1-Introduzione e metodo di studio AA 2020-21 [modalità ...

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07/10/2020 1 Corso di Laurea in Ingegneria Industriale (A- E) e (F-O) Chimica (A.A. 2020-2021) Prof.ssa Giovanna Di Pasquale Dipartimento di Scienze Chimiche 1 D-Edificio della Didattica I-Edificio DAU (Dipartimento di Architettura e Urbanistica) L-Laboratori Didattici M-Dipartimento di Matematica P-Edificio Polifunzionale T-Tensostrutture V- Edificio 10 - Vecchia Sede Ingegneria Studio: c/o Edificio 10 ( Vecchia sede Ingegneria)-piano terra E-mail: [email protected] Telefono: 095 7382754 Ricevimento: lunedì-mercoledì-venerdì (ore 9,00-11,00) (conviene inviare una mail per concordare l’orario) 2

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Microsoft PowerPoint - 1-Introduzione e metodo di studio AA 2020-21 [modalitÀ compatibilitÀ]Corso di Laurea in Ingegneria Industriale (A- E) e (F-O)
Chimica (A.A. 2020-2021)
D-Edificio della Didattica I-Edificio DAU (Dipartimento di Architettura e
Urbanistica) L-Laboratori Didattici M-Dipartimento di
Matematica P-Edificio Polifunzionale
Studio: c/o Edificio 10 ( Vecchia sede Ingegneria)-piano terra
E-mail: [email protected]
(conviene inviare una mail per concordare l’orario)
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L’Università degli Studi di Catania è la più antica Università della Sicilia, la tredicesima in Italia e la ventinovesima al mondo. [Il sigillo dell'Ateneo è costituito da due elementi principali: lo scudo aragonese e un elefante posto di profilo con le zanne rivolte a sinistra, sopra il quale è presente una lettera “A” maiuscola, come nello stemma della Città di Catania.
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Cari ragazzi e ragazze, cari giovani: studiate! Anche quando non siete a scuola. Quando siete a casa vostra o in autobus. Seduti in piazza o ai giardini. Studiate. Leggete. Per curiosità, interesse. E per piacere. Per piacere. Anche se le conoscenze che apprenderete vi sembreranno, talora, in-attuali e im-praticabili. In-utili. Nel lavoro e anche fuori, spesso, contano di più altre "conoscenze" e parentele. E i media propagandano altri modelli. Veline, tronisti, "amici" e "figli- di"... Studiate!
Non c'è bisogno di rammentare le parole di Steve Jobs, che esortava a inseguire i desideri. A essere folli. Guardatevi intorno. Tanti ce l'hanno fatta. Tanti giovani -
intermittenti e flessibili - sono convinti di farcela. E ce la faranno. Nonostante i giovani - e le innovazioni -in Italia facciano paura.
Studiate! Anche se nella vita è meglio essere furbi che colti. Anzi: proprio per questo. Per non arrendersi a chi vi vorrebbe più furbi che colti. Perché la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Non rassegnatevi. A chi vi vorrebbe opportunisti e docili. E senza sogni. Studiate!
Ragazzi, studiate!
Ilvo Diamanti (La Repubblica, 12 ottobre 2011) 5
“La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come legna, di una scintilla che l’accenda e vi infonda l’impulso della ricerca e un amore ardente per la verità”
Plutarco, 46-126 d.C.
“ Ufficio dell’insegnamento universitario è di formar teste, addestrar cervelli a ragionare, a costruire, a capire.”
L. Einaudi, 1947
“ C'è una forza motrice più forte del vapore, dell'elettricità e dell'energia atomica: la volontà”.
A.Einstein 6
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La vita sulla terra è stata possibile grazie ad una reazione chimica!
La chimica è una lingua diversa le cui lettere sono gli elementi e si chiamano idrogeno, ossigeno, carbonio.
Uniti gli elementi, quella che si chiama parola in grammatica prende il nome di molecola in chimica.
Perché si studia la Chimica?
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la Chimica linguaggio Chimica Vocale e consonanti
Atomi degli elementi
Le molecole sono
(Orto)fosfato di sodio
Ogni cosa che ci circonda è il risultato di una reazione chimica!
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Dalla valutazione del rischio consegue l'adozione di misure di prevenzione e protezione!
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Perché si studia la Chimica nei corsi di Laurea in Ingegneria?
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telai di autovetture
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Obiettivo dello studio della Chimica nei corsi di Laurea in Ingegneria
Acquisire una conoscenza di base e un insieme di competenze necessarie per l’utilizzo dei principi chimici nella risoluzione di una vasta serie di problemi di tipo ingegneristico.
Settore automobilistico 20
Settore dell’informatica e dell’elettronica
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I chimici “vedono” una cosa (nel mondo macroscopico) e ne “pensano” un’altra (nel mondo submiscroscopico)
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• Una delle spiegazioni per l'epocale disfatta dell'armata napoleonica in Russia (era il 1812!) chiama in causa i bottoni di stagno delle divise francesi: essi, frantumandosi a causa delle basse temperature, avrebbero esposto i soldati dell'Armée ai micidiali rigori dell'inverno russo.
L’affondamento del Titanic (nel 1912) probabilmente fu dovuto:
1) alla struttura in acciaio dello scafo che sarebbe stata inadeguata a garantire la resistenza della nave alle basse temperature riscontrate in quella rotta;
2) ai rivetti* utilizzati nella costruzione dello scafo che non erano di buona qualità.
*Il rivetto è un giunto meccanico non smontabile, che serve alla giunzione di due o più lamiere, in particolare metalliche.
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Le proprietà macroscopiche di qualunque materiale dipendono da quelle microscopiche
↓ per programmare le proprietà di un materiale su scala macroscopica, è necessario “manipolare” tale sostanza su scala atomica- molecolare.
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Proprietà microscopiche della materia • Struttura atomica • Struttura molecolare (legami chimici)
Proprietà macroscopiche della materia • Relazioni ponderali nelle reazioni chimiche • Relazioni energetiche nelle reazioni chimiche • Equilibri chimici omogenei ed eterogenei • Cinetica chimica • Elettrochimica
e…………. 29
……imparare a pensare come un chimico! Guardare il mondo macroscopico (le cose che possiamo vedere, toccare, e misurare direttamente) e visualizzare le particelle e gli eventi nel mondo molecolare .
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Come Spiderman una supertela grazie al grafene! Indistruttibile! È il filamento ottenuto a Trento da ragni nutriti con il materiale a base di carbonio: “E' più resistente dell’acciaio e più tenace del kevlar”
Repubblica 18 agosto 2017
Anche i ragni hanno i loro supereroi! Già normalmente la loro seta è considerata resistente come l’acciaio. Oggi, nutriti con un bibitone di grafene e nanotubi di carbonio, gli insetti allevati in un laboratorio dell’Università di Trento sono riusciti a secernere un filamento ancora più resistente (tre volte in più dell’acciaio) e tenace (dieci volte in più del Kevlar)!
Due in particolare sono le proprietà per cui la ragnatela di Trento si distingue rispetto a quelle sospese fra gli alberi e sui soffitti: la possibilità di reggere pesi e di allungarsi e sottostare a stress senza spezzarsi.
Nel caso dei ragni alimentati con il grafene, il diametro della tela andava da cinque a dieci micrometri (millesimi di millimetri), più o meno come avviene in natura.
Si stima che se il diametro del filamento arrivasse a un millimetro, la ragnatela sarebbe in grado di bloccare un elicottero.! 34
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• Nell’esperimento, i ricercatori hanno nebulizzato nelle gabbie di 21 ragni di diverse specie dell’acqua con grafene o nanotubi di carbonio. Quando gli insetti sono andati a bere, hanno ingerito anche i cosiddetti “materiali delle meraviglie”, anch’essi dotati di eccezionali proprietà di resistenza e leggerezza.
• Sia il grafene che i nanotubi sono formati da atomi di carbonio assemblati l’uno accanto all’altro. Mentre il primo è un “foglio” sottilissimo, dello spessore di un singolo atomo, nei nanotubi il carbonio è arrotolato a formare un minuscolo filamento.
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Il corindone, ossido di alluminio Al2O3 può essere rosso (var. rubino), blu (var. zaffiro), arancio (var. padparadshah), bianco, giallo, bruno, grigio; sono possibili sfumature di viola, verde e rosa.
Il colore dipende dal tipo di impurezza presente: - nel rubino il colore rosso è dovuto alla presenza di ossido di cromo; - nello zaffiro il colore blu deriva dalla presenza di ferro,cromo e di titanio; - nel padparadshah il colore arancio deriva dalla presenza di atomi di cromo e ferro trivalente.
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• Le setole dello spazzolino da denti sono una delle prime cose realizzate in nylon.
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Le tute ignifughe dei pompieri e dei piloti sono in tessuto Nomex®
(poliammide contenente anelli benzenici al posto delle catene alifatiche del Nylon)
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I blue jeans e le t-shirts sono fatti da fibre di cotone, praticamente cellulosa pura.
cellulosa 44
• P.Tagliatesta- Chimica generale e inorganica- Edi Ermes • R.Chang, Fondamenti di Chimica generale, McGraw-Hill • B.B.Laird, Chimica generale, McGraw-Hill; • Bertini I., Luchinat C.,Mani F.-Chimica (Materia, tecnologia,
ambiente)-CEA
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Materiale didattico • Esercizi - M.Bruschi, Stechiometria e Laboratori di Chimica Generale, Pearson; - P. D’Arrigo, Chimica, esercizi e casi pratici, EdiSES
- Appunti delle lezioni Modalità di esame (Consultare il Syllabus!)
• Prove in itinere durante il corso: se vengono superate si può sostenere direttamente l’esame orale;
• In caso contrario, bisogna sostenere una prova scritta e un esame orale. 46
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Cose da sapere per gli esami • E’ necessario effettuare on line la prenotazione per la prova scritta ;
• Bisogna portare: un documento d’identità, una penna, la tavola periodica “pulita” e la calcolatrice;
• Non è possibile consultare appunti o libri!
• verrà annullato il compito a chi viene sorpreso con “fogliettini” ;
• I cellulari devono essere conservati (spenti!) negli zaini;
• Dopo aver superato la prova scritta, la data per l’esame orale viene stabilita contattando la docente per e-mail ([email protected]).
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Ma studiare è anche …fatica!
• Il processo di apprendimento permette di passare dall’ignoranza alla conoscenza attraverso lo studio.
La parola sapere deriva dal verbo latino sapio (assaporo, assaggio, gusto), quindi…piacere di nutrirsi!
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1. Essere inconsapevolmente incompetenti
2. Essere consapevolmente incompetenti
3. Essere consapevolmente competenti
4. Essere inconsapevolmente competenti
“Il vero sapere e' sapere di non sapere” (Socrate, 400 a.C.)
Per attivare il processo di apprendimento c’è una condizione: la consapevolezza dell’ignoranza.
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1- ACQUISIZIONE 2- COMPRENSIONE 3- ORGANIZZAZIONE 4- RITENZIONE
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1- ACQUISIZIONE
Il problema più frequente in questa fase è quello della distrazione o peggio …….
Si possono prendere appunti!
• sintetici, perché riducono le informazioni annotate al 10-20% di quelle ricevute. Non si può annotare tutto;
• essenziali, quindi è bene riportare solo gli elementi fondamentali della lezione o del discorso;
• concisi, per cui una serie di elementi connettivi del discorso (articoli, preposizioni, alcuni aggettivi) vanno eliminati o tradotti in simboli grafici. Ad esempio = uguale, > maggiore, < minore, ecc.
• schematici, perché, come visto ora, usano segni grafici al posto di parole e possono usare la collocazione nello spazio del foglio per comunicare significato e relazione fra le parti;
• personali, perché legati allo stile ed allo scopo dell’autore. 51
Disposizione spaziale degli appunti
La pagina è divisa in tre parti:
• Sul lato sinistro, per circa un terzo della larghezza, lo spazio dedicato ai punti chiave;
• sul lato destro, che occupa i restanti due terzi della larghezza, gli appunti che riportano gli elementi riguardanti l’aspetto indicato.
• In basso va lasciato uno spazio per commenti, riflessione, indicazioni di collegamenti con altre lezioni, testi.
Aggiungere:
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• Bisogna produrre appunti (attivamente)!
• per massimizzare l’efficienza e l’efficacia dell’ascolto occorre dedicarvi un po’ di tempo anche dopo.
• Finché il ricordo è vivo, quindi subito dopo e a poca distanza di tempo, è bene “tradurre” quanto ascoltato scrivendo una breve annotazione che riporti cosa, secondo noi, ci ha voluto dire il docente, quale era l’obiettivo della lezione, quali i suoi elementi chiave, quali le nostre riflessioni e commenti. 53
2- COMPRENSIONE
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3- ORGANIZZAZIONE
• Quanto più lo studio è costruito, attraverso l’uso di associazioni personali, creazione di mappe cognitive, schemi ecc. tanto più è costruttivo!
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Mappe mentali (Tony Buzan, 1960)
Fig. 2: Struttura del neurone. Fig. 3: Struttura di una mappa mentale.
Una mappa mentale consiste in uno schema concettuale, nel quale gli elementi della conoscenza vengono presentati in forma grafica: l'idea principale viene riportata al centro dello schema, mentre concetti, idee collegate ed altri dettagli vengono legati secondo una geometria radiante.
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Mnemosine (gr. Μνημοσνη)
Mitica personificazione della memoria, madre delle nove Muse per l’unione con Zeus
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Ripetere a voce alta è indispensabile!
La memoria deve essere costantemente allenata!
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• Apprendere senza saper comunicare è una dichiarazione di ignoranza!
• Recenti studi di psicologia dimostrano inequivocabilmente come il testing, l’essere (o il sentirsi) sotto esame, è la forma più efficace di apprendimento.
• Fortifica la nostra comprensione! La approfondisce!
Ultimo step: ARTE DELLA
Ultimo step: ARTE DELLA PRONUNCIATIO!
Non hai veramente capito qualcosa fin quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna!
(A. Einstain)
ALCUNI SEMPLICI TRUCCHI PER STUDIARE MEGLIO
1- OBIETTIVI • Per risparmiare tempo bisogna sapere cosa si vuole ottenere dalla
sessione di studio, cioè bisogna avere un obiettivo! ad es.
- fare solo una prima lettura del capitolo - trovare delle parole chiave in un testo - comprendere un certo concetto
• darsi una scadenza, altrimenti si inizia a divagare e poi ci si rende conto che non si ha più tempo.
• Mattina o sera ? si studia quando pesa meno e riesce meglio.
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2- CONCENTRAZIONE
• Per riuscire a concentrarsi su di un testo , prima di iniziare a leggere, farsi delle domande: le 5w (who, what, where, when, why) ovvero chi, cosa, dove, quando, perché.
es. nel caso delle pile chiedersi:
• Cosa sono? • Quali tipi abbiamo? • Perché sono importanti? • Quando le utilizziamo? • Dove trovano applicazione?
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Sessioni di studio come quelle dei musicisti e degli atleti
• Alternare il tipo di materia all’interno di una singola sessione di studio aiuta a memorizzare meglio le informazioni
(es. quando si apprende una nuova lingua è meglio alternare lo studio con il vocabolario, alla lettura e alla conversazione; per lo studio di matematica, chimica, fisica ecc. alternare teoria, esercizi, test)
Fare dei test Invece di aspettare il compito o l’esame, sarebbe bene fare da soli dei test di valutazione.
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3- FERMATI!
• Non serve studiare 2 o 3 ore di seguito perchè la curva dell'attenzione va da 20 a 50 minuti (curva dell’apprendimento di Hebbinghaus ) e poi decresce;
• se si studia per 50 min bisogna fermarsi per 5/6 min e poi ricominciare.
• p.s. evitare di vedere la televisione o iniziare attività che potrebbero durare più dei minuti di riposo previsti!
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Orario di studio settimanale Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica
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10-11
11-12
12-13
13-14
14-15
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16-17
17-18
18-19
19-20
20-21
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Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo!
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Obbligate qualcuno alla cultura ed egli odierà arte e saggezza; obbligatelo all’ignoranza e vorrà diventare scienziato o letterato!
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“Quando conosci il nemico e conosci te stesso, allora la vittoria è certa” (Sun Tzu)
• Procrastinare significa rimandare a un “domani” indeterminato ciò che si dovrebbe fare oggi.
• Secondo alcuni dizionari questo “rimandare a domani” è dovuto alla volontà di fare altre cose che si ritengono più piacevoli o più urgenti.
• la maggior parte delle volte si procrastina non per fare qualcos’altro di più importante o di più bello, ma:
– Per non fare niente, vegetando con un certo senso di colpa sul divano.
– Per fare attività palesemente meno importanti, che vengono utilizzate come scusa per sembrare indaffarati e non fare le altre.
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Conseguenze del procrastinare
“Non c’è nulla di così faticoso come sostenere l’eterno peso di un compito non concluso” (William James)
Rimandare sempre quello che si sente di dover fare ha conseguenze molto negative sotto due aspetti principali:
• Il primo è emotivo Le cose procrastinate si accumulano fino a diventare nel tempo un peso psicologico quasi insostenibile, sotto forma di ansia e senso di colpa.
• Il secondo, è pratico. L’abitudine di rimandare continuamente le cose che si devono fare porta all’insuccesso: certamente nello studio e nel lavoro, ma anche nella vita affettiva e sociale.
Procrastinare allontana dagli obiettivi e, facendolo, rende la persona sempre più insicura e vulnerabile. 72
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Ma perché procrastiniamo? 1) Pigrizia generica • Per motivi antropologici l’uomo è abbastanza pigro! • Ma quando si procrastina troppo significa che si è perso la
capacità di dosare la propria pigrizia, e allora non c’è più niente di positivo. E la pigrizia allontanerà dagli obiettivi.
2) Mancanza di motivazione • E`innegabile che chi è motivato verso un compito, tende a NON
procrastinarlo. Tuttavia, la motivazione è qualcosa di un poco « ballerino»: oggi c’è e domani no.
• Quindi imparare a fare le cose anche quando manca la motivazione è fondamentale! In questo caso, per smettere di procrastinare, può essere utile inquadrare le attività in abitudini ben strutturate!
• Es. Se si ha l’abitudine di studiare 4 ore al giorno, si farà comunque, indipendentemente dalla motivazione o dalla voglia di procrastinare.
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• Chi non fa, non sbaglia. • La cultura “dell’avere
sempre successo” è la più grossa impostura a cui siamo sottoposti.
• Sbagliare, non riuscire, non passare un esame, non superare un colloquio di lavoro, non sono marchi indelebili che ti definiscono come persona.
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4) Distonia del sistema di valori
• Espressione strana, che indica qualcosa in più della mancanza di motivazione.
• In questo caso infatti si procrastina una attività non perché manca la voglia, ma perché “non si ci crede”, non essendo allineata col proprio sistema di valori.
• Ma allora, perché ci si è ritrovati a doverla fare?
• Se avete presente il vostro sistema di valori, e vi rendete conto che non è in linea con quello che dovete o volete fare, tutto diventa molto semplice: o si cambia sistema di valori o si cambia attività!
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Da quali motivi dipende dunque la propria tendenza a procrastinare? • Forse è solo uno dei motivi descritti, ma più
probabilmente si tratta di un mix. • Bisogna affrontali allora uno per uno! • Ma soprattutto, che caratteristiche hanno le
attività che si devono affrontare? Come si fa a gestire il tempo bene se non sono state valutate davvero?
E’ necessario smettere di procrastinare formalizzando le attività! • Come? • Bisogna fare una lista per iscritto dei loop
aperti, cioè delle cose che si stanno procrastinando
• Inserirle una per una in uno dei quadranti della matrice di Eisenhower
• Decidere e agire sulla base dei risultati 76
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La Matrice di Eisenhower • La matrice di Eisenhower è un sistema di gestione del
tempo «semplice semplice» che sfrutta l’intersezione di due concetti molto familiari:
• URGENZA • IMPORTANZA
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Resilienza Accademica • Il termine resilienza non ha un significato univoco e
assume sfumature differenti a seconda della cornice nel quale lo inquadriamo.
• In ingegneria meccanica si definisce resilienza la resistenza di un materiale alla deformazione e alla rottura e il suo valore è determinato attraverso una prova d’urto.
Il pendolo di Charpy è una macchina normata utilizzata per la prova di resilienza. Con essa viene determinata l'energia necessaria a rompere un provino (anch'esso normato) mediante un impatto. 79
• In ambito psicologico si fa riferimento sempre alla matrice latina del termine (resilire, da re salire, saltare indietro, rimbalzare) ma per esprimere la capacità dell’individuo di fronteggiare un qualsiasi evento traumatico, acuto o cronico, ripristinando l’equilibrio psico-fisico precedente al trauma e, in certi casi, migliorandolo.
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• Uno dei momenti più stressanti nella vita dello studente è il passaggio dal Liceo all’Università!
• L’Università è, inoltre, considerata la maggiore fonte di stress dalla maggior parte degli studenti, tuttavia ci regala ogni giorno nuove esperienze e nuovi legami, così come opportunità di crescita e di confronto!
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Tuttavia il livello di resilienza, ovvero la capacità di un individuo di far fronte ad una forte difficoltà, può essere un forte fattore di protezione contro lo stress.
Infatti bassi livelli di stress sono associati ad alti livelli di resilienza in studenti iscritti ai corsi di laurea in Medicina e Psicologia.
Quindi è il caso di continuare “a stringere i denti” e cercare di farcela!!
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Il coraggio di Anna, quando il successo nasce da una sconfitta Da La Sicilia 31/08/2020 di Maria Ausilia Boemi
Anna è una giovane dottoranda calatina che dopo aver fallito per due volte il test in medicina, ha deciso comunque di continuare a studiare biologia: una scelta vincente che l'ha già portata a Trieste, a Parigi e adesso a Padova
Avere il coraggio di crederci, di trasformare gli impedimenti in opportunità, con l’intelligenza di andare non là dove ti porta il cuore, ma di sapere fare battere il cuore là dove ti porta la vita: la 24enne Anna non si sente una particolare eccellenza siciliana, ma una “normale” giovane dottoranda in Biologia a Padova che sognava di diventare medico. Non è riuscita nel suo intento ma, invece di autocommiserarsi o di gettare la spugna o, peggio, di incaponirsi, ha scoperto altre passioni che ha saputo abbracciare con lo stesso entusiasmo.
«Ho frequentato il liceo linguistico - racconta -, scelto perché era quello più completo, anche se inizialmente la mia propensione era per le materie umanistiche. Durante il liceo ho scoperto però il mondo della biologia e in particolare della neurologia - che è diventata la mia grande passione - e, quindi, dopo il diploma ho tentato il test di Medicina. Ma non l’ho superato. Mi sono allora iscritta in Biologia a Catania, con l’idea di ritentare il test l’anno successivo. Ho dato così tutti gli esami di primo anno in Biologia, condizione indispensabile per conservare la borsa di studio senza la quale non mi sarei potuta mantenere all’università, e ho ritentato il test in Medicina, fallendolo però un’altra volta. In confusione, ne ho parlato con uno dei miei professori di Biologia, che mi ha fatto notare che non c’è bisogno soltanto di medici, ma anche di ricercatori. Allora ho deciso di continuare col secondo anno in Biologia, sempre con l’idea di ritentare, se il corso di studi non mi fosse piaciuto, il test di ingresso in Medicina. Ma ci ho preso gusto e ho deciso di completare la triennale». A quel punto, per Anna la scommessa era cercare un corso di laurea magistrale in Biologia più inerente alle neuroscienze, la sua grande passione: «Ma ho scoperto che a Trieste c’era un corso magistrale in Genomica funzionale, che dava la possibilità a 6 studenti meritevoli di fare il secondo anno alla Sorbona a Parigi, conseguendo così la doppia laurea. Tre giorni dopo la mia laurea triennale a Catania sono quindi partita per Trieste e ho iniziato lì la biennale, senza credere tuttavia che sarei rientrata tra i 6 studenti che sarebbero andati alla Sorbona. A febbraio, invece, mi hanno comunicato che rientravo tra quelli che sarebbero partiti per Parigi (i requisiti erano avere dato tutte le materie del primo anno e avere una media uguale o superiore a 27)». Anna arriva così a Parigi dove frequenta il primo semestre di corsi come in Italia e nel secondo fa un tirocinio in un laboratorio di neuro-oncologia «perché a Trieste avevo scoperto l’oncologia, divenuta un’altra delle mie passioni».
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Terminato l’anno a Parigi, nonostante la proposta di rimanere a fare il dottorato alla Sorbona, Anna decide di tornare in Italia «sia perché a Parigi non mi ero trovata benissimo, sia perché secondo me in Italia avrei potuto dare il massimo». Dopo la laurea a giugno a Parigi e a ottobre a Trieste, Anna fa domanda per due dottorati: uno a Milano e uno a Padova. «A Milano ho passato le prime selezioni, ma non ero convinta perché quella è una metropoli come Parigi, troppo grande, dispersiva, difficile da fare propria. A Padova non c’ero mai stata, ma sentivo che era il posto giusto. Infatti anche lì ho passato la prima selezione, ma quando è uscita la graduatoria (i posti a disposizione erano 13), io ero la quattordicesima: con lo scorrimento, tuttavia, sono diventata 12esima. I posti coperti da borse di studio istituzionali erano però solo 11. Stavo quindi per rinunciare perché non me lo potevo permettere economicamente, quando la rappresentante del corso mi ha detto che poteva esserci la possibilità di avere dei fondi privati per finanziare la borsa di studio. E qualche settimana dopo in effetti è arrivata l'email con la conferma della borsa di studio. Da settembre dello scorso anno sto quindi facendo il dottorato allo Iov (Istituto oncologico veneto) a Padova. Non ci avrei mai creduto».
Un percorso accidentato, quindi, per una giovane sorretta da una grande volontà e dal coraggio di crederci: oggi la dottoranda siciliana si occupa di «oncologia e immunologia clinica e applicata, nello specifico di una terapia cellulare adottiva in cui le cellule del nostro sistema immunitario, le CIKs espanse ex vivo, vengono ritraghettate con anticorpi monoclonali e dirette verso le cellule di tumori solidi ed ematologici». «Il mio futuro, dopo il dottorato - continua -, lo vedo sicuramente con un’esperienza all’estero, perché è giusto portare la globalizzazione nella ricerca, anche se poi credo di tornare per sempre in Italia. Qui non abbiamo i fondi però, per quello che ho visto a Parigi, posso dire che la formazione che abbiamo noi ce la possono solo invidiare. Se in Italia avessimo i fondi, saremmo tra i primi posti al mondo per la ricerca».
Perché gli studi in Italia della giovane dottoressa sono stati validi: «Io sono veramente soddisfatta dei miei studi italiani - conferma -, l’unico anno in cui non ho imparato nulla - se non delle grandissime lezioni di vita - è quello a Parigi. Per me i tre anni più formativi sono stati anzi quelli a Catania, persino più di quelli a Trieste». Certo, decidere di tornare in Italia dalla Sorbona non è una scelta usuale: «Penso che l’esperienza all’estero sia importantissima, ma non puoi dare il massimo se non stai bene con te stessa. L’esperienza all’estero tante volte è vista come una cosa da inserire necessariamente nel curriculum, ma non possiamo basarci sempre e solo sul curriculum perché poi quello che facciamo è effettivamente quello che siamo. E se non stiamo bene, non possiamo rendere nel lavoro. A Parigi non mi sentivo al massimo perché l’ambiente era abbastanza ostile: sono molto competitivi, ma se è giusto esserlo nella ricerca per andare avanti e stimolarsi, si deve anche sapere fare gioco di squadra».
Eppure i cervelli fuggono dall’Italia o non tornano: «A parere mio, all’Italia l’unica cosa che manca è la mentalità. Noi non crediamo nelle risorse che abbiamo e non le sfruttiamo. Poi senza dubbio è vero che i fondi non sono tanti, ma io ho fatto 5 anni di carriera universitaria solo con le borse di studio, quindi non è vero che l’Italia non ci aiuta, perché altrimenti io non avrei potuto studiare». Nessun rimpianto, alla fine dei conti, «perché sono felice del punto in cui sono arrivata. Forse l’unico rimpianto potrebbe essere il fatto di non avere fatto ricorso l’anno in cui non sono entrata in Medicina, però io le cose me le dovevo meritare. E poi, chissà, magari non sarei stata neanche adatta a fare il medico… Devo dire comunque che se sono arrivata fin qui lo devo a mio padre, che mi ha sempre spronata senza darmi mai contentini neanche a livello emotivo. È sempre stato la mia forza, anche se è a volte questa può essere un’arma a doppio taglio, perché il non darmi mai la soddisfazione di vederlo fiero di me, anche oggi, mi fa male».
E con la sensibilità di una giovane donna che ha incontrato ostacoli all’apparenza insormontabili, Anna Ventura ai suoi coetanei consiglia «di guardare sempre avanti, di credere in ciò che si desidera fare senza lasciarsi intimorire e di coltivarsi ogni giorno». E poi aggiunge: «Il caso non esiste e siamo noi senza dubbio gli artefici della nostra vita, perché se non semini non raccogli e quello che semini raccogli. Seminare significa stare sotto il sole, sotto la pioggia, soffrire le annate di magra, significa tante volte anche abbassare la testa, porsi delle domande, mettersi costantemente in discussione, perché senza mettersi in discussione non si va da nessuna parte». Intento tutt’altro che facile, tanto che Anna Ventura annovera come sua maggiore difficoltà proprio «quella di combattere con me stessa, con le mie insicurezze e i miei problemi di autostima, perché il mondo è pieno di persone eccellenti e riuscire a spiccare è veramente difficile». La maggiore soddisfazione «sarebbe invece quella di rendere ogni giorno di più fiera la mia famiglia dalla quale sono stata costretta ad allontanarmi - e quello è stato uno dei più grandi sacrifici della mia vita - e ogni giorno avere la voglia di fare sempre di più, senza mai accontentarmi». Della Sicilia, infine, terra nella quale «escludo di potere tornare perché non ci sono le strutture e i fondi per le mie ricerche», le manca «il mare, da morire, e la mia famiglia. Però so che sono sempre lì e posso tornare quando voglio». Sicilia, insomma, “porto sicuro” per la tenace dottoranda che ha saputo modificare sogni e passioni portando il cuore là dove la portava la vita.
07/10/2020
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Regole di comportamento in aula durante le lezioni
• arrivare puntuali e spegnere i cellulari; • portare la tavola periodica; • non fare spuntini durante la lezione: ci sono le pause per
questo! • non disturbare lo svolgimento della lezione mettendosi a
chiacchierare; • chiedere spiegazioni alla fine della lezione; • le pause sono di 15 minuti e la lezione riprende anche se gli
studenti non sono ritornati in aula; • chi disturba sarà invitato ad allontanarsi!
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