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1. Ricorda 2016 Le guerre non sono un videogioco. Nel mirino ci sono PERSONE! Uomini, donne, bambini ed ogni essere vivente. Il nostro stesso pianeta, la Terra, è un essere vivente ed anch'esso è nel mirino. Il disarmo è necessario alla Vita.

Annamaria Grillo

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2. Il viaggio Come per una qualsiasi meta, anche nella Fede bisogna affrontare un viaggio.

Io, nonostante tutte le difficoltà che si possono incontrare, vedo il viaggio per approfondire la Fede

come un tragitto pieno di colori.

Davide Ferro

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3. La scelta Un grosso missile, sospeso in un cielo nuvoloso, tagliato a metà su cui poggia una fattoria. Mi immagino un futuro dove l'uomo abbandona le armi e le sotterra per sempre in qualche bunker di chissà quale base abbandonata. Vorrei che l'uomo ritornasse alla cura della terra, a godere delle piccole cose, del fluire del tempo scandito da alba e tramonto, vivere dignitosamente. In quel futuro che immagino la gente non dovrà dimenticare il passato violento che ha distinto l'essere umano, dovrà ricordare per non commettere gli stessi errori. Da qui l'idea di creare un opposto (missile fattoria), come uno yin e uno yang opposti che creano l'equilibrio, la linea che li divide è la terra su cui l'uomo zappa.

Dimitri Zanelli

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4. Le mille gru di Sadako

La storia di Sadako Sasami, Hiroshima 1945.

Paola Formica

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LE MILLE GRU DI SADAKO L'origami è l'arte di piegare la carta. Una delle forme di origami più famose è la gru. Nella tradizione giapponese regalare regalare mille gru di carta ancora oggi significa: “Ho pensato a te per tutto questo tempo, sei importante” Una leggenda dice che chi piega mille gru avrà i desideri del proprio cuore esauditi. Nel 1600 venne ideata in Giappone una tecnica di piegatura che permetteva di ottenere da un unico foglio un numero elevato di gru tutte unite tra di loro per il becco, le ali o la coda. SADAKO SASAMI era una bambina che nel 1945 aveva due anni, abitava con la sua famiglia a circa un chilometro dal punto su cui venne sganciata la bomba su Hiroshima e rimase miracolosamente illesa. Crebbe e divenne una ragazza intelligente e vivace ma la bomba-A non aveva smesso di uccidere: nel febbraio del 1955, all'età di dodici anni, Sadako si ammalò di leucemia a causa degli effetti delle radiazioni. Sadako era piena di voglia di vivere e nelle lunghe giornate in ospedale si dedicava a costruire, con le scatole delle medicine e con qualsiasi altro frammento di carta avesse a portata di mano, piccoli origami raffiguranti benaugurati gru. Secondo alcune versioni aveva deciso di piegare 1000 gru in modo che si avverasse il suo desiderio di poter continuare a vivere. Secondo altre ne compose più di milletrecento quando otto mesi dopo di malattia, la mattina del 25 ottobre 1955 i suoi sorrisi e la sua voglia di vivere smisero di animare la piccola stanza d'ospedale ed entrarono nella memoria di tutti gli abitanti della città. Da quel giorno migliaia e migliaia di gru di carta, di tutte le dimensioni e di tutti i colori, prendono continuamente forma dalle mani dei bambini e di tutti gli abitanti di Hiroshima e vanno a costruire ghirlande, disegni, composizioni di ogni tipo che vengono utilizzate al posto dei fiori per onorare tutti i luoghi della memoria; una miriade di piccole gru vengono spedite alla città di Hiroshima anche da tutto il mondo. In ricordo di tale atto di speranza nel Parco della Pace della città si trova un monumento, dedicato a tutti i bambini vittime della bomba atomica, raffigurante Sadako a cavalcioni di una bomba nel gesto di innalzare al cielo una gru di carta. Ai suoi piedi, migliaia di ghirlande di gru donate dai visitatori incorniciano la targa recante l'iscrizione: ECCO LA NOSTRA SPERANZA E PREGHIERA: CHE LA PACE REGNI NEL MONDO. Sul sito http://www.sottocoperta.net/bambini/giochi/origami_gru.asp le istruzioni per costruire la gru di carta

PIKADON La “Bomba atomica” è un termine coniato da coloro che l'hanno concepita e sviluppata; PIKADON è una parola creata dalle persone che ne hanno vissuto gli effetti in prima persona.

PIKA lampo di luce, DON boato, suono esplosivo

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5. Il popolo arcobaleno “Scopro il potenziale dell’unità con gli altri.”

Fernando Ramirez

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Il popolo arcobaleno Al principio il mondo era molto silenzioso. La terra sembrava ricoperta di rocce e pietre di

colore smorto. Ma se davi un'occhiata più da vicino ti accorgevi che non c'erano pietre ma

persone piccole, piccole e immobili. Un giorno un vento soffiò sulla terra. Scaldò la gente e la

riempì di vita e di amore. Le persone iniziarono a muoversi...a guardarsi...a parlare l'uno con

l'altro...a prendersi cura gli uni degli altri. Esplorando il loro mondo scoprirono nastri colorati

sparsi sul terreno. Si emozionarono e cominciarono a correre dappertutto per raccoglierli.

Alcuni scelsero il blu, altri il verde, altri ancora il rosso o il giallo.

Si divertivano a legarsi i nastri gli uni intorno agli altri e a ridere davanti a colori così brillanti.

Improvvisamente soffiò di nuovo il vento. Questa volta li fece rabbrividire tutti dal freddo. Si

guardarono, si accorsero di essere diversi... e smisero di fidarsi gli uni degli altri.

I rossi si riunirono e corsero in un angolo.

I blu si riunirono e corsero in un angolo.

I verdi si riunirono e corsero in un angolo.

I gialli si riunirono e corsero in un angolo.

Si dimenticarono di essere stati amici e di essersi presi cura gli uni degli altri. Gli altri colori

sembravano così strani e diversi... Costruirono muri per separarsi e per tenere gli altri fuori.

Ma scoprirono che:

i rossi avevano l'acqua ma non avevano il cibo;

i blu avevano il cibo ma non avevano l'acqua;

i verdi avevano la legna per fare il fuoco, ma non avevano un riparo;

i gialli avevano un riparo, ma niente per scaldarsi.

Improvvisamente apparve uno straniero e si mise nel centro di quella terra. Guardò con

stupore la gente e i muri che la separavano e disse a gran voce: "Venite fuori tutti! Di cosa

avete paura? Cerchiamo di parlare tutti insieme". Tutti lo guardarono sbirciando e lentamente

uscirono dai propri angoli e Si diressero verso il centro. Lo straniero disse: "Adesso ditevi cosa

avete da offrire e di cosa avete bisogno."

I blu dissero: "Abbiamo molto cibo da offrire, ma ci serve l'acqua."

I rossi dissero: "Abbiamo molta acqua da offrire ma ci serve il cibo."

I verdi dissero: "Abbiamo molta legna per il fuoco ma ci serve un ripara."

I gialli dissero: "Abbiamo un grande riparo ma ci serve il calore."

Lo straniero allora disse: "Perché non mettete insieme tutto quello che avete e non lo

dividete? Così avete tutti da mangiare e da bere a sufficienza, vi scaldate e avrete un riparo».

Parlarono e tornò l'amore. Si ricordarono di essere stati amici. Buttarono giù i muri e si

accolsero come vecchi amici. Quando capirono che i colori li avevano divisi vollero gettarli via.

Ma sapevano che avrebbero sentito la mancanza di quei colori così ricchi e brillanti. Così

mischiarono insieme i colori e ne fecero un bellissimo nastro dell'arcobaleno. Da allora si

chiamarono "il Popolo dell'arcobaleno". Il nastro dell'arcobaleno divenne il loro simbolo di

pace e tutti collaborarono tra loro per sopravvivere, soddisfare i loro bisogni ed essere felici

tutti insieme.

(Tratta da: "Conoscere l'Onu - manuale sulle Nazioni unite per la scuola elementare").

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La Primavera (dal video Ur Logos 2016 by Danio Migliore) La Primavera è il titolo di questo frame, scelto appositamente per la presente pubblicazione

perché rappresenta la rinascita ed il ritorno alla vita dopo una guerra o un disastro nucleare.

Il titolo del videoclip è Ur Logos, un mix di vari frammenti di altri video prodotti dall’artista

negli ultimi anni e che raccontano del suo percorso artistico ed esoterico.

Proiettato in anteprima alla mostra Linien auf der Suche nach Logos al Maxim Theatre di

Zurigo a gennaio scorso, ha riscontrato un discreto successo ed apprezzamenti da parte della

critica.

Ur Logos vuol dire principio, origine, parola primordiale.

Il video rimanda quindi alla ricerca spirituale ed esoterica dell’artista.

Evidenti sono i rimandi all'antica Grecia, di cui la Sicilia (la sua terra natia) ne è stata la “perla”

nel Mediterraneo, attraverso le immagini dei templi in rovina di Selinunte ed Agrigento.

I templi rappresentano la bellezza e la sfarzosità di un mondo antico, erede di una tradizione

esoterica ed iniziatica, dove l'uomo (il Kouros ne è una archetipica rappresentazione) era visto

come un essere di natura spirituale alla ricerca di una perfezione interiore.

Il video prosegue col mito di Parsifal alla ricerca del Graal, anch’esso tratto da un poema

epico-cavalleresco di chiara ispirazione iniziatica, in cui l’artista si identifica.

La bellezza di questo messaggio, che tende a valorizzare l'uomo come essere di natura divina,

è disturbato nel video da immagini di esplosioni e di bombardamenti che, come un pugno in

un occhio, sono invece una contemporanea dimostrazione di svilimento del genere umano e

di perdita di quei valori sopra citati.

Danio Migliore

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