1 Il counseling su attività motoria e alimentazione Dipartimento di prevenzione ULSS 20.
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Il counseling su attività motoria e
alimentazione
Dipartimento di prevenzioneULSS 20
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Il counseling nei corsi di attività motoria per
anziani
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3
Il counseling nei corsi di attività motoria per
anziani I corsi di attività motoria per anziani
possono rappresentare un’occasione efficace per
• indagare sullo stile di vita• discutere dell’efficacia dell’attività fisica e
dare indicazioni su come praticarla con sicurezza
• informare sull’ alimentazione correttamediante un adeguato counseling
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Il counseling nei corsi di attività motoria per
anziani • Nel 2001/2 è stato effettuato un
intervento sperimentale di counseling alimentare con gli anziani partecipanti ai corsi di attività motoria del comune di Verona
• Il counseling è stato effettuato dagli insegnanti di educazione fisica dei corsi, dopo un corso di formazione tenuto da figure professionali diverse (medico igienista, dietologa, psicologa)
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Il counseling nei corsi di attività motoria per
anziani Il programma prevedeva 18 incontri a frequenza settimanale, ciascuno diviso in 3 fasi:
• giro di opinioni riguardo all’esperienza diretta dei partecipanti sull’argomento del giorno
• consigli nutrizionali di carattere pratico (sulla scelta e preparazione degli alimenti)
• consegna ai partecipanti di un “compito a casa” per favorire la sperimentazione pratica dei consigli dati
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Cos’è il counseling
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Counseling / consulenza
counseling è una forma di relazione d’aiuto
che mira a facilitare le capacità decisionali della persona
Attraverso la relazione interpersonale che si instaura l’individuo scopre e utilizza competenze e risorse personali per risolvere dei problemi e migliorare la sua situazione
La competenza sta nella relazione
consulenza è l’espressione di
un parere di tipo tecnico da parte di un esperto
La competenza del consulente sta nelle sue conoscenze tecniche
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Si tratta quindi di fornire alcune semplici norme preventive (in questo caso quelle relative all’attività motoria e all’alimenta- zione nell’anziano), non sotto forma di regole astratte e valide per tutti, ma discutendo con le singole persone il loro stile di vita attuale, i cambiamenti possibili, le difficoltà ad effettuare tali cambiamenti e il modo più efficace per affrontarle.
Nel counseling il “consulente” non deve fornire soluzioni pre-confezionate al consultante ma aiutarlo ad esplorare le possibili scelte.
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Nel counseling si cerca di stimolare un cambiamento positivo fornendo all’individuo un aiuto per:
• identificare i comportamenti inadeguati• identificare i problemi che ostacolano i
cambiamenti nello stile di vita• acquisire abilità e motivazione al
cambiamento• identificare e raggiungere obiettivi per
lui importanti e realizzabili
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Il counselor non possiede conoscenze o abilità “magiche”, e non è in grado di sostituirsi al consultante e risolvere il problema al posto suo fornendogli soluzioni preconfezionate
Piuttosto, egli cerca di effettuare un “lavoro comune” mettendo le proprie conoscenze e abilità al servizio del consultante, che è il vero e proprio “primo attore” della relazione
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Tecniche di counseling
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Abilità del counselor
• Coerenza tra comunicazione verbale e non verbale (autenticità)
• Empatia e buona capacità relazionale• Atteggiamento non direttivo e non
giudicante• Capacità di ascolto• Conoscenze tecniche e professionali sul
tema specifico (attività motoria, alimentazione)
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Comunicazione non verbale
• Comportamento spaziale• Comportamento
motorio/gestuale• Mimica del volto• Aspetto esteriore• Aspetti non verbali del parlato
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Comportamento spaziale
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Comportamento motorio/gestuale
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Mimica del volto
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Gestualità
Gesture. 1. A speaking or listening cue
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Sguardo
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Contatto visivo
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Contatto corporeo
•
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Distanza interpersonale•
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Orientamento corporeo
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Postura
•
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Comunicazione non verbale
Comportamento spaziale• Contatto corporeo (è la forma più primitiva
di azione sociale)• Distanza interpersonale (ciascuno ha uno
“spazio personale”, che non può essere oltrepassato se non in contesti di particolare intimità): se eccessiva comunica distacco, se insufficiente intrusione
• Orientamento del corpo – di fronte o di fianco– in gruppo: in cerchio o con l’insegnante di fronte
• Postura
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Comunicazione non verbale
Comportamento motorio/gestuale• Cenni del capo (annuire – rinforzo positivo)• Gesti delle mani
Mimica del volto• Espressione delle emozioni• Invio di segnali inerenti l’interazione in
corso• Manifestazione di aspetti tipici della
personalità dell’individuo
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Comunicazione non verbale
Comportamento visivo• Ascoltatore che non guarda:
indifferenza, rifiuto• Contatto veloce: disinteresse, disagio• Guardare troppo intensamente: persona
strana, deviante• Contatto visivo prolungato: può
suscitare imbarazzo
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Comunicazione non verbale
Aspetti non verbali del parlato• Tono di voce• Pause• Voce ferma o tremante• Intensità della voce• Fluidità dell’eloquio (imbarazzo,
ansia)• Silenzi
sms
voce
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Coerenza tra comunicazione verbale
e non verbale
• E’ fondamentale che il messaggio verbale e quello non verbale (espressione del viso, tono di voce, atteggiamento del corpo) siano coerenti
• Tale coerenza è più importante ancora della qualità dell’emozione (positiva, di simpatia o accettazione, oppure negativa, di rabbia, rifiuto, antipatia) che viene espressa
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Coerenza tra comunicazione verbale
e non verbale• Se vi è una discordanza (es. “sono molto
felice di vederla” e intanto guardo l’orologio), il messaggio fornito con la comunicazione non verbale tende a prevalere su quello verbale esplicito
• Inoltre, una discordanza persistente tra le manifestazioni verbali e non verbali produce ambiguità, con sensazione di disagio, di rabbia o addirittura di angoscia
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Empatia
Si definisce empatia l’atto con il quale un soggetto esce da se stesso per comprendere qualcun altro senza, tuttavia, provare realmente le medesime emozioni dell’altro.
E’ quindi la capacità di penetrare nell’universo soggettivo dell’altro pur mantenendo il proprio “sangue freddo” e la possibilità di essere obiettivo.
Il parziale distacco emotivo è indispensabile per mantenere una libertà che è garanzia dell’obiettività e dell’efficacia dell’aiuto.
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Barriere alla comunicazione(Thomas Gordon, 1991)
1. Ordinare, comandare, esigere2. Avvertire, minacciare3. Far la predica, rimproverare, dire cosa
si deve o non si deve fare4. Consigliare, offrire soluzioni o
suggerimenti5. Redarguire, ammonire, fare
argomentazioni logiche6. Giudicare, criticare, disapprovare,
biasimare
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Barriere alla comunicazione
7. Definire, stereotipare, ridicolizzare8. Interpretare, analizzare, diagnosticare9. Apprezzare, concordare, dare
valutazioni positive10.Rassicurare, mostrare comprensione,
consolare, incoraggiare11.Fare domande, indagare, mettere in
dubbio, controinterrogare12.Eludere, distrarre, fare del sarcasmo,
fare dello spirito, cambiare argomento
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Apprezzare, concordare, dare valutazioni positive
• Può non concordare con l’opinione che il soggetto ha di sé
• Può mettere a disagio• Può essere vissuto come un tentativo di
manipolazione• Chi giudica si mette in una posizione di
superiorità• Può sembrare un modo facile per non
approfondire il problema e passare ad altro• Può innescare una ulteriore ricerca di accordo a
tutti i costi
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Alcune tecniche efficaci
• Esplorare gli obiettivi e le convinzioni della persona
• Utilizzare l’ascolto attivo• Riassumere• Formulare domande aperte
“cosa ne pensa dell’attività fisica?”• Sostenere e confermare
“è interessante quello che mi sta dicendo”
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Capacità di ascolto
L’ ascolto è un elemento determinante in qualsiasi intervento di counseling.
Esso non può però in alcun modo limitarsi ai contenuti verbali espliciti della comunicazione.
Non posso aiutare una persona a risolvere un problema se prima non riesco a “sintonizzarmi” sul suo vissuto, e sulle varie emozioni sottese al problema (che possono essere di ostacolo al cambiamento).
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Tipi di ascolto
1. Ascolto passivo (silenzio)2. Con cenni di attenzione non
verbali (annuire, sorridere, chinarsi in avanti) o verbali (“oh!”, “capisco”)
3. Con espressioni facilitanti (“cosa ne direbbe di parlarne”, “è interessan-te, continui”)
4. Ascolto attivo
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Stimoli alla comunicazione
in fase di ascolto• Il silenzio, i cenni di attenzione e le
espressioni facilitanti stimolano la comunicazione ma non sono sufficienti, perché troppo passive; esse non permettono all’interessato di capire se l’interlocutore lo comprende e lo accetta.
• E’ quindi necessario utilizzare una tecnica che consenta una maggior interazione, pur mantenendo il fulcro dell’attenzione spostato su ciò che dice il consultante
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…………… - Quanto pesa una lagrima?- Secondo: la lagrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.……………
Gianni Rodari (A inventare i numeri. Da: Favole al telefono, Einaudi 1962)
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Ascolto attivo
Il pianto di un bambino può esprimere molte cose: capricci, rabbia, angoscia, fame, dolore fisico.
Qualunque genitore con un minimo di esperienza è in grado di decifrare i diversi tipi di pianto anche se il bambino non parla.
Con il neonato posso procedere per tentativi: provo a cambiarlo se è bagnato, lo cullo, gli dò da mangiare e osservo la sua reazione: se smette di piangere ho individuato qual era il problema
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Ascolto attivoL’ascolto attivo si basa sullo stesso principio che
il genitore applica inconsapevolmente per decifrare il pianto del neonato:
• ascolto quello che il soggetto mi dice (nel contenuto letterale ma anche nel modo non verbale di esprimerlo: sta piangendo? è allegro? sembra imbarazzato?…);
• poi provo ad esprimere un commento (riformula-zione) che permetta a me di verificare se quello che ho capito è corretto e all’altro se lo sto comprendendo (feedback);
• quindi osservo nuovamente la reazione, verbale e non verbale, dell’interlocutore
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• Signora diabetica: “Non ho nessun desiderio di iniziare a fare attività fisica. Non vedo perché dovrei farlo. E’ mio marito che continua insistere, non ne posso più”
• Counselor: “E’ arrabbiata con suo marito perché la spinge a fare attività fisica, mentre lei non vorrebbe?”
Riformulazione
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Per vincere la resistenza: non opporre resistenza
• Ascolto attivo semplice“non ho nessuna intenzione di fare a. fisica”“non crede che le piacerebbe?”
• Spostare il focus“ho paura di farmi male se vado a camminare”“capisco, la sua paura è comprensibile. E se non fosse per questo problema, c’è qualche attività che le piacerebbe fare?”
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Problem solving
Il problem solving è una tecnica di aiuto basata sulla soluzione dei problemi
1. IDENTIFICARE IL PROBLEMA2. ELENCARE LE SOLUZIONI (anche le più
“stupide”)3. ESAMINARLE4. TROVARE LA MIGLIORE5. APPLICARLA6. VALUTARE IL RISULTATO
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Assertività
Significa riconoscere i propri diritti ed esprimere i propri sentimenti, mostrando per se stessi lo stesso rispetto che si ha verso gli altri
Comporta la consapevolezza dei propri bisogni e desideri, oltre alla fiducia sia in se stessi che negli altri
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Carta dei diritti personali
• Ho il diritto di chiedere ciò che voglio• Ho il diritto di dire di no• Ho il diritto di esprimere le mie emozioni, anche
quelle negative• Ho il diritto di cambiare idea• Ho il diritto di sbagliare• Ho il diritto di non essere responsabile di azioni
o sentimenti di altri• Ho il diritto di essere me stesso• Ho il diritto di cambiare• Ho il diritto di cercare di essere felice
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Grazie per l’attenzione!