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10. Il principato. Dalla dinastia Giulio-Claudia agli imperatori adottivi 21 aprile 2020 10.1 La dinastia Giulio-Claudia

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10. Il principato. Dalla dinastia Giulio-Claudia

agli imperatori adottivi

21 aprile 2020

10.1 La dinastia Giulio-Claudia

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Il principato di Tiberio (14-37 d.C.)

Alla morte di Augusto, Tiberio aveva 56 anni e le sue prime mosse furono estremamente prudenti. Furono date disposizioni alle guardie che custodivano Agrippa Postumo, nipote diretto di Augusto, di eliminarlo, mentre era recluso a Pandataria (Ventotene). Tiberio aspettò la ratifica del senato e rifiutò i titoli di imperator, padre della patria e Augusto. In linea con questa prudenza affidò al senato l’elezione dei magistrati, abolendo le assemblee popolari

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Germanico

Scoppiarono le ribellioni in Pannonia e in Germania, che furono pacificate dall’intervento rispettivamente di Druso, figlio di Tiberio, e di Germanico. A Germanico venne concesso l’onore del trionfo; durante la sua impresa aveva recuperato nella foresta di Teutoburgo alcune delle insegne romane della disfatta di Varo (9 d.C.) e per questo gli fu eretto un arco trionfale, non l’unico che Tiberio dispose per lui. Un’altra minaccia per l’Impero era nuovamente costituita dai Parti. Tiberio mandò Germanico in Siria con poteri speciali e gli affiancò Gneo Calpurnio Pisone

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La morte di Germanico e il processo a Pisone

Durante la missione in Oriente, Germanico si recò in Egitto, in aperta violazione di quanto disposto da Ottaviano, e poi da Tiberio. Al rientro in Siria, Germanico sollevò Pisone dall’incarico, in quanto non aveva ottemperato alle sue disposizioni. Germanico morì nel 19 d.C. in circostanze poco chiare e Pisone fu considerato il suo assassino, ma Tiberio il mandante. Tiberio, dovendo allontanare da sé i sospetti, sottopose a processo Pisone in senato, ma Pisone si tolse la vita prima del suo esito.

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Il senatus consultum di Gneo Pisone padre

Questa vicenda ci viene narrata dal senatus consultum di Gneo Pisone padre. Pare che l’epigrafe in bronzo provenga dal confine tra il territorio di Siviglia e quello di Malaga, un tempo parte della provincia Baetica. E' un testo scritto su quattro colonne per un totale di 176 righe. Werner Eck ha messo in evidenza due punti: 1. è il primo documento che attesta un uso distorto dell' attività giudiziaria in epoca tiberiana. La giustizia, invece di essere amministrata dai giudici, è passata - per certi processi - nelle mani del senato che si è trasformato in una sorta di tribunale speciale. 2. Permette un confronto con l’opera di Tacito che, riportando negli Annali questo clamoroso episodio, ha riferito con grande precisione i termini del dibattito processuale. http://eda-bea.es/pub/record_card_1.php?rec=948

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Nel 21 Tiberio, console per il 21 con il figlio Druso, si ritira a Nola. Mentre si trova a Roma per le pressioni del senato, muore Druso, pare avvelenato dalla moglie Livilla, istigata da Seiano, il suo potente prefetto del pretorio. Tiberio escludendo dalla successione i figli di Livilla, designa Nerone Cesare e Druso, figli di Germanico. Intanto il potere di Seiano cresce e nel 27 d.C. Tiberio decide di ritirarsi a Capri. A Roma il senato fu esautorato da Seiano e iniziarono i processi per lesa maestà, fondati anche sulla delazione. Nel 29 muore la madre di Tiberio, Livia, e l’orazione è affidata al giovane Caligola

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L’ascesa di Seiano Seiano riorganizzò i pretoriani nei Castra Praetoria (21-23 d.C.), un’imponente costruzione in cui concentrò le cohorti urbane. Per assicurarsi la successione nel principato, il prefetto del pretorio tentò di chiedere in sposa a Tiberio Giulia Livilla, vedova di Druso, ma senza successo. Seiano riuscì la liberarsi di Agrippina con cui era in disaccordo: nel 31 d.C. adducendo una congiura, Agrippina venne relegata a Ventotene, dove morirà; fu imprigionato anche Cesare Nerone, che pure morì. Druso, figlio di Agrippina e Germanico, fu pure imprigionato e lasciato morire in carcere per le accuse della moglie Emilia Lepida, anche lei caduta nelle manovre di Seiano

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La caduta di Seiano Fu Antonia Minore, vedova del fratello di Tiberio e figlia di Ottavia, sorella di Augusto, e di Marco Antonio, a mettere in allerta Tiberio sui piani di Seiano, che avrebbe meditato si sbarazzarsi di Caligola e Tiberio stesso. Tiberio agì nell’ombra: si procurò i piani della congiura e, dopo avere fatto giungere Caligola a Capri e averlo designato suo successore, nominò in segreto un nuovo prefetto del pretorio e invitò in senato Seiano con la promessa di proporlo per la potestà tribunizia. Tiberio lo fece arrestare e uccidere il giorno stesso, come i suoi familiari. Altri si tolsero la vita per ritorsioni o paura della vendetta imperiale.

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Tiberio nominò eredi nel proprio testamento Caligola e Tiberio Gemello, figlio di Druso Minore. Alla morte di Tiberio nel 37 d.C. fu nominato imperatore Caligola, che si impegnò ad adottare Tiberio Gemello, ancora minorenne

La successione di Tiberio

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Caligola

Morto Tiberio, il prefetto del pretorio Macrone fece prestare giuramento al solo Caligola. Anche il senato non tenne conto del testamento di Tiberio che gli avrebbe voluto vedere associato Druso Minore. Caligola non aveva affrontato mai alcuna carica pubblica e, divenuto erede di tutte le sostanze di Tiberio, adottò Tiberio Gemello. Non perse occasione di celebrare se stesso e la propria famiglia, richiamò gli esiliati, concesse libertà ai detenuti e fece bruciare pubblicamente gli atti dei processi, inclusi quelli che riguardavano la madre e i fratelli, le cui ceneri furono da lui collocate nel mausoleo di Augusto

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Il principe ricoprì ogni anno il consolato (a eccezione del 38 d.C.), nel 37 con il futuro imperatore Claudio. Quell’anno Caligola si ammalò gravemente e durante la sua malattia fu eliminato Tiberio Gemello, allora diciottenne. Nel 38 Macrone, già prefetto del pretorio, divenuto prefetto d’Egitto fu costretto al suicidio con la moglie e morì la sorella Drusilla, sposa di M. Emilio Lepido, da taluni ritenuto suo possibile successore. Il giovane imperatore fece in modo che Drusilla fosse divinizzata

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Diversamente da Tiberio, in Oriente (37-38 d.C.) Caligola tentò di ripristinare un sistema di stati cuscinetto assegnati a personaggi con i quali aveva intrattenuto relazioni, su esempio di Marco Antonio. Alla pronipote di Marco Antonio, Antonia Trifena e di Cotys, re di Tracia, assegnò l’Armenia minore, il Ponto insieme al Bosforo Cimmerio e la porzione di Tracia del padre. In Palestina, Giulio Agrippa I, nipote di Erode il grande, ricevette diverse principalità

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I disordini ad Alessandria

Dagli scritti di Filone, Legatio ad Gaium e In Flaccum, filosofo ebreo che si recò a Roma in ambasceria, si apprende che fu Giulio Agrippa I a provocare un incidente diplomatico tra Greci ed Ebrei ad Alessandria d’Egitto nel 38 d.C. I tumulti che scoppiarono al suo arrivo ad Alessandria furono causa delle dure ritorsioni del prefetto Avillio Flacco, che suscitarono nuove sollevazioni. Il prefetto fu arrestato, relegato nell’isola di Andros in Egeo e poi ucciso. Le ambascerie di Greci ed Ebrei non ottennero grande considerazione da Caligola, che nel 40 d.C. impose una statua di Giove con le sue fattezze nel tempio di Gerusalemme

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Congiura e repressione

Nel 39 d.C. Caligola partì per la Germania per motivi non precisati. Alcuni hanno voluto vedere nel suo viaggio un legame con una congiura che vedeva coinvolto Gneo Cornelio Lentulo Getulico, legato della Germania Superiore che fu giustiziato per tradimento e sostituito da Servio Sulpicio Galba, il futuro imperatore. Per questo motivo fu ucciso anche Marco Emilio Lepido, vedovo di Drusilla. Le due sorelle, Agrippina Minore e Giulia Livilla, furono esiliate a Ponza

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Rientrato a Roma, Caligola decise di uccidere l’ultimo discendente di Antonio, Tolomeo di Mauretania, figlio di Cleopatra Selene, figlia di Antonio e Cleopatra. Le ragioni delle intenzioni dell’imperatore non sono note; alcuni hanno ipotizzato per un coinvolgimento nella congiura di Getulico. Ne nacque una guerra che ebbe fine sotto il regno di Claudio, con l’annessione della Mauretania

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Per affermare il proprio culto, Caligola voleva imporre una sua statua nel tempio di Gerusalemme. Il legato in Siria, Publio Petronio tentò di ritardare l’erezione del simulacro sacrilego, tanto che Caligola gli avrebbe dato l’ordine di uccidersi. Una congiura ordita da senatori, equestri, liberti imperiali e uno dei prefetti del pretorio pose fine alla vita di Catilina. Non furono risparmiate la moglie Milonia Cesonia e la figlioletta Giulia Drusilla

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Secondo le fonti, Claudio era uno studioso e un erudito. Fu autore di una monografia su Augusto in 41 libri, di un’autobiografia, una storia degli Etruschi e una su Cartagine, di un trattato sull’alfabeto latino. Il fratello di Germanico era sempre rimasto un Claudio, mai adottato dagli Iulii, ma i pretoriani lo acclamarono imperatore e il sostegno di questa parte dell’esercito e il favore popolare indusse il senato ad appoggiare la scelta. Entrato in carica, abolì diversi provvedimenti e leggi volute da Caligola e richiamò dall’esilio Agrippina Minore e Giulia Livilla

Claudio (41-54 d.C.)

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Claudio applicò all’amministrazione statale il sistema amministrativo delle domus private gestite da liberti dotati di professionalità e competenze specifiche. I liberti imperiali arrivarono a detenere all’interno dell’impero un’importanza che suscitò scandalo e invidia degli altri ceti. Furono creati: un ufficio dedicato alle finanze (a rationibus), uno per l’istruzione dei procedimenti da tenersi davanti all’imperatore (a libellis), uno per le suppl iche e la corr ispondenza da tenere dell’imperatore (ab epistulis), uno la cura dell’archivio e della corrispondenza del principe (a studiis)

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A Claudio si deve la realizzazione del porto di Ostia per l’accoglienza di navi onerarie che prima attraccavano a Puteoli. L’organizzazione dell’approvvigionamento fu sottratta al senato e affidata al prefetto dell’annona. Completò due acquedotti, la cui edificazione era iniziata durante il regno di Caligola, l’Aqua Claudia e l’Anio Novus. Bonificò le paludi del Fucino rendere disponibile maggiore superficie coltivabile

Amministrazione e opere pubbliche

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A Claudio va riconosciuto il merito di una politica d i in tegraz ione de l l e é l i t e p rov inc ia l i assolutamente innovativa, testimoniata dalla tabula Hebana. Attuò un’intensa politica colonaria in Britannia, Germania e Mauretania, dove affrontò una guerra al termine della quale il territorio acquisito fu diviso in due province: Mauretania Cesariense e Mauretania Tingitana

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Nel 47 Cn. Domizio Corbulone, fratellastro di Milonia Cesonia, si spinse oltre il Reno, ma i confini furono mantenuti a Ovest del fiume. Nel 43 d.C. in Oriente, la Licia fu riunita alla Panfilia e costituì una nuova provincia di rango pretorio. Nel 46 d.C. il regno di Tracia, che era affidato a un figlio di Cotys, fu pure sottoposto a un procuratore. La Giudea divenne regno da provincia e fu assegnata a Giulio Agrippa I; alla sua morte tornò a essere provincia. Agrippa II, suo figlio, che era cresciuto a Roma, ricevette Batanea, Traconitide, Auranitide e altre regioni in direzione del Libano. Antioco IV di Commagène fu reintegrato nel regno, che gli era stato sottratto da Caligola, sino al 72 d.C. quando Vespasiano annesse la Commagène al regno di Siria

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Nel 49 d.C. Claudio per evitare disordini decise di espellere la comunità ebrea da Roma. In Armenia il re Mitridate era stato spodestato da Caligola; in seguito ad alterne vicende occorse al regno dei Parti, riuscì a tornare sul trono. Nel 51 d.C. Vologese divenuto reggente del regno partico, impose il fratello Tiridate tra il 52 e il 54 d.C. La situazione conobbe ulteriori sviluppi sotto il regno di Nerone. La Britannia meridionale fu ridotta in provincia da Aulo Plazio, futuro governatore, nelle cui fila militava anche il giovane Vespasiano. La completa sottomissione dell’isola fu terminata negli anni seguenti

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Nel 42 d.C. è noto un tentativo di congiura contro Claudio da parte dell’allora governatore della Dalmazia, che fu abbandonato dalle sue stesse legioni e presto eliminato. La terza moglie di Claudio, Valeria Messalina, discendente di Antonia Maggiore, tramando con il potente liberto Narcisso e Lucio Vitellio, fece in modo Giulia Livilla, colpevole di adulterio con L. Anneo Seneca, fosse esiliata a Pandataria (Ventotene), mentre il filosofo fu confinato in Corsica

Congiure e intrighi

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Claudio ebbe da Messalina due figli Ottavia (40 a.C.) e Tiberio Claudio Cesare (41 d.C.), noto come Britannico. Donna di liberi costumi si legò al console designato Caio Silio, un adulterio che le fu fatale e fu rivelato dal potente liberto Narcisso. La serie di morti legate a questo evento ha indotto a ritenere che non si trattasse soltanto di adulterio

Claudio e Messalina

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Nel 49 d.C. Claudio si sposò con la nipote Agrippina Minore, già madre di L. Domizio Enobarbo che fu nel 50 d.C. adottato da Claudio con il nome di Nerone Claudio Cesare Druso Germanico e sposò nel 54 d.C. Ottavia, la figlia di Claudio. Con il rientro dall’esilio di Seneca nel 49 e la nomina a prefetto del pretorio di Sesto Afranio Burro, Agrippina consolidò la sua influenza a corte. Nel 54 Claudio designò come eredi sia Britannico, sia Nerone e nello stesso anno sopraggiunse la sua morte, pare per avvelenamento per mano di Agrippina. Circa la sua fine circolò una feroce satira menippea, l’Apocolokyntosis, attribuita a Seneca

La congiura e la morte

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Nerone

La morte di Claudio fu tenuta nascosta il tempo necessario a organizzare la successione di Nerone. Il prefetto Burro fece giurare fedeltà alle truppe al solo Nerone e il senato ratificò la nomina e decretò l’apoteosi dell’imperatore morto. Agrippina approfittò della nuova situazione per disfarsi di chi le era ostile, come il liberto Narcisso, o potesse essere di ostacolo all’ascesa del figlio, come Britannico (55 d.C.). Nel regno di Nerone è possibile distinguere due fasi: la prima, in cui fu affiancato da Afranio Burro e Seneca, e la seconda, che coincise con il matrimonio con Poppea, per la quale uccise la madre

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Nel 56 d.C. Nerone intraprese una riforma dell’aerarium che prevedeva la sostituzione dei questori con due praefecti aerarii Saturnii, ex pretori di fiducia dell’imperatore, controllando di fatto le finanze pubbliche. Nel 58 progettò di eliminare con un programma i vectigalia, le imposte dirette, ma non fu mai realizzata. Dal 59 d.C., vietati i combattimenti gladiatori, diede vita agli Iuvenalia, e nel 60 ai Neronia, ludi musicali quinquennali di ispirazione greca e iniziò a esibirsi lui stesso, suscitando la disapprovazione del Senato. Costruì anche un ginnasio e le thermae neronianae, iniziative che gli valsero l’apprezzamento delle masse popolari

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Nel 64 d.C. a Roma scoppiò un incendio a Sud del Palatino, che si diffuse assai velocemente e bruciò due terzi della città. L’imperatore era ad Anzio e si affretto a rientrare a Roma per dare disposizioni e organizzare i soccorsi. Nota è la voce popolare che ne attribuì all’imperatore stesso la responsabilità per il capriccio di realizzare un’immensa residenza imperiale, la Domus Aurea, che sorse su parte delle aree interessate dal rogo nel cuore di Roma. Per stornare da sé questa voce infamante, Nerone, a sua volta, indicò i cristiani come colpevoli dell’incendio

L’incendio di Roma

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E’ noto che la costruzione del complesso della Domus Aurea suscitò riprovazione e scontento, e che la sua costruzione comportò spese ingentissime. La riforma monetaria del 64 d.C. è connessa probabilmente anche con la necessità di ricostruire Roma dopo l’incendio e il nuovo onere edilizio della sua residenza. Per questo ridusse sia il peso sia il tenore di metallo della moneta d’oro, l’aureus, da 1/42 a 1/45 di libbra e del denarius da 1/84 a 1/96 di libbra. La svalutazione ebbe come effetto l’aumento dei prezzi che contribuì a rendere la situazione sociale più difficile

La Domus Aurea e la riforma monetaria

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Nel 65 d.C. si organizzò una congiura -detta dei Pisoni, dal promotore, l’aristocratico Caio Calpurnio Pisone- alla quale presero parte diversi esponenti dei ceti dirigenti, senatori, cavalieri, esponenti di corte e del corpo dei pretoriani. La scongiura venne smascherata e gli oppositori di Nerone furono eliminati: tra questi, Seneca, Petronio, Lucano, Trasea Peto, Fenio Rufo. Un’altra cospirazione fu sventata nel 66 d.C. a Benevento alla partenza di Nerone per la Grecia; a essa avevano preso parte legati in Germania, che si tolsero la vita

Le congiure

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La morte di Nerone

Nel 68 d.C. si ribellarono Giulio Vindice, Servio Sulpicio Galba, Lucio Clodio Macro rispettivamente governatori della Gallia Lugdunense, dell’Africa e della Tarraconense e i pretoriani di Caio Ninfidio Sabino. Il senato dichiarò hostis publicus Nerone. L’imperatore si tolse la vita il 9 giugno del 68 d.C.