerchi l’interesse proprio, ma anchequello degli altri” (Fil 2,4). Ciò, dice il Papa,comporta che “dobbiamo cercare la felicità dichi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sem-pre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenzia-le. Quando il nostro cuore è ricco ed è tantosoddisfatto di sé stesso, allora non ha più postoper Dio. Evitiamo, per favore, di “rinchiudercinelle strutture che ci danno una falsa protezio-ne, nelle norme che ci trasformano in giudiciimplacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamotranquilli.” Essere uomini e donne secondo ilcuore di Gesù, significa uscire da noi stessi, es-sere capaci di donarci agli altri. Il terzo senti-mento ricorda il Papa è la beatitudine, cioè l’in-vito rivoltoci da Gesù ad essere felici, ad averela gioia del cuore. Questa, tuttavia, la si rag-giunge se facendo esperienza dell’amicizia conGesù, abbiamo anche noi un cuore aperto. “Labeatitudine – aggiunge il Papa - è una scom-messa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e ap-prendimento, i cui frutti si raccolgono nel tem-po, regalandoci una pace incomparabile” L’e-sperienza vissuta a Firenze, si può riassumerein una parola che frequentemente è riecheggia-

ta nel Convegno, ma di cui tutti abbiamo fattosignificativa esperienza, ed è la parola “sinodali-tà”. Essa vuol dire “camminare insieme”, unitidalla stessa fede, dalla stessa carità, dalla mede-sima speranza. Vescovi, religiosi e laici, ci siamoritrovati seduti allo stesso tavolo per un con-fronto sereno e costruttivo, desiderosi soltantodi essere fedeli al richiamo di Cristo e al suo in-vito. Invito che, Papa Francesco, richiamandosia tre atteggiamenti appena citati, ha così rias-sunto: “questi tratti dicono qualcosa anche allaChiesa italiana che oggi si riunisce per cammi-nare insieme in un esempio di sinodalità. Que-sti tratti ci dicono che non dobbiamo essere os-sessionati dal “potere”, anche quando questoprende il volto di un potere utile e funzionaleall’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesanon assume i sentimenti di Gesù, si disorienta,perde il senso. Se li assume, invece, sa essere al-l’altezza della sua missione. I sentimenti di Ge-sù ci dicono che una Chiesa che pensa a séstessa e ai propri interessi sarebbe triste (…)Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umil-tà, disinteresse, beatitudine – è una Chiesa chesa riconoscere l’azione del Signore nel mondo,nella cultura, nella vita quotidiana della gente.L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancoraoggi a voi: «preferisco una Chiesa accidentata,ferita e sporca per essere uscita per le strade,piuttosto che una Chiesa malata per la chiusurae la comodità di aggrapparsi alle proprie sicu-rezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di es-sere il centro e che finisce rinchiusa in un gro-viglio di ossessioni e procedimenti» (Evangeliigaudium, 49).

✠Sebastiano Sanguinetti

Servizi sul Convegno di Firenze nelle pagine 7-8-9-10.

Nella foto: Apertura del Giubileo 2015 a Ban-gui in Centro Africa.

Più che un convegno,un’esperienza vivadi una Chiesa viva

Notifica apertura giubileo

della Misericordia

Si rende noto che sabato 12 dicembre2015, alle ore 17,00, si terrà a Tem-pio Pausania l’apertura della porta

della Misericordia. La celebrazione inizierànella chiesa di sant’Antonio presso il colleomonimo e poi con il rito della Messa Sta-zionale ci si recherà processionalmente ver-so la Cattedrale.Domenica 13 dicembre 2015, alle ore11,00, la stessa celebrazione si svolgerà aCastelsardo per la forania dell’Anglona. Lacelebrazione inizierà con rito stazionale par-tendo dalla chiesa di Santa Maria verso laCattedrale.Sempre domenica 13 dicembre, alle ore17,00, ci sarà l’apertura della Porta della Mi-sericordia nella città di Olbia. Il rito stazio-nale partirà dalla chiesa di San Paolo versola basilica di San Simplicio.Come ricordato durante l’ultimo ritiro delclero, durante le celebrazioni episcopali so-no soppresse all’interno della stessa foraniale Messe parrocchiali, onde favorire la parte-cipazione dei sacerdoti e dei fedeli che lodesiderano.

Don Efisio Coni, cerimoniere diocesano

Nuova Serie

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

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GALLURAANGLONA& Anno XXIII

n. 10

26 novembre

2015

mag is te ro

Dalla cattedrale di Santa Maria del Fiore il Pa-pa lancia otto affondi ed esorta i vescovi a es-sere “pastori” e a “non rinchiudersi nelle

strutture”. Il sogno di una Chiesa italiana sempre ac-canto “agli abbandonati, ai dimenticati, agli imper-fetti”. “Umiltà, disinteresse, beatitudine” l’identikit,pelagianesimo e gnosticismo le tentazioni da evitare.Ai giovani: “Superate l’apatia”. L’avvio di un percor-so sinodale di base sulla “Evangelii Gaudium”, l’im-magine della cupola di Santa Maria del Fiore, con laraffigurazione al suo interno del Giudizio Universa-le. Il Peppone e il don Camillo di Guareschi che sifronteggiano con rispetto da fronti opposti, senzapaura di litigare. Un vescovo che in una metropoli-tana affollata non sa dove reggersi e allora conta sulsostegno della sua gente. Tre immagini che raccon-tano, in sintesi, il discorso di Papa Francesco ai 2.200rappresentanti della Chiesa italiana, riuniti a Firenzeper il loro quinto Convegno ecclesiale nazionale. Po-co prima, Francesco aveva avuto l’occasione di am-mirare la “Crocifissione bianca” di Marc Chagall, unodei suoi quadri preferiti. Il decimo viaggio pastoraledi Papa Francesco in Italia era iniziato due ore pri-ma, a Prato, dove incontrando il mondo del lavoroaveva chiesto “patti di prossimità”. “Mi piace unaChiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli ab-bandonati, ai dimenticati, agli imperfetti”, il sognodel Papa da Santa Maria del Fiore, in cui ha chiestoai cattolici di essere “creativi” e di credere “al geniodel cristianesimo italiano”. Nella Messa allo stadioArtemio Franchi, momento conclusivo del viaggio,Francesco ha ricordato che l’umanesimo, a partire daFirenze che ne è stata la culla, “ha sempre avuto ilvolto della carità” e ha auspicato “che questa eredi-tà sia feconda di un nuovo umanesimo per questacittà e per l’Italia intera”. L’iscrizione alla base del-l’affresco recita “Ecce Homo”. Il Papa la guarda, al-l’esordio del suo discorso a Santa Maria del Fiore, edice che “possiamo parlare di umanesimo solamen-te a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in Luii tratti del volto autentico dell’uomo”. “Non dobbia-mo addomesticare la potenza del volto di Gesù, è ilmisericordiae vultus”, simile a quello “di tanti nostrifratelli umiliati, resi schiavi, svuotati”. Il primo affon-do: “Non capiremo nulla dell’umanesimo cristiano ele nostre parole saranno belle, colte, raffinate, manon saranno parole di fede. Saranno parole che ri-suonano a vuoto”. “Umiltà, disinteresse, beatitudi-ne”. Tre parole che per il Papa di-cono molto dell’identità della Chie-sa italiana. “Disinteresse” significa“cercare la felicità di chi ci sta ac-canto”, perché “l’umanità del cristia-no è sempre in uscita, non è narci-sistica, autoreferenziale. Quando ilnostro cuore è ricco ed è tanto sod-disfatto di se stesso, allora non hapiù posto per Dio”. Il secondo af-fondo: “Evitiamo, per favore, di rin-chiuderci nelle strutture che ci dan-no una falsa protezione, nelle nor-me che ci trasformano in giudici im-placabili, nelle abitudini in cui cisentiamo tranquilli”. “Per i grandisanti la beatitudine ha a che farecon umiliazione e povertà. Ma an-che nella parte più umile della no-stra gente c’è molto di questa beati-tudine”. Il terzo affondo: “Non dob-biamo essere ossessionati dal pote-re. Una Chiesa che pensa a sé stes-sa e ai propri interessi sarebbe tri-ste”. Poi uno dei temi chiave diquesto pontificato: “Preferisco unaChiesa accidentata, ferita e sporcaper essere uscita per le strade, piut-

tosto che una Chiesa malata per la chiusura e la co-modità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”. Le ten-tazioni da evitare. Il quarto affondo arriva dal no al-le “pianificazioni perfette perché astratte”, ad “unostile di controllo, di durezza, di normatività”: “Da-vanti ai mali o ai problemi della Chiesa è inutile cer-care soluzioni in conservatorismi e fondamentalismi,nella restaurazione di condotte e forme superate cheneppure culturalmente hanno capacità di essere si-gnificative”. Oltre a quella del pelagianesimo, l’altratentazione da cui guardarsi è lo gnosticismo, che“porta a confidare nel ragionamento logico e chiaro,il quale però perde la tenerezza del fratello”. “Nonmettere in pratica, non condurre la Parola alla real-tà, significa costruire sulla sabbia, rimanere nella pu-ra idea e generare intimismi che non danno frutto,che rendono sterile il suo dinamismo”, il quinto af-fondo. Bisogna imparare da “grandi santi” comeFrancesco d’Assisi e Filippo Neri, ma anche da per-sonaggi come don Camillo “che fa coppia con Pep-pone”: “Vicinanza alla gente e preghiera sono lachiave per vivere un umanesimo cristiano popolare,umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contattocon il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità enon andiamo da nessuna parte”. Prima i poveri. “Po-poli e pastori insieme”, il sesto affondo del Papa: “Aivescovi chiedo di essere pastori: sarà la gente, il vo-stro gregge, a sostenerci”. Come il vescovo che, inmetro’ all’ora di punta, “si appoggiava alle personeper non cadere”. Perché “quello che fa stare in pie-di un vescovo è la sua gente”. Settimo affondo sottoforma di preghiera: “Che Dio protegga la Chiesa ita-liana da ogni surrogato di potere, d’immagine, di de-naro”. Prima i poveri: la Chiesa “ha l’altra metà del-la medaglia di tutti e riconosce tutti i suoi figli ab-bandonati, oppressi, affaticati”. “Dialogare non è ne-goziare”, avverte Francesco esortando alla culturadell’incontro: “Il modo migliore di dialogare è quel-lo di fare qualcosa insieme, non da soli, tra cattolici,ma insieme agli uomini di buona volontà”, l’ottavoaffondo, perché “il fratello conta più delle posizioniche giudichiamo lontane dalle nostre pur autentichecertezze”. “La nazione non è un museo”, la Chiesaha titolo per intervenire nel dibattito pubblico. Aigiovani, Francesco ha chiesto di “superare l’apatia” edi non guardare la vita dal balcone. Per tutta la Chie-sa italiana, a ogni livello, un’indicazione: un percor-so sinodale centrato sulla “Evangelii Gaudium”.

Il sogno di Francesco: una Chiesa “inquieta”, col “volto di mamma” e sempre più vicina ai poveri

La capitale belga resta paralizzata. Lunedì23 sono rimaste chiuse scuole, asili, uni-versità, metro e uffici pubblici. Rinforzate

le misure nelle sedi Ue. Mentre a Bruxelles l’al-lerta terrorismo resta al massimo livello, la po-lizia belga lancia la sua offensiva per stringereil cerchio attorno a Salah Abdeslam, che peròriesce a sfuggire. Dopo una retata scattata conuna maxi-operazione coordinata in sette quar-tieri della città, le forze dell’ordine arrestano 16persone, tutte in qualche modo collegate all’in-chiesta sui fatti di Parigi, che ha portato il ter-rore anche in Belgio. La minaccia rimane “seriae imminente”, e spinge il Paese a restare blin-dato. Intanto le misure di sicurezza sono staterafforzate nelle sedi delleistituzioni Ue (Consiglio,Commissione e Parlamento)di Bruxelles presidiate giàda giorni dai militari belgi.Al Consiglio, dove lo statod’allerta è passato da gialload arancione, sono statecancellate solo le riunionidei gruppi ‘tecnici’ di lavoro,mentre sono stati confermatigli incontri tra ministri - Eu-rogruppo e Consiglio educa-zione - ai quali hanno parte-cipato il ministro delle Fi-nanze Pier Carlo Padoan eStefania Giannini. Gli ufficidella Commissione sono re-golarmente aperti così comequelli del Parlamento. In-contro tra Hollande e Came-ron - A Parigi si sono incon-trati il presidente franceseFrancois Hollande e il pre-mier britannico David Ca-meron che hanno concorda-to di rafforzare la coopera-zione tra i due Paesi controil terrorismo. Il governo bel-ga e l’antiterrorismo temonoancora “offensive a più ri-prese contro moltepliciobiettivi”, soprattutto quelliaffollati, esattamente come aParigi. E non hanno inten-zione di correre rischi, non-ostante ammettano di essereconsapevoli dei danni “eco-nomici e professionali” chetali misure estreme hannocome conseguenza. Anchein Italia vengono rafforzati icontrolli nei siti più espostiad attacchi terroristici comea San Pietro dove vengonoimpiegati i metal detectorcome allo stadio Olimpico,con gli ennesimi falsi allarmia tenere con il fiato sospesoromani e turisti. L‘afflusso di25 mila visitatori per iniziati-ve come quella di “Musei inmusica”, con lunghe file aiCapitolini e non solo è se-gno che i romani non hannoceduto alla paura, anche se,rispetto ai 70 mila dell’annoscorso, un calo drastico c’èstato. Si è chiuso così ilweek end “superblindato”della Capitale, ultimo test in

vista dell’avvio del piano sicurezza messo apunto da Questura e Prefettura per l’avvio uffi-ciale del Giubileo. Da lunedì 23 città blindata. E’già operativa l’ordinanza che rafforzerà ulterior-mente i controlli in città, a pochi giorni dall’a-pertura della Porta Santa della Basilica di SanPietro, che inaugurerà ufficialmente quello chelo stesso questore della Capitale ha definito il“Giubileo ai tempi dell’Isis”. Questi giorni rap-presenteranno una sorta di “prova generale” perle forze dell’ordine, la cui presenza in città au-menterà notevolmente per garantire la percezio-ne della sicurezza, in particolare dopo i sangui-nosi attacchi di Parigi. In città saranno impiega-ti duemila uomini, a presidiare non solo gli ol-

tre mille obiettivi sensibili e gli eventi conside-rati a rischio, ma anche autobus e metropolita-ne. Agenti in divisa saliranno sui mezzi di tra-sporto per garantire la sicurezza dei passeggeri.Sorvegliati speciali saranno, ovviamente, piazzaSan Pietro e i principali monumenti della Capi-tale, dal Colosseo a Fontana di Trevi. Attenzio-ne particolare sarà rivolta anche ai luoghi di ri-trovo, in particolare dei giovani, come concertio manifestazioni. Controlli serratissimi anchenelle piazze della movida dove il questore Ni-colò D’Angelo non esclude perquisizioni, “qua-lora lo si ritenga opportuno”. Ma il dispositivo disicurezza prevede ulteriori stringenti controllianche sul Tevere e sulle vie utilizzate dai pelle-

grini per raggiungere la Ca-pitale, dagli aeroporti allestazioni ferroviarie. Maggiorepresenza delle forze dell’or-dine anche nelle periferie. Sitratta di un piano che porte-rà, dall’8 dicembre, alla no-fly zone: il divieto di sorvolosulla città per gli ultraleggerie le misure ‘anti-droni’, cosìcome annunciato dallo stes-so prefetto Franco Gabrielliche non ha escluso l’ipotesidi abbattimento dei velivoliin caso di necessità. In setti-mana ci sarà un nuovo tavo-lo tecnico in Questura in vi-sta dei tanti eventi che sisvolgeranno nella Capitale.Nel frattempo Papa France-sco affronta uno dei viaggipiù difficili del suo pontifica-to visitando la RepubblicaCentro Arcana dove nella ca-pitale Bangui c’è un quartie-re a maggioranza musulma-na, il km.5, dove si registra-no continuamente tensioni eincidenti legati alla situazio-ne politica che sta vivendo ilpaese dal 2012. Il messaggiodi Papa Francesco è statopresentato anche ai musul-mani dall’arcivescovo diBangui mons. DieudonnèNzapalainga. Lo stesso arci-vescovo ha sempre afferma-to come la religione sia statastrumentalizzata a fini politi-ci. Nel suo messaggio PapaFrancesco afferma: “Lo sco-po della mia visita è in primoluogo di portarvi, a nome diGesù il conforto della conso-lazione e della speranza.Spero con tutto il cuore chela mia visita possa contribui-re, in un modo o nell’altroad alleviare le vostre ferite ea favorire le condizioni perun avvenire più sereno per ilCentro Africa e tutti i suoiabitanti”. Rivolgendosi ai fe-deli di tutte le religioni ed et-nie del paese, il Papa haconcluso: “Desidero sostene-re il dialogo interreligiosoper incoraggiare la pacificaconvivenza nel vostro paese:so che questo è possibile,perché siamo tutti fratelli”.

3Anno XXIII

n. 10

26 novembre

2015

GALLURAANGLONA&Roma come Bruxelles e Parigi

Rafforzate le misure di sicurezza in vista del Giubileo

a t tua l i t à

Colosseo blindato

Controlli davanti alduomo di Milano

Piazza San Pietropresidiata

Simona Fodde

Al convegno diocesano perle famiglie organizzato acura dell’Azione Cattolica

diocesana il 22 novembre scorso,a Tempio Pausania, è stato af-frontato il tema delle ricchezze edelle fragilità delle famiglie nelmondo di oggi. Il convegno si in-seriva nel contesto dell’iniziativa#autunnoinfamiglia, fortementevoluta dal Vescovo e promossadalla collaborazione fra AzioneCattolica, Ufficio di Pastorale Fa-miliare diocesano e Anspi. L’ini-ziativa ha posto al centro dell’at-tenzione la famiglia e il suo spa-zio nella comunità ecclesiale ed èiniziata con la Festa per famiglieorganizzata in occasione dellachiusura del Sinodo il 25 Ottobrea San Teodoro a cui hanno parte-cipato circa in 200 tra famiglie eoperatori pastorali e si è conclusacon il convegno svolto a Tempionei locali del seminario diocesa-no il 22 novembre in cui 150 par-tecipanti, soprattutto famiglie,provenienti da 12 parrocchie traGallura e Anglona, hanno datoun contributo concreto al percor-so di discernimento sulla pastora-le familiare diocesana. La tavola

rotonda del mattino ha visto al-cuni interventi di rilievo e spes-sore: Alessandra Nori e FrancescoAtzori, giovane coppia di sposiche ha raccontato ai partecipantile bellezze e le difficoltà di ini-ziare una famiglia nel mondoodierno, don Mauro Moretti, so-ciologo, parroco di San Teodoroe responsabile dell’Ufficio di pa-storale familiare diocesano, cheha introdotto il tema dell’ascoltonella famiglia; ascolto dei più pic-coli e ascolto fra coniugi, e infinela prof.ssa Franca Kannheiser Fe-liziani, catecheta, psicoterapeuta,membro dell’UCN, che ha appro-fondito il tema dell’ascolto e del-l’accoglienza nella famiglia e del-la famiglia stessa nelle nostre co-munità ecclesiali. Il clima “sino-dale” respirato sia nel dibattito enei laboratori tecnici del pome-riggio hanno creato un vero eproprio “cantiere” di idee, di pro-poste, di suggestioni che dimo-strano quanto bisogno oggi le fa-miglie abbiano di spazi condivisi,luoghi di incontro. Le sintesi ver-ranno poi rese disponibili perl’ufficio di pastorale familiare af-finché siano un contributo fruibi-le per la progettazione della pa-storale in diocesi.

I l 19 novembre 2015, durantel’ultimo ritiro del clero, il ve-scovo mons. Sebastiano San-

guinetti ha annunciato ai sacer-doti la nomina di Don Gianfran-co Cascioni a parroco di Viddal-ba, a partire dal 1° dicembre. At-tualmente era vicario parrocchia-le in questa parrocchia guidatada Don Mauro Bucciero. DonGianfranco, nato a Tempio Pau-sania il 5 dicembre 1977 è statoordinato nella cattedrale di SanPietro a Tempio il 6 ottobre del2007 da mons. Sebastiano San-guinetti e da lui stesso era statonominato parroco di San Nicoladi Bari in Loiri - Porto San Pao-lo il 19 luglio 2010. Il vescovo

ha altresì informato il clero che èin corso di perfezionamento ilrinnovo della convenzione peraltri tre anni del sacerdote polac-co Don Mattia Klimek, attual-mente amministratore parroc-chiale di Santa Maria Coghinas.

Durante l’ultima riunione diconsulta sono state conse-gnate le locandine da ap-

pendere nelle varie parrocchie e si èdeciso insieme di programmare al-cuni incontri formativi come prepa-razione alla giornata mondiale dellagioventù che si terrà nell’estate del2016 a Cracovia. Il 6 dicembre si ter-rà il primo incontro diocesano sultema della misericordia. Alle ore16.00 è previsto l’arrivo e l’iscrizione(qui riceveranno un cartoncino cheindicherà il colore della squadra perla divisione futura). Alle ore 17.00gioco di presentazione organizzatoall’oratorio della cattedrale. Alle ore18.00 in cappella (con il vescovo) -spiegazione del tema (veloce e in-dolore) - divisione nelle quattrosquadre del colore dei rispettivi car-toncini ricevuti all’iscrizione. Lesquadre sono seguite rispettivamen-te da: Don Alessandro, Don Theron,Don Davide e Don Romolo, questedovranno interpretare un’opera dimisericordia, sarebbe carino chedue opere fossero corporali e le al-tre due spirituali. Alle ore 19.30 cisarà un rinfresco. Ogni forania por-terà qualcosa da offrire. Gli altri in-contri di preparazione a livello dio-cesano, alla presenza del Vescovo siterranno la Domenica 3 Aprile (gior-

no della Divina Misericordia) - tema:la Santità‘ (sulle figure di GiovanniPaolo II e Suor Faustina). Il Merco-ledì 1 Giugno (SS. Trinità) sul temadelle Beatitudini. Tutti gli incontriSaranno sempre a Tempio, presso ilSeminario, a partire dalle ore 16.00,con il seguente programma: - Acco-glienza - preghiera - intervento delVescovo - lavori di gruppo – condi-visione – fraternità. In ogni Forania,invece, ci saranno incontri mensili dipreparazione alla GMG. I referenticomunicheranno la sede degli incon-tri, uno per ogni mese, partendo dagennaio, febbraio, marzo e maggio.I temi potrebbero essere quelli pro-posti in http://www.krakow2016. -com/it/cuore-20 1. Esigenze spiri-tuali - formazione spirituale. 2.Esame di coscienza – più di un rac-conto; confessione - antivirus perl’anima; espiazione - apprendi econdividi. 3. Eucaristia - tempodell’amore; parola - al posto dellaricerca automatica. 4. Credo - sonoper il sì; comunità - entra a far par-te della rete. 5. Offerta – la mia vi-ta è in buone mani. Stando alle indicazioni degli orga-nizzatori, si prevede per la Giorna-ta Mondiale della Gioventù unabuona partecipazione dalla nostradiocesi.

Stefano Bugini

Papa Francesco durante lascorsa quaresima ha detto:“Un cristiano non ama un

suo simile perché è generica-mente buono e solidale, ma per-ché ha sperimentato in sé l’amo-re di Cristo ed è questo amoreche testimonia agli altri”. Eccodunque passare dalle parole aifatti. La solidarietà cittadina si èsviluppata in un progetto intelli-gente, raccogliendo aiuti alimen-tari in scadenza o non consuma-ti da supermercati, negozi e ri-storanti e offrendoli alla mensadei più bisognosi anziché smal-tirli. I frutti anche dell’Expo sifanno sentire. Il dono di un fur-gone Fiat Doblò refrigerato, perla raccolta degli alimenti, cedutoin comodato d’uso dalla “Mobi-lity Life” per la durata di 4 anni,servirà all’associazione del vo-lontariato Vincenziano, che ge-stisce la mensa, a migliorare illoro servizio anche grazie all’a-zione operosa dell’assessore aiservizi sociali Rino Piccinnu cheha siglato un accordo tra comu-ne di Olbia e la soc. Mobility Li-fe impegnata tra l’altro a ricerca-re sponsor nel territorio Gallure-se. Questi si sono fatti carico

dell’acquisto e delle spese di ge-stione del mezzo, fatta eccezio-ne per il carburante, per il qualeprovvederanno i volontari. IlSindaco Giovannelli durante ilsuo intervento ha ricordato leparole di San Vincenzo de Paoli:“Non c’è vocazione più grandedi quella di servire i poveri”.L’assessore Rino Piccinnu ha ri-cordato la nascita e l’iter seguitoper giungere alla conclusione diquesto nobile progetto, mentrela presidente delle VincenzianePinuccia Sini, ha chiuso gli inter-venti ricordando che il nuovoservizio garantirà anche il tra-sporto di cibi direttamente alleabitazioni delle persone biso-gnose che non hanno, a volte,neppure la possibilità di potersiacquistare una bombola del gaso di potersi muovere autonoma-mente. Don Gianni Sini, parrocodella Parrocchia di Nostra Signo-ra de La Salette ha benedetto ilnuovo mezzo ricordando che sirealizzano così le parole evange-liche ”avevo fame e mi avete da-to da mangiare, ero forestiero emi avete accolto”. L’auspicio èche nuovi volontari si affaccinoal mondo del volontariato pergarantire continuità a questoprogetto.

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GALLURAANGLONA&Famiglie in campo

L’A.C. si ritrova a Tempio per il convegno diocesano

va r ie

Solidarietà concretaLa Fede senza le opere è come un albero senza frutti

I giovani si preparano alla GMG di CracoviaPrevisti alcuni incontri formativi

Don Gianfranco Cascioni parroco a Viddalba

Consegna del mezzo allamensa vincenziana

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GALLURAANGLONA&sovven i re

Don Gianfranco Pala - Incaricato regionale Sovvenire

Domenica 22 novembre, come ormai av-viene da diversi anni, è stata celebratala Giornata di sensibilizzazione per

il sostegno economico alla Chiesa cattolica. Aipiù, su questo argomento, rimane qualcosa an-cora da scoprire, per altri un ambito spesso daverificare. Alla stragrande maggioranza richia-ma la pubblicità trasmessa dai mezzi di comu-nicazione, con lo spot “chiedilo a loro”, che hal’obiettivo di indicare alcune esperienze, che,grazie al sostegno economico, si possono rea-lizzare a favore di fasce deboli e indifese. Datempo ormai, i mezzi di comunicazione, insie-me agli spot, trasmettono una vera e propriacampagna denigratoria verso la Chiesa, cer-cando di minare le stesse fondamenta di ciòche permette alla comunità cristiana di esserepunto di riferimento per tante persone. Nessu-no vuole con questo nascondersi dietro un di-to, ne tantomeno negare alcune digressioni dibasso profilo, che dolorosamente coinvolgonoalcuni uomini di chiesa. E’ importante, a que-sto punto, chiarire che nulla hanno a che ve-dere le offerte sia dell’8xmille, cosi come del-le offerte liberali, con veri o presunti scandali,che tanto agitano l’opinione pubblica, anchein questi giorni. Ciascuno di noi, con retta co-scienza, sa ben distinguere il bene dal male, laretta intenzione da ciò che invece porta con secomportamenti illeciti e discutibili. Gran parte

delle nostre comunità, anche chi talvolta siproclama al di fuori di un cammino ecclesiale,ben sa che i nostri 36 sacerdoti, in Italia, sispendono in contesti sociali spesso non facili,e certamente non immersi in ricchezze chenon esistono. Tra loro ci sono anche i 600 mis-sionari, che mensilmente ricevono dalle dioce-si quanto stabilito dalla CEI. Ci sono i sacer-doti ammalati, anziani e spesso soli, i quali,non di rado necessitano di particolare assi-stenza. C’è poi l’aiuto alle scuole materne, al-le case di cura, alle case di riposo, alla Cari-tas, che attraverso l’8xmille, porta avanti unaserie di iniziative caritatevoli, che purtroppo,non sono portate alla gloria delle cronachedai mass media, ma che manifestano la pre-senza amorevole della Chiesa. Da non dimen-ticare in questo contesto, le case di accoglien-za per i poveri, le mese, la strutture per madrie donne in difficoltà. Un mondo variegato ecomplesso, che senza l’aiuto di ciascuno dinoi, rischia di soccombere sotto il peso del-l’indifferenza e del disinteresse. A questo vaaggiunto il sempre maggiore impegno che laChiesa sta spendendo per il recupero di unpatrimonio artistico e culturale, anche nellenostre piccole comunità. Alcuni cantieri sonoavviati, altri stanno per iniziare e tutto graziead un impegno della comunità cristiana che siriconosce in un passato, dove si può rispec-chiare un’eredità inestimabile ricevuta dai no-stri padri, che abbiamo il dovere di tutelare erecuperare. Così come ben sappiamo, la Chie-

sa non è un ricettacolo di ladri, ne un tempiodi malaffare, come certa stampa e propagan-da vuole far credere. La Chiesa è soprattuttoquesto: un impegno serio, responsabile a fa-vore di un variegato mondo che bussa alla suaporta. Questo senza negare difficoltà e debo-lezze che talvolta sporcano il suo volto di Ma-dre premurosa. Donare e condividere, è parteintegrante della vita stessa della comunità, equesto fin dai primi tempi della chiesa, nelleprime comunità cristiane.

Non è stato solo un pellegrinaggio ai luo-ghi santi della vita di Cristo, ma ancheun viaggio dentro le pietre vive che an-

cora oggi li abitano. Si è chiusa il 20 novembre,a Betlemme, con una messa alla grotta dellaNatività, la visita della delegazione di giornali-sti della Federazione italiana settimanali cattoli-ci (Fisc) in Terra Santa e a Gaza, organizzatacon il Servizio Cei per gli interventi caritativi afavore dei Paesi del Terzo Mondo, nell’ambitodell’iniziativa “8×1000 senza frontiere” Non èstato solo un pellegrinaggio ai luoghi santi del-la vita di Cristo, ma anche un viaggio dentro lepietre vive che ancora oggi li abitano. Si è chiu-sa questa mattina (dal 16 novembre), a Betlem-me, con una messa alla grotta della Natività, lavisita della delegazione di giornalisti della Fe-derazione italiana settimanali cattolici (Fisc) inTerra Santa e a Gaza, organizzata con il Servi-

zio Cei per gli interventi caritativi a favore deiPaesi del Terzo Mondo, nell’ambito dell’inizia-tiva “8×1000 senza frontiere”. Da Gerusalemmea Betlemme, passando per la Striscia di Gaza,dal Sepolcro, al Getsemani, dalla Natività alCalvario, i 10 partecipanti, guidati dal presiden-te della Fisc, Francesco Zanotti e dal responsa-bile del già citato ufficio Cei, don Leonardo DiMauro, hanno potuto conoscere da vicino an-che alcune opere di solidarietà finanziate dallaChiesa italiana. Formazione e sviluppo. Grazieai fondi dell’8×1000, sono una dozzina i pro-getti in corso dal 2013 in Terra Santa. Il loroscopo, spiega don Leonardo Di Mauro, “è pro-muovere, in collaborazione con il Patriarcatolatino di Gerusalemme e con la Custodia di Ter-ra Santa, la formazione e lo sviluppo, in modoparticolare dei bambini e dei giovani”. Comeavviene nella scuola cattolica della “Sacra Fa-

miglia” di Gaza, dove la Ceiha finanziato, tra le variecose, la ricostruzione di unsalone multidisciplinare, di-strutto nel 2014 durante laguerra. 647 studenti, di cuisolo 72 cristiani, che studia-no imparando a convivereal di là delle differenze edelle difficoltà legate alleguerre, 3 negli ultimi 9 an-ni, e al blocco israeliano.“Resistiamo studiando –hanno detto alcuni di loroai giornalisti della Fisc – vo-gliamo continuare a sogna-re un Paese diverso. Nonvogliamo diventare dei ter-roristi”. “La Chiesa italiana,grazie all’8×1000 e alla fidu-cia che gli italiani hanno

verso di lei, riesce ad essere vicina a tutti i Pae-si poveri e anche alla Terra Santa. Aiutare i gio-vani a studiare è importante. Vedere le opererealizzate con i fondi dell’8×1000 rappresentaun incentivo per andare avanti su questa stra-da” sottolinea don Di Mauro. La delegazioneFisc-Cei ha fatto visita all’Istituto audiofonetico“Effetà Paolo VI”, alla scuola professionale sa-lesiana, quella femminile “Terra Santa”, nellaquale è attivo il progetto di sviluppo femmini-le “Women enpowerment”, al centro di assi-stenza anziani di St. Anthony e a quello giova-nile “Papa Francesco”. Una presenza che si fasentire. “Abbiamo fatto gli incontri che uno nonsi aspetta – commenta il presidente della Fisc,Francesco Zanotti -, a Gaza la minuscola co-munità cattolica, nemmeno 200 fedeli su oltreun milione e mezzo di abitanti, è un segno tan-gibile di una speranza in atto. In mezzo allemacerie, alla fame, alla miseria, i seguaci di Cri-sto operano nel silenzio accanto a questi ultimidegli ultimi”. Chiaro il riferimento al parrocodon Mario Da Silva, alle religiose che lo aiuta-no e alle suore di madre Teresa di Calcutta chesi prendono cura di 42 bambini disabili, tuttimusulmani. “A Gaza il cristianesimo si incarna,non si predica. “È stato un privilegio poter ve-dere con i nostri occhi di quale testimonianzasiano capaci i cristiani di Terra Santa – diceFranco Colomo del settimanale ‘L’Ortobene’,diocesi di Nuoro – da parte nostra possiamosolo trarre esempio e stare loro vicini con lapreghiera e con il nostro lavoro. Perché tuttisappiano”. “Per noi, che settimanalmente impa-giniamo notizie, storie, vita, esperienze – affer-ma Luigi Sparapano, direttore del settimanaledella diocesi di Molfetta, ‘Luce e Vita’ – questoviaggio è stata un’opportunità per scompagina-re la vita, mettere in discussione le nostre sicu-rezze, provocare la nostra fede”.

Per una Chiesa attenta alle necessità dei suoi figliCelebrata domenica 22 la giornata di sensibilizzazione

A Gaza e in Terra Santa il cristianesimo si incarna e non si predica

Le suore di Madre Teresa con i bambini di Gaza

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GALLURAANGLONA&

Equipe UCD-CDV

Circa 60 catechisti, una bella rappresentan-za di molte parrocchie della Diocesi, han-no partecipato nei locali del Seminario il

20 novembre al primo appuntamento di forma-zione proposto per quest’anno. Il tema scelto ri-prende il progetto pastorale consegnato dal Ve-scovo alla Diocesi, invitando tutti noi ad avereun cuore grande come quello di Dio per il qua-le non esiste barriera o esclusione al e dal Suoamore. Il percorso suggerito quest’anno si snodain quattro incontri che hanno come scopo quel-lo di approfondire i testi (documenti e catechi-smi) del nostro Progetto catechistico nazionale.Gli incontri prossimi saranno l’11 Dicembre2015, 8 Gennaio e 19 Febbraio 2016. In questianni, infatti, avendo avuto il modo di visitaremolte realtà parrocchiali ci siamo resi conto chespesso i catechismi CEI non sono realmente co-nosciuti e pertanto non vengono usati o sonoadoperati in maniera non proprio corretta con ri-percussioni serie sull’azione catechistica. Gli in-

contri si svolgono a mo’ di laborato-rio. Dopo un sobrio momento dipreghiera il Direttore, ricostruendo ilricco percorso catechistico italianodal Concilio ad oggi, introduce i te-sti in esame e offre delle indicazionidi metodo su come procedere allostudio di gruppo. Nel primo incon-tro già svolto abbiamo preso in con-siderazione il Documento Base, Rin-novamento della Catechesi, sempreattuale e purtroppo sempre pococonosciuto ed il Catechismo per ibambini in età prescolare (0-6 anni)Lasciate che i bambini vengano ame, un testo modesto nella veste mamolto ben fatto e soprattutto moltoutile per i genitori ed i catechisti nell’accompa-gnamento graduale e proporzionato della fedenascente nel cuore dei piccoli e della fede – so-vente – riscoperta nel cuore delle nostre fami-glie. Dopo lo studio svolto in piccoli gruppi sisvolge un momento qualificato di collatio dove icatechisti condividono le loro riflessioni matura-te in base ai dati acquisiti. Con l’aiuto del Diret-

tore e dell’equipe si precisano meglio contenutie indicazioni. Ci è parso di cogliere molta soddi-sfazione ed il desiderio di proseguire ancora dipiù su questa strada intrapresa, consapevoli delfatto che l’UCD non predispone solo questo iti-nerario formativo ma si rende sempre disponibi-le alla visita e al supporto locale nelle parrocchiee nelle foranie che ne fanno richiesta.

Siamo davanti a una guerrache si combatte su tre fronti:quello più convenzionale e

prettamente militare si trova inMedio Oriente. C’è poi un frontemilitare non convenzionale che sicombatte a casa nostra con l’attivi-tà di intelligence in società sem-pre più multiculturali. Infine c’èun fronte eminentemente cultura-

le, un fronte in cui si combatteuna battaglia delle idee, una bat-taglia che ha al centro la naturadell’uomo, il suo senso e il suodestino. Gli attentati terroristici aParigi non segnano l’inizio di unaguerra, sono piuttosto un’altra bat-taglia della “guerra mondiale apezzi” che Papa Francesco ha de-nunciato mesi fa e che da anni sta

frantumando il sistema internazio-nale, convivendo con la globaliz-zazione e anzi essendo parados-salmente legata a essa in vari mo-di. Proprio perché si tratta di unfenomeno allo stesso tempo“mondiale” e “a pezzi”, serve ca-pacità di discernimento per com-prendere una situazione moltocomplessa e serve un nuovo mo-do di pensare per affrontarla. Nonstiamo vivendo un’epoca di cam-biamenti, ma stiamo vivendo uncambiamento di epoca, come hadetto sempre il Papa a Firenze, inun contesto che nulla aveva a chefare con il terrorismo, ma mo-strando la consueta visione com-plessiva di lungo periodo, chenon si lascia schiacciare sul parti-colare e sul contingente. Gli at-tentati di Parigi, così come quellinel quartiere sciita di Beirut e l’ab-battimento dell’aereo russo decol-lato da Sharm el-Sheikh, sono col-legati a quanto avviene in Siria ein Iraq, ossia alla lotta ingaggiatacontro l’Isis. L’origine dell’Isis ècomplessa come il quadro globalein cui si inserisce. Ogni movimen-to armato ha bisogno per nasceredi un ambiente che ne favoriscalo sviluppo e di un’ideologia chelo guidi. La nascita dell’Isis è lega-ta a una serie di errori commessida molti attori: dittatori locali, po-tenze regionali che si combattonoper procura, stati occidentali checon politiche avventuristiche e in-teressate hanno destabilizzatoaree intere del Medio Oriente edel Nord Africa. Ormai però è inu-tile recriminare sul passato. L’Isisnon si inserisce (seppure con laforza) nelle logiche del sistema in-ternazionale così come lo cono-sciamo, ma mira a sovvertirlo, pe-raltro con metodi di inaudita bru-

talità. Per questo motivo è neces-sario fermarlo. Finalmente, sem-bra che fra la Conferenza di Vien-na sulla Siria e il G-20 in Turchiasi stia sviluppando una trama di-plomatica che coinvolge tutti gli at-tori importanti dell’area, compresal’Arabia Saudita e l’Iran. Sul secon-do fronte, quello del terrorismo inEuropa e negli Stati Uniti, è neces-sario intensificare l’attività d’intelli-gence e fare di tutto per fermare lecellule terroristiche mentre si stan-no organizzando, perché presidia-re ogni possibile obiettivo di atten-tati non è una strada percorribile. Iterroristi si muovono da uno statoall’altro, comunicano, collaborano.E’ fondamentale pensare e agire al-l’unisono, aumentare la collabora-zione fra i servizi e i corpi di poli-zia, come nell’indagine che ha por-tato all’arresto di 17 persone in tut-ta Europa proprio la scorsa setti-mana. È però cruciale anche ripen-sare le nostre società, trovare for-me giuste ed efficaci di gestionedella multiculturalità, perché (perusare una sola immagine) le ban-lieue parigine sono nelle stessepessime condizioni in cui versava-no dieci anni fa, all’epoca delle fa-mose rivolte. Qui giungiamo al ter-zo fronte, il fronte culturale e idea-le. L’Europa, è ancora in grado diproporre un’idea di società fonda-ta sul rispetto per ogni vita, cheesca dall’egoismo, sia rivolta allasolidarietà, sia davvero integral-mente umana e dunque incompa-rabilmente più giusta e attraentedell’odio propagandato dai fanaticidell’Isis? Solo se vinceremo questasfida per una nuova Europa e unanuova epoca insieme ai musulma-ni contrari al terrorismo che abita-no fra noi, potremo vincere la “ter-za guerra mondiale a pezzi”.

Dopo l’attacco a ParigiAbbiamo il dovere di vincere la “terza guerra mondiale a pezzi”

Catechisti dal cuore grande!!!

catechesi

2.200 delegati in rappresentanzadelle 226 diocesi italiane, oltre chedi associazioni, movimenti e istitu-

ti ecclesiali, con oltre 200 vescovi. E lapresenza di Papa Francesco per un’inte-ra giornata che ha dato all’eventoun’impronta e una spinta eccezionalicon la forza della sua parola e del suocarisma. Preghiera intensa, ascolto dellaParola di Dio, riflessione, dialogo, par-tecipazione corale e attiva al nutrito earticolato programma hanno riempito lecinque giornate fiorentine. Cinque areetematiche attorno a quelle che sono sta-te chiamate le “cinque vie”, declinatecon i cinque verbi presi dall’ EvangeliiGaudium di Papa Francesco: uscire, an-

nunciate, abitare, educare, trasfigurare.Lavori in assemblea generale, una gior-nata e mezzo di lavoro attorno a 100 ta-voli in gruppi di 10 persone per dare adognuno la possibilità di esprimersi e didare il proprio contributo, un pomerig-gio dedicato all’incontro con la Città diFirenze, nei luoghi, esperienze di carità,di cultura, di dialogo interreligioso piùsignificativi di una Chiesa concreta, im-mersi nella storia e nella bellezza chesolo Firenze, capitale del Rinascimentoitaliano, può dare. Sono soltanto alcuniflash per inquadrare un evento che laChiesa italiana vive ogni 10 anni, a me-tà del decennio segnato dagli orienta-menti pastorali della Conferenza Episco-

pale Italiana. L’attualedecennio è dedicato altema dell’educazione,con particolare atten-zione all’educazionealla fede. Il Convegnodi Firenze ha declinatoquella che Papa Bene-detto aveva chiamato“emergenza educati-va”, con il significativotitolo: “In Gesù Cristo ilnuovo umanesimo”. Lanostra Diocesi era pre-senta al 5° Convegnoecclesiale nazionale diFirenze con 7 Delegati.Insieme al Vescovo,Monsignor SebastianoSanguinetti, c’eranodon Raimondo Satta,don Paolo Pala, SuorManuela Vargiu fdgc,Dottor Franco Pala,dott.sa Simona Foddee dottor Luca Marras. In questo inserto spe-ciale di Gallura e An-glona intendiamo of-frire ai nostri Lettoricontenuti ed emozio-ni del Convegno attra-verso le parole deinostri delegati.

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GALLURAANGLONA&convegno d i f i r enze

Il convegno di Firenze nelle paroledei nostri delegati

Un momento dei lavori

Francescoa Firenze

FirenzeBattistero

Franco Pala

Il primo significato che si tendea dare al verbo abitare è quelloriferito alla casa o ad un luogo

in cui ci si ferma e si vive. Anchese questo verbo può evocare un’i-dea di staticità (si abita stando fer-mi in un posto), in realtà evoca an-che un insieme di relazioni e diazioni: abitare fa pensare ad unafamiglia, al rapporto fra più perso-ne, alla condivisione di spazi edanche di tempo; si abita in una ca-sa, in una città, in un rione o inuna parrocchia, nel mondo (la no-stra casa comune). Tutto ciò che èabitato è pulsante di vita, ciò che èdisabitato è freddo, silenzioso e inrovina perché nessuno se ne pren-de cura. “Abitare” è una delle azio-ni proposte come via da percorre-re per rinnovare l’umanità: piutto-sto che stare in un posto, abitare civiene indicato come un cammino.Come è possibile abitare muoven-dosi? Se prendiamo come riferi-mento le altre vie proposte in que-sto Convegno Ecclesiale, come èpossibile abitare ed uscire, abitaree contemporaneamente educare eannunciare? E’ più facile ad es.educare ed insieme annunciare,oppure uscire per poi annunciare,cosa si può fare quando si abita: èpiù ovvio aspettare che qualcunovenga a trovarci, si può ad es. usci-re ed abitare? “E subito, usciti dallasinagoga, andarono nella casa diSimone ed Andrea in compagnia diGiacomo e Giovanni” (Mc 1,29). IlPapa ci ha parlato della sua idea diChiesa: una Chiesa in uscita. Unacomunità che va ad abitare nei va-

ri luoghi che in questotempo sono “disabitati”per condividere ed es-sere in relazione con iproblemi che esistononella case e nelle fami-glie, nel rione, nellacittà. Il significato piùprofondo di abitare èquello di vivere e con-dividere “la storia dellafamiglia umana”, com-piendo anche noi il ge-sto di Gesù, che passadal luogo di preghieraalla casa di Simone,trovando il modo “perfar sì che la Parola siincarni in una situazio-ne concreta e dia fruttidi vita nuova” (Evan-gelii Gaudium 24).Ec-co che allora per abita-re bisogna uscire; per educare edannunciare bisogna abitare; abitan-do con gli altri si può trasfigurare,trasformare il mondo del quale tut-ti siamo cittadini. Questa traccia dipensiero è stata analizzata neigruppi di lavoro che si sono dedi-cati ad essa e sono state infine pre-sentate diverse proposte da attuarenelle nostre comunità, come trac-cia del lavoro pastorale dei prossi-mi anni. “Il Verbo si fece carne evenne ad abitare in mezzo a noi”.Si tratta di portare la presenza e laParola di Dio “in mezzo a noi”, neivari ambiti della vita di ogni gior-no. Questi ambiti sono stati indivi-duati e proposti alla riflessione edall’azione per tutte le comunitàdella Chiesa Italiana. Cosa è “dis-abitato” che attende di essere abi-

tato: la famiglia, il lavoro, la malat-tia e la disabilità, la solitudine, lapolitica, tutti ambiti nei quali emer-ge forte la necessità di proporre unnuovo umanesimo attraverso l’an-nuncio della persona di Gesù attra-verso la Parola e la testimonianza.Come realizzarlo? “Ripartire dagliultimi” è l’invito che ci viene fatto,in particolare alle soglie dell’AnnoSanto della Misericordia: dalle fa-miglie ferite, dai giovani in cercadella propria strada, dai vecchi edai nuovi poveri (Malati, anziani,emigrati, disoccupati). Ma anchestare attenti a non trascurare di abi-tare il tempo, che è uno spazio am-pio di incontro con tantissime real-tà disabitate: abitare il tempo vuoldire stare in relazione con tutte lepersone al di fuori degli spazi tra-

dizionali. Ad es. il tempo della fa-miglia, il tempo della scuola, dellavoro così come il tempo dedica-to all’impegno sociale. Molto si èinsistito sulla formazione delle per-sone che si impegnano nel serviziopolitico ed amministrativo e sullanecessità di accompagnarle e so-stenerle durante il loro mandato.Molte quindi sono le possibilità di“declinare lo stile dell’abitare”: l’au-spicio è che le comunità diocesanee parrocchiali ricerchino e realizzi-no, ognuna secondo le proprie ca-ratteristiche, una presenza ed unavicinanza ai bisogni delle personee della società. “Maestro, dove abi-ti? ... venite e vedrete…lo seguiro-no” (Gv 1,38). Dove andarono adabitare? Seguendo le loro traccepotremo riscoprirlo.

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GALLURAANGLONA&Abitare

La storia e le periferie esistenziali degli uomini

FP

Di ritorno dal Convegno Ecclesiale Nazio-nale di Firenze, tra i numerosi spunti diriflessione che l’incontro ci ha donato,

vorrei condividere alcuni momenti particolariche mi sono rimasti impressi. Il pomeriggio delmartedì, durante la messa col Papa, in uno sta-dio gremito da circa 50.000 persone che avevaaccolto l’ingresso del Papa con un boato di ap-plausi ed una coreografia incredibile (in ogni set-tore dello stadio i partecipanti avevano un faz-

zoletto di colore diverso che veniva sventolato alpassaggio di Francesco, con un effetto cromaticospettacolare), dopo la consacrazione, si è eleva-ta la preghiera del Padre Nostro. Come una solavoce 50000 persone hanno intonato il canto:“Padre nostro che sei nei cieli” … ed io non so-no riuscito ad andare avanti perché un groppodi commozione mi impediva di cantare. Perchéuna cosa è pensare che esiste un Padre che è ditutti, che sta nei cieli e al quale è possibile rivol-gersi e farlo da soli o alla messa domenicale,un’altra cosa è ripetere quelle parole insieme ad

una folla immensa. Ho avuto la perce-zione della grandezza e della vastità del-la paternità di questo Padre, così comedella grandezza e della vastità di quellafamiglia, la Chiesa, che a Lui si rivolge.Un canto che è salito nei cieli come unasola voce dandomi la percezione di unapreghiera potente, che attraversando lenuvole poteva arrivare dovunque. Alloraho rinunciato a pronunciare le altre pa-role e mi sono lasciato trasportare dall’e-mozione che quelle stesse parole sonocapaci di suscitare: “sia santificato il tuonome, venga il tuo regno, sia fatta la tuavolontà”. Ma anche, Padre immenso diuna famiglia sconfinata, “dacci il nostropane quotidiano” perché siamo affamati,non solo di pane ma di amore, di soli-

darietà, di giustizia, di pace. E perdonaci perchétutto questo non siamo capaci di farlo… ma ren-dici uomini nuovi, liberi: di comprenderti, dicercarti, di lodarti. Tutti insieme, con una solavoce. Una nave che si stacca dal molo e prendeil largo per molti di noi sardi ha il significato diun cambio di vita: chi è andato fuori per studia-re o per lavorare penso abbia in sé forte questasensazione rispetto a chi prende la nave per an-dare in vacanza o a chi per parte in auto. Nelnostro immaginario di isolani poi si tratta di la-sciare una terra, di mettere tra noi ed il passatoil mare e proiettarsi verso il futuro, lasciandomagari qualche certezza o semplicemente qual-che abitudine. Mentre la nave si staccava dalmolo di Livorno per riportarci a casa, nella no-stra comunità diocesana, ho pensato a questaChiesa che si rinnova, che riparte, che affrontail mare verso un futuro da costruire. “Salve Re-gina, madre di misericordia…”: per il canto cheha concluso il convegno eravamo solo 2500 (cir-ca). Qui sono riuscito a cantare fino alla fine, mal’emozione mi è tornata al cuore guardando lascia della nave. Siamo un popolo che si appre-sta a riprendere il largo, chiamato ad uscire perabitare, educare, annunziare, trasfigurare: “ma-dre della misericordia…mostraci il volto del tuofiglio”, mostraci il nostro stesso volto di salvati.La nave si è staccata in orario ed ha ripreso ilmare e la notte era serena.

Riflessioni ed emozioni di un partecipante al convegno

convegno d i f i r enze

Convegno di FirenzeI partecipanti in corteo

Convegno di FirenzeI partecipanti della diocesicol vescovo Sanguinetti

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don Paolo Pala e dott. Luca Marras

Quella del Convegno ecclesiale di Firenzeè stata una bella ed intensa esperienza diincontro, comunione e riflessione. I lavo-

ri sono entrati subito nel vivo dal pomeriggio dilunedì 13 Novembre con la prolusione dell’arci-vescovo di Torino Mons. Nosiglia, presidente delComitato organizzatore del Convegno. Nel suointervento il presule ha fatto un resoconto delcammino compiuto da vari soggetti ecclesiali perarrivare a questa importante settimana di lavori eha offerto alcune piste metodologiche per la con-duzione delle giornate, vissute da circa 2.200convenuti rappresentanti di tutte le 226 diocesiitaliane. Il giorno più atteso è stato il martedì 14con l’arrivo e l’intervento del Santo Padre. In unduomo gremito il Papa è stato accolto con un ca-lore pari a quello che lui per primo riesce a tra-smettere nella sua semplicità e nella sua parola,quasi dimessa. Nel discorso offerto ai convegnistied attraverso di noi a tutta la Chiesa che insistesulla Nazione, Francesco ha tratteggiato i linea-menti del volto dell’umanesimo cristiano, che so-no i lineamenti del volto di Gesù. L’umiltà, il dis-interesse e la beatitudine, queste le tre pennella-te distese sulla tela del volto umano. L’umiltà ciriconcilia con la nostra fragilità, non dobbiamoavere paura di riconoscerci fragili. L’essere disin-teressati ci permette di vivere nella gratuità, spe-cie le relazioni, senza tornaconto. La beatitudineci restituisce la gioia del Vangelo accolto e testi-moniato. Il Papa però ci ha messi in guardia dadue rischi o tentazioni. Il pelagianesimo e lo gno-sticismo. Il primo viene declinato come quell’at-teggiamento pericoloso che porta a confidare ec-cessivamente sulle forse, risorse e schemi del-l’uomo, vuoi anche quelli pastorali. Il secondosconfina con il soggettivismo della fede, aderen-

do a dottrine ma non a Gesù. In Lui èil vero umanesimo! Non più l’homohominis lupus di hobbesiana memo-ria ma piuttosto l’Ecce Homo del Van-gelo deve orientare la nostra identità ela nostra crescita umana… lasciando-ci sovrastare dall’umanità di Gesù, co-me il dipinto che campeggia nella cu-pola del Brunelleschi, splendida cor-nice dell’antico e nuovo proclama an-tropologico del Cristianesimo.E la Chiesa risponde come Maria al-l’Ecce Homo… ecce Ancilla Domini! Un bellissi-mo passaggio che ha suscitato un brivido di am-mirazione e stupore in tutta la qualificata assem-blea. I giorni successivi, a parte le brevi relazionidi prof. Magatti e Mons. Lorizio, hanno visto co-me protagonisti i convegnisti stessi che si sonosuddivisi in 5 macro gruppi da circa 500 personeciascuno. I gruppi erano scelti in base ai 5 verbiprincipe del Convegno che sono anche le 5 viescelte per declinare le esigenze dell’annuncio delVangelo all’uomo di oggi e della definizione stes-sa dell’uomo da parte del Vangelo. Uscire, abita-re, annunciare, educare, trasfigurare. Ognigruppo era poi articolato in ulteriori 5 gruppi da100 persone ed ogni sottogruppo prevedeva lasuddivisione in 10 tavoli da 10 partecipanti, otti-mo modo per dare a tutti la possibilità di con-frontarsi ed esprimersi sui contenuti del Conve-gno. Abbiamo partecipato al gruppo dell’educa-re. La scelta è caduta su questo verbo sia per ra-gioni di ministero, sia per ragioni di impegnoparrocchiale, sia per ragioni di interesse persona-le e anche per fare sintesi degli orientamenti pa-storali dei Vescovi italiani per questo decennioche viviamo (2010-2020). Impossibile fare un ri-assunto compiuto di quanto emerso nei lavori,non solo nei nostri tavoli ma in tutto il grandegruppo di riferimento. Certamente se dovessimo

condensare quanto compreso coniugheremmonon solo il nostro verbo di riferimento ma tutte le5 “vie” in questo modo: uscire significa abbando-nare qualche sicurezza per essere certi di incon-trare tutti. Spesso siamo troppo frenati da privile-gi acquisiti che ci impediscono di vivere quelladimensione ecclesiale di “ospedale da campo”tanto desiderata dal Papa, pur non trascurandoche si corre qualche rischio. Annunciare significadire il Vangelo con una vita credibile. Forse ave-va ragione don Gallo quando provocatoriamentediceva che il Signore, alla fine della nostra vita,non ci chiederà se siamo stati credenti ma credi-bili! Abitare significa stare nelle situazioni senzadesiderare di andare altrove. Duro colpo per chisogna una società platonica, una Chiesa platoni-ca. Sogni che spesso denunciano un impegnoplatonico ed una fede platonica! Educare signifi-ca migliorare se stessi sempre e offrire umilmen-te esperienza ed esempio. Acquisendo certamen-te un’attitudine ad un processo educativo perma-nente, lasciandoci trasformare dalla potenza delVangelo che è la voce ed il sostegno di prossimi-tà di Gesù. Trasfigurare significa mettere sempretutto in Dio e Dio in tutto, andando oltre, tantooltre da non dimenticare mai l’Altro e l’altro. Bel-la esperienza… adesso occorre tradurla nellarealtà della nostra Chiesa locale.

Sr Manuela Vargiu FdGC

Prima di condividere la riflessione sui tratticaratteristici dell’Annunciare, così come so-no emersi dal convegno di Firenze, mi sem-

bra importante comunicare a quanti non sonostati presenti all’evento il “sapore” di un’espe-rienza sinodale che ci ha visti immersi in un dia-logo a più voci capace di restituire il respiro ditutta la Chiesa italiana. Giorni intensi quelli fio-rentini, giorni in cui abbiamo potuto assaporareil gusto dell’essere Chiesa. E veramente è statoproprio questo “gusto per l’umano” il filo rossoche ha attraversato i lavori del convegno, fatto dinarrazione, testimonianze, dialogo e confrontosulle cinque vie. Il «nuovo umanesimo» di Firen-ze ha interpellato tutti dai più giovani ai più an-ziani richiamandoci, attraverso le parole del San-to Padre, ad una dottrina cristiana viva, capace discuotere gli animi. Una dottrina che non ha “vol-to rigido”, ma si muove e si sviluppa, in quantoha “carne tenera” e si chiama Gesù Cristo. “L’u-mano è il luogo dove si radica la verità di Dio,quella verità «che non passa di moda perché è ingrado di penetrare là dove nient’altro può arriva-re» (EG 265). L’annuncio si fa eloquente quandoè fatto di gesti che hanno il gusto della carità ani-mata dall’adesione a Cristo, dall’imitazione dellesue azioni, dal racconto dei suoi miracoli e deisuoi incontri con le persone. Questo hanno vo-luto porre in evidenza i 500 membri della via del-l’Annunciare sottolineando la necessità di un an-nuncio che per raggiungere efficacemente “l’u-

mano” ha bisogno di riscoprire ogni giorno lacentralità della Parola. Solo la Parola è infatti ca-pace di generare quella santa inquietudine delcuore che apre all’ascolto dell’altro e che cercatutte le strade possibili per raggiungerlo. Grandeattenzione è stata data per questo alla questionedei linguaggi: occorre che siano chiari e diretti,semplici e profondi, capaci di portare a tutti laParola. Linguaggi che acquisiscano stili vicini al-l’uomo, stili capaci di parlare proprio a partire dalquotidiano. Lo stile del narrare, lo stile della con-divisione, lo stile del servizio, lo stile del dialogo,della gioia, del dubbio, della speranza, lo stile delmettersi in gioco. Un annunciodunque che sappia partire dal-lo stile di Gesù, ricco di tene-rezza, non impositivo, capacedi accostarsi alle persone e at-tivare processi. È stato sottoli-neato inoltre come occorra“professionalità, rigore e capa-cità di attingere dalla ricchezzadella cultura cristiana per poiconfrontarsi con le istanze delnostro tempo. […] occorrecontinuare il lavoro circa il rin-novamento degli itinerari. Oc-corre “ideare non corsi mapercorsi” non solo per offrirecontenuti ma soprattutto peraiutare a vivere sempre piùautenticamente il Vangelo.«Puntate all’essenziale, al

kerygma. Non c’è nulla di più solido, profondo esicuro di questo annuncio» ricorda ancora papaFrancesco nel discorso di apertura. È proprio ilkerygma a restituirci la dinamica complessiva del-l’annunciare! Una dinamica che conosce la para-bola di morte e resurrezione che attraversa tuttol’umano; una dinamica che ci fa vivere secondolo stile della com-passione e della misericordiainvitandoci ad entrare nelle molteplici situazionidi “morte” che l’umano sperimenta nella difficol-tà, nel fallimento, nella sofferenza, per portare vi-ta, per annunciare ancora che la morte non è l’ul-tima parola […] ed è possibile sperimentare lasalvezza e la gioia di una esistenza trasfigurata,carica di prospettive e capace di sperare.

Gruppo dell’”educare”Non solo credenti ma credibili

Annunciare Voce del verbo. la centralità della parola

Sr Manuela con Mons. Sanguinetti al convegno di Firenze

Convegno di FirenzeIl gruppo dei sardi

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Raimondo Satta

Un intervento centrato sul volto diGesù, sul suo umanesimo, lasua umiltà che si è fatta kenosi.

La Chiesa di oggi per poter realizzarequesto progetto si sente internamentetentata da tre pericoli: un nuovo Pela-gianesimo, fatto di conservatorismo, tra-dizionalismo e spirito di restaurazione.Una sorta di gnosticismo, in una fedechiusa in un soggettivismo, dove la teo-

logia diventa una ideologia. Il gruppoal quale ho partecipato in qualità di fa-cilitatore è stato chiamato subito dopoa confrontarsi, durante i lavori, sul temadel Trasfigurare. L’ultima delle cinquevie indicate dal convegno come metaper condurre all’incontro con il Cristo,per un nuovo umanesimo, la via dellaliturgia. Il percorso di confronto sulTrasfigurare, si è alternato seguendo latestimonianza dei diversi rappresentatidelle comunità. Dalle loro analisi e di-namiche dei contenuti é risultato che ilfilo rosso dei diversi interventi, é statoespresso dal riconoscimento di una ri-chiesta di maggior consapevolezza delvalore della liturgia come fonte per l’a-gire della Chiesa. Valore imprescindibi-le per una relazione viva con Dio e congli altri. Per ottenere questo si richiedela maturazione di una liturgia più mista-gogica. Ciò che ostacola tale processo èstato identificato in una liturgia troppodispersiva, rumorosa, trionfale e non es-senziale. Questa sembra essere soprat-tutto una esigenza dei giovani che, seeducati al riconoscimento, rispondonocon entusiasmo anche all’incontro con

l’esperienza cultuale. Questa liturgia de-siderata ha la forza di trasfigurare l’u-mano concreto dei celebranti, compre-sa l’esperienza del dolore e della mor-te. Una liturgia siffatta sarà allo stessotempo portatrice di bellezza, ma nonnella sua accezione estetica, quanto inquel legame che la unisce a tutto ciòche l’uomo riconosce vero e allo stessotempo, buono. Una liturgia che è fede-le al Vangelo, alla Parola, una liturgiache dà Parola, nel senso che fa parlare,come voce profetica. Una liturgia che, achi non sa parlare o non gli viene rico-nosciuto il diritto di parola, come nellacultura dello scarto, fa risuonare il la-mento del povero. Una liturgia dunqueche si fa Parola profetica. E’ emersa lanecessità della comunità di fare espe-rienza di una liturgia, come dono, ope-ra di Dio per una più intensa vita spiri-tuale dei credenti. Tra le diverse espe-rienze liturgiche è stata segnalata la pro-posta della Lectio Divina e di una for-mazione più mistagogica da offrire allecomunità per una maggior consapevo-lezza del valore del dono. L’altra risorsariconosciuta nella sua espressione sem-

plice è quella della pietà popolare. Su-perare l’aporia dialettica tra liturgia epietà popolare, riconoscendola comedomanda religiosa dell’uomo, capace dicondurre al grado più elevato della vitaspirituale cristiana rappresentata dai sa-cramenti. Diversi sono i tentativi di dia-logo come quello originale e di granderilievo storico critico, rappresentato daltentativo di ricondurre la pietà polare,per esempio le confraternite, all’origina-le motivo della loro nascita, la rispostadell’uomo del passato al tema della sof-ferenza, come autentico cammino di ca-rità. Un’ altra risorsa è rappresentatadalla domenica, giorno della celebra-zione. Potrebbe essere proposta anchesocialmente, come momento di respiro,di recupero di quelle energie che uma-nizzano l’uomo. Nell’ ultimo punto diriflessione, l’attenzione è ricaduta sullaproposta di incarnare la genialità delcristianesimo nella società contempora-nea riconoscendone il valore culturaledella liturgia, come è già avvenuto neisecoli passati, e Firenze è un esempioper tutto il mondo, da Giotto a Cima-bue a Michelangelo. La cultura, ele-mento di dialogo tra i popoli. Comeogni progetto, anche questo, richiedeuna capacità interpretativa e una genia-lità spirituale proprie del discepolo.

Simona Fodde - Presidente diocesana dell’Azione Cattolica

Il gruppo al quale sono stata asse-gnata ha lavorato sull’annuncio e inparticolare sull’annuncio ai giovani,

come annunciare il Vangelo in manieracoerente e seria fra i giovani di questotempo; e nonostante le differenze terri-toriali e quelle di provenienza ed espe-rienza ecclesiale, abbiamo individuatol’unico centro, l’unico cuore dell’an-nuncio nella persona di Gesù Cristo.Chiarissimo è stato il “Basta all’autore-ferenzialità”; a una Chiesa fatta di tantipiccoli regni autonomi in cui ognunocoltiva il proprio territorio quasi a di-fendere un patrimonio che non ci ap-partiene. Il cristiano è “solo” colui cheporta Cristo e la sua Parola, nient’altro,nessun altro. La continua ricerca e l’a-scolto della Parola di Dio, la direzionespirituale, lo studio e la condivisione dipercorsi di fede sono fonte di quelle sa-ne inquietudini e quel dinamismo chesolo una fede viva e accesa sperimen-tano. Tuttavia è importante, soprattuttonell’universo giovanile, non avere unapproccio di chiusura e di condanna odi giudizio nei confronti di chi dice dinon credere: Cristo stesso, con coloro

che erano lontani da Dio, sedeva a ta-vola a mangiare con loro. La cura del-la relazione e l’ascolto dell’altro sono ilpassaggio ulteriore affinché maturi unostile di evangelizzazione fedele ed effi-cace, infatti così come Gesù annuncia-va l’amore di Dio amando lui stesso co-loro che incontrava per strada, ferman-dosi con loro, instaurando relazioniprofonde nell’ascolto delle realtà piùprofonde e intime. Ma come fare concoloro che provengono da realtà cultu-rali molto diverse dalla nostra? Cono-scerli e poi tornare alle radici dell’uma-no permette di costruire una Chiesa diinclusione e non di esclusione, perchél’umano è il luogo dove si radica la ve-rità di Dio, quella verità «che non passadi moda perché è in grado di penetra-re là dove nient’altro può arrivare» (EG265). Inoltre è emersa la stessa necessi-tà di un annuncio che sia gratuito, do-nato, offerto nella libertà e non inveceincatenato ad un vincolo di “ritorno”.Molto spesso nelle comunità si cerca diavvicinare i giovani non in funzione dicosa la comunità possa offrire loro, madi ciò che loro potrebbero offrire allacomunità stessa: servizio liturgico, ani-mazione negli oratori, catechesi; comese la presenza delle persone non fos-se letta come chiave di volta della lo-ro stessa vita, ma sotto la logica del“Non mi interessa chi sei, mi interessasolo cosa fai, indipendentemente dalcome”. Altro nodo centrale è la neces-sità di acquisire uno stile sinodale chediventi ordinario affinché si sperimen-ti e si esprima una comunione vera econcreta. “Non si può annunciare inuna Chiesa in cui un gruppo addital’altro”. Non si può annunciare in unaChiesa divisa, non si può annunciarein un territorio frammentato, non sipuò annunciare in un clima di distac-

co dall’altro e di autoconservazione. Inuno stile evangelizzatore che rendadavvero il nuovo umanesimo in GesùCristo è essenziale valorizzare l’ordi-narietà dell’esperienza di fede: i giova-ni hanno espresso grandi perplessitàcirca la fede che nasce grazie solo aesperienze straordinarie, fatta spessodi devozionismo ma povera di conte-nuti. La fede può nascere e maturarenell’ordinarietà di cammino vissuto inprimis in seno alla comunità parroc-chiale. Fra i metodi individuati e poiproposti all’analisi il gruppo ha indivi-duato alcune prassi di cui sarebbe be-ne non fare a meno: 1. Superare ilclericalismo – non solo quello delclero, ma anche e soprattutto quellolaicale, perché: «L’annuncio riguardaogni battezzato, non solo i presbiteri».Per questo motivo, fra gli altri, unadelle proposte avanzate dal tavolo peri giovani è che sia maggiormente rap-presentata la figura del laico (purchéopportunamente preparato e integratonel tessuto sociale ed ecclesiale) negliuffici pastorali diocesani, esperienzagià collaudata in alcune diocesi peral-tro, perché ci sia una maggiore corre-sponsabilità fra clero e laici nella pro-gettazione dei percorsi pastorali. 2. Laciclicità dei ruoli e degli incarichi;troppo spesso infatti le funzioni pasto-rali vengono perpetuate per tempi lun-ghi col rischio, già appurato, di incor-rere in quella pericolosa autoreferen-zialità già accennata. 3. Diversificarei linguaggi e proporre alternativeesperienziali; gli universitari hannobisogno di una pastorale specifica cheli accompagni nelle fasi salienti dell’e-sistenza, che li sostenga nell’abitare iluoghi del sapere e della conoscenzacon una coscienza più alta, proiettataverso la profondità dell’essere umano.

Anche gli adolescenti hanno bisognodi spazi privilegiati di incontro e rela-zione, valorizzare laddove presenti leesperienze di laicato organizzato comele associazioni o i movimenti, affinchécreino le condizioni perché questa fa-scia possa sperimentare la bellezzadella relazione umana nella comunitàcivile ed ecclesiale. 4. Abitare i luo-ghi del nostro tempo; compresi i so-cial network nei quali non puoi an-nunciare (solo la relazione e l’incontropermettono l’annuncio vero) ma chesono spazi nei quali è importante es-sere presenti con l’identità chiara e tra-sparente del cristiano. 5. Superare lapaura di proporre una misura altadella vita: essere disposti ad incon-trare la persona nella sua totalità,comprese le fragilità, significa puntarealto. 6. Infine “fuggire la pastoraledi conservazione” indicata dal grup-po nel lavoro di sintesi come quellache pensa la vita in maniera medio-cre, superficiale, perché «La dottrinacristiana non è un sistema chiuso, in-capace di generare domande, dubbi,interrogativi, ma è viva, sa inquietare,animare.» (Discorso di papa France-sco). La pastorale di conservazione èquella che ha paura di uscire, ed è daquesta pastorale che vogliamo scap-pare. “Preferisco una Chiesa acciden-tata, ferita e sporca per essere uscitaper le strade, piuttosto che una Chie-sa malata per la chiusura e la comodi-tà di aggrapparsi alle proprie sicurez-ze” (EG 49). Come aiutare il mondoadulto e giovanile a riscoprire la gioiae la potenza dell’annuncio? Lascian-doci guidare dai misteri centrali dellanostra fede. «Puntate all’essenziale, alkerygma. Non c’è nulla di più solido,profondo e sicuro di questo annuncio»(Discorso di papa Francesco).

TrasfigurareUna via per condurre all’incontro con Cristo

convegno d i f i r enze

Il tavolo dei giovani al convegno ecclesiale: puntare all’essenziale

Un evento comunitario nel segno del cantosacro e popolare ha reso la serata di sa-bato 14 novembre particolarmente affasci-

nante e suggestiva nella chiesa parrocchiale diSant’Antonio di Gallura. Tanta gente non è volu-ta mancare per sentire i canti tradizionali dei co-ri presenti alla manifestazione canora. Ad aprireil concerto è stato il coro Santa Croce di Castel-sardo, l’antica confraternita che anche oggi con-serva un’attività impegnativa nell’arco di tuttil’anno liturgico. Paldonu e Babbu Nostru, duepezzi in “limba” cantati nelle messe solenni sisono aggiunti ad altri due canti emozionanti, ilMiserere processionale del Venerdì Santo e ilcanto dialettale natalizio di Li Tre Re. L’Associa-zione culturale coro di Aglientu, accompagnatadal maestro Luigino Cossu, ha prima eseguito ilMiserere e l’antifona mariana del Regina Coeli,per poi concludere con un Sanctus e l’inno allaRegina del Goceano musicata dal bonese Fran-cesco Pala, noto Padre Checco. A stupire ancoradi più la platea è stato il coro polifonico di Bo-no Claudio Monteverdi, guidato con lodevolemaestria dal direttore Salvatore Virdis, stretto fa-miliare del fondatore del gruppo Mons. Virdis.Cantate Domino, il piccolo suonatore di tambu-ro, soon ak will be done e Prados de lentore so-no stati i quattro brani proposti e riecheggiatinella ultracentenaria chiesa gallurese, che graziealla sua perfetta acustica ha reso le melodie an-cor più coinvolgenti. La corale di loiri, condottadal grande musicologo Bernardo Deriu ha bencompletato lo scenario pittoresco con altri saggidi bravura: due testi liturgici, l’Ave Maria di Kal-man e Wolf Peter e Pane e Binu, canto offerto-riale, sono stati arricchiti da due canti propria-mente galluresi, Candu socu nat’eu la Gaddhura,che descrive la civiltà degli antichi stazzi e perultimo Ninnia ninnia cor’amatu, una ninna nan-na dolce e piena di tenerezza che il direttore, vi-sibilmente emozionato, ha voluto dedicare alpiccolo Matteo di Telti, volato in cielo a soli 13anni, una nenia che ha strappato uno scosciantee sentito applauso. Il Vescovo Mons. Sanguinet-ti, reduce dal Convegno ecclesiale di Firenze hafatto di tutto per presenziare trasmettendo alla fi-ne una parola di saluto e un messaggio in cui hasoprattutto evidenziato la grande verità che ilcanto affratella i cuori degli uomini. Don Santi-no Cimino, parroco del paese, si è mostrato feli-ce di questo momento, salutando con affetto tut-ti i convenuti alla rassegna e augurando che se-rate come questa si ripetano in tutta la sua bel-lezza e il suo splendore.

La Facoltà Teologica della Sardegna or-ganizza un convegno di due giorni, ve-nerdì 4 e sabato 5 dicembre prossimi,

dal titolo “L’agiografia sarda antica e medie-vale: testi e contesti”. Il convegno si propo-ne di rendere noti i risultati del progetto diricerca “Passiones martyrum Sardiniae”, vin-to dalla Facoltà con la legge regionale7/2007 sulla ricerca di base e coordinato dalprofessor Antonio Piras, docente di letteratu-ra cristiana antica. Entro il prossimo anno èprevista, a cura della Facoltà, la pubblicazio-ne di un’edizione critica dei testi agiograficisardi che terrà conto di tutta la tradizionemanoscritta delle Passiones. Nel convegno,suddiviso in tre sezioni (filologica, archeolo-gica e antropologica), interverranno i borsi-sti del progetto, che esporranno i risultati deiloro studi, insieme ad altri studiosi e docen-ti universitari degli atenei sardi che presen-teranno invece delle relazioni di contesto,sui siti archeologici e sulle tradizioni popo-lari relative al culto di questi martiri.

rassegna di canto sacro popolare a S. Antonio di Gallura

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GALLURAANGLONA&v i t a d iocesana

Pontificia Facoltà Teologica

un convegno sul culto dei martiri in Sardegna

On line il nuovo sito del Seminario Regionale Sardo

Il sito web del Pontificio Seminario Regionale Sar-do si presenta oggi rinnovato nella veste graficae nell’ organizzazione dei contenuti e anche nel

suo link, il sito è visualizzabile presso l‘indirizzowww.seminarioregionalesardo.it. Un cambiamentodettato da esigenze di maggiore semplicità e acces-sibilità alle notizie che si spera possa essere apprez-zato anche dal punto di vista estetico. Dopo alcunicambiamenti effettuati in questi anni e dopo qualchesettimana di necessario “oscuramento” per la manu-tenzione, il sito si propone di offrire un sempre mi-gliore servizio di conoscenza della realtà seminari-stica, quale ottimo mezzo per chi volesse intrapren-dere la strada del Seminario e come ponte di colle-gamento con le nostre realtà parrocchiali e diocesa-ne. All‘interno del sito è presente anche la parte le-gata al propedeutico, tempo di discernimento per ilfuturo ingresso al Seminario Regionale.

Coro di Loiri

Il Coro Monteverdi di Bono

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Nell’ultimo incontro del Con-siglio Pastorale Parrocchialedel 27 ottobre (chiediamo

scusa per il ritardo nel darne rela-zione) si è abbozzato un piano pa-storale annuale che coincide colGiubileo Straordinario della Miseri-cordia. Su indicazione del Vescovo,il tema sarà: “Un cuore grande”, ilcuore grande di Dio misericordiosoche fa grande il nostro cuore, acco-gliente, dialogante e misericordio-so. L’Anno Santo della Misericordiaavrà inizio l’8 dicembre, solennitàdell’Immacolata Concezione dellaBeata Vergine Maria. In diocesi par-teciperemo all’apertura della PortaSanta domenica 13 dicembre ad Ol-bia nella basilica di S. Simplicio al-le ore 17.00. In quella sera non cisaranno altre Messe in parrocchia.Le altre due Porte Sante sarannoaperte, una la sera del sabato 12nella cattedrale di Tempio e l’altraal mattino della domenica 13 nellacon-cattedrale di Castelsardo. LaPorta Santa è simbolo di Cristo at-

traverso il quale riceviamo la Mise-ricordia di Dio e attraverso il qualeabbiamo accesso alla comunione diamore della Trinità. Le cinque viesuggerite dal Convegno EcclesialeNazionale di Firenze, appena con-cluso, cioè: Uscire, Annunciare,Abitare, Educare, Trasfigurare, sa-ranno anche il percorso che segui-remo durante l’Anno Santo. Nellapredicazione ordinaria e nella cate-chesi si approfondiranno i docu-menti come l’enciclica “Dives inmisericordia”, di S. Giovanni PaoloII, e la bolla di indizione del Giubi-leo, “Misericordiae vulnus”, di PapaFrancesco, nonché la lettera pasto-rale del nostro Vescovo. È impor-tante vederne le applicazioni nellavita quotidiana. Si prevede un pel-legrinaggio diocesano a Roma pro-babilmente il 17–18 maggio. Tra leosservazioni e proposte formulateal Consiglio Pastorale si è detto cheil recente Sinodo ci ha sollecitato acomprendere l’importanza della fa-miglia e a leggere la realtà della fa-

miglia oggi. Ilprimo doveredella Chiesanon è distribui-re condannema quello diproclamare lamisericordia diDio e chiamarealla conversio-ne. Si è racco-mandato l’ac-coglienza allefamiglie e aigiovani. Coin-volgere le fa-miglie dei ragazzi del catechismo.Curare la formazione degli anima-tori. Qualcuno ha proposto una as-semblea di famiglie dopo la pub-blicazione del documento del Papasul Sinodo. Qualche altro propone-va di avvicinare i giovani alla natu-ra magari costituendo una associa-zione di Scout. Qualche altro sotto-lineava l’utilità dei pellegrinaggi. Siè proposta una raccolta di viveri

per la Caritas per venire incontro atanti casi di povertà. È stata pureproposta una missione popolarecittadina, sul tipo di quella realizza-to una quindicina di anni fa. Si po-trebbe svolgere il prossimo ottobrecon l’aiuto dei missionari vincen-ziani. Si è detto infine di indireprossimamente un altro incontro,per formulare un programma pa-storale più completo.

Maria Vitiello

Domenica 8 Novembre nellaParrocchia Agonia diN.S.G.C. di Moneta è stata

celebrata la S. Messa con il conferi-mento della Cresima, sacramentoamministrato dal nostro vescovomons. Sebastiano Sanguinetti. Lachiesa era addobbata a festa e gre-mita, oltre dai genitori, padrini emadrine, anche da parenti e amiciche sono voluti stare vicino ai 10 ra-gazzi (per la verità una era unamamma) che ricevevano il sacra-mento. Essi hanno fatto il loro in-gresso portando all’altare sette lan-terne accese per simboleggiare i do-ni dello Spirito Santo e il crisma perl’unzione. Il vescovo all’inizio dellacelebrazione, dopo il canto “Spirito

di vita”, preghiera di invocazione al-lo Spirito Santo, ha invitato tutti adisporre il proprio cuore a viverecon intensità interiore quel momen-to di grazia. Ha poi voluto iniziarel’omelia prendendo spunto dal can-to del salmo “Manda il tuo Spirito Si-gnore a rinnovare la terra” dicendo:“Cosa vuol dire rinnovare la terra?Vuol dire rigenerarla continuamen-te, fare sì che l’uomo, non tanto nel-l’età, ma soprattutto nel suo cuore,non invecchi, non dimentichi le co-se importanti della vita. Vuol diredunque rinnovare il nostro cuore,renderlo sempre giovane, ma non ilcuore inteso come muscolo, ma lanostra anima, la nostra interioritàgrazie all’amore di Dio, al comanda-mento dell’amore, uniti dalla fedeverso la piena maturità in Cristo”.

Collegandosi proprio a questa suariflessione sul rinnovamento dellaterra, ha portato a conoscenza i pre-senti del Convegno Ecclesiale dellaC.E.I. a Firenze dal 9 al 13 Novem-bre, al quale Egli ha partecipato, do-ve è stato presente, come abbiamopotuto constatare, Papa Francesco,riflettendo sul tema “Gesù Cristomodello dell’umanità nuova”. Al ter-mine dell’omelia, dopo la consegnadelle candele battesimali, accese alcero pasquale da parte dei genitoria ciascuno dei cresimandi, segnoche da questo momento loro stessiassumono la responsabilità del lorocammino di fede, il vescovo ha in-vitato i ragazzi a professare la fedecristiana con il Credo e subito dopoessi hanno ricevuto l’unzione sullafronte con il crisma e poi il saluto di

pace. Al termine della celebrazionedon Andrea Domanski ha volutoringraziare a nome di tutti il vesco-vo per il suo servizio reso alla Chie-sa, facendosi dispensatore dello Spi-rito Santo. Ha ringraziato le catechi-ste Giorgia Cannas e Marcella Sannaper il loro impegno verso i ragazzi eanche suor Letizia che ha preparatodue cresimandi, ha ringraziato il co-ro S. Giovanni Paolo, ragazzi, geni-tori, madrine, familiari e tutti coloroche hanno lavorato per la buona ri-uscita della cerimonia e ha fatto gliauguri a tutti. Il Vescovo ha conclu-so con queste parole: “Vogliamomettere un ulteriore sigillo su questogrande dono che avete ricevuto, sia-tene sempre fieri, non vergognatevimai di Gesù e di dire che voi sietecristiani, seguaci di Gesù!”

Al Consiglio PastoraleUna bozza di programma per l’Anno Santo della Misericordia

v i t a d iocesana

Cresime a MonetaIl vescovo: non vergognatevi di essere cristiani

Basilica di S. SimplicioUna delle Porte Sante

della Diocesi

Cattedrale di TempioPausania

Cattedrale di Castelsardo

Stefano Bugini

Lo scandalo del nuovo vatileakso altrimenti chiamato “vati-leaks II” ci ferisce nuovamen-

te. Forse avevano sperato e credutoche dopo il primo scandalo non sene sarebbero verificati altri. Sembra-va che tutto fosse tornato alla tran-quillità di sempre. Nel 2012 padreFederico Lombardi, dovette affron-tare lo scandalo del primo vatileakscausato dal trafugamento di docu-menti segreti dallo studio del Papaad opera del suo segretario PaoloGabriele, ma dopo soli tre anni, ec-co scoppiare un nuovo scandalo traquelle mura. Un nuovo trafugamen-to di documenti, ed ancora coinvol-te persone a lui vicine e, come nelprimo caso, i documenti – scelti adarte e non a caso - sono stati passa-ti ad alcuni giornalisti che hannopubblicato libri poi andati a ruba.Le cose così come appaiono, an-drebbero chiamate con il loro no-me: “corruttori” e “corrotti” che cer-cano malamente di nascondersi die-tro il paravento della libertà di in-formazione. Non bisogna ammanta-re di nobiltà cose che non sono af-fatto nobili. Essere onesti significa,oltre a non utilizzare merce rubata,anche chiamare con il proprio no-

me i tradimenti e non passarli conl’eufemismo di “libera informazio-ne,” è come se si sostenesse che laricettazione fosse un’azione legitti-ma e nobile per il sol fatto di nonaver materialmente partecipato alfurto, ma di averne solo acquistatoil provento. E se il reato di ricetta-zione prevede il pagamento del-l’oggetto rubato, beh il tornacontoeconomico nella pubblicazione deilibri non è molto diverso dal diret-to pagamento della cosa trafugata.Il papa ha giustamente parlato di“reato”. Ben altra sorte capitò aiprotagonisti di Wikileaks trafugatoridi documenti segreti della CIA. An-che alcuni uomini che lavorano inVaticano si sono lasciati contagiaredal quel tanto famigerato e quantomai attuale: “mondo di mezzo”? Ca-pita sempre così, quando il malco-stume impera nel mondo, avvieneche anche uomini di chiesa si lasci-no contaminare. Giuda non è poicosì lontano nella storia: è ancoraqui, presente! Ma perché tutto que-sto? Per denaro, per potere? Il busi-ness dei libri contenenti i documen-ti riservati, appare più un effetto amargine dello scandalo che il verofine, anche se l’uscita in contempo-ranea con la traduzione per 19 pae-si al mondo non appare una sem-plice operazione di marketing mapiuttosto una ben diversa e studiataoperazione mediatica con fini deci-samente più ambiziosi; chiediamoci

allora e ancora, come citava Seneca:“cui prodest”? A chi giova? Al Papacertamente no! Lui non ha bisognodi sotterfugi per riordinare la Chie-sa, parla chiaro, ed agisce con deci-sione avendo già adottato da tempoe prima dello scandalo, i provvedi-menti necessari che stanno già arre-cando i frutti sperati. Coloro che tra-mano per screditarlo, i cosiddetti“corvi”, agiscono nell’ombra comegli uomini del “mondo mezzo” e so-no i perfetti discepoli del demonio,attaccati ai privilegi personali, al de-naro e al potere più che alla loromissione alla quale sono stati chia-mati. Le riforme in animo al Papanon gli vanno proprio giù! Stravol-gono il loro sistema, annullano i be-nefici acquisiti con tanta fatica, fan-no traballare il potere tanto fatico-samente raggiunto, certo non è co-sì per la maggior parte, per fortuna,ma per quei pochi “corvi” sì! E tan-to basta. E’ come una serpe che stri-scia in mezzo a un gregge. Bisognaallora destabilizzarlo il Santo padre,facendo credere che lui, il Papa, siamalato! Bisogna far capire che chilo sta tradendo, sono le stesse per-sone che lui stesso ha nominato eallora, si ottiene l’effetto del discre-dito e della poca credibilità. Tenta-tivo infantile. Davvero una situazio-ne desolante. Dobbiamo allora ri-correre con fiducia alle parole diGesù, come ci ricorda l’evangelista

Matteo: “non praevalebunt” - “tusei Pietro, e sopra questa pietraedificherò la mia chiesa, e le portedell’inferno non prevarranno con-tro di essa”-. Le continue esortazio-ni del Santo Padre a pregare perlui, assumono ora un significatotragicamente profetico. Ne aveva ene ha grande necessità. I cristianidi oggi rimangono però, più chemai confusi. E’ inevitabile. C’è il ri-schio della perdita di quei punti diriferimento ai quali si è sempreguardato con ammirazione e ri-spetto. Dobbiamo allora ricordarea noi stessi, che il vero “punto diriferimento” è Cristo e non sono gliuomini, anche se loro hanno unagrande importanza nel contesto so-ciale, perché viviamo con loro, liascoltiamo ne abbiamo rispetto econsiderazione, ma per l’appunto,quando però creano scandali sca-tenano lo scoraggiamento nei fede-li e lo scoraggiamento è nemicodella fede perché un’arma subdolapreferita dal demonio. Ricorriamoallora alla citazione di Tertulliano,dicendo: “Credo quia absurdum”,preghiamo dicendo sempre e co-munque: “credo perché assurdo”.E’ questo l’atteggiamento che il ve-ro cristiano deve avere improntan-do la sua fede nel Cristo e non nel-l’uomo, anche se gli scandali degliuomini fanno talvolta vacillare lafede e la ragione.

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26 novembre

2015

GALLURAANGLONA&I replicanti di Giuda

Traditori del Papa

Itinerari e Pellegrinaggi 2016

158° anniversario Prima aPParizione

Lourdes14 febbraio - Volo da Olbia

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14 Anno XXIII

n. 10

26 novembre

2015

GALLURAANGLONA&

Giovedì 12 si è tenuto in parrocchia un in-contro formativo per i genitori dei ra-gazzi in catechesi. C’è stata una buona

partecipazione. Il parroco ha ricordato ai geni-tori che la famiglia è il santuario domestico del-la Chiesa, la Chiesa domestica, nella quale sisvela l’amore infinito di Dio. Per la grazia delsacramento del Matrimonio gli sposi sono mini-stri di Dio per la santificazione della famiglia. Lafamiglia è la madre dell’educazione. I genitorisono i primi educatori, i titolari della educazio-ne dei figli. La parrocchia, come la scuola, so-no a servizio della famiglia, le offrono un aiutonell’opera educativa. La parrocchia, con i cate-chisti, collabora nella educazione religiosa. Maè in famiglia che si dovrebbe cominciare a pre-gare, a fare il segno di croce, a imparare il Pa-dre nostro e l’Ave Maria, l’Angelo di Dio, la pre-ghiera per i defunti. La catechesi familiare haun carattere occasionale ed immediato. Il com-portamento dei genitori e la loro esperienzaspirituale costituiscono il magistero della vitache viene prima del magistero della parola.Un’espressione semplice come: “se Dio vuole”“ringraziamo il Signore per quello che abbiamoavuto” “Dio ti accompagni”, possono lasciarenel bambino una impronta che dura tutta la vi-ta. Ci sono poi momenti più opportuni e vitalicome una nuova nascita, una prima Comunio-ne o Cresima, una difficoltà, il raccoglimentodavanti al dolore o alla morte, tutto può contri-buire spontaneamente ad una educazione reli-giosa. L’educazione religiosa, ha detto il parro-co, è fondamentale, è la colonna della vita. Puòcapitare di tutto nella vita, essere ricchi o pove-ri, sani o malati, felici nel matrimonio o sfortu-nati, ma se c’è una vera religiosità, nella provasi è forti, nel benessere non ci si esalta. L’edu-cazione religiosa non è un insieme di preghie-re, di pratiche, di precetti, bensì, per i cristiani,è fede in Gesù Cristo, credere in lui e seguirlo,fidarsi di lui, uomo –Dio. Se uno va a Messa,

non va perché è un precetto, ma per amore aGesù, per ascoltare la sua parola, lodarlo, rin-graziarlo, riceverlo nella Comunione. Se unoprega, lo fa perché vuole parlare con lui, ascol-tarlo, conoscere la sua volontà. A questo puntoil parroco ha domandato: come mai questaestate i bambini in gran parte non sono venutia Messa la domenica? I genitori hanno la mag-giore responsabilità. È un segno di poca fede.Non deve succedere la prossima estate. Dopo ilparroco c’è stato l’intervento di una pedagogi-sta, Francesca Vasino, che nel suo discorso in-troduttivo, ha parlato del difficile ruolo dei ge-

nitori oggi, e come essi abbiano bisogno diconfrontarsi sulle principali difficoltà nel rappor-to genitori - figli, tenendo conto dell’età e dellosviluppo. È necessario lavorare in rete, cioè incollaborazione, famiglia, scuola, parrocchia. I ge-nitori, gli insegnanti, i catechisti non si fanno laguerra, magari per una nota, ma collaborano suun unico progetto educativo che dovrebbe offri-re ai ragazzi radici e ali, le radici dei valori assi-milati in famiglia, a scuola, in chiesa e ali per unagraduale autonomia e inserimento nella vita. Igiovani sono il futuro, lavorando bene nel pre-sente prepariamo un futuro migliore.

l a madda lena

Formazione e catechesi nella Parrocchia di Santa Maria Maddalena

Anche a La Maddalena ci sono diver-se richieste di fecondazione assistita,un termine elegante per dire fecon-

dazione artificiale o in vitro cioè in labora-torio. Sono coppie che hanno desiderio diun figlio naturale e soffrono perché dopotanti anni ancora non hanno avuto figli eperciò cercano l’aiuto della scienza. Ma ciòche è tecnicamente possibile non è per ciòstesso moralmente ammissibile. Quale è suquesta materia, l’insegnamento della Chiesamadre e maestra e che i figli obbedienti se-guono sicuri di camminare nella giusta di-rezione? La Chiesa dice che alla dignità del-l’essere umano spetta essere generato enon prodotto, venire alla vita non in virtùdi un processo artificiale ma di un attoumano, un atto di amore coniugale. Non sipossono usare per l’essere umano mezzi emetodi che possono essere leciti nella tra-smissione della vita delle piante o deglianimali. La fecondazione eterologa, adesempio, cioè con uno dei donatori di cel-lule seminali (ovulo o sperma) diverso dalconiuge, è contraria alla dignità degli sposie al diritto del figlio di riferirsi ad un padree a una madre, non a due padri o a due

madri. La fecondazione artificiale omologa,cioè tra i due sposi all’interno del matrimonio,contrasta con la dignità della procreazione edell’unione coniugale. A meno che il mezzotecnico non risulti sostitutivo dell’atto coniu-gale, ma si configuri come una facilitazioneaffinché esso raggiunga il suo scopo naturale.Sempre perché un figlio non è un prodotto.Inoltre, prima del diritto al figlio viene il dirit-to del figlio che non è un oggetto di proprie-tà ma un dono, “il più grande” e il più gradi-to del matrimonio. Il figlio ha il diritto di es-sere il frutto dell’atto specifico dell’amore co-niugale ed ha anche il diritto ad essere rispet-tato come persona dal momento del concepi-mento. Non dimentichiamo che la pratica del-la fecondazione artificiale richiede innumere-voli fecondazioni e distruzione di embrioniumani. Le coppie sterili non devono dimenti-care che anche quando la procreazione non èpossibile, non per questo la vita coniugaleperde il suo valore. La sterilità fisica infattipuò essere occasione per gli sposi per rende-re altri sevizi importanti alla vita delle perso-ne umane, quali ad esempio l’adozione, le va-rie forme di opere educative, l’aiuto ad altrefamiglie, ai bambini poveri o disabili.

La Maddalena

Festa della parrocchia

“Madonna della Medaglia

Miracolosa”

Il prossimo 27 novembre è la festa pa-tronale della Parrocchia Militare. Cele-briamo Maria Santissima con il titolo del-

la Medaglia Miracolosa. In collaborazionecon le Suore dell’Istituto San Vincenzo, chedoneranno ai presenti le medaglie benedet-te, vi diamo appuntamento nella CappellaMilitare alle ore 18,30 per la Santa Messaanimata dal coro parrocchiale e concelebra-ta dai sacerdoti dell’Isola. Questa devozio-ne a Maria con il titolo della Medaglia èparticolarmente sentita grazie alla testimo-nianza delle suore Vincenziane che tra imalati, i sofferenti ed i bambini affidano al-la Madre celeste le richieste di aiuto di tut-ti i suoi figli. Per l’occasione, la Capitaneriadi Porto offre durante la Messa alla vistadei fedeli il prezioso stendardo custodito aGuardia Vecchia e dedicato alla nostra Pa-trona. Vi aspettiamo per rinnovare il nostroamore e la nostra devozione a Colei che intutto ha compiuto la volontà di Dio.

Il CreDeNTe e lA FeCoNDAZIoNe ASSISTITA

Chiesa di Santa Maria Maddalena

Gianni Sini

Isacerdoti che hanno partecipato all’ultimo ritirodel clero hanno certamente apprezzato e con-diviso la riflessione di Fra Massimo Terrazzoni

che da qualche mese si è trasferito a Porto Istanaper iniziare a costituire una comunità monasticasullo stile della regola delle fraternità monastichedi Gerusalemme. Ha voluto affrontare il tema dellafraternità e dell’amore all’interno del presbiterio. E’fuori di dubbio che per vivere una reale, effettivaed affettiva accoglienza tra noi, nei presbiteri, tragiovani e meno giovani, tra culture diverse, biso-gna rimettersi seriamente a percorrere la via dellacarità sull’esempio di Gesù. Accogliere è possibilesolo se entriamo in una reale dinamica e prospet-tiva di fraternità. Oggi si parla tanto, forse troppodella fraternità, ma in pochi sono davvero dispostia percorrerne il cammino e a pagarne il prezzo.Per fare questo il primo ed essenziale passo è farespazio nella nostra vita all’amore con la A maiu-scola. Recita così il testo di cui parlavo della rego-la delle fraternità monastiche di Gerusalemme:“Accogli con tutto te stesso l’amore con il qualeDio ti ama per primo. Rimani per sempre ancora-to a questa certezza, la sola capace di dare senso,forza e gioia alla tua vita. La costante accoglienzadel suo amore è il tuo primo dovere di consacra-to”. Per accogliere però bisogna sentirsi accolti.Questo è importante non principalmente perchésiamo così capaci poi di accogliere, ma perché cifa bene al cuore, ci fa bene alla vita, la riordina,rimettendo tutto al giusto posto, a partire da Dio,poi noi stessi, gli altri e le cose. Da questa frater-nità vitale e costitutiva, ha detto Fra Massimo, pernoi corroborata dal fatto sacramentale del ministe-ro si sviluppa, o meglio si declina, l’accoglienzadell’altro. “In virtù della comune e sacra ordinazio-ne e della missione, tutti presbiteri sono fra lorolegati da un’intima fraternità, così recita la LumenGentium al nr. 28; costituiscono un solo presbite-rio e una sola famiglia di cui il vescovo è padre;ciascuno è unito agli altri membri di questo pre-sbiterio da particolari vincoli di carità apostolica, diministero e di fraternità”, aggiunge laPresbiterorum Ordinis al nr. 8. Ma di quali ingre-dienti vive la fraternità? 1. la preghiera.Guardando il volto del Signore, si chiede nella pre-ghiera che il Signore metta nel nostro cuore l’a-more per l’altro e nell’altro l’amore per me. PoichéDio vuole che ci amiamo fraternamente non negasicuramente una tale domanda. 2. Fare verità.Riconoscere cosa c’è nel nostro cuore per pren-

derne le distanze: egocentrismo, gelosia, aggressi-vità, avidità. Umiltà e conversione. Umiltà di chiriconosce cosa si porta dentro e conversione percambiare direzione. L’umiltà e la conversione sonosempre i presupposti essenziali per amare vera-mente. Nel testo monastico si legge: “La suscettibi-lità è il peggior nemico della carità e l’umiltà il suomigliore alleato. Nelle contese sii abbastanza intel-ligente e santo da cedere per primo; non perderela comunione profonda discutendo per le inezie.Puoi avere il diritto di adirarti ma hai il dovere dinon lasciare tramontare il sole sopra la tua ira”. 3.Conoscere l’altro e farsi conoscere. Desideriodi una conoscenza reciproca vera: cosa più diffici-le, ma la più essenziale per accogliersi in verità.Spesso il rischio delle relazioni è quello dellabuona educazione, della cortesia di facciata, mapoi indossiamo delle maschere che impedisconodi amare e lasciarsi amare. Quante volte usiamo il“si dice” oppure “ho sentito” ma non prendiamo ilrischio e anche la fatica di parlare con l’interessa-to. Conoscenza reciproca che certo non è intrusio-ne maldestra o curiosità invadente. 4. Desideriosincero della comunione, di voler costruire lacomunione che è anima della fraternità. Questoobbliga allora all’ascolto reciproco, all’incoraggia-mento vicendevole, alla conversione fraterna, allasolidarietà nello stesso dono che è per noi il mini-stero. Essere solidali, fare corpo quasi per mostra-re visibilmente ciò che esiste già sacramentalmen-te. Ovviamente la comunione che anima la frater-nità non è una mescolanza informe né conformi-smo fatto da regole, nel rispetto delle diversità, deidoni di ciascuno, delle caratteristiche di ciascuno.5. La fraternità non si costruisce da sola, èdonata sì ma va custodita ponendo atti concreti,uno in particolare credo sia necessario ricordare: ilperdono. Senza il perdono la fraternità muore el’accoglienza si inceppa. Per accogliere e lasciarsiaccogliere spesso occorre la disponibilità e la forzadi dare e ricevere il perdono. Perdonare spessorichiede tanta forza e farsi perdonare postula moltaumiltà, ma la fraternità e l’accoglienza vivono delperdono. Come custodire e far crescere la fraterni-tà? Secondo Fra Massimo maturando uno spirito diaccoglienza, una mentalità dell’accoglienza, unasensibilità dell’accoglienza, una spiritualità dell’ac-coglienza. Partire allora dall’umano: capacità disimpatia, le buone maniere, la mitezza nella rela-zione con l’altro; il lavoro che noi facciamo su noistessi è servizio fatto all’altro: pacificato sarai paci-ficante e sorgente di pace per l’altro. Secondo lostile di Papa Francesco bisogna tenere presenti

tutti quegli aspetti umani tanto importanti: grazie,scusa, perdono. Da questo poi ne deriva un cuorelargo che lascia la presa delle proprie sicurezze eposizioni, un cuore tenero, non sdolcinato che saguardare l’altro con simpatia, un cuore magnani-mo che sa fare spazio alla diversità dell’altropagando il prezzo della fatica per incontrare dav-vero l’altro; un cuore in continuo stato di conver-sione, per cui si accetta di essere destabilizzati dal-l’altro e di non aver paura di lui. Nella sua rifles-sione, inoltre, ci ha chiesto una grande attenzioneper l’ingresso dei giovani preti nel presbiterio edei preti provenienti da altre diocesi o dall’estero.Ci dev’essere una grande disponibilità all’acco-glienza da entrambe le parti, da chi già fa parte delpresbiterio e da chi arriva, proprio come quandoun figlio arriva in una famiglia e vengono ridise-gnati all’interno di essa tutti i rapporti e gli equili-bri. Ha aggiunto: “occorre avere uno sguardo difede perché con ciascuno Dio sta facendo una sto-ria di salvezza, di santità. C’è una storia che ci pre-cede e che non inizia con noi. Occorre ascoltareevitando di dire: “Ora si fa così” da parte deinuovi, e “si è sempre fatto così” da parte dei piùanziani. Quindi disponibilità ad inserirsi in unastoria, in un cammino, in una dinamica già esi-stenti. Occorre esprimere gratitudine per i nuovie ammirazione per gli anziani. Concludendo lasua riflessione, Fra Massimo Terrazzoni si è ispi-rato ad un testo del card. Carlo Maria Martini inuna lettera al clero per il Giovedì Santo del 1982quando affermava: “parlare di comunione tra noipresbiteri non vuol dunque dire segregarci daglialtri per costituire una casta, ma accogliere ildono che ci unisce strettamente gli uni agli altriper il servizio di una fraternità universale. Non cisentiamo dunque particolarmente fratelli perchéabbiamo qualche privilegio da difendere, ma invirtù del grande dono di comunione di cui siamoi ministri, e che deve essere segno di unità per ilmondo, passando per la parrocchia e per la dio-cesi. La comunione presbiterale non è qualcosadi chiuso in sé, ma, come tutto ciò che si riferi-sce al sacerdozio ministeriale, essa è vissuta danoi al servizio della Chiesa e dell’umanità intera.Essa comporta un’attenzione e un’aperturaall’ambiente in cui operiamo, alle sue sofferenze,e ai suoi problemi. La società d’oggi non riesce adipanare i suoi problemi perché non sa trovarele vie di una comunione serena e costruttiva. Lacomunione tra i preti, oltre che disponibilità aldono di Dio, diventa così coraggiosa profezia diuna società rinnovata”. Grazie, Fra Massimo, pergli spunti che ci hai offerto.

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2015

GALLURAANGLONA&sp i r i tua l i tà

Si è svolta sabato 21 novembre, ad Orista-no, l’ultimo degli incontri promossi dalsettore Protezione Civile dell’UNITALSI

legato ad un percorso formativo che ha inte-ressato i volontari dell’associazione, al fine difornire indicazioni, strumenti e metodo peroperare in caso di emergenza. Nello specifico,i volontari presenti ad Oristano hanno appre-so – attraverso le indicazioni fornite da alcunitecnici esperti della Protezione Civile Naziona-le – come montare una tenda, come allestiregli interni, come illuminarla nelle ore notturne,come montare un gazebo con funzioni logisti-che ed organizzative. Per l’occasione, l’Unital-si ha movimentato verso la Sardegna i mezzidella “colonna mobile”, partiti da Gualdo Ta-dino (Perugia) e imbarcati nella notte da Civi-tavecchia, con arrivo ad Olbia nelle prime ore

della mattinata. L’esercitazione si è conclusacon lo smontaggio dei materiali, operazionealtrettanto importante per consentire il corret-to utilizzo dei materiali. “Il nostro impegnounitalsiano nelle attività di Protezione Civile –ha detto Riccardo Loni, responsabile naziona-le Unitalsi – Prot. Civile – non ha nulla di di-verso dal nostro impegno quotidiano al fiancodi chi è nel bisogno. Queste attività ci offronol’opportunità di prepararci in modo adeguatoad essere di supporto in caso di necessità, per-ché non basta “fare bene”, ma è necessario an-che “farlo bene”. Intanto a livello diocesano,l’Unitalsi ha rinnovato domenica 15 novembreil consiglio di sottosezione. E’ stata rieletta al-l’unanimità come presidente Quirica Azzena.A breve verrà rinnovato anche il consiglio disezione e il consiglio nazionale.

La spiritualità dell’accoglienzaLa riflessione di Fra Massimo Terrazzoni al clero della diocesi

A Oristano l’esercitazione Unitalsi Protezione civile

L’impegno dei sacerdoti è quotidianoScopri le loro storie su Facebook e sostieni con generosità la loro missione

A Roma don Stefano Meloni ha fatto della parrocchia di S. Maria della Misericordia uno dei luoghi più accoglienti del quartiere: la S. Messa domenicale affollatissima, un oratorio attivo, centro d’ascolto e 300 volontari al servizio dei poveri. Agli anziani che dormono per strada offre un tetto e pasti caldi con il suo progetto d’accoglienza. Sempre nella periferia romana troviamo pa-dre Claudio Santoro, vicario parrocchiale di San Barnaba, che ha aperto le porte dell’as-sociazione casa famiglia Lodovico Pavoni ai nuovi poveri in fuga da guerre e povertà for-nendo, grazie all’intervento gratuito di profes-sionisti, assistenza scolastica e post scola-stica, medica e psicologica. E sicuramente ha riscontrato dei “like” la testimonianza di don Franco Picone, che da quel lontano 19 marzo 1994, giorno in cui don Giuseppe Diana fu ucciso dalla camorra nella sua chiesa San Nicola di Bari a Casal di Principe, ne continua l’opera ed il suo cammino verso la legalità. La giornata di don Franco Lanzolla, invece, si svolge a Bari, tra i volontari, la gente comune,

l’accoglienza degli emarginati nella mensa (150 pasti al giorno, 16 mila l’anno, per 12 etnie diverse presenti) e nel poliambulatorio parrocchiale (con 8 medici e infermieri volontari e servizio gratuito, anche per la distribuzione di medicinali).Non vengono dimenticati i tossicodipenden-ti. Ad Olbia ci pensa don Andrea Raffatel-lu, parroco della Sacra Famiglia. La faccia rotonda, gli occhiali, il sorriso mite. Quella gestualità semplice che ti fa sentire capito, accolto, fanno di lui un sacerdote speciale che, con il suo grande lavoro, ha fatto della casa accoglienza “Arcobaleno” un posto da cui far ripartire tanti giovani tossicodipen-denti. Anche per questo nel 2009 ha ricevuto “Il premio della bontà Antonio Decortes” asse-gnatogli dai cittadini di Olbia. Ad Andria, nella casa accoglienza Santa Maria Goretti, don Geremia Acri, insieme ai volontari, offre ai migranti che arrivano per la raccolta invernale delle olive il calore di una famiglia e molto altro: dalla Mensa della carità, al Servizio Pasti caldi a casa e al Servizio sacchetti viveri; dall’Ambulatorio medico – infermieristico alle

Nella terra dei fuochi, il territorio in provincia di Napolispesso altamente tossici, c’è la parrocchia di San Paolo Apostolo in Caivano, dove don Maurizio Patriciello s’è fatto portavoce della lotta contro camorra e cattiva politica che da anni fanno affari ai danni dei più deboli. Da umile sacerdote di periferia, don Maurizio ha alzato la voce contro lo scempio che si consuma in quell’area. La sua forza ha dato nuova forza e speranza ai fedeli.Il Giambellino, quartiere nella periferia di Mi-lano famoso grazie a una canzone di Giorgio Gaber, è da sempre una comunità coraggiosa e combattiva, una fucina di idee, un pullulare di associazioni, una ricchezza nata dall’incon-tro di genti diverse per estrazione, nazionalità e cultura. La parrocchia di San Vito al Giam-bellino, cuore pulsante del quartiere è animata da tre sacerdoti: don Tommaso, don Giacomo e don Antonio. Sono i tre volti del quartiere, quello degli anziani nati al Giambellino e ormai storici abitanti, dei giovani che riscoprendolo tornano a viverci, degli immigrati che ne colo-rano le vie con lingue e culture differenti.

Ecco alcune storie di sacerdoti presenti su Facebook.com/insiemeaisacerdoti

Carità, solidarietà e accoglienza grazie ai nostri “don”-

sione e alla preghiera comunitaria, la pagina Fb Insieme ai sacerdoti - lanciata nel novembre 2013 - viaggia ormai oltre i 96mila “mi piace”. Obiettivo: far conoscere e condividere la vita di sacerdoti diocesani che si possono, anzi si devono sostenere anche con le nostre Offerte deducibili destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Offerte ecclesialmente importanti e di cui spesso abbiamo parlato su queste pagine. Il riscontro quanto mai positivo di questa pagina Fb sembra destinato a crescere grazie ai miracoli di “ordinaria” carità

compiuti ogni giorno dai 36mila sacerdoti al servizio del Vangelo insieme alle proprie comunità ecclesiali. Le loro storie, segno tangibile della presenza di Dio tra noi, sono raccontate nella sezione “Insieme a Don”. Storie belle come bella è la carità evangelica, la solidarietà, l’accoglienza. L’invito rivolto a tutti è dunque di visitare questa pagina Fb per scoprire le vite dei sacerdoti santi che vivono in mezzo a noi, con noi e per noi. Basta collegarsi condividendo, commentando e magari cliccando su “mi piace”!

Maria Grazia Bambino

CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI?Ognuno di noi. Per se stesso, per una famiglia o un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore corrisponda ad una persona fisica.

COME POSSO DONARE? Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto centrale sostentamento clero - Erogazioni liberali, via Aurelia 796 00165 Roma”

Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it Con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it

Con carta di credito CartaSì, chiamando il numero verde CartaSì 800-825 000 o donando on line su www.insiemeaisacerdoti.it

PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE?Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, e non costa nulla in più ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso in più ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 3% del fabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Ma vale la pena far conoscere le Offerte perché questo dono indica una scelta consapevole di vita ecclesiale. E raggiunge anche i sacerdoti di parrocchie piccole e lontane.

PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”?Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno.

DOMANDE E RISPOSTE SULLE OFFERTE INSIEME AI SACERDOTI