templucn 1 aprile...templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San...

4
templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San Bevignate, via del Bosso. 13 - 06131. Montemalbe, Perugia - Direttore responsabile Luciano Gianfilippi I dipinti nella Chiesa di S. Bevignate I I ciclo pittorico della controfaccia- ta attribuito da Pietro Scalpellini al terzo maestro di S. Bevignate. è ripartito su tre registri al disopra della porta, e del terzo registro ai lati del rosone, non sopravvivono che sparu- ti, illeggibili frammenti. Nei due regi- stri ancora parzialmente conservati, si leggono scene di vita quotidiana dei monaci-cavalieri in Palestina, palme e vegetazione del luogo, felini (leoni e leopardo), una nave carica di pelle- grini in viaggio verso i luoghi santi e altri particolari decorativi di ambien- tazione. che narrano in una sequenza filmica, momenti della grande epopea delle Crociate, esaltando in primo piano la presenza militare dei Cavalieri Templari. Infarti nel primo registro si racconta una battaglia tra la cavalleria musul- mana e quella templare, risoltasi a favore di quest'ultima. Da quanto viene riportato da Francesco Tom- masi e M. L. Bulst Thiele l'avveni- mento è riferibile all'anno 1242 quando i Templari intrapresero una campagna militare (per alcuni studio- si una razzia) in un territorio compre- so fra la città di Betlemme e la città di Hebron. Dopo un contrattacco della cavalleria musulmana, i Templari assalirono e distrussero la città di Naplus, il giorno 30 ottobre di quel- l'anno. In quel tempo il Gran Maestro dei Templari era, dal 1232, Hermann di Peragors che morirà a seguito di uno scontro disastroso per i Templari, contro l'esercito Egiziano ed i Khorasmiani il giorno 17 ottobre 1244. L'evento d'anni di Naplus fu esaltato in Francia e Inghilterra al pari di un avvenimento miracoloso, quasi che a fianco dei Cavalieri Templari avesse- ro preso parte attiva nella battaglia i Santi guerrieri. Tale esaltazione è giu- stificata in quanto i Templari combat- terono e ottennero la vittoria senza l'aiuto di altri contingenti di cavalle- Terzo Maestro di San Bcvignate. seconda metà XI11 sce., particolare affresco ria, ad ogni modo nel quadro com- plessivo delle operazioni militari in Palestina, l'evento rimase un succes- so isolato. Senza dubbio il racconto pittorico fu suggerito al pittore da un templare a cui era giunta l'eco di que- sta vittoria, oppure ipotesi da non scartare, che egli stesso fosse un reduce ormai anziano di quel!'impre- sa, ospite al momento del monastero perugino annesso alla Chiesa. È una- nime convinzione degli studiosi che il ciclo pittorico di San Bevignate. per quanto riguarda le Chiese templari, rimanga l'unico in Europa per la sua ampiezza e complessità. Un ciclo pit- torico anteriore, più ridotto, è visibile nella piccola cappella templare di Cressac-sur-Charente nei pressi del villaggio di Blanzac (fine sec. XII ini- zio sec. XIII). Per il resto si trovano testimonianze all'interno di opere miniate francesi, fiamminghe o vene- ziane dei sec. XII e XIII. Penetrando con lo sguardo, oltre il visibile, la bat- taglia tra opposti cavalieri, e la mischia sanguinaria, si fanno udire con l'accozzaglia di corpi, gli scudi cozzanti, il turbine di zoccoli di cavalli che s'intrecciano, gli spasimi di uomini, sospesi fra la vita e la morte. Al centro della scena un cavaliere con l'elmo e lo scudo oscillante affonda la spada nel petto del musulmano già ferito, disarcionandolo. Queste rap- presentazioni di ripetitivo furore, disumane, nella realtà sono state vis- sute, cento, mille volte e più sui campi di battaglia fecondati col san- gue dei vinti, come se in quei momenti si fosse messo in gioco il destino dall'universo intero. L'altro cavaliere a destra della mischia, tiene saldamente in alto il vessillo dell'Or- dine che vediamo ripartito nei colori bianco e nero. Si tratta del gonfalone conosciuto con il nome di Baussant. nome caricato nei secoli del simboli- smo più fantasioso a volte bizzarro e di molteplici interpretazioni, di cui la più veritiera rimane quella riferita al cavallo baio, pezzato con balze bian- che al disopra degli zoccoli (cavallo balzano). Analogo significato la città di Siena ha voluto riconoscere al suo vessillo altrettanto ripartito fra bianco e nero. Tuttavia nell'araldica medie- vale è frequente ritrovare tale riparti- zione. Rimane comunque accertato che secondo le regole dell'Ordine il vessillo, Baussant, doveva rappresen- tare innanzitutto, il punto di riferi- mento durante i combattimenti. Vederlo sempre issato era motivo di incoraggiamento e sicurezza, tant'è che il maresciallo che ne aveva la custodia, doveva essere sempre pro- tetto da un gruppo di cavalieri di specchiata purezza, che variava da cinque a dieci e non poteva essere uti-

Transcript of templucn 1 aprile...templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San...

Page 1: templucn 1 aprile...templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San Bevignate, via del Bosso. 13 - 06131. Montemalbe, Perugia - Direttore responsabile

templucnn.1 / aprile 2008

Periodico dell 'Associazione Culturale Amici di San Bevignate, via del Bosso. 13 - 06131. Montemalbe, Perugia - Direttore responsabile Luciano Gianfilippi

I dipinti nella Chiesadi S. Bevignate

II ciclo pittorico della controfaccia-ta attribuito da Pietro Scalpellinial terzo maestro di S. Bevignate. è

ripartito su tre registri al disopra dellaporta, e del terzo registro ai lati delrosone, non sopravvivono che sparu-ti, illeggibili frammenti. Nei due regi-stri ancora parzialmente conservati, sileggono scene di vita quotidiana deimonaci-cavalieri in Palestina, palmee vegetazione del luogo, felini (leonie leopardo), una nave carica di pelle-grini in viaggio verso i luoghi santi ealtri particolari decorativi di ambien-tazione. che narrano in una sequenzafilmica, momenti della grande epopeadelle Crociate, esaltando in primopiano la presenza militare deiCavalieri Templari.Infarti nel primo registro si raccontauna battaglia tra la cavalleria musul-mana e quella templare, risoltasi afavore di quest'ultima. Da quantoviene riportato da Francesco Tom-masi e M. L. Bulst Thiele l'avveni-mento è riferibile all'anno 1242quando i Templari intrapresero unacampagna militare (per alcuni studio-si una razzia) in un territorio compre-so fra la città di Betlemme e la città diHebron. Dopo un contrattacco dellacavalleria musulmana, i Templariassalirono e distrussero la città diNaplus, il giorno 30 ottobre di quel-l'anno. In quel tempo il Gran Maestrodei Templari era, dal 1232, Hermanndi Peragors che morirà a seguito diuno scontro disastroso per i Templari,contro l'esercito Egiziano ed iKhorasmiani il giorno 17 ottobre1244.L'evento d'anni di Naplus fu esaltatoin Francia e Inghilterra al pari di unavvenimento miracoloso, quasi che afianco dei Cavalieri Templari avesse-ro preso parte attiva nella battaglia iSanti guerrieri. Tale esaltazione è giu-stificata in quanto i Templari combat-terono e ottennero la vittoria senzal'aiuto di altri contingenti di cavalle-

Terzo Maestro di San Bcvignate. seconda metàXI11 sce., particolare affresco

ria, ad ogni modo nel quadro com-plessivo delle operazioni militari inPalestina, l'evento rimase un succes-so isolato. Senza dubbio il raccontopittorico fu suggerito al pittore da untemplare a cui era giunta l'eco di que-sta vittoria, oppure ipotesi da nonscartare, che egli stesso fosse unreduce ormai anziano di quel!'impre-sa, ospite al momento del monasteroperugino annesso alla Chiesa. È una-nime convinzione degli studiosi che ilciclo pittorico di San Bevignate. perquanto riguarda le Chiese templari,rimanga l'unico in Europa per la suaampiezza e complessità. Un ciclo pit-torico anteriore, più ridotto, è visibile

nella piccola cappella templare diCressac-sur-Charente nei pressi delvillaggio di Blanzac (fine sec. XII ini-zio sec. XIII). Per il resto si trovanotestimonianze all'interno di opereminiate francesi, fiamminghe o vene-ziane dei sec. XII e XIII. Penetrandocon lo sguardo, oltre il visibile, la bat-taglia tra opposti cavalieri, e lamischia sanguinaria, si fanno udirecon l'accozzaglia di corpi, gli scudicozzanti, il turbine di zoccoli dicavalli che s'intrecciano, gli spasimidi uomini, sospesi fra la vita e lamorte.Al centro della scena un cavaliere conl'elmo e lo scudo oscillante affondala spada nel petto del musulmano giàferito, disarcionandolo. Queste rap-presentazioni di ripetitivo furore,disumane, nella realtà sono state vis-sute, cento, mille volte e più suicampi di battaglia fecondati col san-gue dei vinti, come se in queimomenti si fosse messo in gioco ildestino dall'universo intero. L'altrocavaliere a destra della mischia, tienesaldamente in alto il vessillo dell'Or-dine che vediamo ripartito nei coloribianco e nero. Si tratta del gonfaloneconosciuto con il nome di Baussant.nome caricato nei secoli del simboli-smo più fantasioso a volte bizzarro edi molteplici interpretazioni, di cui lapiù veritiera rimane quella riferita alcavallo baio, pezzato con balze bian-che al disopra degli zoccoli (cavallobalzano). Analogo significato la cittàdi Siena ha voluto riconoscere al suovessillo altrettanto ripartito fra biancoe nero. Tuttavia nell'araldica medie-vale è frequente ritrovare tale riparti-zione. Rimane comunque accertatoche secondo le regole dell'Ordine ilvessillo, Baussant, doveva rappresen-tare innanzitutto, il punto di riferi-mento durante i combattimenti.Vederlo sempre issato era motivo diincoraggiamento e sicurezza, tant'èche il maresciallo che ne aveva lacustodia, doveva essere sempre pro-tetto da un gruppo di cavalieri dispecchiata purezza, che variava dacinque a dieci e non poteva essere uti-

Page 2: templucn 1 aprile...templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San Bevignate, via del Bosso. 13 - 06131. Montemalbe, Perugia - Direttore responsabile

ASSOCIAZIONE CULTURALE AMICI DI SAN BEVIGNATE

lizzato come arma nemmeno in casidi estremo pericolo. Quel cavaliere algaloppo sfrenato con il vessillo alto.corre verso la vittoria o la morte indifesa della Chiesa e per la gloria diCristo, corre sin dove finisce il vento,dove finisce la sabbia, nello spaziosenza tempo, con il sogno nel cuoredi restituire i luoghi santi allaCristianità e nella mente il ricordodella disfatta di Hattin, 4 luglio 1187e del ritorno di Saladino a Gerusa-lemme quel venerdì 2 ottobre 1187.«Qual è il vivente che non debbavedere la morte e che possa sottrarsiall'artiglio dell'abisso? Allietati oGerusalemme, e riconosci il temponel quale sei stata visitata!Prorompete tutti in canti di giubilo, orovine di Gerusalemme, perché ilSignore ha consolato il suo popolo,ha redento Gerusalemme, ha levato ilsuo santo braccio al cospetto di tuttele nazioni...» (B. di Chiaravalle. DeLaude novae militine) I musulmanipresero Gerusalemme la prima voltanel 635. Ripercorrendo i due secoli dipresenza militare permanente inPalestina dei Cavalieri templari, terra

Terzo Maestro di San Bcvignatc. seeonda metàXII I sec.. particolare controfaeciata

tura e spaccio di patacche». (FrancoCardini)E della storia templare è parte fonda-mentale e documentazione insostitui-bile, la Chiesa di San Bevignate conla sua maestosa architettura e i suoicicli pittorici.

Alberto Polidori

II drago e il cavaliere

Tra gli affreschi che si trovanosul lunettone della parete d'in-gresso di San Bevignate ce n'è

uno che rappresenta la scena di uncombattimento, probabilmente la bat-taglia di Naplus del 1242. Nel raffi-gurare i cavalieri coinvolti in questocombattimento, appare ben evidentel'uccisione del comandante dell'eser-cito islamico, che viene disarcionatodal suo cavallo, ma ciò che ancor piùbalza in primo piano, è uno scudo ouna gualdrappa del cavallo, dove alposto dei disegni geometrici che si

Terzo Maestro di San Bcvignatc. Battaglia ini musulmani e templari, seeonda metà XI I I sec., particolare controtacciata

sulla quale si contarono non meno di20.000 caduti, si scopre un tempo tra-scorso tra vittorie e sconfitte, tregued'armi, che variavano da tre a diecianni (le leggi islamiche non potevanoconcedere di più agli infedeli), traperiodi di momentanee alleanze, pro-ficui accordi commerciali e scambiculturali che in effetti testimoniavanol'impossibilità di un dialogo costrutti-vo. Si arriva così attraverso questopercorso alla gloriosa sconfitta diAcri, 1291. Il sogno si è spezzato enei secoli a venire, il mondo occiden-tale dovrà lottare sanguinosamenteper non soccombere di fronte alla piùgrande potenza militare ed economi-ca mai conosciuta prima nella storia

dell'Europa: l'Isiam. Questo ha volu-to raccontare un anonimo pittore sullaparete della controfacciata, nellaChiesa di S. Bevignate. Una storiache appartiene al mito dei CavalieriTemplari. «Il resto appartiene al fol-clore d'un certo sottobosco culturalecaro all'Occidente, nel quale allignadi tutto: dalla fantasy, all'horror, albusiness. Sembra una storia medieva-le, ma oggi si è ampiamente dimo-strato da Jacques le Goff a GeorgesDuby a Umberto Eco, che se letogliamo il sogno del Medioevo l'etàcontemporanea ha difficoltà nel defi-nire la sua identità. Questo è quel checonta; e il mito templare vi rientraappieno. Il resto è illusione, semicul-

vedono sulle cavalcature degli altriguerrieri, vi è l'immagine di undrago. Questo affresco, dunque, siviene a trovare sulla contro facciatadella chiesa, sul luogo, cioè, dovesolitamente per tutto il Medioevo tro-viamo raffigurato il Giudizio univer-sale; nell'Apocalisse di Giovanni,infatti, il drago è il simbolo dell'av-versario di Dio. che fin da principiocerca di impedire l'opera del Messia.Per i primi cristiani rappresenta l'in-carnazione del male anche in riferi-mento alla distruzione del drago aBabilonia da parte di Daniele (appen-dice apocrifa al libro di Daniele). Peri Padri della Chiesa il drago è un rap-presentante del diavolo, un gigante-

Page 3: templucn 1 aprile...templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San Bevignate, via del Bosso. 13 - 06131. Montemalbe, Perugia - Direttore responsabile

ASSOCIAZIONE CULTURALE AMICI DI SAN BEVIGNATE

sco serpente velenoso e orrendo chesputa fuoco, vive nell'acqua e solo dirado si solleva in aria.Arnobio il giovane (V sec.) scrive:"Formavit Deus draconem. c/uia ipsecreavit diaboli naturam, qui per malavoluntatem factus est draco " (Dio hacreato il drago, perché lui stesso hacreato la natura del diavolo, che per lasua cattiva volontà è diventato ildrago). Meno noto è il racconto diEusebio di Cesarea, secondo il qualeCostantino il Grande si fece ritrarrenel vestibolo del palazzo imperiale, ilcapo ornato col segno della croce, illabaro in mano e il diavolo ai pieditrafitto dalla punta del labaro. Motivisimili si trovano anche sulle monetecostantiniane.Nella maggior parte delle religionidel vicino Oriente il drago si presentacome un essere ostile alla divinità.Nei miti e nelle favole la vittoria suldrago significa la vittoria sul caos esulle tenebre e di solito il dio del solee della luce è avversario del mostro.Nell'Antico Testamento si legge cheil profeta Isaia grida a Dio: "Non haitu forse trafitto il drago?" (Is.51,9).

Terzo Maestro di San Bevignate. seconda metàX I I I sec.. particolare controfacciata

Che il Signore sia riuscito a sottomet-tere e calpestare il drago del caos e asconfiggere la potenza delle tenebre,da ai credenti la ferma speranza cheanche in futuro i nemici del Signoresaranno annientati (SI.89,10). Gere-mia definisce il re babilonese Nabu-codonosor un coccodrillo drago(Ger.51,34) e anche Ezechiele chiamail faraone "un coccodrillo nelleacque" (Ez.32,2).Nella simbologia islamica, il drago,in arabo 'abu mardas '. pur non essen-do un simbolo propriamente islami-co, compare di frequente nell'archi-tettura e nella decorazione orientale.Pare che sia una eredità sassanideattinta dal bestiario mitologico, un

apporto tipicamente cino-iranico.Alcuni studiosi accennano al mitodell'Idra guardiano del tesoro, la cuisede mitica era lo Yemen del Sud. Inalcuni palazzi delle città più presti-giose e anche nella Porta del Tali-smano di Bagdad si ritrova una cop-pia di draghi l'uno di fronte all'altro,che simboleggiano il fronteggiarsi delsole e della luna.La figura del drago è legata al mondomediorientale anche attraverso lafigura di S. Giorgio, che veniva vene-rato nella basilica eretta sul luogo delmartirio (IV sec.) a Lydda inPalestina.La leggenda del drago, che comparvenel medioevo con il trovatore Wace(1170 circa) e più tardi fu ripresa daJacopo da Varagine, era sorta altempo delle Crociate, influenzata dauna falsa interpretazione dell'imma-gine di Costantino che schiaccia colpiede il drago. La fantasia popolare eil riferimento al mito greco di Perseoelevarono il martire a simbolo diCristo che sconfigge il male rappre-sentato dal drago. I crociati accelera-rono questa trasformazione del marti-re in santo guerriero simboleggiandonell'uccisione del drago la sconfittadell'Isiam. Riccardo Cuor di Leone(1157-1199), anch'egli crociato, in-vocò S. Giorgio come protettore ditutti combattenti.Secondo lo storico Franco Cardini ildrago si trova con frequenza nellearmi araldiche, dove indica che unmembro della famiglia ha sconfitto eucciso un capo musulmano o un ere-tico. A volte può avere anche un ruolopositivo, come segno di vigilanza e diardore. Del resto il drago era soventeusato come insegna militare e cometale lo troviamo ad esempio sugliscudi dei guerrieri di Guglielmo ilconquistatore nel cosiddetto 'arazzodi Bayeux'.Il mito cristiano di S. Giorgio e ildrago, che traduce in termini agiogra-fici la lotta fra l'arcangelo Michele eLucifero, diventa paradigmatico perla cavalleria cristiana nella misura incui l'esegesi medievale la interpretaquale racconto della 'pugna spiritua-lis ': in questo senso il cavaliere euro-peo può ben sentirsi un S. Giorgiocontro il drago quando parte in batta-glia contro i Mori in Spagna, iSaraceni in Terrasanta, i Turchi inAsia minore. Ma S. Bernardo nel'Liber de laude novae militìae ', testobase dell' ordine templare, ripete chela vera grande battaglia è quella con-tro se stessi e contro il male che siannida in noi.Alle immagini di S. Michele e S.Giorgio, raffigurati come uccisori del

drago e quindi vincitori del Male, chehanno un'origine molto arcaica esono molto diffuse in tutta l'arte cri-stiana, va aggiunta la figura di Cristostesso che calpesta il drago, già pre-sente nelle lampade paleocristiane.Negli anni, poi, in cui l'Europa cri-stiana stava combattendo contro ilprepotere turco nel Mediterraneo,lotta che culminò con la battaglia diLepanto. comincia ad affermarsi e adiffondersi l'iconografìa di Maria.Donna dell'Apocalisse, che poggia ipiedi su una falce di luna e spessoschiaccia la testa al serpente/dragone.Ecco, allora, che la mezzaluna calpe-stata da Maria viene letta come unsimbolo della vittoria della croce sulmondo islamico.Pare quindi che si possa concludereche la presenza del drago nel nostroaffresco non sia un mero elementodecorativo, ma voglia significare eriaffermare, in un'epoca (1260-1270)in cui i templari in Terrasanta erano incondizioni di grande difficoltà che lalotta da loro condotta contro i sarace-ni era la lotta contro il male comune atutta la Cristianità.

Micaela Soranzo

Guerra, guerra santa,crociata, Jihad

II tema è la possibilità, il significa-to e il valore della guerra nel con-testo delle religioni, e la sua rile-

vanza è evidentemente religiosaoltreché morale.Il cristianesimo, ritenuto generalmen-te non violento, amorevole, ecumeni-co e quindi contrario alla guerra (tra-scurando peraltro l'episodio in cuiCristo consiglia di comprare la spada[Mt.. 26.51-52] che Pietro acquistòed usò [Giov. 18, 10-11; Me., 14,47;Le. 22,36 e 59], e la definizione di sestesso come Colui che è venuto a por-tare la spada e la guerra, pur se intesein senso figurato), non formalizzòmai, se non in alcune frange radicali,un comportamento di rifiuto pregiu-diziale e totale nei confronti delle isti-tuzioni mondane e delle sue esigenzestoriche. Pietro esorta all'obbedienzaanche ai tiranni, Paolo al rispetto del-l'ordine sociale esistente. Dal IVsecolo, con la incorporazione del cri-stianesimo dell'Impero, le esigenzepolitiche e la concretezza dei com-portamenti istituzionali vennero rico-nosciute e giustificate. Così anche laguerra divenne lecita e legittima indifesa dell'Impero ritenuto provvi-

Page 4: templucn 1 aprile...templucn n.1 / aprile 2008 Periodico dell'Associazione Culturale Amici di San Bevignate, via del Bosso. 13 - 06131. Montemalbe, Perugia - Direttore responsabile

ASSOCIAZIONE CULTURALE .AMICI DI SAN BEVIGNATE

denziale, e giustificata, da S. Ago-tino e da altri, sulla base del testosacro, con riferimento in particolareall'episodio del centurione, e deldiritto con l'argomento della naturadifensiva e di ristabilimento dellagiustizia che doveva caratterizzare laguerra perché fosse giusta e quindilecita moralmente. Più tardi tutto ciòsarà formalizzato e codificato da deViteria (1539) nel De ture belli chedirà la guerra lecita per i cristiani, sedichiarata dalla legittima autorità econdotta al fine di riparare un tortosubito e quindi con purezza di inten-zioni e rispettando la misura nel suosvolgimento (jus in bello oltre chey'wsad bellum). Fonare ed usare le armi,quindi uccidere, si ritenne lecito edanche necessario a certe condizioni,fin dal concilio di Arles del 314, purcon sfumature giustificative e cre-scenti cautele. La legittimazionemorale della guerra, mediante la cate-goria della guerra giusta, precedettela sua sacralizzazione (si veda: JeanFiori, La guerra santa. II Mulino.Bologna 2003), che si ebbe quando laguerra fu condotta, oltreché invocatae protetta dai santi patroni, a difesadei beni e della integrità delle chiesee della Chiesa, anche se per la SantaSede con il fìttizio fondamento giuri-dico e storico della Donazione diCostantino. La sacralità della guerra,anche se molto simile alla guerrasanta non è propriamente la stessacosa: la guerra è santa, come accadenella storia d'Israele, quando è Diostesso a ordinarla ed anche in qualchemodo a condurla. Ciò non è mai acca-duto nella storia del cristianesimo cheha sempre visto un'autorità storicaall'origine della guerra, anche sesostenuta e giustificata da un manda-to o da una ispirazione celeste. Purtuttavia il Fiori parla di guerra santain relazione alla sacralizzazione dellaguerra nel periodo dall'VIII all'XIsecolo, ed evidenzia la comparsa dicaratteristiche originali che saranno

www.imIcisanbevigDtte.it

Registrazione Tribunale di Perugian.26/2006dcl 1.02.2006

Comitato di redazioneGianfranco Cialini

Fabrizio FabbriLuciano Gianfìlippi

Mario OlivicriLuisa Proietti

Progetto grafico,vìdeoimpaginazione e stampa digitale

Studio Fabbri, Perugia

poi riunite in quella che si chiameràcrociata, come quelle della lettera dipapa Leone IV nell'846 che prevedela sacralità della morte in guerra perla fede. Ma tutto ciò deve essere com-pletato con l'assidua e progressivamoralizzazione e in fine sacralizza-zione dei costumi bellicosi e violentidei re e dei popoli barbari anche secristiani, come avviene con l'inven-zione della cavalleria. Quando allagià elaborata concezione di guerrasanta si uniscono i connotati peniten-ziali e salvifici del pellegrinaggio,nonché la circostanza decisiva dellaoffesa pagana e della sottrazione diluoghi e terre non solo sante ma stori-camente appartenenti alla cristianità,si avrà la nascita di quella che sarà,poi, chiamata crociata. Quindi questanon sarà una guerra di espansione odi conquista o di evangelizzazione,ma fondamentalmente di restaurazio-ne dell'integrità originaria e di salva-guardia dei luoghi sacri. Jean Fiori (p.385) parla infine della crociata come"una guerra santa che ha come obiet-tivo la liberazione di Gerusalemme".Contrariamente alla vulgata sulle cro-ciate, che le ritiene colonialiste,espansioniste. sopraffattrici, la guerrasacralizzata e finalizzata alla ricon-quista è una reazione all'espansioni-smo politico religioso dell'Isiam sullabase di una priorità di possesso stori-ca e ideale del cristianesimo e dellacristianità: Gerusalemme prima diessere islamica è stata ebraica e cri-stiana. È, al contrario, la teocraziaislamica, con l'identificazione dipotere civile e religioso, la monoliticae definitiva unicità del Corano non-ché il suo comandamento di sottomis-sione e conversione di tutti i popoli(cfr. J. Ellul, Isiam e cristianesimo.Lindau 2006; G. Baget Bozzo, Difronte all'isiam, Marietti 1820,2001). la dipendenza diretta da Dio, afare della guerra uno strumento diespansione e conversione, proseliti-smo violento: una religione armata, laJihad appunto. Ed anche, come asse-risce Baget Bozzo (p. 109), essenzial-mente, originariamente anti-cristiana,oltreché antiebraica. D'altra parte, lepresunte analogie o addirittura simili-tudini tra cristianesimo e Isiam, sonodel tutto superficiali e verbali e fon-damentalmente inesistenti dal mo-mento che, il Dio dell'Isiam non hanulla a che fare con il Dio Uno eTrino e il Cristo, che è Dio con noi,del cristianesimo (Ellul, pp. 66 ss.).«Il libro degli Ebrei e dei Cristianicontiene una promessa e una speran-za di libertà, mentre il Corano è illibro della costrizione definitiva»(Ellul, p. 95). La guerra programma-

tica che propone come alternativa laconversione o il limbo minacciosodegli infedeli, la dhimmitudine. e cheè coessenziale alla religione coranica.non è assimilabile alla crociata né allaguerra santa dal punto di vista concet-tuale, nonostante le apparenti coinci-denze operative. Né sembra concet-tualmente e storicamente fondatosostenere la radicale e irreversibileacquiescenza alla violenza comecostitutiva del cristianesimo: la difesadella integrità e sopravvivenza di unorganismo collettivo è un'amplificatae legittima applicazione del principioetico della difesa e sopravvivenzapersonale. Come si vede, il principiofondamentale, e rintracciabile in tuttele vicende e in tutta la lunga storiadella cristianità (pur con le sue aber-razioni), è quello della difesa e deldiritto e dovere della difesa della vita.Ed anche se Dio lo vuole non è Dio aordinare e condurre gli eserciti.

Mario OlivieriUniversità per Stranieri, Perugia

Scuola umbra. 5. Giorgio che uccide il drago,secolo XV, Chiesa di S. Domenico. Foligno