1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate...

28
1 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA 1.1 LA BIOENERGIA IN ITALIA 1.2 QUALI BIOMASSE A) DEFINIZIONE GENERALE DI “BIOMASSA” B) DEFINIZIONE DI “BIOMASSA , COME FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE” C) DEFINIZIONE DI “BIOMASSA COMBUSTIBILE”, D) DEFINIZIONE DI “BIOCOMBUSTIBILE” 1.3 QUALI BIOCOMBUSTIBILI 1.3.1 I biocombustibili solidi Cippato di legno Pellet 1.3.2 I biocombustibili liquidi Olio vegetale puro negli incentivi energetici per l’azienda agroforestale 1.3.3 I biocombustibili gassosi 1.4 QUALI FILIERE TECNOLOGICHE 1.5 QUALE DISPONIBILITA’ di “BIOCOMBUSTIBILI” 1.6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 1.6.1 La sostenibilità della bioenergia Il contesto territoriale Gli indirizzi

Transcript of 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate...

Page 1: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

1

1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA

1.1 LA BIOENERGIA IN ITALIA

1.2 QUALI BIOMASSE A) DEFINIZIONE GENERALE DI “BIOMASSA” B) DEFINIZIONE DI “BIOMASSA , COME FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE” C) DEFINIZIONE DI “BIOMASSA COMBUSTIBILE”, D) DEFINIZIONE DI “BIOCOMBUSTIBILE”

1.3 QUALI BIOCOMBUSTIBILI

1.3.1 I biocombustibili solidi Cippato di legno Pellet

1.3.2 I biocombustibili liquidi Olio vegetale puro negli incentivi energetici per l’azienda agroforestale

1.3.3 I biocombustibili gassosi

1.4 QUALI FILIERE TECNOLOGICHE

1.5 QUALE DISPONIBILITA’ di “BIOCOMBUSTIBILI”

1.6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

1.6.1 La sostenibilità della bioenergia Il contesto territoriale Gli indirizzi

Page 2: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

2

1.1 LA BIOENERGIA IN ITALIA

L’Italia ha un’elevata dipendenza dall’estero per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici; nel 2005 tale dipendenza è stata superiore all’ 80% su un fabbisogno complessivo di energia primaria che si aggira intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico, al bilancio energetico nazionale, si è aggirato intorno al 7%, di cui circa 1/3 provenien-te dalle biomasse. Nel lungo periodo, anche in base alla Proposta di Direttiva Europea 2008, le biomasse potrebbero coprire una quota dei consumi nazionali di energia primaria per almeno il 10%.La produzione attuale di bioenergia in Italia:

Mtep % sul totale bio % sui consumi totali

Energia primariaTotale da biomasse

5,2 100 2,7

Energia biotermica 4,0 77 9,0

Energia bioelettrica 1,0 20 1,3

Biocombustibili 0,2 3 0,5

Al fine di assicurare un peso adeguato alle biorisorse nei futuri bilanci energetici, l’attenzione dei soggetti pubblici e privati del settore dovrà concentrarsi su tre aspetti: tecnici, legislativi e di mercato.

Aspetti tecnici

Per realizzare il salto di qualità del sistema biomasse da un mercato di nicchia e per far si che il sistema stesso sia assistito, organizzato e competitivo, occorre scegliere, tra le tante opzioni possibili offerte dal si-stema biomasse, una o più filiere energetiche di successo, caratterizzate da maturità tecnologica, compati-bilità ambientale, elevato indice di fattibilità economica e di profittabilità, sicura accettabilità sociale. Quindi:

• Energia termica per usi domestici ed industriali,

• Energia elettrica da co-combustione e in cogenerazione

• Biocombustibili liquidi e gassosi per autotrazione.

Aspetti legislativi

Occorre superare l’attuale frammentazione normativa, sia tecnica che giuridica, introducendo norme ed incentivi che mirino a premiare l’innovazione tecnologica ed il costante miglioramento dell’efficienza. Que-sto aspetto è di fondamentale importanza dal punto di vista ambientale in quanto gran parte dei dispositivi in uso - soprattutto nel settore domestico - non rispondono alle nuove norme relative all’emissione di agenti inquinanti quali CO e particolati.

Page 3: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

3

Aspetti di mercato

Occorre attivare una domanda stabile, sia tramite un’adeguata campagna di informazione e promozione, sia tramite la standardizzazione dei prodotti finali (con particolare riferimento ai biocombustibili) allo scopo di dare stabilità al mercato e adeguate garanzie ai consumatori.

Page 4: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

4

1.2 QUALI BIOMASSE

A) DEFINIZIONE GENERALE DI “BIOMASSA”:

Le biomasse sono un insieme eterogeneo di materiali di origine organica e rinnovabili e costituiscono an-che una fonte energetica atipica caratterizzata da:

• Molteplicità di opzioni energetiche attuali e potenziali

• Forte radicamento nell’ecosistema

• Pluralità di usi extra-energetici

• Vaste implicazioni sociali

L’uso delle biomasse va inquadrato in una visione ”sistemica” che integri questi aspetti inquadrando gli interventi in una strategia globale sopranazionale.

Page 5: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

5

B) LA DEFINIZIONE DI “BIOMASSA COME FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE”

La biomassa destinata a fini energetici è definita dal:

D. Lgs 29/12/03, n. 387 - “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione del-l’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”:

“… la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprenden-te sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.”

C) LA DEFINIZIONE DI “BIOMASSA COMBUSTIBILE”

Definizione di biomassa combustibile, secondo il DL 152/2006 (Parte V, Allegato X,parte II, sez. 4, n. 1)

a) Materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate;

b) Materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico di coltivazioni agricole non dedicate;

c) Materiale vegetale prodotto da interventi selvicolturali, da manutenzione forestale e da potatura;

d) Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di legno vergine e costi-tuito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e tondelli di legno vergine, granulati e cascami di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine, tondelli, non contaminati da inquinanti;

e) Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli.

f) Sansa di oliva disoleata…(omissis).

g) Liquor nero ottenuto nelle cartiere dalle operazioni di lisciviazione del legno e sottoposto ad evapo-razione al fine di incrementarne il residuo solido…(omissis).

I prodotti energetici derivanti dalle “biomasse combustibili” possono trovare impiego in un’ampia gamma di applicazioni come biocombustibili solidi, liquidi e gassosi.La produzione del “combustibile” può essere fatta sul campo, in centri temporanei di stoccaggio, in centri e depositi commerciali nazionali e/o internazionali o presso gli stessi impianti di conversione finale, sia da soggetti terzi sia dallo stesso gestore dell’impianto di conversione.Il circuito semplificato è del tipo:

produzione della biomassa → raccolta → produzione del combustibile → conversione energetica finale

Nell’ambito della produzione dei “biocombustibili” un ruolo preminente è occupato dalla trasformazione meccanica delle biomasse legnose originali in legna da ardere, pellet e cippato (combustibili solidi), dalla pressatura delle biomasse oleaginose in olio vegetale (combustibili liquidi), dalla fermentazione di biomas-se amilaceo-zuccherine in etanolo (combustibili liquidi) e dalla digestione anaerobica di liquami zootecnici e produzioni erbacee umide in biogas (combustibili gassosi).

Page 6: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

6

La “biomassa combustibile” comprende numerose e diverse tipologie, ma i fattori discriminanti chene indirizzano la scelta verso la produzione del più adatto “combustibile”, in rapporto al più adattoprocesso di conversione, sono:

• rapporto carbonio/azoto (C/N)

• tenore di umidità alla raccolta

Tipici processi di conversione finale di biomasse in energia:

Tipo di biomasse Processo di conversione

Prodotto Utilizzo

Materiali legnosiH2O < 35-45%C/N > 30

Combustione Calore RiscaldamentoEnergia elettrica

Liquami zootecniciH2O > 35%C/N < 30

Digestione anaerobica Biogas(60% metano)

RiscaldamentoEnergia elettrica

Piante zuccherine (barbabietola, sorgo, ecc)H2O < 90%C/N qualunque

Fermentazione degli zuccheri in alcool etilico

Etanolo Motori a benzina

Piante oleaginoseH2O > 35%

Esterificazione degli olii Biodiesel Motori Diesel

Page 7: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

7

La “biomassa combustibile” comprende numerose e diverse tipologie, ma i fattori discriminanti che ne indirizzano la scelta verso la produzione del più adatto “combustibile”, in rapporto al più adatto processo di conversione, sono:

(fonte CTI)

Uno schema semplificato è quello di seguito riportato (C.T.I.):

CLASSIFICAZIONE DELLA BIOMASSAIl biocombustibile è prodotto dalla trasformazizone della biomassa

Page 8: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

8

D) DEFINIZIONE DI “BIOCOMBUSTIBILE”

La produzione e le caratteristiche merceologiche di tale biocombustibile dipendono:

• dalla biomassa originale

• dall’impianto di conversione finale

La correlazione tra questi due fondamentali “attori” è determinante per un reale sviluppo della bioenergia, in termini di efficienza energetica, ambientale ed economica.Le tecnologie disponibili per i vari processi di conversione finale richiedono infatti precise caratteristiche merceologiche ai biocombustibili in ingresso, che riguardano il tipo di alimentazione all’impianto e l’efficien-za energetica di processo.Il “biocombustibile” non si identifica dunque nella materia prima che lo origina, bensì nello specifico prodot-to che da tale materia prima si ottiene, per renderlo efficacemente “combustibile” nello specifico impianto di conversione finale.Su tutti i biocombustibili è da tempo in corso una impegnativa attività di classificazione, standardizzazione e normazione tecnica in rapporto agli impianti dedicati al loro utilizzo finale.L’importanza di tale attività non dipende solo da valutazioni relative all’efficienza energetica ed ambientale, ma anche dalla loro diffusione sul mercato, per un controllo della qualità, la certificazione della provenienza e la difesa del consumatore finale.

Una sintesi delle attività di normazione sui “biocombustibili” è presentata nella figura che segue:

Page 9: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

9

1.3 QUALI BIOCOMBUSTIBILI

1.3.1 I biocombustibili solidi

I biocombustibili solidi sono caratterizzati principalmente da legno in pezzi, paglie in balle, pellets, cippato, briquettes, ecc., derivano da colture dedicate o dal recupero di residui ligno-cellulosici (agricoli, forestali, agroindustriali) e sono utilizzati:

• per riscaldamento domestico o di ambienti tecnologici (serre, capannoni, ecc.), ed eventuale

raffrescamento

• per calore di processo industriale

• per teleriscaldamento urbano

• per generazione di energia elettrica , cogenerazione e rigenerazione.

Esempio:

BOX 1

Da 1 ettaro di S.R.F si può ottenere annualmente:

6.000 kWh elettricioppure

10 tonnellate di pelletoppure

300 m2 di edifici riscaldati

I vari tipi di biocombustibili solidi sono definiti da precise caratteristiche merceologiche e assoggettati a specifiche normative tecniche, certificazioni nazionali ed internazionali (UNI, CEN, etc.) che li classificano come veri e propri “combustibili”.Per i biocombustibili solidi, anche grazie alla spinta dell’UE, si prevedono “macroscopici” sviluppi da oggi al 2020.Infatti gli obiettivi attribuiti dall’UE all’Italia dall’ultima “Proposta di Direttiva 2008 sul contributo delle FER” (17% sul totale consumo nazionale di energia primaria entro il 2020, tra solare, eolico, biomasse, idroelet-trico, etc,) portano a prevedere per la sola bioenergia un contributo pari ad almeno 10-15 Mtep contro le circa 5 Mtep attuali. In numeri grossolani ciò equivale alla movimentazione e all’utilizzo di quantitativi annui superiori ai 30-40 milioni di tonnellate di biomassa “alla fonte”, costituiti dalle più diverse tipologie, dalla più diversa provenienza, e destinati ai più diversi impianti di conversione energetica finale.Da questi ingenti quantitativi derivano e deriveranno i “combustibili” da destinare alla più appropriata con-versione energetica finale, secondo precise denominazioni, certificazioni e specifiche, e tali da rispettare la legislazione in vigore in termini di autorizzazioni ed incentivi.Per un inquadramento delle biomasse vegetali da destinare alla produzione di biocombustibili solidi e alla successiva conversione energetica si possono in sintesi definire alcune categorie che includono una varietà molto ampia di specie coltivabili o di residui recuperabili:

Page 10: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

10

• colture ligno-cellulosiche: fra le specie annuali, sorgo da fibra, fra quelle erbacee perenni, la canna comune e miscanthus, infine fra le specie legnose perenni a turno breve di taglio (S.R.F. - Short Rotation Forestry), pioppo, eucalipto e robinia;

• legna: ricavabile dal patrimonio forestale in una ragionevole ipotesi di sviluppo produttivo ed am-bentale del medesimo;

• sottoprodotti di colture erbacee: paglie dei cereali, stocchi, ecc.;

• sottoprodotti di colture arboree: sarmenti di vite e le potature di olivi, agrumi, alberi da frutta, man-dorli e noccioli. Per le stesse colture va considerata anche la biomassa dendrometrica ottenuta a fine ciclo produttivo delle piante;

• sottoprodotti forestali: ramaglia residuale dell’utilizzazione di fustaie e cedui;

• scarti agro-industriali: vinacce, sanse esauste, gusci e noccioli, imballaggi cartacei e cartone, scar-ti dell’industria del legno, ecc..

Nella tabella seguente sono elencate alcune delle più diffuse tipologie commerciali di biocombustibili soli-di:

Nome del combustibile Dimensione tipica Metodo di preparazione

Bricchette ǿ > 25 mm compressione in una pressa a pistone

Pellet ǿ < 25 mm estrusione

Agglomerati sferoidali ǿ < 50 mm centrifugazione

Combustibile in polvere (polverino) < 1 macinatura

Segatura 1 - 5 mm taglio con strumenti affilati

Cippato 5 -100 mm taglio con strumenti affilati

Scaglie varia frantumazione con strumenti non affilati

Ciocchi/ tronchetti/ tondelli 100-1000 mm taglio con strumenti affilati

Page 11: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

11

Come si vede dalla tabella (C.T.I.) i biocombustibili solidi sono commercializzati con forme e pezzature molto diverse. Pezzatura e forma sono di importanza fondamentale per la gestione dello stesso combustibile e dell’im-pianto di conversione, come pure per le proprietà della combustione e l’efficienza del processo.

I biocombustibili solidi più diffusi sul mercato sono:

1) legna da ardere

2) cippato di legno

3) pellet di legno

Lo sviluppo di teleriscaldamento, cogenerazione e produzione di energia elettrica, come pure la nascita dei biocarburanti di seconda generazione, dalla gassificazione di “biomasse combustibili” lignocellulosiche, inducono a concentrare l’attenzione sulle caratteristiche merceologiche del “combustibile” cippato di legno.

Page 12: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

12

Cippato di legno

L’uso di questo combustibile è recente e nasce con la tecnologia delle medie e grandi caldaie ad alimenta-zione automatica e ad alta efficienza per il teleriscaldamento, la cogenerazione e/o la produzione di energia elettrica.Si stima che oggi in Italia si consumino, per gli usi sopra menzionati, 5 milioni di tonnellate all’anno di cippa-to di legno.L’approvvigionamento di questo combustibile avviene attraverso le seguenti principali vie:

• Autoproduzione del cippato presso l’impianto di conversione energetica finale (utilizzando mac-chine cippatrici diesel o elettriche) per la cippatura della biomassa tal quale conferita all’impianto dall’esterno.

• Acquisto diretto del cippato dal mercato locale (segherie, ditte agroforestali, etc.)

• Acquisto diretto del cippato dal mercato nazionale (grossisti, etc.)

• Acquisto diretto del cippato dal mercato internazionale (importazioni da oltre-oceano, etc.).

Se il consumo nazionale attuale è intorno ai 5 milioni di tonnellate all’anno, si prevede che per rispettare la Proposta di Direttiva EU 2008 sarà necessario dover toccare, nel 2020, valori di consumo annuale di cippato intorno ai 15 / 20 milioni di tonnellate lasciando fermo l’incremento dei consumi di legna da ardere, ma considerando anche il forte incremento che avrà per gli usi domestici il mercato del pellet.Questo comporterà un ricorso al mercato del cippato non locale e all’importazione, con la conseguente ne-cessità di proteggere il consumatore finale e l’ambiente con una serie di normative e certificazioni di qualità, di origine e di tracciabilità della filiera. Il “mercato del cippato” già oggi presenta due aspetti fortemente critici:

• Il prezzo del mercato del cippato è determinato da un regime di oligopolio da parte dei grandi operatori, caratterizzato dalla presenza di altri concorrenti quali le industrie del pannello di legno e della carta che hanno un più alto margine di contribuzione unitario nel rapporto prezzo di vendita del prodotto finale/costo del cippato, e possono quindi permettersi di pagare prezzi più alti rispetto a quelli ammissibili per gli usi bioenergetici.

• L’incertezza della “tracciabilità”della filiera nel caso di ricorso al “mercato del cippato”, alla luce della nuova legislazione sui Certificati Verdi .

L’approvvigionamento locale e/o l’autoproduzione di cippato presso l’impianto di conversione energetica finale dovrebbero essere fortemente incoraggiati e incentivati in quanto:

• permettono l’indipendenza dell’approvvigionamento dagli operatori commerciali nazionali e/o internazionali.

• garantiscono significative economie, legate all’acquisto della materia prima “alla fonte”, evitando gli onerosi passaggi che gravano sul prezzo quando la filiera è “lunga”.

• ottimizzano il bilancio energetico ed ambientale, che richiede applicazioni basate sulla massima efficienza di “filiera”, a partire dalle fasi di coltivazione, raccolta e trasporto della biomassa per finire alle fasi di uso finale (rendimento degli impianti, gestione delle utenze).

• incrementano l’occupazione locale.

Page 13: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

13

1.3.2 I biocombustibili liquidi

Per un inquadramento delle biomasse vegetali da destinare alla produzione di biocombustibili liquidi e alla successiva conversione energetica, si possono in sintesi definire alcune categorie che includono una varie-tà molto ampia di specie coltivabili o di residui recuperabili.

• colture oleaginose – attualmente quelle più utilizzate sono il colza, il girasole, nonché la soia; in prospettiva potrebbero svilupparsi ricino, cartamo, brassicacee varie, ecc.

• colture zuccherine - barbabietola, sorgo zuccherino, topinambur;

• colture amidacee - cereali, mais e patate;

I biocombustibili che ne derivano sono oli vegetali, biodiesel, bioetanolo, ecc.e prodotti da colture dedicate (oleaginose, amidacee, zuccherine) e vengono impiegati:

• per generazione elettrica localizzata in motori

• per autotrazione anche in miscela con combustibili tradizionali

Esempio:

BOX 2

Da 1 ettaro di colture oleaginose si può ottenere annualmente:

0,7 – 1,2 tonnellate di oliooppure

0,6 - 1 tonnellata di biodiesel (pari a 650 - 1.000 litri di gasolio)oppure

5.000 kWh elettrici

BOX 3

Da 1 ettaro di colture zuccherine/amidacee si può ottenere annualmente:

5 – 6 m3 di bioetanolo (pari a 3.400-4.000 litri di benzina)oppure

8.000 – 10.000 kWh elettrici

Page 14: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

14

OLIO VEGETALE PURO NEGLI INCENTIVI ENERGETICI PER L’AZIENDA AGROFORESTALE

L’olio vegetale puro è olio prodotto da piante oleaginose mediante pressione, estrazione o processi analo-ghi, greggio o raffinato ma chimicamente non modificato, qualora compatibile con il tipo di motore usato e con i corrispondenti requisiti in materia di emissioni (Dlgs 128/2005)

L’olio vegetale utilizzato da un’azienda agricola è esentato dall’imposta sulla fabbricazione e consumo di carburanti (accisa)

Se per autoconsumo ed entro un importo annuo fino a 1 milione di euro (Legge 296/2006 art.1 comma 380)

Olio vegetale impiegato nella produzione, diretta o indiretta , dell’energia elettrica è esente da accisa (ma è soggetto a deposito fiscale)

In impianti che hanno obbligo di denuncia fiscale ai fini dell’imposta di fabbricazione e consumo sull’energia elettrica (Dlgs 26/2007)

Olio vegetale esente da accisa ma soggetto a deposito fiscale .

Coltivazioni sotto serra, per il 2007 (Dlgs 26/2007)

Olio vegetale esente da accisa ma soggetto a deposito fiscale .

Impiego in motori per lavori agricoli, orticoli, allevamento, silvicoltura, piscicoltura, florovivaistica. Assegnazione dell’olio con le stesse modalità di quelle per il gasolio agricolo. (Dlgs 26/2007)

Olio vegetale prodotto da imprenditori agricoli e impiegato nelle macchine agricole aziendali non è soggetto a deposito fiscale (relativo alla produzione, trasformazione e cessione dei prodotti soggetti ad accisa -carburanti)

Autoconsumo fino ad un quantitativo annuo di 5 Tonnellate (Legge 222/2007 art. 26 comma 4bis)

Prime note sui Certificati Verdi (C.V.) – incentivo per la produzione di energia elettrica prodotta da im-pianti alimentati con energie rinnovabili (Dlgs 79/1999) I produttori ed importatori di energia elettrica hanno l’obbligo di immettere in rete una per-centuale di energia proveniente da fonti rinnovabili; dal 2006 è il 3,05% del totale, mentre dal 2008 al 2011 ci sarà un incremento annuo dello 0,75%. Gli IAFR (impianti alimentati da fonti rinnovabili) riconosciuti dal GSE prima del 2008, hanno associato un certificato verde per ogni MWh/anno prodotto, per 12 anni. Gli im-pianti costruiti dal 1/1/2008 avranno certificati vigenti per 15 anni (legge 244/2007, art. 2 commi 146-148). A partire dal 2008 i C.V. emessi dal GSE sono posti sul mercato ad un prezzo, riferito al MWh elettrico, dato dalla differenza tra 180 €/MWh (primo valore riferimento) ed il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica registrato nell’anno precedente, moltiplicato per 1,8 nel caso di biomasse agroforestali (art. 2 comma 148 legge 244/2007). E’ da notare che nel caso di incremento del prezzo di cessione del-l’energia elettrica a causa di aumento dell’energia fossile impiegata , calerebbe il valore dato dalla differen-za di cui sopra e quindi il valore del C.V., anche se è possibile aumentare ogni tre anni il valore di riferimen-to con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico.

Page 15: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

15

CENNI NORMATIVI:

Motori alimentati da olio vegetale ottengono cer-tificati verdi

Per produrre energia elettrica:Valore del C.V. 137,49 €/MWh + valore dell’energia elettrica venduta con tariffa tra 64 e 96,95 €/MWh (a seconda della quantità di ener-gia venduta nell’anno)

Impianti a biomasse/biogas che producono ener-gia elettrica hanno certificati verdi “agricoli”

Se l’energia è ottenuta in intese di filiera, contratti quadro (definiti in Dlgs 102/2005 art. 9 e 10) op-pure filiere corte. Le filiere corte sono quelle che utilizzano biomasse ottenuta in un raggio di 70 Km dall’impianto produttore di energia elettrica. Impianti > 1MW ottengono i certificati verdi per 15 anni, coefficiente di moltiplicazione dell’energia elettrica prodotta di 1,8 Impianti < 1MW ottengono i certificati verdi per 15 anni, coefficiente di moltiplicazione dell’energia elettrica prodotta di 1,8 oppure una tariffa omnicomprensiva (incentivo + energia elettrica prodotta) pari a 300 euro/MWh elettrico prodotto.Gli impianti non possono beneficiare di altri incentivi pubblici (Legge 244/2007 art.2 commi 143-153)

Produzione e cessione di energia elettrica e calore attraverso fonti agroforestali e fotovoltai-che effettuate da produttori agricoli è attività con-nessa (reddito agrario).

Legge 266/2005 art.1 comma 423

Produzione e cessione di carburanti vegetali e prodotti chimici danno reddito agricolo

Prodotti provenienti prevalentemente dal fondo agricolo del produttore (almeno il 51%). Legge 266/2005 art.1 comma 423

I locali dove sono posizionati gli impianti di produzione energetica nell’azienda agricola (lo-cali per attività connesse) sono edifici rurali e non pagano l’ICI

DPR 917/1986 art. 32 e 42

Adempimenti burocratici fiscali – Impianti produt-tori di energia elettrica – fuoricampo applicazi-one imposta di consumo sull’energia elettrica;esenzione da ogni adempimento burocratico (comunicazioni, dichiarazioni, autorizzazione, licenza d’esercizio, ecc.)

< 20KW alimentati da rinnovabili (no biogas). Dgls 504/1995 art. 52 lett. a)

Page 16: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

16

Impianti produttori di energia elettrica – fuo-ricampo applicazione imposta di consumo sull’energia elettrica;ma soggetti ad ogni adempimento burocratico (dichiarazioni, autorizzazione, licenza d’esercizio, conferenza servizi agenzia dogane, ecc.)

> 20KW alimentati da rinnovabili (no biogas), se ad uso Proprio dell’azienda o misto. Dgls 504/1995 art. 53 comma 3, lett. b)

Impianti produttori di energia elettrica – fuo-ricampo applicazione imposta di consumo sull’energia elettrica;ma soggetti ad ogni adempimento burocratico (Comunicazione di inizio attività, dichiarazioni, autorizzazione, licenza d’esercizio, conferenza servizi agenzia dogane, ecc.)

> 20KW alimentati da rinnovabili (no biogas), se ad uso di vendita energia elettrica. Dgls 504/1995 art. 53 bis

Impianti produttori di energia elettrica – fuo-ricampo applicazione imposta di consumo sull’energia elettrica;e non soggetti ad ogni adempimento burocratico (dichiarazioni, autorizzazione, licenza d’esercizio, conferenza servizi agenzia dogane, ecc.)

Qualsiasi potenza a biogas.Dgls 504/1995 art. 52 lett.c)

Impresa agricola che coltiva la “materia prima agricola” destinata alla produzione energetica entro un processo di filiera

Costruzione di filiere per la produzione di biocar-buranti, con appositi accordi per stabilire prezzi, collocazione e ripartizione degli utili.

Impresa agricola che coltiva la “materia prima agroenergetica” destinata alla produzione ener-getica per le necessità aziendali

Costruzione di raggruppamenti locali per la produzione di energia elettrica e calore con mi-croimpianti, accoppiati con generatori di energia elettrica, alimentati da biomasse agricole per forniture a brevi distanze

Impresa agricola che coltiva la “materia prima agroenergetica” e partecipa in forma singola o associata alla parziale o totale trasformazione in prodotto energetico che vende a terzi

Costruzione di “Energy farms”, aziende agricole altamente innovative nel risparmio energetico e nell’utilizzazione delle risorse aziendali e fonti rinnovabili

Page 17: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

17

1.3.3 I biocombustibili gassosi

I biocombustibili gassosi sono costituiti dal biogas derivante dalla digestione anaerobica di reflui (zootecni-ci, urbani) e/o colture dedicate (mais) e/o di sottoprodotti (agricoli, agroindustriali) e usato:per generazione di energia termica o elettrica

Esempio:

BOX 4

Da 1 ettaro di mais si può ottenere annualmente biogas per:

8.000 – 15.000 kWh elettricioppure

60 - 100 m2 di edifici riscaldati

Page 18: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

18

1.4 QUALI FILIERE TECNOLOGICHE

Page 19: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

19

Page 20: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

20

Page 21: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

21

Page 22: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

22

1.5 QUALI DISPONIBILITA’ di “BIOCOMBUSTIBILI”

Attualmente il pieno sfruttamento delle risorse di biomassa soffre all’origine della incertezza sulla quantità di materia prima effettivamente disponibile per usi energetici. L’esatta determinazione del suo contributo attuale e potenziale è resa difficile dalla natura stessa di questa fonte variamente dispersa sul territorio, fortemente vincolata allo stato delle superfici agricole e forestali e utilizzata in gran parte al di fuori dei circuiti commerciali da milioni di piccole utenze diffuse.

La valutazione della disponibilità nazionale di biomasse per l’energia è resa difficoltosa non solo dalla attuale carenza di dati ufficiali attendibili (e questa difficoltà la si ritrova anche nella valutazione degli utilizzi), ma anche dalla ambiguità del significato stesso di disponibilità e cioè se questo termine vada inteso come disponibilità totale di biomassa presente sul territorio (disponibilità potenziale), o come disponibilità effettivamente ed economicamente ritraibile. Occorre inoltre chiarire se la disponibilità da considerare è quella a monte dei possibili attuali utilizzi non energetici o a valle degli stessi.

Le incertezze nei dati ufficiali derivano anche dalla poca importanza che è stata da sempre data in Italia alle biomasse residuali. Infatti, sia a livello nazionale che regionale, le politiche di incentivo dell’utilizzo della biomassa a fini energetici sono state finora incentrate sulla realizzazione di impianti destinati alla produzione di energia elettrica, ma senza la base di mirati studi di fattibilità o di disponibilità economica e locale delle risorse.Basti solo citare l’esperienza dei progetti nell’ambito del CIP 6/1992, che in moltissimi casi sono decollati con sensibili ritardi per problemi connessi principalmente all’approvvigionamento della biomassa (logistica, impatto ambientale dei trasporti, ecc.), e che oggi si trovano di fronte ad un mercato nazionale che presenta un’offerta insufficiente soprattutto perché disorganizzato.Ancora più incerta è la stima di nuove produzioni di biomasse strettamente legata alla riconversione di aree agricole e forestali. Una stima del potenziale di energia primaria contenuto nelle biomasse , al netto degli attuali usi non energetici, è riportato nella seguente tabella che mostra anche i quantitativi potenziali delle possibili nuove colture energetiche:

Page 23: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

23

Quante biomasseBiomasse vegetali, animali e colture dedicate potenzialmente disponibili in Italia

Migliaia di tonnellate/anno (espresse in sostanza secca)

Residui colture erbacee 6.500

Residui colture arboree 1.600

Residui forestali 6.600

Residui industria del legno 5.900

Biomasse da zootecnia 16.000

Residui agroindustria 1.900

Colture dedicate 12.000

TOTALE 50.000

Tradotti in Mtep 20 Mtep

Consumo Italia energia primaria Mtep: 200 Mtep

Page 24: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

24

Distribuzione regionale delle disponibilità potenziali di biomassa

Page 25: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

25

1.6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Un criterio distintivo delle filiere bioenergetiche è quello riferibile al loro grado di complessità e maturità di mercato. Vengono così definite le cosidette “filiere corte” e “filiere lunghe”.

Le filiere corte sono quelle sviluppabili in ambito agricolo, a livello aziendale o di piccolo distretto. Allo stato attuale, per via di una maggiore facilità di realizzazione legata anche ad investimenti meno onerosi, le più affermate sono quelle incentrate sulla produzione a piccola media scala di energia elettrica, termica o combustibili da parte dell’agricoltore. Si verifica in tal modo un passo oltre le tradizionali produzioni agro-fo-restali, sviluppando l’azienda agroenergetica in grado di fornire il servizio calore, produrre in proprio energia elettrica, ecc.. In tale contesto, sulla scia del concreto interesse riscontrato, hanno raggiunto una notevole maturità di mercato le seguenti tecnologie:

• Piccole caldaie per riscaldamento domestico

• Teleriscaldamento da lignocellulosiche

• Piccola cogenerazione (ciclo ORC) da lignocellulosiche

• Energia elettrica e cogenerazione da biogas

• Energia elettrica e cogenerazione da oli vegetali

• Trigenerazione da oli vegetali

Le filiere lunghe sono le filiere agro-industriali e si basano sulla stretta relazione tra il settore agricolo e quello industriale e necessitano di un elevato livello organizzativo dal quale non può prescindere un forte coinvolgimento delle amministrazioni. Tali filiere, fortemente volute sia a livello politico sia dagli stakehol-ders del settore, stentano a decollare per l’assenza di una concreta programmazione energetica di ampio respiro. Per queste filiere difficilmente si possono immaginare scenari di crescita e sviluppo prescindendo da importanti e affidabili aiuti finanziari almeno nella fase di avvio. Un esempio emblematico della situa-zione attuale è quello riferibile al quantitativo di biodiesel esente da accisa il cui contingente varia di anno in anno in base alla legge finanziaria, bloccando di fatto l’impegno industriale verso la produzione di un biocarburante che tecnicamente è ampiamente maturo per il mercato. Ad oggi, nonostante le forti difficoltà menzionate, le filiere agro-industriali di maggior interesse in Italia sono quelle orientate alla:produzione di biodieselproduzione di bioetanoloproduzione di energia elettrica e calore da biocombustibili solidi e liquidi su vasta scala dimensionale.

In un prossimo futuro sarà possibile parlare di biocombustibili di terza generazione tra cui:

• Etanolo da lignocellulosiche

• Idrogeno da biomasse

• BTL (Biomass to Liquid)

• BTG (Biomass to Gas)

Page 26: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

26

1.6.1 La sostenibilità della bioenergia

Il contesto territoriale

L’attivazione di qualsiasi tipo di filiera per la produzione di energia da biomasse necessita di un approfon-dito studio del contesto territoriale ove si intende operare. Saranno gli aspetti di sistema a determinare le scelte idonee per una corretta articolazione ed integrazione dell’intero processo produttivo, che va dalla fase di approvvigionamento della biomassa (coltivazione e/o raccolta, trasporto, stoccaggio), la fase della trasformazione (cippato, pellet, oli vegetali, biodiesel, bioetanolo, biogas, ecc.) fino alla conversione ener-getica (calore, elettricità, autotrazione, ecc).Stabilire a priori quale sia la filiera più indicata per un particolare tipo di conversione energetica è nella maggior parte dei casi uno sforzo teorico inutile. Diventa invece molto più semplice stabilire un orientamen-to quando siano chiari i contesti aziendali, comprensoriali e geografici in cui si intende operare. Tali aspetti sono dati principalmente dalle seguenti variabili:

• disponibilità di biomasse e quindi produzione agricola o forestale (influenzata da orografia, clima, suolo, disponibilità di acqua, dimensione media degli appezzamenti, ecc.);

• costi di raccolta, trasporto e stoccaggio (influenzati dalle dimensioni delle aziende, dal grado di meccanizzazione, dal livello di ricorso a contoterzismo, dalle infrastrutture esistenti, ecc.);

• esistenza di utenze termiche e/o elettriche e loro fabbisogno annuale (curve di carico);

• fattori che incidono sulla conversione energetica (rendimenti, taglie e tipologie di impianto, ecc.);

• fattori che incidono sul controllo e sulla gestione delle emissioni (climatologia, tipologia di bomas-se, tipologia di processo di conversione, tecnologie sistemi trattamento dei fumi, ceneri, ecc.).

In particolare, grande rilievo assume la consapevolezza che occorre realizzare il sistema che si vuole considerare costituito da differenti sottosistemi: agricolo, forestale, industriale. Tali sottosistemi, ciascuno con una sua peculiare specificità, interagiscono tra loro in maniera talvolta con-flittuale per l’esistenza di vincoli legati alle differenti caratteristiche dei comparti economici di appartenenza. Si pensi, ad esempio, al complesso di normative esistenti che sono tante e spesso di non facile compren-sione dovendosi uniformare per l’impianto di conversione a quelle del settore industriale, per il combusti-bile a quelle del settore agricolo.

La sussistenza di una situazione così differenziata influenza significativamente la scelta degli indicatori, sia quelli di tipo quantitativo che quelli di tipo qualitativo.

Sono particolarmente importanti nel caso della bioenergia, vista la stretta interazione esistente con il terri-torio, gli indicatori di carattere sociale. E’ importante valutare l’opinione e il grado di coinvolgimento della potenziale utenza degli impianti di teleriscaldamento ovvero la disponibilità della comunità locale ad accet-tare l’insediamento nel territorio di un impianto industriale per la produzione di pellets o ancora il beneficio occupazionale complessivo (lungo tutta la catena) derivante dall’attivazione degli impianti energetici.

Page 27: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

27

Gli indirizzi (suggerimenti)

Gli indirizzi per l’energia

Al fine di assicurare un peso adeguato alla risorsa biogenica nei futuri bilanci energetici, l’attenzione dei soggetti pubblici e privati del settore dovrà concentrarsi sui seguenti punti:

• messa a punto di un sistema di incentivazione con strumenti di natura amministrativa, economica e fiscale che superi l’attuale frammentazione normativa, caratterizzato da una logica dinamica in grado di adeguarsi all’evoluzione dell’intero comparto e dei suoi segmenti e che tenda a premiare l’innovazione tecnologica ed il costante miglioramento dell’efficienza;

• promozione dell’integrazione di filiera, attraverso specifiche agevolazioni per la creazione di strutture che vedano partecipazioni interprofessionali, anche tramite il diretto intervento di capitale pubblico in iniziative strategiche;

• attivazione della domanda sia tramite un’adeguata campagna di informazione e promozione, sia con l’introduzione di vincoli ambientali che orientino verso le biomasse o ne impongano, quando necessario ed opportuno, l’impiego come materia prima;

• standardizzazione dei prodotti finali con particolare riferimento ai biocombustibili allo scopo di dare stabilità al mercato e adeguate garanzie ai consumatori; vanno affrontati non solo gli aspetti mer-ceologici, ma anche quelli legati all’impatto ambientale, al bilancio energetico, ecc.;

• ridefinizione dei vincoli connessi con l’uso termico e/o delle biomasse agricole e forestali derivanti da una loro non coerente classificazione all’interno dei rifiuti valorizzandone, quando possibile, il “contenuto ambientale”;

• promozione dell’attività di recupero di oli vegetali usati ed altre materie seconde con necessità di smaltimento ed elevata possibilità di utilizzazione in processi di conversione energetica (biodiesel, biogas, ecc.);

• promozione di alcuni significativi progetti con forti caratteristiche dimostrative, anche valorizzando iniziative in corso in grado di dare un concreto avvio al comparto e di fornire un banco di prova per successivi miglioramenti tecnologici.

Gli indirizzi per l’ambiente

Al fine di sfruttare al massimo il potenziale di mitigazione dell’effetto serra offerto dal sistema biomasse, occorre puntare al:

• miglioramento delle tecniche di gestione forestale, finalizzate alla protezione del territorio, al-l’assorbimento di CO2 dall’atmosfera, al mantenimento ed alla creazione di attività produttive ed occupazione connessa.

• uso dei biocombustibili liquidi in aree a rischio quali centri storici di città d’arte, acque interne navi-gabili ecc.

Page 28: 1.0 INTRODUZIONE ALLA BIOMASSA ED ALLA BIOENERGIA · intorno a 200 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il contributo delle fonti rinnovabili, compreso quello idroelettrico,

28

Gli indirizzi per il territorio

Gli interventi devono riguardare:

• il miglioramento delle qualità dei terreni agricoli, tramite un graduale ripristino del tenore di sostan-za organica, in grado di rafforzare le capacità biologiche delle specie vegetali e ridurre gli input esterni;

• l’individuazione di specie e/o varietà vegetali in grado di massimizzare l’efficienza produttiva in termini di biomassa utilizzabile, sviluppando ordinamenti produttivi e avvicendamenti colturali in grado di favorirne l’introduzione e la diffusione;

• contributo alla tutela della biodiversità, sia attraverso un più ampio ricorso a tutta la gamma delle specie vegetali autoctone (anche attualmente non coltivate), sia tramite l’incremento delle superfici investite con essenze forestali;

• sviluppo di coltivazioni dedicate o a prevalente orientamento energetico svincolate dal set-aside obbligatorio, strumento dimostratosi non idoneo e comunque destinato a scomparire nel giro di pochi anni.